Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 25° settimana del tempo ordinario (San Vincenzo de Paoli)
Vangelo secondo Matteo 17
1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.2E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.3Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.4Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: "Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia".5Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo".6All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.7Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: "Alzatevi e non temete".8Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
9E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".
10Allora i discepoli gli domandarono: "Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?".11Ed egli rispose: "Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa.12Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro".13Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.
14Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo15che, gettatosi in ginocchio, gli disse: "Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua;16l'ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo".17E Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui".18E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.
19Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?".20Ed egli rispose: "Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile.21Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno".
22Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini23e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà". Ed essi furono molto rattristati.
24Venuti a Cafàrnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: "Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?".25Rispose: "Sì". Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: "Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?".26Rispose: "Dagli estranei". E Gesù: "Quindi i figli sono esenti.27Ma perché non si scandalizzino, va' al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te".
Numeri 27
1Le figlie di Zelofcad, figlio di Efer, figlio di Gàlaad, figlio di Machir, figlio di Manàsse, delle famiglie di Manàsse, figlio di Giuseppe, che si chiamavano Macla, Noa, Ogla, Milca e Tirza,2si accostarono e si presentarono davanti a Mosè, davanti al sacerdote Eleazaro, davanti ai capi e a tutta la comunità all'ingresso della tenda del convegno, e dissero:3"Nostro padre è morto nel deserto. Egli non era nella compagnia di coloro che si adunarono contro il Signore, non era della gente di Core, ma è morto a causa del suo peccato, senza figli maschi.4Perché dovrebbe il nome del padre nostro scomparire dalla sua famiglia, per il fatto che non ha avuto figli maschi? Dacci un possedimento in mezzo ai fratelli di nostro padre".5Mosè portò la loro causa davanti al Signore.6Il Signore disse a Mosè:7"Le figlie di Zelofcad dicono bene. Darai loro in eredità un possedimento tra i fratelli del loro padre e farai passare ad esse l'eredità del loro padre.8Parlerai inoltre agli Israeliti e dirai: Quando uno sarà morto senza lasciare un figlio maschio, farete passare la sua eredità alla figlia.9Se non ha neppure una figlia, darete la sua eredità ai suoi fratelli.10Se non ha fratelli, darete la sua eredità ai fratelli del padre.11Se non ci sono fratelli del padre, darete la sua eredità al parente più stretto nella sua famiglia e quegli la possiederà. Questa sarà per i figli di Israele una norma di diritto, come il Signore ha ordinato a Mosè".
12Il Signore disse a Mosè: "Sali su questo monte degli Abarim e contempla il paese che io dò agli Israeliti.13Quando l'avrai visto, anche tu sarai riunito ai tuoi antenati, come fu riunito Aronne tuo fratello,14perché trasgrediste l'ordine che vi avevo dato nel deserto di Sin, quando la comunità si ribellò e voi non dimostraste la mia santità agli occhi loro, a proposito di quelle acque". Sono le acque di Mèriba di Kades, nel deserto di Sin.15Mosè disse al Signore:16"Il Signore, il Dio della vita in ogni essere vivente, metta a capo di questa comunità un uomo17che li preceda nell'uscire e nel tornare, li faccia uscire e li faccia tornare, perché la comunità del Signore non sia un gregge senza pastore".18Il Signore disse a Mosè: "Prenditi Giosuè, figlio di Nun, uomo in cui è lo spirito; porrai la mano su di lui,19lo farai comparire davanti al sacerdote Eleazaro e davanti a tutta la comunità, gli darai i tuoi ordini in loro presenza20e lo farai partecipe della tua autorità, perché tutta la comunità degli Israeliti gli obbedisca.21Egli si presenterà davanti al sacerdote Eleazaro, che consulterà per lui il giudizio degli 'Urim' davanti al Signore; egli e tutti gli Israeliti con lui e tutta la comunità usciranno all'ordine di Eleazaro ed entreranno all'ordine suo".22Mosè fece come il Signore gli aveva ordinato; prese Giosuè e lo fece comparire davanti al sacerdote Eleazaro e davanti a tutta la comunità;23pose su di lui le mani e gli diede i suoi ordini come il Signore aveva comandato per mezzo di Mosè.
Siracide 10
1Un governatore saggio educa il suo popolo,
l'autorità di un uomo assennato sarà ben ordinata.
2Quale il governatore del popolo, tali i suoi ministri;
quale il capo di una città, tali tutti gli abitanti.
3Un re senza formazione rovinerà il suo popolo;
una città prospererà per il senno dei capi.
4Il governo del mondo è nelle mani del Signore;
egli vi susciterà al momento giusto l'uomo adatto.
5Il successo dell'uomo è nelle mani del Signore,
che investirà il magistrato della sua autorità.
6Non crucciarti con il tuo prossimo per un torto
qualsiasi;
non far nulla in preda all'ira.
7Odiosa al Signore e agli uomini è la superbia,
all'uno e agli altri è in abominio l'ingiustizia.
8L'impero passa da un popolo a un altro
a causa delle ingiustizie, delle violenze e delle
ricchezze.
9Perché mai si insuperbisce chi è terra e cenere?
Anche da vivo le sue viscere sono ripugnanti.
10La malattia è lunga, il medico se la ride;
chi oggi è re, domani morirà.
11Quando l'uomo muore eredita insetti, belve e vermi.
12Principio della superbia umana è allontanarsi dal
Signore,
tenere il proprio cuore lontano da chi l'ha creato.
13Principio della superbia infatti è il peccato;
chi vi si abbandona diffonde intorno a sé l'abominio.
Per questo il Signore rende incredibili i suoi castighi
e lo flagella sino a finirlo.
14Il Signore ha abbattuto il trono dei potenti,
al loro posto ha fatto sedere gli umili.
15Il Signore ha estirpato le radici delle nazioni,
al loro posto ha piantato gli umili.
16Il Signore ha sconvolto le regioni delle nazioni,
e le ha distrutte fin dalle fondamenta della terra.
17Le ha estirpate e annientate,
ha fatto scomparire dalla terra il loro ricordo.
18Non è fatta per gli uomini la superbia,
né per i nati di donna l'arroganza.
19Quale stirpe è onorata? La stirpe dell'uomo.
Quale stirpe è onorata? Coloro che temono il Signore.
20Quale stirpe è ignobile? La stirpe dell'uomo.
Quale stirpe è ignobile?
Coloro che trasgrediscono i comandamenti.
