Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

La sola cosa che desidero è di fare la volontà  di Dio e confesso che, se in cielo non potessi più lavorare per la sua gloria, preferirei l'esilio alla patria. (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 27° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 1

1Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi,2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola,3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,4perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

5Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.6Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.7Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
8Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,9secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.10Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.13Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.14Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,15poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre16e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.17Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, 'per ricondurre i cuori dei padri verso i figli' e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto".18Zaccaria disse all'angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni".19L'angelo gli rispose: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.20Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo".
21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:25"Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini".

26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.28Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
34Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:37'nulla è impossibile a Dio'".38Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.

39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.45E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".

46Allora Maria disse:

"'L'anima mia' magnifica 'il Signore'
47e il mio spirito 'esulta in Dio, mio salvatore,'
48perché 'ha guardato l'umiltà della' sua 'serva.'
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e 'Santo è il suo nome:'
50'di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.'
51Ha spiegato la potenza del suo 'braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri' del loro cuore;
52'ha rovesciato i potenti' dai troni,
'ha innalzato gli umili;'
53'ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.'
54'Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,'
55come aveva promesso 'ai nostri padri,
ad Abramo e alla' sua 'discendenza,'
per sempre".

56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.

59All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.60Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni".61Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome".62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.63Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati.64In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.66Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.

67Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo:

68"'Benedetto il Signore Dio d'Israele,'
perché ha visitato e redento il suo popolo,
69e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
70come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
71salvezza 'dai' nostri 'nemici,'
'e dalle mani di quanti ci odiano.'
72'Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri'
'e si è ricordato della sua' santa 'alleanza,'
73'del giuramento fatto ad Abramo', nostro padre,
74di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,75in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai 'innanzi al Signore a preparargli le strade,'
77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
78grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge
79'per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre'
'e nell'ombra della morte'
e dirigere i nostri passi sulla via della pace".

80Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.


Ester 2

1Dopo queste cose, quando la collera del re si fu calmata, egli si ricordò di Vasti, di ciò che essa aveva fatto e di quanto era stato deciso a suo riguardo.2Allora quelli che stavano al servizio del re dissero: "Si cerchino per il re fanciulle vergini e d'aspetto avvenente;3stabilisca il re in tutte le province del suo regno commissari, i quali radunino tutte le fanciulle vergini e belle nella reggia di Susa, nella casa delle donne, sotto la sorveglianza di Egài, eunuco del re e guardiano delle donne, che darà loro quanto è necessario per abbigliarsi;4la fanciulla che piacerà al re diventerà regina al posto di Vasti". La cosa piacque al re e così si fece.5Ora nella cittadella di Susa c'era un Giudeo chiamato Mardocheo, figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di un Beniaminita,6che era stato deportato da Gerusalemme fra quelli condotti in esilio con Ieconìa re di Giuda da Nabucodònosor re di Babilonia.7Egli aveva allevato Hadàssa, cioè Ester, figlia di un suo zio, perché essa era orfana di padre e di madre. La fanciulla era di bella presenza e di aspetto avvenente; alla morte del padre e della madre, Mardocheo l'aveva presa come propria figlia.8Quando l'ordine del re e il suo editto furono divulgati e un gran numero di fanciulle venivano radunate nella cittadella di Susa sotto la sorveglianza di Egài, anche Ester fu presa e condotta nella reggia, sotto la sorveglianza di Egài, guardiano delle donne.9La fanciulla piacque a Egài ed entrò nelle buone grazie di lui; egli si preoccupò di darle il necessario per l'abbigliamento e il vitto; le diede sette ancelle scelte nella reggia e assegnò a lei e alle sue ancelle l'appartamento migliore nella casa delle donne.10Ester non aveva detto nulla né del suo popolo né della sua famiglia, perché Mardocheo le aveva proibito di parlarne.11Mardocheo tutti i giorni passeggiava davanti al cortile della casa delle donne per sapere se Ester stava bene e che cosa succedeva di lei.12Quando veniva il turno per una fanciulla di andare dal re Assuero alla fine dei dodici mesi prescritti alle donne per i loro preparativi, sei mesi per profumarsi con olio di mirra e sei mesi con aromi e altri cosmetici usati dalle donne,13la fanciulla andava dal re e poteva portare con sé dalla casa delle donne alla reggia quanto chiedeva.14Vi andava la sera e la mattina seguente passava nella seconda casa delle donne, sotto la sorveglianza di Saasgàz, eunuco del re e guardiano delle concubine. Poi non tornava più dal re a meno che il re la desiderasse ed essa fosse richiamata per nome.15Quando arrivò per Ester figlia di Abicàil, zio di Mardocheo, che l'aveva adottata per figlia, il turno di andare dal re, essa non domandò se non quello che le fu indicato da Egài, eunuco del re e guardiano delle donne. Ester attirava la simpatia di quanti la vedevano.16Ester fu dunque condotta presso il re Assuero nella reggia il decimo mese, cioè il mese di Tebèt, il settimo anno del suo regno.17Il re amò Ester più di tutte le altre donne ed essa trovò grazia e favore agli occhi di lui più di tutte le altre vergini. Egli le pose in testa la corona regale e la fece regina al posto di Vasti.18Poi il re fece un gran banchetto a tutti i principi e ai ministri, che fu il banchetto di Ester; concesse un giorno di riposo alle province e fece doni con munificenza regale.
19Ora la seconda volta che si radunavano le fanciulle, Mardocheo aveva stanza alla porta del re.20Ester, secondo l'ordine che Mardocheo le aveva dato, non aveva detto nulla né della sua famiglia né del suo popolo poiché essa faceva quello che Mardocheo le diceva, come quando era sotto la sua tutela.21In quei giorni, quando Mardocheo aveva stanza alla porta del re, Bigtàn e Tères, due eunuchi del re e tra i custodi della soglia, irritati contro il re Assuero, cercarono il modo di mettere le mani sulla persona del re.22La cosa fu risaputa da Mardocheo, che avvertì la regina Ester ed Ester ne parlò al re in nome di Mardocheo.23Fatta investigazione e scoperto il fatto, i due eunuchi furono impiccati a un palo. E la cosa fu registrata nel libro delle cronache, alla presenza del re.


Proverbi 17

1Un tozzo di pane secco con tranquillità è meglio
di una casa piena di banchetti festosi e di discordia.
2Lo schiavo intelligente prevarrà su un figlio disonorato
e avrà parte con i fratelli all'eredità.
3Il crogiuolo è per l'argento e il forno per l'oro,
ma chi prova i cuori è il Signore.
4Il maligno presta attenzione a un labbro maledico,
il bugiardo ascolta una lingua nociva.
5Chi deride il povero offende il suo creatore,
chi gioisce della sciagura altrui non resterà impunito.
6Corona dei vecchi sono i figli dei figli,
onore dei figli i loro padri.
7Non conviene all'insensato un linguaggio elevato,
ancor meno al principe un linguaggio falso.
8Il dono è come un talismano per il proprietario:
dovunque si volga ha successo.
9Chi copre la colpa si concilia l'amicizia,
ma chi la divulga divide gli amici.
10Fa più una minaccia all'assennato
che cento percosse allo stolto.
11Il malvagio non cerca altro che la ribellione,
ma gli sarà mandato contro un messaggero senza pietà.
12Meglio incontrare un'orsa privata dei figli
che uno stolto in preda alla follia.
13Chi rende male per bene
vedrà sempre la sventura in casa.
14Iniziare un litigio è come aprire una diga,
prima che la lite si esasperi, troncala.
15Assolvere il reo e condannare il giusto
sono due cose in abominio al Signore.
16A che serve il denaro in mano allo stolto?
Forse a comprar la sapienza, se egli non ha senno?
17Un amico vuol bene sempre,
è nato per essere un fratello nella sventura.
18È privo di senno l'uomo che offre garanzie
e si dà come garante per il suo prossimo.
19Chi ama la rissa ama il delitto,
chi alza troppo l'uscio cerca la rovina.
20Un cuore perverso non troverà mai felicità,
una lingua tortuosa andrà in malora.
21Chi genera uno stolto ne avrà afflizione;
non può certo gioire il padre di uno sciocco.
22Un cuore lieto fa bene al corpo,
uno spirito abbattuto inaridisce le ossa.
23L'iniquo accetta regali di sotto il mantello
per deviare il corso della giustizia.
24L'uomo prudente ha la sapienza davanti a sé,
ma gli occhi dello stolto vagano in capo al mondo.
25Un figlio stolto è un tormento per il padre
e un'amarezza per colei che lo ha partorito.
26Non sta bene multare chi ha ragione
e peggio ancora colpire gli innocenti.
27Chi è parco di parole possiede la scienza;
uno spirito calmo è un uomo intelligente.
28Anche lo stolto, se tace, passa per saggio
e, se tien chiuse le labbra, per intelligente.


Salmi 78

1'Maskil. Di Asaf.'

Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.

3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.

5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.

10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.

17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.

23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.

32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,

43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.

49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.

52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.

56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.

59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.

65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.


Isaia 3

1Ecco infatti, il Signore, Dio degli eserciti,
toglie a Gerusalemme e a Giuda
ogni genere di sostegno,
ogni riserva di pane
e ogni sostentamento d'acqua,
2il prode e il guerriero,
il giudice e il profeta,
l'indovino e l'anziano,
3il capo di una cinquantina e il notabile,
il consigliere e il mago sapiente
e l'esperto di incantesimi.
4Io metterò come loro capi ragazzi,
monelli li domineranno.
5Il popolo userà violenza: l'uno contro l'altro,
individuo contro individuo;
il giovane tratterà con arroganza l'anziano,
lo spregevole, il nobile.
6Poiché uno afferra l'altro
nella casa del padre:
"Tu hai un mantello: sii nostro capo;
prendi in mano questa rovina!".
7Ma quegli si alzerà in quel giorno per dire:
"Non sono un medico;
nella mia casa non c'è pane
né mantello;
non mi ponete a capo del popolo!".
8Certo, Gerusalemme va in rovina
e Giuda crolla,
perché la loro lingua e le loro opere sono contro il Signore,
fino ad offendere la vista della sua maestà divina.
9La loro parzialità verso le persone li condanna
ed essi ostentano il peccato come Sòdoma:
non lo nascondono neppure; disgraziati!
Si preparano il male da se stessi.
10Beato il giusto, perché egli avrà bene,
mangerà il frutto delle sue opere.
11Guai all'empio! Lo colpirà la sventura,
secondo i misfatti delle sue mani avrà la mercede.
12Il mio popolo! Un fanciullo lo tiranneggia
e le donne lo dominano.
Popolo mio, le tue guide ti traviano,
distruggono la strada che tu percorri.
13Il Signore appare per muovere causa,
egli si presenta per giudicare il suo popolo.
14Il Signore inizia il giudizio
con gli anziani e i capi del suo popolo:
"Voi avete devastato la vigna;
le cose tolte ai poveri sono nelle vostre case.
15Qual diritto avete di opprimere il mio popolo,
di pestare la faccia ai poveri?".
Oracolo del Signore, Signore degli eserciti.

16Dice il Signore:
"Poiché si sono insuperbite le figlie di Sion
e procedono a collo teso,
ammiccando con gli occhi,
e camminano a piccoli passi
facendo tintinnare gli anelli ai piedi,
17perciò il Signore renderà tignoso
il cranio delle figlie di Sion,
il Signore denuderà le loro tempie".
18In quel giorno il Signore toglierà l'ornamento di fibbie, fermagli e lunette,19orecchini, braccialetti, veli,20bende, catenine ai piedi, cinture, boccette di profumi, amuleti,21anelli, pendenti al naso,22vesti preziose e mantelline, scialli, borsette,23specchi, tuniche, cappelli e vestaglie.
24Invece di profumo ci sarà marciume,
invece di cintura una corda,
invece di ricci calvizie,
invece di vesti eleganti uno stretto sacco,
invece di bellezza bruciatura.

25"I tuoi prodi cadranno di spada,
i tuoi guerrieri in battaglia".
26Si alzeranno lamenti e gemiti alle tue porte
e tu, disabitata, giacerai a terra.


Lettera ai Galati 3

1O stolti Gàlati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso?2Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione?3Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne?4Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano!5Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?

6Fu così che Abramo 'ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia'.7Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede.8E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: 'In te saranno benedette tutte le genti'.9Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette.10Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: 'Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle'.11E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che 'il giusto vivrà in virtù della fede'.12Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che 'chi praticherà queste cose, vivrà per esse'.13Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: 'Maledetto chi pende dal legno',14perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.

15Fratelli, ecco, vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa.16Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: "e ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma 'e alla tua discendenza', come a uno solo, cioè Cristo.17Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo, annullando così la promessa.18Se infatti l'eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece concesse il suo favore ad Abramo mediante la promessa.

19Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della 'discendenza' per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore.20Ora non si dà mediatore per una sola persona e Dio è uno solo.21La legge è dunque contro le promesse di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge;22la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo.
23Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata.24Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede.25Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo.26Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù,27poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.28Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.29E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.


Capitolo XIII: Resistere alle tentazioni

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 1. Finché saremo al mondo, non potremo essere senza tribolazioni e tentazioni; infatti sta scritto nel libro di Giobbe che la vita dell'uomo sulla terra (Gb 7,1) è tutta una tentazione. Ognuno dovrebbe, dunque, stare attento alle tentazioni e vigilare in preghiera (1Pt 4,7), affinché il diavolo non trovi il punto dove possa esercitare il suo inganno; il diavolo, che mai non posa, ma va attorno cercando chi possa divorare (1Pt 5,8). Nessuno è così avanzato nella perfezione e così santo da non aver talvolta delle tentazioni. Andare esenti del tutto da esse non possiamo. Tuttavia, per quanto siano moleste e gravose, le tentazioni spesso sono assai utili; perché, a causa delle tentazioni, l'uomo viene umiliato, purificato e istruito. I santi passarono tutti per molte tribolazioni e tentazioni, e progredirono; invece coloro che non seppero sostenere le tentazioni si pervertirono e tradirono. Non esiste una istituzione così perfetta, o un luogo così nascosto, dove non si trovano tentazioni e avversità. L'uomo non è mai del tutto esente dalla tentazione, fin che vive. Ciò per cui siamo tentati è dentro di noi, poiché siamo nati nella concupiscenza. Se vien meno una tentazione o tribolazione, un'altra ne sopraggiunge e c'è sempre qualcosa da sopportare, perché abbiamo perduto il bene della nostra felicità. Molti, di fronte alle tentazioni, cercano di fuggire, ma cadono poi in esse anche più gravemente. Non possiamo vincere semplicemente con la fuga; ma è con la sopportazione e con la vera umiltà che saremo più forti di ogni nemico. Ben poco progredirà colui che si allontana un pochino e superficialmente dalle tentazioni, senza sradicarle: tosto ritorneranno ed egli sarà ancor peggio. Vincerai più facilmente, a poco a poco, con una generosa pazienza e con l'aiuto di Dio; più facilmente che insistendo cocciutamente nel tuo sforzo personale. Accogli frequentemente il consiglio di altri, quando sei nella tentazione; e non essere aspro con colui che è tentato, ma dagli conforto, come desidereresti fosse fatto a te.  

2. Causa prima di ogni perversa tentazione è la mancanza di stabilità spirituale e la scarsezza di fiducia in Dio; giacché, come una nave senza timone viene spinta qua e là dalle onde, così l'uomo infiacchito, che abbandona i suoi propositi, viene in vario modo tentato. Come il fuoco serve a saggiare il ferro (Sir 31,26), così la tentazione serve a saggiare la santità di una persona (Sir 27,6). Quali possibilità ciascuno abbia in potenza, spesso non lo sappiamo; ma la tentazione dispiega palesemente ciò che siamo. Tuttavia bisogna vigilare, particolarmente intorno all'inizio della tentazione; poiché il nemico si vince più facilmente se non gli si permette per nulla di varcare le porte della nostra mente; e se gli si sbarra la strada al di là della soglia, non appena abbia bussato. Di qui il detto: "resisti agli inizi; è troppo tardi quando si prepara la medicina" (Ovidio, Remedia amoris, II,91). Infatti, dapprima viene alla mente un semplice pensiero, di poi una forte immaginazione, infine un compiacimento, un impulso cattivo e un'acquiescenza. E così, piano piano, il nemico malvagio penetra del tutto, proprio perché non gli si è resistito all'inizio. E quanto più a lungo uno ha tardato torpidamente a resistere, tanto più si è, via via, interiormente indebolito, mentre il nemico è andato crescendo di forze contro di lui.  

3. Alcuni sentono le maggiori tentazioni al principio della loro conversione a Dio; altri invece alla fine. Alcuni sono fortemente turbati pressoché per tutta la vita; altri sentono tentazioni piuttosto lievi: secondo quanto dispongono la sapienza e la giustizia di Dio, le quali pesano la condizione e i meriti di ciascuno e preordinano ogni cosa alla salvezza degli eletti. Perciò non dobbiamo lasciarci cogliere dalla disperazione, quando siamo tentati. Dobbiamo invece, pregare Iddio ancor più fervorosamente, affinché si degni di aiutarci in ogni tentazione; Lui che, in verità, secondo quanto dice Paolo (1Cor 10,13), farà in modo che la tentazione sia accompagnata dai mezzi per poterla sopportare. Abbassiamo, dunque, in umiltà, l'anima nostra sotto la mano di Dio, quando siamo tentati e tribolati, giacché il Signore salverà gli umili di spirito e li innalzerà (1Pt 5,6; Sal 33,19). Quanto uno abbia progredito si dimostra nella tentazione e nella tribolazione; qui sta il suo maggior merito; qui appare più chiaramente la sua virtù. Non è gran cosa esser devoti e fervorosi quando non si hanno difficoltà; sapere invece sopportare se stessi nel momento dell'avversità dà a sperare in un grande avanzamento spirituale. Avviene che alcuni sono al riparo da grandi tentazioni, ma sono spesso sconfitti nelle piccole tentazioni di ogni giorno; e così, umiliati per essere caduti in cose tanto da poco, non ripongono più fiducia in se stessi, nelle cose più grandi.


Contro Adimanto

Sant'Agostino - Sant'Agostino d'Ippona

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Antitesi: Gen 1, 1s. - Io 1, 10 (la creazione).

1. 1. I Manichei, oltremodo stolti, ritengono che il passo della Legge - da: In principio Dio creò il cielo e la terra a: E fu creata la sera e fu creata la mattina: primo giorno 1 - sia in contrasto con il Vangelo; essi affermano infatti che nella Genesi è scritto che Dio creò il cielo e la terra e la luce da se stesso, mentre nel Vangelo è scritto che il mondo è stato creato con l’intervento di nostro Signore Gesù Cristo, là dove si dice: E il mondo fu creato per mezzo di lui, e il mondo non lo ha riconosciuto 2. Si possono tuttavia far loro tre obiezioni. Innanzi tutto quando si dice: In principio Dio creò il cielo e la terra, il cristiano lo intende riferito alla stessa Trinità, in cui sono compresi non solo il Padre, ma anche il Figlio e lo Spirito Santo. Noi non crediamo infatti in tre divinità, ma in un solo Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, sebbene il Padre sia Padre, il Figlio sia Figlio e lo Spirito Santo sia Spirito Santo. Di questa unicità della Trinità sarebbe lungo trattare in questa sede. In secondo luogo dove si dice: Dio disse: " Sia ", e così fu, bisogna intendere che egli ciò che fece lo fece per mezzo del Verbo. Naturalmente il Verbo del Padre è il Figlio. Per questo motivo il capitolo della Genesi, dove si trova scritto: E Dio disse: "Sia", e così fu, non contrasta con quel passo del Vangelo dove si afferma: E il mondo fu creato per mezzo di lui, vale a dire per mezzo di nostro Signore, dal momento che egli stesso è il Verbo del Padre per cui ogni cosa è stata creata. Infine se non si ritiene che nella Genesi si alluda al Figlio, perché non è detto espressamente che Dio ha creato per mezzo del Figlio; neanche nel Vangelo Dio nutre gli uccelli per mezzo del Figlio e veste i gigli 3 e compie tutte le altre innumerevoli cose che lo stesso Signore afferma siano compiute da Dio Padre, quantunque non dica che le faccia per mezzo del Figlio. Inoltre i Manichei portano a sostegno quanto di nostro Signore Gesù Cristo dice l’Apostolo: Egli è il primogenito di ogni creatura; e per mezzo suo sono state create tutte le cose in cielo ed in terra, visibili ed invisibili 4; ritengono che tali espressioni siano in contrasto colla Genesi, dove si afferma che Dio ha creato il mondo, ma non viene fatta alcuna particolare menzione del Figlio: fortemente si ingannano. Non tengono conto infatti che, se così fosse, sarebbe l’Apostolo stesso a contraddirsi, tenuto conto che in un altro passo lo definisce il solo, dal quale, grazie al quale e per il quale sono tutte le cose 5 e non fa menzione del Figlio. Come in questo caso non viene fatta menzione del Figlio e tuttavia lo si discerne, similmente avviene anche nella Genesi; e allo stesso modo in cui non vi è contraddizione tra questi due luoghi di Paolo, neppure ve ne è tra Genesi e Vangelo.

Antitesi: il riposo di Dio.

2. 1. I Manichei contestano anche il passo in cui è scritto: Dio nel sesto giorno portò a compimento tutte le sue opere che aveva fatto e si riposò nel settimo giorno di tutte quelle medesime opere che aveva fatto 6 ed affermano che quanto sta scritto nella Genesi - che Dio nel settimo giorno si riposò di tutte le sue opere che aveva fatto - è contraddetto dal Nuovo Testamento. Infatti nel Vangelo il Signore dice: Il Padre mio opera fino ad ora 7. Ma questa affermazione non è in alcun modo contraddittoria. Il Signore infatti confuta l’errore dei Giudei, i quali ritenevano che Dio si fosse riposato nel settimo giorno e di conseguenza da allora non operasse alcunché. Ma Dio si riposò da tutte le sue opere che aveva fatto, nel senso che non continuò a creare il mondo e le cose che in esso vi sono, non certo nel senso che si riposasse anche dal governo del mondo. Non è scritto infatti: Dio si riposò di tutte le opere sue in modo tale da non operare più in seguito, ma è scritto: Dio si riposò di tutta l’opera che aveva fatto, sicché successivamente operò non con la creazione del mondo, dalla quale aveva cessato dopo il suo compimento, ma governandolo; ed in questo senso il Signore ha inteso dire che Dio è ancora operante. Quel riposo non significa che Dio dopo la sua fatica abbia cercato un’interruzione, ma che cessò dalla creazione delle cose nel loro ordine naturale dopo averle portate a termine, quantunque continui ad operare fino ad ora nel governarle.

Il riposo del sabato nel senso spirituale dei credenti.

2. 2. I Giudei d’altra parte non comprendevano l’osservanza del sabato, ritenendo infatti che bisognasse astenersi anche da quelle azioni necessarie alla buona salute degli uomini. Perciò il Signore li redarguisce anche in altri passi con gli stupendi esempi del bue caduto in un pozzo e della bestia che viene sciolta per essere condotta ad abbeverarsi 8. Il sabato del resto non è stato rifiutato dai Cristiani, ma meglio compreso. Esso infatti ha cessato di essere osservato nel suo significato carnale, ma è recepito nel suo significato spirituale dai credenti, i quali comprendono le parole del Signore che prescrive il riposo dicendo: Venite a me, voi che siete affaticati, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi, e imparate da me poiché sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce, e il mio carico è leggero 9. È questo il sabato, è questo il riposo indicato dalla Scrittura, che i Giudei non comprendevano e carnalmente nell’economia dei tempi seguivano l’ombra, il cui corpo, se così si può dire, cioè la verità, doveva essere data a noi. Ma come dopo la creazione del mondo è stato introdotto il riposo di Dio, allo stesso modo anche noi conseguiremo il riposo promesso, dopo avere compiuto le nostre opere terrene, se saranno giuste, nella settima ed ultima parte di questo secolo, di cui sarebbe lungo discutere. In conclusione il Signore non abroga l’Antico Testamento, ma spinge ad una sua più intima comprensione; egli non abolisce il sabato, affinché venga meno ciò che esso figurava, ma piuttosto lo svela, affinché appaia quel che in esso vi era nascosto.

L’Antico Testamento non contrasta il detto del Signore che bisogna lasciare la propria sposa per il regno dei cieli.

3. 1. Si trova scritto nella Genesi: E Dio disse: Non è bene che l’uomo sia solo; facciamogli un aiuto. Allora Dio infuse il sonno in Adamo e questi si addormentò; poi prese una delle sue costole dalla quale formò Eva che condusse ad Adamo; e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie 10. I Manichei contestano anche questo passo, dicendo che l’opinione ivi espressa, cioè che Dio abbia formato la donna e l’abbia unita all’uomo, contrasta con il Nuovo Testamento. Infatti il Signore dice nel Vangelo: Chiunque avrà lasciato la casa o la sposa o i genitori o i fratelli o i figli per il regno dei cieli, riceverà cento volte tanto nel tempo presente e nel secolo futuro possederà la vita eterna 11. Io mi stupisco che in questa loro critica essi siano tanto accecati, o per meglio dire non mi stupisco affatto: Li ha accecati - così sta scritto - la loro malizia 12. Chi non si accorge di quante raccomandazioni si trovino nel Nuovo Testamento sull’obbligo di amare la propria sposa? Allora perché dire che l’Antico Testamento è in contrasto con il detto del Signore che piuttosto bisogna lasciare la propria sposa per il regno dei cieli, e non che è il Nuovo Testamento stesso a contraddirsi? Ma affermare una cosa di questo genere sarebbe sacrilego. Infatti i passi che agli ignoranti appaiono contraddittorii bisogna cercare di comprenderli e non contestarli in maniera avventata.

3. 2. A dire il vero il Signore, essendo stato interrogato dai Giudei se ritenesse lecito che la moglie fosse rimandata con l’atto di ripudio, rispose loro con queste parole: Non avete letto forse che chi creò l’uomo da principio, li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e saranno due in una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi. Gli dissero: Perché allora Mosè ha ordinato di dare l’atto di ripudio e di mandarla via? Disse loro Gesù: Per la durezza dei vostri cuori Mosè vi ha permesso di mandare via le vostre mogli, ma da principio non fu così. D’altra parte vi dico: Chiunque manderà via la propria moglie, tranne che a motivo di fornicazione, la renderà adultera; ed egli stesso, se sposerà un’altra, commette adulterio 13. Ecco dunque ribadito dal Signore stesso, contro l’ignoranza dei Giudei, il senso del pensiero espresso nell’Antico Testamento. Nello stesso tempo dà atto a Mosè che a motivo della durezza del loro cuore permise il divorzio. Ma forse i Manichei pensano che anche il Vangelo contraddica se stesso? Potrebbero osare dire che questo testo non è autentico ed è stato aggiunto da falsari della Scrittura (infatti sono soliti dirlo, quando non sanno cosa controbattere); allora chiunque altro potrebbe ritenere come un’aggiunta e false le parole che essi stessi invece ammettono che il Signore abbia pronunziato: Chiunque lascerà la casa o la sposa o i genitori o i figli per il regno dei cieli 14, e ciò che segue? Non si rendono neanche conto, poveretti, che con le loro affermazioni cercano di smantellare tutta la fede cristiana. D’altra parte la vera fede e la dottrina della Chiesa cattolica conferma che entrambi i detti sono veri e sono stati pronunziati dal Signore; essi non sono per nulla in contrasto tra loro: infatti sia l’unione di marito e moglie proviene dal Signore, come pure dal Signore proviene l’abbandono della moglie per il regno dei cieli. Non è certo perché Gesù Cristo ha resuscitato i morti ed ha dato loro la vita, che la vita stessa non deve essere lasciata per il regno dei cieli. Allo stesso modo quantunque il Signore abbia assegnato all’uomo una moglie, tuttavia, se necessario, essa deve essere lasciata per il regno dei cieli. In ogni caso ciò non è sempre necessario, secondo quanto dice l’Apostolo: Se uno che professa la nostra fede ha la moglie non credente, e questa consente a stare con lui, non la ripudi 15. Evidentemente vuol significare che se non consente a stare con lui, cioè se non approva la sua fede in Cristo e non lo sopporta proprio perché è cristiano, deve essere lasciata per il regno dei cieli, come l’Apostolo stesso afferma successivamente: Ma se il non credente vuole separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono infatti soggetti a servitù 16. Se dunque chi rinuncia al regno dei cieli, perché non vuole rinunciare alla moglie che non sopporta un marito cristiano, non riceve l’approvazione del Signore; similmente non riceve l’approvazione del Signore un marito che lascia la moglie, dopo averle dato l’atto di ripudio, se non sussiste il motivo di fornicazione o per ottenere il regno dei cieli. Non vi è in sostanza alcuna contraddizione tra questi due passi del Vangelo e neppure ve ne è tra il Vangelo e l’Antico Testamento: infatti ivi la donna si unisce all’uomo affinché insieme acquistino meriti per possedere il regno dei cieli, ma allo stesso modo viene prescritto di lasciare la moglie qualora impedisca al marito di possedere il regno dei cieli.

3. 3. E quando l’Apostolo ammonisce mariti e mogli, entrambi cristiani, non lo fa forse con queste parole: Amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa, e ha dato se stesso per lei 17? E: Le mogli siano sottomesse ai loro mariti come al Signore, perché anche la Chiesa è sottomessa a Cristo? E le parole dell’Antico Testamento - Per questo l’uomo abbandonerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e saranno due in una sola carne - che questi tapini di Manichei scherniscono, non sono forse intese dall’Apostolo come un grande mistero quando afferma: Questo mistero è grande, lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa? Ed aggiunge: Quindi ciascuno ami la propria moglie come se stesso e la donna sia rispettosa verso il marito 18. E non indica forse in maniera molto evidente anche in un altro passo che la natura e l’unione dei due sessi ha avuto per creatore ed ordinatore il Signore Iddio? Dice infatti: Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna. Come infatti la donna deriva dall’uomo, così l’uomo ha vita dalla donna: tutto poi proviene da Dio 19. Se tenessero conto di tutte queste asserzioni, i Manichei non annebbierebbero gli inesperti separando dal loro contesto alcuni testi scritturistici e contrapponendoli artatamente tra loro; al contrario essi si accorgerebbero che tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento è stato l’unico Spirito Santo a scrivere e tramandare ogni cosa.

3. 4. Infatti anche nell’Antico Testamento si trovano nel profeta Isaia diverse promesse riferite agli eunuchi, pertanto non credano che sia stato solamente il Signore a lodarli nel Nuovo Testamento, là dove dice che vi sono alcuni i quali si sono castrati per il regno dei cieli ed aggiunse: Chi può capire, capisca 20. Infatti anche Isaia dice così: Queste sono le parole che il Signore dice agli eunuchi: quanti osserveranno i miei precetti e sceglieranno le cose a me gradite, e saranno capaci di rispettare la mia alleanza, a loro darò nella mia casa e tra le mie mura un posto e un nome molto migliore di figli e figlie: darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato 21. Quel popolo che ricevette l’Antico Testamento, secondo una mirabile e ben ordinata successione dei tempi, prima dell’avvento del Signore, ha avuto una comprensione delle cose in certo senso come di ombre e figure; tuttavia in mezzo ad esso si trovano una predizione e prefigurazione del Nuovo Testamento tali che non è possibile rintracciare, in seno alla dottrina evangelica ed apostolica, insegnamenti e promesse, per quanto profondi e provenienti da Dio, che non siano presenti anche nei libri dell’Antico Testamento. Vero è che le sante Scritture richiedono non denigratori temerari e superbi, ma lettori diligenti e devoti.

Non c’è opposizione fra la maledizione inflitta a Caino e le parole del Signore ai discepoli di non preoccuparsi del domani.

4. Si legge nella Genesi: Il Signore disse a Caino: Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo. Ora sii maledetto lungi da quella terra, che per opera della tua mano ha inghiottito ed ha ricevuto il sangue di tuo fratello: dovrai lavorare la terra ed essa non ti darà i suoi frutti 22. Nel loro modo di cavillare su questo passo della Genesi, in cui Caino viene maledetto e viene punito con l’infertilità della terra, e nella loro bramosia di dimostrare che esso è contrario al Vangelo, a me sembra che i Manichei pensino non saggiamente di avere a che fare non con uomini, ma piuttosto con delle pecore, che devono stare ad ascoltarli od a leggere i loro scritti; approfittano in questo modo della loro ignoranza e della loro lentezza d’ingegno, o per meglio dire della cecità del loro animo. Sostengono infatti che contrastino con quel brano scritturistico le parole che il Signore rivolge ai propri discepoli: Non preoccupatevi per il domani; sarà lo stesso domani infatti a preoccuparsi per sé. Guardate gli uccelli del cielo, non seminano, né mietono, né ammassano nei granai 23. Come se si potesse paragonare il parricida Caino con i discepoli di Cristo! Come se, poiché egli meritò la pena della sterilità della terra, di conseguenza subissero la medesima sterilità anche coloro, che al seguito del Signore Gesù Cristo venivano preparati alla predicazione del Vangelo. In realtà anche in questi due passi, uno della Genesi l’altro del Vangelo, che i Manichei hanno contrapposto come avversi tra loro, vi sono affinità ed accordo tali quali non si potrebbe maggiormente desiderare. Che cosa vi è infatti di più coerente e di più conveniente del fatto che chi si è macchiato dell’omicidio del proprio fratello venga punito con la sterilità della terra da lui lavorata, e che invece questa, senza che si debbano preoccupare del domani, metta i propri frutti a disposizione di coloro che, predicando la parola di Dio, rendono possibile la salvezza ai fratelli? Se inorridiscono all’idea che nell’Antico Testamento a causa di una maledizione di Dio la terra fu resa sterile per uno che aveva peccato, come mai non inorridiscono all’idea che nel Nuovo Testamento a causa di una maledizione di nostro Signore Gesù Cristo si sia seccato un albero di fico 24, pur non avendo commesso il suo padrone alcun peccato? Allo stesso modo se si compiacciono per le parole con le quali il Signore dice ai discepoli di non preoccuparsi del domani, perché è Dio a prendersi cura del loro nutrimento, come mai non si compiacciono anche per i versi che il profeta cantò: Getta sul Signore la tua preoccupazione ed egli ti darà nutrimento 25? Insomma è auspicabile che i Manichei comprendano, se ne sono capaci, che sia quelle parole pronunziate da Dio nell’Antico Testamento, che essi non accettano, sono talmente giuste da ritrovarsi anche nel Nuovo Testamento; sia quelle che essi lodano ed esaltano nel Nuovo si ritrovano parimenti nell’Antico. Di conseguenza a chi considera esattamente le cose non può non apparire manifesta l’armonia dei due Testamenti.

Antitesi: chi è il creatore dell’uomo?

5. 1. Nella Genesi sta scritto: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza 26; i Manichei affermano che anche questo passo della Genesi, in cui si dice che l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, è in contrasto col Nuovo Testamento, poiché il Signore nel Vangelo dice ai Giudei: Voi avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui 27, ed inoltre perché in un altro passo gli stessi Giudei vengono definiti " razza di serpenti e di vipere " 28. Non capiscono che l’essere stato creato ad immagine e somiglianza di Dio si riferisce all’uomo prima del peccato, mentre ciò che si afferma nel Vangelo - Voi avete per padre il diavolo - è riferito a dei peccatori e per giunta infedeli. A dire il vero nelle sacre Scritture il termine " figlio " assume tre accezioni: la prima concernente l’ordine naturale, come nel caso di Isacco, " figlio " di Abramo, o anche degli altri Giudei appartenenti ad una stessa stirpe; la seconda riguardante l’ambito dottrinale, per cui un tale viene chiamato " figlio " del suo maestro: è il caso appunto dell’apostolo Paolo che chiama suoi " figli " coloro che hanno appreso da lui il Vangelo 29; la terza che viene attribuita in modo estensivo, come ancora nel caso dell’Apostolo che ci definisce " figli " di Abramo, in quanto ne imitiamo la fede 30. Di conseguenza i Giudei, peccatori ed infedeli, sono chiamati dal Signore " figli " del diavolo per due ragioni; o perché hanno appreso da lui la loro empietà, come afferma del diavolo stesso l’Apostolo: Il quale opera ora nei figli della diffidenza 31; o perché lo imitano, nel qual caso risulta più calzante ciò che di lui si dice: E non ha perseverato nella verità, dal momento che anche i Giudei stessi non perseverarono nella verità della Legge che era stata loro data; il Signore lo attesta con le seguenti parole: Se credeste a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto 32. A causa del veleno dei loro peccati sono definiti inoltre " razza di serpenti e di vipere ".

5. 2. Non è tuttavia solamente la Genesi ad affermare che l’uomo è stato creato ad immagine di Dio, ma lo ribadisce chiaramente anche l’Apostolo quando scrive: L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio, la donna invece è gloria dell’uomo 33. E affinché si comprenda con evidenza che l’uomo è stato creato ad immagine di Dio non secondo la vecchiezza del peccato che lo corrompe, ma secondo la sua più vera configurazione spirituale, l’Apostolo stesso esorta a spogliarci dell’abitudine al peccato, cioè dell’uomo vecchio, ed a rivestirci di una vita nuova in Cristo, quella ch’egli chiama uomo nuovo. Parla di un rinnovamento in quanto intende far capire che è una condizione che noi abbiamo in precedenza perduto. Infatti così si esprime: Spogliandovi infatti dell’uomo vecchio con le sue azioni, vestitevi del nuovo, che si rinnova nella conoscenza di Dio, ad immagine del suo Creatore 34. Quindi figli di Dio sono gli uomini rinnovati a sua immagine e sono diventati simili a lui a tal punto da amare i nemici; anche il Signore dice infatti che dobbiamo amare i nostri nemici per essere simili al Padre nostro che sta nei cieli 35. Ed è la Scrittura ad insegnare che questo potere ci è stato dato da Dio stesso, vi si dice infatti: Ha dato loro potere di diventare figli di Dio 36. Gli uomini sono definiti invece figli del diavolo, quando ne imitano l’empia superbia: allora precipitano giù dalle vette luminose della sapienza e non credono alla verità. A costoro allude il Signore quando dice: Voi siete figli del diavolo 37... ecc. E con questo passo evangelico si accorda quanto dice il profeta: Io ho detto: Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo. Eppure morirete come uomini e cadrete come un qualsiasi principe 38.

