Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 28° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 12
1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".
13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".
22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;
padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".
54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".
Numeri 26
1Il Signore disse a Mosè e ad Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne:2"Fate il censimento di tutta la comunità degli Israeliti, dall'età di vent'anni in su, secondo i loro casati paterni, di quanti in Israele possono andare in guerra".3Mosè e il sacerdote Eleazaro dissero loro nelle steppe di Moab presso il Giordano di fronte a Gèrico:4"Si faccia il censimento dall'età di vent'anni in su, come il Signore aveva ordinato a Mosè e agli Israeliti, quando uscirono dal paese d'Egitto".
5Ruben primogenito d'Israele. Figli di Ruben: Enoch, da cui discende la famiglia degli Enochiti; Pallu, da cui discende la famiglia dei Palluiti;6Chezron, da cui discende la famiglia degli Chezroniti; Carmi, da cui discende la famiglia dei Carmiti.7Tali sono le famiglie dei Rubeniti: quelli che furono registrati erano quarantatremilasettecentotrenta.8Figli di Pallu: Eliab.9Figli di Eliab: Nemuel, Datan e Abiram. Questi sono quel Datan e quell'Abiram, membri del consiglio, che si ribellarono contro Mosè e contro Aronne con la gente di Core, quando questa si era ribellata contro il Signore;10la terra spalancò la bocca e li inghiottì insieme con Core, quando quella gente perì e il fuoco divorò duecentocinquanta uomini, che servirono d'esempio.11Ma i figli di Core non perirono.
12Figli di Simeone secondo le loro famiglie. Da Nemuel discende la famiglia dei Nemueliti; da Iamin la famiglia degli Iaminiti; da Iachin la famiglia degli Iachiniti; da Zocar la famiglia dei Zocariti;13da Saul la famiglia dei Sauliti.14Tali sono le famiglie dei Simeoniti. Ne furono registrati ventiduemiladuecento.
15Figli di Gad secondo le loro famiglie. Da Sefon discende la famiglia dei Sefoniti; da Agghi la famiglia degli Agghiti; da Suni la famiglia dei Suniti;16da Ozni la famiglia degli Ozniti; da Eri la famiglia degli Eriti;17da Arod la famiglia degli Aroditi; da Areli la famiglia degli Areliti.18Tali sono le famiglie dei figli di Gad. Ne furono registrati quarantamilacinquecento.
19Figli di Giuda: Er e Onan; ma Er e Onan morirono nel paese di Canaan.20Ecco i figli di Giuda secondo le loro famiglie: da Sela discende la famiglia degli Selaniti; da Perez la famiglia dei Pereziti; da Zerach la famiglia degli Zerachiti.21I figli di Perez furono: Chezron da cui discende la famiglia dei Chezroniti; Amul da cui discende la famiglia degli Amuliti.22Tali sono le famiglie di Giuda. Ne furono registrati settantaseimilacinquecento.
23Figli di Issacar secondo le loro famiglie: da Tola discende la famiglia dei Tolaiti; da Puva la famiglia dei Puviti;24da Iasub la famiglia degli Iasubiti; da Simron la famiglia dei Simroniti.25Tali sono le famiglie di Issacar. Ne furono registrati sessantaquattromilatrecento.
26Figli di Zàbulon secondo le loro famiglie: da Sered discende la famiglia dei Serediti; da Elon la famiglia degli Eloniti; da Iacleel la famiglia degli Iacleeliti.27Tali sono le famiglie degli Zabuloniti. Ne furono registrati sessantamilacinquecento.
28Figli di Giuseppe secondo le loro famiglie: Manàsse ed Efraim.29Figli di Manàsse: da Machir discende la famiglia dei Machiriti. Machir generò Gàlaad. Da Gàlaad discende la famiglia dei Galaaditi.30Questi sono i figli di Gàlaad: Iezer da cui discende la famiglia degli Iezeriti; Elek da cui discende la famiglia degli Eleciti;31Asriel da cui discende la famiglia degli Asrieliti; Sichem da cui discende la famiglia dei Sichemiti;32Semida da cui discende la famiglia dei Semiditi; Efer da cui discende la famiglia degli Eferiti.33Ora Zelofcad, figlio di Efer, non ebbe maschi ma soltanto figlie e le figlie di Zelofcad si chiamarono Macla, Noa, Ogla, Milca e Tirza.34Tali sono le famiglie di Manàsse: gli uomini registrati furono cinquantaduemilasettecento.
35Questi sono i figli di Efraim secondo le loro famiglie: da Sutelach discende la famiglia dei Sutelachiti; da Beker la famiglia dei Bekeriti; da Tacan la famiglia dei Tacaniti.36Questi sono i figli di Sutelach: da Erano è discesa la famiglia degli Eraniti.37Tali sono le famiglie dei figli di Efraim. Ne furono registrati trentaduemilacinquecento. Questi sono i figli di Giuseppe secondo le loro famiglie.
38Figli di Beniamino secondo le loro famiglie: da Bela discende la famiglia dei Belaiti; da Asbel la famiglia degli Asbeliti; da Airam la famiglia degli Airamiti;39da Sufam la famiglia degli Sufamiti;40da Ufam la famiglia degli Ufamiti. I figli di Bela furono Ard e Naaman; da Ard discende la famiglia degli Arditi; da Naaman discende la famiglia dei Naamiti.41Tali sono i figli di Beniamino secondo le loro famiglie. Gli uomini registrati furono quarantacinquemilaseicento.
42Questi sono i figli di Dan secondo le loro famiglie: da Suam discende la famiglia dei Suamiti. Sono queste le famiglie di Dan secondo le loro famiglie.43Totale per le famiglie dei Suamiti: ne furono registrati sessantaquattromilaquattrocento.
44Figli di Aser secondo le loro famiglie: da Imna discende la famiglia degli Imniti; da Isvi la famiglia degli Isviti; da Beria la famiglia dei Beriiti.45Dai figli di Beria discendono: da Eber la famiglia degli Eberiti; da Malchiel la famiglia dei Malchieliti.46La figlia di Aser si chiamava Sera.47Tali sono le famiglie dei figli di Aser. Ne furono registrati cinquantatremilaquattrocento.
48Figli di Nèftali secondo le loro famiglie: da Iacseel discende la famiglia degli Iacseeliti; da Guni la famiglia dei Guniti;49da Ieser la famiglia degli Ieseriti; da Sillem la famiglia dei Sillemiti.50Tali sono le famiglie di Nèftali secondo le loro famiglie. Gli uomini registrati furono quarantacinquemilaquattrocento.
51Questi sono gli Israeliti che furono registrati: seicentounmilasettecentotrenta.
52Il Signore disse a Mosè:53"Il paese sarà diviso tra di essi, per essere la loro proprietà, secondo il numero delle persone.54A quelli che sono in maggior numero darai in possesso una porzione maggiore; a quelli che sono in minor numero darai una porzione minore; si darà a ciascuno la sua porzione secondo il censimento.55Ma la ripartizione del paese sarà gettata a sorte; essi riceveranno la rispettiva proprietà secondo i nomi delle loro tribù paterne.56La ripartizione delle proprietà sarà gettata a sorte per tutte le tribù grandi o piccole".
57Questi sono i leviti dei quali si fece il censimento secondo le loro famiglie: da Gherson discende la famiglia dei Ghersoniti; da Keat la famiglia dei Keatiti; da Merari la famiglia dei Merariti.
58Queste sono le famiglie di Levi: la famiglia dei Libniti, la famiglia degli Ebroniti, la famiglia dei Macliti, la famiglia dei Musiti, la famiglia dei Coriti. Keat generò Amram.59La moglie di Amram si chiamava Iochebed, figlia di Levi, che nacque a Levi in Egitto; essa partorì ad Amram Aronne, Mosè e Maria loro sorella.60Ad Aronne nacquero Nadab e Abiu, Eleazaro e Itamar.61Ora Nadab e Abiu morirono quando presentarono al Signore un fuoco profano.62Gli uomini registrati furono ventitremila: tutti maschi, dall'età di un mese in su. Non furono compresi nel censimento degli Israeliti perché non fu data loro alcuna proprietà tra gli Israeliti.
63Questi sono i registrati da Mosè e dal sacerdote Eleazaro, i quali fecero il censimento degli Israeliti nelle steppe di Moab presso il Giordano di Gèrico.64Fra questi non vi era alcuno di quegli Israeliti dei quali Mosè e il sacerdote Aronne avevano fatto il censimento nel deserto del Sinai,65perché il Signore aveva detto di loro: "Dovranno morire nel deserto!". E non ne rimase neppure uno, eccetto Caleb figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nun.
