Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Oggi, leggi il 15º capitolo del Vangelo di San Giovanni. Desidero che tu lo legga molto lentamente. (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 29° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 6

1Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,2e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.3Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?".6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo".8Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?".10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.12E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto".13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!".15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare17e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.20Ma egli disse loro: "Sono io, non temete".21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".
26Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?".29Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".
30Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: 'Diede loro da mangiare un pane dal cielo'".32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;33il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo".34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".35Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.36Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
41Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?".
43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi.44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.45Sta scritto nei profeti: 'E tutti saranno ammaestrati da Dio'. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita.49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?".53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
59Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?".61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza?62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.65E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio".
66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.

67Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?".68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".70Rispose Gesù: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.


Esodo 37

1Bezaleel fece l'arca di legno di acacia: aveva due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza.2La rivestì d'oro puro, dentro e fuori. Le fece intorno un bordo d'oro.3Fuse per essa quattro anelli d'oro e li fissò ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull'altro.4Fece stanghe di legno di acacia e le rivestì d'oro.5Introdusse le stanghe negli anelli sui due lati dell'arca per trasportare l'arca.
6Fece il coperchio d'oro puro: aveva due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza.7Fece due cherubini d'oro: li fece lavorati a martello sulle due estremità del coperchio:8un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità. Fece i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio, alle sue due estremità.9I cherubini avevano le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; erano rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini erano rivolte verso il coperchio.
10Fece la tavola di legno di acacia: aveva due cubiti di lunghezza, un cubito di larghezza, un cubito e mezzo di altezza.11La rivestì d'oro puro e le fece intorno un bordo d'oro.12Le fece attorno una cornice di un palmo e un bordo d'oro per la cornice.13Fuse per essa quattro anelli d'oro e li fissò ai quattro angoli che costituivano i suoi quattro piedi.14Gli anelli erano fissati alla cornice e servivano per inserire le stanghe destinate a trasportare la tavola.15Fece le stanghe di legno di acacia e le rivestì d'oro.16Fece anche gli accessori della tavola: piatti, coppe, anfore e tazze per le libazioni; li fece di oro puro.
17Fece il candelabro d'oro puro; lo fece lavorato a martello, il suo fusto e i suoi bracci; i suoi calici, i suoi bulbi e le sue corolle facevano corpo con esso.18Sei bracci uscivano dai suoi lati: tre bracci del candelabro da un lato e tre bracci del candelabro dall'altro.19Vi erano su un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla; anche sull'altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così era per i sei bracci che uscivano dal candelabro.20Il fusto del candelabro aveva quattro calici in forma di fiore di mandorlo, con i loro bulbi e le loro corolle:21un bulbo sotto due bracci che si dipartivano da esso, e un bulbo sotto i due altri bracci che si dipartivano da esso, e un bulbo sotto i due altri bracci che si dipartivano da esso; così per tutti i sei bracci che uscivano dal candelabro.22I bulbi e i relativi bracci facevano corpo con esso: il tutto era formato da una sola massa d'oro puro lavorata a martello.23Fece le sue sette lampade, i suoi smoccolatoi e i suoi portacenere d'oro puro.24Impiegò un talento d'oro puro per esso e per tutti i suoi accessori.
25Fece l'altare per bruciare l'incenso, di legno di acacia; aveva un cubito di lunghezza e un cubito di larghezza, era cioè quadrato; aveva due cubiti di altezza e i suoi corni erano di un sol pezzo.
26Rivestì d'oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli fece intorno un orlo d'oro.27Fece anche due anelli d'oro sotto l'orlo, sui due fianchi, cioè sui due lati opposti; servivano per inserire le stanghe destinate a trasportarlo.28Fece le stanghe di legno di acacia e le rivestì d'oro.
29Preparò l'olio dell'unzione sacra e il profumo aromatico da bruciare, puro, secondo l'arte del profumiere.


Salmi 66

1'Al maestro del coro. Canto. Salmo.'

Acclamate a Dio da tutta la terra,
2cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.
3Dite a Dio: "Stupende sono le tue opere!
Per la grandezza della tua potenza
a te si piegano i tuoi nemici.
4A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome".

5Venite e vedete le opere di Dio,
mirabile nel suo agire sugli uomini.
6Egli cambiò il mare in terra ferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia.
7Con la sua forza domina in eterno,
il suo occhio scruta le nazioni;
i ribelli non rialzino la fronte.

8Benedite, popoli, il nostro Dio,
fate risuonare la sua lode;
9è lui che salvò la nostra vita
e non lasciò vacillare i nostri passi.

10Dio, tu ci hai messi alla prova;
ci hai passati al crogiuolo, come l'argento.
11Ci hai fatti cadere in un agguato,
hai messo un peso ai nostri fianchi.
12Hai fatto cavalcare uomini sulle nostre teste;
ci hai fatto passare per il fuoco e l'acqua,
ma poi ci hai dato sollievo.

13Entrerò nella tua casa con olocausti,
a te scioglierò i miei voti,
14i voti pronunziati dalle mie labbra,
promessi nel momento dell'angoscia.
15Ti offrirò pingui olocausti
con fragranza di montoni,
immolerò a te buoi e capri.

16Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
17A lui ho rivolto il mio grido,
la mia lingua cantò la sua lode.
18Se nel mio cuore avessi cercato il male,
il Signore non mi avrebbe ascoltato.
19Ma Dio ha ascoltato,
si è fatto attento alla voce della mia preghiera.

20Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.


Salmi 19

1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2I cieli narrano la gloria di Dio,
e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.
3Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

4Non è linguaggio e non sono parole,
di cui non si oda il suono.
5Per tutta la terra si diffonde la loro voce
e ai confini del mondo la loro parola.

6Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale,
esulta come prode che percorre la via.
7Egli sorge da un estremo del cielo
e la sua corsa raggiunge l'altro estremo:
nulla si sottrae al suo calore.

8La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è verace,
rende saggio il semplice.
9Gli ordini del Signore sono giusti,
fanno gioire il cuore;
i comandi del Signore sono limpidi,
danno luce agli occhi.
10Il timore del Signore è puro, dura sempre;
i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
11più preziosi dell'oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.

12Anche il tuo servo in essi è istruito,
per chi li osserva è grande il profitto.
13Le inavvertenze chi le discerne?
Assolvimi dalle colpe che non vedo.
14Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro dal grande peccato.

15Ti siano gradite le parole della mia bocca,
davanti a te i pensieri del mio cuore.
Signore, mia rupe e mio redentore.


