Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

La Vergine Maria, dopo che il figlio suo Gesù fu deposto nel sepolcro, mai se ne allontanò, ma restò sempre lì a vegliare in lacrime, finché per prima lo vide risorgere: per questo i fedeli festeggiano in suo onore il giorno di sabato. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 27° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 9

1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi".6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.

7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti",8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti".9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo.

10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida.11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta".13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente".14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta".15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla.17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?".19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto".20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio".21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.

22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno".

23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.

27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva.34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura.35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo".36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro.38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho.39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito.40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio".42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre.43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.

Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini".45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.

46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".

49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci".50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che 'scenda un fuoco dal cielo e li consumi'?".55Ma Gesù si voltò e li rimproverò.56E si avviarono verso un altro villaggio.

57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada".58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre".60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa".62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".


Primo libro dei Re 22

1Trascorsero tre anni senza guerra fra Aram e Israele.2Nel terzo anno Giòsafat re di Giuda fece visita al re di Israele.3Ora il re di Israele aveva detto ai suoi ufficiali: "Non sapete che Ramot di Gàlaad è nostra? Eppure noi ce ne stiamo inerti, senza riprenderla dalle mani di Aram".4Disse a Giòsafat: "Verresti con me a combattere per Ramot di Gàlaad?". Giòsafat rispose al re di Israele: "Conta su di me come su te stesso, sul mio popolo come sul tuo, sui miei cavalli come sui tuoi".
5Giòsafat disse al re di Israele: "Consulta oggi stesso la parola del Signore".6Il re di Israele radunò i profeti, in numero di circa quattrocento, e domandò loro: "Devo muovere contro Ramot di Gàlaad oppure devo rinunziarvi?". Risposero: "Attaccala; il Signore la metterà nelle mani del re".7Giòsafat disse: "Non c'è più nessun altro profeta del Signore da consultare?".8Il re di Israele rispose a Giòsafat: "Ci sarebbe ancora un uomo, attraverso il quale si potrebbe consultare il Signore, ma io lo detesto perché non mi predice altro che male, mai qualcosa di buono. Si tratta di Michea, figlio di Imla". Giòsafat disse: "Il re non parli così!".9Il re di Israele, chiamato un eunuco, gli ordinò: "Convoca subito Michea, figlio di Imla".
10Il re di Israele e Giòsafat re di Giuda sedevano ognuno sul suo trono, vestiti dei loro mantelli, nell'aia di fronte alla porta di Samaria; tutti i profeti predicevano davanti a loro.11Sedecìa, figlio di Chenaana, che si era fatte corna di ferro, affermava: "Dice il Signore: Con queste cozzerai contro gli Aramei fino al loro sterminio".12Tutti i profeti predicevano allo stesso modo: "Assali Ramot di Gàlaad, riuscirai. Il Signore la metterà nelle mani del re".
13Il messaggero, che era andato a chiamare Michea, gli disse: "Ecco, le parole dei profeti sono concordi nel predire il successo del re; ora la tua parola sia identica alla loro; preannunzia il successo".14Michea rispose: "Per la vita del Signore, comunicherò quanto il Signore mi dirà".15Si presentò al re che gli domandò: "Michea, dobbiamo muovere contro Ramot di Gàlaad oppure dobbiamo rinunziarvi?". Gli rispose: "Attaccala, riuscirai; il Signore la metterà nelle mani del re".16Il re gli disse: "Quante volte ti devo scongiurare di non dirmi se non la verità nel nome del Signore?".17Quegli disse:

"Vedo tutti gli Israeliti
vagare sui monti
come pecore senza pastore.
Il Signore dice: Non hanno padroni; ognuno torni a casa in pace".

18Il re di Israele disse a Giòsafat: "Non te l'avevo forse detto che non mi avrebbe profetizzato nulla di buono, ma solo il male?".19Michea disse: "Per questo, ascolta la parola del Signore. Io ho visto il Signore seduto sul trono; tutto l'esercito del cielo gli stava intorno, a destra e a sinistra.20Il Signore ha domandato: Chi ingannerà Acab perché muova contro Ramot di Gàlaad e vi perisca? Chi ha risposto in un modo e chi in un altro.21Si è fatto avanti uno spirito che - postosi davanti al Signore - ha detto: Lo ingannerò io. Il Signore gli ha domandato: Come?22Ha risposto: Andrò e diventerò spirito di menzogna sulla bocca di tutti i suoi profeti. Quegli ha detto: Lo ingannerai senz'altro; ci riuscirai; va' e fa' così.23Ecco, dunque, il Signore ha messo uno spirito di menzogna sulla bocca di tutti questi tuoi profeti; ma il Signore a tuo riguardo preannunzia una sciagura".
24Allora Sedecìa, figlio di Chenaana, si avvicinò e percosse Michea sulla guancia dicendo: "Per quale via lo spirito del Signore è passato quando è uscito da me per parlare a te?".25Michea rispose: "Ecco, lo vedrai quando passerai di stanza in stanza per nasconderti".26Il re di Israele disse: "Prendi Michea e conducilo da Amon governatore della città e da Ioas figlio del re.27Dirai loro: Il re ordina: Mettetelo in prigione e mantenetelo con il minimo indispensabile di pane e di acqua finché tornerò sano e salvo".28Michea disse: "Se tornerai in pace, il Signore non ha parlato per mio mezzo".
29Il re di Israele marciò, insieme con Giòsafat re di Giuda, contro Ramot di Gàlaad.30Il re di Israele disse a Giòsafat: "Io per combattere mi travestirò: tu resta con i tuoi abiti". Il re di Israele si travestì ed entrò in battaglia.31Il re di Aram aveva ordinato ai capi dei suoi carri - erano trentadue -: "Non combattete contro nessuno, piccolo o grande, se non contro il re di Israele".32Appena videro Giòsafat, i capi dei carri dissero: "Certo, questi è il re di Israele". Si volsero contro di lui per investirlo. Giòsafat lanciò un grido33e allora i capi dei carri si accorsero che egli non era il re di Israele e si allontanarono da lui.
34Ma un uomo tese a caso l'arco e colpì il re di Israele fra le maglie dell'armatura e la corazza. Il re disse al suo cocchiere: "Gira, portami fuori della mischia, perché sono ferito".35La battaglia infuriò per tutto quel giorno; il re se ne stava sul suo carro di fronte agli Aramei. Alla sera morì; il sangue della sua ferita era colato sul fondo del carro.36Al tramonto un grido si diffuse per l'accampamento: "Ognuno alla sua città e ognuno alla sua tenda!37Il re è morto!". Lo portarono in Samaria e là lo seppellirono.38Il carro fu lavato nella piscina di Samaria dove si lavavano le prostitute e i cani leccarono il suo sangue, secondo la parola pronunziata dal Signore.
39Le altre gesta di Acab, tutte le sue azioni, la costruzione della casa d'avorio e delle città da lui erette, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.40Acab si addormentò con i suoi padri. Al suo posto divenne re suo figlio Acazia.
41Giòsafat figlio di Asa divenne re su Giuda l'anno quarto di Acab, re di Israele.42Quando divenne re, Giòsafat aveva trentacinque anni; regnò venticinque anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Azuba figlia di Silchi.43Imitò in tutto la condotta di Asa suo padre, senza deviazioni, facendo ciò che è giusto agli occhi del Signore.44Ma non scomparvero le alture; il popolo ancora sacrificava e offriva incenso sulle alture.45Giòsafat fu in pace con il re di Israele.
46Le altre gesta di Giòsafat, le prodezze compiute da lui e le sue guerre sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.47Egli spazzò via dalla regione il resto dei prostituti sacri, che esistevano al tempo di suo padre Asa.
48Allora non c'era re in Edom; lo sostituiva un governatore.49Giòsafat costruì navi di Tarsis per andare a cercare l'oro in Ofir; ma non ci andò, perché le navi si sfasciarono in Ezion-Gheber.50Allora Acazia, figlio di Acab, disse a Giòsafat: "I miei servi si uniscano ai tuoi per costituire gli equipaggi delle navi". Ma Giòsafat non accettò.
51Giòsafat si addormentò con i suoi padri, con i quali fu sepolto nella città di Davide suo antenato e al suo posto divenne re suo figlio Ioram.
52Acazia, figlio di Acab, divenne re d'Israele in Samaria nell'anno diciassette di Giòsafat, re di Giuda; regnò due anni su Israele.53Fece ciò che è male agli occhi del Signore; imitò la condotta di suo padre, quella di sua madre e quella di Geroboamo, figlio di Nebàt, che aveva fatto peccare Israele.54Venerò Baal e si prostrò davanti a lui irritando il Signore, Dio di Israele, proprio come aveva fatto suo padre.


