Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 26° settimana del tempo ordinario (Santa Teresa di Gesù Bambino)
Vangelo secondo Luca 17
1Disse ancora ai suoi discepoli: "È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono.2È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.3State attenti a voi stessi!
Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli.4E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai".
5Gli apostoli dissero al Signore:6"Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.
7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?8Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?9Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare".
11Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samarìa e la Galilea.12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza,13alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!".14Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati.15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce;16e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.17Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?18Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse:19"Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!".
20Interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", rispose:21"Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!".
22Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete.23Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli.24Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno.25Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione.26Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo:27mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti.28Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano;29ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti.30Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà.31In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro.32Ricordatevi della moglie di Lot.33Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà.34Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato;35due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata".36.37Allora i discepoli gli chiesero: "Dove, Signore?". Ed egli disse loro: "Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi".
Secondo libro dei Re 14
1Nell'anno secondo di Ioas figlio di Ioacaz, re di Israele, divenne re Amazia figlio di Ioas, re di Giuda.2Quando divenne re aveva venticinque anni; regnò ventinove anni in Gerusalemme. Sua madre era di Gerusalemme e si chiamava Ioaddain.3Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore, ma non come Davide suo antenato: agì in tutto come suo padre Ioas.4Solo non scomparvero le alture; il popolo ancora sacrificava e offriva incensi sulle alture.5Quando il regno fu saldo nelle sue mani, uccise gli ufficiali che avevano assassinato il re suo padre.6Ma non uccise i figli degli assassini, secondo quanto è scritto nel libro della legge di Mosè, ove il Signore prescrive: "I padri non moriranno per i figli né i figli per i padri, perché ognuno morirà per il suo peccato".7Egli sconfisse gli Idumei nella Valle del sale, uccidendone diecimila. In tale guerra occupò Sela e la chiamò Iokteèl, come è chiamata fino ad oggi.
8Allora Amazia mandò messaggeri a Ioas figlio di Ioacaz, figlio di Ieu, re di Israele, per dirgli: "Su, guardiamoci in faccia".9Ioas re di Israele fece rispondere ad Amazia re di Giuda: "Il cardo del Libano mandò a dire al cedro del Libano: Da' in moglie tua figlia a mio figlio. Ora passò una bestia selvatica del Libano e calpestò il cardo.10Tu hai sconfitto Edom, per questo il tuo cuore ti ha reso altero. Sii glorioso, ma resta nella tua casa. Perché provocare una calamità? Potresti precipitare tu e Giuda con te".11Amazia non lo ascoltò. Allora Ioas re di Israele si mise in marcia; si guardarono in faccia, lui e Amazia re di Giuda, in Bet-Sèmes, che appartiene a Giuda.12Giuda fu sconfitto di fronte a Israele e ognuno fuggì nella propria tenda.13Ioas re di Israele in Bet-Sèmes fece prigioniero Amazia re di Giuda figlio di Ioas, figlio di Acazia. Quindi, andato in Gerusalemme, ne demolì le mura dalla porta di Èfraim fino alla porta dell'Angolo per quattrocento cubiti.14Prese tutto l'oro e l'argento e tutti gli oggetti trovati nel tempio e nei tesori della reggia, insieme con gli ostaggi, e tornò in Samaria.
15Le altre gesta di Ioas, le sue azioni, le sue prodezze e le sue guerre con Amazia re di Giuda sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.16Ioas si addormentò con i suoi padri; fu sepolto in Samaria vicino ai re di Israele. Al suo posto divenne re suo figlio Geroboamo.
17Amazia figlio di Ioas, re di Giuda, dopo la morte di Ioas figlio di Ioacaz, re di Israele, visse quindici anni.
18Le altre gesta di Amazia sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.19Contro di lui si ordì una congiura in Gerusalemme. Egli fuggì a Lachis; lo fecero inseguire fino a Lachis e là l'uccisero.20Trasportato su dei cavalli, fu sepolto con i suoi padri nella città di Davide.21Tutto il popolo di Giuda prese Azaria, che aveva sedici anni, e lo proclamò re al posto di suo padre Amazia.22Egli fortificò Elat, da lui riconquistata a Giuda dopo che il re si era addormentato con i suoi padri.
23Nell'anno quindici di Amazia figlio di Ioas, re di Giuda, in Samaria divenne re Geroboamo figlio di Ioas, re di Israele, per quarantun anni.24Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò da nessuno dei peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele.25Egli ristabilì i confini di Israele dall'ingresso di Amat fino al mare dell'Araba secondo la parola del Signore Dio di Israele, pronunziata per mezzo del suo servo il profeta Giona figlio di Amittai, di Gat-Chefer,26perché il Signore aveva visto l'estrema miseria di Israele, in cui non c'era più né schiavo né libero, né chi lo potesse soccorrere.27Egli che aveva deciso di non far scomparire il nome di Israele sotto il cielo, li liberò per mezzo di Geroboamo figlio di Ioas.
28Le altre gesta di Geroboamo, le sue azioni e le sue prodezze in guerra, la sua riconquista di Damasco e di Amat in favore di Israele, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.29Geroboamo si addormentò con i suoi padri; fu sepolto in Samaria con i re di Israele. Al suo posto divenne re suo figlio Zaccaria.
Qoelet 3
1Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
2C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
3Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
5Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
7Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
9Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?
10Ho considerato l'occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa.11Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine.12Ho concluso che non c'è nulla di meglio per essi, che godere e agire bene nella loro vita;13ma che un uomo mangi, beva e goda del suo lavoro è un dono di Dio.14Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; non c'è nulla da aggiungere, nulla da togliere. Dio agisce così perché si abbia timore di lui.15Ciò che è, già è stato; ciò che sarà, già è; Dio ricerca ciò che è già passato.
16Ma ho anche notato che sotto il sole al posto del diritto c'è l'iniquità e al posto della giustizia c'è l'empietà.17Ho pensato: Dio giudicherà il giusto e l'empio, perché c'è un tempo per ogni cosa e per ogni azione.18Poi riguardo ai figli dell'uomo mi son detto: Dio vuol provarli e mostrare che essi di per sé sono come bestie.19Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c'è un solo soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell'uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità.20Tutti sono diretti verso la medesima dimora:
tutto è venuto dalla polvere
e tutto ritorna nella polvere.
21Chi sa se il soffio vitale dell'uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?22Mi sono accorto che nulla c'è di meglio per l'uomo che godere delle sue opere, perché questa è la sua sorte. Chi potrà infatti condurlo a vedere ciò che avverrà dopo di lui?
Salmi 35
1'Di Davide.'
Signore, giudica chi mi accusa,
combatti chi mi combatte.
2Afferra i tuoi scudi
e sorgi in mio aiuto.
3Vibra la lancia e la scure
contro chi mi insegue,
dimmi: "Sono io la tua salvezza".
4Siano confusi e coperti di ignominia
quelli che attentano alla mia vita;
retrocedano e siano umiliati
quelli che tramano la mia sventura.
5Siano come pula al vento
e l'angelo del Signore li incalzi;
6la loro strada sia buia e scivolosa
quando li insegue l'angelo del Signore.
7Poiché senza motivo mi hanno teso una rete,
senza motivo mi hanno scavato una fossa.
8Li colga la bufera improvvisa,
li catturi la rete che hanno tesa,
siano travolti dalla tempesta.
9Io invece esulterò nel Signore
per la gioia della sua salvezza.
10Tutte le mie ossa dicano:
"Chi è come te, Signore,
che liberi il debole dal più forte,
il misero e il povero dal predatore?".
11Sorgevano testimoni violenti,
mi interrogavano su ciò che ignoravo,
12mi rendevano male per bene:
una desolazione per la mia vita.
13Io, quand'erano malati, vestivo di sacco,
mi affliggevo col digiuno,
riecheggiava nel mio petto la mia preghiera.
14Mi angustiavo come per l'amico, per il fratello,
come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore.
15Ma essi godono della mia caduta, si radunano,
si radunano contro di me per colpirmi all'improvviso.
Mi dilaniano senza posa,
16mi mettono alla prova, scherno su scherno,
contro di me digrignano i denti.
17Fino a quando, Signore, starai a guardare?
Libera la mia vita dalla loro violenza,
dalle zanne dei leoni l'unico mio bene.
18Ti loderò nella grande assemblea,
ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso.
19Non esultino su di me i nemici bugiardi,
non strizzi l'occhio chi mi odia senza motivo.
20Poiché essi non parlano di pace,
contro gli umili della terra tramano inganni.
21Spalancano contro di me la loro bocca;
dicono con scherno: "Abbiamo visto con i nostri occhi!".
22Signore, tu hai visto, non tacere;
Dio, da me non stare lontano.
23Dèstati, svègliati per il mio giudizio,
per la mia causa, Signore mio Dio.
24Giudicami secondo la tua giustizia, Signore mio Dio,
e di me non abbiano a gioire.
25Non pensino in cuor loro: "Siamo soddisfatti!".
Non dicano: "Lo abbiamo divorato".
26Sia confuso e svergognato chi gode della mia sventura,
sia coperto di vergogna e d'ignominia chi mi insulta.
27Esulti e gioisca chi ama il mio diritto,
dica sempre: "Grande è il Signore
che vuole la pace del suo servo".
28La mia lingua celebrerà la tua giustizia,
canterà la tua lode per sempre.
Isaia 20
1Nell'anno in cui il 'Tartàn', mandato ad Asdòd da Sargon re di Assiria, giunse ad Asdòd, la assalì e la prese.
2In quel tempo il Signore disse per mezzo di Isaia figlio di Amoz: "Va', sciogliti il sacco dai fianchi e togliti i sandali dai piedi!". Così egli fece, andando spoglio e scalzo.
3Il Signore poi disse: "Come il mio servo Isaia è andato spoglio e scalzo per tre anni, come segno e simbolo per l'Egitto e per l'Etiopia,4così il re di Assiria condurrà i prigionieri d'Egitto e i deportati dell'Etiopia, giovani e vecchi, spogli e scalzi e con le natiche scoperte, vergogna per l'Egitto.5Allora saranno abbattuti e confusi a causa dell'Etiopia, loro speranza, e a causa dell'Egitto, di cui si vantavano.6In quel giorno gli abitanti di questo lido diranno: Ecco che cosa è successo al paese al quale ci eravamo rivolti e nel quale cercavamo rifugio per essere aiutati e liberati dal re di Assiria! Ora come ci salveremo?".
Lettera di Giuda 1
1Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell'amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo:2misericordia a voi e pace e carità in abbondanza.
3Carissimi, avevo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra salvezza, ma sono stato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte.4Si sono infiltrati infatti tra voi alcuni individui - i quali sono già stati segnati da tempo per questa condanna - empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio, rinnegando il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo.
5Ora io voglio ricordare a voi, che già conoscete tutte queste cose, che il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d'Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere,6e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno.7Così Sòdoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate all'impudicizia allo stesso modo e sono andate dietro a vizi contro natura, stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno.
8Ugualmente, anche costoro, come sotto la spinta dei loro sogni, contaminano il proprio corpo, disprezzano il Signore e insultano gli esseri gloriosi.9L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: 'Ti condanni il Signore'!10Costoro invece bestemmiano tutto ciò che ignorano; tutto ciò che essi conoscono per mezzo dei sensi, come animali senza ragione, questo serve a loro rovina.
11Guai a loro! Perché si sono incamminati per la strada di Caino e, per sete di lucro, si sono impegolati nei traviamenti di Balaàm e sono periti nella ribellione di Kore.12Sono la sozzura dei vostri banchetti sedendo insieme a mensa senza ritegno, pascendo se stessi; come nuvole senza pioggia portate via dai venti, o alberi di fine stagione senza frutto, due volte morti, sradicati;13come onde selvagge del mare, che schiumano le loro brutture; come astri erranti, ai quali è riservata la caligine della tenebra in eterno.
14Profetò anche per loro Ènoch, settimo dopo Adamo, dicendo: "Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti,15e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui".16Sono sobillatori pieni di acredine, che agiscono secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce parole orgogliose e adùlano le persone per motivi interessati.
17Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo.18Essi vi dicevano: "Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno secondo le loro empie passioni".19Tali sono quelli che provocano divisioni, gente materiale, privi dello Spirito.
20Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo,21conservatevi nell'amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna.22Convincete quelli che sono vacillanti,23altri salvateli strappandoli dal fuoco, di altri infine abbiate compassione con timore, guardandovi perfino dalla veste contaminata dalla loro carne.
24A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e nella letizia,25all'unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e sempre. Amen!
Capitolo II: La verità si fa sentire dentro di noi senza altisonanti parole
Leggilo nella Biblioteca
1. "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). "Io sono il tuo servo; dammi luce per apprezzare quello che tu proclami" (Sal 118,125). Disponi il mio cuore alle parole della tua bocca; il tuo dire discenda come rugiada. Dissero una volta a Mosè i figli di Israele: "Parlaci tu, e potremo ascoltarti; non ci parli il Signore, affinché non avvenga che ne moriamo" (Es 20,19). Non così, la mia preghiera, o Signore. Piuttosto, con il profeta Samuele, in umiltà e pienezza di desiderio, io ti chiedo ardentemente: "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). Non mi parli Mosè o qualche altro profeta; parlami invece tu, Signore Dio, che ispiri e dai luce a tutti i profeti: tu solo, senza di loro, mi puoi ammaestrare pienamente; quelli, invece, senza di te, non gioverebbero a nulla. Possono, è vero, far risuonare parole, ma non danno lo spirito; parlano bene, ma, se tu non intervieni, non accendono il cuore; lasciano degli scritti, ma sei tu che ne mostri il significato; presentano i misteri, ma sei tu che sveli il senso di ciò che sta dietro al simbolo; emettono ordini, ma sei tu che aiuti ad eseguirli; indicano la strada , ma sei tu che aiuti a percorrerla. Essi operano solamente all'esterno, ma tu prepari ed illumini i cuori; essi irrigano superficialmente, ma tu rendi fecondi; essi fanno risuonare delle parole, ma sei tu che aggiungi all'ascolto il potere di comprendere.
2. Non mi parli dunque Mosè; parlami tu, Signore mio Dio, verità eterna, affinché, se ammonito solo esteriormente e privo di fuoco interiore, io non resti senza vita e non mi isterilisca; affinché non mi sia di condanna la parola udita non tradotta in pratica, conosciuta ma non amata, creduta ma non osservata. "Parla, dunque, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10): "tu hai infatti parole di vita eterna" (Gv 6,69). Parlami, affinché scenda un po' di consolazione all'anima mia, e tutta la mia vita sia purificata. E a te sia lode e onore perpetuo.
Polemica con Massimino - Libro secondo
Polemica con Massimino - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaPrefazione: allusione al contenuto del libro.
Ormai l’argomento richiede che, nello spazio che rimane, con l’aiuto di Dio, io adempia la mia promessa. Infatti, nell’esordio di questa opera dicevo: Prima dimostrerò che tu non hai potuto confutare ciò che io detto; poi, a mia volta, io confuterò, per quanto sarà necessario, quello che hai detto tu stesso. Poiché, dunque, con l’aiuto di Dio, ho dimostrato, come ho potuto, che tu non sei stato in grado di confutare le cose che io ho detto, mi rimane da confutare ciò che hai detto tu, nel modo in cui sarò capace con l’aiuto di Dio. Pertanto, in questa discussione che ora intraprendo, non rievocherò le tue esposizioni, alle quali subito ho controbattuto con le mie, confuterò, invece, quell’ultima esposizione tanto prolissa che mi ha sottratto, quel giorno, lo spazio di una risposta, in modo tale che, se colui che ci governa vorrà, tu possa trovare pace nella luce della verità, se non ami le tenebre della contesa. In primo luogo, dunque, eviterò di rispondere a quanto, di ciò che hai detto, è superfluo. Infatti, tra di noi si tratta la questione se il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo siano, come affermi tu, di una sostanza diversa, o piuttosto se sono, come noi affermiamo, di un’unica ed identica sostanza, e se è un solo Dio la stessa Trinità, pur essendo noi concordi nell’affermare che il Padre non è colui che è il Figlio, né il Figlio è colui che è il Padre, né il Padre o il Figlio sono colui che lo Spirito Santo è. Pertanto, tutto ciò che hai affermato nella tua esposizione tanto prolissa, con la quale intendevi dimostrare che una persona è il Padre, un’altra il Figlio, un’altra ancora lo Spirito Santo, nel momento in cui trattate con noi, riconosci che è superfluo; e se ti capiterà di dover vincere i Sabelliani, rivolgi contro di loro, se ti aggrada, queste armi comuni a noi e a voi. Hai inoltre speso molte parole, per dimostrare che il Signore Gesù Cristo è Dio grande: che cosa ci importa, dal momento che lo diciamo anche noi? Hai proferito anche grandi e vere lodi dello Spirito Santo, ma noi possiamo solo aumentarle, non negarle; pertanto, non era necessario che tu pronunciassi contro di noi quelle lodi che noi pronunciamo d’accordo con te. Forse non confessiamo entrambi che Cristo siede alla destra del Padre? Tuttavia, hai voluto provare questo chiamando a testimoni le parole divine, come se noi lo negassimo in qualche altro luogo. Entrambi sappiamo e professiamo che Cristo si incarnò; e tuttavia per insegnare ciò tu hai citato le testimonianze divine, come se noi ci opponessimo. Questi e altri argomenti che illustrerò nei luoghi corrispondenti, per i quali hai speso una fatica inutile, per prendere e per guadagnare tempo, devo affrontarli solo per ricordarli, non per confutarli con la discussione.
Parlare in modo conforme al timore di Dio.
1. Tu affermi che io parlo protetto dall’aiuto dei prìncipi, non secondo il timore di Dio, pur sapendo che ci fu imposto di pregare per i re, affinché vengano a conoscenza della verità 1; di ciò che è stato compiuto in alcuni noi rendiamo grazie a Dio, voi invece vi rammaricate. Ma le nostre parole indicano a coloro che hanno retto sentire chi di noi parla secondo il timore di Dio, se colui che loda Dio Padre così da innalzare a lui la lode di aver generato il Figlio uguale a Lui, o se colui che disonora il genitore e il figlio così da dire che il primo non poté generare un figlio simile a Lui in tutto, e che il secondo non degenerò una volta nato, ma nacque degenere.
Cristo ha un nome che è al di sopra di tutti i nomi.
2. Tu affermi che voi onorate Cristo come ogni creatura onora Dio, di fronte al quale si flette ogni ginocchio nei cieli, nella terra e negli inferi. Tuttavia non volete che egli sia simile a Dio Padre, poiché il Padre gli ha donato questo; afferma infatti l’Apostolo: Per questo anche Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni altro nome, così che ogni ginocchio si fletta nel nome di Gesù, eccetera. Né chiedete a chi lo donò, se all’uomo o a Dio. In che modo infatti l’abbia donato risulta evidente. Umiliò se stesso, disse, fino alla morte, la morte sulla croce. Perciò anche Dio lo esaltò e gli donò il nome che sta al di sopra di di ogni altro nome 2. Se, dunque, donò a lui il nome che sta al di sopra di ogni nome, poiché fu obbediente fino alla morte sulla croce, forse che prima che questo accadesse, non c’era il Dio sublime, il Figlio di Dio, il Verbo di Dio, il Dio presso Dio, mentre, dopo che per questo fu esaltato, poiché fu obbediente fino a morire sulla croce, cominciò a essere il sublime Figlio di Dio, l’unico Figlio di Dio, Dio, e cominciò ad avere il nome che è al di sopra di ogni nome? Chi con somma stoltezza potrebbe dire questo? Al Figlio, dunque, fu donato in quanto uomo, perché fu obbediente fino alla morte sulla croce, ciò che egli già aveva come Figlio di Dio, Dio nato da Dio, uguale a Lui.
Lo Spirito Santo deve essere adorato.
3. Tu mi rimproveri il fatto che dico che lo Spirito Santo è uguale al Figlio. Ti spiego. Tu dici: Offri delle testimonianze in cui si dice che viene adorato lo Spirito Santo. Per quel che vedo, concedi che è uguale a Cristo, se è vero che viene adorato come Cristo. Ormai, dunque, devi ammettere che Cristo è uguale al Padre, dato che tu stesso riconosci che è adorato come il Padre. Ma che specie di uomini siete, che umiltà religiosa avete, voi che non volete adorare lo Spirito Santo, pur leggendo: La lettera uccide, lo Spirito invece vivifica 3? Non volete dunque adorare colui che non negate che vivifica le anime, mentre il padre Abramo adorò degli uomini, poiché gli concessero un sepolcro, dove porre il corpo della moglie morta. Così infatti sta scritto: Venne Abramo a piangere Sara e a gemere. E si risollevò Abramo dalla morte di lei e disse ai figli di Heth: " Io sono un pellegrino e uno straniero con voi; concedetemi dunque il possesso del sepolcro, dove io seppellisca il mio morto ". Risposero allora i figli di Heth ad Abramo con queste parole: " Non sia mai questo, padrone; ascolta anche noi ora: tu sei tra noi il re mandato da Dio, seppellisci il tuo morto nei nostri sepolcri migliori; nessuno di noi infatti ti allontana dal suo sepolcro impedendoti di seppellire lì il tuo morto ". Allora Abramo si alzò e adorò i figli di Heth 4. E voi non permettete che lo Spirito Santo sia adorato, rimanendo perciò sgraditi alla grazia di Dio! Ma mi dici: Offri delle testimonianze in cui si dice che viene adorato lo Spirito Santo, quasi che da ciò che leggiamo non sia possibile comprendere anche alcune cose che non leggiamo. Ma perché io non sia costretto a fare molte domande, tu dove hai letto che Dio Padre fu non creato o innato? E tuttavia è vero. Mentre ciò che talora dicesti, cioè che il Padre non è paragonabile neppure al Figlio, non lo hai letto né è vero. Se poi meditassi sulla religione in cui Dio viene onorato in modo degno, riterresti che vale molto di più il fatto che lo Spirito Santo abbia un tempio, che leggere che egli viene adorato. E sappiamo infatti che degli uomini, come sopra ho esposto, sono adorati dai santi. Ma gli uomini non hanno costruito il tempio se non al vero Dio, come fece Salomone, o a coloro che sono considerati dèi, come i popoli che ignorano Dio. Ma lo Spirito Santo, cosa che fu detta con grande onore di Dio, non abita in templi fabbricati dagli uomini 5, ma il nostro corpo è il tempio dello Spirito Santo. E perché tu non disprezzi i nostri corpi, considera che sono membra di Cristo 6. Dunque quale Dio sarà, al quale lo stesso Dio edifica un tempio e che è costituito delle membra di Dio?.
Cristo, in quanto uomo, sta seduto alla destra di Dio.
4. Tu affermi che Cristo è alla destra di Dio e lo prega per noi 7. Perché ci rimproveri questo, se lo riconosci non solo come Dio, ma anche come uomo? A cosa ti giova il fatto che si legge spesso che siede alla destra del Padre? E a che cosa ti serve sforzarti di dimostrare ciò che noi confessiamo, non con inutili testimonianze, ma tuttavia inutilmente?
L’onore dovuto alle tre Persone divine e il significato del contagio terreno.
5. Tu affermi che voi onorate convenientemente lo Spirito Santo come maestro, guida, illuminatore, santificatore, onorate Cristo come creatore, adorate il Padre con sincera devozione come autore. Se affermi che il Padre è autore in quanto da Lui deriva il Figlio, mentre Egli non deriva dal Figlio, e in quanto da Lui e dal Figlio procede lo Spirito Santo, poiché nel generare il Figlio il Padre lo ha generato tale che anche da lui proceda lo Spirito Santo; e se chiami creatore il Figlio, senza negare questo né del Padre né dello Spirito Santo, e se infine affermi che lo Spirito Santo è maestro, guida, illuminatore, santificatore, così da non osare sottrarre queste opere né al Padre né al Figlio, anche queste tue parole siano anche le nostre. Se poi ti poni in cuore idoli tali da crearti due dèi, uno maggiore, cioè il Padre, uno minore, cioè il Figlio, e da immaginarti che lo Spirito Santo sia il meno importante di tutti e tre, così da non degnarti di chiamarlo Dio, non è questa la nostra fede, poiché non è la fede cristiana, e perciò neppure fede. Anche questo ti perdoniamo che, avendo usato senza competenza il termine, hai voluto dire che Cristo è disceso a contagi terreni. E poiché hai voluto correggere questo modo di parlare, così da sapere in che modo dobbiamo chiamare il termine contagi, affermi che queste sono calunnie e ritieni che esse derivano dall’insegnamento della dottrina filosofica. Mi basta che tu abbia ritenuto che Cristo sia disceso a contagi terreni, così tuttavia da ammettere che non commise nessun peccato.
La procreazione degli animali.
6. Certamente, rispetto a ciò che ho ricordato, cioè le procreazioni degli animali, i quali, pur essendo terreni e mortali, tuttavia generano una creatura della loro stessa natura, come l’uomo genera l’uomo e il cane il cane, penso che tu non abbia provato orrore per il disprezzo di quegli esempi, ma che tu abbia finto di provare disprezzo e orrore, dicendo che un così indegno paragone non avrebbe dovuto essere proposto dinanzi a quella così grande immensità. Perché infatti hai detto ciò, se non per evitare che la verità con gli stessi feti corruttibili ti stringesse la gola e non ti permettesse di respirare, così come in effetti fa? Infatti, vedete che una creatura corruttibile genera, come sua creatura, un essere della sua stessa natura, mentre credete che Dio Padre onnipotente non abbia potuto generare il suo Unigenito se non partecipandogli una natura che degenera.
Il Padre generò un Figlio uguale a se stesso.
7. Ma affermi: Il Signore generò il Signore, Dio generò Dio, il Re generò il Re, il Creatore generò il Creatore, il buono generò il buono, il sapiente generò il sapiente, il clemente il clemente, il potente il potente. Se con questo genere di parole pensi di eludere ciò che vi viene rimproverato, ossia il fatto che voi non credete che Dio poté generare ciò che egli stesso è, e perciò dici: Il Signore generò il Signore, Dio generò Dio, e via dicendo, perché, dunque, come dicesti: Il potente il potente, non affermi anche: " L’onnipotente l’onnipotente "? Se vuoi esprimere il tuo pensiero, di’: " Il Signore maggiore generò il signore minore, il Dio maggiore il dio minore, il Re maggiore il re minore, il Creatore maggiore il creatore minore, il migliore il buono, il più sapiente il sapiente, il più clemente il clemente, il più potente il potente ". Ma se non sostieni questo e ammetti che il Figlio non ha nulla di meno del Padre, perché non dici che è uguale? E perché non esponi tutti questi pensieri, così da dire: " Il Signore generò il Signore uguale, Dio generò Dio uguale, il Re generò il Re uguale, il Creatore il Creatore uguale, il buono l’ugualmente buono, il sapiente l’ugualmente sapiente, il clemente l’ugualmente clemente, il potente l’ugualmente potente "? Se poi neghi che il Figlio è uguale al Padre, di’ apertamente che è degenere. Infatti, posto che non esiste, secondo voi, alcun dio minore nato da un Dio maggiore, permettete che per lo meno cresca come un fanciullo, così da poter, un giorno, essere uguale al Padre suo. A questo infatti rispondete che è nato perfetto, non perché da tale argomentazione si accresca la sua gloria, ma perché rimanga inferiore per sua natura. E benché esprimiate queste opinioni, tu tuttavia accondiscendi e dici: Niente sottrasse il Padre al Figlio nel generarlo. In che modo non sottrasse nulla nel generare il Figlio, che non generò uguale ma minore? O forse non sottrasse nulla, poiché, quelle cose ch’egli diede generandolo, gliele sottrasse poi una volta nato? Così certamente non sottrasse nulla, ma anche ai figli degli uomini, ai quali tocca una nascita felice, il Creatore non sottrae nulla una volta che siano nati, anzi piuttosto aggiunge, così che ottengano, mentre crescono, ciò che mancò loro al momento della nascita. Perché, dunque, hai chiamato grande il Padre in relazione al suo unico Figlio, che non fu creato dal nulla o da una qualche materia bensì nacque da Lui? Che cosa c’è di grande nel fatto che non sottrasse ciò che diede, se ciò che poté dare lo sottrasse non dandolo? In che modo hai affermato che egli per questo non è invidioso? O forse non poté dare al Figlio l’essere uguale a lui? Dov’è l’onnipotenza di Dio Padre? Proprio in relazione a tale questione possiamo stabilire il seguente dilemma: Dio Padre o non poté o non volle generare il Figlio uguale a sé. Se non poté, è debole, se non volle, è giudicato invidioso. Ma in entrambi i casi questo è falso. Dunque, il Figlio vero è uguale a Dio Padre. Se dunque, come sembra dalla tua lode, approvi ciò che ho menzionato: Le sue perfezioni invisibili si rendono visibili all’intelletto mediante le opere da lui fatte 8, allora attraverso ciò che è stato creato in una creatura visibile, come nel caso dei genitori che generano creature della loro stessa natura, devi comprendere l’invisibile natività del vero Figlio di Dio, e così non potrai dire che Dio Padre generò una creatura che non è della Sua stessa natura. Ma se generò un figlio della sua natura, non dovete negare che sia unica la sostanza del Padre e del Figlio.
