Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 26° settimana del tempo ordinario (Santi Arcangeli)
Vangelo secondo Luca 12
1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".
13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".
22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;
padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".
54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".
Tobia 2
1Sotto il regno di Assarhaddon ritornai dunque a casa mia e mi fu restituita la compagnia della moglie Anna e del figlio Tobia. Per la nostra festa di pentecoste, cioè la festa delle settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola:2la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia: "Figlio mio, va', e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni".3Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: "Padre!". Gli risposi: "Ebbene, figlio mio". "Padre - riprese - uno della nostra gente è stato strangolato e gettato nella piazza, dove ancora si trova".4Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l'uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire.5Ritornai e, lavatomi, presi il pasto con tristezza,6ricordando le parole del profeta Amos su Betel:
"Si cambieranno le vostre feste in lutto, tutti i vostri canti in lamento".7E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii.8I miei vicini mi deridevano dicendo: "Non ha più paura! Proprio per questo motivo è già stato ricercato per essere ucciso. È dovuto fuggire ed ora eccolo di nuovo a seppellire i morti".9Quella notte, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c'era tenevo la faccia scoperta,10ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmachi, più mi si oscuravano gli occhi per le macchie bianche, finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni fui cieco e ne soffersero tutti i miei fratelli. Achikar, nei due anni che precedettero la sua partenza per l'Elimaide, provvide al mio sostentamento.
11In quel tempo mia moglie Anna lavorava nelle sue stanze a pagamento,12tessendo la lana che rimandava poi ai padroni e ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando essa tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto per il desinare.13Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare. Chiamai allora mia moglie e le dissi: "Da dove viene questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo il diritto di mangiare cosa alcuna rubata".14Ella mi disse: "Mi è stato dato in più del salario". Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai padroni e a causa di ciò arrossivo di lei. Allora per tutta risposta mi disse: "Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene dal come sei ridotto!".
Siracide 29
1Chi pratica la misericordia concede prestiti al
prossimo,
chi lo soccorre di propria mano osserva i comandamenti.
2Dà in prestito al prossimo nel tempo del bisogno,
e a tua volta restituisci al prossimo nel momento fissato.
3Mantieni la parola e sii leale con lui,
così troverai in ogni momento quanto ti occorre.
4Molti considerano il prestito come cosa trovata
e causano fastidi a coloro che li hanno aiutati.
5Prima di ricevere, ognuno bacia le mani del creditore,
parla con tono umile per ottenere gli averi dell'amico;
ma alla scadenza cerca di guadagnare tempo,
restituisce piagnistei e incolpa le circostanze.
6Se riesce a pagare il creditore riceverà appena la
metà,
e dovrà considerarla come una cosa trovata.
In caso contrario, il creditore sarà frodato dei suoi
averi
e avrà senza motivo un nuovo nemico;
maledizioni e ingiurie gli restituirà,
renderà insulti invece dell'onore dovuto.
7Molti perciò, per tale cattiveria, rifiutan di
prestare:
hanno paura di perdere i beni senza ragione.
8Tuttavia sii longanime con il misero,
e non fargli attender troppo l'elemosina.
9Per il comandamento soccorri il povero,
secondo la sua necessità non rimandarlo a mani vuote.
10Perdi pure denaro per un fratello e amico,
non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra.
11Sfrutta le ricchezze secondo i comandi dell'Altissimo;
ti saranno più utili dell'oro.
12Rinserra l'elemosina nei tuoi scrigni
ed essa ti libererà da ogni disgrazia.
13Meglio di uno scudo resistente e di una lancia pesante,
combatterà per te di fronte al nemico.
14L'uomo buono garantisce per il prossimo,
chi ha perduto il pudore lo abbandona.
15Non dimenticare il favore di chi si è fatto garante,
poiché egli si è impegnato per te.
16Il peccatore dilapida i beni del suo garante,
l'ingrato di proposito abbandonerà chi l'ha salvato.
17La cauzione ha rovinato molta gente onesta,
li ha sballottati come onda del mare.
18Ha mandato in esilio uomini potenti,
costretti a errare fra genti straniere.
19Un peccatore che offre premurosamente garanzia
e ricerca guadagni, sarà coinvolto in processi.
20Aiuta il tuo prossimo secondo la tua possibilità
e bada a te stesso per non cadere.
21Indispensabili alla vita sono l'acqua, il pane, il
vestito
e una casa che serva da riparo.
22È meglio vivere da povero sotto un tetto di tavole,
che godere di cibi sontuosi in case altrui.
23Del poco come del molto sii contento,
così non udirai il disprezzo come straniero.
24Triste vita andare di casa in casa,
non potrai aprir bocca, dove sarai come straniero.
25Avrai ospiti, mescerai vino senza un grazie,
inoltre ascolterai cose amare:
26"Su, forestiero, apparecchia la tavola,
se hai qualche cosa sotto mano, dammi da mangiare".
27"Vattene, forestiero, cedi il posto a persona onorata;
mio fratello sarà mio ospite, ho bisogno della casa".
28Tali cose sono dure per un uomo che abbia intelligenza:
i rimproveri per l'ospitalità e gli insulti di un
creditore.
Salmi 147
1Alleluia.
Lodate il Signore:
è bello cantare al nostro Dio,
dolce è lodarlo come a lui conviene.
2Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
3Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite;
4egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
5Grande è il Signore, onnipotente,
la sua sapienza non ha confini.
6Il Signore sostiene gli umili
ma abbassa fino a terra gli empi.
7Cantate al Signore un canto di grazie,
intonate sulla cetra inni al nostro Dio.
8Egli copre il cielo di nubi,
prepara la pioggia per la terra,
fa germogliare l'erba sui monti.
9Provvede il cibo al bestiame,
ai piccoli del corvo che gridano a lui.
10Non fa conto del vigore del cavallo,
non apprezza l'agile corsa dell'uomo.
11Il Signore si compiace di chi lo teme,
di chi spera nella sua grazia.
12Alleluia.
Glorifica il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion.
13Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
14Egli ha messo pace nei tuoi confini
e ti sazia con fior di frumento.
15Manda sulla terra la sua parola,
il suo messaggio corre veloce.
16Fa scendere la neve come lana,
come polvere sparge la brina.
17Getta come briciole la grandine,
di fronte al suo gelo chi resiste?
18Manda una sua parola ed ecco si scioglie,
fa soffiare il vento e scorrono le acque.
19Annunzia a Giacobbe la sua parola,
le sue leggi e i suoi decreti a Israele.
20Così non ha fatto con nessun altro popolo,
non ha manifestato ad altri i suoi precetti.
Alleluia.
Isaia 43
1Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,
che ti ha plasmato, o Israele:
"Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
2Se dovrai attraversare le acque, sarò con te,
i fiumi non ti sommergeranno;
se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai,
la fiamma non ti potrà bruciare;
3poiché io sono il Signore tuo Dio,
il Santo di Israele, il tuo salvatore.
Io do l'Egitto come prezzo per il tuo riscatto,
l'Etiopia e Seba al tuo posto.
4Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
perché sei degno di stima e io ti amo,
do uomini al tuo posto
e nazioni in cambio della tua vita.
5Non temere, perché io sono con te;
dall'oriente farò venire la tua stirpe,
dall'occidente io ti radunerò.
6Dirò al settentrione: Restituisci,
e al mezzogiorno: Non trattenere;
fa' tornare i miei figli da lontano
e le mie figlie dall'estremità della terra,
7quelli che portano il mio nome
e che per la mia gloria ho creato
e formato e anche compiuto".
8"Fa' uscire il popolo cieco, che pure ha occhi,
i sordi, che pure hanno orecchi.
9Si radunino insieme tutti i popoli
e si raccolgano le nazioni.
Chi può annunziare questo tra di loro
e farci udire le cose passate?
Presentino i loro testimoni e avranno ragione,
ce li facciano udire e avranno detto la verità.
10Voi siete i miei testimoni - oracolo del Signore -
miei servi, che io mi sono scelto
perché mi conosciate e crediate in me
e comprendiate che sono io.