Salmi 97

1Il Signore regna, esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
2Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sono la base del suo trono.
3Davanti a lui cammina il fuoco
e brucia tutt'intorno i suoi nemici.

4Le sue folgori rischiarano il mondo:
vede e sussulta la terra.
5I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
6I cieli annunziano la sua giustizia
e tutti i popoli contemplano la sua gloria.

7Siano confusi tutti gli adoratori di statue
e chi si gloria dei propri idoli.
Si prostrino a lui tutti gli dèi!
8Ascolta Sion e ne gioisce,
esultano le città di Giuda
per i tuoi giudizi, Signore.
9Perché tu sei, Signore,
l'Altissimo su tutta la terra,
tu sei eccelso sopra tutti gli dèi.

10Odiate il male, voi che amate il Signore:
lui che custodisce la vita dei suoi fedeli
li strapperà dalle mani degli empi.
11Una luce si è levata per il giusto,
gioia per i retti di cuore.
12Rallegratevi, giusti, nel Signore,
rendete grazie al suo santo nome.


Salmi 31

1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'

2In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
per la tua giustizia salvami.

3Porgi a me l'orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.

4Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi.
5Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.

6Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
7Tu detesti chi serve idoli falsi,
ma io ho fede nel Signore.
8Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria,
hai conosciuto le mie angosce;
9non mi hai consegnato nelle mani del nemico,
hai guidato al largo i miei passi.

10Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno;
per il pianto si struggono i miei occhi,
la mia anima e le mie viscere.
11Si consuma nel dolore la mia vita,
i miei anni passano nel gemito;
inaridisce per la pena il mio vigore,
si dissolvono tutte le mie ossa.

12Sono l'obbrobrio dei miei nemici,
il disgusto dei miei vicini,
l'orrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
13Sono caduto in oblio come un morto,
sono divenuto un rifiuto.
14Se odo la calunnia di molti, il terrore mi circonda;
quando insieme contro di me congiurano,
tramano di togliermi la vita.

15Ma io confido in te, Signore;
dico: "Tu sei il mio Dio,
16nelle tue mani sono i miei giorni".
Liberami dalla mano dei miei nemici,
dalla stretta dei miei persecutori:
17fa' splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvami per la tua misericordia.

18Signore, ch'io non resti confuso, perché ti ho invocato;
siano confusi gli empi, tacciano negli inferi.
19Fa' tacere le labbra di menzogna,
che dicono insolenze contro il giusto
con orgoglio e disprezzo.

20Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
ne ricolmi chi in te si rifugia
davanti agli occhi di tutti.
21Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini;
li metti al sicuro nella tua tenda,
lontano dalla rissa delle lingue.

22Benedetto il Signore,
che ha fatto per me meraviglie di grazia
in una fortezza inaccessibile.
23Io dicevo nel mio sgomento:
"Sono escluso dalla tua presenza".
Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera
quando a te gridavo aiuto.

24Amate il Signore, voi tutti suoi santi;
il Signore protegge i suoi fedeli
e ripaga oltre misura l'orgoglioso.
25Siate forti, riprendete coraggio,
o voi tutti che sperate nel Signore.


Ezechiele 1

1Il cinque del quarto mese dell'anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebàr, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine.2Il cinque del mese - era l'anno quinto della deportazione del re Ioiachìn -3la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele figlio di Buzì, nel paese dei Caldei, lungo il canale Chebàr. Qui fu sopra di lui la mano del Signore.

4Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente.5Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l'aspetto: avevano sembianza umana6e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali.7Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d'un vitello, splendenti come lucido bronzo.8Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali,9e queste ali erano unite l'una all'altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé.
10Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d'uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d'aquila.11Le loro ali erano spiegate verso l'alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo.12Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro.
13Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori.14Gli esseri andavano e venivano come un baleno.15Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro.
16Le ruote avevano l'aspetto e la struttura come di topazio e tutt'e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un'altra ruota.17Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi.18La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt'e quattro erano pieni di occhi tutt'intorno.19Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano.20Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.21Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.
22Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste,23e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l'una di contro all'altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo.24Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell'Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d'un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali.25Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste.
26Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane.27Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore28il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l'aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava.


