Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 28° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 6
1Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.2Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.3Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,4perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
5Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.6Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
7Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.8Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.9Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;
10venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
11Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
12e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
13e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
14Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;15ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.
16E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
17Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
19Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano;20accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano.21Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
22La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce;23ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
24Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.
25Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?26Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?27E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?28E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano.29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.30Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?31Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?32Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.33Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.34Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.
Levitico 13
1Il Signore aggiunse a Mosè e ad Aronne:2"Quando uno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli.3Il sacerdote esaminerà la piaga sulla pelle del corpo; se il pelo della piaga è diventato bianco e la piaga appare depressa rispetto alla pelle del corpo, è piaga di lebbra; il sacerdote, dopo averlo esaminato, dichiarerà quell'uomo immondo.4Ma se la macchia sulla pelle del corpo è bianca e non appare depressa rispetto alla pelle e il suo pelo non è diventato bianco, il sacerdote isolerà per sette giorni colui che ha la piaga.5Al settimo giorno il sacerdote l'esaminerà ancora; se gli parrà che la piaga si sia fermata senza allargarsi sulla pelle, il sacerdote lo isolerà per altri sette giorni.6Il sacerdote, il settimo giorno, lo esaminerà di nuovo; se vedrà che la piaga non è più bianca e non si è allargata sulla pelle, dichiarerà quell'uomo mondo: è una pustola. Quegli si laverà le vesti e sarà mondo.7Ma se la pustola si è allargata sulla pelle, dopo che egli si è mostrato al sacerdote per essere dichiarato mondo, si farà esaminare di nuovo dal sacerdote;8il sacerdote l'esaminerà e se vedrà che la pustola si è allargata sulla pelle, il sacerdote lo dichiarerà immondo: è lebbra.
9Quando uno avrà addosso una piaga di lebbra, sarà condotto al sacerdote,10ed egli lo esaminerà; se vedrà che sulla pelle c'è un tumore bianco, che questo tumore ha fatto imbiancare il pelo e che nel tumore si trova carne viva,11è lebbra inveterata nella pelle del corpo e il sacerdote lo dichiarerà immondo; non lo terrà isolato, perché certo è immondo.
12Se la lebbra si propaga sulla pelle in modo da coprire tutta la pelle di colui che ha la piaga, dal capo ai piedi, dovunque il sacerdote guardi,13questi lo esaminerà; se vedrà che la lebbra copre tutto il corpo, dichiarerà mondo colui che ha la piaga: essendo tutto bianco, è mondo.14Ma quando apparirà in lui carne viva, sarà chiamato immondo.15Il sacerdote, vista la carne viva, lo dichiarerà immondo; la carne viva è immonda: è lebbra.16Ma se la carne viva ridiventa bianca, egli vada dal sacerdote e il sacerdote lo esaminerà;17se vedrà che la piaga è ridiventata bianca, il sacerdote dichiarerà mondo colui che ha la piaga: è mondo.
18Quando uno ha avuto sulla pelle della carne un'ulcera che sia guarita19e poi, sul luogo dell'ulcera, appaia un tumore bianco o una macchia bianca, rosseggiante, quel tale si mostrerà al sacerdote,20il quale l'esaminerà e se vedrà che la macchia è depressa rispetto alla pelle e che il pelo è diventato bianco, il sacerdote lo dichiarerà immondo; è una piaga di lebbra che è scoppiata nell'ulcera.21Ma se il sacerdote, esaminandola, vede che nella macchia non ci sono peli bianchi, che non è depressa rispetto alla pelle e che si è attenuata, il sacerdote lo isolerà per sette giorni.22Se la macchia si allarga sulla pelle, il sacerdote lo dichiarerà immondo: è una piaga di lebbra.23Ma se la macchia è rimasta allo stesso punto, senza allargarsi, è una cicatrice di ulcera e il sacerdote lo dichiarerà mondo.
24Quando uno ha sulla pelle del corpo una scottatura prodotta da fuoco e su questa appaia una macchia lucida, bianca, rossastra o soltanto bianca,25il sacerdote l'esaminerà; se vedrà che il pelo della macchia è diventato bianco e la macchia appare depressa rispetto alla pelle, è lebbra scoppiata nella scottatura. Il sacerdote lo dichiarerà immondo: è una piaga di lebbra.26Ma se il sacerdote, esaminandola, vede che non c'è pelo bianco nella macchia e che essa non è depressa rispetto alla pelle e si è attenuata, il sacerdote lo isolerà per sette giorni.27Al settimo giorno il sacerdote lo esaminerà e se la macchia si è diffusa sulla pelle, il sacerdote lo dichiarerà immondo: è una piaga di lebbra.28Ma se la macchia è rimasta ferma nella stessa zona e non si è diffusa sulla pelle, ma si è attenuata, è un tumore di bruciatura; il sacerdote dichiarerà quel tale mondo, perché si tratta di una cicatrice della bruciatura.
29Quando un uomo o una donna ha una piaga sul capo o nella barba,30il sacerdote esaminerà la piaga; se riscontra che essa è depressa rispetto alla pelle e che v'è del pelo gialliccio e sottile, il sacerdote lo dichiarerà immondo: è tigna, lebbra del capo o della barba.31Ma se il sacerdote, esaminando la piaga della tigna, riscontra che non è depressa rispetto alla pelle e che non vi è pelo scuro, il sacerdote isolerà per sette giorni colui che ha la piaga della tigna.32Se il sacerdote, esaminando al settimo giorno la piaga, vedrà che la tigna non si è allargata e che non v'è pelo gialliccio e che la tigna non appare depressa rispetto alla pelle,33quel tale si raderà, ma non raderà il luogo dove è la tigna; il sacerdote lo terrà isolato per altri sette giorni.34Al settimo giorno, il sacerdote esaminerà la tigna; se riscontra che la tigna non si è allargata sulla pelle e non appare depressa rispetto alla pelle, il sacerdote lo dichiarerà mondo; egli si laverà le vesti e sarà mondo.35Ma se, dichiarato mondo, la tigna si è allargata sulla pelle,36il sacerdote l'esaminerà; se nota che la tigna si è allargata sulla pelle, non cercherà se vi è il pelo giallo; quel tale è immondo.37Ma se vedrà che la tigna si è fermata e vi è cresciuto il pelo scuro, la tigna è guarita; quel tale è mondo e il sacerdote lo dichiarerà tale.
38Quando un uomo o una donna ha sulla pelle del corpo macchie lucide, bianche,39il sacerdote le esaminerà; se vedrà che le macchie sulla pelle del loro corpo sono di un bianco pallido, è un'eruzione cutanea; quel tale è mondo.
40Chi perde i capelli del capo è calvo, ma è mondo.41Se i capelli gli sono caduti dal lato della fronte, è calvo davanti, ma è mondo.42Ma se sulla calvizie del cranio o della fronte appare una piaga bianca tendente al rosso, è lebbra scoppiata sulla calvizie del cranio o della fronte;43il sacerdote lo esaminerà: se riscontra che il tumore della piaga nella parte calva del cranio o della fronte è bianco tendente al rosso, simile alla lebbra della pelle del corpo,44quel tale è un lebbroso; è immondo e lo dovrà dichiarare immondo; la piaga è sul suo capo.
45Il lebbroso colpito dalla lebbra porterà vesti strappate e il capo scoperto, si coprirà la barba e andrà gridando: Immondo! Immondo!46Sarà immondo finché avrà la piaga; è immondo, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento.
47Quando apparirà una macchia di lebbra su una veste, di lana o di lino,48nel tessuto o nel manufatto di lino o di lana, su una pelliccia o qualunque altra cosa di cuoio,49se la macchia sarà verdastra o rossastra, sulla veste o sulla pelliccia, sul tessuto o sul manufatto o su qualunque cosa di cuoio, è macchia di lebbra e sarà mostrata al sacerdote.50Il sacerdote esaminerà la macchia e rinchiuderà per sette giorni l'oggetto che ha la macchia.51Al settimo giorno esaminerà la macchia; se la macchia si sarà allargata sulla veste o sul tessuto o sul manufatto o sulla pelliccia o sull'oggetto di cuoio per qualunque uso, è una macchia di lebbra maligna, è cosa immonda.52Egli brucerà quella veste o il tessuto o il manufatto di lana o di lino o qualunque oggetto fatto di pelle, sul quale è la macchia; perché è lebbra maligna, saranno bruciati nel fuoco.53Ma se il sacerdote, esaminandola, vedrà che la macchia non si è allargata sulle vesti o sul tessuto o sul manufatto o su qualunque oggetto di cuoio,54il sacerdote ordinerà che si lavi l'oggetto su cui è la macchia e lo rinchiuderà per altri sette giorni.55Il sacerdote esaminerà la macchia, dopo che sarà stata lavata; se vedrà che la macchia non ha mutato colore, benché non si sia allargata, è un oggetto immondo; lo brucerai nel fuoco; vi è corrosione, sia che la parte corrosa si trovi sul diritto o sul rovescio dell'oggetto.56Se il sacerdote, esaminandola, vede che la macchia, dopo essere stata lavata, è diventata pallida, la strapperà dalla veste o dalla pelle o dal tessuto o dal manufatto.57Se appare ancora sulla veste o sul tessuto o sul manufatto o sull'oggetto di cuoio, è una eruzione in atto; brucerai nel fuoco l'oggetto su cui è la macchia.58La veste o il tessuto o il manufatto o qualunque oggetto di cuoio che avrai lavato e dal quale la macchia sarà scomparsa, si laverà una seconda volta e sarà mondo.59Questa è la legge relativa alla macchia di lebbra sopra una veste di lana o di lino, sul tessuto o sul manufatto o su qualunque oggetto di pelle, per dichiararli mondi o immondi".
Giobbe 5
1Chiama, dunque! Ti risponderà forse qualcuno?
E a chi fra i santi ti rivolgerai?
2Poiché allo stolto dà morte lo sdegno
e la collera fa morire lo sciocco.
3Io ho visto lo stolto metter radici,
ma imputridire la sua dimora all'istante.
4I suoi figli sono lungi dal prosperare,
sono oppressi alla porta, senza difensore;
5l'affamato ne divora la messe
e gente assetata ne succhia gli averi.
6Non esce certo dalla polvere la sventura
né germoglia dalla terra il dolore,
7ma è l'uomo che genera pene,
come le scintille volano in alto.
8Io, invece, mi rivolgerei a Dio
e a Dio esporrei la mia causa:
9a lui, che fa cose grandi e incomprensibili,
meraviglie senza numero,
10che dà la pioggia alla terra
e manda le acque sulle campagne.
11Colloca gli umili in alto
e gli afflitti solleva a prosperità;
12rende vani i pensieri degli scaltri
e le loro mani non ne compiono i disegni;
13coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia
e manda in rovina il consiglio degli scaltri.
14Di giorno incappano nel buio
e brancolano in pieno sole come di notte,
15mentre egli salva dalla loro spada l'oppresso,
e il meschino dalla mano del prepotente.
16C'è speranza per il misero
e l'ingiustizia chiude la bocca.
17Felice l'uomo, che è corretto da Dio:
perciò tu non sdegnare la correzione
dell'Onnipotente,
18perché egli fa la piaga e la fascia,
ferisce e la sua mano risana.
19Da sei tribolazioni ti libererà
e alla settima non ti toccherà il male;
20nella carestia ti scamperà dalla morte
e in guerra dal colpo della spada;
21sarai al riparo dal flagello della lingua,
né temerai quando giunge la rovina.
22Della rovina e della fame ti riderai
né temerai le bestie selvatiche;
23con le pietre del campo avrai un patto
e le bestie selvatiche saranno in pace con te.
24Conoscerai la prosperità della tua tenda,
visiterai la tua proprietà e non sarai deluso.
25Vedrai, numerosa, la prole,
i tuoi rampolli come l'erba dei prati.
26Te ne andrai alla tomba in piena maturità,
come si ammucchia il grano a suo tempo.
27Ecco, questo abbiamo osservato: è così.
Ascoltalo e sappilo per tuo bene.
Salmi 89
1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".
6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.
9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.
12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.
16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.
20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.
23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.
27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.
31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.
34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".
39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.
43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.
47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?
50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.
Geremia 50
1Parola che il Signore pronunziò contro Babilonia, contro il paese dei Caldei, per mezzo del profeta Geremia.
2"Proclamatelo fra i popoli e fatelo sapere,
non nascondetelo, dite:
Babilonia è presa,
Bel è coperto di confusione,
è infranto Marduch;
sono confusi i suoi idoli,
sono sgomenti i suoi feticci.
3Poiché dal settentrione sale contro di essa un popolo che ridurrà la sua terra a un deserto, non vi abiterà più nessuno; uomini e animali fuggono, se ne vanno.4In quei giorni e in quel tempo - dice il Signore - verranno gli Israeliti insieme con i figli di Giuda; cammineranno piangendo e cercheranno il Signore loro Dio.5Domanderanno di Sion, verso cui sono fissi i loro volti: Venite, uniamoci al Signore con un'alleanza eterna, che non sia mai dimenticata.6Gregge di pecore sperdute era il mio popolo, i loro pastori le avevano sviate, le avevano fatte smarrire per i monti; esse andavano di monte in colle, avevano dimenticato il loro ovile.7Quanti le trovavano, le divoravano e i loro nemici dicevano: Non commettiamo nessun delitto, perché essi hanno peccato contro il Signore, pascolo di giustizia e speranza dei loro padri.
8Fuggite da Babilonia,
dalla regione dei Caldei,
uscite e siate come capri
in testa al gregge.