21Tra i fratelli è onorato il loro capo,
ma coloro che temono il Signore lo sono ai suoi occhi.
22Uno ricco, onorato o povero,
ponga il proprio vanto nel timore del Signore.
23Non è giusto disprezzare un povero assennato
e non conviene esaltare un uomo peccatore.
24Il nobile, il giudice e il potente sono onorati;
ma nessuno di loro è più grande di chi teme il Signore.
25Uomini liberi serviranno un servo sapiente;
un uomo intelligente non mormora per questo.
26Non fare il saccente nel compiere il tuo lavoro
e non gloriarti al momento del bisogno.
27Meglio uno che lavora e abbonda di tutto
che chi va in giro vantandosi e manca di cibo.
28Figlio, con modestia glorifica l'anima tua
e rendile onore secondo che merita.
29Chi darà ragione a uno che si dà torto da sé?
Chi stimerà uno che si disprezza?
30Un povero è onorato per la sua scienza,
un ricco è onorato per la sua ricchezza.
31Chi è onorato nella povertà,
quanto più lo sarà nella ricchezza?
Chi è disprezzato nella ricchezza,
quanto più lo sarà nella povertà?
Salmi 37
1'Di Davide.'
Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.
3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.
5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.
7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.
12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.
14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.
16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.
18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.
20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.
22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.
25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.
27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.
30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.
34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.
37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.
Geremia 6
1Mettetevi in salvo, figli di Beniamino,
fuori di Gerusalemme.
In Tekoa date fiato alle trombe;
innalzate segnali su Bet-Cherem,
perché dal settentrione si affaccia una sventura
e una grande rovina.
2È forse simile a un tenero prato
la figlia di Sion?
3Verso di essa muovono pastori
con i loro greggi;
le fissano le tende tutto intorno,
ognuno di loro pascola la sua parte.
4"Ingaggiate la santa battaglia contro di essa;
su, assaliamola in pieno giorno.
Noi sventurati! Già il giorno declina,
già si allungano le ombre della sera.
5Su, allora assaliamola di notte,
distruggiamo i suoi palazzi".
6Perché così dice il Signore degli eserciti:
"Tagliate i suoi alberi,
costruite un terrapieno davanti a Gerusalemme.
Essa è la città della menzogna,
in essa tutto è oppressione.
7Come una sorgente fa scorrere l'acqua,
così essa fa scorrere la sua iniquità.
Violenza e oppressione risuonano in essa,
dinanzi a me stanno sempre dolori e piaghe.
8Lasciati correggere, o Gerusalemme,
perché io non mi allontani da te
e non ti riduca a un deserto,
a una regione disabitata".
9Così dice il Signore degli eserciti:
"Racimolate, racimolate come una vigna
il resto di Israele;
stendi ancora la tua mano come un vendemmiatore
verso i suoi tralci".
10A chi parlerò
a chi scongiurerò perché mi ascoltino?
Ecco, il loro orecchio non è circonciso,
sono incapaci di prestare attenzione.
Ecco, la parola del Signore è per loro
oggetto di scherno; non la gustano.
11Io perciò sono pieno dell'ira del Signore,
non posso più contenerla.
"Riversala sui bambini nella strada,
e anche sull'adunanza dei giovani,
perché saranno presi insieme uomini e donne,
l'anziano e il decrepito.
12Le loro case passeranno a stranieri,
anche i loro campi e le donne,
perché io stenderò la mano
sugli abitanti di questo paese".
Oracolo del Signore.
13Perché dal piccolo al grande
tutti commettono frode;
dal profeta al sacerdote
tutti praticano la menzogna.
14Essi curano la ferita del mio popolo,
ma solo alla leggera, dicendo:
"Bene, bene!" ma bene non va,
15Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli,
ma non si vergognano affatto,
non sanno neppure arrossire.
"Per questo cadranno con le altre vittime,
nell'ora del castigo saranno prostrati", dice il Signore.
16Così dice il Signore:
"Fermatevi nelle strade e guardate,
informatevi circa i sentieri del passato,
dove sta la strada buona e prendetela,
così troverete pace per le anime vostre".
Ma essi risposero: "Non la prenderemo!".
17Io ho posto sentinelle presso di voi:
"Fate attenzione allo squillo di tromba".
Essi hanno risposto: "Non ci baderemo!".
18Per questo ascoltate, o popoli,
e sappi, o assemblea, ciò che avverrà di loro.
19Ascolta, o terra!
"Ecco, io mando contro questo popolo la sventura,
il frutto dei loro pensieri,
perché non hanno prestato attenzione alle mie parole
e hanno rigettato la mia legge.
20Perché mi offrite incenso portato da Saba
e la preziosa cannella che giunge da un paese lontano?
I vostri olocausti non mi sono graditi
e non mi piacciono i vostri sacrifici".
21Perciò dice il Signore:
"Ecco, io porrò per questo popolo
pietre di inciampo,
in esse inciamperanno insieme padri e figli;
vicini e amici periranno".
22Così dice il Signore:
"Ecco, un popolo viene da un paese del settentrione,
una grande nazione si muove dall'estremità della terra.
23Impugnano archi e lance;
sono crudeli, senza pietà.
Il loro clamore è quello di un mare agitato;
essi montano cavalli:
sono pronti come un solo guerriero alla battaglia
contro di te, figlia di Sion".
24"Abbiamo udito la loro fama,
ci sono cadute le braccia;
l'angoscia si è impadronita di noi,
come spasimo di partoriente".
25Non uscite nei campi
e non camminate per le strade,
perché la spada nemica
e il terrore sono tutt'intorno.
26Figlia del mio popolo, vestiti di sacco
e rotolati nella polvere.
Fa' lutto come per un figlio unico,
lamentati amaramente,
perché piomberà improvviso
il distruttore su di noi!
27Io ti ho posto come saggiatore fra il mio popolo,
perché tu conoscessi e saggiassi la loro condotta.
28Essi sono tutti ribelli,
spargono calunnie,
tutti sono corrotti.
29Il mantice soffia con forza,
il piombo è consumato dal fuoco;
invano si vuol raffinarlo a ogni costo,
le scorie non si separano.
30Scoria di argento si chiamano,
perché il Signore li ha rigettati.
Atti degli Apostoli 27
1Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio della coorte Augusta.2Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalonica.3Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure.4Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari5e, attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di Licia.6Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per l'Italia e ci fece salire a bordo.7Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmóne,8e costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale era la città di Lasèa.
9Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché era già passata la festa dell'Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo:10"Vedo, o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite".11Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle parole di Paolo.12E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l'inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.
13Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e costeggiavano da vicino Creta.14Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l'isola un vento d'uragano, detto allora "Euroaquilone".15La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva.16Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa;17la tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gòmene la nave. Quindi, per timore di finire incagliati nelle Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva.18Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico;19il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l'attrezzatura della nave.20Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta.
21Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse: "Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo e questo danno.22Tuttavia ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave.23Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che servo,24dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi compagni di navigazione.25Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato.26Ma è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola".
27Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche terra si avvicinava.28Gettato lo scandaglio, trovarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia.29Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno.30Ma poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e già stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prora, Paolo disse al centurione e ai soldati:31"Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo".32Allora i soldati recisero le gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare.
33Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: "Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza prender nulla.34Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto".35Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare.36Tutti si sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo.37Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone.38Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.
39Fattosi giorno non riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa.40Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare; al tempo stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia.41Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la violenza delle onde.42I soldati pensarono allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto,43ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo progetto; diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiunsero la terra;44poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra.
Capitolo LIII: La grazia di Dio non si confonde con ciò che ha sapore di cose terrene
Leggilo nella Biblioteca1. Preziosa, o figlio, è la mia grazia; essa non tollera di essere mescolata a cose esteriori e a consolazioni terrene. Perciò devi buttar via tutto ciò che ostacola la grazia, se vuoi che questa sia infusa in te. Procurati un luogo appartato, compiaciti di stare solo con te stesso, non andare cercando di chiacchierare con nessuno; effondi, invece, la tua devota preghiera a Dio, per conservare compunzione d'animo e purezza di coscienza. Il mondo intero, consideralo un nulla; alle cose esteriori anteponi l'occuparti di Dio. Ché non potresti attendere a me, e nello stesso tempo trovare godimento nelle cose passeggere. Occorre allontanarsi dalle persone che si conoscono e alle quali si vuole bene; occorre tenere l'animo sgombro da ogni conforto temporale. Ecco ciò che il santo apostolo Pietro chiede, in nome di Dio: che i seguaci di Cristo si conservino in questo mondo "come forestieri e pellegrini" (1Pt 2,11). Quanta sicurezza in colui che muore, senza essere legato alla terra dall'attaccamento per alcuna cosa. Uno spirito debole, invece, non riesce a mantenere il cuore tanto distaccato: l'uomo materiale non conosce la libertà dell'uomo interiore. Che se uno vuole veramente essere uomo spirituale, egli deve rinunciare a tutti, ai lontani e ai vicini; e guardarsi da se stesso più ancora che dagli altri. Se avrai vinto pienamente te stesso, facilmente soggiogherai tutto il resto. Trionfare di se medesimi è vittoria perfetta; giacché colui che domina se stesso - facendo sì che i sensi obbediscano alla ragione, e la ragione obbedisca in tutto e per tutto a Dio - questi è, in verità il vincitore di sé e signore del mondo.
2. Se brami elevarti a questa somma altezza, è necessario che tu cominci con coraggio, mettendo la scure alla radice, per poter estirpare totalmente la tua segreta inclinazione, contraria al volere di Dio e volta a te stesso e a tutto ciò che è tuo utile materiale. Da questo vizio, dall'amore di sé, contrarissimo alla volontà divina, deriva, si può dire, tutto quanto deve essere stroncato radicalmente. Domato e superato questo vizio, si farà stabilmente una grande pace e una grande serenità. Ma sono pochi quelli che si adoprano per morire del tutto a se stessi, e per uscire pienamente da se stessi. I più restano avviluppati, né sanno innalzarsi spiritualmente sopra di sé. Coloro che desiderano camminare con me senza impacci debbono mortificare tutti i loro affetti perversi e contrari all'ordine voluto da Dio, senza restare attaccati di cupido amore personale ad alcuna creatura.
Lettera ai cristiani di Smirne
Sant'Ignazio di Antiochia - Sant'Ignazio di Antiochia
Leggilo nella Biblioteca
Saluto
Ignazio, Teoforo, alla Chiesa di Dio Padre e dell'amato Gesù Cristo che ha ottenuto misericordia in ogni grazia, che è piena di fede e di carità, piena di ogni carisma, carissima a Dio e portatrice dello Spirito Santo, che sta a Smirne dell'Asia, il saluto migliore nello spirito irreprensibile e nella parola di Dio.
Inchiodati nel corpo e nell'anima alla croce di Cristo
I, 1. Gloria a Gesù Cristo Dio che vi ha resi così saggi. Ho constatato che siete perfetti nella fede che non muta, come inchiodati nel corpo e nell'anima alla croce di Gesù Cristo e confermati nella carità del Suo sangue. Siete pienamente convinti del Signore nostro, che è veramente della stirpe di David secondo la carne, Figlio di Dio secondo la volontà e la potenza di Dio, nato realmente dalla vergine, battezzato da Giovanni, perché ogni giustizia fosse compiuta da lui. Egli, sotto Ponzio Pilato e il tetrarca Erode, per noi fu veramente inchiodato nella carne, e dal frutto di ciò e dalla sua divina e beata passione noi
Il Signore soffrì realmente e risuscitò realmente
II. Tutto questo soffrì il Signore perché fossimo salvi. E soffrì realmente come realmente risuscitò se stesso, non come dicono alcuni infedeli, essi che sono apparenza, che soffrì in apparenza. Come pensano, avverrà loro di essere incorporei e simili ai demoni.
La risurrezione nella carne
III, 1. Sono convinto e credo che dopo la risurrezione egli era nella carne. 2. Quando andò da quelli che erano intorno a Pietro disse: "Prendete, toccatemi e vedete che non sono un demone senza corpo". E subito lo toccarono e credettero, al contatto della sua carne e del suo sangue. Per questo disprezzarono la morte e ne furono superiori. 3. Dopo la risurrezione mangiò e bevve con loro come nella carne, sebbene spiritualmente unito al Padre.
