Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Riguardo all'ozio sappi che con questa parola non intendesi solo il non lavorare o l'occupare o non il tempo di ricreazione nel divertirsi, ma sebbene anche quando in questo tempo si lascia, libera l'immaginazione nel pensare a cose che sono pericolose. L'ozio ha luogo eziandio quando nello studio uno si diverte con altri, disturba, quando certi ritagli di ora si sprecano in letture frivole o stando inerti a badare agli altri, lasciandosi vincere da quel momento di accidia, e specialmente quando in chiesa non si prega e si hanno a noia le cose di pietà . L'ozio è il padre, la sorgente, la causa di tante tentazioni cattive e di tutti i mali. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 28° settimana del tempo ordinario (Santa Teresa d'Avila)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 1

1In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era in principio presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15Giovanni gli rende testimonianza
e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me".
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

19E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Chi sei tu?".20Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo".21Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia?". Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?". Rispose: "No".22Gli dissero dunque: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?".23Rispose:

"Io sono 'voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore',

come disse il profeta Isaia".24Essi erano stati mandati da parte dei farisei.25Lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?".26Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,27uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo".28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
29Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!30Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele".32Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.33Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.34E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!".37E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.38Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?".39Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.41Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)"42e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)".
43Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi".44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.45Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret".46Natanaèle esclamò: "Da Nàzaret può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi".47Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità".48Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico".49Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!".50Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!".51Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo".


Deuteronomio 5

1Mosè convocò tutto Israele e disse loro: "Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo dinanzi a voi: imparatele e custoditele e mettetele in pratica.2Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb.3Il Signore non ha stabilito questa alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti in vita.4Il Signore vi ha parlato faccia a faccia sul monte dal fuoco,5mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore, perché voi avevate paura di quel fuoco e non eravate saliti sul monte. Egli disse:
6Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile.7Non avere altri dèi di fronte a me.8Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.9Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano,10ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti.
11Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano.
12Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato.13Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro,14ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te.15Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato.
16Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà.
17Non uccidere.
18Non commettere adulterio.
19Non rubare.
20Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
21Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.
22Queste parole pronunciò il Signore, parlando a tutta la vostra assemblea, sul monte, dal fuoco, dalla nube e dall'oscurità, con voce poderosa, e non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede.
23All'udire la voce in mezzo alle tenebre, mentre il monte era tutto in fiamme, i vostri capitribù e i vostri anziani si avvicinarono tutti a me24e dissero: Ecco il Signore nostro Dio ci ha mostrato la sua gloria e la sua grandezza e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco; oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo restare vivo.25Ma ora, perché dovremmo morire? Questo grande fuoco infatti ci consumerà; se continuiamo a udire ancora la voce del Signore nostro Dio moriremo.26Poiché chi tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo?27Avvicinati tu e ascolta quanto il Signore nostro Dio dirà; ci riferirai quanto il Signore nostro Dio ti avrà detto e noi lo ascolteremo e lo faremo.28Il Signore udì le vostre parole, mentre mi parlavate, e mi disse: Ho udito le parole che questo popolo ti ha rivolte; quanto hanno detto va bene.29Oh, se avessero sempre un tal cuore, da temermi e da osservare tutti i miei comandi, per essere felici loro e i loro figli per sempre!30Va' e di' loro: Tornate alle vostre tende; ma tu resta qui con me31e io ti detterò tutti i comandi, tutte le leggi e le norme che dovrai insegnare loro, perché le mettano in pratica nel paese che io sto per dare in loro possesso.
32Badate dunque di fare come il Signore vostro Dio vi ha comandato; non ve ne discostate né a destra né a sinistra;33camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore vostro Dio vi ha prescritta, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nel paese di cui avrete il possesso.


Siracide 27

1Per amor del denaro molti peccano,
chi cerca di arricchire procede senza scrupoli.
2Fra le giunture delle pietre si conficca un piuolo,
tra la compra e la vendita si insinua il peccato.
3Se uno non si aggrappa in fretta al timor del Signore,
la sua casa andrà presto in rovina.

4Quando si agita un vaglio, restano i rifiuti;
così quando un uomo riflette, gli appaiono i suoi difetti.
5La fornace prova gli oggetti del vasaio,
la prova dell'uomo si ha nella sua conversazione.
6Il frutto dimostra come è coltivato l'albero,
così la parola rivela il sentimento dell'uomo.
7Non lodare un uomo prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.

8Se cerchi la giustizia, la raggiungerai
e te ne rivestirai come di un manto di gloria.
9Gli uccelli sostano presso i loro simili,
la lealtà ritorna a quelli che la praticano.
10Il leone sta in agguato della preda,
così il peccato di coloro che praticano l'ingiustizia.
11Nel discorso del pio c'è sempre saggezza,
lo stolto muta come la luna.
12Tra gli insensati bada al tempo,
tra i saggi fèrmati a lungo.
13Il discorso degli stolti è un orrore,
il loro riso fra i bagordi del peccato.
14Il linguaggio di chi giura spesso fa rizzare i capelli,
e le loro questioni fan turare gli orecchi.
15Uno spargimento di sangue è la rissa dei superbi,
le loro invettive sono un ascolto penoso.

16Chi svela i segreti perde la fiducia
e non trova più un amico per il suo cuore.
17Ama l'amico e sii a lui fedele,
ma se hai svelato i suoi segreti, non seguirlo più,
18perché come chi ha perduto un defunto,
così tu hai perduto l'amicizia del tuo prossimo.
19Come un uccello, che ti sei fatto scappare di mano,
così hai lasciato andare il tuo amico e non lo
riprenderai.
20Non seguirlo, perché ormai è lontano;
è fuggito come una gazzella dal laccio.
21Poiché una ferita si può fasciarla
e un'ingiuria si può riparare,
ma chi ha svelato segreti non ha più speranza.

22Chi ammicca con l'occhio trama il male,
e nessuno potrà distoglierlo.
23Davanti a te il suo parlare è tutto dolce,
ammira i tuoi discorsi,
ma alle tue spalle cambierà il suo parlare
e porrà inciampo alle tue parole.
24Io odio molte cose, ma nessuna quanto lui,
anche il Signore lo ha in odio.
25Chi scaglia un sasso in alto, se lo scaglia sulla
testa,
e un colpo a tradimento ferisce chi lo vibra.
26Chi scava una fossa vi cadrà dentro,
chi tende un laccio vi resterà preso.
27Il male si riverserà su chi lo fa,
egli non saprà neppure da dove gli venga.
28Derisione e insulto per il superbo,
la vendetta, come un leone, lo attende al varco.
29Saran presi al laccio quanti gioiscono per la caduta
dei pii,
il dolore li consumerà prima della loro morte.

30Anche il rancore e l'ira sono un abominio,
il peccatore li possiede.