Proverbi 21
1Il cuore del re è un canale d'acqua in mano al Signore:
lo dirige dovunque egli vuole.
2Agli occhi dell'uomo tutte le sue vie sono rette,
ma chi pesa i cuori è il Signore.
3Praticare la giustizia e l'equità
per il Signore vale più di un sacrificio.
4Occhi alteri e cuore superbo,
lucerna degli empi, è il peccato.
5I piani dell'uomo diligente si risolvono in profitto,
ma chi è precipitoso va verso l'indigenza.
6Accumular tesori a forza di menzogne
è vanità effimera di chi cerca la morte.
7La violenza degli empi li travolge,
perché rifiutano di praticare la giustizia.
8La via dell'uomo criminale è tortuosa,
ma l'innocente è retto nel suo agire.
9È meglio abitare su un angolo del tetto
che avere una moglie litigiosa e casa in comune.
10L'anima del malvagio desidera far il male
e ai suoi occhi il prossimo non trova pietà.
11Quando il beffardo vien punito, l'inesperto diventa saggio
e quando il saggio viene istruito, accresce il sapere.
12Il Giusto osserva la casa dell'empio
e precipita gli empi nella sventura.
13Chi chiude l'orecchio al grido del povero
invocherà a sua volta e non otterrà risposta.
14Un regalo fatto in segreto calma la collera,
un dono di sotto mano placa il furore violento.
15È una gioia per il giusto che sia fatta giustizia,
mentre è un terrore per i malfattori.
16L'uomo che si scosta dalla via della saggezza,
riposerà nell'assemblea delle ombre dei morti.
17Diventerà indigente chi ama i piaceri
e chi ama vino e profumi non arricchirà.
18Il malvagio serve da riscatto per il giusto
e il perfido per gli uomini retti.
19Meglio abitare in un deserto
che con una moglie litigiosa e irritabile.
20Tesori preziosi e profumi sono nella dimora del saggio,
ma lo stolto dilapida tutto.
21Chi segue la giustizia e la misericordia
troverà vita e gloria.
22Il saggio assale una città di guerrieri
e abbatte la fortezza in cui essa confidava.
23Chi custodisce la bocca e la lingua
preserva se stesso dai dispiaceri.
24Il superbo arrogante si chiama beffardo,
egli agisce nell'eccesso dell'insolenza.
25I desideri del pigro lo portano alla morte,
perché le sue mani rifiutano di lavorare.
26Tutta la vita l'empio indulge alla cupidigia,
mentre il giusto dona senza risparmiare.
27Il sacrificio degli empi è un abominio,
tanto più se offerto con cattiva intenzione.
28Il falso testimone perirà,
ma l'uomo che ascolta potrà parlare sempre.
29L'empio assume un'aria sfrontata,
l'uomo retto controlla la propria condotta.
30Non c'è sapienza, non c'è prudenza,
non c'è consiglio di fronte al Signore.
31Il cavallo è pronto per il giorno della battaglia,
ma al Signore appartiene la vittoria.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Geremia 30
1Parola che fu rivolta a Geremia da parte del Signore:2Dice il Signore, Dio di Israele: "Scriviti in un libro tutte le cose che ti dirò,3perché, ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali cambierò la sorte del mio popolo, di Israele e di Giuda - dice il Signore -; li ricondurrò nel paese che ho concesso ai loro padri e ne prenderanno possesso".4Queste sono le parole che il Signore pronunziò per Israele e per Giuda:
5Così dice il Signore:
"Si ode un grido di spavento,
terrore, non pace.
6Informatevi e osservate se un maschio può partorire.
Perché mai vedo tutti gli uomini
con le mani sui fianchi come una partoriente?
Perché ogni faccia è stravolta,
impallidita? Ohimè!
7Perché grande è quel giorno,
non ce n'è uno simile!
Esso sarà un tempo di angoscia per Giacobbe,
tuttavia egli ne uscirà salvato.
8In quel giorno - parola del Signore degli eserciti - romperò il giogo togliendolo dal suo collo, spezzerò le sue catene; non saranno più schiavi di stranieri.9Essi serviranno il Signore loro Dio e Davide loro re, che io susciterò loro.
10Tu, poi, non temere, Giacobbe, mio servo.
Oracolo del Signore.
Non abbatterti, Israele,
Poiché io libererò te dal paese lontano,
la tua discendenza dal paese del suo esilio.
Giacobbe ritornerà e godrà la pace,
vivrà tranquillo e nessuno lo molesterà.
11Poiché io sono con te
per salvarti, oracolo del Signore.
Sterminerò tutte le nazioni
in mezzo alle quali ti ho disperso;
ma con te non voglio operare una strage;
cioè ti castigherò secondo giustizia,
non ti lascerò del tutto impunito".
12Così dice il Signore: "La tua ferita è incurabile,
la tua piaga è molto grave.
13Per la tua piaga non ci sono rimedi,
non si forma nessuna cicatrice.
14Tutti i tuoi amanti ti hanno dimenticato,
non ti cercano più;
poiché ti ho colpito come colpisce un nemico,
con un castigo severo,
per le tue grandi iniquità,
per i molti tuoi peccati.
15Perché gridi per la ferita?
Incurabile è la tua piaga.
A causa della tua grande iniquità, dei molti tuoi peccati,
io ti ho fatto questi mali.
16Però quanti ti divorano saranno divorati,
i tuoi oppressori andranno tutti in schiavitù;
i tuoi saccheggiatori saranno abbandonati al saccheggio
e saranno oggetto di preda quanti ti hanno depredato.
17Farò infatti cicatrizzare la tua ferita
e ti guarirò dalle tue piaghe.
Parola del Signore.
Poiché ti chiamano la ripudiata, o Sion,
quella di cui nessuno si cura",
18Così dice il Signore.
"Ecco, restaurerò la sorte delle tende di Giacobbe
e avrò compassione delle sue dimore.
La città sarà ricostruita sulle rovine
e il palazzo sorgerà di nuovo al suo posto.
19Ne usciranno inni di lode,
voci di gente festante.
Li moltiplicherò e non diminuiranno,
li onorerò e non saranno disprezzati,
20i loro figli saranno come una volta.
la loro assemblea sarà stabile dinanzi a me;
mentre punirò i loro avversari.
21Il loro capo sarà uno di essi
e da essi uscirà il loro comandante;
io lo farò avvicinare ed egli si accosterà a me.
Poiché chi è colui che arrischia la vita
per avvicinarsi a me? Oracolo del Signore.
22Voi sarete il mio popolo
e io il vostro Dio.
23Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena,
una tempesta travolgente;
si abbatte sul capo dei malvagi.
24Non cesserà l'ira ardente del Signore,
finché non abbia compiuto e attuato
i progetti del suo cuore.
Alla fine dei giorni lo comprenderete!
Lettera agli Ebrei 7
1Questo 'Melchìsedek' infatti, 're di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re' e 'lo benedisse';2'a lui Abramo' diede 'la decima di ogni cosa'; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche 're di Salem', cioè re di pace.3Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno.
4Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino.5In verità anche quelli dei figli di Levi, che assumono il sacerdozio, hanno il mandato di riscuotere, secondo la legge, la decima dal popolo, cioè dai loro fratelli, essi pure discendenti da Abramo.6Egli invece, che non era della loro stirpe, prese la decima da Abramo e benedisse colui che era depositario della promessa.7Ora, senza dubbio, è l'inferiore che è benedetto dal superiore.8Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive.9Anzi si può dire che lo stesso Levi, che pur riceve le decime, ha versato la sua decima in Abramo:10egli si trovava infatti ancora nei lombi del suo antenato quando 'gli venne incontro Melchìsedek'.
11Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico - sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge - che bisogno c'era che sorgesse un altro sacerdote 'alla maniera di Melchìsedek', e non invece 'alla maniera' di Aronne?12Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge.13Questo si dice di chi è appartenuto a un'altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all'altare.14È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio.
15Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, 'a somiglianza di Melchìsedek', sorge un altro 'sacerdote',16che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile.17Gli è resa infatti questa testimonianza:
'Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek'.
18Si ha così l'abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità -19la legge infatti non ha portato nulla alla perfezione - e si ha invece l'introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio.
20Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento;21 costui al contrario con un giuramento di colui che gli ha detto:
'Il Signore ha giurato e non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre'.
22Per questo, Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore.
23Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo;24egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.25Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore.
26Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli;27egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso.28La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno.
Capitolo XVI: Manifestare a Cristo le nostre manchevolezze e chiedere la sua grazia
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
O dolcissimo e amorosissimo Signore, che ora desidero devotamente ricevere, tu conosci la mia debolezza e la miseria che mi affligge; sai quanto siano grandi il male e i vizi in cui giaccio e come io sia frequentemente oppresso, provato, sconvolto e pieno di corruzione. Io vengo a te per essere aiutato, consolato e sollevato. Parlo a colui che tutto sa e conosce ogni mio pensiero; a colui che solo mi può pienamente confortare e soccorrere. Tu ben sai di quali beni io ho massimamente bisogno e quanto io sono povero di virtù. Ecco che io mi metto dinanzi a te, povero e nudo, chiedendo grazia e implorando misericordia. Ristora questo tuo misero affamato; riscalda la mia freddezza con il fuoco del tuo amore; rischiara la mia cecità con la luce della tua presenza. Muta per me in amarezza tutto ciò che è terreno; trasforma in occasione di pazienza tutto ciò che mi pesa e mi ostacola; muta in oggetto di disprezzo e di oblio ciò che è bassa creatura. Innalza il mio cuore verso il cielo, a te, e non lasciare che mi perda, vagando su questa terra. Sii tu solo, da questo momento e per sempre, la mia dolce attrazione, ché tu solo sei mio cibo e mia bevanda, mio amore e mia gioia, mia dolcezza e sommo mio bene. Potessi io infiammarmi tutto, dinanzi a te, consumarmi e trasmutare in te, così da diventare un solo spirito con te, per grazia di intima unione, in struggimento di ardente amore. Non permettere che io mi allontani da te digiuno e languente, ma usa misericordia verso di me, come tante volte l'hai usata mirabilmente con i tuoi santi. Qual meraviglia se da te io prendessi fuoco interamente, venendo meno in me stesso, poiché tu sei fiamma sempre viva, che mai si spegne, amore che purifica i cuori e illumina le menti?
LETTERA 185/A: Frammento d'una lettera di S. Agostino a Bonifacio, trovato nel Cod. Augiense XCV.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaFrammento d'una lettera di S. Agostino a Bonifacio, trovato nel Cod. Augiense XCV, del sec. X, tra il trattato Lo Spirito e la lettera e quello intitolato: La cura da prestare ai defunti dello stesso Santo.
AGOSTINO A BONIFACIO
1. Ti sono assai riconoscente che, pur tra le occupazioni dell'amminitrazione dei tuoi poderi, tu non trascuri d'occuparti anche della religione e desideri che siano ricondotte sulla via della salvezza e dell'unità cattolica le persone che vivono nell'eresia e nello scisma.
11 - Cristo, nostro salvatore, celebra la cena sacramentale ed istituisce l'eucaristia.
La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca1180. Con gran timore mi accingo a trattare del Sacramento dei
sacramenti, l'ineffabile eucaristia, e di ciò che fu necessario per la
sua istituzione. Difatti, sollevando gli occhi dell'anima per ricevere
la luce divina che mi guida e mi assiste in quest'Opera, la scienza che
mi viene infusa su tante meraviglie e su misteri così eccelsi è tale che
ho paura della mia piccolezza, rivelatami nello specchio della stessa
luce. Le mie facoltà sono confuse, e non trovo né posso trovare parole
congruenti per spiegare ciò che vedo e per dichiarare il mio pensiero,
benché tanto inferiore all'oggetto dell'intelletto. Tuttavia parlerò
come ignorante, lacunosa nei termini e inabile nelle capacità, per non
mancare all'obbedienza e per tessere questa Storia, continuando a
raccontare ciò che in queste meraviglie operò la gran signora del mondo,
Maria santissima. Se non mi esprimerò con la competenza che richiede la
materia, mi facciano da scusante la mia misera condizione e il mio
stupore, perché non è facile discendere alle parole appropriate, quando
la volontà desidera solo con i sentimenti supplire il limite della
capacità di intendere e brama di godere in disparte ciò che non può né
conviene manifestare.
1181. Cristo, nostro bene, celebrò la cena prevista dalla
legge, come era suo solito, adagiato in terra con gli apostoli, sopra
una mensa o predella che si alzava dal suolo poco più di sei o sette
dita, conformemente all'usanza dei giudei. Terminata la lavanda dei
piedi, sua Maestà ordinò di preparare un'altra mensa più alta, simile a
quella che oggi usiamo per mangiare. Con questa cerimonia pose fine alle
cene ed alle rappresentazioni sommesse e figurative, e diede inizio al
nuovo convito in cui istituì la legge di grazia. Da qui prese avvio la
consuetudine, che permane nella Chiesa cattolica, di consacrare su una
mensa o su un altare. I santi apostoli coprirono la nuova mensa con una
tovaglia molto preziosa e sopra di essa posero un piatto o sottocoppa ed
una coppa grande a forma di calice, sufficiente a ricevere il vino
necessario, secondo il volere di Cristo nostro salvatore che con la sua
potenza e divina sapienza preveniva e disponeva tutto. Il padrone di
quella casa mosso da un grande impulso gli offrì questi vasi preziosi,
ricchi di pietra simile a smeraldo. In seguito, furono usati dai santi
discepoli per la consacrazione, quando riconobbero il tempo più
opportuno e conveniente per celebrare. Gesù si sedette a mensa con i
Dodici e con altri seguaci, e chiese che gli portassero del pane
genuino, senza lievito, che pose sul piatto, e del vino puro con il
quale riempì il calice della quantità necessaria.
1182. Il Maestro della vita fece un dolcissimo discorso
agli apostoli: le sue divine parole, che sempre penetravano sino
all'intimo del cuore, in questo sermone furono come raggi accesi dal
fuoco della carità, che scaldarono di questa dolce fiamma gli animi dei
discepoli. Egli manifestò loro nuovi ed altissimi misteri sulla sua
divinità e umanità, e sulle opere della sua redenzione; raccomandò la
pace e l'unione della scambievole carità, che lasciò vincolata a quel
sacro mistero che aveva stabilito di operare; promise ad essi che, se si
fossero amati gli uni gli altri, il suo eterno Padre li avrebbe amati
come amava lui, e infuse in loro la sapienza per comprendere questa
promessa ed avere la cognizione di essere stati eletti per istituire la
nuova Chiesa e la legge di grazia. Infine, rinnovò l'illuminazione, che
già avevano, circa la suprema dignità, l'eccellenza e i privilegi della
sua purissima Madre. Su tutti questi misteri san Giovanni ricevette una
maggiore luce a causa del ministero a cui era destinato. Dalla stanza
dove era ritirata in divina contemplazione, la celeste Signora vedeva
tutto quello che il suo santissimo Figlio operava nel cenacolo, e con
profonda intelligenza lo penetrava ed intendeva più di tutti gli
apostoli, e perfino degli stessi angeli che assistevano, come si è detto
sopra, in forma corporea, adorando il loro vero Signore, re e creatore.
Dal luogo dove stavano, Enoch ed Elia furono trasportati nel cenacolo
dagli angeli, perché il Signore aveva disposto che questi due padri, uno
della legge naturale e l'altro di quella scritta, si trovassero
presenti alla meravigliosa istituzione della nuova legge e fossero
partecipi dei suoi mirabili misteri.
1183. Mentre tutti questi personaggi che ho nominato si
trovavano assieme, aspettando con stupore ciò che stava per fare
l'Autore della vita, apparvero nel cenacolo le persone dell'eterno Padre
e dello Spirito Santo, come era accaduto al Giordano e sul Tabor.