Sopportare tutto in Cristo
IV, 1. Questo vi raccomando, carissimi, sapendo che così l'avete nell'animo. Vi metto in guardia da queste belve in forma umana, che non solo non bisogna ricevere, ma se possibile neanche incontrare; (occorre) soltanto pregare per loro che si ravvedano, cosa difficile. Gesù Cristo, nostra vera vita, ne ha la potenza. Se è un'apparenza quanto è stato fatto dal Signore, anch'io sono in apparenza incatenato. Allora perché mi sono offerto alla morte? Per il fuoco, per la spada, per le belve? Ma vicino alla spada
La passione di Cristo, la nostra risurrezione
V, 1. Alcuni non conoscendolo lo rinnegano e più che mai sono da lui rinnegati. Difensori della morte più che della verità non li hanno convinti né i profeti né la legge di Mosè e sinora né il vangelo né le nostre sofferenze singole. 2. Di noi la pensano allo stesso modo. Cosa importa a me se uno mi loda e bestemmia il mio Signore, dicendo che non si è incarnato? Chi dicendo così lo rinnega completamente, è un necroforo. 3. Non mi è parso opportuno scrivere neanche i loro nomi che sono infedeli. Essi non sono per me da ricordare sino a quando non si convertono alla passione che è la nostra risurrezione.
La fede e la carità.
VI, 1. Nessuno si lasci ingannare; anche gli esseri celesti, la gloria degli angeli, i principi visibili ed invisibili se non credono nel sangue di Cristo hanno la loro condanna. "Chi può comprendere, comprenda". Il posto non inorgoglisca nessuno; tutto è la fede e la carità, cui nulla è da preferire. 2. Considerate quelli che hanno un'opinione diversa sulla grazia di Gesù Cristo che è venuto a noi come sono contrari al disegno di Dio. Non si curano della carità, né della vedova, né dell'orfano, né dell'oppresso, né di chi è prigioniero o libero, né di chi ha fame o sete.
Praticare la carità per risorgere
VII, 1. Stanno lontani dalla eucaristia e dalla preghiera perché non riconoscono che l'eucaristia è la carne del nostro salvatore Gesù Cristo che ha sofferto per i nostri peccati e che il Padre nella sua bontà ha risuscitato. Costoro che disconoscono il dono di Dio, nel giorno del giudizio, moriranno. Sarebbe meglio per loro praticare la carità per risorgere. Conviene star lontano da essi e non parlare con loro né in privato né in pubblico, per seguire invece i profeti e specialmente il vangelo nel quale è manifestata la passione e compiuta la risurrezione. Fuggite le faziosità come il principio dei mali.
Seguire il vescovo e il clero
VIII, 1. Come Gesù Cristo segue il Padre, seguite tutti il vescovo e i presbiteri come gli apostoli; venerate i diaconi come la legge di Dio. Nessuno senza il vescovo faccia qualche cosa che concerne la Chiesa. Sia ritenuta valida l'eucaristia che si fa dal vescovo o da chi è da lui delegato. 2. Dove compare il vescovo, là sia la comunità, come là dove c'è Gesù Cristo ivi è la Chiesa cattolica. Senza il vescovo non è lecito né battezzare né fare l'agape; quello che egli approva è gradito a Dio, perché tutto ciò che si fa sia legittimo e sicuro.
Onorare il vescovo
IX, 1. E' saggio del resto ritornare in senno, e sino a quando abbiamo tempo di convertirci a Dio. E' bello riconoscere Dio e il vescovo. Chi onora il vescovo viene onorato da Dio. Chi compie qualche cosa di nascosto dal vescovo serve il diavolo. Fate tutto nella carità, ne siete degni. In tutto avete confortato me e Gesù Cristo (conforta) voi. Assente e presente mi avete amato. Vi contraccambi Dio che raggiungerete sopportando tutto per lui.
La mia anima e le mie catene
X, 1. Bene avete fatto ad accogliere, come diaconi di Cristo Dio, Filone e Agatopo che mi accompagnano nella parola di Dio. Essi ringraziano il Signore per voi, poiché li avete confortati in ogni maniera. Nulla per voi andrà perduto. In cambio della vita sono per voi la mia stima e le mie catene che non avete disprezzato e di cui non vi siete vergognati. Neppure di voi si vergognerà la fede perfetta, Gesù Cristo.
Gioia per la Chiesa di Antiochia che ha riacquistato la pace
XI, 1. La vostra preghiera è giunta alla Chiesa di Antiochia in Siria, da dove, legato con queste catene preziose a Dio, saluto tutti, pur non essendo degno di appartenervi come ultimo di voi. Per (Sua) volontà sono stimato degno, non per mia coscienza, ma per la grazia di Dio, che prego mi sia data in pieno per raggiungerlo con la vostra preghiera. 2. Perché l'opera vostra sia perfetta in terra e in cielo, conviene che la vostra Chiesa, a gloria di Dio, elegga un inviato di Dio per andare in Siria a congratularsi con quei fedeli, perché hanno riacquistato la pace e ripreso la loro grandezza, ed è stato ricostituito il corpo della loro (comunità). Mi è parso, dunque, un'opera degna che uno di voi sia inviato con una lettera, per rallegrarsi con loro della serenità conseguita grazie a Dio, e del porto raggiunto con la vostra preghiera. Pensate cose perfette perché siete perfetti. Dio è pronto ad aiutare quelli che vogliono fare il bene.
Congedo
XII, 1. Vi saluta la carità dei fratelli di Troade, da dove anche vi scrivo per mezzo di Burro, che avete mandato con me insieme agli efesini, vostri fratelli, e che mi ha confortato in ogni cosa. E' utile che tutti lo imitino perché è un modello del servizio di Dio. La grazia lo ricompenserà in tutto. Saluto il vescovo degno di Dio ,'il venerabile presbiterato, i diaconi miei conservi e, uno ad uno, tutti insieme nel nome di Gesù Cristo, nella sua carne e nel suo sangue, nella passione e nella resurrezione corporale e spirituale, in unione a Dio e a voi. A voi la grazia, la misericordia, la pace e la pazienza per sempre.
XIII, 1. Saluto le famiglie dei miei fratelli, con le mogli e i figli, e le vergini chiamate vedove. Siate forti nella potenza dello Spirito. Vi saluta Filone che è con me. Saluto la famiglia di Tavia che prego sia rafforzata nella fede, nella carità corporale e spirituale. Saluto Alce, nome che mi è caro; l'impareggiabile Dafno ed Eutecno e tutti col loro nome. State bene nella grazia di Dio.