Seconda lettera a Timoteo 1

1Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, per annunziare la promessa della vita in Cristo Gesù,2al diletto figlio Timòteo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro.
3Ringrazio Dio, che io servo con coscienza pura come i miei antenati, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, notte e giorno;4mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia.5Mi ricordo infatti della tua fede schietta, fede che fu prima nella tua nonna Lòide, poi in tua madre Eunìce e ora, ne sono certo, anche in te.

6Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani.7Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza.8Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio.9Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità,10ma è stata rivelata solo ora con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del vangelo,11del quale io sono stato costituito araldo, apostolo e maestro.
12È questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti a chi ho creduto e son convinto che egli è capace di conservare il mio deposito fino a quel giorno.13Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù.14Custodisci il buon deposito con l'aiuto dello Spirito santo che abita in noi.
15Tu sai che tutti quelli dell'Asia, tra i quali Fìgelo ed Ermègene, mi hanno abbandonato.16Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesìforo, perché egli mi ha più volte confortato e non s'è vergognato delle mie catene;17anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché mi ha trovato.18Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli ha reso in Èfeso, lo sai meglio di me.


Capitolo III: Dare umile ascolto alla parola di Dio, da molti non meditata a dovere

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1. Ascolta, figlio, le mie parole; parole dolcissime, più alte di tutta la dottrina dei filosofi e dei sapienti di questo mondo. "Le mie parole sono spirito e vita" (Gv 6,63), e non vanno valutate secondo l'umano sentire. Non si debbono convertire in vano compiacimento; ma si debbono ascoltare nel silenzio, accogliendole con tutta umiltà e con grande amore. E dissi: "Beato colui che sarà stato formato da te, o Signore, e da te istruito intorno alla legge, così che gli siano alleviati i giorni del dolore" ed egli non sia desolato su questa terra (Sal 93,12s). Io, dice il Signore, fin dall'inizio ammaestrai i profeti, e ancora non manco di parlare a tutti. Ma molti sono sordi e duri alla mia voce. Numerosi sono coloro che ascoltano più volentieri il mondo che Dio, e seguono più facilmente i desideri della carne che la volontà di Dio. Il mondo promette cose da poco e che durano ben poco; eppure ci si fa schiavi del mondo, con grande smania. Io prometto cose grandissime ed eterne; eppure il cuore degli uomini resta torbido. Chi mai mi obbedisce e mi serve con tanto zelo, come si serve al mondo a ai suoi padroni? "Arrossisci, o Signore, così dice il mare" (Is 23,4). E se vuoi sapere il perché, ascolta. Per uno scarso vantaggio si percorre un lungo cammino; ma. Per la vita eterna, molti a stento alzano da terra un piede. Si corre dietro ad un modesto guadagno; talora, per un soldo, si litiga vergognosamente; per una cosa da nulla e dietro una piccola speranza non si esita a faticare giorno e notte; ma - cosa spudorata - per un bene che non viene meno, per un premio inestimabile, per l'onore più grande e la gloria che non ha fine, si stenta a faticare anche un poco.

2. Arrossisci, dunque, servo pigro e lamentoso; ché certuni sono più pronti ad andare alla perdizione di quanto non sia pronto tu ad andare alla vita: trovano essi più gioia in cose false di quanta ne trovi tu nella verità. Eppure essi sono ben spesso traditi dalla loro speranza, mentre la mia promessa non delude nessuno, né lascia a mani vuote colui che confida in me. Quel che ho promesso, darò; quel che ho detto adempirò, purché uno sia rimasto costante, sino alla fine, nel mio amore. Io sono colui che compenserà tutti i buoni e metterà severamente alla prova tutte le persone devote. Scrivi le mie parole nel tuo cuore e meditale attentamente; ti saranno molto utili nell'ora della tentazione. Quello che non avrai capito alla prima lettura, lo comprenderai nel giorno in cui io verrò a te. Due sono i modi con i quali io visito i miei eletti; la tentazione e la consolazione. Due sono le lezioni che io do loro ogni giorno; una, rimproverando i loro vizi, l'altra, esortandoli a rafforzare le loro virtù. Colui che, avendo ricevuto "le mie parole, le disprezza, avrà chi lo giudica". Nell'ultimo giorno (Gv 12,48).

Preghiera per chiedere la grazia della devozione.

3. Signore mio Dio, tu sei tutto il mio bene. E io, chi sono per osare di rivolgermi a te? Sono il tuo miserabile piccolo servo, un abietto vermiciattolo, molto più misero e disprezzabile di quanto io stesso non capisca e non osi confessare. Tuttavia, Signore, ricordati di me, che sono un nulla, nulla ho e nulla valgo. Tu solo sei buono, giusto e santo; tutto puoi e ogni cosa viene da te; tutto tu colmi, soltanto il peccatore tu lasci a mani vuote. Ricordati della tua misericordia (Sal 24,6) e riempi il mio cuore con la tua grazia; tu, che non permetti che resti vana la tua opera. Come potrò sopportare me stesso, in questa misera vita, se tu non mi conforterai con la tua pietà e con la grazia? Non distogliere da me la tua faccia, non tardare con la tua visita, non farmi mancare la tua grazia, affinché l'anima mia non divenga per te come una terra arida (Sal 142,6). Signore, insegnami a fare la tua volontà (Sal 142,10); insegnami a stare degnamente e umilmente accanto a te. Tutto tu sai di me, poiché mi conosci nell'intimo; anzi mi conoscevi prima che il mondo esistesse, prima che io fossi nato.


LETTERA 80: Agostino risponde in fretta ma prega l'amico Paolino di rispondergli più chiaramente come si può conoscere la volontà di Dio in certe circostanze particolari.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta verso la fine del 404.

Agostino risponde in fretta (n. 1) ma prega l'amico Paolino di rispondergli più chiaramente come si può conoscere la volontà di Dio in certe circostanze particolari (n. 2-3).

AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A PAOLINO E TERASIA, FRATELLI SANTI E AMATI DA DIO, MERITATAMENTE VENERABILI E MOLTO DESIDERABILI

Risposta affrettata.