Si omette di parlare della croce o dell’incarnazione di Cristo.
8. Per quanto riguarda tutto ciò che hai argomentato sulla croce e sulla incarnazione di Cristo, per volerci dimostrare ciò che, in realtà, anche noi crediamo, hai conservato il tuo modo abituale di parlare; ma non rispondendoti nulla su ciò, anch’io mantengo la mia promessa.
La Trinità invisibile.
9. 1. Trattando noi dell’invisibilità del Figlio, che hai riconosciuto essere invisibile secondo la divinità, mentre prima avevi supposto che il solo Padre è invisibile, hai fatto molte osservazioni riguardo alle creature invisibili che non sono pertinenti all’argomento, come potranno giudicare coloro che leggeranno. Noi stiamo trattando dell’invisibilità di Dio; l’oggetto della nostra questione consiste nel fatto che voi ritenete che sia stato detto invisibile il solo Padre, là dove l’Apostolo dice: Al solo Dio immortale e invisibile 9. Se avesse detto: " Al solo Padre ", sarebbe forse più difficile risolvere la questione; poiché invece disse: al solo Dio, non è certamente un argomento contro di noi, perché, come l’Unigenito è invisibile nella forma di Dio, così lo Spirito Santo lo è nella sua natura. Infatti, noi professiamo che la Trinità è un solo e unico Dio. E sappiamo che questo è vero, come abbiamo dimostrato altrove, e come dimostreremo ancora quando sarà necessario. Ora, in tale questione, ci si può chiedere, non a torto, in che senso si sia detto del solo Dio, che è la stessa Trinità: Al solo Dio invisibile, dato che esistono anche altre creature invisibili, e per questo è stato detto di Cristo che in lui sono state create tutte le cose, visibili e invisibili 10. Poiché, tuttavia, vi sono falsi dèi visibili, per questo è stato affermato: Al solo Dio invisibile onore e gloria. Benché infatti vi sia una creatura invisibile, tuttavia non è un Dio per noi. Ma anche se non fosse stato detto: al solo Dio, ma fosse stato detto: Al re dei secoli, immortale, il solo invisibile onore e gloria, chi sarebbe se non Dio? Dunque onore e gloria al solo Dio, che è Dio invisibile, non che è il solo invisibile, poiché, come abbiamo detto, vi è anche una creatura invisibile. Ugualmente, ci si può chiedere in che senso sia stato affermato: Dio nessuno lo ha mai visto 11, mentre le parole del medesimo Dio sono: Non sapete che i loro angeli contemplano continuamente il volto del Padre mio che è nei cieli? 12 Queste parole vi smentiscono, voi che non sapete in che modo dite che il Padre è invisibile. E in quel passo che dice: Nessuno ha visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre 13, si può riferire agli uomini il termine nessuno. E poiché colui che allora parlava nella carne era uomo, disse questo come se dicesse: "Nessuno degli uomini ha visto il Padre se non io ", come è stato detto: Quale sapiente capirà anche queste cose? 14 E questo non lo si può applicare anche ai santi angeli. Perciò l’Apostolo più chiaramente dichiarò a proposito dell’invisibilità di Dio: E nessuno degli uomini Lo vide, né Lo può vedere 15. Non disse infatti: " Nessuno ", ma: Nessuno degli uomini. E qui dimostra in che modo si debba intendere ciò che è stato detto: Nessuno vide mai Dio, cioè nessuno degli uomini, come: Nessuno salì al cielo 16. Invece gli angeli sono soliti salirvi, poiché sono soliti discendere da là. Né tuttavia l’Apostolo disse: "Nessuno degli uomini potrà vedere Dio ", ma: Nessuno può. L’uomo potrà infatti vedere Dio, ma solo quando ci sarà il premio eterno dei fedeli. Perciò Giovanni apostolo disse: Siamo figli di Dio, amatissimi, e non è ancora chiaro cosa saremo. Sappiamo che quando apparirà saremo simili a lui, poiché lo vedremo come è 17. Cosa significa dunque ciò che dici, che solo il Padre è invisibile? Lo diresti invano, anche se fosse visto dal solo Figlio. Ora, in verità, dal momento che le parole divine dimostrano che ciò che è visto dagli angeli deve essere visto anche dagli uomini quando saranno stati fatti uguali agli angeli 18, cosa significa ciò che dici? Dove si trova ciò che hai osato proporre, ossia che le cose minori sono viste dalle maggiori, ma le maggiori non sono viste dalle minori?. In ciò certamente poi ti sei confuso, allorché hai dichiarato che il Padre è visto dal Figlio, mentre affermi che anche nella stessa sostanza della divinità il Figlio è minore e il Padre maggiore. Ma cosa intendi dire sugli angeli, che sempre vedono il volto di Dio Padre? Forse che in virtù della tua regola, che hai fissato senza criterio, bisogna considerare gli angeli maggiori rispetto a Dio Padre?
9. 2. Ma probabilmente hai ritenuto di aver trovato una via di uscita quando hai detto del Figlio: Vide dunque il Padre, ma lo vide come incomprensibile. Non osservi che, sebbene vide come incomprensibile colui che, come pensi, non poté comprendere, tuttavia non vide invisibile colui che poté vedere. Ma tu, mentre facevi tali affermazioni, discutevi con noi non sul comprensibile e sull’incomprensibile, ma sul visibile e sull’invisibile, in quanto l’Apostolo non dice: " incomprensibile ", ma dice: Al solo Dio invisibile 19. Perciò hai ritenuto di dover ricorrere a questa testimonianza a tuo favore, così che anche di qui tu sminuissi il Figlio, come se egli, esistendo nella forma di Dio, non fosse invisibile. Ma poiché, convinto della verità, hai dichiarato che anche il Figlio è invisibile, ti sei apprestato, per quel che credo, a dire: " L’invisibile generò l’invisibile ", allo stesso modo in cui hai affermato: " il potente generò il potente", così che, nel discutere il senso della tua affermazione, potessi rispondere: " Il più invisibile generò l’invisibile, come il più potente il potente, il più sapiente il sapiente ", e così via. Ma quanto sapientemente hai dimostrato che il Padre è incomprensibile dal Figlio, mentre il Figlio è comprensibile dal Padre! Infatti hai detto: Vide dunque il Padre, ma lo vide come incomprensibile. Ma il Padre - aggiungi - vede il Figlio come se lo tenesse e lo mantenesse nel suo seno. Così non intendono se non coloro che intendono carnalmente. Difatti, da quanto vedo, ti immagini il seno come la capacità che il Padre maggiore ha di accogliere e contenere il Figlio minore, come una casa contiene fisicamente un uomo o come il seno della nutrice accoglie il bambino. Dunque, tra le cose mirabili di Cristo anche questa sarà annoverata, che crebbe in forma di servo e divenne maggiore di quanto non lo era stato nella forma di Dio, così che prima era portato nel seno del Padre, mentre ora siede alla destra del Padre. Smantella dal tuo cuore questi tuoi pensieri degni di un bimbo o di un vecchietto, e accetta il fatto che viene nominato il seno del Padre perché si capisca che l’uno è generato e l’altro è colui che genera, non che l’uno è maggiore e l’altro minore. Infatti se il Padre è incomprensibile e il Figlio invece non è incomprensibile, senza fondamento di verità è stato affermato: Tutto quanto ha il Padre è mio 20, dal momento che a ciò si può rispondere: " Ecco, il Padre ha l’incomprensibilità, che non è tua ". Ma poiché con veridicità è stato affermato ciò che la Verità ha detto, anche le cose che il Padre ha sono del Figlio; per questo, non può non essere del Figlio quell’incomprensibilità che è del Padre. E questa frase, in cui si dice: Tutto quello che ha il Padre è mio, dobbiamo usarla in molti modi nei vostri confronti, come fosse una regola perfetta, sia che dobbiate essere convinti, sia, come preferiamo, che vi si debba correggere, cosicché, dovunque attribuite al Padre una proprietà che negate al Figlio, possiamo addurre questa fedelissima testimonianza contro i vostri errori ovvero contro le vostre menzogne. A cosa serve poi opporsi a te quando sostieni che la sapienza umana è visibile, mentre hai ammesso che la stessa anima umana, in cui comunque risiede l’umana sapienza, è invisibile? Ma qualsiasi altra cosa tu creda sulla creatura invisibile in generale, per quanto attiene a Dio, del quale stiamo trattando, ti è stato dimostrato a sufficienza che non è invisibile il solo Padre.
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un unico Dio.
10. 1. Tu pensi che Dio Padre non possa essere un unico Dio con il Figlio e lo Spirito Santo: temi, infatti, che il Padre da solo non sia un unico Dio, ma una parte dell’unico Dio che è costituito di tre. Non temere: non esiste nessuna divisione di parti nell’unità della deità. Uno solo è Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, cioè la stessa Trinità. Uno solo è Dio, del quale si è detto che Nessun Dio, se non uno solo 21, e che ha detto: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo 22. A questo unico e solo Dio noi confessiamo di servire senza alcuno scrupolo, allorché udiamo e leggiamo: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo 23. Se ciò che è stato detto: Servirai al solo Signore Dio tuo, lo accogliessimo come se fosse stato detto del solo Padre e non della stessa Trinità, sembrerebbe che, a causa di queste parole, ci rifiutiamo di servire a Cristo, del quale siamo le membra 24, o allo Spirito Santo, del quale siamo il tempio 25. Voi, d’altra parte, quando vi si chiede chi credete che sia colui del quale sta scritto: Il Signore Dio tuo, il Signore è uno solo, rispondete: " È Dio Padre ". E ugualmente, quando vi si chiede di quale Signore Dio è stato detto: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo, di nuovo rispondete: " Di Dio Padre ". Allora vi si dice: " Se il Signore Dio nostro è il solo Signore ed è il Padre, perché vi create due signori dèi, dicendo inoltre che Cristo è il Signore Dio? ". Ugualmente se bisogna servire solo il Padre come unico Signore Dio, in che modo obbedite a questo precetto, voi che servite anche a Cristo come Signore Dio? E infatti non serve solo a quello colui che serve anche a questo. Ma tutti noi che, secondo la retta fede, affermiamo che la stessa Trinità è il nostro unico Signore Dio, siamo convinti di servire al solo Signore Dio, quando, certamente, lo serviamo con quella servitù che è dovuta al solo Dio.
10. 2. Affermi inoltre: Dunque, Dio Padre è una parte di Dio. Non sia mai! Tre infatti sono le persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e questi tre, in quanto sono di un’unica sostanza, sono una cosa sola, e lo sono al più alto grado, non essendovi in essi alcuna differenza di nature né di volontà. Se poi fossero una sola cosa per natura e non lo fossero per consonanza di volontà, non lo sarebbero al più alto grado; se invece fossero impari per natura, non sarebbero una sola cosa. Questi tre, dunque, che sono una cosa sola per l’ineffabile unione della deità, in virtù della quale sono ineffabilmente uniti, sono un solo Dio. Inoltre, Cristo è una sola persona in due sostanze, poiché è sia Dio sia uomo. E tuttavia non si può dire che Dio sia una parte di questa persona: altrimenti, il Figlio di Dio, che era Dio prima di assumere la forma di servo, non sarebbe stato completo e sarebbe cresciuto quando la natura umana si aggiunse al suo essere divinità. E se è del tutto assurdo affermare, in relazione a una sola persona, che Dio può essere una parte di essa, a maggior ragione nessuna delle tre Persone può essere parte della Trinità. Quindi, dove l’Apostolo dice: Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito 26, significa forse che il Signore è una parte di questo spirito? Se infatti affermiamo questo, cos’altro siamo sorpresi a dire se non che Dio si accresce per l’adesione dell’uomo e viene sminuito quando questi si allontana da Lui? Dunque, nella Trinità, che è Dio, il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio, e nel contempo questi tre sono un solo Dio; né uno solo è la terza parte di questa Trinità, né due sono una parte maggiore di uno solo, né tutti e tre sono un essere maggiore dei singoli: infatti si tratta di una grandezza spirituale, non corporea. Chi è in grado di capire, capisca 27, chi invece non può, creda e preghi per capire ciò che crede. È infatti vero ciò che è detto per bocca del profeta: Se non crederete, non comprenderete 28.
10. 3. Certamente, tu hai detto che un solo Dio non è costituito di più parti. E poiché vuoi che ciò sia inteso in riferimento al Padre, affermi: Ciò che egli è, è virtù congenita e semplice. E tuttavia guarda quante cose hai attribuito a questa virtù semplice. Infatti, sono tue le parole che ho precedentemente citate: Dio generò Dio, il Signore generò il Signore, il Re generò il Re, il Creatore generò il Creatore, il buono generò il buono, il sapiente generò il sapiente, il clemente il clemente, il potente il potente. Perché dunque nella virtù semplice che è Dio non hai esitato a ricordare tante virtù? Per omettere infatti quelle quattro che hai proposto precedentemente e per elencarne altre quattro, che possiamo menzionare con i loro nomi usuali, forse che la bontà e la sapienza e la clemenza e la potenza sono parti di un’unica virtù, che tu hai detto essere semplice? Se dirai: " Sono parti ", dunque una virtù semplice consta di più parti e questa virtù semplice, secondo la tua definizione, è l’unico Dio. Dunque, tu affermi che il Dio unico è composto di più parti? " Non lo affermo ", rispondi. Non sono dunque parti, e tuttavia sono quattro e sono un’unica virtù e per di più semplice. Se, dunque, nell’unica persona del Padre tu trovi più virtù e non vi trovi parti, a maggior ragione il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono un unico Dio per la indivisibile deità, e per la proprietà di ciascuno sono tre persone, e per la perfezione dei singoli non sono parti dell’unico Dio. Il Padre è virtù, virtù è il Figlio e virtù è lo Spirito Santo. In questo dici il vero, ma poiché non ammetti che la virtù nata dalla virtù e la virtù che procede dalla virtù abbiano la medesima natura, in questo dici il falso e parli contro la fede retta e cattolica.
L’invisibilità del Figlio.
11. Tu ritorni a chiedermi in che modo il Figlio è invisibile, quando già prima ho detto quanto mi è parso opportuno dover dire. Ma, affermi: Se tu proclami invisibile il Figlio perché non può essere visto con occhi umani, perché non proclami ugualmente invisibili le potenze celesti, quando nemmeno loro possono essere viste da sguardi umani?. Dici questo come se l’uomo potesse comprendere qual è quella legge per cui le potenze celesti sono invisibili o come se noi dovessimo essere disposti a ricercarla, quando invece la Scrittura afferma: Non cercare cose troppo elevate 29. Tu, disprezzando questo precetto, hai osato dire che l’angelo è visto dall’arcangelo ma l’arcangelo non è visto dall’angelo. Ti basti quanto è stato mostrato precedentemente: dal fatto che sta scritto: Al solo Dio invisibile 30 non segue che bisogna credere che il Figlio sia visibile nella forma di Dio. Tu, infatti, hai cercato di mostrare come questa frase debba essere applicata al Padre, come se il Figlio non fosse invisibile, mentre la Scrittura attesta che egli è creatore anche di tutto l’invisibile. Dunque, non ti resta che dire questo: " Entrambi certo sono invisibili, ossia il Padre e il Figlio, ma il Padre è più invisibile "; in questo modo, attribuendo al Padre una proprietà che non è del Figlio, renderesti il Figlio un mentitore, in quanto egli ha affermato: Tutto quanto ha il Padre è mio 31.
L’onnipotenza e l’immortalità di Dio.
12. 1. Anche sulla potenza pensi la stessa cosa: il Figlio è certamente potente, ma il Padre è più potente del Figlio, per cui, secondo la vostra autorità e dottrina, il potente potrebbe generare il potente, ma l’onnipotente non avrebbe potuto generare l’onnipotente. E perciò, se il Padre ha l’onnipotenza che il Figlio non ha, è falso ciò che il Figlio dice: Tutto quanto ha il Padre è mio 32. Quindi, se il Padre fa qualcosa che il Figlio non può fare, giustamente è definito più potente il Padre rispetto al Figlio; in realtà, dal momento che egli dice: Tutto ciò che il Padre fa, lo fa ugualmente anche il Figlio 33, non è meglio ascoltare lui piuttosto che voi, e credere ai suoi insegnamenti piuttosto che alle vostre menzogne? Ma il Padre - ribatti - non ricevette da nessuno la potenza, mentre il Figlio la ricevette dal Padre. Ammettiamo anche noi che il Figlio ricevette la potenza da colui dal quale nacque potente, mentre al Padre nessuno diede la potenza, poiché nessuno lo generò. Infatti, generandolo, il Padre diede al Figlio la potenza, così come tutte le caratteristiche che ha nella sua sostanza generandolo le diede a colui che generò dalla sua sostanza. Tuttavia, ci si può chiedere se il Padre diede al Figlio altrettanta potenza quanta egli ne ha, o se gli diede una potenza minore. Se altrettanta, si deve dire, credere e comprendere che non solo il potente generò il potente, ma anche che l’onnipotente generò l’onnipotente; se invece minore, in che modo tutte le cose che il Padre ha sono del Figlio? Se l’onnipotenza del Padre non è del Figlio, in che modo tutto ciò che il Padre fa lo fa egualmente anche il Figlio? Infatti, non può senz’altro farlo se non è onnipotente.
12. 2. Per quanto concerne ciò che l’Apostolo afferma: Il solo beato e potente, non sono costretto ad accettarlo unicamente riguardo al Padre, ma riguardo a Dio, che è la stessa Trinità. Rivolgendosi infatti a Timoteo, diceva: Io ti esorto davanti a Dio, che vivifica tutte le cose e davanti a Cristo Gesù che rese testimonianza di solenne confessione davanti a Ponzio Pilato, di conservare il mandato senza macchia, in modo irreprensibile, fino all’arrivo del Signore nostro Gesù Cristo, il quale a tempo debito sarà rivelato dal solo beato e potente, il Re dei re e Signore dei signori, il quale solo ha l’immortalità e abita la luce inaccessibile, il quale nessuno degli uomini vide, né può vedere, al quale è onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen 34. Nulla qui si dice che non si addica alla Trinità. Ma per tacere ora dello Spirito Santo, che non volete neppure che sia un dio inferiore al Figlio, poiché non volete affatto che sia Dio, ci basta convincervi che il testo si riferisce al Padre e al Figlio. In effetti, forse perché l’Apostolo disse: Ti rendo testimonianza davanti a Dio che vivifica tutte le cose, è il solo Padre e non anche il Figlio a vivificare tutte le cose? Se tu affermi che solo il Padre vivifica tutte le cose, in che modo allora si può dire che tutto ciò che il Padre fa lo fa egualmente anche il Figlio 35? Infatti, secondo la tua opinione, il Padre vivifica tutte le cose, mentre il Figlio non lo fa. Quindi, quando si dice: Come il Padre risuscita e vivifica i morti, così anche il Figlio vivifica coloro che vuole 36, in che modo può essere vero questo, se il Padre vivifica tutte le cose senza il Figlio? Per questo, ciò che aggiunse: E a Cristo Gesù che rese testimonianza di solenne confessione davanti a Ponzio Pilato, volle dirlo propriamente anche del Figlio, poiché il Figlio come il Padre vivifica tutte le cose. Tuttavia, sappiamo che, sotto Ponzio Pilato, a patire fu, in forma di servo, il Figlio e non il Padre. Quindi l’Apostolo aggiunge: Affinché tu conservi il mandato senza macchia, in modo irreprensibile, fino all’arrivo del Signore nostro Gesù Cristo, il quale sarà rivelato a suo tempo dal solo beato e potente: qui l’espressione il quale sta per l’arrivo del Signore Cristo, e l’espressione rivelerà si riferisce senz’altro a Dio che non è solo il Padre, poiché secondo verità, non secondo il vostro errore, la Trinità è l’unico Dio, il solo beato e potente, il Re dei re e il Signore dei signori. Forse che, invero, osate dire che il Figlio non è il Re dei re e il Signore dei signori? Del quale, tra l’altro, sta scritto nell’Apocalisse di Giovanni: È lui che pigia il tino del vino del potente. Sul mantello e sul femore porta scritto un nome: "Re dei re e Signore dei signori " 37. Ma perché non diciate che il Figlio porta scritto sulla veste e sul femore il nome del Padre, in un altro passo del medesimo libro sopra menzionato si legge: E l’Agnello li sconfiggerà, poiché egli è il Signore dei signori e Re dei re 38. Perciò, secondo voi, due sono i re dei re e due i signori dei signori; ma va contro di voi quanto l’Apostolo afferma: Il solo beato e potente, il Re dei re e il Signore dei signori, se ciò si riferisce solo al Padre. Tuttavia, secondo la retta fede, la stessa Trinità è un unico Dio, il solo beato e potente, il Re dei re e Signore dei signori, il quale solo ha l’immortalità e abita la luce inaccessibile. E in che modo sarà vero il seguente passo: Avvicinatevi a lui e sarete illuminati 39, in quanto nessuno, che presume delle sue forze, può avvicinarsi, ma è egli stesso a concederlo? Ma Dio solo è detto avere l’immortalità, poiché è il solo immutabile. Infatti, in ogni natura mutevole lo stesso mutamento è una sorta di morte, poiché fa sì che in essa non ci sia più qualcosa che prima c’era. Perciò, anche la stessa anima umana, la quale è chiamata immortale perché, in conformità con il suo modo d’essere, in un certo senso non cessa mai di vivere, ha tuttavia a suo modo una sua morte: infatti, se prima viveva secondo giustizia e ora pecca, muore alla giustizia; se era peccatrice e ora diventa giusta, muore al peccato, per tacere di altri suoi mutamenti, dei quali sarebbe troppo lungo discutere. E la natura delle creature celesti poté morire, poiché poté peccare: infatti, anche gli angeli peccarono e furono trasformati in demoni, il cui capo è il diavolo. E coloro che non peccarono, poterono peccare. E a qualunque creatura razionale venga concesso di non poter peccare, ciò non è opera della sua natura, ma della grazia di Dio. Per questo solo Dio ha l’immortalità, perché egli, non per grazia di qualcuno, ma per la sua natura né poté né può mutare con una qualche trasformazione, e né poté né potrà peccare con una qualche trasformazione. Il quale, secondo la natura per la quale è Dio, nessuno degli uomini vide, né può vedere. Alcuni, tuttavia, un giorno potranno vederlo se appartengono a quel numero di uomini, dei quali si dice: Beati i puri di cuore, poiché essi vedranno Dio 40. E a questo Dio, ossia al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, alla Trinità che è un unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
12. 3. In nessun modo si può tuttavia ammettere quanto tu sostieni, ossia che il Padre è più potente del Figlio, per il fatto che il Padre generò il creatore, mentre il Figlio non generò il creatore. E non perché non poté, ma perché non fu necessario. Infatti, sarebbe smisurata la discendenza divina, se il Figlio, una volta nato, generasse al Padre un nipote: infatti, anche lo stesso nipote, se non generasse al suo avo un pronipote, sarebbe chiamato impotente secondo la vostra mirabile sapienza. In modo simile, anche quello, se non generasse un nipote al suo avo e un pronipote al suo proavo, non sarebbe da voi chiamato onnipotente, né si compirebbe la serie della discendenza, se nascesse sempre uno dall’altro, né alcuno la compirebbe, se non bastasse egli solo. Pertanto, l’Onnipotente generò il Figlio onnipotente, poiché tutto ciò che il Padre fa, lo fa egualmente anche il Figlio 41. Difatti, la natura del Padre generò il Figlio, non lo creò.
La sapienza del Figlio.
13. 1. Anche a proposito della testimonianza dove l’Apostolo afferma: Al solo Dio sapiente 42, non è diverso il vostro errore; per questo, anche sulla sapienza vi risponderemo ciò che vi abbiamo risposto sulla potenza. Se, infatti, l’Apostolo avesse detto: " Al solo Padre sapiente ", neppure così separerebbe da lui il Figlio. Infatti nell’Apocalisse si legge del Figlio: Porta scritto un nome che nessuno, all’infuori di lui, comprende 43; ma forse per questo il Padre non conosce tale nome, il Padre dal quale il Figlio è inseparabile? Dunque, come anche il Padre sa che si dice che nessuno conosce questo nome se non il Figlio, poiché sono inseparabili, così, anche se fosse stato detto: " Al solo Padre sapiente ", si dovrebbe intendere nel contempo anche il Figlio, poiché sono inseparabili. Tuttavia, dal momento che non è stato detto: " Al solo Padre sapiente ", ma: Al solo Dio sapiente, e dal momento che la stessa Trinità è un unico Dio, è molto più facile per noi risolvere tale questione, intendendo che l’unico Dio è sapiente, così come abbiamo inteso che è il solo potente nelle persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che sono un unico Dio, al quale solo ci è stato ingiunto di servire. Né, comprendendo male, o peggio non comprendendo affatto questo precetto, si pensi che agiamo contro di esso, poiché serviamo anche al Signore Cristo con quella servitù che è dovuta a Dio. Infatti non si dice: " Adorerai il Signore Dio tuo, il Padre, e servirai di più a lui ", come se ci fosse permesso di servire anche al Figlio, ma come se dovessimo servire di più al Padre, in quanto maggiore, e di meno al Figlio, in quanto Dio minore. Invece si dice: Adorerai il Signore Dio tuo, e servirai a lui solo 44, ossia al solo onnipotente, al solo Dio sapiente, affinché foste cacciati voi che, non volendo accettare come un unico e solo Dio il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e dicendo che il solo Signore Dio a cui unicamente bisogna servire è Dio Padre, e tuttavia professate che anche il Figlio è Dio e Signore, apertamente affermate che ci sono due dèi e due signori, uno maggiore, uno minore, e dimostrate di essere colpevoli, secondo il vostro errore, di aver violato questo precetto, poiché servite non solo al maggiore ma anche al minore con quella servitù che è dovuta al Signore.
13. 2. Scrivendo ai Romani, l’Apostolo afferma: Al solo Dio sapiente. Tuttavia, alla fine dell’Epistola dice: A colui che è potente, per confermarvi conformi al mio Vangelo e alla predicazione di Gesù Cristo secondo la rivelazione del mistero, mantenuto segreto durante i tempi eterni, e però ora reso manifesto attraverso la scrittura dei Profeti, secondo il precetto del Dio eterno, dato a conoscere a tutte le genti per l’obbedienza della fede; al solo sapiente Dio attraverso Gesù Cristo, al quale è gloria nei secoli dei secoli 45. Cioè: A colui che è potente per confermarvi, al solo sapiente Dio gloria nei secoli dei secoli. L’interposizione che qui ricorre, attraverso Gesù Cristo, sembra essere ambigua: la si può intendere come " al solo Dio sapiente attraverso Gesù Cristo ", nel senso che il solo Dio sapiente è sapiente attraverso Gesù Cristo, non partecipando, ma generando la sapienza, che è Cristo Gesù; oppure la si può intendere nel senso che Dio è sapiente non attraverso Gesù Cristo, ma attraverso Gesù Cristo si dà gloria al solo Dio sapiente. Ma chi oserebbe dire che attraverso Gesù Cristo avviene che Dio Padre sia sapiente, quando non si dovrebbe dubitare che egli è sapiente secondo la sua stessa sostanza, e che la sostanza del Figlio è attraverso il Padre che genera, piuttosto che la sostanza del Padre attraverso il Figlio generato? Resta dunque solo questa possibilità, ossia che al solo Dio sapiente si dà gloria attraverso Gesù Cristo, cioè con quella chiara notizia e con quella lode attraverso le quali Dio Trinità si è fatto conoscere alle genti. Per questo diciamo: " Attraverso Gesù Cristo ", per il fatto che, per tacere del resto, egli ordinò di battezzare le genti in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo 46, e proprio qui è raccomandata in modo particolare la gloria di questa indivisibile Trinità. Pertanto Dio, che è la stessa Trinità, è giustamente detto il solo sapiente, poiché egli solo è sapiente secondo la sua sostanza, non accidentalmente o per partecipazione alla sapienza, come sapiente è qualunque creatura razionale. Per quanto poi concerne il pronome relativo al quale, viene aggiunto per dire al quale la gloria, anche se sarebbe stato sufficiente dire: A lui la gloria. Si tratta in effetti di una locuzione inusuale nella nostra lingua, che tuttavia non ci dice nulla sul senso che ricerchiamo o sul quale siamo in disaccordo. Infatti, cosa viene a mancare al senso, qualora si dica: " A lui la gloria ", al quale si dà gloria attraverso Cristo? Infatti, affermare attraverso Gesù Cristo al quale la gloria, è lo stesso che dire: " Al quale, attraverso Gesù Cristo, la gloria ". Ma di queste disposizioni di parole, una è inusuale, l’altra usuale.
La generazione del Figlio e la processione dello Spirito Santo. L’homousion di Nicea.
