Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Dio mi concesse molta luce, affinché conoscessi i suoi attributi. Il primo attributo, ch'egli mi rivelò fu la sua santità . Essa è tanto grande che al suo cospetto si velano il volto gli angeli del cielo immergendosi in un'incessante adorazione: Santo, Santo, Santo! La santità  di Dio si viene diffondendo sulla Chiesa e su ogni anima vivente in gradi diversi. Vi sono anime totalmente immerse nella divinità  e ve ne sono altre che la sfiorano appena. La seconda conoscenza concessami da Dio fu quella della sua giustizia. La giustizia di Dio raggiunge l'essenza profonda delle cose. Dinnanzi a lei, tutto si presenta nella sua nuda verità  e niente è in grado di opporle resistenza. Terzo attributo, che fu oggetto per me di riflessione, sono l'amore e la misericordia insieme. Compresi ch'entrambi formano il maggiore attributo di Dio. È grazie ad esso che si uniscono tra loro il creatore e la creatura. Nell'incarnazione del Figlio di Dio e nella sua opera di redenzione, riconosco l'amore supremo e l'abisso della misericordia. Esistono misteri di misericordia che l'intelligenza umana non potrà  mai penetrare fino in fondo sulla terra: a svelarceli sarà  l'eternità . Grazie, Signore. (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 28° settimana del tempo ordinario (Santa Teresa d'Avila)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 10

1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.2Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.3Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi;4non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.5In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi,9curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite:11Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.12Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
13Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere.14Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi.
15E tu, Cafàrnao,

'sarai innalzata fino al cielo?
Fino agli inferi sarai precipitata!'

16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato".

17I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome".18Egli disse: "Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli".

21In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: "Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.22Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare".

23E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.24Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono".

25Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?".26Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?".27Costui rispose: "'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza' e con tutta la tua mente e 'il prossimo tuo come te stesso'".28E Gesù: "Hai risposto bene; fa' questo e vivrai".

29Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?".30Gesù riprese:
"Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.32Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.35Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.36Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?".37Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' lo stesso".

38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.39Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;40Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti".41Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,42ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta".


Tobia 11

1Quando furono nei pressi di Kaserin, di fronte a Ninive, disse Raffaele:2"Tu sai in quale condizione abbiamo lasciato tuo padre.3Corriamo avanti, prima di tua moglie, e prepariamo la casa, mentre gli altri vengono".4Allora s'incamminarono tutti e due insieme. Poi Raffaele gli disse: "Prendi in mano il fiele". Il cane li seguiva.5Anna intanto sedeva a scrutare la strada per la quale era partito il figlio.6Le parve di vederlo venire e disse al padre di lui: "Ecco viene tuo figlio con l'uomo che l'accompagnava".7Raffaele disse a Tobia prima di avvicinarsi al padre: "Io so che i suoi occhi si apriranno.8Spalma il fiele del pesce sui suoi occhi; il farmaco intaccherà e asporterà come scaglie le macchie bianche dai suoi occhi. Così tuo padre riavrà la vista e vedrà la luce".9Anna corse avanti e si gettò al collo del figlio dicendogli: "Ti rivedo, o figlio. Ora posso morire!". E pianse.10Tobi si alzò e, incespicando, uscì dalla porta del cortile.11Tobia gli andò incontro, tenendo in mano il fiele del pesce. Soffiò sui suoi occhi e lo trasse vicino, dicendo: "Coraggio, padre!". Spalmò il farmaco che operò come un morso,12poi distaccò con le mani le scaglie bianche dai margini degli occhi.13Tobi gli si buttò al collo e pianse, dicendo: "Ti vedo, figlio, luce dei miei occhi!".14E aggiunse: "Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome! Benedetti tutti i suoi angeli santi! Benedetto il suo grande nome su di noi e benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha colpito ma poi ha avuto pietà ed ecco, ora io contemplo mio figlio Tobia".15Tobia entrò in casa lieto, benedicendo Dio con quanta voce aveva. Poi Tobia informò suo padre del viaggio che aveva compiuto felicemente, del denaro che aveva riportato, di Sara figlia di Raguele, che aveva presa in moglie e che stava venendo e che si trovava ormai vicina, alla porta di Ninive.16Allora Tobi uscì verso la porta di Ninive incontro alla sposa di lui, lieto e benedicendo Dio. Quando la gente di Ninive lo vide passare e camminare con tutto il vigore di un tempo, senza che alcuno lo conducesse per mano, fu presa da meraviglia; Tobi proclamava davanti a loro che Dio aveva avuto pietà di lui e che gli aveva aperto gli occhi.17Tobi si avvicinò poi a Sara, la sposa di suo figlio Tobia, e la benedisse: "Sii la benvenuta, figlia! Benedetto sia il tuo Dio, perché ti ha condotta da noi, figlia! Benedetto sia tuo padre, benedetto mio figlio Tobia e benedetta tu, o figlia! Entra nella casa che è tua in buona salute e benedizione e gioia; entra, o figlia!".18In quel giorno ci fu una grande festa per tutti i Giudei di Ninive19e Achikar e Nadab suoi cugini vennero a congratularsi con Tobi.20E si festeggiarono le nozze di Tobia con gioia per sette giorni.


