Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Nostro Signore è sulla terra come una madre che porta il suo bambino in braccio. Questo bambino è cattivo, dà  calci a sua madre, la morde, la graffia, ma la madre non ci fa neanche caso; ella sa che se lo molla, cadrà , non potrà  camminare da solo. Ecco come è Nostro Signore; egli sopporta tutti i nostri maltrattamenti, sopporta tutte le nostre arroganze, ci perdona tutte le nostre sciocchezze, ha pietà  di noi malgrado noi... (Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney))

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 26° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 12

1Gesù si mise a parlare loro in parabole: "Un uomo 'piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre', poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano.2A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna.3Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote.4Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti.5Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero.6Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!7Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra.8E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri.10Non avete forse letto questa Scrittura:

'La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo;'
11'dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri'"?

12Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono.

13Gli mandarono però alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso.14E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. È lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?".15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda".16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare".17Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui.

18Vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo:19"Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che 'se muore il fratello di uno' e lascia la moglie 'senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello'.20C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza;21allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente,22e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna.23Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie".24Rispose loro Gesù: "Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?25Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.26A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: 'Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe'?27Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore".

28Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?".29Gesù rispose: "Il primo è: 'Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore';30'amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore', con tutta la tua mente 'e con tutta la tua forza'.31E il secondo è questo: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'. Non c'è altro comandamento più importante di questi".32Allora lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è 'unico e non v'è altri all'infuori di lui';33'amarlo con tutto il cuore', con tutta la mente 'e con tutta la forza' e 'amare il prossimo come se stesso' val più di tutti gli olocausti e i sacrifici".34Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

35Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: "Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide?36Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo:

'Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi'.

37Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?". E la numerosa folla lo ascoltava volentieri.

38Diceva loro mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze,39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.40Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave".

41E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.42Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.43Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.44Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere".


