Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 29° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 12
1Gesù si mise a parlare loro in parabole: "Un uomo 'piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre', poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano.2A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna.3Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote.4Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti.5Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero.6Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!7Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra.8E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri.10Non avete forse letto questa Scrittura:
'La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo;'
11'dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri'"?
12Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono.
13Gli mandarono però alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso.14E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. È lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?".15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda".16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare".17Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui.
18Vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo:19"Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che 'se muore il fratello di uno' e lascia la moglie 'senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello'.20C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza;21allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente,22e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna.23Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie".24Rispose loro Gesù: "Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?25Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.26A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: 'Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe'?27Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore".
28Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?".29Gesù rispose: "Il primo è: 'Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore';30'amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore', con tutta la tua mente 'e con tutta la tua forza'.31E il secondo è questo: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'. Non c'è altro comandamento più importante di questi".32Allora lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è 'unico e non v'è altri all'infuori di lui';33'amarlo con tutto il cuore', con tutta la mente 'e con tutta la forza' e 'amare il prossimo come se stesso' val più di tutti gli olocausti e i sacrifici".34Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
35Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: "Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide?36Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo:
'Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi'.
37Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?". E la numerosa folla lo ascoltava volentieri.
38Diceva loro mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze,39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.40Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave".
41E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.42Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.43Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.44Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere".
Genesi 38
1In quel tempo Giuda si separò dai suoi fratelli e si stabilì presso un uomo di Adullam, di nome Chira.2Qui Giuda vide la figlia di un Cananeo chiamato Sua, la prese in moglie e si unì a lei.3Essa concepì e partorì un figlio e lo chiamò Er.4Poi concepì ancora e partorì un figlio e lo chiamò Onan.5Ancora un'altra volta partorì un figlio e lo chiamò Sela. Essa si trovava in Chezib, quando lo partorì.
6Giuda prese una moglie per il suo primogenito Er, la quale si chiamava Tamar.7Ma Er, primogenito di Giuda, si rese odioso al Signore e il Signore lo fece morire.8Allora Giuda disse a Onan: "Unisciti alla moglie del fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una posterità per il fratello".9Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per non dare una posterità al fratello.10Ciò che egli faceva non fu gradito al Signore, il quale fece morire anche lui.11Allora Giuda disse alla nuora Tamar: "Ritorna a casa da tuo padre come vedova fin quando il mio figlio Sela sarà cresciuto". Perché pensava: "Che non muoia anche questo come i suoi fratelli!". Così Tamar se ne andò e ritornò alla casa del padre.
12Passarono molti giorni e morì la figlia di Sua, moglie di Giuda. Quando Giuda ebbe finito il lutto, andò a Timna da quelli che tosavano il suo gregge e con lui vi era Chira, il suo amico di Adullam.13Fu portata a Tamar questa notizia: "Ecco, tuo suocero va a Timna per la tosatura del suo gregge".14Allora Tamar si tolse gli abiti vedovili, si coprì con il velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a sedere all'ingresso di Enaim, che è sulla strada verso Timna. Aveva visto infatti che Sela era ormai cresciuto, ma che lei non gli era stata data in moglie.15Giuda la vide e la credette una prostituta, perché essa si era coperta la faccia.16Egli si diresse su quella strada verso di lei e disse: "Lascia che io venga con te!". Non sapeva infatti che quella fosse la sua nuora. Essa disse: "Che mi darai per venire con me?".17Rispose: "Io ti manderò un capretto del gregge". Essa riprese: "Mi dai un pegno fin quando me lo avrai mandato?".18Egli disse: "Qual è il pegno che ti devo dare?". Rispose: "Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano". Allora glieli diede e le si unì. Essa concepì da lui.19Poi si alzò e se ne andò; si tolse il velo e rivestì gli abiti vedovili.20Giuda mandò il capretto per mezzo del suo amico di Adullam, per riprendere il pegno dalle mani di quella donna, ma quegli non la trovò.21Domandò agli uomini di quel luogo: "Dov'è quella prostituta che stava in Enaim sulla strada?". Ma risposero: "Non c'è stata qui nessuna prostituta".22Così tornò da Giuda e disse: "Non l'ho trovata; anche gli uomini di quel luogo dicevano: Non c'è stata qui nessuna prostituta".23Allora Giuda disse: "Se li tenga! Altrimenti ci esponiamo agli scherni. Vedi che le ho mandato questo capretto, ma tu non l'hai trovata".