14. 1. Tu mi domandi: Se il Figlio deriva dalla sostanza del Padre e anche lo Spirito Santo deriva dalla sostanza del Padre, perché uno deve essere il Figlio e l’altro no? Ecco, ti rispondo, che tu intenda o meno. Deriva dal Padre il Figlio e dal Padre deriva lo Spirito Santo, ma quello per nascita, questo per processione; perciò quello è il Figlio del Padre dal quale è stato generato, questo invece è lo Spirito di entrambi, in quanto da entrambi procede. Per questo motivo, parlando dello Spirito Santo, il Figlio dice: Procede dal Padre 47, poiché autore di quella processione è il Padre, il quale generò tale Figlio e, generandolo, gli concesse che anche da lui procedesse lo Spirito Santo. Infatti, se non procedesse anche dal Figlio, questi non potrebbe dire ai discepoli: Ricevete lo Spirito Santo 48, né potrebbe darlo loro soffiando su di essi; e per esprimere che procede anche da sé, il Figlio ha mostrato apertamente attraverso il soffio ciò che dava in segreto attraverso l’ispirazione. Inoltre, se fosse nato, non sarebbe nato soltanto dal Padre né soltanto dal Figlio, ma da entrambi, per cui verrebbe senza dubbio detto figlio di entrambi. E posto che in nessun modo è figlio di entrambi, non era possibile che nascesse da entrambi. Dunque, è di entrambi lo Spirito, poiché procede da entrambi. Ma che differenza vi sia tra il nascere e il procedere, chi lo può spiegare parlando di quella natura eccellentissima? Non tutto ciò che procede nasce, sebbene proceda tutto ciò che nasce, così come non tutto ciò che è bipede è uomo, sebbene sia bipede chiunque sia uomo. Questo lo so; invece non so, non sono in grado, non ho le forze per distinguere tra quella generazione e questa processione. E per il fatto che entrambe sono ineffabili, come il Profeta, parlando del Figlio, dice: Chi narrerà la sua generazione? 49, così con assoluta veridicità si deve dire dello Spirito Santo: " Chi narrerà la sua processione? ". Ci basti dunque il fatto che, poiché non deriva da sé il Figlio, ma da colui dal quale è nato, non deriva da se stesso lo Spirito Santo, ma da colui dal quale procede. E poiché procede da entrambi, come abbiamo già dimostrato, ne consegue che è detto anche Spirito del Padre, secondo quanto si legge: Se lo Spirito di colui che risuscitò Cristo dai morti abita in voi, e Spirito del Figlio, poiché si legge: Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo non gli appartiene 50. Non ci sono infatti due Spiriti santi, come se ce ne fosse uno per ciascuno, uno per il Padre e uno per il Figlio, ma piuttosto uno solo per il Padre e per il Figlio, e di questo Spirito sta scritto: Siamo stati infatti battezzati tutti in un solo Spirito per formare un corpo solo, sia Giudei che Greci, sia schiavi sia liberi, e tutti siamo stati battezzati nel medesimo Spirito 51. E in un altro passo: Un solo corpo e un solo Spirito 52.
14. 2. Cos’è dunque questa Trinità, se non di un’unica e medesima sostanza? Dal momento che il Figlio non deriva da una qualche materia o dal nulla, ma da colui dal quale nacque, allo stesso modo lo Spirito Santo non deriva da una qualche materia o dal nulla ma di là donde procede. Ma voi non volete neppure che il Figlio sia generato dalla sostanza del Padre e tuttavia concedete che egli non deriva né dal nulla, né da una qualche materia, ma dal Padre. Non vedete quanto sia necessario che, colui che non deriva dal nulla, né da qualche altra cosa ma da Dio, non possa derivare se non dalla sostanza di Dio ed essere della stessa natura di Dio dal quale deriva, cioè Dio da Dio? Per questo, è nato Dio da Dio, poiché non vi fu altro prima ma è natura coeterna a Dio; non è un’altra cosa distinta da colui dal quale deriva, ossia è dell’unica e medesima natura o dell’unica e medesima sostanza del Padre. E quando udite questo, ignoro quale animo abbiate, voi che pensate che noi diciamo che il Figlio sia nato dal Padre allo stesso modo in cui i corpi nascono dai corpi, e, poiché questi nascono in modo corruttibile, ci accusate quasi di attribuire alla generazione dell’Unigenito, che deriva dal Padre, la passione e la corruzione dei corpi. Infatti, pieni di pensieri carnali, non ritenete che la sostanza di Dio possa generare da se stessa il Figlio, se non soffre ciò che soffre la sostanza della carne quando nasce. Sbagliate, non conoscendo né le Scritture, né la potenza di Dio 53. Allorché leggete: Affinché siamo nel suo vero Figlio, Gesù Cristo 54, pensate che sia il vero Figlio di Dio, ma non pensate che questo Figlio sia in alcun modo il vero Figlio di Dio, se negate che sia nato dalla sostanza del Padre. Forse, infatti, era già figlio dell’uomo e per dono di Dio divenne Figlio di Dio, nato certamente da Dio, ma per grazia, non per natura? O forse, benché non sia figlio dell’uomo, tuttavia era già una certa creatura qualsiasi, che, poi, per opera di Dio, si è convertita in Figlio di Dio? Ma se nessuna di queste ipotesi è ammissibile, allora o nacque dal nulla o da una qualche sostanza. Ma perché non credessimo che voi pensate che il Figlio di Dio deriva dal nulla, hai affermato che voi non dite che il Figlio di Dio deriva dal nulla, liberandoci così anche da questa preoccupazione. Dunque, deriva da qualche sostanza. Se non da quella del Padre, da quale? Ditelo. Ma non la troverete. Ormai, pertanto non vi spiaccia ammettere insieme a noi che l’Unigenito Figlio di Dio, Gesù Cristo nostro Signore, deriva dalla sostanza del Padre.
14. 3. Dunque, il Padre e il Figlio sono di una medesima sostanza. Si tratta di quell’homousion, che, nel concilio di Nicea, fu stabilito dai Padri cattolici con l’autorità della verità e con la verità dell’autorità contro gli eretici Ariani. In seguito, nel concilio di Rimini, tenuto sotto l’eretico imperatore Costanzo, l’empietà eretica tentò di distruggere ciò che la fede antica aveva generato, e, a causa della novità del vocabolo, che non venne inteso nel modo opportuno, molti furono ingannati con la frode da pochi. Ma non molto tempo dopo, avendo avuto il sopravvento la libertà della fede cattolica, ed essendo stato compreso nel modo opportuno il senso del vocabolo, l’homousion fu difeso in lungo e largo a beneficio della purezza della fede cattolica. Infatti, cosa significa l’homousion se non che il Figlio è dell’unica e medesima sostanza del Padre? Cosa significa, dicevo, l’homousion se non questo: Io e il Padre siamo una cosa sola 55? Ma ora né io devo ricorrere al concilio Niceno, né tu devi ricorrere a quello di Rimini per non pregiudicare il tema. Né io devo appoggiarmi all’autorità di questo concilio, né tu devi appoggiarti all’autorità di quello: basandoci sull’autorità delle Scritture, testimonianze che non sono proprie di uno di noi, ma che sono comuni ad entrambi, dobbiamo far sì che la materia concordi con la materia, la causa con la causa, il ragionamento con il ragionamento. Entrambi leggiamo: Affinché siamo nel suo vero Figlio, Gesù Cristo, egli è il vero Dio e la vita eterna 56. Entrambi dobbiamo cedere al carico di un così grande peso. Dicci, dunque, se questo vero Figlio di Dio, distinto, in virtù di una qualche proprietà del nome, da coloro che per grazia sono chiamati figli, non deriva da nessuna sostanza o deriva da qualche sostanza. Tu rispondi: Non dico da nessuna sostanza, per non dire dal nulla. Dunque, deriva da una qualche sostanza: ti chiedo, da quale? Se non da quella del Padre, cercane un’altra. Se non ne trovi un’altra, poiché non è affatto possibile trovarla, riconosci che è della sostanza del Padre e confessa che il Figlio è homousion con il Padre. La carne nasce dalla carne, il figlio della carne nasce dalla sostanza della carne. Eliminate la corruzione, rimuovete le passioni carnali dalla luce della mente e comprendete le proprietà invisibili di Dio attraverso il creato 57. Dovete credere che il Creatore, che concesse alla carne di generare la carne, che concesse ai genitori di generare veri figli della carne dalla sostanza della carne, in modo tale che i figli ed i genitori fossero di un’unica sostanza, a maggior ragione poté generare un vero Figlio dalla sua sostanza e avere con il Figlio vero un’unica sostanza, permanendo la purezza spirituale ed essendogli del tutto estranea la corruzione carnale.
14. 4. In effetti, non so cosa tu abbia detto sull’anima. Infatti sono tue le parole, dove dici: Voi non comparate infatti quella magnificenza così grande alla nobiltà dell’anima, ma alla fragilità del corpo. Certamente dal corpo - affermi - nasce la carne, il figlio corporeo, ma dall’anima non nasce l’anima. Dopo questi presupposti, di nuovo affermi che l’anima genera figli; infatti aggiungi di seguito: Se dunque la nostra anima genera rimanendo incorruttibile ed impassibile, senza avvertire alcuna diminuzione o contaminazione; ma, legittimamente, secondo le leggi divine genera un figlio, e, attribuendo con sapienza il consenso al corpo, essa si mantiene integra, quanto più lo farà Dio onnipotente? E poco dopo affermi: Quanto più Dio Padre incorruttibile ha generato il Figlio in modo incorruttibile?. Già ho detto sopra che non so cosa tu abbia voluto si intendesse dell’anima, della quale dapprima hai affermato che non nasce anima da anima e poi che l’anima genera incorruttibilmente un figlio. Se genera l’anima, in che modo non nasce l’anima dall’anima? Se genera la carne, vedrai in che modo la carne è il vero figlio dell’anima. Cristo, infatti, in relazione al quale hai ritenuto di dover usare questa similitudine, è il vero Figlio di Dio. Se poi hai voluto dire che l’anima genera un figlio in modo incorruttibile, così come l’Apostolo afferma: In verità in Cristo Gesù per mezzo del Vangelo io vi ho generato 58, perché non consideri che esistevano già nella vita vecchia del peccato quelle anime che l’Apostolo generò rinnovandole per mezzo del Vangelo? Invece, il Verbo, che è Dio, Figlio unigenito di Dio, come già abbiamo discusso, non fu prima qualcosa e fu generato dal Padre attraverso una trasformazione, ma fu sempre con il Padre, come è e sempre sarà in modo mirabile e ineffabile generato coeterno dall’eterno. Ma se hai introdotto questa similitudine tanto inadatta con l’intento di affermare che Dio Padre generò incorruttibilmente, non ti affaticare! Io affermo precisamente che Dio Padre generò incorruttibilmente, ma generò un figlio uguale a se stesso. Di nuovo, infatti, ora ti ribadisco ciò che voi dovreste sempre dire. O il Figlio di Dio è nato da una qualche sostanza, o da nessuna. Se da nessuna, dunque nacque dal nulla, ipotesi che sappiamo già che voi non difendete. Se da qualche sostanza, e tuttavia non da quella del Padre, non è vero Figlio di Dio. Se dalla sostanza del Padre, Padre e Figlio sono di un’unica e medesima sostanza. Ma in che modo non ha tolto nulla al Figlio, come dici, se è della medesima sostanza, e tuttavia è minore, né può crescere come un bambino?
14. 5. Ma, quanto all’immortalità di Dio, già prima ho disquisito a sufficienza sul fatto che essa non è esclusiva solo del Padre, ma è propria di Dio, che è Padre, Figlio e Spirito Santo, e che è il solo ad avere l’immortalità, come ha detto l’Apostolo. Di questo ho parlato quando hai citato per intero la suddetta testimonianza apostolica.
14. 6. Ti rincresce il fatto che noi affermiamo che il Figlio è uguale al Padre, quasi potesse essere disuguale egli che è vero Figlio, non nato nel tempo, ma coeterno a colui che lo genera, come lo splendore nato dal fuoco appare coeterno a ciò che lo genera. Ma il Figlio di Dio - affermi - ha come autore il Padre. Se con ciò intendi dire che Dio Padre è autore nei confronti di Dio Figlio, poiché il Padre generò e il Figlio fu generato, poiché questo è da quello e non quello da questo, lo ammetto e te lo concedo. Se però con il nome di autore vuoi rendere il Figlio minore e il Padre maggiore e il Figlio di una sostanza diversa rispetto a quella del Padre, questo lo disdegno e lo rifiuto; infatti, anche il figlio dell’uomo, in quanto è figlio, ha un autore dal quale è nato, il padre; e tuttavia non per questo non è della medesima sostanza del padre, e benché il figlio sia minore e il padre maggiore, il primo crescendo può tuttavia raggiungere la forma e la potenza del padre, nella quale non trova il padre del tutto simile, in quanto anche questi si è debilitato invecchiando. Così, infatti, è necessario che la condizione mortale muti con l’età, poiché la nascita è legata al tempo e non è eterna. Ma per l’eternità non è così: in essa né cresce il Figlio, né invecchia il Padre. E perciò l’età di entrambi non è impari, poiché dove c’è eternità non c’è età; per questo, la costituzione di entrambi non è impari, poiché il vero Figlio, che non nacque per poi crescere, nacque uguale al Padre per non rimanere degenere. Di conseguenza, la natività divina è di gran lunga migliore e più eccelsa di quella umana, in quanto è una generazione incorruttibile e inviolabile, e non è inferiore a motivo della diversità della natura.
14. 7. Ma tu affermi: Il Figlio ricevette la vita dal Padre. La ricevette come colui che è generato la riceve da chi genera. Per questo disse: Tutto quanto ha il Padre è mio 59. Dunque, tutte le cose che il Padre ha, questi le diede al Figlio generandolo, ed il Figlio le ricevette nascendo. Né il Padre perse ciò che aveva dandolo, né il Figlio, essendo e non avendo, ricevette. Ma, come il Padre, nel dare al Figlio tutto ciò che aveva, rimase in possesso di tutto, così il Figlio non rimase mai senza ciò che, non per necessità, ma per nascita ricevette in quanto Figlio, poiché mai poté essere non nato e sempre ebbe quelle cose senza le quali non sarebbe nato: è nato infatti immutabile, poiché è sempre nato. Se, infatti, qualcuna di quelle cose che il Padre ha non la diede al Figlio, è falso ciò che dice il Figlio: Tutto quanto ha il Padre è mio. Ma poiché questa affermazione è vera, tutte le cose che il Padre ha le diede al Figlio generandolo, come abbiamo detto, e il Figlio le ricevette nascendo. E perciò il Padre diede la vita, in quanto generò la vita; il Figlio ricevette la vita, in quanto nacque vita. Se la ricevette inferiore, debole o diversa, ne consegue che la vita che il Padre ha non la diede al Figlio. E in che modo sarebbe vero: Tutto quanto ha il Padre è mio? Ma chi oserebbe dire: " Non è vero ciò che la Verità disse "? Perciò, come il Padre ha la vita in se stesso, così ha dato anche al Figlio di avere la vita in se stesso 60. Come l’ha, così la diede, ciò che ha l’ha dato, diede la vita tale e quale egli l’ha, l’ha data nella stessa misura in cui l’ha. Tutte le cose che il Padre ha sono del Figlio. Dunque il Padre non ha dato al Figlio qualcosa di meno di quello che ha; né il Padre perse la vita che diede al Figlio. Vivendo, infatti, mantenne la vita che diede generando. Vita è il Padre, vita il Figlio. Sia quello, infatti, sia questo hanno la medesima vita. Ma il Padre ha la vita senza riceverla da altri, mentre il Figlio ha la vita data dalla vita, ma tale e quale la vita del Padre, nella stessa misura di quella, sotto ogni rispetto uguale a quella, poiché è vero Figlio, Figlio perfetto, unico Dio, Figlio non degenere rispetto all’unico Dio Padre. E per questo il Figlio è uguale al Padre. Tutto ciò che, secondo te, egli ricevette dal Padre, lo ammettiamo anche noi: il Padre diede e il Figlio ricevette. Ma quando il Padre, generandolo, diede al Figlio tutto ciò che ha, lo generò certamente uguale, poiché non diede nulla di meno. In che modo, dunque, puoi dire che il Padre diede e il Figlio ricevette, per concludere che il Figlio non può essere uguale al Padre, mentre vedi che il Figlio, al quale fu dato tutto dal Padre, ricevette persino l’uguaglianza? Sta scritto: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere 61, ma, si intende, in questa vita, in cui c’è la necessità, alla quale sicuramente è preferibile l’abbondanza. È meglio infatti avere che avere bisogno, ed è meglio donare che ricevere, distribuire che mendicare. Poiché il Padre, che diede, diede generando e il Figlio, che ricevette, ricevette nascendo, non è stato soccorso un bisognoso, ma la stessa abbondanza è stata generata. Né possono essere diversi colui che ha ricevuto e colui che ha dato, poiché ha ricevuto anche la proprietà di essere uguale al Padre. Infatti, non ha nulla meno del Padre colui che dice: Tutto quanto ha il Padre è mio. È pertanto uguale al Padre. Ma poiché si è umiliato, ricevendo la forma di servo, non perdendo la forma di Dio, così è divenuto, in quella stessa forma di servo, obbediente fino alla morte sulla croce, nella quale fu poco inferiore agli Angeli 62. Per rimanere uguale al Padre nella forma di Dio, poiché questa forma non è mutevole.
14. 8. Perciò perché meravigliarsi, se, nelle testimonianze che tu adduci, si afferma: Io compio sempre le opere gradite al Padre 63, e davanti al sepolcro di Lazzaro: Padre, io ti rendo grazie, poiché mi hai ascoltato; e io sapevo che sempre tu mi ascolti, ma ho parlato per coloro che mi circondano, affinché credano che tu mi hai mandato 64, e di nuovo: Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato 65 e prima di spezzare il pane, prima rese grazie al Padre 66? Se con queste e simili testimonianze tu volessi dimostrare che, nella forma di servo, il Figlio è inferiore al Padre, e che, nella stessa forma di Dio, deriva dal Padre e non il Padre dal Figlio - la qual cosa viene frequentemente espressa dal Figlio con molte affermazioni, per cui coloro che non comprendono lo ritengono inferiore al Padre anche nella stessa divinità -, se volessi dimostrare questo manterresti la retta regola della fede in modo da non contraddire la verità, e con tali testimonianze non ti opporresti al Vangelo, ma lo insegneresti. Quali sono infatti le cose gradite al Padre che non sono gradite anche al Figlio? O in che modo il Figlio può fare ciò che è gradito al Padre se non perché da lui riceve tutte le cose, nelle quali è uguale al Padre? In che modo potrebbe non rendere grazie al Padre dal quale deriva, soprattutto nella forma di servo, nella quale è a questi inferiore? In che modo potrebbe non pregare il Padre come uomo, egli che, come Dio, esaudisce unitamente al Padre? Quale cristiano poi ignora che il Padre ha mandato e il Figlio è stato mandato? Non sarebbe stato opportuno, infatti, che il genitore fosse mandato da colui che generò, ma era opportuno che il figlio fosse mandato dal genitore. Ma questa non è disuguaglianza di sostanza, bensì ordine di natura: non in quanto l’uno sia anteriore all’altro, ma in quanto l’uno deriva dall’altro. Dunque, bisognava che colui che fu mandato compisse le opere di colui dal quale fu mandato; e quali sono le opere del Padre che non sono anche del Figlio, allorché il medesimo Figlio dice: Tutto ciò che il Padre fa, lo fa egualmente anche il Figlio 67? Tuttavia dice che sono le opere del Padre: non dimentica infatti da chi è nato; ed è dal Padre infatti che gli deriva la facoltà di compiere tali opere. Voi intendete queste cose in modo tale da pensare che anche in questo caso il Padre sia maggiore rispetto al Figlio, poiché disse che un passero non cade in terra senza la volontà del Padre 68, come se cadesse senza la volontà del Figlio. O forse fino a tal punto volete che il Figlio sia inferiore da non avere in suo potere neppure i passeri? Ma se non volete accondiscendere a questa regola per la quale, qualunque passo voi leggiate in cui, secondo l’autorità dei libri sacri, il Figlio sembra mostrarsi inferiore al Padre, dovete ritenere che ciò sia stato detto in base alla forma di servo nella quale veramente è inferiore al Padre, oppure che sia stato detto non perché l’uno sia maggiore o minore dell’altro, ma perché l’uno deriva dall’altro, ma se, dicevo, non volete accondiscendere a questa rettissima regola, certamente non potete in alcun modo affermare che si tratta del vero Figlio di Dio, a meno che non diciate che egli è della medesima sostanza del Padre. Se volessimo ricorrere ad un esempio umano, per la debolezza degli uomini carnali, potremmo dire: prendiamo due uomini, padre e figlio, se il figlio fosse obbediente al padre, e per un qualche motivo pregasse il padre, e gli rendesse grazie, e infine fosse mandato dal padre in un qualche luogo dove affermasse di essere venuto per compiere non la sua volontà, bensì la volontà di colui dal quale è stato mandato, forse di qui si dimostrerebbe che non è della medesima sostanza del padre? Perché dunque dove leggete tali cose sul Figlio di Dio, subito precipitate con il cuore e con la bocca in un sacrilegio così grande da non credere né affermare che il vero Figlio di Dio ha in comune col Padre un’unica e medesima sostanza?
14. 9. E che dire poi del fatto che hai ritenuto di dover menzionare ciò che il Figlio del tutto chiaramente dice in quanto uomo: Ho il potere di deporre la mia anima e ho il potere di riprenderla. Infatti ho ricevuto questo precetto dal Padre mio 69? In che modo questo giova alla tua causa? Forse ha inteso dire qualcos’altro se non: " Ho il potere di morire e di risorgere "? Ciò che pertanto afferma: Nessuno me la toglie, ma io la dò da me stesso per riprenderla di nuovo 70, in che senso volle si intendesse, se non che non sarebbe morto, se non avesse voluto? Ma, se non fosse uomo, avrebbe forse potuto morire e risorgere? Così hai introdotto questa testimonianza, per preparare ciò che andavi a dire: Egli certamente a proposito del suo potere, che aveva ricevuto dal Padre, diceva anche: " Io ho il potere di deporre la mia anima e il potere di riprenderla ", quasi che, se non fosse uomo, avrebbe deposto l’anima. Come uomo dunque, non come Dio, ricevette questo potere, sebbene non avesse detto: " Questo potere ", ma questo precetto ho ricevuto dal Padre mio. Chi poi non ignora che una cosa è il precetto, un’altra il potere? Infatti, noi abbiamo in nostro potere ciò che possiamo fare quando lo vogliamo. Invece il precetto agisce su di noi così che facciamo ciò che è già in nostro potere, e se non è ancora in nostro potere, dobbiamo pregare che ci venga dato il potere di compiere ciò che ci è stato imposto come precetto. Pertanto, se vorrete prestare attenzione a ciò che è evidente, comprenderete che il Figlio aveva ricevuto questo potere in quanto uomo. Ma, per gli ostinati, io potrei rispondere a queste due ipotesi come segue. Se ricevette come uomo questo potere, anche tu vedi che non ti giova affatto questa testimonianza, poiché, se sulla base di questo potere ricevuto dal Padre vuoi dimostrare che il Figlio è minore del Padre, neppure noi dubitiamo che in quanto uomo è Cristo ed è minore del Padre; ma se vuoi che abbia ricevuto questo potere in quanto Dio, allora il Padre, generandolo uguale a sé, gli diede tanto potere su tutte le cose quanto ne ha lo stesso Padre. Se, infatti, nel suo potere il Figlio ha qualcosa in meno rispetto al Padre, non gli appartengono tutte le cose che il Padre ha; ma poiché gli appartengono, senza dubbio ha tanto potere quanto il Padre. Anche per quanto concerne il precetto, possiamo dire: o lo ricevette come uomo, o come Dio; se come uomo, non sorge nessuna questione, poiché in quanto uomo è inferiore al Padre; se come Dio, non è di qui che si dimostra che è inferiore, poiché lo ricevette per nascita, non per indigenza. Infatti, nell’unico Verbo di Dio sono di Dio tutti i precetti che il Padre, generandolo, gli diede alla nascita, e che non gli diede in aggiunta dopo averlo generato privo di essi; e per questo lo generò tanto quanto egli è, poiché da se stesso generò il vero Figlio, e lo generò perfetto secondo la pienezza della divinità, non perfettibile con l’avanzare degli anni. Ma ti chiedo umilmente: perché, se un qualunque uomo, figlio di un uomo riceve un precetto dal padre, non dici che questo è di un’altra sostanza, mentre osi negare che il Figlio di Dio, che è Dio, abbia la sostanza paterna per il fatto che riceve un precetto dal Padre? Insomma, sia ricevette il precetto dal Padre, sia è della medesima sostanza di colui che glielo diede. Chi sopporterebbe che tu contraddicessi questo, qualora venissero ad ascoltarti degli uomini, padri e figli, i quali sono della medesima sostanza, senza che i figli siano degeneri per il solo fatto che i padri hanno dato loro dei precetti? Ma tu potresti dire: padri dotti diedero precetti a figli non dotti. Applicalo ora al Figlio di Dio, Dio nato da Dio Padre e che sicuramente nacque imperfetto, se ricevette il precetto in quanto non era dotto. Ma poiché nacque perfetto, quello generandolo gli diede il precetto, questo lo ricevette nascendo. Infatti, mai il vero Figlio di Dio fu non dotto: ma d’altra parte il Figlio esiste da sempre.
Il Figlio è della medesima sostanza del Padre.
15. 1. Tu non neghi che il Figlio esiste nella forma di Dio; però neghi che sia uguale a Dio Padre, pensando che la forma del Padre sia maggiore rispetto a quella del Figlio, come se il Padre non avesse potuto comunicare compiutamente la sua forma al Figlio, che egli generò da se stesso e che non fece né dal nulla né da un’altra sostanza. O se poté generare la sua forma piena nell’unico Figlio, e tuttavia non la generò piena, bensì minore, ponete mente a quanto consegue da questo e tornate sulla via, affinché non siate costretti ad affermare che il Padre è invidioso. Voi dite che il Figlio è Dio, dite che è Signore, ma con l’intenzione di creare due dèi e due signori, in contrasto con la Scrittura che proclama: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo 71. A cosa vi giova, nella vostra condizione di sacrileghi, il fatto di assegnare al Padre una forma tanto eccelsa se non l’assegnate al Figlio? Se l’uno è maggiore e l’altro minore, forse non sono per questo due dèi e due signori? Se desiderate essere privi di questo errore, dovete affermare che uno è il Padre, un altro il Figlio, senza tuttavia dire che entrambi nel contempo sono due, bensì un unico Signore Dio. Voi dite che il Figlio è re, nato certamente dal Padre re; non considerate che, nel genere umano, i figli dei re, per quanto possano non essere re per il semplice fatto di essere nati da re, in quanto nati da uomini sono tuttavia uomini, e pur non avendo la potestà regia insieme ai padri mantengono tuttavia la medesima natura. Voi concedete al Figlio di Dio di essere re e di regnare con il Padre e gli negate, con empia vanità, la natura paterna; dite che non è uguale a Dio Padre colui il quale non considerò una rapina essere uguale a Dio, e che, tuttavia, non avendo di mira il suo proprio interesse, ma il nostro, si è umiliato, non perdendo la forma di Dio, ma ricevendo la forma di servo, nella quale divenne obbediente al Padre fino alla morte sulla croce 72. E in questa forma non volete riconoscere che egli è inferiore al Padre Dio, in modo da negare che nella forma di Dio sia uguale al Padre. " Noi ", affermi, " siamo stati chiamati figli per grazia, non lo siamo per natura; perciò l’unigenito è Figlio, in quanto lo è secondo la natura della sua divinità, poiché è nato Figlio ". Queste parole non sono solo tue, ma anche nostre. Perché dunque pretendi che colui che tu affermi essere Figlio di Dio per natura non per grazia non sia della medesima natura del Padre, e non badi a quale iniquità pronunci? Forse non sarebbe più tollerabile che tu sottraessi al Figlio di Dio re il regno piuttosto che la natura del Padre?
