Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

«Tutto ciò che esiste è racchiuso nelle viscere della mia misericordia più di quanto lo sia l'infante nel grembo della madre. Proteggerò per tutta la loro vita, come una madre fa col suo bambino, le anime che diffondono il culto della misericordia e, nell'ora della loro morte, non sarò per esse giudice ma salvatore. Un'anima giunta all'ultima sua ora non ha nient'altro in sua difesa se non la mia misericordia. Felice quella che, durante la sua vita, si sarà  immersa nella fonte della mia misericordia, perché la giustizia non la raggiungerà ». (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 26° settimana del tempo ordinario (San Francesco)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 10

1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.2Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.3Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi;4non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.5In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi,9curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite:11Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.12Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
13Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere.14Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi.
15E tu, Cafàrnao,

'sarai innalzata fino al cielo?
Fino agli inferi sarai precipitata!'

16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato".

17I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome".18Egli disse: "Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli".

21In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: "Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.22Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare".

23E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.24Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono".

25Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?".26Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?".27Costui rispose: "'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza' e con tutta la tua mente e 'il prossimo tuo come te stesso'".28E Gesù: "Hai risposto bene; fa' questo e vivrai".

29Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?".30Gesù riprese:
"Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.32Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.35Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.36Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?".37Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' lo stesso".

38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.39Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;40Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti".41Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,42ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta".


Primo libro dei Maccabei 7

1Nell'anno centocinquantuno Demetrio, figlio di Selèuco, evase da Roma e sbarcò con pochi uomini in una città della costa e là si proclamò re.2Quando rientrò nella reggia dei suoi padri, l'esercito catturò Antioco e Lisia per consegnarglieli.3Informato della cosa, disse: "Non mostratemi la loro faccia".4Perciò i soldati li uccisero e Demetrio sedette sul trono del suo regno.
5Allora andarono da lui tutti gli uomini perfidi ed empi d'Israele, guidati da Alcimo che aspirava al sommo sacerdozio.6Essi accusarono il popolo davanti al re dicendo: "Giuda con i suoi fratelli ha sterminato tutti i tuoi amici e ci ha strappato dal nostro paese.7Ora manda un uomo fidato, che venga e prenda visione della rovina generale da quello procurata a noi e ai domini del re e provveda a punire quella famiglia e tutti i suoi sostenitori".8Il re designò Bàcchide, uno degli amici del re, preposto alla regione dell'Oltrefiume, potente nel regno e fedele al re,9e lo inviò con l'empio Alcimo; attribuì a questi il sommo sacerdozio e gli diede ordine di far vendetta contro gli Israeliti.10Così partirono e giunsero in Giudea con forze numerose. Bàcchide mandò messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli per portare con inganno parole di pace.11Ma essi non credettero alle sue parole: avevano infatti saputo che era giunto con un forte esercito.12Si radunò tuttavia presso Alcimo e Bàcchide un gruppo di scribi per chiedere il riconoscimento dei diritti.13Gli Asidei furono i primi tra gli Israeliti a chieder loro la pace.14Dicevano infatti: "Un uomo della stirpe di Aronne è venuto con i soldati, non ci farà certo del male".15Egli usò con loro parole di pace e giurò loro: "Non faremo alcun male né a voi né ai vostri amici".16E quelli credettero. Ma egli prese sessanta di loro e li uccise in un sol giorno, proprio secondo la parola che sta scritta:

17'"Le carni dei tuoi santi e il loro sangue
hanno sparso intorno a Gerusalemme
e nessuno li seppelliva".'