24Circa tre mesi dopo, fu portata a Giuda questa notizia: "Tamar, la tua nuora, si è prostituita e anzi è incinta a causa della prostituzione". Giuda disse: "Conducetela fuori e sia bruciata!".25Essa veniva già condotta fuori, quando mandò a dire al suocero: "Dell'uomo a cui appartengono questi oggetti io sono incinta". E aggiunse: "Riscontra, dunque, di chi siano questo sigillo, questi cordoni e questo bastone".26Giuda li riconobbe e disse: "Essa è più giusta di me, perché io non l'ho data a mio figlio Sela". E non ebbe più rapporti con lei.
27Quand'essa fu giunta al momento di partorire, ecco aveva nel grembo due gemelli.28Durante il parto, uno di essi mise fuori una mano e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno a quella mano, dicendo: "Questi è uscito per primo".29Ma, quando questi ritirò la mano, ecco uscì suo fratello. Allora essa disse: "Come ti sei aperta una breccia?" e lo si chiamò Perez.30Poi uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto alla mano, e lo si chiamò Zerach.
Salmi 33
1Esultate, giusti, nel Signore;
ai retti si addice la lode.
2Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
3Cantate al Signore un canto nuovo,
suonate la cetra con arte e acclamate.
4Poiché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
5Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
6Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
7Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.
8Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
9perché egli parla e tutto è fatto,
comanda e tutto esiste.
10Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
11Ma il piano del Signore sussiste per sempre,
i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni.
12Beata la nazione il cui Dio è il Signore,
il popolo che si è scelto come erede.
13Il Signore guarda dal cielo,
egli vede tutti gli uomini.
14Dal luogo della sua dimora
scruta tutti gli abitanti della terra,
15lui che, solo, ha plasmato il loro cuore
e comprende tutte le loro opere.
16Il re non si salva per un forte esercito
né il prode per il suo grande vigore.
17Il cavallo non giova per la vittoria,
con tutta la sua forza non potrà salvare.
18Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
19per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
20L'anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
21In lui gioisce il nostro cuore
e confidiamo nel suo santo nome.
22Signore, sia su di noi la tua grazia,
perché in te speriamo.
Salmi 137
1Sui fiumi di Babilonia,
là sedevamo piangendo
al ricordo di Sion.
2Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
3Là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
canzoni di gioia, i nostri oppressori:
"Cantateci i canti di Sion!".
4Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
5Se ti dimentico, Gerusalemme,
si paralizzi la mia destra;
6mi si attacchi la lingua al palato,
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non metto Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.
7Ricordati, Signore, dei figli di Edom,
che nel giorno di Gerusalemme,
dicevano: "Distruggete, distruggete
anche le sue fondamenta".
8Figlia di Babilonia devastatrice,
beato chi ti renderà quanto ci hai fatto.
9Beato chi afferrerà i tuoi piccoli
e li sbatterà contro la pietra.
Zaccaria 11
1Apri, Libano, le tue porte,
e il fuoco divori i tuoi cedri.
2Urla, cipresso, perché il cedro è caduto,
gli splendidi alberi sono distrutti.
Urlate, querce di Basàn,
perché la foresta impenetrabile è abbattuta!
3Si ode il lamento dei pastori,
perché la loro gloria è distrutta!
Si ode il ruggito dei leoncelli,
perché è devastata la magnificenza del Giordano!
4Così parla il Signore mio Dio: "Pasci quelle pecore da macello5che i compratori sgozzano impunemente, e i venditori dicono: Sia benedetto il Signore, mi sono arricchito, e i pastori non se ne curano affatto.6Neppur io perdonerò agli abitanti del paese. Oracolo del Signore. Ecco, io abbandonerò gli uomini l'uno in balìa dell'altro, in balìa del loro re, perché devastino il paese - non mi curerò di liberarli dalle loro mani".