Salmi 108

1'Canto. Salmo. Di Davide.'

2Saldo è il mio cuore, Dio,
saldo è il mio cuore:
voglio cantare inni, anima mia.
3Svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l'aurora.

4Ti loderò tra i popoli, Signore,
a te canterò inni tra le genti,
5perché la tua bontà è grande fino ai cieli
e la tua verità fino alle nubi.
6Innàlzati, Dio, sopra i cieli,
su tutta la terra la tua gloria.

7Perché siano liberati i tuoi amici,

8Dio ha parlato nel suo santuario:
"Esulterò, voglio dividere Sichem
e misurare la valle di Succot;
9mio è Gàlaad, mio Manasse,
Èfraim è l'elmo del mio capo,
Giuda il mio scettro.
10Moab è il catino per lavarmi,
sull'Idumea getterò i miei sandali,
sulla Filistea canterò vittoria".

11Chi mi guiderà alla città fortificata,
chi mi condurrà fino all'Idumea?
12Non forse tu, Dio, che ci hai respinti
e più non esci, Dio, con i nostri eserciti?
13Contro il nemico portaci soccorso,
poiché vana è la salvezza dell'uomo.
14Con Dio noi faremo cose grandi
ed egli annienterà chi ci opprime.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Baruc 5

1Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell'afflizione,
rivèstiti dello splendore della gloria
che ti viene da Dio per sempre.
2Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio,
metti sul capo il diadema di gloria dell'Eterno,
3perché Dio mostrerà il tuo splendore
ad ogni creatura sotto il cielo.
4Sarai chiamata da Dio per sempre:
Pace della giustizia e gloria della pietà.
5Sorgi, o Gerusalemme, e sta' in piedi sull'altura
e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti
da occidente ad oriente,
alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio.
6Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici;
ora Dio te li riconduce
in trionfo come sopra un trono regale.
7Poiché Dio ha stabilito di spianare
ogni alta montagna e le rupi secolari,
di colmare le valli e spianare la terra
perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio.
8Anche le selve e ogni albero odoroso
faranno ombra ad Israele per comando di Dio.
9Perché Dio ricondurrà Israele con gioia
alla luce della sua gloria,
con la misericordia e la giustizia
che vengono da lui.


Lettera agli Efesini 3

1Per questo, io Paolo, il prigioniero di Cristo per voi Gentili...2penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio:3come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente.4Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo.5Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito:6che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo,7del quale sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù dell'efficacia della sua potenza.8A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo,9e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo,10perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio,11secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore,12il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui.13Vi prego quindi di non perdervi d'animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra.

14Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre,15dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome,16perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore.17Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità,18siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità,19e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

20A colui che in tutto ha potere di fare
molto più di quanto possiamo domandare o pensare,
secondo la potenza che già opera in noi,
21a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù
per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.


Capitolo V: La lettura dei libri di devozione

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Nei libri di devozione si deve ricercare la verità, non la bellezza della forma. Essi vanno letti nello spirito con cui furono scritti; in essi va ricercata l'utilità spirituale, piuttosto che l'eleganza della parola. Perciò dobbiamo leggere anche opere semplici, ma devote, con lo stesso desiderio con cui leggiamo opere dotte e profonde. Non lasciarti colpire dal nome dello scrittore, di minore o maggiore risonanza; quel che ci deve indurre alla lettura deve essere il puro amore della verità. Non cercar di sapere chi ha detto una cosa, ma bada a ciò che è stato detto. Infatti gli uomini passano, "invece la verità del Signore resta per sempre" (Sal 116,2); e Dio ci parla in varie maniere, "senza tener conto delle persone" (1Pt 1,17). Spesso, quando leggiamo le Scritture, ci è di ostacolo la nostra smania di indagare, perché vogliamo approfondire e discutere là dove non ci sarebbe che da andare avanti in semplicità di spirito. Se vuoi trarre profitto, leggi con animo umile e semplice, con fede. E non aspirare mai alla fama di studioso. Ama interrogare e ascoltare in silenzio la parola dei santi. E non essere indifferente alle parole dei superiori: esse non vengono pronunciate senza ragione.


LETTERA 200: Agostino al conte Valerio; lieto delle sue buone notizie, dei sentimenti cristiani e della sua continenza.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta tra la fine del 418 e l'inizio del 419.

Agostino al conte Valerio; lieto delle sue buone notizie, dei sentimenti cristiani e della sua continenza (nn. 1-2); gl'invia il primo libro del trattato Sulle nozze e la concupiscenza (n. 3).

A VALERIO ILLUSTRE SIGNORE E FIGLIO, NON SOLO MERITAMENTE ECCELLENTISSIMO MA ANCHE CARISSIMO NELL'AMORE DI CRISTO, AGOSTINO INVIA SALUTI NEL SIGNORE

Agostino si rallegra per le ottime notizie di Valerio.