Quantunque tutti gli apostoli e i discepoli sentissero qualche effetto
di questa visione, solo alcuni l'avvertirono, e tra questi in modo
speciale l'evangelista san Giovanni, che nei divini misteri ebbe sempre
il privilegio di un acume penetrante come la vista di un'aquila. Tutto
il cielo si trasferì nel cenacolo di Gerusalemme. Tanto doveva essere e
fu magnifica l'opera con la quale si istituì la Chiesa del Nuovo
Testamento, si stabilì la legge di grazia e si preparò la nostra eterna
salvezza! Per comprendere quanto operò il Verbo incarnato, desidero
sottolineare che avendo egli due nature, divina e umana, presenti
entrambe nella sua stessa persona, le azioni di ambedue le nature si
dichiarano e si predicano attribuendole ad un'unica persona, quella del
vero Dio e vero uomo. Conformemente a ciò, quando dico che il Verbo
incarnato parlava e pregava il suo eterno Padre, non si deve intendere
che egli parlasse e pregasse con la natura divina, nella quale era
uguale al Padre, ma con quella umana, in cui era inferiore e costituito
come noi di anima e corpo. In questa forma Cristo, nostro bene, nel
cenacolo rese onore, magnificenza e lode all'Onnipotente per la sua
divinità e per il suo essere infinito, ed intercedendo a favore del
genere umano pregò dicendo:
1184. «Padre mio e Dio eterno, io vi onoro, vi lodo e vi
magnifico nell'essere infinito della vostra divinità inaccessibile,
nella quale sono una medesima cosa con voi e con lo Spirito Santo,
perché sono stato generato "ab aeterno" dal vostro intelletto, come
impronta della vostra sostanza ed immagine della vostra stessa
indivisibile natura. Io voglio portare a termine l'opera della
redenzione umana che mi avete affidato nella natura che presi nel grembo
verginale di mia Madre; desidero espletarla nel modo più perfetto e con
la pienezza del vostro divino consenso e così passare da questo mondo
alla vostra destra portandovi tutti quelli che mi avete dato senza che
alcuno vada perduto, per quanto dipenda dalla nostra volontà e dalla
forza stessa della redenzione. Ho posto le mie delizie tra i figli degli
uomini che in mia assenza resteranno orfani e soli, se li lascio senza
assistenza. Voglio, perciò, Padre mio, lasciare loro un pegno certo e
sicuro del mio inestinguibile amore e del premio eterno che per essi ho
preparato. Voglio lasciare loro un ricordo indefettibile di ciò che ho
operato e patito per essi. Voglio che ritrovino nei miei meriti un
facile ed efficace rimedio al peccato, di cui furono partecipi per la
disobbedienza del primo uomo; e voglio restituire ad essi copiosamente
il diritto, che perdettero, di prender parte alla felicità eterna, per
la quale furono creati».
1185. «E proprio perché saranno pochi coloro che
accederanno a questo stato di perfezione, è necessario che rimangano
altri mezzi di riscatto con cui riacquistarlo, ricevendo nuovi doni e
grandissimi favori dalla vostra ineffabile clemenza, per restare
giustificati e santificati tramite diverse vie, durante il loro
pericoloso pellegrinaggio terreno. La nostra volontà eterna, con la
quale decretammo la creazione dell'uomo dal nulla, affinché egli
prendesse esistenza e la conservasse, fu al fine di donargli le
perfezioni e la beatitudine della nostra divinità; ma il vostro amore,
che mi obbligò a nascere con un corpo corruttibile e ad umiliarmi per
gli uomini fino alla morte di crocee, non resta soddisfatto se non trova
nuove maniere di comunicarsi ad essi, secondo la loro capacità e la
nostra sapienza. Ciò deve avvenire con segni visibili e sensibili,
percepibili dalla natura fisica dei mortali, ma che abbiano effetti
invisibili, di cui sia partecipe il loro spirito immortale».
1186. «Per il fine altissimo della vostra esaltazione e
della vostra gloria chiedo, Signore e Padre mio, il "fiat" della vostra
eterna volontà, nel nome mio e di tutti i figli poveri ed afflitti di
Adamo. E se le loro colpe provocano la vostra giustizia, la loro
condizione di miseria e di bisogno invoca la vostra infinita
misericordia, accanto alla quale io interpongo le opere della mia
umanità unita con vincolo indissolubile alla mia divinità: l'obbedienza
con la quale accettai di essere passibile sino alla morte; l'umiltà con
la quale mi assoggettai agli uomini ed ai loro depravati giudizi; la
povertà e le sofferenze della mia vita; le ignominie, la passione e
morte; e infine l'amore con cui accettai tutto ciò per la vostra gloria,
e perché voi siate riconosciuto ed adorato da tutte le creature capaci
di ricevere la vostra grazia e di magnificarvi. Voi, Signore e Padre
mio, mi rendeste fratello degli uomini e capo di tutti gli eletti che
devono godere con noi per sempre della nostra divinità, affinché come
figli siano eredi con me dei vostri beni eterni e come membra
partecipino dell'influsso del capo: effetto che io bramo di comunicare
loro, per l'amore che come per fratelli ho verso di essi. E per quanto
mi riguarda, voglio condurli tutti con me alla vostra amicizia e
comunione, per la quale furono formati nel loro capo naturale, il primo
uomo, da cui discendono».
1187. «Con questo amore immenso dispongo, Signore e Padre
mio, che tutti i mortali da questo momento possano essere rigenerati
nella pienezza della vostra amicizia e della vostra grazia con il
sacramento del battesimo. Essi lo possono ricevere subito dopo essere
venuti alla luce, senza volere proprio, manifestandolo altri per loro,
affinché rinascano nella vostra accettazione. Da quel momento in poi
saranno eredi della vostra gloria; resteranno contrassegnati come figli
della Chiesa con un carattere indelebile, che non potranno mai più
perdere; rimarranno purificati dalla macchia del peccato originale; e
riceveranno i doni delle virtù teologali, fede, speranza e carità, con
le quali potranno operare come figli, riconoscendovi Signore, sperando
in voi ed amandovi per voi stesso. Gli uomini riceveranno anche le virtù
con cui frenare e governare le passioni disordinate del peccato, e
sapranno discernere senza inganno il bene ed il male. Il battesimo sia
il vestibolo d'ingresso alla mia Chiesa, e la porta che apre l'accesso
agli altri sacramenti ed ai nuovi benefici della grazia. Dispongo ancora
che dopo questo sacramento ne ricevano un altro, dal quale siano
corroborati e confermati nella santa fede che hanno professato, e che
devono professare e difendere con fortezza arrivando all'uso della
ragione. E poiché gli uomini per la loro fragilità mancheranno
facilmente nell'osservanza della mia legge, e la mia carità non sopporta
che vengano lasciati senza un rimedio facile ed opportuno, voglio che
serva a questo fine la penitenza. Per suo mezzo i figli della Chiesa,
riconoscendo le loro colpe con dolore e confessandole, potranno
ritornare nello stato di giustizia e raggiungere la gloria che ho
promesso loro. Lucifero e i suoi seguaci in tal modo non riporteranno il
trionfo di averli allontanati dallo stato di grazia e di sicurezza in
cui li aveva posti il battesimo».
1188. «1 mortali giustificati per mezzo di questi
sacramenti si ritroveranno abilitati ad amare in sommo grado e ad essere
in piena comunione con me, durante l'esilio della loro vita terrena:
unione che stabiliranno ricevendomi in un modo del tutto ineffabile
nelle specie del pane e del vino in cui lascerò il mio corpo e il mio
sangue. Ed in ciascuno sarò presente tutto, realmente e veramente,
attraverso il misterioso sacramento dell'eucaristia, perché mi dono in
forma di alimento proporzionato alla condizione umana ed allo stato dei
viatori, per i quali opero queste meraviglie e con i quali sarò presente
in questo modo tutti i giorni fino alla fine del mondo. Ed affinché gli
uomini abbiano un altro mezzo che li purifichi e li difenda, quando
giungeranno al termine della vita, istituisco per essi l'estrema
unzione, che sarà anche una specie di pegno della loro risurrezione nei
medesimi corpi segnati da questo sacro sigillo. Tutti questi sacramenti
sono indirizzati a santificare le membra del corpo mistico della mia
Chiesa, nella quale si deve osservare in modo sommo l'ordine e la
concordia, dando a ciascuno l'autorità corrispondente al proprio
ufficio. Voglio così che coloro che li conferiscono siano ordinati
mediante un altro sacramento che li collochi nel supremo grado di
sacerdoti rispetto a tutti gli altri fedeli: a tale effetto serva
l'ordine, perché li contrassegni, li distingua e li santifichi in modo
speciale ed eminente. E benché tutti ricevano da me questa eccellente
investitura, dispongo che ciò avvenga per mezzo di un capo che sia mio
vicario, rappresenti la mia persona, e sia il supremo sacerdote nella
cui volontà deposito le chiavi del cielo ed al quale tutti devono
ubbidire sulla terra. Infine, per una più alta perfezione della mia
Chiesa istituisco il matrimonio, perché santifichi il vincolo naturale
ordinato alla procreazione umana. Per effetto di questi sacramenti tutti
i gradi della Chiesa saranno così arricchiti ed ornati dei miei
infiniti meriti. Questa, eterno Padre, è la mia ultima volontà, con la
quale faccio tutti i mortali eredi dei miei tesori, che vincolo alla mia
nuova Chiesa, in cui li lascio depositati».
