Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Se segui Cristo in maniera radicale, sappi che presto conoscerai l'incomprensione e che avrai pochi amici. Ovviamente non potrai contare su persone che hanno scelto di uniformarsi alla mentalità  dominante di questo mondo. Pur incontrando difficoltà  ed ostacoli, tu rimarrai concentrato su Cristo, consapevole che la persecuzione sia il prezzo da pagare. Nelle preghiere quotidiane ringrazia il Signore perché è sempre con te, perché ti accompagna amorevolmente e mai ti perde di vista. E sappi che, grazie a te, molte persone si avvicineranno alla fede. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 28° settimana del tempo ordinario (San Luca)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 22

1Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua,2e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo.3Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici.4Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani.5Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro.6Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.


7Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua.8Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare".9Gli chiesero: "Dove vuoi che la prepariamo?".10Ed egli rispose: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà11e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?12Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate".13Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.

14Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui,15e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione,16poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio".17E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi,18poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio".

19Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me".20Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi".

21"Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola.22Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!".23Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.

24Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande.25Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori.26Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve.27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove;29e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me,30perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

31Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano;32ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli".33E Pietro gli disse: "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte".34Gli rispose: "Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi".

35Poi disse: "Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?". Risposero: "Nulla".36Ed egli soggiunse: "Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.37Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: 'E fu annoverato tra i malfattori'. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine".38Ed essi dissero: "Signore, ecco qui due spade". Ma egli rispose "Basta!".

39Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono.40Giunto sul luogo, disse loro: "Pregate, per non entrare in tentazione".41Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava:42"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà".43Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.44In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.46E disse loro: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione".

47Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo.48Gesù gli disse: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?".49Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: "Signore, dobbiamo colpire con la spada?".50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro.51Ma Gesù intervenne dicendo: "Lasciate, basta così!". E toccandogli l'orecchio, lo guarì.52Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: "Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante?53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre".

54Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano.55Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro.56Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: "Anche questi era con lui".57Ma egli negò dicendo: "Donna, non lo conosco!".58Poco dopo un altro lo vide e disse: "Anche tu sei di loro!". Ma Pietro rispose: "No, non lo sono!".59Passata circa un'ora, un altro insisteva: "In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo".60Ma Pietro disse: "O uomo, non so quello che dici". E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò.61Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte".62E, uscito, pianse amaramente.

63Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano,64lo bendavano e gli dicevano: "Indovina: chi ti ha colpito?".65E molti altri insulti dicevano contro di lui.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero:67"Se tu sei il Cristo, diccelo". Gesù rispose: "Anche se ve lo dico, non mi crederete;68se vi interrogo, non mi risponderete.69Ma da questo momento starà 'il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio'".70Allora tutti esclamarono: "Tu dunque sei il Figlio di Dio?". Ed egli disse loro: "Lo dite voi stessi: io lo sono".71Risposero: "Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca".


Giudici 8

1Ma gli uomini di Efraim gli dissero: "Che azione ci hai fatto, non chiamandoci quando sei andato a combattere contro Madian?". Litigarono con lui violentemente.2Egli rispose loro: "Che ho fatto io in confronto a voi? La racimolatura di Efraim non vale più della vendemmia di Abiezer?3Dio vi ha messo nelle mani i capi di Madian, Oreb e Zeeb; che dunque ho potuto fare io in confronto a voi?". A tali parole, la loro ira contro di lui si calmò.
4Gedeone arrivò al Giordano e lo attraversò. Ma egli e i suoi trecento uomini erano stanchi e affamati.5Disse a quelli di Succot: "Date focacce di pane alla gente che mi segue, perché è stanca e io sto inseguendo Zebach e Zalmunna, re di Madian".6Ma i capi di Succot risposero: "Tieni forse già nelle tue mani i polsi di Zebach e di Zalmunna, perché dobbiamo dare il pane al tuo esercito?".7Gedeone disse: "Ebbene, quando il Signore mi avrà messo nelle mani Zebach e Zalmunna, vi strazierò le carni con le spine del deserto e con i cardi".8Di là salì a Penuel e parlò agli uomini di Penuel nello stesso modo; essi gli risposero come avevano fatto quelli di Succot.9Egli disse anche agli uomini di Penuel: "Quando tornerò in pace, abbatterò questa torre".
10Zebach e Zalmunna erano a Karkor con il loro accampamento di circa quindicimila uomini, quanti erano rimasti dell'intero esercito dei figli dell'oriente; centoventimila uomini armati di spada erano caduti.11Gedeone salì per la via dei nomadi a oriente di Nobach e di Iogbea e mise in rotta l'esercito che si credeva sicuro.12Zebach e Zalmunna si diedero alla fuga, ma egli li inseguì, prese i due re di Madian, Zebach e Zalmunna, e sbaragliò tutto l'esercito.
13Poi Gedeone, figlio di Ioas, tornò dalla battaglia per la salita di Cheres.14Catturò un giovane della gente di Succot e lo interrogò; quegli gli mise per iscritto i nomi dei capi e degli anziani di Succot: settantasette uomini.15Poi venne alla gente di Succot e disse: "Ecco Zebach e Zalmunna, a proposito dei quali mi avete insultato dicendo: Hai tu forse già nelle mani i polsi di Zebach e Zalmunna perché dobbiamo dare il pane alla tua gente stanca?".16Prese gli anziani della città e con le spine del deserto e con i cardi castigò gli uomini di Succot.17Demolì la torre di Penuel e uccise gli uomini della città.18Poi disse a Zebach e a Zalmunna: "Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?". Quelli risposero: "Erano come te; ognuno di loro aveva l'aspetto di un figlio di re".19Egli riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre; per la vita del Signore, se aveste risparmiato loro la vita, io non vi ucciderei!".20Poi disse a Ieter, suo primogenito: "Su, uccidili!". Ma il giovane non estrasse la spada, perché aveva paura, poiché era ancora giovane.21Zebach e Zalmunna dissero: "Suvvia, colpisci tu stesso, poiché qual è l'uomo, tale è la sua forza". Gedeone si alzò e uccise Zebach e Zalmunna e prese le lunette che i loro cammelli portavano al collo.
22Allora gli Israeliti dissero a Gedeone: "Regna su di noi tu e i tuoi discendenti, poiché ci hai liberati dalla mano di Madian".23Ma Gedeone rispose loro: "Io non regnerò su di voi né mio figlio regnerà; il Signore regnerà su di voi".24Poi Gedeone disse loro: "Una cosa voglio chiedervi: ognuno di voi mi dia un pendente del suo bottino". I nemici avevano pendenti d'oro, perché erano Ismaeliti.25Risposero: "Li daremo volentieri". Egli stese allora il mantello e ognuno vi gettò un pendente del suo bottino".26Il peso dei pendenti d'oro, che egli aveva chiesti, fu di millesettecento sicli d'oro, oltre le lunette, le catenelle e le vesti di porpora, che i re di Madian avevano addosso, e oltre le collane che i loro cammelli avevano al collo.27Gedeone ne fece un 'efod' che pose in Ofra sua città; tutto Israele vi si prostrò davanti in quel luogo e ciò divenne una causa di rovina per Gedeone e per la sua casa.28Così Madian fu umiliato davanti agli Israeliti e non alzò più il capo; il paese rimase in pace per quarant'anni, durante la vita di Gedeone.29Ierub-Baal, figlio di Ioas, tornò a dimorare a casa sua.30Gedeone ebbe settanta figli che gli erano nati dalle molte mogli.31Anche la sua concubina che stava a Sichem gli partorì un figlio, che chiamò Abimèlech.32Poi Gedeone, figlio di Ioas, morì in buona vecchiaia e fu sepolto nella tomba di Ioas suo padre a Ofra degli Abiezeriti.
33Dopo la morte di Gedeone gli Israeliti tornarono a prostituirsi a Baal e presero Baal-Berit come loro dio.34Gli Israeliti non si ricordarono del Signore loro Dio che li aveva liberati dalle mani di tutti i loro nemici all'intorno35e non dimostrarono gratitudine alla casa di Ierub-Baal, cioè di Gedeone, per tutto il bene che egli aveva fatto a Israele.