Prima di me non fu formato alcun dio
né dopo ce ne sarà.
11Io, io sono il Signore,
fuori di me non v'è salvatore.
12Io ho predetto e ho salvato,
mi son fatto sentire
e non c'era tra voi alcun dio straniero.
Voi siete miei testimoni - oracolo del Signore -
e io sono Dio,
13sempre il medesimo dall'eternità.
Nessuno può sottrarre nulla al mio potere;
chi può cambiare quanto io faccio?".
14Così dice il Signore
vostro redentore, il Santo di Israele:
"Per amor vostro l'ho mandato contro Babilonia
e farò scendere tutte le loro spranghe,
e quanto ai Caldei muterò i loro clamori in lutto.
15Io sono il Signore, il vostro Santo,
il creatore di Israele, il vostro re".
16Così dice il Signore che offrì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti
17che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi insieme;
essi giacciono morti: mai più si rialzeranno;
si spensero come un lucignolo, sono estinti.
18Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
19Ecco, faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
20Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
21Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi.
22Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe;
anzi ti sei stancato di me, o Israele.
23Non mi hai portato neppure un agnello per l'olocausto,
non mi hai onorato con i tuoi sacrifici.
Io non ti ho molestato con richieste di offerte,
né ti ho stancato esigendo incenso.
24Non mi hai acquistato con denaro la cannella,
né mi hai saziato con il grasso dei tuoi sacrifici.
Ma tu mi hai dato molestia con i peccati,
mi hai stancato con le tue iniquità.
25Io, io cancello i tuoi misfatti,
per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati.
26Fammi ricordare, discutiamo insieme;
parla tu per giustificarti.
27Il tuo primo padre peccò,
i tuoi intermediari mi furono ribelli.
28I tuoi principi hanno profanato il mio santuario;
per questo ho votato Giacobbe alla esecrazione,
Israele alle ingiurie.
Atti degli Apostoli 19
1Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli2e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Gli risposero: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo".3Ed egli disse: "Quale battesimo avete ricevuto?". "Il battesimo di Giovanni", risposero.4Disse allora Paolo: "Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù".5Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù6e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano.7Erano in tutto circa dodici uomini.
8Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio.9Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, si staccò da loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno.10Questo durò due anni, col risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore.
11Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo,12al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano.
13Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: "Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica".14Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo.15Ma lo spirito cattivo rispose loro: "Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?".16E l'uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite.17Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Èfeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù.18Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche19e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento.20Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava.
21Dopo questi fatti, Paolo si mise in animo di attraversare la Macedonia e l'Acaia e di recarsi a Gerusalemme dicendo: "Dopo essere stato là devo vedere anche Roma".22Inviati allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un po' di tempo nella provincia di Asia.
23Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina.24Un tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artémide in argento e procurava in tal modo non poco guadagno agli artigiani,25li radunò insieme agli altri che si occupavano di cose del genere e disse: "Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro benessere;26ora potete osservare e sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di Èfeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d'uomo.27Non soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artémide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che l'Asia e il mondo intero adorano".
28All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare: "Grande è l'Artémide degli Efesini!".29Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo.30Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero.31Anche alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro.32Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi.
33Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti al popolo.34Appena s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: "Grande è l'Artémide degli Efesini!".35Alla fine il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse: "Cittadini di Èfeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Èfeso è custode del tempio della grande Artémide e della sua statua caduta dal cielo?36Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti.37Voi avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea.38Perciò se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci sono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un l'altro.39Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell'assemblea ordinaria.40C'è il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo assembramento".41E con queste parole sciolse l'assemblea.
Capitolo XXIII: Le quattro cose che recano una vera grande pace
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, ora ti insegnerò la via della pace e della vera libertà. Fa', o Signore, come tu dici; mi è gradito ascoltare il tuo insegnamento. Studiati, o figlio, di fare la volontà di altri, piuttosto che la tua. Scegli sempre di aver meno, che più. Cerca sempre di avere il posto più basso e di essere inferiore a tutti. Desidera sempre, e prega, che in te si faccia interamente la volontà di Dio. Un uomo che faccia tali cose, ecco, entra nel regno della pace e della tranquillità. Una grande dottrina di perfezione è racchiusa, o Signore, in queste tue brevi parole: brevi a dirsi, ma piene di significato e ricche di frutto. Che se io potessi fedelmente custodirle, tali parole, nessun turbamento dovrebbe tanto facilmente sorgere in me; in verità, ogni volta che mi sento inquieto od oppresso, trovo che mi sono allontanato da questa dottrina. Ma tu, che tutto puoi; tu che hai sempre caro il progresso dell'anima mia, accresci sempre la tua grazia, così che io possa adempiere alle tue parole e raggiungere la mia salvezza.
Preghiera contro i malvagi pensieri
2. O Signore, mio Dio, "non allontanarti da me; Dio mio, volgiti in mio aiuto" (Sal 70,12); ché vennero contro di me vari pensieri e grandi terrori, ad affliggere l'anima mia. Come ne uscirò illeso, come mi aprirò un varco attraverso di essi? Dice il Signore: io andrò innanzi a te e "abbatterò i grandi della terra" (Is 45,2). Aprirò le porte della prigione e ti rivelerò i più profondi segreti. O Signore, fa' come dici; e ogni iniquo pensiero fugga dinanzi a te. Questa è la mia speranza, questo è il mio unico conforto: in tutte le tribolazioni rifugiarmi in te, porre la mia fiducia in te; invocarti dal profondo del mio cuore e attendere profondamente la tua consolazione.
Preghiera per ottenere luce all'intelletto
3. Rischiarami, o buon Gesù, con la luce del lume interiore, e strappa ogni tenebra dal profondo del mio cuore; frena le varie fantasie; caccia le tentazioni che mi fanno violenza; combatti valorosamente per me e vinci queste male bestie, dico le allettanti concupiscenze, cosicché, per la forza che viene da te, si faccia pace, e nell'aula santa, cioè nella coscienza pura (Sal 121,7), risuoni la pienezza della tua lode. Comanda ai venti e alle tempeste. Dì al mare "calmati", al vento "non soffiare"; e si farà grande bonaccia (Mt 8,26). "Manda la tua luce e la tua verità" (Sal 52,3) a brillare sulla terra; ché terra io sono, povera e vuota, fino a quando tu non mi illumini. Effondi dall'alto la tua grazia; irriga il mio cuore di celeste rugiada; versa l'acqua della devozione ad irrigare la faccia della terra, che produca buono, ottimo frutto. Innalza la mia mente schiacciata dalla mole dei peccati; innalza alle cose celesti tutto l'animo mio, in modo che gli rincresca di pensare alle cose di questo mondo, dopo aver gustato la dolcezza della felicità suprema. Strappami e distoglimi dalle effimere consolazioni che danno le creature; poiché non v'è cosa creata che possa soddisfare il mio desiderio e darmi pieno conforto. Congiungimi a te con il vincolo indissolubile dell'amore, poiché tu solo basti a colui che ti ama, e a nulla valgono tutte le cose, se non ci sei tu.
DISCORSO 248 NEI GIORNI DI PASQUA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Le due pésche miracolose nel loro simbolismo.
1. Anche oggi è stato letto un brano preso dall'evangelista Giovanni, dove si narrano avvenimenti accaduti dopo la resurrezione del Signore. La vostra Carità ha ascoltato insieme con noi come il Signore Gesù Cristo si mostrò ai discepoli presso il mare di Tiberiade dove li trovò a pescare il pesce, sebbene fossero stati già fatti pescatori di uomini. Durante tutta la notte non avevano preso niente, ma dopo che ebbero visto il Signore e al suo comando gettarono le reti presero quel gran numero 1 che avete ascoltato. Il Signore non avrebbe impartito un comando di tal sorta se non vi avesse voluto includere un significato la cui conoscenza sarebbe stata di nostra utilità. Cosa mai infatti poteva interessare a Gesù Cristo il pescare o non pescare pesci? Ma quella pesca aveva una portata simbolica per noi. Riflettiamo insieme a quelle due volte che i discepoli si misero a pescare dietro comando del Signore: una volta prima della passione e un'altra dopo la resurrezione 2. Nelle due pesche è raffigurata l'intera Chiesa: la Chiesa come è adesso e come sarà dopo la resurrezione dei morti. Adesso accoglie una moltitudine impossibile a enumerarsi, comprendente e i buoni e i cattivi; dopo la resurrezione comprenderà solo i buoni in un numero ben preciso.
