Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Ad una donna, che si credeva dannata per i suoi numerosi e gravi peccati, San Filippo Neri, dopo averla confessata, disse: Il Paradiso è vostro! Quella, incredula, rispose: E' impossibile, padre. Voi mi prendete in giro, perché sapete che sono una grande peccatrice. Ascoltatemi, allora; riprese il santo; ditemi se non ho ragione. Durante la sua vita, chi è stato maggiormente amato da Gesù? I peccatori! Per chi è morto Gesù? Per i peccatori! E ora, cosa siete voi? Una grande peccatrice! E allora, conclude il santo, se Gesù ha amato moltissimo i peccatori, fino a morire per loro, e voi siete pentita, il Paradiso è certamente vostro, perché Dio vi ama moltissimo; “perché in cielo si fa grande festa, quando un peccatore si converte”! (Lc. 15,10). (San Filippo Neri)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 29° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 9

1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi".6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.

7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti",8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti".9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo.

10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida.11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta".13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente".14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta".15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla.17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?".19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto".20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio".21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.

22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno".

23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.

27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva.34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura.35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo".36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro.38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho.39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito.40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio".42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre.43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.

Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini".45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.

46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".

49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci".50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che 'scenda un fuoco dal cielo e li consumi'?".55Ma Gesù si voltò e li rimproverò.56E si avviarono verso un altro villaggio.

57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada".58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre".60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa".62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".


Deuteronomio 2

1Allora cambiammo direzione e partimmo per il deserto verso il Mare Rosso, come il Signore mi aveva detto, e girammo intorno al monte Seir per lungo tempo.2Il Signore mi disse:3Avete girato abbastanza intorno a questa montagna; volgetevi verso settentrione.4Da' quest'ordine al popolo: Voi state per passare i confini dei figli di Esaù, vostri fratelli, che dimorano in Seir; essi avranno paura di voi; state bene in guardia:5non muovete loro guerra, perché del loro paese io non vi darò neppure quanto ne può calcare la pianta di un piede; infatti ho dato il monte di Seir in proprietà a Esaù.6Comprerete da loro con denaro le vettovaglie che mangerete e comprerete da loro con denaro anche l'acqua da bere.7Perché il Signore tuo Dio ti ha benedetto in ogni lavoro delle tue mani, ti ha seguito nel tuo viaggio attraverso questo grande deserto; il Signore tuo Dio è stato con te in questi quaranta anni e non ti è mancato nulla.
8Allora passammo oltre i nostri fratelli, i figli di Esaù, che abitano in Seir, lungo la via dell'Araba, per Elat ed Ezion-Gheber. Poi ci voltammo e avanzammo in direzione del deserto di Moab.9Il Signore mi disse: Non attaccare Moab e non gli muovere guerra, perché io non ti darò nulla da possedere nel suo paese; infatti ho dato Ar ai figli di Lot, come loro proprietà.
10Prima vi abitavano gli Emim: popolo grande, numeroso, alto di statura come gli Anakiti.11Erano anch'essi considerati Refaim come gli Anakiti; ma i Moabiti li chiamavano Emim.12Anche Seir era prima abitata dagli Hurriti, ma i figli di Esaù li scacciarono, li distrussero e si stabilirono al posto loro, come ha fatto Israele nel paese che possiede e che il Signore gli ha dato.
13Ora alzatevi e passate il torrente Zered! E attraversammo il torrente Zered.14La durata del nostro cammino, da Kades-Barnea al passaggio del torrente Zered, fu di trentotto anni, finché tutta quella generazione di uomini atti alla guerra scomparve dall'accampamento, come il Signore aveva loro giurato.15Anche la mano del Signore era stata contro di loro, per sterminarli dall'accampamento finché fossero annientati.16Quando tutti quegli uomini atti alla guerra furono passati nel numero dei morti,17il Signore mi disse:18Oggi tu stai per passare i confini di Moab, ad Ar, e ti avvicinerai agli Ammoniti.19Non li attaccare e non muover loro guerra, perché io non ti darò nessun possesso nel paese degli Ammoniti; infatti l'ho dato in proprietà ai figli di Lot.
20Anche questo paese era reputato paese di Refaim: prima vi abitavano i Refaim e gli Ammoniti li chiamavano Zanzummim:21popolo grande, numeroso, alto di statura come gli Anakiti; ma il Signore li aveva distrutti davanti agli Ammoniti, che li avevano scacciati e si erano stabiliti al loro posto.22Così il Signore aveva fatto per i figli di Esaù che abitano in Seir, quando distrusse gli Hurriti davanti a loro; essi li scacciarono e si stabilirono al loro posto e vi sono rimasti fino ad oggi.23Anche gli Avviti, che dimoravano in villaggi fino a Gaza, furono distrutti dai Kaftoriti, usciti da Kaftor, i quali si stabilirono al loro posto.
24Suvvia, levate l'accampamento e passate la valle dell'Arnon; ecco io metto in tuo potere Sicon, l'Amorreo, re di Chesbon, e il suo paese; comincia a prenderne possesso e muovigli guerra.25Oggi comincerò a incutere paura e terrore di te ai popoli che sono sotto tutto il cielo, così che, all'udire la tua fama, tremeranno e saranno presi da spavento dinanzi a te.
26Allora mandai messaggeri dal deserto di Kedemot a Sicon, re di Chesbon, con parole di pace, e gli feci dire:27Lasciami passare nel tuo paese; io camminerò per la strada maestra, senza volgermi né a destra né a sinistra.28Tu mi venderai per denaro contante le vettovaglie che mangerò e mi darai per denaro contante l'acqua che berrò; permettimi solo il transito,29come mi hanno permesso i figli di Esaù, che abitano in Seir, e i Moabiti che abitano in Ar, finché io abbia passato il Giordano per entrare nel paese che il Signore nostro Dio sta per darci.30Ma Sicon, re di Chesbon, non ci volle lasciar passare nel suo paese, perché il Signore tuo Dio gli aveva reso inflessibile lo spirito e ostinato il cuore, per mettertelo nelle mani, come appunto è oggi.31Il Signore mi disse: Vedi, ho cominciato a mettere in tuo potere Sicon e il suo paese; da' inizio alla conquista impadronendoti del suo paese.32Allora Sicon uscì contro di noi con tutta la sua gente per darci battaglia a Iaaz.33Il Signore nostro Dio ce lo mise nelle mani e noi abbiamo sconfitto lui, i suoi figli e tutta la sua gente.34In quel tempo prendemmo tutte le sue città e votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne, bambini; non vi lasciammo alcun superstite.35Soltanto asportammo per noi come preda il bestiame e le spoglie delle città che avevamo prese.36Da Aroer, che è sull'orlo della valle dell'Arnon, e dalla città che è sul torrente stesso, fino a Gàlaad, non ci fu città che fosse inaccessibile per noi: il Signore nostro Dio le mise tutte in nostro potere.37Ma non ti avvicinasti al paese degli Ammoniti, a tutta la riva dal torrente Iabbok, alle città delle montagne, a tutti i luoghi che il Signore nostro Dio ci aveva proibito di attaccare.