Geremia 13

1Il Signore mi parlò così: "Va' a comprarti una cintura di lino e mettitela ai fianchi senza immergerla nell'acqua".2Io comprai la cintura secondo il comando del Signore e me la misi ai fianchi.
3Poi la parola del Signore mi fu rivolta una seconda volta:4"Prendi la cintura che hai comprato e che porti ai fianchi e va' subito verso l'Eufrate e nascondila nella fessura di una pietra".5Io andai e la nascosi presso l'Eufrate, come mi aveva comandato il Signore.6Ora, dopo molto tempo, il Signore mi disse: "Alzati, va' all'Eufrate e prendi di là la cintura che ti avevo comandato di nascondervi".7Io andai verso l'Eufrate, cercai e presi la cintura dal luogo in cui l'avevo nascosta; ed ecco, la cintura era marcita, non era più buona a nulla.
8Allora mi fu rivolta questa parola del Signore:9"Dice il Signore: In questo modo ridurrò in marciume la grande gloria di Giuda e di Gerusalemme.10Questo popolo malvagio, che rifiuta di ascoltare le mie parole, che si comporta secondo la caparbietà del suo cuore e segue altri dèi per servirli e per adorarli, diventerà come questa cintura, che non è più buona a nulla.11Poiché, come questa cintura aderisce ai fianchi di un uomo, così io volli che aderisse a me tutta la casa di Israele e tutta la casa di Giuda - parola del Signore - perché fossero mio popolo, mia fama, mia lode e mia gloria, ma non mi ascoltarono.

12Ora, tu riferirai a questo popolo: Così dice il Signore Dio di Israele: Ogni boccale va riempito di vino. Se essi ti diranno: Forse non sappiamo che ogni boccale va riempito di vino?13tu risponderai loro : Così parla il Signore: Ecco io renderò tutti ubriachi gli abitanti di questo paese, i re che siedono sul trono di Davide, i sacerdoti, i profeti e tutti gli abitanti di Gerusalemme.14Poi fracasserò, gli uni contro gli altri, i padri e i figli insieme - dice il Signore -; non avrò pietà, non li risparmierò né userò misericordia nel distruggerli".

15Ascoltate e porgete l'orecchio, non montate in superbia,
perché il Signore parla.
16Date gloria al Signore vostro Dio,
prima che venga l'oscurità
e prima che inciampino i vostri piedi
sui monti, al cadere della notte.
Voi aspettate la luce, ma egli la ridurrà in tenebre
e la muterà in densa oscurità!
17Se voi non ascolterete,
io piangerò in segreto
dinanzi alla vostra superbia;
il mio occhio si scioglierà in lacrime,
perché sarà deportato il gregge del Signore.

18Dite al re e alla regina madre:
"Sedete giù in basso,
poiché vi è caduta dalla testa
la vostra preziosa corona".
19Le città del mezzogiorno sono bloccate,
nessuno le libera.
Tutto Giuda è stato deportato
con una deportazione totale.

20Alza gli occhi e osserva
coloro che vengono dal settentrione;
dov'è il gregge che ti è stato consegnato,
le tue pecore magnifiche?
21Che dirai quando saranno posti sopra di te come capi
coloro che tu stessa hai abituato
a essere tuoi amici?
Non ti prenderanno forse i dolori
come una partoriente?
22Se dirai in cuor tuo:
"Perché mi capita tutto ciò?".
Per l'enormità delle tue iniquità
sono stati strappati i lembi della tua veste,
il tuo corpo ha subìto violenza.
23Cambia forse un Etiope la sua pelle
o un leopardo la sua picchiettatura?
Allo stesso modo, potrete fare il bene
anche voi abituati a fare il male?
24Perciò vi disperderò come paglia
portata via dal vento del deserto.
25Questa è la tua sorte,
la parte che ti è destinata da me
- oracolo del Signore -
perché mi hai dimenticato
e hai confidato nella menzogna.
26Anch'io solleverò le tue vesti fino al volto,
così si vedrà la tua vergogna,
27i tuoi adultéri e i tuoi richiami d'amore,
l'ignominia della tua prostituzione!
Sulle colline e per i piani ho visto i tuoi orrori.
Guai a te, Gerusalemme, perché non ti purifichi!
Per quanto tempo ancora?


Lettera ai Colossesi 1

1Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timòteo,2ai santi e fedeli fratelli in Cristo dimoranti in Colossi grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro!

3Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi,4per le notizie ricevute della vostra fede in Cristo Gesù, e della carità che avete verso tutti i santi,5in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito l'annunzio dalla parola di verità del vangelo6che è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità,7che avete appresa da Èpafra, nostro caro compagno nel ministero; egli ci supplisce come un fedele ministro di Cristo,8e ci ha pure manifestato il vostro amore nello Spirito.
9Perciò anche noi, da quando abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi, e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale,10perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio;11rafforzandovi con ogni energia secondo la potenza della sua gloria, per poter essere forti e pazienti in tutto;12ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce.

13È lui infatti che ci ha liberati
dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti
nel regno del suo Figlio diletto,
14per opera del quale abbiamo la redenzione,
la remissione dei peccati.

15Egli è immagine del Dio invisibile,
generato prima di ogni creatura;
16poiché per mezzo di lui
sono state create tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potestà.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
17Egli è prima di tutte le cose
e tutte sussistono in lui.
18Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;
il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti,
per ottenere il primato su tutte le cose.
19Perché piacque a Dio
di fare abitare in lui ogni pienezza
20e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose,
rappacificando con il sangue della sua croce,
cioè per mezzo di lui,
le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.

21E anche voi, che un tempo eravate stranieri e nemici con la mente intenta alle opere cattive che facevate,22ora egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto:23purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunziato ad ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato ministro.

24Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa.25Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola,26cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi,27ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria.28È lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo.29Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.


Capitolo X: Astenersi dai discorsi inutili

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1.     Per quanto possibile, stai lontano dall'agitarsi che fa la gente. Infatti, anche se vi si attende con purezza di intenzione, l'occuparsi delle faccende del mondo è un grosso impaccio, perché ben presto si viene inquinati dalle vanità, e fatti schiavi. Più di una volta vorrei essere stato zitto, e non essere andato in mezzo alla gente.

2.     Ma perché andiamo parlando e chiacchierando così volentieri con altri, anche se poi è raro che, quando torniamo a star zitti, non abbiamo qualche guasto alla coscienza? Parliamo così volentieri perché, con queste chiacchiere, cerchiamo di consolarci a vicenda, e speriamo di sollevare il nostro animo oppresso dai vari pensieri. Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci. Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile; giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.  

3.     Non dobbiamo passare il nostro tempo in ozio, ma in vigilie e in orazioni; e, se possiamo o dobbiamo parlare, dire cose edificanti. Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità.


DISCORSO 224 NEL GIORNO DI PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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I battezzati ora si mescolano a tutto il popolo di Dio; scelgano quelli che possono imitare.