Antitesi: legami di sangue e regno di Dio.

6. Anche il passo in cui Dio ordinò di onorare i genitori (sta scritto nell’Esodo: Onora tuo padre e tua madre 39) i Manichei affermano che sia in contrasto con quel passo del Vangelo nel quale ad un tale che diceva: Andrò prima a seppellire mio padre, il Signore rispose: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu vieni ed annunzia il regno di Dio 40. Questa difficoltà si risolve allo stesso modo di quella precedente, relativa alla necessità di lasciare la moglie per il regno dei cieli; infatti dobbiamo onorare i genitori, tuttavia li possiamo trascurare per annunziare il regno di Dio senza macchiarci di alcuna empietà. Se infatti a motivo di questo insegnamento il Vangelo fosse in contrasto con l’Antico Testamento, lo sarebbe anche con l’Apostolo, il quale esorta i figli ad onorare i genitori ed i genitori ad amare i figli 41. Ma non basta. Potrebbe sembrare che il Signore stesso si contraddica (però sarebbe empio pensarlo), poiché in un altro passo dice ad un tale che aspirava ad ottenere la vita eterna: Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti, tra i quali menziona anche: Onora il padre e la madre. Ottemperando a questi comandamenti ci si eleva anche all’amore di Dio, in cui risiede la totale perfezione. Infatti l’amore verso il prossimo è un sicuro gradino che conduce all’amore di Dio. Per questo motivo il Signore rivolto ancora a lui, che risponde di avere osservato tutti i comandamenti, aggiunge che gliene manca uno per essere perfetto: vendere tutto ciò che possiede, donarlo ai poveri e seguirlo 42. È chiaro dunque che il rispetto dei genitori debba avere un grado d’importanza suo proprio, e tuttavia è senza dubbio necessario che a confronto con l’amore di Dio essi siano trascurati, soprattutto se costituiscono un impedimento. Lo afferma anche l’Antico Testamento: Chi dice al padre o alla madre: Non vi conosco, e chi non riconosce i propri figli, costui ha imparato a conoscere la tua alleanza 43. In conclusione, se anche nel Nuovo Testamento viene raccomandato il rispetto dei genitori e nell’Antico viene raccomandato di trascurarli, dai due contesti insieme deriva l’accordo dei due Testamenti.

Antitesi: vendetta e perdono.

7. 1. Per quanto concerne ciò che è scritto nell’Esodo: Io sono un Dio geloso che fa ricadere sui figli fino alla terza ed alla quarta generazione le colpe di quei genitori che mi hanno odiato 44, i Manichei affermano che sia in contrasto con esso quel passo del Vangelo nel quale il Signore afferma: Siate buoni come il vostro Padre celeste, che fa sorgere il sole sui buoni e sui malvagi 45, e quell’altro ancora in cui il Signore medesimo dice: non solo bisogna perdonare sette volte il fratello che ha peccato, ma anche settanta volte sette 46. Tuttavia qualora io chiedessi loro se per caso Dio non punisca i suoi nemici, sarebbero di certo in imbarazzo. Essi stessi dicono infatti che Dio prepara un’eterna prigione a quella stirpe delle tenebre che affermano sia nemica di Dio. Ma c’è di più; non esitano a dichiarare che punirà insieme a quella stirpe stessa anche le proprie membra. Quando si tratta però di capitoli dell’Antico e del Nuovo Testamento, per ingannare gli inesperti e per tacciarli di essere in contraddizione, si atteggiano a fin troppo buoni. Allora ci spieghino: a chi mai si sarebbe rivolto il Signore dicendo: Andate nel fuoco eterno preparato per il diavolo e per gli angeli suoi 47, dal momento che perdona tutti e non condanna nessuno? Perciò il fatto che Dio faccia ricadere le colpe dei genitori sui figli che lo hanno odiato è comprensibilmente giusto; la postilla che mi hanno odiato chiarisce infatti che sono puniti per le colpe dei genitori quei figli che hanno voluto perseverare nella stessa perversità dei genitori. Non è certo per la crudeltà, ma piuttosto per la giustizia di Dio, nonché per la loro iniquità che essi vengono puniti, come dice il profeta: Infatti il Santo Spirito, che ammaestra, fugge l’ipocrisia e si sottrae ai discorsi privi di senno e si ritira quando sopravviene l’iniquità 48, cioè l’uomo sarà punito dall’iniquità che s’impadronisce di lui quando lo Spirito Santo lo avrà abbandonato. E in un altro passo: Hanno pensato in questo modo ed hanno sbagliato; infatti la loro malizia li ha accecati 49. Ed in un altro ancora: Ciascuno rimane avvinto dai legacci dei propri peccati 50. E concorda con queste attestazioni dell’Antico Testamento anche il Nuovo là dove l’Apostolo dice: Dio li ha abbandonati ai perversi desideri del loro cuore 51. L’accordo dei due Testamenti dimostra dunque a sufficienza che non è Dio ad essere crudele, ma che ciascuno lo diventa contro se stesso peccando.

7. 2. Il fatto poi che, com’è scritto, la vendetta divina si prolunghi fino alla terza e quarta generazione, altro non significa - io credo - se non che dallo stesso Abramo, che cominciò ad essere il padre del popolo giudaico, vi sono, compresa quella attuale, quattro età, in base a come le ha suddivise l’evangelista Matteo 52. La prima è quella che va da Abramo fino a Davide; la seconda da Davide fino alla trasmigrazione in Babilonia; la terza dalla trasmigrazione in Babilonia fino all’avvento del Signore; la quarta infine si svolge fino alla fine dei tempi, ed in quanto costituisce la vecchiaia del secolo è più lunga delle altre età. Noi riteniamo che queste età indichino le generazioni, quantunque singolarmente constino di diverse generazioni. Dal momento che la terza comincia dalla trasmigrazione in Babilonia, quando si verificò la cattività dei Giudei, e che nella quarta, cioè dopo l’avvento di nostro Signore, il popolo giudaico fu sradicato completamente dalla sua terra, si comprende cosa significhi che Dio chiederà conto dei peccati dei genitori fino alla terza e quarta generazione; e lo fa legittimamente e debitamente, in quanto i Giudei preferirono perseverare nei peccati dei loro padri piuttosto che seguire la giustizia di Dio. Infatti che i peccati di un padre non ricadano su un figlio che vive in modo giusto lo dimostra in modo chiarissimo il profeta Ezechiele 53.

7. 3. Quanto poi viene detto nel Vangelo: Siate buoni come il vostro Padre celeste che fa sorgere il suo sole sopra i buoni ed i cattivi 54 non è affatto contrario all’Antico Testamento. Dio infatti si comporta in questo modo per spingerci alla penitenza, come dice l’Apostolo: Non sai forse che la pazienza di Dio ti spinge alla penitenza? 55 Ma non si deve per questo credere che Dio non punirà coloro i quali, come dice lo stesso Apostolo: Accumulano sopra di sé ira per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, che renderà a ciascuno secondo le sue opere 56. Questa pazienza e bontà di Dio la esalta infatti anche il profeta dicendo: Tu, che ami le anime, perdoni tutti, perché tue sono tutte le cose 57. Vi sono comunque innumerevoli altri passi dai quali si comprende che entrambi i Testamenti esaltano la misericordia e la giustizia di Dio sia nella sua bontà sia nella sua severità.

7. 4. Se invece i Manichei sono sconcertati dall’espressione: Io sono geloso; altrettanto dovrebbero sconcertarsi per le parole dell’apostolo Paolo: Io nutro per voi una gelosia divina; vi ho infatti fidanzati ad un solo sposo per presentarvi a Cristo come una vergine pura 58. In effetti la Sacra Scrittura dal momento che utilizza i nostri modi espressivi, dimostra anche nelle parole or ora menzionate che non è possibile poter dire nulla che sia degno di Dio. Perché non utilizzare allora parole di questo tenore anche riguardo a quella maestà divina di cui nessuna definizione risulta degna, dal momento che essa sopravanza per la sua ineffabile sublimità tutte le capacità espressive delle diverse lingue? In realtà dato che i mariti sono soliti custodire con la loro gelosia la pudicizia delle mogli, le Scritture hanno definito gelosia la severa regola con cui Dio non permette che l’anima fornichi impunemente. La fornicazione dell’anima naturalmente consiste nell’allontanarsi dai frutti fecondi della saggezza e nel rivolgersi al concepimento delle tentazioni e corruzioni dei legami temporali.

7. 5. Che bisogna perdonare ad un proprio fratello non solo sette volte, ma anche settanta volte sette, si riferisce ovviamente ad un fratello pentito. Dio infatti afferma di punire i peccati di coloro che lo odiano, non certo di coloro che pentendosi si riconciliano con lui. Il Signore lo dice chiaramente anche per bocca del profeta: Io non voglio la morte del peccatore, ma che si penta e viva 59. Appare dunque chiaro che sia in quella pazienza che invita al pentimento, sia in quella indulgenza che perdona i pentiti, sia in quella giusta severità che punisce coloro che non vogliono ravvedersi, i due Testamenti concordano tra loro e si armonizzano in quanto entrambi scritti dallo stesso Dio.

Antitesi: ancora sulla vendetta e sul perdono.

8. Nell’Esodo si trova scritto: Occhio per occhio, dente per dente 60 e altre espressioni di tal genere. I Manichei denigrano questo passo della Legge nel quale viene dato il permesso di una congrua vendetta e si dice che bisogna rovinare un occhio per un occhio, un dente per un dente, come se il Signore stesso avesse mostrato nel Vangelo che questi due precetti sono a lui avversi e contrari. Dice infatti: Avete udito che fu detto agli antichi: " Occhio per occhio e dente per dente ", io vi dico invece di non resistere al malvagio; anzi, se uno ti percuote nella guancia destra, porgigli anche l’altra. E se uno vuole citarti in giudizio per portarti via la tua tunica, cedigli anche il mantello 61. A dire il vero in queste due affermazioni si palesa la differenza tra i due Testamenti, i quali tuttavia sono stati fissati da uno stesso Dio. Infatti poiché in un primo momento gli uomini carnali erano smaniosi di trarre una vendetta di gran lunga superiore all’offesa subita; perciò fu per prima cosa imposto loro un certo grado di dolcezza, di modo che il loro rancore vendicativo non fosse sproporzionato all’offesa ricevuta. In tal modo infatti avrebbe ben potuto talora perdonare l’offesa chi avesse prima imparato a non oltrepassare la misura della propria vendetta. In seguito il Signore volendo elevare il popolo attraverso la grazia del Vangelo alla pace suprema, su questo gradino ne edificò un altro, affinché chi avesse imparato a non vendicarsi in modo sproporzionato al torto ricevuto, potesse assaporare nel suo animo rabbonito la gioia di perdonare completamente. Anche il profeta lo spiega nei Libri dell’Antico Testamento con queste parole: Signore mio Dio, se io ho fatto tale cosa, se vi è iniquità nelle mie mani, se io ho reso il male a coloro che me ne hanno fatto 62. E similmente un altro profeta dice di un uomo capace di tollerare le offese con tantissima mitezza: Offrirà la guancia a chi lo percuote, si sazierà di oltraggi 63. Da ciò si comprende che a ragione fu fissato un limite alla vendetta di uomini carnali e si comprende altresì che il totale perdono di un’offesa non è solamente il Nuovo Testamento ad insegnarlo, ma che molto tempo prima lo si trova annunciato nell’Antico.

Antitesi: il Dio visibile dell’Antico Testamento e il Dio ineffabile e invisibile di Gesú.

9. 1. Dio ha parlato con Adamo ed Eva, con il serpente, con Caino e con altri del passato 64; sta scritto che ad alcuni di essi è anche apparso ed è stato visto da loro. Non ad uno, ma ai molti luoghi scritturistici nei quali si rappresenta Dio che parla con gli uomini e che appare ad alcuni, si appigliano i Manichei per dire che sono contrari al Nuovo Testamento, poiché il Signore afferma: Nessuno ha mai visto Dio, se non l’unico Figlio che è nel seno del Padre; egli ce lo ha fatto conoscere 65; ed ancora rivolto ai Giudei: Voi non avete mai udito la sua voce, non avete mai visto il suo volto e la sua parola non dimora in voi, perché voi non avete creduto a colui che egli ha mandato 66. Noi rispondiamo loro con le parole stesse del Vangelo: Nessuno ha mai visto Dio, se non l’unico Figlio che è nel seno del Padre; egli ce lo ha fatto conoscere, le quali possono dare una completa soluzione del problema. Infatti il Figlio stesso, vale a dire il Verbo di Dio, non solo negli ultimi tempi, quando si è degnato di manifestarsi nella carne, ma anche in passato fin dalla creazione del mondo ha fatto conoscere il Padre a chi ha voluto, sia parlando, sia manifestandosi, o attraverso qualche potestà angelica o per mezzo di qualche altra creatura; perché egli è la verità in tutte le cose e tutto sussiste in lui; ogni cosa risponde al suo cenno ed è a lui sottomessa, tanto che appare agli occhi attraverso una creatura visibile a chi vuole e quando vuole. Tuttavia per la sua divinità e per l’essere il Verbo del Padre, a lui coeterno ed immutabile, per mezzo del quale ogni cosa è stata creata, non può essere visto che da un cuore del tutto puro e privo di malizia. Perciò in certi passi la Scrittura stessa, quando parla di una visione di Dio, attesta l’apparizione di un angelo 67. Così nella lotta di Giacobbe si dice che quello che apparve era un angelo 68. Anche quando apparve a Mosè nel roveto 69 e similmente nel deserto quando questi ricevette la legge dopo avere portato fuori dall’Egitto il popolo, fu Dio che gli parlò 70. Anzi Stefano negli Atti degli Apostoli precisa che sia nel roveto, quando gli affidò la missione, sia dopo, quando gli diede la legge fu un angelo che gli apparve 71. Noi diciamo questo affinché qualcuno non creda che il Verbo di Dio, per mezzo del quale è stata creata ogni cosa, possa essere circoscritto in certi luoghi e possa manifestarsi palesemente a qualcuno se non attraverso una creatura visibile. Come infatti il Verbo di Dio è nel profeta, tanto che a ragione si dice: " Il Signore ha detto ", dal momento che il Verbo di Dio, cioè Cristo, per bocca del profeta proferisce la verità, allo stesso modo è sempre lui a parlare per bocca di un angelo, quando un angelo rivela la verità; sicché a ragione si dice: " Dio ha detto " oppure " Dio è apparso " ed altrettanto giustamente " l’Angelo ha detto " oppure " l’Angelo è apparso ". Nel primo caso si intende parlare di Dio presente in un determinato personaggio, nell’altro della creatura di cui si serve. In base a questo criterio anche l’Apostolo afferma: Volete forse ricevere una prova che in me parla Cristo? 72

9. 2. Se poi risulta sconvolgente che nell’Antico Testamento Dio parli anche a dei peccatori come Adamo, Eva o il serpente, prestino attenzione i Manichei ad un caso simile presente nel Nuovo, quello dell’uomo stolto ed avido cui il Signore si rivolse dicendo: Insensato, questa notte stessa ti sarà tolta l’anima tua e quello che hai preparato, per chi sarà? 73 Infatti se la verità è rivolta anche ai peccatori, qualunque sia la creatura che la riveli, essa proviene da colui che solo è veritiero. È ciò che del resto dice ai Giudei: Voi non avete mai udito la sua voce, perché essi non gli diedero ascolto nel momento in cui parlava con loro. E aggiunge anche: Non avete mai visto il suo volto, perché non è possibile. Ed ancora: E la sua parola non dimora in voi, perché in chi dimora la parola di Dio, dimora Cristo, che essi invece respinsero. Infatti quando il Signore disse: Padre, glorifica me con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse, risuonò una voce proveniente dal cielo: L’ho glorificato e ancora lo glorificherò 74. Molti dei Giudei presenti udirono quella voce, anzi a dire il vero non si può dire che l’abbiano udita, perché non le diedero ascolto fino al punto di credere. Se non ci si deve dunque meravigliare che il Verbo di Dio, cioè l’unico Figlio di Dio che rivela il Padre, secondo il proprio volere si manifesta ad uno da se stesso, ad un altro per mezzo di una qualche creatura, ora parlando ora mostrandosi, quantunque egli stesso, e attraverso lui il Padre, sia visibile a chi sia puro di cuore - Beati infatti i puri di cuore, perché vedranno Dio 75 - altrettanto non ci si deve meravigliare che tutti questi esempi ricavati da entrambi i Testamenti si armonizzino tra loro.

Antitesi: tempio terrestre e tempio celeste.

10. Dio parlò a Mosè e gli disse: Di’ ai figli di Israele: Raccogliete da ciascuno delle offerte e destinatele a me, vale a dire oro, argento, bronzo, porpora, lino, un mantello scarlatto, peli di capra, pelli di montone tinte di rosso, legna intatta, olio per far luce, incenso, pietre preziose, cioè berilli; poi costruite un santuario nel quale io possa stare insieme a voi 76. Anche su questo passo della Scrittura i Manichei trovano da ridire, e dicono che sia ad esso contrario quello del Vangelo in cui il Signore dice: Non giurerai né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi 77. Infatti polemizzano e ritengono di aver trovato un’argomentazione importante: Come può abitare - affermano - in un santuario fatto d’oro, d’argento, di bronzo, di porpora, di velli di agnelli e di pelli, quel Dio che ha per trono il cielo e dei cui piedi è sgabello la terra? E chiamano a testimone anche l’apostolo Paolo, poiché dice che Dio abita una luce inaccessibile 78. Noi a nostra volta solleviamo una questione identica, e quell’argomentazione che hanno ricavato dal Nuovo Testamento noi la traiamo dall’Antico Testamento. Qui si trova scritto infatti ancor prima: Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi; quale casa mi potreste costruire, o quale luogo potrebbe esserci per il mio riposo? Non è forse la mano mia che ha fatto tutte queste cose? 79 Ecco dunque un passo dell’Antico Testamento dove si afferma che Dio non abita in templi costruiti da mano umana, e tuttavia il Figlio del nostro Dio dopo aver fatto una sferza di corde cacciò dal tempio coloro che vendevano buoi e colombe e rovesciò i banchi dei cambiavalute dicendo: La casa del Padre mio sarà chiamata casa di preghiera, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri 80. Se dunque sulla base di questi due luoghi intesi come contrastanti tra loro, qualcuno volesse ingannare gli sprovveduti, affermando che nell’Antico Testamento si magnifica Dio, di cui si dice che il cielo è il suo trono e la terra lo sgabello dei suoi piedi, e negando che possa abitare in una casa costruita dall’uomo, mentre invece nel Nuovo Testamento la sua dimora viene definita un tempio costruito dagli uomini, forse che i Manichei alla fine non ammetterebbero che l’espressione " dimora di Dio costruita da mano umana " va intesa in un significato specifico in entrambi i Testamenti e che in entrambi i Testamenti si afferma che Dio non abita in luoghi costruiti dagli uomini?

Antitesi: gelosia e giustizia di Dio.

11. Sta scritto nell’Esodo: Voi non adorerete dèi stranieri, e ancora: Il vostro Dio si chiama Geloso; infatti in quanto geloso egli prova gelosia 81. Dal momento che i Manichei in questo testo censurano l’espressione: Voi non adorerete dèi stranieri, mostrano apertamente di gradire che si adorino molti dèi. E non c’è da meravigliarsi, poiché nella loro setta annoverano e glorificano una famiglia assai numerosa di dèi : anzi si sono spinti fino alle cose visibili, che essi venerano ed adorano come se fossero la luce della verità stessa; perciò non è loro gradito quanto sta scritto nell’Esodo: Voi non adorerete dèi stranieri. Aggiungono inoltre che l’altra asserzione - Il vostro Dio si chiama Geloso, infatti in quanto geloso egli ha provato gelosia - è stata fatta affinché noi non amiamo un Dio geloso, la cui gelosia non ci permette di adorare dèi stranieri. E perciò dicono che tali affermazioni contrastano col Vangelo, poiché il Signore dice: Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto 82. Quasi che non si debba definire giusto Dio, se non ci permette di adorare dèi stranieri. Ritengono infatti che " Dio giusto " e " Dio geloso " siano espressioni in contrasto tra loro, e ingannano quegli infelici che non comprendono che nella gelosia di Dio è riposta interamente la speranza della nostra salvezza. Infatti con questo termine viene indicata la provvidenza di Dio, la quale non consente che nessuna anima si allontani impunemente da lui, come dice il profeta: Tu manderai in rovina coloro che si allontaneranno da te 83. Come infatti quella che si definisce ira di Dio non è una passione dell’animo, ma la capacità di vendicarsi, così la gelosia di Dio non è quel tormento dell’animo per il quale sono soliti struggersi un marito verso la moglie o la moglie verso il marito, ma un atto di giustizia molto sereno e schiettissimo per cui non è consentito di essere beata a nessuna anima corrotta e in certo modo gravata da false credenze ed empie passioni. I Manichei, i quali non si sono resi ancora conto di come nessuna parola possa essere adatta ad una maestà ineffabile, provano orrore per queste parole. Così ritengono che bisogna evitarle, come se non pronunciandole dicessero qualcosa degna di Dio. In realtà lo Spirito Santo, quantunque le supreme verità divine siano ineffabili, intendendo darne lo stesso un’idea agli uomini intelligenti, ha voluto servirsi di parole che di solito tra gli uomini sono utilizzate per indicare un vizio, affinché fossero avvertiti che anche quelle espressioni che gli uomini pensano di potere pronunciare in maniera consona a Dio, sono indegne della sua maestà, cui rende più onore il silenzio che qualsiasi parola umana. Io cerco di sapere cosa sia la gelosia dell’uomo; ebbene scopro un turbamento che strugge il cuore. Se poi ne cerco la causa, non scopro nient’altro se non che non si riesce a tollerare l’adulterio del coniuge. È appunto soprattutto nel rapporto tra coniugi che si suole parlare propriamente di gelosia. Ammettiamo che un marito fosse di per sé beato, onnipotente e giusto, egli punirebbe la colpa della moglie senza alcun tormento, con ogni facilità e senza alcuna ingiustizia. Tuttavia esprimendomi in termini di linguaggio umano, quantunque non in senso proprio ma per traslato, io a buon diritto definirei il suo agire " gelosia ". Chi ha criticato Cicerone, che certamente sapeva parlare latino, quando disse a Cesare: Nessuna delle tue virtù è più ammirevole ed apprezzabile della misericordia 84? E tuttavia si dice che la parola " misericordia " derivi dal fatto che rende " misero " l’animo di chi si affligge per la " miseria " altrui. Forse che dunque una virtù rende l’animo infelice? Cicerone che cosa avrebbe risposto ai suoi censori se non che col termine " misericordia " aveva voluto indicare la clemenza? Giacché si è soliti parlare in maniera corretta, non solo utilizzando termini propri, ma anche sinonimi. Ho voluto citare questo autore perché nel nostro caso è in discussione non il contenuto ma l’espressione verbale. Come infatti i nostri autori, intendo quelli delle Sacre Scritture, hanno prestato attenzione in modo particolare ai contenuti, così gli autori profani, al contrario, si sono preoccupati quasi esclusivamente delle parole. In ogni caso posso avvalermi del Vangelo e di tutti i libri del Nuovo Testamento, nei quali spessissimo viene messa in rilievo la misericordia di Dio. Osino dunque questi poveri Manichei criticare anche tali passi e negare che Dio sia " misericordioso", affinché non si pensi che abbia un animo " misero ". Come dunque può accadere che in Dio vi sia " misericordia " senza " miseria " dell’animo, così anche non vi sarà per noi alcuna difficoltà ad ammettere una " gelosia " di Dio senza corruzione e tormento dell’animo; per elevarci al silenzio divino noi accettiamo i condizionamenti del linguaggio umano. Se affermano poi che vi è contraddizione tra Dio " geloso " e Dio " giusto ", cosa mai diranno riguardo a quanto io trovo scritto nel Nuovo Testamento: Io provo per voi la gelosia di Dio 85; o la citazione, tratta dall’Antico Testamento, riportata nel Vangelo: La gelosia della tua casa mi divora 86? E ancora, quando leggono nell’Antico Testamento: Il Signore è giusto, ama le cose giuste, il suo volto vede l’equità 87, non dovranno ammettere forse che per gli inesperti anche in questo caso i due Testamenti possono sembrare in contraddizione, dal momento che nel Nuovo si parla della gelosia di Dio e nell’Antico della giustizia di Dio? E che invece per chi li comprende bene entrambi sono in armonia tra loro in virtù dell’unità e del grande accordo dello Spirito Santo?

Antitesi: il sangue e l’anima.

12. 1. Sta scritto che non bisogna mangiare il sangue, perché il sangue è l’anima della carne 88. A questa prescrizione dell’Antica Legge i Manichei oppongono, ricavandolo dal Vangelo, quanto dice il Signore, cioè che non bisogna temere coloro che possono uccidere il corpo, poiché non possono nuocere all’anima 89. Facendone una questione essi dicono: se il sangue è l’anima, come mai gli uomini non hanno alcun potere su di essa, tenuto conto che col sangue fanno molte cose, sia raccogliendolo per darlo come cibo ai cani e agli uccelli sia spargendolo per mescolarlo alla melma o al fango? In effetti gli uomini possono fare col sangue queste e innumerevoli altre cose senza difficoltà. Per questo motivo i Manichei con arroganza chiedono in che modo, se il sangue è l’anima, un assassino possa non nuocere all’anima di un uomo pur avendo tanto potere sul suo sangue. Aggiungono inoltre quanto afferma l’apostolo Paolo: Perché la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio 90 e di conseguenza affermano che se il sangue è l’anima, così come afferma Mosè, non si troverà alcuna anima in grado di ottenere il regno di Dio. Ad una tale calunnia innanzi tutto bisogna rispondere in modo tale da costringerli ad indicare dove sta scritto nei libri dell’Antica Legge che il sangue è l’anima dell’uomo. Questa asserzione infatti non la troveranno in alcun luogo di quella Scrittura che, sventurati, per quanto si sforzino di sviscerare non riescono in alcun modo a comprendere. Se non vi è infatti detto niente del genere che riguardi l’anima umana, cosa importa a noi che l’anima di un animale possa ricevere danno dalla sua uccisione o che non possa ottenere il regno di Dio? Ma poiché costoro si preoccupano troppo dell’anima degli animali (pur essendo infatti quelle degli uomini anime razionali, essi ritengono tuttavia che si reincarnino negli animali), pensano che sarà a loro stessi precluso il regno dei cieli, se ammettono che lo sia per le anime degli animali.

12. 2. E che dire del fatto che Adimanto, uno dei discepoli di Mani, ricordato come grande dottore di quella setta, abbia anche osato insultare il popolo di Israele? Sì, ha osato insultare il popolo dei Giudei affermando che le anime dei loro padri, giacché è loro opinione che il sangue sia l’anima, sono state in parte divorate dai serpenti, in parte consumate dal fuoco, in parte seccate nei deserti e su impervie montagne. Anche se si volesse ammettere che ciò sia vero, ci si dovrebbe convincere che è avvenuto tuttavia senza alcuna colpa di coloro che egli ha voluto offendere. Non sono stati infatti loro a recare in qualche modo danno alle anime dei loro padri, alle quali - a suo dire - sono capitate tutte quelle sventure per il loro modo di pensare: semmai ne possono aver ricavato motivo di lutto, non di colpa. D’altra parte lo stesso Adimanto cosa farà, convinto com’è che anche le anime razionali, cioè quelle degli uomini, possono essere cacciate nel corpo delle bestie? Quale grande crimine commetterà piagando il proprio cavallo con la frusta quando è lento o trattenendolo con il morso quando scalpita, dacché in esso potrebbe esserci per caso l’anima di suo padre? Per non dire poi che potrebbe uccidere i suoi genitori anche in mezzo ai pidocchi e alle pulci, dalla cui eliminazione i Manichei non si astengono. Infatti cosa giova loro negare talvolta che le anime umane possano reincarnarsi in animali così minuscoli? Lo negano per non essere incolpati di così numerose uccisioni o per non essere costretti a risparmiare pidocchi, pulci e cimici e a sopportare, non avendo la libertà di ucciderli, le loro molestie. In realtà possono essere messi alle corde chiedendo per quale motivo l’anima umana possa reincarnarsi in una piccola volpe e non possa invece in una faina, tenuto conto che un cucciolo di volpe è forse anche più piccolo di una grande faina. Inoltre se può reincarnarsi in una faina, perché non può in un topo? E se lo può in questo, perché non anche in un geco? E se può reincarnarsi in un geco, perché non lo può in una cavalletta? E ritrovarsi poi in un’ape, successivamente in una mosca, quindi in una cimice e financo in una pulce e, se esiste, in qualche animale molto più piccolo? Essi infatti non pongono un limite, e così, a causa di questa puerile convinzione, caricano la propria coscienza di innumerevoli omicidi.

12. 3. Per quel che concerne ciò che è scritto, che il sangue di una bestia è la sua anima, a parte quanto ho detto in precedenza, non mi compete trattare della sorte dell’anima di una bestia; del resto posso anche interpretare quell’insegnamento in chiave simbolica. Infatti il Signore non ha esitato a dire: Questo è il mio corpo 91, dando un significato simbolico del suo corpo.

12. 4. L’Apostolo ha detto: La carne e il sangue non possiederanno il regno di Dio; anche nella Legge si dice: Il mio spirito non resterà in costoro, poiché sono carne 92. Tuttavia nei Libri dell’Antico Testamento tante volte viene promesso il premio futuro alle anime dei giusti. L’intenzione dell’Apostolo, dunque, era quella di indicare quale sarebbe stato il corpo dei giusti per effetto del mutamento insito nella risurrezione, poiché le donne non prenderanno marito né gli uomini moglie, ma saranno come Angeli nel cielo 93; per questo motivo, volendo suggerire il futuro mutamento dei corpi dei giusti, l’Apostolo affermò: Vi dico, o fratelli, che la carne e il sangue non possiederanno il regno di Dio 94. Questa opinione non viene formulata in modo isolato ed ambiguo, ma viene sviluppata in modo approfondito per tutta la lettera, tanto che la si può verificare - l’argomentare non è per niente oscuro - anche ad una semplice lettura. Così infatti egli si esprime: È necessario che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. E che si riferisca al corpo, appare chiaro da quanto detto in precedenza: Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri; ma altro è lo splendore dei corpi celesti, altro quello dei corpi terrestri; altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro ancora lo splendore delle stelle. Ogni stella infatti differisce da un’altra nello splendore; così anche la risurrezione dei morti. Viene seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; viene seminato nell’ignominia, risorge nella gloria; viene seminato debole, risorge pieno di forza; viene seminato un corpo animale, risorge un corpo spirituale. Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, così come sta scritto: il primo uomo Adamo fu creato anima vivente, l’ultimo Adamo spirito vivificante. Non è stato creato per primo ciò che è spirituale, ma ciò che è animale; ciò che è spirituale è stato creato successivamente. Il primo uomo tratto dalla terra è terrestre; il secondo uomo venuto dal cielo è celeste. Quale è l’uomo fatto di terra, tali sono i terrestri; e quale è l’uomo celeste, tali sono anche i celesti. E come abbiamo portato l’immagine dell’uomo terrestre, portiamo anche l’immagine di colui che è venuto dal cielo. Questo vi dico, o fratelli: che la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né la corruttibilità potrà ereditare l’incorruttibilità 95. Dovrebbe certo essere ormai chiaro in che senso l’Apostolo si sia espresso. Perché allora Adimanto con indegna malafede menziona solamente l’ultima espressione ed omette le precedenti, dalle quali si potrebbe comprendere correttamente ciò che viene invece malamente interpretato? Infatti dal momento che il corpo di nostro Signore dopo la risurrezione si è levato al cielo, subendo una trasformazione celeste funzionale a questa sua stessa celeste dimora, ci è imposto di sperare altrettanto per noi nell’ultimo giorno; per questo l’Apostolo ha detto: Quale è l’uomo fatto di terra, tali sono i terrestri, vale a dire, mortali; e quale è l’uomo celeste, tali sono anche i celesti, vale a dire, immortali, non solamente nell’anima, ma anche nel corpo. Per tale motivo aveva detto in precedenza che altro è lo splendore dei corpi celesti, altro quello dei corpi terrestri. In merito poi a quanto da lui asserito che al momento della risurrezione il corpo sarà spirituale, non si deve per questo credere che non sarà più corpo, ma spirito: in effetti lo definisce corpo spirituale in quanto completamente sottomesso allo spirito, senza alcuna corruzione o morte. Non certo perché chiama corpo " animale " questo che ora abbiamo, si deve credere che esso non sia corpo ma anima. Se, dunque, il corpo terreno è definito "animale " in quanto è sottomesso all’anima, tuttavia non può essere definito spirituale, in quanto non è ancora pienamente sottomesso allo spirito, almeno fino a quando è corruttibile. Ma immediatamente lo si chiamerà " spirituale ", quando, privo di corruzione, potrà tenere testa allo spirito e all’eternità.

12. 5. Tuttavia se non sembra ancora sufficientemente provato che l’Apostolo, quando afferma: La carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile erediterà l’incorruttibilità, si riferisce alla trasformazione che avverrà in futuro, si presti attenzione a quello che aggiunge subito dopo: Ecco io vi annunzio un mistero: tutti risorgeremo, tuttavia non tutti saremo trasformati in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. Poi, per mostrare di che natura sarà la trasformazione stessa, continua ed aggiunge ciò che io ho detto prima. Subito dopo in effetti afferma: È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità 96. È chiaro a questo punto perché la carne e il sangue non possiederanno il regno di Dio; infatti quando il corpo si sarà vestito di incorruttibilità e di immortalità non sarà più carne e sangue, ma sarà mutato in corpo celeste. Abbiamo colto l’occasione di affrontare questo problema, perché i Manichei sono soliti contestare molto anche questa affermazione, negando la risurrezione dei corpi. Infatti la questione non riguarda il corpo, ma l’anima; essi ritengono che la Legge la identifichi con il sangue, cosa che noi non intendiamo in alcun modo così. Ma sebbene non ci occupiamo dell’anima delle bestie, con le quali non abbiamo alcun legame di razionalità, tuttavia noi riteniamo che quanto afferma la Legge - cioè che il sangue deve essere sparso e non deve essere assunto come cibo, perché il sangue è l’anima - sia detto simbolicamente come molte altre affermazioni; quasi tutti i misteri di quelle Scritture [sc. dell’Antico Testamento] sono pieni di significati figurali relativi alla predicazione futura, che è stata resa manifesta per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo. Il sangue è l’anima allo stesso modo di come la roccia era Cristo, quando l’Apostolo dice: Bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo 97. È risaputo d’altra parte che i figli d’Israele nel deserto bevvero l’acqua sgorgata dalla roccia 98: a loro si riferiva l’Apostolo con le sue parole; non dice che la Roccia indicava Cristo, bensì che la Roccia era Cristo. E affinché non la si intendesse in senso " carnale ", la definisce " spirituale "; in altri termini lascia intendere che la si deve interpretare in senso spirituale. Sarebbe lungo, e d’altra parte inutile in questo momento, non potendolo fare se non succintamente, esporre i misteri racchiusi nella stessa Legge. È sufficiente che coloro i quali li criticano, comprendano che noi non li intendiamo così come sono soliti fare loro in segno di scherno, ma alla maniera degli Apostoli, che pur comprendendo tutti i misteri, ne spiegarono pochi, per lasciare ai posteri la comprensione dei rimanenti sulla base delle loro medesime regole.

Antitesi: gelosia e bontà di Dio.

13. 1. Nel Deuteronomio sta scritto: Guardatevi dal dimenticare l’alleanza che il Signore vostro Dio ha stabilito con voi e dal farvi statue e ritratti; e viene aggiunto inoltre: il vostro Dio è un fuoco divoratore e un Dio geloso 99. L’illustre Adimanto di queste parole della Scrittura ha proposto un’interpretazione malevola, che noi ci siamo assunti il compito di respingere e confutare. In realtà credo di avere già risposto precedentemente, e a sufficienza, alle sue accuse calunniose relative alla gelosia di Dio. Mi preme ricordare tuttavia che non solo in quell’occasione, ma anche ora egli attacca le Scritture a proposito della gelosia di Dio, con lo scopo di aggiungere che in quei testi il Signore nostro Dio ci proibisce il culto degli idoli, come se fosse sua intenzione biasimare la gelosia di Dio per nessun altro motivo se non perché quella gelosia stessa ci proibisce il culto degli idoli. Insomma egli intende mostrarsi favorevole agli idoli, cosa che i Manichei fanno per attirare sulla loro miserevole e delirante setta anche la simpatia dei Pagani. A questo passo della Legge essi oppongono quel luogo dove un tale si avvicinò al Signore e gli disse: Buon Maestro, che cosa devo fare per avere la vita eterna? Gesù gli rispose: Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo 100. Ovviamente dovremmo dedurre che questi due passi sono in contrasto, giacché nella Legge si dice: Dio è un fuoco divoratore e un Dio geloso, mentre nel Vangelo: Nessuno è buono se non Dio solo.