7Io dunque mi misi a pascolare le pecore da macello da parte dei mercanti di pecore. Presi due bastoni: uno lo chiamai Benevolenza e l'altro Unione e condussi al pascolo le pecore.8Nel volgere d'un sol mese eliminai tre pastori. Ma io mi irritai contro di esse, perché anch'esse si erano tediate di me.9Perciò io dissi: "Non sarò più il vostro pastore. Chi vuol morire, muoia; chi vuol perire, perisca; quelle che rimangono si divorino pure fra di loro!".10Presi il bastone chiamato Benevolenza e lo spezzai: ruppi così l'alleanza da me stabilita con tutti i popoli.11Lo ruppi in quel medesimo giorno; i mercanti di pecore che mi osservavano, riconobbero che quello era l'ordine del Signore.12Poi dissi loro: "Se vi pare giusto, datemi la mia paga; se no, lasciate stare". Essi allora pesarono trenta sicli d'argento come mia paga.13Ma il Signore mi disse: "Getta nel tesoro questa bella somma, con cui sono stato da loro valutato!". Io presi i trenta sicli d'argento e li gettai nel tesoro della casa del Signore.14Poi feci a pezzi il secondo bastone chiamato Unione per rompere così la fratellanza fra Giuda e Israele.15Quindi il Signore mi disse: "Prenditi gli attrezzi di un pastore insensato,16poiché ecco, io susciterò nel paese un pastore, che non avrà cura di quelle che si perdono, non cercherà le disperse, non curerà le malate, non nutrirà le affamate; mangerà invece le carni delle più grasse e strapperà loro perfino le unghie.
17Guai al pastore stolto che abbandona il gregge!
Una spada sta sopra il suo braccio
e sul suo occhio destro.
Tutto il suo braccio si inaridisca
e tutto il suo occhio destro resti accecato".
Seconda lettera a Timoteo 2
1Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù2e le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri.
3Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù.4Nessuno però, quando presta servizio militare, s'intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che l'ha arruolato.5Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole.6L'agricoltore poi che si affatica, dev'essere il primo a cogliere i frutti della terra.7Cerca di comprendere ciò che voglio dire; il Signore certamente ti darà intelligenza per ogni cosa.
8Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo,9a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata!10Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.11Certa è questa parola:
Se moriamo con lui, vivremo anche con lui;
12se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà;
13se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.
14Richiama alla memoria queste cose, scongiurandoli davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta.15Sfòrzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità.16Evita le chiacchiere profane, perché esse tendono a far crescere sempre più nell'empietà;17la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena. Fra questi ci sono Imenèo e Filèto,18i quali hanno deviato dalla verità, sostenendo che la risurrezione è già avvenuta e così sconvolgono la fede di alcuni.19Tuttavia il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo sigillo: 'Il Signore conosce i suoi', e ancora: 'Si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore.'20In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli.21Chi si manterrà puro astenendosi da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera buona.22Fuggi le passioni giovanili; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro.23Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative, sapendo che generano contese.24Un servo del Signore non dev'essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite,25dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità26e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà.
Capitolo XLIV: Non ci si deve attaccare alle cose esteriori
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, molte cose occorre che tu le ignori, considerandoti come morto su questa terra, come uno per cui il mondo intero è crocifisso; molte altre cose, occorre che tu vi passi in mezzo, senza prestare ascolto, meditando piuttosto su ciò che costituisce la tua pace. Giova di più distogliere lo sguardo da ciò che non approviamo, lasciando che ciascuno si tenga il suo parere, piuttosto che metterci in accanite discussioni. Se sarai in regola con Dio e terrai conto del suo giudizio, riporterai più facilmente la vittoria.
