Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 29° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 1
1Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi,2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola,3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,4perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
5Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.6Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.7Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
8Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,9secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.10Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.13Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.14Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,15poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre16e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.17Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, 'per ricondurre i cuori dei padri verso i figli' e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto".18Zaccaria disse all'angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni".19L'angelo gli rispose: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.20Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo".
21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:25"Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini".
26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.28Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
34Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:37'nulla è impossibile a Dio'".38Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.
39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.45E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".
46Allora Maria disse:
"'L'anima mia' magnifica 'il Signore'
47e il mio spirito 'esulta in Dio, mio salvatore,'
48perché 'ha guardato l'umiltà della' sua 'serva.'
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e 'Santo è il suo nome:'
50'di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.'
51Ha spiegato la potenza del suo 'braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri' del loro cuore;
52'ha rovesciato i potenti' dai troni,
'ha innalzato gli umili;'
53'ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.'
54'Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,'
55come aveva promesso 'ai nostri padri,
ad Abramo e alla' sua 'discendenza,'
per sempre".
56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
59All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.60Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni".61Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome".62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.63Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati.64In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.66Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.
67Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo:
68"'Benedetto il Signore Dio d'Israele,'
perché ha visitato e redento il suo popolo,
69e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
70come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
71salvezza 'dai' nostri 'nemici,'
'e dalle mani di quanti ci odiano.'
72'Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri'
'e si è ricordato della sua' santa 'alleanza,'
73'del giuramento fatto ad Abramo', nostro padre,
74di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,75in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai 'innanzi al Signore a preparargli le strade,'
77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
78grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge
79'per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre'
'e nell'ombra della morte'
e dirigere i nostri passi sulla via della pace".
80Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Esodo 21
1Queste sono le norme che tu esporrai loro.
2Quando tu avrai acquistato uno schiavo ebreo, egli ti servirà per sei anni e nel settimo potrà andarsene libero, senza riscatto.3Se è entrato solo, uscirà solo; se era coniugato, sua moglie se ne andrà con lui.4Se il suo padrone gli ha dato moglie e questa gli ha partorito figli o figlie, la donna e i suoi figli saranno proprietà del padrone ed egli se ne andrà solo.5Ma se lo schiavo dice: Io sono affezionato al mio padrone, a mia moglie, ai miei figli; non voglio andarmene in libertà,6allora il suo padrone lo condurrà davanti a Dio, lo farà accostare al battente o allo stipite della porta e gli forerà l'orecchio con la lesina; quegli sarà suo schiavo per sempre.
7Quando un uomo venderà la figlia come schiava, essa non se ne andrà come se ne vanno gli schiavi.8Se essa non piace al padrone, che così non se la prende come concubina, la farà riscattare. Comunque egli non può venderla a gente straniera, agendo con frode verso di lei.9Se egli la vuol dare come concubina al proprio figlio, si comporterà nei suoi riguardi secondo il diritto delle figlie.10Se egli ne prende un'altra per sé, non diminuirà alla prima il nutrimento, il vestiario, la coabitazione.11Se egli non fornisce a lei queste cose, essa potrà andarsene, senza che sia pagato il prezzo del riscatto.
12Colui che colpisce un uomo causandone la morte, sarà messo a morte.13Però per colui che non ha teso insidia, ma che Dio gli ha fatto incontrare, io ti fisserò un luogo dove potrà rifugiarsi.14Ma, quando un uomo attenta al suo prossimo per ucciderlo con inganno, allora lo strapperai anche dal mio altare, perché sia messo a morte.
15Colui che percuote suo padre o sua madre sarà messo a morte.
16Colui che rapisce un uomo e lo vende, se lo si trova ancora in mano a lui, sarà messo a morte.
17Colui che maledice suo padre o sua madre sarà messo a morte.
18Quando alcuni uomini rissano e uno colpisce il suo prossimo con una pietra o con il pugno e questi non è morto, ma debba mettersi a letto,19se poi si alza ed esce con il bastone, chi lo ha colpito sarà ritenuto innocente, ma dovrà pagare il riposo forzato e procurargli le cure.
20Quando un uomo colpisce con il bastone il suo schiavo o la sua schiava e gli muore sotto le sue mani, si deve fare vendetta.21Ma se sopravvive un giorno o due, non sarà vendicato, perché è acquisto del suo denaro.
22Quando alcuni uomini rissano e urtano una donna incinta, così da farla abortire, se non vi è altra disgrazia, si esigerà un'ammenda, secondo quanto imporrà il marito della donna, e il colpevole pagherà attraverso un arbitrato.23Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita:24occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede,25bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido.
26Quando un uomo colpisce l'occhio del suo schiavo o della sua schiava e lo acceca, gli darà la libertà in compenso dell'occhio.27Se fa cadere il dente del suo schiavo o della sua schiava, gli darà la libertà in compenso del dente.
28Quando un bue cozza con le corna contro un uomo o una donna e ne segue la morte, il bue sarà lapidato e non se ne mangerà la carne. Però il proprietario del bue è innocente.
29Ma se il bue era solito cozzare con le corna già prima e il padrone era stato avvisato e non lo aveva custodito, se ha causato la morte di un uomo o di una donna, il bue sarà lapidato e anche il suo padrone dev'essere messo a morte.30Se invece gli viene imposta una compensazione, egli pagherà il riscatto della propria vita, secondo quanto gli verrà imposto.31Se cozza con le corna contro un figlio o se cozza contro una figlia, si procederà nella stessa maniera.
32Se il bue colpisce con le corna uno schiavo o una schiava, si pagheranno al padrone trenta sicli d'argento e il bue sarà lapidato.
33Quando un uomo lascia una cisterna aperta oppure quando un uomo scava una cisterna e non la copre, se vi cade un bue o un asino,34il proprietario della cisterna deve dare l'indennizzo: verserà il denaro al padrone della bestia e l'animale morto gli apparterrà.
35Quando il bue di un uomo cozza contro il bue del suo prossimo e ne causa la morte, essi venderanno il bue vivo e se ne divideranno il prezzo; si divideranno anche la bestia morta.36Ma se è notorio che il bue cozzava già prima e il suo padrone non lo ha custodito, egli dovrà dare come indennizzo bue per bue e la bestia morta gli apparterrà.
37Quando un uomo ruba un bue o un montone e poi lo scanna o lo vende, darà come indennizzo cinque capi di grosso bestiame per il bue e quattro capi di bestiame per il montone.
Giobbe 25
1Bildad il Suchita prese a dire:
2V'è forse dominio e paura presso Colui
Che mantiene la pace nell'alto dei cieli?
3Si possono forse contare le sue schiere?
E sopra chi non sorge la sua luce?
4Come può giustificarsi un uomo davanti a Dio
e apparire puro un nato di donna?
5Ecco, la luna stessa manca di chiarore
e le stelle non sono pure ai suoi occhi:
6quanto meno l'uomo, questo verme,
l'essere umano, questo bruco!
Salmi 116
1Alleluia.
Amo il Signore perché ascolta
il grido della mia preghiera.
2Verso di me ha teso l'orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
3Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi.
Mi opprimevano tristezza e angoscia
4e ho invocato il nome del Signore:
"Ti prego, Signore, salvami".
5Buono e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
6Il Signore protegge gli umili:
ero misero ed egli mi ha salvato.
7Ritorna, anima mia, alla tua pace,
poiché il Signore ti ha beneficato;
8egli mi ha sottratto dalla morte,
ha liberato i miei occhi dalle lacrime,
ha preservato i miei piedi dalla caduta.
9Camminerò alla presenza del Signore
sulla terra dei viventi.
10Alleluia.
Ho creduto anche quando dicevo:
"Sono troppo infelice".
11Ho detto con sgomento:
"Ogni uomo è inganno".
12Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
13Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
14Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.
15Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suoi fedeli.
16Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.
17A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.
18Adempirò i miei voti al Signore
e davanti a tutto il suo popolo,
19negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
Geremia 50
1Parola che il Signore pronunziò contro Babilonia, contro il paese dei Caldei, per mezzo del profeta Geremia.
2"Proclamatelo fra i popoli e fatelo sapere,
non nascondetelo, dite:
Babilonia è presa,
Bel è coperto di confusione,
è infranto Marduch;
sono confusi i suoi idoli,
sono sgomenti i suoi feticci.
3Poiché dal settentrione sale contro di essa un popolo che ridurrà la sua terra a un deserto, non vi abiterà più nessuno; uomini e animali fuggono, se ne vanno.4In quei giorni e in quel tempo - dice il Signore - verranno gli Israeliti insieme con i figli di Giuda; cammineranno piangendo e cercheranno il Signore loro Dio.5Domanderanno di Sion, verso cui sono fissi i loro volti: Venite, uniamoci al Signore con un'alleanza eterna, che non sia mai dimenticata.6Gregge di pecore sperdute era il mio popolo, i loro pastori le avevano sviate, le avevano fatte smarrire per i monti; esse andavano di monte in colle, avevano dimenticato il loro ovile.7Quanti le trovavano, le divoravano e i loro nemici dicevano: Non commettiamo nessun delitto, perché essi hanno peccato contro il Signore, pascolo di giustizia e speranza dei loro padri.
8Fuggite da Babilonia,
dalla regione dei Caldei,
uscite e siate come capri
in testa al gregge.
9Poiché, ecco io suscito e mando contro Babilonia
una massa di grandi nazioni
dal paese del settentrione;
queste le si schiereranno contro,
di là essa sarà presa.
Le loro frecce sono come quelle di un abile arciere,
nessuna ritorna a vuoto.