Proverbi 14

1La sapienza di una massaia costruisce la casa,
la stoltezza la demolisce con le mani.
2Chi procede con rettitudine teme il Signore,
chi si scosta dalle sue vie lo disprezza.
3Nella bocca dello stolto c'è il germoglio della superbia,
ma le labbra dei saggi sono la loro salvaguardia.
4Senza buoi, niente grano,
l'abbondanza del raccolto sta nel vigore del toro.
5Il testimone vero non mentisce,
quello falso spira menzogne.
6Il beffardo ricerca la sapienza ma invano,
la scienza è cosa facile per il prudente.
7Allontànati dall'uomo stolto,
e non ignorerai le labbra sapienti.
8La sapienza dell'accorto sta nel capire la sua via,
ma la stoltezza degli sciocchi è inganno.
9Fra gli stolti risiede la colpa,
fra gli uomini retti la benevolenza.
10Il cuore conosce la propria amarezza
e alla sua gioia non partecipa l'estraneo.
11La casa degli empi rovinerà,
ma la tenda degli uomini retti avrà successo.
12C'è una via che sembra diritta a qualcuno,
ma sbocca in sentieri di morte.
13Anche fra il riso il cuore prova dolore
e la gioia può finire in pena.
14Chi è instabile si sazierà dei frutti della sua condotta,
l'uomo dabbene si sazierà delle sue opere.
15L'ingenuo crede quanto gli dici,
l'accorto controlla i propri passi.
16Il saggio teme e sta lontano dal male,
lo stolto è insolente e presuntuoso.
17L'iracondo commette sciocchezze,
il riflessivo sopporta.
18Gli inesperti erediteranno la stoltezza,
i prudenti si coroneranno di scienza.
19I malvagi si inchinano davanti ai buoni,
gli empi davanti alle porte del giusto.
20Il povero è odioso anche al suo amico,
numerosi sono gli amici del ricco.
21Chi disprezza il prossimo pecca,
beato chi ha pietà degli umili.
22Non errano forse quelli che compiono il male?
Benevolenza e favore per quanti compiono il bene.
23In ogni fatica c'è un vantaggio,
ma la loquacità produce solo miseria.
24Corona dei saggi è la loro accortezza,
corona degli stolti la loro stoltezza.
25Salvatore di vite è un testimone vero;
chi spaccia menzogne è un impostore.
26Nel timore del Signore è la fiducia del forte;
per i suoi figli egli sarà un rifugio.
27Il timore del Signore è fonte di vita,
per evitare i lacci della morte.
28Un popolo numeroso è la gloria del re;
la scarsità di gente è la rovina del principe.
29Il paziente ha grande prudenza,
l'iracondo mostra stoltezza.
30Un cuore tranquillo è la vita di tutto il corpo,
l'invidia è la carie delle ossa.
31Chi opprime il povero offende il suo creatore,
chi ha pietà del misero lo onora.
32Dalla propria malvagità è travolto l'empio,
il giusto ha un rifugio nella propria integrità.
33In un cuore assennato risiede la sapienza,
ma in seno agli stolti può scoprirsi?
34La giustizia fa onore a una nazione,
ma il peccato segna il declino dei popoli.
35Il favore del re è per il ministro intelligente,
il suo sdegno è per chi lo disonora.


Salmi 105

1Alleluia.

Lodate il Signore e invocate il suo nome,
proclamate tra i popoli le sue opere.
2Cantate a lui canti di gioia,
meditate tutti i suoi prodigi.
3Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.

4Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
5Ricordate le meraviglie che ha compiute,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
6voi stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.

7È lui il Signore, nostro Dio,
su tutta la terra i suoi giudizi.
8Ricorda sempre la sua alleanza:
parola data per mille generazioni,
9l'alleanza stretta con Abramo
e il suo giuramento ad Isacco.

10La stabilì per Giacobbe come legge,
come alleanza eterna per Israele:
11"Ti darò il paese di Cànaan
come eredità a voi toccata in sorte".
12Quando erano in piccolo numero,
pochi e forestieri in quella terra,
13e passavano di paese in paese,
da un regno ad un altro popolo,
14non permise che alcuno li opprimesse
e castigò i re per causa loro:
15"Non toccate i miei consacrati,
non fate alcun male ai miei profeti".

16Chiamò la fame sopra quella terra
e distrusse ogni riserva di pane.
17Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.
18Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
19finché si avverò la sua predizione
e la parola del Signore gli rese giustizia.

20Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
21lo pose signore della sua casa,
capo di tutti i suoi averi,
22per istruire i capi secondo il suo giudizio
e insegnare la saggezza agli anziani.

23E Israele venne in Egitto,
Giacobbe visse nel paese di Cam come straniero.
24Ma Dio rese assai fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi nemici.
25Mutò il loro cuore
e odiarono il suo popolo,
contro i suoi servi agirono con inganno
26Mandò Mosè suo servo
e Aronne che si era scelto.
27Compì per mezzo loro i segni promessi
e nel paese di Cam i suoi prodigi.

28Mandò le tenebre e si fece buio,
ma resistettero alle sue parole.
29Cambiò le loro acque in sangue
e fece morire i pesci.
30Il loro paese brulicò di rane
fino alle stanze dei loro sovrani.
31Diede un ordine e le mosche vennero a sciami
e le zanzare in tutto il loro paese.
32Invece delle piogge mandò loro la grandine,
vampe di fuoco sul loro paese.
33Colpì le loro vigne e i loro fichi,
schiantò gli alberi della loro terra.

34Diede un ordine e vennero le locuste
e bruchi senza numero;
35divorarono tutta l'erba del paese
e distrussero il frutto del loro suolo.
36Colpì nel loro paese ogni primogenito,
tutte le primizie del loro vigore.

37Fece uscire il suo popolo con argento e oro,
fra le tribù non c'era alcun infermo.
38L'Egitto si rallegrò della loro partenza
perché su di essi era piombato il terrore.
39Distese una nube per proteggerli
e un fuoco per illuminarli di notte.

40Alla loro domanda fece scendere le quaglie
e li saziò con il pane del cielo.
41Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque,
scorrevano come fiumi nel deserto,
42perché ricordò la sua parola santa
data ad Abramo suo servo.

43Fece uscire il suo popolo con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.
44Diede loro le terre dei popoli,
ereditarono la fatica delle genti,
45perché custodissero i suoi decreti
e obbedissero alle sue leggi.

Alleluia.


Aggeo 2

1Il ventuno del settimo mese, questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo:2Su, parla a Zorobabele figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, a Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote, e a tutto il resto del popolo:3Chi di voi è ancora in vita che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? Ma ora in quali condizioni voi la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi?4Ora, coraggio, Zorobabele - oracolo del Signore - coraggio, Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese, dice il Signore, e al lavoro, perché io sono con voi - oracolo del Signore degli eserciti -5secondo la parola dell'alleanza che ho stipulato con voi quando siete usciti dall'Egitto; il mio spirito sarà con voi, non temete.
6Dice infatti il Signore degli eserciti: Ancora un po' di tempo e io scuoterò il cielo e la terra, il mare e la terraferma.7Scuoterò tutte le nazioni e affluiranno le ricchezze di tutte le genti e io riempirò questa casa della mia gloria, dice il Signore degli eserciti.8L'argento è mio e mio è l'oro, dice il Signore degli eserciti.9La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace - oracolo del Signore degli eserciti -.

10Il ventiquattro del nono mese, secondo anno di Dario, questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo:11Dice il Signore degli eserciti: Interroga i sacerdoti intorno alla legge e chiedi loro:12Se uno in un lembo del suo vestito porta carne consacrata e con il lembo tocca il pane, il companatico, il vino, l'olio o qualunque altro cibo, questo verrà santificato? No, risposero i sacerdoti.13Aggeo soggiunse: "Se uno che è contaminato per il contatto di un cadavere tocca una di quelle cose, sarà essa immonda?" "Sì", risposero i sacerdoti, "è immonda".14Ora riprese Aggeo: "Tale è questo popolo, tale è questa nazione davanti a me - oracolo del Signore - e tale è ogni lavoro delle loro mani; anzi, anche ciò che qui mi offrono è immondo".

15Ora, pensate, da oggi e per l'avvenire: prima che si cominciasse a porre pietra sopra pietra nel tempio del Signore,16come andavano le vostre cose? Si andava a un mucchio da cui si attendevano venti misure di grano e ce n'erano dieci; si andava a un tino da cinquanta barili e ce n'erano venti.17Io vi ho colpiti con la ruggine, con il carbonchio e con la grandine in tutti i lavori delle vostre mani, ma voi non siete ritornati a me - parola del Signore -.18Considerate bene da oggi in poi (dal ventiquattro del nono mese, cioè dal giorno in cui si posero le fondamenta del tempio del Signore),19se il grano verrà a mancare nei granai, se la vite, il fico, il melograno, l'olivo non daranno più i loro frutti. Da oggi in poi io vi benedirò!

20Il ventiquattro del mese questa parola del Signore fu rivolta una seconda volta ad Aggeo:21"Parla a Zorobabele, governatore della Giudea, e digli: Scuoterò il cielo e la terra,22abbatterò il trono dei regni e distruggerò la potenza dei regni delle nazioni , rovescerò i carri e i loro equipaggi: cadranno cavalli e cavalieri; ognuno verrà trafitto dalla spada del proprio fratello.23In quel giorno - oracolo del Signore degli eserciti - io ti prenderò, Zorobabele figlio di Sealtièl mio servo, dice il Signore, e ti porrò come un sigillo, perché io ti ho eletto, dice il Signore degli eserciti".


Lettera agli Ebrei 10

1Avendo infatti la legge solo un'ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha il potere di condurre alla perfezione, per mezzo di quei sacrifici che si offrono continuamente di anno in anno, coloro che si accostano a Dio.2Altrimenti non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che i fedeli, purificati una volta per tutte, non avrebbero ormai più alcuna coscienza dei peccati?3Invece per mezzo di quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati,4poiché è impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri.5Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:

'Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato'.
6'Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato'.
7'Allora ho detto: Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -
per fare, o Dio, la tua volontà'.

8Dopo aver detto prima 'non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato', cose tutte che vengono offerte secondo la legge,9soggiunge: 'Ecco, io vengo a fare la tua volontà'. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo.10Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre.

11Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati.12Egli al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre 'si è assiso alla destra di Dio',13aspettando ormai solo che 'i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi'.14Poiché con un'unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.15Questo ce lo attesta anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto:

16'Questa è l'alleanza che io stipulerò' con loro
'dopo quei giorni, dice il Signore:
io porrò le mie leggi nei loro cuori
e le imprimerò nella loro mente',

17dice:
'E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro
iniquità'.

18Ora, dove c'è il perdono di queste cose, non c'è più bisogno di offerta per il peccato.

19Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù,20per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne;21avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio,22accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.23Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso.
24Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone,25senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina.

26Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati,27ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli.28Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, 'viene messo a morte' senza pietà 'sulla parola di due o tre testimoni'.29Di quanto maggior castigo allora pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza dal quale è stato un giorno santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?30Conosciamo infatti colui che ha detto: 'A me la vendetta! Io darò la retribuzione!' E ancora: 'Il Signore giudicherà il suo popolo'.31È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!

32Richiamate alla memoria quei primi giorni nei quali, dopo essere stati illuminati, avete dovuto sopportare una grande e penosa lotta,33ora esposti pubblicamente a insulti e tribolazioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo.34Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di esser spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e più duraturi.35Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa.36Avete solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa.

37Ancora 'un poco', infatti, 'un poco appena,
e colui che deve venire, verrà e non tarderà'.
38'Il mio giusto vivrà mediante la fede;
ma se indietreggia, la mia anima non si compiace in lui'.

39Noi però non siamo di quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per la salvezza della nostra anima.


Capitolo L: Chi è nella desolazione deve mettersi nelle mani di Dio

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1. Signore Dio, Padre santo, che tu sia, ora e sempre, benedetto, perché come tu vuoi così è stato fatto, e quello che fai è buono. Che in te si allieti il tuo servo, non in se stesso o in alcunché d'altro. Tu solo sei letizia vera; tu la mia speranza e il mio premio; tu, o Signore, la mia gioia e la mia gloria. Che cosa ha il tuo servo , se non quello che, pur senza suo merito, ha ricevuto da te? Quello che hai dato e hai fatto a me, tutto è tuo. "Povero io sono, e tribolato, fin dagli anni della mia giovinezza" (Sal 87,16); talvolta l'anima mia è triste fino alle lacrime, talvolta si turba in se stessa sotto l'incombere delle passioni. Desidero il gaudio della pace; domando la pace dei tuoi figli, da te nutriti nello splendore della consolazione. Se tu doni questa pace, se tu infondi questa santa letizia, l'anima del tuo servo sarà tutta un canto nel dar lode a te, devotamente. Se, invece, tu ti ritrai, come fai talvolta, il tuo servo non potrà percorrere lesto la "via dei tuoi comandamenti" (Sal 118,32). Di più, gli si piegheranno le ginocchia, fino a toccargli il petto; per lui non sarà più come prima, ieri o ier l'altro, quando il tuo lume gli splendeva sul capo e l'ombra delle tue ali lo proteggeva dall'irrompere delle tentazioni.

2. Padre giusto e degno di perpetua lode, giunga l'ora in cui il tuo servo deve essere provato. Padre degno di amore, è giusto che in questo momento il tuo servo patisca un poco per te. Padre degno di eterna venerazione, giunge l'ora, che da sempre sapevi sarebbe venuta, l'ora in cui il tuo servo - pur se interiormente sempre vivo in te - deve essere sopraffatto da cose esteriori, vilipeso anche ed umiliato, scomparendo dinanzi agli uomini , afflitto dalle passioni e dalla tiepidezza; e ciò per risorgere di nuovo con te, in una aurora di nuova luce, nello splendore dei cieli. Padre santo, così hai disposto, così hai voluto; e come hai voluto è stato fatto. Giacché questo è il dono che tu fai all'amico tuo, di patire e di essere tribolato in questo mondo, per amor tuo; e ciò quante volte e da chiunque permetterai che sia fatto. Nulla accade quaggiù senza che tu lo abbia provvidenzialmente disposto, e senza una ragione. "Cosa buona è per me, che tu mi abbia umiliato, per farmi conoscere la tua giustizia" (Sal 118,71) e per far sì che io abbandoni ogni orgoglio interiore e ogni temerarietà. Cosa per me vantaggiosa, che la vergogna abbia ricoperto il mio volto, così che, per essere consolato, io abbia a cercare te, piuttosto che gli uomini. In tal modo imparo a temere l'imperscrutabile tuo giudizio, con il quale tu colpisci il giusto insieme con l'empio, ma sempre con imparziale giustizia. Siano rese grazie a te, che non sei stato indulgente verso i miei peccati e mi hai invece scorticato con duri colpi, infliggendomi dolori e dandomi angustie, esterne ed interiori. Nessuno, tra tutti coloro che stanno sotto il cielo, quaggiù, mi può dare consolazione; tu solo lo puoi, o Signore mio Dio, celeste medico delle anime, che colpisci e risani, "cacci all'inferno e da esso ritogli" (Tb 13,2). La rigida tua regola stia sopra di me; essa mi ammaestrerà.

3. Padre diletto, ecco, io sono nelle tue mani; mi curvo sotto la verga, che mi corregge. Percuotimi il dorso e il collo, affinché io indirizzi la mia vita tortuosa secondo la tua volontà. Come tu suoli, e con giustizia, fa' di me un devoto e umile discepolo, pronto a camminare a ogni tuo cenno. A te affido me stesso, e tutto ciò che è mio, per la necessaria correzione. E' preferibile essere aspramente rimproverato quaggiù, che nella vita futura. Tu conosci tutte le cose, nel loro insieme e una per una; nulla rimane a te nascosto dell'animo umano. Tu conosci le cose che devono venire, prima che esse siano, e non hai bisogno che alcuno ti indichi o ti rammenti quello che accade su questa terra. Tu conosci ciò che mi aiuta a progredire, e sai quanto giova la tribolazione per togliere la ruggine dei vizi. Fa' di me quello che ti piace, e che io, appunto, desidero; e non voler giudicare severamente la mia vita di peccato, che nessuno conosce più perfettamente e chiaramente di te. Fa' che io comprenda ciò che è da comprendere; che io ami ciò che è da amare; fa' che io approvi ciò che sommamente piace a te; che io apprezzi ciò che a te pare prezioso; fa' che io disprezzi ciò che è abietto ai tuoi occhi. Non permettere che io giudichi "secondo la veduta degli occhi materiali; che io non mi pronunzi secondo quel che si sente dire" da gente profana (Is 11,3). Fa' che io, invece, discerna le cose esteriori e le cose spirituali in spirito di verità; fa' che, sopra ogni cosa, io vada sempre ricercando il tuo volere. Se il giudizio umano, basato sui sensi, sovente trae in inganno, si ingannano anche coloro che sono attaccati alle cose del mondo, amando soltanto le cose visibili. Forse che uno è migliore perché è considerato qualcosa di più, nel giudizio di un altro? Quando questi lo esalta, è un uomo fallace che inganna un uomo fallace, un essere vano che inganna un essere vano, un cieco che inganna un cieco, un miserabile che inganna un miserabile; quando lo elogia a vuoto, realmente lo fa vergognare ancor più. Invero, secondo il detto dell'umile san Francesco, quanto ciascuno è ai tuoi occhi, tanto egli è; e nulla di più.


DISCORSO 229/U DAI DISCORSI TENUTI NELL'OTTAVA DI PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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FRAMMENTO

I rettili viventi nell'acqua intesi allegoricamente.

1. Vediamo cosa dicono le Scritture. La luce dalla luce, i giusti dal Verbo. Firmamento del cielo la solidità delle Scritture stesse. Le acque sotto il firmamento, il popolo terreno; le acque sopra il firmamento, il popolo celeste. La terra asciutta separata dalle acque del mare, le anime assetate di Dio e segregate dall'innumerevole quantità di delitti che si commettono nel mondo. La terra produce erba da pascolo e alberi con frutto, che sono le opere di misericordia. I luminari nel firmamento del cielo sono i predicatori della parola, gli Evangelisti e gli Apostoli, doni concessi dallo Spirito. Osserviamo pertanto questi luminari che si spandono per tutto il mondo, e voi, da parte vostra, vedete come le acque producano rettili di esseri viventi 1. Gli evangelizzatori percorrono [la terra] e gli uomini vengono evangelizzati. I rettili quindi di anime viventi, bisognerà intenderli nel senso di "sacramenti". Perché? Perché i sacramenti son necessari a questo scopo: perché si annunci il Vangelo alle genti e dalle genti siano separati certi uomini, sicché quelle acque amare diventino produttive e ne nascano pesci gustosi. È, questa, una gran cosa. Nessuno riesce a inghiottire l'acqua del mare, ma se ne mangiano i pesci, nati e cresciuti nell'acqua amara. Sono questi i sacramenti soavi portati a tutto il mondo. Ma sono chiamati rettili di esseri viventi, non ancora esseri viventi. Perché? È un po' complesso penetrare il senso di questa dicitura. Poco fa, quando si proclamava la lettura, avete ascoltato l'episodio di Simon mago. Fu battezzato ma non depose dal suo cuore l'antica malizia 2; ricevette il rito sacramentale ma non l'efficacia del sacramento. Ascolta, cosa dice l'Apostolo a proposito di certi empi. Hanno - dice - l'apparenza della religione ma ne rinnegano l'efficacia 3. Cos'è l'apparenza della religione? Il sacramento in ciò che ha di visibile. Cos'è l'efficacia della religione? La carità invisibile. Ascolta questa efficacia della religione. Se parlassi le lingue degli angeli e degli uomini ma non avessi la carità, sarei come un bronzo risonante ecc.; e se avessi questo e quest'altro, ma non avessi la carità, sarei un nulla 4. È vero infatti che i sacramenti sono sante e grandi realtà, ma l'uomo privo della carità è un nulla. Efficacia del sacramento è dunque la carità. Ma questa carità non la possiede l'eretico, sebbene presso di lui io possa trovare la parte visibile del sacramento. Per cui, se a me viene un eretico, rispetto in lui il rito sacramentale e non lo ribattezzo, ma gli restituisco l'efficacia del sacramento immettendo in lui la radice della carità. La carità infatti è l'anima viva che la terra produce, di modo che sia veramente un'anima viva, arricchita cioè dell'efficacia del sacramento. Questo è il significato di quanto fu detto: Producano le acque rettili di esseri viventi 5, ecc...