2. Signore, a che punto siamo arrivati? Ecco per una perdita nelle cose di questo mondo, si piange; per un piccolo guadagno ci si affatica e si corre. Invece un danno spirituale passa nell'oblio, e a stento, troppo tardi, si ritorna in sé. Ci si preoccupa di ciò che non serve a nulla o a ben poco; e ciò che è sommamente necessario lo si lascia da parte con negligenza. Giacché l'uomo inclina tutto verso le cose esteriori, e beatamente vi si acquieta, se subito non si ravvede.
Omelia 117: Quello che ho scritto, ho scritto.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Era circa l'ora sesta, quando presero il Signore Gesú Cristo, dopo che egli era stato giudicato e condannato dal tribunale di Pilato, e lo condussero fuori. Portandosi egli stesso la croce si avviò verso il luogo detto Calvario, che in ebraico si dice Golgotha, dove lo crocifissero (Gv 19, 17-18). Perché allora l'evangelista Marco dice: Era circa l'ora terza quando lo crocifissero (Mc 15, 25)? Perché il Signore venne crocifisso all'ora terza dalla lingua dei Giudei, all'ora sesta per mano dei soldati. Per farci intendere che l'ora quinta era già trascorsa, ed era già cominciata l'ora sesta quando Pilato sedette in tribunale, Giovanni dice che era circa l'ora sesta; e intanto che Gesú veniva condotto al Calvario, intanto che veniva crocifisso insieme ai due briganti, intanto che avvenivano presso la croce le cose che gli evangelisti raccontano, si compì l'ora sesta. A cominciare da quest'ora fino all'ora nona, secondo la testimonianza dei tre evangelisti, Matteo, Marco, Luca, il sole cominciò ad oscurarsi e si fece buio (cf. Mt 27, 45; Mc 15, 33; Lc 23, 44). Ma siccome i Giudei cercavano di scaricare la responsabilità dell'uccisione di Cristo sui Romani, cioè su Pilato e i suoi soldati, Marco non riferisce l'ora in cui i soldati crocifissero Cristo, che era circa l'ora sesta, mentre annota con particolare cura l'ora terza, nella quale i Giudei gridarono davanti a Pilato: Crocifiggilo, crocifiggilo! (Gv 19, 6). Con ciò Marco vuol farci intendere che a crocifiggere Gesú non furono soltanto i soldati che lo appesero al legno all'ora sesta, ma anche i Giudei che all'ora terza gridarono che fosse crocifisso.
2. Si può anche risolvere la questione relativa all'ora della crocifissione, dicendo che qui non si tratta dell'ora sesta del giorno, in quanto nemmeno Giovanni dice: Era circa l'ora sesta del giorno, o semplicemente: era circa l'ora sesta; ma dice: Era la parasceve di Pasqua, verso l'ora sesta (Gv 19, 14). Parasceve si traduce in latino: Preparazione, e i Giudei, anche quelli che si esprimono meglio in latino che in greco, per indicare i loro riti, volentieri ricorrono a questa parola greca. Era, dunque, la preparazione della Pasqua. Ma la nostra Pasqua - come dice l'Apostolo - è Cristo che è stato immolato (1 Cor 5, 7). Ora se noi calcoliamo la preparazione di questa Pasqua a partire dall'ora di notte (allora infatti sembra che i sacerdoti abbiano deciso l'immolazione del Signore dicendo: E' reo di morte (Mt 26, 66), per cui si può dire che la preparazione della vera Pasqua, cioè dell'immolazione di Cristo, adombrata dalla Pasqua giudaica, cominciò da quando egli venne interrogato nella casa del pontefice e i sacerdoti decretarono che fosse immolato); se prendiamo dunque come punto di partenza quell'ora di notte che si ritiene fosse l'ora nona, troviamo che da quell'ora terza, in cui secondo la testimonianza dell'evangelista Marco Cristo fu crocifisso, intercorrono sei ore, tre di notte e tre di giorno. Era quindi circa l'ora sesta di questa parasceve di Pasqua, cioè della preparazione dell'immolazione di Cristo, che era cominciata all'ora nona di notte. Quando Pilato sedette in tribunale era trascorsa l'ora quinta ed era cominciata la sesta. Era ancora la preparazione della Pasqua, che era incominciata all'ora nona di notte, e si attendeva che si compisse l'immolazione di Cristo che ebbe luogo, secondo Marco, all'ora terza del giorno, non all'ora terza della preparazione. L'ora terza del giorno comincia cioè sei ore dopo l'ora nona della notte, e corrisponde all'ora sesta, non del giorno ma della preparazione della Pasqua. Delle due soluzioni di questa difficile questione, ognuno scelga quella che vuole. Per un criterio di scelta si veda la nostra elaboratissima trattazione Sulla concordanza degli Evangelisti. E se qualcuno riuscirà a trovare altre soluzioni, contribuirà a difendere la solidità della verità evangelica contro le vuote calunnie degli increduli e degli empi. Torniamo, dopo questa breve digressione, alla narrazione dell'evangelista Giovanni.