11 - L'insegnamento ricevuto da Maria santissima sui sette sacramenti
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca830. A compimento della bellezza e delle ricchezze della santa Chiesa, fu conveniente che Cristo, suo artefice e nostro redentore, istituisse i sette sacramenti. In essi volle depositare i tesori infiniti dei suoi meriti e, in un modo del tutto ineffabile, il sostegno, vero e reale, dell'Autore di ogni cosa, perché i figli fedeli si alimentassero con i suoi beni e si consolassero con la sua presenza, caparra di quella che sperano di godere eternamente, faccia a faccia. Fu anche necessario, per la pienezza di scienza e di grazia di Maria santissima, che questi misteri e tesori fossero riversati nel suo ardente cuore, affinché vi restasse depositata tutta la legge di grazia, alla maniera in cui stava nel suo santissimo Figlio. Difatti, in sua assenza ella doveva essere la maestra della Chiesa ed insegnare ai suoi primogeniti a venerare e ricevere i sacramenti con particolare scrupolosità.
831. Alla divina Signora tutto questo venne manifestato nel seno del suo santissimo Figlio, con una illuminazione nuova e distinta rispetto a ciascun mistero. Prima di tutto conobbe che l'antica legge della circoncisione doveva essere abolita, subentrando in sua vece il mirabile sacramento del battesimo. Ebbe cognizione che l'elemento sensibile di questo segno della grazia divina doveva essere l'acqua pura e semplice, e che la formula doveva consistere nell'invocazione delle tre divine Persone con i nomi di Padre e Figlio e Spirito Santo, affinché i fedeli professassero in modo esplicito la fede nella santissima Trinità. Venne anche a conoscenza del beneficio che Cristo, nostro Signore, doveva comunicare al battesimo: il sigillo efficace per santificarci più perfettamente e per liberarci da tutti i peccati e dalle pene conseguenti. Vide gli effetti mirabili che questo sacramento doveva produrre in tutti quelli che lo avrebbero ricevuto, rigenerandoli e rinnovandoli nello stato di figli adottivi ed eredi del regno dell'eterno Padre, e infondendo loro le virtù della fede, speranza e carità assieme a molte altre. Conobbe inoltre il carattere soprannaturale e spirituale che come sigillo regale si doveva imprimere, in virtù del battesimo, nelle anime per contrassegnare i figli della santa Chiesa. E tutto ciò che riguarda questo santo sacramento ed i suoi effetti fu parimenti conosciuto da Maria santissima. Ella subito, con ardente desiderio, chiese al suo santissimo Figlio di poter beneficiare di questo favore a suo tempo; sua Maestà glielo promise, e in seguito glielo concesse, come poi dirò.
832. La stessa cognizione ebbe la celeste Signora del sacramento della confermazione, che si sarebbe amministrato nella santa Chiesa dopo il battesimo. Difatti, quest'ultimo genera i figli della grazia, mentre la confermazione li rende robusti e valorosi per confessare la fede già ricevuta, e oltre a rafforzare in loro la prima grazia vi aggiunge la sua particolare, indirizzata al proprio fine. Di questo sacramento la divina Regina conobbe la materia, la formula, i ministri, gli effetti della grazia e il carattere che imprime nell'anima. Comprese anche il valore simbolico delle parole della formula, e del crisma, mistura composta di balsamo ed olio. Esso costituisce la materia di questo sacramento e rappresenta la luce delle opere buone e il profumo di Cristo, che i fedeli confessandolo diffondono con la loro vita. Maria in tutte queste rivelazioni elevava dall'intimo del cuore lodi, ringraziamenti e fervorose suppliche, affinché tutti gli uomini attingessero acqua dalle sorgenti del Salvatore, e riconoscendolo vero Dio e redentore godessero di tesori incomparabili. Ella piangeva amaramente la deplorevole perdita di molti che, secondo il Vangelo, per i loro peccati sarebbero rimasti privi di medicine tanto efficaci.
833. Nel terzo sacramento, la penitenza, la divina Signora conobbe la necessità di questo mezzo affinché le anime potessero ritornare nella grazia e nell'amicizia di Dio, che tante volte perdono per l'umana fragilità. Comprese anche quali parti e quali ministri doveva avere questo sacramento e la facilità con la quale i figli della Chiesa avrebbero potuto farne uso con effetti straordinari. E per tutto ciò che concerne questo beneficio, come vera madre di misericordia rese, con incredibile giubilo, speciali grazie al Signore nel vedere una medicina tanto semplice per peccati così reiterati, quali sono le colpe ordinarie degli uomini. Si prostrò, allora, a terra, ed in nome della Chiesa accettò e venerò il santo tribunale della confessione, nel quale con ineffabile clemenza il Signore ordinò che si risolvesse e dibattesse per le anime una causa di tal peso, come lo è quella della giustificazione e della vita eterna o della morte e della dannazione, affidando all'arbitrio dei sacerdoti la facoltà di assolvere dai peccati o di negare l'assoluzione.
834. Giunse la prudentissima Signora alla speciale conoscenza dell'eccelso mistero: il sacramento dell'eucaristia. Di questa meraviglia conobbe e comprese, con forza di penetrazione, insondabili segreti, incomprensibili anche per i più alti serafini. Infatti, le fu manifestato il modo soprannaturale in cui l'umanità e la divinità del suo santissimo Figlio sarebbero state presenti sotto le specie del pane e del vino, in virtù delle parole con le quali vengono consacrate e convertite nel suo corpo e nel suo sangue, restando misteriosamente gli accidenti senza soggetto. Le fu rivelato come Cristo sarebbe stato, nello stesso tempo, in tante e diverse parti; come sarebbe stato celebrato il sacro mistero della Messa per offrirlo in sacrificio all'eterno Padre sino alla fine dei secoli; come Cristo sarebbe stato adorato e venerato nei numerosi templi della santa Chiesa cattolica, sparsi per tutto il mondo, e gli effetti che avrebbe prodotto a seconda delle disposizioni d'animo di chi lo avrebbe ricevuto. Venne anche a sapere della fede dei cattolici, degli errori degli eretici contro questo incomparabile beneficio, e soprattutto dell'amore immenso con il quale il suo santissimo Figlio aveva stabilito di darsi come cibo di vita eterna ad ogni mortale.
