Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 26° settimana del tempo ordinario (San Francesco)
Vangelo secondo Giovanni 15
1"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.3Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.9Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.11Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.14Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.17Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.19Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.20Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.21Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.22Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato.23Chi odia me, odia anche il Padre mio.24Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio.25Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: 'Mi hanno odiato senza ragione'.
26Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;27e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
Primo libro di Samuele 8
1Quando Samuele fu vecchio, stabilì giudici di Israele i suoi figli.2Il primogenito si chiamava Ioèl, il secondogenito Abià; esercitavano l'ufficio di giudici a Bersabea.3I figli di lui però non camminavano sulle sue orme, perché deviavano dietro il lucro, accettavano regali e sovvertivano il giudizio.4Si radunarono allora tutti gli anziani d'Israele e andarono da Samuele a Rama.5Gli dissero: "Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non ricalcano le tue orme. Ora stabilisci per noi un re che ci governi, come avviene per tutti i popoli".
6Agli occhi di Samuele era cattiva la proposta perché avevano detto: "Dacci un re che ci governi". Perciò Samuele pregò il Signore.7Il Signore rispose a Samuele: "Ascolta la voce del popolo per quanto ti ha detto, perché costoro non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni più su di essi.8Come si sono comportati dal giorno in cui li ho fatti uscire dall'Egitto fino ad oggi, abbandonando me per seguire altri dèi, così intendono fare a te.9Ascolta pure la loro richiesta, però annunzia loro chiaramente le pretese del re che regnerà su di loro".
10Samuele riferì tutte le parole del Signore al popolo che gli aveva chiesto un re.11Disse loro: "Queste saranno le pretese del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio,12li farà capi di migliaia e capi di cinquantine; li costringerà ad arare i suoi campi, a mietere le sue messi, ad apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri.13Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie.14Si farà consegnare ancora i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li regalerà ai suoi ministri.15Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le darà ai suoi consiglieri e ai suoi ministri.16Vi sequestrerà gli schiavi e le schiave, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori.17Metterà la decima sui vostri greggi e voi stessi diventerete suoi schiavi.18Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà".19Il popolo non diede retta a Samuele e rifiutò di ascoltare la sua voce, ma gridò: "No, ci sia un re su di noi.20Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre battaglie".21Samuele ascoltò tutti i discorsi del popolo e li riferì all'orecchio del Signore.22Rispose il Signore a Samuele: "Ascoltali; regni pure un re su di loro". Samuele disse agli Israeliti: "Ciascuno torni alla sua città!".
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Salmi 76
1'Al maestro del coro. Su strumenti a corda con cetre. Salmo.'
'Di Asaf. Canto.'
2Dio è conosciuto in Giuda,
in Israele è grande il suo nome.
3È in Gerusalemme la sua dimora,
la sua abitazione, in Sion.
4Qui spezzò le saette dell'arco,
lo scudo, la spada, la guerra.
5Splendido tu sei, o Potente,
sui monti della preda;
6furono spogliati i valorosi,
furono colti dal sonno,
nessun prode ritrovava la sua mano.
7Dio di Giacobbe, alla tua minaccia,
si arrestarono carri e cavalli.
8Tu sei terribile; chi ti resiste
quando si scatena la tua ira?
9Dal cielo fai udire la sentenza:
sbigottita la terra tace
10quando Dio si alza per giudicare,
per salvare tutti gli umili della terra.
11L'uomo colpito dal tuo furore ti dà gloria,
gli scampati dall'ira ti fanno festa.
12Fate voti al Signore vostro Dio e adempiteli,
quanti lo circondano portino doni al Terribile,
13a lui che toglie il respiro ai potenti;
è terribile per i re della terra.
Ezechiele 48
1Questi sono i nomi delle tribù: dal confine settentrionale, lungo la via di Chetlòn che conduce ad Amat, fino a Cazer-Enòn, con a settentrione la frontiera di Damasco e lungo il confine di Amat, dal lato d'oriente fino al mare, sarà assegnata a Dan una parte.
2Sulla frontiera di Dan, dal limite orientale al limite occidentale: Aser, una parte.
3Sulla frontiera di Aser, dal limite orientale fino al limite occidentale: Nèftali, una parte.
4Sulla frontiera di Nèftali, dal limite orientale fino al limite occidentale: Manàsse, una parte.
5Sulla frontiera di Manàsse, dal limite orientale fino al limite occidentale: Èfraim, una parte.
6Sulla frontiera di Èfraim, dal limite orientale fino al limite occidentale: Ruben, una parte.
7Sulla frontiera di Ruben, dal limite orientale fino al limite occidentale: Giuda, una parte.
8Sulla frontiera di Giuda, dal limite orientale fino al limite occidentale, starà la porzione che preleverete, larga venticinquemila cubiti e lunga come una delle parti dal limite orientale fino al limite occidentale: in mezzo sorgerà il santuario.
9La parte che voi preleverete per il Signore avrà venticinquemila cubiti di lunghezza per ventimila di larghezza.10Ai sacerdoti apparterrà la parte sacra del territorio, venticinquemila cubiti a settentrione e diecimila di larghezza a ponente, diecimila cubiti di larghezza a oriente e venticinquemila cubiti di lunghezza a mezzogiorno. In mezzo sorgerà il santuario del Signore.11Essa apparterrà ai sacerdoti consacrati, ai figli di Zadòk, che furono fedeli alla mia osservanza e non si traviarono nel traviamento degli Israeliti come traviarono i leviti.12Sarà per loro come una parte sacra prelevata sulla parte consacrata del paese, cosa santissima, a fianco del territorio assegnato ai leviti.
13I leviti, lungo il territorio dei sacerdoti, avranno venticinquemila cubiti di lunghezza per diecimila di larghezza: tutta la lunghezza sarà di venticinquemila cubiti e tutta la larghezza di diecimila.
14Essi non ne potranno vendere né permutare, né potrà essere alienata questa parte migliore del paese, perché è sacra al Signore.
15I cinquemila cubiti di lunghezza che restano sui venticinquemila, saranno terreno profano per la città, per abitazioni e dintorni; in mezzo sorgerà la città.16Le sue misure saranno le seguenti: il lato settentrionale avrà quattromilacinquecento cubiti; il lato meridionale, quattromilacinquecento cubiti; il lato orientale quattromilacinquecento cubiti e il lato occidentale quattromilacinquecento cubiti.17I dintorni della città saranno duecentocinquanta cubiti a settentrione, duecentocinquanta a mezzogiorno, duecentocinquanta a oriente e duecentocinquanta a ponente.18Rimarrà accanto alla parte sacra un terreno lungo diecimila cubiti a oriente e diecimila a occidente, i cui prodotti saranno il cibo per coloro che prestan servizio nella città,19i quali saranno presi da tutte le tribù d'Israele.20Tutta la zona sarà di venticinquemila cubiti per venticinquemila. Preleverete, come possesso della città, un quarto della zona sacra.
21Il resto, da una parte e dall'altra della zona sacra e del possesso della città, su un fronte di venticinquemila cubiti della zona sacra a oriente, verso il confine orientale, e a ponente, su un fronte di venticinquemila cubiti verso il confine occidentale, parallelamente alle parti, sarà per il principe. La zona sacra e il santuario del tempio rimarranno in mezzo,22fra il possesso dei leviti e il possesso della città, e fra ciò che spetta al principe; quel che si trova tra la frontiera di Giuda e quella di Beniamino sarà del principe.
23Per le altre tribù, dalla frontiera orientale a quella occidentale: Beniamino, una parte.
24Al lato del territorio di Beniamino, dalla frontiera orientale a quella occidentale: Simeone, una parte.
25Al lato del territorio di Simeone, dalla frontiera orientale a quella occidentale: Ìssacar, una parte.
26Al lato del territorio di Ìssacar, dalla frontiera orientale a quella occidentale: Zàbulon, una parte.
27Al lato del territorio di Zàbulon, dalla frontiera orientale a quella occidentale: Gad, una parte.
28Al lato del territorio di Gad, dalla frontiera meridionale verso mezzogiorno, la frontiera andrà da Tamàr alle acque di Meriba-Kadès e al torrente che va al Mar Mediterraneo.29Questo è il territorio che voi dividerete a sorte in eredità alle tribù d'Israele e queste le loro parti, dice il Signore Dio.
30Queste saranno le uscite della città: sul lato settentrionale: quattromilacinquecento cubiti.31Le porte della città porteranno i nomi delle tribù d'Israele. Tre porte a settentrione: la porta di Ruben, una; la porta di Giuda, una; la porta di Levi, una.32Sul lato orientale: quattromilacinquecento cubiti e tre porte: la porta di Giuseppe, una; la porta di Beniamino, una; la porta di Dan, una.33Sul lato meridionale: quattromilacinquecento cubiti e tre porte: la porta di Simeone, una; la porta di Ìssacar, una; la porta di Zàbulon, una.
34Sul lato occidentale: quattromilacinquecento cubiti e tre porte: la porta di Gad, una; la porta di Aser, una; la porta di Nèftali, una.
35Perimetro totale: diciottomila cubiti. La città si chiamerà da quel giorno in poi: Là è il Signore.
Seconda lettera a Timoteo 2
1Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù2e le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri.
3Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù.4Nessuno però, quando presta servizio militare, s'intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che l'ha arruolato.5Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole.6L'agricoltore poi che si affatica, dev'essere il primo a cogliere i frutti della terra.7Cerca di comprendere ciò che voglio dire; il Signore certamente ti darà intelligenza per ogni cosa.
8Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo,9a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata!10Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.11Certa è questa parola:
Se moriamo con lui, vivremo anche con lui;
12se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà;
13se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.
14Richiama alla memoria queste cose, scongiurandoli davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta.15Sfòrzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità.16Evita le chiacchiere profane, perché esse tendono a far crescere sempre più nell'empietà;17la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena. Fra questi ci sono Imenèo e Filèto,18i quali hanno deviato dalla verità, sostenendo che la risurrezione è già avvenuta e così sconvolgono la fede di alcuni.19Tuttavia il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo sigillo: 'Il Signore conosce i suoi', e ancora: 'Si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore.'20In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli.21Chi si manterrà puro astenendosi da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera buona.22Fuggi le passioni giovanili; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro.23Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative, sapendo che generano contese.24Un servo del Signore non dev'essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite,25dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità26e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà.
Capitolo XIII: Mettersi al di sotto di tutti in umile obbedienza, sull’esempio di Gesù Cristo
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, colui che tenta di sottrarsi all'obbedienza si sottrae anche alla grazia. Colui che cerca il bene suo personale perde anche il bene che è proprio del vivere in comune. Colui che non si sottopone lietamente e spontaneamente al suo superiore, dimostra che la carne non gli obbedisce ancora perfettamente, ma spesso recalcitra e mormora. Impara dunque a sottometterti prontamente al tuo superiore, se vuoi soggiogare la tua carne. Infatti, il nemico di fuori lo si vincerà più presto, se sarà stato sconfitto l'uomo interiore. Non c'è peggiore e più insidioso nemico dell'anima tua, di te stesso, quando il corpo non si accorda con lo spirito. Per avere vittoria sulla carne e sul sangue, devi assumere un totale e vero disprezzo di te. Tu hai ancora invece un eccessivo e disordinato amore di te stesso; per questo sei tanto esitante a rimetterti interamente alla volontà degli altri.