18Allora la paura e il terrore si sparsero per tutto il popolo, perché tutti dicevano: "Non c'è in loro verità né giustizia, perché hanno trasgredito l'alleanza e il giuramento prestato".19Bàcchide levò il campo da Gerusalemme e si accampò in Bet-Zait; mandò ad arrestare molti degli uomini che erano passati dalla sua parte e alcuni del popolo e li fece uccidere e gettare nel pozzo grande.20Affidò il paese ad Alcimo e gli lasciò soldati che lo sostenessero; quindi Bàcchide fece ritorno dal re.21Alcimo rivendicava con le armi il sommo sacerdozio;22tutti i perturbatori del popolo si unirono a lui, si impadronirono della Giudea e procurarono grandi sventure a Israele.23Giuda vide tutti i mali che facevano Alcimo e i suoi fautori agli Israeliti peggio dei pagani,24uscì allora nelle regioni intorno alla Giudea, fece vendetta degli uomini che avevano disertato e impedì loro di far scorrerie nella regione.
25Quando Alcimo vide che Giuda e i suoi si erano rinforzati e che non avrebbe potuto resister loro, ritornò presso il re e mosse contro di loro accuse di misfatti.
26Allora il re mandò Nicànore, uno dei suoi capi più illustri, che aveva odio e inimicizia per Israele e gli ordinò di sterminare il popolo.27Nicànore venne in Gerusalemme con truppe ingenti e mandò messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli con inganno a far queste proposte di pace:28"Non ci sia battaglia tra me e voi. Verrò con pochi uomini per incontrarmi pacificamente".29Venne da Giuda e si salutarono a vicenda con segni di pace: ma i nemici stavano pronti per metter le mani su Giuda.30Giuda fu informato che quello era venuto da lui con inganno, ed ebbe timore di lui e non volle più vedere la sua faccia.31Nicànore si accorse che il suo piano era stato scoperto e uscì all'attacco contro Giuda verso Cafarsalama.32Caddero dalla parte di Nicànore circa cinquecento uomini; gli altri ripararono nella città di Davide.
33Dopo questi fatti Nicànore salì al monte Sion e gli vennero incontro dal santuario alcuni sacerdoti e anziani del popolo per salutarlo con espressioni di pace e mostrargli l'olocausto offerto per il re.34Ma egli li schernì, li derise, anzi li contaminò e parlò con arroganza;35giurò incollerito: "Se non sarà consegnato subito Giuda e il suo esercito nelle mie mani, vi assicuro che quando tornerò a guerra finita, darò alle fiamme questo tempio"; e se ne andò tutto furioso.36I sacerdoti rientrarono e stando davanti all'altare e al tempio dissero tra il pianto:37"Tu hai scelto questo tempio perché su di esso fosse invocato il tuo nome e fosse casa di orazione e di supplica per il tuo popolo.38Fa' vendetta di questo uomo e delle sue schiere; siano trafitti di spada. Ricòrdati delle loro bestemmie: non lasciarli sopravvivere".
39Nicànore uscì da Gerusalemme, si accampò a Bet-Coròn e gli andò incontro l'esercito della Siria.40Giuda pose il campo in Adasa con tremila uomini e pregò:41"Quando gli ufficiali del re assiro dissero bestemmie, venne il tuo angelo e ne abbatté centottantacinquemila:42abbatti allo stesso modo questo esercito davanti a noi oggi; sappiano tutti gli altri che egli ha parlato empiamente contro il tuo santuario e tu giudicalo secondo le sue empietà".43Si scontrarono gli eserciti in combattimento il tredici del mese di Adar e fu sconfitto l'esercito di Nicànore, anzi egli cadde in battaglia per primo.44Quando i suoi soldati videro che Nicànore era caduto, gettarono le armi e fuggirono.45Li inseguirono per una giornata di cammino da Adasa fino a Ghezer e suonavano le trombe dietro a loro per dare l'allarme.46Uscirono allora uomini da tutti i villaggi della Giudea all'intorno e li accerchiarono; essi si voltavano gli uni contro gli altri e caddero tutti di spada: non ne rimase neppure uno.47I Giudei presero le spoglie e il bottino, mozzarono la testa di Nicànore e la destra, che aveva steso con superbia, e le portarono e le esposero in Gerusalemme.48Il popolo fece gran festa e passò quel giorno come giornata di gioia straordinaria.49Stabilirono di celebrare ogni anno questo giorno il tredici di Adar.50Così la Giudea ebbe quiete per un po' di tempo.


Giobbe 36

1Eliu continuò a dire:

2Abbi un po' di pazienza e io te lo dimostrerò,
perché in difesa di Dio c'è altro da dire.
3Prenderò da lontano il mio sapere
e renderò giustizia al mio creatore,
4poiché non è certo menzogna il mio parlare:
un uomo di perfetta scienza è qui con te.
5Ecco, Dio è grande e non si ritratta,
egli è grande per fermezza di cuore.
6Non lascia vivere l'iniquo
e rende giustizia ai miseri.
7Non toglie gli occhi dai giusti,
li fa sedere sul trono con i re
e li esalta per sempre.
8Se talvolta essi sono avvinti in catene,
se sono stretti dai lacci dell'afflizione,
9fa loro conoscere le opere loro
e i loro falli, perché superbi;
10apre loro gli orecchi per la correzione
e ordina che si allontanino dalla iniquità.
11Se ascoltano e si sottomettono,
chiuderanno i loro giorni nel benessere
e i loro anni nelle delizie.
12Ma se non vorranno ascoltare,
di morte violenta periranno,
spireranno senza neppure saperlo.
13I perversi di cuore accumulano l'ira;
non invocano aiuto, quando Dio li avvince in catene:
14si spegne in gioventù la loro anima,
e la loro vita all'età dei dissoluti.
15Ma egli libera il povero con l'afflizione,
gli apre l'udito con la sventura.
16Anche te intende sottrarre dal morso
dell'angustia:
avrai in cambio un luogo ampio, non ristretto
e la tua tavola sarà colma di vivande grasse.
17Ma se colmi la misura con giudizi da empio,
giudizio e condanna ti seguiranno.
18La collera non ti trasporti alla bestemmia,
l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare.
19Può forse farti uscire dall'angustia il tuo
grido,
con tutti i tentativi di forza?
20Non sospirare quella notte,
in cui i popoli vanno al loro luogo.
21Bada di non volgerti all'iniquità,
poiché per questo sei stato provato dalla miseria.

22Ecco, Dio è sublime nella sua potenza;
chi come lui è temibile?
23Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire
o chi mai ha potuto dirgli: "Hai agito male?".
24Ricordati che devi esaltare la sua opera,
che altri uomini hanno cantato.
25Ogni uomo la contempla,
il mortale la mira da lontano.
26Ecco, Dio è così grande, che non lo
comprendiamo:
il numero dei suoi anni è incalcolabile.
27Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori,
28che le nubi riversano
e grondano sull'uomo in grande quantità.
29Chi inoltre può comprendere la distesa delle
nubi,
i fragori della sua dimora?
30Ecco, espande sopra di esso il suo vapore
e copre le profondità del mare.
31In tal modo sostenta i popoli
e offre alimento in abbondanza.
32Arma le mani di folgori
e le scaglia contro il bersaglio.
33Lo annunzia il suo fragore,
riserva d'ira contro l'iniquità.


Salmi 51

1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2'Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.'

3Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
4Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.

5Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.

7Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.

9Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
10Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.

11Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.

12Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
14Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.

15Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
16Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
18poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
19Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.

20Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
21Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l'olocausto e l'intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.


