Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 29° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 16
1Diceva anche ai discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.2Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore.3L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno.4So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.5Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo:6Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta.7Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.8Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
9Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
10Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
11Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera?12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
13Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona".
14I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui.15Egli disse: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio.
16La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi.
17È più facile che abbiano fine il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge.
18Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio.
19C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.20Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,21bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.23Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.24Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.25Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.26Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.27E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.29Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.30E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.31Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi".
Giosuè 7
1Gli Israeliti si resero colpevoli di violazione quanto allo sterminio: Acan, figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerach, della tribù di Giuda, si impadronì di quanto era votato allo sterminio e allora la collera del Signore si accese contro gli Israeliti.
2Giosuè inviò uomini di Gèrico ad Ai, che è presso Bet-Aven, ad oriente di Betel. Disse loro: "Andate a esplorare la regione". Gli uomini andarono a esplorare Ai.3Poi ritornarono da Giosuè e gli dissero: "Non vada tutto il popolo; vadano all'assalto due o tremila uomini per espugnare Ai; non impegnateci tutto il popolo, perché sono pochi".4Vi andarono allora del popolo circa tremila uomini, ma si diedero alla fuga dinanzi agli uomini di Ai.5Gli uomini di Ai ne uccisero circa trentasei, li inseguirono davanti alla porta fino a Sebarim e li colpirono nella discesa. Allora al popolo venne meno il cuore e si sciolse come acqua.
6Giosuè si stracciò le vesti, si prostrò con la faccia a terra davanti all'arca del Signore fino alla sera e con lui gli anziani di Israele e sparsero polvere sul loro capo.7Giosuè esclamò: "Signore Dio, perché hai fatto passare il Giordano a questo popolo, per metterci poi nelle mani dell'Amorreo e distruggerci? Se avessimo deciso di stabilirci oltre il Giordano!8Perdonami, Signore: che posso dire, dopo che Israele ha voltato le spalle ai suoi nemici?9Lo sapranno i Cananei e tutti gli abitanti della regione, ci accerchieranno e cancelleranno il nostro nome dal paese. E che farai tu per il tuo grande nome?".
10Rispose il Signore a Giosuè: "Alzati, perché stai prostrato sulla faccia?11Israele ha peccato. Essi hanno trasgredito l'alleanza che avevo loro prescritto e hanno preso ciò che era votato allo sterminio: hanno rubato, hanno dissimulato e messo nei loro sacchi!12Gli Israeliti non potranno resistere ai loro nemici, volteranno le spalle ai loro nemici, perché sono incorsi nello sterminio. Non sarò più con voi, se non eliminerete da voi chi è incorso nello sterminio.13Orsù, santifica il popolo.
Dirai: Santificatevi per domani, perché dice il Signore, Dio di Israele: Uno votato allo sterminio è in mezzo a te, Israele; tu non potrai resistere ai tuoi nemici, finché non eliminerete da voi chi è votato allo sterminio.14Vi accosterete dunque domattina secondo le vostre tribù; la tribù che il Signore avrà designato con la sorte si accosterà per famiglie e la famiglia che il Signore avrà designata si accosterà per case; la casa che il Signore avrà designata si accosterà per individui;15colui che risulterà votato allo sterminio sarà bruciato dal fuoco con quanto è suo, perché ha trasgredito l'alleanza del Signore e ha commesso un'infamia in Israele".