1. Poiché il carissimo fratello Celso mi chiese di rispondervi, mi affrettai a pagare il mio debito, ma lo feci davvero in fretta. Io infatti pensavo che si sarebbe trattenuto con noi ancora alcuni giorni quand'ecco, avendo trovata l'occasione d'imbarcarsi, m'annunciò, a sera già inoltrata, il suo proposito di partire all'alba del giorno seguente. Che avrei dovuto fare dal momento che non potevo trattenerlo? Quand'anche l'avessi potuto, non l'avrei dovuto fare per il motivo che aveva fretta di tornare in mezzo a voi, coi quali si trovava meglio. Mi sono messo quindi immediatamente a dettargli queste poche righe da spedirvi, pur confessando che sono però debitore verso di voi di una lettera più lunga, non appena sarò appagato di una parte di voi dopo il ritorno dei nostri venerabili fratelli e miei colleghi Teasio ed Evodio. Voi infatti, come spero, nel nome e con l'aiuto di Cristo, verrete a noi da un momento all'altro nel loro cuore e nelle loro labbra. Pochi giorni prima di scrivervi queste righe, avevo già consegnato una lettera per voi al nostro amato figlio Fortunaziano, prete della Chiesa di Tagaste, che stava per mettersi in mare alla volta di Roma. Vi rivolgo ora la mia solita preghiera, di fare per me quel che siete soliti fare: pregate cioè per me il Signore affinché volga il suo sguardo sulla mia pochezza e sulla mia pena e perdoni tutti i miei peccati 1.

Come conoscere la volontà di Dio nelle varie circostanze.

2. Ora, se lo permettete, desidero intrattenermi con voi per lettera su certi argomenti come potremmo discorrerne a viva voce, se io fossi alla vostra presenza. Si tratta della questioncella che vi avevo proposto qualche tempo fa. Tu l'hai risolta, come parlandone con me a tu per tu in dolci colloqui, con spirito veramente cristiano pieno di fede, ma troppo in fretta e troppo brevemente. Il tuo piacevole ragionamento avrebbe potuto soffermarsi un po' più diffusamente e con maggiori particolari sull'argomento. Dopo aver affermato che hai deciso di restare nella località ove ora dimori perché più confacente al tuo carattere, disposto però a preferire alla tua volontà quella del Signore, se gli piacesse di disporre diversamente nei tuoi riguardi, avresti dovuto spiegare più chiaramente in qual modo possiamo conoscere la volontà di Dio, che deve preferirsi alla nostra: se cioè solo nelle cose che dobbiamo sopportare di buon grado, poiché vi saremmo costretti anche nostro malgrado (in tal caso avviene bensì una cosa che non vorremmo, ma noi correggiamo la nostra volontà per conformarla a quella di chi non ci è lecito negare la preminenza né evitare la onnipotenza: così, per esempio, Pietro si lasciò legare e condurre da altri dove egli non avrebbe voluto; eppure ci andò lo stesso e si sottopose volontariamente a una morte crudele 2) oppure anche quando vi è possibilità di non cambiare proposito, quantunque si presenti una circostanza diversa, in cui appaia manifesta la volontà di Dio, che c'invita a mutare un proposito che non è per sé cattivo ed a cui potremmo anzi attenerci, se Dio non ci invitasse ad averne uno diverso? Così, per esempio, Abramo non era colpevole di allevare ed educare il figlio fino a quando potesse e per quanto dipendesse da lui, fino cioè alla fine della propria vita; ma avendo ricevuto all'improvviso l'ordine d'immolarlo, mutò la sua volontà precedente che, pur non essendo cattiva in se stessa, lo sarebbe però divenuta, se dopo il comando di Dio non l'avesse mutata 3. Non dubito pertanto che anche su ciò tu sarai dello stesso mio avviso.

Casi concreti di perplessità circa la volontà di Dio.

3. Il più delle volte però, che la volontà di Dio sia diversa dalla nostra, siamo costretti a riconoscerlo non da una voce del cielo né di un profeta né da una rivelazione avuta in sogno o in quel rapimento dello spirito che si chiama estasi, ma bensì dagli stessi avvenimenti che sopraggiungono. Tale, per esempio, il caso in cui, dopo aver stabilito di partire, si presentasse poi una faccenda che la ponderata riflessione sulla reale esigenza del nostro ufficio ci vietasse di abbandonare, oppure, dopo aver deciso di rimanere, ci venisse annunciato qualcosa per cui la medesima riflessione ci costringesse a partire. Ti prego di spiegarmi in modo più completo e più chiaro che cosa pensi di questa terza specie di motivi che ci obbligano a cambiare volontà. Spesso infatti si resta turbati e ci è difficile non tralasciare qualche faccenda che si sarebbe dovuta sbrigare a preferenza di altre, mentre non vorremmo cambiare il proposito che avevamo stabilito di mantenere, proposito in sé non cattivo, ma ormai cattivo perché si tralascia una faccenda sopraggiunta e che si deve sbrigare a preferenza di altre; se invece essa non fosse sopraggiunta, saremmo restati nel primo proposito non solo senza biasimo, ma anzi con lode. In simili casi però è difficile non prendere abbagli ed è allora soprattutto che sentiamo più vigorosa la voce del profeta: Chi mai conosce i suoi falli? 4 Ti prego quindi di mettermi a parte delle tue opinioni in proposito, facendomi sapere che cosa sei solito fare o troverai che si debba fare in simili casi.

 

1 - Sal 24, 18.

2 - Gv 21, 18-19.

3 - Gn 22, 2. 10.

4 - Sal 18, 13.


24 - Epilogo: lettera della venerabile scrittrice alle religiose del suo monastero, per dedicare loro la sua opera.

La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda

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Alle religiose del Monastero dell'Immacolata Concezione della città di Agreda, della provincia di Burgos, dell'Ordine del nostro Padre san Francesco, suor Maria di Gesù, loro indegna serva e abbadessa, in nome della sovrana regina Maria santissima concepita senza macchia di peccato originale.