2. Ma che c'è di strano, se tu, polvere e nulla, ti sottoponi a un uomo, per amore di Dio, quando io, onnipotente ed altissimo, che dal nulla ho creato tutte le cose per amor tuo, mi feci piccolo fino a sottopormi all'uomo? Mi sono fatto l'ultimo e il più piccolo di tutti, proprio perché, per questo mio abbassarmi, tu potessi vincere la tua superbia. Impara ad obbedire, tu che sei polvere; impara ad umiliarti, tu che sei terra e fango; impara a piegarti sotto i piedi di tutti, a disprezzare i tuoi desideri e a metterti in totale sottomissione. Insorgi infiammato contro te stesso, e non permettere che in te si annidi la tumefazione della superbia. Dimostrati così basso e così piccolo che tutti possano camminare sopra di te e possano calpestarti come il fango della strada. Che hai da lamentare tu, uomo da nulla. Che hai tu, immondo peccatore, da contrapporre a coloro che ti accusano; tu, che tante volte hai offeso Dio, meritando assai spesso l'inferno? Ma, ecco, apparve preziosa al mio sguardo l'anima tua; ecco il mio occhio ebbe compassione di te, così che, conoscendo il mio amore, tu avessi continua gratitudine per i miei benefici ed abbracciassi, senza esitare, un'umile sottomissione, nella paziente sopportazione dell'altrui disprezzo.
Discorso 272/B augm. DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SULLA PENTECOSTE
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa Pentecoste, festa della novità cristiana.
1. Ritengo che voi, carissimi, ben sappiate che oggi la Chiesa celebra la discesa dello Spirito Santo. Il Signore infatti aveva promesso ai suoi apostoli che avrebbe mandato loro lo Spirito 1, e in conformità con la sua attendibilissima parola, egli adempì la promessa. E se la resurrezione del Signore rafforzò nei seguaci la fede nella divinità di colui che si fece uomo per la nostra salvezza, ancor più questo fece la sua ascensione al cielo, e raggiunse la pienezza e la perfezione con il dono dello Spirito Santo, che egli mandò [dal cielo] e riempì i discepoli. Diventati otri nuovi, essi poterono contenere il vino nuovo 2; e per questo motivo, siccome parlavano in [diverse] lingue, si disse che erano ubriachi e pieni di vino nuovo 3. Le parole degli ascoltatori furono testimonianza dell'affermazione del Signore, riferita dalla Scrittura, che aveva detto: Nessuno mette il vino nuovo in otri vecchi 4. Ora per questi otri nuovi egli stava preparando il vino nuovo. Essi furono otri vecchi finché nei riguardi di Cristo ebbero opinioni carnali. Nell'ambito di " otre vecchio " rientrava quell'espressione che l'apostolo Pietro in preda al timore per la morte di Cristo ebbe a pronunciare pensando che egli sarebbe finito come tutti gli altri uomini. A lui però il Signore replicò: Va' lontano da me, satana! Tu mi sei di scandalo 5. Questa riluttanza di Pietro faceva parte della sua condizione di otre vecchio; ma ecco che il Signore risuscitò e si mostrò ai discepoli. Essi toccarono ciò che nel pianto avevano visto pendere dalla croce 6: erano davanti ai loro occhi vive quelle membra che piangendo avevano viste morte e sepolte. Furono fortificati nella fede e credettero in lui. Poi ecco che egli ascende in cielo e comanda loro di riunirsi in un unico luogo e lì aspettare fino a quando non avesse inviato loro quel che aveva promesso 7. Si radunarono dunque in un luogo e pregando attesero il compimento della promessa. In tal modo deposero l'antico e si rivestirono del nuovo 8. Divenuti capaci [del dono divino], essi il giorno della Pentecoste ricevettero lo Spirito Santo. Ecco il motivo per cui noi celebriamo il grande mistero odierno e facciamo festa in questo giorno celeberrimo. Vogliate pertanto considerare, santi fratelli, il grande accordo esistente fra le Scritture del vecchio e del nuovo Testamento. Nel primo la grazia veniva promessa, nel secondo è data; nel primo era simboleggiata, nel secondo raggiunge la completa pienezza. Vien da pensare a un artefice che intende costruire delle figure con un metallo, ad esempio con il bronzo o l'argento. Prima della fusione compone la forma in cera, e questa prima composizione provvisoria diventa un passaggio per la necessaria forma definitiva: l'artista cioè compone quelle prime forme per poi riempirle. Allo stesso modo il Signore disegnò tutto in forme figurative e le diede al popolo nel vecchio Testamento, ma poi svuotò quelle forme e nel darle al nuovo popolo, le riempì con una perfettissima infusione. Vogliate dunque, santi fratelli, considerare con un'attenzione un po' più impegnata quali sono state le antiche forme rappresentative e quale la loro realizzazione nel giorno della Pentecoste. Vale la pena considerarle con attenzione. Si apprende con frutto più abbondante quella parola che si ascolta con attenzione particolare. Siate anche voi, è evidente, degli otri nuovi per poter contenere il vino nuovo a voi servito dal nostro ministero. 9
La Pentecoste dei Giudei e la Pentecoste cristiana.
2. Spesso ci si chiede: " Se noi celebriamo la Pentecoste per la discesa dello Spirito Santo, per qual motivo la celebrano i giudei? ". Infatti anche i giudei celebrano la Pentecoste. Lo avete ascoltato voi che questa mattina eravate presenti alla lettura del libro di Tobia, che vi è stata proclamata nella memoria del beato Teogene. Ivi è detto che nel giorno di Pentecoste [Tobia] si preparò un pranzo invitando alcuni suoi compatrioti che, essendo timorati del Signore, erano degni di partecipare alla sua mensa. Dice: Nel giorno di Pentecoste, che è il più santo della settimana 10. Infatti sette per sette fa quarantanove: al quale numero si aggiunge l'uno per significare l'unità e così poter tornare al principio. L'unità infatti dà coesione a tutta la moltitudine; e mentre la moltitudine se non è cementata dall'unità è un agglomerato di gente rissosa e litigiosa, se invece è concorde forma un'anima sola. Lo afferma la Scrittura, la quale, parlando di coloro che avevano ricevuto lo Spirito Santo, dice che avevano un'anima sola e un cuore solo protesi verso Dio 11. Così essi diventano il cinquanta, cioè il mistero della Pentecoste. Ma allora perché celebrano la Pentecoste i giudei se non perché nella loro celebrazione era contenuta una qualche figura? Statemi attenti! Voi sapete che presso i giudei si uccideva un agnello e così si celebrava la pasqua, come figura della Passione del Signore, che sarebbe avvenuta in seguito. Non c'è cristiano che ignori quanto vi sto dicendo. Sapete anche che fu loro comandato di trovarsi un agnello fra le capre e tra le pecore 12. Ma come si può trovare un agnello tra le capre e tra le pecore? Quel comando però, in se impossibile, stava ad annunziare una possibilità che si sarebbe realizzata nel nostro Signore Gesù Cristo, il quale secondo la carne nacque dalla stirpe di Davide 13, e trae origine da peccatori e da giusti. Nella genealogia del Signore, secondo le generazioni riportate dagli evangelisti 14, trovi molti peccatori e molti giusti. Chiamò infatti anche costoro, cioè i peccatori, essendo venuto servendosi anche di peccatori; e da giusti e da peccatori raduna oggi la sua Chiesa, riservandosi di mandare i giusti nel Regno dei cieli, separando [da loro] i peccatori che si ostinano nel peccato e nella malvagità. Ad ogni modo egli, venuto per caricarsi dei nostri peccati, non ha esitato a trarre origine da peccatori. Ma in questo, cioè riguardo alla sua genealogia, ci son molte cose misteriose, che, se Dio ce ne concederà il tempo, spiegheremo alla santità vostra; adesso dobbiamo tornare all'argomento che ci proponevamo di trattare.
La legge mostra il peccato, la grazia lo cancella.
3. Riguardo al giorno della Pentecoste, stavamo esponendo il motivo per cui lo celebrano anche i giudei. Essi uccidono l'agnello, l'agnello pasquale. E, come loro, così anche noi celebriamo la pasqua nella quale fu ucciso l'Agnello immacolato e senza colpa 15: quell'Agnello al quale Giovanni rese testimonianza dicendo: Ecco, l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo 16. In memoria della sua passione noi celebriamo la pasqua. Ai giudei fu datala legge [che si basa] sul timore, ai cristiani viene dato lo Spirito Santo, fonte di grazia. Spinti dal timore essi non furono in grado di adempiere la legge, anzi proprio a causa della legge divennero trasgressori. La legge è contenuta nei cinque libri, come cinque erano i portici che circondavano la piscina di Salomone 17: i quali potevano, sì, accogliere i malati ma non ne potevano guarire neppure uno. I cinque portici accoglievano gli infermi, che però rimanevano distesi lì dov'erano. Allo stesso modo nessuno veniva risanato mediante quei libri. Perché nessuno? Per la superbia. Convinti di poter adempiere il precetto con le loro sole forze, non riuscirono ad adempirlo, e così la legge divenne loro avversaria: per essa divennero trasgressori, e tali rimasero finché non proruppero nel grido del quale anche questa mattina abbiamo parlato alla vostra santità: Uomo miserabile che altro non sono! Chi mi libererà da questo corpo mortale? La grazia di Dio per l'opera di Gesù Cristo nostro Signore 18. Dunque, la legge smaschera i trasgressori, la grazia li libera dalla colpa; la legge minaccia, la grazia attira; la legge tende a punire, la grazia assicura il perdono. Nondimeno le cose prescritte nella legge sono identiche a quelle prescritte nella grazia; e per questo si dice che la legge fu scritta con il dito di Dio 19. Così infatti troviamo scritto.
Lo Spirito Santo, dito di Dio.
4. Cerchiamo nel Vangelo cosa sia il dito di Dio, e lo troveremo. Che significa " dito di Dio "? Nella verità delle cose infatti Dio non ha questo membro corporale come lo abbiamo noi. Ma per caso egli avrà la vista da una parte e non dall'altra?, o di lui si potrà forse delimitare la forma delle membra, mentre egli è tutto in ogni luogo ed è presente dinanzi a tutti? Cos'è dunque il dito di Dio? Lo Spirito Santo. Statemi attenti! Come lo dimostriamo? Dal Vangelo. C'è infatti un passo in cui quello che un evangelista dice in figura un altro lo dice in forma esplicita. È quel passo del Vangelo dove i giudei affermano che il Signore cacciava i demoni in nome di Beelzebub 20. Rispondendo il Signore disse: Se io scaccio i demoni nel dito di Dio, è certamente giunto a voi il Regno di Dio 21. Un altro evangelista riferisce lo stesso avvenimento dicendo: Se io [faccio questo] nello Spirito Santo, vuol dire che è giunto a voi il Regno di Dio 22. Siccome dunque un evangelista parla di " dito di Dio ", ecco che l'altro chiarisce l'espressione mostrandoci che " dito di Dio " è lo Spirito Santo, per cui in Dio non dobbiamo cercare dita carnali ma comprendere il motivo per cui con il nome " dito " si designa lo Spirito Santo. È perché ad opera dello Spirito Santo gli apostoli ricevettero la diversità dei doni 23, ed è nelle dita che la mano appare in forma diversificata, tant'è vero che con le dita si fa il conto e la spartizione. Ma allora perché i giudei celebrano la Pentecoste? Mistero grande e veramente stupendo, fratelli! Imprimetevi nella mente che nel giorno della Pentecoste i giudei ricevettero la legge, scritta con il dito di Dio, e nello stesso giorno di Pentecoste discese lo Spirito Santo.
Con il dito di Dio fu scritta la legge.