16Giosuè si alzò di buon mattino e fece accostare Israele secondo le sue tribù e fu designata dalla sorte la tribù di Giuda.17Fece accostare le famiglie di Giuda e fu designata la famiglia degli Zerachiti; fece accostare la famiglia degli Zerachiti per case e fu designato Zabdi;18fece accostare la sua casa per individui e fu designato dalla sorte Acan, figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerach, della tribù di Giuda.19Disse allora Giosuè ad Acan: "Figlio mio, da' gloria al Signore, Dio di Israele, e rendigli omaggio e raccontami ciò che hai fatto, non me lo nascondere".20Rispose Acan a Giosuè: "In verità, proprio io ho peccato contro il Signore, Dio di Israele, e ho fatto questo e quest'altro.21Avevo visto nel bottino un bel mantello di Sennaar, duecento sicli d'argento e un lingotto d'oro del peso di cinquanta sicli; ne sentii bramosia e li presi ed eccoli nascosti in terra in mezzo alla mia tenda e l'argento è sotto".22Giosuè mandò allora messaggeri che corsero alla tenda, ed ecco tutto era nascosto nella tenda e l'argento era sotto.23Li presero dalla tenda, li portarono a Giosuè e a tutti gli Israeliti e li deposero davanti al Signore.24Giosuè allora prese Acan di Zerach e l'argento, il mantello, il lingotto d'oro, i suoi figli, le sue figlie, il suo bue, il suo asino, le sue pecore, la sua tenda e quanto gli apparteneva. Tutto Israele lo seguiva ed egli li condusse alla valle di Acor.25Giosuè disse: "Come tu hai portato sventura a noi, così il Signore oggi la porti a te!". Tutto Israele lo lapidò, li bruciarono tutti e li uccisero tutti a sassate.26Eressero poi sul posto un gran mucchio di pietre, che esiste fino ad oggi. Il Signore allora desistette dal suo tremendo sdegno. Per questo quel luogo si chiama fino ad oggi Valle di Acor.
Proverbi 2
1Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole
e custodirai in te i miei precetti,
2tendendo il tuo orecchio alla sapienza,
inclinando il tuo cuore alla prudenza,
3se appunto invocherai l'intelligenza
e chiamerai la saggezza,
4se la ricercherai come l'argento
e per essa scaverai come per i tesori,
5allora comprenderai il timore del Signore
e troverai la scienza di Dio,
6perché il Signore dà la sapienza,
dalla sua bocca esce scienza e prudenza.
7Egli riserva ai giusti la sua protezione,
è scudo a coloro che agiscono con rettitudine,
8vegliando sui sentieri della giustizia
e custodendo le vie dei suoi amici.
9Allora comprenderai l'equità e la giustizia,
e la rettitudine con tutte le vie del bene,
10perché la sapienza entrerà nel tuo cuore
e la scienza delizierà il tuo animo.
11La riflessione ti custodirà
e l'intelligenza veglierà su di te,
12per salvarti dalla via del male,
dall'uomo che parla di propositi perversi,
13da coloro che abbandonano i retti sentieri
per camminare nelle vie delle tenebre,
14che godono nel fare il male,
gioiscono dei loro propositi perversi;
15i cui sentieri sono tortuosi
e le cui strade sono oblique,
16per salvarti dalla donna straniera,
dalla forestiera che ha parole seducenti,
17che abbandona il compagno della sua giovinezza
e dimentica l'alleanza con il suo Dio.
18La sua casa conduce verso la morte
e verso il regno delle ombre i suoi sentieri.
19Quanti vanno da lei non fanno ritorno,
non raggiungono i sentieri della vita.
20Per questo tu camminerai sulla strada dei buoni
e ti atterrai ai sentieri dei giusti,
21perché gli uomini retti abiteranno nel paese
e gli integri vi resteranno,
22ma i malvagi saranno sterminati dalla terra,
gli infedeli ne saranno strappati.
Salmi 94
1Dio che fai giustizia, o Signore,
Dio che fai giustizia: mostrati!
2Alzati, giudice della terra,
rendi la ricompensa ai superbi.
3Fino a quando gli empi, Signore,
fino a quando gli empi trionferanno?
4Sparleranno, diranno insolenze,
si vanteranno tutti i malfattori?
5Signore, calpestano il tuo popolo,
opprimono la tua eredità.
6Uccidono la vedova e il forestiero,
danno la morte agli orfani.
7Dicono: "Il Signore non vede,
il Dio di Giacobbe non se ne cura".
8Comprendete, insensati tra il popolo,
stolti, quando diventerete saggi?
9Chi ha formato l'orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l'occhio, forse non guarda?
10Chi regge i popoli forse non castiga,
lui che insegna all'uomo il sapere?