Salmi 122

1'Canto delle ascensioni. Di Davide'.

Quale gioia, quando mi dissero:
"Andremo alla casa del Signore".
2E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme!

3Gerusalemme è costruita
come città salda e compatta.
4Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore.
5Là sono posti i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide.

6Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano,
7sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.

8Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: "Su di te sia pace!".
9Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.


Salmi 130

1'Canto delle ascensioni.'

Dal profondo a te grido, o Signore;
2Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.

3Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
4Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore.
5Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.

6L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora.
7Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
8Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.


Geremia 4

1"Se vuoi ritornare, o Israele - dice il Signore -
a me dovrai ritornare.
Se rigetterai i tuoi abomini,
non dovrai più vagare lontano da me.
2Il tuo giuramento sarà: Per la vita del Signore,
con verità, rettitudine e giustizia.
Allora i popoli si diranno benedetti da te
e di te si vanteranno".
3Dice il Signore
agli uomini di Giuda e a Gerusalemme:
"Dissodatevi un terreno incolto
e non seminate fra le spine.
4Circoncidetevi per il Signore,
circoncidete il vostro cuore,
uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme,
perché la mia ira non divampi come fuoco
e non bruci senza che alcuno la possa spegnere,
a causa delle vostre azioni perverse.

5Annunziatelo in Giuda,
fatelo udire a Gerusalemme;
suonate la tromba nel paese,
gridate a piena voce e dite:
Radunatevi ed entriamo
nelle città fortificate.
6Alzate un segnale verso Sion;
fuggite, non indugiate,
perché io mando da settentrione una sventura
e una grande rovina.
7Il leone è balzato dalla boscaglia,
il distruttore di nazioni
si è mosso dalla sua dimora
per ridurre la tua terra a una desolazione:
le tue città saranno distrutte,
non vi rimarranno abitanti.
8Per questo vestitevi di sacco,
lamentatevi e alzate grida,
perché non si è allontanata
l'ira ardente del Signore da noi.
9E in quel giorno
- dice il Signore -
verrà meno il coraggio del re
e il coraggio dei capi;
i sacerdoti saranno costernati
e i profeti resteranno stupiti.
10Essi diranno: Ah, Signore Dio,
hai dunque del tutto ingannato
questo popolo e Gerusalemme,
quando dicevi: Voi avrete pace,
mentre una spada giunge fino alla gola".
11In quel tempo si dirà:
a questo popolo e a Gerusalemme:
"Il vento ardente delle dune soffia dal deserto
verso la figlia del mio popolo,
non per vagliare, né per mondare il grano.
12Un vento minaccioso si alza al mio ordine.
Ora, anch'io voglio pronunziare
contro di essi la condanna".
13Ecco, egli sale come nubi
e come un turbine sono i suoi carri,
i suoi cavalli sono più veloci delle aquile.
Guai a noi che siamo perduti!
14Purifica il tuo cuore dalla malvagità, Gerusalemme,
perché possa uscirne salva.
Fino a quando albergheranno in te
pensieri d'iniquità?