9Poiché, ecco io suscito e mando contro Babilonia
una massa di grandi nazioni
dal paese del settentrione;
queste le si schiereranno contro,
di là essa sarà presa.
Le loro frecce sono come quelle di un abile arciere,
nessuna ritorna a vuoto.
10La Caldea sarà saccheggiata,
tutti i suoi saccheggiatori saranno saziati.
Parola del Signore.
11Gioite pure e tripudiate,
saccheggiatori della mia eredità!
Saltate pure come giovenchi su un prato
e nitrite come destrieri!
12La vostra madre è piena di confusione,
e coperta di vergogna colei che vi ha partorito.
Ecco è l'ultima delle nazioni,
un deserto, un luogo riarso e una steppa.
13A causa dell'ira del Signore non sarà più abitata,
sarà tutta una desolazione.
Chiunque passerà vicino a Babilonia rimarrà stupito
e fischierà davanti a tutte le sue piaghe.
14Disponetevi intorno a Babilonia,
voi tutti che tendete l'arco;
tirate contro di essa, non risparmiate le frecce,
poiché essa ha peccato contro il Signore.
15Alzate il grido di guerra contro di essa, da ogni parte.
Essa tende la mano,
crollano le sue torri,
rovinano le sue mura,
poiché questa è la vendetta del Signore.
Vendicatevi di lei,
trattatela come essa ha trattato gli altri!
16Sterminate in Babilonia chi semina
e chi impugna la falce al momento della messe.
Di fronte alla spada micidiale
ciascuno ritorni al suo popolo
e ciascuno fugga verso il suo paese.
17Una pecora smarrita è Israele,i leoni le hanno dato la caccia;
per primo l'ha divorata il re di Assiria,
poi il re di Babilonia ne ha stritolato le ossa.
18Perciò, dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, io punirò il re di Babilonia e il suo paese, come già ho punito il re di Assiria,19e ricondurrò Israele nel suo pascolo, pascolerà sul Carmelo e sul Basàn; sulle montagne di Èfraim e di Gàlaad si sazierà.20In quei giorni e in quel tempo - dice il Signore - si cercherà l'iniquità di Israele, ma essa non sarà più, si cercheranno i peccati di Giuda, ma non si troveranno, perché io perdonerò a quanti lascerò superstiti.
21Avanza nella terra di Meratàim,
avanza contro di essa
e contro gli abitanti di Pekòd.
Devasta, annientali - dice il Signore -
eseguisci quanto ti ho comandato!
22Rumore di guerra nella regione,
e grande disastro.
23Perché è stato rotto e fatto in pezzi
il martello di tutta la terra?
Perché è diventata un orrore
Babilonia fra le nazioni?
24Ti ho teso un laccio e ti ci sei impigliata,
Babilonia, senza avvedertene.
Sei stata sorpresa e afferrata,
perché hai fatto guerra al Signore.
25Il Signore ha aperto il suo arsenale
e ne ha tratto le armi del suo sdegno,
perché il Signore Dio degli eserciti
ha un'opera da compiere nel paese dei Caldei.
26Venite ad essa dall'estremo limite,
aprite i suoi granai;
fatene dei mucchi come covoni, sterminatela,
non ne rimanga neppure un resto.
27Uccidete tutti i suoi tori, scendano al macello.
Guai a loro, perché è giunto il loro giorno,
il tempo del loro castigo!
28Voce di profughi e di scampati dal paese di Babilonia
per annunziare in Sion
la vendetta del Signore nostro Dio,
la vendetta per il suo tempio.
29Convocate contro Babilonia gli arcieri,
quanti tendono l'arco.
Accampatevi intorno ad essa
in modo che nessuno scampi.
Ripagatela secondo le sue opere,
fate a lei quanto ha fatto agli altri,
perché è stata arrogante con il Signore,
con il Santo di Israele.
30Perciò cadranno i suoi giovani nelle sue piazze
e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno".
Parola del Signore.
31"Eccomi a te, o arrogante,
- oracolo del Signore degli eserciti -
poiché è giunto il tuo giorno,
il tempo del tuo castigo.
32Vacillerà l'arrogante e cadrà,
nessuno la rialzerà.
Io darò alle fiamme le sue città,
esse divoreranno tutti i suoi dintorni.
33Dice il Signore degli eserciti: Oppressi sono i figli di Israele e i figli di Giuda tutti insieme; tutti i loro deportatori li trattengono e rifiutano di lasciarli andare.34Ma il loro vendicatore è forte, Signore degli eserciti è il suo nome. Egli sosterrà efficacemente la loro causa, per rendere tranquilla la terra e sconvolgere gli abitanti di Babilonia.
35Spada, sui Caldei
e sugli abitanti di Babilonia,
sui suoi capi
e sui suoi sapienti!
36Spada, sui suoi indovini
ed essi impazziscano!
Spada, sui suoi prodi,
ed essi s'impauriscano!
37Spada, sui suoi cavalli e sui suoi carri,
su tutta la gentaglia che è in essa,
diventino come donne!
Spada, sui suoi tesori
ed essi siano saccheggiati!
38Spada, sulle sue acque
ed esse si prosciughino!
Poiché essa è una terra di idoli;
vanno pazzi per questi spauracchi.
39Perciò l'abiteranno animali del deserto e sciacalli, vi si stabiliranno gli struzzi; non sarà mai più abitata, né popolata di generazione in generazione.40Come quando Dio sconvolse Sòdoma, Gomorra e le città vicine - oracolo del Signore - così non vi abiterà alcuna persona né vi dimorerà essere umano.
41Ecco, un popolo viene dal settentrione, un popolo grande, e molti re sorgono dalle estremità della terra.42Impugnano arco e dardo, sono crudeli, non hanno pietà; il loro tumulto è come il mugghio del mare. Montano cavalli, sono pronti come un sol uomo a combattere contro di te, figlia di Babilonia.43Il re di Babilonia ha sentito parlare di loro e le sue braccia sono senza forza; lo ha colto l'angoscia, un dolore come di donna nel parto.44Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un batter d'occhio io li farò fuggire al di là e vi metterò sopra colui che mi piacerà. Poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me?45Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Babilonia e le decisioni che ha prese contro il paese dei Caldei. Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge e per loro sarà desolato il loro prato.46Al fragore della presa di Babilonia trema la terra, ne risuonerà il clamore fra le nazioni".
Seconda lettera ai Corinzi 5
1Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli.2Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste:3a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi.4In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita.5È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.
6Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore,7camminiamo nella fede e non ancora in visione.8Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore.9Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi.10Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.
11Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze.12Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore.13Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.
14Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti.15Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.16Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così.17Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
18Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.19È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.20Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.21Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.
Capitolo XXIII: Le quattro cose che recano una vera grande pace
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, ora ti insegnerò la via della pace e della vera libertà. Fa', o Signore, come tu dici; mi è gradito ascoltare il tuo insegnamento. Studiati, o figlio, di fare la volontà di altri, piuttosto che la tua. Scegli sempre di aver meno, che più. Cerca sempre di avere il posto più basso e di essere inferiore a tutti. Desidera sempre, e prega, che in te si faccia interamente la volontà di Dio. Un uomo che faccia tali cose, ecco, entra nel regno della pace e della tranquillità. Una grande dottrina di perfezione è racchiusa, o Signore, in queste tue brevi parole: brevi a dirsi, ma piene di significato e ricche di frutto. Che se io potessi fedelmente custodirle, tali parole, nessun turbamento dovrebbe tanto facilmente sorgere in me; in verità, ogni volta che mi sento inquieto od oppresso, trovo che mi sono allontanato da questa dottrina. Ma tu, che tutto puoi; tu che hai sempre caro il progresso dell'anima mia, accresci sempre la tua grazia, così che io possa adempiere alle tue parole e raggiungere la mia salvezza.
Preghiera contro i malvagi pensieri
2. O Signore, mio Dio, "non allontanarti da me; Dio mio, volgiti in mio aiuto" (Sal 70,12); ché vennero contro di me vari pensieri e grandi terrori, ad affliggere l'anima mia. Come ne uscirò illeso, come mi aprirò un varco attraverso di essi? Dice il Signore: io andrò innanzi a te e "abbatterò i grandi della terra" (Is 45,2). Aprirò le porte della prigione e ti rivelerò i più profondi segreti. O Signore, fa' come dici; e ogni iniquo pensiero fugga dinanzi a te. Questa è la mia speranza, questo è il mio unico conforto: in tutte le tribolazioni rifugiarmi in te, porre la mia fiducia in te; invocarti dal profondo del mio cuore e attendere profondamente la tua consolazione.
Preghiera per ottenere luce all'intelletto
3. Rischiarami, o buon Gesù, con la luce del lume interiore, e strappa ogni tenebra dal profondo del mio cuore; frena le varie fantasie; caccia le tentazioni che mi fanno violenza; combatti valorosamente per me e vinci queste male bestie, dico le allettanti concupiscenze, cosicché, per la forza che viene da te, si faccia pace, e nell'aula santa, cioè nella coscienza pura (Sal 121,7), risuoni la pienezza della tua lode. Comanda ai venti e alle tempeste. Dì al mare "calmati", al vento "non soffiare"; e si farà grande bonaccia (Mt 8,26). "Manda la tua luce e la tua verità" (Sal 52,3) a brillare sulla terra; ché terra io sono, povera e vuota, fino a quando tu non mi illumini. Effondi dall'alto la tua grazia; irriga il mio cuore di celeste rugiada; versa l'acqua della devozione ad irrigare la faccia della terra, che produca buono, ottimo frutto. Innalza la mia mente schiacciata dalla mole dei peccati; innalza alle cose celesti tutto l'animo mio, in modo che gli rincresca di pensare alle cose di questo mondo, dopo aver gustato la dolcezza della felicità suprema. Strappami e distoglimi dalle effimere consolazioni che danno le creature; poiché non v'è cosa creata che possa soddisfare il mio desiderio e darmi pieno conforto. Congiungimi a te con il vincolo indissolubile dell'amore, poiché tu solo basti a colui che ti ama, e a nulla valgono tutte le cose, se non ci sei tu.
LIBRO SETTIMO
Sul battesimo contro i Donatisti - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaCipriano sbagliò ma amò l'unità.
1. 1. Speriamo di non essere noiosi ai nostri lettori, se trattiamo, sia pure sotto aspetti diversi, lo stesso argomento. È vero che in tutte le nazioni, di fronte agli attacchi che gettano non poca oscurità sulla questione del battesimo, in cui si discute se tra gli eretici e gli scismatici si può trovare lo stesso battesimo della Cattolica, la santa Chiesa è garantita dall'autorità di un'antica consuetudine e di un concilio plenario; tuttavia, visto che uomini non disprezzabili, soprattutto Cipriano, hanno avuto pareri discordi anche nella stessa unità, proprio della sua autorità tentano di avvalersi contro di noi quelli che sono ben lontani dalla sua carità. Per questo noi, ritenendo conveniente trattare ed esaminare i vari temi che abbiamo trovato nel suo concilio e nei suoi scritti, siamo costretti a riprendere, per così dire, in mano, un po' più a lungo, la stessa questione, per mostrare con quanta saggezza la Chiesa cattolica universale ha deciso che gli eretici e gli scismatici, che avevano ricevuto il battesimo di Cristo nella comunione di provenienza, siano ammessi nella comunione cattolica con questo stesso battesimo, dopo essersi corretti del loro errore, ed essersi radicati e fondati nella carità 1. Sicché, per quanto riguarda il sacramento del battesimo, non si desse loro ciò che avevano, ma si rendesse utile ciò che era in loro. Certo il beato Cipriano, ora che il corpo corruttibile non appesantisce più lo spirito e la dimora terrestre non comprime più la sua mente ricca di idee 2, vede con più chiarezza quella verità che ha meritato di conseguire con la carità. Aiuti, perciò, con le sue preghiere, noi che fatichiamo in questa carne mortale, come in una nube oscura, perché il Signore ci doni la grazia di imitare, per quanto possibile, le sue doti. Se egli aveva una idea diversa e ne ha convinto alcuni fratelli e colleghi, ora, mentre vede la verità nella luce di Colui che ha amato, noi, che pure siamo di gran lunga inferiori ai suoi meriti, seguendo, secondo la nostra fragilità, l'autorità della Cattolica, di cui egli è un membro insigne e carissimo, vogliamo esporla contro gli eretici e gli scismatici. Si tratta di uomini separati dall'unità che egli conservò, aridi della carità di cui egli fu vigoroso, decaduti dall'umiltà sulla quale egli stava stabile, e che ora egli rimprovera e condanna quanto più conosce la loro volontà di analizzare i suoi scritti, allo scopo di creare insidie e non per imitare la sua condotta nel creare la pace. Sono come quelli che si chiamano cristiani Nazareni e che circoncidono la carne secondo il costume giudaico: eretici nati da quell'errore in cui Pietro cadde e Paolo 3 lo riprese, e vi persistono ancora oggi. Ora, come i Nazareni, mentre Pietro, che aveva il primato sugli Apostoli, ha ricevuto la corona del martirio, sono restati nella loro perversità, separati dalla Chiesa, così i Donatisti, mentre Cipriano, per l'abbondanza della sua carità, è stato accolto nella sorte dei santi con la gloria del martirio, essi si considerano esuli dall'unità e, con le loro calunnie, mettono contro la patria dell'unità un cittadino dell'unità. Prendiamo ora le altre opinioni del concilio, ed esaminiamole con lo stesso metodo.