1. In questo giorno coloro che sono stati battezzati in Cristo e rigenerati, dopo la solenne celebrazione dei sacramenti, si debbono mescolare al resto del popolo di Dio. Noi parliamo ad essi, ma in essi a voi tutti e in voi ad essi. Ecco, siete diventati membra di Cristo. Se pensate bene a quel che siete diventati, tutte le vostre ossa esclameranno: Chi è come te, Signore ? 1. Non è possibile infatti apprezzare degnamente una degnazione così grande. Non vien meno forse ogni parola ed ogni sentimento [di fronte al fatto] che questa grazia è venuta a voi gratuitamente, senza che l'abbiano preceduta dei meriti? Si chiama infatti grazia proprio perché data gratuitamente. Quale grazia? Quella di essere membra di Cristo Figlio di Dio, di essere anche voi fratelli dell'Unigenito. Se egli è Unigenito, come potete essergli fratelli se non per il fatto che egli è Unigenito per natura, e voi fratelli per grazia? Poiché dunque siete membra di Cristo, io vi avverto. Ma mi ascoltino bene coloro coi quali voi vi dovrete mescolare. Io oggi ho paura per voi non tanto da parte dei pagani, non tanto da parte dei Giudei, non tanto da parte degli eretici, quanto dei cattivi cattolici. Sceglietevi di tra il popolo di Dio quelli da imitare. Perché se voi vorrete imitare la massa, non potrete ritrovarvi tra quei pochi che camminano per la via stretta 2. Astenetevi dalle rapine, dalle frodi, dagli spergiuri. I gorghi dell'ubriachezza siano aborriti da voi. La fornicazione temetela come la morte, non la morte che scioglie l'anima dal corpo, ma quella in cui l'anima eternamente brucerà col corpo.

Il diavolo insinua che i peccati di incontinenza non sono gravi.

2. So bene che il diavolo fa la sua parte e non smette di parlare nel cuore di coloro che seduce e attira dalla parte sua. So che ai fornicatori e adulteri, che non si contentano delle loro mogli, il diavolo va dicendo nel cuore: Non sono gran cosa i peccati della carne. Contro di ciò, contro questa insinuazione del diavolo dobbiamo tenere all'attrattiva di Cristo. Il nemico inganna i cristiani con la concupiscenza della carne, facendo sembrar leggero quello che è grave, mentendo, non operando secondo verità. Ma che giova se satana vuol rendere leggero quel che Cristo mostra grave? Che giova che il grande peso dell'infelicità risulti leggero su una bilancia falsa? Giova se il diavolo ti fa veder leggero quel che Dio ti dice che è grave? Non ti dovrai forse convincere che era grave quel che ti aveva detto Dio, e allora ti sarà lontano il nemico con le sue promesse? È forse qualcosa di nuovo quel che fa il diavolo quando dice ai fedeli cristiani: "Non è niente quel che fai; tu pecchi nella tua carne, ma non pecchi nello spirito. Questo si cancella facilmente, facilmente viene perdonato"? Che cosa fa di grande? È lo stesso tranello di quando disse nel paradiso: Non morirai affatto 3. Dio aveva detto: "Qualora ne mangiaste, certamente morireste 4". Arriva il nemico e dice: "Come? Dio vi ha detto: Certamente morireste? Ma non morrete affatto. Anzi, qualora voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio 5". Non fu tenuto conto della minaccia di Dio, fu seguita la promessa del diavolo. Però risultò vera la minaccia di Dio e falsa la promessa del diavolo. E che vantaggio portò, dite, che vantaggio quel che disse la donna: Mi ha ingannato il serpente, o quel che disse l'uomo: Me ne ha dato la donna che tu mi hai posto accanto, e io ne ho mangiato 6 ? Forse che lo scusarsi servì a qualcosa e non ne venne la condanna?.

Ammonizione agli incontinenti perché non tardino a convertirsi.

3. E allora, io vi dico, fratelli miei, figli miei: Voi che avete moglie, non andate a cercare niente altro. Voi che non l'avete e pensate di prenderla, conservatevi integri per loro, come volete che integre vengano a voi. Voi che avete fatta promessa di continenza, non vi voltate indietro 7. Ecco, io ve l'ho detto. Io sono a posto. Il Signore mi ha costituito per distribuire 8, non per riscuotere. E tuttavia quando possiamo, quando abbiamo modo, quando ci è concesso, quando veniamo a sapere, noi correggiamo, rimproveriamo, anatemizziamo, scomunichiamo. E tuttavia non otteniamo il ravvedimento; perché né chi pianta è qualcosa, né chi irriga, ma colui che fa crescere, Dio 9. E adesso, dato che vi parlo, dato che io vi impaurisco, dato che io vi ammonisco, bisogna che Dio mi esaudisca e faccia qualcosa nel silenzio dei vostri cuori. Io ve lo dico in breve e vi ammonisco: atterrisco i fedeli ed edifico voi. Voi siete membra di Cristo. Ascoltate non me, ma l'Apostolo: Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una meretrice ? 10. Qualcuno avrà da ridire: Ma non è una meretrice, è la mia concubina. Hai moglie, tu che parli così? Sì, ce l'ho. E allora l'altra, voglia o non voglia, è una meretrice. Va, e dille che il vescovo ti ha svillaneggiato, tu che hai moglie e un altra viene a letto con te. Chiunque essa sia, è una meretrice. Forse [tua moglie] ti si conserva fedele, non conosce altri che te e non ha intenzione di conoscerne. E allora se essa è casta, tu perché vuoi fornicare? Se essa ne ha uno solo, tu perché ne vuoi due? Non è lecito, non è lecito, non è lecito. Così si va all'inferno. Almeno qui che io sia libero. Almeno qui mi sia lecito di dire la verità. Coloro che si comportano così si correggano mentre sono in vita. La morte può arrivare inattesa, e dopo non c'è modo di correggersi. Non si sa quando potrà arrivare l'ultima ora. Chi dice cras, cras (domani, domani) fa come il corvo: se ne va e addio 11. Ma voi, battezzati, ascoltatemi; ascoltatemi voi, neonati; ascoltatemi voi, o rigenerati in Cristo. Vi scongiuro, per l'altare al quale vi siete accostati, per i sacramenti che avete ricevuto, per il nome che su di voi è stato invocato, per il giudizio futuro dei vivi e dei morti, vi scongiuro e vi supplico, vi impegno sul nome di Cristo: non imitate se non coloro che avrete conosciuto come veri fedeli. Amen.

 


1 - Sal 34, 10.

2 - Cf. Mt 7, 14.

3 - Cf. Gn 3, 4.

4 - Cf. Gn 2, 17.

5 - Cf. Gn 2, 1-5.

6 - Cf. Gn 3, 12-13.

7 - Cf. Lc 9, 62.

8 - Cf. Mt 24, 45.

9 - 1 Cor 3, 7.

10 - 1 Cor 6, 15.

11 - Cf. Gn 8, 7.


27 - Il Signore prepara Maria santissima ad entrare in battaglia con Lucifero ed il drago comincia a perseguitarla.