[Spettacolo, empietà, ludibrio.]
3. Presero dunque Gesú, il quale, portandosi egli stesso la croce, si avviò verso il luogo detto Calvario, che in ebraico si dice Golgotha, dove lo crocifissero. Gesú si avviò verso il luogo dove sarebbe stato crocifisso, portandosi egli stesso la croce. Quale spettacolo! Grande ludibrio agli occhi degli empi, grande mistero a chi contempla con animo pio. Agli occhi degli empi è uno spettacolo terribile e umiliante, ma chi sa guardare con sentimenti di devozione, trova qui un grande sostegno per la sua fede. Chi assiste a questo spettacolo con animo empio, non può che irridere il re che, invece dello scettro, porta la croce del suo supplizio; la pietà invece contempla il re che porta la croce alla quale egli sarà confitto, ma che dovrà essere poi collocata perfino sulla fronte dei re. Su di essa egli sarà disprezzato agli occhi degli empi, e in essa si glorieranno i cuori dei santi. Paolo, infatti, dirà: Non accada mai che io mi glori d'altro che della croce del Signore Gesú Cristo (Gal 6, 14). Cristo esaltava la croce portandola sulle sue spalle, e la reggeva come un candelabro per la lucerna che deve ardere e non deve essere posta sotto il moggio (cf. Mt 5, 15). Dunque, portando egli stesso la croce, si avviò verso il luogo detto Calvario, che in ebraico si dice Golgotha. Qui lo crocifissero, e con lui due altri, di qua e di là, e Gesú nel mezzo (Gv 19, 17-18). Questi due, come apprendiamo dalla narrazione degli altri evangelisti, erano briganti. Cristo fu crocifisso insieme ad essi, anzi in mezzo ad essi (cf. Mt 27, 38; Mc 15, 27; Lc 23, 33), compiendosi cosí la profezia che aveva annunciato: Fu annoverato tra i malfattori (Is 53, 12).
4. E Pilato vergò pure un'iscrizione, e la fece apporre sulla croce. C'era scritto: Gesú Nazareno, il re dei Giudei. Questa iscrizione molti Giudei la poterono leggere, perché il luogo dove fu crocifisso Gesú era vicino alla città; ed era scritta in ebraico, in greco e in latino (Gv 19, 19-20). Erano queste le tre lingue principali di allora: l'ebraico a causa dei Giudei che si gloriavano della legge di Dio; il greco perché era la lingua dei saggi; il latino perché era parlato dai Romani, il cui impero si estendeva a moltissime, anzi a quasi tutte le nazioni.