792. Carissime figlie e sorelle mie, presenti e future in questo convento dell'Immacolata Concezione della nostra Regina, dal momento in cui la provvidenza del Signore mi pose nell'ufficio di abbadessa, che indegnamente esercito, mi sentii trafiggere da due dardi di dolore, che sino ad oggi mi angustiano. L'uno fu la paura di vedere messo nelle mie mani e sotto la mia responsabilità lo stato delle vostre anime, che contengono la parte più preziosa del sangue di Cristo, poiché siete state chiamate ed elette in virtù della sua crocifissione al più sublime grado di santità e purezza; un simile tesoro depositato in vasi fragili e affidato a un altro vaso ancora più debole, cioè alla più piccola, più tiepida e più negligente di tutte, mi provocò enorme stupore e infinita pena. L'altro, conseguente, fu questa preoccupazione: chi non sa custodire la propria vigna, come custodirà quella altrui? Chi trova il proprio conforto e il proprio rimedio nell'obbedire, come potrà perdere questo bene che conosce e iniziare a comandare ciò che non conosce? Spesso avete udito che il primo, più profumato e gustoso frutto della redenzione è la castità, e che con tali titoli onorifici la celebrava il nostro serafico Padre san Francesco. Quindi, se sua Maestà sparse per tutti e a vantaggio di tutti il sangue delle sue sacre vene, dobbiamo pensare che lo applicò in maniera particolare a noi religiose, e specialmente quello del suo cuore, poiché questo fu ferito dalla sua diletta come misteriosamente le disse, e sembra che colui che se lo lascia ferire offra il suo sangue con amore più grande. Per lo meno, reverendissime, apprendiamo tutte dalla dottrina cattolica, della quale ci nutre la Chiesa , che Gesù ci tratta da spose, con familiarità e tenerezza e concedendoci straordinari doni e favori, in quanto ha in noi le sue delizie e in noi trae il profitto della sua vita e dei suoi ammaestramenti nonché della sua passione e morte straziante. Di questa verità è piena la Scrittura e soprattutto il Cantico, come quotidianamente ascoltate.

793. Non vi parranno strane la mia afflizione e la mia sollecitudine se, giacché non volete esaminare la mia debolezza, esaminerete ciascuna la propria. Riconosciamo che siamo tutte plasmate allo stesso modo, donne vulnerabili, imperfette e ignoranti, e nessuna lo è più di chi dovrebbe esserlo meno, affinché ne temiamo il pericolo; però, quanto quello della superiora sia più grave di quello delle suddite, lo pondererete collocando su un piatto della bilancia la vostra tranquillità e sull'altro la mia tribolazione. Sono già trent'anni che ingiustamente e facendomi violenza rivesto tale incarico. Che sollievo posso avere sapendo che se riposo o sono assopita metto a repentaglio la ricchezza che mi è stata consegnata, mentre l'Altissimo, per dimostrare che è il custode d'Israele, ci assicura che non prende sonno?

794. È molto che Dio domandi a una creatura terrena di non dormire, ma chi tollererebbe che ci imponesse anche di non essere colte da torpore, se egli stesso non fosse la sentinella che ci protegge con vigilanza, la forza che ci dà vigore, la luce che ci guida, lo scudo che ci ripara e l'autore di tutte le nostre opere? Tante volte mi avete visto mesta, altre impaziente e sempre malcontenta in questo servizio, e vi confesso che con l'esperienza dei miei limiti sarei venuta meno se il Padre delle misericordie e della consolazione non mi avesse sostenuto. Al momento opportuno mi ha immancabilmente intimato di accettare il vostro governo e di essere docile ai miei superiori, promettendomi l'assistenza della sua grazia onnipotente, e per mia maggiore quiete e soddisfazione, senza che io avessi manifestato il suo ordine, li ha mossi ad obbligarmi con la loro autorità perché l'obbedienza mi garantisse il buon esito; così, ho sottomesso il mio giudizio al giogo impostomi, che siete tutte voi.

795. A questa sicurezza il Signore si compiacque di accompagnarne un'altra per mano della divina Vergine, la quale mi insegnò che conveniva che mi piegassi a lui e ai suoi ministri attendendo alla sua casa e, affinché non restasse frustrata la mia brama di essere soggetta, affermò che si sarebbe degnata di esercitare su di me l'ufficio di superiora dirigendomi in tutto, in maniera che io avrei obbedito a lei e voi a me. In tale occasione, cioè quando divenni abbadessa, mi comandò di redigere la sua Storia, poiché era volere suo e del suo Unigenito come ho illustrato nella prima introduzione, dove ho dichiarato pure l'insistenza di questa ingiunzione con il mio tardare nel cominciare il lavoro. Fin dall'inizio mi resi conto della grandezza di un simile compito, e ciò non era quello che mi avviliva in misura minore, benché l'impedimento legittimo per esimermi dall'intraprenderlo fossero la mia tiepidezza e le mie colpe. Non ero allora tanto informata degli scopi del Salvatore, perché mi bastava adempiere la sua volontà, senza cercare di capire tutto. Poi, nel corso della narrazione, ho riportato quanto la Regina mi ha consigliato e palesato riguardo al mio bene e al vostro, come vi sarà chiaro allorché leggerete il testo che vi lascio, in cui incontrerete spesso gli ammonimenti che ella mi ha chiesto di comunicarvi.

796. Adesso che ho concluso il racconto intendo, però, spiegarmi meglio avvertendovi del debito che avete nei suoi confronti, giacché ripetutamente ho conosciuto nel suo cuore materno il particolare amore che ha per il nostro povero convento e ho appreso che per questo, e perché si sente vincolata dai vostri nobili propositi e dalle vostre preghiere, si è inclinata a fare una così singolare elargizione a noi e a quelle che ci succederanno, donandoci la sua vita come modello e specchio nitidissimo e senza macchia. Se anche non avessi avuto altri indizi per comprendere il suo desiderio, sarebbe stata sufficiente l'esortazione a scrivere i presenti libri. La sua benignità moderò i miei timori, confortò la mia tristezza e sollevò la mia afflizione, poiché, sebbene sia debole e senza doti, mi fu noto che ero tenuta a faticare per spingervi, per quanto dipendeva da me, ad essere celestiali nella purezza, scrupolose nella perfezione e infiammate dell'ardore corrispondente al nome e allo stato che professiamo di sue figlie e di spose del nostro Redentore.

797. Potevo aspirare a questo e ad altro per voi, ma non potevo meritarlo, né ero capace di nutrirvi e alimentarvi con la dottrina e con l'esempio necessari. Ella compensò la mia mancanza dandoci se stessa come dottrina e come esempio e aggiunse un ulteriore favore, del quale pur essendone al corrente non sapete tutto quello che serve per apprezzarlo adeguatamente, e che voi e coloro che vi seguiranno dovete guardarvi dal considerare una formalità e una devozione ordinaria: avete designato con speciale affetto come patrona e superiora della nostra comunità la beatissima Signora, concepita senza peccato originale. Ve lo proposi per i suddetti motivi e per altri che non occorre riferire, e tutte stendemmo il documento del suo patronato, che custodiamo affinché nessuna in futuro lo ignori e le abbadesse si reputino coadiutrici e vicarie di Maria, unica e perpetua superiora, e tutte a lei obbediamo e obbediscano, perché in ciò trova fondamento ogni nostra buona riuscita e fortuna.