Primo libro dei Maccabei 5

1I popoli vicini, quando sentirono che era stato ricostruito l'altare e rinnovato il santuario come prima, fremettero di rabbia2e decisero di eliminare quelli della stirpe di Giacobbe che si trovavano in mezzo a loro e cominciarono a uccidere e sopprimere gente in mezzo al popolo.3Allora Giuda mosse guerra ai figli di Esaù nell'Idumea e nella Acrabattene, perché assediavano Israele; inflisse loro un grave colpo e li umiliò e si impadronì delle loro spoglie.4Si ricordò poi della perfidia dei figli di Bean, che erano stati di laccio e inciampo per il popolo tendendo insidie nelle vie.5Pressati da lui si rinchiusero nelle torri ed egli si accampò contro di loro, li votò allo sterminio e diede fuoco alle torri di quella città con quanti vi stavano.6Poi passò contro gli Ammoniti e vi trovò un forte contingente e un popolo numeroso al comando di Timòteo.7Organizzò contro di loro molte azioni di guerra e furono sconfitti e annientati.8Conquistò anche Iazer e i suoi sobborghi e ritornò in Giudea.
9Si allearono allora i pagani di Gàlaad contro gli Israeliti che erano nel loro territorio per eliminarli, ma questi fuggirono a Dàtema, nella fortezza,10e scrissero questa lettera a Giuda e ai suoi fratelli: "Sono riuniti contro di noi i popoli vicini per eliminarci11e si preparano a venire a espugnare la fortezza ove siamo rifugiati; Timòteo è a capo del loro esercito.12Su, vieni a liberarci dalle mani di costoro, perché si è precipitata su di noi una moltitudine:13tutti i nostri fratelli che erano nel territorio di Tobia sono stati messi a morte, sono state condotte in schiavitù le loro mogli con i figli e gli averi e sono periti circa un migliaio di uomini".
14Stavano ancora leggendo la lettera ed ecco presentarsi altri messaggeri dalla Galilea con le vesti stracciate portando notizie simili.15Dicevano che si erano uniti contro di loro gli abitanti di Tolemàide, Tiro e Sidòne e tutta la parte pagana della Galilea per distruggerli.16Quando Giuda e il popolo ebbero udito queste cose, si raccolse una grande assemblea per decidere che cosa fare per i loro fratelli posti nella tribolazione e attaccati dai pagani.17Giuda disse a Simone suo fratello: "Scegliti degli uomini e corri a liberare i tuoi fratelli della Galilea; io e mio fratello Giònata andremo nella regione di Gàlaad".18Lasciò Giuseppe figlio di Zaccaria e Azaria capo del popolo, con il resto delle forze a presidiare la Giudea,19dando loro questa consegna: "Governate questo popolo, ma non attaccate battaglia contro i pagani fino al nostro ritorno".20Furono assegnati a Simone tremila uomini per la spedizione in Galilea, a Giuda ottomila uomini per la regione di Gàlaad.
21Simone si recò in Galilea e sferrò molti attacchi contro i pagani e questi rimasero sconfitti davanti a lui;22egli li inseguì fino alle porte di Tolemàide. Caddero dei pagani circa tremila uomini e Simone portò via le loro spoglie.23Prese poi gli Israeliti che erano in Galilea e in Arbatta con le donne e i figli e tutti i loro averi e li condusse in Giudea con grande gioia.24Da parte loro Giuda Maccabeo e il fratello Giònata passarono il Giordano e camminarono per tre giorni nel deserto.25S'imbatterono nei Nabatei, che vennero loro incontro pacificamente e narrarono tutte le vicende dei loro fratelli nella regione di Gàlaad,26e che molti di loro erano assediati in Bozra e Bozor, in Àlema, in Casfo, in Maked e Karn...in; e che tutte queste città erano fortificate e grandi.27Ve n'erano pure rinchiusi nelle altre città di Gàlaad e - dicevano - per il giorno dopo era stabilito di dar l'assalto alle fortezze, espugnarle e di eliminare tutti costoro in un sol giorno.28Allora Giuda con il suo esercito tornò indietro subito per la via del deserto verso Bozra; prese la città e passò ogni maschio a fil di spada, s'impadronì di tutte le loro spoglie e incendiò la città.29Nella notte partì di là e marciarono fino alla fortezza.30Verso il mattino alzarono gli occhi ed ecco gran folla che non si poteva contare issava scale e macchine per espugnare la fortezza e già attaccava gli assediati.31Giuda, vedendo che la battaglia era già incominciata e che le grida della città arrivavano al cielo per il suono delle trombe e le urla altissime,32disse ai suoi soldati: "Combattete oggi per i vostri fratelli".33Irruppero in tre schiere alle loro spalle, diedero fiato alle trombe e innalzarono grida e invocazioni.34Nell'esercito di Timòteo si sparse la notizia che c'era il Maccabeo e fuggirono davanti a lui; egli inflisse loro una grave sconfitta e ne rimasero uccisi in quel giorno circa ottomila.35Poi piegò su Alim, l'assalì e la prese; ne uccise tutti i maschi, la saccheggiò e le appiccò il fuoco.36Tolse il campo di là e conquistò Casfo, Maked e Bozor e le altre città di Gàlaad.37Dopo questi fatti Timòteo raccolse un altro esercito e si accampò di fronte a Rafon al di là del torrente.38Giuda mandò a esplorare il campo e gli riferirono: "Sono radunati con lui tutti gli stranieri che ci circondano: sono un esercito imponente.39Anche gli Arabi sono assoldati come suoi ausiliari; sono accampati al di là del torrente e sono pronti a venire a battaglia con te". Giuda andò incontro a loro.40Timòteo disse ai comandanti del suo esercito, mentre Giuda e il suo esercito si avvicinavano al torrente: "Se passerà per primo contro di noi, non potremo resistergli, perché sarà molto potente contro di noi.41Se invece si mostrerà titubante e porrà il campo al di là del fiume, andremo noi contro di lui e avremo la meglio".42Quando Giuda si avvicinò al corso d'acqua, dispose gli scribi del popolo lungo il torrente con questi ordini: "Non permettete che alcuno si fermi, ma vengano tutti a combattere".43Passò per primo contro i nemici e tutto il popolo dietro di lui. I pagani furono travolti davanti a lui, gettarono le armi e fuggirono nel tempio di Karnàin.44Conquistarono la città e appiccarono il fuoco al tempio con quanti c'erano dentro. Così Karnàin fu vinta e non poté resistere oltre di fronte a Giuda.45Giuda radunò tutti gli Israeliti che erano nella regione di Gàlaad dal più piccolo al più grande con le donne e i figli e gli averi, carovana sterminata, per andare nella Giudea.46Arrivarono a Efron, città posta sul percorso, grande e particolarmente forte, che non era possibile evitare da nessuna parte e bisognava passarvi in mezzo.47Gli abitanti della città avevano chiuso loro il passaggio barricando le porte con pietre.48Giuda mandò a far loro proposte pacifiche dicendo: "Attraverseremo il tuo paese solo per tornare al nostro, nessuno vi farà alcun male, solo passeremo a piedi". Ma non vollero aprirgli.49Giuda fece annunciare a tutta la truppa che ciascuno si accampasse dov'era.50I militari si fermarono e diedero l'assalto alla città tutto quel giorno e tutta la notte e la città dovette arrendersi.51Giuda passò tutti i maschi a fil di spada, la distrusse totalmente, ne prese le spoglie e attraversò la città sopra i cadaveri.52Poi attraversò il Giordano verso la grande pianura di fronte a Beisan.53Giuda sollecitava quelli che rimanevano indietro e confortava il popolo durante tutto il viaggio, finché giunsero nella Giudea.54Salirono il monte Sion in letizia e gioia e offrirono olocausti, perché senza aver perduto neppure uno di loro erano tornati felicemente.
55Nel tempo in cui Giuda e Giònata erano rimasti in Gàlaad e Simone loro fratello in Galilea di fronte a Tolemàide,56Giuseppe figlio di Zaccaria e Azaria, comandanti dell'esercito, vennero a sapere delle imprese gloriose e delle battaglie che avevano compiute57e dissero: "Facciamoci onore anche noi e usciamo a combattere contro i pagani che ci circondano".58Diedero ordine ai soldati che erano con loro e si diressero a Iamnia.59Ma Gorgia uscì dalla città con i suoi uomini incontro a loro per attaccarli.60Giuseppe e Azaria furono vinti e inseguiti fin nel territorio della Giudea e in quel giorno caddero circa duemila uomini del popolo di Israele.61Toccò questa grave sconfitta al popolo, perché non avevano ascoltato Giuda e i suoi fratelli, pensando di compiere gesta eroiche:62ma essi non erano della stirpe di quei valorosi, per le cui mani era stata compiuta la salvezza in Israele.
63Il prode Giuda e i suoi fratelli crebbero in grande fama presso tutto Israele e presso tutti i popoli ai quali giungeva notizia del loro nome;64si adunavano attorno a loro acclamandoli.
65Giuda con i suoi fratelli uscì ancora per combattere contro i figli di Esaù nella regione meridionale e colpì Ebron e le sue dipendenze, distrusse le sue fortezze e diede fuoco tutt'intorno alle sue torri.66Poi levò il campo per andare nel paese dei Filistei e attraversò Maresa.67In quel giorno caddero in battaglia sacerdoti, i quali, smaniosi di eroismi, erano usciti a combattere inconsideratamente.68Giuda piegò su Asdod, terra dei Filistei: distrusse i loro altari, bruciò le statue dei loro dèi, mise a sacco la loro città e fece ritorno in Giudea.