13. 2. A proposito della gelosia ho avuto già modo di ribattere che nella Scrittura queste parole non stanno a significare una qualsiasi passione o una sofferenza di Dio; tuttavia poiché di Dio non è possibile affermare nulla che ne sia degno, si è fatto ricorso ad esse e per quanto gli uomini le ritengano indegne, sono costretti ad ammettere che anche quelle espressioni riguardanti l’ineffabile divina eccellenza, che essi pensano di dire in modo conveniente, sono in realtà indegne della grandezza di Dio, la cui sapienza, nel momento di scendere fino al corpo umano, è prima discesa fino alle umane parole. Ecco, ho usato la parola " scendere ", ma se solo cominciassi ad analizzarla, mi renderei conto di non essermi espresso con proprietà: non può infatti " scendere " un qualcosa se non è anche in grado di muoversi da un posto ad un altro. È chiaro in effetti che chi scende, lascia un luogo superiore per raggiungerne uno inferiore. Invece la Sapienza di Dio, trovandosi dappertutto, non può in alcun modo spostarsi da un luogo all’altro. È a lei che nel suo Vangelo fa riferimento Giovanni, come chi è stato vicino al petto del Signore, quando afferma: Era in questo mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Aggiunge nondimeno: Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto 101. In che modo " era " qui e in che modo " venne ", se non perché è necessario, per renderla comprensibile agli uomini, esprimere con parole umane quell’ineffabile eccellenza, mentre al contrario è con un divino silenzio che si deve comprendere, perché divinizzi gli uomini? Si può dunque dare una spiegazione razionale del perché si dica così, ma non si può dire alcunché di Dio in modo degno, anzi è già indegno che lo si sia detto. Togli alla gelosia l’errore e il dolore, cos’altro resterà se non il desiderio di preservare la castità e di punire la colpa del coniuge? Quale altra parola se non " gelosia " di Dio, potrebbe meglio rendere l’idea del legame coniugale con Dio cui siamo chiamati e che egli disapprova la perversione di un nostro rapporto peccaminoso, e punisce la nostra impudicizia, mentre approva la castità? Non è senza motivo che si dice volgarmente: Chi non prova gelosia non ama.

13. 3. Un analogo ragionamento ben s’addice all’espressione fuoco divoratore di cui però non devo discutere. Piuttosto potrei chiedere ai Manichei stessi, quale fuoco il Signore disse di essere venuto a portare in questo mondo. È quanto si dice nel Vangelo, che essi non possono di certo mettere in discussione, non perché rispettino Cristo, ma per abbindolare i Cristiani. Quando viene loro ricordato che il Signore ha detto: Sono venuto a portare il fuoco in questo mondo 102, gli sventurati obiettano che è un’altra cosa. Noi replichiamo allora: non vi preoccupate, anche questa è un’altra cosa. È infatti Cristo stesso che anche parla nell’Antico Testamento quando dice: Io sono un fuoco divoratore 103, come è anche lui stesso ad affermare nel Vangelo di essere venuto a portare il fuoco in questo mondo, cioè la Parola di Dio, vale a dire se stesso. Ad ogni modo dopo la risurrezione egli spiegò ai discepoli il senso delle antiche Scritture, a cominciare da Mosè e da tutti i Profeti, ed allora i discepoli stessi ammisero di avere ricevuto un fuoco e si dissero: Non ci ardeva forse il cuore dentro durante il cammino, mentre ci spiegava le Scritture? 104 Egli è veramente un fuoco divoratore: l’amore divino infatti consuma la vecchia vita e rinnova l’uomo; ed è perché Dio è un fuoco divoratore che noi lo amiamo, mentre è perché egli è geloso che ama noi. Non temete dunque il fuoco che Dio è, ma temete piuttosto il fuoco che Dio ha preparato per gli eretici.

13. 4. In quanto al passo che Adimanto ha tratto dal Vangelo per proporlo agli inesperti come contrario a questo della Legge, là dove il Signore dice: Nessuno è buono se non Dio solo 105, chi sarebbe in grado di enumerare quante volte nell’Antico Testamento ci si imbatte in passi relativi alla bontà di Dio? Tuttavia io ne menziono uno solo che si canta ogni giorno in Chiesa: Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia 106. Certo anche questo, come i Manichei ritengono, sembra essere contrario all’idea di un Dio geloso e tuttavia è un canto dell’Antico Testamento. Similmente quel re che, celebrando le nozze del figlio, trovò tra i commensali un uomo privo dell’abito nuziale e dopo averlo prima apostrofato col nome d’amico, ordinò poi di gettarlo fuori nelle tenebre, legato mani e piedi 107: a chi comprende malamente egli non sembra buono. Se qualcuno portasse ad esempio questo passo del Vangelo, così come fa Adimanto coll’Antico Testamento, in modo da criticare maliziosamente il Vangelo stesso, elogiando piuttosto i libri dell’Antico Testamento, dove si trova scritto: Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia, e rimproverando al Nuovo che un commensale, per giunta invitato, sia condannato ad un supplizio così grande a causa del vestito; se in modo incessante, con ingannevole perfidia, si adoperasse per raccogliere dall’Antico Testamento tutti i passi relativi alla bontà di Dio e dal Nuovo quelli relativi alla sua severità, contestando che sono in contrasto tra loro, lodando l’Antico Testamento e censurando il Nuovo, potrebbe ugualmente trovare degli inesperti e malamente versati nelle Sacre Scritture e persuaderli che bisogna accettare l’Antico piuttosto che il Nuovo Testamento. D’altra parte è ciò che fanno anche i Manichei respingendo l’Antico Testamento come se fosse in contrasto col Nuovo. Io mi stupisco che non riescano pensare che qualcuno una buona volta li possa leggere entrambi e lodarli perché con l’aiuto di Dio li ha capiti; e che si rammarichi per la loro fraudolenta malvagità, come propria di esseri umani, o la eviti come tipica di eretici, o la schernisca come espressione di ignoranti e superbi.

Antitesi: sacrificio e uso delle carni, opere demoniache.

14. 1. È scritto nel Deuteronomio: Quando il tuo cuore lo desidera uccidi e mangia ogni tipo di carne, secondo il piacere che il Signore ti ha dato. Guardati però dal mangiarne il sangue, ma spargilo per terra come acqua 108. Adimanto ritiene che sia in contrasto con queste parole della Legge quanto il Signore dice nel Vangelo: Che i vostri cuori non si appesantiscano per eccesso di cibo e di vino e per gli affanni della vita 109, e anche quanto dice l’Apostolo: Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino 110; e ancora: Voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni 111. Noi al contrario diciamo che tutte queste affermazioni dell’Antico e del Nuovo Testamento hanno una motivazione propria e dimostriamo che non sono in contrasto tra loro. Sebbene Adimanto stesso nella citazione ricavata dall’Antico Testamento avrebbe potuto accorgersi che quanto detto - Quando il tuo cuore lo desidera uccidi e mangia ogni tipo di carne - non si riferisce ad una smodata ingordigia, poiché dopo si precisa, secondo il piacere che il Signore ti ha dato. Il Signore non ti ha dato infatti un piacere smodato, ma bastevole al sostentamento naturale e alla salute. Chi poi persegue una smodata ingordigia, asseconda il proprio vizio, non il piacere che gli ha dato il Signore; di conseguenza non vi è contrasto con quanto è detto nel Vangelo: Che i vostri cuori non si appesantiscano per eccesso di cibo e di vino e per gli affanni della vita. Infatti quando si soddisfa quel piacere moderato e naturale che il Signore ha concesso, il cuore non si appesantisce per eccesso di cibo e di vino e per gli affanni della vita.

14. 2. Che non bisogna mangiare carne e non bisogna bere vino l’Apostolo lo dice non perché ritenga queste cose impure, come pensano costoro, sbagliando ed inducendo in errore coloro che si sono lasciati convincere. Del resto egli stesso ha motivato la sua affermazione, sicché noi non dobbiamo spiegare od esporre la sua opinione. È sufficiente infatti collegare all’interno del suo discorso tutto questo passo della lettera paolina, affinché appaia chiaramente il motivo per cui l’Apostolo abbia detto ciò e di converso la malafede di costoro, che scelgono alcuni testi della Scrittura, con i quali ingannare gli inesperti, isolandoli dal contesto che li precede e li segue, grazie al quale si potrebbero invece comprendere la volontà e l’intenzione dello scrittore. L’Apostolo dunque così dice: Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. Uno crede di poter mangiare di tutto, l’altro invece, che è debole, mangia solo legumi. Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto. Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare. C’è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali. Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio. Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è risorto, per essere il Signore dei morti e dei vivi. Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale del Signore, poiché sta scritto: Come è vero che io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua renderà gloria a Dio. Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso. Cessiamo dunque dal giudicarci l’un l’altro: pensate invece a non essere pietra di inciampo o di scandalo ai fratelli. Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo. Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto! Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godiamo! Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini. Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole. Non distruggere l’opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d’accordo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo. Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi. La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio. Beato chi non si condanna per ciò che egli approva. Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti, che non viene dalla fede è peccato 112. C’è forse bisogno della spiegazione di qualcuno, per comprendere il perché l’Apostolo si sia espresso così, e con quanta malafede costoro estrapolino alcuni testi delle Scritture per ingannare gli inesperti? L’Apostolo ha detto infatti che tutto è mondo per chi crede, e che sono immonde quelle cose che uno ritiene lo siano; proprio allora bisogna astenersene, quando possono costituire motivo di scandalo, cioè quando un uomo incerto ritiene di doversi astenere da ogni tipo di carne, affinché non gli capiti per caso della carne immolata dai pagani; per tale ragione qualcuno potrebbe pensare che chi ne mangia lo faccia in onore degli idoli e ne potrebbe essere gravemente scandalizzato; al contrario quella stessa carne immolata dai pagani non offende nessuno se viene mangiata in buona fede senza saperne l’origine. Per la qual cosa lo stesso Apostolo in un altro passo proibisce che se ne chieda la provenienza quando si compra della carne in una macelleria o quando, essendo stato invitato da un uomo senza fede, si vedono servite a tavola quelle carni che costoro ritengono immonde, non perché provengano da vittime immolate dai pagani, ma per il fatto stesso di essere carni, mentre l’Apostolo dice chiaramente che ogni cosa è monda, che ogni creatura di Dio è buona e che ogni cosa viene santificata dalla parola divina e dalla preghiera; tuttavia bisogna astenersi se per caso un uomo incerto ne sia scandalizzato. E in un passo in maniera lampante ha indicato costoro, quando dice che alla fine dei tempi ci saranno alcuni che proibiranno le nozze e si asterranno dai cibi creati da Dio 113. Infatti a dire il vero egli non si riferisce a coloro i quali si astengono da tali cibi per tenere a freno la propria concupiscenza o per rispettare la debolezza altrui, ma perché ritengono immonde le carni stesse e negano che sia Dio a crearle. Noi al contrario ci manteniamo fedeli all’insegnamento dell’Apostolo, il quale afferma che tutto è puro per i puri 114, se viene rispettata la moderazione evangelica, sicché i nostri cuori non vengano appesantiti dall’eccesso di cibo, dal bere il vino e dalle preoccupazioni secolari.

14. 3. Infatti io non riesco a comprendere per quale motivo i Manichei oppongano e ritengano quasi contrario a questo passo della Legge quello stesso in cui l’Apostolo dice: Non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni. La Legge a dire il vero non parla dei sacrifici, allorché nel Deuteronomio si afferma: Quando il tuo cuore lo desidera uccidi e mangia ogni tipo di carne, secondo il piacere che il Signore ti ha dato 115, bensì dei cibi che servono d’alimento all’uomo. Ma poiché i Manichei ritengono che qualunque tipo d’animale venga preparato per il pranzo dell’uomo costituisca un sacrificio, sulla base della propria interpretazione hanno stimato che questi due passi siano in contrasto. Per lo stesso motivo hanno citato il passo in cui l’Apostolo dice: Ciò che i Pagani offrono in sacrificio, lo offrono ai demoni e non a Dio, dove molto chiaramente l’Apostolo si riferisce alle vittime che nel tempio vengono offerte ai demoni, non ai cibi che gli uomini preparano per sé. Dice infatti così: Che cosa dunque? Dico forse che quanto viene immolato agli idoli è qualche cosa, o che un idolo è qualche cosa? No, ma che ciò che offrono in sacrificio, lo offrono ai demoni e non a Dio. Io non voglio che voi entriate in comunione con i demoni. Non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni. Non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni. Vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui? Tutto è lecito, ma non tutto è utile; tutto è lecito, ma non tutto edifica. Nessuno cerchi l’utile proprio, ma quello altrui. Tutto ciò che è in vendita al mercato, mangiatelo pure, senza chiedere nulla per scrupolo di coscienza. Infatti del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene. Se qualcuno non credente vi invita, e volete andarci, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza. Se qualcuno però vi dicesse che si tratta di carne di vittime sacrificate, non mangiatene, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza: mi riferisco ovviamente non alla coscienza tua, ma dell’altro. Per quale motivo infatti la mia libertà dovrebbe essere giudicata dalla coscienza altrui? Se io partecipo alla mensa con rendimento di grazia, perché mai dovrei essere biasimato per quello di cui rendo grazie? Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio 116. Prestino attenzione a questo i Manichei e comprendano in che senso è detto nel Deuteronomio: Quando il tuo cuore lo desidera uccidi e mangia la carne, secondo il piacere che il Signore ti ha dato. Per quanto riguarda poi alcune specie di carne di cui è stato proibito ai Giudei di cibarsi e che sono ritenute impure, simbolicamente stanno a significare gli uomini impuri, che vengono indicati tipologicamente nelle antiche Scritture. Allo stesso modo infatti di quel bue, al quale mentre trebbia non è consentito mettere la museruola, sta a significare un evangelista, come l’Apostolo indica molto chiaramente 117, così anche quelle cose che vengono proibite, stanno a significare alcune impurità dell’uomo, che non vengono accolte in comunione col corpo di Cristo, vale a dire nella Chiesa incrollabile ed eterna. Infatti riguardo ai cibi, appare molto evidente che nulla vi è in essi di impuro, tuttavia possono costituire un danno per un uomo che ne mangi e sia motivo di scandalo.

Antitesi: animali immondi e purità interiore.

15. 1. È scritto nel Levitico: Separate l’immondo da ciò che è mondo e nessuno mangi carne di cammello, di asino, di lepre, di porco, di aquila, di nibbio, di corvo, di avvoltoio, ecc. 118 Mai più chiaramente che in questa occasione, nella quale ha messo in rilievo che nel Levitico sta scritto di astenersi dalla carne di certi animali, è possibile smascherare l’animo, zeppo di subdoli inganni, di questo uomo [sc. Adimanto], che presenta dei passi ricavati da entrambi i Testamenti come in profonda contraddizione tra loro. Infatti egli ritiene che si debba considerare in contrasto con questo quel passo del Vangelo dove il Signore dice: Non vi è nulla che entrando nell’uomo possa contaminarlo, invece quelle cose che escono da lui lo contaminano 119. Se ha fatto ciò con sventatezza, nulla vi è di più accecato, se invece lo ha fatto con consapevolezza, nulla vi è di più scellerato. Non aveva forse lui stesso poco prima portato ad esempio quanto afferma l’Apostolo: È bene, fratelli, non mangiare carne né bere vino 120, nel tentativo di mettere in contrasto il Nuovo Testamento coll’Antico, che afferma: Quando il tuo cuore lo desidera uccidi e mangia ogni tipo di carne 121? Come mai dunque gli riesce ora gradita l’idea espressa dal Signore che non vi è nulla che entrando nell’uomo lo contamini, ma sono quelle cose che escono dall’uomo a contaminarlo? Dove mai si nasconderà Adimanto per sottrarsi ad essa? Dove fuggirà - me lo dica! - dal momento che va predicando, in nome di una continenza frutto di perversa e superstiziosa immaginazione, che bisogna evitare l’impurità delle carni ed eliminarla dagli alimenti dei pii? Di certo infatti, se è vero che quelle cose che entrano nell’uomo non lo contaminano, i Manichei sbagliano grandemente quando affermano che i pasti sono impuri, se gli uomini si cibano di carne. Se tali cibi sono impuri, che ne faranno mai di questo precetto manifestato dalla potenza di Dio nel Vangelo, dove il Signore afferma che l’uomo non è contaminato da ciò che entra in lui, ma da ciò che esce da lui? O forse diranno, come son soliti fare quando l’autorità delle Scritture li mette alle strette, che questo passo è un’interpolazione inserita nel Vangelo da coloro che contraffanno le Scritture? Perché dunque Adimanto si serve di questo passo come prova e si sforza di attaccare l’Antico Testamento traendo argomenti che gli si ritorcono contro? Infatti qualunque cristiano cattolico, che rispetta e comprende le due parti della Scrittura, gli potrebbe rispondere che esse non sono in contrasto. La prescrizione di non cibarsi della carne di certi animali è stata data ad un popolo ancora " carnale " come simbolo di quegli umani costumi, che la Chiesa, in quanto corpo del Signore, non può accogliere nel vincolo stabile ed eterno della sua unità, respingendoli alla stregua di cibi impuri e non assimilandone le sostanze; affinché tutte le prescrizioni imposte al popolo " carnale " profetizzassero la futura disciplina del popolo " spirituale ", e non sono perciò in contrasto con l’affermazione del Signore - profondamente vera - che l’uomo non viene contaminato da ciò che entra in lui attraverso il cibo. Infatti mentre quella sentenza impone oneri a degli schiavi, questa sottrae al giogo della schiavitù uomini ormai liberi, e tuttavia è espressa in modo tale che gli oneri degli schiavi prefigurino la fede degli uomini liberi. Tutte queste cose - così dice l’Apostolo - accadevano a loro come esempio; sono state invece scritte per noi, sui quali incombe la fine dei secoli 122. Se dunque le sofferenze capitavano loro come prefigurazione, accettavano anche come prefigurazione le prescrizioni.

15. 2. Avendo io dunque replicato queste argomentazioni e avendo in tal modo mostrato, dopo averli messi a confronto, che questi due passi tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento non sono in contrasto, cosa potrà mai fare Adimanto, dal momento che gli si è ritorta contro quella prova molto significativa che egli stesso aveva prodotto contro il suo avversario? È stato lui infatti a menzionare quel passo del Vangelo nel quale il Signore dice che l’uomo non viene contaminato dai cibi che entrano in lui, tuttavia non cessa di esortare e predicare che bisogna astenersi dalla carne come se fosse un cibo immondo. Ora si è ben reso conto di quale ferita abbia inflitto a se stesso e di come il colpo gli si sia ritorto contro in modo mortale. Gli si potrebbe chiedere infatti: Come mai proibite di mangiare carne se - come tu stesso ricordi - il Signore dice: Non vi è nulla che entrando nell’uomo possa contaminarlo, invece quelle cose che escono da lui lo contaminano 123? Ha voluto in certo qual modo impiegare senza ragione una medicina per una ferita mortale. Così infatti egli cita il passo evangelico stesso. Nel Vangelo - afferma - il Signore si rivolge alla folla e dice: Ascoltate e comprendete: Non vi è nulla che entrando nell’uomo possa contaminarlo etc. Che egli menzioni la circostanza che il Signore si sia rivolto alla folla, nient’altro denota se non che agisce come agisce non per ignoranza, ma per malafede, per poter dire poi ai suoi Uditori che il Signore ha parlato alla folla, non a pochi santi, quali essi stessi vogliono apparire. Siccome permettono che i propri Uditori, in quanto ancora impuri, mangino la carne, mentre ritengono che ciò sia empio e nefando per loro stessi, in quanto puri, sembra che anche il Signore la pensasse così, poiché dava questi precetti non a pochi santi, ma alla folla. Uomo dappoco, certo di riuscire a nascondere i propri inganni fidando nella negligenza del genere umano! Infatti non credeva potesse esistere qualcuno capace di afferrare il Vangelo, di leggerlo con competenza e di scovare nelle pianure stesse dove il Signore pascola i suoi greggi chi tende trappole agli incauti e minaccia i meno previdenti. I discepoli, invero, colpiti da queste parole e credendo che il Signore avesse parlato non alla lettera, ma piuttosto in senso figurato, quando affermava che l’uomo non è contaminato da ciò che entra in lui con il cibo, tanto più che erano dei Giudei anche gli stessi discepoli, ai quali fin da bambini era stato insegnato che bisognava evitare di cibarsi di alcuni tipi di carne, si avvicinarono a lui e gli dissero: Sai che i Farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole? Ed egli rispose: Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata. Lasciateli stare; sono ciechi e guide di ciechi. Se poi un cieco si presta a far da guida a un altro cieco, tutti e due cadono in un fosso. Avendo dunque il Signore definito la mancanza di fede dei Giudei pianta che non era stata piantata dal Padre celeste, tuttavia Pietro, pensando ancora che si trattasse di una parabola, e che i Giudei fossero stati rimproverati e definiti ciechi in quanto incapaci di comprenderla, di rimando gli disse: Spiegaci questa parabola. E il Signore facendo intendere molto chiaramente che non era una parabola, ma una sua affermazione, disse loro: Anche voi siete ancora senza intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella latrina? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore ed è questo che contamina l’uomo. Dal cuore infatti provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che contaminano l’uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l’uomo 124. I Giudei intendevano polemizzare a proposito delle mani non lavate, il Signore ne trasse spunto per esprimere in generale la propria idea su ciò che entra in bocca, passa nel ventre e viene espulso nella latrina, vale a dire sui nostri alimenti. Sebbene, dunque, sia scritto che egli disse alla folla riunita presso di sé: Non ciò che entra nella bocca contamina l’uomo, ma ciò che esce dalla bocca, tuttavia appare evidente, come ho detto prima, per quale timore Adimanto abbia aggiunto ciò alle parole utilizzate per la propria citazione: per avere la possibilità di rispondere a coloro che gli avessero chiesto perché mai i capi dei Manichei ritengano cosa indegna cibarsi di carne, che il Signore intendeva fare quella concessione alla folla solamente, non agli Eletti. Ma poiché dopo viene anche chiarito a Pietro che ne faceva richiesta, e mentre stavano ad ascoltare i discepoli, elevati alla sommità della Chiesa, che il Signore non si era espresso in parabola e aveva indicato che le sue parole erano rivolte a tutti, costoro non hanno argomenti per sottrarre alimenti dalla bocca degli uomini e per legarla col laccio della superstizione.

15. 3. Forse qualcuno di loro potrebbe dire: Spiegaci allora cosa significa la prescrizione che si trova nella Legge di astenersi dalla carne di porco, di cammello, di lepre, di nibbio, di corvo, etc. Non intendo farlo, perché sarebbe lungo. Ma supponi pure che io non abbia i mezzi per farlo; forse per questo nessun altro può averli? Ormai vi sono innumerevoli scritti nei quali si trovano spiegate queste cose. A nostro avviso è abbastanza per confutare i Manichei considerare quelle prescrizioni " ombra " di eventi futuri: non sono io a dirlo, ma l’Apostolo, quando proibisce di restare legati in modo servile alla loro osservanza e chiarisce tuttavia il loro significato dicendo: Nessuno dunque vi condanni in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni o a sabati, tutte cose queste che sono ombra delle future 125. Le cose future prefigurate da quelle osservanze si sono realizzate dopo la venuta del Signore Gesù Cristo; sono state cancellate le osservanze che rendono schiavi, ma la loro corretta esegesi è mantenuta dagli uomini liberi. Qualunque cosa infatti è simbolo della Chiesa futura, costituisce una profezia. L’Apostolo stesso lo afferma: Non respingete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa e tenete ciò che è buono 126. Bisogna insomma leggere la Sacra Scrittura, riconoscere la presenza dello Spirito Santo e percepire la profezia; bisogna inoltre respingere la schiavitù della carne e conservare l’intelligenza propria di un uomo libero.

Antitesi: le osservanze giudaiche, espressione del regime demoniaco.

16. 1. Sta scritto nel Deuteronomio: Osserva e santifica il giorno che il Signore ti ha prescritto. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro ti competa, ma il settimo giorno, sabato, celebralo in onore del Signore tuo Dio, non facendo lavoro alcuno, né tu, né tuo figlio o tua figlia, né il tuo giovane schiavo o la tua giovane schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né le tue bestie, né il tuo colono. Così dunque riposino il tuo schiavo e la tua schiava, allo stesso modo anche tu. Ricordati che sei stato schiavo in Egitto e che il Signore tuo Dio ti fece uscire con mano potente e braccio teso. Perciò il Signore ti ordina di osservare il settimo giorno 127. Ed inoltre nella Genesi è scritto cosa Dio disse ad Abramo della circoncisione: Osserva la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te. Questa è la mia alleanza che osserverai, tra me e te e la tua discendenza: tra voi farai circoncidere ogni maschio nella carne del suo prepuzio e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi. In mezzo al vostro popolo, all’età di otto giorni, farete circoncidere ogni maschio, sia quello nato in casa sia quello comperato presso gente straniera: questa sarà l’alleanza in mezzo al vostro popolo. E ogni maschio che non circonciderà il suo prepuzio, perderà la sua anima lontano dal suo popolo, poiché ha violato la mia alleanza 128. Adimanto riporta tutte queste parole dell’Antico Testamento per contrapporle a quelle del Nuovo Testamento, e ritiene per certo che sono contrarie a quelle che nel Vangelo il Signore dice del proselito: Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito; e quando lo avrete fatto sarà figlio della geenna, molto più di quanto lo siete voi 129. Come se il Signore definisca " figlio della geenna " il proselito perché è circonciso e rispetta il sabato, e non piuttosto perché è costretto ad imitare i perversi costumi e la cattiva condotta dei Giudei, non in quanto osservino i precetti della Legge, ma per ciò che fanno contro la Legge. Cosa che in modo chiarissimo afferma in un altro passo, dove dice che i Giudei respingono il comandamento di Dio per conformarsi alla propria tradizione 130: poiché mentre la Legge ha imposto di onorare il padre e la madre, loro stessi hanno stabilito il modo di disonorare i genitori. Similmente quando li ammonisce dicendo: Guai a voi, Scribi e Farisei, che avete la chiave del regno dei cieli: voi non vi entrate né permettete che gli altri vi entrino 131. O ancora in un’altra circostanza ordina a coloro che lo stanno ad ascoltare di ubbidire alle parole dei Farisei e degli Scribi, ma di non imitarne le azioni. Disse infatti: Si sono seduti sulla cattedra di Mosè: quanto vi dicono, fatelo; ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno 132. In questo passo il Signore ratifica l’autorità della Legge che è stata data per mezzo di Mosè, tuttavia mette in guardia e indica chiaramente che deve essere evitata la condotta di coloro i quali non ubbidivano alla Legge che avevano ricevuto. A motivo poi di questa loro perversità succedeva che quando un pagano si convertiva alla loro Legge, in altre parole diventava un proselito, assumeva i loro costumi a tal punto da diventare " figlio della geenna " più di quanto lo fossero loro stessi. Si adoperavano molto infatti affinché qualche pagano si convertisse al Giudaismo, e una volta convertito lo costringevano ad imitare i loro pessimi costumi.

La circoncisione e il Vangelo, ossia l’ombra e la verità.

16. 2. Il manicheo Adimanto del resto non si è potuto neanche rendere conto che un altro passo dell’Apostolo che egli cita non è per niente in contrasto con quelli veterotestamentari, perché tutta la sua attenzione era rivolta non ad investigare, ma a criticare la Scrittura. Egli riporta infatti le parole dell’Apostolo: Qualcuno è stato chiamato quand’era circonciso? Non metta in ballo il suo prepuzio. È stato chiamato quando non era ancora circonciso? Non si faccia circoncidere: poiché il prepuzio non conta nulla e anche la circoncisione non conta nulla, ma conta invece l’osservanza dei comandamenti di Dio 133. In effetti cosa vi è di più chiaro di quanto prescrive l’Apostolo, cioè che ciascuno rimanga nella condizione in cui era stato chiamato? Compiendosi infatti ogni cosa di cui quelle osservanze costituivano le " ombre ", si è fatto in modo che si capisse come non si dovesse riporre la propria speranza in quelle " ombre ", bensì in quelle stesse realtà che quelle " ombre " indicavano come di là da venire, cioè Cristo e la Chiesa. Esse erano pertanto del tutto inefficaci, tuttavia non tali da dover essere eliminate come se fossero nocive; l’Apostolo prescrive invece di disprezzarle come superflue, di modo che se qualche Giudeo avesse creduto in Cristo, non gli fosse proibito, per non offendere i suoi, di mantenere quelle stesse osservanze, quantunque superflue, senza credere tuttavia che in esse fosse riposta la propria salvezza: non sono infatti quei segni esteriori, ma ciò che in essi viene simboleggiato a condurre alla salvezza. Per questo il prepuzio non conta nulla, e anche la circoncisione non conta nulla, ma conta invece l’osservanza dei comandamenti di Dio. Ed è ancora per questo motivo che dice in un altro passo: Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano 134. L’Apostolo lo dice, non perché la circoncisione sia contraria al Vangelo, così come ritengono i Manichei, ma perché è contrario al Vangelo che qualcuno, mettendo da parte la realtà figurale di quell’ombra, segua l’inconsistenza dell’ombra stessa. È quel che volevano, quanti obbligavano al giogo della circoncisione, come se fosse necessario per la salvezza, i Pagani che si convertivano al Cristo, mentre ormai non si doveva più simboleggiare nel corpo un’ombra, ma portare la realtà stessa nel cuore.

La lettera e la figura.

16. 3. L’altro passo in cui dice: Voi osservate giorni, sabati e festività solenni; temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo 135, non è, per quanto concerne il testo, così come lo riporta Adimanto. Infatti l’Apostolo non vi fa menzione del sabato. In effetti egli dice: Voi osservate giorni, anni e periodi; temo per voi, che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo. Ma intendilo pure come se fosse riferito al sabato, forse non affermiamo anche noi che non bisogna rispettare queste osservanze, ma piuttosto quello che esse significano? Infatti i Giudei le rispettavano in modo servile, senza comprendere quali realtà significassero e prefigurassero. È questa la colpa che rinfaccia l’Apostolo a loro e a tutti quelli che adorano la creatura al posto del Creatore 136. Infatti anche noi celebriamo solennemente la domenica, la Pasqua e qualsiasi altra festività cristiana. Ma poiché comprendiamo a cosa si riferiscono, non osserviamo le circostanze temporali, ma il loro significato più profondo. I Manichei al contrario censurano ciò, come se non osservassero alcun giorno ed alcun tempo. Ma se li si interroga sul convincimento della loro setta, si sforzano di dimostrare che non osservano le circostanze temporali in sé, bensì le realtà di cui sono segni simbolici. Che queste cose siano una favola e siano piene di falsità, è dimostrato da me in altri passi. Ora le mie parole hanno lo scopo di costringerli ad ammettere con la loro stessa bocca che tali osservanze possono essere messe in pratica in modo razionale, sicché risulta evidente che la circoncisione della carne può essere imposta a buon diritto a degli schiavi e può essere compresa nel suo esatto significato dagli uomini liberi. Noi respingiamo dunque, in accordo con l’Apostolo, l’osservanza carnale e accettiamo, sempre in accordo con l’Apostolo, l’osservanza spirituale; noi non osserviamo il riposo del sabato con riguardo alla circostanza temporale, ma comprendiamo il significato simbolico del tempo e rivolgiamo l’acume della nostra intelligenza alla pace eterna cui simbolicamente si riferisce. Noi respingiamo pertanto, in accordo con l’Apostolo, l’osservanza dei tempi e, sempre in accordo con l’Apostolo, ci atteniamo alla comprensione del loro significato simbolico: noi concepiamo la differenza dei due Testamenti tale che nell’Antico si trovano rappresentati gli oneri degli schiavi, nel Nuovo la gloria propria degli uomini liberi; in quello si riconosce la prefigurazione di ciò che godremo, in questo si ottiene il pieno possesso del nostro godimento. L’Apostolo interpreta il sabato, quando si rivolge agli Ebrei e dice: È dunque riservato ancora un riposo sabbatico per il popolo di Dio 137. Viene data anche un’interpretazione della circoncisione, quando afferma riguardo ad Abramo: Infatti egli ricevette il segno della circoncisione quale sigillo della giustizia derivante dalla fede 138. Io intendo dunque in senso spirituale l’interpretazione dell’Apostolo; disprezzo in nome della libertà l’osservanza carnale che rende schiavi, venerando Dio quale autore di entrambi i Testamenti, quel Dio che, come suo signore, gettò sull’uomo vecchio che si allontanava il peso del timore, e, come padre, all’uomo nuovo che tornava spalancò le porte dell’amore.

Antitesi: sterminio dei nemici e amore come criteri di opposizione fra i due Testamenti.

17. 1. Sta scritto nell’Esodo: Se tu darai ascolto alla mia voce e farai quanto ti dirò, io sarò nemico dei tuoi nemici ed avversario dei tuoi avversari. Il mio angelo camminerà alla tua testa e ti farà entrare presso l’Amorreo, il Perizzita, il Cananeo, il Gebuseo e il Gergeseo e li annienterete. Guardatevi dall’adorare i loro dèi e dal fare le loro opere, sterminateli piuttosto e distruggete la loro memoria 139. A queste parole così riportate dall’Antico Testamento, Adimanto oppone come antitetico quanto è scritto nel Vangelo, quando il Signore dice: Ma io vi dico: amate i vostri nemici, benedite coloro che dicono male di voi, fate del bene a coloro che vi odiano e pregate per i vostri persecutori 140. A questo proposito bisogna considerare innanzitutto che dovrebbe essere sufficiente, per chi intende dimostrare che i due passi sono in contrasto, richiamare quello che si trova scritto nella vecchia Legge riguardo i nemici che bisogna uccidere. Infatti il Signore impone di amare i nemici, riferendosi ad uomini, che possono essere convertiti alla salvezza dalla nostra pazienza e carità, ciò chiunque lo comprende ed è esemplificato molto spesso. A quale scopo, dunque Adimanto, ha ritenuto opportuno aggiungere le parole che seguono, dove è scritto: Guardatevi dall’adorare i loro dèi e dal fare le loro opere, sterminateli piuttosto e distruggete la loro memoria, se non perché i Manichei impongono di onorare gli dèi dei Pagani? E quel che il Signore dice nel Vangelo: Amate i vostri nemici, essi credono che riguardi non solo gli uomini, ma anche i demoni, nonché i simulacri. Stando così le cose, chi potrebbe non riprovare una tale follia? Se invece non hanno questa opinione, a maggior ragione Adimanto molto si è sbagliato, poiché ha voluto ribadire che nell’Antico Testamento viene prescritto di annientare le superstizioni dei Gentili, e nello stesso tempo ha voluto contrapporre come contrario quel che è scritto nel Nuovo sulla necessità di amare i nemici.

17. 2. Noi riteniamo invece che ciò che viene prescritto a quel popolo eletto nei Libri dell’Antico Testamento sulla necessità di uccidere i nemici non sia in contraddizione con questo precetto evangelico col quale il Signore ci impone di amare i nostri nemici; in effetti la prescrizione di uccidere i propri nemici si addiceva ad un popolo ancora " carnale ", al quale la Legge era stata data come pedagogo, per usare le parole dell’Apostolo 141. A dire il vero erano pochissimi a quei tempi ed in mezzo a quel popolo gli uomini giusti e " spirituali ", come ad esempio Mosè, come ad esempio i Profeti. Agli ignoranti ed agli empi, che preferiscono la propria cecità, rimane incomprensibile con quale animo sterminassero i nemici e se amassero coloro che uccidevano; poiché essi non sono in grado di rendersene conto, devono essere piuttosto schiacciati col peso dell’autorità della Scrittura. Del resto cosa dice l’Apostolo? Orbene, io, assente col corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato come se fossi presente colui che ha compiuto tale azione: nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il potere del Signore Gesù, questo individuo sia dato in balia di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore Gesù 142. Cos’altro comporta infatti quell’uccisione, che costoro ingigantiscono oltre misura ed attaccano in modo malizioso, se non la " rovina della carne "? Del resto poiché l’Apostolo ha spiegato con quale spirito egli agisse, ha messo in chiaro sufficientemente che si può punire un nemico congiungendovi la carità. E tuttavia in questo caso la " rovina della carne " può forse intendersi anche in altro modo, vale a dire quella che si realizza attraverso la penitenza. Gli stessi Manichei d’altronde leggono gli Apocrifi, che essi affermano essere privi di qualsiasi falsificazione, dove sta scritto che l’apostolo Tommaso maledisse l’uomo, dal quale, ignorando chi egli fosse, era stato colpito con uno schiaffo per sventatezza e che quella maledizione produsse immediatamente il suo effetto. Infatti quando quell’uomo, che era un servitore del banchetto, uscì per attingere acqua ad una fonte, fu ucciso e dilaniato da un leone. Affinché l’accaduto fosse reso manifesto ad ammonimento degli altri, un cane portò una sua mano sulla tavola dove banchettava l’Apostolo. Coloro che non erano al corrente chiesero una spiegazione e fu loro data; così, mossi da grande timore e da grande rispetto nei confronti dell’Apostolo, si convertirono. E da allora ebbe inizio la predicazione del Vangelo. Se qualcuno volesse ritorcere contro loro stessi i morsi dei Manichei, quanto voracemente potrebbe opporre loro questa narrazione! Poiché anche in questo caso non è tenuta nascosta l’intenzione che è alla base dell’accaduto, appare evidente l’amore di colui che si vendica. Infatti in quel racconto si legge che l’Apostolo pregò per colui del quale si era vendicato nella vita terrena, affinché fosse perdonato nel giudizio futuro. Se dunque all’epoca del Nuovo Testamento, nella quale viene vivamente raccomandata la carità, è stato inculcato negli uomini carnali da parte di Dio il timore delle pene visibili, come non ammettere che a maggior ragione ciò si addiceva all’epoca dell’Antico Testamento per quel popolo che il timore della Legge soggiogava come un pedagogo? Infatti questa è molto in breve e in modo molto evidente la differenza tra i due Testamenti, il timore e l’amore: quello s’addice all’uomo vecchio, questo riguarda l’uomo nuovo; l’uno e l’altro tuttavia resi manifesti e congiunti dalla volontà misericordiosa dell’unico, solo Dio. Nell’Antico Testamento viene tenuto nascosto il sentimento che anima coloro che castigano, perché pochissimi erano gli uomini spirituali capaci di comprendere, per rivelazione divina, le azioni che compivano, di modo che il popolo cui era utile il timore fosse dominato da una legge severissima; affinché allo stesso modo di come vedevano consegnati nelle loro mani per essere uccisi i nemici empi ed adoratori di idoli, temessero loro stessi di essere consegnati nelle mani dei loro nemici, qualora avessero disprezzato i comandamenti del vero Dio e fossero precipitati nel culto degli idoli e nelle empietà dei Pagani. Infatti essi stessi se si fossero macchiati di simili colpe, non diversamente sarebbero stati puniti. Tuttavia tutto questo castigo terreno terrorizza le anime deboli per ammaestrarle e nutrirle con la disciplina e preservarle dagli eterni ed inenarrabili supplizi: infatti gli uomini carnali temono maggiormente il castigo di Dio che li coglie nel presente, piuttosto che quello minacciato per il futuro.