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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335. Il Verbo eterno, che, incarnato nel grembo di Maria vergine, l'aveva già come madre e conosceva le decisioni di Lucifero non solamente con la sapienza increata in quanto Dio ma anche con la conoscenza creata in quanto uomo, stava attento alla difesa del suo tabernacolo, più stimabile di tutto il resto delle creature. Per rivestire di nuova forza l'invincibile Signora contro il pazzo ardire di quel perfido drago e dei suoi squadroni, l'Umanità santissima si mosse e si pose come in piedi nel tabernacolo verginale, quasi al modo di chi si oppone e va incontro alla battaglia, sdegnato con i principi delle tenebre. In questa posizione pregò l'eterno Padre, chiedendo che rinnovasse i suoi favori e le sue grazie verso sua Madre perché, fortificata, di nuovo schiacciasse la testa de] serpente antico e questo, umiliato ed oppresso da una donna, restasse deluso nei suoi intenti e debilitato nelle sue forze, e la regina delle altezze uscisse dalla battaglia vittoriosa, trionfando sull'inferno a gloria e lode di Dio e di lei, Madre vergine.

336. Come Cristo Signore nostro desiderò, così concesse e decretò la beatissima Trinità. E subito in modo ineffabile si manifestò alla vergine Madre il suo Figlio santissimo, che ella portava nel proprio grembo; in questa visione le fu comunicata un'abbondantissima pienezza di doni indicibili e con nuova sapienza conobbe misteri altissimi ed arcani, che io non posso spiegare. Specialmente conobbe che Lucifero aveva escogitato grandi macchinazioni e superbi pensieri contro la gloria del Signore e che l'arroganza di questo nemico giungeva a voler bere le acque pure del Giordano. L'Altissimo, dandole queste notizie, le disse: «Sposa e colomba mia, il sitibondo furore del drago infernale è tanto insaziabile contro il mio santo nome e contro quelli che lo adorano che pretende di rovinarli tutti senza eccezione e di cancellare il mio nome dalla terra dei viventi con orrenda insolenza e presunzione. Voglio, diletta mia, che tu ti prenda a cuore la mia causa e difenda il mio santo onore combattendo in mio nome con questo crudele nemico, perché io sarò con te nella battaglia, dato che sto nel tuo grembo verginale. Prima di uscire al mondo voglio che con la mia virtù divina tu lo abbatta e confonda, perché egli è persuaso che si avvicina la redenzione degli uomini e prima che giunga desidera distruggere tutti e guadagnare le anime senza eccettuarne alcuna. Alla tua fedeltà ed al tuo amore affido questa vittoria. Tu combatterai in nome mio, ed io in te, con questo drago e serpente antico».

337. Questo avvertimento del Signore e la conoscenza di così arcani misteri produssero nel cuore della beatissima Madre effetti tali che non trovo parole per manifestare ciò che conosco. La zelantissima Regina, sapendo che era volontà del suo santissimo Figlio che ella difendesse l'onore dell'Altissimo, s'infiammò talmente nel suo divino amore e si vestì di fortezza tanto invincibile che, se ciascun demonio fosse stato un inferno intero con in sé il furore e la malizia di tutti insieme, sarebbero stati come fiacche formiche e molto deboli per opporsi alla virtù incomparabile della nostra capitana, ed ella li avrebbe annientati e vinti tutti con la minore delle sue virtù e con lo zelo della gloria e dell'onore del Signore. Il divino protettore e difensore nostro dispose di dare alla sua Madre santissima questo glorioso trionfo sopra l'inferno, affinché non si sollevasse maggiormente la superbia arrogante dei suoi nemici, mentre questi si affannavano tanto per rovinare il mondo prima che giungesse il suo rimedio, ed affinché noi mortali ci trovassimo vincolati non solo a così inestimabile amore del suo Figlio santissimo, ma anche alla nostra celeste riparatrice e protettrice, la quale, venendo a battaglia con Lucifero, lo trattenne, vinse ed oppresse, perché il genere umano non si trovasse maggiormente incapace e come impossibilitato a ricevere il suo Redentore.

338. O figli degli uomini, tardi e duri di cuore, come non consideriamo così ammirabili benefici? Chi mai è l'uomo, perché tu lo stimi e favorisca tanto, o Re altissimo? Esponi la tua stessa Madre e signora nostra alla battaglia ed alla tribolazione per difenderci? Chi udì mai una cosa simile? Chi poté trovare un amore tanto forte ed ingegnoso? Dove abbiamo il giudizio? Chi ci ha privato del buon uso della ragione? Che durezza è la nostra? Chi ha introdotto in noi un'ingratitudine tanto brutta? Come non si confondono gli uomini, che tanto amano l'onore e si affaticano per conservarlo, dimostrandosi così vili e ingrati da dimenticarsi di questo debito, mentre corrispondere ad esso e soddisfarlo con la medesima vita sarebbe la vera nobiltà ed il vero onore dei mortali figli di Adamo?

339. L'ubbidiente Madre si offri per questo conflitto contro Lucifero per l'onore del suo Figlio santissimo, suo e nostro Dio. Rispose a ciò che l'Onnipotente le comandava e gli disse: «Signore e bene altissimo, dalla cui bontà infinita ho ricevuto l'esistenza, la grazia e la luce che riconosco, sono tutta vostra e voi, Signore, siete per vostra benignità figlio mio: fate di questa serva ciò che sarà di vostro maggiore compiacimento. Se voi, Signore, siete in me ed io in voi, chi sarà potente contro la forza della vostra volontà? Io sarò lo strumento del vostro braccio invincibile; datemi la vostra fortezza e venite con me, andiamo pure contro l'inferno ed in battaglia con il drago e con tutti i suoi alleati». Mentre la serenissima Regina faceva quella preghiera, Lucifero uscì dal suo conciliabolo così arrogante e baldanzoso contro di lei che reputava di ben poco valore tutte le altre anime, della rovina delle quali è assetato. Se questo furore infernale potesse essere conosciuto come era in sé, intenderemmo bene ciò che Dio ne disse al santo Giobbe, cioè che stima e reputa il ferro come paglia ed il bronzo come legno tarlato. Tale era appunto l'ira di questo drago contro Maria santissima. E non è minore adesso contro le anime, poiché la sua arroganza disprezza la più santa, invitta e forte di esse come stoppia. Che farà dunque dei peccatori, i quali come canne fragili e putride non gli resistono? Solamente la fede viva e l'umiltà del cuore sono la doppia arma che gloriosamente lo vince e lo prostra.