La prima pésca, di cui Lc 5, 4 ss., raffigura la Chiesa peregrinante.
2. Richiamate quindi alla mente la prima pesca da cui ci si fa scorgere la Chiesa com'è in questo tempo. Il Signore Gesù, quando per la prima volta chiamò i discepoli a seguirlo, li trovò intenti a pescare. E quella volta, pur avendo lavorato tutta la notte, non avevano preso niente. Lo videro e si sentirono dire: Gettate le reti. Gli risposero: Signore, in tutta questa notte non abbiamo preso niente ma, ecco, sulla tua parola gettiamo la rete. E la gettarono come aveva ordinato colui che è onnipotente. E cosa sarebbe potuto accadere se non ciò che lui voleva? Ma con quell'avvenimento - come dicevo sopra - il Signore si degnò prefigurare qualcosa che ci sarebbe stato utile conoscere. Furono gettate le reti, il Signore però non aveva ancora affrontato la passione né era risorto. Furono gettate le reti e presero tanti pesci da riempire le due barche, e le reti si rompevano per la quantità di pesci raccolti 3. Allora disse loro: Venite, vi farò pescatori di uomini 4. Ricevettero da lui le reti della parola di Dio e le gettarono nel mondo, come in un mare profondo, e raccolsero tutto quel numero di cristiani che con stupore vediamo. Quelle due barche, poi, rappresentavano due popoli: i Giudei e i pagani, la sinagoga e la Chiesa, i circoncisi e gli incirconcisi. Di quelle due barche, descritte con l'immagine delle due pareti che provengono da direzioni opposte, pietra angolare è Cristo 5. Ma cosa abbiamo ascoltato? La quantità comprimeva le barche. Così anche adesso: la Chiesa subisce pressione dai cristiani che vivono male. E non basta che facciano pressione; squarciano anche le reti. In realtà, se non fossero state squarciate le reti, vorrebbe dire che non sono stati mai causati degli scismi.
La pésca avvenuta dopo la risurrezione raffigura la Chiesa trionfante.
3. Passiamo ora dalla pesca del tempo presente, in cui triboliamo, e veniamo a quella che desideriamo con ardore e alla quale aspiriamo sorretti dalla fede. Ecco, il Signore morì ma poi risuscitò e apparve ai discepoli in riva al mare 6. Anche quella volta comandò di gettare le reti, ma non in maniera imprecisata. Statemi attenti! In occasione della prima pesca non aveva loro detto: Gettate le reti a destra o a sinistra. Se infatti avesse detto: A sinistra, vi sarebbero stati simboleggiati solo i cattivi; se: A destra, solo i buoni. Sicché non disse né a destra né a sinistra, perché dovevano essere presi nella rete i buoni mescolati con i cattivi. Eccoci invece adesso dopo la resurrezione. Quale sarà allora la Chiesa, ascoltatelo con discernimento, godetene e appropriatevene con la speranza. Dice: Gettate le reti a destra 7. È ora che vengano presi quelli della destra: non c'è più da temere alcun cattivo. Voi infatti sapete che egli separerà le pecore dai capri e che collocherà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra, e sapete ancora che a quanti staranno alla sinistra dirà: Andate al fuoco eterno, mentre a coloro che si troveranno a destra dirà: Prendete possesso del regno 8. Ecco perché dice: Gettate le reti a destra. E le gettarono e presero del pesce: ne presero un numero ben determinato, poiché lassù non ci sarà nessuno che non rientri in quel numero 9. Nel tempo presente quanta gente c'è che, pur non rientrando in quel numero, si accostano all'altare, sembrano appartenere al popolo di Dio, mentre non sono scritti nel libro della vita! Là invece il numero è determinato. E fra questi pesci cercate d'essere anche voi, non ascoltando solamente e lodando ma comprendendo bene e conducendo una vita buona. Vengono dunque gettate le reti e vengono presi dei pesci grossi. Chi potrebbe infatti essere piccolo lassù quando si sarà uguali agli angeli di Dio 10? Vengono presi dei pesci grossi e il loro numero è centocinquantatrè 11. Mi obietterà qualcuno: I santi saranno davvero in tal numero? Dio ci guardi dall'immaginare che, anche da questa chiesa, i santi ammessi a quel Regno siano così pochi. Il loro numero sarà, certo, ben circoscritto, ma del solo popolo di Israele saranno milioni. San Giovanni, parlando nell'Apocalisse del solo popolo d'Israele, dice che saranno centoquarantaquattromila, considerando coloro che non si contaminarono con donne ma rimasero vergini. Quanto poi agli altri popoli, dice che verranno, vestiti di candide vesti, tante migliaia di uomini che nessuno potrebbe contare 12.
Nel numero 153 si vede celato un grande contenuto simbolico.
4. Questo numero dunque deve contenere un significato e io sono in obbligo nella solennità in cui ogni anno vi tengo questo discorso, di rammentarvi ciò che tutti gli anni vi siete abituati ad ascoltare. I centocinquantatrè pesci sono un numero che indicano le miriadi di santi e di credenti. Perché mai il Signore si è degnato di indicare con questo numero le tante migliaia di coloro che entreranno nel Regno dei cieli? Ascoltate bene. Voi sapete che al popolo di Dio fu data per mezzo di Mosè una legge e che di questa legge - così ci si ricorda - punto capitale è il decalogo, cioè i dieci comandamenti della legge. Di questi comandamenti, il primo è quello di adorare un solo Dio; il secondo: Non usurpare il nome del Signore tuo Dio per usi vani; il terzo è quello di rispettare il sabato 13: un precetto che i cristiani osservano secondo lo spirito, mentre i Giudei lo trasgrediscono anche secondo la lettera. Questi tre comandamenti hanno per oggetto Dio, gli altri sette riguardano l'uomo. Per questo si poté parlare di due comandamenti basilari, che sono: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, e amerai il prossimo tuo come te stesso. In questi due comandamenti si riassumono per intero la legge e i profeti 14. Essendo quindi due tali comandamenti, di quelli elencati nel decalogo tre dovranno riferirsi all'amore di Dio e sette all'amore del prossimo. Quali sono i sette che si riferiscono all'uomo? Onora tuo padre e tua madre, non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare la moglie del tuo prossimo, non desiderare la roba del tuo prossimo 15.
5. Quanto a questi precetti, nessuno può adempierli con le sole proprie forze, ma dev'essere aiutato dalla grazia di Dio. Orbene, se nessuno riesce ad adempiere la legge con le proprie forze ma solo se Dio l'aiuta col suo Spirito, già vi sovviene come lo Spirito Santo è espresso nel simbolo del numero sette, come dice il santo Profeta. L'uomo sarà riempito dallo Spirito di Dio: Spirito di sapienza e d'intelletto, di consiglio e di fortezza, di scienza e di pietà e del timore di Dio 16. Queste sette attività a motivo del numero sette ci inducono a pensare allo Spirito Santo, il quale, scendendo, per cosi dire, verso di noi, comincia con la sapienza e finisce col timore; noi al contrario nel nostro ascendere cominciamo dal timore e diventiamo perfetti nella sapienza. Difatti inizio della sapienza è il timore del Signore 17. Pertanto, se occorre lo Spirito per adempiere la legge, si uniscano il sette e il dieci in modo da ottenere il numero diciassette. Ebbene, se ti metterai a sommare tutti i numeri da uno fino a diciassette, otterrai centocinquantatrè. Non occorre che facciamo adesso il computo; contateli a casa vostra e questo conto fatelo prendendo l'uno, il due, il tre, il quattro e così siamo a dieci. E come il dieci sono l'uno con l'aggiunta di due, di tre e di quattro, così prova ad aggiungere gli altri numeri fino a diciassette. Troverai in questa maniera il sacro numero dei fedeli e dei santi che saranno in cielo col Signore.