1. Ero già da tempo inquieto per averti scritto più di una volta senza aver mai ricevuto una risposta dall'Eccellenza tua, quand'ecco ricevo all'improvviso ben tre lettere da parte della tua Benevolenza. Una era diretta non a me solo e mi è stata recapitata da Vendemmiale, mio collega nell'episcopato; altre due mi sono state recapitate non molto dopo da Firmo, santo mio confratello nel sacerdozio, unito a me - come tu hai potuto sapere da lui stesso - da strettissimi vincoli d'affetto. Egli, parlandomi a lungo di te e ragguagliandomi con sincerità sulla tua personalità quale egli l'ha conosciuta nell'affetto di Cristo 1, ha superato non solo la lettera recapitatami dal suddetto vescovo, o quella recapitatami da lui stesso, ma anche quella che ci lamentavamo di non aver ricevuta. Pertanto quel che mi diceva di te mi riusciva tanto più gradito in quanto m'informava di cose di cui tu non avresti potuto parlarmi in una tua risposta, nemmeno se te le avessi chieste, per evitare di lodarti proclamando da te stesso le tue virtù, cosa questa proibita dalla Sacra Scrittura 2. Io stesso, del resto, ho un certo ritegno a scriverti così, per paura d'incorrere nel sospetto di adularti, mio illustre ed eccellentissimo signore e figlio carissimo nell'affetto di Cristo.

Fede, pietà, carità di Valerio.

2. Vedi quale piacere e quale gioia sia stata per me sentir parlare delle tue virtù in Cristo, o meglio delle virtù di Cristo in te, da una persona come lui che non poteva né ingannarmi data la sua lealtà né ignorarle data la tua amicizia. Avevamo comunque già sentito dire da altre persone altre cose, sebbene non tante né tanto sicure, quanto cioè sia pura e cattolica la tua fede, con quanto spirito di fede aspetti la vita futura; quanto grande è il tuo amore verso Dio e verso i fratelli, quanto grande è la tua modestia nelle tue alte funzioni di magistrato, come non riponi le tue speranze nelle ricchezze malsicure, ma nel Dio vivente, e come sei ricco d'opere buone 3; come la tua casa è ristoro e sollievo dei buoni Cristiani e il terrore degl'empi, quanto ti preoccupi che gli antichi o recenti nemici di Cristo coperti dal manto del nome di Cristo non tendano insidie ai membri di Cristo e con quanto zelo provvedi alla salvezza dei medesimi membri e quanto tu sia nemico dell'errore. Queste informazioni e altre consimili - come ho detto - sentiamo dire di solito anche da altre persone, ma ora ne abbiamo apprese molto più numerose e più documentate per bocca del suddetto nostro fratello Firmo.

Il primo libro del trattato Sulle nozze e la concupiscenza inviato a Valerio.

3. Inoltre come avremmo potuto sentir parlare della tua castità coniugale, per poterla amare e lodare tra le altre tue virtù, se non l'avessimo sentito da un tuo amico sì intimo da conoscere non superficialmente, ma a fondo la tua vita? Di questa tua virtù, ch'è un dono di Dio, piacerebbe anche a me parlartene in tono più familiare e un po' più a lungo. Sono sicuro di non farti cosa spiacevole se t'invio un mio scritto alquanto prolisso affinché, leggendolo, tu sia più a lungo in mia compagnia. Sono infatti venuto a sapere anche questo, cioè che tu, pur fra le tue numerose e gravi occupazioni, trovi il tempo e leggi volentieri e provi gran piacere nel leggere le nostre opere, anche quelle scritte per altre persone, che per caso siano potute capitare nelle tue mani; quanto più attentamente ti degnerai di porgere orecchio e quanto maggiormente gradirai uno scritto che si rivolge proprio a te stesso e nel quale io ti parlo come se tu mi fossi presente? Da questa lettera potrai poi passare al libro che ti ho mandato insieme; in esso, proprio all'inizio, troverai più esattamente spiegato perché l'ho scritto e perché l'ho mandato di preferenza a te.

 

1 - Fil 1, 8.

2 - Prv 27, 2.

3 - 1 Tm 6, 17-18.


26 - Visione che Maria santissima ebbe quando Gesù aveva dodici anni, affinché si imprimesse in lei l'immagine della legge evangelica ed ella ne continuasse l'insegnamento.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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995. Nel capitolo ventesimo di questo libro si dichiarò che il tentatore uscì dalle profonde caverne per trovare il nostro divino Maestro, il quale però gli si nascose fino a quando non andò nel deserto dove, dopo un digiuno di quasi quaranta giorni, permise che gli si accostasse, come afferma il Vangelo. Lucifero si rallegrò molto nel constatare che colui che cercava era solo, poiché Maria, che egli e i suoi ministri di tenebre consideravano nemica per le vittorie che riportava su di loro, non era presente. Dato che non era ancora iniziata la battaglia, la loro superbia presumeva che, in assenza della Madre beatissima, fosse sicuro il trionfo sul Figlio; tuttavia, avvicinandosi per conoscere meglio il combattente, si sentirono tutti timorosi e codardi, ma non perché capissero che era Dio vero, poiché di questo non avevano neppure il sospetto osservandolo così disprezzato, né per aver confrontato con lui le loro forze, che avevano messo alla prova soltanto contro la celeste Signora. Fu, piuttosto, lo scorgerlo assolutamente tranquillo, con un aspetto tanto pieno di maestà e con opere tanto alte ed eroiche, che li spaventò e scoraggiò; tali azioni e qualità, infatti, non erano come quelle degli altri, che essi seducevano e vincevano facilmente. Il dragone, parlando di questo con i suoi, disse loro: «Chi è mai costui, così austero e libero dai vizi dei quali ci serviamo solitamente? Se è così indifferente al mondo e conserva così soggetta e indebolita la sua carne, da dove entreremo noi per tentarlo? O come speriamo di sopraffarlo, se ci ha tolto le armi che usiamo per muovere guerra? Diffido molto di questo scontro». Tanto vale e tanto può il disprezzo delle cose terrene e la mortificazione da fare paura al diavolo ed a tutto l'inferno; la sua tracotanza non si innalzerebbe sino a questo punto, se non trovasse le persone sottomesse a lui ancor prima di circuirle.