5. E i sommi sacerdoti dei Giudei dissero a Pilato: Non scrivere: Re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei. Rispose Pilato: Quello che ho scritto, ho scritto (Gv 19, 21-22). O forza ineffabile dell'azione divina, anche nel cuore di quelli che non se ne rendono conto! Non è azzardato dire che una certa voce segreta, silenziosamente eloquente, ha fatto risuonare nell'anima di Pilato ciò che tanto tempo prima era stato profetato nel libro dei Salmi: Non alterare l'iscrizione del titolo (Tt Ps 56 e 57). Ecco, lui non altera l'iscrizione del cartello posto sulla croce: quello che ha scritto ha scritto. Ma anche i gran sacerdoti che volevano fosse alterata, cosa dicevano? Non scrivere: Re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei. Che state dicendo, o insensati? Perché volete impedire ciò che in nessun modo potete cambiare? Potete forse impedire che sia vero ciò che Gesú afferma: Io sono il re dei Giudei? Se non si può alterare ciò che Pilato ha scritto, si potrà alterare ciò che la verità ha detto? E poi Cristo è re soltanto dei Giudei o anche di tutte le genti? E' certamente re di tutte le genti. Infatti, dopo aver detto nella profezia: Io sono stato da lui costituito re sopra Sion, il suo monte santo; promulgherò il decreto del Signore, affinché nessuno, sentendo parlare del monte Sion, pensi che sia stato costituito re soltanto dei Giudei, subito aggiunge: il Signore mi ha detto: Figlio mio sei tu, oggi ti ho generato: chiedimi e ti darò le genti in retaggio, in tuo possesso i confini della terra (Sal 2, 6-8). Egli stesso, del resto, rivolgendosi personalmente ai Giudei, ha detto: Ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche quelle devo condurre, e ascolteranno la mia voce e si farà un solo gregge, un solo pastore (Gv 10, 16). Quale grande significato dobbiamo dunque vedere in questa iscrizione, che reca: Il re dei Giudei, dato che Cristo è il re di tutte le genti? Dobbiamo renderci conto che l'olivastro è stato fatto partecipe della pinguedine dell'olivo, e non che l'olivo è diventato partecipe dell'amarezza dell'olivastro (cf. Rm 11, 17). Poiché certamente compete a Cristo il titolo dell'iscrizione: Il re dei Giudei, chi bisogna intendere per Giudei se non la discendenza di Abramo, i figli della promessa, che sono anche figli di Dio? Perché non i figli della carne - dice l'Apostolo - sono figli di Dio, ma i figli della promessa vengono considerati come vera discendenza (Rm 9, 7-8) E tutte le altre genti sono coloro cui diceva: Se siete di Cristo, siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa (Gal 3, 29). Cristo dunque è il re dei Giudei, ma dei Giudei circoncisi nel cuore, secondo lo spirito e non secondo la lettera; è il re di coloro che traggono la loro gloria non dagli uomini ma da Dio (cf. Rm 2, 29), che appartengono alla Gerusalemme che è libera, che è la nostra madre celeste, la Sara spirituale che scaccia la schiava e i figli di lei dalla casa della libertà (cf. Gal 4, 22-31). Ecco perché Pilato quello che ha scritto ha scritto: perché il Signore quello che ha detto ha detto.
Il sogno dell'elefante
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaIl 6 gennaio 1863 Don Bosco raccontava ai suoi giovani uno di quei sogni
che facevano epoca per l’efficacia con la quale scuotevano i cuori e li
portavano a Maria.
Sognò di trovarsi nella sua cameretta in amichevole conversa zione col
prof. Vallauri, senatore del Regno, quando sentì bussare alla porta.
Corse a vedere. Era Mamma Margherita, morta da sei anni, che affannata
lo chiamava:
— Vieni a vedere! Vieni a vedere!
Don Bosco esce sul balcone e vede, nel cortile, un elefante di smisurata
grandezza. Sbigottito si precipita nel cortile, seguito dal prof.
Vallauri.
Quell’elefante sembrava mite, docile, si divertiva con i giovani, li
accarezzava con la proboscide, in modo che era sempre seguito da un gran
numero di giovani. La maggior parte però fuggiva spaventata e finì per
rifugiarsi in chiesa. Anche Don Bosco li seguì e, nel passare vicino
alla statuetta della Vergine, collocata sotto il porticato (ove si trova
ancora oggi), toccò l’estremità del suo manto per invocarne la
protezione; ed Ella alzò il braccio destro. Vallauri lo imitò e la
Vergine sollevò il braccio sinistro.
Venne l’ora delle sacre funzioni e tutti i giovani si recarono in
chiesa. L’elefante li seguì e Don Bosco, mentre impartiva la benedizione
eucaristica, vide al fondo il mostro anch’esso inginocchiato, ma in
senso contrario, col muso e con le zanne rivolti alla porta principale.