Alcuni favoriscono gli eretici e ostacolano i cristiani.
2. 2. Marco da Nattari disse: Non ci dobbiamo meravigliare se gli eretici, nemici e avversari della verità, si appropriano del potere e della dignità di altri; ci dobbiamo meravigliare che alcuni dei nostri, traditori della verità, appoggiano gli eretici e combattono i cristiani. Perciò abbiamo deciso che gli eretici vanno battezzati 4.
I cristiani amano l'unità.
2. 3. Gli rispondiamo: Tutt'altro. Ci dobbiamo piuttosto meravigliare ed elogiare molto costoro, perché hanno tanto amato l'unità da non temere, pur restando nell'unità con quanti ritenevano traditori della verità, di esserne contagiati. In verità, dopo che Marco aveva detto: Dobbiamo meravigliarci che alcuni dei nostri, traditori della verità, appoggiano gli eretici e combattono i cristiani, mi aspettavo che dicesse: Perciò noi decidiamo di non comunicare con loro. Non ha detto questo, bensì: Perciò noi decidiamo che gli eretici vadano battezzati, conservando la premessa fatta prima dal pacifico Cipriano: Senza giudicare nessuno, né allontanarlo dal diritto della comunione, se avesse una idea diversa 5. Ora, quando i Donatisti ci calunniano chiamandoci traditori, se esistesse un Giudeo o un pagano che, letto questo concilio, chiamasse prevaricatori sia noi che loro, secondo la loro regola di unità, io vorrei sapere, proprio per confutare e cancellare un'accusa così grave, come dobbiamo difendere la nostra causa comune. Costoro chiamano traditori quelli che né riuscirono a convincerli allora di questo crimine e né possono dimostrarlo ora; al contrario, in questo crimine, dimostrano di esserci essi. Ma che ci importa? Di essi, che certamente sono prevaricatori, che diremo? Se ora noi, benché a torto, veniamo detti traditori, perché accusati di essere succeduti ai traditori nella stessa comunione, a questi prevaricatori siamo succeduti tutti, dato che il partito di Donato non si era ancora diviso dall'unità al tempo del beato Cipriano. È stato infatti dopo il suo martirio, quando ormai erano trascorsi quarant'anni e più, che c'è stata la consegna dei Libri, episodio dal quale incominciarono ad essere chiamati traditori. Se dunque noi siamo traditori perché, come essi credono o immaginano, siamo derivati dai traditori, da quei traditori deriviamo entrambi. Non c'è ragione, infatti, per dire che i Donatisti non sono stati in comunione con loro, visto che li chiamano i nostri. Lo dice il concilio che essi amano citare. Marco infatti ha detto: Alcuni dei nostri, traditori della verità, appoggiano gli eretici 6. E inoltre c'è la testimonianza di Cipriano, il quale fa capire chiaramente di essere restato nella comunione con loro, quando dice: Senza giudicare nessuno, né allontanarlo dal diritto della comunione, se ha un'opinione diversa. Ora, una opinione diversa, l'avevano quelli che Marco chiama prevaricatori, evidentemente perché sostenevano gli eretici accogliendoli nella Chiesa senza battesimo. Ma che la consuetudine di accoglierli così fosse questa, lo rivelano chiaramente e Cipriano, in molti suoi passi, e alcuni vescovi in questo concilio. È evidente quindi che se gli eretici non hanno il battesimo, a quell'epoca, la Chiesa di Cristo era piena di prevaricatori che, per favorire gli eretici, li accoglievano così. Si difenda dunque la causa comune contro l'accusa di prevaricazione che essi non possono negare, e allora si difenderà la nostra causa contro l'accusa di consegna, che non sono riusciti a dimostrare. Ma difendiamoci come se lo avessero dimostrato. In questo caso, la stessa risposta che ambedue daremmo a quanti ci obiettano la prevaricazione dei nostri predecessori, la daremo ai Donatisti, che ci obiettano la consegna dei nostri antenati. Come infatti per la consegna dei nostri antenati, motivo che li indusse a separarsi, siamo morti noi, così per la prevaricazione degli antenati, parenti nostri e loro, siamo morti entrambi. Essi, però, si considerano vivi, e credono, quindi, che quella prevaricazione non li riguardi; e allora non riguarda nemmeno noi quella consegna. Ma secondo loro la prevaricazione è certa; secondo noi, invece, non è né vera la precedente prevaricazione, poiché diciamo che anche gli eretici possono avere il battesimo di Cristo, e né vera la successiva consegna, poiché in questa vicenda sono stati sconfitti. Ne consegue che i Donatisti non hanno alcun motivo per separarsi da noi con l'empio crimine dello scisma; infatti, se i nostri antenati non sono stati traditori, come noi sosteniamo, la cosa non ci riguarda affatto, se invece lo sono stati, come sostengono loro, la cosa non riguarda noi, proprio come non riguardano né noi e né loro quei prevaricatori. Così, se dall'iniquità dei nostri antenati non consegue nessun nostro delitto, dal loro scisma consegue, di certo, un loro delitto.
Gli eretici devono temere il giudizio.
3. 4. Sazio da Sicilibba ha detto: Se agli eretici, nel loro battesimo, i peccati sono rimessi, non hanno motivo di venire alla Chiesa. In effetti, visto che nel giorno del giudizio si puniscono i peccati, gli eretici non hanno niente da temere dal giudizio di Cristo, se la remissione dei peccati l'hanno già ottenuta 7.
3. 5. Poteva essere anche la nostra opinione; ma spetta all'autore vedere il senso che le ha dato. Tuttavia è stata espressa in termini così sfumati, che non mi rincresce condividerla e sottoscriverla nel senso, io credo, che gli eretici possono avere il battesimo di Cristo, ma non la remissione dei peccati. Egli non ha detto: Se gli eretici battezzano o sono battezzati, ma: Se agli eretici, nel loro battesimo, i peccati sono rimessi, non hanno motivo di venire alla Chiesa. Ora, al posto degli eretici mettiamoci quelli che Cipriano conosceva nella Chiesa: quelli che rinunciavano al mondo solo a parole e non a fatti 8, e con altrettante parole possiamo anche noi formulare, con tutta verità, questo parere: " Se, quando si dà il battesimo ai falsi convertiti, si rimettono loro i peccati, essi non hanno motivo di condurli poi ad una vera conversione. In effetti, se nel giorno del giudizio si puniscono i peccati, non hanno nulla da temere dal giudizio di Cristo, quanti rinunciano al mondo solo a parole e non a fatti, se essi hanno già ottenuta la remissione dei peccati ". Questo ragionamento è completato dalla seguente frase: Essi invece debbono temere il giudizio di Cristo e convertirsi con cuore sincero; e quando lo faranno, certamente non è necessario che si ribattezzino. Dunque, hanno potuto ricevere il battesimo e non ricevere la remissione dei peccati, o, appena rimessi i peccati, ne sono subito gravati di nuovo. Avviene lo stesso per gli eretici.
Ribattezzare è contro la ragione.
4. 6. Vittore da Gor ha detto: Se è vero che i peccati si rimettono solo nella Chiesa, chi ammette alla comunione un eretico, senza il battesimo, fa due cose irragionevoli: non purifica gli eretici e contamina i cristiani 9.
Il battesimo della Chiesa è presso gli eretici.
4. 7. Gli rispondiamo che il battesimo della Chiesa esiste anche tra gli eretici, anche se essi non sono nella Chiesa, come l'acqua del paradiso scorreva sulla terra d'Egitto, anche se questa terra non era nel paradiso. Non è vero, quindi, che noi ammettiamo gli eretici alla comunione senza battesimo; e, se emendatisi della loro perversità, vengono da noi, non accogliamo i loro peccati, ma i sacramenti di Cristo. Sulla remissione dei peccati, poi, richiamiamo quanto detto sopra. Quanto alla frase conclusiva: " Fa due cose irragionevoli: non purifica gli eretici e contamina i cristiani, essa è stata respinta per primo soprattutto dallo stesso Cipriano e dai colleghi, che lo sostenevano. Egli infatti non credette di contaminarsi, quando, per amore del vincolo della pace, decise che bisognava essere in comunione con gli altri, dicendo: Senza giudicare nessuno, né allontanare dal diritto della comunione chi avesse idee diverse 10. Ora, se è vero che gli eretici ammessi alla comunione senza essere battezzati, contaminano, contaminata è tutta la Chiesa, a causa della consuetudine tante volte qui menzionata. E siccome i Donatisti ci chiamano traditori, per via dei nostri antenati, nei quali non sono riusciti a provare nessuna accusa, se è vero che ciascuno diventa simile a colui con cui comunica, tutti, a quell'epoca, diventarono eretici. Ma se chi parla così è un demente, allora è falso quanto dice Vittore: Ammettere un eretico alla comunione, senza battesimo, non è purificare gli eretici, ma contaminare i cristiani. Al contrario, se è vero, allora non erano ammessi senza battesimo, ma avevano il battesimo di Cristo, anche se dato e ricevuto presso gli eretici, quelli che si ammettevano così, secondo la consuetudine, di cui essi ammettono l'esistenza. È quindi giusto che anche ora si ammettano così.
Battezzare gli eretici è comunicare con loro.
5. 8. Aurelio da Utica ha detto: Sebbene l'Apostolo dica che non bisogna comunicare con i peccati altrui 11, che altro fa chi comunica con gli eretici, privi del battesimo della Chiesa, se non comunicare con i peccati altrui? Per questo ritengo che bisogna battezzare gli eretici: perché possano ricevere il perdono dei peccati, e così essere in comunione con noi 12.
5. 9. Si risponde: Cipriano e tutti questi vescovi, quindi, comunicarono coi peccati altrui, in quanto restarono nella comunione coi peccatori e non allontanarono dal diritto di comunione chi dissentiva da loro 13. Dov'è, dunque, la Chiesa? Inoltre, per non parlare degli eretici: visto che le parole di questa sentenza possono applicarsi anche ad altri peccatori, come quelli che Cipriano vedeva con sé nella Chiesa, e che egli vedeva, compiangeva, rimproverava e sopportava 14, dov'è la Chiesa che, secondo questa sentenza, si ritiene finita già da allora per il contagio dei peccati? Se invece, e questa è la verità più certa, la Chiesa è rimasta e rimane, significa che la comunione con i peccatori, che l'Apostolo vieta 15, va interpretata come una approvazione. Ebbene, si battezzino di nuovo gli eretici, per ricevere il perdono dei peccati, se si battezzano di nuovo i perversi e gli invidiosi che, pur avendo rinunciato al mondo a parole e non a fatti 16, hanno, sì, potuto ricevere il battesimo, ma non ottenere il perdono dei peccati, poiché il Signore dice: Se voi non perdonerete, neppure il Padre vostro perdonerà a voi 17.
Approvare il battesimo degli eretici è disapprovare il nostro.
6. 10. Giambo da Germaniana disse: Quanti approvano il battesimo degli eretici, disapprovano il nostro, tanto da negare che quelli che sono stati, non dico lavati, ma sporcati, fuori della Chiesa, sia necessario battezzarli nella Chiesa 18.
Il battesimo non è né nostro né degli eretici, ma di Cristo.
6. 11. Gli si risponde, che nessuno di noi approva il battesimo degli eretici, ma quello di Cristo, benché si trovi tra gli eretici che sono, per così dire, la paglia esterna, così come si trova tra gli altri iniqui che sono, per cosi dire, la paglia interna. In effetti, se quanti si fanno battezzare fuori della Chiesa, non vengono lavati, ma sporcati, non v'è dubbio che quanti si fanno battezzare fuori della pietra, su cui è fondata la Chiesa, non sono lavati, ma sporcati. Ora, sono fuori di questa pietra tutti quelli che ascoltano le parole di Cristo e non le mettono in pratica. E se costoro vengono lavati dal battesimo, ma restano sporchi nelle loro iniquità, dalle quali cui non hanno voluto liberarsi per diventare migliori, lo stesso vale per gli eretici.
Non c'è nessun rapporto tra la luce e le tenebre.
7. 12. Luciano da Rucuma disse: Sta scritto: " E Dio vide che la luce era buona, e separò la luce dalle tenebre " 19. Ora, se può esserci accordo tra la luce e le tenebre, può esserci qualcosa in comune anche tra noi e gli eretici. Perciò ritengo che gli eretici vadano battezzati 20.
Vale per tutti gli ingiusti.
7. 13. Gli si risponde: Se può esserci accordo tra la luce e le tenebre, può esserci qualcosa in comune anche tra i giusti e gli ingiusti. Proponga dunque, Luciano, di battezzare gli ingiusti, che Cipriano rimproverava nella Chiesa stessa. E se poi non sono ingiusti quelli che rinunciano al mondo a parole e non a fatti 21, dica lui chi può esserlo.
L'eresia non è la Chiesa.
8. 14. Pelagiano da Luperciana disse: Sta scritto: " O Dio è Dio, o Baal è dio " 22. Così ora: o la Chiesa è la Chiesa o è l'eresia la Chiesa. Ora, se l'eresia non è la Chiesa, come può esservi presso gli eretici il battesimo della Chiesa? 23
8. 15. Possiamo rispondergli così: O il paradiso è paradiso, o è l'Egitto il paradiso. Ora, se l'Egitto non è il paradiso, come può trovarsi, in Egitto, l'acqua del paradiso? Ma ci si dirà: Uscendo da lì, essa è arrivata anche laggiù. Allo stesso modo è arrivato agli eretici il battesimo. Parimenti diciamo: " O è la pietra la Chiesa, o è la sabbia la Chiesa. Ora, poiché la sabbia non è la Chiesa, come si può trovare il battesimo di Cristo, presso quelli che edificano sulla sabbia ascoltando le parole di Cristo e non mettendole in pratica 24? Eppure vi si trova. Ugualmente presso gli eretici.