1 - Cf. Gv 21, 11.
2 - Cf. Lc 5, 1-11; Gv 21, 1-11.
3 - Cf. Lc 5, 1-6.
4 - Cf. Mt 4, 19; Lc 5, 11.
5 - Ef 2, 11-22.
6 - Cf. Gv 21, 1-6.
7 - Gv 21, 6.
8 - Mt 25, 41. 34.
9 - Sal 39, 6.
10 - Cf. Mt 22, 30.
11 - Cf. Gv 21, 11.
12 - Cf. Ap 7, 4-9; 14, 3-4.
13 - Cf. Es 20, 1-8.
14 - Mt 22, 37-40.
15 - Es 20, 12-17.
16 - Cf. Is 11, 2-3.
17 - Sir 1, 16.
5 - I benefici che gli apostoli ricevettero da Cristo nostro redentore per la devozione verso la sua Madre santissima.
La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca1079. Miracolo dei miracoli dell'onnipotenza divina e meraviglia delle
meraviglie era il procedere della prudentissima Maria nei confronti del
sacro collegio degli apostoli e dei discepoli di Cristo nostro Signore,
suo figlio santissimo. Benché questa rara sapienza sia inesplicabile, se
tentassi di manifestare tutto ciò che di essa mi viene fatto
comprendere, sarebbe necessario scrivere un gran volume soltanto su
questo argomento. Nel presente capitolo dirò qualcosa al riguardo; del
resto parlerò nella misura in cui se ne presenterà l'opportunità:
nell'insieme sarà molto poco, però se ne potrà ricavare quanto basta per
la nostra istruzione. Il Maestro divino infondeva nel cuore di tutti i
discepoli che accoglieva alla sua scuola una speciale venerazione per la
sua santissima Madre, e ciò era opportuno, dovendo essi stare in sua
compagnia e trattare tanto familiarmente con lei. Questa santa semente
della divina luce era comune a tutti ma non in ugual misura, perché sua
Maestà distribuiva tali doni secondo la volontà di Dio, le condizioni
dei soggetti e la missione a cui li destinava. Sperimentando poi il
dolcissimo tratto e l'ammirabile conversazione della grande Regina,
crebbe negli apostoli l'amore reverenziale verso di lei; ella infatti
parlava con loro e li amava, li consolava e assisteva, li ammaestrava e
sollevava in tutte le necessità, cosicché non si allontanavano mai dalla
sua presenza senza essere pieni di gioia interiore e di una
consolazione maggiore di quella che essi stessi potessero desiderare.
Questi benefici, tuttavia, davano più o meno frutto a seconda della
disposizione del cuore di chi li riceveva.
1080. I discepoli si allontanavano dal cospetto della
beatissima Vergine tutti ricolmi di ammirazione e si formavano un
altissimo concetto di lei, della sua prudenza, sapienza, santità,
purezza e maestà, unite ad una soavità così affabile ed umile che
nessuno trovava le parole per spiegarla. Ciò accadeva anche per
disposizione dell'Altissimo, perché - come dissi nel libro quinto al
capitolo ventottesimo - non era ancora tempo che si manifestasse al
mondo questa mistica arca della nuova alleanza. E come avviene a chi
desidera parlare ma, non riuscendo a palesare il suo pensiero, lo
riconcentra maggiormente nel suo cuore, così i santi apostoli,
dolcemente costretti a tacere, esprimevano il proprio fervore amando
ancor più Maria santissima e lodando intimamente il suo Creatore. Con la
sua incomparabile scienza la gran Signora conosceva il temperamento di
ciascuno, la grazia e lo stato in cui si trovava ed il ministero a cui
era destinato; agiva perciò di conseguenza, sia nelle sue preghiere che
nell'insegnamento e nelle parole che rivolgeva singolarmente ad ognuno
di loro. Un simile modo di procedere in una semplice creatura, sempre
misurato su ciò che piace a Dio, era per i santi angeli motivo di nuova e
grande meraviglia. Inoltre, con imperscrutabile provvidenza,
l'Onnipotente faceva sì che gli stessi apostoli corrispondessero ai
favori loro accordati per mezzo della Vergine. Tutto ciò formava una
divina armonia, nascosta agli uomini e manifesta solo agli spiriti
celesti.
1081. Nel ricevere tali benefici san Pietro e san Giovanni
furono privilegiati: il primo perché doveva essere vicario di Cristo e
capo della Chiesa militante, e per questo primato sua Altezza lo amava e
lo rispettava in modo speciale; il secondo perché doveva restare al
posto del Signore stesso come figlio della purissima Signora e prendersi
cura di lei. I due apostoli, sotto il governo e la custodia dei quali
sarebbero state messe la Chiesa militante dei fedeli e la Chiesa mistica
Maria, ebbero con la Regina del mondo un rapporto singolare. Tuttavia,
san Giovanni si distinse subito nella venerazione per la Madre di Dio e
al riguardo, essendo stato scelto per servirla e per ricevere la dignità
di suo figlio adottivo, ricevette grazie particolari. Nella devozione a
Maria anche gli altri apostoli superarono la nostra capacità di
comprensione e d'immaginazione, ma l'evangelista Giovanni penetrò più di
tutti gli imperscrutabili misteri della Città mistica e attraverso di
essa ricevette maggiore luce divina, come testimonia il suo Vangelo.
Tutta questa sapienza, infatti, gli fu concessa per intercessione della
celeste Signora ed egli ottenne il privilegio di esser chiamato l'amato
da Gesù' per il suo amore a lei, che contraccambiava per la stessa
ragione. San Giovanni fu quindi per eccellenza il discepolo prediletto
di Gesù e di Maria.
1082. Alcune qualità del santo Evangelista erano
particolarmente gradite alla Regina di tutte le virtù. Oltre alla
castità e alla purezza verginale, infatti, egli era dotato di una
sincerità cristallina, di un'umiltà e di una mansuetudine che lo
rendevano molto affabile e docile. Per queste virtù san Giovanni si
distingueva fra gli apostoli e a motivo di esse la gran Signora fu più
benevola con lui, che ebbe in sé disposizioni migliori perché nel suo
intimo s'imprimesse amore reverenziale verso di lei e desiderio di
servirla. Fin dalla sua prima chiamata egli incominciò ad emergere fra
gli altri nel venerarla ed obbedirle come un umilissimo servo. L'aiutava
con più continuità degli altri e, per quanto era possibile, procurava
di stare alla sua presenza e alleggerirle alcuni lavori manuali. Qualche
volta accadeva al fortunato Apostolo che, impegnandosi in queste opere
umili, venisse a santa contesa con gli angeli della gran Signora, la
quale però vinceva l'uno e gli altri e le eseguiva da sola; ella infatti
trionfò sempre su tutti in umiltà. L'amato discepolo era anche molto
diligente nel riferire a sua Altezza tutte le meraviglie che il
Salvatore compiva quando ella non c'era, nel raccontarle dei nuovi
seguaci e dei convertiti all'insegnamento del Maestro. Era sempre
attento e vigilante per conoscere in cosa avrebbe potuto maggiormente
servirla e compiacerla; e nella misura in cui giungeva a comprenderlo,
subito lo faceva alla perfezione.