 

1 - Cf. Gn 1, 14-19.

2 - Cf. At 8, 13-23.

3 - 2 Tm 3, 5.

4 - 1 Cor 13, 1-3.

5 - Gn 1, 20.


14 - Si spiegano le forme ed i modi delle visioni divine

La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda

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612. Anche se è operata dallo Spirito Santo, la grazia delle visioni divine, delle rivelazioni e delle estasi - non parlo della visione beatifica - si distingue dalla grazia giustificante e dalle virtù che santificano e perfezionano l'anima nelle sue azioni. Siccome non tutti i giusti ed i santi hanno necessariamente visioni o rivelazioni divine, si prova che la santità e le virtù possono stare senza questi doni. Da ciò consegue anche che le rivelazioni non si devono misurare in base alla santità e alla perfezione di quelli che le ricevono, ma alla volontà di Dio che le concede a chi più gli piace 1 quando conviene e nel grado in cui la sua sapienza le distribuisce, operando sempre con peso e misura, per i fini che vuole raggiungere nella sua Chiesa. Dio può comunicare visioni e rivelazioni maggiori e più alte al meno santo, e minori al maggiore. Anzi, può concedere il dono della profezia, con gli altri doni dati gratuitamente, a persone non sante; alcune estasi possono anche avere origine da una causa che non sia precisamente virtù della volontà. Quindi, quando si confronta l'eccellenza dei profeti, non si parla della santità, che solo Dio può ponderare, ma della luce della profezia e del modo di riceverla; da questo si può giudicare quale sia più o meno elevato, secondo differenti ragioni. Il principio su cui si fonda questo insegnamento è che la carità e le virtù che rendono santi e perfetti quelli che le hanno appartengono alla volontà, mentre le visioni, le rivelazioni ed anche alcune estasi riguardano l'intelletto, la cui perfezione non santifica l'anima.

613. Sebbene la grazia delle visioni divine sia distinta dalla santità e dalle virtù, per cui possono separarsi, la volontà e provvidenza divina molte volte le unisce secondo il fine ed il motivo che ha nel comunicare questi doni gratuiti delle rivelazioni particolari. Di fatto, alcune volte le ordina al beneficio pubblico e comune della Chiesa, come dice l'Apostolo. Questo accadde ai profeti che, ispirati da Dio con rivelazioni dello Spirito Santo e non di loro propria immaginazione, parlarono e profetizzarono per noi i misteri della redenzione e della legge evangelica. Quando le rivelazioni e visioni sono di questa specie non è necessario che siano congiunte con la santità, poiché Balaam fu profeta e non era santo. Tuttavia la Provvidenza divina volle, come più conveniente ed opportuno, che ordinariamente i profeti fossero santi, per non depositare facilmente e spesso lo spirito di profezia e le rivelazioni divine in vasi immondi - benché in qualche caso particolare Dio lo facesse come onnipotente - ed anche perché alla verità divina ed al suo insegnamento avrebbe derogato molto la cattiva vita dello strumento, oltre che per molte altre ragioni.

614. Altre volte le rivelazioni e visioni divine non sono tanto generali e non sono indirizzate immediatamente al bene comune, ma a quello particolare di chi le riceve. Come le prime sono effetto dell'amore che Dio ebbe ed ha per la sua Chiesa, così queste rivelazioni particolari hanno per causa l'amore speciale con cui Dio ama l'anima alla quale le comunica per istruirla e sollevarla ad un più alto grado di amore e perfezione. Mediante queste rivelazioni lo spirito della sapienza attraverso le età entra nelle anime sante per formare amici di Dio e profeti. Come ne è causa efficiente l'amore divino tutto speciale verso alcune anime, così ne sono causa finale ed effetto la santità, la purezza e l'amore delle medesime anime; il beneficio di queste rivelazioni e visioni, poi, è il mezzo con il quale si ottiene tutto questo.

615. Non voglio dire con ciò che le rivelazioni e visioni divine siano necessarie ed assolutamente indispensabili per rendere santi e perfetti, perché molti lo sono con altri mezzi senza questi benefici. Se, però, è verissimo che dipende solo dalla volontà divina concedere o negare ai giusti questi doni particolari, da parte nostra e da parte del Signore ci sono alcune ragioni, che conosciamo, per le quali è opportuno che sua Maestà li comunichi tanto frequentemente a molti suoi servi. La prima tra le altre è che da parte della creatura ignorante il modo più proporzionato e conveniente, affinché si innalzi alle cose eterne, si introduca in esse e si spiritualizzi per giungere alla perfetta unione con il sommo Bene, è la luce soprannaturale circa i misteri e gli arcani dell'Altissimo, che viene comunicata mediante particolari rivelazioni, visioni ed illuminazioni che l'anima riceve nella solitudine e nell'estasi; per questo il Signore stesso la invita con ripetute promesse e carezze. Di questi misteri è piena la sacra Scrittura, in particolare il Cantico dei Cantici.

616. La seconda ragione è da parte del Signore, perché l'amore è impaziente e non sopporta indugio nel comunicare i suoi beni e segreti all'amato e all'amico. Non vi chiamo più servi [...]; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi, disse agli Apostoli il Maestro della verità eterna. Di Mosè, poi, si dice che Dio parlava con lui come con un amico. Anche i santi Patriarchi e Profeti non ricevettero dallo Spirito divino solamente le rivelazioni generali, ma anche molte altre particolari e private, a testimonianza dell'amore che Dio portava loro, come si rileva dalla richiesta di Mosè, quando lo pregò che gli lasciasse vedere la sua faccia. A questo accennano pure i titoli che l'Altissimo dona alle anime elette, chiamandole con il nome di sposa, amica, colomba, sorella, perfetta, diletta, bella ed in altri modi. Tutti questi titoli, benché esprimano la forza dell'amore divino ed i suoi effetti, significano meno di ciò che il supremo Re fa con quelli che vuole così onorare, perché solo questo Signore ha il potere di fare tutto quello che vuole e sa volere come sposo, come amico, come padre e come infinito e sommo bene, senza restrizione né misura.

617. Questa verità non perde il suo credito perché non è intesa dalla sapienza carnale o perché alcune anime, infatuate da tale sapienza, si sono lasciate ingannare con alcune visioni e rivelazioni false dall'angelo di Satana mascherato da angelo di luce. Questo danno non solo fu molto frequente nelle donne per la loro ignoranza e le loro passioni, ma anche in molti uomini in apparenza forti ed istruiti; però, in tutti nacque da una cattiva radice. Non parlo di quelli che con diabolica ipocrisia hanno finto rivelazioni, visioni ed estasi false, senza averle, ma di quelli che con inganno le hanno patite e ricevute dal demonio, benché non senza grave colpa e consenso. Dei primi si può dire che cercano di ingannare e dei secondi che al principio sono ingannati, perché il serpente antico, che li conosce non mortificati nelle passioni e sa i loro sensi interiori poco esercitati nella conoscenza delle cose divine, introduce in loro con sottilissima astuzia una nascosta presunzione di essere molto favoriti da Dio e toglie loro il timore umile, gonfiandoli con vana curiosità di cose sublimi e rivelazioni ed inducendoli a desiderare di avere visioni estatiche e di distinguersi particolarmente in questi favori. Per questo aprono la porta al demonio ed egli entra a riempirli di errori e di illusioni, intorpidendo loro i sensi con una confusa tenebra interiore, cosicché non intendono né conoscono più cosa divina né vera se non qualcuna che il nemico presenta loro per dare credito ai suoi inganni e per coprire il suo veleno.

618. Questo pericoloso inganno si previene temendo con umiltà, non desiderando sapere cose alte e non valutando il proprio profitto nel tribunale appassionato del proprio giudizio e della propria prudenza, ma rimettendolo a Dio ed ai suoi ministri e confessori dotti, che esaminano bene l'intenzione; non vi è dubbio, infatti, che così si conoscerà se l'anima desidera questi favori per virtù e perfezione o per la gloria esteriore degli uomini. Più sicuro, però, è non desiderarli mai e temere sempre il pericolo, che è grande in tutti i tempi e maggiore al principio. La devozione e le dolcezze sensibili - supposto che vengano dal Signore, perché talvolta il demonio le imita - non sono mandate da sua Maestà perché l'anima è capace del cibo solido dei più grandi segreti e favori, ma come alimento da fanciulli, affinché essa più efficacemente si ritiri dai vizi rigettando ciò che è sensibile e non perché immagini di essere assai avanzata nelle virtù, dato che anche i rapimenti che risultano da meraviglia suppongono più ignoranza che amore. Quando, però, l'amore arriva ad essere estatico, fervoroso, ardente, pronto, vivace, inaccessibile, intollerante di altra cosa fuori di quello che ama e con ciò acquista dominio su ogni affetto umano, allora l'anima si trova disposta per ricevere la luce delle rivelazioni e delle visioni divine; e tanto più vi si dispone quanto meno le brama, illuminata da questa luce divina che la fa credere indegna anche di minori benefici. Gli uomini sapienti non devono meravigliarsi che le donne siano state tanto favorite da Dio con questi doni, perché esse sono ferventi nell'amore, perché Dio sceglie ciò che è più debole come testimone più sicuro del suo potere ed anche perché esse non hanno conoscenza della teologia come gli uomini dotti, se non l'infonde loro l'Altissimo, per illuminare il loro debole ed ignorante giudizio.