5. Occorre determinare la natura della legge [del Signore]. I giudei la ricevettero in tavole di pietra, e con ciò si raffigurava la durezza del loro cuore, ma essa era scritta con il dito di Dio 24, e pertanto tutte le prescrizioni contenute nella legge obbligano anche i cristiani. Ora però, come dice l'Apostolo, non sono scritte in tavole di pietra ma nelle tavole del cuore che sono di carne 25. Ecco dunque la differenza: la legge finché rimase scritta nei cuori induriti dei giudei, non fu osservata; la stessa legge, data ai cristiani, trova cuori dotati di fede e così diventa facile e dura in eterno. Essi erano pietra; invece i cuori dei cristiani erano terreno fertile, quindi furono in grado di produrre frutti 26. Ci rifacciamo al Vangelo, quando al Signore fu presentata quella donna che era stata sorpresa nell'adulterio. Stando alla legge, i giudei la volevano lapidare 27, il Signore invece voleva solo che non continuasse a peccare, pronto a perdonarle il peccato commesso. E a coloro che volevano colpirla con le pietre, mentre erano loro stessi di pietra, disse: Chi tra voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei 28. Detto questo chinò il capo e con il dito cominciò a scrivere in terra; ma quei tali, esaminando la propria coscienza, se ne andarono uno dopo l'altro, dal più anziano al più giovane, e rimase lì soltanto la donna 29. Il Signore alzò il capo e le disse: Cos'è questo, donna? Nessuno ti ha condannata? Rispose: Nessuno, Signore. E il Signore: Nemmeno io ti condanno. Va' e non peccare più 30. Cosa significava questa larghezza nel perdonare? La grazia. E quella durezza che cosa significava? La legge data su pietre. Per questo il Signore scriveva con il dito 31, ma scriveva in una terra da cui poteva raccogliere frutti! Se al contrario si semina qualcosa sulla pietra, la pianta non viene fuori perché non può mettere le radici 32. Distingui dunque dito di Dio e dito di Dio: il dito di Dio con cui fu scritta la legge e il dito di Dio che è lo Spirito Santo.
Nel giorno di Pentecoste fu data la legge, nel giorno di Pentecoste venne lo Spirito Santo.
6. Nel giorno di Pentecoste fu data la legge, nel giorno di Pentecoste venne lo Spirito Santo. Ma vi avevamo promesso di dimostrarvi come i giudei ricevettero la legge cinquanta giorni dopo la Pasqua, che anche noi celebriamo. Tieni presente al riguardo che ad essi fu ordinato di uccidere l'agnello per la celebrazione della Pasqua il quattordici del primo mese 33. Mettendo nel computo lo stesso giorno quattordici in cui comincia la Pasqua, di quel mese restano diciassette giorni. Si arrivò quindi al deserto, al luogo dove fu data la legge; e la Scrittura si esprime così: Nel terzo mese da quando il popolo era stato condotto fuori dall'Egitto 34 il Signore parlò a Mosè dicendo che quanti avrebbero ricevuto la legge si purificassero in vista del terzo giorno, nel quale sarebbe stata data la legge 35. Dunque all'inizio del terzo mese si ingiunge di purificarsi per il terzo giorno; e comincia la Pasqua... Statemi attenti, perché non succeda che i numeri vi portino, per così dire, fuori pista e addensino nubi sul vostro intelletto. Per quanto ci è possibile, con l'aiuto del Signore vogliamo chiarirvi la cosa. Se mi sosterrete con la vostra attenzione, scorgerete fraternamente quel che intendo dirvi; se questa attenzione mancherà, quanto io vi dirò vi rimarrà oscuro anche se ve lo esponessi nella forma più elementare. Or dunque, ecco che per [celebrare] la Pasqua si fissa il quattordici del mese e si prescrive la purificazione per ricevere la legge, data sul monte e scritta con il dito di Dio 36, quel dito di Dio che è lo Spirito Santo. Ricordatevi di questo. Ve lo abbiamo dimostrato in base al Vangelo. Per la purificazione si fissa il terzo giorno del terzo mese. Al primo mese dunque togli dodici [giorni] per cominciare con il quattordicesimo: ne restano diciassette. Se a questi aggiungi l'intero secondo mese arrivi a quarantasette, e se prosegui contando dal giorno stesso della purificazione per arrivare al terzo giorno, ecco che si ha cinquanta. È quanto mai chiaro, lampante : i giudici ricevettero la legge nel giorno di Pentecoste.
Lo Spirito Santo rende soave il giogo di Cristo.
7. Essendo induriti, [la legge] fu per loro un gravame; essendo induriti, fu per loro un peso. Viene però il Signore arrecando la grazia, e grida: Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime. Poiché il mio giogo è soave e il mio carico leggero 37. Come mai il suo giogo è soave? La legge minaccia, egli attira; la legge dice: " Se non fai questo o quello, io ti punirò "; Cristo dice: " Qualsiasi peccato abbia tu fatto, io te lo perdono; d'ora in avanti guàrdati dal peccare 38 ". Pertanto il suo giogo è soave, il suo peso leggero 39. Occorre però che noi diventiamo otri nuovi 40 e, rivolti con l'animo verso di lui, ne attendiamo la grazia. Saremo copiosamente riempiti di Spirito Santo e attraverso lo Spirito santo verrà in noi la carità. In tal modo saremo riscaldati dal vino nuovo e ci inebrieremo al suo calice scintillante e colmo di ebbrezza 41, al punto che dimenticheremo le cose terrene che prima ci tenevano schiavi. In questo modo se ne dimenticavano i martiri quando si avviavano al supplizio. Dimenticavano i figli e le mogli, dimenticavano i genitori anche quando si cospargevano la testa di polvere e perfino le madri che dinanzi a loro scoprivano il seno e rinfacciando il latte che avevano succhiato, tentavano di distoglierli dal cibo [della vita]. Tutto essi dimenticavano, e non badavano nemmeno ai loro cari. Perché ti stupisci se il martire non si ferma a considerare i propri familiari? È un ubriaco. Ma ubriaco di che? Di carità. E la carità da dove gli è venuta? Dal dito di Dio, dallo Spirito Santo, da colui che discese il giorno di Pentecoste.
La carità, donata dallo Spirito Santo, adempie la legge.
8. Come dimostriamo che si adempie la legge mediante la carità, dono dello Spirito Santo 42? Lo dice l'Apostolo: Pieno adempimento della legge è la carità 43; e in un altro passo: L'amore del prossimo non opera il male 44. Infatti i precetti " Non commettere adulterio ", " non rubare ", " non uccidere ", " non desiderare " e tutti gli altri si compendiano in questa parola: " Amerai il prossimo tuo come te stesso 45 ". Ecco perché la carità adempie la legge 46. E come dimostriamo che la carità proviene dallo Spirito Santo? Ascolta l'Apostolo che dice: Noi ci gloriamo della tribolazione 47. Sottoposti a tribolazione i giudei venivano costretti ad adempiere la legge, ma non vi riuscivano; i cristiani dalle tribolazioni non venivano allontanati dalla legge ma piuttosto sospinti a correre verso la legge. Badate a ciò che dico, fratelli. Ai giudei era irrogata la pena che chiunque avesse offerto sacrifici agli idoli doveva essere lapidato o crocifisso, ed essi si astenevano dal farlo perché erano pressati dal timore, non trattenuti dall'amore. Non temevano [la trasgressione] perché erano sopraffatti dal desiderio illecito ed andavano dietro agli idoli tutte le volte che incombeva su di loro la crocifissione o si minacciava loro la morte o la lapidazione. Tutte queste pene non riuscivano a trattenerli [dal male]. Più tardi, ecco venire l'amore insieme con il timore: sopraggiunse la carità. Il Vangelo fu predicato ai pagani, e per indurli a sacrificare agli idoli si prese a minacciare loro il fuoco, le croci, le belve. Tutte queste pene venivano loro minacciate e gli imperatori le infliggevano, ma i cristiani sopportavano tutto, e il loro cuore non si piegò ad adorare gli idoli. Dalle pene i giudei non ottennero d'essere distolti dagli idoli; dalle stesse pene i cristiani non si lasciarono indurre a venerare gli idoli. Questo perché era in essi la carità, dono dello Spirito Santo. Dice l'Apostolo: Anzi, noi ci gloriamo delle tribolazioni sapendo che la tribolazione produce la pazienza, la pazienza la virtù provata 48 - e noi vogliamo ora dimostrare che la carità con cui si adempie la legge proviene dallo Spirito Santo -. Orbene, eccolo qua: la tribolazione [produce] la pazienza, la pazienza la virtù provata, la virtù provata la speranza; la speranza non resta delusa poiché la carità di Dio è stata riversata nei nostri cuori ad opera dello Spirito Santo, che ci è stato dato 49.
Raccomandazione conclusiva.
9. Noi dunque celebriamo oggi l'annuale festa della discesa dello Spirito Santo; ma lo Spirito Santo dobbiamo averlo nel cuore tutti i giorni. Non dobbiamo pensare che la solennità odierna debba durare soltanto per oggi e non in tutti gli altri giorni. Non celebriamola per un giorno solo ma in ogni tempo, se vogliamo essere non riprovati 50 ma approvati dal Signore nel giorno della sua venuta 51. Avendoci in antecedenza dato il pegno 52, ci voglia condurre al possesso eterno [dei beni]. Cristo infatti ha sposato la sua Chiesa e ha mandato a lei lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è come l'anello nuziale; e chi le ha dato l'anello le darà anche l'immortalità e il riposo.
Lui amiamo, in lui speriamo, in lui crediamo.
Nel pomeriggio venite un po' prima per poter cantare inni a Dio. Gli estranei si ubriacano con il vino della vite di questa terra per soddisfare la lussuria; noi inebriamoci dei cantici divini. Lodiamo il Signore con i canti della salvezza 53 e, una buona volta, dimentichiamo la terra, per meritare di essere elevati dalla terra al cielo. Ce lo conceda il nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna con Dio Padre.
1 - Cf. Gv 14, 16; 15, 26; 16, 7 (Lc 24, 49).
2 - Cf. Lc 5, 38 (Mt 9, 17; Mc 2, 22).
3 - At 2, 13.
4 - Lc 5, 37 (Mc 2, 22).
5 - Mt 16, 23.
6 - Cf. Lc 24, 39.
7 - Cf. Lc 24, 49 (At 1, 4).
8 - Cf. Col 3, 9-10 (Ef 4, 22-24).
9 - Cf. Lc 5, 38 (Mt 9, 17; Mc 2, 22).
10 - Tb 2, 1 (LXX).
11 - At 4, 32.
12 - Cf. Es 12, 5 (LXX).
13 - Cf. Rm 1, 3.
14 - Cf. Mt 1, 1-17; Lc 3, 23-38.
15 - Cf. Es 12, 5; 1 Pt 1, 19.
16 - Gv 1, 29.
17 - Cf. Gv 5, 2-3.
18 - Rm 7, 24-25a.
19 - Cf. Es 31, 18 (Dt 9, 10).
20 - Cf. Mt 12, 24 (Mc 3, 22; Lc 11, 15).
21 - Lc 11, 20.
22 - Mt 12, 28.
23 - Cf. 1 Cor 12, 4.
24 - Cf. Es 31, 18 (Dt 9, 10).
25 - 2 Cor 3, 3.
26 - Cf. Mt 13, 5. 8 (Mc 4, 5. 8; Lc 8, 6. 8).
27 - Cf. Gv 8, 3-6.
28 - Gv 8, 7.
29 - Cf. Gv 8, 8-9.
30 - Gv 8, 10-11.
31 - Cf. Gv 8, 6. 8.
32 - Cf. Mt 13, 5-6 (Mc 4, 5-6).
33 - Cf. Es 12, 6. 18, etc.
34 - Es 19, 1.
35 - Cf. Es 19, 10-11.
36 - Cf. Es 31, 18 (Dt 9, 10).
37 - Mt 11, 28-30.
38 - Cf. Gv 8, 11.
39 - Cf. Mt 11, 30.
40 - Cf. Lc 5, 38 (Mt 9, 17; Mc 2, 22).
41 - Cf. Sal 22, 5.
42 - Cf. Rm 13, 8c.
43 - Rm 13, 10b.
44 - Rm 13, 10a.
45 - Rm 13, 9.
46 - Cf. Rm 13, 8c.
47 - Rm 5, 3a.
48 - Rm 5, 3-4a.
49 - Rm 5, 3b-5.
50 - Cf. 1 Cor 9, 27 (nel testo di Agostino).
51 - Cf. 1 Th 5, 2; 2 Pt 3, 10.
52 - Cf. 2 Cor 1, 22 (5, 5).
53 - Cf. Ef 5, 18-19.
Espiazioni per il Santissimo Sacramento
Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella BibliotecaTiepidezza e indifferenza dei cristiani
Nelle occasioni delle celebrazioni festive, Anna Katharina
Emmerich con il suo compito espiatorio, veniva guidata nei suoi
viaggi spirituali dal suo Angelo in diverse chiese della sua patria e
dappertutto fino ai confini del globo terrestre del cattolicesimo.