10La Caldea sarà saccheggiata,
tutti i suoi saccheggiatori saranno saziati.
Parola del Signore.
11Gioite pure e tripudiate,
saccheggiatori della mia eredità!
Saltate pure come giovenchi su un prato
e nitrite come destrieri!
12La vostra madre è piena di confusione,
e coperta di vergogna colei che vi ha partorito.
Ecco è l'ultima delle nazioni,
un deserto, un luogo riarso e una steppa.
13A causa dell'ira del Signore non sarà più abitata,
sarà tutta una desolazione.
Chiunque passerà vicino a Babilonia rimarrà stupito
e fischierà davanti a tutte le sue piaghe.
14Disponetevi intorno a Babilonia,
voi tutti che tendete l'arco;
tirate contro di essa, non risparmiate le frecce,
poiché essa ha peccato contro il Signore.
15Alzate il grido di guerra contro di essa, da ogni parte.
Essa tende la mano,
crollano le sue torri,
rovinano le sue mura,
poiché questa è la vendetta del Signore.
Vendicatevi di lei,
trattatela come essa ha trattato gli altri!
16Sterminate in Babilonia chi semina
e chi impugna la falce al momento della messe.
Di fronte alla spada micidiale
ciascuno ritorni al suo popolo
e ciascuno fugga verso il suo paese.
17Una pecora smarrita è Israele,i leoni le hanno dato la caccia;
per primo l'ha divorata il re di Assiria,
poi il re di Babilonia ne ha stritolato le ossa.
18Perciò, dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, io punirò il re di Babilonia e il suo paese, come già ho punito il re di Assiria,19e ricondurrò Israele nel suo pascolo, pascolerà sul Carmelo e sul Basàn; sulle montagne di Èfraim e di Gàlaad si sazierà.20In quei giorni e in quel tempo - dice il Signore - si cercherà l'iniquità di Israele, ma essa non sarà più, si cercheranno i peccati di Giuda, ma non si troveranno, perché io perdonerò a quanti lascerò superstiti.
21Avanza nella terra di Meratàim,
avanza contro di essa
e contro gli abitanti di Pekòd.
Devasta, annientali - dice il Signore -
eseguisci quanto ti ho comandato!
22Rumore di guerra nella regione,
e grande disastro.
23Perché è stato rotto e fatto in pezzi
il martello di tutta la terra?
Perché è diventata un orrore
Babilonia fra le nazioni?
24Ti ho teso un laccio e ti ci sei impigliata,
Babilonia, senza avvedertene.
Sei stata sorpresa e afferrata,
perché hai fatto guerra al Signore.
25Il Signore ha aperto il suo arsenale
e ne ha tratto le armi del suo sdegno,
perché il Signore Dio degli eserciti
ha un'opera da compiere nel paese dei Caldei.
26Venite ad essa dall'estremo limite,
aprite i suoi granai;
fatene dei mucchi come covoni, sterminatela,
non ne rimanga neppure un resto.
27Uccidete tutti i suoi tori, scendano al macello.
Guai a loro, perché è giunto il loro giorno,
il tempo del loro castigo!
28Voce di profughi e di scampati dal paese di Babilonia
per annunziare in Sion
la vendetta del Signore nostro Dio,
la vendetta per il suo tempio.
29Convocate contro Babilonia gli arcieri,
quanti tendono l'arco.
Accampatevi intorno ad essa
in modo che nessuno scampi.
Ripagatela secondo le sue opere,
fate a lei quanto ha fatto agli altri,
perché è stata arrogante con il Signore,
con il Santo di Israele.
30Perciò cadranno i suoi giovani nelle sue piazze
e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno".
Parola del Signore.
31"Eccomi a te, o arrogante,
- oracolo del Signore degli eserciti -
poiché è giunto il tuo giorno,
il tempo del tuo castigo.
32Vacillerà l'arrogante e cadrà,
nessuno la rialzerà.
Io darò alle fiamme le sue città,
esse divoreranno tutti i suoi dintorni.
33Dice il Signore degli eserciti: Oppressi sono i figli di Israele e i figli di Giuda tutti insieme; tutti i loro deportatori li trattengono e rifiutano di lasciarli andare.34Ma il loro vendicatore è forte, Signore degli eserciti è il suo nome. Egli sosterrà efficacemente la loro causa, per rendere tranquilla la terra e sconvolgere gli abitanti di Babilonia.
35Spada, sui Caldei
e sugli abitanti di Babilonia,
sui suoi capi
e sui suoi sapienti!
36Spada, sui suoi indovini
ed essi impazziscano!
Spada, sui suoi prodi,
ed essi s'impauriscano!
37Spada, sui suoi cavalli e sui suoi carri,
su tutta la gentaglia che è in essa,
diventino come donne!
Spada, sui suoi tesori
ed essi siano saccheggiati!
38Spada, sulle sue acque
ed esse si prosciughino!
Poiché essa è una terra di idoli;
vanno pazzi per questi spauracchi.
39Perciò l'abiteranno animali del deserto e sciacalli, vi si stabiliranno gli struzzi; non sarà mai più abitata, né popolata di generazione in generazione.40Come quando Dio sconvolse Sòdoma, Gomorra e le città vicine - oracolo del Signore - così non vi abiterà alcuna persona né vi dimorerà essere umano.
41Ecco, un popolo viene dal settentrione, un popolo grande, e molti re sorgono dalle estremità della terra.42Impugnano arco e dardo, sono crudeli, non hanno pietà; il loro tumulto è come il mugghio del mare. Montano cavalli, sono pronti come un sol uomo a combattere contro di te, figlia di Babilonia.43Il re di Babilonia ha sentito parlare di loro e le sue braccia sono senza forza; lo ha colto l'angoscia, un dolore come di donna nel parto.44Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un batter d'occhio io li farò fuggire al di là e vi metterò sopra colui che mi piacerà. Poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me?45Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Babilonia e le decisioni che ha prese contro il paese dei Caldei. Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge e per loro sarà desolato il loro prato.46Al fragore della presa di Babilonia trema la terra, ne risuonerà il clamore fra le nazioni".
Lettera a Tito 2
1Tu però insegna ciò che è secondo la sana dottrina:2i vecchi siano sobri, dignitosi, assennati, saldi nella fede, nell'amore e nella pazienza.3Ugualmente le donne anziane si comportino in maniera degna dei credenti; non siano maldicenti né schiave di molto vino; sappiano piuttosto insegnare il bene,4per formare le giovani all'amore del marito e dei figli,5ad essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non debba diventare oggetto di biasimo.
6Esorta ancora i più giovani a essere assennati,7offrendo te stesso come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità,8linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro.9Esorta gli schiavi a esser sottomessi in tutto ai loro padroni; li accontentino e non li contraddicano,10non rubino, ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore.
11È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini,12che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo,13nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo;14il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone.
15Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno osi disprezzarti!
Capitolo II: L'umile sottomissione
Leggilo nella Biblioteca1. Non fare gran conto di chi ti sia favorevole o contrario; piuttosto preoccupati assai che, in ogni cosa che tu faccia, Dio sia con te. Abbi retta coscienza; Dio sicuramente ti difenderà. Non ci sarà cattiveria che possa nuocere a colui che Dio vorrà aiutare. Se tu saprai tacere e sopportare, constaterai senza dubbio l'aiuto del Signore. E' lui che conosce il tempo e il modo di sollevarti; a lui perciò devi rimetterti: a lui che può soccorrerci e liberarci da ogni smarrimento.
2. Perché ci possiamo mantenere in una più grande umiltà, è sovente assai utile che altri conosca i nostri difetti, e che ce li rimproveri. Quando uno si umilia per i propri difetti facilmente fa tacere gli altri, e acquieta senza difficoltà coloro che si sono adirati contro di lui. All'umile Dio dona protezione ed aiuto; all'umile Dio dona il suo amore e il suo conforto; verso l'umile Dio si china; all'umile largisce tanta grazia, innalzandolo alla gloria, perché si è fatto piccolo; all'umile Dio rivela i suoi segreti, invitandolo e traendolo a sé con dolcezza. Così colui che umilmente ammette la propria colpa si sente pienamente in pace, avendo egli la sua dimora in Dio, e non nel mondo. Non credere di aver fatto alcun progresso spirituale, se non ti senti inferiore ad ogni altro.
LIBRO TERZO
Sul battesimo contro i Donatisti - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaSi segua l'esempio di Cipriano nel mantenere l'unità.
1. 1. Penso che ormai possa essere a tutti evidente, che l'autorità del beato Cipriano nel conservare il vincolo della pace e non violare in nessun modo la carità salutare per l'unità della Chiesa, sia da proporsi più a favore nostro che dei Donatisti. Se infatti essi cercano di avvalersi dell'esempio di Cipriano per ribattezzare i Cattolici, in quanto ritenne che gli eretici andassero ribattezzati nella Cattolica, noi preferiamo avvalerci dell'altro suo esempio: quello con cui stabilì, molto chiaramente, che dalla comunione cattolica, cioè, dai cristiani sparsi in tutto il mondo, compresi i cattivi e i sacrileghi riammessi, non bisognava allontanarsi per nessuno motivo, con la rottura della comunione. Perciò egli non ha voluto allontanare dal diritto della comunione neppure quelli che, a suo avviso, ricevevano nella comunione cattolica i non battezzati e i sacrileghi, ed ha detto: Non giudicare nessuno, né allontanare dal diritto della comunione, chi avesse idee diverse 1.