15Ecco, una voce reca la notizia da Dan,
si annunzia la sventura dalle montagne di Efraim.
16Annunziatelo alle genti,
fatelo sapere a Gerusalemme.
Gli assedianti vengono da una terra lontana,
mandano urla contro le città di Giuda.
17Come custodi d'un campo l'anno circondata,
perché si è ribellata contro di me. Oracolo del Signore.
18La tua condotta e le tue azioni
ti hanno causato tutto ciò.
Questo il guadagno della tua malvagità; com'è amaro!
Ora ti penetra fino al cuore.
19Le mie viscere, le mie viscere! Sono straziato.
Le pareti del mio cuore!
Il cuore mi batte forte;
non riesco a tacere,
perché ho udito uno squillo di tromba,
un fragore di guerra.
20Si annunzia rovina sopra rovina:
tutto il paese è devastato.
A un tratto sono distrutte le mie tende,
in un attimo i miei padiglioni.
21Fino a quando dovrò vedere segnali
e udire squilli di tromba?
22"Stolto è il mio popolo:
non mi conoscono,
sono figli insipienti,
senza intelligenza;
sono esperti nel fare il male,
ma non sanno compiere il bene".
23Guardai la terra ed ecco solitudine e vuoto,
i cieli, e non v'era luce.
24Guardai i monti ed ecco tremavano
e tutti i colli ondeggiavano.
25Guardai ed ecco non c'era nessuno
e tutti gli uccelli dell'aria erano volati via.
26Guardai ed ecco la terra fertile era un deserto
e tutte le sue città erano state distrutte
dal Signore e dalla sua ira ardente.
27Poiché dice il Signore:
"Devastato sarà tutto il paese;
io compirò uno sterminio.
28Pertanto la terra sarà in lutto
e i cieli lassù si oscureranno,
perché io l'ho detto e non me ne pento,
l'ho stabilito e non ritratterò".
29Per lo strepito di cavalieri e di arcieri
ogni città è in fuga,
vanno nella folta boscaglia
e salgono sulle rupi.
Ogni città è abbandonata,
non c'è rimasto un sol uomo.
30E tu, devastata, che farai?
Anche se ti vestissi di scarlatto,
ti adornassi di fregi d'oro
e ti facessi gli occhi grandi con il bistro,
invano ti faresti bella.
I tuoi amanti ti disprezzano;
essi vogliono la tua vita.
31Sento un grido come di donna nei dolori,
un urlo come di donna al primo parto,
è il grido della figlia di Sion,
che spasima e tende le mani:
"Guai a me! Sono affranta,
affranta per tutti gli uccisi".


Atti degli Apostoli 11

1Gli apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio.2E quando Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano dicendo:3"Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!".
4Allora Pietro raccontò per ordine come erano andate le cose, dicendo:5"Io mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me.6Fissandolo con attenzione, vidi in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e uccelli del cielo.7E sentii una voce che mi diceva: Pietro, àlzati, uccidi e mangia!8Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla di profano e di immondo è entrato mai nella mia bocca.9Ribatté nuovamente la voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano.10Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di nuovo nel cielo.11Ed ecco, in quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove eravamo, mandati da Cesarèa a cercarmi.12Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell'uomo.13Egli ci raccontò che aveva visto un angelo presentarsi in casa sua e dirgli: Manda a Giaffa e fa' venire Simone detto anche Pietro;14egli ti dirà parole per mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia.15Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio era sceso su di noi.16Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: 'Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo'.17Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?".
18All'udir questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: "Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!".
19Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei.20Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù.21E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore.22La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Bàrnaba ad Antiòchia.
23Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e,24da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore.25Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiòchia.26Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani.

27In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiòchia da Gerusalemme.28E uno di loro, di nome Àgabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di Claudio.29Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea;30questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Bàrnaba e Saulo.


Capitolo LIV: Gli opposti impulsi della natura e della grazia

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1. Figlio, considera attentamente gli impulsi della natura e quelli della grazia; come si muovono in modo nettamente contrario, ma così sottilmente che soltanto, e a fatica, li distingue uno che sia illuminato da interiore spiritualità. Tutti, invero, desiderano il bene e, con le loro parole e le loro azioni, tendono a qualcosa di buono; ma, appunto per una falsa apparenza del bene, molti sono ingannati. La natura è scaltra, trascina molta gente, seduce, inganna e mira sempre a se stessa. La grazia, invece, cammina schietta, evita il male, sotto qualunque aspetto esso appaia; non prepara intrighi; tutto fa soltanto per amore di Dio, nel quale, alla fine, trova la sua quiete. La natura non vuole morire, non vuole essere soffocata e vinta, non vuole essere schiacciata, sopraffatta o sottomessa, né mettersi da sé sotto il giogo. La grazia, invece, tende alla mortificazione di sé e resiste alla sensualità, desidera e cerca di essere sottomessa e vinta; non vuole avere una sua libertà, preferisce essere tenuta sotto disciplina; non vuole prevalere su alcuno, ma vuole sempre vivere restando sottoposta a Dio; è pronta a cedere umilmente a ogni creatura umana, per amore di Dio. La natura s'affanna per il suo vantaggio, e bada all'utile che le possa venire da altri. La grazia, invece, tiene conto di ciò che giova agli altri, non del profitto e dell'interesse propri. La natura gradisce onori e omaggi. La grazia, invece, ogni onore e ogni lode li attribuisce a Dio. La natura rifugge dalla vergogna e dal disprezzo. La grazia, invece, si rallegra "di patire oltraggi nel nome di Gesù" (At 5,41). La natura inclina all'ozio e alla tranquillità materiale. La grazia, invece, non può stare oziosa e accetta con piacere la fatica. La natura mira a possedere cose rare e belle, mentre detesta quelle spregevoli e grossolane. La grazia, invece, si compiace di ciò che è semplice e modesto; non disprezza le cose rozze, né rifugge dal vestire logori panni.

2. La natura guarda alle cose di questo tempo; gioisce dei guadagni e si rattrista delle perdite di quaggiù; si adira per una piccola parola offensiva. La grazia, invece, non sta attaccata all'oggi, ma guarda all'eternità; non si agita per la perdita di cose materiali; non si inasprisce per una parola un po' brusca, perché il suo tesoro e la sua gioia li pone nel cielo dove nulla perisce. La natura è avida, preferisce prendere che donare, ha caro ciò che è proprio e personale. La grazia, invece, è caritatevole e aperta agli altri; rifugge dalle cose personali, si contenta del poco, ritiene "più bello dare che ricevere" (At 20,35). La natura tende alle creature e al proprio corpo, alla vanità e alle chiacchiere. La grazia, invece, si volge a Dio e alle virtù; rinuncia alle creature, fugge il mondo, ha in orrore i desideri della carne, frena il desiderio di andare di qua e di là, si vergogna di comparire in pubblico. La natura gode volentieri di qualche svago esteriore, nel quale trovino piacere i sensi. La grazia, invece, cerca consolazione soltanto in Dio, e, al di sopra di ogni cosa di questo mondo, mira a godere del sommo bene. La natura tutto fa per il proprio guadagno e il proprio vantaggio; non può fare nulla senza ricevere nulla; per ogni favore spera di conseguirne uno uguale o più grande, oppure di riceverne lodi e approvazioni; desidera ardentemente che i suoi gesti e i suoi doni siano molto apprezzati. La grazia, invece, non cerca nulla che sia passeggero e non chiede, come ricompensa, altro premio che Dio soltanto; delle cose necessarie in questa vita non vuole avere più di quanto le possa essere utile a conseguire le cose eterne.