Essa doveva espiare, con la sofferenza e la preghiera, le ingiustizie
che venivano compiute a causa della tiepidezza e l’indifferenza
dei cristiani di questi luoghi. Tale indifferenza arreca un grave e
permanente danno ai “Sacramenti dell’amore”. Appena
Anna Katharina iniziò a rendersi conto di quest’espiazione
fu assalita senza interruzioni dalle più penose malattie e
sofferenze corporali.
La prima comunicazione che il “pellegrino”
ebbe da Anna Katharina, riguardava la festa del Corpus Domini del
1819. Questo il racconto della pia veggente: ‘Ho trascorso
tutta la notte con persone afflitte e miserabili, alcune di queste
erano di mia conoscenza, si muovevano in circolo, l’una dietro
l’altra, e hanno pregato Dio. Erano tutti quelli che non
possono avvicinarsi, con il cuore leggero e gioioso, al sacro
Sacramento. Vidi solo le loro sofferenze, li ricevetti e li portai
sulle mia spalla destra. Era un fardello così pesante, che la
mia parte destra tendeva ad accasciarsi quasi tutta al suolo.
Accettai, come potevo, l’intera sofferenza o una parte di tutti
quanti. Vidi gli uomini con i cartelli sul petto e riconobbi,
leggendo sui medesimi, le sofferenze di ognuno. Questi cartelli,
dov’erano le immagini delle sofferenze, le potei estrarre dal
petto come se fossero state impresse su un rotolo. Si ammucchiò
moltissima carta. Presi anche le mie proprie sofferenze, le quali
erano larghe quanto un palmo della mano, tutte simbolizzate come una
lunga cintura con righe rosse: unii tutti i rotoli insieme, li piegai
a metà e li legai, avvolgendo intorno a questo grosso e
pesante pacco entrambi gli estremi della cintura delle mie sofferenze
sulla croce. I rotoli avevano colori differenti secondo le sofferenze
di ognuno. Riflettendoci potevo riconoscere i colori di alcuni
conoscenti. Presi il pacco sulle mie spalle e visitai il Santissimo
Sacramento per offrirGli le sofferenze della povera gente che non
riconosce, nella propria cecità, il suo indicibile tesoro di
sollievo salvifico. Dapprima giunsi in una cappella disadorna e
incompleta, ma Dio era ben presente sull’altare e Gli offrii il
fardello pregando il Santissimo Sacramento. Mi sembrò come se
questa cappella fosse divenuta la fonte della mia energia, fino al
punto che il peso del fardello si alleggerì e lo portai
volentieri sulla mia spalla destra, pensando al peso enorme della
Croce che ha premuto sulla spalla del nostro Signore e delle sue
Piaghe. Ho visto spesso questa Piaga: è la più dolorosa
di tutto il suo santo corpo. Giunsi in un posto dov’era una
processione e vidi in altri luoghi anche altre processioni, alle
quali mi unii. Potei notare che i partecipanti a queste processioni
portavano anche sofferenze simili a quelle che io portavo nel mio
pacco. Con mia meraviglia vidi fuoriuscire dalla loro bocca, durante
il canto, gli stessi colori che avevano i rotoli che portavo in loro
vece. Vidi il Santissimo Sacramento sollevato in aria e portato da
Angeli e spiriti, avvolto da un grande splendore e maestà, che
ora aveva assunto la figura di un fanciullino splendente. Io pregai e
offrii il mio fardello. La processione principale alla quale io mi
ero unita entrò in una chiesa cinta da un cimitero o un
giardino. Ebbi la sensazione che questa chiesa fosse sospesa in aria.
Intorno alla medesima si trovavano tutte le specie di fiori rari che
sono solitamente sulle tombe, gigli, rose bianche e rosse e astranzie
bianche. Dalla parte orientale di questa chiesa apparve in una luce
maestosa una figura sacerdotale, sembrava il Signore. Presto fu
circondato da dodici uomini dall’aureola luminosa e intorno a
questi apparvero molti altri. lo potevo ben vedere tutto. Adesso
usciva dalla bocca del Signore un piccolo corpo splendente, prima
diveniva grande e poi di nuovo si rirnpiccioliva, era una figura di
bambino piena di splendore, che andò prima nella bocca dei
dodici e poi passò in quella degli altri.
Tale scena
non era proprio l’immagine storica del giovedì santo,
come già avevo visto quando il Signore sedeva al tavolo con
gli Apostoli, ma nel complesso mi ricordò questa. Tutti erano
raggianti e si teneva un Ufficio divino in occasione di una
celebrazione religiosa. La chiesa era gremita di persone che sedevano
oppure stavano in piedi o si libravano nell’aria. Alcuni per
poter assistere alla funzione venivano innalzati l’uno sopra
l’altro su sedie, in modo che tutti avrebbero potuto vedere.
Poi vidi una forma apparire nelle mani del Signore; era illuminata da
un piccolo corpo splendente che usciva dalla bocca di Gesù.
Alla fine, tale forma, prese un preciso aspetto contornato di
splendore spirituale: era il santo Sacramento dell’altare,
messo in mostra come oggetto di devozione. Il Signore continuamente
dice la sua parola di vita attraverso il medesimo, e il corpo di luce
passa dalla sua bocca a tutti i presenti. Io posai a terra per un pò
il mio pacco, per ricevere il sacro Sacramento, e quando lo ripresi
vidi un gruppo di persone con altri pacchi sporcissimi, che non volli
sapere di accogliere. Mi fu detto che questi dovevano essere puniti
severamente e poi indirizzati alla penitenza. Non ebbi compassione e
andai via. Vidi quella cappella in montagna, dove mi riposai con il
mio pacco e dove avevo visto da bambina il primo altare e il
tabernacolo dei cristiani. Compresi il significato che aveva il
Sacramento nel tempo delle persecuzioni. Il cimitero che prima avevo
visto stava a significare che gli altari dei sacrifici incruenti si
trovavano sulle tombe dei Martiri e che in seguito anche le chiese
vennero costruite dove si trovavano tali altari. Vidi la Chiesa nella
natura celeste e spirituale e il culto di adorazione del Sacramento,
come tesoro della medesima, direttamente celebrato da Gesù. Mi
apparvero le celebrazioni delle ricorrenze dei cristiani primitivi,
di quelli attuali e di quelli futuri e il loro risveglio con il
rinnovamento nella Chiesa. Alla festa di sant’Isidoro “il
contadino” (15 maggio), mi fu mostrato chiaramente l’effetto
della lettura della Messa e del suo ascolto, e mi fu detto che per
fortuna tante Messe, anche se lette da preti ignoranti e indegni,
allontanano i pericoli, le punizioni, le tribolazioni e tutte le
tendenze istintive degli uomini. Molti preti non hanno la giusta
percezione e la conoscenza dell’azione liturgica del santissimo
Sacrificio, perché se l’avessero, non potrebbero più
celebrarla dallo sgomento. Mi apparve chiaro, allora, in tutta la sua
dimensione, il significato della meravigliosa benedizione che si
ottiene con l’ascolto della Messa e in qua! modo un fedele reca
in casa tutto il bene ditale benedizione. Vidi quante benedizioni si
ottengono tramite l’ascolto della Messa, e come gli errori che
vengono commessi nella stessa sono rimediati grazie all’aiuto
soprannaturale. L’anno successivo essa iniziò prima
della festa di Pentecoste, nella novena, un sacrificio devozionale
espiatorio per il Santissimo Sacramento. Questo compito espiatorio
richiese alla martire terribili pene che durarono più
settimane, portandola fino alle soglie della morte. Era accompagnata
dai Santi del giorno e particolarmente da quelle anime benedette che
nei tempi passati avevano assunto gli stessi compiti di sofferenze al
pari di lei. ‘lo l’ho trovata informò il
“pellegrino” oggi (17 maggio 1820), in lacrime. La
Sòntgen’ voleva portarle alcune donne estranee che lei
però non potette accogliere. Pianse profondamente, dicendo:
“Io voglio morire in ogni momento per le miserie umane”,
e si lamentò: “Eppure non mi si lascia in pace”.
La sua malattia era divenuta insopportabile. La veggente aveva i
dolori più forti e trafitture nel fianco; in aggiunta si
struggeva per il Santissimo Sacramento; era indescrivibilmente
afflitta e inondata dalle lacrime. La sofferenza aveva investito
nella stessa misura sia il corpo che l’animo. Si trovava in
condizioni pietose. Supplicò la bambina (sua nipote) di
pregare per lei e dire tre Pater affinché Dio le donasse la
forza di vivere, se così fosse giusto. La bambina pregò
ed Anna Katharina insieme a lei, poi si tranquillizzò.
18
maggio: ‘La sua fame per il Sacramento diveniva sempre più
forte, ed era in preda ad uno struggimento. Ella si lamentava della
perdita del gusto ingerendolo e cadendo in estasi chiamò,
lamentandosi, il suo Sposo celeste: “Perché mi lasci
così affamata dite? Senza dite muoio. Tu solo mi puoi aiutare.
Se io devo vivere, dammi dunque la vita!” Quando ritornò
in sé così aggiunse: “Il Signore Gesù
Cristo mi ha detto che questo avrebbe servito per farmi comprendere
cosa sarei senza di lui”.
Anna Katharina è oggetto di
visioni così tristi che non vuole nemmeno raccontarle. In
queste vede tante necessità e miserie incombere sugli uomini
come tante opere delle tenebre, per mezzo delle quali “Dio,
specialmente in questo tempo di feste sante, viene così tanto
offeso.” Il secondo giorno di Pentecoste dello stesso anno (22
maggio 1820), essa ricevette l’annuncio del suo più
difficile compito per il Santissimo Sacramento. Così narrò
in merito:
“Mi trovavo in una grande chiesa, ero
inginocchiata dinnanzi al Santissimo Sacramento, cinto da
indescrivibile gloria. Mentre ero in profonda contemplazione scorsi
nel Sacramento la figura del Bambino Gesù, avvolta da
splendore. A questa vista il mio cuore sussultò e riversai
innanzi ad esso i lamenti della mia gioventù. La risposta del
Sacramento penetrò in me sotto forma di un raggio formato
dall’insieme dei raggi che partivano da ogni lato della chiesa.
Nell’accoglierlo, in questo modo unificato, ricevetti infinita
consolazione; accettai anche un soave rimprovero per i miei errori.
Ho trascorso quasi tutta la notte in devozione dinnanzi al
Sacramento, al mio fianco c’era il mio Angelo”.
Di
un’altra Visione, la pia suora non volle raccontarne i singoli
dettagli, per umiltà, perché ricevette l’apparizione
di Sant’Agostino e quella delle sorelle del suo Ordine, Rita da
Cascia, e Chiara da Montefalco , dalle quali venne istruita per un
simile lavoro di sofferenza; loro stesse avevano pregato per il
Sacramento. Appena Anna Katharina ebbe terminato la sua breve
spiegazione dell’immagine del Sacramento entrò in
estasi, e mentre il “Pellegrino” si intratteneva
nell’anticamera con il confessore in conversazione, essa
improvvisamente si alzò dal suo letto emanando raggi di gioia
sul volto. Rimaneva ferma sui suoi piedi, come nessuno l’aveva
più vista così da quattro anni. Levate le braccia in
aria, tranquillamente, recitò tutto il Te Deum in questa
meravigliosa posizione; sebbene mostrasse uno stato di spossatezza
con un colore giallognolo in volto e gli zigomi tratteggiati
dall’apprensione. La sua voce era calda, leggera e piacevole,
tutt’altro che la solita. In quella voce cera qualcosa di
leggero e interiore come quella di un tenero bambino che recita a suo
padre una poesia di lode. Nel pronunciare determinate parole
congiunse le mani e chinò il capo pregando. Ella restava
ancora in piedi stabile e sicura, la sua lunga veste che scendeva
fino alla caviglia le dava un aspetto serissimo e di pieno rispetto.