Risposta alla domanda sulla consuetudine introdotta da Agrippino.
2. 2. Ma io vedo che mi si può chiedere ancora una cosa, e cioè, di rispondere alle apparenti ragioni dalle quali furono mossi, prima Agrippino, poi Cipriano stesso e quanti lo sostenevano in Africa e, forse, anche alcuni che si trovavano nei territori d'oltremare e più lontani, e senza che vi sia stato nessun concilio, né plenario e né, almeno, regionale, ma solo una corrispondenza epistolare, tanto da ritenere di dover introdurre una prassi che la primitiva consuetudine della Chiesa non aveva, e che, in seguito, il mondo cattolico, con un consenso solidissimo e fermo, ha escluso. Così che l'errore, che attraverso tali discussioni aveva incominciato ad insinuarsi nelle menti di alcuni, lo guarisse una verità più forte e una medicina universale proveniente dalla salvezza dell'unità. Ed ora vedano, essi, con che serenità io affronto questo discorso. Se io non riuscirò a dimostrare come vanno confutate le affermazioni che essi prendono dal concilio di Cipriano e dai suoi scritti, e cioè che il battesimo di Cristo non può essere dato dagli eretici, rimarrò tranquillo in quella Chiesa, nella cui comunione rimase Cipriano con quanti non condividevano il suo pensiero.
La Chiesa non poté né contaminarsi e né scomparire in forza della consuetudine di non ribattezzare.
2. 3. Ora essi dicono che allora la Chiesa cattolica esisteva, in quanto vi erano pochi o, se così credono, molti, che disapprovavano il battesimo dato presso gli eretici, e battezzavano quanti provenivano dall'eresia. E allora? Prima di Agrippino, dal quale ebbe inizio, diciamo così, la nuova norma contrastante con la consuetudine, la Chiesa non esisteva? E che? In seguito, dopo Agrippino, quando, se non si fosse ritornati alla antica consuetudine, Cipriano non avrebbe dovuto riunire un altro concilio, che forse la Chiesa non esisteva, visto che dappertutto vigeva la consuetudine di ritenere il battesimo di Cristo, soltanto come battesimo di Cristo, anche se si provava che era stato dato presso gli eretici o gli scismatici? Che se poi la Chiesa esisteva anche allora, e l'eredità di Cristo, non essendo stata interrotta, non era perita, ma sussisteva e cresceva in tutte le nazioni, è norma sicurissima restare nella consuetudine, che allora riuniva in un solo abbraccio, buoni e cattivi. Se invece allora la Chiesa non esisteva più, in quanto si riammettevano, senza battesimo, sacrileghi eretici, e questa era una consuetudine universalmente osservata, da dove è apparso Donato? Da quale terra è spuntato? Da quale mare è emerso? Da quale cielo è caduto?. Pertanto noi, come stavo dicendo, restiamo al sicuro nella comunione di quella Chiesa, nella cui universalità ora si fa ciò che si faceva universalmente anche prima di Agrippino e tra Agrippino e Cipriano, e la cui universalità non abbandonarono né Agrippino, né Cipriano, né i loro sostenitori, quantunque la pensassero in modo diverso dagli altri, ma rimasero nella stessa comunione di unità insieme a quelli dai quali avevano idee diverse. Siano essi, invece, a considerare dove sono; essi che non possono dire né da dove si sono propagati, se è vero che, fin da allora, gli eretici e gli scismatici riammessi senza battesimo, avevano fatto perire la Chiesa con il contagio della loro comunione, e né, d'altra parte, sono d'accordo con Cipriano stesso. Infatti, mentre Cipriano professò di voler restare nella comunione con quelli che avevano accolto gli eretici e gli scismatici, e quindi anche con quelli che erano stati accolti, i Donatisti invece, per via del nome di traditori, con cui infamarono alcuni in Africa, ma senza riuscire a dimostrarlo nel concilio d'oltremare, si sono separati dalla comunione col mondo, benché siano molto più gravi i crimini dell'eresia e dello scisma che i crimini che rinfacciavano, anche se veri. Quindi, quelli che vennero senza il battesimo, come Cipriano pensava, e che furono ammessi nella comunione cattolica, non per mezzo del battesimo, non poterono macchiare Cipriano. Ma neppure in ciò che dicono di imitare Cipriano, essi sanno che rispondere sulla questione di avere accettato il battesimo dei Massimianisti, ritornati con alcuni di quelli che, condannati dal loro concilio plenario, e perseguitati perfino dal tribunale delle autorità terrene, essi hanno poi riammesso nella loro comunione con la stessa dignità episcopale nella quale li avevano condannati. Di conseguenza, se al tempo di Cipriano, la comunione coi cattivi ha fatto perire la Chiesa, la comunione dei Donatisti non ha un'origine. Se invece non l'ha fatta perire, essi non hanno alcuna giustificazione per il loro scisma. E si aggiunga, che non seguono né l'esempio di Cipriano, poiché hanno infranto il vincolo dell'unità, e né il suo concilio, poiché hanno accettato il battesimo dei Massimianisti.
Lettera di Cipriano a Giubaiano sul battesimo degli eretici.
3. 4. ora noi quindi, pur seguendo l'esempio di Cipriano, esaminiamo anche il concilio di Cipriano. Che dice Cipriano? Voi avete ascoltato, carissimi colleghi, la lettera scrittami da Giubaiano, nostro collega nell'episcopato, per consultare la nostra pochezza sull'illecito ed empio battesimo degli eretici, ed anche ciò che io ho risposto ribadendogli, naturalmente, il mio parere espresso più volte, che gli eretici e scismatici che vengono alla Chiesa, vanno battezzati e santificati con il battesimo della Chiesa. Vi è stata poi letta anche un'altra lettera di Giubaiano, nella quale egli, da uomo sincero, religioso e devoto, rispondendo alla nostra lettera, non solo si dichiara d'accordo, ma ringrazia anche delle istruzioni ricevute 2. Da queste parole del beato Cipriano, apprendiamo che egli è stato consultato da Giubaiano, che questi gli ha risposto e che lo ha ringraziato per le istruzioni ricevute. Dobbiamo forse essere ritenuti ostinati, se vogliamo esaminare questa stessa lettera, che ha persuaso Giubaiano? Finché in effetti non persuaderà anche noi, se può farlo con ragioni convincenti, ci assicura il diritto alla comunione cattolica, lo stesso Cipriano.
Continua ancora la lettera.
3. 5. Egli infatti continua dicendo: Ci resta da esprimere, su questa questione, le nostre personali opinioni, senza giudicare nessuno, né allontanare qualcuno dal diritto della comunione, se avesse idee diverse 3. Egli quindi, non solo mi concede di continuare a cercare la verità, fatto salvo il diritto della comunione, ma anche di avere opinioni diverse. Nessuno di noi, infatti, viene costituito vescovo dei vescovi, né costringe i suoi colleghi al dovere dell'obbedienza con il terrore dei tiranni 4. Che c'è di più mite? Che di più umile? Sicuramente nessuna autorità ci distoglie dal cercare la verità Egli dice: poiché ogni vescovo, grazie alla sua libertà e potestà, ha un proprio giudizio; e come non può essere giudicato dagli altri, così non può giudicare gli altri 5. Io penso che si riferisca alle questioni non ancora discusse e studiate a fondo. Egli infatti sapeva che la Chiesa intera era allora impegnata a cercare, in una serie di discussioni, tutta la profondità del sacramento, e lasciava piena libertà di ricerca, affinché la verità, una volta conosciuta, fosse diffusa. Egli non mentiva e non pensava di catturare con questo discorso i suoi colleghi più ingenui, in modo che, una volta che avessero espresso le loro opinioni contrarie, avrebbe deciso, in contrasto con la sua promessa, che dovevano essere scomunicati. Lungi da un'anima così santa questa crudele perfidia! E quanti, di un uomo così grande pensano questo, sia pure per fargli un elogio, non fanno altro che ammettere di essere loro dei perfidi. Per parte mia, che Cipriano, vescovo cattolico e martire cattolico, il quale, quanto più era grande tanto più si mostrava umile con tutti, per trovare grazia 6 presso Dio, abbia fatto uscire dalla sua bocca, soprattutto nel santo concilio e davanti ai suoi colleghi, una cosa diversa da quella che sentiva nel cuore, non posso crederlo nel modo più assoluto. Specie se consideriamo queste altre parole: Ma restiamo tutti in attesa del giudizio del Signore nostro Gesù Cristo, che è l'unico e il solo ad avere il potere sia di porci a capo del governo della sua Chiesa e sia di giudicare le nostre azioni 7. Ora, nel ricordo di questo grande giudizio, in attesa di ascoltare la verità dai suoi colleghi, poteva, egli per primo, dare un esempio di menzogna? Tenga Dio lontano questa follia da ogni cristiano e molto più da Cipriano! Dunque, abbiamo libera facoltà di ricerca: a concedercela è Cipriano stesso, con un discorso molto mite e sincero.
La lettura di questa lettera non è persuasiva.