996. Il Salvatore lasciò satana nell'inganno di crederlo una semplice creatura, sebbene assai giusta e retta, affinché dispiegasse tutto il suo vigore e la sua malizia per la contesa, come fa quando ravvisa in quelli che vuole irretire tali perfezioni ed eccellenze. Così questi, facendo ogni sforzo con la sua consueta arroganza e con tutta la sua abilità, incominciò il duello di cui né prima si vide né poi si vedrà altro simile sulla terra tra mortali e demoni. Egli e i suoi associati dimostrarono pienamente la propria energia e astuzia, aizzati dal loro stesso sdegno e furore contro la superiorità del Signore, che pure mitigava i suoi atti, la sua sapienza e la sua bontà infinita, e con equità e misura celava la causa originaria del suo immenso potere, manifestandone solo quanto bastava per ottenere il successo sugli avversari con la santità di uomo. Per lottare come tale pregò il Padre nella parte più elevata dello spirito, dove non arriva la conoscenza dell'infelice tiranno: «Dio mio, affronto il mio rivale per abbattere la sua furia e il suo orgoglio contro di voi e contro le anime che amo; per vostra gloria e loro bene voglio abbassarmi a sopportare l'audacia di questo serpente e schiacciare il suo capo, cioè la sua alterigia, affinché i cristiani lo trovino già vinto quando saranno attaccati da lui, se per propria colpa non gli si abbandoneranno. Vi supplico di ricordarvi del mio trionfo quando verranno tormentati da lui e di ritemprarne la fiacchezza, perché grazie ad esso conseguano il loro, si rinfranchino con il mio esempio e imparino come resistergli e sconfiggerlo».

997. I custodi celesti stavano a contemplare questa battaglia, ma nascosti per disposizione dell'Altissimo, affinché il maligno non si accorgesse di loro, né scoprisse qualcosa della potenza divina di Cristo; davano tutti gloria e lode al Padre ed allo Spirito Santo, i quali si compiacevano delle sue ammirabili azioni. Pure la Regina guardava quanto stava avvenendo dal suo luogo di orazione. La tentazione ebbe inizio il trentacinquesimo giorno del digiuno e della solitudine di Gesù e durò sino al termine dei quaranta giorni scritti nel Vangelo. Il drago gli si presentò in forma umana, come sé non fosse già stato riconosciuto da lui, e per raggiungere il suo scopo assunse un'apparenza risplendente come angelo di luce; pensando che dopo un tempo tanto lungo avesse fame, gli si rivolse così: «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane». Gli chiese ciò perché era quello di cui aveva maggior timore e desiderava avere qualche indizio al riguardo. Il Redentore, però, ribatté soltanto: «Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio», riprendendo il capitolo ottavo del Deuteronomio. L'altro non penetrò il senso in cui esso era stato citato, ma capì che anche senza alimento corporale sua Maestà poteva sostenere l'esistenza terrena. Sebbene ciò fosse vero, dal momento che si esprimeva pure questo, il significato dato a tale espressione era più ampio, perché era come dirgli: «Colui con il quale tu parli vive nella Parola di Dio, che è il Verbo eterno, a cui è ipostaticamente unito»; benché costui bramasse sapere proprio questo, non meritò d'intenderlo, perché non accettò di adorarlo.

998. Satana si sentì bloccato dal vigore di tale risposta e dalla virtù occulta che conteneva, ma non volle far trasparire debolezza né arrendersi. Il Signore gli concesse di persistere e di condurlo a Gerusalemme, dove fu posto sopra il pinnacolo del tempio, da cui poteva osservare un ampio numero di persone senza essere scorto da alcuno. Qui il nemico, stimolando la sua immaginazione, affermò che, se lo avessero visto cadere da un luogo tanto alto senza riportare alcuna lesione, lo avrebbero acclamato grande, santo e operatore di prodigi; nel farlo si avvalse ancora del testo sacro ed esclamò: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede». Gli spiriti del cielo accompagnavano il loro Re per assistere a tale impresa, solo in vista del vantaggio che ne sarebbe risultato all'umanità, meravigliati che avesse accondisceso a lasciarsi trasportare fisicamente da Lucifero, con il quale erano presenti moltissimi demoni, tanto che l'inferno era restato quasi spopolato. L'Autore della sapienza replicò: «Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo». In tal modo il Salvatore si mostrava incomparabilmente mansueto, profondamente umile e tanto superiore al principe delle tenebre nella maestà e nella fermezza che questi, per tale nobiltà e completa imperturbabilità, si alterò ancor più nella sua indomita superbia, con nuovo tormento e affanno.