Usciti di chiesa, i giovani ripresero la ricreazione. «A un tratto
— racconta Don Bosco —, all’impensata di tutti, vidi quel brutto
animale, che prima era tanto gentile, avventarsi con furiosi barriti in
mezzo ai giovani circostanti e, prendendo i più vicini con la
proboscide, scagliarli in alto, sfracellarli sbattendoli in terra e con i
piedi farne uno strazio orrendo. Era un fuggi fuggi generale: chi
gridava, chi piangeva, chi invocava l’aiuto dei compagni; mentre, cosa
straziante, alcuni giovani, invece di soccorrere i feriti, avevano fatto
alleanza col mostro per procacciargli nuove vittime.
Mentre avvenivano queste cose, la statuetta della Madonna si animò,
s’ingrandì, divenne persona di alta statura, alzò le braccia, aperse il
manto che si allargò smisuratamente, tanto da coprire tutti quelli che
vi si ricoveravano sotto. Ma vedendo Maria SS. che molti non si curavano
di correre a lei, gridava ad alta voce:
— Venite ad me omnes (Venite a me tutti).
Ed ecco che la folla dei giovani sotto il manto cresceva, mentre
il manto continuava ad allargarsi. Siccome però alcuni facevano
i sordi e rimanevano feriti, la Vergine, rossa in viso, continuava
a gridare:
— Venite ad me òmnes!
L’elefante intanto continuava la strage, aiutato da alcuni giovani che,
armati di spada, impedivano ai compagni di rifugiarsi presso la Madonna.
Tra i giovani ricoverati sotto il manto della Vergine alcuni facevano
rapide scorrerie, strappavano all’elefan te qualche preda e portavano i
feriti sotto il manto della Madonna, e subito restavano guariti».
Il cortile ormai era deserto e presentava due scene opposte. Da una
parte c’era l’elefante con 10-12 giovani che lo avevano aiutato a fare
tanto male. A un tratto quel bestione si sollevò sulle zampe posteriori,
si trasformò in un fantasma orribile con lunghe corna e, preso un nero
copertone, avviluppò quei miseri che avevano parteggiato con lui,
mandando un orribile barrito. Allora un denso fumo tutti li avvolse e si
sprofondarono e sparirono col mostro in una voragine improvvisamente
apertasi sotto i loro piedi.
Dall’altra parte la scena dolcissima della Vergine che, ai giovani
ricoverati sotto il suo manto, rivolgeva belle parole di conforto e di
speranza. Tra le altre, Don Bosco udì queste:
— Voi che avete ascoltato la mia voce e siete sfuggiti alla strage del
demonio, volete sapere qual è la causa della loro perdita? So no i
cattivi discorsi e le azioni che ne seguirono. Fuggite quei compagni che
sono amici di Satana, fuggite i cattivi discorsi, specialmente quelli
contro la purità; abbiate in me una confidenza illimitata e il mio manto
vi sarà sempre sicuro rifugio.
Detto questo, si dileguò e Don Bosco non vide altro che la cara
statuetta, mentre i giovani salvati si ordinarono dietro a uno stendardo
che portava la scritta: Sancta Maria, succurre miseris (Santa Maria,
soccorri noi poveretti) e partirono cantando: «Lodate Maria, o lingue
fedeli».
Don Bosco terminava il suo racconto dicendo: « Chi vorrà sapere il posto
che tenevano in sogno, venga da me e io glielo manifesterò ».
«I giovani — commenta il biografo Don Lemoyne —, meditando tal sogno,
per una settimana e più non lo lasciarono in pace. Al mattino molte
confessioni, dopo pranzo furono quasi tutti da lui per sapere quale
luogo tenessero in quel sogno misterioso ».
8 febbraio 1942
Madre Pierina Micheli
Sono tormentata dal pensiero di non essere nella verità... cerco di star calma e ubbidire, ma in certi momenti è superiore alla mia volontà... allora procuro fare atti di abbandono ...