3. La natura si compiace di annoverare molte amicizie e parentele; si vanta della provenienza da un luogo celebre o della discendenza da nobile stirpe; sorride ai potenti, corteggia i ricchi ed applaude coloro che sono come lei. La grazia, invece, ama anche i nemici; non si esalta per la quantità degli amici; non dà importanza al luogo di origine o alla famiglia da cui discende, a meno che in essa vi sia una virtù superiore; è ben disposta verso il povero, più che verso il ricco; simpatizza maggiormente con la povera gente che con i potenti; sta volentieri con le persone sincere, non già con gli ipocriti; esorta sempre le anime buone ad ambire a "doni spirituali sempre più grandi" (1Cor 12,31), così da assomigliare, per le loro virtù, al Figlio di Dio. La natura, di qualcosa che manchi o che dia noia, subito si lamenta. La grazia sopporta con fermezza ogni privazione. La natura riferisce tutto a sé; lotta per sé, discute per sé. La grazia, invece, riconduce tutte le cose a Dio, da cui provengono come dalla loro origine; nulla di buono attribuisce a se stessa, non presume di sé con superbia; non contende, non pone l'opinione propria avanti alle altre; anzi si sottomette, in ogni suo sentimento e in ogni suo pensiero, all'eterna sapienza e al giudizio di Dio. La natura è avida di conoscere cose segrete e vuol sapere ogni novità; ama uscir fuori, per fare molte esperienze; desidera distinguersi e darsi da fare in modo che ad essa possa venirne lode e ammirazione. La grazia, invece, non si preoccupa di apprendere novità e curiosità, perché tutto il nuovo nasce da una trasformazione del vecchio, non essendoci mai, su questa terra, nulla che sia nuovo e duraturo. La grazia insegna, dunque, a tenere a freno i sensi, a evitare la vana compiacenza e l'ostentazione, a tener umilmente nascosto ciò che sarebbe degno di lode e di ammirazione, infine a tendere, in tutte le nostre azioni e i nostri studi, al vero profitto, alla lode e alla gloria di Dio. Non vuol far parlare di sé e delle cose sue, desiderando, invece, che, in tutti i suoi doni, sia lodato Iddio, che tutto elargisce per puro amore.

4. E', codesta grazia, una luce sovrannaturale, propriamente un dono particolare di Dio, un segno distintivo degli eletti, una garanzia della salvezza eterna. La grazia innalza l'uomo dalle cose terrestri all'amore del cielo e lo trasforma da carnale in spirituale. Adunque, quanto più si tiene in freno e si vince la natura, tanto maggior grazia viene infusa in noi; così, per mezzo di continue e nuove manifestazioni divine, l'uomo interiore si trasforma secondo l'immagine di Dio.


LETTERA 265: Agostino a Seleuciana cui mostra che S. Pietro fu battezzato come gli altri Apostoli ma non dev'essere annoverato tra i " penitenti " propriamente detti.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta dopo il 395.

Agostino a Seleuciana cui mostra che S. Pietro fu battezzato come gli altri Apostoli ma non dev'essere annoverato tra i " penitenti " propriamente detti (nn. 1-4) e spiega in breve la dottrina cattolica sul battesimo e sulla penitenza (nn. 5-8).

IL VESCOVO AGOSTINO INVIA RELIGIOSI SALUTI A SELEUCIANA, PIISSIMA SERVA DI DIO, DEGNA D'ESSERE ONORATA NELL'AMORE DI CRISTO

Perché Novaziano afferma che Pietro non fu battezzato?

1. Ho letto la tua lettera, rallegrandomi per la vostra salute e rispondo senza indugiare ai quesiti che mi hai posti. Mi sono meravigliato anzitutto come mai cotesto Novaziano osi affermare che Pietro non sia stato battezzato, mentre poco prima hai scritto aver costui affermato che gli Apostoli erano stati battezzati. Io non so per qual ragione egli pensi che il solo Pietro, tra gli Apostoli, non sia stato battezzato. T'invio perciò la copia della tua lettera, se per caso tu non l'avessi, affinché tu consideri più attentamente ch'io rispondo a ciò che ho trovato scritto nella tua lettera. Se infatti lo scrivano ha raccolto e messo per iscritto esattamente le tue parole, non so che giudizio abbia uno il quale, sebbene affermi che gli Apostoli furono battezzati, dice poi che Pietro non fu battezzato.

Pietro fece penitenza ma non come me i penitenti.

2. Quanto all'affermazione che Pietro fece penitenza, occorre badare a non intendere che l'abbia fatta come coloro che nella Chiesa si chiamano, con termine specifico, " penitenti ". Chi mai potrebbe tollerare che pensassimo di porre nel numero di tali " penitenti " il primo degli Apostoli? Pietro infatti si pentì d'aver rinnegato Cristo, com'è dimostrato dalle sue lagrime, poiché sta scritto che pianse amaramente 1. Gli Apostoli però non erano stati ancora confermati dalla risurrezione del Signore né dalla discesa dello Spirito Santo, apparso il giorno di Pentecoste, né dall'ispirazione che il Signore manifestò quando alitò sul loro volto, dopo la sua risurrezione dai morti, dicendo loro: Ricevete lo Spirito Santo 2.