999. Il diavolo provò un altro stratagemma per attaccarlo, cioè quello dell'ambizione, offrendogli parte del proprio dominio; perciò lo fece ascendere su un monte elevato dal quale si distinguevano parecchie terre e, con perfidia e sfacciataggine, gli disse: «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». Esorbitante arroganza, più che assurda menzogna e ingannevole perfidia! Assicurava, infatti, ciò che non aveva né poteva cedere, giacché il mondo, i regni, i principati, le ricchezze e i tesori, tutto è del Signore, che li dona e li toglie a chi vuole e quando gli piace e lo crede opportuno. Costui non può mai regalare qualche bene che sia suo, anche di quelli temporali, per cui tutte le sue promesse sono false. Gli fu risposto con autorità incontrastabile: «Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto». Nell'intimargli di andarsene, Cristo gli tolse la facoltà di tentarlo e, con onnipotente comando, fece precipitare lui e tutte le sue legioni nelle più remote caverne sotterranee, dove per tre giorni sostarono fissi e inchiodati senza riuscire a muoversi. Avuta poi licenza di rialzarsi, trovandosi così distrutti e inerti, incominciarono a sospettare che chi li aveva abbattuti fosse effettivamente il Figlio di Dio fatto carne, e rimasero in tale dubbio senza arrivare mai ad averne la certezza sino a quando egli spirò. Il serpente, intanto, si disperava per il danno che aveva subito in questa battaglia e si consumava nel suo furore.

1000. Il nostro beato vincitore glorificò l'eterno Padre e lo magnificò con lodi e rendimenti di grazie perché gli aveva concesso di prevalere sul comune nemico dei mortali. Fu ricondotto nel deserto da una gran moltitudine di angeli che allora, cantandogli armoniosi inni per il suo trionfo, lo tennero proprio sulle loro mani, benché non ne avesse bisogno in quanto avrebbe avuto la possibilità di far uso del suo potere. Quel rispetto gli era dovuto in contraccambio della sfrontatezza con cui il drago aveva osato far salire sul pinnacolo del tempio e sull'altura la sua umanità santissima, nella quale stava sostanzialmente e realmente la divinità. Non si sarebbe mai potuto pensare che Gesù gli avesse dato tale permesso, se ciò non venisse detto nel Vangelo. Non so, però, quello che per noi è causa di maggior stupore, se l'avere acconsentito ad essere portato in diversi luoghi da lui, che non lo conosceva, o ad essere tradito da Giuda e ricevuto nel sacramento da quel discepolo maligno e da tanti credenti che, nonostante lo confessino Dio e Signore, si accostano all'eucaristia tanto indegnamente. Ciò che di sicuro deve lasciarci sbalorditi è che egli abbia tollerato tali offese e continui a sopportare quest'ultima per noi, per vincolarci e trarci a sé con la mitezza e con la pazienza della sua carità. O dolcissimo Redentore mio, quanto siete soave, benigno e clemente verso le anime! Per loro scendeste dal cielo, patiste e deste la vita per salvarle. Con misericordia le aspettate e le sostenete, le chiamate, le cercate, le accogliete, vi introducete nel loro intimo, siete tutto per esse e volete che ciascuna sia tutta per voi. Quello che mi trafigge e spezza il cuore è che, mentre il vostro vero amore ci attira, noi fuggiamo da voi e corrispondiamo con ingratitudini a simile tenerezza. Oh, amore immenso, tanto malamente accettato e ripagato! Date lacrime ai miei occhi per piangere una cosa così meritevole di essere biasimata e in ciò mi aiutino tutti i giusti. La Scrittura afferma che, dopo aver riaccompagnato Cristo in quel luogo arido, i custodi iniziarono a servirlo; infatti, alla fine di queste prove e dell'astinenza dal cibo, gliene presentarono uno divino affinché ne mangiasse, e con questo il suo sacro corpo recuperò le forze naturali. A tale pasto non assistettero solo essi, che si congratularono per la vittoria, ma anche gli uccelli della zona, accorsi a ricreare i sensi del loro Artefice fatto uomo con armonie e voli molto graziosi e accordati. A modo loro fecero lo stesso le belve della montagna, spogliandosi della propria ferocia, con gradevoli bràmiti e movimenti per colui che attestavano loro sovrano.

1001. Ritorniamo a Nazaret, dove dal suo oratorio Maria guardava con sublimi illuminazioni la lotta del Figlio e, intanto, riceveva ininterrottamente notizie attraverso i suoi messaggeri. Nel momento stesso in cui egli si rivolse al Padre prima di entrare nel conflitto della tentazione, fece la medesima preghiera. Combatté insieme con lui, benché invisibilmente e in spirito; condannò e sconfisse il principe delle tenebre e i suoi seguaci, cooperando in tutto a nostro favore con le azioni di sua Maestà. Quando seppe che questi veniva fatto passare da una parte all'altra, gemette amaramente perché la malvagità del peccato costringeva lo stesso Re dei re e Signore dei signori a dare tale autorizzazione e ad essere tanto accondiscendente. Per i successi da lui riportati sul demonio, compose nuovi inni a esaltazione della divinità e dell'umanità santissima, che poi gli angeli gli intonarono, e tramite loro gli mandò le sue felicitazioni per il trionfo e per il beneficio che con esso otteneva per tutti. Egli la confortò per mezzo degli stessi e si complimentò ancora per ciò che anch'ella, imitandolo e rimanendogli accanto, aveva compiuto con fatica contro satana.