11Il Signore conosce i pensieri dell'uomo:
non sono che un soffio.
12Beato l'uomo che tu istruisci, Signore,
e che ammaestri nella tua legge,
13per dargli riposo nei giorni di sventura,
finché all'empio sia scavata la fossa.
14Perché il Signore non respinge il suo popolo,
la sua eredità non la può abbandonare,
15ma il giudizio si volgerà a giustizia,
la seguiranno tutti i retti di cuore.
16Chi sorgerà per me contro i malvagi?
Chi starà con me contro i malfattori?
17Se il Signore non fosse il mio aiuto,
in breve io abiterei nel regno del silenzio.
18Quando dicevo: "Il mio piede vacilla",
la tua grazia, Signore, mi ha sostenuto.
19Quand'ero oppresso dall'angoscia,
il tuo conforto mi ha consolato.
20Può essere tuo alleato un tribunale iniquo,
che fa angherie contro la legge?
21Si avventano contro la vita del giusto,
e condannano il sangue innocente.
22Ma il Signore è la mia difesa,
roccia del mio rifugio è il mio Dio;
23egli ritorcerà contro di essi la loro malizia,
per la loro perfidia li farà perire,
li farà perire il Signore, nostro Dio.
Michea 6
1Ascoltate dunque ciò che dice il Signore:
"Su, fa' lite con i monti
e i colli ascoltino la tua voce!
2Ascoltate, o monti, il processo del Signore
e porgete l'orecchio, o perenni fondamenta della terra,
perché il Signore è in lite con il suo popolo,
intenta causa con Israele.
3Popolo mio, che cosa ti ho fatto?
In che cosa ti ho stancato? Rispondimi.
4Forse perché ti ho fatto uscire dall'Egitto,
ti ho ridi schiavitù
e ho mandato davanti a te
Mosè, Aronne e Maria?
5Popolo mio, ricorda le trame
di Balàk re di Moab,
e quello che gli rispose
Bàlaam, figlio di Beor.
Ricordati di quello che è avvenuto
da Sittìm a Gàlgala,
per riconoscere
i benefici del Signore".
6Con che cosa mi presenterò al Signore,
mi prostrerò al Dio altissimo?
Mi presenterò a lui con olocausti,con vitelli di un anno?
7Gradirà il Signore
le migliaia di montoni
e torrenti di olio a miriadi?
Gli offrirò forse il mio primogenito
per la mia colpa,
il frutto delle mie viscere
per il mio peccato?
8Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono
e ciò che richiede il Signore da te:
praticare la giustizia,
amare la pietà,
camminare umilmente con il tuo Dio.
9La voce del Signore grida alla città!
Ascoltate tribù
e convenuti della città:
10Ci sono ancora nella casa dell'empio
i tesori ingiustamente acquistati
e le misure scarse, detestabili?
11Potrò io giustificare
le false bilance
e il sacchetto di pesi falsi?
12I ricchi della città sono pieni di violenza
e i suoi abitanti dicono menzogna.
13Anch'io ho cominciato a colpirti,
a devastarti per i tuoi peccati.
14Mangerai, ma non ti sazierai,
e la tua fame rimarrà in te;
metterai da parte, ma nulla salverai
e se qualcuno salverai io lo consegnerò alla spada.
15Seminerai, ma non mieterai,
frangerai le olive, ma non ti ungerai d'olio;
produrrai mosto, ma non berrai il vino.
16Tu osservi gli statuti di Omri
e tutte le pratiche della casa di Acab,
e segui i loro propositi,
perciò io farò di te una desolazione,
i tuoi abitanti oggetto di scherno
e subirai l'obbrobrio dei popoli.
Lettera ai Colossesi 2
1Voglio infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona,2perché i loro cuori vengano consolati e così, strettamente congiunti nell'amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza, e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo,3nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza.4Dico questo perché nessuno vi inganni con argomenti seducenti,5perché, anche se sono lontano con il corpo, sono tra voi con lo spirito e gioisco al vedere la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo.
6Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l'avete ricevuto,7ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell'azione di grazie.8Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.
9È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità,10e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà.11In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo.12Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.13Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati,14annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce;15avendo privato della loro forza i Principati e le Potestà ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo.
16Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati:17tutte cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo!18Nessuno v'impedisca di conseguire il premio, compiacendosi in pratiche di poco conto e nella venerazione degli angeli, seguendo le proprie pretese visioni, gonfio di vano orgoglio nella sua mente carnale,19senza essere stretto invece al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione per mezzo di giunture e legami, realizzando così la crescita secondo il volere di Dio.
20Se pertanto siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo, dei precetti quali21"Non prendere, non gustare, non toccare"?22Tutte cose destinate a scomparire con l'uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini!23Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne.
Capitolo V: Grandezza del Sacramento e condizione del sacerdote
Leggilo nella BibliotecaParola del Diletto
1. Anche se tu avessi la purezza degli angeli e la santità di San Giovanni Battista, non saresti degno di ricevere o anche solo di toccare questo sacramento. Non dipende infatti dai meriti degli uomini che si consacri e si tocchi il sacramento di Cristo, e ci si nutra del pane degli angeli. Grande è l'ufficio, grande la dignità dei sacerdoti, ai quali è dato quello che non è concesso agli angeli; giacché soltanto i sacerdoti, ordinati regolarmente nella Chiesa, hanno il potere di celebrare e di consacrare il corpo di Cristo. Il sacerdote, invero, è servo di Dio: si vale della parola di Dio, per comando e istituzione di Dio. Nel sacramento, attore primo, invisibilmente operante, è Dio, al quale è sottoposta ogni cosa, secondo il suo volere, in obbedienza al suo comando. In questo sublime sacramento, devi dunque credere più a Dio onnipotente che ai tuoi sensi o ad alcun segno visibile; a questa realtà, istituita da Dio, ti devi accostare con reverenza e con timore. "Rifletti su te stesso" e considera di chi sei stato fatto ministro, con l'imposizione delle mani da parte del vescovo (1Tm 4,16.14). Ecco, sei stato fatto sacerdote e consacrato per celebrare. Vedi, dunque, di offrire il sacrificio a Dio con fede, con devozione, e al tempo conveniente; vedi di offrire te stesso, irreprensibile. Non si è fatto più leggero il tuo carico; anzi sei ormai legato da un più stretto vincolo di disciplina e sei tenuto a una maggiore perfezione di santità.
2. Il sacerdote deve essere ornato di ogni virtù e offrire agli altri l'esempio di una vita santa; abituale suo rapporto non sia con la gente volgare secondo modi consueti a questo mondo, ma con gli angeli in cielo o con la gente santa, in terra. Il sacerdote, rivestito delle sacre vesti, fa le veci di Cristo, supplichevolmente e umilmente pregando Iddio per sé e per tutto il popolo. Egli porta, davanti e dietro, il segno della croce del Signore, perché abbia costante ricordo della passione di Cristo; davanti, sulla casula, porta la croce, perché guardi attentamente a quelle che sono le orme di Cristo, e abbia cura di seguirla con fervore; dietro è pure segnato dalla croce, perché sappia sopportare con dolcezza ogni contrarietà che gli venga da altri. Porta davanti la croce, perché pianga i propri peccati; e la porta anche dietro, perché pianga compassionevolmente anche i peccati commessi da altri, e sappia di essere stato posto tra Dio e il peccatore, non lasciandosi illanguidire nella preghiera e nell'offerta, fin che non sia fatto degno di ottenere grazia e misericordia. Con la celebrazione, il sacerdote rende onore a Dio, fa lieti gli angeli, dà motivo di edificazione ai fedeli, aiuta i vivi, appresta pace ai defunti e fa di se stesso il dispensatore di tutti i benefici divini.
LETTERA 184: Il Papa Innocenzo invia saluti ad Aurelio ed Agostino in unione di mutue preghiere.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta prima dell'anno 416.