17. 3. Dunque in colui che punisce vi può essere un atteggiamento d’amore. Cosa che chiunque può riscontrare nei confronti del proprio figlio, represso con moltissima severità quando si lascia andare a pessimi costumi, e tanto maggiore quanto più lo ama e ritiene che in questo modo possa essere corretto. Certamente gli uomini non arrivano ad uccidere i figli che amano, quando vogliono correggerli, perché molti ritengono questa vita un grande bene e hanno la speranza di riuscire in questa vita ad ottenere quanto essi vogliono dall’educazione dei propri figli. Gli uomini di vera fede invece e saggi, i quali credono nell’esistenza di un’altra vita migliore, che hanno imparato a conoscere per quanto loro possibile, nemmeno loro puniscono uccidendo, quando vogliono correggere i propri figli, perché credono che sia possibile correggerli in questa vita. Al contrario Dio che sa cosa accordare a ciascuno, punisce uccidendo chi vuole, sia tramite gli uomini sia con un piano imperscrutabile delle cose, non perché li abbia in odio in quanto sono uomini, ma in quanto sono peccatori. Infatti nell’Antico Testamento stesso noi leggiamo rivolte a Dio queste parole: E nulla disprezzi di quanto hai creato 143; egli infatti dispone ogni cosa basandosi su un principio di equità sia per quanto riguarda i castighi sia per quanto riguarda i premi. Non parla forse in questi termini l’apostolo Paolo quando si rivolge ai fedeli cristiani dicendo: L’uomo pertanto esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice. Infatti chiunque mangia e beve in modo indegno senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. Per questo tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però noi ci esaminassimo da noi stessi, non saremmo giudicati. Quando poi siamo giudicati veniamo ammoniti dal Signore per non essere condannati insieme con questo mondo 144? È chiaro dunque che Dio corregge con amore, non solo attraverso le infermità e le malattie, ma anche con la morte temporale, coloro i quali non vuole condannare insieme al mondo.

17. 4. Costoro prestino dunque attenzione e comprendano come sia potuto accadere che dei popoli empi siano stati consegnati nelle mani di un popolo ancora carnale, ma credente in un solo Dio, per essere annientati. In mezzo a quel popolo del resto vi erano alcuni uomini spirituali in grado di comprendere che l’azione dispensatrice di Dio non era condizionata dall’odio nei confronti di alcuno. E comprendano che ciò non è contrario a quanto il Signore ci prescrive nel Vangelo: di amare i nostri nemici, dei quali egli stesso promette tuttavia la punizione quando mette in scena la parabola di quel giudice che, per quanto fosse iniquo, non timorato di Dio e senza rispetto per gli uomini, tuttavia non poté sopportare le quotidiane richieste di una vedova che chiedeva giustizia e le diede ascolto per non esserne ulteriormente importunato. Attraverso questo confronto ha inteso dire che a maggior ragione Dio, il quale è misericordiosissimo e giustissimo, punisce i nemici dei propri eletti 145. I Manichei osino sollevare a Dio stesso, se possono, un’obiezione di tal fatta: come mai ci hai imposto di amare i nostri nemici e fai in modo di vendicarci di loro? Agirà forse contro la volontà dei suoi eletti punendo e condannando coloro che essi amano? Si convertano piuttosto essi stessi da questa calunniosa cecità a Dio e rintraccino in entrambi i Testamenti la sua volontà, per non essere sorpresi a sinistra tra coloro ai quali il Signore dirà: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo ed i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare 146, etc. Dispiace infatti a questi meschini che Dio abbia consegnato al suo popolo dei nemici da sterminare; e loro stessi proibiscono che si dia del pane ad un mendicante, non solo non ostile, ma anche supplichevole. Si rendano conto piuttosto che vi può essere una punizione priva di odio, che pochi comprendono; di conseguenza quanto a lungo non si comprende tanto a lungo è necessario che un lettore dei due Testamenti si dibatta tra grande fatica o errore ed arrivi a pensare che vi siano contraddizioni in seno alle Scritture.

17. 5. Questa punizione priva di odio non avevano compreso ancora neanche gli Apostoli quando, adirati contro coloro dai quali non avevano ricevuto ospitalità, chiesero al Signore se voleva che invocassero, come aveva fatto Elia, un fuoco dal cielo per consumare quegli uomini inospitali. Ma il Signore rispose loro che non sapevano di quale spirito fossero figli e che egli era venuto per liberare non per mandare in rovina 147, mentre loro con animo pieno d’odio bramavano mandare in rovina coloro che volevano venissero consumati dal fuoco. Successivamente quando furono pieni di Spirito Santo e diventarono perfetti tanto da potere amare anche i nemici, ricevettero il potere di punire, poiché ormai erano in grado di vendicarsi senza odio. Di questo potere si servì l’apostolo Pietro in quel libro che costoro non accettano, perché con chiarezza proclama la venuta del Paracleto, cioè dello Spirito Santo consolatore, che il Signore inviò per coloro che piangevano, quando salì in cielo sottraendosi ai loro occhi. Un consolatore viene inviato infatti per gli afflitti, secondo l’affermazione del Signore stesso: Beati gli afflitti, perché saranno consolati 148. Egli afferma inoltre: Allora i figli dello sposo piangeranno, quando sarà loro tolto lo sposo 149. In quel libro dunque, dove si dice in maniera chiarissima che lo Spirito Santo, promesso dal Signore come consolatore, era venuto 150, leggiamo che degli uomini stramazzarono ad una frase di Pietro e che un marito ed una moglie, i quali avevano osato mentire allo Spirito Santo, morirono 151. Costoro disprezzano tutto ciò, presi da grande cecità, mentre tengono in grande considerazione ciò che leggono nei testi apocrifi, sia quanto ho già avuto modo di menzionare a proposito dell’apostolo Tommaso, sia quanto viene raccontato della figlia dello stesso Pietro resa paralitica dalle preghiere del padre, sia della figlia di un giardiniere che morì per la preghiera dello stesso Pietro. Ribattono che quanto accaduto era per esse vantaggioso, per essere l’una guarita dalla paralisi e affinché l’altra morisse; comunque non negano che ogni cosa avvenne per le preghiere dell’apostolo. Chi ha mai detto loro che non fosse vantaggioso per quei popoli empi essere sterminati, quei popoli di cui, beffardi, fingono di meravigliarsi che Dio li abbia consegnati nelle mani del popolo giudaico? Dato che gli Apostoli agirono non spinti dall’odio, ma da benevolenza, per quale motivo costoro cercano di dimostrare che gli uomini spirituali presenti in mezzo a quel popolo odiassero coloro che veniva loro imposto dalla giustizia di Dio di privare della vita terrena? Tengano a freno piuttosto la loro temerarietà e non ingannino gli inesperti, che non hanno il tempo o la voglia di leggere o leggono con una cattiva disposizione d’animo, e non si rendono conto di come in entrambi i Testamenti risaltino sia la misericordia sia la severità di Dio. Infatti a proposito dell’amore verso il nemico e alla necessità di non ricambiare il male con il male, si legge nell’Antico Testamento: Signore mio Dio, se così ho agito, se c’è iniquità sulle mie mani. Se ho ripagato con il male chi mi ricompensava, giustamente sia io dilaniato dai miei nemici 152. Chi mai potrebbe esprimersi con tali parole, se non chi è consapevole che a Dio è gradito che nessuno renda il male per il male? È proprio degli uomini perfetti non odiare nei peccatori nient’altro che i loro peccati ed amare invece gli uomini in quanto tali; quando essi si vendicano non lo fanno con la crudeltà della propria ira, ma con la moderazione della giustizia, affinché la liberazione stessa dal peccato non nuoccia al peccatore più della vendetta punitiva. Tuttavia gli uomini giusti hanno agito così per comando di Dio, e non si creda che sia permesso a chiunque uccidere a casaccio chi egli voglia, o perseguitarlo arbitrariamente, o infliggere castighi al primo venuto. Del resto nelle Scritture talvolta è chiaramente indicato il comando di Dio, qualche altra volta invece è tenuto nascosto, di modo che il lettore sia istruito da ciò che è chiaro e sia sollecitato da ciò che è di difficile comprensione.

17. 6. È fuor di dubbio che Davide ricevette in suo potere per farne quel che voleva il re Saul, suo nemico e persecutore, estremamente ingrato ed estremamente ostile. Ma scelse di perdonarlo piuttosto che ucciderlo. Non gli era stato infatti ordinato di uccidere, ma neanche gli era stato proibito, anzi per ispirazione di Dio aveva intuito di poter agire impunemente e a proprio piacimento contro il nemico: tuttavia egli mutò in mitezza un così grande potere 153. Mi si dica di chi ebbe timore quando decise di non ucciderlo! Non possiamo certo dire che egli avesse timore dell’uomo che aveva in suo potere, e neanche di Dio che glielo aveva consegnato. Non fu dunque la difficoltà di ucciderlo, né fu il timore, fu l’amore che risparmiò il nemico. Così Davide, combattente di fama, adempì il precetto, datoci da Cristo, di amare i nemici. Volesse il cielo che costoro imitassero un tale comportamento, essi che hanno piegato il sentimento umano di misericordia a non so quali crudeli follie! Poiché infatti credono che il pane piange - cosa che non può accadere - non lo offrono ad un uomo che vedono piangere. Forse diranno, come son soliti fare gli sconsiderati che dibattono sbraitando in modo insensato, che Davide, il quale risparmiò il nemico, fu migliore di Dio che gli aveva concesso la facoltà di ucciderlo: come se Dio non sapesse a chi aveva dato questo potere. Conosceva bene la volontà del suo servo, ma affinché fosse fatto conoscere, per essere imitato, agli altri uomini quel sentimento d’amore verso il nemico che era presente nel cuore di Davide ed era ben noto a Dio, diede alla sua mercé il nemico, che non voleva fosse ancora ucciso, a motivo di un determinato svolgimento delle cose, che era necessario si realizzasse per mezzo suo. Così e la bontà di Davide fu messa in risalto, perché gli uomini avessero un esempio da amare, e la malvagità del re Saul ebbe in seguito una morte più confacente, perché gli uomini avessero un esempio da temere.

Antitesi: possesso dei beni terreni e rinuncia evangelica.

18. 1. Sta scritto nel Deuteronomio: Se darai ascolto alla voce del Signore tuo Dio, sarai benedetto nella tua città, sarai benedetto nella tua campagna, sarà benedetto il frutto del tuo ventre e il frutto del tuo suolo, e i parti delle tue giumente e delle tue vacche e il gregge delle tue pecore; sarai benedetto quando entri e quando esci 154. Dicono i Manichei che a questo passo si contrapponga quello del Vangelo: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? 155 Ma che non vi sia antinomia è dimostrato da quella regola, in base alla quale dovrebbe ormai essere risaputo che ad un popolo ancora carnale opportunamente furono promesse ricompense carnali e temporali, tuttavia da quello stesso unico Dio artefice di ogni creatura, superiore ed inferiore. È fuor di dubbio infatti che Adimanto stesso ha ricavato la sua prova dal Vangelo, dove il Signore dice: Non giurate né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi 156. Cosa che si trova scritta invero anche nell’Antico Testamento: Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi 157. Cosa c’è di strano quindi se il Signore concede i benefici del suo trono a chi lo serve spiritualmente e i benefici dello sgabello dei suoi piedi a chi lo serve carnalmente, dal momento che lo spirito è superiore e la carne inferiore, allo stesso modo di come sono elevate le cose celesti e più basse quelle terrestri? Quantunque tutti quei termini, vale a dire " città ", " campagna ", " frutto del ventre ", " frutto del suolo ", e " delle giumente ", e " delle vacche " e " gregge di pecore " si possano interpretare anche spiritualmente. Ma trattare ora di ciò non è pertinente all’argomento. Del resto nel Nuovo Testamento stesso, i cui benefici ed eredità riguardano l’uomo nuovo, il Signore promette a quegli stessi che egli desidera disprezzino i beni temporali, affinché lo servano nello spirito del Vangelo, la moltiplicazione dei beni stessi in questo secolo, dicendo che riceveranno cento volte tanto in questo secolo e la vita eterna poi nel secolo a venire 158, come anche si afferma nell’Antico Testamento: All’uomo fedele appartiene ogni mondo di ricchezza 159. Per questo motivo l’Apostolo afferma pieno di esultanza: siamo gente che non ha quasi nulla e invece possediamo tutto 160. Se dunque nel Nuovo Testamento, oltre al possesso dei beni eterni che viene promesso ai santi, non viene negata anche la moltiplicazione di questi beni che sono passeggeri ed è tanto più grande quanto più viene disprezzato il loro possesso, forse che non dovettero a maggior ragione essere tali le ricompense del popolo carnale nell’Antico Testamento, pur essendo l’unico e vero Dio, reggitore del tempo, a regolare e governare ogni cosa secondo le circostanze?

18. 2. Ma perché non credano i Manichei che questi beni siano disprezzati solamente nei libri del Nuovo Testamento, ascoltino il profeta che respinge un tale tipo di felicità ed inneggia a Dio Signore quale unico rifugio. Infatti così dice: Salvami dalla spada iniqua, liberami dalla mano degli stranieri, la cui bocca pronuncia vanità e la cui destra è destra di iniquità. I loro figli sono come piante novelle consolidate nella loro giovinezza. Le loro figlie sono abbellite ed adornate come un tempio. Le loro dispense sono piene, traboccanti. Le loro pecore sono feconde e quando escono fuori sono moltiplicate. Le loro vacche sono grasse. Non vi è alcuna breccia, alcuna apertura nel loro muro di cinta, nessun clamore nelle loro piazze. Beato il popolo che possiede questi beni, beato il popolo di cui Dio è il Signore 161. Considerino dunque come questo tipo di felicità venga irrisa tra uomini empi e come ogni tipo di beatitudine poggi in modo stabile solamente in Dio. Dicono infatti che è beato il popolo che possiede questi beni, ma in realtà è beato il popolo di cui Dio è il Signore. Hanno ritenuto contrario a questo passo dell’Antico Testamento quanto afferma il Signore: Chi si vergognerà di me o delle mie parole in mezzo a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo e nella lode dei suoi santi angeli 162. Non vedo cosa c’entri con il disprezzo dei beni temporali. Ammesso che c’entri qualcosa, per il fatto che qualcuno si vergogni o tema di confessare la propria fede in Cristo, atterrito di perdere tali cose, cosa hanno da ridire i Manichei? Anche noi riteniamo che i beni temporali siano doni di Dio, tali tuttavia da essere all’ultimo posto e che a confronto con la professione di fede foriera di salvezza debbano essere non solo perduti, ma addirittura respinti; in ogni caso riteniamo che sono stati promessi utilmente da Dio Signore agli uomini carnali amanti di essi e non ancora capaci di appropriarsi delle promesse celesti, affinché non li chiedessero agli idoli o ai demoni.

Antitesi: ricchezza e povertà.

19. 1. È scritto nella Legge: Sono io che do le ricchezze ai miei amici e la povertà ai miei nemici. A questa affermazione contrappongono i Manichei quanto il Signore dice: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli 163; e ancora: Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione 164. Come mai però non prestano attenzione ad altre affermazioni del Vangelo? Dove sta scritto infatti: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli, proprio lì prosegue: Beati i miti perché erediteranno la terra. Ecco ora sanno come gli amici di Dio diventano ricchi con l’eredità della terra. Da come invece quel ricco è ridotto a tanta povertà, da implorare che il povero ch’egli aveva disprezzato gli bagni la lingua in fiamme dopo avere intinto nell’acqua la punta del dito 165, comprendano in che modo diventano poveri i nemici di Dio e capiscano il significato di ciò che è scritto nella Legge: Sono io che do le ricchezze ai miei amici e la povertà ai miei nemici.

19. 2. Che queste ricchezze temporali siano disprezzate anche nell’Antico Testamento, l’ho dimostrato prima e chi abbia voglia di leggerli troverà innumerevoli passi. Ne è un esempio quel passo: Il poco del giusto è cosa migliore delle molte ricchezze dei peccatori 166. E l’altro: La legge della tua bocca è per me una ricchezza maggiore di mille pezzi d’oro e d’argento 167. E l’altro ancora: I giudizi di Dio sono in sé giusti, desiderabili più dell’oro e di pietre molto preziose 168. E pure quell’altro: Beato l’uomo che ha trovato la sapienza e il mortale che ha acquistato la prudenza. È meglio infatti acquistare questa che tesori d’oro e d’argento. Essa è più preziosa delle pietre, non le resiste alcuna malvagità; è ben nota a tutti coloro che le si avvicinano e a coloro che la considerano con diligenza. Ogni prezioso non è degno di lei 169. Nonché quell’altro passo: Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito della sapienza. La anteposi a regni e troni, e al suo confronto stimai un nulla la ricchezza. Non le paragonai neppure una pietra preziosa: poiché al suo confronto tutto l’oro è minuscola sabbia e rispetto ad essa l’argento sarà valutato come fango 170. Se leggessero questi passi e li leggessero in modo non sacrilego, vedrebbero che entrambi i Testamenti concordano e danno un ordine graduale per desiderare e fuggire, per prendere e lasciare tutti i beni temporali.

Antitesi: le promesse del Creatore e l’annuncio evangelico.

20. 1. Sta scritto nella Legge: Se seguirete le mie leggi, se osserverete i miei comandi, io vi darò le piogge alla loro stagione, la terra darà i suoi prodotti e gli alberi i loro frutti. Alla mietitura seguirà la vendemmia e alla vendemmia la semina: avrete di che saziarvi e starete in pace nel vostro paese; andrete a dormire e nessuno vi incuterà timore, farò sparire dal vostro paese ogni genere di belva e inseguirete i vostri nemici che cadranno davanti a voi colpiti di spada. Cinque di voi ne inseguiranno cento e cento di voi ne inseguiranno diecimila e i vostri nemici cadranno dinanzi a voi colpiti di spada. Verrò e vi darò la mia benedizione, vi moltiplicherò e metterò ordine tra voi. Mangerete del vecchio raccolto serbato a lungo e dovrete metter via il raccolto vecchio per far posto al nuovo 171. A questo punto non è necessario che qualcuno ci chieda di mostrare quanto opportunamente Dio abbia promesso a quel popolo tali cose. Infatti molto abbiamo detto a questo riguardo ed è certo troppo ottuso chi pensa che sia insufficiente. Tuttavia i Manichei affermano che sia in contrasto con questo, quel passo del Nuovo Testamento dove il Signore dice: Non procuratevi oro, né argento, né monete di rame nelle vostre cinture; non bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento 172: cosa c’è di strano che abbia dato questi suggerimenti ai suoi evangelisti? Forse era il popolo giudaico ad essere chiamato a questo ministero? Tuttavia bisogna penetrare a fondo ogni cosa in senso spirituale, affinché non sembri agli uomini empi che il Signore abbia operato in senso contrario ai propri precetti, lui che aveva anche un piccolo scrigno dove veniva portato il denaro per le necessità del vitto 173. Forse obietteranno i Manichei che avere del denaro nella cintura è peccato, non lo è invece averlo in un piccolo scrigno. Del resto che ciò non fosse imposto, ma permesso agli Apostoli lo si evince dal fatto che l’apostolo Paolo si procurava il vitto lavorando con le proprie mani, non facendo uso - come egli stesso dice - di quel potere che il Signore diede agli evangelisti 174. Infatti ciò che è permesso dal Signore, è lecito anche non farlo, è peccato invece non fare quanto viene ordinato.

20. 2. A questo passo aggiungono anche quanto Dio disse di quel ricco: Stolto, questa notte stessa ti richiederò la tua anima; e quello che hai preparato di chi sarà? 175 Dicono che non sia contrastante in minor misura con quello della Legge, poiché viene derisa la vanità dell’inutile contentezza del ricco che riteneva certo quel che era imprevedibile. Al contrario l’onnipotenza di colui che faceva la promessa, rendeva certa per il popolo d’Israele la promessa stessa. Per questo motivo l’apostolo Paolo scrivendo a Timoteo a proposito dei ricchi di questo mondo, che egli sapeva bene avessero un proprio posto tra i membri della Chiesa, così si esprime: Ai ricchi di questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, di non riporre la speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma nel Dio vivente che tutto ci dà con abbondanza, perché ne possiamo godere, di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi, mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera 176. A questo punto chi potrebbe non comprendere che non costituisce peccato il possedere tali beni, ma amarli e riporre in essi la propria speranza e anteporli o solamente paragonarli alla verità, alla giustizia, alla saggezza, alla fede, alla buona coscienza, all’amore verso Dio e verso il prossimo, tutti meriti per i quali un’anima devota è ricca di per sé agli occhi di Dio? Ma per volere bene a Dio, il quale dispensa tutte queste ricchezze invisibili ed eterne a chi lo ama, il quale, in altre parole, tramite esse si dona pienamente ai propri fedeli, per volergli bene - dicevo - anche in quei frangenti in cui l’anima carnale, cioè trascinata dalle passioni carnali, è capace di desiderare solamente i beni temporali, è necessario che questa si convinca che è Dio che li dà all’uomo, poiché è vero, ed è molto vantaggioso crederlo. È quanto è stato fatto al popolo d’Israele per mezzo di quelle promesse, che i poveri Manichei deridono con molta ignoranza, affinché si abituasse ad amare Dio, per quanto potesse, anche in cose di poco conto, sebbene agisse maggiormente in questa circostanza il timore. D’altra parte tutti questi beni temporali prefigurano i doni eterni e la vittoria sui nemici simboleggia la vittoria sul diavolo ed i suoi angeli.

20. 3. Per quanto riguarda quel passo che hanno ulteriormente aggiunto come contrario all’Antico Testamento, quello dove l’Apostolo afferma che a Dio non piacciono la battaglia ed il disaccordo, ma la pace 177, sappiano i Manichei che nelle Scritture si parla di un Dio al quale nessuno può sottrarre la propria pace, non quale essi stessi lo presentano, un Dio il quale, temendo che la guerra potesse invadere il suo territorio, ha mandato lontano le sue membra per sopportare guerre a loro estranee e che dopo, una volta vinte e contaminate, non si sarebbero potute liberare e purificare. A dire il vero nella natura umana, che a causa del peccato è precipitata tra le cose inferiori, Dio ama tanto la pace da non trascurare però l’equanimità della giustizia e non vuole che la pace che egli ama venga calpestata dai peccatori, ma vuole che sia amata dai combattenti, che sia conseguita dai vincitori; egli promette i benefici in senso figurato agli uomini carnali, li manifesta in modo chiaro agli spirituali.

Antitesi: la croce oggetto di maledizione e segno di salvezza.

21. Sta scritto nel Deuteronomio: Sia maledetto chiunque penda da un legno 178. Sebbene questa questione sia stata ventilata molte volte dai Manichei, tuttavia non riesco a comprendere perché Adimanto ritenga che sia in contrasto con questa affermazione quella del Vangelo, là dove il Signore dice: Se vuoi essere perfetto, vendi ciò che possiedi, dallo ai poveri, solleva la croce tua e seguimi 179. Eccetto che vi nomina la croce, nulla lascia supporre che sia in contrasto con l’altra affermazione: Sia maledetto chiunque penda da un legno; come se - a dire il vero - chiunque potesse sollevare una tale croce e seguire il Signore. Quando noi seguiamo il Signore, viene sollevata quella croce di cui l’Apostolo dice: Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la propria carne con le sue passioni e i suoi desideri 180. Infatti per mezzo di una croce siffatta scompare l’uomo vecchio, cioè la vita vecchia che abbiamo tratto da Adamo, sicché ciò che in lui fu volontario in noi diventa naturale. È quanto insegna l’Apostolo dicendo: Anche noi fummo un tempo per natura figli dell’ira come gli altri 181. Se dunque la vita vecchia è tratta da Adamo, se anche nell’espressione " uomo vecchio " viene indicata la " vita vecchia ", cosa mai vi è di contraddittorio nel fatto che venga maledetto quell’uomo vecchio che il Signore appende al legno? Perché ha assunto su di sé la mortalità a motivo della discendenza stessa, nacque mortale dalla Vergine Maria, con una carne non peccatrice, ma tuttavia simile a quella del peccato 182: infatti poté morire, e la morte è una conseguenza del peccato. Donde anche quell’altra affermazione: Sapendo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato 183. Non fu dunque il Signore per bocca di Mosè, servo di Dio, ma la morte stessa, che nostro Signore assumendola ha cancellato, a meritare la maledizione. Pertanto fu appesa al legno quella morte, che, a causa della tentazione del serpente, era penetrata nell’uomo per mezzo della donna. Per lo stesso motivo anche Mosè nel deserto sollevò un serpente su di un legno, a simbolo della morte di lui. E poiché mediante la fede nella croce del Signore, croce al cui legno è stata sospesa la morte, noi veniamo guariti dalle passioni mortifere, per questo stesso motivo venivano guariti immediatamente, dopo aver guardato il serpente che era conficcato e sollevato su di un legno, coloro che erano stati avvelenati dai morsi dei serpenti 184. A questo mistero ha fatto riferimento il Signore, dicendo: E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo 185. Addossandosi il genere di morte più infamante tra gli uomini, cioè la morte in croce, nostro Signore Gesù Cristo ci ha manifestato il suo amore, come giustamente afferma l’Apostolo, per infiammarci d’amore nei suoi confronti: Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi. Sta scritto infatti: maledetto chi pende dal legno 186. Questo perché la libertà cristiana, come la schiavitù giudaica, non solo non temesse la morte, ma non temesse anche alcun genere di morte.

Osservanza servile del sabato e libertà di Cristo.

22. Dio ordinò che fosse lapidato un uomo che era stato scoperto a raccogliere legna di sabato 187. Quando il Signore nel Vangelo guarì di sabato la mano inaridita di un uomo 188, compì un atto divino, non umano, e non venne meno al suo riposo perché diede un ordine ed esso fu eseguito. Di conseguenza quest’episodio non è simile a quello dell’uomo che, essendo stato scoperto a raccogliere legna di sabato, venne lapidato per ordine di Dio. Sulla servile osservanza del sabato e sulla punizione della morte temporale in ogni caso molte cose sono state già dette. Come infatti nel tempo dell’amore viene fatta valere la bontà, così nel tempo del timore viene fatta valere massimamente la severità di Dio. E poiché prima della venuta del Signore non era ancora opportuno svelare al popolo i misteri delle prefigurazioni della Legge, non veniva esortato a comprendere i significati, ma era obbligato a rispettare i comandamenti: infatti non era ancora unito a Dio nello spirito, ma sottostava alla Legge nella carne. Mi meraviglio poi che i Manichei compiangano l’uomo lapidato per ordine di Dio, perché aveva raccolto legna contro il comandamento della Legge, e non compiangono l’albero, che non aveva agito contro alcun comandamento, seccato ad opera della parola di Cristo 189, poiché credono che l’albero abbia un’anima tale e quale all’uomo.

Antitesi: fecondità fisica e continenza.

23. Sta scritto: La tua sposa come vite coperta di foglie e i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa, e vedrai i figli dei tuoi figli, e comprenderai perché è benedetto colui che teme il Signore 190. I Manichei non comprendono che ciò è stato detto dal profeta in senso figurato e che si riferisce alla Chiesa; credono dunque che sia in contrasto con ciò che nel Vangelo il Signore ha detto degli eunuchi che si castrano per il regno dei cieli 191. Ma noi abbiamo già trattato nel terzo capitolo - ed abbastanza - sia dello sposo, sia della sposa, sia degli eunuchi.

Antitesi: ricchezza terrena e povertà evangelica.

24. Salomone ha scritto: Imita la formica e guarda la sua abitudine, giacché a partire dall’estate fino all’inverno si raccoglie il proprio alimento 192. I Manichei non comprendono che anche questo passo deve essere interpretato in senso spirituale, e ritengono che sia un ordine a tesaurizzare sulla terra o anche a darsi cura dei propri granai, che, senza alcuna imposizione, molti uomini si affannano a riempire. Per questo motivo Adimanto asserisce che quel passo sia in contrasto con un’affermazione del Vangelo, là dove il Signore dice: Non affannatevi dunque per il domani 193. Ma neppure in questo caso comprendono che riguarda l’esortazione a non amare i beni temporali e a non preoccuparsi che ci possa mancare l’indispensabile, e che noi serviamo Dio e gli uomini per procurarcelo. Se dunque quelle parole fossero state pronunciate per esortare a non conservare il pane per l’indomani, le rispetterebbero di più i mendicanti romani, che chiamano " vagabondi alla giornata ", i quali, dopo aver saziato il proprio stomaco col cibo quotidiano, danno in dono quel che resta o lo buttano via, rispetto ai discepoli del Signore, i quali, andando in giro nella loro regione insieme al Signore del cielo e della terra, portavano delle borse; o rispetto all’apostolo Paolo, il quale pur disprezzando tutte le cose terrene, tuttavia disciplinava l’utilizzo di quelle indispensabili alla vita terrena, a tal punto da impartire disposizioni riguardo le vedove con queste parole: Se qualche credente ha con sé delle vedove, provveda sufficientemente a loro affinché non venga gravata la Chiesa e possa così questa venire incontro a quelle che sono veramente vedove 194. Tuttavia quel riferimento alla formica è stato proposto affinché, come essa raccoglie d’estate ciò di cui possa cibarsi d’inverno, allo stesso modo ciascun Cristiano nei periodi tranquilli della propria esistenza, cui allude l’estate, accumuli la parola di Dio, per avere di che vivere spiritualmente nelle avversità e nelle tribolazioni, che sono indicate dalla parola " inverno ". L’uomo infatti non vive di solo pane, ma di ogni parola di Dio 195. Se poi i Manichei sono turbati perché la formica nasconde sotto terra quel che raccoglie, si adirino anche per quel tesoro che il Signore dice di essere stato trovato in un campo 196.

Antitesi: sterilità fisica e vita angelica dei salvati.

25. Sta scritto in Osea: Da’ loro un grembo infecondo e un seno arido: fa’ morire il seme del loro seno, affinché non partoriscano 197. Anche queste parole del profeta hanno un significato simbolico. Infatti i Manichei non interpretano di certo il seno in senso materiale quando leggono nel Vangelo: Fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno 198. Anche l’Apostolo aveva in un certo senso delle mammelle perché dice: Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido 199; ed ancora: Mi sono fatto pargolo in mezzo a voi, come una nutrice circonda di premure i propri figli 200. E partorisce di nuovo i Galati scivolati nelle passioni carnali, finché Cristo non sia formato in essi 201. Perciò non contrasta con questa affermazione del profeta quanto Adimanto ha tratto dal Vangelo, che alla risurrezione dai morti non prenderanno marito, né prenderanno moglie, essi non moriranno, ma sono come Angeli di Dio 202. Infatti è ciò che toccherà anche agli eunuchi, dei quali parla Isaia: Io concederò un posto e un nome migliori che ai figli e alle figlie, darò loro un nome eterno 203. Non credano dunque costoro che solamente nel Vangelo venga promesso un tale premio ai giusti: grembo infecondo, seno arido, seme isterilito affinché non partoriscano, comprendano che è riferito a coloro di cui l’Apostolo dice: Sull’esempio di Iannes e di Iambres che si opposero a Mosè, anche costoro si oppongono alla verità, uomini dalla mente corrotta, riprovevoli nella fede. Costoro però non progrediranno oltre, perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti, come avvenne per quelli 204. Nel momento in cui non progrediranno oltre, allora avranno grembo infecondo, seno arido, seme isterilito. In questa frase i Manichei abbiano la compiacenza di riconoscersi come in uno specchio.

Antitesi: i due alberi.

26. Sta scritto nel profeta Amos: Se mai possa accadere che due uomini camminino insieme senza conoscersi per niente, che il leone torni senza preda dal suo cucciolo; se mai l’uccello cadrà a terra senza che vi sia un cacciatore, se mai verrà tesa una trappola senza motivo, per non catturare nulla; se mai la tromba risuonerà nella città senza che il popolo si metta in allarme, allora potrà anche succedere che capiti nella città un male che il Signore non abbia provocato 205. In questo passo " male " non deve intendersi come " peccato ", ma come " punizione ". Infatti duplice è l’accezione di " male ": una indica quello che compie l’uomo, l’altra quello che subisce: quello compiuto è " peccato ", quello subito è " punizione ". Il profeta con le sue parole intendeva pertanto parlare delle " punizioni ". A motivo infatti della divina provvidenza, che regola e governa tutte le cose, l’uomo compie il male che vuole in modo tale da dover subire il male che non vuole. Costoro accusano il profeta per quanto afferma come se non avessero letto nel Vangelo: Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia 206. Dio dunque compie il male, che non è male per Dio stesso, ma per coloro che punisce. Egli stesso, per quanto gli compete, compie il bene, perché è bene tutto ciò che è giusto, ed è giusta quella punizione. Per questo motivo non è contraddittorio ciò che Adimanto obietta che il Signore abbia detto: L’albero buono produce frutti buoni, mentre l’albero cattivo produce frutti cattivi 207. Sebbene infatti l’inferno sia un male per il dannato, la giustizia di Dio tuttavia è un bene ed il frutto stesso è il prodotto di un albero buono. Il dannato invece a causa del male dei propri peccati accumula per sé l’ira nel giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, che renderà a ciascuno secondo le proprie azioni 208. Del resto in modo molto lampante questi due alberi stanno ad indicare per similitudine due tipi d’uomo, cioè il giusto e l’ingiusto, poiché chi non abbia mutato la propria volontà, non può compiere il bene. Che ciò sia nelle nostre possibilità lo insegna un altro passo evangelico, là dove il Signore dice: Se rendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se rendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo. In effetti egli si rivolgeva a coloro i quali ritenevano di potere dire cose buone, pur essendo cattivi, cioè di potere produrre buoni frutti, pur essendo alberi cattivi. Aggiunge infatti: Ipocriti, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? 209 L’albero cattivo non può certamente produrre frutti buoni, ma può da cattivo diventare buono per produrre frutti buoni. Siete stati un tempo tenebra - dice l’Apostolo - ora invece siete luce nel Signore. È come se dicesse: Siete stati un tempo alberi cattivi e perciò non potevate allora produrre nient’altro che frutti cattivi, ora invece siete luce nel Signore, cioè ormai siete diventati alberi buoni e producete frutti buoni; lo dimostrano le parole seguenti: Comportatevi come figli della luce: infatti il frutto della luce consiste in ogni giustizia e verità; giudicate buono ciò che è gradito al Signore 210. Nel medesimo scritto evangelico Adimanto, se non lo ignorasse per la propria malafede, potrebbe rendersi conto in che senso si dica che Dio compia il male. Il Signore infatti afferma - frase che egli stesso cita -: Ogni albero che non produce frutti buoni, viene tagliato e gettato nel fuoco 211. Questi sono i mali che compie Dio, cioè le punizioni per i peccatori, perché: getterà nel fuoco gli alberi che, perseverando nella loro malvagità, non hanno voluto diventare buoni, cosa che per gli alberi stessi costituisce un male. Dio d’altra parte, come ho detto ripetutamente, non dà frutti cattivi, perché la punizione del peccato è un frutto di giustizia.

Da Dio è l’origine del male?

27. Scrive il profeta Isaia: Io sono il Dio che procuro la pace e provoco il male 212. Anche questo passo si spiega nel medesimo modo. Infatti Adimanto non disapprova che Dio abbia detto procuro la pace, ma che abbia detto provoco il male. L’apostolo Paolo in modo analogo esprime i due concetti in uno stesso passo e ancora più ampiamente: Considera dunque la bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti; bontà invece verso di te, a condizione che tu persista nella bontà: altrimenti anche tu verrai reciso. Quanto a loro, se non persevereranno nella loro infedeltà, saranno anch’essi innestati. Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo 213. In queste parole dell’apostolo la bontà di Dio traspare sufficientemente, secondo quanto detto da Isaia: Io sono il Dio che procura la pace; e vi traspare la severità, secondo l’affermazione: provoco il male. Nello stesso tempo risulta anche chiaro che noi possiamo meritare di essere innestati dalla sua bontà o di essere recisi dalla sua severità. Non vi è dunque contraddizione tra Isaia ed il Vangelo, come ritiene, o per meglio dire ha interesse a ritenere, Adimanto, là dove il Signore dice: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio 214. Deve riconoscere in base alla prima parte della frase che anche Isaia sapeva che i figli di Dio sono pacifici, giacché Dio per suo tramite ha detto: Sono io che procuro la pace. Ma siccome ha posato l’occhio sulla seconda parte per interpretarla male, sulla prima si è accecato del tutto. Se allo stesso modo qualche altro cieco volesse dire che l’Antico Testamento è buono quando Dio dice: Io non voglio la morte del peccatore, quanto che si ravveda e viva 215; e che invece è cattivo il Nuovo Testamento quando Cristo dice: Andate nel fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi angeli 216, al momento di precipitare nella fossa, per la malizia germogliata, forse che non trascinerebbe parimenti con sé tutti quelli che lo hanno seguito, incolti e ignari delle Scritture, nella cecità dell’ignoranza? Chi invece legge con occhio devoto, trova anche nel Nuovo Testamento ciò che costoro disapprovano nell’Antico e nell’Antico ciò che apprezzano nel Nuovo.

Come mai il profeta dice di aver visto Dio su un trono altissimo, mentre l’Apostolo definisce invisibile Dio.