Salmi 73

1'Salmo. Di Asaf.'

Quanto è buono Dio con i giusti,
con gli uomini dal cuore puro!
2Per poco non inciampavano i miei piedi,
per un nulla vacillavano i miei passi,
3perché ho invidiato i prepotenti,
vedendo la prosperità dei malvagi.

4Non c'è sofferenza per essi,
sano e pasciuto è il loro corpo.
5Non conoscono l'affanno dei mortali
e non sono colpiti come gli altri uomini.

6Dell'orgoglio si fanno una collana
e la violenza è il loro vestito.
7Esce l'iniquità dal loro grasso,
dal loro cuore traboccano pensieri malvagi.
8Scherniscono e parlano con malizia,
minacciano dall'alto con prepotenza.

9Levano la loro bocca fino al cielo
e la loro lingua percorre la terra.
10Perciò seggono in alto,
non li raggiunge la piena delle acque.
11Dicono: "Come può saperlo Dio?
C'è forse conoscenza nell'Altissimo?".
12Ecco, questi sono gli empi:
sempre tranquilli, ammassano ricchezze.
13Invano dunque ho conservato puro il mio cuore
e ho lavato nell'innocenza le mie mani,
14poiché sono colpito tutto il giorno,
e la mia pena si rinnova ogni mattina.

15Se avessi detto: "Parlerò come loro",
avrei tradito la generazione dei tuoi figli.
16Riflettevo per comprendere:
ma fu arduo agli occhi miei,
17finché non entrai nel santuario di Dio
e compresi qual è la loro fine.
18Ecco, li poni in luoghi scivolosi,
li fai precipitare in rovina.

19Come sono distrutti in un istante,
sono finiti, periscono di spavento!
20Come un sogno al risveglio, Signore,
quando sorgi, fai svanire la loro immagine.

21Quando si agitava il mio cuore
e nell'intimo mi tormentavo,
22io ero stolto e non capivo,
davanti a te stavo come una bestia.
23Ma io sono con te sempre:
tu mi hai preso per la mano destra.
24Mi guiderai con il tuo consiglio
e poi mi accoglierai nella tua gloria.

25Chi altri avrò per me in cielo?
Fuori di te nulla bramo sulla terra.
26Vengono meno la mia carne e il mio cuore;
ma la roccia del mio cuore è Dio,
è Dio la mia sorte per sempre.
27Ecco, perirà chi da te si allontana,
tu distruggi chiunque ti è infedele.
28Il mio bene è stare vicino a Dio:
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere
presso le porte della città di Sion.


Salmi 4

1'Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo. Di Davide.'

2Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia:
dalle angosce mi hai liberato;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.

3Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?
Perché amate cose vane e cercate la menzogna?
4Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele:
il Signore mi ascolta quando lo invoco.

5Tremate e non peccate,
sul vostro giaciglio riflettete e placatevi.
6Offrite sacrifici di giustizia
e confidate nel Signore.

7Molti dicono: "Chi ci farà vedere il bene?".
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
8Hai messo più gioia nel mio cuore
di quando abbondano vino e frumento.
9In pace mi corico e subito mi addormento:
tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare.