Il battesimo è nella sola Chiesa cattolica.
9. 16. Giadro da Midila disse 25: Sappiamo che c'è un unico battesimo: quello nella Chiesa cattolica; e quindi non dobbiamo accogliere l'eretico, se non è stato battezzato presso di noi, perché non creda di essere stato battezzato fuori della Chiesa cattolica.
9. 17. Gli si risponde che se questo si dicesse degli ingiusti, che sono fuori della pietra, si direbbe certamente che è falso. Quindi vale anche degli eretici.
10. 18. Felice da Marassana disse 26: C'è una sola fede e un solo battesimo 27, ma è della Chiesa cattolica che, sola, ha il potere di battezzare.
10. 19. Gli si risponde: Che fare se un altro dicesse: C'è una sola fede e un solo battesimo, ma è riservato ai giusti che, soli, possono battezzare? Come si respingerebbero queste parole, così dobbiamo respingere questa opinione. O forse anche gli ingiusti, che non sono cambiati neppure nel battesimo, poiché rinunciano al mondo solo a parole e non a fatti 28, appartengono alle membra della Chiesa? Vedano se è questa la pietra, se è questa la colomba, se è questa la Sposa senza macchia né ruga 29.
Se gli atei hanno o no il battesimo.
11. 20. Paolo da Obba disse: Non mi preoccupa se qualcuno non difende la fede e la verità della Chiesa, visto quanto dice l'Apostolo: " E che? Se alcuni di loro si sono staccati dalla fede forse la loro infedeltà ha annullato la fedeltà di Dio? Impossibile! Dio è verace e ogni uomo è mentitore " 30. Ora, se Dio è verace, come può trovarsi la verità del battesimo presso gli eretici, nei quali non c'è Dio? 31
11. 21. Gli si risponde: E che? C'è forse Dio presso gli avari? Eppure c'è il battesimo. Così presso gli eretici. Quelli infatti presso i quali c'è Dio, sono tempio di Dio 32. Ora, quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? 33 Ora, che l'avarizia sia una idolatria, Paolo lo pensa 34 e Cipriano è d'accordo 35, e costui stesso è vissuto tra colleghi rapitori e tuttavia battezzatori, ricevendo il grande premio della tolleranza.
Eretici e peccatori non danno la remissione dei peccati.
12. 22. Pomponio da Dionisiana disse 36: È evidente che gli eretici non possono battezzare, né dare il perdono dei peccati; essi infatti non hanno nessun potere di sciogliere o legare in terra 37.
12. 23. Si risponde: Questo potere non l'hanno neanche gli omicidi, quelli cioè che odiano i fratelli 38. Non è a costoro, infatti, che è stato detto: A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi li riterrete saranno ritenuti 39. Eppure battezzano e, nella stessa comunione del battesimo, Paolo li tollera 40 e Cipriano li riconosce 41.
Avere il battesimo comune con gli eretici è contaminare la Sposa di Cristo.
13. 24. Venanzio da Tinisa 42 disse: Se un marito, partendo per un viaggio 43, affidasse la propria moglie ad un suo amico perché gliela custodisca, l'amico conserverebbe con tutta la cura possibile la donna affidatagli, perché nessuno violi la sua castità e santità. Cristo, Signore e Dio nostro, tornando al Padre, ci ha affidato la sua Sposa. La custodiamo incorrotta e inviolata, o consegniamo agli adulteri e ai corruttori la sua integrità e castità? Ora, chi mette in comune con gli eretici il battesimo della Chiesa, abbandona agli adulteri la Sposa di Cristo
13. 25. Rispondiamo: E che? Quelli che nel battesimo si convertono a Dio con le labbra e non con il cuore, non hanno forse uno spirito adultero? Non sono forse amanti del mondo, essi che non hanno rinunciato a fatti, ma a parole 44 e che quindi corrompono i buoni costumi con i loro cattivi discorsi 45, dicendo: Mangiamo e beviamo, domani moriamo 46? E non ci ha forse messi in guardia da costoro, la Parola dell'Apostolo, dove ha detto: Ora io temo che come il serpente sedusse Eva, con la sua scaltrezza, così si corrompano i vostri cuori, dalla castità che è in Cristo 47? Ora, se Cipriano aveva in comune coi peccatori il battesimo di Cristo, che forse consegnava agli adulteri la Sposa di Cristo? O piuttosto riconosceva il monile dello Sposo 48 anche nell'adultera?
Non vi sono due battesimi.
14. 26. Aymmo da Ausuagiga disse: Noi abbiamo ricevuto un solo battesimo e questo amministriamo. Ora, chi dice che anche agli eretici è permesso battezzare, di battesimi ne ammette due 49.
14. 27. Gli si risponde: Perché non ammette due battesimi anche chi dice che possono battezzare anche gli ingiusti? Se infatti è vero che giusti e ingiusti sono tra loro opposti, il battesimo dato dai giusti, come Paolo e come Cipriano, non è però opposto al battesimo che davano quegli ingiusti che odiavano Paolo 50 e che Cipriano non ha considerati eretici, ma cattivi cattolici 51. E pur essendo opposte tra di loro la continenza di Cipriano, e l'avarizia dei colleghi di Cipriano, il battesimo che dava Cipriano non era opposto a quello che davano i colleghi, ma era l'unico e il medesimo. Chi battezza, infatti, è quegli di cui è stato detto: Egli è colui che battezza 52.
Se gli eretici battezzano sono scusati dalla colpa.
15. 28. Saturnino da Vittoriana 53 disse: Se agli eretici è permesso battezzare, essi sono scusati e protetti nel male che fanno, e non vedo perché Cristo li chiami suoi nemici e l'Apostolo anticristi 54.
15. 29. Gli si risponde: Noi diciamo che agli eretici non è permesso battezzare, così come diciamo che non è permesso battezzare agli ingannatori. Non solo all'eretico, ma anche al peccatore il Signore dice: Perché vai parlando dei miei precetti e hai sulla tua bocca la mia alleanza? 55 È certo a questi che Dio ha detto: Se vedevi un ladro, correvi con lui 56. Quanto erano peggiori dunque quelli che non correvano con i ladri, ma rapivano i terreni con frodi e raggiri 57? Cipriano però non correva con loro, anche se li tollerava nella messe cattolica, per non sradicare insieme anche il grano. Ciononostante anche ciò che essi davano, era l'unico e medesimo battesimo, perché non era loro, ma di Cristo. Quindi, come costoro, quantunque si riconosca in essi il battesimo di Cristo, non sono scusati e protetti nel compiere azioni cattive, e giustamente Cristo li chiama suoi nemici, perché, se persisteranno in questi crimini, sentiranno dirsi: Allontanatevi da me, operatori di iniquità 58, e quindi vengono chiamati anticristi, perché sono contrari a Cristo, in quanto vivono contro i suoi precetti, così pure gli eretici.
L'esempio di Marcione.
16. 30. Un altro Saturnino, da Tucca, disse 59: I Gentili, pur adorando gli idoli, riconoscono e proclamano un Dio sovrano, Padre e Creatore. Contro questo Dio Marcione bestemmia; eppure ci sono di quelli che non si vergognano di approvare il battesimo di Marcione 60. Come possono conservare o difendere il sacerdozio di Dio, simili sacerdoti che non battezzano i nemici di Dio e così comunicano con loro?
16. 31. Certamente, quando parlano così, si supera la misura e non si considera che anch'essi comunicavano coi peccatori, non giudicando nessuno e non allontanando dal diritto della comunione chi aveva un'idea diversa 61. Ma nel suo intervento Saturnino ha detto una cosa che avrebbe potuto ricordargli, se l'avesse avvertita: che in ogni uomo va corretto ciò che è distorto e approvato ciò che è retto, dal momento che egli ha detto: I Gentili, benché adorino gli idoli, riconoscono e proclamano un Dio sovrano, Padre e creatore. Ebbene, se andasse da lui un tale Gentile, che forse vorrà correggere e cambiare in lui la fede e la conoscenza di Dio Padre e creatore? No, ma si limiterebbe a correggere in lui l'idolatria, cioè il male che aveva, e gli darebbe i sacramenti cristiani che non aveva; e se riconoscesse in lui una cosa giusta, l'approverebbe; se trovasse una cosa perversa, l'emenderebbe; se gli mancasse qualcosa, gliela darebbe. Così anche nell'eretico marcionista: egli riconoscerebbe l'integrità del battesimo, correggerebbe la sua perversità, e gli insegnerebbe la verità cattolica.
Non battezzare gli eretici è comunicare con i peccatori.
17. 32. Marcello da Zama disse: Visto che i peccati si rimettono solo col battesimo della Chiesa, chi non battezza un eretico è in comunione con un peccatore 62.
17. 33. E che? Colui che comunica con chi agisce così, non entra forse in comunione con un peccatore? Ma che altro facevano tutti quelli che non giudicavano nessuno, né allontanavano dal diritto della comunione chi pensava diversamente 63? Dov'è, dunque, la Chiesa? Oppure a coloro che hanno pazienza e che tollerano la zizzania, per non sradicare il grano, la zizzania non porta danno 64? E allora imparino i Donatisti che, separandosi senza motivo dal mondo, hanno commesso il sacrilegio dello scisma! A che serve avere sulla bocca la sentenza di Cipriano, se non hanno in cuore la pazienza di Cipriano? Quanto a Marcello, gli si risponde con ciò che abbiamo detto in precedenza sul battesimo e sulla remissione dei peccati, quando ci siamo chiesti come può esservi il battesimo in un uomo, anche se in lui non c'è la remissione dei peccati.
Non ribattezzare è una eresia maggiore.
18. 34. Ireneo da Ululi disse: Se la Chiesa non battezza un eretico, perché si dice che è già stato battezzato, l'eresia è più grande 65.
18. 35. Si risponde: Ugualmente si può dire: Se la Chiesa non battezza un avaro, perché si dice che è già stato battezzato, l'avarizia è più grande. Ma questo è falso. Quindi anche quello.
Chi non ribattezza gli eretici dimostri che nell'eresia c'è la Chiesa.
19. 36. Donato da Cibaliana disse: Io conosco una sola Chiesa e un solo battesimo della Chiesa. Se qualcuno dice che presso gli eretici c'è la grazia del battesimo, deve prima mostrare e provare che da loro c'è la Chiesa 66.
19. 37. Gli si risponde: Se tu chiami grazia del battesimo, il battesimo stesso, esso c'è tra gli eretici; se invece il battesimo è il sacramento della grazia, e la grazia è la cancellazione dei peccati, presso gli eretici non c'è la grazia del battesimo. Ora, come uno solo è il battesimo e una sola è la Chiesa, così una sola è la speranza 67. Quindi, come i buoni e i cattivi, pur non avendo l'unica speranza, possono avere l'unico battesimo, così quanti non hanno in comune la Chiesa, possono avere in comune il battesimo.
Bisogna imitare Pietro.
20. 38. Zosimo da Tarassa 68 disse: Manifestatasi la verità, l'errore si arrenda alla verità; anche Pietro, infatti, che prima circoncideva, si arrese a Paolo che predicava la verità 69.
20. 39. Si risponde: Anche questa opinione potrebbe essere nostra; così è avvenuto nella questione sul battesimo. In seguito, manifestatasi la verità con più chiarezza, l'errore ha ceduto il posto alla verità quando questa salutarissima consuetudine è stata confermata anche dall'autorità di un concilio plenario. Bene hanno fatto, comunque, costoro, a ricordare più volte che anche il primo degli Apostoli, Pietro, ha potuto pensare in modo diverso da quanto la verità richiedeva. E questo è capitato anche a Cipriano: lo crediamo senza offesa tutti noi che amiamo Cipriano, perché non è lecito amarlo con un amore più grande di Pietro.
L'eresia non viene dal cielo.
21. 40. Giuliano da Telepte 70 disse: Sta scritto: Nessuno può ricevere qualcosa, se non gli è stata data dal cielo 71. Se l'eresia viene dal cielo, essa può dare il battesimo.
21. 41. Ascolti che dice un altro: Se l'avarizia viene dal cielo, può dare il battesimo. Eppure, gli avari lo danno; dunque anche gli eretici
Non fare dell'eretico un cristiano.
22. 42. Fausto da Timida Regale disse 72: Non si illudano i patrocinatori degli eretici. Chi, per favorire gli eretici, va contro il battesimo della Chiesa, rende essi cristiani e noi eretici.
22. 43. Gli si risponde: Se si dicesse che uno, all'atto di ricevere il battesimo, non ha ricevuto la remissione dei peccati perché portava in cuore l'odio per i fratelli, e che non va ribattezzato quando depone l'odio dal cuore, ci si oppone forse al battesimo della Chiesa per favorire gli omicidi? O si rendono essi giusti e noi omicidi? Lo si applichi, quindi, anche agli eretici.
Alcuni preferiscono gli eretici ai vescovi.
23. 44. Geminio da Furni disse 73: Alcuni colleghi possono anteporre gli eretici a se stessi, non a noi. E quindi, la decisione presa una volta, la manteniamo: dobbiamo battezzare quanti vengono dagli eretici.