La sua preghiera ad alta voce era una commovente orazione di
ringraziamento, recitata con il viso illuminato dall'entusiasmo
dell'amore per Dio. “Sant'Agostino, raccontò il giorno
seguente, stava presso di me, nei suoi ornamenti vescovili ed era
molto gentile. Io ero così toccata e allietata della sua
presenza e mi ritenni colpevole, dicendogli sinceramente che non lo
avevo mai venerato particolarmente. Egli allora mi rispose: “Ma
io ti conosco, sei una delle mie figlie”. Allora lo pregai di
lenire le mie malattie ed egli mi mostrò un mazzetto di fiori
dove ce n’era uno blu. A quella vista ricevetti nello stesso
tempo un sapore interiore e fui pervasa da una forza e una sensazione
di benessere in tutto il mio corpo. Sant’Agostino mi disse: “Tu
non sarai mai aiutata del tutto poiché la tua via è
quella del dolore; quando però supplichi per avere sollievo e
aiuto ricordati che sono pronto a darteli. Adesso alzati e recita il
Te Deum ringraziando la santissima Trinìt per la tua
guarigione”. Allora mi alzai e pregai, poi mi sentii più
rinforzata e la mia gioia fu molto grande.
Sant’Agostino
mi apparve nella sua gloria celeste. Dapprima vidi la santissima
Trinità e la santa Vergine, poi mi comparve l’immagine
di un vecchio su un trono. Dalla fronte, dal petto, e dalla zona
dello stomaco gli fuoriuscivano raggi che andavano a formare dinnanzi
a lui una croce che diffondeva in infinite direzioni un bagliore
luminoso verso Cori e Ordini di Santi e Angeli. Ad una certa distanza
vidi la gloria celeste di sant’Agostino. Lo vidi sedere su un
trono mentre riceveva anch’egli, dalla Croce della Trinità,
bagliori di splendore. Mi apparvero immagini di religiosi vestiti nei
modi più diversi e una grande quantità di chiese, che
erano su un monte; esse si sollevavano e restavano nell’aria,
l’una dietro l’altra, come piccole nuvole. Tutte queste
chiese erano state fondate da lui. Questa gloria era un’in1nagine
della sua magnificenza celeste. La Luce che egli riceveva dalla
Trinità era la sua personale realizzazione e la sua personale
illuminazione I suoi cori erano le anime, i•”Vasi”
di trasmissione di Dio, che ricevevano e riversavano sugli altri la
luce di sant’Agostino. I cori intorno ad Agostino erano formati
dai membri di tutte le organizzazioni religiose, i preti, gli
insegnanti, e le comunità, nate per merito della sua opera.
Vidi anche tutti quelli, che per merito proprio, erano divenuti veri
vasi di Dio, fontane ridistributrici di acqua viva. Poi sant’Agostino
mi comparve in un giardino celeste, un bel giardino pieno di alberi
meravigliosi, piante e fiori; c’erano con lui tanti altri
Santi, tra cui mi ricordo particolarmente di Francesco Saverio e
Francesco di Sales. Essi si muovevano tra la frutta e gli alberi del
giardino, che simboleggiavano tutte le grazie ed i meriti della loro
vita. Vidi in questo giardino anche molte persone viventi che conosco
essere accolte in modo diverso.
Quest’apparizione dei viventi nel giardino dei Santi e dei
Beati è la visione opposta dei Santi sulla terra, poiché
io vedo i viventi simili a spiriti, nel giardino dei Santi e ricevere
ogni specie di frutta saporosa. In questo luogo alcuni si elevano per
mezzo della grazia attraverso la preghiera; altri sembrano riceverla
direttamente come un vaso di trasmissione. La differenza tra questi
due stati si evidenzia con l’esempio di alcune persone che sono
occupate in un giardino a cogliere la frutta, mentre altri la
ricevono direttamente per volontà di Dio da un Santo. Dopo
questa visione la guida mi accompagnò sulla strada che porta
alla Gerusalemme celeste. Qui dovetti arrampicarmi per una montagna,
giunsi in un giardino dove Chiara da Montefalco era la giardiniera.
Essa aveva nelle mani piaghe luccicanti, e intorno al capo una corona
splendente di spine. Se Chiara non avesse ricevuto i dolori non
avrebbe potuto ricevere le piaghe esterne corrispondenti. Mi disse
che questo giardino era il suo, e poiché io pure mi dilettavo
di giardinaggio, mi volle mostrare come si sarebbe dovuto coltivare.
Il giardino era circondato da un muro invisibile, non un vero muro,
nel senso materiale, poiché era trasparente e si poteva
attraversarlo. Consisteva di pietre rotonde, colorate e luccicanti.
Nel punto centrale il giardino si suddivideva regolarmente in otto
graziosi campi con alcuni alberi grandi e belli nel pieno della
fioritura. Una fontana rinfrescava tutto il giardino. Intorno al muro
stavano delle viti, girai per quasi tutta la notte nel giardino con
santa Chiara, che mi insegnò l’uso e mi spiegò il
significato di ognuna di queste piante e il trattamento da farsi.
Andava da un’aiuola all’altra e io non so più
veramente dove avesse trovato quelle radici. Presso un albero di
fichi mi spiegò molte cose che non ricordo più. Nelle
aiuole erano presenti anche molte coclearie e cerfogli . Mi disse che
se avevo gustato molte cose dolci dovevo riempirmi la bocca di
coclearie e se all’inverso avevo gustato molte amarezze,
riempirmi la bocca di cerfogli. Fin da bambina avevo già amato
e masticato queste erbe, ed avevo ben potuto vivere con queste. La
cosa più difficile per me era conoscere come veniva trattata
la vite, come potevo legarla, potarla e separarne i rami; questa fu
l’ultima spiegazione che mi venne data nel giardino. Durante il
lavoro vedemmo volare in circolo, sopra di noi, molti uccelli che si
posarono poi sulla mia spalla, sembravano avere molta fiducia in me
come nel giardino del convento. Chiara mi mostrò anche che
avrebbe impresso il marchio del martirio della Passione nel suo cuore
e alla sua morte sarebbero state trovate tre pietre nella bile. Mi
parlò delle grazie che avrebbe ricevute nella festa della
santa Trinità, e mi preavvertì che io per questa festa
avrei dovuto prepararmi per un nuovo lavoro. Santa Chiara mi apparve
molto magra, bianca e sfinita.
Vidi anche Rita da Cascia. Essa ha pregato davanti ad una croce
con umiltà solo per avere una spina dalla corona delle
sofferenze. Un giorno in seguito alle sue preghiere si sprigionò
dalla corona delle sofferenze di Gesù un raggio luminoso che
ferì la sua fronte. Per questa ferita soffrì per tutta
la vita i dolori più indicibili. Permanentemente prese a
scorrere da questa ferita del pus, le persone la rifuggivano. Io vidi
la sua intensa devozione verso il Santissimo Sacramento. S. Rita ha
parlato molto con me. La sera precedente la santa festa della Trinità
iniziò il nuovo compito spirituale annunciato da Chiara da
Montefalco. Così raccontò suor Emmerich: Quando mi resi
conto della cattiva preparazione con la quale alcuni vanno alla santa
confessione, rinnovai le mie suppliche a Dio; Egli mi volle lasciar
soffrire un pò per il loro miglioramento. Allora le sofferenze
iniziarono a cadere su di me in modo continuato, acute trafitture dì
dolori, come raggi o frecce. Nella notte scese una grave pena in me,
che non avevo mai provato; iniziò intorno al mio cuore, come
un gomitolo di dolore che rinchiudesse una fiamma. Da questo fuoco si
espandevano dolori in tutto il mio corpo; attraverso il midollo e le
gambe scendevano fino alle punte dei piedi, alle unghie ed ai
capelli. Io sentii qualcosa diffondersi e ripercuotersi da questi
dolori, la percepii dapprima come se uscisse dal cuore nelle mani,
diffondersi nei piedi e intorno al capo, e da lì ripartire
tornando nel cuore, così che le piaghe erano i centri
principali di irradiazione.
Queste pene aumentarono divenendo
sempre più lancinanti e piene di significato, fino alla
mezzanotte. Restai sveglia e fui inondata di sudore senza potermi
muovere. Avevo solo una consolazione, portata dalla convinzione che
dov’erano i punti principali dei dolori ci fosse la forma della
croce. A mezzanotte non potevo più sopportarli e poiché
nello sfinimento avevo perduto coscienza della provenienza di questi
dolori, mi rivolsi come un bambino al santo padre Agostino e lo
supplicai Con queste semplici parole: “Caro padre Agostino tu
mi hai promesso il sollievo, perciò io ti chiamo; guarda come
è grande la mia sofferenza e la mia miseria!” Il Santo
non mi lasciò inascoltata ed accorre subito pieno d’amore
ricordandomi e spiegando meglio il motivo delle mie sofferenze che
non poteva togliermi, perché hanno la radice nella sofferenza
di Gesù, ma avrei dovuto averne anche consolazione.
Mi disse ancora che io avrei dovuto patire fino alle tre. Le pene
continuavano ininterrotte ma con la grande consolazione di percepirle
radicate nella sofferenza di Gesù per la giustizia divina
verso tutti gli altri. Io sentii il sollievo di essere d’aiuto,
e in questa sensazione racchiudevo tutte le sofferenze che mi stavano
nel cuore, affidandomi alla misericordia del Padre celeste, e al
padre sant’Agostino. Egli mi ricordò che tre anni fa, la
mattina della festa di tutti i Santi, la morte mi era vicina e mi era
apparso il mio Sposo celeste che mi aveva posto la scelta se avessi
voluto morire e soffrire ancora nel Purgatorio oppure se volevo
ancora soffrire a lungo sulla terra, ed io gli avevo detto: “Nel
Purgatorio non posso più aiutare nessuno, se la tua volontà
non è contraria lasciami soffrire più volte tutte le
sofferenze nella vita se con queste posso aiutare anche solo
un’anima”. Mi ricordai chiaramente di quel voto dietro
l’esortazione del mio santo padre dell’Ordine, e così
potei soffrire fino alle tre le pene più disperate con
tranquillità e gratitudine. I dolori così pressanti mi
provocavano sudore di paura e le più amare lacrime. Più
tardi ebbi ancora una visione della santissima Trinità. Vidi
una figura irradiata di splendore, era il vecchio di prima, seduto
sul trono. Dalla sua fronte si diffondeva una luce incolore dal
chiarore indescrivibile; dalla sua bocca fuorusciva un fascio di luce
di un certo colore giallo e fuoco, dal centro del suo petto,
dall’epicardio, si diramava una luce colorata. Tutti questi
raggi luminosi formavano, tagliando l’aria, una croce di luce
davanti al petto dell’anziano, come il bagliore di un
arcobaleno. Dalla croce si diffondevano innumerevoli raggi verso
tutti i Cori celesti e verso la terra rigenerando tutto quello che
toccavano. Sulla destra si trovava il trono con la santissima Vergine
Maria e vidi fuoriuscire, dal vecchio, un raggio che la investiva, Da
Maria, a sua volta, si levava un raggio che toccava la croce sulla
sua sinistra, irrorandola di uno splendore diamantino mentre il cielo
dietro di lei si era fatto di un celeste limpido indescrivibile.
Questa visione fu una delle più impressionanti che io ebbi,
non saprei come esprimerla anche se volessi rivelarla per intera.