Come furono battezzati gli Apostoli.

3. Si può quindi giustamente affermare che, quando Pietro rinnegò il Signore, gli Apostoli non erano stati ancora battezzati, non già con l'acqua, ma con lo Spirito Santo. Così infatti disse loro il Signore dopo la sua risurrezione, conversando con loro: Giovanni battezzò bensì con l'acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo che riceverete da qui a non molti giorni fino alla Pentecoste 3. Alcuni esemplari portano: Voi invece comincerete ad esser battezzati. Ma sia che si dica sarete battezzati oppure comincerete a esser battezzati, non v'è alcuna differenza di significato, poiché i manoscritti in cui si legge battezzerete o comincerete a battezzare sono difettosi e sono facilmente smentiti confrontandoli con quelli greci. Se invece affermiamo che gli Apostoli non furono battezzati con l'acqua, c'è da temere di sbagliare gravemente nei loro riguardi, di far loro un grave torto, poiché si corre il rischio di dare agli uomini l'autorizzazione di disprezzare il battesimo mentre, al contrario, lo stesso insegnamento degli Apostoli dimostra che non dev'essere disprezzato, tanto che anche il centurione Cornelio e quanti erano con lui furono battezzati, sebbene avessero già ricevuto lo Spirito Santo 4.

Il battesimo ordinario e quello di sangue.

4. Come le persone virtuose dell'Antica Alleanza non avevano alcuna colpa se non si facevano circoncidere, ma, dopo che Dio ebbe prescritto la circoncisione ad Abramo e ai suoi posteri 5, se non fosse ormai stata eseguita, avrebbero avuta una colpa grave, così pure prima che il Signore Gesù Cristo istituisse nella sua Chiesa il sacramento della Nuova Alleanza ... al posto della circoncisione carnale dando il santo battesimo e proclamando a chiare note: Se uno non rinascerà mediante l'acqua e lo Spirito Santo, non entrerà nel regno dei cieli 6, non dobbiamo più chiedere quando uno è stato battezzato; ma ogniqualvolta leggiamo che tutti coloro che sono nel corpo di Cristo, ch'è la Chiesa 7, appartengono al regno dei cieli, dobbiamo intenderlo solo dei battezzati, salvo coloro che si siano trovati a subire le sofferenze del martirio e siano stati uccisi prima di ricevere il battesimo, per i quali lo stesso martirio vale come battesimo. Ma possiamo forse dire altrettanto degli Apostoli, i quali ebbero tanto spazio di tempo per essere battezzati che battezzarono anche altre persone? D'altra parte non tutte le azioni che sono state compiute si trovano registrate nella S. Scrittura e tuttavia che siano state compiute può essere provato con tutte le altre testimonianze (della stessa Scrittura). Sta scritto quando fu battezzato l'apostolo Paolo 8, mentre non sta scritto quando furono battezzati gli altri Apostoli; ciononostante s'ha da intendere che furono battezzati anche loro allo stesso modo che sta scritto quando furono battezzati i fedeli della Chiesa di Gerusalemme 9 e di Samaria 10, mentre non sta scritto, per verità, quando furono battezzati gli altri fedeli provenienti dal paganesimo, ai quali gli Apostoli indirizzarono le loro lettere, eppure noi non mettiamo affatto in dubbio che furono battezzati anch'essi, a causa della già citata affermazione del Signore: Se uno non rinascerà mediante l'acqua e lo Spirito Santo, non entrerà nel regno dei cieli 11.

Cristo battezzò per mezzo degli Apostoli.

5. Del Signore invece sta scritto non solo che battezzava più persone che non Giovanni ma altresì che non era lui in persona a battezzare ma i suoi discepoli 12, perché capissimo ch'egli battezzava bensì con la presenza della sua maestà, ma non con le sue proprie mani. Il sacramento del battesimo infatti apparteneva a lui, ma il ministero di battezzare apparteneva ai discepoli. Giovanni l'evangelista dice nel suo Vangelo: Dopo ciò Gesù si recò con i suoi discepoli nella regione della Giudea e lì si tratteneva con loro e battezzava 13; ma poco dopo, parlando di lui, dice: Allorché dunque Gesù venne a sapere che i Farisei avevano sentito dire ch'egli faceva più discepoli e battezzava più persone che non Giovanni (benché non era lui in persona a battezzare ma i suoi discepoli), lasciò la Giudea e tornò nella Galilea 14. Allorché dunque Gesù da Gerusalemme si recò in Giudea con i suoi discepoli e vi si tratteneva con essi, non battezzava da se stesso, ma per mezzo dei suoi discepoli; s'intende inoltre ch'essi erano già stati battezzati o col battesimo di Giovanni, come pensano alcuni o, come è più attendibile, con quello di Cristo. Il Signore non si sarebbe infatti sottratto al ministero di battezzare, per avere dei servi battezzati, per mezzo dei quali battezzare gli altri, lui che non disdegnò d'abbassarsi a quel memorando servizio quando lavò i piedi dei suoi Apostoli; anzi, a Pietro che gli chiedeva di lavargli non solo i piedi, ma anche le mani e la testa, rispose: Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno che di lavarsi i piedi, ma è tutto puro 15; da ciò si può capire che Pietro era stato battezzato.

Gli Apostoli non conferirono la penitenza invece del battesimo.