Il Papa Innocenzo invia saluti ad Aurelio ed Agostino in unione di mutue preghiere.
INNOCENZO, AI VESCOVI AURELIO E AGOSTINO
1. Germano, mio figlio carissimo e collega di sacerdozio, non doveva tornare da voi senza recarvi la dimostrazione della nostra stima affettuosa, poiché ci pare cosa naturale e conveniente di mandare, per mezzo di cari amici, un saluto ad amici carissimi. Desideriamo quindi, fratelli carissimi, che vi rallegriate nel Signore e inoltre vi preghiamo d'innalzare a Dio in contraccambio uguali suppliche per noi poiché, come voi sapete, otteniamo più con le preghiere comuni e reciproche anziché con quelle particolari o private.
La pernice e la quaglia
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaIl 16 gennaio 1865 Don Bosco raccontava ai suoi ragazzi un sogno che
aveva fatto due giorni prima.
Gli era parso di essere in viaggio con tutti i giovani dell’Oratorio.
Giunti in una vigna, si fermarono a fare colazione. I giovani si
sparsero qua e là per mangiare frutta; Don Bosco in mezzo a loro
tagliava grappoli e li distribuiva a sazietà dicendo:
— A te: prendi e mangia!
Ristorati che furono, si rimisero in viaggio attraversando la vigna; ma
il cammino era malagevole perché bisognava ora scendere, ora salire, ora
saltare solchi profondi. I più robusti saltavano, i più piccoli
tentavano anch’essi il salto, ma rotolavano nel fosso. Don Bosco allora
guardò attorno, vide una strada che costeggiava la vigna e con tutti i
giovani si diresse da quella parte. Ma la Guida li fermò:
— Non vada su quella strada: è impraticabile perché piena di pietre, spine, fango e fosse.
— Ma questi piccoli —obiettò Don Bosco — non possono camminare attraverso questi solchi.
— Oh, è presto fatto — rispose la Guida —: i più grandi prendano sulle spalle i più piccoli.
Giunti là dove finiva la vigna, aprendosi con grande stento un passaggio
attraverso una folta siepe di spine, si trovarono in una amenissima
valle, piena di alberi e ricca di verdi prati. Qui incontrarono due
antichi giovani dell’Oratorio, che salutarono Don Bosco.
— Guardi — gli disse uno mostrandogli due uccelli, una pernice e una quaglia.
Don Bosco prese la pernice e mentre la imbeccava, si accorse che aveva
il becco diviso in quattro parti. Ne domandò spiegazio ne a quel giovane
che rispose:
— Ella che ha studiato tanto non capisce? Come si chiama la pernice in latino?
— Perdix.
— Orbene, mediti le lettere che compongono la parola perdix:
p: vuol dire perseverantia (perseveranza).
e: aeternitas te expectat (l’eternità ti attende).
r: referet unusquisque secundum opera sua, prout gessit, sive bonum,
sive malum (ciascuno renderà conto delle opere che ha fatto, sia del
bene che del male).
d: dempto nomine (cancellata ogni fama, scienza, gloria, ricchezza).
i: ibit (andrà).
Ecco che cosa indicano le quattro parti del becco: i quattro novissimi.
— Ho capito, ma dimmi: e l’x dove lo lasci? Che cosa significa?
— Come, lei che ha studiato le matematiche non sa che cosa vuoi dire x?
— x significa il numero ignoto che deve essere scoperto col calcolo.
— Ebbene, andrà in un luogo sconosciuto (in locum suum).
Mentre Don Bosco rifletteva su queste spiegazioni, il giovane gli domandò:
— Vuol vedere anche la quaglia?
— Sì, fammela vedere.
Gli porse allora una magnifica quaglia; tale almeno pareva. Don Bosco la
prese in mano, le sollevò le ali e vide che era tutta piagata; a poco a
poco apparve brutta, marcia e puzzolente. Allora Don Bosco chiese al
giovane il perché di quella trasformazione. Egli rispose:
— Si ricorda quando gli Ebrei nel deserto mormoravano e Dio mandò le
quaglie, e ne mangiarono e avevano ancora quelle carni fra i denti,
quando tante migliaia di loro furono puniti dalla mano di Dio? Dunque
questa quaglia significa che ne uccide più la gola che la spada, e che
l’origine della maggior parte dei peccati deriva dalla gola.