Salmi 38

1'Salmo. Di Davide. In memoria.'

2Signore, non castigarmi nel tuo sdegno,
non punirmi nella tua ira.
3Le tue frecce mi hanno trafitto,
su di me è scesa la tua mano.

4Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano,
nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
5Le mie iniquità hanno superato il mio capo,
come carico pesante mi hanno oppresso.

6Putride e fetide sono le mie piaghe
a causa della mia stoltezza.
7Sono curvo e accasciato,
triste mi aggiro tutto il giorno.

8Sono torturati i miei fianchi,
in me non c'è nulla di sano.
9Afflitto e sfinito all'estremo,
ruggisco per il fremito del mio cuore.
10Signore, davanti a te ogni mio desiderio
e il mio gemito a te non è nascosto.
11Palpita il mio cuore,
la forza mi abbandona,
si spegne la luce dei miei occhi.

12Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe,
i miei vicini stanno a distanza.
13Tende lacci chi attenta alla mia vita,
trama insidie chi cerca la mia rovina.
e tutto il giorno medita inganni.

14Io, come un sordo, non ascolto
e come un muto non apro la bocca;
15sono come un uomo che non sente e non risponde.

16In te spero, Signore;
tu mi risponderai, Signore Dio mio.
17Ho detto: "Di me non godano,
contro di me non si vantino
quando il mio piede vacilla".

18Poiché io sto per cadere
e ho sempre dinanzi la mia pena.
19Ecco, confesso la mia colpa,
sono in ansia per il mio peccato.
20I miei nemici sono vivi e forti,
troppi mi odiano senza motivo,
21mi pagano il bene col male,
mi accusano perché cerco il bene.

22Non abbandonarmi, Signore,
Dio mio, da me non stare lontano;
23accorri in mio aiuto,
Signore, mia salvezza.


Geremia 30

1Parola che fu rivolta a Geremia da parte del Signore:2Dice il Signore, Dio di Israele: "Scriviti in un libro tutte le cose che ti dirò,3perché, ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali cambierò la sorte del mio popolo, di Israele e di Giuda - dice il Signore -; li ricondurrò nel paese che ho concesso ai loro padri e ne prenderanno possesso".4Queste sono le parole che il Signore pronunziò per Israele e per Giuda:

5Così dice il Signore:
"Si ode un grido di spavento,
terrore, non pace.
6Informatevi e osservate se un maschio può partorire.
Perché mai vedo tutti gli uomini
con le mani sui fianchi come una partoriente?
Perché ogni faccia è stravolta,
impallidita? Ohimè!
7Perché grande è quel giorno,
non ce n'è uno simile!
Esso sarà un tempo di angoscia per Giacobbe,
tuttavia egli ne uscirà salvato.

8In quel giorno - parola del Signore degli eserciti - romperò il giogo togliendolo dal suo collo, spezzerò le sue catene; non saranno più schiavi di stranieri.9Essi serviranno il Signore loro Dio e Davide loro re, che io susciterò loro.
10Tu, poi, non temere, Giacobbe, mio servo.
Oracolo del Signore.
Non abbatterti, Israele,
Poiché io libererò te dal paese lontano,
la tua discendenza dal paese del suo esilio.
Giacobbe ritornerà e godrà la pace,
vivrà tranquillo e nessuno lo molesterà.
11Poiché io sono con te
per salvarti, oracolo del Signore.
Sterminerò tutte le nazioni
in mezzo alle quali ti ho disperso;
ma con te non voglio operare una strage;
cioè ti castigherò secondo giustizia,
non ti lascerò del tutto impunito".

12Così dice il Signore: "La tua ferita è incurabile,
la tua piaga è molto grave.
13Per la tua piaga non ci sono rimedi,
non si forma nessuna cicatrice.
14Tutti i tuoi amanti ti hanno dimenticato,
non ti cercano più;
poiché ti ho colpito come colpisce un nemico,
con un castigo severo,
per le tue grandi iniquità,
per i molti tuoi peccati.
15Perché gridi per la ferita?
Incurabile è la tua piaga.
A causa della tua grande iniquità, dei molti tuoi peccati,
io ti ho fatto questi mali.
16Però quanti ti divorano saranno divorati,
i tuoi oppressori andranno tutti in schiavitù;
i tuoi saccheggiatori saranno abbandonati al saccheggio
e saranno oggetto di preda quanti ti hanno depredato.
17Farò infatti cicatrizzare la tua ferita
e ti guarirò dalle tue piaghe.
Parola del Signore.
Poiché ti chiamano la ripudiata, o Sion,
quella di cui nessuno si cura",
18Così dice il Signore.

"Ecco, restaurerò la sorte delle tende di Giacobbe
e avrò compassione delle sue dimore.
La città sarà ricostruita sulle rovine
e il palazzo sorgerà di nuovo al suo posto.
19Ne usciranno inni di lode,
voci di gente festante.
Li moltiplicherò e non diminuiranno,
li onorerò e non saranno disprezzati,
20i loro figli saranno come una volta.
la loro assemblea sarà stabile dinanzi a me;
mentre punirò i loro avversari.
21Il loro capo sarà uno di essi
e da essi uscirà il loro comandante;
io lo farò avvicinare ed egli si accosterà a me.
Poiché chi è colui che arrischia la vita
per avvicinarsi a me? Oracolo del Signore.
22Voi sarete il mio popolo
e io il vostro Dio.
23Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena,
una tempesta travolgente;
si abbatte sul capo dei malvagi.
24Non cesserà l'ira ardente del Signore,
finché non abbia compiuto e attuato
i progetti del suo cuore.
Alla fine dei giorni lo comprenderete!


Lettera ai Galati 3

1O stolti Gàlati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso?2Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione?3Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne?4Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano!5Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?

6Fu così che Abramo 'ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia'.7Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede.8E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: 'In te saranno benedette tutte le genti'.9Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette.10Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: 'Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle'.11E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che 'il giusto vivrà in virtù della fede'.12Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che 'chi praticherà queste cose, vivrà per esse'.13Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: 'Maledetto chi pende dal legno',14perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.

15Fratelli, ecco, vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa.16Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: "e ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma 'e alla tua discendenza', come a uno solo, cioè Cristo.17Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo, annullando così la promessa.18Se infatti l'eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece concesse il suo favore ad Abramo mediante la promessa.

19Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della 'discendenza' per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore.20Ora non si dà mediatore per una sola persona e Dio è uno solo.21La legge è dunque contro le promesse di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge;22la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo.
23Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata.24Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede.25Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo.26Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù,27poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.28Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.29E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.