Lamentazioni 3

1Io sono l'uomo che ha provato la miseria
sotto la sferza della sua ira.
2Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce.
3Solo contro di me egli ha volto e rivolto
la sua mano tutto il giorno.
4Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle,
ha rotto le mie ossa.
5Ha costruito sopra di me, mi ha circondato
di veleno e di affanno.
6Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi
come i morti da lungo tempo.
7Mi ha costruito un muro tutt'intorno,
perché non potessi più uscire;
ha reso pesanti le mie catene.
8Anche se grido e invoco aiuto,
egli soffoca la mia preghiera.
9Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri.
10Egli era per me un orso in agguato,
un leone in luoghi nascosti.
11Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato,
mi ha reso desolato.
12Ha teso l'arco, mi ha posto
come bersaglio alle sue saette.
13Ha conficcato nei miei fianchi
le frecce della sua faretra.
14Son diventato lo scherno di tutti i popoli,
la loro canzone d'ogni giorno.
15Mi ha saziato con erbe amare,
mi ha dissetato con assenzio.
16Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
17Son rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
18E dico: "È sparita la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore".
19Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.
20Ben se ne ricorda e si accascia
dentro di me la mia anima.
21Questo intendo richiamare alla mia mente,
e per questo voglio riprendere speranza.
22Le misericordie del Signore non sono finite,
non è esaurita la sua compassione;
23esse son rinnovate ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
24"Mia parte è il Signore - io esclamo -
per questo in lui voglio sperare".
25Buono è il Signore con chi spera in lui,
con l'anima che lo cerca.
26È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.
27È bene per l'uomo portare
il giogo fin dalla giovinezza.
28Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo ha imposto;
29cacci nella polvere la bocca,
forse c'è ancora speranza;
30porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.
31Poiché il Signore non rigetta mai...
32Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
33Poiché contro il suo desiderio egli umilia
e affligge i figli dell'uomo.
34Quando schiacciano sotto i loro piedi
tutti i prigionieri del paese,
35quando falsano i diritti di un uomo
in presenza dell'Altissimo,
36quando fan torto a un altro in una causa,
forse non vede il Signore tutto ciò?
37Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata,
senza che il Signore lo avesse comandato?
38Dalla bocca dell'Altissimo non procedono forse
le sventure e il bene?
39Perché si rammarica un essere vivente,
un uomo, per i castighi dei suoi peccati?
40"Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola,
ritorniamo al Signore.
41Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani,
verso Dio nei cieli.
42Abbiamo peccato e siamo stati ribelli;
tu non ci hai perdonato.
43Ti sei avvolto nell'ira e ci hai perseguitati,
hai ucciso senza pietà.
44Ti sei avvolto in una nube,
così che la supplica non giungesse fino a te.
45Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto
in mezzo ai popoli.
46Han spalancato la bocca contro di noi
tutti i nostri nemici.
47Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte,
desolazione e rovina".
48Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi,
per la rovina della figlia del mio popolo.
49Il mio occhio piange senza sosta
perché non ha pace
50finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.
51Il mio occhio mi tormenta
per tutte le figlie della mia città.
52Mi han dato la caccia come a un passero
coloro che mi son nemici senza ragione.
53Mi han chiuso vivo nella fossa
e han gettato pietre su di me.
54Son salite le acque fin sopra il mio capo;
io dissi: "È finita per me".
55Ho invocato il tuo nome, o Signore,
dalla fossa profonda.
56Tu hai udito la mia voce: "Non chiudere
l'orecchio al mio sfogo".
57Tu eri vicino quando ti invocavo,
hai detto: "Non temere!".
58Tu hai difeso, Signore, la mia causa,
hai riscattato la mia vita.
59Hai visto, o Signore, il torto che ho patito,
difendi il mio diritto!
60Hai visto tutte le loro vendette,
tutte le loro trame contro di me.
61Hai udito, Signore, i loro insulti,
tutte le loro trame contro di me,
62i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità
contro di me tutto il giorno.
63Osserva quando siedono e quando si alzano;
io sono la loro beffarda canzone.
64Rendi loro il contraccambio, o Signore,
secondo l'opera delle loro mani.
65Rendili duri di cuore,
la tua maledizione su di loro!
66Perseguitali nell'ira e distruggili
sotto il cielo, Signore.


Seconda lettera ai Corinzi 11

1Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate.2Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo.3Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.4Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo.5Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!6E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.
7O forse ho commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio?8Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi.9E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d'aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire.10Com'è vero che c'è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!
11Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!12Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano.13Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo.14Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce.15Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.
16Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un poco.17Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare.18Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io.19Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti.20In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia.21Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli!
Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io.22Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io!23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.24Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi;25tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde.26Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli;27fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.28E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.29Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
30Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza.31Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco.32A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi,33ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.


Capitolo XXIV: Il giudizio divino e la punizione dei peccati

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1. In ogni cosa tieni l'occhio fisso al termine finale; tieni l'occhio, cioè, a come comparirai dinanzi al giudice supremo; al giudice che vede tutto, non si lascia placare con doni, non accetta scuse; e giudica secondo giustizia (cfr. Is 11,4). Oh!, sciagurato e stolto peccatore, come potrai rispondere a Dio, il quale conosce tutto il male che hai fatto; tu che tremi talvolta alla vista del solo volto adirato di un uomo? Perché non pensi a quel che avverrà di te nel giorno del giudizio, quando nessuno potrà essere scagionato e difeso da altri, e ciascuno costituirà per se stesso un peso anche troppo grave? E' adesso che la tua fatica è producente; è adesso che il tuo pianto e il tuo sospiro possono piacere a Dio ed essere esauditi; è adesso che il tuo dolore può ripagare il male compiuto e renderti puro.