Intanto nelle siepi, sugli alberi, fra le erbe comparvero pernici e
quaglie in gran numero. I giovani presero a dar loro la caccia e così si
procurarono la refezione.
Quando poi si rimisero in viaggio, Don Bosco notò che quanti avevano
mangiato pernici erano diventati robusti e continuarono il cammino;
quelli invece che avevano mangiato quaglie restarono nella valle, si
dispersero e Don Bosco più non li vide.
Il sogno continua con una predizione di morte; quindi Don Bosco
concluse: «Il sogno durò tutta la notte e la mattina mi trovai così
stanco e affranto, che realmente mi pareva che avessi viaggiato tutta la
notte». Due sere dopo, Don Bosco tornava a parlare del sogno così: «
Voi vorrete sapere ancora qualche cosa del sogno. Vi spiegherò solamente
che cosa voglia dire quaglia e pernice. La pernice è la virtù, la
quaglia il vizio. Perché la quaglia fosse così bella in apparenza e poi,
vista da vicino, apparisse tutta puzzolente, lo capite: è il vizio
impuro.
Tra i giovani alcuni mangiavano la pernice: sono quelli che amano la
virtù e la seguono. Altri mangiavano la quaglia golosamente, con
avidità, nonostante che fosse tutta fradicia: sono quelli che si danno
al vizio. Taluni tenevano in una mano la quaglia, nell’altra la pernice,
ma mangiavano la quaglia: sono quelli che apprezzano la bellezza della
virtù, ma non si decidono a praticarla.
Altri, tenendo in una mano la pernice e nell’altra la quaglia,
mangiavano la pernice, ma davano occhiate cupide e vogliose alla
quaglia: sono quelli che seguono la virtù, ma con stento e quasi per
forza; di costoro si può dubitare che se non mutano gusto, finiranno per
cadere. Altri infine mangiavano un po’ di quaglia e un po’ di pernice:
sono coloro che alternano vizio e virtù e cadono in inganno sperando di
non essere tanto cattivi.
Voi mi direte: chi di noi mangiava la quaglia e chi la pernice? A molti
l’ho già detto; gli altri, se vogliono, vengano da me e lo sapranno».
16-63 Maggio 24, 1924 La prima parola di Dio nella Creazione fu Fiat. Questa parola racchiude tutto, e con questa diede la prima lezione sulla Divina Volontà.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Mi sentivo amareggiata al sommo per la privazione del mio dolce Gesù, e col triste dubbio che tutto ciò che Gesù mi ha detto e operato nell’anima mia, non sia stato altro che una mia illusione, un giochetto del nemico infernale, e dicevo tra me:
(2) “Se mi venisse dato, e tutti gli scritti stessero nelle mie mani ed in mio potere, oh! come volentieri li brucerei tutti, ma ahimè! non sono più in potere mio, sono in mani altrui, e se ciò volessi non mi viene dato. Ah! Gesù, salva almeno la povera anima mia, non mi lasci perire, e giacché il tutto è finito, le relazioni tra me e Te, non permettere che io abbia la più grande delle sventure di non fare menomamente la tua Santissima e adorabile Volontà”.