Capitolo VI: Invocazione per prepararsi alla comunione

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Parola del discepolo

Quando considero, o Signore, la tua grandezza e la mia miseria, mi metto a tremare forte e mi confondo. Ché, se non mi accosto al sacramento, fuggo la vita; e se lo faccio indegnamente, cado nello scandalo. Che farò, o mio Dio, "mio aiuto" (Is 50,7) e mia guida nella mia miseria? Insegnami tu la strada sicura; mettimi dinanzi una opportuna, breve istruzione per la santa Comunione; giacché è buona cosa conoscere con quale devozione e reverenza io debba preparare il mio cuore a ricevere con profitto il tuo sacramento e a celebrare un così grande, divino sacrificio.


DISCORSO 149 NEL QUALE SI SCIOLGONO ALCUNE QUESTIONI PROPOSTE NEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI (CAP. 10) E NEL VANGELO DI MATTEO (5, 5; 6, 5)

Discorsi - Sant'Agostino

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Questioni da risolvere. Prima questione: la visione di Pietro.

1. 1. Ricordo che il giorno precedente l'ultima domenica mi sono fatto debitore alla Santità vostra di alcune questioni proposte, tratte dalle Scritture 1. Ma è tempo di risolverle, per quanto il Signore si degna di dare, in modo da non essere più debitore a meno che non si tratti della sola carità, che sempre si rende e sempre è dovuta. Quanto alla visione di Pietro, avevamo detto che bisognava indagare quale sia il significato di quel recipiente: come una tovaglia di lino, grande, calata dal cielo per i quattro capi, nella quale erano ogni sorta di quadrupedi della terra, e rettili e uccelli del cielo; come pure ciò che fu detto a Pietro dalla voce divina: Uccidi e mangia 2, cosa che si ripeté per tre volte, quindi fu ritirata.

Pietro non venne obbligato alla voracità.

2. 2. E' certamente facile ribattere contro coloro i quali ritengono che a Pietro sia stata imposta la voracità dal Signore Dio. Prima di tutto perché, anche se vogliamo prendere alla lettera ciò che è stato detto: Uccidi e mangia, non è peccato uccidere e mangiare, ma il servirsi senza misura dei doni di Dio da lui concessi a utilità dell'uomo.

L'astinenza dei Giudei dagli animali immondi era solo in figura.

2. 3. I Giudei infatti avevano appreso di poter mangiare determinati animali e di doversi astenere da determinati altri; che l'avessero appreso come segno degli eventi futuri lo fa conoscere l'apostolo Paolo: Nessuno dunque vi condanni più infatti a causa di cibi o di bevande, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati; tutte cose queste che sono ombra delle future 3. Pertanto, già ai tempi della Chiesa, dice in un altro passo: Tutto è puro per i puri, ma è male per un uomo che mangia dando scandalo 4. Infatti nel tempo in cui l'Apostolo scriveva queste cose, si trovavano certuni che mangiavano carni scandalizzando i deboli. Veramente la carne sacrificata di quegli animali che gli aruspici immolavano, allora era venduta al mercato, e infatti molti fratelli si astenevano dal mangiare carni per non trovarsi, magari senza saperlo, innanzi a carni che erano state sacrificate agli idoli. A causa di ciò in un altro passo il medesimo Apostolo, perché la coscienza non fosse agitata da scrupoli, afferma: Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivi di coscienza, perché del Signore è infatti la terra e tutto ciò che essa contiene. E ancora: Se qualcuno dei non credenti vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivi di coscienza. Ma se qualcuno vi dicesse: E' carne immolata agli idoli, astenetevi dal mangiarne, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivi di coscienza 5. Perciò, in queste cose, tutto, sia il puro che l'impuro, sta non nel contatto della carne, ma nella coscienza pura o contaminata.

Gli animali proibiti ai Giudei sono dei segni. L'unghia divisa in due. Il ruminare.

3. 4. In forza di ciò ai Cristiani è data una facoltà che non è stata data ai Giudei. Infatti tutti quegli animali che ai Giudei sono vietati come cibo, appunto come è stato detto, sono segni di eventi futuri. Come la circoncisione, che quelli portavano nella carne e rifiutavano nel cuore, sta a significare la circoncisione del cuore, così quelle vivande sono indicazioni di misteri e ombre delle cose future. Ad esempio, ciò che fu scritto per loro: Mangino appunto quegli animali che sono ruminanti ed hanno l'unghia divisa in due; non mangino quelli che non abbiano l'una e l'altra proprietà o che manchino di una sola di queste 6, stanno a significare degli uomini che non fanno parte della società dei santi. Infatti l'unghia divisa in due riguarda i costumi, ma il ruminare riguarda la sapienza. Perché l'unghia divisa in due sta a significare i costumi? Perché difficilmente scivola. Lo scivolare è quindi, segno del peccato. Il ruminare, invece, come riguarda la sapienza della dottrina? Perché la Scrittura ha detto: Un tesoro desiderabile sosta nella bocca del sapiente; l'uomo stolto, invece, lo inghiotte 7. Perciò chi ascolta e per negligenza non vi pensa più, quasi inghiotte ciò che ha ascoltato; seppellendo per dimenticanza proprio l'ascolto, da non averne più il sapore in bocca. Chi invece medita giorno e notte nella legge del Signore, quasi rumina e, in quel che può dirsi il palato del cuore, gusta il sapore della parola. Dunque, ciò che fu prescritto ai Giudei sta a significare che non appartengono alla Chiesa, cioè al corpo di Cristo, alla grazia e alla società dei santi quanti sono ascoltatori indolenti o di cattiva condotta, oppure sono impigliati nell'uno e nell'altro vizio.

Perché vanno lette le prescrizioni delle osservanze giudaiche.

4. 5. Così, tutte le altre cose che in questo modo sono state prescritte ai Giudei sono segni che adombrano le cose future. Si leggono dopo che venne la luce del mondo, il Signore nostro Gesù Cristo, non perché siano osservate, ma solo perché si conoscano. Perciò fu data libertà ai Cristiani di non seguire tale vana consuetudine, ma di mangiare ciò che vogliono con moderazione, con benedizione e rendimento di grazie. Pertanto è stato forse detto a Pietro: Uccidi e mangia 8, nel modo di non attenersi più alle osservanze dei Giudei; tuttavia non gli è stato imposto di fare del ventre un pozzo e di avere una ripugnante voracità.

La visione di Pietro è in figura. Il recipiente. I quattro capi.