28. 1. È scritto in Isaia: Nell’anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono altissimo; il tempio era pieno della sua gloria e attorno stavano dei Serafini, che avevano sei ali, con due coprivano la sua faccia, con due i suoi piedi 217. A questo Adimanto contrappone quel passo in cui l’Apostolo dice: Al Re dei secoli invisibile onore e gloria nei secoli 218. Bisogna chiedersi per quale motivo in questa polemica abbia ritenuto opportuno sia tralasciare, nella visione di Isaia, le due ali con le quali i Serafini volavano dicendo: Santo, Santo, Santo è il Signore Dio degli eserciti, sia non citare tutte le parole dell’Apostolo, che infatti così si esprime: Al Re dei secoli invisibile, incorruttibile, all’unico Dio onore e gloria nei secoli dei secoli. Forse ha temuto che l’accenno alla Trinità valorizzasse agli occhi del lettore il profeta e si potesse sospettare che nelle sue parole si celasse una grande verità? Infatti per tre volte viene detto: Santo, Santo, Santo è il Signore Dio degli eserciti. Nelle parole dell’Apostolo invece si è reso conto che se avesse citato l’espressione a Dio incorruttibile, gli si sarebbe potuto rispondere ciò che ora diciamo: cosa mai avrebbe potuto fare il popolo delle tenebre ad un Dio incorruttibile, se si fosse rifiutato di combattere? Se sia stato lui a leggere un testo corrotto o se per caso sia corrotto il testo stesso di Adimanto che noi leggiamo non è più il caso di discutere oltre, bisogna invece cercare di spiegare come mai il profeta dica di avere visto Dio su un trono altissimo e l’apostolo Paolo in verità definisca " invisibile " Dio. Chiedo pertanto a costoro se le cose invisibili si possono vedere. Se rispondono che è possibile, perché mai lanciano accuse al profeta per aver visto Dio invisibile? Se ritengono invece che non sia possibile, accusino piuttosto, se ne hanno il coraggio, l’Apostolo stesso che dice: Infatti dalla creazione del mondo, le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate dall’intelletto nelle opere da lui compiute 219. Egli stesso aveva detto infatti che erano invisibili ed è nuovamente lui a dire che si possono contemplare. A questo punto non sono forse costretti ad ammettere che vi sono cose invisibili agli occhi corporei, ma che sono in verità visibili allo spirito? Così dunque anche il profeta vide Dio, che è fisicamente invisibile, non col corpo, ma con lo spirito.

28. 2. Nelle Sacre Scritture si trovano infatti molte specie di visione. Una è quella che avviene attraverso gli occhi corporei, come nel caso di Abramo che vide tre uomini sotto la quercia di Mambre 220, e di Mosè che vide una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto 221 e dei discepoli che videro il Signore trasfigurato su un monte in mezzo a Mosè ed Elia 222 ed altre ancora di questo genere. Un’altra attraverso l’immaginazione di sensazioni provate attraverso il corpo; infatti quando questa parte stessa di noi si eleva per effetto della volontà divina, molte cose vengono rivelate, non attraverso gli occhi corporei o le orecchie o qualche altro senso carnale, ma attraverso qualcosa tuttavia simile a questi, come nel caso di Pietro che vide scendere come calato dal cielo un drappo con diversi animali 223. Di questo tipo è anche la visione di Isaia che gli empi Manichei criticano in modo oltremodo maldestro. Infatti non è possibile delimitare Dio con una forma corporea: ma come molte cose vengono dette in forma figurata e non propria, così molte cose vengono anche mostrate in forma figurata. La terza specie di visione avviene attraverso una percezione dello spirito, per mezzo della quale vengono contemplate con l’intelletto la verità e la sapienza; senza quest’ultima, le altre due di cui ho detto prima o risultano infruttuose o traggono in errore. Allorché infatti per effetto della volontà divina le cose vengono mostrate sia ai sensi corporei sia a quella parte dell’anima che percepisce le immagini delle cose corporee, allora sì che la rivelazione è perfetta quando le cose sono percepite non solo da questi sensi, ma sono concepite anche dallo spirito. Di questa terza specie è quella visione che ho ricordato citando l’Apostolo: Infatti dalla creazione del mondo, le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute 224. Dio viene percepito mediante questa visione, quando i cuori si purificano con la pietà della fede e con la conoscenza del perfetto agire di Dio. A che giovò al re Baldassar vedere davanti agli occhi una mano che scriveva sulla parete? Poiché non ebbe la possibilità di associare a questa visione la facoltà visiva dello spirito, egli cercava di vedere ancora ciò che aveva visto. Daniele dotato invece dell’acutezza di una tale luce, con la quale vengono comprese queste cose, vide con lo spirito ciò che quello aveva visto con il corpo 225. Pure il re Nabucodonosor vide un sogno con quella parte dell’animo che percepisce le immagini corporee; e siccome non possedeva l’occhio dello spirito adatto a vedere meglio ciò che aveva visto, vale a dire a comprendere ciò che aveva visto, per questo motivo fece ricorso, per interpretare il suo sogno, alla capacità visiva di un altro, ovviamente di Daniele stesso; tuttavia per dare sicuro credito alla sua interpretazione, pretese anche che il sogno stesso gli fosse raccontato. Daniele, grazie alla rivelazione dello Spirito Santo di Dio, vide con quella parte con cui vengono percepite le immagini corporee le cose che Nabucodonosor aveva visto in sogno, e con lo spirito capì cosa significasse 226. Non è dunque un profeta del vero e sommo Dio, chi vede le visioni inviategli per volontà divina o con il solo corpo, o anche con quella parte dello spirito per mezzo della quale si percepiscono le immagini corporee, ma non vede con lo spirito. Comunque nelle Scritture si trovano per lo più visioni presentate così come sono viste, non anche come sono comprese, affinché la visione dello spirito, nella quale risiede tutto il beneficio, sia lasciata all’esercizio dei lettori. Ma dalle molte che sono descritte in modo chiaro ci si rivela in che modo le abbiano comprese coloro che le hanno così riportate nei libri, in che modo siano state mostrate figuratamente a loro. Le descrizioni in forma simbolica si addicono infatti a quelle due specie di visione; alla visione dello spirito, cioè alla propria e semplice visione dell’intelligenza, compete invece la rivelazione delle cose spirituali e certe. Tutte queste specie di visioni le provoca e le distribuisce con un piano meraviglioso ed ineffabile lo Spirito Santo della somma ed immutabile saggezza. Ma sono dei meschini costoro ad accusare falsamente il profeta che dice di avere visto Dio, contrapponendovi le parole dell’apostolo, là dove definisce Dio invisibile. Se un altro infatti contrapponesse a queste parole dell’apostolo quelle del Vangelo, dove il Signore dice: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio 227, in che modo gli risponderanno che Dio invisibile può essere visto? Incalzano con le parole gli inesperti e temono che si sappia - sebbene essi lo sappiano - per quale motivo Dio sia detto invisibile. Tanto grande è la perdizione degli animi, che mentre vogliono conquistare l’uomo, vengono sopraffatti dall’errore.


Note:

 

1 - Gn 1, 1-5.

2 - Gv 1, 10.

3 - Cf. Mt 6, 26-30.

4 - Col 1, 15-16.

5 - Rm 11, 36.

6 - Gn 2, 2.

7 - Gv 5, 17.

8 - Cf. Lc 14, 5; 13, 15.

9 - Mt 11, 28-30.

10 - Gn 2, 18. 21-22. 24.

11 - Mt 19, 29; Mc 10, 29-30; Lc 18, 29-30.

12 - Sap 2, 21.

13 - Mt 19, 3-9.

14 - Mt 19, 29.

15 - 1 Cor 7, 12.

16 - 1 Cor 7, 15.

17 - Ef 5, 25. 22.

18 - Ef 5, 31-33.

19 - 1 Cor 11, 11-12.

20 - Mt 19, 12.

21 - Is 56, 4-5.

22 - Gn 4, 10-12.

23 - Mt 6, 34. 26.

24 - Cf. Mt 21, 19.

25 - Sal 54, 23.

26 - Gn 1, 26.

27 - Gv 8, 44.

28 - Cf. Mt 3, 7; 23, 33.

29 - Cf. 1 Cor 4, 14-15.

30 - Cf. Gal 3, 7.

31 - Ef 2, 2.

32 - Gv 5, 46.

33 - 1 Cor 11, 7.

34 - Col 3, 9-10.

35 - Cf. Mt 5, 44-45.

36 - Gv 1, 12.

37 - Gv 8, 44.

38 - Sal 81, 6-7.

39 - Es 20, 12.

40 - Lc 9, 59-60.

41 - Cf. Ef 6, 2-4; Col 3, 20-21.

42 - Cf. Mt 19, 17-21.

43 - Dt 33, 9.

44 - Es 20, 5.

45 - Mt 5, 45.

46 - Mt 18, 22.

47 - Mt 25, 41.

48 - Sap 1, 5.

49 - Sap 2, 2.

50 - Prv 5, 22.

51 - Rm 1, 24.

52 - Cf. Mt 1, 17.

53 - Cf. Ez 18, 14-17.

54 - Mt 5, 45.

55 - Rm 2, 4.

56 - Rm 2, 5-6.

57 - Sap 11, 27.

58 - 2 Cor 11, 2.

59 - Es 18, 23; 33, 11.

60 - Es 21, 24.

61 - Mt 5, 38-40.

62 - Sal 7, 4-5.

63 - Lam 3, 30.

64 - Cf. Gn 3, 4. 13.

65 - Gv 1, 18.

66 - Gv 5, 37-38.

67 - Cf. Gn 18, 1-2.

68 - Cf. Gn 32, 24-30.

69 - Cf. Es 3, 2.

70 - Cf. Es 19, 3.

71 - Cf. At 3, 30. 35.

72 - 2 Cor 13, 3.

73 - Lc 12, 20.

74 - Gv 12, 28; 17, 5.

75 - Mt 5, 8.

76 - Es 25, 2-8.

77 - Mt 5, 34-35.

78 - Cf. 1 Tm 6, 16.

79 - Is 66, 1-2.

80 - Gv 2, 15-16; Mt 21, 12-13.

81 - Es 20, 5; 34, 14.

82 - Gv 17, 25.

83 - Sal 72, 27.

84 - Cicero, p. Q. Lig.

85 - 2 Cor 11, 2.

86 - Gv 2, 17; Sal 68, 10.

87 - Sal 10, 8.

88 - Cf. Dt 12, 23.

89 - Cf. Mt 10, 28.

90 - 1 Cor 15, 50.

91 - Mt 26, 26.

92 - Gn 6, 3.

93 - Mt 22, 30.

94 - 1 Cor 6, 9.

95 - 1 Cor 15, 39-50.

96 - 1 Cor 15, 50-53.

97 - 1 Cor 10, 4.

98 - Cf. Nm 20, 11.

99 - Dt 4, 23-24.

100 - Mc 10, 17-18.

101 - Gv 1, 10-11.

102 - Lc 12, 49.

103 - Dt 4, 24; 9, 3.

104 - Lc 24, 32.

105 - Mc 10, 18.

106 - Sal 117, 1. 29.

107 - Cf. Mt 22, 2-13.

108 - Dt 12, 15-16.

109 - Lc 21, 34.

110 - Rm 14, 21.

111 - 1 Cor 10, 21.

112 - Rm 14, 1-23.

113 - Cf. 1 Tm 4, 1-5.

114 - Cf. Tt 1, 15.

115 - Dt 12, 15.

116 - 1 Cor 10, 19-31.

117 - Cf. Dt 25, 4; 1 Cor 9, 7-9; 1 Tm 5, 17-18.

118 - Cf. Lv 11.

119 - Mt 15, 11.

120 - Rm 14, 21.

121 - Dt 12, 15.

122 - 1 Cor 10, 11.

123 - Mt 15, 11.

124 - Mt 15, 12-20.

125 - Col 2, 16-17.

126 - 1 Ts 5, 19-21.

127 - Dt 5, 12-15.

128 - Gn 17, 9-14.

129 - Mt 23, 15.

130 - Cf. Mt 15, 3-6.

131 - Lc 11, 52.

132 - Mt 23, 2-3.

133 - 1 Cor 7, 18-19.

134 - Gal 5, 12.

135 - Gal 4, 10-11.

136 - Cf. Rm 1, 25.

137 - Eb 4, 9.

138 - Rm 4, 11.

139 - Es 23, 22-24.

140 - Mt 5, 44.

141 - Cf. Gal 3, 24.

142 - 1 Cor 5, 3-5.

143 - Sap 11, 25.

144 - 1 Cor 11, 28-32.

145 - Cf. Lc 18, 2-8.

146 - Mt 25, 41-42.

147 - Cf. Lc 9, 53-56.

148 - Mt 5, 5

149 - Mt 9, 15.

150 - Cf. At 2, 4.

151 - Cf. At 5, 1-10.

152 - Sal 7, 4-5.

153 - Cf. 1 Sam 24, 3-8; 26, 8-12.

154 - Dt 28, 1. 3-4. 6.

155 - Mt 16, 24. 26.

156 - Mt 5, 35.

157 - Is 66, 1.

158 - Cf. Mt 19, 29.

159 - Prv 17, 16.

160 - 2 Cor 6, 10.

161 - Sal 143, 11-15.

162 - Mc 8, 38.

163 - Mt 5, 3.

164 - Lc 6, 24.

165 - Cf. Lc 16, 24.

166 - Sal 36, 16.

167 - Sal 118, 72.

168 - Sal 18, 10.

169 - Prv 3, 13-15.

170 - Sap 7, 7-9.

171 - Lv 26, 3-10.

172 - Mt 10, 9-10.

173 - Cf. Gv 12, 6.

174 - Cf. At 18, 3; 1 Cor 4, 12; 1 Ts 2, 9; 2 Ts 1, 8-9.

175 - Lc 12, 20.

176 - 1 Tm 6, 17-19.

177 - Cf. 1 Cor 14, 33.

178 - Dt 21, 23.

179 - Mt 19, 21; 16, 24.

180 - Gal 5, 24.

181 - Ef 2, 3.

182 - Cf. Rm 8, 3.

183 - Rm 6, 6.

184 - Cf. Nm 21, 9.

185 - Gv 3, 14.

186 - Gal 3, 13.

187 - Cf. Nm 15, 35.

188 - Cf. Mt 12, 10-13.

189 - Cf. Mt 21, 1-9.

190 - Sal 127, 2-4.

191 - Cf. Mt 19, 12.

192 - Prv 6, 6-8.

193 - Mt 6, 34.

194 - 1 Tm 5, 16.

195 - Cf. Dt 8, 3; Mt 4, 4.

196 - Cf. Mt 13, 44.

197 - Os 9, 14.

198 - Gv 7, 38.

199 - 1 Cor 3, 2.

200 - 1 Ts 2, 7.

201 - Cf. Gal 4, 19.

202 - Mt 22, 30.

203 - Is 56, 5.

204 - 2 Tm 3, 8-9.

205 - Am 3, 3-6.

206 - Mt 10, 29.

207 - Mt 7, 17.

208 - Cf. Rm 2, 5-6.

209 - Mt 12, 33-34.

210 - Ef 5, 8-10.

211 - Mt 7, 19.

212 - Is 45, 7.

213 - Rm 11, 22-23.

214 - Mt 5, 9.

215 - Ez 33, 11.

216 - Mt 25, 41.

217 - Is 6, 1-2.

218 - 1 Tm 1, 17.

219 - Rm 1, 20.

220 - Cf. Gn 18, 1.

221 - Es 3, 2.

222 - Cf. Mt 17, 2-3.

223 - Cf. At 11, 5-6.

224 - Rm 1, 20.

225 - Cf. Dn 5.

226 - Cf. Dn 2.

227 - Mt 5, 8.


Il diario spirituale

Beata Edvige Carboni - Edvige Carboni

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27 Maggio 1941

Gesù mi ha detto alla S. Comunione Figlia mia, come sono triste vedendo che tanti miei sacerdoti peccano anche sopra l'altare!

Il mondo è bagnato di sangue e velato di lacrime, eppure loro non riparano il mio Cuore addolorato che con la più nera ingratitudine!

Dì al tuo conf.re che colle sue fervorose preghiere ripari le offese che quotidianamente ricevo da tanti miei amici.

 

25 maggio 1941

Mentre pregavo davanti al S. Sacramento, d'un tratto fui rapita dai sensi: vidi Gesù in croce, grondante sangue da ogni piaga; il sangue scendeva a rivi che bagnava il pavimento.

Vidi degli angeli, con calici d'oro in mano, mettere vicino alle piaghe (il calice); in un momento il calice (era) ripieno. Si appartava uno e veniva l'altro con un nuovo calice; parte del sangue andava perduto. Gesù piangeva.

perché piangi?, io dissi.

Figlia, piango perché tanto del mio sangue, che io sparsi nella dolorosa passione, vedo che va perduto senza profitto.

 

27 Maggio 1941

Sognai Don Bosco nel cortile della casa della Chiesa del S. Cuore. Mi avvicinai e mi disse: Figliole, tu e tua sorella vi state occupando per la conversione di tale famiglia. Figlia, da quelli non otterrete niente di buono, non sono di parola.

Vedi questo vaso come è bello? In un momento il medesimo vaso lo vidi sporco. Vedi, mi disse, quelli sono uguali a questo vaso, si sporcano ogni momento.

Tua sorella non ha pazienza; nelle piccole contrarietà non va bene. Tu non sai quanto io soffri(i) quand'ero nel mondo! La mia vita è stata intessuta di spine; e voi per un nonnulla vi agitate: non va bene.

 

31 Maggio 1941

Grazia è malata, non stare in pensiero; questi giorni, parto per Sassari. Io la scelsi per vittima, perciò le do da soffrire con varie tribolazioni.

 

Pasqua 1941

Dopo la S. Comunione mi è apparso Don Bosco e mi disse: Figliuola, vedi questo giardino come è bello?

Io vidi tanti gigli bianchi. E lui mi ripetè: Figlia, questi sono le anime dei giovani, che io coltivai, e che tuttora continuo a coltivare: i miei figli. Ogni giovane aveva davanti un giglio; chi lavora per le anime avrà la ricompensa che ebbi io della gloria.

 

Martedì 17 Maggio

Mi si presentò due corone, e l'angelo mi disse: Di queste due corone, quale vuoi?

Io guardai, e non sapevo quale scegliere; rimasi incerta sulla scelta. E l'angelo mi ripeté: Chi sceglie in vita quella di rose, nell'altra avrà quella di spine.

 

4 Maggio 1941

Il 4 Maggio 1941 ebbi una grande umiliazione da una signora. Mentre pregavo mi si presento la Vergine Ausiliatrice col bambino in braccio. Io, inginocchiata davanti, pregavo e piangevo. La Mamma Celeste mi sorrise e mi diede per un momento il S. Bambino in braccio. Passai pochi momenti di Paradiso.

 

Maggio 1941

Un altro giorno pregavo, quando mi vidi davanti il Sacro Cuore che mi disse:

- Figlia, tu piangi per una piccola umiliazione; ed io non fui tradito innocente? Che male avevo fatto? Mi tradì uno che mangiava nella mia tavola.

 

29 Maggio 1941

Mentre pregavo fui rapita in un istante. Mi si presentò la Mamma Celeste col Bambino nelle ginocchia.

Mi si avvicinò un angelo e mi disse: Vieni con me; mi fece inginocchiare davanti alla Vergine: lui recitava una preghiera e volle che io la ripetessi assieme a lui.

Mamma mia Celeste!

 

Aprile 1941

Mentre pregavo mi si presento davanti una scala ove ci erano due angeli ai lati. Uno in mezzo con un tavolino, calamaio e penna ed un gran registro.

Tanta gente passava davanti, ma indifferente; pochi si fermavano, prendevano la penna e scrivevano nel registro.

In alto a cotesta scala c'era scritto: Buoni del Tesoro; poi un'altra scritta diceva: Diecimila d'interesse per mille in cima alla scala vidi che rimaneva in mezzo il S. Cuore che invitava a salire in alto, ma parecchi, arrivati ad un punto, scendevano indietro.

Nel mentre che anch'io facevo le scale, il S. Cuore mi disse: Figlia, dì al tuo conf.re che propaghi i nove venerdì primi del mese, che io dò l'interesse mille per dieci mila ".

 

23 maggio 1941

Gesù, lagnandosi, mi disse: di al tuo con.re che preghi per tanti sacerdoti che mi offendono anche sopra l'altare.

 

Maggio 1941

Gesù mi presentò due fogli e mi disse: Scrivi sopra questo foglio "Ama il tuo prossimo, perdona il tuo prossimo, non parlar mai male del tuo prossimo".

Io scrissi le parole da Lui dettate.

Poi mi disse: Ora scrivi sopra il secondo foglio, per tua sorella. Io scrissi.

In ultimo timbrò tutti e due i fogli con un timbro pieno di sangue.

 

1 giugno 1941

Oggi Gesù, dopo la S. Comunione, mi disse: Al tale sacerdote non scrivergli più cose della tua anima; devi avere un po' più di prudenza. E tu con tua sorella dovete essere più rassegnate e più buone; se volete che io vi ami, dovete non darmi il minimo dispiacere.

Vidi una processione ove, in trionfo, portavano la Madonna Ausiliatrice. La processione arrivò fino a Porta San Giovanni.

La Vergine, proprio a Porta San Giovanni parlò e disse: - Verrà fra (1) è un errore di scrittura; per il contesto va inteso come quello in cima alla scala: "Diecimila per mille".

pochi mesi una terribile guerra; io sto trattenendo il braccio del mio Figliuolo, sdegnato per le mode immodeste e altri peccati orribili, ma non riesco a placarlo.

Però io sarò protettrice della mia zona affinché non abbia, in questa tremenda guerra, nessun danno.

E la processione ritornò in Via Appia fino alla Chiesa di Maria Ausiliatrice.

 

Dicembre 24, 1940

La notte di Natale mi trovai nella stalla ove nacque Gesù. Dentro un(a) misera grotta c'era il S. Bambino coricato sopra una mangiatoia, S. Giuseppe colla Madonna inginocchiati davanti al Bambino che tremava di freddo.

S. Giuseppe, appena mi vide, mi fece cenno di inginocchiarmi anch'io, vicino, e mi disse:

- Vedi la nostra povertà? Tutte queste sofferenze sono per la salvezza del genere umano.

 

Novembre 1938

Pregavo il buon Gesù; d'un tratto mi si presentò un angelo e mi ferì il cuore.

Detta ferita la sento tutt' ora; è una ferita che mi fa bruciare d'amore per Gesù.

 

Maggio 1941

Una notte, mentre pregavo, mi si presentò un angelo con una corona in mano, di spine; me la mise in testa che sentì un dolore, perché mi trafisse tutta la testa che, per parecchi giorni, un occhio non lo potevo aprire, perché divenne rosso e, dentro, mi sembrava d'esserci una spina.

 

Marzo 1940

La Madonna mi portò al fronte ove vidi tanti soldati feriti. Mi tremavo nel vedere tanti feriti grondanti sangue.

La Vergine mi disse: "Figlia, prega, prega e fa pregare il tuo santo conf.re affinché il mio figlio presto faccia cessare cotesto orribile flagello.

Poi mi fece vedere un mio fratello che ho lontano; passeggiava, era magro e triste; e la Madonna mi disse: è così pensieroso perché (non) ha avuto più vostre notizie.

 

Ottobre '38

Una sera, mentre pregavo, un angelo mi prese il cuore; sentì(i) un gran dolore, ed io dicevo: (Gesù) t'amo, sebbene mi vegga nemica agli occhi tuoi: scacciami quanto vuoi, sempre ti seguirò.

 

Aprile 1941

La Vergine, una sera mentre pregavo, mi disse: "Mio Figlio non vuole concedere la grazia della pace perché il mondo è corrotto; le donne immodeste che vanno ad insultare mio figlio anche dentro la Chiesa, mascherate di rosso che fanno ribrezzo.

Prega tu, figliuola, e fa pregare il tuo conf.re affinché mio figlio si possa calmare.

E pregate pure per tanti soldati che muoiono al fronte, non tutti con una vera contrizione. Molti di questi rimangono a soffrire nel purgatorio.

 

Maggio 1941

La Vergine mi disse: Figlia, dal più umile al più alto il mondo è corrotto.

 

Giugno 5 1941

Gesù colla Vergine Ausiliatrice mi disse: Tali Suore sono senza pane; oggi per, mio amore, devi dare l'offerta che dovevi a San Antonio, ossia alle orfanelle, devi dare, per mio amore, la metà a dette suore.

Ed io risposi: Obbedisco, però mi hanno fatto piangere!

E Lui: Non fa niente; nel libro della vita ci devi scrivere altre sofferenze!

 

Primo venerdì del mese (di) giugno 1941

Gesù mi disse: Figlia mia, dammi il tuo cuore, dammelo. Ed io: Prendilo, Gesù, e fanne ciò che vuoi.

Sai figlia, che a tanti lo chiesi? Chi me lo vuol dare a metà ed è corrotto; io le cose divise non le accetto...

 

Giugno 7 1941

Figlia, non rispondere a nessuno senza il permesso del confessore; abbi prudenza! Non far niente senza prima aver chiesto il permesso. Tua zia è la mamma dei poveri, ed io ho deciso di levarla dal mondo perché tanti poveri da lei beneficati, invece di beneficare (ringraziare) Me, non si degnano, tanti, neppure in giorno di festa ascoltare la S. Messa, né fare la Pasqua.

Ed io voglio punire tali poveri; tu prega e ripara per loro.

 

Maggio 1940

La Vergine Ausiliatrice mi (si) presentò e mi disse:

- Figlia mia, il mio Figlio è sdegnato per il mondo corrotto, e vuole inviare al genere umano un castigo. Io non posso, da sola, riuscire a calmare il suo potente braccio: assolutamente lo vuole punire.

Sono in cerca di firme per calmare il mio Figlio sdegnato.

Mi diede un foglio ed io scrissi.

Vorrei altre anime che firmassero... Tutta addolorata sparì.

 

Giugno 1941

Dopo la S. Comunione Gesù mi rimproverò, dicendorni: Figliuola, tu e tua sorella vi preoccupate troppo per l'avvenire; se io penso per gli uccelli dell'aria, e come non posso pensare per voi che tanto vi amo?

 

Maggio 1941

Gesù mi fece vedere la gloria di San Francesco d'Assisi; lo vidi risplendente: il più bello del Paradiso.

 

Giugno, 9

Dopo la S. Comunione, Gesù mi disse: Sono sdegnato contro gli uomini; mode scandalose... Pochissime sono le anime che riparano per tanti peccati dei loro fratelli.

La sera del 9 giugno nella Chiesa del Corpus Domini, mentre pregavo, fui rapita, vidi Gesù nell'ostia scintillante; poi, attorno c'era scritto in tre scritte: Tuo l'amor mio. Tuo l'amor mio. Tuo l'amor mio.

 

Giugno 11

Vidi Don Bosco nella Chiesa di Maria Ausiliatrice. Mi prese per mano e mi fece inginocchiare davanti all'immagine della Madonna: Pregala, mi disse, questa buona Mamma ti otterrà quanto tu desideri.

Io, a voce alta, la pregai, dicendo così: Domandate a Dio, Mamma Celeste, che ci faccia tutti santi! Che sarebbe di noi, se voi ci abbandonaste?

Io non merito che voi spandiate sopra di me quell'abbondanza di grazie che tutti i giorni ottenete alle anime pure, ma almeno ottenetemi la grazia che le nazioni si diano il bacio della pace.

La Mamma mi sorrise.

 

12 giugno

Il giorno 12 giugno, dopo la S. Comunione, vidi tre Croci: in una, in mezzo, ci era Gesù; nelle altre due non c'era nessuno.

Allora mi si avvicinò Don Bosco e mi disse: Figliuola, Gesù mi ha messo qua per cercare delle anime vittime per riparare a tante offese che continuamente si fanno contro Gesù, specie con le mode immodeste; e poi queste vittime serviranno per ottenere la pace fra le Nazioni.

Figlia, in tanto girare trovai te e Grazia; queste due croci vuote serviranno, una per te, l'altra per Grazia.

 

Giugno

Dopo la S. Comunione vidi altre tre Croci: in una camminava Gesù trascinando la Croce; le altre due, mi disse Gesù, una è per te, l'altra per Grazia.

Chi vuol seguirmi prenda la sua Croce e mi segua!

 

Giugno 21

Ieri ebbi un piccolo dispiacere; io piansi un poco: nel momento pregavo.

Fui rapita; mi si presentò un angelo con una corona, e me la mise in testa dicendomi: Questa corona te la regala Gesù, abbila cara.

Nel mentre che mi metteva la corona, mi senti(i) la testa tutta trafitta, gli occhi non li potevo aprire. Mi durò il dolore per ore ed ore.

La mattina del 21 giugno, Gesù, dopo la S. Comunione, mi disse: Devi aver pazienza, io t'invierò qualche crocetta, accettala per mio amore.

 

Giovedì 3 luglio 1941

Mentre recitavo l'Angelus Domini, fui rapita: vidi il S. Cuore e mi disse: Mi ho preso la tua zia. In tale notizia, piansi.

E Gesù: Non piangere! Non sai che io sono il S. Cuore, pieno di carità?

Un'altra volta il S. Cuore, dopo la S. Comunione, mi disse: Sappi, figlia, che io sono Carità Cristis (Caritas Christi); non temere, sono, ripetè, Carità Cristi.

 

Oggi 9 luglio

La Mamma Celeste mi (si) presentò e mi disse: Come siete triste! Tu e tua sorella non avete fede in me, vostra Mamma! E non sai che io sono la tesoriera di tutte le grazie?

Recita ed innalza alla Santissima Trinità questa orazione:

- O Padre, o Figliuolo, o Spirito Santo, o Santissima Trinità, o Gesù e Maria, o Santi del Paradiso, questa grazia domando per il Sangue di Gesù Cristo.

Un giorno, in cotesto mese di luglio mi si presentò Gesù che aveva davanti una statua di marmo; rivoltosi a me, disse: Io sto ritoccando cotesta statua poco per volta. Col mio scarpellino (sic) la ritocco per divenire a perfezione.

Questa statua siete voi, figliuole, ed io vi ritocco ora con una tribolazione, ora con altre; ma voi non siete per niente capaci di soffrire la minima occasione, specie la tua sorella.

 

Giugno 30 1941

Dopo la S. Comunione mi si presentò S. Paolo Apostolo; sorridente, mi disse: Figlia, tu ti allarmi per piccole cose: Se (tu) sapessi quanto sofri(i) nel mio apostolato! Fame, sete, disprezzi, prigionia.

Sì, figlia, dì a Gesù che disponga di te come a Lui piace per la salvezza delle anime, e per l'avvento del Regno del Sacro Cuore.

 

12 luglio 1941

Mentre pregavo, fui rapita: mi si presentò in aria una gran Croce con Gesù inchiodato sopra.

Gesù piangeva perché una moltitudine di uomini appresso, lo maltrattavano: chi gli tirava sassi, chi pezzi di ferro, chi l'insultava con parolacce.

Gesù, tutto insanguinato, piangendo, diceva: Salvatemi, aiutatemi, portatemi al Vaticano, nascondetemi a San Pietro.

E tutti quei (sic) uomini sempre appresso lo seguivano fino al Vaticano.

Io a tal vista, dissi: Gesù mio, anch'io ti ho tirato sassi come cotesti cattivi.

E Lui mi rispose: Aiutami; nascondetemi al Vaticano.

Nel mentre, una schiera di angeli facevano la corte al S. Crocifsso, e l'accompagnavano verso il Vaticano.

 

Giugno 1941

Una sera, mentre facevo orazione, fui rapita in spirito; mi si presentò Don Bosco e mi disse: Figliuola, se sapessi quanto soffrii io quend'ero nel mondo! La mia vita fu un martirio.

Tu ora, se soffri, ricordati che ti sei offerta vittima per la liberazione dei poveri Russi dal bolscevismo, accanito nemico di Dio.

Figlia, prega, prega che presto il Crocifisso entri nella Russia.

Una sera, mentre facevo orazione, mi si presentò la Mamma Celeste, Maria Ausiliatrice, e mi disse: La tua zia è in Purgatorio perché tralasciava molte volte la S. Messa nei giorni festivi. Sta tranquilla, penserò io per il tuo avvenire.

Una sera mi si presentò S. Teresa del Bambino Gesù, e sopra il mio letto sparse moltissime foglie (di) rosa, (e) subito sparì.

Una sera, mentre facevo orazione, mi si presentò la Vergine Ausiliatrice col Bambino nel braccio; mi sorrise tutta affettuosa.

Una mattina pregavo per un mio cugino sofferente di mal di testa; dicevo a Gesù: Guariscilo, è un tuo ministro Salesiano. Se non ha salute non può lavorare nella tua vigna; deve partire missionario, e come fa col mal di testa? Guariscilo, Gesù! Tu sai che non vuol prendere medicine.

E Gesù rispose: Figlia, sappi che le piante, ce ne sono tante che (se) non sono innaffiate, si seccano; e così tuo cugino, se non prende le medicine, si può seccare più e più nella salute.

lo posso farlo guarire in un momento, ma per certe anime sante, mie predilette, permetto che rimangano deboli, per poi farne dei miei prediletti. 43

Una volta fui portata in Paradiso, e vidi due troni.

Chiesi: Chi ci sta in questi troni? Non vedo nessuno. E l'angelo mi disse: Uno di questi sarà per te, e l'altro per tua sorella, però se perseverete nella santa purità, di amore di Dio e del prossimo.

 

Luglio, 20 1941

Nella Chiesa del Corpus Domini facevo orazione a Gesù Sacramentato. Fui rapita in spirito; mi si presentò la Mamma Addolorata e, piangendo, mi disse: Figlia, prega; il mondo cade in rovina, il mondo è divenuto un letamaio fetente. Puzza, puzza; dalle mode immodeste, dalla sfacciataggine nel vestire: il mondo è divenuto un immondezzaio puzzolente.

Un giorno, mentre facevo orazione, fui rapita. Mi si presentò Gesù e mi disse: Figlia, vuoi soffrire?

Io risposi: sì, Signore, per tuo amore voglio soffrire tanto tanto.

Nel mentre Gesù mi si presentò in forma di Crocefisso; dalle ferite di Gesù uscivano raggi di luce, e detti raggi vennero a ferirmi le mani, i piedi e la testa ed il costato.

Mi senti(i) un dolore in tutte le parti ferite, che rimasi ore caduta per terra.

Mi svegliai e vidi che dalla parti ferite mi usciva un poco di sangue, con dolore immenso in tutte le parti.

Ero sull'età di 29 anni. Dal giorno mi affezionai a meditare mattina e sera, la Passione di Gesù.

Mio Gesù, io dal giorno non desiderai più consolazioni, ma solo di soffrire per te: soffrire tanto da dimenticare me stessa e vivere solo per te, o Signore.

Gesù è tanto buono, specialmente verso i tribolati. La povera mamma tante volte mi mandava a fare la spesa di sera tardi; avevo paura (a) camminare da sola, specialmente in vie isolate.

Ero piccola, ma obbedivo la mamma, ed ero pronta ad ogni comando dei miei genitori.

Paurosa, svelta camminavo; ad un tratto mi vidi vicino il mio angelo custode che, tutto affettuoso, mi diceva: Non aver paura, sono io vicino, che ti sto facendo buona compagnia.

Discorrevamo, mi esortava ad essere sempre buona verso il prossimo; io entravo nella casa per comprare ricotta e formaggio, e lui rimaneva fuori. Poi di nuovo mi accompagnava fino alla porta della mia casa, e spariva, lasciandomi tutta contenta della buona compagnia.

La nonna l'ho avuta malata circa sei anni. Era vecchia, non sempre si contentava di ciò che io le davo per mangiare.

Era tempo di guerra mondiale; mancava(no) molte cose, specie per una malata.

Piaceva a lei tanto il pesce; un giorno non volle mangiare: voleva pesce ad ogni costo.

Dove trovarlo? Io piansi; ero giovinetta senza sperienza (sic). Mi misi a frugare fra i tiretti... Meraviglia! Trovai un piatto di pesce caldo!! Come è buono il Signore anche verso i malati!

 

8 Luglio 1941

Mentre pregavo nella Chiesa di Corpus Domini, fui rapita in spirito. Mi si presentò la Vergine tutta mesta, mi disse: Il mio Figliuolo è sdegnato per i peccati degli uomini; io non riesco a placarlo. Si pentì d'aver creato l'uomo.

Sto pregando affinché tutti gli uomini si diano presto il bacio della pace, ma non posso placare il mio Figlio sdegnato!

Prega tu, Figlia, prega e fa pregare anche il tuo conf.re e quante anime tu conosci buone, affinché presto si calmi questo flagello.

E, così triste, la Vergine si ritirò.

 

Luglio 1941

Pregavo la Vergine e Sant'Anna affinché il mio nipotino fosse intelligente e più di buona volontà negli studi; insistevo presso la Vergine che tale grazia mi concedesse.

La mia buona nonna, Sant'Anna, mi si avvicinò e mi disse: Figlia mia, abbi fede nella tua nonna Anna, che io ti otterrò la sospirata grazia. Ed io, tutta contenta, le baciai la mano, e mi svegliai.

 

Luglio 1941

Ieri mattina, dopo la S. Comunione, mi senti(i) toccare la spalla, ed una voce triste, all'orecchio mi disse: Io sono un'anima, morta (da) poche ore sotto le macerie. Sono poche ore che soffro nel Purgatorio: mi sembra un secolo!

Dio è severo, Dio è giusto, Dio punisce. Prega per me, e fa pregare Monsignor Massimi, come pure a Paola ed anche a Vitalia.

Pregate, pregate; liberatemi da tante tremende pene!

 

Luglio 1941

Mentre pregavo, dopo la S. Comunione, fui rapita. Mi si presentò Sant'Anna colla Vergine. La Vergine mi si avvicinò e mi disse: Figlia, la maggior parte degli uomini son divenuti sozzi; sozzi come le bestie immonde. Si buttano nelle croache (sic) putride e puzzolenti. insultano mio Figlio anche nelle Chiese; le donne spudoratamente mascherate, e nudo il corpo, si presentano nel Sacro Tempio.