619. Intesa questa dottrina - quando non vi fossero state in Maria santissima altre speciali ragioni - conosceremo che le divine rivelazioni e visioni comunicatele dall'Altissimo furono più alte, ammirabili, frequenti e divine di quelle che diede a tutto il resto dei santi. Questi doni, come anche gli altri, si devono misurare con la sua dignità, santità e purezza e con l'amore che suo Figlio e tutta la beatissima Trinità portavano a lei che era madre del Figlio, figlia del Padre e sposa dello Spirito Santo. Con questi titoli le venivano comunicati gli influssi di Dio, essendo Cristo Signore nostro e sua Madre con infinito eccesso più amati che tutto il resto dei santi angeli e uomini. Ricondurrò le visioni divine che ebbe la nostra sovrana Regina a cinque gradi o generi e di ciascuno riferirò quello che potrò, come mi è stato manifestato.

 

Visione chiara dell'essenza divina concessa a Marta santissima

 

620. La prima e più elevata visione fu quella beatifica dell'essenza divina. Mentre era viatrice, Maria la ebbe chiaramente e di passaggio molte volte, che enumererò dal principio di questa Storia, nei tempi e nelle occasioni in cui ella ricevette questo beneficio, che è il maggiore che una creatura possa ricevere. Quanto agli altri santi, alcuni Dottori dubitano se nella carne mortale siano arrivati a vedere Dio in modo chiaro ed intuitivo; ma, lasciando da parte le opinioni circa gli altri, non vi può essere dubbio quanto alla Regina del cielo, a cui si farebbe ingiuria misurandola con la regola comune agli altri santi. Molti favori e grazie maggiori di quelle che in loro erano possibili ebbero luogo di fatto nella Madre della grazia; e la visione beatifica è possibile, almeno di passaggio, nei viatori, qualunque ne sia il modo. La prima disposizione che si ricerca nell'anima che deve vedere il volto di Dio è la grazia santificante in grado molto perfetto e non ordinario. Quella che l'anima santissima di Maria aveva dal primo istante fu sovrabbondante e con tanta pienezza che eccedeva la grazia dei supremi serafini. Per vedere Dio, ad essa si deve accompagnare una grande purezza nelle facoltà, in modo che non rimanga in esse traccia o effetto alcuno della colpa. Allo stesso modo un vaso in cui si dovesse porre un liquido purissimo, se ne avesse contenuto uno impuro, dovrebbe prima essere lavato, pulito e purificato bene, per non farvi restare più alcun odore. Poiché dal peccato e dai suoi effetti - soprattutto di quelli attuali - l'anima resta come infetta e contaminata, e quindi sproporzionata ed incapace di unirsi con la Bontà infinita in visione chiara ed amore beatifico, prima deve essere lavata e purificata in maniera che non le restino traccia, odore o sapore di peccati, né vizi, né inclinazione per essi. Ciò non si intende solo degli effetti dei peccati mortali, ma anche delle macchie che lasciano i peccati veniali; anch'essi causano nell'anima la loro particolare bruttezza, come se - a nostro modo di intendere - un cristallo purissimo venisse toccato dal fiato, che subito lo appanna e rende opaco. Tutto, insomma, si deve purificare e rinnovare per vedere Dio chiaramente.

621. Oltre a questa purezza, che è come negazione di macchia, se la natura di colui che deve vedere Dio beatificamente si trova corrotta per la colpa originale, è necessario purificare l'impulso che orienta al peccato in modo che il primo sia soppresso o tenuto a freno, come se la creatura non lo avesse. Essa, infatti, quando vede Dio, non deve avere principio né causa prossima che la inclini al peccato o ad imperfezione alcuna, poiché al libero arbitrio deve essere diventato come impossibile tutto ciò che ripugna alla somma santità e bontà. Da questo e da quanto dirò in seguito si conoscerà la difficoltà di questa disposizione, mentre l'anima vive nella carne mortale. La ragione che io comprendo per cui questo altissimo beneficio deve essere concesso con molto ritegno, e non senza grande causa e molto riguardo, è che nella creatura soggetta al peccato vi sono due sproporzioni e distanze immense, se si compara con la natura divina. L'una consiste nel fatto che Dio è invisibile, infinito, atto purissimo e semplicissimo, mentre la creatura è corporea, terrena, corruttibile e grossolana. L'altra è quella causata dal peccato, che è lontano senza misura dalla somma Bontà. Questa sproporzione e distanza è maggiore della prima, ma si devono togliere entrambe perché possano unirsi estremi tanto lontani quali sono Dio e la creatura, pervenendo questa a congiungersi nel modo supremo con la divinità e ad assimilarsi a Dio stesso, vedendolo e godendolo come egli è.

622. La Regina del cielo aveva tutta questa disposizione di purezza e mancanza di colpa o imperfezione in grado più alto che gli stessi angeli, perché non la toccarono né il peccato originale né quello attuale né gli effetti di alcuno di essi. La grazia e protezione divine poterono in lei per questo più di quanto poté negli angeli la natura, in virtù della quale essi erano liberi dal contrarre difetti. Per questa parte Maria santissima non aveva sproporzione alcuna né ostacolo dovuto a colpa che la ritardasse dal vedere Dio. Per l'altra parte poi, oltre ad essere immacolata, la sua grazia nel primo istante superava quella degli angeli e dei santi ed i suoi meriti erano proporzionati ad essa; nel primo atto, infatti, ella meritò più di tutti loro con i più efficaci ed ultimi atti che fecero per arrivare alla visione beatifica della quale godono. Conforme a ciò, se riguardo agli altri santi è giusto che sia loro differito il premio della gloria, che meritano, finché arrivi il termine della' loro vita mortale e con esso anche il momento di riceverlo, non può parere contro giustizia che con Maria santissima non s'intenda così rigorosamente questa legge, ma con lei l'Altissimo abbia altra provvidenza, per cui l'ebbe mentre viveva nella carne mortale. L'amore della beatissima Trinità non poteva sopportare tanta dilazione verso questa Signora da stare senza manifestarsi a lei molte volte, tanto più che ella lo meritava più di tutti gli angeli, i serafini ed i santi, che con minore grazia e con meno meriti godevano del sommo bene. Oltre a questa ragione ve n'era un'altra per cui era opportuno che la Divinità le si manifestasse chiaramente, cioè l'essere stata eletta come Madre di Dio, per cui conveniva che conoscesse con l'esperienza e con l'anticipata fruizione il tesoro della divinità infinita che doveva vestire di carne mortale e portare nel suo grembo verginale, affinché in seguito sapesse trattare il suo Figlio santissimo come Dio vero, della cui vista aveva già goduto.

623. L'anima, pur con tutta la purezza e l'integrità di cui si è detto, aggiunta anche la grazia che la santifica, non è ancora proporzionata e pronta per la visione beatifica. Le mancano altre disposizioni ed altri effetti divini, che la Regina del cielo riceveva quando godeva di questo beneficio e di cui tanto più avrebbe bisogno qualunque altra anima alla quale fosse elargito questo favore nella carne mortale. Trovandosi dunque l'anima limpida e santificata, come ho detto, viene ritoccata dall'Altissimo come con un fuoco spiritualissimo, che la riscalda e raffina come fa il fuoco materiale con l'oro, nel modo in cui Isaia fu purificato dai serafini. Questo beneficio opera due effetti nell'anima: l'uno è che la spiritualizza separandola da - a nostro modo di intendere - ciò che è impuro e terreno in lei e nell'unione con il corpo materiale; l'altro è che riempie tutta l'anima di una nuova luce, che scaccia oscurità e tenebre, come il chiarore dell'aurora dissipa la notte. Questa nuova luce resta in suo possesso, lasciandola illuminata e piena di nuovi splendori di questo fuoco. Ad essa seguono altri effetti nell'anima. Di fatto, se ha o ha avuto colpe, le piange con incomparabile dolore di contrizione, talmente grande che non può arrivarvi altro dolore umano, perché tutti, a paragone di quello che qui si sente, sono poco penosi. Quindi, subito sente un altro effetto di questa luce, cioè la purificazione dell'intelletto da tutte le immagini di cose terrene e visibili o sensibili, acquistate per mezzo dei sensi; queste, infatti, sono d'impedimento all'intelletto per vedere chiaramente il sommo spirito della Divinità. È, quindi, necessario purificarlo e sgombrarlo da quelle immagini e raffigurazioni terrene che lo occupano, impedendogli non solo la visione chiara ed intuitiva di Dio, ma anche quella astrattiva, per la quale èugualmente necessario che sia purificato.

624. Nell'anima purissima della nostra Regina, non avendo ella colpe da piangere, queste illuminazioni e purificazioni producevano soltanto gli altri effetti, cominciando ad elevare e proporzionare la natura stessa, affinché non stesse così distante dal fine ultimo e non percepisse gli effetti dei sensi e la dipendenza dal corpo. Allo stesso tempo, causavano in quell'anima candidissima nuovi sentimenti e moti di umiliazione per la conoscenza di se stessa, cioè del niente della creatura comparata con il Creatore e con i suoi benefici; per questo il suo cuore infiammato si muoveva a molti altri atti eroici di virtù. Il beneficio di una tale luce produrrebbe simili effetti in altre anime, se Dio la comunicasse loro per disporle alle visioni della sua divinità.