1083. San Giovanni si distinse per la venerazione verso la
beatissima Vergine anche nel parlare, perché in sua presenza la chiamava
"Signora" o "mia Signora" ed in sua assenza "Madre del nostro maestro
Gesù". Inoltre, dopo l'ascensione del Signore, egli fu il primo a darle
titoli come "Madre di Dio e del redentore del mondo" e, lei presente,
"Madre e signora", oppure "Riparatrice del peccato" e "Signora delle
genti"; in particolare, fu lui il primo a chiamarla "Maria di Gesù" come
venne poi nominata molte volte nella Chiesa primitiva, avendo compreso
che questo nome produceva una dolce armonia per gli orecchi e il cuore
della gran Regina. Ed io desidero lodare con giubilo il Signore, perché
senza che lo meritassi mi chiamò alla luce della santa Chiesa e della
fede e alla vocazione religiosa con questo stesso nome. Gli altri
discepoli conoscevano la predilezione di sua Altezza per san Giovanni e
perciò molte volte gli domandavano di presentarsi a lei per intercedere
con le sue preghiere in loro favore. In seguito dirò altre cose al
riguardo, ma si potrebbe scrivere una lunga storia solamente sui
benefici che l'Evangelista ricevette da Maria santissima.
1084. Dopo Pietro e Giovanni, fu molto amato dalla Vergine
l'apostolo Giacomo, fratello dell'Evangelista. Costui ricevette dalla
sua mano grazie mirabili, di alcune delle quali tratteremo nella terza
parte. Ancora, sant'Andrea fu tra i più cari alla gran Signora, perché
ella sapeva che sarebbe stato particolarmente devoto della passione del
suo Maestro e che sarebbe morto anch'egli su una croce. Pur non
trattenendomi a parlare distintamente degli altri apostoli, dirò che con
rara prudenza, carità ed umiltà la Madre di Dio apprezzò gli uni per
alcune virtù, gli altri per altre e tutti per il suo Figlio santissimo.
Ella guardò sempre con tenero affetto anche la Maddalena, sia perché
amava molto il Signore Gesù, sia perché la destra dell'Onnipotente
facilmente sarebbe stata magnificata in lei. Maria santissima la trattò
molto familiarmente e la illuminò su altissimi misteri; in tal modo il
suo amore per il Maestro e la stessa Signora crebbe ancora di più. La
santa si consultò con lei circa il suo desiderio di ritirarsi nel
deserto per vivere sola con Dio, in continua penitenza e in
contemplazione. In seguito, infatti, si ritirò in un eremo col
beneplacito e la benedizione della dolcissima Madre, dopo essere stata
da lei ampiamente istruita su quella vita. La Vergine immacolata andò a
visitarla una volta di persona e molte altre per mezzo degli angeli che
le inviava per incoraggiarla e consolarla in quella dura solitudine.
Anche le altre donne che seguivano il Maestro della vita furono molto
favorite da sua Altezza, la quale, a loro come a tutti i discepoli,
concesse incomparabili benefici; anch'esse le furono quindi assai devote
ed affezionate, perché trovarono in abbondanza la grazia tramite lei ed
in lei, come nel deposito in cui Dio la teneva riposta per tutto il
genere umano. Non mi dilungo ulteriormente su ciò, perché oltre a non
essere necessario - data la conoscenza che se ne ha nella santa Chiesa -
occorrerebbe molto tempo per trattare questa materia.
1085. Solo del malvagio apostolo Giuda dirò qualcosa di
quanto mi è stato manifestato, sia perché lo richiede questa Storia, sia
perché se ne sa di meno e infine perché servirà d'insegnamento ai
peccatori, di proficuo esempio agli ostinati e di avvertimento ai poco
devoti di Maria santissima. Ma potrà mai esserci qualcuno che lo sia
poco verso una creatura adorabile come lei? Ella venne amata
infinitamente da Dio stesso, dagli angeli con tutte le loro forze
spirituali, dagli apostoli e dai santi con intimo e cordiale affetto;
tutte le creature devono dunque gareggiare ad amarla, anche se il tutto
sarà sempre meno di quel che merita. L'infelice Apostolo incominciò a
deviare da questa strada maestra che conduce all'amore divino e ai suoi
doni. La conoscenza che mi è stata data al riguardo perché ne scriva è
quella che segue.
1086. Giuda venne alla scuola di Cristo nostro maestro mosso
esteriormente dalla forza della sua dottrina e interiormente dal buono
spirito che animava anche gli altri. Così attratto, domandò al Signore
di accettarlo tra i suoi e il Signore lo accolse con i sentimenti di un
padre amorevole, che non rifiuta nessuno che lo cerchi con verità.
All'inizio l'Apostolo ricevette grandi favori dalla divina destra e con
essi sorpassò alcuni degli altri discepoli, venendo prescelto per essere
uno dei Dodici. Sua Maestà, infatti, lo amava secondo la giustizia
presente, conforme allo stato della sua anima ed alle opere sante che
compiva. La Madre della grazia e della misericordia lo guardò ancora
benignamente per allora, anche se conobbe subito con la sua scienza
infusa il tradimento che egli avrebbe perfidamente messo in atto alla
fine del suo apostolato. Ma non per questo gli negò la sua intercessione
e carità materna, e al contrario, con più zelo ed attenzione, si prese a
cuore di giustificare - per quanto le era possibile - la causa del suo
Figlio santissimo presso questo infelice apostolo, affinché la sua
perfidia non trovasse pretesto alcuno quando l'avesse cercato. Sapendo
che col rigore quel temperamento non si sarebbe vinto, ma anzi
maggiormente inasprito, la prudentissima Vergine faceva sì che a Giuda
non mancasse niente e con grandi dimostrazioni di tenerezza e dolcezza
lo assisteva, gli parlava e lo trattava con più premura degli altri, ed
egli a volte si mostrò grato di questi benefici. In tal modo, quando i
discepoli ebbero delle discussioni su chi fosse più amato da Maria
santissima - come accadde anche con il Figlio - Giuda non poté avere
sospetti al riguardo.
1087. Ma poiché egli veniva poco aiutato dal suo carattere e
nei suoi compagni si scorgevano difetti di uomini non del tutto
confermati nella perfezione e nella grazia, l'imprudente discepolo
cominciò a compiacersi di se stesso più di quello che doveva e a
criticare le mancanze dei suoi fratelli notandole più delle sue. Ammesso
questo primo inganno senza correzione, la trave andò crescendo nei suoi
occhi quanto più con indiscreta presunzione guardava le pagliuzze negli
occhi altrui e ne mormorava, pretendendo di correggere negli altri con
più orgoglio che zelo i difetti più leggeri, mentre egli ne aveva di
assai peggiori. In particolare Giuda criticò san Giovanni e lo giudicò
intrigante col Maestro e la sua Madre santissima, sebbene egli stesso
fosse così favorito da entrambi. Fin qui non commise che peccati
veniali, senza perdere la grazia giustificante. Tali peccati, tuttavia,
erano di natura cattiva e senza dubbio volontari; Giuda infatti diede
libero ingresso alla vana compiacenza, a cui seguì una certa invidia,
che lo indusse poi a calunniare e giudicare con poca carità l'operato
dei suoi fratelli. Queste colpe aprirono la porta ad altre maggiori:
subito diminuì il fervore della sua devozione, si raffreddò il suo amore
verso Dio e verso il prossimo e si andò progressivamente estinguendo la
sua luce interiore; di conseguenza cominciò a guardare gli apostoli e
la beatissima Vergine con fastidio, detestando i loro modi e le loro
opere santissime.
1088. La prudentissima Signora conosceva il difetto di Giuda
e, cercando la sua salvezza e la sua guarigione prima che si
abbandonasse alla morte del peccato, iniziò a parlargli e ad ammonirlo,
come figlio carissimo, con estrema soavità e ragioni convincenti. E
benché qualche volta la tempesta che cominciava a sollevarsi nel cuore
inquieto dell'Apostolo si calmasse, egli non perseverava nella sua
tranquillità, ma subito si esacerbava e si turbava. Dando più spazio al
demonio, arrivò ad infuriarsi contro la mansuetissima colomba e con
ipocrisia affettata tentava di celare le sue colpe o di negarle o di
giustificarle con varie ragioni e pretesti, come se avesse potuto
ingannare i suoi divini Maestri o nascondere loro il segreto del suo
cuore. Perse così la venerazione interiore per la Madre della
misericordia, disdegnando le ammonizioni e persino irritandosi alla
dolcezza delle parole e degli avvertimenti che riceveva da lei. Con le
sue eccessive irriverenze perse la grazia; il Signore si sdegnò
gravemente e lo lasciò in balìa del suo proprio consiglio;
Allontanandosi dalla grazia e dall'intercessione di Maria santissima,
infatti, Giuda si chiuse le porte della misericordia e della salvezza.