23. 45. Anche questi ammette molto apertamente che alcuni suoi colleghi pensavano diversamente. Quindi, una volta di più si conferma l'amore per l'unità, poiché non si sono separati tra di loro con lo scisma, finché Dio non rivelasse 74, ad una delle due parti, ciò che pensavano diversamente. A Geminio, comunque, rispondo che i suoi colleghi non anteponevano gli eretici a se stessi, ma che riconoscevano anche negli eretici il battesimo di Cristo, come lo si riconosce negli avari, nei truffatori, nei ladroni, negli omicidi.
L'assemblea di Satana non ha il battesimo.
24. 46. Rogaziano da Nova disse 75: La Chiesa l'ha fondata Cristo, l'eresia il diavolo. Come può avere il battesimo di Cristo la sinagoga di satana?
24. 47. Risposta: E che? Se Cristo ha formato gli uomini pii, e il diavolo quelli invidiosi, per questo il partito del diavolo, che consiste, come è dimostrato, negli invidiosi, non può avere il battesimo di Cristo?
Confronto con Giuda.
25. 48. Terapio da Bolla disse 76: Chi concede e consegna agli eretici il battesimo della Chiesa, che altro è, per la Sposa di Cristo, se non un Giuda?
25. 49. Che forte confutazione degli scismatici, che si sono separati con un orrendo sacrilegio dall'eredità di Cristo diffusa nel mondo, sarebbe, se veramente Cipriano era in comunione con gente come Giuda, il traditore, ma non si contaminava! Se però si contaminava, diventarono, allora, tutti dei Giuda; dunque, anche ora sono tutti Giuda: ma se non lo sono, significa che i crimini degli antenati non toccano i posteri, anche se sono sorti dalla stessa comunione. Perché allora i Donatisti ci rinfacciano questi traditori, di cui non hanno provato la colpevolezza, e non rinfacciano a se stessi il nome di Giuda, con cui furono in comunione Cipriano e i suoi colleghi? Ecco il concilio di cui essi sono soliti vantarsi! In realtà, noi diciamo che non consegna agli eretici il battesimo della Chiesa, chi approva il battesimo di Cristo anche negli eretici, come non consegna agli omicidi il battesimo della Chiesa, chi approva il battesimo di Cristo anche negli omicidi. Ma poiché i Donatisti cercano di dettarci, traendole da questo concilio, le idee che dobbiamo avere, siano i primi essi a condividerle. Ecco, sono stati paragonati a Giuda, il traditore, quanti dicevano che gli eretici, anche se battezzati nell'eresia, non debbono essere ribattezzati! Ma è con dei Giuda che comunicava Cipriano, che disse: Non giudicare nessuno, né allontanare dal diritto della comunione nessuno, se ha una opinione diversa 77. E questi Giuda c'erano anche prima nella Chiesa, come manifesta questa sua frase: Ma si dirà: che ne sarà di coloro che in passato sono stati accolti nella Chiesa senza battesimo? 78 Che poi fosse questa la consuetudine della Chiesa, lo ricordano gli stessi membri del concilio. Ora, se chi non ribattezza non è che un Giuda per la Sposa di Cristo, come ha detto Terapio, ma Giuda, come insegna il Vangelo, fu un traditore: dunque hanno comunicato con dei traditori, tutti quelli che lo dicevano anche allora e, prima che lo dicessero, erano tutti diventati dei traditori per via della consuetudine, che allora la Chiesa seguiva. Tutti dunque, noi e loro, in quanto derivati da quella unità, siamo traditori. Ma noi ci difendiamo in due modi: primo, perché non siamo d'accordo con il concilio, in cui è stato espresso questo parere, salvo il diritto dell'unità, come Cipriano stesso ha premesso; e poi perché riteniamo che nell'unità cattolica, in attesa che alla fine la paglia venga separata dal grano, i cattivi non fanno nessun danno ai buoni. Quanto ai Donatisti, visto che citano il concilio quasi a favore loro, e sostengono che, per la comunione con i cattivi, quasi per un contagio, i buoni periscono, non trovano come dire: o che i primi cristiani, da cui essi sono derivati, non furono traditori, perché sono convinti da questo concilio, o che i crimini degli antichi non riguardano loro, visto che ci obiettano i nostri antenati.
Dio non ascolta il peccatore.
26. 50. Un altro Lucio, da Membressa, disse 79: Sta scritto: " Dio non ascolta il peccatore "80. Chi è peccatore, come può essere ascoltato nel battesimo?
26. 51. Rispondiamo: E perché viene ascoltato un avaro, un ladrone, un usuraio e un omicida? O questi non sono peccatori? Eppure Cipriano li rimprovera 81 e li tollera nella Cattolica.
La consuetudine non è da preferirsi alla verità.
27. 52. Un altro Felice, da Buslaceni, disse 82: Nell'ammettere gli eretici senza il battesimo della Chiesa, nessuno anteponga la consuetudine alla ragione e alla verità, perché ragione e verità escludono sempre la consuetudine.
27. 53. Gli si risponde: Tu, mentre non mostri la verità, ammetti la consuetudine. Noi quindi avremmo il diritto di seguire una consuetudine, confermata in seguito da un concilio plenario, quand'anche la verità, che noi riteniamo ormai svelata, fosse ancora nascosta.
Gli anticristi non possono ribattezzare.
28. 54. Un altro Saturnino, da Abitini, disse 83: Se l'anticristo può dare la grazia di Cristo, possono battezzare anche gli eretici, chiamati anticristi.
28. 55. Ma non potrebbe un altro dire: Se un omicida può dare la grazia di Cristo, possono battezzare anche quelli che odiano i fratelli e che sono chiamati omicidi 84? Sembra quasi che abbia ragione, eppure lo possono fare. Dunque anche gli eretici.
Gli eretici non hanno il battesimo.
29. 56. Quinto da Aguta disse 85: Può dare qualcosa solo chi ha qualcosa. Ma che cosa possono dare gli eretici che, come si sa, non hanno niente?
29. 57. Gli si risponde: Se è vero che può dare qualcosa solo chi ha qualcosa, è evidente che gli eretici possono dare il battesimo, perché, pur allontanandosi dalla Chiesa, conservano il sacramento del lavacro che vi hanno ricevuto. In effetti, ritornando, non lo ricevono, perché, andandosene, non lo hanno perso.
L'uomo non può servire a due padroni.
30. 58. Un altro Giuliano, da Marcelliana, disse 86: Se un uomo può servire a due padroni, a Dio e a mammona 87, può anche servire a due battesimi, al cristiano e all'eretico.
30. 59. Anzi, se egli può servire al casto e all'avaro, al sobrio e all'ubriacone, al pio e all'omicida, perché non al cristiano e all'eretico? Veramente egli non li serve, ma amministra loro o riceve da loro il sacramento, per la salvezza di chi ne fa buon uso e per la condanna di chi ne fa un cattivo uso.
Dove non c'è la Chiesa non c'è battesimo.
31. 60. Tenace da Horrea Celia, disse 88: C'è un solo battesimo, ma è della Chiesa. E dove non c'è la Chiesa, non può esserci il battesimo.
31. 61. Gli rispondiamo: Perché allora può esserci dove non c'è la pietra, ma la sabbia, se la Chiesa sta sulla pietra e non sulla sabbia?
Gli eretici non hanno né Dio né Cristo.
32. 62. Un altro Vittore, da Assura, disse 89: Sta scritto: C'è un solo Dio, un solo Cristo, una sola Chiesa, un solo battesimo 90. Come è possibile battezzarsi dove non c'è Dio, né Cristo, né Chiesa?
32. 63. E come è possibile farlo sulla sabbia, dove non c'è la Chiesa, perché sta sulla pietra, né Dio e né Cristo, perché il tempio di Dio e di Cristo non sta sulla sabbia?
Fuori della Chiesa non c'è salvezza.
33. 64. Donatulo da Capsa, disse 91: Anche io ho sempre pensato che gli eretici, che fuori non hanno ottenuto niente, convertendosi alla Chiesa, vanno battezzati.
33. 65. A costui si risponde: Certo, fuori non hanno ottenuto niente, ma in ordine alla salvezza, non al sacramento. Infatti, la salvezza è solo per i buoni, i sacramenti sono comuni ai buoni e ai cattivi.
L'eretico non può dare ciò che non ha.
34. 66. Verulo da Russicade disse 92: Un eretico non può dare ciò che non ha; a maggior ragione uno scismatico, che ha perso ciò che aveva.
34. 67. Abbiamo già mostrato che essi hanno il battesimo, perché andandosene, non lo perdono. Quando ritornano, infatti, non lo ricevono. Perciò, se credevano di non poterlo dare, perché pensavano di non averlo, capiscano anche che possono darlo, se riconoscono di averlo.
Gli eretici non possono avere niente.
35. 68. Pudenziano da Cuiculi disse 93: La dignità dell'episcopato, fratelli dilettissimi, mi ha portato a sostenere le decisioni dei nostri antenati. Che, in effetti, le eresie non hanno né possono nulla, è evidente; quindi è molto giusto avere stabilito di battezzare chi viene dall'eresia.
35. 69. La risposta data ai colleghi precedenti, i cui giudizi Pudenziano sosteneva, si intenda data anche a lui.
Gli eretici che vengono alla Chiesa bisogna battezzarli.
36. 70. Pietro da Ippona Zarito disse 94: Dato che c'è un solo battesimo, quello nella Chiesa cattolica, è chiaro che non ci si può battezzare fuori della Chiesa. Quindi i battezzati nell'eresia o nello scisma, venendo alla Chiesa, penso che bisogna battezzarli.
36. 71. È così vero che c'è un solo battesimo, nella Cattolica, che quando alcuni escono dalla Chiesa, i battesimi, in essi, non diventano due, ma rimane il solo e medesimo. Quindi, ciò che viene riconosciuto in quelli che ritornano, è il battesimo ricevuto da quelli dai quali si sono allontanati, che essi, allontanandosi, non hanno perso.
Si deve annullare tutto ciò che fanno gli eretici.
37. 72. Un altro Lucio, da Ausafa, disse 95: Secondo il sentimento del mio cuore e dello Spirito Santo, se c'è un solo Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, un solo Cristo e una sola speranza, un solo Spirito e una sola Chiesa, anche il battesimo 96 deve essere uno solo. Perciò dico che, se presso gli eretici è stato mosso o fatto alcunché, deve essere annullato, e quanti dall'eresia pervengono alla Chiesa, vanno battezzati.
37. 73. Si annulli, allora, il battesimo dato da quanti ascoltano le parole di Dio e non le mettono in pratica 97, quando incominciano a passare dall'iniquità alla giustizia, cioè dalla sabbia alla pietra. Ma se questo non si fa, perché anche in essi ciò che era di Cristo non veniva violato dalle loro iniquità, allora lo si intenda anche degli eretici. In effetti, fin quando restano sulla sabbia, neppure essi hanno la stessa speranza di quelli che stanno sulla pietra. Tuttavia, in tutte e due vi è uno stesso battesimo, anche se è stato detto che, come vi è una sola speranza, così vi è un solo battesimo.
Il battesimo degli eretici non dà la grazia.
38. 74. Felice da Gurgita disse 98: Io penso che, secondo gli insegnamenti delle sacre Scritture, le persone battezzate illecitamente dagli eretici, fuori della Chiesa, se vogliono ritornare nella Chiesa, devono ricevere la grazia del battesimo, dove esso viene dato lecitamente.
38. 75. Rispondo: Anzi, esse incominciano ad avere lecitamente, per la loro salvezza, ciò che avevano illecitamente, per la loro rovina; perché quando uno si converte a Dio con cuore sincero, è giustificato dallo stesso battesimo, che lo giudicava nel momento in cui, ricevendolo, egli aveva rinunciato al mondo solo a parole e non a fatti 99.
Il battesimo degli eretici non dà la salvezza.
39. 76. Pusillo da Lamasba disse 100: Io credo che il battesimo salutare non si trova che nella Chiesa cattolica. Tutto ciò che è fuori della Cattolica, è una finzione.
39. 77. È vero: Il battesimo salutare non si trova che nella Chiesa cattolica. Certo, esso può trovarsi anche fuori della Cattolica, ma qui non è salutare, perché non vi opera la salvezza. Come il buon odore di Cristo non è certamente salutare in quelli che si perdono 101, non per un difetto suo, ma per uno loro. Tutto ciò che si trova fuori della Cattolica è una finzione, ma solo in quanto non è cattolico. Ma fuori della cattolica può esservi qualcosa di cattolico, come, fuori della comunità di Cristo, poté esservi il nome di Cristo; e in questo Nome scacciava i demoni quel tale che non seguiva Cristo con i discepoli 102. Certo, la finzione può trovarsi anche nella Cattolica, in quelli che rinunciano al mondo a parole e non a fatti 103; però la finzione non è cattolica. Dunque, come nella Cattolica si trova ciò che non è cattolico, così, fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico.
Gli eretici non hanno niente.
40. 78. Salviano da Gazaufala disse 104: Che gli eretici non abbiano niente, è risaputo; perciò vengono da noi: per poter ricevere ciò che non hanno.
40. 79. Rispondiamo: Dunque non sono eretici gli autori delle eresie, perché si sono allontanati dalla Chiesa e certamente avevano ciò che vi hanno ricevuto. Ma se è assurdo dire che non sono eretici quelli che fanno diventare eretici tutti gli altri, può darsi che un eretico abbia un bene che usa male e lo porta alla perdizione.
Seguire la verità non la consuetudine.