Proprio la bellezza del cielo celeste e il raggio diamantino furono
esperienze di luce e di colori inesistenti nel nostro mondo. Vidi
l’Angelo sotto il trono in una luce incolore. Più in
alto si trovavano i ventiquattro Padri dell’antichità
con i capelli bianchi argentati che circondavano la Santissima
Trinità. Tutto l’altro spazio infinito era riempito da
differenti Santi, ognuno circondato dai suoi Cori. Vidi Agostino a
destra della Trinità con tutti i suoi santi Cori, molto più
in basso di Maria; poi tanti giardini e immagini di luoghi luminosi e
dovunque immagini di chiese, Dovunque vigeva la medesima legge, lo
stesso modo di vivere sotto diverse forme, ma attraverso ognuno si
manifestava la volontà della luce del Padre attraverso la
croce del Figlio. Davanti alla Madre di Dio vidi sedere una lunga
fila di figure femminili. Erano vergini e avevano corone e scettri,
ma non sembravano essere regine terrene, ma piuttosto spiriti o
anime, che attratte da Lei la servivano come servivano i ventiquattro
vecchi della Trinità. Come in una festa tutto iniziò a
muoversi meravigliosamente ed io percepivo l’insieme come
l’armonia di una bella musica. Vidi in questo movimento festoso
una processione, oppure molte di queste, passare sotto il seggio
della Santissima Trinità, simili a stelle che giravano intorno
al sole nel cielo. Poi vidi giù sulla terra le innumerevoli
feste e processioni di questo giorno accordarsi con le feste celesti.
Purtroppo le processioni sulla terra avevano qualcosa di miserabile,
oscuro e disarmonico e pieno di manchevolezze, nonostante si
conservasse ancora qualcosa di buono. Vidi, tra queste, anche la
processione a Dulmen e notai un bambino miserabilmente vestito e la
sua casa. Allora pensai: voglio vestirlo».
Alla
festa del Corpus Domini del 1819, tra le perduranti condizioni di
sofferenze, Anna Katharina ebbe molte visioni di come ebbe inizio la
festività del Santissimo Sacramento e di tutta la storia della
sua adorazione fino al tempo attuale. Ma ella a causa della
spossatezza comunicò solo quanto segue. Vidi un’immagine
che spiegava l’introduzione della festività del
Santissimo Sacramento. Il Signore Gesù Cristo sedeva al
centro, parte laterale del tavolo, alla sua sinistra sedeva Pietro e
alla sua destra un Apostolo esile e slanciato che rassomigliava molto
a Giovanni 6 Prima vidi il Signore seduto che impartiva insegnamenti
spirituali, poi si alzò come gli altri. In quel momento tutti
restarono in silenzio presi dal desiderio di vedere cosa avrebbe
fatto: Egli sollevò il pane, e volgendo gli occhi in alto, lo
spezzò, poi lo benedisse. Nel far questo emanò una luce
viva che infuse sul pane. Egli stesso apparve assorbito da quella
luce che si diffuse su tutti i presenti. Tutti divennero silenziosi,
illuminati, e pieni di devozione, solo Giuda si allontanò da
questa luce, portandosi nell’ombra. Gesù sollevò
gli occhi al cielo e contemporaneamente anche il calice, poi lo
benedì. Io non posso trovare le parole adatte per descrivere
adeguatamente quello che vidi. Percepii la transustanziazione e Lui
che si trasformava, il pane e il calice erano colmi di splendore e
vidi che egli aveva posato i pezzetti di pane sopra un piatto piano,
che doveva essere una patena primitiva, e li porgeva, con la sua mano
destra, direttamente ai singoli nella bocca. La prima a riceverlo fu
la Madre di Dio la quale, frattanto, si era avvicinata al tavolo
degli Apostoli. Vidi con il pane anche la luce entrare nella bocca
della Madre di Dio; poi, come la forma di un Corpo, nella bocca degli
Apostoli. Tutti furono attraversati dalla luce, solo Giuda rimaneva
sinistro nell’oscurità, Il Signore prese il calice nella
mano per il gambo e lasciò bere gli Apostoli. Ancora una volta
vidi gli Apostoli ricolmi di splendore luminoso; poi tutta l’immagine
svanì».
Dopodiché Anna Katharina Emmerich ebbe una lunga serie di
immagini mutevoli, dalle diverse figure, all’offerta e alla
devozione del Sacramento. Purtroppo era sfinita per la stanchezza e i
dolori della notte, ma nonostante ciò riuscì a
raccontare qualcosa, anche se in modo non chiaro: 4o vidi come con il
passare degli anni, nel corso della storia, che il pane eucaristico
assumeva un aspetto sempre più bianco e fine. Già con
gli Apostoli in Gerusalemme aveva una forma più piccola, come
piccoli bocconi, che Pietro distribuiva; poi lo vidi in forma
quadrata e alla fine divenire rotondo. Vidi che gli Apostoli avevano
già diffuso l’ostia nei luoghi lontani e i cristiani si
riunivano in sale o case, perché non avevano ancora le chiese.
Gli Apostoli portavano dalle proprie abitazioni l’ostia nel
luogo di riunione, per esporla al culto dell’adorazione
pubblica. La gente la contemplava reverentemente. Durante l’epoca
del cristianesimo primitivo vidi le chiese come semplicissimi luoghi
di raduno, in locali o case, più tardi i cristiani
ricevettero, anche dai pagani, grandi templi che venivano consacrati,
da allora il Sacramento rimase fisso nel luogo di devozione. Vidi
anche che i cristiani ricevevano nelle mani e poi mangiavano il pane
eucaristico e le donne che dovevano prenderlo con un fazzolettino, e
che i cristiani in un certo tempo avevano il permesso di portare il
Sacramento a casa in un vasetto o una scatoletta chiusa, appesa al
collo. Quando quest’usanza fu abolita, venne permessa
eccezionalmente a singoli fedeli. Ebbi, l’uno dopo l’altra,
moltissime visioni sul santo Sacramento, come venne accolto e la sua
devozione. Vidi al principio del cristianesimo, e in alcune epoche
della storia, i cristiani nella più grande fede, innocenza e
illuminazione, e in altri tempi, in condizioni umilianti di
confusione e persecuzione. Vidi la Chiesa effettuare, nel fervore
dello Spirito Santo, alcuni cambiamenti sul modo di esprimere la
devozione al Santissimo Sacramento. Nei periodi di decadenza della
Chiesa vidi l’interruzione della celebrazione del Sacramento,
ed ebbi pure una Visione sull’origine dell’istituzione
della festa del Corpus Domini e la pubblica devozione, al tempo della
grande decadenza, per ottenere grazie sia per le comunità
singole che per tutta la Chiesa. Vidi una solenne celebrazione in una
città a me conosciuta, credo Liegi, poi vidi un paese caldo e
lontano, dove crescevano frutta e datteri, e qualcosa accadere in una
città. I cristiani si radunavano nella Chiesa e il prete era
sull’altare, davanti alla chiesa c’era un trambusto. Un
uomo, un tiranno crudele, montava un cavallo bianco inselvaggito e
lanciato a gran Carriera. Molta gente si tirava di qua e di là
preso dalla più indicibile paura. Era come se il tiranno
volesse spingere la bestia nella Chiesa per dileggio. Credo che egli
dicesse che ora i cristiani dovevano rendersi conto se il loro Dio di
pane fosse veramente Dio. La gente nella Chiesa era
terrorizzata.
Appena il tiranno entrò a cavallo nella
chiesa e si avvicinò all’altare vidi il prete dargli la
benedizione con il Sacramento. Nello stesso momento la bestia furente
si fermò e il prete, facendosi incontro al cavallo, si
avvicinò alle porte con il Sacramento. A questa vista la
bestia si avvicinò umilmente e cadde sulle ginocchia. Il
barbaro tiranno e tutto il suo seguito, di fronte all’avvenimento,
apparivano trasformati: si inginocchiarono, entrarono nella chiesa e
si convertirono.
Anche questa notte fui presa da indescrivibili
pene interiori. Queste pene erano forti e lancinanti e tutte le
membra ne erano investite, più volte ebbi la tentazione di
gridare.
Suor Emmerich non poteva più voltarsi e non sapeva
più delle visioni della notte e quanto tempo era rimasta nelle
pene, con trafitture di dolori che giungevano fino alle punte dei
piedi. Tali dolori avevano un significato particolare ed erano in
rapporto ai peccati, o deviazioni, di qualcuno. Essa conosceva il
motivo delle sue sofferenze. All’inizio della notte di nuovo
ebbe la visione del giardino di santa Chiara da Montefalco. Costei le
mostrò il significato degli otto campi del giardino: questi
simbolizzavano gli otto giorni della celebrazione del Santissimo
Sacramento, ed Anna Katharina, donando le sue sofferenze, ne avrebbe
già coltivati tre. La pia suora ricevé nuovamente
spiegazioni mistiche sul significato delle piante in rapporto al
dolore.
Il 3 giugno il “Pellegrino” così
scrisse: La trovai indescrivibilmente martirizzata. Stanotte ella ha
sofferto indescrivibili miserie, perché ha visto anche molti
bisogni individuali di persone le quali si raccomandano alla sua
preghiera. Nelle condizioni in cui si trova può parlare solo
poco e mi prega di rivolgere le orazioni a due casi urgenti di grande
bisogno: il primo riguarda una famiglia in campagna per la quale ha
preoccupazioni e paura a causa di una disgrazia incombente. L’altra
riguarderebbe l’indigenza e le preoccupazioni incombenti su una
famiglia in città a causa dei peccati. Queste cose le
sarebbero state raccomandate in modo particolare”. La domenica
dell’ottava di Pentecoste, il “Pellegrino” la
trovò, come la sera della vigilia della festa, in uno stato di
spossatezza ancora più grande a causa dei singoli peccatori e
per le mancanze ed i bisogni della Chiesa. Disse: “Trascorro le
notti in indescrivibili pene, poiché prendo sempre più
coscienza dei mali e delle sofferenze dell’umanità. I
miei dolori si interrompono solo quando posso avere contatto con le
immagini dei singoli sofferenti e indigenti; essi si raccomandano
alle mie preghiere e vogliono mostrarmi il loro bisogno
avvicinandosi, con visite quotidiane, al mio 1etto. Appariva molto
affaticata da queste pene, e più tardi così
raccontò:
‘Mi trovai in una grande chiesa, vidi il
banco della comunione che era indescrivibilmente grande; fuori
c’erano molte case e palazzi; preti e laici uscivano dalle case
chiamando la gente a raccolta per la distribuzione del Sacramento;
dappertutto vidi scene di vita mondana: in una casa dei giovani
scherzavano e amoreggiavano; altre persone discorrevano molto e
animosamente, senza enso, ecc. Poi vidi servi uscire nella strada per
invitare tutti gli storpi, poveri, paralitici e ciechi a rientrare.
Molti di tali storpi entrarono nelle case, i ciechi venivano guidati
ed i paralitici portati da quelli che pregavano per loro. Riconobbi
alcuni miei conoscenti tra questi storpi e ciechi, ma li conosco,
nelle condizioni di veglia, in buona salute. Infatti domandai ad un
cieco che conoscevo come gli era accaduta quella disgrazia, poiché
lo sapevo sano. Ma egli non volle credere alla sua cecità.
Incontrai anche una donna, che avevo conosciuto quand’era
giovane e da allora non l’avevo più vista, adesso la
vedevo storpia e le domandai se avesse ricevuto quell’infermità
negli ultimi tempi, ma anch’essa era convinta di stare
bene.
Nel pomeriggio la suora Emmerich esortò, con un
ammonimento interiore, un cittadino ad usare dolcezza nei confronti
di sua moglie che aveva maltrattato. Egli pianse molto pentito e
vicino a lui c’era la moglie e anche i bambini che mantenendosi
attaccati alla gonna della madre, la ringraziarono. Poi la veggente
cadde di nuovo nei suoi dolori spirituali e tutto il corpo fu
investito da un forte tremore. Il suo dito medio si curvò di
nuovo e le sue piaghe si arrossirono, mentre il suo viso era rimasto
ancora chiaro e amichevole, pieno di gioia di soffrire con Gesù.
Si notava però che il suo dolore era veramente forte e
crescente. Nel profondo dell’estasi disse che il momento era
molto difficile e sarebbe andata verso oriente, nel giardino di
prima, e all’albero dei fichi avrebbe goduto il sapore di uno
di questi. Poi aggiunse che essa aveva ancora quattro aiole da
coltivare (quattro giorni dell’ottava), prima di finire il suo
lavoro, notò bene che presso la fontana del giardino si
sarebbe trovato anche un rosaio pieno di grosse spine. Chiara da
Montefalco, che aveva sofferto come lei, le sarebbe stata inviata dal
suo Ordine per aiutarla a preparare il giardino in modo da terminare
il suo lavoro. La veggente non possedeva le reliquie di questa Santa.