Dalla ripugnanza che egli fece entrare dentro di sé verso la Regina del
cielo passò subito a sdegnarsi contro il Maestro divino e a odiarlo,
disprezzando la sua dottrina e considerando molto dura la vita degli
apostoli e la relazione con loro.
1089. Nonostante tutto, la divina provvidenza non lo
abbandonò subito e continuò ad inviargli aiuti interiori, che erano più
comuni di quelli ricevuti in precedenza, ma sempre sufficienti, se egli
avesse voluto servirsene. A questi si aggiungevano le dolcissime
esortazioni della clementissima Signora affinché si umiliasse a chiedere
perdono a Cristo. Inoltre la Madre di pietà gli promise la misericordia
da parte del Signore e da parte sua gli propose di accompagnarlo,
d'intercedere in suo favore e di fare ella stessa penitenza per i suoi
peccati, volendo da lui solo che se ne pentisse e si correggesse. La
Vergine immacolata offrì tutti questi favori a Giuda al fine di riparare
per tempo la sua caduta, sapendo che il male maggiore non è cadere ma
non rialzarsi e perseverare nel peccato. Il superbo discepolo non poteva
negare alla propria coscienza la testimonianza che questa gli rendeva
del suo infelice stato, ma, incominciando ad indurirsi, temette la
vergogna che poteva acquistargli gloria e cadde in quella che aumentò il
suo peccato. Per siffatta vergogna non accettò i consigli salutari di
sua Altezza, ed anzi negò il proprio errore, protestando falsamente che
amava il suo Maestro e gli altri e che non aveva al proposito niente di
cui emendarsi.
1090. Mirabile esempio di carità e di pazienza fu quello che
ci lasciarono il nostro Salvatore e la sua Madre santissima con il loro
comportamento nei riguardi di Giuda dopo la sua caduta nel peccato: lo
tollerarono fra i discepoli a tal punto che non gli si mostrarono mai
adirati, non mutarono atteggiamento verso di lui, né cessarono di
trattarlo con la dolcezza che usavano con gli altri. Questa fu la
ragione per cui agli apostoli restò celato il cuore malvagio di Giuda,
nonostante che l'ordinaria convivenza e il tratto di lui fornissero
numerosi indizi della sua cattiva coscienza. È infatti quasi impossibile
fare sempre violenza alle proprie inclinazioni per dissimularle, e
nelle cose che non sono deliberate operiamo sempre secondo il carattere e
conformemente alle nostre abitudini, cosicché almeno in tali occasioni
le facciamo conoscere a quelli che vivono assiduamente con noi. Ciò
succedeva fra gli apostoli nei riguardi di Giuda; ma, poiché tutti
vedevano l'affabilità e l'amore con cui Cristo nostro redentore e la
gran Regina lo trattavano e non scorgevano in essi cambiamento alcuno,
passavano sopra ai propri sospetti e ai segni che l'infelice Apostolo
dava della sua caduta. Per la stessa ragione rimasero dubbiosi, quando
nell'ultima cena sua Maestà disse che uno di loro lo avrebbe tradito e
ciascuno domandò: «Sono forse io?». San Giovanni, per la maggiore
familiarità col Signore, giunse ad avere una qualche conoscenza della
malvagità di Giuda e nutrì al proposito più sospetti degli altri; perciò
Gesù stesso gli indicò che era lui il traditore, come consta dal
Vangelo. Fino ad allora, tuttavia, il Maestro non aveva fatto intendere
ciò che stava succedendo a Giuda. In Maria santissima fu più ammirevole
questa pazienza, in quanto ella era madre e semplice creatura e vedeva
già da vicino che quel discepolo sleale avrebbe tradito il suo Figlio
santissimo.
1091. Oh, ignoranza! Oh, stoltezza nostra! Quanto procediamo
diversamente noi figli degli uomini se riceviamo qualche piccola
ingiuria, mentre ne meritiamo tante! Quanto poco sopportiamo le
debolezze altrui, mentre vogliamo che tutti tollerino le nostre! Quanto
ci è difficile perdonare un'offesa, mentre ogni giorno e in ogni ora
preghiamo il Padre che perdoni le nostre! Quanto siamo crudeli e pronti a
divulgare le colpe dei nostri fratelli, mentre ci mostriamo così
risentiti e sdegnati se qualcuno parla delle nostre! Non misuriamo
nessuno con la stessa misura con cui vogliamo essere misurati noi, né
vogliamo essere giudicati col giudizio che diamo degli altri'. Tutto ciò
è perversità, tenebre ed alito della bocca del dragone infernale, che
vuole opporsi all'eccellentissima virtù della carità e scompigliare
l'ordine della ragione umana e divina; Dio, infatti, è amore, e colui
che ama perfettamente dimora in Dio e Dio in lui8. Lucifero è ira e
vendetta, chi si abbandona a tali passioni sta in lui ed egli lo domina
in tutti i vizi che si oppongono al bene del prossimo. Confesso che la
bellezza di questa nobilissima virtù ha sempre attratto i miei desideri e
sempre ho bramato di possederla, ma vedo anche nel chiaro specchio di
queste meraviglie di amore verso l'ingrato Apostolo che mai ne sono
giunta al principio.
1092. Affinché il Signore non mi rimproveri di aver taciuto,
aggiungerò a quanto detto un'altra cosa, che condusse Giuda alla rovina.
Aumentando il numero dei discepoli, sua Maestà decise subito che uno di
loro si sarebbe occupato di ricevere le elemosine e di gestirle come
economo e maestro di casa per le necessità comuni e per pagare i tributi
imperiali. Cristo nostro bene, senza indicare nessuno, propose tale
servizio a tutti. Nello stesso momento Giuda lo desiderò avidamente per
sé, mentre tutti gli altri lo temettero e decisero in cuor loro di
evitarlo. Per ottenerlo, l'ingordo discepolo si umiliò a chiedere a san
Giovanni di parlarne con la Regina santissima, affinché ella ne
discutesse con suo Figlio. San Giovanni glielo domandò, ma la
prudentissima Madre non volle presentare al Salvatore tale richiesta,
sapendo che non era giusta né conveniente e che era frutto di cupidigia.
Giuda presentò la stessa istanza per mezzo di san Pietro e di altri
apostoli, sperando di raggiungere il suo intento con la loro
cooperazione, ma non vi riuscì perché la clemenza dell'Altissimo voleva
impedirlo, o giustificare la causa quando poi lo avrebbe permesso. Con
questi ostacoli il cuore dell'Apostolo, posseduto già dall'avarizia,
anziché calmarsi si accese ancora di più nella fiamma che infelicemente
lo bruciava, essendo istigato da satana con pensieri ambiziosi e
riprovevoli per chiunque, anche per una persona di un diverso stato di
vita. Se quei pensieri negli altri sarebbero stati ignominiosi e sarebbe
stata una colpa assecondarli, in Giuda ciò fu un delitto assai più
grave, perché era discepolo alla scuola della più alta perfezione e
stava alla presenza di Cristo, il sole di giustizia, e di Maria, la
luna. D'altra parte, egli non poté non conoscere la scelleratezza che
commetteva accettando tali suggestioni, sia nel giorno dell'abbondanza e
della grazia quando il sole del suo divino Maestro lo illuminava, sia
nella notte della tentazione, giacché in essa la luna Maria con i suoi
influssi gli dava ciò che gli serviva per liberarsi dal veleno del
serpente. Egli correva incontro alla propria rovina, poiché fuggiva
dalla luce e si gettava in braccio alle tenebre; così ardì chiedere egli
stesso a sua Altezza il ministero che pretendeva, perdendo il timore e
nascondendo la sua ingordigia sotto la parvenza della virtù. Si avvicinò
a lei e disse che la richiesta che Pietro e Giovanni suoi fratelli le
avevano presentato a nome suo era frutto del desiderio di servire lei e
suo Figlio con sollecitudine, perché non tutti mettevano in quel
servizio la cura necessaria, per cui la supplicava di ottenerglielo dal
Signore.