1189. Cristo, nostro redentore, fece questa preghiera
solamente in presenza degli apostoli. Ma la beatissima Regina, che dal
luogo dove stava ritirata l'osservava e l'accompagnava con le sue
orazioni, si prostrò a terra ed offrì, come madre, all'eterno Padre le
suppliche del Figlio. E quantunque non potesse intensificare, con tutte
le sue forze, le opere del nostro Salvatore, alla richiesta che egli
presentava all'Onnipotente concorse anch'ella, come sua coadiutrice,
similmente a quanto aveva fatto in altre occasioni, fomentando da parte
sua la divina misericordia, affinché l'eterno Padre non guardasse mai il
suo Unigenito da solo, ma sempre in compagnia di sua Madre. E così fece
l'Onnipotente, guardando entrambi con tenerezza ed attenzione, ed
accettando le preghiere e le suppliche del Figlio e della Madre per la
salvezza degli uomini. In quest'occasione la Regina operò anche un'altra
cosa, perché il suo santissimo Figlio la affidò a lei. Per intendere
questo è opportuno considerare che Lucifero si trovò presente alla
lavanda degli apostoli, come si è già detto nel precedente capitolo;
egli, pertanto, non avendo avuto il permesso di uscire dal cenacolo, da
ciò che vide fare a Cristo nostro bene, arguì con astuzia che volesse
operare qualcosa di portentoso a beneficio dei Dodici. E benché il
dragone si riconoscesse molto debilitato e senza forze per lottare
contro il Redentore, con implacabile furore e superbia volle investigare
quei misteri per escogitare qualche malvagità. La gran Signora vide
questo estremo tentativo di Lucifero e che il suo santissimo Figlio
rimetteva a lei questa causa; pertanto accesa di zelo e di amore per la
gloria dell'Altissimo, con autorevolezza di regina ordinò al dragone e a
tutte le sue schiere che proprio in quello stesso momento uscissero dal
cenacolo e sprofondassero nell'inferno.
1190. In questa impresa, per la pertinacia del principe
delle tenebre, il braccio dell'Onnipotente diede a Maria santissima una
nuova forza a cui non resistette nessuno dei demoni. Furono così
ricacciati nelle caverne infernali fino a quando ebbero il nuovo
permesso di uscire e di trovarsi presenti alla passione e morte del
nostro Redentore, con la quale dovevano rimanere del tutto vinti ed
accertati che Cristo fosse effettivamente il Messia e il salvatore del
mondo, vero Dio e vero uomo. Da ciò si può comprendere il motivo per cui
Lucifero e i suoi seguaci furono presenti alla cena prevista dalla
legge, alla lavanda degli apostoli e poi a tutta la passione, ma non si
trovarono all'istituzione della santa eucaristia né alla comunione che i
discepoli ricevettero dalle mani dello stesso Cristo, nostro Signore.
Subito dopo, la gran Regina si elevò all'adempimento di un più sublime
esercizio e alla contemplazione dei misteri che si preparavano. I santi
angeli la magnificarono come valorosa e nuova Giuditta cantandole inni
di gloria per il trionfo riportato contro il dragone infernale. Nello
stesso tempo Cristo, nostro bene, compose un altro cantico in onore
dell'eterno Padre, rendendogli grazie per i favori concessi a beneficio
degli uomini.
1191. Dopo quanto si è detto, il divin Maestro prese nelle
sue venerabili mani il pane che era sul piatto, chiedendo interiormente
al Padre quasi il permesso e il beneplacito per farsi veramente e
realmente presente nell'ostia, sia in quell'ora che anche dopo nella
santa Chiesa, in virtù delle parole che stava per pronunciare. In atto
di obbedienza, alzò allora gli occhi al cielo con tanta maestosità da
suscitare negli apostoli, negli angeli e nella stessa Vergine un nuovo
timore riverenziale. In seguito proferì le parole della consacrazione
sopra il pane, lasciandolo mutato transustanzialmente nel suo vero
corpo, e sopra il calice del vino, convertendolo nel suo vero sangue.
Nel momento in cui Cristo nostro Signore terminò di pronunziare la
formula, risuonò la voce dell'eterno Padre che diceva: «Questi è il mio
Figlio dilettissimo, in cui è e sarà il mio compiacimento sino alla fine
del mondo; egli starà con gli uomini per tutto il tempo che durerà il
loro esilio terreno». Questa stessa dichiarazione fu confermata anche
dallo Spirito Santo. La santissima umanità di Cristo, nella persona del
Verbo, fece un profondo inchino alla divinità presente nel suo corpo e
nel suo stesso sangue. La vergine Madre, che se ne stava ritirata e
raccolta in preghiera, in quell'istante si prostrò a terra e adorò il
suo Figlio sacramentato con incomparabile rispetto; similmente fecero
anche gli angeli assegnati alla sua custodia, tutti gli spiriti celesti,
ed infine Enoch ed Elia in nome loro e degli antichi patriarchi e
profeti delle leggi naturale e scritta.
1192. Tutti gli apostoli e i discepoli prestarono fede a
questo eccelso mistero - eccetto Giuda il traditore - e lo adorarono con
profonda umiltà e venerazione, ciascuno secondo la propria
disposizione. Quindi il nostro gran sacerdote Cristo innalzò il suo
corpo e il suo sangue, affinché lo adorassero tutti coloro che
assistevano a questa prima Messa: e così avvenne. In questa solenne
elevazione furono illuminati interiormente più degli altri la sua
purissima Madre, san Giovanni, Enoch ed Elia perché conoscessero in modo
sublime come nelle specie del pane fosse presente il sacratissimo
corpo, in quelle del vino il sangue, ed in entrambe tutto Cristo vivo e
vero, per l'unione inseparabile della sua santissima anima con il suo
corpo e il suo sangue. Essi avrebbero compreso anche come in questo
sacramento vi fosse la presenza dell'intera Divinità, come nella persona
del Verbo stessero quelle del Padre e dello Spirito Santo, e come in
modo mirabile e misterioso per mezzo di queste unioni, di queste
esistenze inseparabili e concomitanti restassero presenti
nell'eucaristia tutte e tre le Persone con la perfetta umanità di Cristo
nostro Signore. La divina Signora penetrò profondamente tutto ciò,
mentre gli altri lo capirono nella misura a ciascuno conveniente. Tutti
coloro che erano presenti a questo prodigioso evento poterono
comprendere anche l'efficacia delle parole della consacrazione, e come
queste fossero già cariche della forza divina affinché, pronunziate con
l'intenzione di Cristo da qualsiasi sacerdote presente e futuro sui
rispettivi elementi, convertissero la sostanza del pane nel suo corpo e
quella del vino nel suo sangue, lasciando gli accidenti senza soggetto e
con una nuova maniera di sussistere, senza andare perduti. Tutto ciò
riporta una certezza così assoluta ed infallibile che scompariranno il
cielo e la terra prima che manchi l'efficacia di questa formula di
consacrazione, purché venga debitamente pronunziata dal ministro e
sacerdote di Cristo.
1193. La nostra divina Regina conobbe anche, con speciale
visione, come il sacro corpo di Cristo nostro Signore stesse nascosto
sotto gli accidenti del pane e del vino senza alterarli, né essere
alterato da loro: difatti, né il corpo può essere soggetto di essi né
essi possono essere forme del corpo. Le specie stanno con la stessa
estensione e con le stesse qualità prima e dopo la consacrazione,
occupando il medesimo spazio, come si vede nell'ostia consacrata. Il
sacratissimo corpo, benché abbia tutta la sua grandezza, vi è presente
in modo indiscutibile senza che una parte si confonda con l'altra:
Cristo è tutto in tutta l'ostia, e tutto in qualunque parte di essa,
senza che l'ostia dilati o limiti il corpo né il corpo l'ostia, perché
né l'estensione propria del corpo ha relazione con quella delle specie
accidentali, né quella delle specie dipende dal santissimo corpo. E così
hanno un diverso modo di esistenza. Il corpo compenetra la quantità
degli accidenti senza che questi lo impediscano. E sebbene in natura con
la sua estensione la testa ricerchi luogo e spazio diversi dalle mani e
queste dal petto e dalle altre membra, con la potenza divina il corpo
consacrato si pone con tutta la sua grandezza in un medesimo spazio,
perché non ha alcuna relazione con l'area che naturalmente occupa,
dispensandosi da tutti questi rapporti e risultando senza di essi un
corpo quantitativo. Né si trova presente in un luogo solo, né in una
sola ostia, ma in molte nello stesso tempo, quantunque le particole
consacrate siano di numero infinito.