5. 6. Ma tuttavia perché comprendiate che questo gli fu mostrato in figura, in quel recipiente si trovavano dei rettili. Forse che allora poteva mangiare dei rettili? Che cosa vuol dire questo segno? Quel recipiente sta a significare la Chiesa; i quattro capi dai quali pendeva, le quattro parti della terra, per le quali si estende la Chiesa cattolica che è diffusa ovunque. Così, chiunque abbia intenzione di andare in un partito e di tagliarsi fuori della totalità, non appartiene al mistero dei quattro capi. Ma se non ha a che fare con la visione di Pietro, neppure con le chiavi che gli sono state date. Dio dice che alla fine i suoi santi saranno radunati dai quattro venti 9; perché ora la fede evangelica si diffonde per tutti questi quattro punti cardinali. Quindi, quegli animali sono i pagani. Tutti quei popoli che prima della venuta di Cristo erano impuri, negli errori, nelle superstizioni, nelle loro brame, furono purificati con la venuta di lui, essendo stati perdonati dei loro peccati. Per cui ormai dopo la remissione dei peccati com'è che non debbano essere accolti nel corpo di Cristo, che è la Chiesa di Dio, rappresentata da Pietro?

Pietro rappresenta la Chiesa.

6. 7. Infatti in molti passi delle Scritture è chiaro che Pietro rappresenti la Chiesa; soprattutto in quel passo dove è stato detto: A te darò le chiavi del regno dei cieli. Tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato anche in cielo; e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo 10. Forse che Pietro ricevette queste chiavi e Paolo non le ricevette? Le ricevette Pietro e non le ricevettero Giovanni e Giacomo, e gli altri Apostoli? Oppure non sono queste le chiavi della Chiesa dove ogni giorno sono rimessi i peccati? Ma poiché come segno Pietro rappresentava la Chiesa, quel che fu dato a lui solo, fu dato alla Chiesa. Perciò Pietro rappresentava la Chiesa; la Chiesa è il corpo di Cristo. Ricuperi dunque i popoli già purificati ai quali sono stati rimessi i peccati; perciò era stato inviato a lui Cornelio, un pagano, e quei pagani che lo accompagnavano. Le sue elemosine accettate da Dio lo avevano in tal modo purificato; rimaneva che egli venisse incorporato, quale cibo puro, alla Chiesa, cioè al corpo del Signore. Ma Pietro esitava a trasmettere il Vangelo ai Pagani: infatti i circoncisi che erano passati alla fede impedivano gli Apostoli nel trasmettere la fede cristiana ai non circoncisi, e sostenevano che quelli non dovevano aspirare a condividere il Vangelo se non avessero ricevuto la circoncisione, che era stata affidata ai loro padri.

I Pagani ammessi a far parte della Chiesa.

7. 8. Di conseguenza quel " recipiente " fece sparire tale esitazione; e per questo, dopo quella visione, fu avvertito dallo Spirito Santo di scendere e di andare con quelli che erano stati mandati da Cornelio, e s'incamminò. Cornelio infatti e quanti si trovavano con lui, erano ritenuti quasi nel numero di quegli animali che erano stati mostrati nel recipiente; tuttavia Dio li aveva già purificati: da ciò è vero che ne aveva accettate le elemosine. Quindi si doveva ucciderli e mangiarli, vale a dire, in loro si doveva far morire la vita passata, durante la quale non conoscevano Cristo, perché passassero nel corpo di lui, come nella vita nuova della comunità della Chiesa. Giacché anche Pietro stesso, giunto da loro, riepilogò che cosa gli era stato rivelato in quella visione. Affermò infatti: Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. Senza dubbio Dio lo rivelò allora, al suono di quella voce: Ciò che Dio ha purificato non chiamarlo più immondo 11. E in seguito, tornando dai fratelli in Gerusalemme, poiché alcuni erano in agitazione per il fatto che si trasmettesse il Vangelo ai pagani, trattenendo la loro eccitazione, rievocò anche la visione stessa 12; non sarebbe stato necessario ripresentarla se ne fosse stata condivisa la comprensione.

La tovaglia di lino.

8. 9. Forse si vuol sapere anche di quella: perché fosse una tovaglia il recipiente nel quale erano gli animali. Non davvero senza motivo. Sappiamo infatti che la tignola, che consuma le altre vesti, non rode la tela di lino. Ciascuno allontani dal proprio cuore le seduzioni dei cattivi desideri e si confermi nella fede così incorruttibilmente in modo da non essere penetrato, come da tignole, dai cattivi pensieri e se vuole appartenere al mistero di quella tovaglia di lino, nella quale è figurata la Chiesa.

Il triplice abbassamento.

9. 10. Perché il recipiente fu abbassato dal cielo tre volte? Proprio perché tutti i popoli che appartengono alle quattro parti della terra, per dove è diffusa la Chiesa, significate dai quattro capi, ai quali è legato il recipiente, sono battezzati nel nome della Trinità. I credenti sono resi nuovi nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, perché entrino a far parte della società e della comunione dei santi. Quattro perciò i capi e triplice l'abbassamento; ciò mette anche in evidenza il numero dodici degli Apostoli, quasi destinati in numero di tre per quattro. Quattro volte tre danno dodici. Ritengo di aver detto abbastanza riguardo a tale visione.

Seconda questione: dal Vangelo.

10. 11. Avevo fatto sapere di un'altra questione sul motivo per il quale il Signore, appunto nel discorso che tenne sulla montagna, disse ai suoi discepoli: Risplendano le vostre opere davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli 13. E poco dopo, in questo stesso discorso, affermò: Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati; e: La tua elemosina resti segreta, e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà 14. Chi opera, il più delle volte è indeciso tra questi due precetti, e non sa quale osservare; quando effettivamente vuole obbedire al Signore, che ha imposto l'uno e l'altro. Come risplenderanno le nostre opere buone davanti agli uomini, perché vedano le nostre buone opere? E, d'altra parte, come resterà segreta la nostra elemosina? Se avrò voluto osservare questo, manco in quello; se avrò osservato quello, pecco di qui. Consegue che l'uno e l'altro passo della Scrittura va combinato in modo che risulti chiaro come i precetti divini non possono essere in contrasto tra loro. Giacché questa, che nelle parole sembra una contraddizione, cerca la pace di colui che comprende. Ciascuno sia interiormente concorde con la parola di Dio e non risulta discordanza nelle Scritture.

Discordanti i passi per un'errata interpretazione. Le vergini che non avevano olio con sé.