15. 2. Riguardo poi allo Spirito Santo, già prima ho sufficientemente discusso in che modo anch’egli derivi da Dio senza tuttavia essere figlio, poiché si legge che deriva da Dio per processione, non per generazione. Noi - affermi - non applichiamo il termine natura al Padre Dio non nato. E come giustificando il motivo per cui non ammettete la natura in riferimento a Dio Padre, subito aggiungi quanto segue: " Crediamo ciò che Cristo dice: Dio è spirito 73 ", quasi che Cristo, in quanto Dio, non sia spirito, egli che tuttavia hai affermato essere Figlio per natura. Dunque, non basta che il Padre sia spirito per negargli la natura. Ma forse, per il fatto che non è nato, non volete che egli sia natura; pensate infatti che la natura sia così chiamata da " nascere ". Sappiate, dunque, che qualsiasi cosa è detta esistere in virtù della sua sostanza, essa esiste comunque per natura. Ad ogni modo, se non pensate che bisogna dire che il Figlio ha la medesima natura del Padre, dovete dire almeno che è della sostanza del Padre: questo ci basta ai fini della nostra presente discussione. Nondimeno, dovete essere ammoniti a comprendere ciò che dice l’Apostolo: Avete servito a costoro i quali per natura non sono dèi 74, nel quale passo certamente ha mostrato che dobbiamo servire a quel Dio, che è Dio per natura. Voi, dunque, che credete che Dio Padre non sia Dio per natura, ponete mente al modo in cui lo costituite, e se in voi c’è un pizzico di pudore, arrossite. Ecco, vi diciamo che noi non serviamo a un Dio che non è Dio per natura, per non essere simili a coloro ai quali fu detto: Avete servito a questi che per natura non sono dèi. Quanto a voi, se volete essere come costoro, vi chiediamo di non volerlo e di dire che Dio Padre è Dio per natura e inoltre di non negare che suo Figlio, che dite ormai essere Figlio non per grazia ma per natura, abbia la medesima natura del Padre e che quindi non sia altro che vero Figlio. Come mai potete affermare sia di professare che il Figlio è vero figlio, sia di non negare che è simile al Padre, quando negate che egli sia della medesima sostanza del Padre? Infatti, come l’unità della sostanza rivela il vero Figlio, così la differenza di sostanza rivela che non è vero figlio. In che modo, poi, affermate che è simile al Padre il Figlio, al quale non volete attribuire la sostanza del Padre? Forse che non è simile all’uomo una pittura o una statua, e tuttavia non la si può chiamare figlio poiché è di una sostanza diversa? Senza dubbio, l’uomo è stato creato a somiglianza di Dio, e tuttavia, poiché non è della sua unica e medesima sostanza, non è vero figlio, e perciò diventa figlio per grazia, in quanto non lo è per natura. Se, dunque, volete riconoscere il vero Figlio di Dio, in primo luogo e soprattutto dovete affermare che è di un’unica e medesima sostanza, così da dire che, in quanto vero Figlio, anche il Figlio di Dio è simile al Padre in tutto. Infatti, colui che pensate avere una diversa sostanza affermate che è più dissimile che simile, e negate assolutamente che sia vero Figlio. Infatti volete sapere quanto valga l’unicità e l’identità di sostanza per mostrare che è vero figlio: anche il figlio di un uomo è simile in alcuni aspetti e in altri dissimile rispetto al padre, e tuttavia, poiché è della medesima sostanza, non si può negare che sia vero figlio; e poiché è vero figlio, non si può negare che sia della medesima sostanza. Voi, invece, affermate che il vero figlio di Dio è così simile al Padre da volere che sia di sostanza diversa, quando solamente per la sostanza si può dimostrare che uno è vero figlio. Infatti, due veri uomini sono di un’unica e medesima sostanza, anche quando nessuno dei due sia figlio dell’altro. Ma un uomo in nessun modo può essere vero figlio di un altro, a meno che non sia della medesima sostanza del padre, anche se non è simile al padre in tutto. Perciò il vero Figlio di Dio è di un’unica sostanza con il Padre, poiché è vero Figlio e in tutto simile al Padre, in quanto Figlio di Dio. E infatti non è lecito affermare, come avviene con i figli degli uomini o di un qualsiasi animale, che il vero Figlio di Dio è certamente di un’unica sostanza come il Padre, ma non è in tutto simile al Padre. Pertanto, accettate con noi il concilio di Nicea, se volete affermare che Cristo è vero Figlio di Dio.
15. 3. Dici: Noi siamo accusati di parlare di nature diverse. E cos’altro affermi a proposito di Dio Padre e di Dio Figlio? Cos’altro dici? O forse pensi di poter essere liberato da questa accusa per il fatto che subito aggiungi: Sappiate quanto affermiamo: il Padre, che è spirito, generò uno spirito prima di tutti i secoli e Dio generò Dio? Dite questo e dite il vero, ma hai taciuto quanto affermate di falso e di esecrabile. Infatti dicendo: lo spirito generò lo spirito dite il vero, ma voi dite questa verità con l’intenzione di affermare che anche lo spirito è di natura diversa. Infatti, diverse sono le nature dello Spirito di Dio, o di Dio Spirito, e dello spirito dell’uomo, e tuttavia entrambe sono chiamate spirito. Ugualmente, sono di diversa natura lo spirito dell’uomo e lo spirito dell’animale, e tuttavia entrambi sono nondimeno chiamati spirito. Allo stesso modo si dice Dio di Dio e si dice dio dell’uomo, come è detto: Siete dèi 75, e come Mosè fu dato come dio al faraone 76. E pur essendo diversa la sostanza di Dio e dell’uomo, tuttavia l’uno e l’altro sono chiamati Dio. In sintesi, sebbene diciate a proposito di Dio Padre e di Dio Figlio che lo spirito generò lo spirito, a ragione siete accusati di dire che sono di natura diversa; e sebbene diciate che Dio generò Dio, anche così siete giustamente accusati di non scostarvi dalla differenza di natura, poiché affermate che il Figlio non è simile al Padre in tutto. Infatti, se diceste che è simile in tutto, di conseguenza si capirebbe che affermate che essi sono anche di un’unica e medesima natura e sostanza. Dunque, se intendi liberarti dalla colpa che vi viene imputata, ossia di affermare che le nature di Dio Padre e di Dio Figlio sono diverse, come dici: lo spirito generò lo spirito, così devi dire: " lo spirito generò lo spirito della medesima natura o sostanza "; e come dici: Dio generò Dio, così devi dire " Dio generò Dio della medesima natura o sostanza ". Se crederai questo e lo affermerai, di nulla sarai più accusato su tale questione. Se poi non vorrai affermarlo, a cosa ti vale dire: Il vero Padre non nato generò il vero Figlio, dal momento che questi senza dubbio non è vero Figlio se non è di un’unica identica sostanza con colui che lo generò?
15. 4. Certamente, il Figlio dice al Padre: Questa è la vita eterna, che conoscano Te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo 77; ossia, che riconoscano come unico vero Dio Te e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Basandovi su queste parole, voi, che accogliete come vero Dio il solo Padre senza il Figlio, cos’altro fate se non negare che il Figlio sia vero Dio? Poiché, in realtà, il Padre e il Figlio non sono due ma un unico Dio, senza dubbio anche il Figlio è vero Dio ed insieme allo Spirito Santo è un unico Dio. Infatti, non deve colpirci il fatto che in questo passo non venga nominato lo Spirito Santo, come se non fosse Dio o non fosse il vero Dio. Questo equivale a dire che Cristo non sa le cose che sono di Dio, poiché così disse l’Apostolo: E le cose che sono di Dio nessuno le conosce se non lo Spirito di Dio 78. Il che significa: Nessuno sa, se non lo Spirito di Dio, ossia: " Solo lo Spirito di Dio conosce queste cose ". Come, dunque, da questa conoscenza, che si è detto nessuno possiede se non lo Spirito di Dio, non è escluso Cristo, così dal passo in cui si dice che il Padre e Cristo sono il solo e vero Dio, non è escluso lo Spirito Santo. Così quel nome, di cui nell’Apocalisse si afferma che nessuno lo conosce se non colui che lo porta scritto 79, cioè Cristo, lo sa certamente anche il Padre, cosa che non potete negare, e lo conosce anche lo Spirito Santo, malgrado lo neghiate. Lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio 80. Se si nega che lo Spirito possa comprendere perché viene detto scrutatore, allora si neghi che Dio penetra i cuori e i reni degli uomini. Infatti sta scritto: Dio che scruta i cuori e i reni 81. Dunque, quando si dice che il Padre e Gesù Cristo sono il solo vero Dio, lo si dice in modo tale che lo Spirito Santo non sia escluso in alcun modo dalla realtà della divinità. Il Figlio, infatti, non afferma, come sembra a te, che il solo potente, il solo sapiente, il solo buono è il Padre. L’unico e solo Dio è invece la stessa Trinità, come mostra tutto ciò che precedentemente abbiamo ripetuto più e più volte.
15. 5. Quanto al fatto che Dio Padre ha generato il Figlio di Dio non tale da doversi perfezionare, ma perfetto, dici il vero. Ma allorché non vuoi paragonare la stessa perfezione del Figlio alla perfezione del Padre, in questo dici il falso e contraddici la verità, secondo la quale il Figlio è vero Figlio. Affermi: Se infatti l’uomo potesse generare subito un figlio perfetto, non genererebbe un fanciullo che, col passare degli anni, giunga infine un giorno a compiere la volontà del suo genitore. Con ogni verità stai parlando contro di te. Ma perché non ti si rivolgano contro le tue parole, riconosci l’uguaglianza del Padre e del Figlio. Difatti, anche l’uomo se potesse, genererebbe subito un figlio uguale a sé, senza aspettare gli anni nei quali la sua volontà possa compiersi nella forma del figlio. Dunque, perché Dio non generò un Figlio uguale a sé, Dio al quale né erano necessari gli anni nei quali compiere ciò, né mancava l’onnipotenza? O forse non volle? Dunque (e ciò sia lungi!) prova invidia. In realtà non è invidioso: pertanto lo generò uguale. E perciò di un’unica e medesima sostanza: infatti, anche l’uomo, il quale, poiché non può, non genera il figlio uguale, lo genera tuttavia della medesima sostanza della quale egli è costituito. Se così non fosse, non potrebbe infatti essere un vero figlio. Cosa significa dunque ciò che dici: Il Padre ha generato il Figlio tale quale è ora e quale rimarrà senza fine?. La tua affermazione sarebbe corretta, se non negassi che il vero Figlio è uguale al Padre. Quando invero dici che è perfetto e neghi che è uguale, e non neghi che rimarrà per sempre tale quale è nato, senza dubbio dichiari che il Figlio rimarrà inferiore al Padre per sempre. E perciò il figlio dell’uomo nasce inferiore al padre, poiché nasce imperfetto, e crescendo perviene alla forma del padre. Il Figlio di Dio è nato inferiore al Padre, e, essendo nato perfetto e immortale, non ammette alcun accrescimento, per cui la stessa perfezione lo rende in eterno estraneo alla forma del Padre. Ecco le cose in cui credete, ecco le cose che affermate; ecco, ciò che è peggio, le cose che insegnate. Ma starà all’arbitrio di coloro che ascoltano - affermi - scegliere una delle due opinioni: o che il Figlio è obbediente al Padre, lui che " si spogliò " assumendo " la forma di servo " e a cui il Padre " ha dato un nome che sta al di sopra di ogni altro nome " 82, oppure la tua interpretazione. In verità, gli uditori, ai quali il Signore dona l’intelletto, non scelgono una delle due possibilità, bensì l’una e l’altra, cioè sia il Figlio obbediente al Padre, sia la mia interpretazione, o meglio la mia esposizione, con la quale ho dimostrato che nella forma di servo fu obbediente al punto da non perdere la forma di Dio, nella quale è uguale al Padre. Ma tu bada con quanto oltraggio attribuisci l’obbedienza al Figlio di Dio, la cui natura sminuisci nella sua divinità.
Il Padre di Cristo è anche Dio di Cristo.
16. 1. Quando poi mi hai sentito dire che a causa dei Giudei, per amore di umiltà, non di verità, il Figlio disse che suo Padre è suo Dio?. Mai hai potuto sentirmi dire questo, in quanto mai l’ho detto; ma ho affermato chiaramente che ciò viene detto a causa della forma di servo. Tuttavia, come la stessa forma di servo è vera e non falsa, così disse con verità e non finse per umiltà che suo Padre, anche per quella forma, era suo Dio. Qual è infatti il guadagno dell’umiltà se è la verità a subire una perdita? Ma tu hai tentato di confutare questa verità assolutamente certa, così da dire che le stesse parole, con le quali il Signore afferma: Dio mio e Dio vostro 83, non riguardano la forma di servo per il fatto che il Signore le pronunciò dopo la risurrezione, come se con la risurrezione avesse distrutto la forma di servo e non l’avesse piuttosto trasformata in meglio; come se egli, dopo essere morto, non sia anche risorto; come se quella forma che patì la morte non sia stata poi ricondotta alla vita; come se questa stessa forma non sia stata elevata al cielo, come se in questa stessa forma il Figlio di Dio non sieda alla destra del Padre, e come se in questa stessa forma non verrà a giudicare i vivi e i morti. Non è forse chiarissima la testimonianza degli Angeli che dicono: Verrà così come l’avete visto andare in cielo 84. Perché dunque dopo la risurrezione non avrebbe dovuto dire: Salgo al Padre mio e al Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro 85, dal momento che stava per ascendere in quella stessa forma per la quale nel tempo è suo Dio colui che è suo Padre senza tempo? In quella forma per la quale, non solo dopo la risurrezione, ma anche dopo il giudizio sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso tutto 86. Pertanto, ritengo superfluo discutere tutte le testimonianze che hai riportato, con le quali intendevi provare che viene chiamato Dio di Cristo colui che è Padre di Cristo; ma penso che neppure tu debba dubitare che siano state da te menzionate invano.
16. 2. In verità, riguardo a quel passo in cui il Signore, rivestito della medesima carne che aveva risuscitato e indossando la medesima forma umana, dice ai suoi discepoli: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra: andate e insegnate a tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a conservare tutto ciò che vi ho ordinato 87, non so perché tu lo abbia menzionato e che cosa tu abbia voluto dimostrare con esso. Forse che dice: " Mi è stato dato il potere dal mio Dio "? Se avesse parlato così, lo avrebbe senza dubbio fatto a motivo della sua stessa forma umana. In realtà, poiché non ha detto questo, non capisco che cosa tu abbia voluto provare con tale testimonianza. Anzi, capisco che l’hai introdotta al fine di parlare con più facondia. Se infatti questa facoltà gli fu data in quanto Dio, il Padre gliela diede alla nascita, non perché il Figlio ne avesse bisogno, giacché gliela diede generandolo, né per accrescerlo. Se invece questo potere gli fu dato in quanto uomo, che senso ha la nostra discussione? O forse hai voluto ricordarci che il Signore ordinò di battezzare le genti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo? E in quel passo tu senti pronunciare un solo nome, ma non vuoi intendere una sola divinità.
16. 3. E quando dici che, anche prima dell’incarnazione di Cristo, il Padre fu detto suo Dio, poiché sta scritto: Ti ha unto Dio, il tuo Dio 88, molto prima che Cristo si fosse incarnato, non capisci che ciò fu detto in una profezia, come se si fosse già compiuto ciò che doveva ancora compiersi? O forse nella profezia il Signore stesso non disse: Hanno perforato le mie mani e i piedi 89, e altre parole con le quali preannunciò con tanto anticipo la sua passione e rivelò ciò che doveva compiersi come se si fosse già compiuto? Nella profezia, dunque, si parla delle cose future come se si parlasse di cose passate: Ti ha unto Dio, il tuo Dio, con l’olio dell’esultanza a preferenza dei tuoi pari 90, intendendo come per suoi pari coloro che dovevano diventare suoi servi, suoi soci, suoi amici, suoi fratelli, le sue membra. Fu predetto dunque ciò che doveva accadere, affinché il Dio di Cristo ungesse l’uomo Cristo, il quale tuttavia fu fatto uomo così che rimanesse Dio, e affinché lo ungesse non con l’olio visibile e corporeo, ma con lo Spirito Santo, al quale la Scrittura, com’è solita, allude figuratamente con il nome di olio dell’esultanza. Disse: Unse, non disse: " Ungerà ", poiché nella predestinazione era già stato compiuto ciò che doveva accadere a suo tempo. E tu, temendo che lo Spirito Santo, col quale Cristo fu unto, sembrasse essere maggiore di Cristo, poiché è davvero maggiore dell’uomo Cristo - chi infatti santifica è maggiore di colui che è santificato -, temendo dunque questo, hai voluto che con l’olio dell’esultanza si alludesse a quella letizia con cui il Figlio esultò insieme al Padre, quando fu creata la creatura. E riguardo alla letizia del Padre e del Figlio hai ricordato, come sei solito, testimonianze non necessarie alla tua causa. Ma che cosa hai intenzione di fare? Di andare dove? In che modo vuoi negare ciò che è più chiaro della luce oppure trasformarlo in qualcos’altro, quando ti viene letto ciò che il beato Pietro disse negli Atti degli Apostoli: Questo Gesù di Nazareth che Dio ha unto con lo Spirito Santo 91. Ecco ciò che era profetizzato, quando fu detto: Dio ti ha unto, il tuo Dio, con l’olio dell’esultanza ovvero con l’olio della letizia, a preferenza dei tuoi pari. Dio infatti al quale si dice nel medesimo Salmo: In eterno e per sempre sta il tuo trono, o Dio. Scettro d’equità è lo scettro del tuo regno. Hai amato la giustizia, hai odiato l’iniquità, per questo ti ha unto Dio, il tuo Dio 92. Da Dio Padre fu unto il Figlio, il quale si fece uomo in modo da rimanere Dio, e fu unto con quella unzione della quale era ricolmo, ossia con lo Spirito Santo. Perciò sta scritto: Gesù pieno di Spirito Santo tornò dal Giordano 93.
Lo Spirito Santo è anche creatore.
17. 1. Tu dici che non si può ammettere della persona dello Spirito Santo ciò che si dice del Figlio: Tutto fu fatto attraverso di lui e senza di lui nulla fu fatto 94. E dici questo con l’intento di persuadere chiunque ti riuscirà su ciò in cui siete stati male persuasi voi, cioè che lo Spirito Santo non è creatore, quasi che tu avessi letto: "Tutto fu creato attraverso di lui senza lo Spirito Santo ", oppure: "Tutto fu creato attraverso nessun altro che non fosse lui ". Per quanto, anche se tu leggessi qualcosa di simile, non dovremmo credere che lo Spirito Santo sia escluso da questa operazione con cui la creatura fu costituita, così come il Figlio non è escluso da quella sapienza di cui si è detto: Le cose che appartengono a Dio nessuno le conosce se non lo Spirito di Dio 95. Se poi pensi che lo Spirito di Dio non sia creatore per il fatto che non viene nominato, ossia non viene detto che anche attraverso di lui fu fatta la creatura, quando si afferma del Figlio: Tutto fu fatto attraverso di lui, allora, senza dubbio, non potrai neppure dire che sono stati battezzati nel suo nome coloro ai quali Pietro dice: Fate penitenza e sia battezzato ciascuno di voi nel nome del Signore Gesù Cristo 96. Infatti non dice: " e dello Spirito Santo ", né: " nel nome del Padre ", poiché neppure il Padre viene qui nominato. E se, senza nominare il Padre e lo Spirito Santo, fu loro ordinato di essere battezzati nel nome di Gesù Cristo, e tuttavia si capisce che non furono battezzati se non nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, perché riguardo al Figlio di Dio non intendi le seguenti parole: Tutto fu fatto attraverso di lui 97 in modo che, sebbene non vi sia nominato, tu intenda anche lo Spirito Santo?
17. 2. Infatti, che cosa c’è di più eccellente tra le creature che le potenze celesti? È scritto: I cieli furono formati dal Verbo del Signore, e ogni loro schiera dallo Spirito del suo volto 98. Avevi detto che senza dubbio io non posso trovare nelle Scritture divine delle testimonianze con cui affermare che lo Spirito Santo è uguale al Figlio. Ecco, ho trovato dove può sembrare anche maggiore, se non lo impedisse la pietà, la quale confessa che è veramente uguale. Infatti le potenze celesti, che furono fatte dallo Spirito della bocca del Signore, cioè dallo Spirito Santo, sono effettivamente maggiori rispetto ai cieli che furono fatti dal Verbo del Signore, ossia dal Figlio unigenito. Ma se indaghi la verità, entrambe le cose furono fatte da entrambi, e ciò che dell’uno si dice e dell’altro si tace si comprende per entrambi. C’è infatti stoltezza maggiore che negare che lo Spirito di Dio sia creatore, dal momento che al Signore viene detto: Toglierai loro lo Spirito e verranno meno, e si trasformeranno in polvere; emetterai il tuo Spirito e saranno creati, e rinnoverai la faccia della terra 99? A meno che non si voglia dire che lo Spirito era il meno adatto a creare le cose destinate a venir meno, mentre è ora adatto a creare le cose che rimarranno senza fine. Poco fa ho detto: " Cosa c’è di più eccellente tra le creature che le potenze celesti? ". Che dire della carne del Creatore? Difatti, lo stesso Creatore, attraverso il quale tutte le cose furono create, disse: Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo 100. E allora? Il mondo fu fatto attraverso il Figlio, e il creatore è il Figlio; la sua carne, che fu data per la vita del mondo, fu fatta attraverso lo Spirito Santo: e lo Spirito Santo non è creatore? Infatti, alla vergine Maria, che aveva chiesto all’angelo che le annunciava un figlio: Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?, l’angelo rispose: Lo Spirito Santo scenderà sopra di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra; perciò quello che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio 101. Qui, come ho colto per pura logica in un passo della tua esposizione, hai tentato di affermare che lo Spirito Santo è disceso per purificare e santificare la vergine Maria, e quindi perché poi venisse la Potenza dell’Altissimo, cioè la Sapienza di Dio, che è Cristo 102, e affinché questa, così come sta scritto, edificasse la sua dimora 103, cioè essa e non lo Spirito Santo creasse per sé la carne. Cosa significa dunque ciò che dice il santo Vangelo: Si trovò che lei aveva concepito per opera dello Spirito Santo 104? Senza dubbio fu ostruita la bocca di coloro che pronunciano parole inique 105. Se dunque pensi di aprire la bocca per dire cose vere, devi ammettere che non solo il Figlio ma anche lo Spirito Santo è creatore della carne del Figlio.
17. 3. Se stai per dire che tutto ciò che ho ricordato fu fatto attraverso lo Spirito Santo, ossia che ogni potenza celeste fu formata attraverso di lui, che attraverso di lui saranno di nuovo creati gli uomini, che dapprima furono creati tali da trasformarsi nella loro polvere, che egli fece la carne di Cristo (non voglio parlare dell’anima, la cui questione è assai complessa), ma che, per quanto si possa eventualmente trovare qualche altra cosa creata per mezzo dello Spirito Santo, non tutto in ogni caso è stato fatto attraverso di lui, come invece accade per il Figlio unigenito, del quale si è detto: Tutto è stato creato attraverso di lui 106. Se affermi questo, non temi che ti si dica che lo Spirito Santo è tanto superiore al Figlio, poiché scelse per sé le cose migliori da compiere e non si degnò di compiere quelle inferiori? Ma chi intende così se non uno stolto? Tutte le cose furono create attraverso il Figlio e non sia mai che lo Spirito Santo sia separato da questa opera. Allo stesso modo, delle grandi opere della grazia si dice che tutte queste cose le realizza un solo e identico Spirito 107, senza tuttavia che il Figlio sia separato da questa operazione divina.
17. 4. Certo, ti sembra di dire qualcosa di grande, poiché affermi: Il Figlio era in principio prima di ogni creatura, ma il Padre esisteva prima del principio. Dove l’hai letto, per crederlo? Da dove ti viene la presunzione di dire questo, quando non hai né alcuna autorità né alcuna ragione? Che cosa significa infatti prima del principio, dal momento che, se qualcosa esistesse prima del principio, sarebbe il principio? Se, dunque, il Padre è prima del principio, è prima di se stesso, poiché anch’egli è principio. Cosa significa poi: In principio era il Verbo 108, se non: " Nel Padre era il Figlio "? E lo stesso Figlio, interrogato dai Giudei sulla sua identità, rispose: Il principio, io che vi parlo 109. Il Padre, dunque, è principio che non deriva da un principio, il Figlio è principio che deriva dal principio, ma entrambi nel contempo non sono due, bensì un unico principio; così come il Padre è Dio e il Figlio è Dio, ma entrambi nel contempo non sono due dèi, bensì un unico Dio. Né negherò che lo Spirito Santo, che procede da entrambi, sia principio, ma affermo che questi tre, come sono un solo Dio, così sono un solo principio.
Il Figlio, generato dalla medesima sostanza del Padre.
18. 1. Dici: Che dirai, se sentirai il Padre dire: " A te il principato nel giorno della tua potenza, tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, ti ho generato " 110?. Cosa prometti o cosa minacci, se udirò ciò che spesso odo e in cui con fede credo? Ma mi stupisco moltissimo del fatto che tu non ti accorga che di qui non ti giunge alcun aiuto. Infatti, sia che il profeta riferisca questo dalla sua persona al Signore Gesù, sia che lo riferisca dalla persona del Padre al Figlio, siccome io accetto, venero e predico entrambe le generazioni di Cristo, sia da Dio Padre senza tempo, sia dall’essere umano madre nella pienezza dei tempi, questa testimonianza non è contro di me. Ma rivela che tu hai voluto prendere tempo, mentre sono io a intendere meglio perché disse: ti generai dal seno: perché anche tu lo intendi come detto dalla persona del Padre. Infatti, Dio ha un seno non nello stesso modo in cui sono disposte le membra del corpo umano, ma l’espressione è stata trasferita da una sostanza corporea ad una incorporea, affinché comprendessimo che il Figlio unigenito è stato generato dalla sostanza del Padre. E quindi cos’altro significa questo se non che è di un’unica e medesima sostanza? Io pertanto ho dovuto addurre questa testimonianza contro di te, ma ti ringrazio per averlo ricordato. Considera dunque quanto male comporta il fatto che neghiate che il Figlio è della medesima sostanza del Padre, egli che professiamo essere nato dal suo seno, commettendo un’offesa gravissima verso Dio, come se avesse potuto generare dal suo seno una creatura che non era della sua natura. Non vi accorgete di credere che la generazione di Dio è corrotta e di predicare che è mostruosa, voi che osate dire che una diversa natura derivò dal seno di Dio? Se poi, come dovete, provate orrore e respingete questo con noi, lodate facilmente e accettate insieme a noi il concilio di Nicea e l’homousion.
18. 2. Dunque, chi non vedrebbe il tuo errore, non appena mi avesse udito ricordare che nella profezia Cristo disse a suo Padre: Dal ventre di mia madre tu sei il mio Dio 111, affinché comprendessimo che egli è Dio di quella natura che il suo stesso Figlio ricevette nel tempo dal ventre della madre, ma che è Padre di quella natura che egli generò da sé? E tu, non trovando nessuna risposta, pur di non tacere, hai detto: Tu professi che Cristo è nato dal seno della madre secondo la carne; e hai aggiunto: cosa che nemmeno i Giudei mettono in dubbio. E quindi hai domandato: Perché non vengono addotte queste testimonianze che dimostrano che la sua nascita avvenne in principio, come ci insegna anche - così affermi - la testimonianza precedente?. Quasi che io non credessi, non predicassi, non accettassi che quella natività di Cristo, per la quale si dice: In principio era il Verbo, è non temporale ma eterna, ed affermassi invece che Cristo nacque solamente dal ventre della madre. Ecco, io dico che Dio Figlio fu generato da Dio Padre senza tempo. Ho dimostrato poi come sia anche suo Dio colui che è suo Padre, a motivo dell’uomo che assunse e nel quale nacque dal ventre della madre senza il concorso di un uomo come padre. Per provare questo ho offerto una testimonianza, dove in una profezia dice al Padre suo: Dal ventre di mia madre tu sei il mio Dio. Tu, che dici che io dichiaro che Cristo nacque dal ventre della madre, cosa che neppure i Giudei mettono in dubbio, quasi che io ammetta solamente questa nascita di Cristo, non cercare di sfuggire con queste futilità, e piuttosto di’, giacché non mi hai risposto, dove Cristo dice al Padre: Dal ventre di mia madre tu sei il mio Dio. Infatti, poiché ti sei accorto di non aver nulla da ribattere a questo, hai pensato di dover introdurre un’altra nascita, che è quella di Dio da Dio. Io ti chiedo: dal momento che non sai cosa rispondere, quanto sarebbe meglio che tu tacessi?
18. 3. Se, a causa del corpo in cui si umiliò, si sente debitore nei confronti del suo genitore, a maggior ragione è necessario che offra sempre a colui che lo generò così grande e di tal natura la venerazione e l’ossequio dovuti. Qualsiasi cosa tu pensi in senso carnale sulla venerazione e l’ossequio del Figlio verso il Padre, suo Padre è suo Dio proprio dal ventre di sua madre. E per quanto Dio Figlio obbedisca a Dio Padre, poiché vedo che non capisci quanto grande sia l’uguaglianza tra il figlio e il genitore in quella generazione, forse è diversa la natura del padre-uomo e dell’uomo-figlio per il fatto che il figlio obbedisce al padre? Questo è del tutto intollerabile per voi, poiché, sulla base dell’obbedienza del Figlio, volete dimostrare che è diversa la sostanza del Padre e del Figlio. Una questione è, se il Padre e il Figlio siano di un’unica e medesima sostanza, un’altra questione è se il Figlio obbedisca al Padre. Intanto, non dobbiamo negare che sia vero Figlio, e in nessun modo è vero Figlio se la sua natura e quella del Padre non sono una sola e medesima natura. Dovete dire allora che Dio Padre e Dio Figlio sono di un’unica e medesima sostanza. Che la divinità vi costringa a riconoscere ciò che la stessa divinità donò all’umanità. L’uomo obbedisce a suo padre, dal quale è nato uomo, e tuttavia non smette di essere uomo obbedendo. E se il figlio fosse onorato, non dico come il padre, ma più del padre, quest’ultimo ne gioirebbe e non proverebbe invidia. Anche il figlio, tuttavia, onorerebbe il padre, anche se fosse nato uguale a lui, senza essere né un fanciullo, né nell’età della crescita. In effetti, se il padre uomo avesse potuto generare un figlio uguale a sé, nessuno dubita che l’avrebbe fatto. Chi dunque oserebbe dire: " Neppure l’Onnipotente poté questo "? Aggiungo anche il fatto che, se l’uomo potesse, genererebbe un figlio maggiore e migliore di se stesso. Ma nulla può essere maggiore o migliore di Dio, dunque dobbiamo credere che il vero Figlio sia uguale a lui. E se tu dicessi: " Il Padre è maggiore dello stesso Figlio, proprio perché, non generato da nessuno, lo ha tuttavia generato uguale, non minore ", ti risponderei subito: " Anzi, il Padre non è maggiore del Figlio proprio perché lo ha generato uguale, non minore ". Infatti, la questione dell’origine è: "Chi è da chi ", mentre quella dell’uguaglianza è: " Di che natura e quanto grande è ". Di conseguenza, se la ragione vera ammette che il Figlio uguale obbedisca al Padre uguale, non neghiamo l’obbedienza. Se poi, per il fatto che obbedisce, volete credere che la sua natura è inferiore, ve lo impediamo: in nessun modo, infatti, Dio Padre, per poter avere l’obbedienza dell’unico Figlio, sarebbe disposto a negarne la natura.