41. 80. Onorato da Tucca disse 105: Cristo è la verità, e quindi noi dobbiamo seguire più la verità che la consuetudine, in modo da consacrare col battesimo della Chiesa gli eretici che vengono da noi, perché fuori non hanno potuto ricevere niente.
41. 81. Anche costui è un testimone della consuetudine, e in questo ci è di enorme aiuto, qualunque cosa sembra voler dire contro di noi. Ora, non è che gli eretici vengono da noi, perché fuori non hanno ricevuto niente, ma perché ad essi cominci ad essere utile ciò che hanno ricevuto. Il che, fuori, non è proprio possibile.
Consiglio di un nuovo vescovo.
42. 82. Vittore da Ottavo disse 106: Lo sapete anche voi: non è da molto che io sono vescovo, e perciò aspettavo il parere dei miei predecessori. Allora penso che quanti vengono dall'eresia, bisogna certamente battezzarli.
42. 83. Consideri rivolta a sé la risposta data a quelli, dai quali aspettava un consiglio.
I vescovi fanno ciò che hanno fatto gli Apostoli.
43. 84. Claro da Mascula disse 107: È noto il comando dato dal nostro Signore Gesù Cristo, che inviò i suoi Apostoli e concesse solo a loro il potere datogli dal Padre. Noi siamo succeduti a loro con lo stesso potere di governare la Chiesa del Signore e di battezzar la fede dei credenti. Perciò gli eretici, che non hanno né il potere e né la Chiesa di Cristo, essendone fuori, non possono battezzare nessuno con il suo battesimo.
43. 85. Sono forse succeduti agli Apostoli anche gli empi omicidi? E perché, allora, battezzano? Forse perché non sono fuori? Ma sono fuori dalla pietra, alla quale il Signore ha dato le chiavi, e sulla quale ha promesso di edificare la Chiesa 108.
Non dobbiamo ingannare gli eretici.
44. 86. Secondiano da Tambeo disse 109: Non dobbiamo ingannare gli eretici con la nostra presunzione; se essi non sono stati battezzati nella Chiesa del nostro Signore Gesù Cristo e quindi non hanno ottenuto la remissione dei peccati, nel giorno del giudizio, ci accuseranno di non averli battezzati e di non avere ottenuto il perdono della grazia divina. Perciò, visto che una sola è la Chiesa e uno solo il battesimo, quando ritornano da noi devono ottenere, con la Chiesa, anche il battesimo della Chiesa.
44. 87. Anzi, una volta passati alla pietra e uniti alla colomba, devono ricevere il perdono dei peccati che non potevano avere fuori dalla pietra e fuori dalla colomba, sia che stessero apertamente fuori, come gli eretici, o che stessero quasi dentro, come i cattivi cattolici. Tuttavia, che essi hanno e danno il battesimo senza il perdono dei peccati, risulta chiaro, perché lo ricevono da quelli che, senza migliorare la loro vita, onorano Dio con le labbra, ma il loro cuore è lontano da lui 110. Comunque, come vi è un solo battesimo, così vi è una sola colomba, poiché quelli che non sono in comunione con la colomba, possono avere in comune il battesimo.
Non dobbiamo ammettere gli eretici senza battesimo nella casa di Dio.
45. 88. Un altro Aurelio, da Cillavi, disse 111: L'Apostolo Giovanni ha scritto in una sua lettera: " Se qualcuno viene a voi e non ha la dottrina di Cristo, non ricevetelo in casa e non salutatelo, perché chi lo saluta partecipa alle sue opere cattive " 112. Come possiamo ammettere con leggerezza nella casa di Dio gli eretici ai quali vietiamo di entrare nella nostra casa privata? O come possiamo comunicare con quelli che sono senza il battesimo della Chiesa, se è vero che partecipiamo alle loro opere cattive, anche con il semplice saluto?
45. 89. Su questo testo di Giovanni non c'è da discutere a lungo, in quanto esso non riguarda la questione del battesimo che stiamo trattando. Giovanni dice: Se uno viene a voi e non ha la dottrina di Cristo 113. Ora, gli eretici, abbandonando la loro dottrina erronea, si convertono alla dottrina di Cristo, per incorporarsi alla Chiesa e per incominciare a far parte anche della colomba di cui avevano il sacramento. Per questo viene loro dato ciò che di essa non avevano, cioè la pace e la carità che scaturiscono da un cuore puro, da una coscienza retta e da una fede non finta 114. Ciò che invece avevano, si riconosce e si accetta senza offesa, come Dio riconosce i suoi beni nell'adultera, anche quando segue i suoi amanti; quando, infatti, liberata dalla fornicazione, si converte alla castità, non le si rimproverano i doni, ma si purifica semplicemente 115. Quindi, come avrebbe potuto difendersi Cipriano, quando comunicava con i cattivi, se gli avessero obiettato questo testo di Giovanni, così si difendano quelli contro i quali esso viene citato, perché, come ho detto, non c'entra affatto con questa questione. Giovanni dice che non bisogna salutare i sostenitori di un'altra dottrina, l'Apostolo; invece, con più veemenza dice: Se qualche fratello, tra voi, è ritenuto un avaro, un ubriacone ecc., con lui non prendete neppure il cibo 116. E dire che Cipriano aveva in comune con i suoi colleghi usurai, insidiosi, ingannatori e predoni, non la mensa personale, ma l'altare. E come questo si giustifichi lo si è detto ampiamente già in altri libri.
Gli eretici non possono illuminare.
46. 90. Litteo da Gemelli disse 117: Se un cieco conduce un altro cieco, entrambi cadono nella fossa 118. Ora, poiché ci risulta che gli eretici non possono dar luce a nessuno, poiché sono ciechi, il loro battesimo non vale.
46. 91. Ma neppure noi diciamo che esso vale per la salvezza, fin quando sono eretici; così come non vale per gli omicidi, fin quando odiano i fratelli 119. Anch'essi, in effetti, sono nelle tenebre, e se qualcuno li segue, cadono entrambi nella fossa. Non per questo, tuttavia, non hanno o non trasmettono il battesimo.
Gli eretici non possono avere rapporti con noi.
47. 92. Natale da Oea disse 120: Sia io, che sono presente, che Pompeo di Sabrata e Dioga di Leptis Magna, che mi hanno dato questo incarico, che sono assenti col corpo, ma presenti con lo spirito 121, la pensiamo come i nostri colleghi, e cioè che gli eretici non possono essere in comunione con noi, se non sono stati battezzati col battesimo della Chiesa.
47. 93. Io credo che costui chiami comunione quella relativa all'unione con la colomba, in quanto non v'è dubbio che nella partecipazione dei sacramenti, essi erano in comunione con gli eretici, non giudicando nessuno e non allontanando dal diritto della comunione chi aveva un'opinione diversa 122. Ma quale che sia stato il senso del suo intervento, non si fa fatica a ribattere le sue parole. Non v'è dubbio che non è in comunione un eretico, che non è stato battezzato col battesimo della Chiesa. Ma è noto che il battesimo della Chiesa, consacrato dalle parole del Vangelo, si trova anche presso gli eretici, come vi si trova il Vangelo della Chiesa, e non appartiene alla loro perversità, ma conserva, certamente, la sua santità.
Gli eretici si devono battezzare.
48. 94. Giunio da Napoli disse 123: Io non recedo dalla mia idea di battezzare gli eretici che vengono alla Chiesa.
48. 95. Costui non ha portato nessuna ragione e nessun testo delle Scritture; perciò non ci fermiamo a lungo.
Il parere di san Cipriano.
44. 96. Cipriano da Cartagine disse 124: La mia opinione l'ho espressa pienamente nella lettera a Giubaiano, nostro collega: gli eretici che, secondo la testimonianza del Vangelo e degli Apostoli, sono chiamati nemici di Cristo 125 e anticristi 126, venendo alla Chiesa, vanno battezzati coll'unico battesimo della Chiesa, per passare da nemici ad amici, da anticristi a cristiani.
Segue l'opinione di san Cipriano.
44. 97. Di che dobbiamo discutere, qui, visto che la lettera a Giubaiano, ricordata da Cipriano, l'abbiamo esaminata con tutta la cura possibile? Ma vogliamo ricordare che le sue parole valgono per tutti gli ingiusti, che sono anche nella Cattolica, come egli attesta e che hanno e danno il battesimo, come nessuno di noi nega. Alla Chiesa, infatti, vengono quelli che passano dal partito del diavolo a Cristo; che edificano sulla pietra; che si incorporano alla colomba, e che si proteggono nel giardino chiuso e nella fonte sigillata 127, dove non ci sono quelli che vivono contro gli insegnamenti di Cristo, ovunque sembrino trovarsi. In effetti, nella sua lettera a Magno, trattando di questa stessa faccenda, Cipriano ci ha fatto chiaramente e sufficientemente capire in quale società bisogna vedere la Chiesa. Parlando in generale dice: Si consideri straniero e profano, nemico della pace e dell'unità del Signore, colui che non abita nella casa di Dio, cioè nella Chiesa di Cristo, dove abitano soltanto quanti hanno un cuore solo e un'anima sola 128. A questo punto che diremo? Stiano un poco attenti quelli che cercano di opporci l'autorità di Cipriano. Se nella Chiesa di Cristo non abitano se non coloro che hanno un cuore solo e un'anima sola, senza dubbio non abitavano nella Chiesa di Cristo, anche se sembravano dentro, quelli che annunciavano Cristo senza carità, ma per invidia e spirito di contesa, e nei quali sono stati indicati dall'Apostolo, come intende Cipriano 129, non gli eretici e gli scismatici, ma i falsi fratelli che vivevano con lui nella Chiesa 130. Certamente questi non dovevano battezzare, perché non abitavano nella Chiesa, nella quale, come egli dice, non abitano se non quelli che hanno un cuore solo e un'anima sola; salvo che uno abbia tanto in orrore la verità, da dire che erano concordi ed unanimi gli invidiosi, i maligni e i litigiosi senza carità. Eppure essi battezzavano, senza che questa loro detestabile perversità, diminuisse o profanasse, in qualche modo, il sacramento di Cristo, che amministravano e dispensavano.
50. 98. Vale senz'altro la pena analizzare tutto il passo della lettera a Magno, che continua così: Non abita nella casa di Dio, cioè nella Chiesa di Cristo, nella quale abitano solo quelli che hanno un cuore solo e un'anima sola, come parla lo Spirito Santo nei Salmi, dicendo: " Dio che fai abitare nella casa coloro che hanno un'anima sola" 131. E del resto che i cristiani sono stati legati tra loro, da una solida unità di spiriti e da una carità forte e indissolubile, lo dichiarano anche i sacrifici del Signore. In effetti, quando il Signore chiama suo corpo il pane 132, formato dall'unione di molti grani, indica l'unione del nostro popolo, che egli annunciava; e quando chiama suo sangue il vino 133 spremuto dai grappoli e dai moltissimi acini d'uva e ridotto in un'unica realtà, significa, ugualmente, il nostro gregge nato dall'unione e dalla fusione di una moltitudine di uomini riuniti 134. Queste parole del beato Cipriano mostrano che egli ha capito e amato la bellezza della casa di Dio 135; casa formata da quanti hanno un'anima sola e un solo cuore, come egli ha affermato e ha provato con la testimonianza dei profeti e il simbolismo dei sacramenti, nella quale non c'erano certamente gli invidiosi e i malevoli, che erano privi di carità, e che pure battezzavano. Da ciò risulta che il sacramento di Cristo possono averlo e darlo anche quelli, che non sono nella Chiesa di Cristo, nella quale, come Cipriano attesta, abitano solo quanti hanno un'anima sola e un solo cuore. Ma neppure si può dire che i peccatori possono battezzare solo quando sono ignoti, visto che non erano ignoti all'apostolo Paolo, quelli che egli cita nella sua lettera, come un fedelissimo testimone, e dice di rallegrarsi perché anch'essi annunciavano Cristo. Di essi infatti dice: O per ipocrisia o per sincerità, purché si annunci Cristo, io me ne rallegro e me ne rallegrerò ancora 136.
Qual è la vera Chiesa.
51. 99. Fatte queste considerazioni, penso di non essere temerario nel dire che alcuni sono talmente nella casa di Dio, da essere essi stessi casa di Dio: quella che si dice edificata sulla pietra 137, che è chiamata unica colomba 138, Sposa bella senza macchia né ruga 139, giardino chiuso, fonte sigillata, pozzo d'acqua viva, paradiso con i frutti dei suoi alberi 140, e che ha anche ricevuto le chiavi e il potere di sciogliere e legare 141. E chi disprezza questa casa, che rimprovera e corregge: Sia per te - ha detto il Signore - come un etnico e un pubblicano 142. Di questa casa è detto: Signore, ho amato la bellezza della tua casa, il luogo in cui abita la tua gloria 143; e: Egli fa abitare nella casa quanti hanno un unico sentimento 144; e: Ho gioito quando dissero: andremo nella casa del Signore 145; e: Beati quanti abitano la tua casa: ti loderanno nei secoli dei secoli 146; e innumerevoli passi simili. Questa casa è detta anche grano che porta frutto con pazienza, o il trenta o il sessanta o il cento per uno 147. Questa casa è significata nei vasi d'oro e di argento 148, di pietre preziose e di legni immarcescibili. A questa casa è detto: Sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace 149, e: Santo è il tempio di Dio che siete voi 150. Essa è certamente formata dai fedeli buoni e dai santi servi di Dio, dispersi dappertutto, ma legati, per l'unione degli spiriti, nella stessa comunione dei sacramenti; sia che si conoscano di vista e sia che non si conoscano. Gli altri invece sono nella casa, non però in modo di appartenere all'organismo della casa e alla società della giustizia fruttuosa e pacifica 151, ma nel modo in cui si dice che la paglia sta in mezzo al frumento. In effetti, non possiamo negare che anche essi sono nella casa, se l'Apostolo dice: In una grande casa non vi sono solo vasi d'oro e di argento, ma anche di legno e di coccio. E alcuni servono per usi nobili, altri, invece, per usi spregevoli 152. Di questo incalcolabile numero, fa parte non solo la folla che sta dentro, che opprime il cuore dei santi, che sono pochi in confronto alla grande moltitudine; ma anche quelli che hanno rotte le reti, cioè le eresie e gli scismi, si trovano tra coloro che vanno considerati più fuori che dentro la casa, e dei quali è detto: Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri 153. Sono infatti più separati quanti, lo sono anche col corpo, di quanti stando all'interno, vivono in modo carnale e animale, e sono separati spiritualmente.