6. Non si capisce bene, d'altra parte, in qual senso costui affermi - come tu dici nella tua lettera - che gli Apostoli abbiano amministrato la penitenza invece del battesimo. Se infatti con l'espressione " invece del battesimo " vuole indicare che per mezzo della penitenza vengano rimessi i peccati, la sua affermazione è in parte giusta. Tale penitenza però può essere utile (solo) dopo il battesimo, se uno avrà peccato. Costui invece nega che si dia possibilità di penitenza dopo il battesimo quando afferma - come tu hai scritto - che la penitenza è possibile solo prima del battesimo; si può quindi capire che abbia affermato ciò per il fatto che gli Apostoli avrebbero conferito la penitenza invece del battesimo, in maniera che l'avrebbero conferita prima del battesimo; e coloro ai quali fu conferita non sarebbero stati in seguito battezzati poiché quella sarebbe valsa loro in luogo del battesimo; ma non ho mai sentito dire che i Novaziani affermino una simile tesi. Indaga quindi accuratamente se tale dottrina appartenga all'eresia di qualcun altro che si finge o si crede un Novaziano; oppure, se affermano ciò anche i Novaziani, io non lo so, ma so tuttavia che, se uno afferma una simile cosa, è completamente contrario alla regola della fede cattolica e alla dottrina di Cristo e degli Apostoli.

La penitenza non fa le veci del battesimo.

7. Gli uomini infatti, prima del battesimo, fanno penitenza dei loro peccati, ma in modo che vengano anche battezzati, come sta scritto negli Atti degli Apostoli, nel passo ove Pietro parla ai Giudei e dice: Fate penitenza e ognuno di voi si faccia battezzare nel nome del Signore Gesù Cristo e vi saranno rimessi i vostri peccati 16. Gli uomini fanno anche penitenza se dopo il battesimo hanno commesso tali peccati da meritare la scomunica e poi la riconciliazione, come fanno in tutte le Chiese coloro i quali, con termine specifico, si chiamano penitenti. Di questa penitenza parla l'apostolo Paolo, nel passo ove dice: (Temo che) quando tornerò tra voi Dio mi umili di fronte a voi e che io debba piangere a causa di molti che per l'addietro hanno peccato e non hanno fatto ancora penitenza delle impurità, fornicazioni e dissolutezze da essi compiute 17; poiché egli scriveva così solo a coloro ch'erano stati già battezzati. Troviamo altresì negli Atti degli Apostoli che Simone, il quale era stato già battezzato, volendo comprare col danaro il potere di dare lo Spirito Santo con l'imposizione delle sue mani, fu ammonito da Pietro a far penitenza di quel grave peccato 18.

La penitenza quotidiana per i peccati veniali.

8. Esiste pure una penitenza praticata quasi tutti i giorni dai buoni e umili fedeli, consistente nel battersi il petto dicendo: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori 19. Noi non chiediamo che ci vengano rimessi i peccati, che siamo certi esserci stati rimessi nel battesimo, ma precisamente quelli che, sebbene leggeri, s'insinuano tuttavia spesso nella fragilità umana; se questi si accumulano contro di noi, ci peseranno e ci opprimeranno come un solo peccato grave. Che differenza c'è infatti tra il naufragio d'una nave investita e sommersa da una sola ondata furiosa o quello causato dall'acqua insinuatasi a poco a poco nella sentina e che, se vi viene lasciata e se non le si fa attenzione per negligenza, riempie la nave e la sommerge? Per farci evitare questi peccati stanno all'erta i digiuni, le elemosine e le preghiere; a proposito di queste, allorché noi diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo, diamo a vedere che abbiamo peccati da farci perdonare e, umiliando il nostro spirito con quelle parole, non cessiamo di fare una penitenza per così dire quotidiana. Credo d'aver risposto a sufficienza, per quanto brevemente, ai quesiti rivoltimi da te nella tua lettera. Non mi resta che augurarmi che colui, per convertire il quale hai ritenuto opportuno inviarmi la detta lettera, non rimanga ostinato (nell'errore).

 

1 - Mt 26, 75; Lc 22, 62.

2 - Gv 20, 22.

3 - At 1, 5.

4 - At 10, 47-48.

5 - Gn 17, 10-14.

6 - Gv 3, 5.

7 - Col 1, 24.

8 - At 9, 18.

9 - At 2, 41.

10 - At 8, 12.

11 - Gv 3, 5.

12 - Gv 4, 1-2.

13 - Gv 3, 22.

14 - Gv 4, 1-3.

15 - Gv 13, 5-10.

16 - At 2, 38.

17 - 2 Cor 12, 21.

18 - At 8, 18-23.

19 - Mt 6, 12; Lc 11, 4.


Capitolo 5 - Gesù è condannato a morte

La Passione di Gesù - Anna Caterina Emmerick

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«Non scrivere: “Il Re dei Giudei”, ma che lui ha detto: “Io sono il Re dei Giudei”» (Giovanni 19,21).

Lo spirito vacillante di Pilato era colmo d'orrore per le parole di Gesù. Il Signore lo aveva reso cosciente dei suoi peccati più segreti e lo aveva convocato davanti al tribunale divino nel giorno del giudizio. Nonostante il procuratore romano si ,sentisse molto irritato dalle amare rivelazioni di Gesù, non avrebbe voluto condannarlo.

D'altra parte, per evitare di essere denunciato all'imperatore, si sentiva spinto a compiere un ennesimo atto di viltà contrario alla giustizia, alla propria convinzione e alla promessa che aveva fatto alla sua consorte.

Alla fine egli cedette alla paura e decise di abbandona re ai Giudei il sangue di Gesù.

Per lavare la propria coscienza si fece versare sulle mani l'acqua e disse:

«Io sono innocente del sangue di questo giusto. Voi so li ne risponderete!».

No, Pilato, anche tu dovrai rendere conto del tuo operato, perché, quantunque lo riconosca giusto, lo condanni e versi il suo sangue innocente! Sei un giudice ingiusto e senza coscienza!