Geremia 9

1Chi mi darà nel deserto un rifugio per viandanti?
Io lascerei il mio popolo e mi allontanerei da lui,
perché sono tutti adùlteri, una massa di traditori.
2Tendono la loro lingua come un arco;
la menzogna e non la verità
domina nel paese.
Passano da un delitto all'altro
e non conoscono il Signore.
3Ognuno si guardi dal suo amico,
non fidatevi neppure del fratello,
poiché ogni fratello inganna il fratello,
e ogni amico va spargendo calunnie.
4Ognuno si beffa del suo prossimo,
nessuno dice la verità.
Hanno abituato la lingua a dire menzogne,
operano l'iniquità, incapaci di convertirsi.
5Angheria sopra angheria, inganno su inganno;
rifiutano di conoscere il Signore.
6Perciò dice il Signore degli eserciti:
"Ecco li raffinerò al crogiuolo e li saggerò;
come dovrei comportarmi con il mio popolo?
7Una saetta micidiale è la loro lingua,
inganno le parole della loro bocca.
Ognuno parla di pace con il prossimo,
mentre nell'intimo gli ordisce un tranello
8Non dovrei forse punirli per tali cose?
Oracolo del Signore.
Di un popolo come questo non dovrei vendicarmi?".

9Sui monti alzerò gemiti e lamenti,
un pianto di lutto sui pascoli della steppa,
perché sono riarsi, nessuno più vi passa,
né più si ode il grido del bestiame.
Dagli uccelli dell'aria alle bestie
tutti sono fuggiti, scomparsi.
10"Ridurrò Gerusalemme un cumulo di rovine,
rifugio di sciacalli;
le città di Giuda ridurrò alla desolazione,
senza abitanti".
11Chi è tanto saggio da comprendere questo?
A chi la bocca del Signore ha parlato perché lo annunzi?
Perché il paese è devastato,
desolato come un deserto senza passanti?

12Ha detto il Signore: "È perché hanno abbandonato la legge che avevo loro posto innanzi e non hanno ascoltato la mia voce e non l'hanno seguita,13ma han seguito la caparbietà del loro cuore e i Baal, che i loro padri avevano fatto loro conoscere".14Pertanto così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Ecco, darò loro in cibo assenzio, farò loro bere acque avvelenate;15li disperderò in mezzo a popoli che né loro né i loro padri hanno conosciuto e manderò dietro a loro la spada finché non li abbia sterminati".

Così dice il Signore degli eserciti:
16Attenti, chiamate le lamentatrici, che vengano!
Fate venire le più brave!
Accorrano
17e facciano presto, per intonare su di noi un lamento.
Sgorghino lacrime dai nostri occhi,
il pianto scorra dalle nostre ciglia,
18perché una voce di lamento si ode da Sion:
"Come siamo rovinati,
come profondamente confusi,
poiché dobbiamo abbandonare il paese,
lasciare le nostre abitazioni".
19Udite, dunque, o donne, la parola del Signore;
i vostri orecchi accolgano la parola della sua bocca.
Insegnate alle vostre figlie il lamento,
l'una all'altra un canto di lutto:
20"La morte è entrata per le nostre finestre,
si è introdotta nei nostri palazzi,
abbattendo i fanciulli nella via
e i giovani nelle piazze.
21I cadaveri degli uomini giacciono - dice il Signore -
come letame sui campi,
come covoni dietro il mietitore
e nessuno li raccoglie".

22Così dice il Signore:
"Non si vanti il saggio della sua saggezza
e non si vanti il forte della sua forza,
non si vanti il ricco delle sue ricchezze.
23Ma chi vuol gloriarsi si vanti di questo,
di avere senno e di conoscere me,
perché io sono il Signore che agisce con misericordia,
con diritto e con giustizia sulla terra;
di queste cose mi compiaccio".
Parola del Signore.

24"Ecco, giorni verranno - oracolo del Signore - nei quali punirò tutti i circoncisi che rimangono non circoncisi:25l'Egitto, Giuda, Edom, gli Ammoniti e i Moabiti e tutti coloro che si tagliano i capelli alle estremità delle tempie, i quali abitano nel deserto, perché tutte queste nazioni e tutta la casa di Israele sono incirconcisi nel cuore".


Atti degli Apostoli 10

1C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica,2uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio.3Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: "Cornelio!".4Egli lo guardò e preso da timore disse: "Che c'è, Signore?". Gli rispose: "Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio.5E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro.6Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare".7Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e,8spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.
9Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare.10Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi.11Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi.12In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo.13Allora risuonò una voce che gli diceva: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia!".14Ma Pietro rispose: "No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo".15E la voce di nuovo a lui: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano".16Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo.17Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso.18Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà.19Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: "Ecco, tre uomini ti cercano;20alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati".21Pietro scese incontro agli uomini e disse: "Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?".22Risposero: "Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli".23Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono.24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi.25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo.26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati: anch'io sono un uomo!".27Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro:28"Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo.29Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?".30Cornelio allora rispose: "Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste31e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio.32Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare.33Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato".

34Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che 'Dio non fa preferenze di persone',35ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto.36Questa è 'la parola che egli ha inviato' ai figli d'Israele, 'recando la buona novella' della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti.37Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni;38cioè come 'Dio consacrò in Spirito Santo' e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.39E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce,40ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse,41non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.42E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.43Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome".

44Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso.45E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo;46li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio.47Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?".48E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.


Capitolo LI: Dedicarsi a cose più umili quando si viene meno nelle più alte

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Tu non riesci, o figlio, a persistere in un fervoroso desiderio di virtù e restare in un alto grado di contemplazione. Talora, a causa della colpa che è all'origine dell'umanità, devi scendere più in basso e portare il peso di questa vita corruttibile, pur contro voglia e con disgusto; disgusto e pesantezza di spirito, che sentirai fino a che vestirai questo corpo mortale. Nella carne, dunque, e sotto il peso della carne devi spesso patire, poiché non sei capace di stare interamente e continuamente in occupazioni spirituali e nella contemplazione di Dio. Allora devi rifugiarti in occupazioni umili e materiali e fortificarti con azioni degne; devi attendere, con ferma fiducia, che io venga dall'alto e mi manifesti a te; devi sopportare con pazienza il tuo esilio e la tua aridità di spirito, fino a che io non venga di nuovo a te, liberandoti da tutte le angosce. Invero ti farò dimenticare le tue fatiche, nel godimento della pace interiore; ti aprirò dinanzi il campo delle Scritture, nel quale potrai cominciare a correre con animo sollevato "la via dei mie comandamenti" (Sal 118,32). Allora dirai: "i patimenti di questo mondo non sono nulla in confronto alla futura gloria, che si rivelerà in noi" (Rm 8,18).


DISCORSO 14/A DISCORSO SUL VERSO DEL SALMO 17: LA TUA PEDAGOGIA MI HA INDIRIZZATO AL FINE, E LA TUA PEDAGOGIA MI ISTRUIRÀ 1

Discorsi - Sant'Agostino

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Esordio.

1. Fratelli, riflettiamo bene su ciò che abbiamo cantato. Ci è stato proposto un salmo, chiamato appunto " salmo " per ciò che tratta; e noi, con l'aiuto del Signore, vogliamo dire qualcosa su questo testo scritturale, cioè sulla parola che poc'anzi era nelle nostre voci e nei nostri orecchi: La tua pedagogia mi ha indirizzato al fine; la tua pedagogia mi istruirà 2. Ci chiediamo dunque quale sia il fine al quale siamo indirizzati e quale ne sia l'insegnamento, poiché noi vogliamo essere indirizzati e forse già stiamo cercando la meta a cui ci si debba indirizzare. L'abbiamo ascoltato: è al fine. Riguardo al fine, però, noi parliamo di fine quando una cosa si consuma e quando una cosa si completa. Il consumarsi fa sì che la cosa non ci sia più; il completarsi fa sì che raggiunga la forma perfetta. Si finisce il cibo col mangiarne, si finisce la veste quando è tessuta per intero. Il cibo, quando lo si mangia, finisce nel senso che non ce n'è più; la veste, quando è tessuta per intero, è finita perché ha la sua forma perfetta. Quanto a noi, noi cerchiamo senza dubbio d'essere indirizzati al fine che ci rende perfetti, non a quello che ci logora.

Cristo fine della nostra esistenza.

2. Qual è dunque questo fine?, e quale ne è la pedagogia? Il fine è Cristo; sua pedagogia la legge. Ascolta l'Apostolo: Fine della legge è Cristo, per la giustificazione di ogni credente 3. Ecco dunque - per parlare più chiaramente e illustrare ciò che abbiamo cantato -, ecco dunque che l'affermazione: La tua pedagogia mi ha indirizzato al fine 4 equivale a " la tua legge mi ha indirizzato al fine, la tua legge mi ha indirizzato a Cristo ". I giudei hanno questa legge, ma essa non li ha indirizzati al fine. Giunsero, sì, al fine inquanto videro il Cristo, ma inciampando nella pietra collocata alla fine andarono fuori strada 5. Inciampando in Cristo, rotolarono e caddero lontano dal fine: respinsero infatti colui presso il quale sarebbero dovuti pervenire. Ma quello stesso " fine " è diventato pietra di scandalo per qualsiasi uomo che non crede, mentre per chi crede egli è la pietra angolare 6. Per voi credenti - dice l'apostolo Pietro - la pietra scartata dai costruttori è divenuta pietra angolare; per coloro che non credono, invece, è sasso d'inciampo e pietra di scandalo 7.

Credere in Cristo, l’inviato di Dio.