835. In queste ed in molte altre sublimi rivelazioni che Maria santissima ebbe riguardo al venerabile sacramento dell'eucaristia, il suo ardentissimo cuore s'infiammò di un amore tutto nuovo, inaccessibile ad ogni comprensione umana. E sebbene per ogni verità di fede e per ogni sacramento che veniva a conoscere elevasse solenni cantici, dinanzi a questo grande mistero dilatò ancor più il suo cuore, e prostratasi a terra fece insolite dimostrazioni: di amore, di culto, di lode, di ringraziamento e di umiliazione per tutti coloro che avrebbero goduto di un beneficio così sublime; e di dolore e rammarico per quelli che lo avrebbero reso inefficace, ritorcendolo a proprio danno. Inoltre, si accese dell'ardente desiderio di vedere istituito questo sacramento al punto che, se la forza dell'Altissimo non l'avesse confortata, la violenza dei suoi affetti le avrebbe strappato la vita, benché lo stare alla presenza del suo santissimo Figlio appagasse la sete delle sue brame e la trattenesse sino al tempo opportuno. Comunque la divina Regina fin d'allora chiese a sua Maestà se avrebbe potuto ricevere il suo corpo sacramentato quando fosse giunto il momento della consacrazione, dicendo: «Altissimo Signor mio, vera vita dell'anima mia, meriterà questo vile verme ed obbrobrio degli uomini di ricevervi nel suo petto? Sarò così fortunata da accogliervi nel corpo e nell'anima mia? Sarà vostra dimora e vostro tabernacolo il mio seno perché riposiate ed io vi ospiti godendo dei vostri forti amplessi, e voi, amato mio, di quelli della vostra serva?».
836. Le rispose il divin Maestro: «Madre e colomba mia, molte volte mi riceverete nel sacramento, e dopo la mia morte e la mia salita al cielo godrete di questa consolazione, perché allora la mia continua dimora sarà la quiete del vostro candidissimo ed amoroso petto che io ho eletto come sede del mio compiacimento». La gran Regina con questa promessa del Signore si umiliò di nuovo e chinatasi fino a lambire la polvere gli rese grazie suscitando lo stupore e l'ammirazione degli angeli. Da quel momento in poi cominciò ad orientare tutti i suoi affetti e le sue opere al fine di prepararsi e disporsi a ricevere a suo tempo la santa comunione di suo Figlio sacramentato. In tutti gli anni che seguirono ella non dimenticò mai questo proposito, né venne meno a questa sua volontà. La sua memoria, come altre volte ho detto, era costante e tenace, come quella degli angeli, e la sua sapienza più sublime di quella di tutti loro. E siccome si ricordava sempre del mistero dell'eucaristia e degli altri, operava in tutto conformemente alla memoria e alla conoscenza che aveva. Da allora in poi, rivolse intense suppliche al Signore, affinché illuminasse i mortali per far loro conoscere e venerare questo altissimo sacramento, così che lo potessero ricevere degnamente. Se alcune volte giungiamo a comunicarci con questa disposizione - e il Signore stesso faccia in modo che ciò avvenga sempre -, oltre che ai meriti di sua Maestà, lo dobbiamo alle lacrime ed alle implorazioni della nostra divina Madre. Quando qualcuno, audacemente, ha la sfrontatezza di riceverlo nel peccato, sappia che oltre alla sacrilega ingiuria che arreca al suo Dio e redentore, offende anche la sua santissima Madre, perché disprezza e rende vani il suo amore, i suoi pii desideri, le sue orazioni, le sue lacrime e i suoi sospiri. Impegniamoci con tutte le forze per allontanarci da un delitto così orrendo!
837. Nel quinto sacramento, l'estrema unzione, Maria santissima ebbe cognizione del fine mirabile per cui il Signore lo istituì, e dell'elemento, della formula e del ministro inerenti alla sua celebrazione. L'elemento doveva essere olio di oliva debitamente benedetto, come simbolo di misericordia; la formula deprecativa doveva accompagnare l'unzione dei sensi, per mezzo dei quali pecchiamo; il ministro doveva essere soltanto il sacerdote. Le furono rivelati anche i fini e gli effetti di questo sacramento: il soccorso dei fedeli infermi in pericolo di vita e in punto di morte contro le insidie e le tentazioni del nemico, che in quell'ultima ora sono molte e terribili. Mediante questo sacramento vengono dati, a chi lo riceve degnamente, la grazia per recuperare le forze spirituali indebolite per i peccati commessi e - se è necessario - il sollievo alle sofferenze del corpo. Sempre per suo mezzo, l'animo si dispiega ad una nuova devozione e al desiderio di vedere Dio, e ottiene inoltre la remissione dei peccati veniali con l'estinzione di ciò che resta delle colpe mortali. Il corpo dell'infermo resta così segnato; infatti, sebbene questo sacramento non imprima il carattere, lascia il corpo come sigillato tanto da impedire al demonio di avvicinarvisi, perché per grazia vi è stato il Signore come in un suo tabernacolo. Per questo privilegio nel sacramento dell'estrema unzione si toglie a Lucifero la superiorità e il diritto che acquistò su di noi per il peccato originale e che si arroga per quelli attuali. E così il corpo del giusto, che deve risuscitare e godere di Dio nel suo intimo, con questo sacramento viene disposto ad unirsi con la propria anima. La nostra fedelissima Madre e signora conobbe tutto questo e lo apprezzò in nome dei fedeli.
838. Del sesto sacramento, l'ordine, ella comprese che la provvidenza del suo santissimo Figlio ordinava nella sua Chiesa i ministri corrispondenti ai sacramenti che istituiva, perché santificassero il corpo mistico dei fedeli e consacrassero il pane e il vino convertendoli nel corpo e nel sangue dello stesso Signore. Inoltre, venne a conoscere che, per conferire loro questa dignità superiore a quella di tutti gli altri uomini e dei medesimi angeli, l'Autore della grazia istituiva un nuovo sacramento di ordinazione e di consacrazione. Con questa cognizione le fu infusa una riverenza estrema verso la dignità dei sacerdoti; fin d'allora ella incominciò a rispettarli e a venerarli con profonda umiltà. Chiese all'Altissimo che rendesse i ministri degni e idonei all'ufficio loro assegnato, e che illuminasse i fedeli affinché li venerassero. Pianse, inoltre, le offese a Dio che gli uni e gli altri avrebbero commesso, venendo meno ai propri doveri. E poiché quello che ho sopra accennato l'ho già esposto in altre parti, ed in seguito parlerò ancora del grande rispetto che la Regina portava ai suoi sacerdoti, non mi trattengo per ora in questo. Maria santissima conobbe tutto ciò che riguarda la materia e la forma di questo sacramento, e gli effetti e i ministri che esso doveva avere.