(3) Ora, mentre ciò pensavo, il mio adorabile Gesù si è mosso nel mio interno; alla sua amabile presenza le tenebre sono fuggite, i dubbi sono scomparsi ed è ritornata in me la luce e la pace; ed il mio dolce Gesù mi ha detto:
(4) “Figlia della mia Volontà, perché dubiti del mio operato in te? E poi, dubitare della mia Volontà e di ciò che ti ho detto sul mio Volere Supremo, è la cosa più assurda che può darsi. La dottrina della mia Volontà è più che acqua cristallina, presa dalla limpida fonte della mia Divinità, è più che sole sfolgorante che illumina e riscalda, è specchio tersissimo, che chiunque avrà il gran bene di potersi rimirare in questa dottrina celeste e divina, resterà scosso e sentirà in sé tutta la buona volontà di purificarsi dalle sue macchie, per poter bere a larghi sorsi di questa dottrina celeste e così restare abbellito dai fregi divini. Tu devi sapere la causa, il perché la sapienza e onnipotenza divina volle pronunziare il Fiat nella Creazione. Poteva creare tutte le cose senza dir parola, ma siccome volle che la sua Volontà aleggiasse su tutte le cose, e ricevessero la virtù, i beni che contiene, pronunziò il Fiat, e mentre lo pronunziava comunicava i prodigi del suo Volere, affinché tutte le cose avessero per vita, per regime, per esempio e per maestro la mia Volontà. Gran che, figlia mia, la prima parola del tuo Dio che risuonò sulla volta dei cieli fu il Fiat, né disse altro, ciò significava che il tutto stava nel Fiat; col Fiat creavo tutto, costituivo tutto, ordinavo tutto, racchiudevo tutto, legavo tutti i suoi beni a pro di tutti quelli che non sarebbero usciti dal suo eterno Fiat, e quando dopo aver creato tutto volli creare l’uomo, non feci altro che ripetere il Fiat, come impastandolo con la mia stessa Volontà, e poi soggiunsi: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, in virtù del nostro Volere manterrà in sé integra la nostra somiglianza e conserverà bella ed intatta la nostra immagine”. Vedi dunque ché la sapienza increata, come se non sapesse dire altro che Fiat, volle pronunziarlo; tanto era necessaria a tutti questa lezione così sublime. E questo Fiat aleggia tuttora su tutto il creato, come conservatore delle stesse mie opere, e come in atto di scendere sulla terra per investire l’uomo per racchiuderlo un’altra volta in Esso, affinché da donde uscì, cioè essendo uscito dal mio Volere, nel mio stesso Volere ritorni, perché è mia Volontà che tutte le cose da Me create ritornino sulla stessa via da donde uscirono, affinché mi ritornino belle, decorose, e portate come in trionfo dalla mia stessa Volontà.
(5) Onde, tutto ciò che ti ho detto sulla mia Volontà, questo è stato il mio scopo: Che la mia Volontà sia conosciuta e che venga a regnare sulla terra. E ciò che ho detto, sarà; travolgerò tutto per ottenere questo, ma il tutto mi deve ritornare in quella parola Fiat. Fiat disse Iddio, Fiat deve dire l’uomo; in tutte le sue cose non avrà altro che l’eco del mio Fiat, l’impronta del mio Fiat, le opere del mio Fiat, per poter dare i beni che contiene la mia Volontà, e così completerò lo scopo completo di tutta la Creazione, e perciò mi sono accinto al lavoro di far conoscere gli effetti, il valore, i beni, e le cose sublimi che contiene il mio Volere, e come l’anima tracciando la stessa via del mio Fiat, resterà talmente sublimata, divinizzata, santificata, arricchita, da far stupire Cielo e terra nel vedere il portento del mio Fiat operante nella creatura, perché in virtù della mia Volontà usciranno da Me grazie nuove da Me mai uscite, luce più sfolgorante, portenti inauditi e non mai visti. Io faccio come un maestro quando insegna al suo discepolo le scienze che lui conosce, il quale, se insegna al suo discepolo è perché vuol farne un altro maestro come sé stesso. Così faccio Io, se la mia lezione sublime fu la mia prima parola Fiat, la mia preghiera insegnata fu il Fiat come in Cielo così in terra, ora, avendo passato a te a darti più diffuse, più chiare, più sublimi le lezioni sulla mia Volontà, è che voglio che il discepolo acquisti non solo la scienza di Essa, ma che diventando maestro, non solo insegni agli altri, ma che acquisti le mie proprietà ed i beni, le mie gioie, e la mia stessa felicità, perciò sii attenta e fedele ai miei insegnamenti e non spostarti mai dalla mia Volontà”.