340. Lucifero per dare inizio alla battaglia portava con sé le sette legioni con i loro principali capi, che aveva assegnato ad esse nella sua caduta dal cielo, affinché tentassero gli uomini nei sette peccati capitali. Incaricò ciascuno di questi sette squadroni dell'impresa contro la Principessa senza colpa, affinché in lei e contro di lei impiegassero tutte le loro forze. L'invincibile Signora se ne stava in preghiera e, permettendolo allora il Signore, entrò la prima legione per tentarla di superbia. Poiché le passioni o inclinazioni naturali risentono delle condizioni fisiche e comunemente la tentazione passa per la carne, cercarono di avvicinarsi alla serenissima Signora, giudicando che fosse come le altre creature, le quali hanno le passioni sregolate per la colpa; ma non poterono avvicinarsi a lei tanto quanto desideravano, perché sentivano un'invincibile virtù e fragranza della sua santità, che li tormentava più dello stesso fuoco che pativano. Malgrado quanto sperimentavano e sebbene la sola vista di Maria santissima li trafiggesse con sommo dolore, era tanto furiosa ed eccessiva la rabbia che si accendeva in loro che, senza curare il tormento, si sforzavano a gara di avvicinarsi maggiormente a lei, desiderando offenderla e turbarla.

341. Il numero dei demoni era grande e Maria santissima una sola e semplice donna, ma non per questo meno temibile e terribile di molti eserciti ben ordinati. Questi nemici le si avvicinavano quanto potevano con inique suggestioni. La sovrana Principessa, però, insegnandoci a vincere, non si turbò né si agitò, né mutò l'espressione o il colore del volto. Non fece caso a loro e non se ne prese pensiero più che se fossero state debolissime formiche. Li disprezzò con invitto e magnanimo cuore, perché questa guerra, siccome si fa con le virtù, non deve essere combattuta con strepito e rumore, ma con serenità, calma, pace interiore e modestia esteriore. Essi non poterono neppure muoverle le passioni o gli appetiti, perché questi non cadevano sotto la giurisdizione del demonio nella nostra Regina; ella, infatti, stava tutta sottomessa alla ragione, e questa a Dio, né l'armonia delle sue facoltà era stata toccata e sconvolta dal primo peccato, come negli altri figli di Adamo. Perciò, i dardi di questi nemici erano come frecce di bambini e le loro macchine come artiglierie senza munizione; solo contro se stessi erano forti, perché la loro debolezza risultava per essi vivo tormento. Sebbene ignorassero l'innocenza e la giustizia originale di Maria santissima, e perciò non conoscessero affatto che le comuni tentazioni non potevano offenderla, dalla maestà del suo aspetto e dalla sua costanza congetturavano il proprio disprezzo e che la molestavano assai poco. E non solo era poco, ma nulla, perché secondo quanto afferma l'Evangelista nell'Apocalisse - come ho detto nella prima parte - la terra aiutò la donna vestita di sole, quando il drago lanciò contro di lei le impetuose acque delle tentazioni, perché il corpo terreno di questa Signora non era viziato nelle sue facoltà e nelle sue passioni come gli altri toccati dalla colpa.

342. Questi demoni presero forme corporee terribili e minacciose e, aggiungendo crudeli strida, tremende voci e ruggiti, fingevano grandi tumulti, pericoli, sussulti della terra e della casa come se minacciasse rovina ed altri spaventi simili, per turbare, impaurire o inquietare la Principessa del mondo, perché solo con questo o con il farla ritirare dalla preghiera si sarebbero ritenuti vittoriosi. L'invincibile e generoso cuore di Maria santissima, però, rimase imperturbabile. Si deve notare qui che il Signore lasciò la sua Madre santissima, per entrare in questa battaglia, nello stato comune della fede e delle virtù che aveva, sospendendo l'influsso di altri favori e regali che continuamente ella soleva ricevere fuori da queste occasioni. L'Altissimo dispose così affinché il trionfo di sua Madre fosse più glorioso ed eccellente, e per altre ragioni che egli ha per procedere in questo modo con le anime, poiché i suoi giudizi su come regolarsi con loro sono imperscrutabili ed inaccessibili. Alcune volte la grande Signora diceva: «Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra?». Con queste sole parole atterriva quei mostri che le si presentavano innanzi.

343. Questi lupi famelici mutarono la loro pelle e presero quella di agnello, lasciando le forme spaventose e trasformandosi in angeli di luce molto risplendenti e belli. Avvicinatisi alla beatissima Signora, le dissero: «Hai vinto, hai vinto, si vede che sei forte; noi siamo venuti ad assisterti e a premiare il tuo valore invincibile». E con bugiarde lusinghe le si posero intorno, offrendole il loro favore. La prudentissima Signora, però, si concentrò intensamente e, sollevandosi sopra di sé per mezzo delle virtù infuse, adorò il Signore in spirito e verità. Disprezzando i lacci di quelle lingue inique e di quelle enormi menzogne, parlò al suo Figlio santissimo e gli disse: «Signore e padrone mio, fortezza mia, vera luce da luce, solo nel vostro aiuto stanno riposte tutta la mia fiducia e l'esaltazione del vostro santo nome. Anatematizzo, aborrisco e detesto tutti quelli che lo contraddicono». Gli artefici della malvagità perseveravano nel proporre insane falsità alla maestra della scienza e nell'offrirle finte lodi, esaltando sopra le stelle colei che si umiliava più delle infime creature. Le dissero che volevano distinguerla fra le donne e farle uno squisito favore, cioè eleggerla a nome del Signore come Madre del Messia, in modo che la sua santità fosse più grande di quella dei Patriarchi e dei Profeti.

344. L'autore di questo inganno fu lo stesso Lucifero, la cui malizia vi si rivela, affinché le altre anime la conoscano. Per la Regina del cielo, però, era ridicolo che le fosse offerto di divenire chi ella effettivamente era; erano loro gli ingannati e gli accecati, non solo nel promettere quello che non sapevano né potevano dare, ma anche nell'ignorare i misteri del Re del cielo, che erano racchiusi nella fortunatissima donna da loro perseguitata. Fu grande l'iniquità del drago, perché sapeva di non potere adempiere ciò che prometteva, ma voleva così investigare se per caso la nostra umilissima Signora era tale o se dava qualche indizio di saperlo. La prudenza di Maria santissima conobbe bene questa doppiezza di Lucifero e, disprezzandola, si contenne con ammirabile serenità e bellezza. Ciò che fece tra le false adulazioni fu continuare la preghiera ed adorare il Signore prostrandosi a terra. Confessandolo, umiliava se stessa e si reputava la più spregevole tra le creature, più della stessa polvere che calpestava. Con questa preghiera ed umiltà abbatté la presuntuosa superbia di Lucifero per tutto il tempo in cui durò questa tentazione. Quanto agli altri avvenimenti che in essa si verificarono, alla sagacità dei demoni, alla loro crudeltà ed alle bugiarde favole che ordirono, non mi è sembrato bene riferire ogni cosa né dilungarmi in tutto quello che mi è stato manifestato; quanto ho detto è sufficiente per la nostra istruzione e non si può affidare tutto all'ignoranza delle creature fragili e terrene.