18. 4. Cristo, invece, fu soggetto ai genitori non per la sua maestà divina, bensì per la sua età umana. Invano pertanto hai affermato: Se fu sottoposto ai genitori che egli creò 112, quanto più lo è a suo Padre che lo generò tanto grande e di tale natura?. Ti sarà infatti risposto: " Se fu sottoposto ai genitori per la fanciullezza, quanto più lo è a Dio per la stessa forma di uomo? ". E avendo reso questa forma immortale e non avendola perduta con la morte, perché ti meravigli se anche dopo la fine di questo secolo sarà sottoposto in questa forma a colui al quale tutte le cose sono sottoposte? Ma tu affermi che il Figlio è sottoposto al Padre non a causa della forma di servo, ma in quanto lo generò tanto grande e di tale natura, ossia Dio grande, sebbene inferiore al Padre stesso, per cui sminuisci sia il Padre, il quale o non poté o non volle generare il suo Unigenito uguale a sé, sia lo stesso Figlio, il quale, Unigenito, non fu generato uguale al Padre e perciò nacque perfetto, affinché, anche crescendo, non divenisse mai ciò che non poté essere nascendo.
18. 5. Ma non soltanto, come pensi, il corpo del Figlio, cioè il corpo dell’uomo, ma anche lo spirito umano diciamo che è sottomesso al Padre. Ed è secondo quanto fu come uomo che noi comprendiamo le seguenti parole: Quando tutto gli sarà sottomesso, allora anche lo stesso Figlio si sottometterà a colui che gli ha sottomesso tutte le cose 113. In questo senso si deve intendere che Cristo è la testa e il corpo: la testa è lo stesso Salvatore che risorse dai morti e siede alla destra del Padre, mentre la Chiesa è il suo corpo, la sua pienezza, come dice con tutta evidenza l’Apostolo 114. E perciò essendo state tutte le cose sottomesse a Cristo, saranno senza dubbio sottomesse sia al capo sia al corpo. Infatti, conformemente al fatto che Dio nacque senza tempo, mai nulla poté non essere sottomesso a lui.
18. 6. Sappiamo che hai ritenuto di doverci ricordare che il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato ogni giudizio al Figlio 115. Vorrei tuttavia che tu ci dicessi in che modo il Padre non giudica nessuno, allorché lo stesso Figlio ripetutamente afferma: Io non cerco la mia gloria: c’è chi la cerca e giudica 116, affinché tu sappia che è stato detto: Il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato ogni giudizio al Figlio, per il motivo che apparirà per giudicare i vivi e i morti con la forma di uomo che il Padre non ha. Perciò dice il Profeta: Vedranno colui che trafissero 117. Ma in modo invisibile anche il Padre sarà con lui, poiché è inseparabile da lui. Se, infatti, sul punto di morte egli afferma: Non sono solo, poiché il Padre è con me 118, quanto più avrà con sé il Padre quando dovrà emettere un giudizio sui vivi e sui morti? Con lui ci sarà anche lo Spirito Santo. In che modo infatti lo abbandonerà lo Spirito Santo nella sede regale, Spirito ricolmo del quale ritornò dal Giordano 119? Ciò che è stato scritto agli Ebrei: Ora non vediamo ancora assoggettate a lui tutte le cose; ma colui che per poco fu fatto minore degli angeli, Gesù, a causa della passione della morte 120, deve insegnarci in che modo bisogna intendere ciò che è stato scritto ai Corinzi: Quando tutto gli sarà sottomesso. Infatti, ciò è stato detto in quanto fu fatto uomo, non in quanto è Dio. Così, dunque, apparendo in un uomo, nella cui forma ha affrontato la passione della morte e si è umiliato un po’ meno degli angeli, verrà a giudicare i vivi e i morti, e dirà: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno 121. E con questa testimonianza tu hai voluto quasi dimostrare che Cristo, non in quanto uomo, ma in quanto Dio è inferiore a suo Padre. Ma, com’è capito da coloro che hanno intelletto, non l’hai dimostrato.
Lo Spirito Santo non geme, ma ci fa gemere.
19. Quanto ai gemiti dello Spirito Santo, già mi sembra di averti sufficientemente risposto che non geme di per sé, ma ispirando in noi un santo desiderio, ci fa gemere per tutto il tempo che siamo esuli dal Signore. E ho dimostrato quanto basta, mi pare, che tali sono le locuzioni delle sacre Scritture, con le quali si dice che lo Spirito Santo geme in quanto ci fa gemere, come Dio disse: Ora ho conosciuto 122, quando fece sì che l’uomo conoscesse. Infatti, colui che conosce tutte le cose prima che avvengano, certo non aveva conosciuto allora ciò che allora diceva di aver conosciuto. Poiché a tutto questo non hai potuto rispondere, a che cosa serve che senti se non vi acconsenti?
Il Padre e il Figlio sono uno.
20. 1. Ormai anche riguardo alle parole del Signore dove dice: Io e il Padre siamo una sola cosa 123, ho dimostrato che tu non sei riuscito a rispondere nulla. Ma anche qui intendo mostrare se, come dici, con gli esempi che io ho usato tu vuoi provare in che senso sia stato detto: Io e il Padre siamo una sola cosa; per questo menzioni la testimonianza apostolica che è stata da me addotta, dove si dice: Chi è unito al Signore è un solo spirito con lui 124. Ma allora di’ anche tu: " Quando il Figlio si unisce al Padre è un solo Dio ". Infatti, l’Apostolo non dice: " Chi si unisce al Signore è una cosa sola ", così come è stato detto: Io e il Padre siamo una cosa sola, ma dice è un solo spirito. Giacché tu non dici che " quando il Figlio è unito al Padre è un solo Dio ", per quale motivo anche tu ricorri a questa testimonianza apostolica, dove si dice: Chi è unito al Signore è un solo spirito con lui, se non perché convinca anche te con la testimonianza che tu stesso hai addotto? Almeno ora distingui queste due cose, che quando eravamo insieme non sei riuscito a distinguere nella nostra discussione. Pertanto ascolta con attenzione ciò che dico. Quando di due o più cose si dice che sono uno o che sono una cosa sola, e si aggiunge che cosa significa " uno " o " una cosa sola ", lo si può dire sia di quelle cose che sono diverse nella sostanza, sia di quelle che sono di una sola sostanza. Diverse, infatti, sono le sostanze dello spirito dell’uomo e dello Spirito del Signore, e tuttavia è stato detto: Chi si unisce al Signore è un solo spirito con lui. Invece, di un’unica sostanza sono le anime e i cuori degli uomini, dei quali si dice: Avevano un’anima sola e un cuore solo 125. Dove, poi, di due o più cose si dice che " sono una cosa sola ", e non si aggiunge che cosa sia questa cosa sola, si intende che non sono di sostanza diversa, bensì di una sola sostanza, così come è stato detto: Chi pianta e chi irriga sono una cosa sola 126, e: Io e il Padre siamo una cosa sola. Ma tu, che vuoi che il Padre e il Figlio siano sostanze diverse, non sei riuscito a scoprire dove di sostanze diverse sia stato detto: " Sono una cosa sola ". E tu, che non vuoi dire che " quando il Figlio è unito al Padre è un solo Dio ", sei ricorso alla stessa testimonianza apostolica che io avevo usato, ma l’hai usata contro te stesso, dove dice: Chi si unisce al Signore è un solo spirito con lui 127. Infatti, se di quelli che sono di una diversa sostanza si poté a buon diritto affermare: è un solo spirito, quanto a maggior ragione di quelli che sono di un’unica sostanza si dice giustamente: " È un solo Dio "? Se intendi tutto questo, già ti accorgi di non aver risposto a tale questione, e comprendi di aver fatto inutilmente tante affermazioni sul consenso della volontà. Anche noi, infatti, ammettiamo l’incomparabile consenso della volontà e della individua carità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e perciò diciamo: " Questa Trinità è un solo Dio". Ma noi affermiamo anche ciò che voi non affermate, ossia che, a causa di una sola e identica natura e sostanza, questi tre sono una cosa sola. Se distinguerai questo e non vorrai essere polemico, vedrai ormai di non aver offerto alcuna risposta, e senza dubbio non ti pronuncerai su tale questione.
20. 2. Quando, poi, il Figlio dice al Padre: In verità non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu, a cosa ti giova aggiungere la seguente considerazione: dimostra che veramente la sua volontà è sottomessa a suo Padre, quasi che noi negassimo che la volontà dell’uomo debba essere soggetta alla volontà di Dio? Infatti, colui che legge un po’ più attentamente lo stesso passo del santo Vangelo si avvede subito che il Signore disse questo per la sua natura di uomo. In quel passo, infatti, disse: È triste l’anima mia fino alla morte 128. Si potrebbe forse dire questo per la natura dell’unico Verbo? Ma tu, uomo, che ritieni che la natura dello Spirito Santo gema, perché non dovresti dire che anche la natura del Verbo unigenito di Dio poté essere triste? Il Signore, tuttavia, affinché non si dicesse questo, non dice: "sono triste ", per quanto, anche se avesse detto questo, lo si sarebbe dovuto intendere solamente in riferimento alla sua natura di uomo, ma dice: L’anima mia è triste, anima che, come uomo, aveva certamente umana. Del resto, anche nel momento in cui dice: Non ciò che io voglio, mostra di aver voluto altro rispetto al Padre, cosa che non avrebbe potuto se non con cuore umano, trasformando la nostra fragilità nel suo sentimento non divino, ma umano. Infatti, se non avesse assunto la natura umana, in nessun modo il Verbo unico direbbe al Padre: Non ciò che io voglio. Infatti, mai quella natura immutabile potrebbe volere qualcosa di diverso dal Padre. Se sapeste intendere questo, voi Ariani non sareste eretici.
20. 3. Infatti, anche ciò che è stato detto: Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato 129, può essere certamente inteso secondo ciò che è il Verbo unigenito, per cui disse che la volontà non era la sua ma quella del Padre per il motivo che deriva dal Padre tutto ciò che il Figlio è, mentre non deriva dal Figlio tutto ciò che il Padre è, secondo quanto è stato anche detto: La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato 130, poiché la dottrina del Padre è identica al Verbo del Padre, che certamente non è da se stesso ma dal Padre. E di nuovo quando dice: Tutto quanto ha il Padre è mio 131, si rivela uguale al Padre. Non è tuttavia assurdo intendere che abbia detto: Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà ma la volontà di colui che mi ha mandato 132, in riferimento al suo essersi fatto uomo. Infatti, il secondo Adamo, che toglie il peccato del mondo, si distingue dal primo Adamo, a causa del quale il peccato entrò nel mondo 133, per il fatto che l’uno non fece la sua volontà, bensì quella di colui che l’aveva mandato, mentre l’altro fece la volontà sua, non di colui dal quale era stato creato. Né deve colpire il modo in cui Cristo, per ciò che è uomo, discese dal cielo, allorché, nascendo dalla madre terrena, divenne uomo. Questo, infatti, è stato detto a motivo dell’unità della persona, poiché una sola persona è Cristo, Dio e uomo. Perciò disse anche: Nessuno è salito al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo, che è in cielo 134. Dunque, se poni mente alla distinzione delle sostanze, il Figlio di Dio discese dal cielo, il Figlio dell’uomo fu crocifisso. Se poni mente all’unità della persona, anche il Figlio dell’uomo discese dal cielo, anche il Figlio di Dio fu crocifisso. Egli è infatti il Signore della gloria, del quale dice l’Apostolo: Se infatti l’avessero riconosciuto, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria 135. Dunque, per questa unità della persona, non solo disse che il Figlio dell’uomo discese dal cielo, ma disse che è in cielo, mentre parlava sulla terra. Dunque non fece la sua volontà, poiché non commise peccato, ma fece la volontà di colui che lo mandò. Infatti, l’uomo compie la volontà di Dio, quando compie la giustizia che proviene da Dio.
20. 4. E non dobbiamo neppure ritenere che il Figlio sia stato mandato dal Padre in modo che non sia stato mandato dallo Spirito Santo, poiché il profeta riferisce così le sue parole: E ora mi ha inviato il Signore e il suo Spirito. Che in effetti sia stato il Figlio a pronunciare queste parole lo rivelano le cose dette precedentemente. Infatti così si è giunti a queste parole: Ascoltatemi, disse, Giacobbe, e Israele che io invocherò. Io sono il primo e io sono in eterno e la mia mano fondò la terra, la mia destra consolidò il cielo. Li chiamerò e si presenteranno insieme. Verranno anche tutti i popoli e ascolteranno. Chi annunciò loro questo? Amandoti ho compiuto la tua volontà sopra Babilonia, affinché fosse estirpato il seme dei Caldei. Io ho parlato, io ho chiamato. L’ho condotto, e ho reso felice il suo cammino. Venite da me e ascoltate queste parole. Né infatti fin dall’inizio ho parlato in segreto. Quando si realizzavano, ero lì, e ora il Signore mi ha mandato e il suo Spirito 136. Cosa c’è più palese di questo? Né fu mandato dal Padre e dallo Spirito Santo, in modo che egli non si inviò da sé; come si vede che è stato consegnato dal Padre, dove si legge: Lui, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato in sacrificio per tutti 137. Ma in un altro passo si dice riguardo allo stesso Figlio: Egli mi amò e diede se stesso per me 138. In che modo non compie la sua volontà, colui che disse: Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a coloro che vuole 139? Colui che, essendogli stato detto: Se vuoi, mi puoi mondare, rispose: Lo voglio, sii mondato, e a questa parola subito seguì ciò che disse di volere 140? Come il Figlio compie la volontà del Padre, così anche il Padre compie la volontà del Figlio. Infatti il Figlio dice: Padre, voglio che dove sono io anche questi siano con me 141. Non disse: " chiedo " o " supplico ", ma voglio. Sicché quello agiva secondo la volontà di questo, come questo secondo la volontà di quello. E quello non faceva cose diverse da questo, ma ciò che faceva quello faceva anche questo. Tutto ciò che il Padre fa lo fa ugualmente anche il Figlio 142. Sono parole sue e sono parole di verità, che non possono essere false.
Lo Spirito Santo è Dio.
21. 1. Tu dici di accettare ciò che io ho proposto: Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 143 E hai proposto che ciò viene detto in quanto Dio non abita in nessuno prima che lo Spirito non l’abbia santificato e purificato, quasi che lo Spirito Santo santifichi e purifichi il tempio per Dio che deve abitarlo, e non per sé, quando l’Apostolo ha con ciò dimostrato che egli stesso è Dio, del quale aveva detto che noi siamo il tempio. Infatti non dice: " Lo Spirito di Dio vi santifica e vi purifica, affinché Dio abiti in voi ", ma dice: Lo Spirito di Dio abita in voi. Sicuramente, Dio abita nel suo tempio: infatti cos’è il tempio di Dio se non la dimora di Dio? Hai visto poi anche tu che è logico che sia il nostro Dio colui del quale siamo il tempio, ma non hai voluto ricordare l’altra testimonianza che ho addotto: Non sapete che il vostro corpo è il tempio in voi dello Spirito Santo che avete da Dio? 144 Ammetti ormai dunque che lo Spirito Santo è Dio. Infatti, se non fosse Dio non avrebbe un tempio, e un tempio non costruito da mani di uomini bensì edificato con le membra di Dio: infatti Cristo, il quale è al di sopra di tutto, Dio benedetto per tutti i secoli 145, le cui membra sono i nostri corpi. Colui che infatti disse: Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo in voi? disse: Non sapete che i vostri corpi sono le membra di Cristo? 146 E in verità non è forse Dio Colui per il quale Salomone edificò un tempio di legno e di pietra? E non è Dio Colui per il quale è costruito un tempio con le membra di Cristo, cioè con le membra di Dio? Infatti, parlando di Dio il beatissimo martire Stefano disse: Salomone gli edificò un tempio, ma l’Altissimo non abita in templi costruiti da mani di uomini 147. E tuttavia le membra di Cristo, il cui capo è sopra tutti i cieli, sono il tempio dello Spirito Santo, che è noto essere venuto dal cielo. E negare che egli sia Dio cos’altro è se non non essere e non volere essere il suo tempio? Si rivolge a noi l’Apostolo dicendo: Vi supplico, fratelli, per la misericordia di Dio, che offriate i vostri corpi come ostia viva, santa, gradita a Dio 148. Pertanto, i corpi dei fedeli sono ostie per Dio, membra di Cristo, tempio dello Spirito Santo e lo Spirito Santo non è Dio! Chi dice questo, se non colui nel quale lo Spirito non abita? Infatti, il luogo in cui abita, certamente è il suo tempio. Infine, avendo detto l’Apostolo: Non sapete che il vostro corpo è il tempio in voi dello Spirito Santo, che avete da Dio, e non siete vostri? Infatti siete stati comprati a caro prezzo, subito aggiunge di seguito: Glorificate dunque Dio nel vostro corpo 149. E qui mostra chiaramente che lo Spirito Santo è Dio e che, pertanto, deve essere glorificato nel nostro corpo come nel suo tempio. Ed ecco ciò che ad Anania disse l’apostolo Pietro: Hai osato mentire allo Spirito Santo? E mostrando che lo Spirito Santo è Dio disse: Non hai mentito agli uomini, ma a Dio 150.
21. 2. E mi stupisco del vostro cuore, in quanto non riesco a spiegare a parole in che modo, sebbene lodiate lo Spirito Santo così da affermare che è presente ovunque per santificare i fedeli, osiate tuttavia negare che sia Dio. Così non è Dio colui che riempì il mondo? Infatti la Scrittura dice: Lo Spirito del Signore riempì il mondo 151. Ma perché dobbiamo dire che riempì il mondo, egli che ricolmò anche il Redentore del mondo? Infatti il Signore Gesù pieno di Spirito Santo ritornò dal Giordano 152. E avete la presunzione di dire che lo stesso Signore Gesù era Dio e che lo Spirito Santo, del quale era ricolmo, non è Dio, avendo un’opinione così sbagliata dello Spirito Santo che non gli attribuite neppure ciò che fu attribuito a Mosè, servo di Dio, che mandava agli Egiziani non i doni delle grazie, ma i prodigi delle piaghe nel medesimo Spirito Santo, poiché egli è il dito di Dio 153, e tuttavia per il faraone era un dio. In un altro passo andava ad affliggere gli Egizi, e per il faraone era un dio 154: dovunque c’è lo Spirito Santo per rigenerare gli uomini in vista della vita eterna, e per loro non è Dio! Ma no, è Dio, ed è Dio vero, poiché le membra del vero Dio sono il suo tempio. E certo il tempio è sottomesso a colui del quale è il tempio: in che modo allora non è Dio colui al quale sono sottomesse le membra di Dio? E perciò è anche il Signore del suo tempio: chi infatti può negare questo, chi può essere così stolto da dire che uno non è signore della sua casa? In che modo, dunque, lo Spirito Santo non è Signore, egli che è Signore delle membra del Signore? Egli è infatti lo Spirito del Signore, del quale in un solo e identico passo è stato detto: Quando si convertirà al Signore, il velo verrà tolto via. Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore lì c’è libertà 155.
21. 3. Già precedentemente ho dimostrato che lo Spirito Santo è creatore. E in che modo non è re egli, il cui tempio è costituito dalle membra del re? In che modo non siede accanto al Padre e al Figlio colui che ricolmò il Figlio, colui che possiede le membra del Figlio come sua casa? O forse quando il Figlio ritornò dal Giordano era pieno di Spirito Santo, e quando cominciò a sedere alla destra del Padre allontanò da sé lo Spirito Santo? E poi, dal momento che procede dal Padre, in che modo non dovrebbe sedere con il Padre? Certo, questo sedersi non dev’essere inteso in senso carnale, altrimenti dobbiamo pensare che siede con maggior onore il Figlio rispetto al Padre; infatti, siede con più onore chi sta a destra, mentre qui sembrerebbe logico che il Padre sia seduto a sinistra. Infine, vi accorgerete quale spirito vi ha persuaso a negare allo Spirito Santo ciò che la santa Scrittura concede agli uomini santi. Dice infatti l’Apostolo: Morti com’eravamo per le nostre colpe, ci ridonò la vita con Cristo, dalla cui grazia siamo stati salvati e con lui ci risuscitò e ci fece sedere nelle regioni celesti, in Cristo Gesù 156. I santi, dunque, santificati dallo Spirito Santo, vivificati per Cristo, sono predestinati a sedere insieme a Lui, così che l’Apostolo afferma come già accaduto ciò che certamente è destinato ad accadere. E voi sottraete allo Spirito Santo quella riunificazione, qualunque essa sia, come se fosse indegno di sedere insieme al Padre o al Figlio colui che li rende degni della medesima sede. Al quale, per un errore molto simile, fate questione anche del fatto che non è adorato, quando leggete, come già ho spiegato sopra, che gli uomini sono adorati persino dai santi! E tuttavia, per evitare l’odiosità del blasfemo, lodi lo Spirito Santo così da attribuirgli ciò che nessuna creatura ha e da sottrargli ciò che anche una creatura umana ottiene.
Che siano una cosa sola.
22. 1. Io ammetto di aver detto ciò che tu menzioni, e ripeto anche ora che il nostro Salvatore non disse: " finché essi e noi siamo una cosa sola ", ma: Affinché essi siano una cosa sola. E riguardo a queste parole evangeliche ti ricordo che ti ho risposto già a sufficienza, allorché dimostravo che tu non eri riuscito a confutare le cose che io avevo detto. Infatti, ti ho chiesto di dimostrare che le parole sono una cosa sola si riferiscono a cose che non hanno un’unica e medesima sostanza. E non l’hai dimostrato. A che ti vale infatti affermare che, per consenso della volontà, è stato detto di Paolo e di Apollo: Chi pianta e chi irriga sono una cosa sola 157, quando non mostri che essi sono di sostanza diversa? In effetti, entrambi erano uomini. Se infatti non si amassero a vicenda, sarebbero una cosa sola per natura, non per amore, ma, se non fossero una cosa sola per natura, non potrebbero esserlo neppure per amore. Il Figlio, dunque, chiede che siano una cosa sola come Lui e il Padre sono una cosa sola, cioè non solo per natura, ché già lo erano, ma anche per la perfezione della carità e della giustizia, secondo la capacità della loro natura, per quanto poterono essere nel regno di Dio. Sicché anch’essi sono una sola cosa al più alto grado nella loro natura, come il Padre e il Figlio sono una sola cosa al più alto grado, sebbene nella loro natura più eccellente e migliore in misura incomparabile. Disse dunque il Figlio al Padre: Padre santo, conserva nel tuo nome coloro che mi hai affidato, perché siano una sola cosa come lo siamo noi 158. Non disse: " Affinché siano una sola cosa insieme a noi ", o "Affinché siamo una sola cosa essi e noi ". Ugualmente poco dopo: Non lo chiedo soltanto per costoro, ma per coloro che crederanno in me attraverso la loro parola, affinché siano una cosa sola, come tu Padre in me e io in te, affinché siano anch’essi in noi una cosa sola 159. Anche qui non disse: " Affinché essi e noi siamo una cosa sola ", ma siano una cosa sola in noi. Infatti, gli uomini che per natura sono una cosa sola, non possono essere una cosa sola al più alto e perfetto grado secondo la loro capacità con pienezza di giustizia se non trovano compimento in Dio, affinché siano una sola cosa nel Padre e nel Figlio, ossia una sola cosa in loro, non una sola cosa con loro. Prosegue ancora aggiungendo: Affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. E io ho dato loro la gloria che tu mi hai dato, affinché siano una cosa sola come noi siamo una cosa sola, io in loro e tu in me, affinché siano perfetti nell’unità 160. Neppure qui disse: " Affinché siano una cosa sola insieme a noi ", o: " Affinché essi e noi siamo una cosa sola ". Avendo poi aggiunto: Affinché il mondo riconosca che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me, prosegue: Padre, voglio che dove io sono anch’essi siano con me 161. Dove io sono, disse, anch’essi siano con me, non disse: " Siano una sola cosa insieme a me ". Questo dunque volle, che fossero con lui, non che essi e lui fossero una cosa sola. Cosa significa ciò che hai voluto dire: Fece menzione dell’amore e non della sostanza? Certo, tu non hai collocato queste parole del Signore nello stesso passo in cui furono poste da Lui: ma a noi cosa importa? Infatti, non disse o volle che essi e Lui, oppure essi e il Padre, fossero una cosa sola, ma volle che fossero una cosa sola questi che sapeva essere di un’unica sostanza. Come anche noi, disse, siamo una cosa sola 162, ossia coloro che sempre sapeva essere di un’unica sostanza.
22. 2. Se vuoi dare una qualche risposta, mostra che, secondo la santa Scrittura, si dice: " Sono una cosa sola " a proposito di realtà la cui sostanza è diversa. Cristo, infatti, non disse ciò che tuttavia tu hai osato dire, ossia che gli Apostoli sono una sola cosa con il Padre e il Figlio, per il fatto che, badando in tutto alla volontà di Dio Padre, anch’essi, ad imitazione del Figlio, si riconoscono sottomessi all’unico Dio Padre. Dicendo questo, hai fatto sì che Dio e gli uomini santi fossero una cosa sola. Può dunque qualcuno dei santi dire: " Io e Dio siamo una cosa sola "? Sia lungi questo dai cuori e dalle bocche sante. Penso, poi, che anche voi proviate orrore di questo, da chiunque lo udiate né tolleriate che qualche uomo, per quanto eccellente nel dono della santità, dica: " Io e Dio siamo una cosa sola ". Se qualcuno dicesse questo di se stesso, verrebbe certamente considerato come un arrogante. E non è forse vero che qualcuno di voi, sebbene non osi dire: " Io e Dio siamo una cosa sola ", osa tuttavia dire: " Paolo e Dio sono una cosa sola ", così come senza indugio diciamo: " Paolo e Apollo sono una cosa sola " e " Dio Padre e Dio Figlio sono una cosa sola "? D’altra parte, se non osate dire: " Qualunque uomo santo, qualunque profeta, qualunque apostolo e Dio sono una sola cosa ", chi ti obbligava, chi ti spingeva, chi ti precipitava a dire: Gli Apostoli sono una cosa sola con il Padre e con il Figlio? Sono una cosa sola - dici - il Padre e il Figlio, non tuttavia uno solo. E subito aggiungi: Una cosa sola attiene alla concordia, uno solo al numero singolare. Volevi dire: " Sono una sola cosa " attiene alla concordia, " uno solo " al numero singolare, ma la passione della disputa ti ha distolto dal considerare le tue stesse parole. Infatti, sia " una sola cosa " sia " uno solo " attengono certamente al numero singolare. Ma è vero che " sono una cosa sola ", per il fatto che è stato aggiunto " sono ", indica il numero plurale, connesso con una sorta di singolarità. Invece " uno " è con tutta evidenza il numero del singolare. Ma perché mai l’Apostolo dovrebbe dire: " Chi è unito al Signore è un’unica cosa con Lui "? Infatti, cos’altro direbbe, se dicesse questo, se non " l’uomo santo e Dio sono una cosa sola "? Ma sia lungi, sia lungi da quella sapienza questa frase. E tuttavia disse: Chi è unito al Signore è un solo spirito con Lui 163, affinché con ciò si sapesse che "sono una sola cosa " le realtà che hanno un’unica e medesima sostanza, così come ad alcuni uomini è stato detto: In effetti tutti voi siete una sola cosa in Gesù Cristo 164 e così come dice lo stesso Cristo: Io e il Padre siamo una cosa sola 165. Quando invece si dice " uno ", si dice anche che cosa significa " uno ". E si può dire sia di sostanze diverse, come è stato detto: Chi è unito al Signore è un solo spirito con Lui, sia delle cose che hanno una medesima sostanza, come è stato detto: Tra essi vi era un cuor solo e un’anima sola 166. Era, disse, non disse " erano ", poiché disse anche che cosa, cioè anima e cuore. Così anche del Padre e del Figlio diciamo sia " sono una cosa sola ", poiché sono due persone di una sola sostanza, sia " è uno ", ma aggiungiamo che cos’è " uno ", ossia un solo Dio, un solo Signore, un solo Onnipotente, e cose simili. Ritengo di avervi inculcato a sufficienza la differenza tra queste due espressioni. Esamina pertanto le Scritture canoniche vecchie e nuove e trova, se puoi, dove si dice: "sono una cosa ", in riferimento a realtà che sono di diversa natura e sostanza.