Mentre la sofferenza cresceva il “Pellegrino” le
sussurrò: I quattro giorni sono passati.
Queste sofferenze
continuarono senza pausa fino alla sera del 7 giugno. Le medesime non
consistevano in dolori localizzati bensì di un martirio che
passava per tutte le ossa e i nervi. Le conseguenti e profonde
essudorazioni provocavano raffreddandosi, abbondanti emottisi. La
lingua si era da lungo tempo incurvata e contratta, ritirandosi nella
faringe. Chiara da Montefalco accompagnò la mistica suora
costantemente durante il lavoro nel giardino spirituale.
All’alba la pia suora richiamava alla mente con nostalgia le
esperienze interiori trascorse nella notte, nonostante le pene che
come fulmini, grandine, tempeste di neve e incendi fossero
precipitate e precipitassero sul suo corpo e le sue ossa. Questi
dolori ponevano la sua pazienza alla più dura prova. Il 5
luglio ebbe una visione di san Bonifacio: Ero in una chiesa in
adorazione davanti al Santissimo Sacramento, al centro si trovavano
scalini, sul più alto c’era il santo vescovo Bonifacio
mentre gli altri erano occupati da persone di ogni età e
sesso. Tutti erano vestiti con indumenti antichi e pelli. Ascoltavano
il vescovo innocentemente e con la più grande attenzione; in
quel momento vidi scendere la luce dello Spirito Santo su Bonifacio,
e piovere sulla gente raggi di differenti dimensioni.
Bonifacio
era un uomo forte e ripieno del più grande entusiasmo.
Egli
spiegò come il Signore, nei primi tempi, scelse i suoi e
profuse in loro la sua grazia e lo Spirito Santo; così,
animati e irradiati, avrebbero dovuto rendere partecipi gli altri
uomini ad accogliere le grazie cristiane, in quanto queste sarebbero
date ad ognuno affinché si trasformassero in uno strumento
della comunità di Dio. Ad ognuno di questi membri viene data
la forza e la capacità di agire non solo per sé ma per
tutto il Corpo mistico della Chiesa. Il Signore dà a tutti i
figli la sua grazia e chi non contribuisce a farla fruttificare, sia
nei propri confronti che negli altri, cadrà in perdizione e
sarà considerato ladro della comunità. Perciò il
compito di ogni cristiano dovrebbe essere quello di vedere in ognuno
l’amore, o di stimolare in ognuno questa ricerca, e sentirsi
membro di un Corpo solo, uno strumento dello Spirito Santo scelto dal
Signore. I genitori dovrebbero particolarmente contemplare e favorire
questa ricerca nei bambini ed osservare in quale direzione siano
stati destinati dal Signore per il suo Corpo e per la Chiesa, quali
oggetti di Dio. Questa contemplazione che dovrebbero fare i genitori
serve per lo sviluppo del mondo; il contrario è solo un danno
e una rapina alla comunità.
Ricevetti ancora la consapevolezza che, nonostante la cattiveria
degli uomini e il decadimento della religione, in nessun tempo la
Chiesa sia venuta meno del fervore di membri attivi che hanno pregato
lo Spirito Santo per le mancanze di tutta la comunità, e
abbiano saputo soffrire per l’amore. In alcuni tempi tali
membri operarono in segreto ed anche oggi ne sarebbe il caso. Vidi in
molte direzioni singole figure di devoti, mistici, oranti, studiosi e
sofferenti, i quali lavoravano per la Chiesa in silenzio e in
segreto. Queste immagini mi davano gioia e mi incoraggiavano a
sopportare meglio i miei dolori. Vidi anche in una grande città
sul mare, verso meridione, un monaca ammalata nella casa di un’attiva
vedova religiosa. Questa mi venne mostrata come una persona scelta da
Dio per soffrire per la Chiesa e tutte le necessità della
medesima, vidi che aveva le stimmate e nessuno lo sapeva. Aveva un
aspetto sfinito e dimagrito ed era giunta presso la vedova da un
altro luogo. La vedova divideva tutto con lei e altri preti. Il modo
in cui la gente comune della città praticava la devozione non
mi piaceva; le persone praticavano molte devozioni esteriori e dietro
celavano tutte le dissolutezze. Lontano da questo luogo, più
verso occidente, in un convento antico vidi un debole frate laico che
poteva solo muoversi un po nel salotto. Mi venne mostrato come un
oggetto espiarono, per mezzo della preghiera e della sofferenza, per
gli altri e la Chiesa. Vidi tanta gente, sopratutto malati e poveri,
trovare in costui sollievo e aiuto. Mi venne detto che tali oggetti
della Chiesa di Dio, non mancano e non sono mai mancati alla
medesima, e che questi sarebbero posti dalla divina Provvidenza
sempre accanto alla corruzione, per una legge di equilibrio’.
Mercoledì, 7 giugno alle ore 21 le sofferenze della pia
suora, Anna Katharina Emmerich, avevano raggiunto il culmine; la
pelle in tutti i punti le dolorava con inesprimibile pena. Con lo
scemare dei dolori fu investita da una stanchezza mortale. Adesso
sembrava paralizzata non poteva muovere più nessun membro,
dare nessun segno, nessuna parola e nessun movimento. Il confessore
era per questo fatto molto preoccupato e le faceva molte domande.
Suor Emmerich lo capiva bene, ma, solo dopo alcune ore, potette
replicare tra le lacrime, con voce sottile. Era stata nelle
condizioni di una moribonda, ma adesso le pene erano passate. Il
giorno seguente, il giovedì mattina presto, “il
pellegrino” la trovo pallidissima, ma senza pene. Secondo le
sue stesse parole essa stava quasi per finire dopo la penitenza e
l’opera di suffragio. Lo scopo era stato ormai raggiunto. Dio
solo avrebbe potuto aiutarla. Gesù, il suo Sposo celeste,
l’avrebbe aiutata, ella godeva la sua vicinanza e il suo
ristoro, indescrivibilmente dolce e benevolo. La suora disse che
anche Chiara da Montefalco le era stata vicino e le aveva detto che
il lavoro sarebbe terminato. Il giardino rappresentava i martiri, la
vite il sangue di Gesù Cristo, e la fontana il Sacramento;
vino e acqua si sarebbero dovuti miscelare. Il rosaio presso la
fontana, con molte spine, non sarebbe stato ancora raggiunto, questo
sarebbe avvenuto in ultimo. Essa era troppo debole per proseguire,
eppure disse che con l’inizio del nuovo giorno avrebbe recitato
il Te Deum, i salmi penitenziali e le litanie per ringraziamento. Per
ristabilirsi dovrebbe avere quattro giorni di tranquillità.,
tener lontano tutto e abbandonarsi solo alla volontà di
Dio.
Il 9 giugno “il Pellegrino” così
informava: “Sebbene la trovassi in un pallore mortale e non
potesse trovare tranquillità per i disturbi, non respingeva
nessuno. Mi disse che i suoi patimenti erano legati a quelli di Gesù,
e perciò essa doveva darsi tre giorni di riposo con il suo
corpo, come Gesù nel sepolcro. Non sa se è giunta al
termine dei suoi giorni. Il medico voleva frizionarla con lo spirito;
il padre confessore, nonostante si aspettasse la sua morte, protestò
e non se ne fece niente. Il confessore vedendo che la malata riceveva
ancora molte visioni considerò che la fine non fosse così
prossima. Alla fine il confessore avrebbe voluto darle forza per
mezzo del suo dito consacrato; a questo pensiero, quasi come se lo
avesse recepito, la pia suora alzò il capo e lo girò
verso di lui.
In quest’abbandono le vennero in soccorso santa Chiara da
Montefalco, Giuliana di Liegi e Antonio da Padova. La prima le
apparve e le disse; «Tu hai ben coltivato il giardino del
Santissimo Sacramento, e il tuo lavoro è adesso adempiuto.
Adesso però sei molto strapazzata e ti devo portare un
ristoro.» «Poi vidi la Santa, avvolta di luce, scendere e
venire da me con un boccone triangolare, poi sparì, io mangiai
quel boccone con grande sollievo, eppure sono certa che più
volte l’avevo già fatto ordinariamente, aveva un sapore
molto dolce e mi fu di grande ristoro. La vita mi fu di nuovo
regalata; sono certa che ho ricevuto questo solo per grazia di Dio.
Adesso vivo ancora e posso continuare ad amare il mio Salvatore e con
Lui soffrire, ringraziarlo e glorificarlo! Vidi anche le otto aiuole
che avevo coltivato nel giardino di santa Chiara in questi otto
giorni, cosa che senza la grazia di Dio sarebbe stata del tutto
impossibile. L’albero dei fichi significava la ricerca del
conforto e la debole arrendevolezza.
Spesso avevo da fare con la vite del giardino, mi ero legata alla
stessa con le braccia aperte come in croce. Scorsi anche il motivo
per cui avevo lavorato negli otto giorni e quali colpe dovevo
suffragare. Vidi questo simbolicamente ed in relazione ad una
processione del Santissimo Sacramento, in occasione di una festa
ecclesiastica, nella quale i beati celebravano i tesori delle grazie
che erano stati guadagnati dalla Chiesa in quest’anno, per
mezzo della devozione al Santissimo Sacramento.
Queste grazie
erano esposte nella forma di preziosi vasi della Chiesa, pietre
preziose, perle, fiori, uva, frutta. La processione veniva guidata da
bambini orfani, a questi seguivano suore degli ordini religiosi
particolarmente devoti al Santissimo Sacramento. Tutti portavano sul
loro abito il simbolo del Santissimo Sacramento. Giuliana di Liegi
guidava tutti; vidi anche Norberto, con i religiosi del suo Ordine ‘,
e in modo numeroso anche altri ordini religiosi e sacerdoti. Il tutto
era avvolto in un’indescrivibile delizia e dolcezza;
l’avvenimento era racchiuso in un insieme armonioso.
Si presentò poi una chiara immagine sulla carenza e la
trascuratezza dell’Ufficio divino e il modo di celebrarlo sulla
terra. Mi è difficile e impossibile dire come tante visioni in
questo senso si intreccino tra di loro. Vedo pure, tra l’altro,
la dissipazione dei preti nei confronti delle azioni sante, e
innanzitutto il loro atteggiamento nella celebrazione della santa
Messa. In questo contesto mi venne data la visione di un prete che
nella veste sacerdotale della Messa usciva dalla sacrestia ma non per
recarsi sull’altare, bensì per correre fuori dalla
chiesa e andare in un’osteria. Altre volte in un giardino, da
un cacciatore, da una signorina, in compagnia. Lo vedo poi nei suoi
pensieri, si trova in uno stato pietoso e dannoso per sé e gli
altri.
Quando tra questi preti ci è data la possibilità di
riconoscere un uomo consacrato a Dio sull’altare, allora
veramente c’è da commuoversi. Io vidi, in molte
comunità, molta polvere e fango essere spazzate via dai sacri
oggetti di Cristo, e tutto ritornare lucente e nuovo». Nella
notte tra il 12 e il 13 giugno la pia veggente ricevette immagini
confortanti dalla vita di sant’Antonio: ‘Vidi questo caro
Santo - raccontò - dall’aspetto molto fine e nobile,
vestito bene e mi ricordava Saverio. Aveva capelli neri, un naso fine
e appuntito, occhi dolci e una piccola barbetta divisa. Il suo colore
era molto bianco e smorto e il suo vestito color marrone, indossava
anche un mantellino, non del tutto come i francescani di adesso.