1194. Comprese, similmente, la nostra Signora che il corpo e
il sangue, benché non avessero dipendenza naturale dagli accidenti nel
modo sopraddetto, non si sarebbero conservati in essi sacramentati al di
là del tempo in cui le specie sarebbero durate, senza decomporsi,
disponendo così la santissima volontà di Cristo, autore di queste
meraviglie. E questo fu espressione di una dipendenza volontaria
dell'esistenza miracolosa del suo corpo e del suo sangue dall'esistenza
incorrotta del pane e del vino. E nel momento in cui questi si
corrompono e vengono distrutti o alterati dalle cause naturali - come
accade per azione del calore dello stomaco dopo aver ricevuto il
Santissimo Sacramento, oppure come succede per altre cause che possono
produrre lo stesso effetto - allora Iddio crea un'altra nuova sostanza,
nell'istante in cui le specie stanno per subire l'ultima trasformazione.
Con questa sostanza, in cui non esiste più il sacro corpo, si attua la
nutrizione del fisico, che in tal modo si alimenta lasciando subentrare
la forma umana che è l'anima. Questo evento meraviglioso della creazione
di una nuova sostanza, che riceva gli accidenti alterati e decomposti,
scaturisce da una parte dalla volontà divina, che ha stabilito che il
corpo non perduri con l'alterazione delle specie, e dall'altra
dall'ordine di natura, perché il fisico dell'uomo, incline ad
alimentarsi, non può aumentare la propria massa se non con un'altra
nuova sostanza che le si aggiunga senza che gli accidenti continuino ad
avere in essa le loro proprietà.
1195. La destra dell'Onnipotente racchiuse in questo
Santissimo Sacramento questi ed altri misteri. La Signora del cielo e
della terra li penetrò tutti profondamente, mentre san Giovanni, i due
padri dell'antica legge, che si trovavano nel cenacolo, e gli apostoli
ne capirono una buona parte nel modo a loro confacente. La purissima
Regina non solo comprese questo beneficio così comune ed altrettanto
grande, ma venne a conoscenza anche dell'ingratitudine con cui i mortali
si sarebbero comportati verso un mistero così ineffabile, istituito a
loro rimedio. Decise, allora, da quel momento in poi, di considerare suo
dovere il compito di compensare e supplire con tutte le sue forze la
nostra villania e noncuranza, rendendo grazie all'eterno Padre ed al suo
santissimo Figlio per una meraviglia così rara, creata in favore del
genere umano. E nutrì questa speciale attenzione per tutto il tempo
della vita; e molte volte eseguiva questo esercizio spargendo lacrime di
sangue dal suo ardentissimo cuore al fine di riparare la nostra
riprensibile e vergognosa dimenticanza.
1196. Un'ammirazione ancor più grande mi desta quel che
successe a Gesù; egli dopo aver innalzato il Santissimo Sacramento
affinché - come ho già detto - i discepoli lo adorassero, lo spezzò con
le sue sacre mani, comunicando innanzitutto se stesso, come primo e
sommo sacerdote. E riconoscendosi, in quanto uomo, inferiore alla
Divinità che egli riceveva nel suo stesso corpo e sangue, si umiliò, si
prostrò fino all'annientamento ed ebbe come un tremore nella parte
sensitiva, manifestando, con ciò, due cose: l'una, la riverenza con cui
si doveva ricevere il suo sacratissimo corpo; l'altra, il dolore che
sentiva per la temerità e l'audacia con cui molti uomini avrebbero
ardito accostarsi a questo altissimo ed eminente sacramento per
riceverlo o toccarlo. Gli effetti che produsse in Cristo, nostro bene,
la comunione furono mirabilmente divini, perché per un breve lasso di
tempo ridondò in tutto il suo corpo lo splendore della gloria della sua
santissima anima, come sul Tabor. Questa meraviglia fu manifestata
pienamente alla sua purissima Madre e ne compresero solo qualcosa san
Giovanni, Enoch ed Elia. Con questo privilegio la santissima umanità si
dispensò dal ricevere sollievo o dal nutrire sino alla morte qualche
desiderio. La vergine Madre vide anche con speciale visione come il suo
santissimo Figlio ricevesse se stesso sacramentato e rimanesse così nel
suo divin petto. Tutto ciò provocò magnifici effetti nella nostra
Regina.
1197. Cristo, nostro bene, nel comunicarsi elevò un canto
di lode all'eterno Padre ed offrì se stesso sacramentato per la salvezza
di tutti i mortali. Immediatamente dopo, spezzò un'altra parte del pane
consacrato e la consegnò all'arcangelo Gabriele, perché la portasse a
Maria santissima e la comunicasse. I santi angeli, per questo
privilegio, rimasero soddisfatti e ripagati dalla delusione che la
dignità sacerdotale, così eccelsa, fosse spettata agli uomini e non a
loro. Infatti, solo l'aver tenuto nelle loro mani il corpo sacramentato
del Signore e vero Dio suscitò in essi una nuova e grande letizia. La
divina Signora, versando copiose lacrime, stava già in attesa della
santa comunione, quando giunse san Gabriele con una schiera innumerevole
di angeli; ella così ricevette questo particolare beneficio dalla mano
del santo principe, e fu la prima a comunicarsi dopo il suo santissimo
Figlio, imitandolo nell'umiliazione, nella riverenza e nel santo timore.
Il Santissimo Sacramento restò depositato nel petto di Maria
santissima, dentro il suo cuore, come in un legittimo sacrario e
tabernacolo dell'Altissimo. Questa dimora dell'eucaristia durò per tutto
il tempo che intercorse tra quella notte e il momento in cui, dopo la
risurrezione, san Pietro celebrò la prima Messa, come si dirà in
seguito. L'onnipotente Signore dispose questa meraviglia per consolare
la celeste Regina, ed anche per adempiere, anticipatamente, la promessa
fatta alla sua Chiesa: Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine
del mondo. Difatti, dopo la sua morte la sua santissima umanità non
poteva essere presente nella Chiesa in un'altra maniera che non fosse
quella di restare depositata in Maria purissima: arca viva che conteneva
la vera manna con tutta la legge evangelica, allo stesso modo dell'arca
di Mosè che aveva anticamente custodito le figure. Nel petto della
Signora e regina del cielo fino alla nuova consacrazione le specie
sacramentali non si consumarono né si alterarono.
1198. La celeste Principessa, ricevuta la santa comunione,
rese grazie all'eterno Padre ed al suo santissimo Figlio con nuovi
cantici, ad imitazione di ciò che aveva fatto il Verbo divino incarnato.
Subito dopo il nostro Salvatore diede il pane sacramentato agli
apostoli ed ordinò che lo distribuissero fra loro e lo mangiassero. Con
questo comando conferì loro la dignità sacerdotale, che essi prontamente
cominciarono ad esercitare, comunicando ciascuno se stesso, con somma
riverenza, versando copiose lacrime e rendendo culto al corpo ed al
sangue del Redentore, che avevano ricevuto. Nel ministero del sacerdozio
ebbero così la preminenza più antica, come si addiceva a coloro che
dovevano essere fondatori della Chiesa. San Pietro, per ordine di
Cristo, prese altre particole consacrate e comunicò i due antichi padri,
Enoch ed Elia; e così con il giubilo e per gli effetti della santa
eucaristia questi rimasero nuovamente confortati ed esortati a
pazientare sino alla fine del mondo nell'attesa della visione beatifica,
che per tanti secoli viene loro rimandata dalla divina volontà. I due
patriarchi, per questo beneficio, elevarono ferventi lodi e resero umili
grazie all'Onnipotente; furono così riportati al loro luogo per
ministero dei santi angeli. Il Signore dispose questa meraviglia per
rendere partecipi della sua incarnazione, e della redenzione e
risurrezione generale, tutti coloro che erano vincolati alle due leggi,
naturale e scritta. Infatti il sacramento dell'eucaristia, che
racchiudeva in sé tutti questi misteri, venendo comunicato ai due santi
uomini Enoch ed Elia, che si ritrovavano vivi in carne mortale, si
estendeva nella comunione ai due stati della legge, naturale e scritta,
perché gli altri che lo ricevettero appartenevano alla nuova legge di
grazia, i cui padri erano gli apostoli. I santi Enoch ed Elia conobbero
tutto ciò, ed in nome degli altri santi delle loro rispettive leggi
resero lode al loro e nostro Redentore per questo arcano privilegio.