22. 3. Certo, non voglio che tu ti confonda quando nell’Epistola di Giovanni apostolo si dice: Tre sono i testimoni: spirito, acqua e sangue, e i tre sono una cosa sola 167. Non dirmi che lo spirito, l’acqua e il sangue sono sostanze diverse e che tuttavia si dice che i tre sono una sola cosa. Per questo ti ho ammonito a non sbagliare. Infatti, queste realtà sono sacramenti nei quali bisogna fare attenzione sempre non a che cosa sono, ma a che cosa mostrano. Infatti, sono segni di cose, per cui bisogna distinguere da un lato l’esistenza, dall’altro il significato. Pertanto, se si comprende il significato cui queste cose rinviano, esse si rivelano essere di un’unica sostanza, come quando diciamo: " La pietra e l’acqua sono una cosa sola ", volendo con la pietra significare Cristo e con l’acqua lo Spirito Santo. E chi dubita che la pietra e l’acqua siano nature diverse? Ma poiché Cristo e lo Spirito Santo sono di un’unica e medesima natura, per questo si dice: " La pietra e l’acqua sono una cosa sola "; poiché queste due cose hanno una natura diversa, si può comprendere in modo corretto che esse sono anche segni di altre cose la cui natura è una sola. Tre cose pertanto sappiamo che uscirono dal corpo del Signore, mentre era appeso sulla croce: dapprima lo spirito, di cui è stato scritto: E reclinato il capo emise lo spirito 168; poi, quando il suo fianco fu perforato dalla lancia, il sangue e l’acqua 169. Se osserviamo queste tre cose di per sé, hanno ciascuna una diversa sostanza, e perciò non sono una cosa sola. Se in verità volessimo indagare le cose che con queste sono significate, non è assurdo che rappresentino la stessa Trinità, che è l’unico, il solo, il vero, il sommo Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, dei quali con ogni veridicità si può dire: Tre sono i testimoni e i tre sono una cosa sola 170. Sicché con il nome dello spirito cogliamo essere significato Dio Padre, e di Lui, che deve essere adorato, parlava il Signore, dove dice: Lo spirito è Dio 171. Con il nome del sangue, invece, cogliamo essere significato il Figlio, poiché: Il Verbo si è fatto carne 172, e con il nome dell’acqua lo Spirito Santo. Quando infatti Gesù parlava dell’acqua che stava per dare agli assetati, l’evangelista afferma che questo lo disse dello Spirito, che stavano per accogliere coloro che credevano in lui 173. Chi in verità credendo al Vangelo dubita che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano testimoni, quando il Figlio dice: Io sono colui che offro testimonianza della mia persona, e offre testimonianza di me colui che mi ha mandato, il Padre 174? E qui, anche se non è menzionato lo Spirito Santo, tuttavia non lo si intende separato. Ma di Lui neppure altrove tacque, mostrando ben chiaramente che è un testimone. Infatti, nel momento in cui lo promette, dice: Egli offrirà testimonianza di me 175. Questi tre sono i testimoni e i tre sono una sola cosa 176, poiché sono di una sola sostanza. Quanto poi ai segni con cui vengono indicati e che uscirono dal corpo del Signore, essi figurarono la Chiesa che predica l’unica e medesima natura della Trinità. Infatti, questi tre, che sono significati in tre modi, sono una cosa sola, mentre la Chiesa che li predica è il corpo di Cristo. Dunque, se le tre cose con cui sono significati uscirono dal corpo del Signore, allo stesso modo dal corpo del Signore risuonò che le genti fossero battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo 177. Nel nome, non " nei nomi ". Questi tre, infatti, sono una cosa sola, e i tre sono un solo Dio. Se, poi, conformemente alla fede cattolica, che né confonde né separa la Trinità, né rinnega le tre persone, né crede che siano sostanze diverse, è possibile esporre e comprendere in qualche altro modo questa profondità di un sacramento tanto importante, quale si legge nella Epistola di Giovanni, non c’è motivo di opporre un rifiuto. Bisogna infatti gioire se viene esposto in molti modi, e tuttavia in maniera non stolta, ciò che nelle Sacre Scritture, per stimolare le menti dei fedeli, è posto in modo oscuro.
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio.
23. 1. Che senso ha poi che tu mi chieda di aggiungere: Se il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio, quando lo aggiunse con voce limpida la divina Scrittura dicendo: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo 178? E anche voi ascoltereste questo, se voleste essere Israele, non in senso carnale come Giudei, ma spiritualmente come Cristiani. A chi infatti non vuole ascoltare fedelmente ciò che è stato detto: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo, non rimane che credere che sia un mentitore colui che disse questo. Ma se non è un mentitore, queste parole sono vere, e se queste parole sono vere, questa discussione è conclusa. Senza dubbio, infatti, la verità vi costringe ad ammettere che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Signore Dio. Ma voi negate che lo Spirito Santo sia Dio, il cui tempio non è costruito da mani di uomini, ma è il nostro corpo, il cui tempio non sono il legno e la pietra, ma le membra di Cristo. E cosa direte dello stesso Cristo, che ammettete essere Dio e Signore? Rispondeteci, allora, se il Padre e il Figlio siano un solo Signore Dio. Se infatti non è uno solo, sono due. Se sono due, mente chi dice: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo, e mente chi dice: Vedete che io sono il Signore, e non ve n’è un altro al di fuori di me 179. Ma poiché non osate dire che Egli mente, perché esitate a redimervi e a venire o a tornare alla fede cattolica, che crede che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono non tre signori dèi, ma un unico Signore Dio, e che ascolta colui che grida al suo popolo: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo, e: Vedete che io sono il Signore e non ve n’è un altro al di fuori di me? Se io ti definissi sordo e cieco, perché non ascolti queste parole e non vedi, senza dubbio penseresti che ti sto arrecando un’ingiuria. Ecco, non dico: " spiegaci in che modo intendi: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo ", ma se sia da comprendervi anche Cristo o no. Se infatti dirai: " sì ", ammetterai con me che il Padre e il Figlio sono un solo Signore Dio. Se invece risponderai che non è da comprendervi Cristo, introdurrai due signori dèi contro le parole divine, poiché non neghi che anche Cristo è Signore Dio. Similmente ti chiedo in che modo intendi: Vedete che io sono il Signore e non ve n’è un altro Dio all’infuori di me. Qui c’è anche Cristo o non c’è? Se c’è, certamente il Padre e il Figlio sono un solo Signore. Se invece non c’è, e tuttavia è il Signore, mente chi dice: Non ve n’è un altro all’infuori di me. Il Figlio è infatti un altro Signore, se il Padre e il Figlio non sono un solo Signore. Per quanto infatti tu lodi con più eccellenza il Padre e abbassi il Figlio al di sotto di Lui, fai sì che non siano uguali, non che non siano due. Proclama quanto vuoi: " Il Padre è maggiore, il Figlio minore ". Ti verrà risposto: " Tuttavia sono due, uno maggiore e un altro minore ". Né è stato detto: " Il Signore Dio tuo, il maggiore, è uno solo ", ma è stato detto: Il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo. Né è stato detto: " Non c’è un altro uguale a me ", ma è stato detto: Non c’è un altro Signore all’infuori di me. Dunque, o devi ammettere che il Padre e il Figlio sono un solo Signore Dio, oppure devi apertamente negare che Cristo sia Signore Dio, come apertamente neghi che lo Spirito Santo è Signore Dio. Se farai questo, non ti opprimerò di certo con queste parole divine, ma proporrò altre testimonianze divine, con le quali dimostrerò che sei anche più detestabile per tale errore. Ora, anche se neghi che lo Spirito Santo è Signore Dio, tuttavia, affinché tu sia polverizzato da queste parole divine, basta che tu ammetta che Cristo è Signore Dio. E se invece non è con il Padre un solo Signore Dio, ci saranno due signori dèi nostri e saranno false quelle parole divine: Il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo, e: Non ce n’è un altro all’infuori di me. Ma quanto sarà meglio che le vostre parole siano corrette, invece che le parole di Dio passino per mendaci?
23. 2. Mi chiedi: Se ti esorto a professare, secondo il costume giudaico, un solo Dio, o se, piuttosto, per la sottomissione del Figlio, non si dimostra che c’è un solo Dio, il cui Figlio è Dio nostro, secondo quanto ritiene la fede cristiana. Dici questo come se attribuissi ai Giudei le parole: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo 180, o: Io sono il Signore e non ve n’è un altro all’infuori di me 181. È Dio stesso che ha detto questo. Riconosci e taci, o piuttosto spiega in che modo abbia detto il vero colui che nessuno di noi osa affermare abbia mentito; spiega, dicevo, in che modo siano vere le parole: Il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo. Se i signori dèi nostri sono due, come affermi tu, uno maggiore e l’altro minore, spiega in che modo siano vere le parole: Io sono il Signore e non ve n’è un altro all’infuori di me. Ti chiedo, infatti, chi abbia detto questo, se il Padre o il Figlio. Se il Padre ha detto: Io sono il Signore e non ve n’è un altro all’infuori di me, non ha detto il vero, poiché c’è un altro Signore, il Figlio. Se lo ha detto il Figlio, neppure Lui ha detto il vero, poiché c’è un altro Signore, il Padre. Se poi lo ha detto la Trinità, certamente ha detto il vero e ha dimostrato che voi dite il falso. Infatti, secondo la retta fede, la Trinità, cioè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, nel cui nome siamo battezzati, è l’unico Signore Dio nostro e non ve n’è un altro all’infuori di lui. È infatti lo stesso Dio del quale l’Apostolo dice: Non c’è nessun Dio se non uno solo 182. Infatti, se ammetterai che questo è stato detto a proposito del Padre, Cristo non sarà per te Dio, poiché non può essere contraddetta la Scrittura quando dice: Non c’è nessun Dio, se non uno solo, per tacere qui dello Spirito Santo, che in precedenza abbiamo dimostrato essere Signore Dio, sebbene voi lo neghiate. Perciò, se foste eretici Macedoniani, i quali si rifiutano di aderire alla fede cattolica solamente per ciò che concerne lo Spirito Santo, ma concordano nell’affermare che il Padre e il Figlio sono due, cioè uno è il Padre e uno è il Figlio, e che sono uguali e di un’unica e medesima sostanza e che tuttavia non sono due signori dèi, bensì entrambi sono nel contempo un solo Signore Dio; se, dunque, anche voi sbagliaste almeno fino a questo punto, non sareste certo incalzati da queste parole divine. Se fosse così, infatti, affermereste che il Padre e il Figlio, che sono un solo Signore Dio, hanno pronunciato le seguenti parole: Non ce n’è un altro all’infuori di me. Magari non rimanesse da discutere con voi se non per farvi ammettere lo Spirito Santo, e per farvi affermare che non la dualità ma la Trinità è un solo Signore Dio! Invece, poiché proclamate che il Padre è Signore Dio e che il Figlio è Signore Dio, ma non dite che entrambi insieme sono un unico Signore Dio, bensì due, uno maggiore e uno minore, siete trafitti dalla spada della verità che afferma: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo, il quale proclama: Io sono il Signore e non ce n’è un altro all’infuori di me. Infatti, Dio Padre non richiamerebbe gli Israeliti dal culto di molti e falsi dèi per poi mentire loro sull’unico Dio e Signore, dicendo che non c’è un altro Signore all’infuori di sé, mentre sa che suo Figlio è Dio e Signore. È impossibile che la verità e il Padre della verità inganni con una menzogna il suo popolo! Siano queste parole blasfeme così orrende e deprecabili una prerogativa degli eretici, non dei cattolici. Insomma Dio dice il vero, quando dice: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo 183, poiché il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre dèi, ma un solo Dio; e non sono tre signori, ma un solo Signore. Dice il vero: Io sono il Signore e non ce n’è un altro all’infuori di me 184, poiché non solo il Padre afferma questo ma è la stessa Trinità a dire: "Questo è l’unico Signore e non ve n’è un altro all’infuori di Lui ". Infatti, se il Padre dicesse: Io sono il Signore e non ce n’è un altro all’infuori di me, negherebbe in realtà che il Figlio unigenito è il Signore. E chi di noi oserebbe affermare che il Figlio è il Signore, dal momento che il Padre afferma il contrario dicendo: Io sono il Signore e non ve n’è un altro all’infuori di me? Per questo, secondo la retta fede, queste parole non sono del Padre, ma della Trinità, e dunque del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Tacciano pertanto le lingue di coloro che ignorano la verità: questa Trinità è un solo Dio. Di questo unico Dio si dice: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo. Questo Dio unico dice: Io sono il Signore e non ve n’è un altro all’infuori di me. È vero che il Figlio è soggetto al Padre secondo la forma di uomo. Tuttavia, non sono due dèi e due signori secondo la forma di Dio, ma entrambi, insieme con il loro Spirito, sono un solo Signore.
23. 3. Le testimonianze dell’apostolo Paolo, che tu hai addotto, parlano contro di te e non te ne rendi conto. Dice infatti Paolo: Sia grazia a voi e pace da parte di Dio nostro Padre e del Signore Gesù Cristo 185. E in che modo Gesù Cristo è Signore, se il Padre dice: Io sono il Signore e non ve n’è un altro al di fuori di me? Queste parole non sono dunque del solo Padre, ma, come ho detto, della Trinità. Tu usi una seconda testimonianza, e la usi contro te stesso, dove l’Apostolo, secondo il tuo linguaggio, dice: Uno solo è Dio Padre, dal quale provengono tutte le cose e noi siamo in lui, e uno solo è il Signore Gesù Cristo, attraverso il quale esistono tutte le cose, e noi in lui. Ma l’Apostolo dice e noi attraverso di lui, non dice in lui. Ma questo per quale motivo? Queste inesattezze sono solite accadere a coloro che citano i testi a memoria senza leggerli dal codice. Piuttosto, osserva attentamente ciò che attiene a tale questione. Ecco, disse l’Apostolo: Un solo Dio Padre, dal quale tutte le cose provengono, e noi siamo in lui, e un solo Signore Gesù Cristo, attraverso il quale tutte le cose esistono e noi attraverso di lui 186. Distinse perfettamente due persone, una del Padre, l’altra del Figlio, senza alcuna confusione o errore. Infatti, non ci sono né due dèi padri, ma un solo Dio Padre, né due signori Gesù Cristo, ma un solo Signore Gesù Cristo. Infatti, in quella Trinità, che è Dio, c’è un solo Padre, non due o tre, e un solo Figlio, non due o tre, e un solo Spirito di entrambi, non due o tre. E lo stesso unico Padre è certamente Dio, e lo stesso unico Figlio, anche per vostra ammissione, è Dio, e lo stesso Spirito di entrambi, anche se voi lo negate, è Dio. Allo stesso modo, se mi interroghi anche riguardo al Signore, ti rispondo che lo è ciascuno, ma affermo che esistono non tre signori dèi nel contempo, bensì un unico Signore Dio. Questa è la nostra fede, poiché questa è la fede retta, che si chiama anche fede cattolica. Ma tu, che contrasti questa fede, spiegaci di grazia in che modo anche Gesù Cristo sia il Signore, giacché affermi che le seguenti parole non sono della Trinità ma del solo Padre: Io sono il Signore e non ve n’è un altro all’infuori di me. Certo sei turbato, certo non trovi una risposta, se non che non vuoi tacere quando sei confutato. Se infatti non Dio Trinità, ma soltanto il Padre disse: Io sono il Signore e non ve n’è un altro all’infuori di me, senza dubbio negò che il Figlio è Signore; infatti, se anche il Figlio è Signore, è falso quanto è stato detto: Non c’è altro Signore all’infuori di me. Qui, infatti, non si tratta di un Signore nel senso in cui gli uomini sono signori degli uomini servi, a proposito dei quali l’Apostolo dice che sono signori secondo la carne 187, ma si tratta del Signore cui è dovuta quella servitù che in greco è chiamata latreiva, secondo la quale si dice: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo 188. Se questo Signore Dio non è la Trinità, ma il solo Padre, allora ci è certamente proibito servire con un tale culto a Cristo Signore, secondo quanto abbiamo ascoltato: A lui solo servirai; se ciò è stato detto in questo senso, è come se si dicesse: " A Dio Padre solo servirai ". E certamente se è egli solo, e non la stessa Trinità che ha detto: Io sono il Signore e non ve n’è un altro all’infuori di me, ha negato che il Figlio sia un Signore simile a quello a cui è dovuto quel culto con il quale unicamente si serve a Dio con vera religione. Infatti, non ha detto: " Io sono il Signore maggiore o migliore e non ve n’è un altro tanto forte o della stessa natura all’infuori di me ", ma, volendo che a Lui solo si servisse con quel culto che è dovuto al Signore Dio, ha detto: Io sono il Signore e non ve n’è un altro all’infuori di me. Pertanto, se queste parole, come afferma la fede cattolica, sono di un solo Dio, che è la stessa Trinità, senza alcun dubbio a lui solo bisogna servire con quel culto che è dovuto unicamente al Signore Dio, poiché egli solo è il Signore e non ve n’è un altro all’infuori di lui.
23. 4. Quindi ti chiedo in che modo tu interpreti quanto è stato detto: Un solo Dio, il Padre, dal quale provengono tutte le cose, e noi siamo in lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, attraverso il quale tutte le cose esistono, e noi attraverso di lui 189. Forse che non derivano anche dal Figlio tutte le cose, dal momento che Egli stesso afferma: Ciò che fa il padre lo fa egualmente il Figlio 190? Se poi si fa una distinzione per la quale tutte le cose non esistono attraverso il Padre, ma derivano dal Padre, e tutte le cose non derivano dal Figlio, ma esistono attraverso il Figlio, chi di loro ti sembra essere colui del quale il medesimo Apostolo dice: O abisso di ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! Quanto imperscrutabili sono i suoi giudizi e impercorribili le sue vie! Chi infatti ha conosciuto il disegno del Signore? O chi fu suo consigliere? O chi per primo diede a lui perché gli sia restituito? Infatti da lui e attraverso di lui e in lui sono tutte le cose. A lui gloria nei secoli dei secoli. Amen 191. È da intendersi il Padre o il Figlio? Infatti nominò per primo Dio dicendo: O abisso della sapienza e della scienza di Dio! Poi, in verità, lo chiamò Signore, dove dice: Chi infatti ha conosciuto il disegno del Signore? Ma questo non è oggetto di controversia, in quanto anche voi assegnate l’uno e l’altro nome sia al Padre che al Figlio. E infatti voi non dite Dio Padre così da negare che c’è Dio Figlio, né dite Dio Figlio, così da negare che c’è Dio Padre. Per quanto in questa testimonianza apostolica di cui ti sei avvalso, il Padre venga detto Dio e il Figlio Signore, ossia: Un solo Dio, il Padre, dal quale derivano tutte le cose, e un solo Signore, Gesù Cristo, attraverso il quale tutte le cose esistono. Ma poni mente a quel passo in cui si dice: O abisso di ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! Infatti, o che sia il Padre o che sia il Figlio, da lui e attraverso di lui e in lui sono tutte le cose. In che modo dunque tutte le cose provengono dal Padre e non dal Figlio, e tutte le cose esistono attraverso il Figlio e non attraverso il Padre, dal momento che l’Apostolo ha voluto che in questo passo si intendesse chiunque di essi? Ha detto infatti: Da lui e attraverso di lui e in lui sono tutte le cose. Dunque, sia che si tratti del Padre, sia che si tratti del Figlio, in ogni caso si afferma con assoluta verità che da lui e attraverso di lui e in lui sono tutte le cose, e si dimostra senza dubbio l’uguaglianza del Padre e del Figlio. Se, invece, dal momento che non ha nominato il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, ma Dio e il Signore, nomi con i quali può essere chiamata anche la stessa Trinità, ha voluto che ciascuna di queste tre espressioni fosse riferita a ciascuna delle singole persone, dicendo da lui a proposito del Padre, attraverso di lui a proposito del Figlio e in lui a proposito dello Spirito Santo, perché non volete riconoscere questa Trinità come un solo Signore Dio? Infatti, non dice " da loro " e " attraverso di loro " e " in loro ", ma dice da lui e attraverso di lui e in lui sono tutte le cose e non dice " a loro gloria ", ma a lui gloria nei secoli dei secoli. Amen.
23. 5. Certo ti inganni, se pensi che si riferiscano solo al Padre queste parole: Nessuno è buono se non l’unico Dio. Se infatti avesse detto: " Nessuno è buono, se non l’unico Padre ", neppure così avrebbe voluto che si intendessero esclusi da questa unità di bontà il Figlio e lo Spirito Santo. Infatti, anche ciò che viene detto con una simile espressione, che ho menzionato in precedenza: Le cose che appartengono a Dio, nessuno le conosce se non lo Spirito di Dio 192, non esclude da questa conoscenza il Figlio di Dio. Dunque, quanto più si estende la nostra capacità di comprensione, dal momento che non ha detto: " nessuno è buono, se non l’unico Padre ", ma: Nessuno è buono, se non l’unico Dio 193, che è la stessa Trinità! Infatti, colui al quale Gesù diede questa risposta non cercava un bene qualsiasi ma un bene con il quale diventare felice, ed anzi proprio la felicità, ossia desiderava la vita eterna. E interrogava Cristo come uomo, non sapendo che era anche Dio. Aveva chiesto infatti: Maestro buono, che devo fare per ottenere la vita eterna? Ed egli rispose: perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non l’unico Dio 194. O, come si legge presso un altro evangelista e che ha lo stesso significato: Nessuno è buono, se non il solo Dio 195. Come se avesse detto: " Mi chiamerai giustamente buono, se mi riconoscerai come Dio ". Infatti, se pensi che io non sia altro che un uomo, perché mi chiami buono? Nulla ti rende buono né beato se non il bene immutabile che è il solo Dio. Infatti, un angelo buono, un uomo buono, una qualsiasi altra buona creatura, questi non sono beni tali che chiunque li conseguirà sarà felice; né è felice alcuna vita, se non è eterna. In che modo poi non è un bene tale il vero Figlio di Dio, essendo vero Dio e vita eterna, quella vita che desiderava raggiungere colui che lo interrogava?
23. 6. Di conseguenza, quando io ho affermato che la frase: nessuno è buono, se non l’unico 196 e solo Dio 197, è stata pronunciata relativamente alla stessa Trinità, che è l’unico e solo Dio, tu hai affermato che essa, al contrario, riguardava il solo Dio Padre, poiché Egli da nessun altro è Dio, e da nessun altro è buono, mentre il Figlio è Dio dal Padre ed è grande e buono dal Padre. Allora considera attentamente chi di noi intenda in modo corretto riguardo a Dio Padre e a Dio Figlio, se io, che dico: " Certamente, Dio Padre non è Dio da nessun altro Dio, mentre Dio Figlio è Dio da Dio Padre, ma la divinità che il Figlio ha dal Padre è tanta quanto quella che il Padre ha non ricevendola da nessuno. E il buon Padre non è buono da un altro buono, mentre il Figlio è buono dal Padre buono, ma la bontà che il Figlio ha dal Padre è tanta quanto quella che il Padre ha non ricevendola da nessuno. Oppure, se intendi in modo corretto tu, che dici che è buono solamente il Padre Dio, per il fatto che non è né Dio da un altro Dio, né buono da un altro buono, mentre il Figlio non è equiparabile al Padre, in quanto è Dio da quello e buono da quello? In questa frase sei blasfemo verso entrambi, sia verso il Padre, poiché non ha generato un Figlio della sua stessa grandezza, né della sua stessa natura; sia verso il Figlio, poiché non meritò di nascere di tale natura e grandezza quali sono quelle di colui che lo generò. Infine, queste due cose di cui trattiamo, cioè la deità e la bontà, poiché è stato detto: Nessuno è buono, se non l’unico Dio, vengono a mancare nella tua opinione. Infatti, se non poté generare un Figlio della sua stessa grandezza e natura, in che modo è Dio? E se non volle, in che modo è buono?
23. 7. Il Padre - affermi - è fonte di bontà, egli che non ha ricevuto da nessuno il suo essere buono. Forse allora il Figlio è meno buono per il fatto che ha ricevuto il suo essere buono da quel Padre che, essendo Dio, poté dare al Figlio, alla sua nascita, altrettanta bontà quanta ne ha lui, e che gliela diede perché, essendo buono, non può essere invidioso? Infatti, se diede al suo Unigenito meno bontà di quanta ne ha lui, è meno buono di quanto dovrebbe essere, e pensare questo è folle. Dunque, quanta bontà ha il Padre, altrettanta ne diede al Figlio. E poiché è Figlio per natura, non per grazia, gliela diede alla nascita, non perché ne avesse bisogno, ed egli essendone pieno lo generò pieno ed essendo fonte di bontà lo generò fonte di bontà. E perciò né è aumentato in se stesso colui che ricevette, né è diminuito in se stesso colui che diede. Infatti, l’immutabilità non ha da dove venire a mancare, né la pienezza ha dove crescere. Cos’è poi questa bontà se non vita che vivifica? Pertanto, la fonte genera la fonte, come il Padre risuscita i morti e dà la vita così anche il Figlio dà la vita a coloro che vuole 198. Disse questo proprio il Figlio, non io. Per questo, giustamente si dice a Dio Padre: Poiché presso di te è la fonte della vita. E qual è questa fonte della vita presso il Padre, se non colui del quale si dice: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questi era in principio presso Dio. Del quale ancora poco dopo è stato detto: E la vita era la luce degli uomini 199? Questa vita è fonte della vita e questa luce è luce della luce. Così, dopo che si è detto: Presso di te è la fonte della vita, subito è stato aggiunto: Nella tua luce tuttavia vedremo la luce 200, il che significa: nel Figlio tuo vedremo lo Spirito Santo, che anche tu nella prima parte del nostro dibattito hai dichiarato essere illuminatore. Dunque, fonte da fonte è il Figlio che procede dal Padre, e nel contempo ambedue sono una sola fonte; luce da luce è il Figlio che procede dal Padre, e nel contempo ambedue sono una sola luce; allo stesso modo è Dio da Dio, e i due sono nel contempo un unico Dio, e tutto questo non senza lo Spirito di entrambi. Bevendo da questa fonte di bontà, da questa fonte di vita, da questa luce immutabile, da questa pienezza che non viene mai meno, cioè dal Padre e dal Figlio e dallo Spirito Santo, unico e solo Signore Dio, tutti coloro che credono con verità, secondo la misura della propria fede, diventano buoni, vengono vivificati, illuminati, colmati. A questi tu hai aggiunto il Figlio unigenito, sia detto con tua buona pace: non so con quale incredibile temerarietà. Infatti, sono tue le seguenti parole: Sia il Figlio, sia coloro che attraverso il Figlio sono stati creati, da quell’unica fonte di bontà tutti hanno ricevuto, secondo la misura della propria fede, di essere buoni. Dov’è dunque ciò che avevi dichiarato prima, cioè che Egli è Figlio per natura, non per grazia? Ecco che vai contro la tua opinione, ecco che ormai tradisci il perfido segreto della vostra eresia, poiché affermate che l’unigenito vero Figlio di Dio, il vero Dio, è Figlio non per natura ma per grazia. Se infatti anch’Egli, come predicano le tue parole, secondo la misura della sua fede, ha ottenuto di essere buono, è dunque Figlio per grazia, non per natura. E ci fu un tempo in cui non era buono, e poi divenne buono credendo, poiché ottenne di essere buono, come dici, secondo la misura della sua fede da colui che è Padre e fonte della bontà. Certamente, leggiamo che Gesù progrediva in età e in sapienza, e in lui era la grazia di Dio 201, ma ciò secondo la forma di uomo che, per noi, ricevette da noi, non secondo la forma di Dio, nella quale non giudicò estraneo a sé di essere uguale a Dio 202. Tuttavia, anche per ciò che concerne la stessa forma di uomo, leggiamo che egli progredì in età e sapienza, non tuttavia che meritò, credendo, di diventare buono da non buono. D’altro canto, la questione che stiamo ora discutendo tra di noi non concerne la natura del figlio dell’uomo, nella quale il Figlio di Dio è inferiore al Padre, ma la natura del Figlio di Dio, nella quale, come noi diciamo e voi negate, Egli è uguale al Padre. Infatti, il Figlio vero, il Figlio unigenito, il Figlio Dio vero da Dio vero, in niente degenerò dal Padre. Perciò, in nessun luogo delle sante Scritture hai potuto leggere che il Padre non è paragonabile al Figlio. Né con sincera fede tu stesso hai detto che il Padre è immenso, ma lo hai affermato proprio per questo, perché credi che il Figlio non sia ugualmente immenso ma sia limitato da una misura. Tieniti pure la tua misura, con la quale misuri il tuo falso signore e menti sul vero Signore.
Ostinazione ariana nel non vedere il Figlio di Dio uguale al Padre.