Le loro preghiere non sono ascoltate, non salgono al trono di Dio, perché fatte da persone nefande. La S. Messa l'ascoltano peccaminosamente, i S. Sacramenti ricevuti malamente.

Mio Figlio, nel vedere tanta nefandità, si pente d'aver creato l'uomo, e non vuole ascoltare le loro orazioni; anzi per niente (si) alzano al trono di Dio: un bronzo si è messo fra il cielo e la terra.

Dì al tuo conf.re che preghi, e dica alle anime che avvicina, che il mio Figlio è grandemente sdegnato contro il genere umano.

E, così lagnandosi, la Vergine con la Mamma sua si allontanarono.

 

1941...

Mi trovai a Calangianus. Vidi parecchi angeli che facevano e preparavano nelle vie degli archi trionfali.

Mentre tutto era preparato, vennero altri due angeli messaggeri, ed a voce alta dicevano: Levate questi archi; non lo meritano.

Prontamente i medesimi angeli che avevano preparato gli archi, levarono gli archi di alloro già preparati.

Una gran festa si era preparata in quel paese, ma non so per (quali) motivi di demerito, il Signore fece levare gli archi già preparati.

 

Luglio 29 1941

Ieri sera, mentre recitavo il Rosario, fui rapita in ispirito: Mi si presentò la Vergine con le mani giunte, in atto di preghiera verso il Crocefisso Gesù.

La Mamma Celeste diceva al suo caro fgliuolo: Perdona, Figlio mio, perdona al genere umano, perdona! Fallo per quei nove mesi che ti portai nel seno; calma questo flagello, fa che tutti gli uomini si diano il bacio della pace! Fallo, Figlio mio, per il latte che ti diedi; fa riabbracciare colla pace tutti gli uomini!

Gesù rispondeva: Non lo meritano. La Vergine, mesta, abbassò gli occhi.

Come è buona la Mamma Celeste! Come ci vuol bene! Lei vuole che Gesù ci perdoni e dimentichi i nostri peccati.

 

1 agosto 1941

Dopo la S. Comunione fui rapita: mi trovai davanti alla Chiesa di S. Pietro. Vidi in alto il S. Cuore di Gesù con un maestoso manto; davanti passavano truppe di soldati con fucile sulle spalle. E tutte le immense truppe passavano davanti al Cuor di Gesù. E Lui li benediceva e diceva loro: Andate, figli, e difendete la mia causa; poi verrò io a regnare. Le truppe salutavano Gesù e proseguivano a camminare. Andate alla Russia Gesù voleva dire, a difendere la religione.

 

Agosto 1941

Stamattina, dopo la S. Comunione, Gesù mi disse: Oggi il diavolo ti ruberà i soldi.

Sì, lo sapevo; ieri sera P. Manzella "" me ne aveva avvertito: Non ti può vedere, mi disse, perché vai a confessarti da quell'anima santa, e perché lasci entrare in casa tua Vitalia. Come pure tua sorella a lui ruba delle anime, parlando della bellezza del s. Paradiso, e come è bello fare la S. Comunione.

Il diavolo è nemico forte, terribile, di Dio.

 

Agosto 2 - 1941

Il confessore sempre mi dice: Dì a Gesù che cessi questo flagello, che tante anime muoiono bestemmiando.

Io glielo dissi a Gesù, e mi rispose: Dì al tuo conf.re, e figlio del mio Cuore, che il castigo della presente guerra, non è un castigo della mia giustiza, ma un castigo cella mia bontà e misericordia; e per mezzo di questo flagello, moltissime anime si salvano. E; dal sangue di tante vittime lo, nella Russia, sopra cotesto sangue pianterò la mia Chiesa; e presto andrò per metterci il mio trono. Anche lì voglio vivere e regnare.

 

Agosto 9 1941

Ieri sera mi sognai nella Russia. Vidi Stalin seduto, con davanti un (1) Era morto a Sassari il 23 ottobre 1937.

tavolino dove scriveva a caratteri grandi queste parole: - lo sono il forte e terribile nemico di Dio - con un brutto viso, che a me fece paura di guardarlo bene.

Stalin inviava truppe di soldati per ammazzare le truppe di soldati cattolici; ed io strillavo: Avanti!, dicevo ai nostri buoni soldati, avanti, coraggio!

E così gridando, mi svegliai.

Stalin è proprio brutto; seguace del diavolo.

Bisogna pregare anche per lui, perché Gesù soffrì in Croce e sparse il suo Preziosissimo Sangue anche per Stalin.

 

Agosto 6 1941

Stamattina, dopo la S. Comunione, ebbi un rimprovero da Gesù. Mi disse: Figliuola, ti voglio più buona; anche Paolina dev'essere pronta a perdonare non solo le grandi offese, ma anche le più piccola. Altrimenti che virtù è mai la vostra?

Se viene quell'anima, ricevetela per mio amore, con carità e gentilezza.

Se così non fate, io non vi voglio, da qui in avanti, niente bene: dovete ricompensare il male in bene!

Tu non sai, figliuola, quanto io ami le anime umili! E sappi che l'umiltà è il fondamento di tutte le altre virtù. lo amo tutte le anime, ma specialmente con le anime umili io mi delizio; e tu non sai quanto a me piace conversare con i figli degli uomini!

Quanto è buono Gesù, quanto ci ama! Se a me peccatora ama tanto, cosa sarà alle anime buone?

Anch'io, Gesù, ti amo, e vorrei morire a forza di amarti!

 

Stamattina 8 agosto 1941

Stamattina dopo la S. Comunione fui rapita in ispirito: Mi si presentò il S. Cuore.

lo, piangendo, dissi: Gesù mio, quella persona che ci aveva promes-

so per quell'affare, vedi come ci ha fatto? Abbiamo speso tanti soldi! è tutta roba perduta.

Figlia, mi rispose, quella persona poteva, se avesse voluto; ma offrilo a Me per la pace delle Nazioni.

E non ti eri offerta vittima? Ripeti insieme all'angelo tuo custode. l'atto di offerta che ti fu insegnata da mia Mamma.

Ed io, insieme all'angelo, rinnovai l'offerta di vittima.

Gesù proseguì: Figlia, state tranquille con Paolina. Io vi aiuterò, vi ricompenserò di tutto il soffrire di questa volta in benedizioni.

Come è buono Gesù! E noi ingrati, non sappiamo apprezzare tanta bontà e misericordia verso di noi tutte sue indegna figlie!

 

Agosto 9 1941

Dopo la S. Comunione fui rapita in ispirito: Mi si presentò il S. Cuore, ed io, piangendo, dissi: Gesù, come è cattivo il mondo! Solo tu sei buono.

Un'amica mi promise di farmi ottenere quel posto, invece!

Come è (sono) senza cuore le persone del mondo! Tanti soldi tante spese! Ed il ricco non si commuove.

Gesù mi rispose: Figlia mia, io comandai ed imposi che il ricco aiuti il povero senza mercede; eppure il ricco, figlia mia, questo mio comando non l'ascolta e non vuole ascoltarlo. Ma dico in verità che son rari i ricchi ch'entrano in Paradiso, perché la maggior parte levano il sangue del povero che io tanto amo ed ho sempre amato.

Il bene fatto per l'interesse per Me, non sarà mai scritto nel libro della vita, ma sarà scritto in un altro libro a caratteri neri.

Figlia mia, chi non ama il povero, è bugia che ama me; chi disprezza il povero, disprezza me: chi usurpa il sangue del povero, usurpa me. Ti ripeto che (è) più facile entrare un cammello nella cruna di un ago, che il ricco avaro entri nel mio Regno.

Sta tranquilla, figlia mia, ed anche tua sorella non si preoccupi tanto; io penserò a tutto. Tutto andrà bene, ed io vi farò da benefattore.

La tua zia è ancora in Purgatorio. Se tu farai celebrare qualche Messa, io non gliela regalerò. Soltanto reciterai qualche orazione in particolare.

Mio buon Gesù, quanto sei buono! Ma sei anche giusto.

 

Domenica 10 agosto 1941

Mi trovai nella Chiesa di S. Domenico; fui rapita. Nella stessa si presentò Gesù in aspetto maestoso; si mise in mezzo alla Chiesa con aspetto non solo maestoso, ma coll'aspetto di comando.

Tanta gente entravano con regali; chi cose d'oro, chi d'argento, chi depositava soldi in gran quantità: tutto mettevano davanti a Gesù. Sembravano ricchi, Conti. Principi, insomma persone ricche.

Gesù si fece avanti, prese tutti quei regali e li buttò fuori. Severamente diceva: Questi regali tutto sangue del povero; non ne accetto. E mentre li buttava fuori del Tempio, tutti quei oggetti, ed anche i soldi, lasciavano una fiumana di sangue.

La Vergine, seduta alla destra con tante ragazze, che ad una ad una accarezzava, e a loro diceva: Figlie mie, andate ognuna ove la Provvidenza vi ha destinate. Siate sempre buone, oneste ed obbedienti a chi sarà destinato per vostri superiori.

Chi, di quelle ragazze, era destinata per donna di servizio, chi per impiegata, chi per sposa; una diversa dall'altra aveva il suo comando: Tutte, ripeteva la Vergine, siete mie figliuole, tutte mi siete care. Dopo l'esilio di questa valle di lacrime dovete, caste e pure, ritornare fra le mie braccia.

Quanto è buona la Vergine! Davanti a Lei non (ci) sono preferenze né privilegi; solo chi può (e) si conserverà buono, sarà la sua privilegiata.

 

Agosto 11 1941

Ieri sera, addolorata per un affare di mia sorella, mi addormentai. Gesù, come in una tela, mi presentò tutta la mia vita passata; pene ed affanni: insomma anche la minima sofferenza io vidi rinnovarsi davanti a me.

Per queste sofferenze, mi disse Gesù, è che io ti voglio bene, perché tutte le sopportasti per mio amore.

Mi presentò un posto. Vieni, mi disse, qua; vedrai tante belle cose

Camminando, arrivai ad un bel portone ove erano due angeli ai lati, in atto di imponente vigilanza.

Sopra il portone d'oro, era scritto: Qua non entreranno né disonesti, né impudichi.

I due angeli mi fecero segno di entrare; io, contenta, entrai: era un pezzo del Paradiso. Come era bello! Piante e fori mai visti, il pavimento smaltato di perle e fiori preziosi.

Camminai un pezzetto; poi mi fecero segno di non oltrepassare più oltre.

Mentre, incantata, guardavo bellezze mai viste, vidi avvicinarsi un prete salesiano, con una chiave in mano, diretto ad un giardino che trovavasi dentro il S. Paradiso.

Nel cancello prezioso (c')era scritto a caratteri d'oro:

Giardino Salesiano. Dentro si vedevano preti grandi e piccoli, secolari di tutte le età, un giardino meraviglioso, piante (e) fiori mai visti; tutta la gente di dentro cantavano allegramente.

Lo avvicinai Don Angelini: Ci lasci entrare a vedere il vostro giardino! No, rispose: è roba nostra.

Mentre parlavamo con lui, nell'aria vidi scritto il mio nome e quello di mia sorella. Guardi, dissi io, il nostro nome è scritto in Cielo!

Lui sorrideva.

Così meravigliata, mi svegliai.

 

Agosto 20 1941

Mentre pregavo, martedì mattina, dopo la S. Comunione, Gesù mi disse: Figlia,voi vi addolorate tanto tanto per Don Angelini. Lui è un'anima a me molto cara; però lui deve lavorare per la mia gloria e portarmi molte anime: voi di guida ne avrete un'altra. Io ve la potrò scegliere anche migliore.

Rassegnatevi, fgliuole mie; poi vi affliggete troppo per le cose temporali. E non sapete che io sono la porta, che ricevo tutti i miei cari tribolati: il mondo ve la potrà chiudere la sua porta, ma io son sempre pronto ad aprirvela.

Quanto è buono Gesù! Quanto ama i suoi figli!

 

Agosto 22 1941

Ieri sera, mentre pregavo in casa, vidi don Bosco: era bello, sorridente, affettuoso. Mi si avvicinò e mi disse: Figlia mia, ama tutti i miei preti salesiani; tu non sai quanti di essi ce ne sono santi! Un Don Rotolo, un Don Angelini, Don Aurelio: questi sono anime sante. Quanti altri uguali a loro ne ho santi e puri.

Non solo dei preti ho santi, ma anche dei secolari miei collaboratori ne ho santi. Tu non tutti conosci, ma ne ho un gran rnimero. Anche Don Gasbarra è anima a me cara.

Ne ho altri non secondo il mio cuore, non cattivi, ma non come io desidero.

Ti raccomando i miei salesiani, di volerli (sic) tutti bene e pregare per loro affinché tutti i miei salesiani si facciano gran santi.

è così allegro Don Bosco, (con) un viso bello che io rimasi meravigliata! Dopo avermi dato queste avvertenze, la visione sparì...

 

Agosto 1941

Mentre pregavo fui rapita. Mi vidi in un gran luogo bello bello che io non posso descrivere; fiori, piante attorno (a) dei bei troni.

Guardai e vidi in ogni trono una verginella vestita di bianco, con la testa cinta d'una bella corona, ed un'arpa vicino che suonava e cantava. Ogni verginella aveva la sua arpa, e tutte assieme cantavano lodi al Signore, gli occhi rivolti in alto; tutte assieme formavano un coro.

In ogni trono era scritto il nome della verginella che l'occupava: una era Santa Agnese, l'altra S. Lucia, un'altra S. Teresa del Bambino Gesù. Erano tutte a fila: Che belle! Mi sembravano angele.

Mentre così guardavo, mi si avvicinò Gesù e mi disse: Figlia mia, se tu nel mondo soffrirai tutte le tue pene con pazienza, uno di questi troni. sarà riservato per te, però bisogna essere buona come lo sono state queste verginelle.

Guarda questo: è un lembo del S. Paradiso: più oltre non puoi vedere.

Come era bello! Io non posso descrivere tante bellezze.

Quanto è buono Gesù! Per piccole cose che Gesù ci chiede, quanti premi, quante beatitudini!

 

Agosto 1941

Dopo la S. Comunione Gesù mi fece vedere Don Bosco. Mi avvicinai io con mia sorella, e Don Bosco ci disse: Figliole, io vi voglio bene perché siete semplici. Volete bene a Don Gasbarra; badate che è un'anima santa. Dei miei sacerdoti salesiani, ne ho parecchi anime sante. Appena dette (queste) parole, sorridendo, sparì.

Quanto è buono Don Bosco! Com'è affettuoso! Anche con le anime cattive, com'è la mia, lui è buono.

 

Agosto 1941

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figlia mia, (sii) sempre più paziente.

lo sono dispiaciuto con quella persona che vi aveva promesso quel posto; e poi ricompensa male male. E questo a me dispiace tanto.

Siete povere, ed essa (?), ma io la punisco: Chi maltratta uno dei miei poveri, maltratta Me, Figliuola.

 

Agosto 1941

Mentre pregavo nella Chiesa di San Sebastiano, fui rapita. Mi si presentò Gesù e mi disse: Figlia mia, come sono dispiacente per tanti peccati che commettono moltissimi dei miei amici! Uno a S. Giovanni è in peccato mortale; vita immorale, è malato, eppure non si distacca dal peccato, seguita a vivere nel mondezzaio e vuol morire in mezzo al mondezzaio, imbrattato in gravi peccati.

Prega, Figlia mia, prega per queste anime, e fa pregare a tale sacerdote, ossia a Mons. Vitali ed a Padre Massimi.

Altri ci sono uguali nel peccato, anche a S. Maria Maggiore.

Prega, figlia, e salvami queste anime che a me costarono sangue e la stessa mia morte.

 

Agosto 1941

Nel sogno mi trovai in una vasta campagna; camminavo assieme a mia sorella.

Nel camminare inciampavamo (in) tante travi, travi che erano appese, e pendevano da alti alberi. Le travi ci ferivano gli occhi, il petto; insomma ci facevano tanto male.

Eravamo al buio, e per camminare, mettevamo le mani davanti, ma era inutile il non ferirci; almeno ci feriva al petto se salvavamo gli occhi: un camminare pericoloso, piccoli inciampi nelle gambe e nei piedi.

Mentre, affannate, (si) proseguiva (a) camminare a stento, ci si presentò Don Bosco. Tutto luminoso, si avvicinò e ci disse: Figlie, state attente nel camminare; questo prato vasto è il mondo ove voi vivete, tutti

questi alberi grossi sono i sacerdoti, le travi che voi vedete, curve verso ' di voi, quasi chinate per terra, sono grossi rami che (si) distaccano dagli alberi, attaccati, ma curvati, che offendono migliaia di uomini: vuol dire il mal esempio di questi sacerdoti (che) fanno tanto male agli uomini. Al buio vi rendono questi, col pericolo di farvi divenire ciechi e di ferirvi mortalmente il cuore.

I piccoli inciampi nei piedi, sono il mal esempio di altri uomini, ma non di preti, ma di secolari. 1 più terribili sono gli inciampi degli alberi grossi.

Pregate, figliuole, affinché questi sacerdoti rischiarino di nuovo la via e raddrizzino i rami, rovina di milioni di anime.

Così dicendo, mi svegliai.

 

Settembre 1941

Nel sogno vidi. Don Bosco. Mi si avvicinò e, tutto sorridente, mi disse: figliuola, io, quand'ero nel mondo, le più terribili persecuzioni le ebbi da parte dei preti.

Sta tranquilla, non lamentarti con nessuno, offrilo a Gesù, e vedrai il gran merito che ne avrai.

Quando ti viene qualche tribolazione, va davanti a Gesù sacramentato e sfogati con lui.

Con lui solo, figliuola, e da lui avrai forza e coraggio da sopportare tutte le pene con amore.

Appena mi dette queste avvertenze, mi svegliai, e Don Bosco spari.

 

Settembre 1941

Una mattina, dopo la S. Comunione fui rapita. Mi vidi davanti Gesù che mi diceva: Figliuola, io agli uomini ho dato libera volontà di operare come a loro piace. Il mondo è cattivo cattivo, che sono stato costretto di abbandonarli a loro stessi.

Non sono io che ho mandato la guerra, no, no; sono i peccati degli uomini che hanno attirato il presente flagello, sono i capi, gli uomini che fanno da soli. Ed io interverrò quando vedo che gli uomini non possono far più niente.

Intervengo lo per salvare la mia Sposa, la Chiesa.

 

Settembre 1941

Ieri sera il diavolo mi (si) presentò vicino vicino; me lo sentivo, mi faceva delle smorfie: ti farò dei dispetti, mi diceva.

Poi si avvicinava a mia sorella, e le faceva delle smorfie e boccacce. La mattina, appena mi alzai, mia sorella entrò nella sala, ove trovò tre libri regalatici da Monsign. Vitali, tutti sfogliati e malconci, sparsi per terra e sopra il divano.

 

Settembre 1941

Ieri sera facevo la visita al S. Sacramento. Fui rapita in ispirito: Mi si presentò Don Bosco tutto sorridente, mi disse: Figliuola mia, abbi pazienza, sii più buona, offri questa persecuzione al Cuore di Gesù, e vedrai il premio che ne avrai!

 

Settembre 1941

Dopo la S. Comunione, Gesù mi disse: Con quella tribolazione che il mondo ti chiede, tu non sai quante anime hai liberato dal purgatorio, perché, mentre le hai ricevute, tutte le hai offerte a Me per suffragio delle anime del Purgatorio più abbandonate.

 

Settembre 3 - 1941

Mentre pregavo fui rapita in ispirito. Gesù mi disse: Figlia mia, per il posto di tua sorella, lo ho disposto di ottenerlo, ma tu ben sai che lo propongo e l'uomo dispone; lascio in tutte le cose libertà all'uomo.

Ma non perderti di coraggio: seguita le tue preghiere ed otterrete.

 

ettembre 3 - 1941

Ieri sera, mentre pregavo, ad un tratto fui rapita. Mi vidi davanti la Mamma Ausiliatrice che mi disse: Figlia mia, il mondo sta cadendo in rovina; quanto son poche le anime che pregano per il flagello della guerra da voi meritato, quanto son pochi!

Pensano, la maggior parte, alle mode immodeste, ossigenarsi e mascherarsi il viso e le ungue(sic), ed ai grassi perché non possono mangiar bene.

Quanta miseria! Mamme che, invece di dare il buon esempio, rovinano i loro figli e figlie! Quanta miseria!

Pregate almeno voi affinché il mio Figlio plachi l'ira contro gli uomini corrotti.

La Mamma Ausiliatrice, sospirando, mi lasciò.

Povera mia Mamma, quanto vorrei fare per vederti contenta e placare Gesù!

 

4 Settembre 1941

Stamattina, dopo la S. Comunione, Gesù mi disse: La mia barca è piena di cani; come ne sono sdegnato!

Dì a don Alfredo V. che non ci vadi (sic) per quell'affare; e dille che lo l'amo tanto, che è uguale, perché in loro trovo il cuore pieno di terra, ed io in quei cuori non posso entrare perché già pieno di terra, e per me non trovo posto.

Ama le Anime del Purgatorio, prega per loro, mie dilette Spose.

 

Quante volte vedo il Cuor di Gesù triste, piangere per la cattiveria degli uomini!

L'altra sera, mentre pregavo, Gesù mi disse: Figlia mia come sono indifferenti gli uomini verso di me! Io li ho amati fino allo spargimento del mio Sangue, eppure corrispondono coll'oltraggiarmi!

Sono in cerca di anime vittime, ma poche sono quelle che trovo.

Ed io: Sì, Gesù, accetto ben volentieri, perché la tua giustizia offesa, rimanga riparata.

 

Settembre 1941

Nel sogno mi (si) presentò Don Bosco con Domenico Savio al fianco. Salivano le nostre scale per entrare in casa a farci visita; nel mentre io e mia sorella scendevamo, e c'incontrammo. Loro due venivano sù, noi due, con mia sorella, andavamo giù.

Don Bosco, appena ci vide, si fermò e, sorridendo e mettendo la mano nella spalla a mia sorella, disse: Cattivona, non ti sei scritta fra le mie cooperatrici! Scriviti. Hai dato il nome di tua sorella, ed il tuo no, cattivella!, toccandole sempre la testa.

E noi gli dicevamo: Venga sù. - No, no, un'altra volta.

Dica, io dissi: Don Angelini è buono; ed Angelo e Monsign. Vitali?

- Buoni figli, anzi anime sante. Fra i Salesiani ne ho tanti, anzi moltissimi, santi.

E noi:

- Venga sù.

- No, un'altra volta.

Domenico Savio, sorridendo, ci rispose: Io verrò a farvi visita fra poco; mi ci manda Pietro Ricardone.

Così dicendo mi svegliai.

La mattina raccontai il sogno a mia sorella: Che sogno, dissi, ieri sera! Ma non bisogna credere ai sogni, replicai io.

Meraviglia! Dopo pranzo arrivò una lettera con dentro un libretto di Domenico Savio, ossia la fotografia e biografia ed una lettera ove diceva di averla inviata Pietro Ricardone da Torino.

 

Settembre 8 - 1941

Dopo la S. Comunione Gesù mi fece sentire delle consolazioni grandi. Mi portò vicino alla Mamma Celeste, ch'era tutta risplendente..

Mi accarezzò e mi disse: Figlia mia, io prima di vedere la luce del mondo, ebbi l'uso della ragione.

Quanto è buona la Vergine!

 

Settembre 1941

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figliuola, vuoi soffrire qualche cosa per mio amore?

Sì, io risposi; non solo voglio soffrire per te, ma vorrei dare tutta la mia vita e spargere il sangue tutto per te.

 

Settembre 1941

L'altra sera, mentre pregavo, fui rapita in spirito, mi vidi davanti ad un immenso numero di soldati: Italiani, Tedeschi, Russi, Inglesi.

Uno contro l'altro sparavano fucili, cannoni.

Si sentiva tirare una nazione contro l'altra nemica; metteva paura solo il vederli da lontano.

In mezzo a tutti quei soldati si presentò Gesù, e diceva:

- Tutti (siete) miei figliuoli, tutti io amo ed ho sempre amato; per tutti lo sparsi il mio preziosissimo Sangue.

Amatevi!, ripeteva Gesù; amatevi!. Perché tanto spargimento di sangue? Perché non tutte le nazioni sono unite alla mia Sposa; perché non amate Me, vostro Padre, non vi potete amare fra voi, tutti fratelli in Me. Quanto sangue vidi spargere in pochi minuti!; mi tremavo dalla paura. Gesù, dopo aver detto quelle tremende parole, sparì.

 

Settembre 1941

Mentre pregavo vidi la Vergine Ausiliatrice seduta in trono; vicino ci aveva dei bambini e bambine. La Vergine ne chiamava altri che stavano a giocare. Quelli si avvicinarono.

La Vergine li prese per mano e li accarezzò, dicendo a loro: - Poveretti, siete orfani!.

- No, rispondevano questi ultimi venuti, non siamo orfani; abbiamo babbo e mamma.

- Sì, ripeté la Vergine, siete orfani perché i vostri genitori poco o niente si curano di voi, a darvi una educazione cristiana, e così, abbandonati a voi stessi, siete più che orfani; perché gli orfani veri son da compatire, ma voi siete più orfani degli orfani.

Io alla vostra mamma e babbo vorrei punire, ma ho compassione di voi innocenti.

lo quei bambini li conosco. Quanto è buona la Vergine!

 

Settembre 1941

Mi comprai un quadro delle Vergine dell'Ausilio. Mentre la portavo in mano, la Vergine si animò, e mi disse: Portami da Vitalia.

Voglio andare dai parenti di Vitalia che son cattivi, che non mi amano; ed io mi voglio in casa loro, per prendere possesso in quella famiglia che sta andando in rovina.

Portami subito.

 

Settembre 1941

Mentre pregavo, la Santa Vergine mi disse: Figlia mia, prega assieme a Paolina, prega affinché mio Figlio si plachi; è sdegnato col genere umano. Io, figlia mia, non riesco a placare lo sdegno del mio Figlio; 1 peccati son troppi; che il mondo è colmo di nefandità e (im)pudicizia!

 

Settembre 1941

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figlia mia, prega affinché il mondo si. converta, e che lo possa regnare in tutte le Nazioni.

Io voglio assolutamente regnare.

 

Settembre 1941

Dopo la S. Comunione fui rapita. Vidi Gesù triste, e mi disse: Sono in cerca di anime vittime. Il mondo sta cadendo in rovina; sono in cerca di anime vittime, ma ne ho trovate poche, pochissime.

E tu vuoi accettare per riparare ai peccati dei tuoi fratelli? Ti manderò qualche tribolazione, l'accetti?

Ed io risposi: Volentieri. Gesù caro, io l'accetto, pur di salvare tutti i miei fratelli.

Ebbene, replicò Gesù: Io quanto prima ti metterò sopra la croce.

 

Settembre 1941

La sera che abbiamo portato il quadro della Madonna Ausiliatrice, io e mia sorella ed una nostra amica, ci mettemmo a pregare davanti alla Vergine.

Mentre pregavamo assieme, fui rapita: Mi sembrava di vedere la Vergine dipinta nel quadro, animarsi e dirmi: Figlia mia, ora ho preso possesso della vostra casa; da qui in avanti vi farò da madre"' (cfr. n. 84).

Ieri sera, 22 settembre 1941, mentre pregavamo, io, Paolina, ed una mia amica, fui rapita in ispirito, mi sembrò che la Madonna Ausiliatrice si animasse e, triste triste, mi disse: Figlia mia, ti. raccomando di pregare per il presente flagello.

Mio Figlio è grandemente sdegnato per gli uomini; non riconoscono più il loro creatore: vuole mandare al genere umano un altro tremendo castigo. Io, figlia mia, non riesco a placarlo.

Tutte le nazioni van dimenticando il loro creatore, il mondo va cadendo in rovina, le donne, semivestite, vanno perfino ad insultare il mio Figlio dentro la sua Sposa, la Chiesa, sfacciate, senza pudore.

Mio Figlio non ne può più. Pregate almeno voi, figliuole mie. Io non riesco a placarlo.

Una mia cugina mi scrisse di una mia amica, che soffriva tanto tanto, avendo perduta la vista ed (aveva) il fratello paralitico grave.

Prima di ricevere la lettera di mia cugina, la sera avanti. Gesù me ne aveva avvertito.

 

Settembre 23 - 1941

Oggi ricevetti una lettera dall'amica cieca. Giorni avanti di ricevere (1) Ora il quadro si trova ad Alghero presso i Passionisti.

la lettera. Gesù me ne aveva avvertito, dicendomi: Bada che Grazia ti chiederà vestiti e scarpe; inviale la tale e tale roba.

Quanto è buono Gesù!

 

Settembre 22 - 1941

Camminavo nella strada; mi si avvicinò un bambino di circa sei anni, mi prese la mano e mi disse: Gesù è sdegnato contro gli uomini, non ne può più.

Vuole inviare un altro tremendo castigo; prega tu e Paolina: pregate affinché Gesù si plachi.

Finite queste parole, il bambino spari.

Io piansi dal dolore per tale notizia, e ritornai a casa tremando.

Pregavo davanti alla Vergine Ausiliatrice. Fui rapita: Vidi Don Bosco vicino a me con una quantità di bambini, tutti genuflessi davanti alla Madonna.

Don Bosco pregava, anche lui inginocchiato, e diceva: Mamma Celeste, abbi pietà del genere umano che soffre in quest'ora tanto tanto, calma il braccio possente di Gesù che sta castigando il mondo orribilmente.

Mamma bella, per amor di queste anime innocenti che vedi a me d'intorno, vedi che muoiono di fame, pieta. Madre Ausiliatrice, pietà di cotesti innocenti!

La Vergine abbassò gli occhi e pianse. E rispose: Mio Figlio è sdegnato; non ne può più dei peccati degli uomini!

Sparì la visione, e mi trovai sola, inginocchiata davanti al quadro della Madonna.

 

Dicembre 1941

Dopo la S. Comunione fui rapita in ispirito. Vidi il S.Cuore; io mi

avvicinai e dissi: Gesù, abbi pietà di noi. Vedi che siamo tribolati; ci manca anche il pane, specie i bambini come faranno? Piangono per la fame: abbi bietà!

Gesù mi rispose: Figlia mia, io sparsi tanto sangue sopra la terra per la vostra salvezza, ma vedo che tanto sangue io sparsi inutilmente, perché ovunque mi rivolga, non vedo che peccati: peccati negli uomini, peccati nelle donne colle mode scandalose, sfacciate: vengono ad insultarmi anche nella mia casa.

Povero Gesù! Quante offese ricevi da noi!

 

Dicembre 1941

Dopo la S. Comunione fui rapita. Vidi Gesù in aspetto maestoso, ma severo; mi avvicinai e dissi: Gesù, tu puoi in un istante far calmare l'odio che regna in quest'ora fra gli uomini: fa. Gesù, che presto tutti si possano abbracciare e darsi il bacio della pace, fa ricordare loro che tutti siamo fratelli.

Gesù severamente mi rispose: Figlia mia, il mondo sta cadendo in rovina. Non ci è più pudore; peccano di disonestà con tanta sfacciataggine, le chiese sono deserte, i teatri sono affollati, i cinemi (sic) non possono più contenere le persone, tutto è corruzione, tutto è sfrenatezza.

Il mio Padre è sdegnato; vuol castigare il genere umano. Quanto Sangue io sparsi inutilmente!

Così triste, Gesù si ritirò. Povero Gesù!

 

Dicembre 1941

Mentre pregavo, fui rapita in ispirito. Vidi Gesù, mi si avvicinò e mi disse: Figlia mia, non pregare per i soldati che muoiono in guerra; per quelli ci penso io. Prega specialmente per i sacerdoti, che molti di loro mi offendono e mi feriscono il cuore.

Così triste, Gesù se ne parti.

 

Dicembre 1941

Mentre pregavo, fui rapita in ispirito. Mi è sembrato di essere vicino al Cuore di Gesù.

Io le presi la mano e gliela baciai, e Lui mi disse: Figlia mia, a mio Padre chiedi affinché ti dia l'amore sacerdotale.

Se questo amore otterrai, rimarrai felice per sempre.

Gesù, quanto sei buono verso di me, indegna tua figlia e Sposa!

 

Dicembre 1941

Una sera, mentre pregavo, fui rapita in ispirito. Pregavo davanti al quadro di Maria Ausiliatrice. Dicevo alla Madonna: Mamma, prega il tuo figlio Gesù affinché presto cessi il presente flagello.

Vicino a me pregava pure Don Bosco con tanti bambini attorno. E Don Bosco diceva: Mamma mia, ti presento queste anime innocenti che sono senza pane. Dì al Bambino Gesù che cessi il presente flagello della guerra, la cessi presto, almeno per amore di queste innocenti creature. Madonna Ausiliatrice, da te speriamo di ottenere la sospirata grazia.

Don Bosco piangeva e pregava davanti alla Madonna, e la Vergine rispose: lo non riesco a calmare il mio diletto Figlio, sdegnato contro il genere umano.

Vicino a Don Bosco ci conobbi un prete Salesiano, D. Angelini. Quanto è buona la nostra Mamma Celeste!

 

Dicembre 1941

Ieri sera, mentre pregavo, fui rapita. Mi sembra(va) di vedere il Sacro Cuore che mi disse: Il lenzuolo che ti diedi, significa il lenzuolo ove sono stato involto io appena mi dovevano deporre nella sepoltura; significa il lenzuolo che dovranno involgere a tutti i miseri mortali; ricorda la morte che dovete sempre aver presente.

Figlia mia, Paola è senza prudenza; non dare pezzi della detta stoffa

a nessuno: è imprudenza.

Né ad Aurelio, né a suore: a nessuno.

Figlia, non recarti a fare auguri a nessun prete. Io ti voglio più ritirata, più nascosta.

Gesù mio, quanto siete buono!

 

Dicembre 1941

Gesù è tanto buono! Pregavo per la cessazione della guerra e dicevo: Gesù buono, calma cotesto flagello! Ricordati che per il genere umano hai sparso il tuo Sangue Preziosissimo! Ed ora ci vuoi abbandonare in questo modo? fa che, presto, tutti ci possiamo abbracciare da veri fratelli! Fammela questa grazia!

Figlia, mi disse, il mio Padre, per placare la sua giustizia, vuole delle anime vittime, che si offrano volentieri a soffrire tante pene e disagi per, così soffrendo, possano calmare il mio Padre sdegnato.

E tu, Figlia mia, sei pronta ad offrirti vittima?

Sì, Gesù mio, risposi: io son pronta (a) soffrire tutte le pene che tu vuoi, purché venga la pace fra gli uomini.

La vittoria l'avranno, ma bisogna soffrire soffrire noi assieme i poveri soldati.

 

Dicembre 1941

Ieri sera mi sognai Gesù; si mise vicino e mi disse: Figliuola mia, ti vuoi offrire vittima per la vittoria dell'Italia?

Sì, io risposi. Magari se vuoi (nel caso che tu voglia), la mia vita prendila pure, purché venga la vittoria.

No. La vita no.

Ma ti mando un dolore al cuore che ti ricorderà il mio dolore che soffro per la indifferenza di tante anime che mi ricevono per abitudine e senza proponimento di emendarsi.

Gesù mio, quanto sei buono, quanto ci ami! Anch'io ti amo tanto tanto.

 

Gennaio 1942

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figlia mia, vi voglio più perfette. Levate certi inciampi che vi disturbano nella via della perfezione. Sono pietrucce che, camminando, vi possono anche far cadere: sono, figlia mia, le debolezze, il pensare troppo alle cose del mondo, all'avvenire.

E poi vi voglio, a te e a Paolina, più morte a voi stesse.

 

Gennaio 1942

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figlia mia, quel dentista che è morto pochi mesi fa, lui non volle riconoscere a me per Padre; ed io non lo riconobbi come figlio.

 

Dicembre 1941

Dopo la S. Comunione pregavo nella cappella dedicata a S. Anna. Dopo una mezzora mi vidi avvicinare una bestia brutta. Mi prese la borsetta, mi levò lire 100 che avevo messo dentro per fare delle spese, le prese tra le mani e me le fece diventare, in un poco di cenere; perché (perciò) appena mi svegliai, trovai sopra il borsellino le 100 lire ridotte in cenere. Piansi un poco, ma dopo offri(i) tutto al buon Gesù.

 

Gennaio 1942

Mi sembra di aver visto, mentre pregavo. una monaca. Guardai bene e conobbi di essere (che era) Santa Teresa del Bambino Gesù.

Tutta sorridente ci disse: Voi, specialmente Rna, si occupa (preoccupa) troppo dell'avvenire. Confidate in Dio!

Gesù a me m'innalzò alla perfezione perché tutta mi abbandonai; nelle sue divine mani, come una bambina nella braccia della mamma.

Poi prese delle foglie (petali) di rose e le sparse sopra il letto mio e di mia sorella: foglie vellutate rosa e bianche.

Messe le foglie, spari.

 

Gennaio 1942

Io, mia sorella, ed una nostra amica, facevamo l'ora santa. Ad un tratto fui rapita. Vidi un angelo biancovestito; e ci guardò tutte e tre; poi disse: Pregate bene!

Portava una carta bianca in mano, ove scrisse i nostroi nomi. Poi, sorridente, ci disse: Detti nomi devo portare a Gesù

Pronunciando dette parole, spari, tutto risplendente.

 

Gennaio 1942

Mentre dormivo mi (si) presentò una giovinetta sui tredici anni, mi prese la mano e mi. disse: Paolina vuol fare da giardiniera, ma io direi di lasciar piantare i fiori al giardiniere celeste, che a suo tempo sa piantare e togliere le qualità dei fiori.

Piantando voi, specie P.na, getta il seme anche per terra ove c'è il pericolo di calpestare (che calpestino) il seme i passanti.