798. A questa condizione ella mi concesse una simile grazia, essendo io la prima e quella che ne aveva più bisogno, come la più misera e indegna tra tutti. Dal momento che l'altro fu una conferma del beneficio di cui sto trattando, voglio svelarvi che accettò la nostra elezione, poi accolta e ratificata da sua Maestà, e tale è la forza che essa ha nelle altezze. Ho quindi posto nelle sue mani il vaso del sangue prezioso di Gesù, che egli medesimo mi ha consegnato consegnandomi voi, perché abbia la massima sicurezza auspicabile. E siccome non per questo resto libera dall'attenzione e dalle responsabilità che mi competono, mi metto ai piedi vostri e di quelle che verranno dopo di voi, supplicandovi per Cristo e per la sua dolcissima Madre di dichiararvi legate da sì robuste è soavi catene di carità più di tutte le altre che sono nella Chiesa e nel nostro sacro Ordine. Licenziatevi da questa terra, obliatela completamente senza che rimanga in voi memoria di creatura alcuna né delle case dei vostri padri, sbarazzate le vostre facoltà e i vostri sensi da immagini e pensieri estranei, giacché per saldare il vostro debito avete molto da fare e non vi è possibile soddisfare la Vergine e il suo Unigenito con una virtù comune, bensì soltanto con una condotta e un'integrità angeliche. Se la gratitudine va proporzionata al dono, come pagherete lo stesso degli altri essendo maggiormente obbligate? Essi avrebbero potuto comportarsi con questo convento come generalmente si comportano con gli altri, ma la clemenza superna si è largamente estesa verso di noi; dunque, secondo quale norma e quale ragione non ci spetta di segnalarci nell'amore, nell'umiltà, nella povertà, nel distacco da tutto e nella santità?

799. La nostra grande Regina e abbadessa adempie il suo ufficio con premura e diligenza. A testimonianza di ciò, mentre avevo ancora da terminare la terza parte e meditavo di dedicarle la sua Vita, mi rispose dando la sua approvazione perché tutto la concerneva; subito, però, mi comandò di dedicarla a voi per insegnarvi in essa e per essa il cammino della salvezza e l'eccellenza per la quale siamo chiamate e prescelte. Benché questo sia quanto ho inteso palesarvi, mi è parso bene riportare il discorso in cui mi ordinò che ve lo intimassi a nome suo, e poiché in tal modo parlerà lei tacerò io.

800. «Carissima, dedica l'Opera alle tue monache, nostre suddite, e comunica loro che l'offro come specchio affinché si adornino interiormente e come tavole della legge divina, che vi è contenuta esplicitamente e con estrema evidenza. Desidero che si governino in base a questa e perciò esortale a stimarla e ad inciderla nei loro cuori senza scordarla mai. Con provvidenza dell'Eterno ho manifestato all'umanità il suo rimedio, e innanzitutto a loro, perché ricalchino le mie orme, che con tanta chiarezza pongo davanti ai loro occhi. Egli chiede che rispettino rigorosamente tre cose: la prima è che dimentichino il mondo, stando lontane e ritirate da ogni rapporto, relazione e intima amicizia con gente di qualsiasi stato, posizione o sesso, e non conversino con nessuno da sole né frequentemente, neppure con fini retti, se non con il confessore per confessarsi; la seconda è che conservino inviolabile pace e carità vicendevole, amandosi sinceramente nel Signore le une le altre, senza parzialità, divisioni o rancori, ma volendo ciascuna per tutte quello che vorrebbe per se stessa; la terza è che si conformino strettamente alla Regola e alle Costituzioni nel molto come nel poco, da fedelissime spose. Per eseguire tutto ciò, abbiano speciale devozione per me, con attaccamento assai profondo, e anche per l'arcangelo Michele e per il mio servo Francesco. Qualora qualcuna abbia l'audacia di alterare in qualche maniera il documento del mio patronato o di disprezzare il singolare favore di avere la mia Storia come è scritta, sappia che incorrerà nell'indignazione dell'Altissimo e mia, e sarà castigata in questa vita e nell'altra con la severità della giustizia celeste. A quelle che con zelo delle loro anime, dell'onore del Redentore e del mio si affaticheranno per mantenere e aumentare l'osservanza e il raccoglimento della comunità, nonché la concordia e l'unità che esigo da esse, do la mia parola come Madre di Dio che sarò loro madre, scudo e superiora, le consolerò e ne avrò cura nell'esistenza mortale, e in seguito le presenterò al mio Figlio beatissimo. Ed allargo la mia promessa pure ai conventi di religiose, sia del mio Ordine della Concezione sia di altri istituti, che accetteranno e metteranno in pratica la mia dottrina».

801. Ecco quanto mi disse la nostra Maestra, e dopo questo tralascerei di esprimermi io, se non mi forzasse a farlo l'affetto che vi siete meritate avendomi sopportata per numerosi anni non soltanto come sorella, ma anche come abbadessa indegnissima. Non posso quindi negarvi tale riconoscenza né posso ripagarvi più adeguatamente che con il domandarvi ripetutamente di rammentare sempre quello che avete ascoltato, avvertendovi che sono affermazioni di sovrana potentissima e liberalissima nel tener fede ai suoi impegni, e dura nel punire chi la offenderà. Sono determinata a inculcare nelle vostre menti questo avviso e ammonimento, compensando con la mia insistenza la brevità del mio pellegrinaggio terreno, perché, sebbene sia all'oscuro di quando avrà termine, il più lungo spazio di tempo è cortissimo per espletare tanti obblighi, per cui bramo che in tutti i vostri colloqui rinnoviate la memoria dei doni di Gesù e di Maria.

802. E non ricordatevi solo dei benefici segreti, bensì pure di quelli che sua Maestà ha concesso apertamente al nostro monastero fin dal giorno della sua fondazione, moltiplicandoli di ora in ora con la sua sovrabbondante clemenza. A tutti parve un miracolo che con la povertà dei miei genitori gli venisse dato principio e che allo scopo si accordassero le volontà della famiglia, non essendo poche sei persone per una simile unione in assenza di un intervento superno. Egli edificò la nostra casa con notevole rapidità, senza che avessimo risorse sufficienti per il minimo sostentamento, e la velocità, il modo e la disposizione della costruzione, confacente e non eccessiva, furono motivo di ammirazione generale come opera sua. A questo si aggiungono altre grazie, che, benché non sia necessario riferirle dal momento che ne siete informate, vincolano i cuori umili e grati a contraccambiare mostrandoci buone come si pensa che siamo e migliori di come siamo state sinora.