1002. Essendo stata compagna fedele e partecipe del tormento e del digiuno, era opportuno e ragionevole che la Vergine fosse tale pure nella consolazione. Perciò, l'Unigenito che tanto l'amava le inviò un po' dell'alimento che gli esseri celesti gli avevano recato e comandò ad essi che glielo offrissero. Oh, meraviglia! Un enorme stormo dei medesimi uccelli che lo stavano contemplando li seguirono a Nazaret, meno rapidi, ma ugualmente molto veloci. Irruppero nella casa della Regina e signora dell'universo e, mentre ella consumava quanto le era stato posto davanti, eseguirono per lei gli stessi canti e gorgheggi con i quali avevano onorato il Salvatore. Tali vivande, migliori perché venivano dalle mani di Cristo ed erano state benedette da esse, la rinvigorirono e ristorarono dagli effetti di così prolungate privazioni. Ella ringraziò l'Onnipotente e si umiliò sino a terra. Furono tanti e tali gli atti eroici di virtù esercitati da lei in quel frangente che non è possibile tradurli in parole, perché sorpassano la nostra capacità di espressione. Li vedremo in Dio quando godremo di lui; allora gli daremo la lode che il mondo intero gli deve per doni talmente ineffabili.

Domanda che feci alla Regina del cielo, Maria santissima

1003. Nostra eccelsa sovrana, è così premurosa la vostra disponibilità che mi infonde la fiducia di sottoporvi, come a maestra e madre della sapienza, un'incertezza che mi si presenta su ciò che in questo ed in altri capitoli la vostra sublime luce ed istruzione mi ha manifestato circa il cibo celeste che i custodi somministrarono a Gesù nel deserto. Io comprendo che questo dovette essere dello stesso genere degli altri che portarono a lui e a voi in alcuni casi in cui, per sua disposizione, vi mancava il nutrimento comune. Ora io l'ho chiamato "cibo celeste" dato che non conosco altri termini con cui spiegarmi, ma non so se questi siano pertinenti, perché ignoro da dove esso venisse e che qualità avesse, come anche se in cielo vi possano essere alimenti per provvedere ai corpi, perché là non è necessario un simile modo di vivere e un sostentamento terreno. Sebbene anche nei beati i sensi abbiano talune cose per loro gradevoli e, tra gli altri, il gusto percepisca qualche sapore, credo che questo non avvenga attraverso le diverse vivande, ma come effetto della sovrabbondanza della gloria dell'anima, della quale anch'essi partecipano stupendamente, ciascuno nella maniera che gli è propria, senza l'imperfezione e la rozzezza che durante l'esistenza mortale hanno le loro operazioni e i loro oggetti. Su tutto ciò, come persona incompetente, desidero essere rischiarata dalla vostra pietosa e materna benignità.

Risposta e insegnamento di Maria santissima

1004. Figlia mia, hai fatto bene a dubitare perché è vero che nell'empireo non vi è alcun nutrimento materiale, come hai recepito e affermato. Quanto al cibo che fu servito al Signore e a me nelle condizioni di cui hai scritto, tu lo definisci giustamente "celeste" come io stessa ti ho detto; infatti, le sue proprietà furono date dal cielo e non dalla terra, dove tutto è grossolano e assai limitato. Per capire la sua peculiarità ed il modo in cui la provvidenza lo forma, devi renderti conto che, quando la generosità divina stabiliva di sfamarci con esso mandandocelo portentosamente tramite i santi messaggeri per supplire alla penuria di altro, si avvaleva di qualche realtà tangibile. La più comune era l'acqua, sia per la sua trasparenza e semplicità sia perché l'Altissimo per questi prodigi non vuole niente di molto complesso, mentre altre volte si trattava di pane e di frutta; a tutto ciò il suo potere conferiva una tale squisitezza da trasformarlo in qualcosa di superiore ai piatti più prelibati tanto quanto il cielo è distante dalla terra. Non vi è nulla al mondo con cui paragonarlo perché tutto al confronto è insipido e senza efficacia. Affinché tu intenda meglio ti saranno utili i seguenti esempi. Il primo è quello della focaccia che fu donata ad Elia; essa aveva una tale forza che lo sostenne nel cammino sino al monte Oreb. Il secondo è quello della manna, che è chiamata pane degli angeli, perché essi la preparavano condensando il vapore del suolo, che poi spargevano dopo averlo diviso in granelli; aveva molta varietà di sapori, come dicono le Scritture, e una grande capacità di alimentare. Il terzo è il segno che Cristo fece alle nozze di Cana, cambiando l'acqua in vino di eccellente qualità, come si può desumere dallo stupore di quelli che lo assaggiarono.