4. 6. Ed ora cominciano i suoi colleghi a esprimere le proprie opinioni; ma essi hanno ascoltato la lettera a Giubaiano; in effetti è stata letta, come è stato ricordato all'inizio. La si legga quindi anche a noi, perché anche noi vediamo, con l'aiuto del Signore, che cosa bisogna pensare. Forse mi si dirà: " Come, solo ora tu vieni a conoscere ciò che ha scritto Cipriano a Giubaiano? ". L'ho già letta, lo confesso, e mi sarei orientato senz'altro verso la stessa opinione, se non mi avesse richiamato ad una più attenta riflessione, la grande autorità di quelli che gli sono uguali per il dono della dottrina, o, forse, sono anche più dotti, e che la Chiesa diffusa nel mondo, ha potuto generare in tante nazioni Latine, Greche, barbare e nella stessa nazione ebraica; quella Chiesa che ha generato anche lui; e non mi è mai parso che questi abbiano rifiutato senza motivo di seguire l'opinione di Cipriano, e non già perché non sarebbe possibile che in una questione molto oscura, uno o pochi abbiano le idee più esatte di molti, ma perché non bisogna facilmente dare un parere a favore di uno o di pochi, contro gli innumerevoli personaggi di una stessa religione e di una stessa unità, dotati di grande ingegno e di ricca dottrina, se non dopo avere esaminato le questioni con tutte le forze e averle approfondite. Pertanto, a chi mi chiede con insistenza se anche gli scritti di Cipriano mi hanno suggerito qualcosa a favore dell'opinione che, oggi, la Chiesa cattolica sostiene, e cioè che il battesimo di Cristo va riconosciuto e approvato, non per i meriti di colui che lo dà ma per la virtù di colui di cui è stato detto: Questi è colui che battezza 8, sarà l'argomento stesso a fornirgli una risposta nel prosieguo del nostro discorso. Diamo dunque per scontato che la lettera di Cipriano a Giubaiano è stata letta anche a noi, come è stata letta nel concilio. La legga, prima di tutto, chi si appresta a leggere quanto io dirò, perché non pensi che io ne abbia omesso qualche brano essenziale. Sarebbe troppo lungo, infatti, e non pertinente allo svolgimento del nostro compito, citarne ora il testo parola per parola.
Il punto di partenza di Agostino circa questa questione.
5. 7. Se poi uno mi chiede quale sia il mio pensiero, mentre sto trattando questa questione, innanzitutto rispondo che è stata appunto la lettera di Cipriano a suggerirmelo, in attesa di vedere ciò che cominciò più tardi ad essere discusso. Dice, infatti, Cipriano: Si dirà: che ne sarà, dunque, di coloro che in passato, venendo dall'eresia alla Chiesa, sono stati ammessi senza battesimo? 9 Ma se davvero questi erano senza battesimo o se sono stati ammessi perché chi li ammetteva si rendeva conto che lo avevano, lo esamineremo presto. Nondimeno Cipriano mostra con chiarezza quale fosse, nella Chiesa, la consuetudine vigente: egli dice che in passato, quanti dall'eresia passavano alla Chiesa, erano ammessi senza battesimo.
Non si deve disprezzare la verità.
5. 8. Nel concilio Casto di Sicca dice: Chi, disprezzata la verità, presume di seguire una consuetudine, o è invidioso e maligno verso i fratelli, ai quali la verità si rivela, o è ingrato verso Dio, che con la sua ispirazione ammaestra la sua Chiesa 10. Se la verità è stata scoperta, lo verificheremo presto; ma che fosse un'altra la consuetudine della Chiesa, lo ammette anche lui.
La consuetudine deve cedere alla verità.
6. 9. Dice Liboso di Vaga: Nel Vangelo il Signore dice: " Io sono la verità " 11. Non dice: Io sono la consuetudine. Quindi, una volta scoperta la verità, la consuetudine deve cedere alla verità 12. Certo, e chi oserà dubitare che la consuetudine deve cedere alla verità scoperta? Ma di questa scoperta della verità vedremo; per ora anche costui rivela che la consuetudine era un'altra.
Dopo la rivelazione della verità, l'errore segni il passo.
7. 10. Così, Zosimo di Tarassa dice: Scoperta la verità, l'errore ceda alla verità; infatti anche Pietro, che prima sosteneva la circoncisione, si arrese a Paolo che predicava la verità 13. Costui ha preferito non parlare di consuetudine, ma di errore; tuttavia dicendo: Anche Pietro, infatti, che prima sosteneva la circoncisione, si arrese a Paolo che predicava la verità, mostra chiaramente che sulla questione del battesimo la prassi era un'altra. Ma allo stesso tempo ci avverte che non fu impossibile per Cipriano avere sul battesimo un parere diverso dalla verità che la Chiesa aveva seguito prima e dopo di lui, se anche Pietro poté avere un'idea diversa dalla verità che abbiamo appresa dall'apostolo e maestro Paolo 14.
Non preferire la consuetudine alla ragione.
8. 11. Così, Felice da Buslacca: Nell'ammettere gli eretici senza il battesimo della Chiesa, nessuno deve anteporre una consuetudine alla ragione e alla verità: la ragione e la verità, infatti, escludono sempre la consuetudine 15. Se si tratta di ragione e di verità, benissimo, e lo vedremo presto; per il momento, l'esistenza di una diversa consuetudine traspare anche dalle parole di Felice.
Anteporre la verità alla consuetudine.
9. 12. Così, Onorato di Tucca: Poiché Cristo è la verità, noi dobbiamo seguire più la verità che la consuetudine 16. In tutti questi interventi si dichiara che noi non siamo fuori dalla comunione della Chiesa, finché la verità, che a loro dire va preferita alla consuetudine, non brillerà con chiarezza. Ma se la verità rivelerà che bisogna seguire quanto aveva prescritto la consuetudine, sarà evidente che essa non venne introdotta e consolidata senza motivo, e sarà più chiaro, anche dopo queste dispute, che la salutarissima osservanza di un sacramento tanto grande, la Chiesa cattolica non avrebbe potuta cambiarla, ma, una volta confermata anche dalla forza maggiore dei concili, conservarla con la massima religiosità.
Gli eretici non hanno potere e diritto sul battesimo.
10. 13. Scrive dunque Cipriano a Giubaiano, sul battesimo degli eretici che, postisi fuori e stabilitisi fuori della Chiesa, gli sembravano rivendicare una cosa di cui non avevano né diritto e né potere. Egli dice: Questo battesimo non possiamo ritenerlo né valido e né legittimo, dal momento che presso di loro, come si sa, è illecito 17. Neppure noi neghiamo che quando uno si battezza presso gli eretici o in qualche scisma, fuori dalla comunione della Chiesa, il battesimo non gli giova nella misura in cui egli approva la perversità degli eretici e degli scismatici; come non neghiamo che coloro che battezzano, benché diano il vero ed autentico sacramento del battesimo, agiscono legittimamente, raccolgono fuori della Chiesa e pensano contro la Chiesa. Ma, un conto è non possedere un bene, e un conto è possederlo senza averne diritto o appropriarsene illecitamente. Quindi, non che non siano più sacramenti di Cristo e della Chiesa, solo perché li usano illecitamente, non solo gli eretici, ma anche tutti i malvagi e gli empi. Ciononostante, questi vanno corretti e puniti, e i sacramenti riconosciuti e venerati.
Su questa questione si tennero due concili in Africa.
10. 14. Ha ragione Cipriano nel dire che su questo problema si sono tenuti non uno, ma due e più concili; ma tutti in Africa. Egli poi ricorda che in uno di questi erano presenti settantuno vescovi 18. Ma all'autorità di tutti questi, noi non esitiamo ad anteporre quella della Chiesa universale, diffusa in tutto il mondo con molti più vescovi; pur restando in pace con Cipriano, che della Chiesa universale amava essere un membro indissolubile.
L'acqua del battesimo non è profana e adultera.
10. 15. Non è poi acqua profana e adultera, quella su cui si invoca il nome di Dio, anche se ad invocarlo sono dei profani e degli adulteri, poiché non sono adulteri né la creatura e né il nome. In realtà il battesimo di Cristo, consacrato dalle parole del Vangelo, anche se dato mediante gli adulteri e se lo hanno gli adulteri, è sempre santo, quantunque costoro siano impudichi e immondi, in quanto la sua santità non può essere macchiata e la potenza di Dio è presente nel suo sacramento, e per la salvezza di quanti l'usano bene e per la rovina di quanti l'usano male. O forse la luce del sole o di una lucerna, diffondendosi sulle sozzure, non contrae nessuna sporcizia, e il battesimo di Cristo può essere macchiato dai delitti di qualsiasi uomo? Certo, se prestiamo attenzione agli elementi visibili di cui i sacramenti sono costituiti, chi non sa che sono corruttibili? Se invece pensiamo alla potenza che opera per loro tramite, come non vedere che i sacramenti non possono corrompersi, anche se gli uomini, mediante i quali essa opera, per la loro condotta, o ricevono dei premi o subiscono dei castighi?
L'esempio dei Novaziani non conta.
11. 16. Giustamente Cipriano non si è fatto commuovere da ciò che ha scritto Giubaiano: che i Novaziani ribattezzavano quanti dalla Cattolica passavano a loro 19. In effetti, non tutto ciò che gli eretici imitano in modo distorto, i cattolici non debbono farlo, perché lo fanno anche loro. Ora, altro è il motivo per cui non devono ribattezzare gli eretici, e altro quello per cui non deve battezzare la Cattolica. Gli eretici infatti, non dovrebbero farlo neppure se si dovesse fare nella Cattolica, poiché dicono che tra i Cattolici non si trova ciò che essi, quando c'erano, hanno ricevuto, e quando se ne sono separati, hanno portato via. La Cattolica, poi, non deve ripetere il battesimo, dato presso gli eretici, proprio per non far pensare che essa consideri dei Donatisti ciò che è di Cristo, oppure che essi non abbiano ciò che, avendo ricevuto dentro, non potevano certamente perdere uscendo fuori. In effetti, Cipriano con tutti gli altri 20, ha anche stabilito che se dall'eresia ritornavano alla Chiesa quelli che vi erano stati battezzati, non fossero ricevuti più per mezzo del battesimo, ma della penitenza. Donde risulta che essi non possono perdere, andandosene, ciò che non ricevono, ritornando. Tuttavia, non significa che com'è loro l'eresia, com'è loro l'errore, com'è loro il sacrilegio dello scisma, così anche il battesimo, che è di Cristo, deve dirsi loro. Perciò, mentre quei mali, che sono loro, quando essi ritornano, si correggono, di ciò che invece non è loro, si deve riconoscere Colui di cui è.