803. Per concludere con maggiore efficacia la mia supplica ed esortazione, racconterò alcuni eventi che mi sono capitati quando avevo già redatto parte della narrazione, poiché l'obbedienza mi comanda di accennarne qui qualcosa, affinché comprendiate quanto dobbiate stimare gli insegnamenti che vi sono contenuti. Accadde dunque che nella solennità dell'Immacolata Concezione, mentre ero in coro durante il mattutino, intesi una voce che mi chiamava e chiedeva da me nuova attenzione alle cose spirituali; subito fui innalzata da quello stato a un altro più sublime, nel quale contemplai il trono della Trinità con straordinaria gloria e mi fu detto, in maniera tale che mi sembrava che si potesse sentire nell'intero universo: «Miseri, abbandonati, ignoranti, traviati, grandi, piccoli, infermi, deboli e tutti voi discendenti di Adamo, di ogni condizione e sesso, prelati, principi e inferiori, udite tutti dall'oriente all'occidente e dall'uno all'altro polo. Venite per vostra salvezza alla mia generosa e infinita provvidenza tramite l'intercessione di colei che rivestì della carne umana il Verbo; venite, è tardi e stanno per chiudersi le porte, perché i vostri peccati mettono catenacci alla misericordia; venite presto e affrettatevi, perché ella sola li trattiene e ha la facoltà di sollecitare ed ottenere il vostro rimedio».

804. Vidi quindi che dal medesimo essere divino uscivano quattro globi di luce fulgente e come comete estremamente splendenti si dirigevano ciascuno verso uno dei quattro punti cardinali. Immediatamente mi fu fatto capire che in questi ultimi secoli Cristo desiderava accrescere e dilatare l'onore della sua beatissima Madre manifestando al mondo i suoi prodigi e i suoi misteri nascosti, riservati per suo decreto per il periodo in cui si sarebbe avuto più bisogno di lei, affinché in esso si ricorresse al suo aiuto, alla sua protezione e alla sua mediazione. Scorsi, però, che dagli abissi saliva un drago deforme e abominevole, con sette teste, seguito da tanti altri: tutti percorsero la terra per individuare e scegliere alcuni uomini dei quali avvalersi al fine di opporsi agli intenti dell'Onnipotente, ostacolando l'esaltazione della Vergine e i favori che attraverso le sue mani sarebbero stati elargiti ovunque. Costoro procuravano di spargere fumo e veleno per offuscare, distrarre e infettare i mortali, così che non cercassero e implorassero il soccorso nelle loro calamità rivolgendosi alla dolce e pietosa Signora né la magnificassero come conveniva per legarla a sé.

805. Tale spettacolo mi provocò legittimo dolore e all'istante mi accorsi che nelle altezze si preparavano due eserciti ben schierati per combattere contro di essi, uno formato dalla stessa Maria e dai santi e l'altro da san Michele e dai suoi angeli. Conobbi che la battaglia sarebbe stata assai serrata da entrambi i lati, ma siccome l'equità, la ragione e il potere stanno dalla parte della nostra Maestra non c'era da temere nell'impresa. Eppure, là malizia di quanti sono stati raggirati dall'avversario è in grado di impedire molto i mirabili disegni di sua Maestà, che vuole che giungiamo al gaudio eterno, perché, essendo indispensabile che noi usiamo il nostro libero arbitrio, alla nostra perversità è possibile resistere alla sua bontà. Sebbene questa causa sia della Regina di tutti e dunque sia giusto che i fedeli la reputino come propria, a noi religiose di questa casa ciò tocca più da vicino, giacché siamo sue primogenite e militiamo sotto il suo nome e sotto il primo dei suoi privilegi, cioè la sua immacolata concezione, e inoltre ci ritroviamo da lei tanto largamente beneficate.

806. In un'altra occasione mi successe di essere notevolmente agitata, come era normale in ordine alla mia riuscita nella stesura della presente Storia, poiché la sua eccellenza sorpassava ogni immaginazione e se fossi incorsa in qualche errore questo non sarebbe potuto essere di poco conto, e anche altri motivi mi affliggevano nella mia innata pusillanimità e scarsa virtù. Mentre ero immersa in siffatti pensieri, fui posta in uno stato superiore e osservai il seggio delle tre Persone e la nostra sovrana seduta alla destra di Gesù; ci fu come silenzio in cielo, dato che tutti erano concentrati su quello che avveniva. Il Padre trasse fuori come dal petto del suo essere immenso e immutabile un volume stupendo di incredibile valore, ma sigillato, e consegnandolo al Figlio proclamò: «Questo libro e quanto vi è scritto è mio, e di mio gradimento e beneplacito». Il Redentore lo ricevette con enorme apprezzamento, e come accostandolo al loro petto egli e lo Spirito ribadirono la medesima dichiarazione, affidandolo poi alla Principessa, che lo accolse con incomparabile compiacimento. Io consideravo la sua bellezza, nonché la stima che era mostrata verso di esso, e si destò in me un intenso anelito di apprenderne il contenuto, ma il timore e la riverenza mi trattennero e non ardii domandarlo.

807. Subito la Madre mi chiamò e mi chiese: «Brami di sapere che libro sia questo? Sta' quindi attenta e guardalo». Lo aprì e me lo mise davanti affinché lo leggessi, e così mi avvidi che era l'Opera che avevo redatto, con la stessa suddivisione in capitoli. Allora, continuò: «Puoi senz'altro stare tranquilla». Lo fece per acquietare e moderare le mie paure, come difatti accadde, perché simili verità e doni del Signore sono di natura tale che non lasciano nell'intimo per quel momento turbamento né dubbio, ed anzi con una soavissima forza lo riempiono, illuminano, soddisfano e calmano; tuttavia non si dà per vinta l'ira del nemico, che, essendogli ciò permesso per nostro esercizio, torna a molestarci come mosca importuna. Questo è capitato pure a me, e non ho vergato una sola parola che egli non abbia contraddetto con instancabile pertinacia e con tentazioni che non occorre riferire: solitamente provava a persuadermi che mi ero inventata tutto, o a volte che era tutto falso e per trarre in inganno il mondo; ed è tanto il suo odio contro questo testo che per distruggerlo si umiliava ad affermare che al massimo poteva essere una meditazione e l'effetto di consueta orazione.