1005. La potenza di Dio dava bontà e doti eccezionali a questo elemento oppure lo mutava in altra bevanda soavissima e delicata, e faceva lo stesso con il pane e la frutta, rendendo tutto più spiritualizzato e in grado di nutrire, deliziare e ristorare in modo mirabile: la debolezza umana diventava vigorosa, agile e pronta per opere ardue, e questo avveniva senza malessere né appesantimento. Di tale specie era quello che fu presentato a mio Figlio dopo il digiuno, come anche quello che nei deserti d'Egitto e in altre occasioni ricevemmo col mio sposo Giuseppe. Sua Maestà ha mostrato questa prodigalità verso molti suoi amici e servi, fornendo loro simili mezzi di sussistenza, benché non così frequentemente, né con tante circostanze miracolose. Ciò ti basti come risposta e adesso sta' attenta alla dottrina di questo capitolo.

1006. Per una miglior comprensione di quanto hai annotato in esso, voglio che tu rifletta in maniera particolare su tre finalità che Gesù si propose fra le altre per scontrarsi con Lucifero e i suoi ministri infernali; questo ti darà più intelligenza e coraggio contro di essi. La prima fu distruggere il male e la semenza che per la caduta dei progenitori costui aveva posto nella nostra natura con i sette vizi capitali: la superbia, l'avarizia, la lussuria e i rimanenti, che sono le sue sette teste. Il dragone usò l'astuzia di mettere un demonio a capo degli altri per ciascuno di questi, che venivano utilizzati come armi, suddivise per attaccare i discendenti di Adamo e circuirli nell'ordine confuso di cui parlasti all'inizio della Storia. Proprio per questo il mio Unigenito entrò in battaglia con i principi delle tenebre e li debellò con le sue virtù. Sebbene nel Vangelo siano nominate solo tre tentazioni, perché furono le più manifeste, la lotta e la vittoria furono maggiormente gloriose in quanto prevalse su tutte le legioni avversarie. Sconfisse la superbia con l'umiltà, l'ira con la mansuetudine, l'avarizia con il disprezzo delle ricchezze ed in modo analogo gli altri peccati. Il più grande danno e abbattimento per i nemici fu il conoscere con certezza, ai piedi della croce, che colui che li aveva prostrati ed oppressi era il Verbo disceso tra noi. Fu allora che cominciarono a dubitare di avere la meglio sui mortali, almeno su quelli che si sarebbero avvalsi del suo potere e dei suoi trionfi.

1007. La seconda finalità fu obbedire all'eterno Padre, il quale gli aveva comandato non solo di dare la vita per gli uomini e salvarli con la sua passione, ma anche di affrontare questo conflitto con i diavoli e di piegarli con il valore spirituale dei suoi incomparabili meriti. La terza è una conseguenza delle precedenti e fu quella di lasciare l'esempio e l'insegnamento per sgominarli, perché nessuno fosse sorpreso nel vedersi perseguitato da essi e tutti avessero, nelle tribolazioni, la consolazione di sapere che il loro Redentore le aveva sofferte in se stesso prima di loro. Queste prove, benché in qualche modo differenti, in sostanza furono le stesse, solo presentate con più durezza e malizia da parte di satana. Cristo gli diede licenza di dispiegare contro di lui tutte le sue forze con la massima intensità, per soggiogarle con la sua potenza divina rendendole più fiacche per gli assalti che avrebbe fatto in seguito, i quali così sarebbero stati più facilmente superabili, se le loro vittime avessero voluto approfittare del beneficio che veniva elargito loro.

1008. A tutti sono necessarie queste istruzioni per sopraffare il maligno, ma tu, mia cara, ne hai bisogno più degli altri, perché il suo furore contro di te è immenso e la tua natura è fragile per resistere, se non ti avvali delle mie parole e del modello che hai di fronte. Innanzitutto devi tenere sottomessi il mondo e la carne: questa, mortificandola con prudente rigore; quello, fuggendo ogni essere e nascondendoti nel segreto della tua interiorità. Potrai vincerli entrambi non uscendo da tale ritiro, non perdendo d'occhio il bene e la luce che lì ricevi e non attaccandoti a niente di visibile più di quanto ti permetta la carità. Riguardo a ciò ti ricordo di nuovo il precetto strettissimo che tante volte ti ho imposto: Dio ti ha donato una disposizione innata ad amare molto e desideriamo che questa si consacri interamente ed in pienezza a noi; non devi perciò acconsentire con la volontà neanche ad un solo moto dell'istinto, per quanto sembri leggero, né devi accettare l'impulso dei tuoi sensi, se non per l'esaltazione dell'Altissimo e per fare o patire qualche cosa per lui e a vantaggio del tuo prossimo. Se mi darai ascolto in tutto, farò in modo che tu sia munita e corazzata contro questo crudele serpente per combattere le guerre del Signore: sarai circondata da mille scudi, con i quali tu possa difenderti e colpirlo. Stai sempre attenta a giovarti contro di lui dei versetti della Scrittura, senza frapporre, con un rivale così astuto, né ragionamenti né molti discorsi. Le creature deboli non devono iniziare discussioni con il maestro della menzogna; proprio per questo il mio Figlio santissimo, che era onnipotente e infinitamente sapiente, non lo fece, affinché guardando a lui le anime apprendessero tale cautela e tale maniera di procedere. Armati di fede viva, speranza ferma, carità fervente e umiltà profonda, le virtù che schiacciano ed annientano questo mostro; contro di esse egli non osa fare niente e scappa, perché sono strumenti estremamente efficaci contro la sua arroganza e protervia.