11. 12. Supponi dunque che un uomo faccia elemosina in modo tale che nessuno ne venga a conoscenza, neppure, se possibile, colui al quale viene data; affinché, evitando anche lo sguardo di lui, deponga ciò che quello può rinvenire piuttosto che offrire ciò che quello può ricevere. Che può fare di più per nascondere la sua elemosina? Costui inevitabilmente va contro l'altra prescrizione, e non fa ciò che il Signore afferma: Risplendano le vostre opere davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone 15. Nessuno vede le opere buone di lui, egli non incoraggia all'imitazione. Per quanto dipende da lui, gli uomini saranno privi di opere buone finché ritengono che da nessuno è messo in pratica il comando del Signore, se gli uomini si comportano in modo che non si vedano le loro opere buone; poiché si usa maggior misericordia verso colui al quale si offre un esempio degno di imitazione, che non verso colui al quale si porge cibo a ristoro del corpo. Supponi un altro che parli vantandosi sempre presso il popolo delle sue elemosine, e non pretenda altro che di riceverne lodi; risplendano le sue opere davanti agli uomini. Voi notate che non pecca contro quel comando; manca però riguardo all'altro precetto del Signore che dice: La tua elemosina resti segreta 16. Chi sarà stato tale, diventa anche riluttante ad operare, nel caso si trovino degli empi che stiano forse a criticare ciò che fa. Dipende dalla lingua di quanti lodano; ma è simile alle vergini che non portano olio con sé. Sapete infatti delle cinque vergini stolte, che non portarono olio con sé; sagge invece le altre che portarono olio con sé. Splendevano le lampade di tutte: ma le une non avevano con sé di che alimentare quella luce, e si distinguevano dalle altre che lo avevano, così che quelle erano dette stolte, le altre sagge 17. Che vuol dire allora: " portare con sé olio ", se non avere la coscienza di piacere a Dio a motivo delle opere buone e non riporre lì il colmo del proprio diletto allora, se mai lodino gli uomini che non possono vedere la coscienza? Un uomo può infatti vedere che fa una buona azione, ma Dio vede con quale animo la compie.

Si conciliano i passi in apparenza opposti.

12. 13. Supponiamo quindi un altro tale che osservi l'uno e l'altro precetto e obbedisca ad entrambi. Offre pane all'affamato e lo porge alla vista di quelli che vuol rendere suoi imitatori, ripetendo l'esempio dell'Apostolo che dice: Siate miei imitatori come io lo sono del Cristo 18. Porge dunque pane al povero facendosi scorgere nel gesto, ma obbediente nel cuore. Nessun uomo si accorge se ivi ricerca la propria lode oppure la gloria di Dio, nessuno giudica; eppure quelli che per benevola propensione sono disposti ad imitare, credono che sia compiuto anche per religioso sentire ciò che vedono trattarsi di opera buona; e rendono gloria a Dio, notando che si compiono tali opere dietro suo precetto e per suo dono. L'operato di quello è perciò visibile, perché gli uomini vedano e diano gloria al Padre che è nei cieli; ma il suo vero scopo è nel cuore, così che la sua elemosina resti segreta, e il Padre che vede nel segreto lo ricompensi. Costui si comportò nel modo dovuto: non fu sprezzante di alcun precetto, ma osservò perfettamente l'uno e l'altro. Procurò infatti che la sua giustizia non risultasse davanti agli uomini, cioè non avesse allora quale fine di essere lodato dagli uomini, dal momento che volle la lode di Dio, non di se stesso, nella sua opera buona. In realtà poiché è nell'intimo, nella propria coscienza una tale volontà, quell'elemosina è restata segreta, perché ne dia ricompensa colui al quale nulla è nascosto. Chi può rivelare l'intimo di sé agli uomini quando agisce, per dimostrare per quale interiore intenzione egli opera?

Il giusto senso dell'uno e dell'altro passo si ritrova nelle stesse parole di Cristo.

13. 14. Infatti, fratelli, anche le stesse parole sono state pronunciate dal Signore adeguatamente misurate. Fate attenzione al modo come si esprime: Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere ammirati - dice - da loro 19. Se lo scopo che si è proposto è là, in quello che il Signore ha detto: per essere ammirati da loro, tale finalità - al punto di voler fare il bene per la lode degli uomini, senza avere in vista nulla di più - è reprensibile e degna di biasimo. Quindi, chiunque opera il bene solo per questo, cioè per essere ammirato dagli uomini, è riprovato dal Signore in questa affermazione. In realtà, non fissò lo scopo là dove comanda che siano vedute dagli uomini le nostre opere buone, così che gli uomini vedano soltanto l'uomo e lodino l'uomo; ma va oltre, alla gloria di Dio, affinché sino ad essa si conduca l'intenzione di chi le compie. Risplendano - dice - le vostre opere davanti agli uomini, perché vedano le vostre buone opere; ma non è questo che va ricercato. Che cosa allora? Prosegue dicendo: e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli 20. Se persegui tale scopo, che Dio ne sia glorificato; non temere di essere veduto dagli uomini. Così la tua elemosina è segreta anche interiormente, dove solo Colui del quale vuoi procurare la gloria ti vede ricercarla. Al riguardo l'apostolo Paolo, già atterrato come persecutore, e risollevato come predicatore, ha detto: Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea, che sono in Cristo; soltanto avevano sentito dire: Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere; e a causa mia - ammetteva - glorificavano Dio 21. Non si rallegrava di essere conosciuto come l'uomo che aveva ricevuto, ma del fatto che era lodato Dio che aveva dato. Egli appunto ha detto: Se ancora piacessi agli uomini, non sarei servitore di Cristo 22. Eppure in un altro passo dice: Come anch'io mi sforzo di piacere a tutti in tutto. E questo tema è simile. Ma che aggiunge? Senza cercare - dice - l'utile mio, ma quello di molti, perché giungano alla salvezza 23. Cioè, ciò che ammette in quel passo: Ed a causa mia glorificavano Dio, è quanto dice anche il Signore: Perché rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. Allora sono effettivamente salvati, quando nelle opere che vedono compiute dagli uomini glorificano colui dal quale gli uomini le hanno ricevute.

Terza questione, dal Vangelo: non sappia la sinistra l'operato della destra.

14. 15. Restano due questioni: ma ho timore di essere di peso a quanti sono ormai infastiditi; parimenti temo di far torto a coloro che sono ancora avidi d'ascoltare. Ho presente tuttavia che cosa io abbia risolto e di che cosa devo la soluzione. Rimane infatti da esaminare che vuol dire: Non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra 24; e a riguardo all'amore del nemico, il perché agli antichi fu data la facoltà di odiare i nemici, mentre a noi s'impone l'amore verso di loro. Ma che faccio? Se ne tratto in breve, forse non sarò compreso come è necessario; se mi dilungo, temo di aggravarvi del peso di un discorso più di quanto non vi aiuti con il frutto dell'esposizione. Ma è certo che se la vostra comprensione viene ad essere meno che sufficiente, ritenetemi ancora debitore, affinché tali argomenti siano trattati in modo più completo. Tuttavia ora non è necessario che essi siano tralasciati, così che non se ne dica assolutamente nulla. La sinistra è il desiderio carnale dell'anima, la destra è la carità spirituale dell'anima. Perciò, se chiunque, quando fa elemosina, unisce il desiderio di vantaggi personali per cercare di procurarsi in quell'opera qualcosa del genere, unisce la conoscenza della sinistra alle opere della destra. Se, invece, con la sola carità e con la coscienza pura davanti a Dio, soccorre un uomo, non mirando ad altro che a piacere a colui che comanda queste cose, non sa la sinistra quello che fa la destra.