3. Ora sappiamo chi sia il fine; cosa poi significhi " dirigersi al fine " l'abbiamo spiegato domenica scorsa. Dirigersi al fine significa venire a Cristo, cioè credere in Cristo. Ma che dobbiamo forse ripetervi sempre le stesse cose? Nostro dovere è stimolarvi, non caricarvi dei pesi, anche se il ripetervi le stesse cose a noi non rincresce e a voi dà maggior sicurezza 8. Le abbiamo infatti esposte più d'una volta perché ci sono alcuni che ritengono sufficiente avere la fede, sebbene con il cuore si ami vivere nel male. Essi sono convinti che si salveranno per la loro fede e, pur vivendo male, non andranno in perdizione. Per questo motivo noi ci siamo intrattenuti ad esporre la differenza che passa tra la fede dei cristiani e quella dei demoni. Anche i demoni infatti hanno la fede, per la quale poterono dire al Cristo: Noi sappiamo chi sei tu 9. Essi credevano che egli era il Cristo, ma non credevano in Cristo. Or dunque, da che cosa si distingue colui che lo crede il Cristo da colui che crede in Cristo? In effetti tutti coloro che credono in Cristo credono evidentemente anche che lui è il Cristo, ma non tutti coloro che credono essere lui il Cristo, con ciò stesso credono in Cristo. Pertanto il Figlio di Dio, volendo precisare in che cosa consista tutta l'opera di Dio, disse: Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato 10. E quale è il fine [di quest'opera] se non lui stesso? Non cercare un fine fuori di lui, perché non ti succeda che, cercando il fine fuori di lui, ne risulti disfatto e non portato a compimento. Cos'è infatti il fine se non la meta dove vogliamo arrivare e sostare, senza cercare altro? Se infatti giungi [a una meta] ma cerchi ancora, non hai raggiunto il fine. Giungere al fine è dunque giungere là dove puoi dire: " Ora basta ".

Nostro fine è Dio uno e trino.

4. L'apostolo Filippo credeva che questo fine fosse solo il Padre e diceva: Signore, mostraci il Padre e ci basta 11; ma il Signore gli fece capire che il fine è, sì, Dio, ma Dio-trinità. Quando dunque dici: "Il fine è Cristo ", non devi separare da lui Dio-Padre, e quando dici: " Il fine è Dio-Padre ", non devi separare da lui il Cristo. Quell'apostolo che voleva in certo qual modo separarli, ritenendo che Cristo fosse solo ciò che vedeva con gli occhi, pieno di gioia disse: Mostraci il Padre e ci basta. Che significa: Ci basta? Lì finisce il desiderio: nient'altro noi cercheremo; lì ci sazieremo; lì diremo: " Basta, non voglio nient'altro " Perché questo? " Ecco, noi già conosciamo te; tu mostraci il Padre. Quanto a te, infatti, noi ti vediamo, ma il Padre non lo vediamo: quindi non ci basta [quel che conosciamo]. Noi godiamo perché possiamo vedere te, ma tu mostraci il Padre, e questo ci basterà; noi non andremo a cercare altro ". Il Signore però volle rivelare all'apostolo che anch'Egli è " il fine ", che Egli è la sazietà, e con questo tirarlo fuori dalla sua convinzione inesatta. In realtà Filippo non riteneva di aver dinanzi agli occhi il Figlio di Dio, poiché lo vedeva nella forma dello schiavo 12. Per questo il Signore gli disse: Da tanto tempo sono con voi e non mi avete conosciuto? 13 Quando infatti tu cerchi il fine e non lo trovi in ciò che vedi, vai ancora in cerca del fine proprio per questo: che non lo vedi dinanzi a te. Gli disse: Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? 14

Beati coloro che senza aver visto crederanno.

5. A far questo siamo invitati dalla lettura successiva, quella che è stata proclamata oggi dal Vangelo: Questa è la volontà del Padre: Che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno 15. Cercavi il fine: puoi forse cercare qualcosa che sia dappiù della vita eterna? Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Che diremo, miei fratelli? Quali occhi andremo a cercare per [godere di] tale visione? Notate subito infatti come oggi ci venga presentata un'affermazione diversa ma simile a quella dei giorni scorsi, della quale già vi abbiamo parlato: L'opera di Dio è questa: credere in colui che egli ha mandato 16. E qui cosa si dice? Questa è la volontà del Padre 17; ed è come se dicesse: Questa è l'opera di Dio 18. Infatti chi compie l'opera di Dio fa la volontà di Dio. Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna 19. Aveva affermato due cose: [Chiunque vede]. Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato 20. Qui invece aggiunge: Chiunque vede e crede 21. I giudei lo videro, ma non credettero: ebbero una cosa, ma mancò loro l'altra. Come sarebbero potuti arrivare alla vita eterna senza questa seconda cosa? Essi, che videro il Cristo, non giunsero [al fine della vita eterna] perché non credettero; noi che abbiamo creduto senza vedere, cosa faremo? Con due cose infatti si merita la vita eterna:_col vedere e col credere; se ne manca una, non si consegue il premio della vita eterna. Ai giudei mancò una delle due cose, a noi manca l'altra: essi ebbero l'opportunità di vedere, ma non giunsero a credere; a noi è dato credere, ma è negato il vedere. Ebbene noi, inquanto crediamo in Lui pur non avendo visto, ecco che siamo detti beati dallo stesso nostro Signore in una delle sue predizioni 22. Infatti, quando Tommaso, uno dei Dodici toccò e ritoccò le cicatrici 23...