Quelli che appartengono alla Chiesa.
52. 100. Ora, di queste categorie di uomini, sono primi quelli che stanno nella casa di Dio, sì da essere essi stessi casa di Dio, o che siano già spirituali o che, essendo ancora bambini, si nutrano di latte 154, ma, con il cuore proteso, progrediscono verso la maturità spirituale. Nessuno dubita che essi abbiano utilmente il battesimo e lo trasmettano utilmente ai loro imitatori. Quanto ai finti, che lo Spirito Santo fugge 155, anche se i buoni, per quanto è in loro, lo trasmettano ad essi utilmente, costoro tuttavia, lo ricevono inutilmente, perché non imitano quelli mediante i quali lo ricevono. Quelli poi che sono nella grande casa, ma come vasi spregevoli 156, hanno inutilmente il battesimo e lo trasmettono inutilmente ai loro imitatori. Mentre lo ricevono utilmente da loro, coloro che, con il cuore e con la vita, sono uniti non ad essi, ma alla santa casa. Coloro, invece, che sono più separati, e che non sono tanto nella casa quanto dalla casa né lo hanno utilmente, né da loro lo si riceve utilmente, salvo nel caso di urgente necessità e sempre che il cuore di chi lo riceve non si separi dal vincolo dell'unità. Tuttavia lo hanno, benché inutilmente, e da essi lo si riceve, anche se è inutile a chi lo riceve. Perché diventi utile, occorre allontanarsi dall'eresia e dallo scisma, ed unirsi alla vera casa. Ma questo, debbono farlo non solo gli eretici e gli scismatici, ma anche quelli che sono nella casa, per la comunione dei sacramenti, in modo tale da esserne fuori per la diversità della loro condotta. Così, infatti, anche a loro incomincia ad essere utile, il sacramento che, diversamente, è inutile.
Alcune difficoltà.
53. 101. Si suole anche discutere se bisogna accettare il battesimo da chi non lo ha mai ricevuto, ma che, curiosando, ha imparato a darlo, e se non conti nulla l'animo di colui che lo riceve: se egli lo fa con finzione o senza finzione. Se lo fa con finzione, quanto conta che lo faccia per inganno, nella Chiesa o in quella che si ritiene Chiesa, o per scherzo, come in una commedia; e che cosa sia più criminoso, riceverlo nella Chiesa con inganno o nell'eresia o nello scisma senza inganno, cioè, con l'animo non finto; e infine, se chi lo riceve nell'eresia con inganno o nella commedia con fede, possa essere colpito, durante la celebrazione, da un sentimento di pietà. Se confrontiamo quest'ultimo a colui che lo riceve nella stessa Cattolica con inganno, è sorprendente che si esiti su chi sia da preferire. Io infatti non vedo che cosa giovi l'animo di chi dà il battesimo con sincerità, a chi lo riceve con inganno. Ma supponiamo che uno lo dia anche con inganno: visto che chi lo trasmette e chi lo riceve agiscono falsamente nella stessa unità Cattolica, si vuol sapere se è meglio accettare questo battesimo o quello che si dà in una commedia; se esista uno che, colto da improvvisa commozione, lo riceva con fede, o se, relativamente alle persone, ci sia grande differenza tra un credente nella commedia e un burlone nella Chiesa, ma questo non riguarda affatto l'integrità del sacramento. Se infatti, nella stessa Cattolica non importa niente, per l'integrità del sacramento, che alcuni lo amministrino con inganno o con sincerità, poiché tutti amministrano lo stesso sacramento, non vedo perché debba importare fuori, quando colui che lo riceve, non indossa il pallio della finzione, ma si rinnova con la religione. Oppure contano di più, per la stabilità del sacramento, le persone sincere tra le quali viene celebrato, che le persone false che agiscono per annullarlo, e dalle quali e sulle quali esso si celebra? Eppure, se in seguito si scopre la finzione, il battesimo non si ripete ma, o si punisce la finzione con la scomunica, o si guarisce con la penitenza.
Risposte alle difficoltà.
53. 102. Ma è più sicuro, per noi, non avventurarci, con una certa temerarietà di giudizio, in questioni che non sono state affrontate in nessun concilio cattolico regionale, e né portate a termine in nessun concilio plenario, ma limitarci a dichiarare, con la fiducia di una voce sicura, ciò che è stato consolidato dal consenso della Chiesa universale, governata dal nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Tuttavia, se io mi fossi trovato nel concilio, dove si discutevano queste questioni, e non fossi stato preceduto da coloro di cui preferivo seguire i pareri, e uno mi avesse sollecitato a dire la mia opinione, non avrei assolutamente esitato, sempre che fossi stato animato dagli stessi sentimenti che provo mentre scrivo questo libro, a dire che hanno il battesimo quanti, ovunque e da chiunque lo avessero ricevuto senza finzione e con una certa fede, purché consacrato dalle parole del Vangelo; anche se avrei detto che esso non avrebbe giovato loro alla salvezza dello spirito, se mancavano della carità, con la quale si univano alla Chiesa cattolica. Se io avessi una fede da trasportare le montagne - ha detto Paolo - ma non avessi la carità, non sono niente 157. Come già nelle decisioni dei nostri antenati, io non dubito che il battesimo lo hanno anche quelli che, se anche lo ricevono con inganno, però lo ricevono nella Chiesa o dove credono che sia la Chiesa, nella cui assemblea esso si riceve e dei quali è stato detto: Sono usciti da noi 158. Ma nel caso non vi fosse una società di quelli che credono questo, e né lo credesse colui che ve lo riceve, ma facesse tutto per gioco, per simulazione e per scherzo, allora, per sapere se va riconosciuto un battesimo dato in questo modo, ritengo che bisogna implorare con preghiera unanime e con intensi gemiti, durante l'umile preghiera, il giudizio di Dio, per mezzo dell'oracolo di qualche rivelazione; così che io resto in umile attesa di quanti parleranno dopo di me, per vedere se portano qualche idea che hanno già esplorata e conosciuta. A maggior ragione, dunque, ora, senza pregiudicare una ricerca più accurata o l'intervento di una autorità più grande, si deve accettare questo che ho detto!
Conclusione dell'opera.
54. 103. Ma è ormai tempo, io credo, di portare a buon fine anche questi libri sulla questione del battesimo, dove il Signore Dio nostro ci ha mostrato, mediante il pacifico vescovo Cipriano e i suoi sostenitori, quanto si debba amare l'unità cattolica, tanto che essi, in ciò che pensavano diversamente, in attesa che Dio li illuminasse 159 anche su questo, preferirono tollerare i sostenitori dell'idea contraria, anziché separarsi da loro con uno scisma nefando: e così si tappa la bocca ai Donatisti, anche se non dicessimo niente dei Massimianisti. Se infatti, nell'unità, i cattivi contaminano i buoni, Cipriano neppure troverebbe più nessuna Chiesa a cui aggregarsi. Se invece, nell'unità, i cattivi non macchiano i buoni, il sacrilego donatista non può addurre nessun motivo per il suo scisma. Quanto al battesimo poi, se lo hanno e lo trasmettono molti di coloro che compiono quelle opere della carne, i cui autori non possederanno il regno dei cieli 160, allora lo hanno e lo trasmettono anche gli eretici, che sono annoverati tra queste opere: essi infatti, andandosene, non lo hanno perso e, restando fuori, hanno potuto trasmetterlo; ma gli eretici lo trasmettono agli eretici senza frutto e tanto inutilmente, quanto tutti gli altri peccatori, che sono simili a loro in quanto non possederanno il regno di Dio. E come negli altri peccatori, quando si correggono, non incomincia ad esserci un battesimo che non c'era, ma comincia a portare frutto quello che c'era, altrettanto è negli eretici. Di conseguenza, Cipriano e i suoi sostenitori non poterono imporre il loro pensiero alla Chiesa cattolica, che essi non vollero lacerare. Per il fatto che essi pensarono in modo diverso non ci spaventiamo, perché con loro veneriamo anche Pietro; per il fatto che non si separarono dall'unità ci rallegriamo, perché siamo edificati con loro sulla pietra 161.
1 - Cf. Ef 3, 17.
2 - Cf. Sap. 9, 15.
3 - Cf. Gal 2, 11-14.
4 - CYPR., Sentent. episc. 38.
5 - CYPR., Sentent. episc., praef.
6 - CYPR., Sentent. episc. 38.
7 - CYPR., Sentent. episc. 39.
8 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.
9 - CYPR., Sentent. episc. 40.
10 - CYPR., Sentent. episc. praef.
11 - Cf. 1 Tm 5, 22.
12 - CYPR., Sentent. episc. 41.
13 - Cf. CYPR., Sentent. episc., praef.
14 - Cf. CYPR., De lapsis 6.
15 - Cf. 1 Tm 5, 22.
16 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.
17 - Mt 6, 15.
18 - CYPR., Sentent. episc. 42
19 - Gn 1, 4.
20 - CYPR., Sentent. episc. 43.
21 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.
22 - 1 Re 18, 21.
23 - CYPR., Sentent. episc. 44.
24 - Cf. Mt 7, 26.
25 - CYPR., Sentent. episc. 45.
26 - CYPR., Sentent. episc. 46.
27 - Cf. Ef 4, 5.
28 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.
29 - Cf. Ef 5, 27.
30 - Rm 3, 3-4.
31 - CYPR., Sentent. episc. 47.
32 - Cf. 1 Cor 3, 16.
33 - 2 Cor 6, 16.
34 - Cf. Ef 5, 5.
35 - Cf. CYPR., Ep. 55, 27, 1.
36 - CYPR., Sentent. episc. 48.
37 - Cf. Mt 18, 18.
38 - Cf. 1 Gv 3, 15.
39 - Gv 20, 23.
40 - Cf. Fil 1, 15.
41 - Cf. CYPR., De lapsis 6 e Ep. 11, 1.
42 - CYPR., Sentent. episc. 49.
43 - Cf. Mt 25, 14.
44 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.
45 - Cf. 1 Cor 15, 33.
46 - 1 Cor 15, 32.
47 - 2 Cor 11, 3.
48 - Cf. Is 61, 10.
49 - CYPR., Sentent. episc. 50.
50 - Cf. Fil 1, 15.
51 - Cf. CYPR., De lapsis 6.
52 - Gv 1, 33.
53 - CYPR., Sentent. episc. 51.
54 - Cf. 1 Gv 2, 22.
55 - Sal 49, 16.
56 - Sal 49, 18.
57 - Cf. CYPR., De lapsis 6.
58 - Mt 7, 23.
59 - CYPR., Sentent. episc. 52.
60 - Cf. CYPR., Ep. 74, 7.
61 - CYPR., Sentent. episc., praef.
62 - CYPR., Sentent. episc. 53.
63 - Cf. CYPR., Sentent. episc., praef.
64 - Cf. Mt 13, 29.
65 - CYPR., Sentent. episc. 54.
66 - CYPR., Sentent. episc. 55.
67 - Cf. Ef 4, 4-5.
68 - CYPR., Sentent. episc. 56.
69 - Cf. Gal 2, 11-14. 70.
70 - CYPR., Sentent. episc. 57.
71 - Cf. Gv 3, 27.
72 - CYPR., Sentent. episc. 58.
73 - CYPR., Sentent. episc. 59.
74 - Cf. Fil 3, 15.
75 - CYPR., Sentent. episc. 60.
76 - CYPR., Sentent. episc. 61.
77 - CYPR., Sentent. episc. praef.
78 - CYPR., Ep. 73, 23, 1.
79 - CYPR., Sentent. episc. 62.
80 - Gv 9, 31.
81 - Cf. CYPR., De lapsis 6.
82 - CYPR., Sentent. episc. 63.
83 - CYPR., Sentent. episc. 64.
84 - Cf. 1 Gv 3, 15.
85 - CYPR., Sentent. episc. 65.
86 - CYPR., Sentent. episc. 66.
87 - Cf. Mt 6, 24.
88 - CYPR., Sentent. episc. 67.
89 - CYPR., Sentent. episc. 68.
90 - Cf. Ef 4, 4-5.
91 - CYPR., Sentent. episc. 69.
92 - CYPR., Sentent. episc. 70.
93 - CYPR., Sentent. episc. 71.
94 - CYPR., Sentent. episc. 72.
95 - CYPR., Sentent. episc. 73.
96 - Cf. Ef 4, 4-5.
97 - Cf. Mt 7, 26.
98 - CYPR., Sentent. episc. 74.
99 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.
100 - CYPR., Sentent. episc. 75.