Cipriano non stabilì improvvisamente una usanza nuova.
12. 17. San Cipriano mostra di non essere stato lui a stabilire una nuova e inattesa usanza, in quanto essa era già iniziata con Agrippino: " Sono trascorsi molti anni e un lungo periodo, da quando, sotto la presidenza di Agrippino, uomo di santa memoria, molti vescovi si riunirono e la stabilirono " 21. Quindi, la novità è stata introdotta dallo stesso Agrippino. Come poi Cipriano possa dire: " E da allora ad oggi, tante migliaia di eretici, tornati alla Chiesa nelle nostre province, non l'hanno rifiutata e né esitato, anzi, l'hanno abbracciata con saggezza e buona volontà, per ottenere la grazia del lavacro di vita e del battesimo salutare " 22, io non lo so; a meno che, con la frase " da allora ad oggi ", egli intenda dire che, nei riguardi degli eretici non era sorto, da quando nella Chiesa, grazie al concilio di Agrippino, sono stati battezzati, nessun problema di scomunica. Del resto, se la consuetudine di battezzare quanti venivano dagli eretici era in vigore da Agrippino a Cipriano, a che scopo Cipriano ha convocato, su questa questione, due concili? A che scopo egli dice a Giubaiano, di non essere stato lui a introdurre una novità inattesa, ma che l'aveva introdotta Agrippino? Perché Giubaiano era turbato da questa novità, tanto che fu necessario guarirlo citandogli l'autorità di Agrippino, se da Agrippino a Cipriano la Chiesa già la seguiva? E perché infine, tanti suoi colleghi dissero, in concilio che la ragione e la verità vanno anteposte alla consuetudine, mentre avrebbero fatto meglio a dire che quanti volevano fare una cosa diversa, la facevano sia contro la verità che contro la consuetudine?
Si tratta ancora della remissione dei peccati mediante il battesimo.
13. 18. Riguardo alla remissione dei peccati, se cioè presso gli eretici avviene con il battesimo, il mio parere l'ho espresso già in un'altra opera; ma lo richiamo brevemente anche qui. Se da loro la remissione dei peccati si realizza per la santità del battesimo, i debiti ritornano per la loro ostinazione loro nell'eresia o nello scisma, e quindi, queste persone hanno urgente bisogno di venire alla pace cattolica, per cessare di essere eretici e scismatici, e per meritare la purificazione dei peccati, ritornati in loro, mediante la carità operante nel vincolo dell'unità. Se invece, il battesimo di Cristo, quantunque presso gli eretici e gli scismatici sia lo stesso, ma per la sconcezza della discordia e per l'iniquità della divisione non vi opera la remissione dei peccati, questo stesso battesimo inizia ad operare la remissione dei peccati, quando loro vengono alla pace della Chiesa; di modo che, davvero rimessi, i peccati non sono ritenuti; né si disapprova il primo battesimo come estraneo o diverso, per darne un altro, ma si accetta quello stesso che, fuori, per via della discordia, procurava la morte, dentro, per via della pace, procura la salvezza. Era senza dubbio lo stesso profumo, quello di cui l'Apostolo dice: Siamo il buon profumo di Cristo, dappertutto, eppure ha detto: In quelli che si salvano e in quelli che si perdono, per gli uni è profumo di vita per la vita, per gli altri è profumo di morte per la morte 23. Ora, anche se questo testo riguarda un'altra cosa, io l'ho messo qui, perché si capisca che un bene, non solo può procurare la vita a quanti ne usano bene, ma anche la morte a quanti ne usano male.
Rapporto tra chi ha una fede erronea e il battesimo.
14. 19. Quando poi si tratta dell'integrità e della santità del sacramento, non importa ciò che crede e di quale fede è imbevuto chi lo riceve. Certo, la fede conta moltissimo per la via della salvezza, ma per la questione del sacramento, non conta niente. Può infatti capitare che uno abbia il sacramento integro e la fede distorta; come pure che sappia esattamente le parole del Simbolo, ma che non abbia una fede giusta sulla Trinità, o sulla risurrezione o su qualche altra verità. Non che sia di poco conto avere, anche nella Cattolica, una fede integra, e quindi credere assolutamente, non di una creatura, ma di Dio stesso, nient'altro che la verità. E allora? Se un uomo, battezzato nella Cattolica, in seguito viene a sapere, tramite letture, ascolto, serene discussioni, o per illuminazione del Signore, di aver creduto in passato una verità diversa da quella che avrebbe dovuto credere, lo si deve ribattezzare? Ma quale uomo carnale e naturale non si abbandona a rappresentazioni immaginarie del suo cuore, e si crea un Dio a suo piacimento, secondo la sua carnale sensibilità, finendo per credere una realtà ben diversa dal vero Dio, quanto la vanità è diversa dalla verità? Quanta verità c'è in queste parole dell'Apostolo, pieno della luce della verità: L'uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio 24. Eppure parlava di quelli che erano stati già battezzati, come rivela egli stesso. È a loro, infatti, che dice: È stato forse crocifisso per voi Paolo? O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 25 Essi quindi avevano il sacramento del battesimo, ciononostante nella loro sapienza carnale, che cosa potevano credere di Dio, se non ciò che suggeriva il loro senso carnale, nel quale l'uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio? Ed è agli uomini carnali che l'Apostolo dice: Non ho potuto parlarvi come ad uomini spirituali, ma come ad esseri carnali. Come a bambini in Cristo vi ho dato da bere latte, e non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. Ma non lo siete neppure ora, perché siete ancora carnali 26. Costoro sono portati qua e là da ogni vento di dottrina, e di loro dice: Perché non siamo più bambini, sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina 27. Che forse se costoro crescono fino alla maturità spirituale dell'uomo interiore e vengono a conoscere, con la chiarezza dell'intelligenza, quanto è diverso ciò che, a causa dei loro fantasmi, hanno creduto di Dio, da ciò che la verità richiedeva, vanno ribattezzati? Ma può anche accadere questo: che un catecumeno cattolico si imbatta nel libro di un eretico, e, non sapendo discernere l'errore dalla verità, creda una cosa contraria alla fede cattolica, ma si tratta di un errore non in contraddizione con le parole del Simbolo: in verità sotto le stesse parole sono sorti innumerevoli errori degli eretici! Ora, se costui crede che il libro è di qualche autorevole e dotto cattolico e se, pur credendo questo, viene battezzato nella Cattolica, ma in seguito ad una ricerca viene a conoscere che cosa deve credere e, abbracciata la fede cattolica respinge con forza l'errore, che forse, se confessa questo, bisogna ribattezzarlo? Oppure, se prima che egli lo sappia e lo confessi, ci si accorge che ha queste idee e lo si istruisce sugli errori da rinnegare e sulle verità da apprendere, e risulta evidente che egli è stato battezzato con una fede falsa, deve essere di nuovo battezzato? Perché no? Perché la santità del sacramento, consacrata dalle parole del vangelo, restava in lui integra come l'aveva ricevuta, anche se egli, immerso nelle fantasticherie della mente carnale, quando veniva battezzato credeva diversamente da come avrebbe dovuto credere. È quindi evidente, che anche senza una fede integra, in un uomo può restare integro il sacramento del battesimo. Ecco perché, tutto ciò che si dice sulla varietà dei diversi eretici, non tocca questa questione. In ogni uomo, infatti, va corretto ciò che viene conosciuto come sbagliato da parte di chi lo corregge, va guarito ciò che è malato e gli va dato ciò che non ha, soprattutto la carità della pace, senza la quale tutti gli altri doni non possono giovargli. Se però questo c'è, non gli va dato come se non ci fosse, ma fatto in modo che lo abbia con frutto e non con danno, mediante il vincolo della pace e la sublimità della carità.
Il battesimo dato nella formula del Vangelo è integro anche se la fede è imperfetta.