Questione quarta: l'amore al nemico e l'odio.

15. 16. Ma la questione dell'amore al nemico è assai difficile, né si può risolvere con questa brevità. Ma quando ascoltate, pregate per noi; può darsi che il Signore Dio darà subito ciò che riteniamo sia difficile. Noi infatti ci nutriamo da un solo granaio, perché siamo in un'unica famiglia. Così ciò che noi crediamo si trovi assai addentro nel profondo, forse, egli che promette, lo pone sulla soglia perché si possa dare ai richiedenti con la massima facilità. Cristo Signore stesso ha amato i nemici; pendendo infatti sulla croce, disse: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 25. Stefano ne seguì l'esempio, quando si lanciavano pietre contro di lui, e disse: Signore, non imputare loro questo peccato 26. Il servo imitò il Signore perché nessuno dei servi sia indolente né pensi che quanto era stato fatto, solo da parte del Signore si poteva fare. Quindi, se per noi è assai imitare il Signore, imitiamo il compagno di servizio. Davvero alla medesima grazia siamo stati tutti chiamati. Per quale ragione allora è stato detto agli antichi: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico 27? Forse perché anche a loro è stato detto il vero; ma a noi più chiaramente secondo il succedersi delle circostanze, mediante la presenza di colui che sapeva che cosa e a chi doveva essere nascosto oppure svelato. Se infatti abbiamo un nemico, che ci viene ordinato di non amare mai, è invece il diavolo. Amerai il prossimo tuo, l'uomo; e odierai il tuo nemico, il diavolo. Ma poiché tra gli stessi uomini esistono spesso delle inimicizie, negli animi di coloro che per mancanza di fede fanno posto al diavolo e diventano i vasi di lui perché operi nei figli dell'ira, può invece accadere che l'uomo abbandoni la sua malizia e si converta al Signore; e, nel tempo che ancora infierisce, nel tempo che ancora perseguita, dev'essere amato, e bisogna pregare per lui, e bisogna fargli del bene; così osserverai il primo precetto di amare il prossimo tuo, l'uomo, e odierai il nemico tuo, il diavolo; e il secondo, di amare i tuoi nemici uomini, e di pregare per quelli che ti perseguitano 28.

Si deve pregare per i persecutori.

16. 17. A meno che tu creda che i Cristiani in quel tempo non pregassero per Saulo, persecutore dei Cristiani. Forse per la sua conversione fu ascoltato quel grido di Stefano martire. Effettivamente egli fu nel numero dei suoi persecutori e custodì le vesti dei lapidatori 29. Proprio anch'egli, scrivendo a Timoteo, dice: Raccomando prima di tutto che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla 30. Comandava dunque che si pregasse per i re; e allora i re perseguitavano le Chiese. Ma ora difendono, esaudite a loro favore, quelle che perseguitavano al tempo in cui pregavano per essi.

E' prescritto che si deve amare anche il nemico.

17. 18. Vuoi osservare allora anche quel precetto degli antichi? Ama il tuo prossimo, cioè ogni uomo. Infatti, nati tutti dai due progenitori, tutti in realtà siamo prossimi. Senza dubbio infatti il Signore Gesù Cristo stesso, il quale prescrive che siano amati i nemici, ha dichiarato che da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, e amerai il prossimo tuo come te stesso 31. Qui non ha dato alcuna prescrizione riguardo all'amore del nemico. Non contengono tutto allora questi due precetti? Sia lungi! Poiché quando dice: Amerai il prossimo tuo, vi si trovano tutti gli uomini, anche se siano stati nemici; perché anche secondo la parentela spirituale, non sai che cosa sia per te, nella prescienza di Dio, l'uomo che al momento ti sembra nemico. Poiché appunto la pazienza di Dio lo induce a penitenza, forse conoscerà e seguirà colui che lo sospinge. Infatti Dio stesso, che conosce chi siano coloro che si ostineranno nei peccati, coloro che abbandoneranno la giustizia e cadranno irrevocabilmente nel male, fa sorgere tuttavia il suo sole sui buoni e sui cattivi, e fa piovere sui giusti e gli ingiusti 32, certamente con l'invitare a penitenza, usando pazienza, così che quanti non avranno tenuto conto della sua bontà provino alla fine la sua severità. Con quanta sollecitudine bisogna che l'uomo si pieghi alla clemenza, ad evitare che, forse ignorando quale sarà in seguito, poiché aveva l'animo intento alle attuali prove di inimicizia di lui, odierà quello con il quale regnerà nella felicità eterna. Adempi, quindi, il primo precetto: ama il prossimo tuo, ogni uomo; e odierai il tuo nemico, il diavolo. Adempi anche il secondo: ama i tuoi nemici, ma gli uomini; prega per coloro che ti perseguitano 33, ma per gli uomini; fa' il bene a coloro che ti odiano, ma agli uomini.

Viene spiegato il passo dell'Apostolo sui carboni ammassati sul capo del nemico. Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere; facendo questo infatti ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo.

18. 19. Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere; facendo questo infatti ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo 34. E qui sorge la questione. Come infatti un uomo ama colui che vuole vedere ardere tra i carboni? Ma se viene inteso bene, non c'è contrasto alcuno. Si tratta infatti di carboni distruttori che si danno all'uomo contro la lingua ingannatrice 35. Infatti quando uno beneficherà il nemico e, non vinto dal male di lui, vincerà con il bene il male 36, il più delle volte quello si pentirà delle sue avversioni, e si adirerà contro se stesso per aver offeso un uomo tanto buono. In realtà la vera bruciatura è la penitenza, con la quale, quasi carboni ardenti, ne consuma le avversioni e le malignità.

 

1 - Cf. AUG., Serm. 269, 4: NBA 32/2, 1018.

2 - At 20, 13.

3 - Col 2, 16-17.

4 - Tt 1, 5; Rm 14, 20.

5 - 1 Cor 10, 25-28.

6 - Cf. Dt 14.

7 - Prv 21, 20 (sec. LXX).

8 - At 20, 13.

9 - Cf. Mt 24, 31.

10 - Mt 16, 19.

11 - At 11, 9.

12 - Cf. At 11.

13 - Mt 6, 1.

14 - Mt 6, 4.

15 - Mt 5, 16.

16 - Mt 5, 43-48.

17 - Cf. Mt 25, 1-13.

18 - 1 Cor 4, 16; 11, 1.

19 - Mt 6, 1.

20 - Mt 6, 2.

21 - Gal 1, 22-23.

22 - Gal 1, 10.

23 - 1 Cor 10, 33.

24 - Mt 5, 43.

25 - Lc 23, 34.

26 - At 7, 59.

27 - Mt 5, 43.