Voglio dire: Nelle cose di spirito di essere prudenti, perché secondo a chi lo raccontate, invece di fare un bene, fate un male.

 

Gennaio 1942

Mi sembra(va) di vedere una giovinetta sui dodici anni; si presentò vicino al mio letto.

Era di bianco vestita, coi capelli biondi, bella, sembrava un angelo. Mi guardò e mi disse: lo ero umile in tutte le cose, e sempre mi rassegnai alla volontà di Dio; umile, al punto di abbassarmi come i bambini; Gesù, vedendo la mia umiltà e rassegnazione, m'innalzò fino al riposo nel suo Divin Cuore.

ola dev'essere più umile e più rassegnata, altrimenti non contenta

Gesù.

Dette queste parole, sparì.

Conobbi ch'era Teresa del Bambino Gesù...

 

Gennaio 1942

Dopo la S. Comunione fui rapita. Vidi la Vergine con un cestino fra le mani; era pieno di rosari bianchi e colorati.

La Vergine prendeva i rosari e li dava alle anime che si trovavano presenti per pregare.

Da ognuno di quei grani del rosario, mentre li dava, scendeva una specie di acqua odorosa; li distribuì tutti, ch'erano migliaia.

Poi, rivolgendosi a tutte quelle anime, disse: Figliuoli e figliuole mie, voi con questa corona smorzerete il fuoco che (è) sparso in quasi tutto l'universo. Se voi reciterete con fede questa corona, questo fuoco si smorzerà presto.

Questa è l'arma più potente; e più potente arma di questa l'uomo non può trovare.

Dette queste parole, sparì tutta risplendente.

 

Gennaio 1942

Mentre pregavo, fui rapita in ispirto. Mi (si) presentò San Giovanni Bosco, mi prese la mano destra e mi disse:

- Quella persona ama tutte uguali; quello è in via di gran perfezione: in ogni anima vede Gesù, e tutte le anime a Gesù vuole portare.

 

Gennaio 1942

Mentre pregavo, fui rapita. Mi sembra(va) di vedere S. Giovanni. Bosco; mi si avvicinò e mi disse:

- Quella persona è una fonte ove ognuno va e riempie la sua anfora;

chi grande e chi piccola: voglio dire che ogni anima ha differenti cose da dire al conf.re.

Chi più chi meno, secondo i bisogni, sono gli avvertimenti ed incoraggiamenti; e l'anima dal conf.re riceve consigli secondo lo spirito.

 

Gennaio 1942

Mentre pregavo davanti alla statua di S. Teresa, un mano brutta mi graffò al polso e mi disse: - Te preghi la mia nemica, e m'indicò la Vergine. (F)in tanto che tu non cessi di pregare a quella mia eterna nemica, io non ti lascerò mai in pace.

Mi fece dal polso uscire sangue.

 

Gennaio 1942

Mentre pregavo, fui rapita. Mi vidi davanti Don Bosco, e tutto sorridente, mi disse:

- Figliuole mie, il conf.re è come il sole; certi giorni. riscalda di più, certi giorni riscalda di meno: voglio dire che nel conf.re parla Dio secondo come l'illumina lo Spirito Santo. è lo Spirito Santo che parla in lui.

Non dovete, figliuole, rattristarvi che il conf.re parli poco o molto; dovete essere umili ed obbedienti, senza punto pensare al molto dar consigli. Sarà una semplice esortazione: quella basta a fare la volontà di Dio. Dette codeste ammonizioni, sparì.

 

Febbraio 1942

Mentre pregavo, fui rapita. Vidi Gesù colla croce sulle spalle; la trascinava a stento.

Il povero Gesù aveva il viso insanguinato; mesto mesto, mi disse: Figlia, aiutatemi, aiutatemi! Grondava sangue anche dagli occhi.

Povero Gesù, come ti hanno ridotto i nostri peccati!, io risposi. E Lui: Anime, aiutatemi!

Anime, disse, perché nel mentre (in quel momento) facevamo l'ora santa io, mia sorella, ed una nostra amica.

Povero Gesù, quanto ti vorremmo consolare!

 

Febbraio 1942

Dopo la S. Comunione fui rapita. Mi si presentò Gesù e mi disse: Figlia, voglio il tuo cuore, lo voglio assolutamente.

Sì, Gesù, io risposi; io te lo do subito subito: te lo regalo, e ne farai ciò che tu vuoi. Tienilo tu, sempre stretto al tuo, affinché nessuno te lo possa rubare.

Gesù, quanto sei buono! Se a me, peccatora, tratti tanto bene e con tanto amore, cosa non sarà colle anime a te tanto care!

Gesù, io ti amo! Ti amo, e vorrei morire a forza di amarti!

 

Febbraio 1942

Mentre pregavo davanti a Sant'Anna, mi si presento il diavolo, brutto brutto, mi graffiò il polso, e mi disse: Sei mia nemica.

Che brutto il diavolo! Mi fece uscire sangue dal polso.

 

Febbraio 1942

Mi ero preparata per andare in Chiesa. Sento suonare il campanello; mi affacciai (e) vidi davanti alla porta una bestia brutta brutta: - Ti è guarito il polso?, mi disse. E mi graffiò di nuovo; poi corse sulle scale.

Sembrava una brutta bestia, ed io invocai la Madonna affinché non mi maltrattasse di più.

 

Febbraio 1942

Pregavo con tanto fervore; mi vidi vicino la Vergine Ausiliatrice che mi disse: Figlia, io vi voglio bene perché siete semplici.

Tua sorella è molto semplice, ed io le regalo questo mazzo di gigli bianchi. Mi regalò un bel mazzo di fiori per Paolina.

Che buona la Mamma Celeste!

Ci vuole semplici, ed ama i semplici.

 

Febbraio 1942

Mi trovavo malata; la mattina mia sorella era andata a scuola. lo ero rimasta sola colla febbre, quando vidi un bambino, vestito di rosa, coi capelli biondi, gli occhi celesti.

lo lo guardavo, e lui rifece il letto di mia sorella, mi pulì per bene la camera; poi mi si avvicinò e mi disse:

- Sempre buone, sempre più buone! E spari. Quanto è buono Gesù! Quanto è buono!

 

Marzo 1942

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figlia mia, in questa S. Quaresima bisogna che (tu) offra qualche cosa per mio amore.

Devi sopportare, senza lagnarti, un forte dolor di testa; ti trafiggerò la testa con una corona ai spine uguale a quella che regalarono a me: tanto sarà il dolore che un occhio ti lacrimerà per tutta l'intera quaresima. E tutto devi soffrire per amor mio.

Gesù, quanto sei buono! Quanto mi ami! Mi vuoi fare, nel soffrire, simile a te.

Anch'io, Gesù buono, ti amo! E vorrei amarti quanto non sei stato mai amato!

 

Marzo 1942

Gesù è buono, Gesù mi ama, Gesù non mi abbandona; io amo a Gesù, l'amo tanto, l'amo quanto non è stato mai amato: vorrei avere nelle mie mani tutti i cuori degli uomini, e tutti li darei a Gesù!

Del mio cuore ne vorrei fare una candela per rimanere sempre accesa davanti a Gesù Sacramentato

Gesù, Gesù, tu lo sai quanto ti amo! Se tu mi mandi nell'inferno, io, lì, non farò altro che cantare lodi a te e alla Mamma Celeste, e farò sentire la mia voce gridando: Gesù ti amo. Gesù ti amo. Gesù ti amo.

T'amo, sebbene mi nemica ai tuoi occhi; Puniscimi quanto vuoi: sempre t'amerò.

Notte e giorno vorrei starmene vicino a Gesù Sacramentato; vorrei morire ai tuoi piedi, o Gesù!

Vorrei che il mio amore si struggesse d'amore per te, o Gesù; niente altro desidero, solo che il mio cuore si possa sciogliere davanti a te, come una candela di cera.

Non voglio beni terreni, non onori; il tuo amore mi basta, Gesù. Dammi tanto amore quanto ne sei degno; vorrei morire bruciata d'amore per te, o Gesù.

Se fossi un angelo, prenderei una tromba, farei il giro dell'oceano e griderei a tutti gli esseri umani: amate Gesù, amatelo amatelo uomini, amatelo il buon Gesù, ricordate che è morto in croce per salvare a noi miseri peccatori.

Mi sognai la Vergine; mi (si) presentò davanti, nella camera, e mi disse:

- Prega per i peccatori. Mio Figlio è sdegnato per le mode immodeste.

E tu con Paolina, recitate spesso questa preghiera che ora ti insegno: "Madonna dell'amore, Vergine santa, fammi diventar santa, perché tu lo puoi e lo vuoi".

La Vergine era triste, con le lacrime agli occhi. Povera Mamma, ha ragione di piangere, perché offendiamo tanto il suo caro Figliuolo Gesù!

 

 

Marzo 1942

Mentre pregavo, fui rapita. Vidi Gesù che mi disse: Figlia mia, quella persona vi ha dato dispiaceri perché non si è curata di mantenere la parola promessa per P na.

A me, figlia, questo fare non va bene, perché è approfittare della bontà del povero. E io a tale persona, perché ingiusta, la devo punire.

Gesù mi disse: Grazia non guarirà perfettamente a tutti e due gli occhi, ma (al)1'ultimo avrà un poco di luce, il tanto da poter lavorare qualche cosetta.

Giorgio guarirà in parte, ma non perfettamente, perché deve scontare debolezze passate, per poi - se soffre per mio amore - soffrire pochissimo in Purgatorio.

Io, figliola, tutto permetto per (il) bene dell'anima.

 

Marzo 1942

Ieri sera, mentre pregavo, mi é apparso Gesù Crocifisso; grondava sangue da tutte le parti del corpo. La testa era tutta trafitta dalla corona di crudeli spine; una delle spine arrivava alla lingua: aveva il palato trapassato dalla crudele spina che gli impediva anche il parlare.

Gesù dalla Croce mi guardò, dicendomi: Figlia, io ti vorrei più semplice nel cappello. I fiori nella tua testa non mi piacciono: solo il nastro. Le teste fiorite non va(nno) bene, specialmente per te. Ti voglio più semplice.

Paolina se li metta pure, ma per te non son contento. Paola t'impone di vestire a suo genio, ma devi obbedire a Me tuo Sposo.

Gesù aveva ragione; il mio cappello era coi fiori, a me non piaceva, lo mettevo per contentare mia sorella, ma da qui in avanti obbedirò al mio caro Gesù...

 

Marzo 1942

Mentre pregavo vidi Gesù Crocifisso, tutto grondante sangue; vidi tanta gente, uomini, e donne, che verso di Gesù tiravano dei sassi.

Lui, piangendo, cercava di tirare (scansare) e indietreggiare i sassi, ma non poteva perché inchiodato mani e piedi.

(Con) lo sguardo pietoso si rivolse verso di me, dicendo:

Almeno voi, anime a Me care, riparatemi da questi sassi; son tutto pe

sto.

Vedi. anche le donne, tutte mascherate, mi tirano i sassi. Riparatemi! Povero Gesù, quanto ti fanno soffrire le anime cattive! Ma io mi metterò davanti al Crocifisso affinché i sassi non arrivino al povero Gesù, ma voglio che vengano tutti (addosso) a me. lo ti farò da muro, Gesù, e vedrai che non verrai più maltrattato.

 

PREGHIERA voluta da Gesù

Lo so, o mio Dio, che io sono interamente miserabile; che ogni giorno moltiplico le mie colpe. Io so che davanti alla vostra santità infinita, io, da me sola, sono come fango davanti al sole.

Ma io mi prostro davanti a Voi: per la grazia sono un membro del corpo mistico del Figlio vostro.

Vostro Figlio mia dato questa grazia, dopo avermi riscattata col suo Sangue; ora che gli appartengo, non mi respingete dalla vostra divina presenza.

 

Quando prego, mi presento all'Eterno Padre con una confidenza irremovibile nei meriti di suo Figlio; Gesù ha saldato tutto per noi, acquistato tutto, e prega continuamente per noi.

 

Dopo la S. Comunione mi è apparsa la Vergine con le lacrime agli acchi. lo mi avvicinai:

- E perché piangete? le dissi.

Piango, mi rispose, perché non posso placare il mio Figlio, sdegnato verso il genere umano. Se gli uomini non fanno penitenza la guerra non cesserà, e molte vittime dovranno ancora versare il loro sangue.

Figlia mia, le mode immodeste, scandalose, e poi la disonestà in ogni ceto di persone, ha attirato l'ira di Dio; non riesco a placare mio Figlio. Pregate e fate penitenza; recitate sovente il santo Rosario, arma potente ed unica per attirare le benedizioni. celesti.

 

Mentre pregavo fui rapita in ispirito. Mi trovai in un bel giardino ove vidi un gran trono. Sopra detto trono conobbi la Vergine vestita di bianco ed un manto celeste che le coprivano i piedi, il rosario fra le mani, attorno tante bellissime fanciulle, tutte vestite di bianco, risplendevano come il sole.

Tutte queste fanciulle cantavano delle lodi bellissime al Signore; più distante c'erano altre ragazze vestite di bianco, lo stesso, però erano meno risplendenti: cantavano anch'esse lodi al Signore. Fra queste conobbi Mariettina, morta da poco; il maggio 1942.

lo chiesi ad un alto personaggio perché tanta differenza fra quelle attorno alla Vergine e le altre più lontane.

Mi fu risposto: Quelle ragazze vicino alla Vergine sono le anime che nel mondo han fatto voto di verginità e che han sofferto di più con malattie, disprezzi e persecuzioni; le altre che vedi, più lontane, , sono anime buone che nel mondo han sofferto, però molto meno delle prime.

Tutti i due gruppi che vedi, godono e sono care al Signore, ma (quelle del secondo) hanno meno gloria perché meno hanno sofferto.

 

Mentre pregavo fui rapita in ispirito. Vidi il Padre Eterno, Gesù da un lato, la Vergine dall'altro.

Il Padre Eterno, con un viso sdegnato, si rivolse a me, e mi disse:

- I peccati del genere umano sono tanti e tanto gravi, che ho deciso dei castighi più terroranti (sic) di quelli che mai siano stati sulla terra. Tutta l'Europa verrà sconvolta, il sangue allagherà la terra; l'America e il Brasile andranno contro l'Europa: tante Nazioni scompariranno.

Le Nazioni che vorranno riconoscere il Creatore ed adorare il Dio Onnipotente saranno liberate; se al contrario: verranno distrutte ed abbattute da grandi persecuzioni.

Il S. Padre ne soffrirà, ma la gran nave di Pietro sarà salva e trionferà dappertutto.

Se il mondo si umilia, pregando e facendo penitenza. Io invierò la pace fra tutte le Nazioni; se il mondo sarà indifferente alle mie chiamate, i tempi verranno peggiori, non solo mancando il pane, ma grandi malattie distruggera(nno) più e più il genere umano.

Io risposi: Padre Eterno, non castigarci così; ricordati che il tuo Figlio Gesù ha sparso il suo Sangue per il mondo intero: Perdonaci! Bada che non sappiamo ciò che facciamo! Vedrai che tutti faremo penitenza, e pregheremo tanto tanto!

Ma l'Eterno Padre non mi volle ascoltare (e) sdegnato, scomparse. Rimase la Vergine col viso mesto (e) le lacrime agli occhi. Figlia, mi disse, il mondo è cattivo: non si prega come si deve, pensano alle mode immodeste che fanno ribrezzo, le chiese in parte deserte, i teatri, i cinema sono affollati. Le mamme rovinano i loro piccoli col far vedere loro scene impure, discorsi brutti. E mio Figlio già l'ha detto: Ci da scandalo ad uno dei piccoli, si metta una pietra nel collo e si getti in fondo al

Mio Figlio non può più sopportare i peccati del mondo. lo sto trattenendo il suo braccio affinché non scagli gli orribili castighi; prega tu, figliuola, e fa pregare ad altre anime buone che tu ben conosci.

mare.

 

Ieri sera mi sognai San Maria Ausiliatrice; pregavo con to mi vidi avvicinare Don

- lo vi voglio bene tanta mi regali, ora che hai tanti lo, pensierosa, risposi: V E lui: Io vi voglio soltan (a) Cooperatrice a Torino; Ed a tuo fratello quanto Si(i) sempre buona, ras; non ti abbandonerà mai; frire qualsiasi tribolazione. per la conversione dei poveri Mi svegliai. Credetti miracolo! Ci scrisse un nostro podere, hanno conseg Sia ringraziato il buon nostro caro protettore San Giovanni Boscoi!

 

Ieri sera mi sognai San Giovanni Bosco. Mi trovavo in chiesa di Maria Ausiliatrice; pregavo con tanto fervore davanti al Sant.mo. D'un tratto mi vidi avvicinare Don Bosco, tutto sorridente ed allegro. Mi disse:

- Io vi voglio bene tanto; vi ho fatto guadagnare Lire 4000: quanto mi regali, ora che hai tanti soldi?

lo, pensierosa, risposi: Vi do quello che voi volete.

E lui: Io vi voglio soltanto lire 10 (per) abbonamento di te e Paolina (a) Cooperatrice a Torino; neppure un soldo di più ti voglio. Poi replicò: Ed a tuo fratello quanto vuoi dare? Ed io: lire 500. Sì, va bene, mi disse.

Si(i) sempre buona, rassegnata e devota di Maria Ausiliatrice che non ti abbandonerà mai; anche Paolina deve essere sempre pronta a soffrire qualsiasi tribolazione. Tutte le vostre sofferenze offritele a Gesù per la conversione dei poveri peccatori.

Mi svegliai. Credetti d'essere (che fosse) un sogno qualsiasi, ma: miracolo! Ci scrisse un cugino, che dice che nel taglio della legna d'un nostro podere, hanno consegnato a lui la somma di lire 4000.

Sia ringraziato il buon Gesù ed il Cuore Immacolato di Maria e del nostro caro protettore San Giovanni Bosco!.

 

Mi sognai la S. Vergine. Si avvicinò dicendomi:

- Oggi, otto settembre, festa della mia nascita, Figlia mia, confidate in me: tutte le grazie passano nelle mie mani.

La giornata di oggi è la più odiata dal nemico infernale, perché colla mia nascita doveva venire la salvezza del genere umano.

Giorno senza notte è il giorno della mia nascita! Ma il mondo poco o niente capisce tali misteri. Te, assieme a Paola, pregate oggi molto molto; pregate per tutti quelli che non mi conoscono, oppure mi conoscono, ma non mi amano, anzi mi oltraggiano con le più orrende bestemmie.

 

Mi sognai Don Bosco. Mi venne avanti con un registro tra le mani. In detto registro erano scritte tante pagine.

Lessi e vidi scritto delle buone opere che fece mia sorella, cioè, anime che aveva attirato ai Sacramenti, ed altre opere buone.

Poi vidi una pagina ove non c'era scritto niente: rimaneva in bianco. Don Bosco col dito mi additò quella pagina, e mi disse: questi giorni te e Paola avete lasciato di fare tale e tale opera buona. Perciò Gesù, in questi giorni, non ha scritto niente di bene, né di male.

Però rimane senza scritto; cosa che a Gesù non piace, lasciare di fare il bene per debolezza.

 

Ottobre 1942

Mentre pregavo fui rapita in ispirito. Mi (si) presentò la Vergine Ausiliatrice e Don Bosco.

La Vergine piangeva e diceva: Figlia mia, pregate pregate! Non posso trattenere il braccio del mio Figliuolo; è sdegnato per i tanti peccati che ogni giorno si fanno contro il mio Cuore Immacolato: mi bestemmiano ed insultano la mia Immacolata Concezione colle parole più nefande. Il Cuore del mio Figlio è oltraggiato anche dai piccoli.

La Vergine piangeva perché Gesù ci vuol punire con altri castighi più tremendi di quelli che ora vediamo.

Don Bosco si avvicinò e mi disse:

- Figlia, amate le mie Suore che son tanto buone; e tu, con tua sorella, non affannatevi per il domani, che per l'avvenire ci pensa la Provvidenza: e quando vi avanza qualche cosa, datela sempre ai bisognosi.

Amate i poveri, siate umili con tutti, e fate sempre del bene, anche a quelle persone che vi sembrano di avervi offeso.

Pregate per la guerra (che finisca). La Vergine piange perché Roma, la Città Santa, è divenuta Roma pagana, colle impudicizie e le mode scandalose.

 

Ottobre 1942

Mi sognai Santa Teresa del Bambino Gesù. Era nella mia camera; si avvicinò a mia sorella e, tutta sorridente le disse: lo con piccoli atti mi santificai, ed in breve arrivai ad un'alta perfezione. Anche tu, Paolina, (c)iò che ho fatto io lo potresti fare tanto facilmente; ti mortificherai in tutto, prendendo tutto dalle mani di Dio, perdonando con umiltà anche i piccoli dispregi: insomma sorridente con tutti.

Ti regalo un fiore, una bella rosa bianca, col gambo lungo, verde. Lo pose fra le mani di mia sorella e spari; a me mi sorrise, ma non diede niente.

 

5 Gennaio 1943

Mentre pregavo fui rapita in ispirito. Mi (si) presentò Gesù, tutto risplendente. Avvicinandomi. mi disse:

- Figliuola mia, pregate con tua sorella, recitate rosari tanti; nel recitare l'Ave Maria, (fatelo) con vera fede e devozione. Io, dopo la loro morte 1", farò nelle loro lingue spuntare un bel giglio.

Il mondo, mi disse, sta cadendo in rovina; vi ho inviato un castigo. In tutto il mondo le mode scandalose e le disonestà si hanno attirato il presente castigo.

Il mio braccio, se non si pentono, dovrà punire il genere umano con altri nuovi e tremendi castighi.

Pregate voi, figliuola, e riparate per quelli che non solo non pregano, ma mi mettono in Croce più tremendamente di quello che mi misero il giorno della (m)ia passione e morte.

Così dicendomi, Gesù si allontanò, lasciandomi addolorata.

Pensai: Povero Gesù come sei mesto, come afflitto! I nostri peccati ti hanno fatto soffrire la morte di croce, ed ora, forse, saranno i miei peccati (che) ti han ridotto a farti piangere più con dolore del giorno che ti hanno messo in Croce.

Disonestà, mode immodeste, parlare scandaloso; tutto, tutto a te ti addolora.

Dimmi, Gesù buono, cosa vuoi che io faccia? Che penitenza vuoi che faccia per riparare i miei enormi peccati e per quelli dei miei cari fratelli che io tanto amo?

Perdonali! Bada, Gesù, che non sanno quello che fanno di male; non capiscono il male che ne deriva alle loro anime. Come pure non comprendono il dolore che tali enormi peccati recano a Te, Dio loro Creatore. E Salvatore e Redentore mille volte delle loro anime.

 

6 gennaio 1943

Dopo la S. Comunione fui rapita in ispirito: Gesù mi disse: - Figlia, dammi il tuo cuore, dammelol

Ed io:

- Gesù, prendilo; è tutto tuo. Te lo consegnai dai primi anni della mia infanzia.

 

Mentre pregavo, Gesù mi disse: La guerra finirà; ed avrete la vittoria se l'Italia si convertirà, se lascia la disonestà, se lasciano le mode immodeste e scandalose, rovina delle loro anime e di tante altre anime innocenti.

Il cinema è sempre pieno, rovina grande dei bambini. Le mie Chiese sono deserte.

Che volete, Figlie mie? Che io abbia compassione di una nazione cristiana di nome?

Pregate e riparate voi per quei ciechi che non vedono e camminano lungo la via del precipizio, che da un momento all'altro son pronti a cadervi dentro ed affogarvi.

 

16 Febbraio 1943

Mentre pregavo mi addormentai. Mi sembra(va) di vedere una monaca carmelitana che si avvicinò al mio letto e di Paolina.

Sorridente, mi disse: Sorelline, vi regalo delle rose, però non sono sbocciate, ma sbocceranno in Paradiso. Coteste rose son tanto belle perché ve le regalo in premio della pazienza che la piccola Paolina dovrà sostenere da tale insegnate N.N., che deve soffrire con pazienza le sgarbatezze ecc. ecc...

(A) quell'altra persona fatele il sorriso, ed offrite tutto al buon Gesù: disprezzi ed apprezzi.

Era Santa Teresa del Bambin Gesù: com'era bella! Che bella monaca! Quanto ci ama!

 

Febbraio 1943

Mentre camminavo nella via, incontrai un bel ragazzo. Mi (si) avvicinò e mi disse: Pregate pregate molto Gesù.

è tanto offeso; non ne può più dei peccati degli uomini: le mode scandalose, il parlare non buono. La disonestà è tanta che il suo Divin Cuore è molto amareggiato.

Quanta disonestà in ... Pregate con Paolina e riparate per coteste orrende offese.

Dette queste parole, spari, ma non lo riconobbi.

Rimasi impressionata, che subito raccontai tutto a mia sorella.

 

Febbraio 1943

L'altra sera mi sognai Santa Teresa del Bambin Gesù. Mi si presentò davanti al letto; prese tante foglie di rose e le mise sopra il mio letto ed in quello di mia sorella.

Belle foglie (petali) di rose fresche con un profumo incantevole. Dopo di averci messo le rose, mi disse:

- Pregate pregate! Gesù è molto sdegnato per i peccati degli uomi-

ni; invece di riparare, l'oltraggiano con (i) più orrendi peccati: la disonestà, l'inpudicizia ove ora sono ingolfati gli uomini, sono i peccati più odiosi da Dio.

Per tali peccati Dio ha sempre punito l'uomo. Anche nell'antico testamento distrusse Sodoma e Gomorra.

Tante si sposano senza pensare al grande dovere che Dio a loro impone. Danno alla luce tanti fiori, e questi fiori sono di Dio, e loro debbono custodire e coltivare; invece, giardinieri infedeli, questi fiori li lasciano appassire senza dar loro l'acqua rinfrescante e vivificante della divina parola: mamme infedeli che rovinano le loro piante, da Dio affidate. Vedendoli, certi fori, non appassire, ma seccare, per carità, altri giardinieri entrano nel loro (sic) giardino abbandonato e trascurato, ed innaffiano le piante già appassite.

Sorelline, peccato gravissimo una mamma che non educa cristianamente il suo figlio!

Sorellina, diceva a Paolina, prega tu per coteste mamme infedeli. Dette queste parole, sparì.

Mia sorella la mattina si svegliò. Meraviglia! Vide sopra il suo letto cinque belle foglie di rose profumate, e tre foglie nel mio. Miracolo! Il profumo sembrava un Paradiso.

 

Aprile 1943

Giovedi Santo, dopo la S. Comunione, mi sentii dire: figlia mia, nascondimi nel tuo cuore! Il mondo mi perseguita, mi lanciano dei sassi: voglio nascondermi!

Povero Gesù, quanto sei affannato!

Lo so: ti perseguitano i bestemmiatori, ti perseguitano i disonesti, ti perseguitano i malvagi.

Vieni, Gesù, vieni che ti nasconderò nel mio povero cuore!

 

Aprile 1943

Dopo la s. Comunione mi senti(i) dire:

- Figlia mia, il mio amore non è conosciuto, non è amato. Io per voi sparsi tutto il mio Sangue, fino a morire in Croce; eppure come sono mal corrisposto!

Almeno tu, Figlia mia, dammi qualche sollievo, qualche consolazione: amami e fammi amare dalle mie creature!

Povero Gesù, quanto poco sei riamato!

Non piangere: t'amerò io per tutti quelli che non ti amano e non ti vogliono riconoscere per loro Dio e Creatore.

 

Aprile 1943

Oggi, giorno di Pasqua, dopo la S. Comunione mi sono trovata in una grande pianura, ove c'era tanta acqua sporca, piena d'immondezza. Una moltitudine di persone, uomini e donne, passavano in mezzo all'acqua sporca, ove dentro si buttavano e tuffavano come bestie immonde.

Lì si divertivano tutti assieme, si rialzavano colle vesti sporche che facevano pietà

In mezzo a quell'acqua sporca passava un'altra strada stretta, però pulita, magari (sebbene) stretta...

In quest'ultima traversava altra pochissima gente; ed un Angelo con una spada in mano, faceva da guardia.

In mezzo alla stretta strada, io mi avvicinai e dissi: Perché quella fiumana di gente si tuffano in mezzo a quell'immondezza?

E Lui: Questo è figura del mondo d'oggi, che si tuffano in mezzo ai. brutti piaceri, sozzi e disonesti, come i maiali immondi.

La via stretta è la via del S. Paradiso, ove poca gente ci vuol passare, perché stretta.

Il mondo cerca i piaceri impuri e brutti; questi se non si puliscono col sacramento della confessione, verranno da Dio puniti per l'eternità, perché davanti al divin tribunale non si può nessuno salvare se prima non si sia pulito dalle sozzure con una confessione e contrizione di mai più immergersi in quei pantani sporchi.

L'Angelo me lo diceva con grande severità, che io tremavo di paura. Pensavo: Anch'io, se prima di presentarmi a Gesù Giudice, non mi confesso con una vera contrizione dei miei peccati, anch'io sarò inviata a soffrire in eterno.

 

Maggio 1943

Ieri sera mi sognai il S. Cuore. Mi sembrava che il S. Cuore fosse in mezzo alla mia camera, in atto di preghiera.

Io mi avvicinai e gli dissi: Caro Gesù, perché siete così mesto? Figlia mia, mi rispose, son triste perché vedo che la maggior parte degli uomini, nelle loro famiglie hanno collocato il diavolo per far da padrone, cacciando a Me, loro Creatore e Dio.

Vedremo che opererà il diavolo, rovinando la gioventù, insinuando mode immodeste, col parlare scandaloso, colla vita più brutta della vita dei brutti animali.

Ecco, figlia mia, la rovina delle famiglie di oggi: Non lasciando regnare Me, regna il diavolo, che tutte le porta alla loro rovina dell'anima.

 

Maggio 1943

Dopo la S. Comunione mi è sembrato di vedere un Angelo che portava tanti gigli e rose bellissime.

Detto Angelo si avvicinò e mi disse: Se voi, tutti i giorni, reciterete il Santo Rosario con fede ed attenzione, io dalle Ave Marie ne formerò delle rose, e dai Pater Noster ne formerò dei gigli; e tutti li unirò assieme per farne una bellissima corona che vi regalerò in Paradiso.

Perciò in cotesto mese di Maggio recitate sovente il Santo Rosario.

 

Maggio 1943

Dopo la S. Comunione mi trovai in un prato. In mezzo al prato, sopra un trono vidi la Vergine Ausiliatrice, coperta con un gran manto. Nella immensa pianura bruciava, con vento e burrasca spaventevole che metteva paura.

In mezzo a tutta quella spaventosa burrasca di vento (e) fuoco incendiato in tutta l'immensa pianura, si trovavano milioni e milioni di uomini, e donne.

A un tratto si presentò San Giovanni Bosco che correva in mezzo a quella burrasca terribile. Chiamava uomini e donne; venite, diceva, venite: la vostra salvezza è sotto il grande manto di Maria Ausiliatrice.

Tante persone, per salvarsi, corsero sotto il manto della Vergine. Don Bosco fece mettere sotto il gran manto anche a noi; ci spinse, per far presto, colle sue proprie mani.

Migliaia entrarono sotto il gran manto, ma altre migliaia rimasero fuori, non vollero entrare, anzi con scherzo satilico (satirico), burlandosi di quelli entrati sotto il ricovero della Vergine, li mettevano in scherzo e ridicolo.

E loro in mezzo a quella burrasca e terribile fuoco, ridevano (e) scherzavano senza curarsi del pericolo che loro attorniava.

Il fuoco (si faceva) sempre più forte, il vento terribile.

Don Bosco vendendo (sic) che tanti uomini e donne non vollero mettersi in salvo sotto il manto di Maria Ausiliatrice, salì sopra un tavolo e cominciò a predicare, esponendo loro il gran pericolo che li attorniava, di mettersi in salvo sotto il manto della Vergine.

Badate, diceva, che voi tutti perirete per vostra colpa; venite venite sotto la protezione della Mamma Celeste,

Ma quei cuori duri, rimasero sordi ed indifferenti alle parole del Santo.

Ed io li vidi intorno al fuoco (attorniati dal fuoco), senza potersi salvare, arrampicandosi l'uno coll'altro, per scampare dal gran pericolo; però sotto il manto non vollero entrare.

Tutta paurosa, mi trovai davanti all'altare di Don Bosco con una (profonda) impressione.

Mi sembrava, non una visione, ma come che fossi sveglia con tutti i sensi; che anche oggi, quando me ne ricordo, mi tremo dallo spavento vedendo tante anime dure, che vollero bruciare e non obbedire alla voce di salvezza di Don Bosco.

Noi tutti, sotto il marito della Mamma, stavamo ben sicuri.

 

Maggio 1933

(NB.: probabilmente "1933" è un errore di scrittura, in quanto è inserito nell'anno "1943 ").

San Giuseppe quanto è buono! Chi non ci crede lo provi. Io me lo scelsi per mio babbo; sempre, nei bisogni, ricorro a Lui, e non mi lascia mai senza confortarmi: sia cosa spirituale, come cosa corporale. S. Giuseppe è un gran Santo! Amatelo, fratelli e sorelle mie, amatelo e invocatelo!

 

Giugno 1943

Dopo la S. Comunione fui trasportata in ispirito. Mi vidi davanti al Sacro Cuore di Gesù.

Io mi inginocchiai davanti al Suo Cuore Immacolato, pregandolo che terminasse il flagello della guerra; non per i miei meriti lo facesse, che niente meritavo, misera ed indegna sua figlia, ma lo facesse per amore della Mamma Immacolata e di tanti innocenti bambini.

Figliuola, mi disse Gesù, non pregarmi, ho deciso di punire severamente il genere umano, specie a quelli che sono stati rigenerati col santo battesimo, ed ora si sono, la maggior parte, rivoltati contro di Me, loro Creatore e Salvatore: con le più orrende bestemmie insultano il Mio Divin Nome.

Figlia, non posso scendere (abbassare) il mio braccio; ho deciso di punirvi severamente. Le bestemmie orrende, le mode scandalose, le disonestà senza numero ha(nno) contristato il Mio Cuore al punto di punirvi severamente. Le bestemmie orrende, le mode scandalose, le disonestà senza numero ha(nno) contristato il Mio Cuore al punto di punirvi severamente 1' I.

Gesù, tu mi dici di non pregare; ed io pregherò tanto tanto, e farò pregare altre anime. Grideremo tanto forte che tu, sentendoci così strillare, sarai costretto di farci la grazia, non per nostro merito, ma affinché le nostre grida si possano da te allontanare.

Bada. Gesù, se non ci ascolti il male è per te, perché diventerai intontito dalle nostre preghiere fatte con voce alta.

Da buono, Gesù ascoltaci; ci faremo tutti buoni!

E non ricordi che tutti siamo tuoi figliuoli, riscattati col tuo Sangue preziosissimo?

Gesù mi sorrise e mi disse: Amo tanto la Mia Mamma, e per la sua tristezza e per il suo Immacolato Cuore sono costretto di cedere.

 

Luglio 2 - 1943

Ieri, giorno della festa del sacro Cuore, ho pregato tanto tanto, ed ho detto a Gesù che se il mio cuore lo potessi accendere come una candela, l'avrei acceso e messo davanti al S.mo Sacramento. e l'avrei lasciato acceso giorno e notte fino alla fine del mondo.

 

Luglio 1943

Mi sembrava di trovarmi in Chiesa, davanti al Sacro Cuore. Io mi misi vicino, inginocchioni, davanti al Suo Sacro Cuore, e Lui, mesto, mi disse:

Figlia mia, vedi il Mio Cuore come è trafitto da tante spade? Sono i miei Figli battezzati e da Me beneficati che mi trafiggono il Cuore! Vengono nella mia Casa ad insultarmi con le mode immodeste, colle bestemmie contro il mio Divin Cuore. E la Mia mamma è oltraggiata colle più orrende bestemmie. E queste vengono da persone da me beneficate! Figlia mia, prega tu e ripara per tanti tuoi fratelli ingrati. .

Caro Gesù, io ti amo tanto, e vorrei morire a forza diamati!

 

Luglio 1943

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figlia mia, ripara per tanti tuoi fratelli che, invece di adorarmi, mi oltraggiano dicendomi che io non li amo perché non cessa cotesto flagello della guerra.

Fi(gli)a mia, è un castigo della Mia misericordia.

Povero Gesù, quanto sei offeso! Quanto ti vorrei riparare! Castiga me, e salva i miei fratelli tutti!

 

Luglio 1943

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figlia mia, un agricoltore, dopo aver lavorato per mesi e mesi, se per poca attenzione, gli cadesse un fiammifero e si accendesse, e le bruciasse tutto il seminato, sarebbe per lui una rovina; così è per quel tale prete, dopo di aver lavorato tanto per innalzare l'anima (tua) ad un alto grado di perfezione, poi con una parola, cioè col dirti che il fumo non è peccato, che nei miei Comandamenti non è scritto che non si debba fumare. Cotesta è una parola che rovina tanto l'anima.

Il fumare, le mode immodeste, il dipingersi il viso, mani e piedi, sono grosse barriere che impediscono di salire al Santo Paradiso.

 

Luglio 1943

Ieri, 10 luglio, dopo la SS.ma Comunione, Gesù mi disse: Figlia mia, lo nei miei santi Comandamenti, specie nel sesto, ho detto di non fornicare; però non spiegai che il sacerdote è sacerdote in eterno, e non può levarsi l'abito I", per nessuna ragione; farebbe un gran peccato, e se ne andrebbe all'inferno se non facesse penitenza prima di morire. Eppure nei Comandamenti non l'ho messo.

Figlia mia, un vero cristiano, da sé, può capire senza spiegare tutto minutamente.

Il mio Cuore è trafitto, è grandemente trafitto dai cristiani. Figlia mia, non ho un cuore da poter sfogarmi tutte le Mie pene; almeno tu consolami.

Povero Gesù, quanto sei offeso! Anche i tuoi amici ti offendono, ma io, vedrai Gesù, ti consolerò per tutti quelli che non ti amano.