15. 20. Perciò, se Marcione consacrava il battesimo con le parole del Vangelo: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo 28, il sacramento era integro, anche se la sua fede, che sotto le stesse parole coglieva un senso diverso da ciò che la verità cattolica insegna, non era integra, ma contaminata da incredibili falsità. In realtà, sotto le stesse parole: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, non erano solo Marcione, Valentino, Ario e Eunomio, a vedervi un senso diverso, ma anche quei figli carnali della Chiesa, ai quali l'Apostolo diceva: Non vi ho potuto parlare come a uomini spirituali, ma come a uomini carnali 29; e se si potessero interrogare bene uno per uno, forse si conterebbero tanti pareri diversi quanti sono loro. L'uomo carnale, infatti, non comprende le cose dello Spirito di Dio 30. Ma per questo non ricevono il sacramento integro? Oppure se progrediscono e si emendano dalla vanità delle loro idee carnali, va ripetuto ciò che avevano ricevuto? Ciascuno riceve secondo la sua fede 31, ma nella misura in cui lo riceve sotto la guida della divina misericordia, nella quale l'Apostolo riponeva la fiducia dicendo: Se in qualche cosa pensate diversamente, in questo Dio vi illuminerà 32. Comunque i lacci degli eretici e degli scismatici sono molto dannosi agli uomini carnali, perché bloccano il loro sviluppo, rafforzano la loro vuota dottrina nei riguardi della verità cattolica, e confermano il loro astioso dissenso verso la pace cattolica. I sacramenti, però, se sono gli stessi, sono ovunque autentici, anche se mal compresi e amministrati con spirito di discordia; come del resto avviene anche del testo del Vangelo: se è sempre lo stesso, resta ovunque integro, anche se viene citato per sostenere una grande varietà di opinioni errate. Prendiamo infatti un testo di Geremia 33 : Perché quelli che mi affliggono prevalgono? La mia ferita è incurabile: come la guarirò? Mentre essa dura, è diventata per me come un'acqua ingannevole, di cui non ci si può fidare 34. Ora, se nel linguaggio figurato e allegorico della profezia, l'acqua non fosse menzionata, tranne che per significare il battesimo, faremmo fatica a cercare il senso delle parole di Geremia. Sennonché, dato che nell'Apocalisse le acque vengono citate molto chiaramente per significare i popoli 35, perché io non potrei intendere per acqua ingannevole e infida un popolo menzognero e perfido, non lo so.
Fuori dalla Chiesa la carità non c'è e senza la carità nulla vale.
16. 21. Se poi si dice che lo Spirito Santo viene dato solo nella Cattolica per l'imposizione delle mani, questo è certamente il senso che i nostri padri hanno voluto dare alle parole di Paolo: La carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 36. È questa, infatti, la carità che non possiedono quanti si sono separati dalla comunione della Chiesa cattolica, per cui, se anche parlassero le lingue degli uomini e degli angeli, se anche conoscessero tutti i misteri e tutta la scienza, se anche possedessero la profezia e la pienezza della fede, sì da trasportare le montagne e distribuire tutti i propri beni ai poveri e dare il proprio corpo alle fiamme per essere bruciato, ad essi non giova niente 37. Ma non ha la carità di Dio chi non ama l'unità della Chiesa, e quindi è giusto dire: lo Spirito Santo non si riceve che nella Cattolica. In effetti, non è con la testimonianza di miracoli temporali e visibili, che oggi viene dato lo Spirito Santo per l'imposizione delle mani, come si dava alle origini per accreditare la nuova fede e per espandere la Chiesa nascente. Chi si aspetta, oggi, che coloro ai quali si impongono le mani per ricevere lo Spirito Santo, comincino tutt'a un tratto a parlare lingue?. Ma si intende che, in virtù del vincolo della pace, la carità di Dio è inspirata invisibilmente e misteriosamente nei loro cuori, in modo da poter dire: La carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 38. Sono molte le operazioni dello Spirito Santo di cui l'Apostolo, dopo averne parlato in un passo, per quanto ha ritenuto sufficiente, ha concluso 39: Ma tutte queste cose le opera un solo e medesimo Spirito, distribuendo a ciascuno i suoi doni come vuole 40. Dunque, poiché una cosa è il sacramento, che ha potuto avere anche Simon Mago 41, una cosa è l'operazione dello Spirito, che suole operare anche nei cattivi, come in Saul che ebbe la profezia 42, e un'altra è l'operazione dello stesso Spirito, che possono avere soltanto i buoni, come è il fine del precetto, cioè la carità che sgorga da un cuore puro, da una coscienza buona e da una fede sincera 43, quale che siano i doni che gli eretici e gli scismatici possono ricevere, la carità che copre la moltitudine dei peccati 44 è il dono specifico dell'unità e della pace cattolica; non però un suo dono presente in tutti, perché non tutti sono suoi, come a suo tempo si vedrà. E al di fuori di essa non può esservi quella carità senza la quale tutti gli altri doni, anche se si possono accettare e approvare, non possono, però, né giovare e né liberare. Riguardo all'imposizione delle mani, essa non è irripetibile come il battesimo. Che altro è, infatti, se non una preghiera su un uomo?.
L'integrità del sacramento è ovunque, ma non realizza la remissione dei peccati.
17. 22. In effetti, se il Signore ha dato a Pietro, figura dell'unità, il potere di sciogliere in terra tutto quanto avesse voluto 45, è evidente che questa unità è stata chiamata anche colomba perfetta e unica 46. Che forse a questa colomba appartengono tutti gli avari di cui Cipriano ha lamentato fortemente la presenza nella Cattolica? 47 Secondo me i ladri non possono essere chiamati colombe, ma falchi. Come mai battezzavano, allora, quelli che, con inganni e raggiri, si appropriavano dei terreni e, raddoppiando gli interessi, aumentavano il loro capitale, se chi battezza è solo la colomba, cioè quell'unità che solo nei buoni può intendersi semplice, casta e perfetta? Oppure è per la preghiera dei santi e degli spirituali, che sono nella Chiesa, che si compie, come per mezzo di un incessante gemito di colomba, questo grande sacramento e la occulta dispensazione della misericordia di Dio, tanto che vengono rimessi anche i peccati di coloro che non sono stati battezzati dalla colomba, ma dal falco, purché essi si accostino a questo sacramento con la pace dell'unità cattolica? Ma se è così, perché a chi passa dall'eresia o dallo scisma alla pace cattolica, non gli sono rimessi i peccati mediante le loro preghiere? È vero che l'integrità del sacramento è riconosciuta ovunque, ma fuori dell'unità della Chiesa, essa non è efficace per ottenere l'irrevocabile remissione dei peccati. E a chi sta nell'eresia o nello scisma, le preghiere dei santi, cioè il gemito dell'unica colomba non possono essere di aiuto, come non possono esserlo a chi sta dentro se, a causa della sua pessima condotta, conserva su di sé il debito dei peccati; e questo, non solo se lo battezza il falco, ma anche se lo battezza il pio ministero della colomba.
La pace dell'unità risiede solo nei buoni.
18. 23. Come il Padre ha mandato me - disse il Signore - così anch'io mando voi. E detto questo, alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi li riterrete, saranno ritenuti 48. Dunque, se gli Apostoli rappresentavano la Chiesa e il Signore ha parlato a loro come se parlasse alla Chiesa stessa, è la pace della Chiesa che rimette i peccati ed è la lontananza dalla pace della Chiesa che li ritiene, non ad arbitrio degli uomini, ma per volere di Dio e le preghiere dei santi e degli spirituali, che giudicano tutto, ma che nessuno giudica 49. È infatti la pietra che li ritiene, ed è la pietra che li rimette; è la colomba che li ritiene, ed è la colomba che li rimette; è l'unità che li ritiene, ed è l'unità che li rimette. Ma la pace di questa unità si trova solo nei buoni, o già spirituali o in cammino verso le cose spirituali con concorde obbedienza; mentre non si trova nei cattivi, sia che strepitino fuori o che siano tollerati dentro, nel pianto; e sia che battezzino o che vengano battezzati. Ma come coloro che sono tollerati dentro tra i gemiti, quand'anche non appartengano all'unità della colomba e della gloriosa Chiesa senza macchia, né ruga e né alcunché di simile, 50 se si emendano e riconoscono d'essersi accostati al battesimo con pessime disposizioni, non vengono ribattezzati, ma incominciano ad appartenere alla colomba, per il cui gemito sono rimessi i peccati a quanti erano lontani dalla sua pace. Così anche quelli che sono apertamente fuori: se hanno ricevuto gli stessi sacramenti, se si correggono e vengono all'unità della Chiesa, sono liberati non dalla ripetizione del battesimo, ma dalla legge della carità e dal vincolo dell'unità. In effetti, se solo ai capi della Chiesa, fondati sulla legge del Vangelo e sull'ordine del Signore, viene riservato il diritto di battezzare 51, li avevano questi requisiti, coloro che si appropriavano dei terreni con inganni e raggiri, e che aumentavano il loro capitale, raddoppiando gli interessi 52? Io invece credo che fondati sull'ordine del Signore, siano coloro ai quali l'Apostolo proponeva questo modello di vita: Non sia né avaro, né disonesto affarista 53. Eppure, al tempo di Cipriano, tali individui battezzavano, ed egli confessa, con grande dolore, che essi erano vescovi, suoi colleghi, e li sopporta ricevendo la grande ricompensa dovuta alla tolleranza. Tuttavia, non concedevano la remissione dei peccati, che viene concessa per le preghiere dei santi, cioè, per i gemiti della colomba - chiunque battezzi -, se coloro ai quali viene data fanno parte della sua pace. In effetti, il Signore non avrebbe mai detto ai ladroni e agli usurai: A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi li riterrete, saranno ritenuti 54. La verità è che, fuori della Chiesa non si può né legare, né sciogliere alcunché, là dove non c'è nessuno che può legare e sciogliere 55; ma viene sciolto chi è in pace con la colomba, e legato chi non è in pace con la colomba, sia che si trovi apertamente fuori, sia che sembri stare dentro.
Gli esempi di Dathan e Abiron.
18. 24. Quanto a Dathan e ad Abiron, che cercarono di appropriarsi del diritto di offrire sacrifici contro l'unità del popolo di Dio, e ai figli di Aronne, che misero sull'altare un fuoco straniero, essi, come sappiamo, non lo fecero impunemente 56. E anche noi diciamo che questi crimini non resteranno impuniti, se i colpevoli non si ravvedono e se la pazienza di Dio, che li invita alla penitenza 57, concede loro il tempo di farlo.