Mentre continuava a echeggiare il grido: «Il suo sangue cada su di noi e sui nostri figli!», Pilato rientrò nel suo palazzo e si dispose a pronunciare la sentenza.

Si fece portare delle vesti da cerimonia, si pose intorno al capo una specie di corona con una gemma lucente e, indossato un manto, impugnò anche uno scettro. Circondato dai soldati e preceduto dai littori, seguito dagli scribi muniti di rotoli e tavolette, il procuratore discese dal palazzo e giunse nel Gabbata, la loggia rotonda dove pronunciava le sentenze più importanti. Il corteo era preceduto dal suono di tromba.

Pilato si assise sul seggio più elevato, di fronte alla colonna della flagellazione. Il seggio era ricoperto da un drappo scarlatto sul quale stava un cuscino azzurro con i bordi gialli; dietro ad esso si trovava il banco degli assessori. Numerosi legionari romani avevano circondato la terrazza e si erano assiepati sui gradini.

Il Salvatore fu trascinato attraverso la folla e venne posto in mezzo a due ladroni condannati alla crocifissione. Gesù aveva il manto rosso sulle spalle e la corona di spine intorno al capo martoriato; la moltitudine furiosa lo scherniva e lo malediceva. I sacerdoti avevano fatto ritardare l'esecuzione di questi ladroni della peggiore specie con l'intenzione di umiliare maggiormente Gesù.

Le croci dei ladroni giacevano a terra accanto a loro; ma non vidi la croce del Salvatore, probabilmente perché la sua sentenza di morte non era stata ancora pronunciata.

Appena si fu assiso sul seggio, Pilato disse ancora una volta ai nemici di Gesù:

«Ecco il vostro re!». Ma essi risposero:

«Crocifiggilo!».

Pilato replicò:

«Dovrò dunque crocifiggere il vostro re? ».

«Noi non abbiamo altro re all'infuori dell'imperatore!», risposero pronti i sommi sacerdoti.

Vidi Gesù, alla base della scalinata che conduce al tribunale, esposto al dileggio dei suoi nemici.

La santa Vergine, che si era ritirata dopo la flagellazione di Gesù, si gettò attraverso il furore della folla per udire la sentenza di morte dell'amato suo Figlio e suo Dio.

Uno squillo di tromba interruppe il tumulto del popolo imponendo il silenzio. Pilato pronunciò la sentenza di morte Con la disinvoltura di un pusillanime.

Dopo un lungo preambolo espose i capi d'accusa contro Gesù:

«Condannato a morte dai capi dei sacerdoti per aver turbato l'ordine pubblico e violato le leggi ebraiche, facendosi chiama figlio di Dio e re dei Giudei».

Il procuratore romano disse che il popolo ebreo aveva chiesto all'unanimità la crocifissione del Galileo.

Quando poi lo sentii aggiungere che egli stesso aveva trovato giusto quel giudizio, mi sentii morire di fronte alla sua infame doppiezza.

E, facendo portare la croce, Pilato concluse con la con danna capitale:

«Condanno Gesù di Nazaret, re dei Giudei, alla crocifissione!».

Nel sentir pronunciare queste parole l'Addolorata svenne. Giovanni e le pie donne la portarono subito via per ché non fosse sottoposta all'onta dell'insulto; anche per non permettere a quella folla scatenata di accollarsi un'altra colpa infame.

Non appena rinvenne, la Madonna volle unirsi al suo santo Figlio nello spirito del dolore percorrendo i luoghi in cui egli aveva sofferto. Le pie donne l'accompagnarono sul cammino della via dolorosa.

Pilato redasse la condanna a morte e gli scrivani la copiarono tre volte: una copia venne inviata in un paese lontano. La sentenza scritta dal procuratore romano differiva notevolmente da quella espressa verbalmente. Vidi che mentre scriveva il suo spirito era assai turbato, come se un angelo incollerito guidasse la sua penna. Il senso di questo scritto era il seguente: «Costretto dalle insistenti pressioni dei sacerdoti del tempio, da tutto il sinedrio e dalla minaccia di una sommossa popolare, ho consegnato agli Ebrei Gesù di Nazaret, accusato d'aver turbato la pace pubblica, di aver bestemmiato e violato le loro leggi. Ho pronunciato la con danna di quest'uomo nonostante le accuse non chiare, per non essere accusato dall'imperatore di aver provocato una rivolta dei Giudei. L'ho consegnato alla crocifissione insieme a due criminali già condannati dai Giudei».

Egli fece scrivere su una tavoletta di colore bruno iscrizione da apporre sopra la croce i sommi sacerdoti, che si trovavano ancora nel tribunale, protestarono indignati contro la formulazione della sentenza, poiché Pilato aveva scritto che essi avevano fatto ritardare l'esecuzione dei ladroni con il proposito di crocifiggere Gesù con loro. Inoltre essi chiesero che sulla tavoletta non si scrivesse «re dei Giudei», bensì che «si era detto re dei Giudei». Pilato si spazientì e rispose loro incollerito:

«Ciò che ho scritto, è scritto!».

Tuttavia essi pretendevano che l'iscrizione fosse almeno soppressa, rappresentando un insulto alloro onore. Pilato non esaudì la loro richiesta, e così fu necessario allungare la croce mediante l'aggiunta di un altro pezzo di legno, sul quale si poteva inchiodare la tavoletta con la scritta.

Quando la croce di Gesù fu adattata in questo modo, risultò più alta di quelle dei ladroni e assunse la forma di una Y, come ho sempre contemplato; i due bracci risultarono più sottili del tronco; infine si appose uno zoccolo di legno nel posto dei piedi per sostenerli.