625. La nostra ignoranza potrebbe giudicare che le disposizioni già riferite bastino per arrivare alla visione beatifica; ma non è così, perché si richiede un'altra qualità o luce più divina, prima del lumen gloriae. Questa nuova purificazione è simile a quelle che ho riferito, ma differisce negli effetti, perché solleva l'anima ad uno stato più alto e sereno, dove con maggiore tranquillità sente una pace dolcissima, che non percepiva nello stato delle disposizioni e purificazioni anteriori. In esse, infatti, si sente ancora qualche pena ed amarezza delle colpe, se ci sono state, o un tedio della stessa natura terrena e vile, effetti non conciliabili con lo stato in cui l'anima si trova così vicina ed assimilata alla somma felicità. Mi pare che le prime purificazioni servano per mortificare e questa, di cui sto parlando, per vivificare e sanare la natura; l'Altissimo fa come il pittore, che prima delinea l'immagine, poi subito le dà i primi colori in abbozzo e quindi gli ultimi per farla uscire alla luce.

626. A compimento di tutte queste purificazioni e disposizioni, con i loro stupendi effetti, Dio comunica l'ultima, che è il lumen gloriae. Questa luce eleva, conforta e finisce di proporzionare l'anima affinché possa vedere e godere Dio beatificamente. Solo in essa le si manifesta la Divinità, la quale altrimenti non può essere veduta da creatura alcuna. La natura da sola non può giungere al conseguimento di tale luce e disposizione, né alla visione di Dio, perché tutto ciò supera le sue forze.

627. Con tutta questa bellezza di ornamenti era preparata colei che era Sposa dello Spirito Santo, Figlia del Padre e Madre del Figlio per entrare nel talamo della Divinità, quando veniva ammessa a godere di passaggio della sua vista e fruizione intuitiva. Poiché tutti questi benefici corrispondevano alla sua dignità ed alle sue grazie, non può essere compreso da ragione o pensiero creato - tanto meno da quello di una donna ignorante come sono io - quanto sublimi e divine fossero nella nostra Regina queste illuminazioni; molto meno, poi, si può ponderare e misurare il godimento di quell'anima santissima, superiore al gaudio più sublime dei supremi serafini e santi. Se di qualunque giusto, sia pure il minore tra quelli che godono Dio, è verità infallibile che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo quelle cose che Dio ha preparato, che sarà per i santi più grandi? E se lo stesso Apostolo che disse questo confessò di non poter esprimere quello che aveva ascoltato, che dirà la nostra limitatezza della Santa dei santi e madre di colui che è la gloria dei santi? Dopo l'anima del suo Figlio santissimo, che era insieme uomo e Dio vero, ella fu colei che negli infiniti mari e recessi della Divinità vide e conobbe il maggior numero di misteri arcani. A lei più che a tutti i beati furono aperti i tesori infiniti e le ampiezze dell'eternità di quell'oggetto inaccessibile che né principio né fine possono limitare. Lì questa città di Dio fu riempita di gioia ed allagata dal torrente della Divinità, che la inondò a tal punto con l'impeto della sua sapienza e grazia che queste la spiritualizzarono e divinizzarono.

 

Visione astrattiva di Dio che aveva Maria santissima

 

628. Il secondo genere di visioni di Dio che ebbe la Regina del cielo fu quello astrattivo, che è molto differente da quello intuitivo e ad esso inferiore; per questo era più frequente, benché non quotidiano od incessante. L'Altissimo comunica questa conoscenza o visione non scoprendosi in se stesso immediatamente all'intelletto creato, ma mediante qualche velo o certe immagini nelle quali si manifesta. Essendoci una separazione fra l'oggetto e l'intelletto, questa vista è molto inferiore alla visione chiara intuitiva e non mostra la presenza reale, anche se la contiene intellettualmente con condizioni inferiori. Benché la creatura sappia che si trova vicina alla Divinità ed in lei scopra gli attributi, le perfezioni e quei segreti divini che come in uno specchio volontario Dio vuole mostrarle e manifestarle, non sente né conosce nel sommo modo possibile la sua presenza, né la gode a soddisfazione ed a sazietà.

629. Tuttavia questo beneficio è grande, raro e, dopo la visione chiara, il maggiore. Benché non richieda il lumen gloriae, essendo sufficiente la luce delle immagini, né occorra l'ultima disposizione e purificazione alla quale segue il lumen gloriae, tutte quelle antecedenti, che precedono la visione chiara, sono necessarie anche per questa, perché con essa l'anima entra negli atri della casa del Signore Dio eterno. Gli effetti di questa visione sono ammirabili perché, oltre allo stato nel quale l'anima si trova già così innalzata sopra se stessa, la inebria di una ineffabile soavità e dolcezza, con la quale l'infiamma dell'amore divino e la trasforma in esso, causandole una tale dimenticanza e un tale distacco da tutto ciò che è terreno e da se stessa che non vive più in sé, ma in Cristo, e Cristo in lei. Inoltre, da questa visione le resta una luce che, se ella non la perdesse per sua negligenza o tiepidezza o per qualche colpa, la guiderebbe sempre al più alto grado della perfezione, insegnandole le più sicure vie dell'eternità. Così, sarebbe per lei come il fuoco perpetuo del santuario e come la luce della città di Dio.

630. Questa visione divina causava questi ed altri effetti nella nostra sovrana Regina in grado così eminente che io non posso spiegare il mio concetto con termini ordinan. Ci lascia però intendere qualcosa il considerare lo stato di quell'anima purissima, dove non era impedimento di tiepidezza, né ostacolo dovuto a colpa, né trascuratezza, né dimenticanza, né negligenza, né ignoranza, né una minima inavvertenza; anzi, era piena di grazia, ardente nell'amore, diligente nell'operare, costante ed incessante nel lodare il Creatore, sollecita ed alacre nel dargli gloria e disposta totalmente in modo che il braccio dell'Onnipotente operasse in lei senza incontrare contraddizione o difficoltà alcuna. Ebbe il beneficio di questo genere di visione nel primo istante della sua concezione, come ho detto a suo luogo, ed in seguito molte altre volte nel corso della sua vita santissima, come anche ho già detto in parte ed in parte dirò più avanti.

 

Visioni e rivelazioni intellettuali di Maria santissima

 

631. Il terzo genere di visioni o rivelazioni divine che ebbe Maria santissima fu quello intellettuale. Sebbene la conoscenza o visione astrattiva di Dio si possa chiamare anch'essa rivelazione intellettuale, io le dono un altro posto tutto suo e più alto, per due ragioni. L'una è che il suo oggetto è unico e supremo tra le cose intelligibili, mentre queste più comuni rivelazioni intellettuali hanno molti e vari oggetti, perché si estendono a cose materiali e spirituali, nonché alle verità ed ai misteri intelligibili. L'altra ragione è che la visione astrattiva dell'essenza divina viene prodotta per mezzo di immagini altissime, infuse e soprannaturali di quell'oggetto infinito. La comune rivelazione e visione intellettuale, invece, alcune volte si forma per mezzo di immagini degli oggetti rivelati infuse nell'intelletto, mentre altre volte queste non sono necessarie per intendere tutto, perché possono servire quelle dell'immaginazione o fantasia della persona che ha la visione; con esse l'intelletto, illuminato con nuova luce e virtù soprannaturale, può intendere i misteri che Dio gli rivela. Così accadde a Giuseppe in Egitto ed a Daniele in Babilonia. Anche Davide ebbe questo genere di rivelazioni. Dopo la conoscenza di Dio, è il modo di visione più nobile e sicuro, perché né i demoni né gli stessi angeli buoni possono infondere questa luce soprannaturale nell'intelletto, benché possano muovere le immagini per mezzo della fantasia.

632. Questa forma di rivelazione intellettuale fu comune ai Profeti santi dell'antico e del nuovo Testamento, perché la luce della profezia perfetta, come essi ebbero, va a terminare nella comprensione di qualche mistero. Senza questa luce intellettuale non sarebbero stati profeti in modo perfetto né avrebbero parlato profeticamente; per questo, infatti, non basta fare profezie. Così, Caifa ed i soldati che non vollero dividere la tunica di Cristo Signore nostro, benché mossi da impulso divino, non erano perfettamente profeti, perché non parlavano profeticamente, cioè con luce divina e comprensione del mistero. È' vero che anche i profeti santi e perfettamente tali, che si chiamavano veggenti per la luce interiore con la quale contemplavano i segreti nascosti, potevano fare qualche azione profetica senza conoscere i misteri che comprendeva o senza conoscerne qualcuno; ma in quell'azione non erano tanto perfettamente profeti quanto in quelle nelle quali profetizzavano con comprensione soprannaturale. Questa rivelazione intellettuale ha molti gradi, ma non è questo il luogo per spiegarli. E benché il Signore la possa comunicare da sola, senza carità o grazia e senza le virtù, di solito è accompagnata da esse, come avveniva nei Profeti, negli Apostoli e negli altri giusti, quando Dio manifestava loro come ad amici i suoi segreti, e come ancora succede quando le rivelazioni intellettuali sono dirette al maggior bene di chi le riceve, come si è detto sopra. Per questo, tali rivelazioni ricercano una disposizione molto buona nell'anima che deve essere sollevata ad esse ed ordinariamente Dio non le comunica se non quando l'anima si trova quieta, in pace, distaccata dagli affetti terreni e con le facoltà ben ordinate per ottenere gli effetti di questa luce divina.