808. Dalla sua persecuzione l'Altissimo mi difese con lo scudo e la direzione dell'obbedienza, e con i suoi consigli e insegnamenti, e per confermarmi nel favore di cui ho parlato ne aggiunse un altro analogo. Mentre stavo per completare il racconto, un giorno, durante la preghiera della comunità, fui elevata sempre allo stesso modo dinanzi al trono della Trinità, e dopo gli atti e le operazioni che lì compie l'anima vidi che dall'essere divino, come per mezzo del Padre, si innalzava un albero straordinariamente grande e incantevole, ai due lati del quale vi erano il Salvatore e la Vergine. Sulle sue foglie erano scritti i misteri dell'incarnazione, dell'esistenza mortale e della passione di Cristo nostro bene e tutti quelli concernenti la Signora , nonché le elargizioni a lei concesse. Il suo frutto era come il frutto della vita, e compresi che era la pianta significata dall'altra che il Creatore aveva collocato al centro del paradiso terrestre. I santi la fissavano con interesse e giubilo, e gli angeli dicevano con stupore: «Che albero è questo di così rara maestosità da procurare in noi l'invidia di coloro che godono del suo frutto? Fortunato e felice chi arriverà ad afferrarlo e ad assaggiarlo per ottenere tanta grazia e beatitudine eterna quanta esso racchiude in sé. È ragionevole che gli uomini, avendo la possibilità di nutrirsene, non si affrettino a coglierlo? Venite, venite tutti, poiché è già maturo per essere gustato: il fiore che alimentò gli antichi patriarchi e profeti è già diventato uno squisito e dolcissimo frutto, e i rami che erano irraggiungibili si sono già abbassati verso tutti». E poi rivolgendosi a me proseguirono: «Sposa dell'Onnipotente, prendine tu per prima con abbondanza, giacché hai vicinissimo quest'albero della vita. Sia questo il frutto della tua fatica per averlo scritto e il ringraziamento perché ti è stato manifestato, e invoca il sommo sovrano affinché tutti i figli di Adamo lo conoscano, approfittino dell'occasione nel tempo che è loro accordato e lo lodino per le sue meraviglie».

809. Non è necessario comunicarvi altri eventi per muovervi ad affezionarvi ad esso e ai suoi frutti. Lo presento di fronte ai vostri occhi perché stendiate le mani e li assaporiate, e vi assicuro, sorelle carissime, che non vi succederà ciò che avvenne alla nostra progenitrice Eva: quell'albero e il suo frutto erano proibiti, mentre a questo vi invita il medesimo Dio che lo piantò; quello aveva in sé la morte, mentre questo ha in sé la vita. Cibiamoci di quanto ci offre la nostra patrona e superiora, e allontaniamoci da quanto ci vieta, poiché bisogna evitare di osservarlo per non toccarlo e di toccarlo per non mangiarlo. Affinché vi disponiate meglio con gli esercizi e con il ritiro che nell'Ordine sono abituali in certi periodi, vi indicherò una forma per farli, traendola da questa narrazione, come in essa ho dichiarato che mi fu comandato dalla Regina. Intanto, avvaletevi di quella della Passione del nostro Redentore e domandategli il suo soccorso per me come per voi stesse, e la sua benedizione discenda su noi tutte. Amen.

810. Terminai di redigere per la seconda volta questa divina Storia e Vita di Maria santissima il sei maggio dell'anno milleseicentosessanta, nella solennità dell'Ascensione. Supplico le religiose del nostro convento di non consentire che l'originale sia portato via, e di dare una copia qualora si intenda procedere ad un esame e alla censura; e, nel caso in cui sia richiesto per confrontarlo con quella, sia consegnato soltanto libro per libro, recuperando sempre il precedente prima di cedere l'altro, per eludere molti inconvenienti e perché è volontà del Signore e della nostra Madre.


4-90 Ottobre 3, 1901 Luisa si offre in modo speciale. Non c’è ostacolo maggiore per l’unione con Dio, che la umana volontà.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Avendo fatto la comunione, stavo pensando come offrire una cosa più speciale a Gesù, come attestare il mio amore e dargli un maggior gusto; onde gli ho detto: “Dilettissimo mio Gesù, ti offro il mio cuore, a tua soddisfazione ed in tua eterna lode; e ti offro tutta me stessa, anche le minime particelle del mio corpo, come tanti muri da mettere innanzi a te per impedire qualunque offesa che vi venga fatta, accettandole tutte sopra di me se fosse possibile, ed in tuo piacere fino al giorno del giudizio; e perché voglio la mia offerta sia completa e vi soddisfa per tutti, intendo che tutte quelle pene che sopporterò ricevendo sopra di me le vostre offese vi ricompensino di tutta quella gloria che vi dovevano dare i santi che stanno nel Cielo, quando stavano sulla terra; quelle che vi dovevano dare le anime del purgatorio e quella gloria che vi dovevano tutti gli uomini passati presenti e futuri; ve li offro per tutti in generale e per ciascuno in particolare”. Appena ho finito di dire, il benedetto Gesù, tutto commosso per tale offerta mi ha detto:

(2) “Diletta mia, tu stessa non puoi capire il gran contento che mi hai dato con l’offrirti in questo modo; mi hai lenito tutte le mie ferite e mi hai dato una soddisfazione per tutte le offese passate, presenti e future, ed Io la terrò in conto per tutta l’eternità, come una gemma più preziosa che mi glorificherà eternamente; ed ogni qual volta la guarderò darò a te nuova e maggiore gloria eterna.

(3) Figlia mia, non ci può essere ostacolo maggiore che impedisce l’unione tra Me e le creature, e che si oppone alla mia Grazia, quanto la propria volontà. Tu con l’offrirmi il tuo cuore a mia soddisfazione, ti sei vuotata di te stessa, e vuotandoti di te, Io mi riverserò tutto in te; e dal tuo cuore mi verrà una lode riportante le stesse note delle lode del mio cuore, che continuamente dà al mio Padre per soddisfare alla gloria che non gli danno gli uomini”.

(4) Mentre ciò diceva, vedevo che mediante la mia offerta uscivano da tutte le parti di me stessa tanti rivoli che si versavano sopra al benedetto Gesù, e che poi con impeto e più abbondanti li riversava su tutta la corte celeste, sul purgatorio e su tutte le gente. Oh! bontà del mio Gesù, nell’accettare una sì misera offerta, che l’ha ricompensato con tanta grazia. Oh! prodigio delle sante e pie intenzioni, se in tutte le nostre opere anche triviali se ce ne avvallassimo, qual traffico non faremmo? Quante proprietà eterne non acquisteremmo? Quanta gloria di più non daremmo al Signore?