L'esempio del diacono Filippo.
19. 25. Certamente quanti dicono che il battesimo non va ripetuto, perché a quelli che battezzò il diacono Filippo, fu imposta solo la mano 58, non dicono niente che attenga alla nostra questione, e quindi, lungi da noi, nella ricerca della verità, il ricorso a simili argomenti. Perciò noi non cediamo agli eretici, se diciamo che quanto essi ricevono dalla Chiesa di Cristo, non è loro, e se, a causa dei crimini dei disertori, ci rifiutiamo di disconoscere le insegne del nostro imperatore 59. E soprattutto se, visto che il Signore Dio nostro è un Dio geloso 60, tutto ciò che di suo riconosciamo in un uomo, non gli permettiamo assolutamente di considerarlo come proprio. Si sa che questo Dio geloso rimprovera la donna adultera - figura del popolo prevaricatore -, che lo ha abbandonato, dicendole che i doni suoi essa li concedeva ai suoi amanti dai quali riceveva, in contraccambio, doni che non erano loro, ma di Dio 61. Ora, se nel rapporto tra una donna adultera e suoi adulteri amanti, Dio riconosce i suoi doni, come un uomo geloso adirato 62, come possiamo dire, noi, che il battesimo consacrato dalle parole del Vangelo è degli eretici e, colpiti dai loro fatti, vogliamo attribuire ad essi anche i doni di Dio, quasi che abbiano potuto contaminarli o fare proprio ciò che è di Dio, solo perché essi non hanno voluto essere di Dio?
Tutti i doni che hanno gli eretici vengono da Dio e sono di Dio.
19. 26. Chi è la donna adultera, che il profeta Osea ci presenta e che ha detto: Andrò dietro ai miei amanti: essi mi danno il mio pane e la mia acqua, i miei vestiti e il mio lino, e tutto ciò che mi conviene 63? Certo, questo testo possiamo intenderlo anche del popolo giudaico prevaricatore. Tuttavia, quelli che gli pseudocristiani imitano -vale a dire gli eretici e gli scismatici - chi sono se non degli pseudoisraeliti? Certo, vi erano anche dei veri Israeliti, come Natanaele, di cui il Signore stesso rende testimonianza, dicendo: Ecco un vero Israelita nel quale non c'è inganno 64. E chi sono i veri cristiani, se non coloro di cui lo stesso Signore dice: Chi mi ama, osserva i miei comandamenti 65? E che significa osservare i suoi comandamenti, se non rimanere nella carità? Perciò egli dice anche: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate a vicenda 66, e: Da questo vi conosceranno tutti che siete miei discepoli, se vi amerete a vicenda gli uni gli altri 67. Ora, chi può dubitare che questo insegnamento non era rivolto solo a quelli che, allora, ascoltavano le parole di Colui, che era presente con il suo corpo, ma anche a quelli che per mezzo del Vangelo conoscono, ora, le parole di Colui che siede nel cielo? Il Signore infatti non è venuto per abolire la legge, ma per completarla 68; e la pienezza della legge è la carità 69, che in Cipriano, che pure sul battesimo aveva una opinione diversa, fu tanto forte, da non fargli abbandonare l'unità, e da renderlo un tralcio fruttuoso ben inserito nella vite del Signore; un tralcio che il celeste Agricoltore ha potato con il ferro del martirio, perché portasse più frutto 70. Sono invece nemici di questa carità fraterna gli pseudocristiani e gli anticristi, sia che siano apertamente fuori, sia che sembrino dentro. In realtà, essi cercano tutte le occasioni per uscire fuori, come sta scritto: Chi vuole allontanarsi dagli amici, cerca le occasioni 71. Ma anche in mancanza di occasioni, pur sembrando dentro, di fatto sono separati dall'organismo invisibile della carità. Per questo Giovanni dice: Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero certamente rimasti con noi 72. Egli non ha detto che, uscendo, sono diventati stranieri, ma che erano già stranieri, e per questo ha dichiarato che erano usciti. Anche l'Apostolo parla di alcuni che si erano allontanati dalla verità e sconvolgevano la fede di non pochi fedeli. La loro parola si propagava come una cancrena, e sebbene ordina di evitarli, fa però capire che sono tutti in un'unica grande casa, ma come vasi spregevoli. Credo che ancora non fossero usciti. Di fatto, se già erano usciti, come poté dire che erano dentro un'unica grande casa con i vasi onorevoli? Non è forse per via degli stessi sacramenti, che non cambiano neppure nelle assemblee separate degli eretici, e che appartenevano tutti, egli dice, ad un'unica grande casa, ma per scopi diversi, e cioè, alcuni per l'onore, altri per l'obbrobrio? Ecco, infatti, che cosa dice scrivendo a Timoteo: Evita, parlando, le novità profane, perché esse faranno crescere di molto l'empietà; la parola di costoro si propaga come una cancrena. Fra questi ci sono Imeneo e Fileto, i quali hanno deviato dalla verità, sostenendo che la resurrezione è già avvenuta, e così sconvolgono la fede di alcuni. Ma il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo sigillo: il Signore conosce i suoi, e: Si allontani dall'iniquità chiunque pronuncia il nome del Signore. In una grande casa però, non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri ad usi spregevoli. Chi, dunque, si manterrà puro da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera buona 73. Ma che significa mantenersi puro dagli iniqui, se non fare ciò che ha detto poco prima: Si allontani dall'iniquità, chiunque pronuncia il nome del Signore? Ed affinché nessuno credesse di poter perire in quest'unica grande casa, insieme a questi iniqui, con molta avvedutezza ha premesso: Il Signore conosce i suoi; quelli, naturalmente, che, tenendosi lontani dall'iniquità, si conservano puri dai vasi destinati ad usi spregevoli, proprio per non morire con quelli che essi sono costretti a sopportare nell'unica grande casa.
I doni di Dio non dobbiamo attribuirli agli eretici.
19. 27. I malvagi, i malfattori, gli uomini carnali, naturali e diabolici, credono di ricevere dai loro seduttori ciò che è unicamente dono di Dio: i sacramenti o alcune operazioni dello Spirito che riguardano la salvezza in questa vita. Essi non hanno l'amore verso Dio, ma sono tutti presi per coloro che li seducono con il loro orgoglio, e sono paragonati alla donna prostituta, alla quale il Profeta fa dire: Andrò dietro i miei amanti: essi mi danno il mio pane e la mia acqua; i miei vestiti e il mio lino; il mio olio e tutto ciò che mi conviene 74. Le eresie e gli scismi nascono proprio così, quando un popolo carnale, che non è fondato sull'amore di Dio, dice: Andrò dietro ai miei amanti, e con essi fornica turpemente sia per la corruzione della fede che per l'esaltazione della superbia. Ma alcuni, dopo avere sofferto le difficoltà, le strettezze e le chiusure degli insulsi ragionamenti dei loro seduttori, vengono presi dai timori e ritornano sulla via della pace, per cercare sinceramente Dio. Perciò il profeta prosegue dicendo: Ecco dunque, che io sbarro il suo cammino con pali e sto per porre sulla sua via delle spine, e lei non troverà il sentiero. Inseguirà i suoi amanti senza raggiungerli; li cercherà senza trovarli; e dirà: andrò e ritornerò al mio marito di prima, poiché stavo meglio allora di adesso 75. Quindi, perché non credano che i doni posseduti integri dai loro seduttori e che provengono dalla vera dottrina, e coi quali essi attirano la gente alle loro false dottrine e ai loro scismi; perché, ripeto, non credano che siano loro i beni che possiedono integri, il profeta ha aggiunto subito: E lei non ha compreso che sono io che le ho dato il frumento, il vino e l'olio, e che le ho moltiplicate le ricchezze; ma essa ne ha fatto vasi d'oro e di argento per Baal 76. Più su lei aveva detto: Andrò dietro ai miei amanti: sono essi che mi danno il mio pane, ecc., certamente non comprendendo che è dono di Dio e non degli uomini, tutto ciò che di integro e di legittimo hanno anche i suoi seduttori. Ma essi non si attribuirebbero e non reclamerebbero per sé questi doni come propri se, dai popoli che hanno sedotti, non fossero a loro volta sedotti, quando danno loro credito e li coprono di onori tali da permettere loro di dire tali cose e di rivendicare per sé questi doni, di chiamare verità il loro errore, e di considerare giustizia il loro crimine, grazie ai sacramenti e alle Scritture che hanno per bellezza, non per salvezza. Perciò, anche tramite Ezechiele viene detto alla prostituta: Tu hai preso i vasi che erano per la tua gloria: i vasi d'oro e d'argento che io ti avevo dato; ne hai fatto immagini di uomini e ti sei prostituita a loro. hai preso la mia veste variopinta e ne hai coperto i tuoi idoli; il mio olio e il mio incenso e lo hai posto davanti ai tuoi idoli, e i pani che io ti ho dato. Ti ho nutrito con fior di farina, con miele e con olio, ma tu hai deposto questi doni davanti ai tuoi idoli come odore olezzante; tu hai fatto queste cose 77. Ecco, ad immagine dei suoi sogni, coi quali si compiace rigirarsi, l'anima carnale trasforma tutti i sacramenti e le parole dei Libri santi. Eppure, se queste immagini sono false e sono dottrine di demoni ipocriti e mentitori 78, non per questo i sacramenti e i divini oracoli vanno disonorati fino al punto da ritenerli un bene loro, malgrado il Signore dica: Col mio oro, col mio argento, con la mia veste variopinta; col mio olio, coll'incenso e coi pani miei, ecc. O forse, dato che gli erranti pensano che questi beni sono dei loro seduttori, per questo non dobbiamo riconoscere di chi sono, visto quanto lui stesso dice: Ma essa non si è accorta che sono stato io a darle il frumento, il vino, l'olio, e a moltiplicarle le ricchezze? 79 Egli, in effetti, non dice che la sposa non aveva questi beni, poiché era una prostituta, ma si dice che li aveva e che non erano suoi, né dei suoi amanti, ma di Dio, al quale solo appartengono. Certo, lei aveva di suo solo la prostituzione, tuttavia i beni con cui la ornava, da sedotta o da seduttrice, non erano suoi ma di Dio. Ora tutte queste cose erano figura del popolo giudaico, nel quale gli Scribi e i Farisei rigettavano il comandamento di Dio per stabilire le loro tradizioni, e in un certo senso per fornicare con il popolo che abbandonava Dio. Se però tale fornicazione presente nel popolo di allora che il Signore, rimproverandola, portò allo scoperto, non ottenne l'effetto di far diventare loro i sacramenti che non erano loro ma di Dio, il quale, rivolto alla prostituta, le dice che tutti quei beni erano suoi; e se anche il Signore inviò ai sacramenti quelli che purificò dalla lebbra, perché offrissero un sacrificio per se stessi ai sacerdoti - dato che non era ancora subentrato il sacrificio che egli ha voluto che fosse celebrato nella Chiesa, in luogo di quei sacrifici, poiché tutti questi erano figura di lui -, quanto più noi, quando troviamo i sacramenti del Nuovo Testamento presso gli eretici o gli scismatici, non dobbiamo attribuirli a loro e né disapprovarli come dei doni sconosciuti; ma, anche se li possiede una donna adultera, riconoscerli come doni del legittimo sposo; quindi correggere con la parola di verità la prostituzione, che è propria di una donna impudica, e non accusare quei doni che sono propri del Signore misericordioso!