1199. Mentre gli apostoli ricevevano il Santissimo
Sacramento accadde anche un altro miracolo, rimasto nel segreto: il
perfido traditore, Giuda, vedendo che il divin Maestro ordinava loro di
comunicarsi, decise come uomo infedele di non farlo e, se avesse potuto,
di conservare il sacro corpo, per poi portarlo nascostamente ai
sacerdoti e ai farisei e farne così un capo d'accusa. Il suo proposito
era quello di riferire a questi che il divin Maestro asseriva che quel
pane era il suo stesso corpo, affinché essi gli imputassero ciò come un
grave delitto. E se per caso non avesse potuto raggiungere tale scopo,
avrebbe ordito qualche altro vituperio al divin Sacramento. La Signora e
regina del cielo, la quale per visione chiarissima stava osservando
tutto ciò che succedeva - sia la predisposizione con cui gli apostoli
internamente ed esternamente ricevevano la santa comunione, sia gli
effetti di questa e i loro sentimenti - si accorse anche degli
esecrabili intenti dell'ostinato Giuda. Come madre, sposa e figlia si
accese allora di zelo per la gloria del suo Signore e, conoscendo che
era volontà divina che usasse in quell'occasione l'autorità di regina,
ordinò ai suoi angeli che estraessero di bocca al malvagio discepolo il
pane e il vino consacrati subito dopo che li ebbe ricevuti, e li
ponessero dove stava il rimanente. In quella circostanza spettava a lei
difendere l'onore del suo santissimo Figlio, affinché Giuda non lo
ingiuriasse come sperava con quella nuova ignominia che aveva
macchinato. Gli angeli ubbidirono e, quando il peggiore dei viventi
giunse a comunicarsi, gli tolsero di bocca le specie sacramentali. Le
purificarono di ciò di cui si erano impregnate nell'immondissimo luogo
della sua bocca, le riportarono nello stato di prima e le posero
nascostamente fra le altre, mentre il Signore zelava l'onore del suo
nemico ed ostinato Apostolo. Queste specie furono poi ricevute da coloro
che si comunicarono dopo Giuda, secondo l'ordine di anzianità, poiché
egli non fu né il primo né l'ultimo a prenderle. I santi angeli
eseguirono tutto in pochissimo tempo. Il nostro Salvatore, in seguito,
rese grazie all'eterno Padre e così diede compimento ai misteri della
cena sacramentale, prevista dalla legge, e dette inizio a quelli della
sua passione, che io riferirò nei successivi capitoli. La Regina dei
cieli continuava a ponderarli e ad ammirarli tutti, e ad intonare inni
di lode e di magnificenza all'altissimo Signore.
Insegnamento della Regina del cielo
1200. Oh, figlia mia, se coloro che professano la fede
cattolica aprissero i cuori induriti e ostinati alla vera conoscenza del
misterioso beneficio della santa eucaristia! Oh, se distaccandosi e
alienandosi dagli affetti terreni, e moderando le loro passioni, si
applicassero con viva fede a comprendere nella divina luce il felice
privilegio di avere sempre presente in mezzo a loro l'eterno Dio
sacramentato e di poterlo ricevere e frequentare, rendendosi partecipi
degli effetti di questa manna del cielo! Oh, se conoscessero degnamente
questo grande dono; se stimassero questo tesoro; se gustassero la sua
dolcezza; se in esso avessero parte delle virtù nascoste del loro Dio
onnipotente! Essi non avrebbero più nulla da desiderare né da temere
durante questo esilio terreno. I mortali non devono lamentarsi nel tempo
propizio della legge di grazia di essere afflitti dalle passioni e
dalla loro fragilità, perché in questo pane del cielo hanno in mano la
salvezza e la fortezza. Né devono risentirsi di essere tentati e
perseguitati dal demonio, perché lo vinceranno con il buon uso di questo
ineffabile sacramento, ed accostandovisi degnamente. I fedeli hanno la
colpa di non attendere a questo divino mistero, e di non valersi della
sua infinita potenza per tutti i loro bisogni e travagli, in risposta e a
rimedio dei quali lo istituì il mio santissimo Figlio. In verità ti
dico, o carissima, che Lucifero e i suoi demoni hanno un tale timore
alla presenza dell'eucaristia che il solo avvicinarsi ad essa provoca
loro maggiori tormenti che stare nell'inferno. E sebbene entrino nelle
chiese per tentare i credenti, in realtà violentano se stessi, perché
per precipitare un'anima, obbligandola o attirandola a commettere un
peccato principalmente nei luoghi sacri ed alla presenza
dell'eucaristia, vengono a patire crudeli pene. Ma è lo sdegno che
nutrono contro Dio e contro le anime che li spinge ad usare tutte le
loro forze, sebbene si debbano esporre al nuovo tormento di stare vicini
a Cristo sacramentato.
1201. Quando il Santissimo Sacramento viene condotto per le
strade in processione, i demoni ordinariamente fuggono e si allontanano
in tutta fretta, e non ardirebbero accostarsi a coloro che lo
accompagnano se non fosse per l'abilità e per la lunga esperienza che
hanno di vincerne alcuni, inducendoli a mancare di rispetto al Signore.
Per questo fine, essi si affaticano tanto a ordire insidie nei templi,
perché sanno quanto grave sia in questi luoghi sacri l'ingiuria al
Signore, il quale vi si trova sacramentato per amore, aspettando gli
uomini per santificarli ed attendendo che gli rendano il contraccambio
del dolcissimo amore che egli dimostra loro con tante finezze. Da quanto
ti ho detto potrai comprendere quale potere possieda chi riceve
degnamente questo sacro pane degli angeli, e come i demoni temerebbero
gli uomini, se questi lo frequentassero con devozione e purezza di
cuore, cercando di conservarsi in questo stato fino alla comunione
successiva. Ma sono molto pochi quelli che vivono con questa
sollecitudine, mentre il nemico è sempre in agguato, spiando e cercando
che subito i mortali si trascurino, si intiepidiscano e si distraggano
affinché non si valgano contro di lui di armi così poderose. Imprimi nel
tuo cuore questo insegnamento; e poiché, senza che tu lo meriti,
l'Altissimo ha disposto che tu riceva ogni giorno, per obbedienza, il
Santissimo Sacramento, cerca con tutte le forze di mantenerti nello
stato in cui ti disponi per la comunione sino a quando non farai la
successiva. La volontà del mio Signore - e anche la mia - è che con
questa spada tu combatta le guerre dell'Altissimo, in nome della santa
Chiesa, contro i nemici invisibili che oggi affliggono e contristano la
Signora delle genti, senza che vi sia chi la consoli o chi degnamente
consideri ciò. Piangi per questa causa e il tuo cuore si spezzi per il
dolore perché, nonostante l'onnipotente e giusto giudice sia sdegnato
contro i cattolici per avere essi provocato la sua giustizia con peccati
così continui e smisurati - malgrado la fede che professano -, non vi è
chi consideri, ponderi e tema un danno così grande. E non vi è neppure
chi si disponga ad un sincero pentimento: rimedio che i fedeli
potrebbero subito sollecitare con il buon uso del divino sacramento
dell'eucaristia, con l'accostarvisi e con la mia intercessione.
1202. In questa colpa, gravissima in tutti i figli della
Chiesa, sono più riprensibili i sacerdoti indegni e cattivi, perché
dall'irriverenza con cui trattano il Santissimo Sacramento dell'altare
gli altri cattolici hanno attinto l'occasione per disprezzarlo. Difatti,
se il popolo cristiano vedesse i presbiteri accostarsi ai divini
misteri con timore e tremore riverenziale, ben comprenderebbe che con lo
stesso timore e tremore tutti dovrebbero trattare e ricevere il loro
Dio sacramentato. Coloro che si comportano conformemente a quanto detto
risplendono nel cielo come il sole tra le stelle, perché dalla gloria
del mio santissimo Figlio ridonda su quelli che lo accolgono con
riverenza una luce speciale, che non possiedono quelli che non
frequentano con devozione la santa eucaristia. Inoltre i corpi gloriosi
di questi zelanti fedeli porteranno sul petto, dove lo ricevettero, un
segno o uno stemma brillantissimo e bellissimo a testimonianza del fatto
che furono degni tabernacoli del Santissimo Sacramento. Ciò sarà, a
loro insaputa, motivo di gaudio e di godimento per essi, di giubilo e
lode per gli angeli e di ammirazione per tutti. Essi riceveranno anche
un altro premio accidentale, perché conosceranno e vedranno con speciale
intelligenza il modo in cui il mio santissimo Figlio è presente
nell'eucaristia, e tutti i miracoli che si racchiudono in essa. Ciò
desterà in loro un gaudio così grande che basterebbe a ricrearli
eternamente, quando non ne avessero altro nel cielo. Anzi, la gloria di
coloro che si saranno comunicati con degna devozione e purezza di cuore
uguaglierà e addirittura supererà quella di alcuni martiri che non
ricevettero l'eucaristia.