24. Fai bene ad ammettere che sia il Padre ama il Figlio sia il Figlio ama il Padre, a condizione, tuttavia, che tu ammetta anche che non è maggiore l’amore nel Padre che nel Figlio. Poiché, infatti, sono uguali per la loro natura divina, si amano a vicenda in modo uguale. Il Figlio, poi, in quanto uomo esegue il mandato del Padre. Infatti, in quanto Dio lo stesso Figlio rappresenta il mandato del Padre, poiché egli è il Verbo del Padre. Perciò, in un altro passo sul mandato del Padre, cioè, su se stesso, dice: So che il suo mandato è la vita eterna 203. Che lo stesso Figlio di Dio sia vita eterna, lo attesta la divina Scrittura. E quando dice: Colui che ha visto me ha visto anche il Padre 204, chi ignora che ciò è stato detto per il motivo che chiunque vede il Figlio attraverso l’intelligenza lo vede di certo uguale al Padre? Ma voi non ammettete questo perché non vedete il Figlio con gli occhi del cuore, per quanto si può vedere in questa vita.
Il Padre è maggiore del Figlio in quanto uomo.
25. Tu pensi che non sia giusto ciò che ho detto, ossia che il Padre è maggiore del Figlio riguardo alla forma di servo che questi ha assunto 205. Tu, infatti, secondo la vostra eresia, vuoi che il Padre sia superiore al Figlio per quanto concerne la stessa forma di Dio. Al Figlio invidi la forma paterna tanto che vuoi che Egli sia nato perfetto di una perfezione eterna, così che non sia in grado, neppure crescendo, di pervenire alla forma del Padre. Ma è inutile che l’uomo invidi al Figlio di Dio la forma paterna, della quale il Padre non è invidioso, poiché generò il suo Unigenito uguale a sé. Ma tu affermi che la gloria del Padre non è grande, se è superiore solo rispetto a quella forma di servo, della quale forma sono superiori anche gli angeli. Vedi se il tuo intento non sia quello di giungere alla gloria dell’unico Padre attraverso l’offesa dell’unico Figlio, cosicché il Padre non aumenta nella gloria a meno che il Figlio non diminuisca in natura. Guardati bene: non sai di provocare un’offesa sia al Padre sia al Figlio, se quello non poté o non volle generare un Figlio uguale a sé, né questo poté nascere uguale al Padre? Dio non vuole essere lodato come Padre così che si dica che generò da sé un Figlio degenere. Il buon amante del Figlio non vuole che si lodi la sua forma così tanto che il suo Unigenito non abbia potuto riceverla nascendo o assumerla crescendo. E ti sembra che non venga detto nulla di grande riguardo a Dio Padre, se è superiore rispetto alla forma di servo, della quale anche gli angeli sembrano essere superiori. Non rifletti in modo corretto su quale posto abbia nelle cose la natura umana, che fu creata a immagine di Dio. Gli angeli possono essere definiti superiori all’uomo, perché sono superiori rispetto al corpo dell’uomo. Sono superiori anche all’animo umano, ma per quella forma che grava sul corpo corruttibile per la colpa del peccato originale. Invero, della natura umana, di quella natura della mente umana che è stata assunta da Cristo e che non poté essere corrotta da nessun peccato, Dio è il solo ad essere superiore. Infine, per quale motivo si è detto: lo hai reso un po’ inferiore agli angeli 206, lo ha dichiarato la Scrittura, dove si legge: Vediamo Gesù un po’ inferiore agli angeli a causa della passione della morte 207. Dunque, non a causa della natura dell’uomo, ma a causa della passione della morte. In verità, della natura dell’uomo, che per la sua mente razionale e intellettuale supera tutte le altre creature, Dio solo è superiore. E a Dio certamente non si fa ingiuria quando si dice: Dio è più grande del nostro cuore 208. Dunque, quando il Figlio diceva, mentre stava per sollevare al Padre l’uomo ricevuto: Se mi amaste, gioireste di certo, poiché vado al Padre, poiché il Padre è più grande di me 209, di sicuro non anteponeva Dio Padre solo alla sua carne, ma anche alla mente umana che portava in sé. È infatti la natura umana nella sua interezza che viene senza dubbio riconosciuta come forma di servo, perché è la creatura nella sua interezza che serve il Creatore.
Ancora prima dell’incarnazione il Figlio di Dio si rese visibile agli uomini.
26. 1. Il tuo ultimo punto di discussione verteva sul modo in cui Dio apparve ai padri quando Cristo non aveva ancora assunto il corpo umano nel quale fu visto, essendo la natura divina di per sé invisibile. Dapprima anche tu hai ammesso questo, dicendo, tra le altre cose, che non solo il Padre, ma neppure lo stesso Figlio è visibile nella sostanza della sua divinità non solo agli uomini ma neppure alle stesse potenze celesti; poi, cambiato parere, affermi che Egli, anche prima della sua incarnazione, si è offerto alla vista dei mortali, asserendo che quanto dice l’Apostolo: Il quale nessuno degli uomini lo ha visto né lo può vedere 210, fu detto del solo Dio Padre; il Figlio, invece, fin dall’inizio del genere umano fu solito essere visto dagli uomini. E avendo voluto provare questo, hai proposto molte testimonianze tratte dalle sante Scritture, testimonianze che non hanno potuto affatto aiutarti. Infatti, da nessuna parte leggi che Mosè scrisse, come dici, che il Figlio è stato visto sempre, dal primo uomo Adamo fino alla stessa incarnazione. Affermi, infatti, che egli descrive questo nel libro della Genesi, il che è così falso da essere anche ridicolo. Infatti, nel libro della Genesi sono forse contenute le opere compiute da Adamo fino all’incarnazione di Cristo? O forse lo stesso Mosè visse nella carne fino al tempo dell’incarnazione di Cristo, o scrisse ciò che avvenne fino ad allora? Tu dici questo e pensi di dire qualcosa di importante, oppure sei preso in considerazione da coloro che non sono capaci di discernere neppure queste cose che con tanta evidenza sono false.
26. 2. Per quanto poi concerne la tua menzione delle parole che il Padre rivolge al Figlio: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza 211, ti chiedo quanto attenga all’argomento e se abbia una qualche importanza. Forse ti è mancato il tempo per parlare, tanto che, senza tenere in considerazione ciò che ti eri prefissato di dimostrare, hai sventolato davanti a noi a memoria e inutilmente la Scrittura della Genesi? Forse di qui è possibile provare che Cristo, prima di assumere la nostra carne, fu visto dagli uomini, poiché il Padre disse al Figlio: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza? Quindi prosegui citando: E Dio fece l’uomo 212 e aggiungi: Quale Dio se non il Figlio? E, come per darmi indicazioni sulla mia opera, dici: Anche tu certamente hai esposto questo nei tuoi trattati. Ora non voglio indagare fino a che punto affermi il vero, allorché vedo che quanto dici non attiene affatto all’argomento. Stiamo infatti discutendo se Cristo si sia offerto alla vista degli uomini nella sostanza della sua divinità. E tu dici: Dio fece l’uomo e aggiungi: Quale Dio, se non il Figlio?, quasi che per questo fosse necessario che l’uomo vedesse Dio, suo creatore, con occhi corporei. Se così fosse, tutti gli uomini vedrebbero Dio: chi altro li genera infatti nel seno materno? Inoltre aggiungi tali parole dicendo: Questo Figlio, dunque, che è profeta di suo Padre, affermava: " Non è un bene che l’uomo sia solo, creamogli un aiuto che sia simile a lui " 213. Se ti chiedessi chi ti ha indicato che il Figlio diceva questo, in quali angustie ti vedrai? Infatti, la Scrittura, che disse: In principio Dio fece il cielo e la terra 214 senza specificare se ad averli creati fu il Padre o il Figlio o lo Spirito Santo o la stessa Trinità, che è un solo Dio, anche in altri passi ricorda Dio, come quando dice: E Dio fece; e Dio disse 215 per tutte le sue opere delle quali afferma che Egli è il creatore. Dunque, con una espressione simile afferma: E Dio disse " Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza ". E Dio fece l’uomo 216. E non parlò diversamente dove dice: Non è bene che l’uomo sia solo; creamogli un aiuto che sia simile a lui 217. Da dove pertanto sei stato persuaso che il Padre disse le prime cose e il Figlio le ultime? Da dove, di grazia, distingui e da dove discerni che il Padre disse: Sia fatta la luce 218 e quanto segue, e che poi il Padre disse: Facciamo l’uomo, mentre fu il Figlio a dire: Creamogli un aiuto, quando la Scrittura non ti dice altro se non: Dio disse? Che temerità è questa? Che presunzione? Quindi, poiché voi siete soliti affermare che il Padre è maggiore per il fatto che disse: " Sia fatto questo o quello " come ordinandolo al Figlio, mentre il Figlio è minore per il fatto che eseguì gli ordini, che cosa direte a proposito dell’espressione: Facciamo l’uomo? Infatti non ha detto come nei luoghi precedenti: Sia fatto l’uomo, come se avesse ordinato ciò al Figlio; ma ha detto: Facciamo l’uomo. E non ti chiedo chi ritieni abbia detto ciò: infatti sappiamo già dalle tue parole che fu il Padre a dire questo al Figlio. Perché allora non dice: "Avvenga " o: "Fa’ ", ma dice: Facciamo?. O forse Dio diede altri ordini e il Figlio li eseguì, e in verità fecero entrambi l’uomo, ma il Padre dando ordini e collaborando, mentre il Figlio non ordinando, ma soltanto eseguendo gli ordini? Ma se tu intendi che il Padre dava ordini, poiché sta scritto: Dio disse: " Facciamo l’uomo ", allora anche il Figlio diede ordini, giacché tu stesso non accetti che fu il Padre a parlare, ma il Figlio, dicendo: Creamogli un aiuto. E dove si dice: E Dio fece l’uomo, tu vuoi far intendere che il Figlio obbedì al Padre che gli dava ordini, perché è il Padre ad aver detto: Facciamo l’uomo; ma allora anche quando leggiamo: Il Signore fece scendere un torpore su Adamo che si addormentò, e gli tolse una delle sue costole 219 con ciò che segue, dove si mostra che venne creato un aiuto per l’uomo, dovremmo allo stesso modo intendere, a tuo avviso, che il Padre obbedì al Figlio che gli dava ordini, giacché tu stesso sostieni che non fu il Padre, ma il Figlio a dire: Creamogli un aiuto.
26. 3. Ma io parlo così, quasi che, qualsiasi cosa tu abbia voluto credere o ipotizzare, sia attinente all’argomento che stiamo trattando. Come propriamente affermi che il Padre ordinò, dove si dice: Facciamo l’uomo, e che il Figlio obbedì, dove si dice: E Dio fece l’uomo, così sicuramente ti fa piacere che il Figlio abbia detto: Non è un bene che l’uomo sia solo; creamogli un aiuto; tuttavia, se, dicendo questo, egli non lo ha ordinato, secondo quanto voi volete, in che modo dimostri che il Figlio, che fece l’uomo, fu visto dall’uomo? Come dimostri che il Figlio, che disse: Non è un bene che l’uomo sia solo, creamogli un aiuto, fu visto dall’uomo o dalla stessa donna, se non vuoi che quest’ultima sia stata fatta dal Padre, affinché il Padre non sembri obbedire al Figlio, ma se è lo stesso Figlio che, come ordinando e obbedendo a se stesso, disse che doveva essere creata e la creò? Dimostra che il Figlio fu visto da un uomo e che fu visto da una donna. Avevi promesso infatti che avresti dimostrato che il Figlio comparve alla vista degli uomini prima che si incarnasse. Dimostra quanto hai promesso. Perché ti incammini nel vuoto? Perché deludi la nostra aspettativa e non mantieni la tua promessa? Moltiplichi parole non necessarie, occupando un tempo per noi tanto prezioso. Se perciò il Figlio fu visto dall’uomo in quanto lo fece e fu visto dalla sua donna in quanto la fece, stabilisci, se osi, che Dio Figlio non può creare le cose visibili e non può essere visto dalle sue creature, sebbene queste vedano altre cose. Se invece Dio Figlio può tutto questo, in quanto Egli certamente ha creato e crea tutto ciò che è visibile, senza tuttavia essere visto dagli occhi da lui creati, cosa significa ciò che hai detto? Perché hai presentato nel tuo discorso queste citazioni tratte dal libro della Genesi? Perché con la tua superflua loquacità ci hai fatto perdere del tempo a noi tanto prezioso?
26. 4. Ma questo Figlio - affermi - fu visto da Adamo, secondo quanto leggiamo di Adamo che disse: " Ho udito la tua voce mentre passeggiavi nel Paradiso e mi sono nascosto, perché sono nudo " 220. Se avessi detto questo prima, dunque, o buon uomo, avresti cominciato di qui a dimostrare quanto avevi promesso. Per quanto anche qui Adamo dica: ho udito la tua voce, e non: " ho visto il tuo volto e la tua figura ". E poiché dice: Mi sono nascosto perché sono nudo, queste parole mostrano che egli ebbe paura di essere visto da Dio, non che Dio fu visto da lui. Infatti, se è vero che, alla voce che viene udita, segue la visione, allora anche Dio Padre fu visto ogniqualvolta ha parlato al Figlio. Conosciamo infatti le parole contenute nel Vangelo pronunciate dal Padre, che dice: Tu sei il mio figlio diletto, eccetera 221, dove fu udito dagli uomini ma non fu tuttavia visto. E perciò quelle parole che aggiungi, dove si dice: Chi ti ha detto che sei nudo? e seguenti, mostrano che Dio poté essere udito e non essere visto. Pertanto vedi che non hai ancora detto nulla di quanto avevi promesso. E di’ infine qualcosa che dobbiamo discutere o che dobbiamo ammettere in difesa della tua causa.
26. 5. Questo Dio - dici - fu visto anche da Abramo. Non possiamo negare che Dio sia apparso ad Abramo. Difatti la Scrittura, che è fedelissima, lo dice in modo del tutto chiaro: Apparve a lui Dio presso la quercia di Mambre 222. Ma neppure qui viene specificato se ad apparire fu il Padre o il Figlio. Quando narra in che modo Dio apparve ad Abramo, la Scrittura afferma che gli apparvero tre uomini, nei quali si può giustamente ravvisare la stessa Trinità, che è un unico Dio. Infine, vede tre, e li chiama non signori bensì Signore, poiché la Trinità è certamente tre persone, ma un unico Signore Dio. In questo modo Abramo narra ciò che vide: Osservando, vide con i suoi occhi. Ed ecco tre uomini stavano al di sopra di lui, e vedendoli corse loro incontro dall’entrata della sua tenda, e li adorò prostrato a terra, e disse: Signore, se è vero che ho trovato grazia davanti a te, non dimenticare il tuo servo 223. Qui vediamo che apparvero tre uomini e che vengono chiamati un solo Signore, e che all’unico Signore veniva chiesto di non dimenticare il suo servo, poiché si addice a Dio visitare i suoi servi. Quindi si rivolge alle tre persone al plurale con queste parole: Prenderò ora l’acqua e laverò i vostri piedi e vi rinfrescherete sotto l’albero e prenderò del pane e mangerete e poi vi rimetterete sulla vostra via, perché avete deviato per venire verso il vostro servo 224. È evidente che essi sono invitati come uomini: infatti non verrebbe offerto loro un refrigerio, con cui ristorare i corpi, se non fossero considerati uomini. E la Scrittura ricorda che essi risposero al plurale. Dice infatti: E dissero: " Fa’ così come hai detto"225. Non dice " E disse ", ma dissero. Poi, essendo pronto il pasto, la Scrittura dice: E lo pose davanti a loro, e mangiarono 226. Non dice: " Lo pose davanti a lui, e mangiò ". Ma quando si arrivò al punto che ad Abramo venne promesso un figlio da Sara, dal momento che veniva offerto un beneficio divino e non si trattava più di un ossequio umano reso tra uomini, la Scrittura narra che fu uno solo a dire: Dov’è Sara, tua moglie? Infatti non disse: Chiesero pertanto a lui, ma disse: Chiese a lui: " Dov’è Sara tua moglie? " 227 E poi la Scrittura mostra chi fu a dire questo, quando, avendo Sara riso, dice: E disse il Signore ad Abramo: " Perché Sara ha riso da sola? " 228, e il testo che segue fino alla fine parla al singolare come un unico Signore. E dopo questo, si narra che se ne andarono, al plurale, come uomini, e si dice: Alzandosi poi di lì gli uomini rivolsero lo sguardo verso Sodoma e Gomorra, mentre Abramo camminava con loro accompagnandoli 229. Di nuovo la Scrittura ritorna al numero singolare e dice: Il Signore disse: " Forse che nasconderò al figlio mio Abramo le cose che faccio?"230. Quindi viene promessa ad Abramo una illustre e copiosa discendenza e viene annunciata la rovina dei sodomiti. Di seguito la Scrittura dice: E partendo da lì, gli uomini, vennero a Sodoma; Abramo ancora se ne stava in piedi davanti al Signore. E avvicinandosi Abramo disse: " Non rovinare insieme il giusto con l’empio; e un giusto varrà come un empio?"231. E dopo la conversazione del Signore e di Abramo, la Scrittura prosegue dicendo: Se ne andò il Signore, come smise di parlare ad Abramo, e Abramo ritornò al suo posto. Vennero poi due angeli a Sodoma verso sera 232. Questi sono quelli dei quali poco prima aveva detto: Partiti di là gli uomini vennero a Sodoma 233. Ma non aveva detto espressamente che erano due, mentre fin dall’inizio aveva detto che tre uomini apparvero ad Abramo e da lui furono accolti con ospitalità, e che quando se ne andarono li accompagnò, camminando con loro.
26. 6. Forse ormai ti affretti ad affermare che tra essi l’unico Signore era Cristo, che al singolare prometteva e rispondeva ad Abramo, mentre gli altri due i suoi angeli, che vennero a Sodoma come angeli mandati dal loro Signore. Ma aspetta: perché sei così precipitoso? Consideriamo tutto con attenzione e in primo luogo le parole del Signore che dice ad Abramo: Il grido contro Sodoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è assai grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui mi è giunto il grido 234. Qui affermò che sarebbe disceso a Sodoma, dove tuttavia non discese lui in persona, bensì i due angeli. Egli, infatti, se ne andò, come smise di parlare ad Abramo e Abramo ritornò al suo posto. Vennero poi, come è stato detto, due angeli verso sera a Sodoma 235. E se anche in quei due angeli si trova un solo Signore, che, secondo la sua parola, proprio nelle vesti degli angeli discese a Sodoma? Non è evidente che in quei tre uomini apparve un solo Signore? E a cosa si allude qui se non alla stessa Trinità? Ma vediamo se la santa Scrittura ci dimostra che anche in quei due angeli, come ho detto, era presente un solo Signore, perché non sembri che abbiamo affermato queste cose per conto nostro. Vennero dunque due angeli a Sodoma verso sera; Loth sedeva, come è stato scritto, vicino alla porta di Sodoma. Vedendoli Loth, si alzò per andare loro incontro e si prostrò con il volto a terra 236. Tu qui vedi certamente che gli angeli vengono adorati da un uomo giusto, e non vuoi che sia adorato lo Spirito Santo, che anche voi, senza dubbio alcuno, preponete a tutti gli angeli? Ma starai per replicare: " Credeva che fossero uomini. Infatti li ospitò come uomini ". Questo piuttosto è contro di te, che dici che lo Spirito Santo, che deve essere anteposto a tutti gli angeli, non dev’essere adorato, mentre vedi che anche gli uomini, inferiori agli angeli, sono adorati dagli uomini giusti. Ma ancora ribatterai: " Adorò il Signore. Difatti lo riconobbe in quei due che pensava essere uomini, come nei profeti ". In questo modo ti è stato già dimostrato quanto avevo promesso di dimostrare attraverso la santa Scrittura: che il medesimo Signore, del quale si era detto che era andato via quando cessò di parlare ad Abramo, discese in quei due angeli a Sodoma, come aveva detto, e in loro fu riconosciuto da un uomo giusto. Pertanto, offrì loro l’ospitalità come a uomini santi di Dio, nei quali riconobbe la presenza di Dio, dal momento che anche lo stesso Abramo non sapeva che fossero angeli. Questi patriarchi infatti sono designati nell’Epistola agli Ebrei, dove, a proposito dell’ospitalità, si dice: con questa fede alcuni senza saperlo ospitarono gli angeli 237. Dopo che Loth li accolse, senza sapere che erano angeli, riconoscendo tuttavia, come lo stesso Signore gli aveva concesso di conoscere, chi rappresentavano - passo sotto silenzio quanto avvenne nel frattempo -, egli uscì con loro da Sodoma. E prima che questo accadesse, come afferma la Scrittura: Dissero gli uomini a Loth: " Chi hai ancora qui? I tuoi figli, le tue figlie e tutti coloro che hai nella città, falli uscire da questo luogo, perché noi stiamo per distruggere questo luogo: è grande il grido innalzato contro di loro al cospetto del Signore, e il Signore ci ha mandato a distruggerli " 238. Ecco dove appare quell’incendio di Sodoma appiccato attraverso gli angeli mandati dal Signore, nei quali tuttavia c’era anche Lui. Infatti, non manda i suoi per poi allontanarsi da loro. In loro dunque discese a Sodoma, cosa che aveva predetto che avrebbe fatto mentre parlava con Abramo. E dopo aver fatto ciò, si dice che se ne andò e che vennero degli angeli verso sera a Sodoma. Poco dopo, non appena lo condussero fuori e dissero, come la medesima Scrittura narra: Metti in salvo la tua anima senza voltarti a guardare indietro; non dimorare in tutta la regione, ma mettiti in salvo sul monte, per evitare di essere sorpreso 239. Disse loro Loth: Ti prego, Signore, perché tuo figlio ha trovato misericordia davanti a te 240, e così via. E dopo aver finito di parlare ed aver scelto per sé una piccola città in cui salvarsi, di seguito la Scrittura dice che egli ebbe questa risposta: Ecco, ho ammirato il tuo volto e obbedito a queste parole, per non distruggere la città di cui hai parlato. Affrettati dunque a metterti in salvo là: non potrò infatti proferire parola finché tu non vi sia entrato 241. Chi gli rispose questo, se non colui al quale aveva detto: Ti prego, Signore? Aveva detto questo a entrambi, non a uno solo, come con tutta evidenza è stato scritto: Disse loro Loth: " Ti prego, Signore ". Dunque, Loth riconobbe un unico Signore nei due angeli, così come Abramo aveva riconosciuto un solo Signore nei tre uomini.
26. 7. Non c’è motivo di dire: Quegli che era il Signore e che aveva parlato con Abramo se ne era andato; però, mentre egli se ne andava, vennero a Sodoma due suoi angeli. Infatti, tutti e tre quelli che apparvero ad Abramo sono detti uomini, come la Scrittura suole chiamare uomini anche gli angeli. Né ad uno solo di loro Abramo obbedì con più prontezza e umiltà che agli altri due, ma lavò i piedi ugualmente a tutti e tre, e ugualmente a tutti e tre servì il pasto. Dunque, vide Dio in tutti. Per questo, la Scrittura aveva predetto che Dio sarebbe apparso ad Abramo presso la quercia di Mambre, sotto la cui ombra diede da mangiare a tre uomini, che vide con gli occhi del corpo; in essi, tuttavia, vide Dio non con gli occhi del corpo ma con quelli del cuore, ossia lo comprese e lo riconobbe, così come Loth che con i due angeli non parlava al plurale ma al singolare, ed anche essi gli rispondevano come se fossero uno solo. Infatti Abramo lo udì dapprima attraverso i tre uomini, poi attraverso uno solo, che, mentre quelli andavano a Sodoma, rimase a parlare con lui; Loth, invece, lo udì attraverso due e tuttavia anch’egli udì un solo Signore, che egli pregava per la sua liberazione e che gli rispondeva. Per quanto entrambi, cioè sia Abramo che Loth, ritenessero che fossero uomini quelli che erano angeli, in essi hanno veramente compreso Dio quale era, non hanno ritenuto che fosse quello che non era. Che cosa vuole dunque per sé questa visibile Trinità e questa intelligibile unità, se non che si insinui in noi l’idea che sono tre il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, in modo tuttavia da non essere tre dèi e signori, ma un solo Signore Dio? Tu poi hai detto: Questo Dio apparve ad Abramo, sapendo di aver letto ciò che sta scritto, ossia che apparve Dio ad Abramo presso la quercia di Mambre. E volendo quasi dimostrare che il Signore Figlio apparve a quel patriarca, ti sei allontanato da quei tre uomini e hai taciuto del tutto quelli nei quali la Scrittura narra che Dio apparve ad Abramo, per non farci comprendere che Dio Trinità è di un’unica sostanza, come di un’unica sostanza erano i tre uomini che Abramo vide. Infatti, la Scrittura aveva predetto: Apparve Dio ad Abramo, ma non si tratta di tre dèi, poiché si dice anche: Apparve Dio, non: " Apparvero degli dèi". Lo stesso Abramo vide tre e adorò uno solo dal quale non volle essere abbandonato, e da uno solo ricevette i responsi della divinità. né pensò che gli altri due fossero due dèi, ma che fosse un solo Dio in tutti, poiché anche Loth vide due e tuttavia riconobbe un solo Signore. E lì mi sembra che, attraverso gli angeli, si alluda al Figlio e allo Spirito Santo, poiché quegli angeli dissero di essere stati mandati. Quanto alla Trinità, che è Dio, solo del Padre si legge che non fu mandato, mentre si legge che furono mandati sia il Figlio sia lo Spirito Santo, la cui natura, pertanto, non è diversa: infatti, anche quegli uomini, attraverso i quali si allude al Figlio e allo Spirito Santo, erano di un’unica ed identica natura. Dunque, hai schivato con astuto silenzio questa Scrittura, con la quale potresti convincerti. E quando hai detto: Questo Dio apparve ad Abramo, volendo che quanto si legge nella Genesi, ossia che Dio apparve ad Abramo, venisse inteso nel senso che solo il Figlio apparve, non hai voluto dire in che modo apparve, affinché qui non venisse riconosciuto come Dio non solo il Figlio, ma anche la Trinità.
26. 8. Hai detto poi: E che il Figlio fu visto da Abramo, se lo vuoi credere, lo ha affermato in modo inequivocabile lo stesso Dio unigenito nel santo Vangelo, quando dice: " Abramo vostro Padre esultò al vedere il mio giorno, e lo vide e si rallegrò " 242. Ancora discussioni, ancora promesse da dimostrare! Quasi che il Figlio di Dio avesse detto: " Abramo vostro Padre desiderò vedermi, e mi vide, e gioì ". Per quanto anche questo lo si potrebbe intendere così: il santo Patriarca vide il Figlio di Dio con gli occhi del cuore, non con gli occhi della carne sui quali invece verte la nostra discussione. Ma dal momento che Cristo ha detto: Abramo desiderò vedere il mio giorno, e lo vide, e gioì, perché non intendiamo il giorno di Cristo come il tempo di Cristo, nel quale era destinato a incarnarsi, cosa che Abramo, come anche gli altri Profeti, poté vedere in spirito e di cui poté gioire? Pertanto, neppure qui sei riuscito a dimostrare ciò che ti eri riproposto e che avevi promesso di dimostrare.
26. 9. Dopo tutto questo, sei passato a Giacobbe, che lottò con l’Angelo, e che la stessa scrittura della Genesi chiama sia uomo sia Dio. Infatti, si legge così: Giacobbe rimase solo ed un uomo lottò contro di lui fino allo spuntar dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo percosse nel cavo del femore; e il cavo del femore di Giacobbe si lussò mentre egli lottava con lui. Disse colui: " lasciami andare che spunta l’aurora ". Rispose: " non ti lascerò partire se non mi avrai benedetto ". Gli domandò colui: " Qual è il tuo nome? ". Rispose: " Giacobbe ". Riprese: " Non più Giacobbe sarà il tuo nome, ma Israele perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto". Giacobbe allora gli chiese: " Dimmi il tuo nome, ti prego! ". Gli rispose: "Perché chiedi il mio nome? ". Ed ivi lo benedì. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Visione di Dio, " perché, disse, ho visto Dio faccia a faccia eppure la mia vita è rimasta salva " 243. Da questa lettura tenti di dimostrare che il Figlio unico di Dio, anche prima di incarnarsi, apparve visibilmente. Sebbene non sia assurdo intendere che qui sia figurato Cristo, a causa della profezia che annuncia il futuro, poiché doveva accadere che, nei suoi figli che crocifissero Cristo, Giacobbe sembrasse aver vinto Cristo, e che nei suoi figli vedesse Cristo faccia a faccia e fosse così salva l’anima degli Israeliti che videro ciò con fede, tuttavia il profeta Osea chiama evidentemente angelo quest’uomo che lottò con Giacobbe. Così infatti egli scrive di Giacobbe: Nel seno materno soppiantò suo fratello e nella lotta ebbe la meglio su Dio e fu confortato dall’angelo e vinse 244. Come dunque nella Genesi colui che lottò con Giacobbe è detto sia uomo sia Dio, così anche da questo profeta è detto sia Dio sia angelo. E perciò colui che era angelo fu detto uomo nel modo in cui furono detti uomini coloro che apparvero ad Abramo, allorché, ignari, sia lui che Loth ospitarono gli angeli. Dio dunque era nell’angelo, come Dio è nell’uomo, soprattutto quando parla attraverso l’uomo. Così, in verità, attraverso questo angelo fu figurato Cristo, come attraverso l’uomo. Infatti, anche Isacco, figlio di Abramo, non era forse figura di Cristo, quando fu condotto come un agnello per essere immolato 245, e quando portava su di sé la legna sulla quale doveva essere posto, così come il Signore portava la croce? Infine, perché ci stupiamo che Gesù sia stato figurato attraverso un angelo, se fu figurato non solo attraverso un uomo, ma anche attraverso un animale? Infatti, chi altro era l’ariete, che era trattenuto per le corna nel rovo, se non Cristo crocifisso, incoronato anche di spine? Abramo immolò questo ariete al posto del figlio, che aveva ricevuto l’ordine di risparmiare 246. Dio, infatti, ordinò di perdonare l’uomo, in modo tale, tuttavia, che, attraverso un animale e a causa della passione di Cristo che in questo modo veniva preannunciata, si compisse il mistero del sangue sacro. Dunque, se sostieni che, propriamente e non figuratamente, era Cristo l’angelo che lottò con Giacobbe, puoi dire infine che, propriamente e non figuratamente, Cristo fu l’ariete che il patriarca Abramo immolò. Puoi infine affermare che, propriamente e non figuratamente, Cristo fu la pietra che percossa dal legno distribuì acqua in abbondanza al popolo assetato 247. Così infatti dice l’Apostolo: Bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava: quella roccia era Cristo 248. Queste furono figure soltanto, non le realtà complete: le cose reali che sarebbero accadute erano significate anticipatamente da quelle figure. Le quali si sono rese visibili agli sguardi umani attraverso una creatura soggetta a Dio e soprattutto attraverso il ministero degli angeli, sempre però sotto il potere di Dio, ma rimanendo occulta la natura sia del Padre, sia del Figlio, sia dello Spirito Santo.