101 - Cf. 2 Cor 2, 15.
102 - Cf. Mc 9, 38.
103 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.
104 - CYPR., Sentent. episc. 76.
105 - CYPR., Sentent. episc. 77.
106 - CYPR., Sentent. episc. 78.
107 - CYPR., Sentent. episc. 79.
108 - Cf. Mt 16, 18-19.
109 - CYPR., Sentent. episc. 80.
110 - Cf. Is 29, 13.
111 - CYPR., Sentent. episc. 81.
112 - 2 Gv 10-11.
113 - 2 Gv 10.
114 - Cf. 1 Tm 1, 5.
115 - Cf. Os 2.
116 - 1 Cor 5, 11.
117 - CYPR., Sentent. episc. 82.
118 - Cf. Mt 15, 14.
119 - Cf 1 Gv 2, 9.
120 - CYPR., Sentent. episc. 83-85
121 - Cf. 1 Cor 5, 3.
122 - Cf. CYPR., Sentent. episc., praef.
123 - CYPR., Sentent. episc. 86.
124 - CYPR., Sentent. episc. 87.
125 - Cf. Mt 5, 25.
126 - Cf. 1 Gv 2, 22.
127 - Cf. Ct 4, 12
128 - CYPR., Ep. 69, 5, 1.
129 - Cf. CYPR., Ep. 73, 14.
130 - Cf. Fil 1, 15-17.
131 - Sal 67, 7.
132 - Cf. Gv 6, 52.
133 - Cf. Mt 26, 26-29.
134 - CYPR., Ep. 69, 5, 1-2.
135 - Cf. Sal 25, 8.
136 - Fil 1, 18.
137 - Cf. Mt 16, 18.
138 - Cf. Ct 6, 8.
139 - Cf. Ef 5, 27.
140 - Cf. Ct 4, 12-13.
141 - Cf. Mt 16, 19.
142 - Mt 18, 17.
143 - Sal 25, 8.
144 - Sal 67, 7.
145 - Sal 121, 1.
146 - Sal 83, 5.
147 - Cf. Mt 13, 23; Lc 8, 15.
148 - Cf. 2 Tm 2, 20.
149 - Ef 4, 2-3.
150 - 1 Cor 3, 17.
151 - Cf. 2 Cor 9, 10.
152 - 2 Tm 2, 20.
153 - 1 Gv 2, 19.
154 - Cf. 1 Cor 3, 2.
155 - Cf. Sap 1, 5.
156 - 2 Tm 2, 20.
157 - 1 Cor 13, 2.
158 - 1 Gv 2, 19.
159 - Cf.Fil 3, 15.
160 - Cf. Gal 5, 19-21.
161 - Cf. Mt 7, 24.
Un bidente prodigioso
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaL’anno 1875, per animare i suoi a celebrare il mese di Maria
Ausiliatrice con grande impegno, Don Bosco espose loro un sogno che
suscitò profonda e durevole emozione. Lo annunciò la sera del 30 aprile e
lo narrò la sera del 4 maggio, appagando una aspettativa fattasi di
giorno in giorno più fervida e ansiosa. Noi lo riassumiamo servendoci,
al solito, delle parole stesse di Don Bosco.
«Appena coricato, presi sonno e mi sembrò di trovarmi in una estesissima
valle: di qua e di là vi era un’alta collina. In fondo alla valle da
una parte splendeva una luce chiara, dall’altra parte l’orizzonte era
semioscuro.
Mentre contemplavo quella pianura, vidi venire verso di me Buzzetti e
Gastini [ fedeli collaboratori della prima ora], i quali mi dissero:
— Don Bosco, monti a cavallo.
E io:
— Non voglio andare a cavallo; sono andato una volta e sono caduto.
Buzzetti e Gastini insistettero:
— Monti a cavallo e presto, che non abbiamo tempo da perdere.
— Ma dove si trova questo cavallo? Io qui non vedo nessun cavallo.
— Eccolo là — gridò Gastini.
Mi voltai da quella parte e vidi un bellissimo e brioso cavallo:
aveva alte e grosse le gambe, folta la criniera e lucentissimo il pelo.
— Ebbene — risposi — poiché volete che io monti a cavallo, monterò; ma
se mi rompo il collo, tu Buzzetti dovrai mettermelo a posto!
Ci avvicinammo al cavallo. Salii sulla groppa con molta fatica, mentre
essi mi aiutavano. Finalmente eccomi in arcione. Come mi sembrò alto
allora quel cavallo! Mi pareva di essere sopra un poggio elevato, dal
quale io dominavo tutta la valle.
Ed ecco che il cavallo si mette in moto. Dopo un buon cammino si fermò.
Allora vidi venire verso di me tutti i preti dell’Oratorio con molti
chierici, i quali circondarono il mio cavallo. Tra di essi vidi Don Rua,
Don Cagliero, Don Bologna. Avevano tutti un aspetto malinconico che
indicava forte turbamento. Volli sapere che cosa stava succedendo; uno
mi porse una tromba, dicendomi di soffiarvi dentro. Vi soffiai e ne uscì
questa voce: “Siamo nel paese della prova”.
Allora si vide discendere dalla collina una quantità di giovani, tale
che credo fossero un venti e più mila. Tutti, armati di una forca, si
avanzavano in silenzio e a grandi passi verso la valle. Fra questi vidi
tutti i giovani dell’Oratorio e degli altri collegi e moltissimi che io
non conoscevo. In quel mentre da una parte della valle cominciò a
oscurarsi il cielo per modo tale che pareva notte, e comparve un immenso
numero di animali, che sembravano leoni e tigri. Con gli occhi rossi,
quasi fuori delle occhiaie, si lanciarono contro i giovani, i quali si
difendevano disperatamente con la forca a due punte, alzandola e
abbassandola secondo l’assalto delle fiere. I mostri mordevano i ferri
della forca, si rompevano i denti e sparivano. C’erano dei giovani che
avevano la forca con una sola punta, e rimanevano feriti; altri
l’avevano col manico rotto, altri col manico tarlato; c’erano anche dei
presuntuosi che si getta vano contro quegli animali senz’arma e
rimanevano vittime; non pochi rimasero uccisi.
Intanto il mio cavallo fu circondato da numerosi serpenti; ma con salti e
calci, a destra e a sinistra, li schiacciava e li allontana va, mentre
andava sempre crescendo, fino a raggiungere una grande altezza.
Ho domandato a Uno che cosa significassero quelle forche a due punte. Mi
si portò una forca e vidi scritto sopra una delle due punte:
Confessione, e sopra l’altra: Comunione.
— Ma che cosa significano quelle due punte?
— Soffi nella tromba.
Soffiai e ne uscì questa voce: “Confessione e Comunione ben fatte”.
Soffiai di nuovo e ne uscì questa voce: “Manico rotto: Confessioni e Comunioni malfatte; manico tarlato: Confessioni difettose”.
Finito questo primo assalto, feci a cavallo un giro per il campo di
battaglia e vidi molti feriti e molti morti. Alcuni giacevano a terra
strangolati, col collo gonfio in modo deforme, altri con la faccia
deformata in modo orribile; altri morti di fame, sebbene avessero lì
vicino un piatto di bei confetti. Quelli strangolati sono quelli che
avendo avuto fin da piccoli la disgrazia di commettere qualche peccato,
non se ne confessarono mai; quelli deformi nella faccia erano i golosi;
quelli morti di fame, coloro che vanno a con fessarsi, ma non mettono in
pratica gli avvisi del confessore.
Vicino a ciascuno di quelli che avevano il manico tarlato stava scritta
una parola. Chi aveva scritto: superbia; chi: accidia; chi:
impurità ecc. Ho anche notato che i giovani, mentre camminavano,
passavano sopra uno strato di rose e ne godevano, ma fatti pochi passi,
mandavano un grido e cadevano morti o rimanevano feriti, poiché sotto le
rose c’erano le spine. Altri però, calpestando quelle rose con
coraggio, vi camminavano sopra animandosi a vicenda e rimanevano
vincitori.
Ma di nuovo si oscurò il cielo e in un momento apparvero quegli animali e
mostri più numerosi di prima, e anche il mio cavallo ne fu circondato. I
mostri crebbero a dismisura, in modo che anch’io cominciai ad avere
paura, e mi sembrava già di essere graffiato dalle loro zampe. Sennonché
si portò anche a me una forca; presi anch’io a combattere e quei mostri
furono messi in fuga.
Allora soffiai nella tromba e rimbombò per la valle questa voce: “Vittoria! Vittoria!”.
— Ma come — dissi io — abbiamo riportato vittoria? Eppure vi sono tanti feriti e anche morti!
Allora, soffiando nella tromba, si sentì questa voce: “Tempo ai vinti”.
Quindi il cielo si rasserenò e comparve un arcobaleno di una bel lezza
indescrivibile. Era così largo che sembrava si appoggiasse a Superga e,
facendo un arco, andasse a poggiare sul Moncenisio. I vincitori
portavano corone così brillanti che era una meraviglia a vederli; la
loro faccia risplendeva di una bellezza incantevole. In mezzo
all’arcobaleno si vedeva una specie di orchestra affollata di gente
piena di giubilo. Una nobilissima Signora vestita regalmente si fece
alla sponda di quell’orchestra gridando:
— Figli miei, venite; ricoveratevi sotto il mio manto.
In quel momento si distese un larghissimo manto e tutti i giovani
presero a corrervi sotto: alcuni volavano e avevano scritto sulla
fronte: innocenza; altri camminavano a piedi, altri si trascinavano;
anch’io mi misi a correre, e mentre correvo, mi svegliai».
Due giorni dopo Don Bosco volle appagare la legittima curiosità del suo
vivace uditorio e disse: «Quella valle, quel paese della prova è questo
mondo; quei serpenti i demoni; quei mostri le cattive tentazioni; il
cavallo è la confidenza in Dio; quelli che passavano sulle rose e
cadevano morti sono quelli che si danno ai piaceri mondani; quelli che
calpestavano le rose sono quelli che disprezzano i piaceri del mondo e
riescono vincitori; quelli che volavano sotto il manto sono gli
innocenti.
Quelli tra di voi che desiderano sapere se fossero o no vincitori, se
fossero tra i morti o i feriti, vengano da me e poco per volta li
accontenterò».
Qualche giorno dopo, Don Giulio Barberis [ catechista Generale della
Congregazione], portò il discorso sul sogno per saperne di più. Don
Bosco si limitò a rispondere tutto serio: « C’è ben qualche cosa più che
un sogno! ».
Così si spiega quanto afferma il suo segretario Don G. Berto:
«Anch’io volli domandare la parte mia; ne ebbi risposta così precisa,
che piansi e dissi: “Se fosse venuto un angelo dal cielo, non poteva
colpire meglio nel segno”».
16-17 Agosto 28, 1923 Non basta possedere, ma coltivare e custodire ciò che si possiede.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Mi sentivo sommamente afflitta per la privazione del mio dolce Gesù, per quanto lo chiamavo e pregavo non si benignava di far ritorno alla sua piccola esiliata quaggiù. Ahi! come è duro il mio esilio, il mio povero cuore agonizzava per la pena che sentiva, ché Colui che forma la sua vita era lontano da me; ma mentre sospiravo il suo ritorno, è venuto il confessore, e Gesù, proprio allora, dopo tanto aspettare si è mosso nel mio interno, stringendomi forte il cuore si faceva vedere. Ed io a Lui:
(2) “Mio Gesù, non potevate venire prima? Adesso devo ubbidire; se a Te piace verrai quando ti riceverò nel Santissimo Sacramento, allora resteremo soli un’altra volta e saremo liberi di poterci stare insieme”.
(3) E Gesù, con un aspetto dignitoso e noncurante mi ha detto:
(4) “Figlia mia, vuoi tu che distrugga l’ordine della mia sapienza, e che tolga quella potestà data alla mia Chiesa? ”.
(5) E mentre ciò diceva mi faceva parte delle sue pene. Onde dopo gli ho detto:
(6) “Ma dimmi amor mio, perché non vieni? E mi fai tanto aspettare quasi da farmi perdere la speranza del tuo ritorno, ed il mio povero cuore per la pena si dibatte tra la vita e la morte? ”.
(7) E Gesù tutto bontà: “Figlia mia, avendo messo in te la proprietà del mio Volere, voglio che non solo sia posseduto da te, ma che lo sappia bene conservare, coltivare, allargare, in modo da moltiplicarlo; sicché le pene, le mortificazioni, la vigilanza, la pazienza, e anche la mia stessa privazione, servono ad allargare e custodire i confini della mia Volontà nell’anima tua. Non basta il possedere, ma saper possedere; che giova all’uomo possedere un podere, se non si prende la cura di seminarlo, coltivarlo, custodirlo, per poi raccogliere i frutti delle sue fatiche? Se non lavora il suo terreno, ad onta che possiede si può dire che non ha di che sfamarsi, sicché non è il possedere che rende ricco e felice l’uomo, ma il sapere ben coltivare ciò che possiede. Così sono le mie grazie, i miei doni, specie la mia Volontà che qual Regina ho messo in te, vuole da te il cibo, vuole il lavorio delle tue pene, dei tuoi atti, vuole che in ogni cosa, la tua volontà tutta sottomessa alla sua, le dia gli onori ed il corteggio che come a Regina si conviene; ed Essa in ogni cosa che farai e soffrirai, terrà pronto il cibo da imboccare all’anima tua. E così tu da una parte, e la mia Volontà dall’altra, allargherete i confini della mia Suprema Volontà in te”.