1203. Voglio ancora, figlia mia, che proprio dalla mia
bocca tu ascolti ciò che io reputavo di me stessa, quando durante il mio
pellegrinaggio terreno dovevo ricevere il mio figlio e Signore
sacramentato. Ed affinché tu lo capisca meglio, rinnova nella tua
memoria tutto quello che hai inteso della mia vita, nella misura in cui
io te l'ho manifestato: fui preservata nella mia concezione dalla colpa
originale; superai in amore i supremi serafini; non commisi mai peccati;
esercitai sempre tutte le virtù eroicamente, avendo in ogni mia opera
un altissimo fine; imitai il mio santissimo Figlio con somma perfezione;
lavorai fedelmente; patii con coraggio e cooperai a tutte le opere del
Redentore nella misura che mi spettava; e non cessai mai di amarlo e di
conseguire la pienezza di grazia e di gloria in grado eminentissimo.
Eppure ritenni che tutti questi meriti mi fossero degnamente
ricompensati con il ricevere una sola volta il suo sacratissimo corpo
nell'eucaristia, non stimandomi all'altezza di un così grande beneficio.
Considera adesso, figlia mia, ciò che tu e gli altri figli di Adamo
dovete meditare quando vi accostate a ricevere questo mirabile
sacramento. E se per il più grande dei santi sarebbe premio
sovrabbondante una sola comunione, che cosa dovrebbero sentire e fare i
sacerdoti e i fedeli che la frequentano? Apri i tuoi occhi tra le dense
tenebre e la cecità degli uomini, e innalzati verso la divina luce per
penetrare questi misteri. Giudica le tue opere piccole e misere, i tuoi
meriti molto limitati, le tue fatiche leggerissime, e considera la tua
gratitudine molto scarsa ed esigua rispetto ad un beneficio così raro
qual è quello che la santa Chiesa abbia Cristo, il mio santissimo
figlio, sacramentato e desideroso che tutti lo ricevano per arricchirli.
E poiché per questo bene non hai da offrirgli una degna retribuzione,
almeno umiliati sino a lambire la polvere e giudicati indegna con tutta
la verità del cuore. Magnifica l'Altissimo, benedicilo e lodalo,
mantenendoti sempre pronta e disposta con fervidi affetti a riceverlo e a
patire molte sofferenze al fine di conseguire un bene così grande.
16 aprile 1977 - ESORCIZZARE: L'AZIONE PIU' DIRETTA NELLA PASTORALE
Mons. Ottavio Michelini
Scrivi, figlio mio:
Ti voglio dare alcune norme che tu già dovresti conoscere, e alle quali dovresti attenerti.
1) Perché le benedizioni di frequente non producono l'effetto che esse in radice hanno il potere di produrre? Quali le ragioni?
E' chiaro ed evidente che colui che impartisce la benedizione deve essere in grazia di Dio, deve essere persona di grande fede e solida pietà cristiana, ma anche colui che chiede, o chi per lui chiede, deve essere in grazia di Dio.
2) Necessita isolare la persona da benedire, da tutte le altre persone che presumibilmente non sono di nota pietà cristiana, isolarla dai curiosi o comunque da tutti coloro che non partecipano all'esorcismo colla preghiera oppure coll'offerta della propria sofferenza.
3) Le persone superbe, presuntuose, presenti, non solo non giovano all'opera del benedicente, ma la ostacolano, rinforzando di molto la presenza e la potenza del nemico.
4) Colui che benedice, deve essere oltre che prudente, molto accorto: l'avversario fa di tutto per (pag. 145) distrarre il benedicente, per stancarlo, per svuotarlo ed esaurirlo; inoltre non bisogna dimenticare che lui è la superbia, l'odio e la divisione perciò se trova di fronte a sé umiltà, amore é compostezza, si scoraggia e molla prima.
5) Colui che benedice, deve prepararsi prima colla preghiera ed accaparrarsi in antecedenza le preghiere di persone buone e pie.
6) Non è prudente da parte del benedicente accettare il dialogo, se non in rari e determinati casi.
7) Non tutti coloro che sono presi dagli spiriti maligni, lo sono in uguale misura; vi sono spiriti diversi per grado d'intelligenza, per forza di volontà, per potenza di perfidia.
8) Vi sono certi demoni, che non possono essere debellati e cacciati via se non da esorcisti santi, santi, veramente santi.
9) E' sempre norma, non solo di saggezza, ma di prudenza, immunizzarsi prima di dare inizio alla benedizione, facendo come minimo tre segni di croce, fatti su sé stesso, o meglio ancora compiendo un esorcismo su se stesso.
10) Se tutta l'azione pastorale deve tendere a ristrappare le anime a satana e all'inferno per riportarle e ridarle a Dio, essendo solo questo il fine per cui il Padre Celeste ha mandato sulla terra il Suo Unico Figlio a sacrificarsi sulla croce, è chiaro (pag. 146) ed evidente che colui che esorcizza, compie l'azione più diretta della pastorale, contro le forze oscure del male, colui che benedice o esorcizza è da paragonarsi al soldato che non si limita a fare opera di difesa, ma che coraggiosamente va a colpire il nemico asserragliato nella sua fortezza. Colui che esorcizza è il soldato forte e coraggioso che affronta il nemico con un corpo a corpo; esso compie un duello che lo espone alle ire del nemico, e alle vendette del nemico, e come tutte le azioni coraggiose e eroiche, sono sempre legate al rischio.
11) Guai all'esorcista presuntuoso e superficiale, che viene colto spiritualmente impreparato; viene a trovarsi nelle condizioni di un combattente impreparato, disarmato, di fronte ad un nemico più forte di lui, più agguerrito e più preparato, è chiaro così la sorte dell'infelice confronto. L'esorcista saggio, non si accinge mai ad affrontare il suo nemico, se non ha sicura coscienza di trovarsi in buone condizioni spirituali.
12) Raramente l'esorcista pur sapendo di trovarsi di fronte ad un nemico più agguerrito, più forte e più potente per natura, ne conosce il rango e ne conosce le personali prerogative.
13) L'invaso, il soggiogato, il posseduto (se ne è in grado) deve contribuire all'azione del benedicente, con sinceri atti di umiltà, di pentimento, (pag. 147) cercando con questi atti di annullare quelle cose o azioni che hanno agevolato il dominio su di lui, del nemico.
14) Ti ripeto, figlio, che è norma saggia, isolare l'esorcizzando, per controbattere la diabolica insidia delle potenze oscure del male che cercano sempre amici e collaboratori, e tali sono per loro, tutti coloro che sono in peccato mortale, che formano barriera attorno al sofferente, che fortemente ostacola e a volte annulla l'azione dello esorcista, soprattutto se l'esorcista non ha o non è nelle condizioni ideali per un buon combattimento. Perciò si verifica di frequente che proprio coloro che chiedono l'opera dell'esorcista per una persona che vogliono aiutare, sono poi loro stessi ad intralciare, o anche annullare, l'opera del benedicente.
15) Tutto ciò che voi sacerdoti e buoni laici, fate nel bene, questi esseri fanno nel male.
16) Perché figlio mio ho voluto dirti queste cose? Perché ho voluto darti queste norme? Perché si abbia un'idea più precisa della lotta in atto, perché sacerdoti e buoni laici benedicenti, siano sempre più preparati e più pronti per questa attività pastorale al cui confronto ogni altra attività assume aspetto marginale.
17) Sarebbe cosa ottima che D.P. e amici nella ristampa del libretto delle benedizioni. inserissero (pag. 148) queste norme che nella chiesa rigenerata dovranno essere conosciute da tutti.
18) Ti benedico figlio e con me ti benedice la Madre mia SS.ma e con te benediciamo tutti i sacerdoti santi che vivono in armonia e coerenza al mio Vangelo, e tutti i buoni laici che si battono valorosamente in unione con questi santi sacerdoti per il trionfo del regno mio nelle anime. (pag. 149)