28 - Cf. Mt 5, 44.

29 - Cf. At 7, 57.

30 - 1 Tm 2, 1-2.

31 - Mt 22, 37-40.

32 - Mt 5, 45.

33 - Cf. Mt 5, 44.

34 - Rm 12, 20.

35 - Cf. Sal 119, 3-4.

36 - Cf. Lc 6, 35.


Capitolo 5 - Gesù è condannato a morte

La Passione di Gesù - Anna Caterina Emmerick

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«Non scrivere: “Il Re dei Giudei”, ma che lui ha detto: “Io sono il Re dei Giudei”» (Giovanni 19,21).

Lo spirito vacillante di Pilato era colmo d'orrore per le parole di Gesù. Il Signore lo aveva reso cosciente dei suoi peccati più segreti e lo aveva convocato davanti al tribunale divino nel giorno del giudizio. Nonostante il procuratore romano si ,sentisse molto irritato dalle amare rivelazioni di Gesù, non avrebbe voluto condannarlo.

D'altra parte, per evitare di essere denunciato all'imperatore, si sentiva spinto a compiere un ennesimo atto di viltà contrario alla giustizia, alla propria convinzione e alla promessa che aveva fatto alla sua consorte.

Alla fine egli cedette alla paura e decise di abbandona re ai Giudei il sangue di Gesù.

Per lavare la propria coscienza si fece versare sulle mani l'acqua e disse:

«Io sono innocente del sangue di questo giusto. Voi so li ne risponderete!».

No, Pilato, anche tu dovrai rendere conto del tuo operato, perché, quantunque lo riconosca giusto, lo condanni e versi il suo sangue innocente! Sei un giudice ingiusto e senza coscienza!

Mentre continuava a echeggiare il grido: «Il suo sangue cada su di noi e sui nostri figli!», Pilato rientrò nel suo palazzo e si dispose a pronunciare la sentenza.

Si fece portare delle vesti da cerimonia, si pose intorno al capo una specie di corona con una gemma lucente e, indossato un manto, impugnò anche uno scettro. Circondato dai soldati e preceduto dai littori, seguito dagli scribi muniti di rotoli e tavolette, il procuratore discese dal palazzo e giunse nel Gabbata, la loggia rotonda dove pronunciava le sentenze più importanti. Il corteo era preceduto dal suono di tromba.

Pilato si assise sul seggio più elevato, di fronte alla colonna della flagellazione. Il seggio era ricoperto da un drappo scarlatto sul quale stava un cuscino azzurro con i bordi gialli; dietro ad esso si trovava il banco degli assessori. Numerosi legionari romani avevano circondato la terrazza e si erano assiepati sui gradini.

Il Salvatore fu trascinato attraverso la folla e venne posto in mezzo a due ladroni condannati alla crocifissione. Gesù aveva il manto rosso sulle spalle e la corona di spine intorno al capo martoriato; la moltitudine furiosa lo scherniva e lo malediceva. I sacerdoti avevano fatto ritardare l'esecuzione di questi ladroni della peggiore specie con l'intenzione di umiliare maggiormente Gesù.

Le croci dei ladroni giacevano a terra accanto a loro; ma non vidi la croce del Salvatore, probabilmente perché la sua sentenza di morte non era stata ancora pronunciata.

Appena si fu assiso sul seggio, Pilato disse ancora una volta ai nemici di Gesù:

«Ecco il vostro re!». Ma essi risposero:

«Crocifiggilo!».

Pilato replicò:

«Dovrò dunque crocifiggere il vostro re? ».

«Noi non abbiamo altro re all'infuori dell'imperatore!», risposero pronti i sommi sacerdoti.

Vidi Gesù, alla base della scalinata che conduce al tribunale, esposto al dileggio dei suoi nemici.

La santa Vergine, che si era ritirata dopo la flagellazione di Gesù, si gettò attraverso il furore della folla per udire la sentenza di morte dell'amato suo Figlio e suo Dio.

Uno squillo di tromba interruppe il tumulto del popolo imponendo il silenzio. Pilato pronunciò la sentenza di morte Con la disinvoltura di un pusillanime.

Dopo un lungo preambolo espose i capi d'accusa contro Gesù:

«Condannato a morte dai capi dei sacerdoti per aver turbato l'ordine pubblico e violato le leggi ebraiche, facendosi chiama figlio di Dio e re dei Giudei».

Il procuratore romano disse che il popolo ebreo aveva chiesto all'unanimità la crocifissione del Galileo.

Quando poi lo sentii aggiungere che egli stesso aveva trovato giusto quel giudizio, mi sentii morire di fronte alla sua infame doppiezza.

E, facendo portare la croce, Pilato concluse con la con danna capitale:

«Condanno Gesù di Nazaret, re dei Giudei, alla crocifissione!».

Nel sentir pronunciare queste parole l'Addolorata svenne. Giovanni e le pie donne la portarono subito via per ché non fosse sottoposta all'onta dell'insulto; anche per non permettere a quella folla scatenata di accollarsi un'altra colpa infame.

Non appena rinvenne, la Madonna volle unirsi al suo santo Figlio nello spirito del dolore percorrendo i luoghi in cui egli aveva sofferto. Le pie donne l'accompagnarono sul cammino della via dolorosa.

Pilato redasse la condanna a morte e gli scrivani la copiarono tre volte: una copia venne inviata in un paese lontano. La sentenza scritta dal procuratore romano differiva notevolmente da quella espressa verbalmente. Vidi che mentre scriveva il suo spirito era assai turbato, come se un angelo incollerito guidasse la sua penna. Il senso di questo scritto era il seguente: «Costretto dalle insistenti pressioni dei sacerdoti del tempio, da tutto il sinedrio e dalla minaccia di una sommossa popolare, ho consegnato agli Ebrei Gesù di Nazaret, accusato d'aver turbato la pace pubblica, di aver bestemmiato e violato le loro leggi. Ho pronunciato la con danna di quest'uomo nonostante le accuse non chiare, per non essere accusato dall'imperatore di aver provocato una rivolta dei Giudei. L'ho consegnato alla crocifissione insieme a due criminali già condannati dai Giudei».

Egli fece scrivere su una tavoletta di colore bruno iscrizione da apporre sopra la croce i sommi sacerdoti, che si trovavano ancora nel tribunale, protestarono indignati contro la formulazione della sentenza, poiché Pilato aveva scritto che essi avevano fatto ritardare l'esecuzione dei ladroni con il proposito di crocifiggere Gesù con loro. Inoltre essi chiesero che sulla tavoletta non si scrivesse «re dei Giudei», bensì che «si era detto re dei Giudei». Pilato si spazientì e rispose loro incollerito:

«Ciò che ho scritto, è scritto!».