2. Un grave e salutare purgatorio l'ha colui che sa sopportare. Questi, ricevendo ingiustizie, si dispiace della cattiveria altrui, più che del male patito; è pronto a pregare per quelli che lo contrastano e perdona di cuore le loro colpe; non esita a chiedere perdono agli altri; è più incline ad aver compassione che ad adirarsi; fa violenza sovente a se stesso e si sforza di sottoporre interamente la carne allo spirito. Stroncare ora i vizi e purgarsi ora dai peccati è miglior cosa che lasciarli da purgare in futuro. Invero noi facciamo inganno a noi stessi amando le cose carnali, contro l'ordine stabilito da Dio. Che altro divorerà, quel fuoco, se non i tuoi peccati? Perciò, quanto più indulgi a te stesso quaggiù, seguendo la carne, tanto più duramente pagherai poi, preparando fin d'ora materiale più abbondante per quelle fiamme. Ciascuno sarà più gravemente punito in ciò in cui ebbe a peccare. Colà i pigri saranno incalzati da pungoli infuocati; e i golosi saranno tormentati da grande sete e fame. Colà sui lussuriosi e sugli amanti dei piaceri saranno versati in abbondanza pece ardente e zolfo fetido; e gli invidiosi, per il grande dolore, daranno in ululati, quali cani rabbiosi. Non ci sarà vizio che non abbia il suo speciale tormento. Colà i superbi saranno pieni di ogni smarrimento; e gli avari saranno oppressi da gravissima miseria. Un'ora trascorsa colà, nella pena, sarà più grave di cento anni passati qui in durissima penitenza. Nessuna tregua, colà, nessun conforto per i dannati; mentre quaggiù talora ci si stacca dalla fatica e si gode del sollievo degli amici.

3. Devi darti da fare adesso, e piangere i tuoi peccati, per poter essere senza pensiero nel giorno del giudizio. In quel giorno, infatti, i giusti staranno in piena tranquillità in faccia a coloro che li oppressero (Sap 5,1) e li calpesteranno. Starà come giudice colui che ora si sottomette umilmente al giudizio degli uomini. In quel giorno, grande speranza avranno il povero e l'umile, e sarà pieno di paura il superbo; apparirà che è stato saggio in questo mondo colui che ha saputo essere stolto e disprezzato per amore di Cristo. In quel giorno sarà cara ogni tribolazione che sia stata sofferta pazientemente, e "ogni iniquità chiuderà la sua bocca" (Sal 106,42); l'uomo pio sarà nella gioia, mentre sarà nel dolore chi è vissuto senza fede. In quel giorno il corpo tribolato godrà più che se fosse stato nutrito di delizie; risplenderà la veste grossolana e quella fine sarà oscurata; una miserabile dimora sarà più ammirata che un palazzo dorato. In quel giorno una pazienza che non sia venuta mai meno, gioverà più che tutta la potenza della terra; la schietta obbedienza sarà glorificata più che tutta l'astuzia del mondo. In quel giorno la pura e retta coscienza darà più gioia che la erudita dottrina; il disprezzo delle ricchezze varrà di più che i tesori di tutti gli uomini. In quel giorno avrai maggior gioia da una fervente preghiera che da un pranzo prelibato; trarrai più gioia dal silenzio che avrai mantenuto, che da un lungo parlare. In quel giorno le opere buone varranno di più che le molte parole; una vita rigorosa è una dura penitenza ti saranno più care di ogni piacere di questa terra.  

4. Impara a patire un poco adesso, affinché allora tu possa essere liberato da patimenti maggiori. Prova te stesso prima, quaggiù, per sapere di che cosa sarai capace allora. Se adesso sai così poco patire, come potrai sopportare i tormenti eterni? Se adesso un piccolo patimento ti rende così incapace di sopportazione, come ti renderà la Geenna? Ecco, in verità, non le puoi avere tutte e due, queste gioie: godere in questa vita e poi regnare con Cristo. Che ti gioverebbe, se, fino ad oggi, tu fossi sempre vissuto tra gli onori e i piaceri, e ora ti accadesse di morire improvvisamente? Tutto, dunque, è vanità, fuorché amare Iddio e servire a Lui solo. E perciò, colui che ama Dio con tutto il suo cuore non ha paura né della morte, né della condanna, né del giudizio, né dell'inferno. Un amore perfetto porta con tutta sicurezza a Dio; chi invece continua ad amare il peccato ha paura e - ciò non fa meraviglia - della morte e del giudizio. Se poi non hai ancora amore bastante per star lontano dal male, è bene che almeno la paura dell'inferno ti trattenga; in effetti, chi non tiene nel giusto conto il timore di Dio non riuscirà a mantenersi a lungo nella via del bene, ma cadrà ben presto nei lacci del diavolo.


LETTERA 144: Agostino si congratula con i cittadini di Cirta convertitisi dal Donatismo alla comunione cattolica

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta forse prima del 411.