Aveva un temperamento istintivo, molto rapido, pieno di fuoco ma
anche pieno di dolcezza. Vidi sant’Antonio del tutto fervido,
si trovava sulla riva del mare, dirigersi verso la boscaglia;
inoltratosi in questa salì su un albero i cui rami si espande-
vano sotto di lui. Salì da ramo a ramo fino alla cima
dell’albero, poi mi apparvero un’indescrivibile quantità
di grandi e piccoli pesci dalle più differenti forme e tutte
le specie di animali marini che erano saliti alla superficie e venuti
a galla. Essi guardavano dall’acqua tranquillamente in alto
verso il Santo e ascoltavano le sue parole. Dopo un certo tempo li
segnò con la sua mano e il mare si ritirò con loro.
Restarono molti pesci sulla terra asciutta e allora il Santo scese
dall’albero e li spinse avanti riportandoli nelle onde. Tutto
quello che succedeva nel boschetto era come avvolto nella notte,
tutto era oscuro; solo dove andava Antonio appariva luminoso. Vidi
sant’Antonio uscire nuovamente dal boschetto e andare verso il
mare. Si inginocchiò e si rivolse con la sua anima ad una
chiesa lontana, verso il Santissimo Sacramento. Allora mi apparve
questa chiesa in lontananza dove il Santissimo Sacramento era posto
in una piccola custodia sull’altare. Poi fui presa
dall’immagine di un uomo piccolo, vecchio e incurvato, con un
viso odioso, che correva dietro sant’Antonio. Aveva un cesto
intrecciato bianco, grazioso e rotondo, e ai margini intrecciato di
vimini, dal colore marrone. Il cesto era pieno di fiori ben ordinati.
L’ometto voleva darli al Santo e lo urtò, ma questi lo
sentì e non lo guardò, continuò a restare sempre
immobile in ginocchio, assorto nella preghiera e nella contemplazione
dinnanzi al Santissimo Sacramento. A questo punto il vecchio pose il
cesto a terra e andò via. Vidi uscire dal Santissimo
Sacramento un ostensorio più piccolo, avvolto da un fascio
luminoso, poi vidi formarsi da quest’ostensorio un piccolo,
luminoso e amorevole Gesù Bambino, il quale andò a
sedersi sulle spalle del Santo e prese ad accarezzarlo. Dopo un certo
tempo il Bambino rientrò nell’ostensorio, e quest’ultimo
di nuovo nel Sacramento sull’altare della chiesa lontana, che
adesso appariva vicina. Vidi il Santo andar via e restare i fiori a
terra; mi parve che egli fosse stato soltanto una volta nella città
dove si trovava quella chiesa. Poi vidi sant’Antonio trovarsi
nei pressi di una città in riva al mare, in disputa con molte
persone. Tra queste c’era un uomo particolare forte e rabbioso
che si rivolgeva contro il Santo con parole colorite. Allora vidi
Antonio calorosamente entrare in un santo fervore e muovere entrambe
le braccia sotto il suo mantelletto, come per assicurare qualcosa, e
poi passando attraverso la piazza dove ferveva la riunione, andarsene
via.
Questo luogo era un grande prato pieno di fiori e circondato da un
muro che si stagliava lungo la riva del mare davanti alla città,
dove erano molte persone che camminavano oppure ascoltavano il Santo.
Ebbi ancora un’altra immagine di Antonio: era in una chiesa e
leggeva la Messa e vidi innanzi alla chiesa una lunga via che conduce
alla porta della città tutta piena di popolo in attesa. Vidi
quell’uomo, che aveva litigato così calorosamente con
Antonio, guidare un bue grande e con lunghe corna per la città.
Il Santo appena finita la santa Messa si recò festosamente con
un Ostia consacrata alle porte della città. A questa vista, il
bue si imbestialì e fuggì via improvvisamente, e
correndo frettolosamente si diresse verso la chiesa. L’uomo gli
corse appresso seguito a sua volta da molto popolo e in questa
frenetica corsa donne e bambini si urtavano l’uno con l’altro,
ma non poterono riprendere il bue. Infine il bue si accasciò a
terra, del tutto inginocchiato, e allungò la sua gola
umilmente, prostrandosi davanti al Santissimo Sacramento, portato e
mostrato da Antonio fuori della chiesa. Il padrone voleva dargli la
biada ma il bue non si girava e non abbandonava la sua posizione.
Allora l’uomo e tutto il popolo si inginocchiarono umilmente
dinnanzi al santo Sacramento, e restarono così in adorazione.
Antonio ritornò con il Santissimo Sacramento verso la chiesa e
la moltitudine con lui, e solo adesso vidi il bue alzarsi ed essere
guidato alla porta dove gli venne offerta la biada. In un’altra
visione vidi un uomo che si lamentava con Antonio, perché
aveva preso a calci sua madre e per questo fatto voleva amputarsi la
gamba. Dopo di ciò vidi quest’uomo, con fare compunto,
venire ammonito da sant’Antonio. Il Santo gli era comparso
nello stesso momento in cui voleva eseguire il suo intento
fermandogli il braccio».
15 giugno: Mi rivolsi con la mia
preghiera al santo Sacramento e mi sentii rapita nello spirito, nella
chiesa dove veniva celebrata la festa del Corpus Domini. Nonostante
la chiesa fosse costruita nel modo antico, con le più antiche
immagini, non sembrava ancora vecchia e non era affatto logora. Mi
inginocchiai davanti all’altare maggiore. Il Sacramento non era
nell’ostensorio, bensì nel tabernacolo in un alto
bossolo con sopra una croce.
In questo bossolo rotondo c’era un supporto estraibile
diviso in tre scansie: nella prima, c’erano piccoli vasetti che
contenevano l’Olio sacro, in quella di mezzo, una pisside con
ostie consacrate, nella terza una bottiglia, come di madreperla,
forse conteneva vino. Nella chiesa si trovava una specie di chiostro
nel quale abitavano alcune donne. Da un lato, adiacente alla chiesa,
c’era una casettina, dove abitava una vergine molto devota che
si chiamava Eva. Quando apriva la finestrella della sua camera, di
solito chiusa con un paletto, Eva poteva guardare il Santissimo
Sacramento sull’altare maggiore. Questa donna coltivava una
grande devozione per il Santissimo Sacramento, ed io ho potuto
vederla personalmente. Aveva un bell’aspetto e non era del
tutto abbigliata come una monaca, piuttosto come pellegrina. Eva
certamente non era di questo luogo, di famiglia benestante, venuta da
altrove per vivere sola in devozione presso la chiesa. Vidi anche
vicino a questa città un convento sopra una montagna; non era
costruito come gli altri conventi, perché consisteva di più
case in fila, l’una dopo l’altra. Vidi in questo luogo
anche la beata suora Giuliana che ha istituito la festa del Corpus
Domini. Mi apparve, nell’abito grigio dell’Ordine, e la
vidi camminare, in grande innocenza e contemplazione in un giardino.
La vidi poi, passando innanzi ai fiori, inchinarsi accanto ad un
giglio, e immergersi nella contemplazione spirituale della
purificazione; come anche in preghiera per l’introduzione della
celebrazione del Corpus Domini. La beata era molto preoccupata e
triste perché aveva avuto una visione nella quale recatasi da
un religioso non fu accolta positivamente. Adesso in questo giardino,
durante la contemplazione, le fu mostrato un altro religioso con il
quale avrebbe potuto parlare ed essere ben accolta.
Mentre pregava vidi in lontananza un immagine del Papa in
preghiera accanto al quale stava il numero IV. Egli prendeva
risoluzioni per istituire la festa del Santissimo Sacramento nella
Chiesa. Lo faceva in seguito ad una visione e una grazia che un altro
aveva ricevuto dal Sacramento. Durante queste immagini mi vidi di
nuovo nella chiesa, davanti all’altare e al Sacramento, e vidi
da quest’ultimo spuntare un dito in un campo di splendore e poi
tutta una mano, coperta di perle, da questa mano uscì la
figura luminosa di un fanciullo. Tale apparizione si trovava adesso
di fronte a me e così mi disse: “Vedi queste perle sono
tutte qua, nessuna è andata perduta e tutte possono essere
raccolte!” I raggi di questo fanciullo illuminavano il mondo.
Allora mi inchinai per ringraziarlo e compresi, da queste immagini,
come il Santissimo Sacramento con tutte le sue grazie sia entrato
nella devozione dei fedeli». Nello stesso giorno raccontò
ancora Anna K. Eerich. Alle ore dodici vidi formarsi, sopra un
paesaggio meraviglioso, una cupola all’orizzonte: cinque larghi
fasci di luce solare salivano da cinque grandi città lontane
attraverso il cielo stellato e formavano, in alto, al centro del
meraviglioso paesaggio, una cupola, color arcobaleno sulla quale in
uno splendore indescrivibile, appariva il Santissimo Sacramento. Il
medesimo stava su un trono ed era circondato da un meraviglioso
ostensorio decorato.
Vidi intorno ai cinque archi di luce, sopra e
sotto, librarsi innumerevoli Angeli, come se tornassero da quelle
città, si incamminassero verso il Sacramento e da questo
tornassero di nuovo indietro. Mi è impossibile descrivere con
parole umane la meravigliosa celebrazione celeste e il sollievo e la
devozione provate in questa visione.
IL MIO CUORE, SCONVOLTO DAL PECCATO, TRASUDA SANGUE PC–49 21 ottobre 1996
Catalina Rivas
Il Signore Amore dei Miei dolori, lavoriamo un po’... Quello che alcuni uomini di scienza hanno intuito riguardo la progressiva perdita di energia da parte del mondo e della conseguente morte per congelamento, è una ben pallida immagine della minaccia ben peggiore che pesa sull’umanità: il congelamento degli uomini per mancanza d’amore.
Stai più attenta, ti distrai con facilità. Preghiamo...
(Mi fa recitare un Padre Nostro, una Ave e un Gloria. Mi dice di scrivere tutto questo.) Continuiamo. Il Figlio dell’Uomo: Io, il Figlio di Dio, il cui Cuore palpita e si dissangua per voi, il cui amore cordiale vi attira la salvezza e riposa nel Cuore del Padre, Sono una cosa sola con l’Amore del Padre, Sono la rivelazione insuperabile dell’amore paterno. Io, con il Mio amore ardente, non Mi presento come modello e fine di ogni amore, ma vengo a sommergervi nel Mio amore.
Il Padre Mio ed Io vogliamo vedere in voi un grande desiderio di adorare l’Amore, di lodarlo e di amarlo insieme a tutti i veri amanti di questo Mio Cuore, in una misura maggiore di quelli che lasciano raffreddare il proprio cuore. Voglio vedere la vostra capacità di amare purificata e rafforzata. Voglio che il Mio amore conquisti anche i vostri cuori. Voglio che il Mio Cuore ami gli uomini anche nei vostri cuori e mediante i vostri cuori. Se il viso dell’innamorato si illumina alla vista dell’amata, i vostri cuori dovrebbero morire di gioia nel sapere che la gioia dell’innamorato non è che un simbolo paragonato allo sguardo pieno d’amore con il quale Io vi guardo... Nel vedere il sorriso del proprio amato bimbo, sorriso che è già la risposta a un amore corrisposto, il cuore dei genitori palpita più velocemente. Solo lo stupido e l’orgoglioso ignorano che questo viene dal Creatore di ogni cosa.
Ma tutto questo non è che il preludio della rivelazione infinitamente più grande dell’amore del Padre nella Mia incarnazione. La creazione è già una manifestazione del Verbo eterno, a cui il Padre Mio comunica tutto il Suo Essere, tutto il Suo amore, e attraverso cui tutto è stato fatto.
Attraverso il Figlio incarnato, Dio Padre entra senza riserve nella vostra miseria. Si pone a fianco dei poveri e dei piccoli, perché conoscano la vera ricchezza alla quale Dio stesso li rende idonei.
E Io condivido le vostre fatiche, le vostre delusioni e la vostra fragilità. Carico su di Me il peso dei vostri peccati. Provo talmente tanto interesse per le vostre miserie che il Mio Cuore pieno di compassione e sconvolto dal peccato, suda sangue nel Getsemani...