633. Nella Regina del cielo queste rivelazioni intellettuali furono molto differenti da quelle dei santi e dei profeti, perché sua Altezza le aveva continue, quando non godeva di altre visioni di Dio più alte. Oltre a ciò, lo splendore e l'estensione di questa luce intellettuale ed i suoi effetti furono incomparabili in Maria santissima, perché conobbe più misteri, verità e segreti dell'Altissimo che tutti i santi Patriarchi, Profeti ed Apostoli e più che gli stessi angeli tutti insieme, conoscendo ogni cosa con maggiore profondità, chiarezza, stabilità e sicurezza. Con essa penetrava dallo stesso essere di Dio e dai suoi attributi fino alla minima delle sue opere e creature, senza che le rimanesse celato niente in cui non conoscesse la partecipazione della grandezza del Creatore e la sua divina disposizione e provvidenza. Per questo, solo Maria santissima poté dire pienamente che il Signore le aveva manifestato le cose invisibili e nascoste della sua sapienza, come affermò il Profeta. Non è possibile riferire gli effetti che queste rivelazioni intellettuali causavano nella sovrana Signora, ma tutta questa Storia servirà a spiegarli. Queste visioni nelle altre anime sono di ammirabile utilità e profitto, perché illuminano altamente l'intelletto, infiammano con incredibile ardore la volontà, disingannano, staccano, sollevano e spiritualizzano la creatura. Talvolta pare che anche lo stesso corpo terreno e pesante si alleggerisca e si assottigli, emulando santamente l'anima. La Regina del cielo in questo genere di visioni ebbe un altro privilegio che riferirò nel capitolo seguente.

 

Visioni immaginarie della Regina del cielo Maria santissima

 

634. Occupano il quarto posto le visioni immaginarie. Esse si formano per mezzo di immagini sensibili, causate o mosse nell'immaginazione o fantasia, le quali rappresentano gli oggetti in modo materiale e sensitivo, come cosa che si guarda con gli occhi del corpo, si ascolta, si tocca o si gusta. Sotto questa forma di visioni i profeti dell'antico Testamento - particolarmente Ezechiele, Daniele e Geremia - manifestarono grandi misteri che l'Altissimo rivelò loro per mezzo di esse. In simili visioni l'evangelista Giovanni scrisse la sua Apocalisse. Per la parte che hanno di sensitivo e corporeo, sono inferiori alle precedenti; per questo il demonio le può contraffare quanto alla rappresentazione, muovendo le immagini della fantasia, ma non le imita quanto alla verità egli che è padre della menzogna. Queste visioni si devono molto schivare, esaminandole con la dottrina certa dei santi e dei maestri, perché se il demonio conosce qualche vivo desiderio di esse nelle anime che si dedicano all'orazione ed alla devozione, se Dio lo permette, le ingannerà facilmente. Anzi, per quanto detestassero il pericolo di queste visioni, i santi stessi furono assaliti con esse dal demonio travestito da angelo di luce, come sta scritto nelle loro vite per nostra istruzione e ammonimento.

635. Dove queste visioni e rivelazioni immaginarie furono ricevute senza pericolo alcuno, con tutta sicurezza e con ogni qualità divina, fu in Maria santissima, la cui luce interiore non poteva venire oscurata né attaccata da tutta l'astuzia del serpente. La nostra Regina ebbe molte visioni di questo genere. In esse le furono manifestate molte opere che il suo Figlio santissimo faceva quando stava lontano da lei, come diremo nel corso della sua vita. Per visione immaginaria conobbe anche molte altre creature e misteri nelle occasioni in cui era necessario, secondo la volontà e la dispensazione dell'Altissimo. Siccome, poi, questo beneficio e gli altri che la Principessa del cielo riceveva avevano fini altissimi, in ordine tanto alla sua santità, purezza e merito quanto al bene della Chiesa in cui questa madre della grazia era maestra e cooperatrice della redenzione, gli effetti di queste visioni e della loro comprensione erano ammirabili e portavano sempre incomparabili frutti di gloria dell'Altissimo ed aumento di nuovi doni e nuove grazie nell'anima santissima di Maria. Dirò quanto suole succedere nelle altre creature con queste visioni parlando di quelle corporee, perché di queste due specie si deve formare uno stesso giudizio.

 

Visioni divine corporee di Maria santissima

 

636. L'ultimo e quinto grado delle visioni e rivelazioni è quello che avviene per mezzo dei sensi corporali esteriori; per questo, tali visioni si chiamano corporee. Possono succedere in due maniere. L'una è propriamente e veramente corporea, cioè quando con corpo reale e dotato di peso si presenta alla vista o al tatto qualche cosa dell'altra vita, come Dio, un angelo, un santo, il demonio, un'anima o altro. Si forma a tale scopo, per opera e virtù degli angeli buoni o cattivi, qualche corpo immateriale ed apparente, il quale, benché non sia corpo naturale e vero di colui che rappresenta, è veramente un corpo di aria condensata con le sue dimensioni quantitative. Ci può essere un altra maniera di visione corporea più impropria e come illusoria del senso della vista, cioè quando non è corpo reale quello che si vede, ma sono certe immagini di corpo, di colore e simili, che un angelo può causare negli occhi alterando l'aria circostante. Colui che le riceve giudica di vedere qualche corpo reale presente, mentre esso non c'èì e ci sono solo immagini con le quali si altera la vista con un inganno ad essa impercettibile. Questo genere di visioni illusorie non è proprio degli angeli buoni né delle apparizioni divine, anche se è possibile che lo sia e tale poté essere la voce che udì Samuele. Ordinariamente, però, le simula il demonio per quello che contengono di inganno, specialmente per gli occhi. Per questo, come anche perché la Regina non ebbe questo tipo di visioni, parlerò soltanto di quelle veramente corporali, che ella aveva.

637. Nella Scrittura si trovano molte visioni corporee avute dai Santi e dai Patriarchi. Adamo vide Dio rappresentato dall'angelo, Abramo i tre angeli, Mosè il roveto e molte volte il Signore stesso. Hanno avuto molte volte visioni corporee ed immaginarie anche dei peccatori, come Caino e Baldassar; che vide la mano sul muro. Tra le visioni immaginarie, il Faraone ebbe quella delle vacche e Nabucodonosor quella dell'albero 35 e della statua; ed altre simili si trovano nelle divine Scritture. Da questo si conosce che per queste visioni corporee ed immaginarie non si ricerca santità in colui che le riceve. È vero, però, che chi ha qualche visione immaginaria o corporea senza ottenere luce su di essa non si chiama profeta; la visione non è perfetta rivelazione in colui che vede o riceve solo le immagini sensitive, ma in colui che ne ha anche la comprensione, che, come disse Daniele, è necessaria nella visione. Così furono profeti Giuseppe e lo stesso Daniele, ma non il Faraone, Baldassar e Nabucodonosor. Come visione, poi, sarà più elevata ed eccellente quella che verrà con comprensione più grande ed alta, anche se quanto a ciò che appare sono superiori quelle che rappresentano Dio e la sua Madre santissima, e dopo quelle dei santi secondo i loro gradi.

638. Per ricevere visioni corporee è certo che i sensi si devono trovare disposti. Quanto a quelle immaginarie, molte volte Dio le manda in sogno, come fece con il santissimo Giuseppe sposo di Maria purissima, con i re Magi, con il Faraone e con altri. A volte si possono ricevere anche stando nei sensi corporali, perché essi non disturbano. Il modo più comune e connaturale a queste visioni ed a quelle intellettuali, però> è che Dio le comunichi in qualche estasi o rapimento dai sensi esteriori, perché allora le facoltà interiori si trovano più raccolte e disposte per la comprensione delle cose sublimi e divine, anche se i sensi esteriori sono soliti essere di minore impedimento nelle visioni intellettuali che in quelle immaginarie, perché queste sono più vicine all'esteriore di quelle dell'intelletto. Per questa ragione, quando le rivelazioni intellettuali sono immagini infuse o quando l'affetto non ci toglie i sensi, si ricevono molte volte altissime rivelazioni di misteri grandi e soprannaturali senza perdere i sensi.

639. Nella Regina del cielo questo succedeva molte volte e quasi frequentemente, perché, sebbene avesse molte estasi per la visione beatifica - per la quale sono sempre necessarie nei viatori - ed anche per alcune visioni intellettuali ed immaginarie, ordinariamente rimaneva nei suoi sensi; tuttavia, in tale stato aveva rivelazioni più alte che non tutti i Santi ed i Profeti nelle loro maggiori estasi, nelle quali videro tanti misteri. Neppure per le visioni immaginarie i sensi esteriori disturbavano la nostra grande Regina, perché il suo grande cuore e la sua estesa sapienza non venivano arrestati dagli effetti di ammirazione o di amore che sono soliti rapire i sensi in tutti gli altri Santi e Profeti. Che sua Maestà abbia avuto visioni corporee degli angeli risulta dall'annunciazione del santo arcangelo Gabriele. Sebbene, poi, nel corso della sua vita santissima gli Evangelisti non ne accennino altre, il giudizio prudente e cattolico non può dubitarne, poiché la Regina dei cieli e degli angeli doveva essere servita dai suoi vassalli, come in seguito diremo spiegando il continuo ossequio che le facevano quelli della sua custodia ed altri in forma corporale e visibile ed in modo diverso, come si vedrà nel capitolo seguente.