Agostino si congratula con i cittadini di Cirta convertitisi dal Donatismo alla comunione cattolica, esortandoli ad attribuirne il merito alla grazia di Dio, il quale si serve dei suoi ministri (n. 1), come avvenne per Polemone dopo aver ascoltato Senocrate (n. 2); esorta infine i contumaci a credere alle divine Scritture e non alle menzogne umane (n. 3).

AGOSTINO VESCOVO AI CITTADINI DI CIRTA, SIGNORI ONOREVOLI E GIUSTAMENTE COMMENDEVOLI, CARISSIMI E DESIDERATISSIMI FRATELLI, IN TUTTI I GRADI DELLE CARICHE PUBBLICHE

La conversione è opera di Dio.

1. Se ciò, che nella vostra città ci contristava, è scomparso, se la durezza del cuore umano, che resisteva alla verità evidentissima e per così dire esposta alla vista di tutti, è stata vinta dalla forza della verità stessa, se la dolcezza della pace viene gustata e l'amore della verità non offende più gli occhi malati, ma risanati li illumina e rinvigorisce, questo risultato non è opera mia, ma di Dio: non lo attribuirei affatto alle azioni degli uomini, neanche se la conversione così confortante di una moltitudine fosse avvenuta mentre eravamo presso di voi e vi parlavamo ed esortavamo. Tutto ciò è opera di Colui che, per mezzo dei suoi ministri, ammonisce dal di fuori con i segni delle cose, ma li istruisce internamente da se stesso con le cose stesse. Ma non per questo dobbiamo muoverci troppo pigramente per visitarvi, per il fatto cioè che qualunque cosa è avvenuta di lodevole in voi, non è stata operata da noi, ma da Colui che solo compie meraviglie 1. Molto più alacremente dobbiamo accorrere a contemplare le opere divine anziché le nostre, poiché anche noi, se siamo qualcosa di buono, siamo opera di Dio, non degli uomini. Ecco perché' l'Apostolo disse: Non è qualche cosa né chi pianta né chi irriga, ma è Dio che fa crescere 2.

Polemone convertito da Senocrate.

2. Senocrate come voi mi scrivete e come ricordo anch'io dalle letture classiche, in una conferenza sui vantaggi della temperanza, convertì d'un tratto a un tenore di vita morigerato Polemone, che non solo era un ubriacone, ma in quel momento era anche ubriaco. Sebbene quello, come saggiamente avete compreso, non fosse guadagnato alla causa di Dio, ma liberato soltanto dalla tirannia della dissolutezza, tuttavia non attribuirei neppure questo suo mutamento in meglio all'opera di un uomo, ma di Dio. Poiché i beni del corpo stesso, cioè dell'infima parte di noi, quali sono ad esempio la bellezza, le forze, la salute e qualunque altro bene di tale genere, non provengono se non da Dio creatore e perfezionatore della natura: con quanto maggior ragione nessun altro può darci i beni dell'anima! Qual pensiero più orgoglioso e più ingrato potrebbe nutrire la pazza mente umana, che reputare che Dio renda bello l'uomo nel fisico, e che l'essere reso casto nell'anima provenga dall'uomo? Nel libro della Sapienza cristiana sta scritto: Poiché sapevo che nessuno può essere continente, se Dio non lo concede; ed era già questo un frutto della sapienza, il sapere cioè da chi ci è concesso questo dono 3. Se dunque Polemone, divenuto temperante, da sensuale che era, avesse saputo di chi fosse questo dono, in modo da adorarlo con sentimenti di vera pietà, liberandosi dalle superstizioni dei pagani, sarebbe stato esaltato non solo per la temperanza, ma anche per la verace sapienza e per la salutare religione, né gli sarebbe giovato solo per l'onestà della vita presente, ma anche per l'immortalità della vita futura. Quanto meno dunque mi devo arrogare io il vanto di questa conversione vostra o del vostro popolo, che mi avete annunciata poco tempo fa; essa è senza dubbio effetto dell'intervento di Dio in coloro nei quali si è veramente compiuta e non delle mie parole né della mia presenza tra voi. Ciò soprattutto dovete riconoscere, ciò meditare con pietà ed umiltà. A Dio, fratelli miei, a Dio dovete esser grati; Dio dovete temere per non mancare, Dio amare per avanzare.