La tradizione dei Padri.
19. 28. Alla luce di queste e di altre simili considerazioni, i nostri padri, non solo prima di Cipriano e di Agrippino, ma anche dopo, conservarono questa salutarissima consuetudine: ogni elemento divino e legittimo, che trovavano integro in una eresia o in uno scisma, lo approvavano anziché condannarlo. Ogni elemento estraneo e proprio di un errore o di uno scisma, lo rimproveravano con sincerità e lo guarivano. Ma tutte le considerazioni che restano da fare sulla lettera a Giubaiano, data l'ampiezza di questo volume, penso che dobbiamo riprenderle e trattarle in un altro.
1 - CYPR., Sentent. episc., praef.
2 - CYPR., Sentent. episc., praef.
3 - CYPR., Sentent. episc., praef.
4 - CYPR., Sentent. episc., praef.
5 - CYPR., Sentent. episc., praef.
6 - Cf. Sir 3, 20.
7 - CYPR., Sentent. episc., praef.
8 - Gv 1, 33.
9 - CYPR., Ep. 73, 23.
10 - CYPR., Sentent. episc., 28.
11 - Gv 14, 6.
12 - CYPR., Sentent. episc. 30.
13 - CYPR., Sentent. episc. 56.
14 - Cf. Gal 2, 11-14.
15 - CYPR., Sentent. episc. 63.
16 - CYPR., Sentent. episc. 77.
17 - CYPR., Ep. 73, 1.
18 - Cf. CYPR., Ep. 73, 1.
19 - CYPR., Ep. 73, 2.
20 - Cf. CYPR., Ep. 71, 2; Sentent. episc., 8.
21 - CYPR., Ep. 73, 3.
22 - CYPR., Ep. 73, 3.
23 - 2 Cor 2, 15-16.
24 - 1 Cor 2, 14.
25 - 1 Cor 1, 13.
26 - 1 Cor 3, 1-3.
27 - Ef 4, 14.
28 - Mt 28, 19.
29 - 1 Cor 3, 1.
30 - 1 Cor 2, 14.
31 - Cf. Mt 9, 29.
32 - Fil 3, 15.
33 - Cf. CYPR., Ep. 73, 1 e 6.
34 - Ger 15, 18.
35 - Cf. Ap 17, 15.
36 - Rm 5, 5.
37 - Cf. 1 Cor 13, 1-3.
38 - Rm 5, 5.
39 - Cf. 1 Cor 12, 8-10.
40 - 1 Cor 12, 11.
41 - Cf. At 8, 13.
42 - Cf. 1 Sam 10, 6. 10.
43 - Cf. 1 Tm 1, 5.
44 - Cf. 1 Pt 4, 8.
45 - Cf. Mt 16, 19.
46 - Cf. Ct 6, 8.
47 - Cf. CYPR., De lapsis 6.
48 - Gv 20, 21-23; cf. CYPR., Ep. 73, 7.
49 - Cf. 1 Cor 2, 15.
50 - Cf. Ef 5, 27.
51 - CYPR., Ep. 73, 7.
52 - Cf. CYPR., De lapsis 6.
53 - Tt 1, 7.
54 - Gv 20, 23.
55 - CYPR., Ep., 73, 8.
56 - Cf. Nm 16; Lv 10, 1-2.
57 - Cf.Rm 2, 4.
58 - Cf. At 8, 5-17; CYPR., Ep. 73, 9.
59 - Cf.CYPR., Ep. 73, 10, 1.
60 - Dt 4, 24.
61 - Cf. Os 2, 5; 8, 9.
62 - Cf.Os 2, 8.
63 - Os 2, 5.
64 - Gv 1, 47.
65 - Gv 14, 21.
66 - Gv 13, 34.
67 - Gv 13, 35.
68 - Cf. Mt 5, 17.
69 - Cf. Rm 13, 10.
70 - Cf. Gv 15, 1-5.
71 - Prv 18, 1.
72 - 1 Gv 2, 19.
73 - 2 Tm 2, 16-21.
74 - Os 2, 5.
75 - Os 2, 6-7.
76 - Os 2, 8.
77 - Ez 16, 17-19.
78 - Cf. 1 Tm 4, 1-2.
79 - Os 2, 8.
Capitolo XXXV: In questa vita, nessuna certezza di andar esenti da tentazioni
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, giammai, in questa vita, sarai libero dall'inquietudine: finché avrai vita, avrai bisogno d'essere spiritualmente armato. Ti trovi tra nemici e vieni assalito da destra e da sinistra. Perciò, se non farai uso, da una parte e dall'altra, dello scudo della fermezza, non tarderai ad essere ferito. Di più, se non terrai il tuo animo fisso in me, con l'unico proposito di tutto soffrire per amor mio, non potrai reggere l'ardore della lotta e arrivare al premio dei beati. Tu devi virilmente passare oltre ogni cosa, e avere braccio valido contro ogni ostacolo: "la manna viene concessa al vittorioso" (Ap 2,17), mentre una miseria grande è lasciata a chi manca di ardore.
2. Se vai cercando la tua pace in questa vita, come potrai giungere alla pace eterna? Non a una piena di tranquillità, ma a una grande sofferenza ti devi preparare. Giacché la pace vera non la devi cercare in terra, ma nei cieli; non negli uomini, o nelle altre creature, ma soltanto in Dio. Tutto devi lietamente sopportare, per amore di Dio: fatiche e dolori; tentazioni e tormenti; angustie, miserie e malanni; ingiurie, biasimi e rimproveri; umiliazioni e sbigottimenti; ammonizioni e critiche sprezzanti. Cose, queste, che aiutano nella via della virtù e costituiscono una prova per chi si è posto al servizio di Cristo; cose, infine, che preparano la corona del cielo. Ché una eterna ricompensa io darò un travaglio di breve durata; e una gloria senza fine, per una umiliazione destinata a passare.
3. Forse tu credi di poter sempre avere le consolazioni spirituali a tuo piacimento? Non ne ebbero sempre neppure i miei santi; i quali soffrirono, invece, tante difficoltà e tentazioni di ogni genere e grandi desolazioni. Sennonché, con la virtù della sopportazione, essi si tennero sempre ritti, confidando più in Dio che in se stessi; consci che "le sofferenze del momento presente non sono nulla a confronto della conquista della gloria futura" (Rm 8,18). O vuoi tu avere subito quello che molti ottennero a stento, dopo tante lacrime e tante fatiche? "Aspetta il Signore, comportati da uomo" (Sal 26,14), e fatti forza; non disperare, non disertare. Disponiti, invece, fermamente, anima e corpo, per la gloria di Dio. Strabocchevole sarà la mia ricompensa. Io sarò con te in ogni tribolazione.
3 giugno 1942
Madre Pierina Micheli
Questa notte ho sofferto per parecchie ore atroci dolori di stomaco, e nella sofferenza mi assali la tentazione di bestemmiare Dio, mi sentivo sola, abbandonata; il pensiero che tutto finisce con la morte, mi spingeva a pensieri di suicidio... poi mi vedevo perduta, senza speranza di salvarmi. Fu tale la lotta e l'angoscia che grondavo sudore. Alle 4 e 1/4 portandomi in Cappella, vincendo una forte ripugnanza, mi buttai ai piedi del Tabernacolo, e feci un atto di abbandono, di pura volontà, vincendo la ribellione al Divino Volere. Tornai calma, e Gesù illuminò l'animo mio, e compresi che la mia sofferenza aveva liberata un'anima in pericolo... Tutto Gesù, tutto, ma anime, anime!