Tuttavia essi pretendevano che l'iscrizione fosse almeno soppressa, rappresentando un insulto alloro onore. Pilato non esaudì la loro richiesta, e così fu necessario allungare la croce mediante l'aggiunta di un altro pezzo di legno, sul quale si poteva inchiodare la tavoletta con la scritta.

Quando la croce di Gesù fu adattata in questo modo, risultò più alta di quelle dei ladroni e assunse la forma di una Y, come ho sempre contemplato; i due bracci risultarono più sottili del tronco; infine si appose uno zoccolo di legno nel posto dei piedi per sostenerli.

Dopo che Pilato ebbe pronunciato l'infame sentenza, la sua consorte gli restituì il pegno e si separò da lui per sempre. La sera stessa della sentenza la vidi uscire furtivamente dal suo palazzo e correre verso gli amici di Gesù; fu nascosta in un sotterraneo nella casa di Lazzaro, a Gerusalemme. Claudia Procla si fece cristiana e seguì san Paolo.

Vidi poi un amico di Gesù scolpire su una pietra verdastra alla base del Gabbata queste parole: «Claudia Procla - Judex injustus».

Il Signore venne abbandonato nelle mani dei carnefici. Gli restituirono i suoi indumenti, poiché era usanza dei Romani rivestire coloro che venivano condotti al supplizio.

Gli indumenti di Gesù erano stati lavati da persone compassionevoli.

Per poterlo rivestire, quegli ignobili lo denudarono un'altra volta e gli slegarono le mani. Gli strapparono violentemente il mantello purpureo, provocandogli con gran dolore la riapertura delle ferite. Egli stesso, tremante, si cinse con la fascia che serviva a coprirgli le reni. Gli fu gettato lo scapolare sulle spalle. Siccome a causa della corona di spine era impossibile infilargli la tunica inconsutile, essi gliela strapparono dalla testa causandogli dolori indicibili. Sulla tunica, tessuta dalla sua santa Madre, gli fecero indossare l'ampia veste di lana bianca, la larga cintura e il mantello. Intorno alla vita gli legarono la cinghia munita di punte, dov'erano attaccate le corde con le quali lo trascinavano. Tutto ciò fu eseguito con disgustosa brutalità.

I due ladroni stavano uno a destra e l'altro a sinistra di Gesù, avevano le mani legate e portavano una catena at torno al collo. Erano ridotti male: a causa della recente flagellazione i loro corpi erano ricoperti di piaghe. Indossa vano una tunica senza maniche e una cintura intorno alle reni, sul capo avevano un cappello di paglia intrecciata, simile a quello che portano i bambini.

Il ladrone, che più tardi si convertì, era già calmo, rassegnato e pensoso; l'altro, invece, era volgare e insolente: egli si univa ai carnefici nel lanciare insulti e imprecazioni contro Gesù, il quale offriva le sue sofferenze per la loro salvezza. Vidi i carnefici occupati a sistemare gli attrezzi di tortura e a organizzare il doloroso cammino del Redentore.

Dopo aver ricevuto una copia della sentenza, i sacerdoti si affrettarono a raggiungere il tempio.

E mentre questi perfidi immolavano sull'altare di pietra gli agnelli pasquali, lavati e benedetti, i brutali carnefici sacrificavano sull'altare della croce l'Agnello di Dio, sfigurato e contuso.

Il primo era l'altare simbolico della legge; il secondo era quello della grazia, della carità e del perdono.

L'iscrizione fu stilata in latino, greco ed ebraico, in modo che anche gli stranieri potessero leggerla.

Dopo aver pronunciato la sentenza di morte, Pilato fece ritorno al palazzo. Era trionfante, circondato dalle guardie e preceduto dagli squilli di tromba. L'infame giudizio era stato pronunciato intorno alle dieci del mattino.


11-126 Giugno 15, 1916 Nel Divin Volere tutto è completo. Le preghiere più potenti sul cuore di Gesù e che più lo inteneriscono, è vestirsi di tutto ciò che operò e patì Lui stesso.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto, mi ha trasformata tutta in Lui e poi mi ha detto:

(2) “Figlia, riversati nel mio Volere per farmi riparazioni complete, il mio Amore ne sente un irresistibile bisogno; a tante offese delle creature vuole una almeno, che frapponendosi tra Me e loro mi dia riparazioni complete, amore per tutti, e strappi da Me grazie per tutti, e questo lo puoi fare solo nel mio Volere, dove troverai Me e tutte le creature. Oh! con quale ansie sto aspettando che entri nel mio Volere, per poter trovare in te i compiacimenti e le riparazioni di tutti, e solo nel mio Volere troverai tutte le cose in atto, perché Io sono motore, attore e spettatore di tutto”.

(3) Ora, mentre ciò diceva, mi sono riversata nel suo Volere, ma chi può dire ciò che vedevo? Mi trovavo a contatto d’ogni pensiero di creatura, la cui vita veniva da Dio, di ciascun pensiero, ed io nel suo Volere mi moltiplicavo in ciascun pensiero, e con la santità del suo Volere riparavo tutto, avevo un grazie per tutti, un’amore per tutti, e così mi moltiplicavo nei sguardi, nelle parole e di tutto il resto, ma chi può dire come ciò succedeva? Mi mancano i vocaboli, e forse le stesse lingue angeliche sarebbero balbuzienti, perciò faccio punto.

(4) Onde, me la sono passata tutta la notte con Gesù nel suo Volere, dopo mi sono sentita la Regina Mamma vicina e mi ha detto:

(5) “Figlia mia, prega”.

(6) Ed io: “Mamma mia, preghiamo insieme, che da sola non so pregare”.

(7) E Lei ha soggiunto: “Le preghiere più potenti sul cuore di mio Figlio e che più lo inteneriscono, è vestirsi la creatura di tutto ciò che operò e patì Lui stesso, avendone fatto dono di tutto alla creatura. Quindi figlia mia, cingi la tua testa delle spine di Gesù, imperla i tuoi occhi delle sue lacrime, impregna la tua lingua della sua amarezza, vesti la tua anima del suo sangue, adornati delle sue piaghe, trafiggi le tue mani e piedi coi suoi chiodi, e come un’altro Cristo presentati innanzi alla sua Divina Maestà, questo spettacolo lo commoverà in modo che non saprà rifiutare nulla all’anima vestita delle sue stesse divise, ma oh! quanto le creature sanno poco servirsi dei doni che mio Figlio gli ha dato! Queste erano le mie preghiere sulla terra, e queste sono nel Cielo”

(8) Onde, insieme ci abbiamo vestito delle divise di Gesù, ed insieme ci siamo presentate innanzi al trono divino, cosa che commoveva tutti, gli angeli ci facevano largo e restavano come sorpresi”. Io ho ringraziato la Mamma e mi sono trovata in me stessa.