839. Nel settimo ed ultimo sacramento, il matrimonio, la nostra divina Signora fu parimenti istruita sul fine che Cristo aveva nell'istituire un sacramento per benedire e santificare la propagazione dei fedeli e raffigurare, più efficacemente, il mistero del suo sposalizio spirituale con la santa Chiesa. Le fu rivelato come si doveva celebrare il matrimonio, quale forma e quale materia doveva avere, quali beni superni avrebbe riversato sui figli della santa Chiesa, e tutto quello che concerne i suoi effetti e la sua grazia. A motivo di questo, Maria santissima elevò cantici di lode e di ringraziamento in nome dei cattolici che avrebbero ricevuto questo beneficio. In seguito le vennero manifestati le cerimonie e i riti sacri, relativi al culto divino e al mantenimento dei buoni costumi, con i quali in futuro si sarebbe dovuta governare la Chiesa. Le furono svelate anche tutte le leggi che essa avrebbe dovuto promulgare per questo fine, ed in particolare i cinque precetti: partecipare alla Messa nei giorni di festa, confessarsi nei tempi opportuni e comunicarsi con il santissimo corpo di Cristo sacramentato, digiunare nei giorni assegnati, pagare le decime e presentare le primizie dei frutti che il Signore dà sulla terra.
840. Maria in tutti questi precetti ecclesiastici fu istruita sui misteri della giustificazione e sulla ragione che avevano, sugli effetti che avrebbero prodotto e sulla loro necessità nella santa Chiesa. I fedeli, osservando il primo di tutti questi comandamenti, avrebbero avuto dei giorni prestabiliti per cercare Dio, e per assistere al santo sacrificio della Messa, offerto per i vivi e per i defunti. In questa circostanza avrebbero rinnovato la professione di fede e la memoria della passione e della morte di Cristo nostro redentore e, cooperando alla grandezza di questo supremo sacrificio, avrebbero conseguito tanti frutti e beni quanti ne riceve la Chiesa stessa. Conobbe anche quanto fosse necessario per gli uomini riconoscere la negligenza che li porta a disprezzare, per lungo tempo, la possibilità accordata loro di ristabilirsi facilmente nella grazia e nell'amicizia di Dio, per mezzo della confessione sacramentale, e di confermarsi in esse con la santa comunione. Difatti, coloro che si dimenticano di ricorrere a questi due sacramenti, oltre al pericolo e al danno a cui si espongono, commettono anche un'altra ingiuria verso il loro Creatore: rendono vani i desideri di Dio e l'amore con cui istituì questi precetti per la nostra redenzione.
841. Lo stesso insegnamento ebbe la divina Regina sugli ultimi due precetti: digiunare e pagare le decime. Le fu manifestato quanto fosse necessario che i figli della santa Chiesa si impegnassero con tutte le forze a vincere i nemici, di ostacolo alla loro salvezza. Tanti negligenti ed infelici, infatti, non osservano la norma dell'astinenza per non soffocare le loro passioni, le quali, di solito, si fomentano con i vizi della carne; ma solo il digiuno, di cui ci diede singolare esempio il Maestro della vita, benché non dovesse vincere come noi il fomite del peccato, mortifica la carne. Maria santissima comprese anche come il pagamento delle decime fosse un ordine speciale del Signore, affinché i figli della santa Chiesa traessero dai beni temporali della terra il tributo dovuto al Creatore di tutto. Con tale gesto i fedeli riconoscono Dio come supremo Signore e lo ringraziano per i frutti della sua provvidenza. Le decime offerte si sarebbero poi convertite in alimenti per i sacerdoti e i ministri del la Chiesa , affinché fossero più riconoscenti al Signore, dalla cui mensa sono provvisti abbondantemente, ed attendessero alla salute spirituale dei fedeli e alla loro felicità. Il sudore del popolo si converte nel beneficio e nel sostentamento dei sacerdoti che così possono impegnarsi, in tutta la loro vita, nel culto divino e nel servizio della santa Chiesa.
842. Molto mi sono contenuta nell'esposizione di misteri così arcani, del modo in cui furono illustrati alla nostra celeste Imperatrice, e di ciò che operarono nel suo cuore ardente e magnanimo, con la cognizione che le diede il Capo della Chiesa. Mi ha frenato il timore di essere molto prolissa, e ancor più quello di sbagliare nel manifestare il mio intimo e quanto ha colto della rivelazione che mi è stata data; alle mie lacune supplirà la luce della santa fede che professiamo. Sarà questa, sorretta dalla prudenza e dalla pietà cristiana, che orienterà il cuore dei cattolici a venerare sacramenti così sublimi, e a contemplare l'armonia meravigliosa che sussiste tra leggi, dottrine, sacramenti e misteri che la Chiesa cattolica racchiude in sé, e con la quale si è mirabilmente governata sin dal principio e si governerà, salda e stabile, sino alla fine del mondo. L'insieme di tutte queste cognizioni si impresse in modo mirabile nell'intimo della nostra Regina e signora; qui - a nostro modo di intendere - Cristo redentore del mondo diede inizio all'edificazione della santa Chiesa. Egli la depositò tutta nella sua purissima Madre, affinché per prima godesse dei suoi tesori. Ricca della sovrabbondanza di questi benefici, ella poteva operare, amare, credere, sperare e rendere grazie per tutti gli altri mortali, e piangere i loro peccati perché per mezzo di questi non rimanesse ostruita la corrente di misericordia a favore del genere umano. Maria santissima doveva divenire come il documento pubblico, in cui Dio avrebbe iscritto tutto quanto doveva operare per la redenzione umana, con l'obbligo di adempirlo. Ella sarebbe stata la coadiutrice di Dio e avrebbe custodito nel suo cuore il memoriale delle meraviglie che egli voleva operare.