13-29 Ottobre 29, 1921 Effetti della prigionia di Gesù.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Questa notte l’ho passato in veglia, e la mia mente spesso volava al mio Gesù legato nella prigione, volevo abbracciarmi a quelle ginocchia che tentennavano per la dolorosa e crudele posizione con cui i nemici lo avevano legato, volevo pulirlo da quegli sputi di cui era imbrattato. Ma mentre ciò pensavo, il mio Gesù, la mia vita, mi si è fatto vedere come in fitte tenebre, in cui appena si scorgeva la sua adorabile persona, e singhiozzando mi ha detto:

(2) “Figlia, i nemici mi lasciarono solo in prigione, legato orribilmente ed all’oscuro, sicché d’intorno tutto erano fitte tenebre, oh! come mi affliggeva questa oscurità, avevo le vesti bagnate dalle acque sporche del torrente, sentivo la puzza della prigione e degli sputi di cui ero imbrattato, avevo i capelli in disordine, senza una mano pietosa che me li togliesse davanti agli occhi e della bocca, le mani avvinte dalle catene, e l’oscurità non mi permetteva di vedere il mio stato, ahimè, troppo doloroso ed umiliante. Oh! quante cose diceva questo mio stato sì doloroso in questa prigione. In prigione vi stetti tre ore; con ciò volli riabilitare le tre età del mondo: quella della legge di natura, quella della legge scritta e quella della legge di grazia; volevo sprigionarli tutti, riunendoli tutti insieme e dargli la libertà di figli miei. Con lo stare tre ore volli riabilitare le tre età dell’uomo: la fanciullezza, la gioventù e la vecchiezza, volli riabilitarlo quando pecca per passione, per volontà e per ostinazione, oh! come l’oscurità che vedevo intorno a Me mi faceva sentire le fitte tenebre che produce la colpa nell’uomo, oh! come lo piangevo e gli dicevo: Oh! uomo, sono le tue colpe che mi hanno gettato in queste fitte tenebre cui Io soffro per darti la luce, sono le tue nefandezze chi così mi hanno imbrattato, di cui l’oscurità non mi permette neppure di vederle; guardami, sono l’immagine delle tue colpe; se vuoi conoscerle, guardale in Me!

(3) Sappi però che nell’ultima ora che vi stetti in prigione spuntò l’alba, e dalle fessure entrò qualche barlume di luce, oh! come respirò il mio cuore nel potermi vedere il mio stato sì doloroso, ma ciò significava quando l’uomo stanco della notte della colpa, la grazia come alba si fa intorno a lui, mandandogli barlumi di luce per richiamarlo, perciò il mio cuore diede un sospiro di sollievo, ed in quest’alba vidi te, mia diletta prigioniera, cui il mio amore doveva legarti in questo stato, e che non mi avresti lasciato solo nell’oscurità della prigione, aspettando l’alba ai miei piedi, e seguendo i miei sospiri avresti pianto con Me la notte dell’uomo; questo mi sollevò ed offrii la mia prigionia per darti la grazia di seguirmi. Ma un altro significato conteneva questa prigione e questa oscurità, era la lunga mia dimora della mia prigionia nei tabernacoli, la solitudine in cui sono lasciato, con cui molte volte non ho a chi dire una parola o dargli uno sguardo d’amore; altre volte sento nella santa ostia le impressioni dei tocchi indegni, la puzza di mani marciosse e fangose, e non vi è chi mi tocchi con mani pure e mi profumi col suo amore, e quante volte l’ingratitudine umana mi lascia all’oscuro, senza la misera luce d’una lampadina, sicché la mia prigione dura e durerà ancora, e siccome siamo tutti e due prigionieri -tu prigioniera nel letto solo per amor mio, Io prigioniero per te-, col mio amore legare con le catene che mi tengono avvinto tutte le creature. Così ci faremo compagnia a vicenda e mi aiuterai a stendere le catene per legare tutti i cuori al mio amore”.

(4) Ora dopo stavo pensavo tra me: “Quante piccole cose si sanno di Gesù, mentre ha fatto tanto, perché così poco hanno parlato di tutto ciò che il mio Gesù ha operato e sofferto”. E ritornando di nuovo ha soggiunto:

(5) “Figlia mia, tutti sono avari con Me, anche i buoni, quanta avarizia hanno con Me, quante restrizioni, quante cose non manifestano di ciò che li dico e comprendono di me, e tu, quante volte non sei avara con Me? Quante volte o non scrivi ciò che ti dico, o non lo manifesti, è un atto d’avarizia che usi con Me, perché ogni conoscenza in più che si fa di Me, è una gloria e un amore di più che riscuoto dalle creature. Quindi sii attenta, e sii più liberale con Me, ed Io sarò più liberale con te”.