640. Le altre anime devono essere molto circospette e guardinghe in questo genere di visioni corporali, perché sono soggette a pericolosi inganni ed illusioni del serpente antico. Chi non ne avrà mai desiderio eviterà gran parte del pericolo. Se, poi, trovandosi l'anima scevra da questo e da altri affetti sregolati, le accadrà qualche visione corporale o immaginaria, si trattenga molto dal credere e dall'eseguire ciò che vuole la visione, perché sarebbe segno molto cattivo. È proprio del demonio il volere subito, senza riflessione e consiglio, che vi si dia credito e si ubbidisca; non suggeriscono questo gli angeli santi, come maestri di ubbidienza, verità, prudenza e santità. Altri indizi e segni per conoscere la sicurezza e verità o l'inganno di queste visioni si ricavano dalla loro causa e dai loro effetti; ma non mi trattengo in questo, per non allontanarmi dal mio intento e perché mi rimetto ai dottori e maestri.

 

Insegnamento della Regina del cielo

 

641. Figlia mia, la luce che hai ricevuto in questo capitolo ti offre una norma certa su cui regolarti nelle visioni e rivelazioni del Signore. Consiste in due cose. L'una nel sottoporle con cuore umile e sincero al giudizio ed all'esame dei tuoi padri spirituali e superiori, domandando all'Altissimo con viva fede che dia loro luce, affinché intendano la sua volontà divina ed in tutto te la insegnino. L'altra sta nel tuo intimo e consiste nel considerare attentamente gli effetti che le visioni e rivelazioni producono, per discernerle con prudenza e senza inganno. Se chi opera in esse è la virtù divina sentirai, infatti, che questa, infiammandoti di amore casto e riverente verso l'Altissimo, ti muoverà e indurrà a prendere coscienza della tua bassezza, a detestare la vanità terrena, a desiderare il disprezzo delle creature, a patire con allegrezza, ad amare la croce e portarla con cuore coraggioso e magnanimo, a desiderare l'ultimo posto, ad amare chi ti perseguiterà, a temere il peccato ed aborriilo anche se molto leggero, ad aspirare a ciò che c'è di più puro, perfetto e raffinato nella virtù, a contrastare le tue inclinazioni, ad unirti al sommo e vero Bene. Questi saranno segni infallibili che è veramente l'Altissimo che ti visita per mezzo delle sue rivelazioni, insegnandoti ciò che c'è di più santo nella legge cristiana ed il modo più perfetto di imitare lui e me.

.642. Per non tralasciare di mettere in pratica questo insegnamento che la benignità dell'Altissimo ti offre, carissima, non dimenticarlo mai e non perdere di vista il beneficio che egli ti ha fatto istruendoti con tanto amore e tanta tenerezza. Rinuncia ad ogni attenzione e consolazione umana, ai diletti ed ai piaceri che il mondo ti offre. Resisti con forte risolutezza a tutto ciò che chiedono le inclinazioni terrene, benché siano cose lecite e piccole, perché io voglio che tu, voltando le spalle a qualunque cosa sensibile, ami solo il patire. Ti hanno insegnato, ti insegnano e ti insegneranno questa scienza e filosofia divina le visite dell'Altissimo, per mezzo delle quali tu sentirai la forza del fuoco divino, che non si deve mai estinguere in te per tua colpa o tiepidezza. Sta' attenta, dilata il tuo cuore e cingiti di fortezza per ricevere e per operare cose grandi. Non venire meno alla fede in queste ammonizioni, ma credile costantemente, apprezzale e scrivile nel tuo cuore con umile affetto e con stima nell'intimo della tua anima, come inviate dal tuo Sposo che è fedelissimo e come donate da me che sono la tua Maestra e signora.


La casa delle nozze

Beata Anna Katharina Emmerick

Nel novembre del 1820 Anna Katharina Emmerich così si espresse: ‘Sono trascorsi venti anni dal momento in cui il mio sposo mi portò nella “casa delle nozze” e mi pose sul duro letto matrimoniale delle sofferenze e dei dolori, dove sono tuttora distesa».
Queste parole simboliche dette dalla pia suora si riferiscono alle sue preghiere e sofferenze in suffragio di tutta la Chiesa, per la quale essa fu chiamata da Dio ad entrare nel convento di Agnetenberg. Fino a quel momento i voti e le espiazioni per la gente in pericolo, i defunti e le anime del Purgatorio, della pia suora, erano state le parti più rilevanti del suo compito. Quel periodo di preparazione era servito a farla entrare nell’ordine religioso e indirizzarsi ad una dura e faticosa via spirituale in una comunità conventuale. Una volta divenuta membro dell’Ordine, assunse simbolicamente il ruolo della Chiesa di Dio, e le fu successivamente affidata da Dio l’azione espiatoria per tutta la Chiesa, con le sue necessità, sofferenze e bisogni temporali. Questo compito totale ella l’aveva indicato così bene con la frase: «Il mio Sposo Divino mi ha portato nella casa delle nozze!» La Chiesa, cioè, intesa come sposa di Gesù Cristo, il suo Sposo e capo, in cui la stessa lo rappresenta in tutto il mondo con le espiazioni e le buone azioni (il simbolo e il compito di Anna Katharina Emmerich). Egli celebra le sue nozze (il suo rapporto di indissolubilità con la Chiesa come eterna, purgante che sempre si rinnova per presentarla degnamente pura e perfetta in tutti i suoi membri, a Dio Padre) e invia ininterrottamente su di essa, e su i suoi membri, la sua grazia. Ma ogni grazia deve essere restituita, e solo pochi di coloro che la ricevono possono garantire questa restituzione. Gesù allora si adopera affinché queste grazie abbiano una contropartita e la Chiesa terrena, sua sposa, attraverso le espiazioni, possa entrare in contatto con la Chiesa celeste.

Gesù è venuto sulla terra per rinnovare il rapporto di Dio con gli uomini e stabilire quello con la Chiesa, mediante il suo sacrificio di sangue. Prima di versare questo contributo lasciò Maria quale modello della Chiesa, concepita senza peccato, per l’eternità. Maria Piena di grazia, pura e fedele, ha concepito Gesù, affinché rimanesse tra gli uomini per la loro salvezza. Ma gli uomini non vollero mai capirlo e accettarlo, gli hanno sempre resistito finché poi lo perseguitarono e uccisero barbaramente. Nei tempi in cui” il buon Pastore” iniziò a radunare il suo gregge, Maria accolse i più bisognosi, mettendosi in contatto con gli abbandonati e i ripudiati per portarli alla salvezza. Perseverò fedelmente e divenne la forza e il punto di riferimento di tutto e di tutti, specialmente nel periodo quando Pietro rinnegò il Signore Gesù Cristo e l’inferno sembrò trionfare. Perciò rimase pazientemente sulla terra per molti anni dopo l’Ascensione di suo Figlio, affinché sotto la sua protezione la Chiesa si potesse rinforzare e la vittoria della Croce potesse essere sigillata con il sangue dei Martiri. Questo sostegno, fonte di benedizione per tutta la comunità, non lascerà mancare fino al secondo ritorno sulla terra di suo Figlio. Questa Madre della Misericordia è invocata dalla sposa (la Chiesa), a sua protezione, per i suoi bisogni e necessità, e si incarica, nel corso dell’anno ecclesiastico, di risolvere i compiti e le mancanze della sposa rimasti irrisolti. Così Anna Katharina Emmerich accoglie con l’inizio di ogni anno nella cosiddetta “casa delle nozze” la sua parte di sofferenze da dedicare al sostegno dell’opera di Maria per la Chiesa. Questo lavoro di sostegno le fu mostrato nei più piccoli particolari, niente avrebbe dovuto restare imperfetto e per nessun lavoro il tempo era dedicato a caso, ma avrebbe dovuto essere circoscritto entro un limite fisso, poiché scelta e durata non dipendono dalla loro propria volontà. Questi ordinamenti di limiti fissi erano già accennati nella “casa delle nozze”, la quale non aveva solo una parte simbolica bensì si riallacciava anche a un significato storico. La «casa delle nozze” rappresentava figurativamente e concretamente quella situata fuori di Bethlemme, la casa natale di David dove venne iniziato, dalla Guida celeste, al suo compito profetico. La medesima era la casa regale in cui ebbe origine l’Immacolata Vergine e Madre della Chiesa e nello stesso tempo la casa dei genitori di Giuseppe. Come nessun altro sulla terra, Anna Katharina Emmerich vide per mezzo di immagini contemplative, le condizioni della Chiesa e accolse, in sua vece tutti i suoi compiti, così come già i vecchi e santi abitanti di quella casa avevano accolto la futura salvezza e il messaggio di Dio. Questa casa con le sue numerose camere e i suoi dintorni, consistenti in giardini, campi e prati rappresentava l’immagine generale e simbolica della Chiesa, della sua organizzazione e amministrazione, con le differenti condizioni negative e positive che gravano su questa. In tale visione entra l’azione del lavoro espiatorio che consiste nella preghiera, nella supplica, e il servizio a Gesù, Maria e alla volontà divina. Un sacrificio basato sui dolori, pene e fatiche con un duplice obiettivo: espiare le colpe ed aiutare le necessità ed i bisogni spirituali di tutti gli esseri umani.