[Qui il Discorso s'interrompe prima della fine del foglio. Il campione del manoscritto era logoro e finiva così].

 

1 - Sal 17, 36.

2 - Sal 17, 36.

3 - Rm 10, 4.

4 - Sal 17, 36.

5 - Cf. Rm 9, 32.

6 - Cf. 1 Pt 2, 7-8.

7 - 1 Pt 2, 7-8.

8 - Cf. Fil 3, 1.

9 - Mc 1, 24 (Lc 4, 33).

10 - Gv 6, 29.

11 - Gv 14, 8.

12 - Cf. Fil 2, 7.

13 - Gv 14, 9.

14 - Gv 14, 10.

15 - Gv 6, 40.

16 - Gv 6, 29.

17 - Gv 6, 40.

18 - Gv 6, 29.

19 - Gv 6, 40.

20 - Gv 6, 29.

21 - Gv 6, 40.

22 - Cf. Gv 20, 29.

23 - Cf. Gv 20, 24-29.


Tre giudici illustri

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Nelle cronache dell’Oratorio leggiamo: «Nelle tre notti che precedettero l’ultimo giorno del 1860, Don Bosco fece tre sogni, come egli li chiama, ma che noi con tutta sicurezza per ciò che abbiamo veduto, sentito, provato, possiamo chiamare celesti visioni. Era lo stesso sogno ripetuto tre volte, ma sempre con circo stanze diverse».
Don Bosco lo raccontò l’ultima sera dell’anno 1860 a tutti i giovani radunati. Noi ne riassumiamo le scene più interessanti.
Per tre notti consecutive Don Bosco si trovò in campagna in compagnia dei suoi tre grandi amici: San Giuseppe Cafasso, Silvio Pellico e il Conte Cays, deputato al Parlamento Subalpino.
«La prima notte — racconta Don Bosco — la passammo discorrendo sopra vari punti di religione riguardanti specialmente i tempi che corrono. La seconda si passò in conferenze morali, in cui si sciolsero casi di coscienza spettanti la direzione dei giovani. La terza notte furono casi pratici con i quali conobbi l’interno morale di ciascun giovane in particolare. Nel primo giorno io non volevo dar retta al sogno perché il Signore ce lo proibisce nella Sacra Scrittura. Ma in questi giorni scorsi, dopo aver fatto parecchie esperienze, dopo aver preso parecchi giovani a parte e aver detto loro le cose tali e quali le avevo viste nel sogno, e che essi mi assicurarono essere proprio così, allora io non potei più dubitare che questa sia una grazia straordinaria che il Signore concede a tutti i figli dell’Oratorio. Io perciò mi trovo in obbligo di dirvi che il Signore vi fa sentire la sua voce, e guai a coloro che vi resistono».
In sintesi, Don Bosco aveva assistito a questa scena. C’era una gran sala. Seduti a un tavolo c’erano i tre personaggi nominati in veste di giudici. All’invito di Don Cafasso, Don Bosco fece entrare i giovani. Uno per uno, i giovani si presentavano con una cartella in mano, nella quale c’erano molti numeri da addizionare, e la consegnavano a quei signori. Questi, se la cartella era in regola e ben fornita di numeri, li addizionavano e la restituivano a ciascuno; la respingevano se vi erano cifre imbrogliate. I primi uscivano dalla sala felici e andavano a ricrearsi in cortile; gli altri invece uscivano tutti mesti e angustiati. Questa funzione durò a lungo, ma alcuni giovani non vollero entrare nella sala, perché ave vano la cartella vuota di numeri.
Quando Don Bosco e i tre personaggi uscirono dalla sala, videro i giovani che avevano la cartella in regola, che si ricreavano felici. Ne videro altri che stavano mesti in disparte. Don Bosco li osservò: alcuni avevano una benda agli occhi, altri erano immersi nella nebbia, altri avevano il capo attorniato da una nube, altri avevano il cuore pieno di terra. «Io li vidi — afferma Don Bosco — e li conobbi molto bene e li ho ancora così presenti alla mente che potrei nominarli uno per uno dal primo fino all’ultimo».
Intanto Don Bosco, col suo occhio vigile, notò che in cortile mancavano molti dei suoi giovani. Dopo varie ricerche, li trovò in un angolo del cortile.
«— Oh, spettacolo miserando! — esclamai.
Ne vedo uno coricato per terra, pallido come la morte; altri seduti sopra un basso e lurido scanno; altri sdraiati sopra uno sconcio pagliericcio. Giacevano gravemente infermi, chi nella lingua, chi negli occhi, chi nelle orecchie. Varie malattie affliggevano altri infelici: chi aveva il cuore tarlato e chi guasto e già corrotto; chi aveva una piaga e chi un’altra. Ve n’era persino uno tutto rosicchiato.
Questo spettacolo mi passava il cuore come un’acutissima spina, che però mi fu addolcita dalla vista di ciò che sto per raccontare.
Don Cafasso mi fa cenno di seguirlo e mi introduce in una sala splendida, tutta ornata d’oro, d’argento e di ogni più prezioso addobbo, illuminata da migliaia di lampade da cui emanava una luce che i miei occhi non potevano quasi sopportare. In mezzo a quella sala regale vi era un’ampia tavola piena di confetture di ogni specie. Vi erano amaretti quasi grossi come le munizioni dei soldati, biscotti così lunghi che uno solo sarebbe bastato a sfamare un giovane. Io mi slanciai subito a invitare i giovani ad assidersi a quella tavola. Ma Don Cafasso mi fermò gridando:
— Adagio! Solo quelli che hanno i conti aggiustati possono gustare quei dolci!
Mi acquietai e intanto mi posi a distribuire quei biscotti e quegli amaretti a quelli che Don Cafasso mi aveva indicato. Tutti ne ebbero a sazietà. Io mi compiacevo nel vedere i giovani mangiare con tanto gusto. Sul loro volto era dipinta la gioia; non parevano più i giovani dell’Oratorio, tanto erano trasfigurati ».
Quelli che erano rimasti senza dolci se ne stavano in un angolo malinconici e mortificati. Don Bosco ne fu commosso: erano anch’essi suoi figli; supplicò quindi ripetutamente Don Cafasso che gli permettesse di far parte dei dolci anche a loro. — No — rispose il Santo —; costoro non possono gustarli; fateli guarire e poi anch’essi ne mangeranno.
Don Bosco gli chiese che gli suggerisse il rimedio per guarire quei poveretti. Don Cafasso, in procinto di allontanarsi, per ben tre volte, con voce sempre più alta, gridò:
— State attento! State attento! State attento!
Così dicendo si dileguò con gli altri due personaggi.
Le parole di Don Cafasso, che di per sé possono apparire misteriose, dovettero riuscire evidenti ed eloquenti a Don Bosco, che ha sempre considerato come elemento essenziale del suo sistema educativo una assistenza amorevole, ma vigile e continua, che metta i giovani nella morale impossibilità di commettere mancanze.