345. Avviliti e superati questi nemici della prima legione, quelli della seconda si avvicinarono alla più povera del mondo con la tentazione dell'avarizia. Questi le offrirono ricchezze grandi, argento, oro e gioielli molto preziosi. Ed affinché non sembrassero promesse infondate, le posero innanzi molte di queste cose, benché apparenti, essendo loro ben noto che il senso ha grande forza per incitare la volontà a un piacere presente. A questo inganno aggiunsero molte fallaci ragioni, dicendo che Dio le inviava tutte quelle cose affinché le ripartisse tra i poveri. Quando videro che non ammetteva niente di questo, mutarono espediente e le dissero che era ingiusto che stesse tanto povera, mentre era così santa, e che vi erano maggiori ragioni perché fosse lei signora di quelle ricchezze, piuttosto che gli altri malvagi e peccatori; altrimenti, la provvidenza del Signore sarebbe stata ingiusta, mantenendo poveri i giusti e ricchi e prosperi i cattivi ed i suoi nemici.

346. Invano si tende la rete sotto gli occhi degli agili uccelli. Ciò si avverava in tutte le tentazioni contro la nostra sovrana Principessa; ma in questa dell'avarizia era più stravagante la malizia del serpente, poiché tendeva la rete in cose tanto terrene e vili contro la fenice della povertà, la quale così lontano dalla terra aveva alzato il suo volo sopra i medesimi serafini. Mai la prudentissima Signora, benché fosse piena di sapienza divina, si pose a ragionare con questi nemici; così devono fare tutti, perché essi combattono contro la verità manifesta e non si daranno per vinti da essa sebbene la conoscano. Perciò Maria santissima si valse di alcune parole della Scrittura, pronunciando con severa umiltà quelle del salmo 118: Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, sono essi la gioia del mio cuore. E ne aggiunse altre, lodando e benedicendo l'Altissimo con rendimento di grazie, perché egli l'aveva creata e sostentata senza suo merito. In questo modo, così pieno di sapienza, vinse la seconda tentazione, lasciando tormentati e confusi gli artefici dell'iniquità.

347. Sopraggiunse la terza legione con il principe immondo, che tenta nella fragilità della carne. In questa tentazione fecero più grandi sforzi, perché sperimentarono maggiore difficoltà in tutto ciò che provarono a mettere in atto; così, se possibile, conseguirono meno degli altri. Procurarono di introdurre in lei alcune suggestioni e brutte immagini e di fabbricare altre mostruosità da non dirsi. Tutto, però, fu inutile, perché la purissima Vergine, quando riconobbe la qualità di questo vizio, si concentrò tutta nel suo intimo e lasciò completamente sospeso l'uso dei suoi sensi; così, non poté arrivare a lei suggestione alcuna nè poterono entrare immagini nel suo pensiero, perché niente giunse alle sue facoltà. Con volontà fervorosa rinnovò molte volte il voto di castità alla presenza interiore del Signore e meritò più in questa occasione ella sola di tutte le vergini che sono state e saranno nel mondo. L'Onnipotente le diede in questa materia virtù tale che il fuoco rinchiuso nel bronzo non lancia la munizione postagli innanzi con la forza e velocità con cui venivano precipitati i nemici, quando cercavano di toccare la purezza di Maria santissima con qualche tentazione.

348. La quarta legione la tentò contro la mitezza e la pazienza, cercando di muovere all'ira la mansueta colomba. Questa tentazione fu più molesta, perché i nemici posero sottosopra l'intera casa. Ruppero e fecero in pezzi tutto quanto vi era, in modo da irritare la pazientissima Signora; ma i suoi santi angeli posero immediatamente riparo a tutto questo danno. Superati in ciò, i demoni presero la forma di alcune sue conoscenti e andarono da lei con grande sdegno e furore. Le dissero esorbitanti ingiurie, spingendosi fino a minacciarla e a toglierle dalla casa alcuni oggetti tra i più necessari. Tutte queste macchinazioni, però, erano inconsistenti per chi le conosceva, come Maria santissima, poiché essi non fecero gesti o azioni che ella non penetrasse, anche se si astraeva totalmente da loro senza turbarsi né alterarsi, anzi con maestà di regina si mostrava superiore a tutto. Gli spiriti maligni temettero di essere già stati riconosciuti e per questo disprezzati e presero un altro strumento, cioè una donna vera, di natura adatta al loro intento. La incitarono contro la Principessa del cielo con un'arte diabolica, perché un demonio prese la forma di una sua amica e le disse che Maria, la sposa di Giuseppe, l'aveva diffamata in sua assenza, dicendo di lei molte falsità, che il demonio nostro nemico inventò.

349. Questa donna ingannata, che peraltro aveva un temperamento assai incline all'ira, tutta infuriata si recò dalla nostra mansueta agnella Maria santissima e le disse in faccia esecrabili ingiurie e vituperi. Sua Altezza, però, lasciandola versare a poco a poco lo sdegno concepito, le parlò con parole tanto umili e dolci che la cambiò tutta e le addolcì il cuore. Quando la vide ritornata interamente in sé la rasserenò e consolò, ammonendola di guardarsi dal demonio, e dopo averle dato qualche elemosina, perché era povera, la congedò in pace. Così fallì questo stratagemma, come molti altri che il padre della menzogna Lucifero ordì, non solo per irritare la mite colomba, ma anche per screditarla. L'Altissimo, però, preparò la difesa dell'onore della sua Madre santissima per mezzo della sua perfezione, umiltà e prudenza, cosicché mai il demonio poté diminuire in qualcosa il suo credito, perché ella operava e procedeva con tutti in modo tanto mansueto e saggio che le molte e diverse macchinazioni non ottenevano alcun effetto. La pazienza e la mansuetudine che la sovrana Signora ebbe in questo genere di tentazioni furono motivo di ammirazione per gli angeli; anche i demoni si meravigliavano, benché differentemente, al vedere tale modo di operare in una creatura umana, e donna, perché mai ne avevano conosciuta una simile.

350. Entrò la quinta legione con la tentazione della gola. Anche se l'antico serpente non propose alla nostra Regina di convertire le pietre in pane, come disse poi al suo Figlio santissimo, perché non l'aveva vista fare miracoli così grandi, dato che questi gli erano stati nascosti, pure la tentò di golosità, come aveva fatto con la prima donna. Le posero innanzi cibi deliziosi che con la loro vista invitassero ed eccitassero l'appetito, cercarono di stimolarla al punto di farle sentire fame in modo innaturale e con altre suggestioni si affaticarono nell'incitarla a volgere l'attenzione a ciò che le offrivano. Tutto questo zelo, però, riuscì vano, perché il sublime cuore della nostra Principessa e signora si trovava tanto distante da tutti questi oggetti così materiali e terreni quanto il cielo dalla terra. Non impiegò i suoi sensi neppure per guardare quelle golose vivande, né quasi le percepì, perché in tutto andava disfacendo ciò che aveva fatto la nostra madre Eva, la quale, incauta e senza fare attenzione al pericolo, aveva guardato alla bellezza dell'albero della conoscenza ed al suo dolce frutto, per cui subito aveva steso la mano e ne aveva mangiato, dando principio al nostro danno. Non fece così Maria santissima, la quale chiuse ed astrasse i suoi sensi, sebbene non fosse nel pericolo in cui si trovava Eva. Questa fu vinta per nostra rovina e la grande Regina risultò vittoriosa per nostro riscatto e rimedio.