 

Luglio 1943

Dopo la S. Comunione mi sembrava d'essere davanti al quadro di S. Anna.

D'un tratto l'immagine si animò e, rivolgendo gli occhi verso di me, mi disse: Mia cara Figliola, sto pregando per la pace del mondo, per il quale (nel quale) tante Nazioni sono sconvolte con odi e rancori; ma Gesù è sdegnato: io e la Sua Mamma non riusciamo a placare lo sdegno.

I peccati d'impurità son tanti, la terra ne è allagata, i capi non sono secondo il Cuore di Dio; Gesù è offeso non ne può più.

Te, Figlia mia, prega e fa pregare affinché il buon Dio presto possa far scendere, verso tutte le Nazioni sconvolte, le sue benedizioni di fratellanza e di amore, riabbracciandosi tutti come fratelli, figli del medesimo Padre.

 

Agosto 1943

Dopo la S. Comunione fui rapita: Chiedevo a Gesù che presto alla nostra Italia dasse la pace e la tranquillità.

Gesù mi rispose: Figlia mia, le offese fatte alla Mia Divinità sono immense. Un'offesa. quando si riceve da un figliolo amato e beneficato dal suo padre, è più orrenda che quando si ricevesse da una persona lontana; voi, l'Italia, siete stata sempre da Me prediletta, amata e beneficata, e mi hanno ricompensato con ingratitudine ed oltraggi. Perciò lo sono offeso, e non posso calmare cotesto flagello della guerra senza che, prima, i miei figli non si inchinino davanti a Me, e non chiedano perdono.

Te, Figlia mia, non affliggerti con Paolina, state davanti a me come due bambine, che a tutto pensa il padre, non essendo voi capaci di regolare la vostra vita: penserà a tutto il vostro amato babbo, che sono Io.

Confidate in Me, che io non abbandono mai i Miei figli che mi amamano e mi obbediscono.

A te e Paola vi ho scelte di camminare non in una via comune, no, ma in una via superiore, straordinaria, cioè nella via della santità. A Paola ne diedi un segno nel cielo, che essa ricordi sempre.

Per i soldi non pensarci; tutto è nelle mie mani.

Non è il capo, né il Re, né altri: il Capo che guida il mondo sono lo, che tutto saprò disporre per il bene delle vostre anime.

Continuate a pregare.

 

Agosto 1943

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figlia mia, prega perché il mondo è cattivo; ha fatto un nodo col diavolo, ed io non posso soffrire tali peccati: l'impurità.

Mia Madre mi sta trattenendo il braccio affinché non scarichi più e più la mia giustizia sopra il mondo colpevole.

 

Agosto 1943

Oggi, dopo la S. Comunione Gesù mi disse: figlia mia, gli uomini d'Italia, la maggior parte, si sono buttati, nel fanno (fango) come brutti animali. Dalle cronache (sic) luride n'escono sozzi che a me fa ribrezzo; e non mi commuovo ad alleggerire il presente flagello. Perciò donne e uomini corrotti, principiando dal piccolo pastorello ai grandi principi, è un lago di corruzione; ed io, sdegnato, abbandonai l'Italia in balìa di sé

Soltanto il Papa e poche altre anime mi fanno compassione, perché anime belle, degne del mio amore. Se qualche grazia vi concederò, è per amore del mio santo Vicario, il Papa.

Figlia mia, mode immodeste con un parlare sozzo, piccoli e grandi non rispettano più i miei ministri.

Ecco, Figlia mia, il presente flagello da che cosa ne deriva: castigo del peccato.

Io, Figlia mia, mi compiaccio sopra le anime pure e semplici; te non sai quanto era semplice la cara Gemma Galgani!

stessa.

 

Settembre 1943

Mi sognai Santa Teresa del Bambin Gesù, bella, sorridente; mi sembrava di vederla vicino al mio letto e della mia sorella.

Ci guardava allegra, e mi disse: Il nome di Paolina sta scritto in cielo, ed anche il tuo. Però, se non corrispondete, il vostro nome verrà scancellato; voglio dire, se non corrispondete colle buone opere, colla carità, coll'umiltà e coll'ubbidienza, cose care al buon Gesù: amate tutti come fratelli e sorelle, perdonate a chi vi fa del male.

lo ho sempre amato Gesù, amato fino a morire d'amore per Lui; le mie sorelle mi han voluto sempre bene da bambina, e godevano quando vedevano che io amavo tanto Gesù: niente gelosie, anzi gioivano nel vedermi tanto infiammata d'amor di Dio.

Paolina mia, io ti amo tanto; corrispondi alle grazie che il Signore ti fa: sempre più buona, umile con tutti.

Ci salutò con un inchino d'Angelo e spari.

 

Settembre 1943

Mi sognai Santa Teresina. In mano portava un mazzo di rose bian

che.

Prese una delle rose e tanti petali (e li) sparse sopra il letto ai mia sorella; in ogni petalo (c')era scritto in rosso: Ave Maria.

I petali saranno stati una cinquantina.

Lasciò i petali sopra il letto pochi minuti; poi li raccolse uno per uno e se li porto via: salutò mia sorella con un sorriso angelico, e ci disse: Se tu, Paola, tutti i giorni reciterai tante Ave Maria alla Vergine Santissima con devozione e costanza, dopo la tua morte, sopra la tomba sboccerà un fiore che in ogni petalo sarà scritto Ave Maria.

 

Mi sognai Gemma Galgani; era bella come un angelo. Mi (si) avvicinò e mi disse: ama le sofferenze ed i disprezzi. Io quand'ero nel mondo, ebbi tanti disprezzi che nessun'anima viva può immaginare; ed io n'era contenta, ed offrivo tutti i miei patimenti per la salvezza dei peccatori,

 

Settembre 7 - 1943

Dopo la Sant.ma Comunione Gesù mi disse: Figliuola mia, prega con Paola per placare il mio Padre, sdegnato col genere umano, Mia Madre non riesce a placarlo.

Il castigo per l'Italia è per la disonestà che corre e si è dilagata da un punto all'altro dell'Italia, bestemmie orrende contro il Cuore Immacolato di mia Madre; tutto questo ha attirato l'ira dell'Eterno mio Padre con inviarvi il presente flagello; anzi aveva deciso di inviarvi una pioggia di fuoco, ma la Mamma mia Immacolata si è opposta, chiedendo perdono per voi tutti.

Il mondo, figlia mia, è corrotto e divenuto un ammasso di putridume. Prega te, e fa pregare affinché il mio Padre si possa calmare.

 

Settembre 1943

Mi sognai una insegnante, morta (da) un mese circa, a causa di un bombardamento.

La vidi tutta risplendente, però aveva le braccia un poco bruciate; il rimanente della persona era sano e bello.

Si avvicinò dove stava con me anche mia sorella. La sopra detta defunta ci disse: vedete come sono ancora?... Debbo scontare un'altra sola Messa, e sarò liberata del tutto; fatemela celebrare da Monsignor Vitali. Dette coteste parole, scomparse.

 

Erano passati appena due giorni dal giorno che vidi detta insegnante defunta. Di nuovo nel sogno mi (si) presentò tutta lucente come un sole, bella d'una bellezza di Paradiso.

Si avicinò a mia sorella e le disse: Paola, quanto ti voglio bene! Mi hai, colle tue orazioni, e S. Comunioni, liberata dal Purgatorio, ed ora vado a godere. Pregherò per te tanto tanto.

Dette coteste parole, spari.

 

Ottobre 1943

Dopo la s. Comunione mi sembrò di vedere Santa Teresa del Bambino Gesù. Io la pregai di scongiurare il Signore affinché presto calmasse il flagello della guerra.

La santa mi rispose:

- Che vuoi! Il mondo ha fatto un nodo col demonio; cioè con peccati gravi, che n'è allagato, specie d'impurità.

E cotesto nodo nessuno l'ha sciolto, neppure il dolore e le sventure della guerra ha commosso nessun cuore umano a cambiar vita.

Perciò Gesù sdegnato non vuole ascoltare nessuna supplica perché i peccati sono enormi, e grande il numero dei peccatori.

Pregate pregate, affinché Gesù si commuova.

 

Dopo la S. Comunione pregavo Santa Teresa e dicevo: Dimmi che cosa vorrà Gesù da mia sorella Paola: che cosa deve fare in questi giorni della tua festa?

La Santa mi rispose: Dì a tua sorella che io voglio tre fiori per presentare alla Vergine il giorno della festa del santo Rosario.

Tre fiori; cioè uno è l'umiltà, la seconda è la carità, l'ultimo è l'ubbidienza: e mi presentò una bella rosa, grande, con belle foglie; sembrava una pianta: questa, mi disse, è la carità.

Poi mi fece vedere un'altra pianta, ed era una bella pianta di viole: questa, mi disse, è l'umiltà. Poi un pianta di fiori bianchi, bellissimi: questi sono l'obbedienza.

 

Il giorno tre ottobre, dopo la S. Comunione, vidi Santa Teresa con tre grandi piante, belle piante di Paradiso mi sembravano.

Una era di rose, l'altra di viole, la terza fiori bianchi: Ecco, mi disse, i fiori bianchi che mi ha portato Paolina, e li mise ai piedi della Vergine. Tutte e tre le grandi e belle piante erano intrecciate con una corona di quindici poste: nelle Ave Maria sbocciava una bella rosa, nei grani del Pater Nostro spuntava un bel giglio, ed in ultimo, a basso, una scritta ricordo.

Io pensai che la rosa, mia sorella proprio il giorno avanti aveva avuto una gran carità con persone moleste; l'umiltà l'aveva praticata giorni avanti con cuore di un Serafino; l'ubbidienza al confessore, in modo da far piacere alla grande Santa Teresa.

 

Ottobre 1943

Mi (si) è presentato una persona; mi toccò il polso che mi rimase bruciato. Non lo conobbi; era vestito da ufficiale.

- Sono morto in guerra, mi disse; vorrei delle S. Messe: me le farete celebrare da Mons. ...Vitali. Tu e Paola mi farete delle sante Comunioni.

Dopo fatte le Comunioni e fatte celebrare le Messe, mi (si) presentò un'altra volta, tutto splendente, e mi disse:

- Vado in Paradiso dove pregherò per voi, specialmente per Monsigr. Vitali. Sono Russo, e mi chiamo Paolo Vischin.

Mia madre mi aveva educato nella santa religione; poi, crescendo, mi sono lasciato trascinare nella vita Russa, non buona. In punto ai morte mi penti(i), e ricordai le belle parole che, (da) bambino, mi diceva la mia mamma.

Gesù buono mi ha perdonato.

 

Ottobre 1943

Mi sognai santa Teresina con due mazzi di viole, uno grande e l'altro piccolo, legato con nastro verde.

Il mazzo grande lo diede a mia sorella, il più piccolo lo diede a me. Nel consegnarcelo, ci disse: Prendete questi mazzi e conservateli fino al giorno ultimo della vostra vita. Vi raccomando di recitare ogni giorno il S. Rosario, catena vi unisce a Dio; e quando desid zie, invocate la S. Vergine colla preghiera del S. Rosario. N(,~. passare giorno senza prima aver recitato il Rosario. Dette queste parole, sparì.

 

Ottobre 1943

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figliuola, tu e Paola siete rose del mio giardino, ove v'innaffio col mio amore.

 

Ottobre 1943

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Siate umile; l'umiltà è il fondamento della santità.

Ti ripeto che tu e Paola siete le rose del mio giardino.

lo pregavo per il presente flagello della guerra, affinché mettesse termine a tante pene: Figlia, mi disse, sto purificando le anime perché sono guaste come le favette che comprasti giorni fa, e queste son piene di farfallette, e per pulirle bisogna passarle al fuoco.

E così sono le anime d'oggi: piene di sozzure. E per pulirle bisogna passarle nel fuoco della purificazione, coi dolori e pene grandi.

 

Novembre 1943

Dopo la S. Comunione mi è sembrato di vedere la Vergine bianco vestita. lo mi avvicinai e le dissi:

- Mamma Celeste, come sei bella! Dimmi: sei contenta di me e di mia sorella?

Figliuola, mi rispose, io sarei più contenta se voi due foste più rassegnate in tutte le contrarietà che Gesù permette che voi soffriate, più umiltà, più carità, facendo del bene a chi vi offre il male.

Ecco ciò che io desidero da voi due!

 

Dicembre 1943

Mi è comparso San Francesco con un cingolo fra le mani, e mi disse: Questo cingolo è per Paola.

Ed io vorrei che voi foste più umili, più rassegnate, e più obbedienti al confe.re.

Soffrite tutte le pene per Gesù: umiliazioni, disprezzi ed indifferenze, sia da qualsiasi persona vi venga presentata.

Io nel mondo ho sofferto disprezzi ed anche bastonate; pensate che la vita è breve: tutto passa e passa presto.

Figliuole mie, solo il Paradiso è eterno! Dette queste parole, spari.

 

Dicembre 1943

Ieri sera mi sognai d'essere in Chiesa. Mentre pregavo davanti al Sant.mo, si presentò il Sacro Cuore, vestito con un manto rosso; salì al pulpito e si mise a predicare.

Cominciò la predica con aria severa; rimproverava i grandi peccatori disonesti. lo, diceva, ho sempre punito con castighi severi le Città e luoghi ove allaga la disonestà, peccato odioso al mio Cuore.

Per tale peccato ho distrutto Pompei, ho distrutto Sodoma e Gomorra; ora ho punito a voi con cotesto flagello e, se non cambiate costumi, io vi invierò castiti (sic) peggiori.

La mia Mamma mi sta sostenendo il braccio per non punirvi più severamente. Le mie parole non sono ascoltate, ma io vi ripeto: se non cambiate costumi la guerra non cesserà che dopo avervi purificati col dolore.

Finita la predica. Gesù sparì, lasciandomi un grande dolore al cuore, vedendo che gli uomini rimanevano freddi ed indifferenti.

Povero Gesù, non sei ascoltato!

 

Dicembre 1944

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figlia mia, non ne posso più. Il mondo è cattivo, pochissimi sono quelli che mi amano, pochissimi sono quelli che rispettano il giorno festivo a me consacrato; anzi tali giorni sono impiegati non per adorarmi, ma piuttosto per oltraggiarmi, santificano la Domenica con recarsi ai cinemi impuri, conducendoci non solo loro stessi, ma per più oltraggio, ci conducono i loro piccoli innocenti per rovinarli prima del tempo col vedere scene immodeste.

Ed io di tali genitori ne sono sdegnato, ed ho pensato di punirli...

 

Dicembre 1943

Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figlia mia, mi ami? Si, io risposi, ti amo tanto tanto; e, se fosse possibile, del mio cuore ne farei una candela e, per tuo amore, la terrei sempre accesa.

Fiaglia mia, come ti voglio bene! Lo dirai a tutti che io amo tanto gli uomini! E li amo fino alla pazzia da morire in Croce per loro.

Però, quando a tale amore mi vedo corrisposto con l'ingratitudine, il mio Cuore si rattrista e piange.

Povero Gesù quanto poco sei conosciuto!

 

Gennaio 1944

Mi sognai d'essere in una Chiesa, ove vidi Gesù nel pulpito che predicava. Mi ricordo tali (queste) parole:

- Il mondo è divenuto un lago di corruzione, di putredine; li ho chiamati a far penitenza, ma mi corrispondono con insulti e bestemmie; son pochi quei che ascoltano la mia voce. La guerra non finirà, se prima gli uomini non chinano il capo a far penitenza.

La disonestà ha allagato il mondo intero; ed il presente flagello è una punizione per tali brutti peccati.

Ricordatevi, segui(ta)va Gesù, che per tali peccati ho dovuto distruggere Sodoma e Gomorra, e distruggere anche Pompei.

Ricordatevi che i peccati impuri attirano la mia ira.

Fate penitenza, fate penitenza se volete che il (nel) mondo ritorni la pace e la pace intera.

 

Dicembre 1944

Giovedì sera mi sognai nella chiesa del Vaticano, dove c'era tanta gente: donne, uomini, e moltissimi stranieri di tante nazionalità.

Ecco che si affaccia il Santo Padre. Cominciò a parlare, e noi tutti ad ascoltare:

- Figliuoli miei, diceva, in questi tristissimi tempi in cui viviamo, bisogna far penitenza, bisogna placare l'ira di Dio Padre, gravemente sdegnato per tanti enormi peccati che tutti i giorni l'uomo commette.

Per cagione dei nostri peccati è avvenuta cotesta terribile guerra: odi e rancori fra Nazioni, odi e vendette fra fratelli e fratelli.

Lasciate, figliuoli miei, di offendere Dio, e plachiamolo col far penitenza; amatevi e perdonatevi.

Io vi amo, figliuoli miei, tutti vi amo senza distinzione di nazionalità; io vi aiuterò ed invierò, per mettere la pace, non un esercito di soldati, ma un esercito ai Santi Missionari, onde spargere in tutte le Nazioni la parola dell'amore e della fratellanza.

Amatevi e ricordate che tutti siamo figli di un medesimo Padre! Non appena il Santo Padre principiò a parlare, tanti uomini ed anche donne tirarono dei sassi contro il Papa, facendogli uscire anche del sangue. Nel vederlo insanguinato, parecchi si mettevano a ridere. Tante erano le sassate che il Santo Padre non poté proseguire, e dovette ritirarsi dal balcone. L'Angelo, sceso al piazzale di San Pietro, si avvicinava alle persone dicendo: Il mondo sta cadendo in rovina, non vogliono ascoltare la parola del Vicario di Dio. Guai alle Nazioni che non rispettano il Vicario di Dio in terra: quelle Nazioni verranno da Dio punite.

Si avvicinò a me e a mia sorella, e ci disse: Pregate almeno voi, recitando cotesta preghiera, almeno fino al Santo Natale.

- Chi siete? io dissi.

- Sono l'Angelo di Roma. - E dove abitate?

- Abito nel Vaticano.

- Ma, io risposi, cotesta orazione che voi mi volete imparare (insegnare), non la ricordo, poi, tutta a memoria.

Colse un pezzettino di carta, mi diede un penna: Scrivi te stessa per ricordartela.

La scrissi:

Mio caro e buon Gesù, il mondo è ancora come ieri. Dagli uomini hai da aspettarti dell'odio e ancora delle crocifissioni. E Tu le vedi!

Ma Tu che non sai odiare, dona lo stesso a questi Tuoi figli che ti sono nemici, quella eterna pace che nell'anno decimo quinto dell'impero di Tiberio Cesare regnava sulla terra.

Ricordati, Gesù, che per essi tutti hai sparso il Tuo Preziosissimo Sangue nell'altare della Croce.

 

EPIFANIA - 6 Gennaio 1945

Ieri sera mi sognai il Santo Gesù Bambino. Da una culletta ove si trovava nella camera da letto, si raddrizzò, e venne dal letto di Paola, ove l'accarezzai, dicendole:

- Io ti amo tanto perché sei umile e semplice; ed io mi compiaccio delle anime semplici e umili.

Stasera io vi regalo una befana più di valore che mai il mondo possa offrire; non vi regalo oro né argento. Io vi fo un regalo più di valore: vi regalo il mio amore! Amatemi e fatemi amare.

Pregate per tanti vostri fratelli che invece di amarmi ed adorarmi come loro Creatore, mi offendono, oltraggiando il mio santo nome colle più orrende bestemmie.

Dette queste parole, venne da me, dicendomi e raccomandandomi di pregare per i peccatori tutti.

Se ne partì da me, e va a riposarsi sopra una sedia, ove stava una blusa di Paola.

Svegliatami, raccontai il sogno a mia sorella.

Mi fece accendere la luce: Meraviglia! Trovammo il Bambino posato davvero sopra la sedia che vidi nel sogno.

Sia ringraziato il buon Gesù che tanto ci ama!

 

Gennaio 1945

Quanto è buono il Bambino Gesù! Buono verso di me e di mia sorellina. Eccomi a raccontarne una: Io e mio sorella avevamo un grande dispiacere; eravamo rassegnate si, ma il dispiacere si faceva sentire nel nostro povero cuore.

Mentre una sera ritornavamo dalla Chiesa, abbiamo visto il Bambino che abbiamo nella culla, sopra il letto della mia sorellina. Meraviglia! Da solo si era mosso dal posto ove noi lo teniamo per devozione.

Quanto è buono Gesù! Per confortarci ha voluto fare una bella improvvisata. E poi, meraviglia! Sembrava di essersi, in quella sera, animato: aveva le guance rosse, gli occhi celesti più belli di prima.

Cotesto fatto si è verificato due o tre volte, sempre in occasione che noi avevamo dei grandi dispiaceri.

Gesù buono, quanto sei buono! Tu solo ci puoi confortare, e ci hai sempre confortato.

 

Gennaio 1945

L'altro giorno, dopo la S. Comunione, dissi a Gesù: - Gesù mio, quanto ti voglio bene!

-Anch'io, mi rispose, ti amo tanto tanto, però ti chiedo un favore, ed è di farmi amare da tante anime che ogni giorno vanno in Chiesa, ascoltano la Messa, fanno la Comunione; però tante lo fanno per abitudine e non per amore.

Il Mio Cuore ha bisogno di spendersi, ma non trovo anime che mi corrispondano. Amami tu, mi figlia, amami e fammi amare.

Gesù buono, quanto sei buono! Io ti amo, te lo prometto, e ti farò amare da tante altre anime.

 

Ottobre 1945

Mi sognai un grande prato; vidi un giovinetto (di) circa otto anni. Detto ragazzetto si inginocchiò davanti a due bimbe coperte di terra. Dalle due tombe spiccava un giglio. Il giovinetto, colle mani giunte, recitò una poesia sentimentale che diceva:

Giglio purissimo, tanto caro a Dio - se da gigli vivrete - dalle vostre tombe un giglio spunterà.

Un giglio (era) già cresciuto in dette tombe. In ogni foglia c'era una scritta, incisa a caratteri d'oro; in una foglia era scritto così: purità, umiltà nell'altra, nella terza era scritto pazienza.

Dette tombe, una era mia, l'altra compresi essere di mia sorella Paolina.

 

Novembre 28 1948

Gesù è in cerca dì anime che si offrano vittime per poter salvare tanti uomini.

Figlia, mi disse, e te vuoi fare qualche cosa dì bene per salvare tanti uomini che, non solo mi rinnegano, ma, di più, mi oltraggiano anche nel S.mo Sacramento dell'altare.

Pregate, figlie mie, pregate per questi vostri fratelli, e offrite per loro tutte le vostre pene e tribolazioni, abbandoni e disprezzi che vi verranno fatti da persone a voi tanto care. Tutte queste tribolazioni offritele per la salvezza dei peccatori.

lo e Paolina abbiamo risposto: Sì, sì, vogliamo soffrire tutto ciò che voi volete, purché si salvino le anime dei nostri fratelli che a voi costarono spargimento di sangue.

Quanto è buono Gesù! E come non amare Gesù? E come non soffrire per consolare Gesù?

 

Dicembre 1 1948

Mi trovavo in Chiesa; pregavo davanti al S.mo Sacramento. Ad un tratto mi si presentò Gesù in Croce, tutto piagato, che faceva molta pena.

Altre due croci erano ai fianchi della croce di Gesù. Queste croci erano di legno nero; io e Paolina eravamo inginocchiate ai piedi di quelle due croci.

Gesù, dalla croce, parlò a noi due e disse: Te e Paolina sarete le vit-

time di queste due croci. Pregate, figliuole, e soffrite per amore e la salvezza di tanti vostri fratelli peccatori.

Ho cercato anime vittime, ma non ne posso trovare; almeno voi due ditemi di sì: soffrite, soffrite per salvare tante anime che stanno nella via della perdizione.

Noi, che abbiamo risposto? Che accettavamo tutto con amore per la salvezza di tante anime che vanno nella via della perdizione.

 

Anno 1948

Mi trovavo davanti al S.mo il Giovedì sera del 2 dicembre 1948. Fui rapita in ispirito.

Gesù, in forma gloriosa mi si appressò e mi disse:

- Figlia mia, amami e dammi l'amore che il mondo mi nega continuamente; anche Paolina mi ami.

Amate pure il poveretto, e fate loro del bene, con non negare mai a nessun poveretto l'elemosina; nel povero guardate la mia persona: ciò che fate al povero di bene lo fate a me.

Se volete grazie, date ai poveri qualche cosa che vi chiedo(no), anzi di più. Chi benefica per amor mio il poverello, otterrà, non soltanto grazie grandi, ma otterrà il perdono dei propri peccati.

Voi, figliuole mie, siete una carta bianca; se non scrivete sopra la carta qualche riga di beneficenza, rimarrà un semplice carta bianca.

 

Anno 1950 - ANNO SANTO

Il Venerabile Domenico Savio è nostro fratellino; ci ha fatto tante grazie:

A te ed a Paolina vi voglio tanto bene: affetto di fratellino. Vi amo, mi disse, perché siete anime semplici. Fatevi sante, sorelline mie! Amate Gesù, amatelo! Gesù ama le anime semplici.

Dette coteste avvertenze, questo angelo dai miei occhi spari, lasciandomi il cuore pieno di gioia.

Il 28 febbraio mi trovavo in cucina, ecco, sento suonare il campanello; mi recai ad aprire la porta: Di nuovo riconobbi Domenico Savio, ben vestito, pantaloni e giacca grigio chiaro.

Mi sorrise, dicendomi: ti faccio un piccolo regalo; è per te e per Paolina: ci regalò un pacchetto di caffè tostato.

Di questo, ci disse, ne darete a quei poveri ministri di Dio che voi sapete quanto soffrono.

Appena dette quelle parole, sparì, lasciandomi nel cuore una gioia immensa.

 

Il 28 febbraio 1950

Mi sognai il Sacro Cuore di Gesù. Dal Suo Sacratissimo Cuore uscivano fiamme come di fuoco.

Sorridendo mi disse: Prendi questo regalo; è un regalo che voglio fare a Paolina, perché voi avete coperto un povero prigioniero che stava morendo di freddo, e voi, per mio amore, l'avete coperto, togliendovi da dosso i vostri vestiti.

Figliuola, il bene che fate ai poveri per mio amore, lo lo considero come fatto a me stesso.

Amate i poveri, amateli! Son vostri fratelli e miei figli prediletti. Come è buono Gesù! Ama tutti in generale: peccatori e buoni, ricchi e poveri, ma di più ama i poveri.

Datomi questi consigli sparì dalla mia presenza, lasciandomi il cuore pieno di gioia.

Quanto è buono Gesù! Mi vorrei sempre vicino a Lui.

 

Marzo 5 1950

Giorno della Beatificazione del Ven. Domenico Savio.

Mi è sembrato, mentre pregavo, di vedere il Venerabile Domenico Savio; si avvicinò tutto allegro e sorridente verso dì me e Paola mia sorella, e ci disse: Fatevi sante, Gesù lo vuole, fatevi sante; amate sempre la Vergine. Amate pure il Papa che anche Gesù lo vuole.

Dette queste parole, sparì.

 

Aprile 1950

Giorno 9 aprile Mi recai in pellegrinaggio alla Città di Siena; bella Cittadina, specialmente perché lì nacque Santa Caterina; santa che io amai da bambina.

Il giorno di Pasqua a Siena feci la S. Comunione con tanto fervore. Dopo la S. Comunione mi sembrò di vedere Santa Caterina, vestita tutta di bianco. Mi si avvicinò e mi disse: Sorelle mie, fatevi sante, fatevi sante; il tempo è breve! Vorrei che Paola fosse meno scrupolosa.

Mi accarezzò, e così a Paola. E subito sparì.

 

Aprile - 1950

I primi giorni di aprile, dopo la S. Comunione, Gesù mi disse:

- Figlia mia, prega per i tuoi fratelli cattivi, comunisti. Prega; Mio Padre vuol punire gli uomini, vuole inviare un grande castigo, vuol punire tutti gli uomini perché insultano Me, insultano i miei ministri, insultano il Papa da Me inviato.

Figliuola mia, prega te e fa pregare anche a Paola, tua sorella affinché il Mio Eterno Padre non mandi i terribili castighi che ti dissi prima. Ed in questo mese di Aprile abbi in devozione un Santo a Me tanto caro: San Francesco di Paola. Detto Santo a me amava tanto. Lui nei viaggi del mare non (andava in) barca, ma la sua barca era il bastone.

E voi, figlie mie, camminate sempre col bastone dell'amore.

 

All'età di cinque anni feci voto di verginità; capivo che Gesù lo voleva.

Dopo fatto il voto divenni più assennata; non giocavo mai se non qualche volta.

In casa della nonna c'era un bel quadro grande, col Bambino nelle braccia (della Madonna).

Qund'ero sola mi mettevo sopra una sedia, stendevo le braccine e

dicevo: Mamma bella, io ti voglio bene tanto tanto; dammi il tuo Bambino a giocare un poco con me.

La Vergine, parecchie volte, mi accontentò. Giocavamo con una bambola che m'era stata regalata da un(o) zio materno.

Gesù mi diceva: La cedo a te la bambola; a me basta un momentino. Come era buono Gesù Bambino! Lo ricordo tanto bene.

Gesù è stato, verso di me, sempre buono.

 

La mia povera mamma mi diceva sempre: Figlia mia, te sei nata il tre di Maggio, giorno Sacro, ricorrenza della S. Croce di Gesù, e Gesù ti ha nel petto (voluto) imprimere una piccola crocetta, segno che te dovrai nel mondo molto soffrire.

Perciò preparati a soffrire con amore e rassegnazione, offrendo tutto al buon Gesù.

 

Feci la Cresima a due anni. Mi ricordo che una mia zia materna mi portava in braccio, perché piccolina; perché ricordo che, quando si avvicinò il Vescovo, io piangevo, io piangevo perché vedevo un uomo alto e, sulla testa, una grande mitra.

Piangevo perché avevo paura. Ricordo che il Vescovo mi accarezzò, ed io facevo del tutto per svincolarmi dalle braccia della zia.

Da bambina, come ero cattiva! Piangevo sempre; la mamma non aveva il latte per nutrirmi: fu costretta darmi a balia.

 

Essendo già grandetta, di sette e nove anni, andavo a scuola, però vedevo che la mia mamma era poco sana, soffriva al fegato; io per contentare la mamma, scopavo, spolveravo, facevo le faccendine adatte alla mia età.

Ricordo di non aver mai dato un dispiacere alla mia mamma. Tutte le sere mi portava in Chiesa per fare la visita al S.mo Sacramento. lo giungevo le mani e ripetevo il voto di Verginità:

-Mio Gesù, dicevo, fo voto di castità perpetua; vi consacro la mia verginità.

Questa preghiera me l'aveva insegnata Gesù quando giocavamo.

Se fossi morta a quell'età, sarei stata in Paradiso; adesso ho paura che Gesù mi mandi all'inferno.

 

La prima Comunione la feci all'età di undici anni, presso a poco. Non ero vestita di bianco, no. (Mi ricordo) ch'ero con un vestito oscuro, color cannella, cucita (dal)la zia materna. La mia mamma era malata; non pensava al lusso.

La prima volta, ricordo che Gesù mi disse: - Mi vuoi bene?

Tanto tanto, io risposi.

Lo dissi al conf.re che Gesù mi aveva detto così; lui mi rispose: Anche a me lo dice sovente, se lo voglio bene.

Ed io: Va bene! Ora a Gesù lo vorrò bene davvero.

Pregavo continuamente, ma io non volevo che mi vedessero i fratellini., né nessuno. Come fare?

Non avevamo una camera appartata; allora mi recavo nel cortile ove c'era una ritirata, li pregavo pregavo: Gesù mio, ti voglio bene, dicevo.

Un giorno, mentre pregavo con tanto fervore, mi si presentò un giovane chierico; mi sorrise e mi disse:

- Mi conosci? - No, risposi.

lo sono San Luigi Gonzaga; son venuto a dirti che io ti voglio bene tanto tanto: però ama sempre Gesù.

Tante altre volte è venuto a insegnarmi come debbo pregare.

 

Aprile 8 - 1951

Ieri sera mi sentivo molto male, e tra me dicevo: Domani mattina non potrò fare la S. Comunione.

La mattina, verso le 4 e mezzo, credo, non più, sento aprire la porta; vedo e riconobbi San Paolo della Croce con due chierici ai fianchi: uno conobbi ch'era San Gabriele dell'Addolorata. Portavano, i chierici, due candele.

San Paolo fece recitare il confiteor e mi diede la Santa Comunione. Obbedisci, mi disse, obbedisci a Padre Ignazio; voglile bene: bada che è un figlio del mio cuore, caro tanto a Gesù. Te non sai quanto ha sofferto cotesto mio figlio; ora ne voglio fare una perla dei miei Ritiri. Nel mese di marzo Gesù, tante e tante volte mi diceva: Padre Ignazio è una perla del mio Cuore, che io amo tanto tanto. Anche la Mamma Mia lo vuol tanto bene.

Quanto è buono Gesù!

Però Gesù piange troppo per i peccatori. Io gli dico:

- Non piangere così; se ti fanno piangere tutti quelli cattivi sacerdoti, invece loro, ti ama tanto tanto Padre Ignazio.

Lo so, mi rispose, è un mio prediletto figlio; anch'io me lo stringo al mio cuore, però anche per tutti gli altri sparsi il Mio Sangue.

Bada, io dissi, se continui così a piangere, ti ammali negli occhi; bada che Padre Ignazio non cesserà di pregare fin tanto che non li veda tutti convertiti. Glielo dissi a Padre Ignazio che i peccati di tutti quelli, ti trafiggono il Cuore. Ci pensa Padre Ignazio, vedrai.

Povero Gesù! Io ho paura che si ammali. Povero Gesù!

 

Padre Ignazio mi ha detto: Quando mi dai la tua Croce, di dire sempre di sì.

Ed io obbedisco volentieri; ma la vuole anche lui la tua Croce, ti vuole aiutare; ti ama tanto tanto. Si mette anche il cilizio per far penitenza; Tu non vuoi, e lui invece...

Stamattina gli dissi: Bada che lei facendo queste penitenze può mo-

rire, ed io rimarrò di nuovo senza Padre conf.re.

Sta tutto per Gesù! Rimproveralo tu stasera; a me non mi ascolta. Vuole salvare tutte quelle anime che mi disse questi giorni.

 

Preghiera

Mio caro e buon Gesù, il mondo è ancora come ieri. Dagli uomini hai da aspettarti dell'odio e ancora delle crocifissioni. E Tu le vedi!

Ma tu non sai odiare; dona lo stesso a questi tuoi figli che Ti sono nemici, quella stessa pace che nell'anno decimo quinto di Tiberio Cesare regnava sulla terra.

Ricordati, Gesù, che per essi tutti hai sparso il Tuo Preziosissimo Sangue nell'altare della Croce.


Santuario di Caravaggio (Bergamo), 13 maggio 1996. Anniversario della prima apparizione a Fatima. La strada sicura.

Don Stefano Gobbi

«Sacerdoti e fedeli del mio Movimento della regione di Lombardia, in questo venerato Santuario, oggi vi riunite per un grande Cenacolo di preghiera e di fraternità e così ricordate l'anniversario della mia prima apparizione, avvenuta nella Cova da Iria in Fatima il 13 maggio 1917. Sono discesa dal Cielo per indicarvi il cammino da percorrere, in questo secolo, per giungere alla pace: quello della conversione e del ritorno al Signore, con la preghiera e la penitenza. Sono discesa dal Cielo per donarvi il mio Cuore Immacolato, come rifugio in cui ripararvi e la strada sicura che vi conduce al Dio della salvezza e della pace.

- La strada sicura in questi tempi, in cui si tracciano molte altre strade, più facili e da molti percorse, che però sono insicure e non portano all'incontro con il Dio della salvezza e con il Padre della divina Misericordia.

- La strada sicura che vi conduce ad accogliere tutta la Verità contenuta nel Vangelo di mio Figlio Gesù. Su questa strada da Me tracciata siete attirati dallo splendore della Verità e venite profondamente trasformati dalla Grazia, che porta nella vostra vita il divino profumo della santità. Così diventate luminosi esempi del Vangelo vissuto e coraggiosi testimoni di Cristo, che vi attira a seguirlo, nella quotidiana attuazione della sua divina Parola.

- La strada sicura che vi porta a rinunciare ad ogni forma di peccato e di male, per fare esperienza concreta della Grazia, dell'amore e della purezza. Nel mondo pagano in cui vivete, sommerso dal materialismo e dall'edonismo, dalla esasperata ricerca del piacere e dalla impurità, voi diffondete la luce della santità, della purezza, della mortificazione dei sensi, della penitenza e così offrite a tutti l'aiuto, che il mio Cuore Immacolato vi dona, per giungere alla comunione di vita con Dio, vostro Redentore e Salvatore.

- La strada sicura che si apre per la piena comunione di amore fra tutti voi, resi fratelli dal vincolo che vi unisce come figli di uno stesso Padre, redenti da uno stesso Figlio, santificati da uno stesso Spirito, e tutti figli di una unica Madre.

Il mio Cuore Immacolato, soprattutto in questi tempi, diventa la strada sicura che vi porta alla comunione reciproca, alla comprensione, al rifiuto dell'egoismo e di ogni divisione, così che si possa realizzare finalmente il comandamento nuovo che vi ha dato mio figlio Gesù: "Amatevi fra voi come Io vi ho amato".

Mentre oggi celebrate questo grande Cenacolo del Movimento Sacerdotale Mariano, in questa regione da cui si è diffuso in ogni parte del mondo, e ricordate la mia prima apparizione avvenuta in Fatima, dove esso è nato, voglio ancora offrirvi il mio Cuore Immacolato come il vostro rifugio e la strada sicura che vi porta a Dio. È la strada sicura che vi conduce al Dio della salvezza e della pace, al Dio della verità e della santità, al Dio della comunione e della unità. Su questa strada sicura camminate tutti con Me, nella fiducia e nella sicura speranza, nella gioiosa attesa del più grande trionfo di Dio, che avverrà con il trionfo del mio Cuore Immacolato nel mondo».