Credere alle divine Scritture non alle menzogne umane.

3. Se tra voi ci sono ancora alcuni che sono separati (dall'unità cattolica) a causa di qualche attaccamento umano nascosto o che vi sono rientrati solo per finzione a causa di qualche timore umano, questi tali considerino che Dio, a cui la coscienza umana è chiaramente palese, non lo ingannano come testimone né lo evitano come giudice. Se poi, per la preoccupazione della propria salvezza, sono angustiati da qualche grave dubbio circa la questione dell'unità stessa, se lo tolgano - come io credo sia la cosa più giusta - credendo nei riguardi della Chiesa cattolica, cioè diffusa in tutto il mondo, alle affermazioni veritiere delle divine Scritture, più che alle bugie spacciate con malignità dalle lingue degli uomini. Quanto alle discordie sorte tra uomini, questi tali, chiunque essi siano, pensino che non pregiudicano affatto le promesse di Dio, che disse ad Abramo: Nel tuo Discendente saranno benedette tutte le nazioni 4, promesse cui si prestò fede quando se ne udì la predizione, mentre si osa negarle adesso che si vedono compiute. I Donatisti riflettano frattanto su questa considerazione brevissima e, se non erro, irrefutabile: o la causa fu trattata nel tribunale della Chiesa d'oltremare, o non fu trattata. Se non lo fu, la comunità cristiana che abbraccia i popoli d'oltremare, e della quale godiamo d'essere membri, è innocente, e quindi i Donatisti si sono divisi dai Cristiani innocenti con uno scisma sacrilego. Se invece la causa fu trattata, chi potrebbe non comprendere, non credere, non vedere che furono in essa sconfitti coloro che si separarono dalla comunione di quei popoli? Scelgano dunque se preferiscono credere alla sentenza emanata dai giudici ecclesiastici, o alle proteste di litigiosi scismatici battuti in giudizio. Prudenti come siete, badate attentamente come non si possa rispondere nulla di serio contro questo ragionamento, brevissimo a dirsi, facilissimo a intendere: eppure il cattivo Polemone preferisce lasciarsi trascinare alla rovina dall'ebbrezza del suo inveterato errore. Perdonatemi questa mia lettera, forse più prolissa che gradita, ma a mio giudizio più utile che piacevole, o miei signori onorevoli e meritamente commendevoli, molto cari e desiderati fratelli. Quanto alla visita che vi farò, compia Iddio il nostro comune desiderio. Non posso spiegarvi a parole da quale ardore di carità mi sento infiammato per venire a visitarvi, e non dubito affatto della vostra benevolenza nel credermi.

 

1 - Sal 71, 18.

2 - 1 Cor 3, 7.

3 - Sap 8, 21.

4 - Gn 26, 4.


Capitolo VII: Proteggere la grazia sotto la salvaguardia dell’umiltà

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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1. O figlio, è per te cosa assai utile e sicura tenere nascosta la grazia della devozione; non insuperbirne, non continuare a parlarne e neppure a ripensarci molto. Disprezza, invece, temendo questa grazia come data a uno che non ne era degno. Non devi attaccarti troppo forte a un tale slancio devoto, che subitamente può trasformarsi in un sentimento contrario. Nel tempo della grazia ripensa a quanto, di solito, sei misero e povero senza la grazia. Un progresso nella vita spirituale non lo avrai raggiunto quando avrai avuto la grazia della consolazione, ma quando, con umiltà, abnegazione e pazienza, avrai saputo sopportare che essa ti sia tolta. Cosicché, neppure allora, tu sia pigro nell'amore alla preghiera o lasci cadere del tutto le abituali opere di pietà; anzi, tu faccia volenterosamente tutto quanto è in te, come meglio potrai e saprai, senza lasciarti andare del tutto a causa dell'aridità e dell'ansietà spirituale che senti.  