351. La sesta legione giunse con la tentazione dell'invidia già molto scoraggiata, vedendo l'infelice riuscita delle altre, perché, sebbene non conoscessero tutta la perfezione con cui operava la Madre della santità, questi demoni sperimentavano la sua invincibile fortezza e la riconoscevano così ferma che disperavano di poterla indurre ad alcuno dei loro depravati intenti. Nonostante ciò, l'implacabile odio del drago e la sua mai debellata superbia non si arrendevano; anzi, aggiunsero nuovi stratagemmi per provocare colei che amava moltissimo il Signore e il prossimo ad invidiare negli altri ciò che ella medesima possedeva e ciò che aborriva come inutile e pericoloso. Le fecero un elenco molto lungo di diversi beni e doni naturali che altre persone avevano, dicendole che a lei Dio non li aveva dati. Poiché, poi, le grazie soprannaturali sogliono essere più efficace motivo d'invidia, le parlavano di grandi favori e benefici che la destra dell'Onnipotente aveva comunicato ad altri ed a lei no. Ma queste favole menzognere come potevano disturbare colei che di tutte le grazie ed elargizioni del cielo era madre? Tutti i favori che le creature potevano mostrarle di avere ricevuto dal Signore, infatti, erano minori del beneficio di essere Madre dell'autore della grazia. Anzi, sia per quella grazia che sua divina Maestà le aveva comunicato sia per il fuoco di carità che ardeva nel suo petto, ella desiderava vivamente che la destra dell'Altissimo le arricchisse e favorisse liberalmente. Dunque, come poteva trovare posto l'invidia dove abbondava la carità? Non desistevano, però, i crudeli nemici. Mostrarono ben presto alla celeste Regina la felicità apparente di altri che per le loro ricchezze e i loro beni si giudicavano fortunati in questa vita e trionfavano nel mondo. Mossero anche diverse persone ad andare da Maria santissima e narrarle la grande consolazione che provavano nel vedersi ricche e prospere, come se quest'ingannevole felicità dei mortali non fosse stata tante volte condannata nelle divine Scritture. E appunto il riprovaila era l'insegnamento che la Regina del cielo ed il suo santissimo Figlio venivano con l'esempio a portare nel mondo.

352. La nostra umilissima Maestra invitava tali persone, quando le incontrava, ad usare bene dei doni e delle ricchezze temporali e a ringraziare il loro Creatore; ella stessa, poi, faceva questo per supplire all'ordinaria ingratitudine degli uomini. E benché l'umilissima Signora si giudicasse indegna del minore dei benefici dell'Altissimo, effettivamente la sua dignità e santità eminentissima attestavano in lei ciò che in suo nome dissero le sacre Scritture: Presso di me c'è ricchezza e onore, sicuro benessere ed equità. il mio frutto val più dell'oro, dell'oro fino, il mio provento più dell'argento scelto. Io cammino sulla via della giustizia e per i sentieri dell'equità, per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro forzieri. Con questa eccellenza e superiorità vinceva i nemici, lasciandoli come attoniti e confusi al vedere che, dove impiegavano tutte le loro forze ed astuzie, ottenevano meno e rimanevano più prostrati.

353. Nonostante questo, la loro pertinacia perseverò finché arrivò la settima legione con la tentazione della pigrizia, pretendendo di introdurla in Maria santissima, svegliando in lei qualche indisposizione fisica, stanchezza, tristezza o depressione. Questa è un'arte poco conosciuta, per mezzo della quale il peccato della pigrizia fa grandi guadagni nelle anime ed impedisce loro il profitto nella virtù. Aggiunsero a ciò altre suggestioni, dicendole di rimandare alcune attività ad un momento in cui fosse meno stanca. Questa non è minore astuzia e con essa il demonio inganna tutti noi, senza che ce ne accorgiamo e conosciamo ciò che veramente è necessario. Oltre ad usare tutta questa malizia, cercarono di ostacolare la santissima Signora nei suoi impegni per mezzo di creature umane, sollecitando chi andasse a disturbarla in tempi inopportuni per ritardarla in qualcuna delle sante azioni ed occupazioni per le quali aveva stabilito orari precisi. La prudentissima e vigilantissima Principessa, però, conosceva tutte queste macchinazioni e le annientava con la sua sapienza e sollecitudine, senza che mai l'avversario riuscisse in niente ad impedirle di operare con pienezza di perfezione. Lucifero era furibondo contro se stesso e contro le sue legioni. Questi nemici erano sfiduciati ed indeboliti, ma, rinnovando la loro rabbiosa superbia, determinarono di assaltarla tutti insieme, come si dirà nel capitolo seguente.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

354. Figlia mia, benché tu abbia esposto in breve la lunga battaglia delle mie tentazioni, voglio che da quanto hai scritto e da tutto il resto che in Dio hai conosciuto tu impari a resistere agli attacchi dell'inferno. A tal fine il modo migliore di combattere è disprezzare il demonio, considerandolo nemico dell'altissimo Dio, senza timore santo e senza speranza di bene alcuno, privo di rimedio nella sua infelicità, pertinace e senza pentimento nella sua iniquità. Con questa verità infallibile ti devi mostrare contro di lui superiore, magnanima ed imperturbabile, trattandolo come disprezzatore dell'onore e del culto del suo Dio. Sapendo che difendi una così giusta causa, non ti devi perdere d'animo; anzi, con ogni sforzo e valore devi resistergli ed opporti a lui in quanto macchinerà, come se ti trovassi accanto al medesimo Signore, per il cui nome combatti, poiché non c'è dubbio che sua Maestà assiste chi lotta secondo le regole. Tu vivi in uno stato di speranza e sei destinata alla gloria eterna, se lavori con fedeltà per il tuo Dio e Signore.

355. Considera, dunque, che i demoni aborriscono con odio implacabile quello che tu ami e desideri, cioè l'onore di Dio e la tua felicità eterna, e vogliono privarti di ciò che essi non possono riacquistare. Dio, mentre riprova il demonio, offre a te la sua grazia, virtù e fortezza per vincere il suo e tuo nemico e per conseguire il fortunato fine del riposo eterno, se lavorerai fedelmente ed osserverai i comandamenti del Signore. Sebbene l'arroganza del drago sia grande, maggiore è la sua debolezza ed egli non vale più di una particella debolissima alla presenza della virtù divina. Poiché, però, la sua ingegnosa astuzia e la sua malizia sorpassano tanto i mortali, all'anima non conviene mettersi a ragionare con lui, sia visibilmente sia invisibilmente, perché dal suo intelletto tenebroso, come da un forno di fuoco, escono tenebre e confusione, che oscurano il giudizio dei mortali. Se essi gli danno ascolto, li riempie di favole e di oscurità, affinché non conoscano la verità e la bellezza della virtù né la bruttezza dei suoi inganni velenosi. In questo stato le anime non sanno distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, la vita dalla morte, la verità dalla menzogna; così, cadono nelle mani di questo empio e crudele drago.