26. 10. Invano, pertanto, affermi che il Figlio di Dio fu visto dagli uomini, e che il Padre invece non fu visto. Infatti, sia il Padre, sia il Figlio, sia lo Spirito Santo poterono essere visti attraverso una creatura a loro sottoposta, ma nessuno di loro fu visto attraverso la propria sostanza. Dunque Dio, come d’accordo con i deboli sensi degli uomini, fu piuttosto indicato allusivamente attraverso figure che mostrato nella sua realtà. Pertanto, non fu visto come è: questo difatti è promesso ai santi nella vita futura. Per cui l’apostolo Giovanni dice: Carissimi, fin da ora siamo figli di Dio e non si è ancora manifestato quel che saremo. Sappiamo che quando egli si sarà manifestato saremo simili a lui, poiché lo vedremo com’egli è 249. Gli Apostoli videro dunque in questo mondo il Signore; lo videro, ma non come egli è. Infine Mosè voleva che gli si mostrasse sebbene parlasse con lui faccia a faccia, come indica la Scrittura 250. Questo lo avevo già detto nella mia esposizione precedente, ma tu, quasi non lo avessi udito, lo hai trascurato, ed hai voluto che ti venissero letti tutti gli appunti della mia medesima disquisizione. Dal momento che non discerni la differenza che c’è tra il fatto che Dio sia visto attraverso la sua sostanza e il fatto che sia visto attraverso una creatura sottoposta a lui, sei incorso in una bestemmia così grave da dire che l’unigenito Figlio di Dio è mutevole per il fatto stesso che è Dio. Infatti hai ritenuto che dovesse essere attribuita al solo Padre la frase che menzionasti: Io sono colui che sono, e non muto, quasi che il Figlio o lo Spirito Santo fossero mutati quando apparvero visibilmente, come se il primo fosse quello che, com’è noto, è nato da una donna e il secondo quello che si mostra agli sguardi umani nell’aspetto di colomba o in lingue di fuoco. A questo ti ho già risposto in quel discorso in cui ho dimostrato che non eri riuscito a confutare quanto avevo detto. Ma ora, affinché tu capisca in che modo Dio disse: Io sono colui che sono e non muto, o piuttosto ancora ciò che sta scritto: Io sono il Signore, non cambio 251, poiché non solo il Padre, ma l’unico Dio ha detto questo, cioè la stessa Trinità, poni mente al Salmo, dove si legge: Tu, in principio, Signore, hai fondato la terra, e i cieli sono opera delle tue mani. Eppure questi periranno, mentre tu rimarrai, e tutti invecchieranno come vestiti, e come un manto tu li muterai ed essi saranno mutati. Ma tu sei sempre lo stesso e i tuoi anni non verranno mai meno 252. Che ciò sia stato detto a proposito del Figlio di Dio, lo attesta la sacra Scrittura nell’Epistola agli Ebrei 253. Dove si dice: I cieli muteranno, ma tu sei sempre lo stesso, chi non capirebbe che nient’altro è detto se non " Tu non muti "? E perciò anche al Figlio di Dio si addice dire: Io sono colui che sono, e non muto, o: Io sono il Signore e non cambio. Espressioni che tu hai attribuito al solo Padre, affinché si credesse che nella sua sostanza il Figlio è mutevole, come se avesse assunto la forma di uomo per trasformarsi in uomo. Non correggerai una così grave bestemmia, se non crederai che, nell’assumere la forma umana, si è aggiunto al Figlio ciò che non aveva, senza che egli abbandonasse o perdesse ciò che aveva.
26. 11. Ti chiedo, quindi, chi apparve a Mosè nel fuoco, quando il rovo era in fiamme e non bruciava. Certo, anche qui la Scrittura dichiara che apparve un angelo: Gli apparve l’angelo del Signore in una fiamma di fuoco, nel mezzo di un roveto 254. Ma chi dubiterebbe che nell’angelo c’era Dio? Ma quale Dio? Il Padre o il Figlio? Tu starai per rispondere: " Il Figlio ": non vuoi infatti che in alcun modo, neppure attraverso una creatura a lui inferiore, il Padre sia apparso agli sguardi dei mortali. Ma qualunque di essi tu scelga, ti rispondo: se era il Padre, apparve anche il Padre agli uomini; se era il Figlio, non muta neppure il Figlio. Avendo infatti chiesto Mosè chi fosse colui che lo mandava, egli rispose: Io sono colui che sono 255. E questo cos’altro significa, se non: " Non sono mutevole ", secondo la testimonianza profetica che tu stesso hai proposto: Io sono colui che sono, e non muto 256? Disse poi di rimando a Mosè: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe 257. Osa negare, se puoi, che Dio Padre è il Dio di Abramo e di Isacco e di Giacobbe 258; se non era Dio Padre a parlare dal rovo, allora era il Figlio. Se invece parlava il Padre, devi confessare che anche Dio Padre apparve agli uomini. E se, in verità, l’uno e l’altro sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe, cosa che ammetti, perché sei in dubbio sul fatto che l’uno e l’altro sono un solo Dio? Difatti Giacobbe è lo stesso Israele, ai cui figli si dice: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo 259.
26. 12. Devi pertanto riconoscere che è vero quanto ho detto, ossia che la divinità apparve quando volle agli occhi dei mortali non nella sua sostanza, nella quale è invisibile e immutabile, ma attraverso una creatura inferiore a sé. Pertanto, io non ho detto, come tu hai cercato di accogliere o di far accogliere le mie parole, che la divinità si rese visibile ai padri, come se avessi voluto far credere visibile quella divinità che prima avevo affermato essere invisibile. Ma ho detto che, quando la divinità si mostrava ai padri, si dimostrava visibile attraverso una creatura ad Essa sottoposta. Infatti, nella sua stessa natura è invisibile, a tal punto che lo stesso Mosè, parlando con Dio faccia a faccia, gli diceva: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrami te stesso manifestamente 260. Ecco ciò che ho detto. Rileggi e scoprirai che dico il vero, mentre sei tu che non hai voluto o potuto capire ciò che ho detto. Ascolta dunque ora che sto per esporre il medesimo punto anche più chiaramente. Io affermo che la divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nella sua natura e sostanza è invisibile a occhi mortali. E non sia mai che io dica che essa si trasforma in forme visibili, poiché affermo ancora una volta che è immutabile. Resta dunque da comprendere che, quando si mostrò agli sguardi umani come volle, lo fece attraverso una creatura sottomessa a sé, che può apparire a occhi mortali.
26. 13. Che motivo hai avuto allora di aggiungere: Uno solo anche incomprensibile e immenso, dopo aver detto del Padre: È l’unico invisibile, questione di cui si è già discusso abbastanza? Certo non leggiamo che Dio è incomprensibile. E perché tu affermi che è incomprensibile, non lo so. Se infatti non può essere compreso, in che modo non solo il Figlio, ma anche il Padre viene all’uomo, così come dice lo stesso Figlio, ed insieme fanno dimora presso di lui 261? Penso che vengano compresi da colui presso il quale fanno dimora. O forse dici: " Non in tutto, ma in parte sono compresi "? Di’ ciò che vuoi: ti sarà infatti risposto: " Non sono dunque incomprensibili, coloro che sono almeno in parte comprensibili ". O forse non ti basta affermare che il Padre è incomprensibile, ma hai aggiunto anche che è immenso, per esporre in che senso hai detto che è incomprensibile? Ossia, egli è immenso per il fatto che la natura umana non è capace di tutto? Questo è vero e lo si può dire anche del Figlio. Infatti, nessuno comprende il Verbo unigenito, così da osare di professare di essere totalmente capace di Lui. Perciò non dubitiamo che anch’egli è immenso. Ti chiedo, infatti, riguardo a chi ritieni che sia stato scritto: È grande e non ha fine, eccelso e immenso 262. Dello stesso infatti poco dopo si dice: Questi è il nostro Dio e nessun altro gli può essere paragonato. Questi ha trovato tutte le vie della dottrina, che diede a Giacobbe suo servitore, a Israele suo prediletto. Pertanto, essa è comparsa sulla terra e ha conversato tra gli uomini 263? Chi è questi, rispondi? Chi è, dicevo, colui che è grande e non ha fine, eccelso e immenso, che è comparso sulla terra e ha conversato tra gli uomini? Vedo quali pene, quali angustie sopporti. Temi di dire: " È il Padre " quando senti: è comparso sulla terra ed ha conversato tra gli uomini. Tu, infatti, non vuoi che il Padre sia apparso agli uomini attraverso la sua sostanza, che è veramente invisibile, ma neppure attraverso una creatura a Lui soggetta. Temi di dire: " È il Figlio ", quando senti: non ha fine, eccelso e immenso. Tu, infatti, sostieni che solo il Padre è immenso. Temi di dire: " È lo Spirito Santo ", quando senti: Questi è il nostro Dio. Tu non vuoi infatti neppure che lo Spirito Santo sia Dio. Che cosa bisogna fare, che cosa rispondere, o uomo che non vuoi essere cattolico, affinché tu accetti che Cristo è comparso sulla terra in forma di servo e ha conversato tra gli uomini, e affinché tuttavia professi che Egli è immenso nella forma di Dio nella quale rimase invisibile? Questo è il nostro Dio e nessun altro gli può essere paragonato. Chi è quest’altro, se non l’Anticristo, che la fede vera non stima vero Cristo, ma che l’errore esecrabile dei Giudei diffonde invece del Cristo vero?
26. 14. Se preghi e domandi di essere, come dici, discepolo delle divine Scritture, considera le testimonianze divine attinenti al nostro dibattito. Non devi disperderti in mezzo a molte cose che non ti aiutano affatto: scegli avvedutamente di tacere piuttosto che parlare inutilmente, dal momento che non trovi una risposta ad una verità così evidente. Mostri di temere che io ti metta a nudo davanti ai tuoi discepoli. Magari tu potessi rivestirti di Cristo così da volere che i tuoi discepoli siano Suoi piuttosto che tuoi. Infatti, per quanto il Signore me lo concede, non mi pento di fare in modo che tu e i tuoi discepoli siate miei condiscepoli sotto un unico maestro. Se invece vuoi rispondere al mio trattato, al quale dopo tanto tempo ancora prometti che risponderai, nel modo in cui poco fa hai risposto sia alle mie domande sia alle mie argomentazioni, è chiaro che non risponderai nulla, ma non tacerai, per trarre in qualche modo in inganno uomini privi di intelletto. In conclusione, da tutti questi argomenti, che ho discusso come ho potuto, appare chiaramente che uno solo è il potere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, una sola è la sostanza, una la deità, una la maestà, una la gloria, poiché la stessa Trinità è il nostro solo Signore Dio, del quale si è detto: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo 264. E questo venne detto, quando solo il Signore li conduceva via e non c’era tra loro un dio straniero 265. E neppure si può dire che non ci fosse anche Cristo a condurli via, poiché l’Apostolo dice: Non tentiamo Cristo, come lo tentarono alcuni di quelli 266. O Cristo non è Dio, o Cristo è un dio straniero. Qui, dunque, Dio è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, la Trinità, che è un solo Dio, al quale solo ci viene ordinato di servire con quella servitù che è dovuta unicamente a Dio, quando sentiamo: Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo servirai 267. Né si può dire che con questa servitù non serviamo Cristo, delle cui membra siamo costituiti, e lo Spirito Santo, di cui siamo tempio. Questa Trinità, che è un solo Dio, dice: Io sono il Signore e non ve n’è un altro all’infuori di me 268. Né infatti è possibile dire che non sia Signore Cristo, che anche voi professate come Dio e Signore, o che lo Spirito Santo non sia il Signore della sua casa, cioè del suo tempio. Egli è infatti lo Spirito del Signore del quale si dice: Il Signore è Spirito; dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà 269. Questa Trinità è l’unico Dio, del quale l’Apostolo dice: Non v’è nessun Dio, fuori del Dio unico 270. Infatti, quando sentite queste parole, non osate negare che l’Unigenito è Dio. Questo Dio, che è Trinità, dice: Io sono colui che sono e non muto 271. Non muta infatti Cristo, al quale si dice: Muterai i cieli, ed essi saranno mutati; ma tu sei sempre lo stesso 272. Né muterà lo Spirito di verità, dal momento che la verità è immutabile, quello Spirito al quale Cristo stesso tributa tanto onore da dire: È meglio per voi che io parta; perché, se non parto, il Paraclito non verrà a voi 273, e: Chiunque dirà una parola contro il Figlio dell’uomo sarà perdonato, ma per chi l’avrà detta contro lo Spirito Santo non ci sarà perdono 274. E avendo detto di se stesso: Ecco io sono con voi fino alla fine del mondo 275, dello Spirito disse: Affinché sia con voi in eterno 276. Se acconsentirai pacificamente a queste testimonianze e ad altre simili, che sarebbe troppo lungo cercare e raccogliere, sarai, cosa che dici di pregare e di desiderare, discepolo delle divine Scritture, in modo che anche noi possiamo godere della tua fraternità.
1 - Cf. 1 Tm 2, 2. 4.
2 - Fil 2, 8-9.
3 - 2 Cor 3, 6.
4 - Gn 23, 2-7.
5 - At 17, 24.
6 - Cf. 1 Cor 6, 19. 15.
7 - Cf. Rm 8, 34.
8 - Rm 1, 20.
9 - 1 Tm 1, 17.
10 - Col 1, 16.
11 - Gv 1, 18.
12 - Mt 18, 10.
13 - Gv 6, 46.
14 - Sal 106, 43.
15 - 1 Tm 6, 16.
16 - Gv 3, 13.
17 - 1 Gv 3, 2.
18 - Cf. Mt 22, 30.
19 - 1 Tm 1, 17.
20 - Gv 16, 15.
21 - 1 Cor 8, 4.
22 - Dt 6, 4.
23 - Dt 6, 13.
24 - Cf. 1 Cor 6, 15.
25 - Cf. 1 Cor 3, 17.
26 - 1 Cor 6, 17.
27 - Cf. Mt 19, 12.
28 - Is 7, 9.
29 - Sir 3, 22.
30 - 1 Tm 1, 17.
31 - Gv 16, 15.
32 - Gv 16, 15.
33 - Gv 5, 19.
34 - 1 Cor 6, 13-16.
35 - Gv 5, 19.
36 - Gv 5, 21.
37 - Ap 19, 15-16.
38 - Ap 17, 14.
39 - Sal 33, 6.
40 - Mt 5, 8.
41 - Gv 5, 19.
42 - Rm 16, 27.
43 - Ap 19, 12.
44 - Dt 6, 13.
45 - Rm 16, 25-27.
46 - Cf. Mt 28, 19.
47 - Gv 15, 26.
48 - Gv 20, 22.
49 - Is 53, 8.
50 - Rm 8, 11. 9.
51 - 1 Cor 12, 13.
52 - Ef 4, 4.
53 - Cf. Mt 22, 29.
54 - 1 Gv 5, 20.
55 - Gv 10, 30.
56 - 1 Gv 5, 20.
57 - Cf. Rm 1, 20.
58 - 1 Cor 4, 15.
59 - Gv 16, 15.
60 - Gv 5, 26.
61 - At 20, 35.
62 - Fil 2, 7-8; cf. Sal 8, 6.
63 - Gv 8, 29.
64 - Gv 11, 41-42.
65 - Gv 9, 4.
66 - Mt 26, 26; Mc 8, 6; Gv 6, 11.
67 - Gv 5, 19.
68 - Cf. Mt 10, 29.
69 - Gv 10, 18.
70 - Gv 10, 18.
71 - Dt 6, 4.
72 - Fil 2, 6-8.
73 - Gv 4, 24.
74 - Gal 4, 8.
75 - Sal 81, 6.
76 - Cf. Es 7, 1.
77 - Gv 12, 3.
78 - 1 Cor 2, 11.
79 - Cf. Ap 19, 12.
80 - 1 Cor 2, 10.
81 - Sal 7, 10.
82 - Fil 2, 7.9.
83 - Gv 20, 17.
84 - At 1, 11.
85 - Gv 20, 17.
86 - 1 Cor 15, 28.
87 - Mt 28, 18-20.
88 - Sal 44, 7.
89 - Sal 21, 18.
90 - Sal 44, 7.
91 - At 10, 38.
92 - Sal 44, 7-8.
93 - Lc 4, 1.
94 - Gv 1, 3.
95 - 1 Cor 2, 11.
96 - At 2, 38.
97 - Gv 1, 3.
98 - Sal 32, 6.
99 - Sal 103, 29-30.
100 - Gv 6, 52.
101 - Lc 1, 34-35.
102 - Cf. 1 Cor 1, 24.
103 - Cf. Prv 9, 1.
104 - Mt 1, 18.
105 - Cf. Sal 62, 12.
106 - Gv 1, 3.
107 - 1 Cor 12, 11.
108 - Gv 1, 1.
109 - Gv 8, 25.
110 - Sal 109, 3.
111 - Sal 21, 11.
112 - Cf. Lc 2, 51.
113 - 1 Cor 15, 28.
114 - Cf. Col 1, 18.
115 - Gv 5, 22.
116 - Gv 8, 50.
117 - Zc 12, 10.
118 - Gv 16, 32.
119 - Cf. Lc 4, 1.
120 - Eb 2, 8-9.
121 - Mt 25, 34.
122 - Gn 22, 12.
123 - Gv 10, 30.
124 - 1 Cor 6, 17.
125 - At 4, 32.
126 - 1 Cor 3, 8.
127 - 1 Cor 6, 17.
128 - Mt 26, 39. 38.
129 - Gv 6, 38.
130 - Gv 7, 16.
131 - Gv 16, 15.
132 - Gv 6, 38.
133 - Cf. Rm 5, 12.
134 - Gv 3, 13.
135 - 1 Cor 2, 8.
136 - Is 48, 12-16.
137 - Rm 8, 32.
138 - Gal 2, 20.
139 - Gv 5, 21.
140 - Cf. Mt 8, 2-3.
141 - Gv 17, 24.
142 - Gv 5, 19.
143 - 1 Cor 3, 16.
144 - 1 Cor 6, 19.
145 - Rm 9, 5.
146 - 1 Cor 6, 19.15.
147 - At 7, 47-48.
148 - Rm 12, 1.
149 - 1 Cor 6, 19-20.
150 - At 5, 3-4.
151 - Sap 1, 7.
152 - Lc 4, 1.
153 - Cf. Es 8, 19.
154 - Cf. Es 7, 1.
155 - 2 Cor 3, 16-17.
156 - Ef 2, 5-6.
157 - 1 Cor 3, 8.
158 - Gv 17, 11.
159 - Gv 17, 20-21.
160 - Gv 17, 21-23.
161 - Gv 17, 23-24.
162 - Gv 17, 22.
163 - 1 Cor 6, 17.
164 - Gal 3, 28.
165 - Gv 10, 30.
166 - At 4, 32.
167 - 1 Gv 5, 8.
168 - Gv 19, 30.
169 - Cf. Gv 19, 34.
170 - 1 Gv 5, 8.
171 - Gv 4, 24.
172 - Gv 1, 14.
173 - Gv 7, 39.
174 - Gv 8, 18.
175 - Gv 15, 26.
176 - 1 Gv 5, 8.
177 - Mt 28, 19.
178 - Dt 6, 4.
179 - Dt 32, 39.
180 - Dt 6, 4.
181 - Dt 32, 39.
182 - 1 Cor 8, 4.
183 - Dt 6, 4.
184 - Dt 32, 29.
185 - Rm 1, 7; 1 Cor 1, 3; 2 Cor 1, 2; Gal 1, 3; Ef 1, 2.
186 - 1 Cor 8, 6.
187 - Cf. Ef 6, 5.
188 - Dt 6, 13.
189 - 1 Cor 8, 6.
190 - Gv 5, 19.
191 - Rm 11, 33-36.
192 - 1 Cor 2, 11.
193 - Mc 10, 18.
194 - Mc 10, 17-18.
195 - Lc 18, 19.
196 - Mc 10, 18.
197 - Lc 18, 19.
198 - Gv 5, 21.
199 - Gv 1, 1-2. 4.
200 - Sal 35, 10.
201 - Lc 2, 52.
202 - Cf. Fil 2, 6.
203 - Gv 12, 50.
204 - Gv 14, 9.
205 - Cf. Fil 2, 7.
206 - Sal 8, 6.
207 - Eb 2, 9.
208 - 1 Gv 3, 20.
209 - Gv 14, 28.
210 - 1 Tm 6, 16.
211 - Gn 1, 26.
212 - Gn 1, 27.
213 - Gn 2, 18.
214 - Gn 1, 1.
215 - Gn 1-2 passim.
216 - Gn 1, 26. 27.
217 - Gn 2, 18.
218 - Gn 1, 3.
219 - Gn 2, 21.
220 - Gn 3, 10.
221 - Mc 1, 11.
222 - Gn 18, 1.
223 - Gn 18, 2-3.
224 - Gn 18, 4-5.
225 - Gn 18, 5.
226 - Gn 18, 8-9.
227 - Gn 18, 9.
228 - Gn 18, 13.
229 - Gn 18, 16.
230 - Gn 18, 17.
231 - Gn 18, 22-23.
232 - Gn 18, 33-19, 1.
233 - Gn 18, 22.
234 - Gn 18, 20-21.
235 - Gn 18, 33 -19, 1.
236 - Gn 19, 1.
237 - Eb 13, 2.
238 - Gn 19, 12-13.
239 - Gn 19, 17.
240 - Gn 19, 18-19.
241 - Gn 19, 21-22.
242 - Gv 8, 56.
243 - Gn 32, 24-30.
244 - Os 12, 3-4.
245 - Cf. Is 53, 7.
246 - Cf. Gn 22, 6-13.
247 - Cf. Es 17, 6.
248 - 1 Cor 10, 4.
249 - 1 Gv 3, 2.
250 - Cf. Es 33, 13. 11.
251 - Es. 3, 14; Ml 3, 6.
252 - Sal 101, 26-28.
253 - Cf. Eb 1, 10-12.
254 - Es 3, 2.
255 - Es 3, 14.
256 - Ml 3, 6.
257 - Es 3, 6.
258 - Cf. Es 3, 15.
259 - Dt 6, 4.
260 - Es 33, 13.
261 - Cf. Gv 14, 23.
262 - Bar 3, 25.
263 - Bar 3, 36-38.
264 - Dt 6, 4.
265 - Dt 32, 12.
266 - 1 Cor 10, 9.
267 - Dt 6, 13.
268 - Dt 32, 39.
269 - 2 Cor 3, 17.
270 - 1 Cor 8, 4.
271 - Cf. Ml 3, 6; Es 3, 14.
272 - Sal 101, 27. 28.
273 - Gv 16, 7.
274 - Mt 12, 32.
275 - Mt 28, 20.
276 - Gv 14, 16.
Capitolo XV: Come comportarci e che cosa dire di fronte e ogni nostro desiderio
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. Figliolo, così tu devi dire in ogni cosa: Signore, se questa è la tua volontà, così si faccia. Signore, se questo è per tuo amore, così si faccia, nel tuo nome. Signore, se questo ti parrà necessario per me, e lo troverai utile, fa' che io ne usi per il tuo onore; se invece comprenderai che questo è male per me e non giova alla mia salvezza, toglimi questo desiderio. Infatti, non tutti i desideri vengono dallo Spirito Santo, anche se a noi appaiono retti e buoni. E' difficile giudicare veramente se sia uno spirito buono, o uno spirito contrario, che ti spinge a desiderare questa o quell'altra cosa; oppure se tu sia mosso da un sentimento personale. Molti, che dapprima sembravano guidati da sentimento buono, alla fine si sono trovati ingannati. Perciò ogni cosa che balza alla mente come desiderabile sempre la si deve volere e cercare con animo pieno di timor di Dio e con umiltà di cuore. Soprattutto, ogni cosa va rimessa a me, con abbandono di se stessi, dicendo: Signore, tu sai cosa sia meglio per me. Si faccia così, o altrimenti, secondo la tua volontà. Dammi quello che vuoi, e quanto vuoi e quando vuoi. Disponi di me secondo la tua sapienza, la tua volontà e la tua maggior gloria. Mettimi dove tu vuoi, e fai con me quello che vuoi, liberamente. Sono nelle tue mani; fammi rigirare per ogni verso. Ecco, io sono il tuo servo, disposto a tutto, perché non voglio vivere per me ma per te: e volesse il cielo che ciò fosse in modo degno e perfetto.
Preghiera perché riusciamo a compiere la volontà di Dio.
3. Amorosissimo Gesù, dammi la tua grazia, perché "sia operante in me" (Sap 9,10) e in me rimanga sino alla fine. Dammi di desiderare e di volere ciò che più ti è gradito, e più ti piace. La tua volontà sia la mia volontà; che io la segua e che ad essa mi confermi pienamente; che io abbia un solo volere e disvolere con te; che io possa desiderare o non desiderare soltanto quello che tu desideri e non desideri. Dammi di morire a tutte le cose del mondo; fammi amare di esser disprezzato per causa tua, e di essere dimenticato in questo mondo. Fammi bramare sopra ogni altra cosa di avere riposo in te, e di trovare in te la pace del cuore. Tu sei la vera pace interiore, tu sei il solo riposo; fuori di te ogni cosa è aspra e tormentosa. "In questa pace, nella pace vera, cioè in te, unico sommo eterno bene, avrà riposo e quiete" (Sal 4,9). Amen.
4-9 Settembre 19, 1900 Ubbidienza di domandare sollievo nelle pene a Gesú.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Raddoppiandosi sempre più lo spasimo del dolore, avrei voluto nasconderlo e fare che nessuno se ne avvertisse, ed avrei voluto tenere in segreto, senza aprirne col confessore ciò che ho detto di sopra; ma era tanto forte lo spasimo che mi è riuscito impossibile, ed il confessore avvalendosi della sua solita arma dell’ubbidienza, mi ha comandato che gli manifestasse il tutto; onde dopo averlo manifestato, ogni cosa, mi ha detto che per ubbidienza dovevo pregare il Signore che mi liberasse, altrimenti facevo peccato. Che sorta d’ubbidienza, è sempre lei che si attraversa ai miei disegni. Onde, di mala voglia ho accettato questa nuova ubbidienza, e con tutto ciò non avevo cuore di pregare il Signore che mi liberasse da un’amico sì caro, qual’è il dolore, molto più che speravo d’uscire dall’esilio di questa vita. Il benedetto Gesù mi tollerava, e nel venire mi ha detto:
(2) “Tu soffri molto, vuoi che ti liberi?”
(3) Ed io, dimenticata un momento l’ubbidienza, ho detto: “No Signore, no, non mi liberate, me ne voglio venire; e poi Tu sai che non so amarti, sono fredda, non faccio grandi cose per te, almeno ti offro questo patire per soddisfare a ciò che non so fare per amor tuo”.
(4) E Lui: “Ed Io figlia mia, infonderò tanto amore e tanta grazia in te, in modo che nessuno mi possa amare e desiderare come te, non ne sei tu contenta?”
(5) “Sì, ma me ne voglio venire”. Gesù è scomparso, ed io ritornando in me stessa mi sono ricordata dell’ubbidienza ricevuta, ed ho dovuto accusarmi al confessore, e mi ha comandato che assolutamente non voleva che me ne andassi, e che il Signore mi doveva liberare. Che pena sentivo nel ricevere questa ubbidienza, pare proprio che vuol toccare gli estremi della mia pazienza.