Insegnamento della Regina del cielo
843. Figlia mia, molte volte ti ho mostrato quanto ingiuriosa sia per l'Altissimo, e pericolosa per voi mortali, la negligenza verso le tante opere, misteriose e mirabili, che la sua divina clemenza dispose per il vostro riscatto, e che voi per trascuratezza disprezzate. Il mio materno amore mi sollecita a risvegliare in te questo ricordo ed il dolore di un danno così deplorevole. Dove sta il buon senso umano, se dinanzi ad un così grave pericolo i mortali disprezzano la loro salvezza eterna e la gloria del loro Creatore e redentore? Le porte della grazia e della gloria stanno aperte, eppure gli uomini non solo non vogliono varcarle, ma addirittura, quando la vita e la luce vanno incontro ad essi, per non farle entrare, chiudono le porte dei loro cuori, rimanendo nelle tenebre e nella morte. Oh, crudeltà disumana del peccatore! La sua infermità è mortale, e tra tutte è la più pericolosa, ma egli non vuole ricevere il rimedio che gratuitamente gli viene offerto. Quale defunto non si riconoscerebbe obbligato verso colui che gli restituisse la vita? Quale infermo non ringrazierebbe il medico per averlo guarito dal suo male? Se i figli degli uomini sanno essere grati a chi dà loro la salute e la vita - che presto sono destinati a perdere e che servono solo per restituirli a nuovi pericoli e travagli -, come possono essere così stolti e duri di cuore da non ringraziare né riconoscere chi dà loro la salvezza e la vita eterna e vuole riscattarli da quelle pene che non avranno fine e mai si potranno soppesare?
844. Ah, mia carissima! Come posso riconoscere per figli quelli che disprezzano così il mio unico ed amantissimo figlio e Signore e la sua generosa clemenza? Ben conoscono tale bontà gli angeli e i santi del cielo! Essi si meravigliano della villana ingratitudine e del pericolo che corrono i viventi; pertanto resta comprovata per loro la rettitudine della giustizia divina. In questa Storia ti ho resa partecipe di molti segreti, e adesso ti dichiaro ancor di più, affinché mi imiti e mi accompagni nell'amaro pianto che io versai per l'oltraggio arrecato a Dio dai mortali. Piangi le offese fatte a lui e cerca da parte tua di ripararle. Voglio che non passi giorno senza che tu renda un umile ringraziamento all'Autore di tutto, per aver istituito i santi sacramenti e per la pazienza che ha mostrato nel tollerare il cattivo uso di essi da parte dei fedeli perversi. Tu ricevi, invece, questi doni con profonda riverenza, fede e ferma speranza. E per l'amore che hai al sacramento della penitenza, cerca di accostarti ad esso con la disposizione e con i requisiti che insegnano la santa Chiesa e i suoi dottori, per riceverlo fruttuosamente. Ricorri ad esso ogni giorno con cuore umile e grato; e quando ti ritroverai nella colpa, non diffidare del suo rimedio. Lavati, e monda la tua anima, perché è grave riconoscersi macchiati dal peccato e rimanere per molto tempo o anche per un solo istante nella sua lordura.
845. Voglio soprattutto che tu comprenda lo sdegno di Dio onnipotente - anche se non lo potrai interamente conoscere - contro quelli che con audacia ricevono indegnamente questi santi sacramenti, ed in particolare il santissimo sacramento dell'altare. O anima, quale peso ha questa colpa dinanzi al Signore e ai santi! Non solo egli viene offeso dal peccato di chi lo riceve senza esserne degno, ma in sommo grado anche dalle irriverenze che si commettono nelle chiese, alla sua reale presenza. Come possono i figli della Chiesa dichiarare di avere fede nell'eucarestia e di rispettarla quando non solo non visitano né adorano Cristo sacramentato, ma commettono alla sua presenza sacrilegi tali che neanche i pagani ardiscono commettere nelle loro false sette? Questa è materia che richiederebbe molte ammonizioni e molti libri. Ti avverto, figlia mia, che gli uomini nel secolo presente hanno molto offeso la giustizia del Signore, e non meritano che vengano illuminati su ciò che la mia materna pietà desidera per il loro rimedio. Quello però che ora devono sapere è che essi saranno giudicati senza misericordia, come se si trattasse di servi malvagi ed infedeli, condannati dalla loro stessa bocca. Avvisa tutti quelli che vorranno ascoltarti. Consiglia loro che vadano ogni giorno nelle chiese dove è presente il Santissimo Sacramento per adorarlo e venerarlo, e che, ascoltando la Messa , cerchino di comportarsi con grande rispetto. Gli uomini non sanno quali benefici perdono non adempiendo questi doveri!
Buenos Ayres (Argentina), 13 ottobre 1981. Anniversario dell'ultima apparizione di Fatima. Una interiore ferita.
Don Stefano Gobbi
«Ti trovi oggi a Lujan, nel più celebre Santuario di questa grande Nazione, ove sono tanto amata e venerata. Con un Cenacolo ricordi l'anniversario della mia ultima apparizione, avvenuta a Fatima nel 1917,in questo stesso giorno. Tutto il disegno, che ora sto compiendo, allora vi era stato svelato. Entrate nel periodo di tempo più difficile e decisivo.
Vivete gli ultimi anni di questo secolo, in cui si è già svolta grande parte della battaglia fra la vostra Celeste Condottiera e il suo Avversario. Ora state vivendo la sua fase conclusiva. Per questo vi preparo ogni giorno, nella fiducia e nella preghiera, a vivere le ore più dolorose. Con l'ansia e la preoccupazione di una Madre, che vede quanto grande sia il pericolo che correte, vi invito ancora a ritornare a Dio che tutti vi attende per donarvi il suo perdono e il suo amore di Padre. Guardate con quanti segni accompagno questa mia domanda angosciata...
Con i messaggi e le apparizioni, che compio in molte parti del mondo, con le mie numerose lacrimazioni, anche di sangue, voglio farvi comprendere che l'ora è grave, che la coppa della giustizia divina è ormai colma.
Una interiore ferita viene recata al mio Cuore di Mamma nel vedere che questi segni straordinari non vengono né creduti, né accolti. Che cosa ancora posso fare per voi, miei poveri figli, così minacciati ed esposti al pericolo? In un estremo tentativo di salvezza vi dono il sicuro rifugio del mio Cuore Immacolato. Da ogni parte del mondo vi chiamo, con questa mia Opera, ad entrare in questo rifugio con la vostra consacrazione. E tu, mio piccolo, condotto e portato da Me, vai in ogni parte del mondo per portare a tutti il mio materno richiamo. La mia ora è giunta. (...) Elevate al Padre un forte grido di implorazione e di riparazione. Dal Cuore divino del Figlio possano scendere fiumi di misericordia sul mondo, che, dalla potente azione dello Spirito Santo, sarà interamente rinnovato, perché in esso possa risplendere la gloria di Dio Padre».