Dopo che Pilato ebbe pronunciato l'infame sentenza, la sua consorte gli restituì il pegno e si separò da lui per sempre. La sera stessa della sentenza la vidi uscire furtivamente dal suo palazzo e correre verso gli amici di Gesù; fu nascosta in un sotterraneo nella casa di Lazzaro, a Gerusalemme. Claudia Procla si fece cristiana e seguì san Paolo.

Vidi poi un amico di Gesù scolpire su una pietra verdastra alla base del Gabbata queste parole: «Claudia Procla - Judex injustus».

Il Signore venne abbandonato nelle mani dei carnefici. Gli restituirono i suoi indumenti, poiché era usanza dei Romani rivestire coloro che venivano condotti al supplizio.

Gli indumenti di Gesù erano stati lavati da persone compassionevoli.

Per poterlo rivestire, quegli ignobili lo denudarono un'altra volta e gli slegarono le mani. Gli strapparono violentemente il mantello purpureo, provocandogli con gran dolore la riapertura delle ferite. Egli stesso, tremante, si cinse con la fascia che serviva a coprirgli le reni. Gli fu gettato lo scapolare sulle spalle. Siccome a causa della corona di spine era impossibile infilargli la tunica inconsutile, essi gliela strapparono dalla testa causandogli dolori indicibili. Sulla tunica, tessuta dalla sua santa Madre, gli fecero indossare l'ampia veste di lana bianca, la larga cintura e il mantello. Intorno alla vita gli legarono la cinghia munita di punte, dov'erano attaccate le corde con le quali lo trascinavano. Tutto ciò fu eseguito con disgustosa brutalità.

I due ladroni stavano uno a destra e l'altro a sinistra di Gesù, avevano le mani legate e portavano una catena at torno al collo. Erano ridotti male: a causa della recente flagellazione i loro corpi erano ricoperti di piaghe. Indossa vano una tunica senza maniche e una cintura intorno alle reni, sul capo avevano un cappello di paglia intrecciata, simile a quello che portano i bambini.

Il ladrone, che più tardi si convertì, era già calmo, rassegnato e pensoso; l'altro, invece, era volgare e insolente: egli si univa ai carnefici nel lanciare insulti e imprecazioni contro Gesù, il quale offriva le sue sofferenze per la loro salvezza. Vidi i carnefici occupati a sistemare gli attrezzi di tortura e a organizzare il doloroso cammino del Redentore.

Dopo aver ricevuto una copia della sentenza, i sacerdoti si affrettarono a raggiungere il tempio.

E mentre questi perfidi immolavano sull'altare di pietra gli agnelli pasquali, lavati e benedetti, i brutali carnefici sacrificavano sull'altare della croce l'Agnello di Dio, sfigurato e contuso.

Il primo era l'altare simbolico della legge; il secondo era quello della grazia, della carità e del perdono.

L'iscrizione fu stilata in latino, greco ed ebraico, in modo che anche gli stranieri potessero leggerla.

Dopo aver pronunciato la sentenza di morte, Pilato fece ritorno al palazzo. Era trionfante, circondato dalle guardie e preceduto dagli squilli di tromba. L'infame giudizio era stato pronunciato intorno alle dieci del mattino.


Fatima, 13 ottobre 1977. LX anniversario dell'ultima Apparizione. Il miracolo del sole.

Don Stefano Gobbi

«Figli prediletti, camminate nella fiducia. Oggi ricordate con gioia il segno che, sessant'anni fa, ho dato in questa terra scelta da Me per manifestarmi. Lo chiamate il "miracolo del sole". Sì, figli, anche il sole, come tutta la creazione, ubbidisce alle leggi stabilite dal suo Creatore. Ma alle volte il suo comportamento può essere diverso, quando Dio lo richiede. Anche il sole, come tutti gli esseri del creato, vive nell'ubbidienza agli ordini di Dio. Con questo miracolo vi ho voluto indicare che la mia vittoria consisterà nel ricondurre gli uomini alla docile ubbidienza al volere del nostro Dio. Ma il sole è fonte di luce. La terra germoglia e si apre al suo calore; voi vivete su questa terra per la luce che vi dona. La vostra attività inizia col suo sorgere; col suo tramonto coincide la cessazione delle vostre opere. Vi ho così voluto indicare che la mia vittoria consisterà soprattutto, nel fare ancora risplendere sul mondo e sulla Chiesa la luce.

Il mondo sarà di nuovo illuminato, perché si offrirà tutto all'adorazione e alla glorificazione di Dio. Nella Chiesa, fugata tutta la tenebra dell'errore, della infedeltà e del peccato che ora la oscura, tornerà a risplendere la luce della Verità, della Grazia e della Santità. Gesù tanto risplenderà nella vita della Chiesa, che sarà Essa stessa la più grande luce per tutte le nazioni della terra. Ma la vittoria più grande del mio Immacolato Cuore di Mamma sarà di fare risplendere Gesù in tutte le anime dei miei figli.

Alcuni oggi, fra i presenti in questo luogo, pensano: "Che grande prodigio se il miracolo del sole si ripetesse!". Ma Io lo ripeto per ciascuno di voi ogni giorno. Quando vi conduco sulla strada di mio Figlio, quando vi aiuto a guarire dal peccato, quando vi porto alla preghiera, quando vi formo alla santità, è la Luce di questo Sole che, sempre più, faccio brillare nelle vostre anime e nella vostra vita: il sole di Mio Figlio Gesù. Per questo il miracolo del sole che qui è avvenuto non è stato che un segno. Dagli occhi dei presenti è stato percepito il fenomeno straordinario che ha portato molti a credere all'azione della vostra Mamma, il cui compito è di accendere nel cuore di tutti gli uomini la Luce di Gesù, vero Sole del mondo».