356. Sia per te regola inviolabile che nelle tentazioni non devi badare a ciò che ti propone, né ascoltarlo, né discorrervi sopra. Se potrai scuoterti ed allontanarti in modo tale da non arrivare a percepirlo né a conoscerne la malvagità, sarai più sicura, guardando le tentazioni da lontano. Il demonio, infatti, invia sempre innanzi a sé qualche predisposizione dell'animo per introdurre il suo inganno, specialmente nelle anime che teme gli contrastino l'ingresso, se prima egli non se lo facilita. Così è solito cominciare con la tristezza, con l'abbattimento o con qualche movimento e forza che distolga e distragga l'anima dall'attenzione al Signore e dall'amore per lui. Subito dopo egli sopravviene con il veleno in un vaso d'oro, affinché non rechi tanto orrore. Appena riconoscerai in te qualcuno di questi indizi - poiché hai già esperienza, direzione e istruzione - voglio che con ali di colomba sollevi il volo e ti allontani sino ad arrivare al rifugio dell'Altissimo, chiamandolo in tuo aiuto e presentandogli i meriti del mio Figlio santissimo. Devi fare ricorso anche alla mia protezione, poiché ti sono Madre e maestra, ed a quella dei tuoi angeli custodi e di tutti gli altri del Signore. Chiudi i tuoi sensi con prontezza e giudicati morta per essi o come un'anima dell'altra vita, dove non arriva la giurisdizione del serpente. Dedicati maggiormente, allora, all'esercizio degli atti virtuosi contrari ai vizi che ti propone, specialmente a quelli di fede, speranza e amore, che allontanano la codardia ed il timore, che debilitano la determinazione a resistere.

357. Devi cercare solo in Dio le ragioni per vincere Lucifero e non devi darle a questo nemico, affinché non ti riempia d'inganni e di confusione. Giudica indegno, oltre che pericoloso, metterti a parlare con lui e dare retta al nemico tuo e di colui che ami. Mostrati contro di lui superiore e magnanima ed offriti per l'osservanza di tutte le virtù, per sempre. Contenta di questo tesoro, ritirati in esso, poiché la maggiore destrezza dei figli di Dio in questa battaglia è il fuggire molto lontano; infatti, il demonio è superbo, si risente che lo disprezzino e desidera che lo ascoltino, confidando nella sua arroganza e nelle sue frodi. Da ciò nasce quel suo insistere, affinché gli diano spazio in qualcosa, perché il bugiardo non può confidare nella forza della verità, dato che non la dice, e così pone la sua fiducia nell'essere molesto e nel vestire l'inganno con apparenza di bene e di verità. Finché questo ministro di malvagità non si vede disprezzato, non pensa che lo abbiano riconosciuto e come una mosca importuna ritorna alla parte che vede più vicina alla corruzione.

358. Non dovrai affatto essere meno vigilante quando il tuo nemico si varrà di altre creature contro di te; lo farà per una di queste due vie: muovendole ad eccessivo amore verso di te od eccitandole ad odiarti. Quando conoscerai un affetto sregolato in coloro con i quali avrai a che fare, osserva il medesimo insegnamento, come se fuggissi dal demonio, ma con la differenza che questo devi aborrirlo, mentre le altre creature devi considerarle opere del Signore senza negare ciò che in sua Maestà e per lui devi loro. Nel ritirarti, però, guarda tutti come nemici, poiché, per quello che Dio vuole da te e nello stato in cui ti trovi, sarà demonio colui che voglia indurre altre persone ad allontanarti dal Signore e da ciò che tu gli devi. Se, poi, per la via opposta ti odieranno e ti faranno del male, rispondi con amore e con mansuetudine, pregando per quelli che ti detestano e perseguitano; e questo avvenga con intimo affetto del tuo cuore. Se sarà necessario moderare l'ira di qualcuno con parole dolci o svelare qualche inganno in soddisfazione della verità, fallo pure, non per tua discolpa, ma per quietare i tuoi fratelli e per il loro bene e la loro pace interiore ed esteriore; con ciò vincerai allo stesso tempo te stessa e quelli che ti detestano. Per fondare tutto questo, è necessario svellere completamente i sette vizi capitali, con i quali il demonio tenta, ed estirparli del tutto, morendo ai moti dell'appetito, in cui essi si radicano; infatti, vengono seminati tutti nelle passioni e nei desideri sregolati e non mortificati.


15-14 Aprile 9, 1923 Iddio è il primo moto di tutta la Creazione, e chi opera nel Divin Volere opera nel primi moto.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Mi sentivo tutta immersa nel Divin Volere e dicevo al mio dolce Gesù: “Ah! ti prego di non farmi uscire mai dalla tua Santissima Volontà, fa che pensi, che parli, che operi, che ami sempre in questo tuo amabile Volere”. Ora, mentre ciò dicevo mi son sentita circondata da una luce purissima, e poi ho visto il mio sommo ed unico bene e mi ha detto:

(2) “Figlia diletta mia, amo tanto questi atti fatti nel mio Volere, che non appena l’anima entra in Esso per agire, l’ombra della mia luce la circonda, ed Io corro per fare che il mio atto ed il suo fosse un solo, e siccome Io sono l’atto primo di tutta la Creazione, onde senza del mio primo moto tutte le cose create resterebbero paralizzate, senza forza ed impotenti al minimo moto; la vita sta nel moto, senza di esso tutto è morto, quindi Io sono il primo moto, che do vita ed attitudine a tutti gli altri moti, sicché al mio primo moto la Creazione si mette in giro, succede come ad una macchina, al tocco del moto primo della prima ruota, tutte le altre rotelle si mettono in giro. Vedi dunque come quasi è naturale che chi opera nella mia Volontà si muove nel mio primo moto, ed operando nel mio viene a trovarsi ed opera nel moto di tutte le creature; ed Io veggo la creatura, la sento, ché scorrendo nel mio stesso moto, in tutti i moti di esse mi dà tanti atti divini per quanti atti umani offensivi fanno tutte le altre, e questo solo perché ha operato nel mio primo moto, perciò dico che chi vive nel mio Volere mi sostituisce per tutti, mi difende da tutti e mette in salvo il mio moto, cioè la mia stessa Vita. Ecco perciò che l’operare nel mio Volere è il prodigio dei prodigi, ma senza strepito, senza acclamazioni umani, ma è il mio vero trionfo su tutta la Creazione, ed essendo il trionfo tutto divino, l’umano tace e non ha vocaboli equivalenti come acclamare il trionfo della mia Suprema Volontà”.