1093. Con grande mansuetudine, la Regina del mondo gli
rispose: «Considera bene, o carissimo, ciò che domandi ed esamina se è
retta la tua intenzione. Valuta se ti convenga bramare ciò che tutti gli
altri discepoli tuoi fratelli temono e che non accetterebbero se non
costretti da un comando del Maestro. Egli ti ama più di quanto tu ami te
stesso e sa senza inganno ciò che è meglio per te: abbandonati alla sua
santissima volontà, cambia il tuo intendimento e procura di accumulare
tesori di umiltà e di povertà. Alzati da dove sei caduto: io ti porgerò
la mano e mio Figlio userà con te la sua amorevole misericordia». Chi
non si sarebbe arreso a queste dolcissime parole ed efficaci ragioni
udite dalla bocca di una creatura così celeste ed amabile come la
beatissima Vergine? Ma quel cuore fiero e diamantino non si addolcì né
si commosse; anzi, si sdegnò interiormente e si sentì offeso dalla
celeste Signora che gli offriva il rimedio per la sua mortale infermità.
Infatti, un impeto sfrenato di ambizione e d'ingordigia nella
concupiscenza subito irrita l'irascibilità contro chi lo arresta e gli
fa reputare affronti i sani consigli. In quel momento, però, la
mansuetissima colomba non disse altro a Giuda, a causa della sua
ostinazione.
1094. Congedatosi da Maria santissima, l'Apostolo non trovava
pace e, spogliatosi del pudore, della vergogna naturale ed anche della
fede, risolse di ricorrere egli stesso al Salvatore. Come astuto
pretendente, vestita la sua furia con pelle di pecorella, si accostò a
sua Maestà e gli disse: «Maestro, io desidero fare la vostra volontà e
servirvi come dispensiere e depositario delle elemosine che riceviamo;
con esse provvederò ai poveri praticando il vostro insegnamento di fare
al prossimo ciò che desideriamo sia fatto a noi e procurerò di farne la
ripartizione con ordine ed equità, secondo il vostro volere, meglio di
quanto si sia fatto sinora». Il discepolo ipocrita presentò al Signore
queste ed altre ragioni, commettendo in una sola volta gravissimi
peccati. In primo luogo menti, avendo un'intenzione tutta diversa da
quella dichiarata; poi finse di essere quello che non era, perché
bramava l'onore che non meritava, non volendo apparire per ciò che era,
né essere quello che voleva apparire; inoltre mormorò contro i suoi
fratelli, screditando loro e lodando se stesso. Queste sono tutte strade
molto battute dagli ambiziosi. Il fatto su cui si vuole maggiormente
riflettere è che egli perse la fede infusa, pretendendo d'ingannare sua
Maestà con l'ipocrisia e la falsità dimostrate esteriormente. Infatti,
se allora avesse creduto con fermezza che Gesù era veramente Dio come
era vero uomo, non avrebbe potuto convincersi di poterlo ingannare,
sapendo che, come Dio, gli sarebbe stata manifesta la parte più intima
del suo cuore; e senza dubbio avrebbe desistito dal suo colpevole
intento se avesse riflettuto e creduto che il Verbo incarnato, non solo
come Dio con la sua scienza infinita ma anche come uomo con quella
infusa e beatifica, lo poteva conoscere, come difatti lo conosceva.
Giuda cessò di credere tutto ciò e agli altri peccati aggiunse l'eresia.
1095. In questo sleale discepolo si adempì quello che disse
poi san Paolo: Coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione,
nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare
gli uomini in rovina e perdizione. L'attaccamento al denaro infatti è la
radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno
deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori`.
Tutto ciò accadde all'avido e perfido Giuda, la cui cupidigia fu tanto
più vile e riprovevole quanto più vivo ed ammirevole fu l'esempio di
alta povertà che egli ebbe presente in Cristo nostro bene, nella gran
Signora e in tutti gli altri apostoli, i quali avevano con sé solo
alcune elemosine di poco conto. Il discepolo s'immaginò che con i grandi
miracoli del suo Maestro e con la moltitudine di quelli che lo
seguivano e gli si avvicinavano sarebbero aumentate le offerte su cui
poter mettere le mani, e siccome ciò non gli veniva concesso secondo le
sue brame si lamentava con i discepoli stessi, come successe quando la
Maddalena consumò aromi preziosi per ungere il Redentore. In quella
circostanza, l'avidità lo indusse a calcolare il prezzo di tali aromi e a
dire che quei denari, più di trecento, venivano tolti ai poveri, ai
quali avrebbero potuto essere distribuiti. Parlava così perché gli
dispiaceva molto non averli accumulati per sé, dato che dei poveri non
si dava alcun pensiero. Anzi, si sdegnava assai contro la Madre della
misericordia perché faceva tante elemosine, contro Gesù stesso perché
non accettava più denaro, contro gli apostoli e i discepoli perché non
ne cercavano, e con tutti era irritato e si mostrava offeso. Alcuni mesi
prima della morte del Salvatore cominciò ad allontanarsi per lungo
tempo dagli altri apostoli e da Cristo - perché la loro compagnia lo
tormentava -, e interveniva solo per raccogliere le offerte. Durante
questa lontananza il demonio gli pose in cuore di troncare
definitivamente ogni rapporto con sua Maestà e di consegnarlo ai giudei.
1096. Ritorniamo intanto alla risposta data dal Maestro della
vita quando Giuda gli domandò di tenere la cassa, perché da questo si
manifesti sempre più l'imperscrutabilità dei giudizi dell'Altissimo. Il
Redentore del mondo voleva allontanare il discepolo dal pericolo che
conosceva nascondersi dietro la sua richiesta, poiché sapeva che in essa
egli cercava la propria perdizione definitiva. E affinché costui non
potesse dire di essersi ingannato, il Signore gli disse: «Sai, Giuda,
ciò che desideri e domandi? Non essere tanto crudele con te stesso,
giacché tu cerchi e chiedi il veleno e le armi con le quali ti puoi
procurare la morte». Ma egli replicò: «Io, Maestro, desidero servirvi,
impiegando le mie forze a beneficio della vostra comunità, e per questa
via lo farò meglio che per qualsiasi altra, poiché mi offro di farlo
senza alcuna mancanza». Con la pertinacia dell'Apostolo nel cercare ed
amare il pericolo, Dio giustificò la sua causa. Giuda infatti oppose
resistenza alla luce e s'indurì; ed essendogli stati mostrati l'acqua e
il fuoco, la vita e la morte, stese la mano e scelse la propria rovina,
restando così giustificata la giustizia ed esaltata la misericordia
dell'Altissimo, che tante volte lo aveva invitato ed era entrata per le
porte del suo cuore, da cui, però, egli la scacciò lasciandovi entrare
il demonio. Circa la malvagità di Giuda, ad istruzione dei mortali dirò
altre cose in seguito, sia per non dilungarmi maggiormente in questo
capitolo, sia perché riguardano un'altra parte di questa Storia e
accaddero in un momento diverso. Chi tra gli uomini soggetti a peccare
non temerà grandemente vedendo uno della sua stessa natura che, alla
scuola di Cristo e della sua Madre santissima, allevato col latte della
loro dottrina e dei loro miracoli, in così breve tempo passò dallo stato
di apostolo santo - facendo gli stessi prodigi degli altri -
all'opposto stato diabolico? E che da semplice agnello si convertì in
lupo rapace e sanguinario? Giuda cominciò dai peccati veniali e da
questi passò a quelli gravissimi. Egli si mise in potere del demonio, il
quale già sospettava che il Signore Gesù fosse Dio e scaricò su questo
infelice discepolo, separato dal resto del piccolo gregge, l'ira che
nutriva contro sua Maestà. Ma se adesso il furore di Lucifero è lo
stesso, anzi maggiore, dopo che suo malgrado ha conosciuto Cristo come
vero Dio e redentore, che cosa può sperare un'anima che si abbandoni a
così inumano e crudele nemico, tanto ansioso e veemente nel procurare la
nostra dannazione?