2. Molti, non appena accade qualcosa di male, si fanno tosto impazienti e perdono la buona volontà. Ma le vie dell'uomo non dipendono sempre da lui. E' Dio che può dare e consolare, quando vuole e quanto vuole e a chi egli vuole; nella misura che gli piacerà e non di più. Molti, poi, fattisi arditi per il fatto che sentivano la grazia della devozione, procurarono la loro rovina: essi vollero fare di più di quanto era nelle loro possibilità, non considerando la propria pochezza e seguendo l'impulso del cuore piuttosto che il giudizio della ragione. Presunsero di poter fare più di quello che era nella volontà di Dio; perciò d'un tratto persero la grazia. Essi, che avevano posto il loro nido nel cielo, restarono a mani vuote, abbandonati alla loro miseria; cosicché, umiliati e spogliati, imparassero, a non volare con le loro ali, ma a star sotto le mie ali, nella speranza. Coloro che sono ancora novellini e inesperti nella via del Signore facilmente si ingannano e cadono, se non si attaccano al consiglio di persone elette. E se vogliono seguire quello che loro sembra giusto, anziché affidarsi ad altri più esperti, finiranno male, a meno che non vogliano ritrarsi dal proprio interno. Coloro che si credono sapienti di per sé, di rado si lasciano umilmente guidare da altri. Sennonché uno scarso sapere e una modesta capacità di comprendere, accompagnati dall'umiltà, valgono di più di un gran tesoro di scienza, accompagnato dal vuoto compiacimento di sé. E' meglio per te avere poco, piuttosto che molto; del molto potresti insuperbire.

Non agisce con sufficiente saggezza colui che, avendo la grazia, si dà interamente alla gioia, senza pensare alla sua miseria di prima e alla purezza che si deve aver nel timore di Dio; timore cioè di perdere quella grazia che gli era stata data. Così non dimostra di avere sufficiente virtù colui che, al momento dell'avversità o in altra circostanza che lo opprima, si dispera eccessivamente e concepisce, nei confronti, pensieri e sentimenti di fiducia meno piena di quanto mi si dovrebbe. Al momento della lotta, si troverà spesso estremamente abbattuto e pieno di paura proprio colui che, in tempo di quiete, avrà voluto essere troppo sicuro. Se tu, invece, riuscissi a restare umile e piccolo in te stesso, e a ben governare e dirigere il tuo spirito non cadresti così facilmente nel pericolo e nel peccato. Un buon consiglio è questo, che, quando hai nell'animo uno speciale ardore spirituale, tu consideri bene quello che potrà accadere se verrà meno tale luce interiore. Quando poi ciò accadesse, pensa che poi di nuovo possa tornare quella luce che per un certo tempo ti ha tolta, per tua sicurezza e per la mia gloria. Infatti, subire una simile prova è spesso a te più utile che godere stabilmente di una situazione tranquilla, secondo il tuo piacere. In verità i meriti non si valutano secondo questo criterio, che uno abbia frequenti visioni, o riceva particolari gioie interiori, o sia posto in un grado più alto. Ma piuttosto secondo questo criterio, che uno sia radicato nella vera umiltà e ripieno dell'amore divino; che ricerchi sempre soltanto e interamente di rendere gloria a Dio; che consideri se stesso un nulla; che si disprezzi veramente e preferisca perfino essere disprezzato ed umiliato dagli altri, anziché essere onorato.


3 gennaio 1944

Maria Valtorta

Dice Gesù:
   «Io sono il buon Samaritano[5]. Non ci sono che Io che ho pietà delle vostre ferite e che mi curvo[6] su voi versandovi sopra, senza ripugnanze e stanchezze, l’olio e il vino spremuto dal­l’amore.

   Per tutto il fiele e l’aceto che mi date, o uomini che mi offendete nella mia natura e nella mia dottrina, Io vi do il vino del mio Sangue premuto dalle vene come da grappolo messo nel torchio, non tanto dai crocifissori, quanto dall’amore per voi che mi ha dato nelle mani dei crocifissori, e vi do l’olio della mia Misericordia che fluisce dal cuore squarciato anche dopo la morte,7] perché neppure fosse immune da offesa il mio cadavere e conservata una goccia del mio Sangue per Me.

   Satana ladrone vi assale e ferisce e poi vi abbandona. Il mondo vi guarda e vi deride, se pure non si unisce a Satana per ferirvi. Io solo vengo e ho pietà del vostro stato.

   Non ricusate l’Amico che vi vuole salvare. Lasciatevi curare da Lui. Venite da chi vi ama.»

[5] il buon Samaritano, quello della parabola di Luca 10, 29-37.
[6] mi curvo, invece di si curva, è correzione nostra. Non annoteremo, in genere, le rare correzioni ortografiche e, comunque, non sostanziali.
[7] cuore squarciato anche dopo la morte, come si narra in Giovanni 19, 31-37.