9-28 Febbraio 26, 1910 Prima di morire, l’anima deve far morire tutto nel Divino Volere e nel amore.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continua il mio solito stato di privazione, e forse anche peggio. Oh! Dio, che scesa che ho fatto, mai me lo potevo immaginare di dover giungere a tale termine, ma spero almeno di non uscire mai, mai dal cerchio del suo Santissimo Volere; questo è tutto per me. Vorrei piangere il mio lacrimevole stato, e qualche volta lo faccio, ma Gesù mi rimprovera dicendomi:

(2) “Vuoi tu essere sempre bambina? Si vede che ho che fare con una bambina, non posso fidarmi di te, speravo di trovare in te l’eroismo del sacrificio per Me, ed invece trovo le lacrime d’una bambina che non vuole sacrificio”.

(3) E quindi, se piango si mostra più duro e fa qualcuna delle sue bravure, a non venire affatto per quel giorno. Onde debbo farmi forza a distornarmi il pianto e dico a Gesù: “Tu dici che per amor mi privi di Te, ed io per amor tuo accetto la tua privazione, per amor tuo non piango”. E se giungo a farlo si mostra un po’ più indulgente, altrimenti mi penitenza più forte di morire continuamente eppure vivere con la sua privazione. Onde avendo passato una giornata simile, per quanto ho fatto non ho potuto frenare le lacrime. Gesù me l’ha fatto pagare come io meritavo, ed a notte avanzata, avendone compassione, appena come se si avesse aperto una finestra di luce nella mia mente, si è fatto vedere e mi ha detto:

(4) “Non lo vuoi comprendere, che prima di morire devi morire a tutto, al patire, ai desideri, ai fervori, a tutto, e tutto deve morire nel mio Volere e nel mio amore. Ciò che s’eterna nel Cielo è la mia Volontà e l’amore, tutte le altre virtù finiscono: Pazienza, ubbidienza, patire, desideri; solo la Volontà mia e l’amore non finiscono mai, perciò nella mia Volontà e nell’amore devi tutto anticipatamente far morire. Tutti i miei santi, ed Io stesso non volli risparmiarmi d’essere abbandonato dal Padre, per morire in tutto nel Volere e nell’amore del Padre. Oh! quanto avrei voluto più patire! Oh! quanto desideravo di più fare per le anime! ma tutto questo morì nella Volontà ed amore del Padre, e così hanno fatto le anime che veramente mi hanno amato, e tu non lo vuoi comprendere”.