Insegnamento della Regina del cielo
1097. Figlia mia, ciò che hai scritto in questo capitolo
costituisce uno degli ammonimenti più importanti per i mortali, che
vivono nel pericolo di perdere il bene eterno. Infatti il semplice
sollecitare l'intercessione delle mie preghiere e della mia clemenza, e
temere con discrezione i giudizi dell'Altissimo, è l'unico mezzo
efficace per salvarsi e avvicinarsi al premio. Voglio inoltre che tu
sappia questo: uno dei segreti divini rivelati dal mio Figlio santissimo
al suo e mio amato Giovanni nella notte dell'ultima cena fu che egli
aveva acquistato questa predilezione per l'amore che mi portava e che
Giuda era caduto per aver disprezzato la pietà da me dimostratagli.
Allora l'Evangelista comprese alcuni dei grandi misteri che la divina
destra mi aveva comunicato e che aveva operato in me; conobbe quanto io
avrei dovuto esercitarmi, faticare e patire nella passione e sua Maestà
gli comandò di avere speciale cura di me. Carissima, la purezza
dell'anima che desidero da te deve essere superiore a quella degli
angeli; se ti disponi a conseguirla, otterrai di essere mia figlia
carissima come Giovanni e sposa molto amata e diletta di mio Figlio.
Questo esempio e la rovina di Giuda ti serviranno sempre da stimolo e da
avvertimento, affinché tu richieda con insistenza il mio amore e sia
grata per quello che senza tuo merito io ti manifesto.
1098. Voglio che tu conosca anche un altro segreto ignorato
dal mondo: uno dei peccati più brutti ed esecrabili davanti a Dio è che
siano poco stimati i giusti, gli amici della Chiesa e specialmente io,
che fui scelta come Madre sua per la salvezza universale di tutti. Se
per il Signore e i santi del cielo è detestabile odiare i nemici, come
potrà egli non soffrire che ciò sia fatto nei riguardi dei suoi amici
carissimi, sui quali ha posto i suoi occhi e ai quali ha dato il suo
amore? Tale ammonimento è più importante di quanto tu possa comprendere
nella vita mortale; disprezzare i giusti è infatti uno dei segni di
riprovazione. Schiva questo pericolo e non giudicare nessuno, tantomeno
coloro che ti rimproverano ed ammaestrano. Non lasciarti attirare alle
cose terrene, soprattutto agli uffici di governo in cui ciò che vi è di
sensibile ed umano trascina quelli che vi si dedicano, offusca
l'intelletto ed oscura la ragione. Non invidiare nessuno per l'onore che
riceve, o per altre simili vanità; non bramare e non chiedere a Dio
nient'altro che il suo amore e la sua santa amicizia, perché la creatura
è piena d'inclinazioni cieche e, se non le controlla, desidera e chiede
ciò che la conduce alla perdizione. Qualche volta il Signore le concede
ciò come castigo di quelli e di altri peccati e per i suoi
imperscrutabili giudizi, come successe a Giuda. Così gli uomini ricevono
il premio di qualche opera buona - se l'hanno fatta - nei beni
temporali che tanto bramano. Da questo intenderai - se lo consideri
attentamente - l'inganno di molti amanti del mondo, che si ritengono
felici e fortunati quando ottengono tutto quello che vogliono a
soddisfazione delle loro passioni. Questa è la loro più grande
infelicità, perché dopo non resta loro altro da ricevere per premio
eterno, come invece accade ai giusti, che hanno disprezzato il mondo,
nel quale spesso hanno incontrato avversità. Talvolta infatti Dio non
appaga i loro desideri terreni per allontanarli e deviarli dal pericolo.
Affinché tu non v'inciampi, ti ammonisco e comando di non indirizzarti
mai verso alcuna cosa umana e di non bramarla. Separa la tua volontà da
tutto; conservala libera e sovrana; preservala dalla schiavitù che segue
al suo sbilanciarsi da una parte o dall'altra. Non desiderare più di
ciò che sarà volere dell'Altissimo, poiché sua Maestà ha cura di quelli
che si abbandonano alla sua provvidenza divina.
20-8 Ottobre 9, 1926 Il regno della Volontà di Dio sarà nuova creazione. Gusto di Gesù nel sentire parlare della sua Volontà.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Stavo secondo il mio solito facendo il mio giro nel Volere Supremo ed il mio dolce Gesù faceva vedere un globo di luce nel mio interno e come ripetevo i miei atti nel Fiat Divino, così si faceva più grande ed i raggi che da esso uscivano si facevano più lunghi ed il mio sempre amato Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quanto più spesso giri nella mia Volontà per ripetere i tuoi atti, tanto più grande si forma la rotondità del globo di luce e quanta più forza di luce possiede, tanto più si possono stendere i suoi raggi che devono illuminare il regno del Fiat eterno. I tuoi atti fusi, sperduti nel mio Volere, formeranno il sole speciale che deve illuminare un regno sì santo, questo sole possederà la forza creatrice e come stenderà i suoi raggi, così resterà l’impronta della sua santità, della bontà, della luce, della bellezza e della somiglianza Divina. Chi si farà illuminare dalla sua luce sentirà la forza d’una nuova creazione continua di gioia, di contenti e di beni senza fine. Perciò il regno della mia Volontà, dominando Essa tutti gli atti di coloro che vivono in Essa sarà continua creazione, sicché la creatura starà sotto un atto nuovo continuato di questo Supremo Volere, che la terrà tanto assorbita, da fargli mancare il campo d’azione al proprio io. Perciò amo tanto che il regno della mia Volontà sia conosciuto, per il gran bene che riceveranno le creature e per il libero campo d’azione che Essa terrà, perché adesso è inceppato dal proprio io il Supremo Volere, invece quando sarà conosciuto, i suoi raggi vivificanti, penetranti e pieni di viva luce, eclisseranno l’umana volontà, resterà abbagliata dalla sua fulgida luce e vedendo il gran bene che le verrà, darà libertà d’azione alla mia Volontà dandole il totale dominio. Sicché per la mia Volontà in questo suo regno, incomincerà una nuova era, una creazione continua, metterà fuori tutto ciò che aveva stabilito di dare alle creature se avessero fatto sempre la sua Volontà, che per tanti secoli ha dovuto tenere in Sé, come in deposito, per poi uscirli a bene dei figli del regno suo”.
(3) Dopo ciò ho seguitato a pregare, ma mentre pregavo vedevo che il mio sommo Bene Gesù, in fretta, in fretta usciva dal fondo del mio interno e spingendo un involto di luce che gli stava sopra, che lo teneva come eclissato sotto di essa dentro di me e mi impediva di vederlo, perciò Lui spingendolo in fretta è uscito fuori ed io gli ho detto: “Mio Gesù, che cosa è questa fretta che hai? E’ forse qualche cosa che ti interessa molto? ”.
(4) E Gesù: “Certo, certo figlia ch’è la cosa che più mi interessa, sai, ho sentito fin dentro di te il padre che si è portato i nostri scritti, che parlava della mia Volontà a chi lo circondava, con tanto amore che mi son sentito ferire fin nel cuore e perciò ho voluto uscire fuori di te per ascoltarlo, sono le mie stesse parole che ho detto sulla mia Volontà che mi risuonano al mio udito, sento l’eco mio e perciò voglio prendermi tutto il gusto di sentirlo e voglio farlo prendere anche a te, per compenso dei sacrifici che hai fatto”.
(5) In questo mentre, io vedevo che un raggio di luce usciva da Gesù, che si dilungava tanto, che arrivava fin dove si trovava il reverendo padre, che investendolo lo faceva parlare e Gesù tutto si consolava nel sentire parlare della sua adorabile Volontà.