Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Se sei totalmente abbandonato in Dio, non fai caso se di te si dice bene piuttosto che male. Gesù è stato disonorato, coperto di sputi, di ingiurie, di tradimenti e tu vorresti conservare intatta la tua reputazione e tuo onore? Ma questo sarebbe una contraddizione. Non aver paura di comprometterti con Gesù. Come puoi stare tranquillo quando vedi che tutti parlano bene di te e ti tengono in grande considerazione? Se in questo periodo Gesù ti dà  tante Grazie e sperimenti la Sua costante consolazione, ringrazia il Signore. Ma se Lui decide di portarti un po' avanti nel cammino di perfezione, allora preparati alla persecuzione. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 25° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 12

1Gesù si mise a parlare loro in parabole: "Un uomo 'piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre', poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano.2A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna.3Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote.4Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti.5Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero.6Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!7Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra.8E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri.10Non avete forse letto questa Scrittura:

'La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo;'
11'dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri'"?

12Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono.

13Gli mandarono però alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso.14E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. È lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?".15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda".16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare".17Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui.

18Vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo:19"Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che 'se muore il fratello di uno' e lascia la moglie 'senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello'.20C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza;21allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente,22e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna.23Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie".24Rispose loro Gesù: "Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?25Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.26A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: 'Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe'?27Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore".

28Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?".29Gesù rispose: "Il primo è: 'Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore';30'amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore', con tutta la tua mente 'e con tutta la tua forza'.31E il secondo è questo: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'. Non c'è altro comandamento più importante di questi".32Allora lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è 'unico e non v'è altri all'infuori di lui';33'amarlo con tutto il cuore', con tutta la mente 'e con tutta la forza' e 'amare il prossimo come se stesso' val più di tutti gli olocausti e i sacrifici".34Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

35Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: "Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide?36Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo:

'Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi'.

37Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?". E la numerosa folla lo ascoltava volentieri.

38Diceva loro mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze,39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.40Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave".

41E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.42Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.43Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.44Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere".


Genesi 49

1Quindi Giacobbe chiamò i figli e disse: "Radunatevi, perché io vi annunzi quello che vi accadrà nei tempi futuri.

2Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe,
ascoltate Israele, vostro padre!

3Ruben, tu sei il mio primogenito,
il mio vigore e la primizia della mia virilità,
esuberante in fierezza ed esuberante in forza!
4Bollente come l'acqua, tu non avrai preminenza,
perché hai invaso il talamo di tuo padre
e hai violato il mio giaciglio su cui eri salito.
5Simeone e Levi sono fratelli,
strumenti di violenza sono i loro coltelli.
6Nel loro conciliabolo non entri l'anima mia,
al loro convegno non si unisca il mio cuore.
Perché con ira hanno ucciso gli uomini
e con passione hanno storpiato i tori.
7Maledetta la loro ira, perché violenta,
e la loro collera, perché crudele!
Io li dividerò in Giacobbe
e li disperderò in Israele.
8Giuda, te loderanno i tuoi fratelli;
la tua mano sarà sulla nuca dei tuoi nemici;
davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre.
9Un giovane leone è Giuda:
dalla preda, figlio mio, sei tornato;
si è sdraiato, si è accovacciato come un leone
e come una leonessa; chi oserà farlo alzare?
10Non sarà tolto lo scettro da Giuda
né il bastone del comando tra i suoi piedi,
finché verrà colui al quale esso appartiene
e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli.
11Egli lega alla vite il suo asinello
e a scelta vite il figlio della sua asina,
lava nel vino la veste
e nel sangue dell'uva il manto;
12lucidi ha gli occhi per il vino
e bianchi i denti per il latte.
13Zàbulon abiterà lungo il lido del mare
e sarà l'approdo delle navi,
con il fianco rivolto a Sidòne.
14Issacar è un asino robusto,
accovacciato tra un doppio recinto.
15Ha visto che il luogo di riposo era bello,
che il paese era ameno;
ha piegato il dorso a portar la soma
ed è stato ridotto ai lavori forzati.
16Dan giudicherà il suo popolo
come ogni altra tribù d'Israele.
17Sia Dan un serpente sulla strada,
una vipera cornuta sul sentiero,
che morde i garretti del cavallo
e il cavaliere cade all'indietro.
18Io spero nella tua salvezza, Signore!
19Gad, assalito da un'orda,
ne attacca la retroguardia.
20Aser, il suo pane è pingue:
egli fornisce delizie da re.
21Nèftali è una cerva slanciata
che da' bei cerbiatti.
22Germoglio di ceppo fecondo è Giuseppe;
germoglio di ceppo fecondo presso una fonte,
i cui rami si stendono sul muro.
23Lo hanno esasperato e colpito,
lo hanno perseguitato i tiratori di frecce.
24Ma è rimasto intatto il suo arco
e le sue braccia si muovon veloci
per le mani del Potente di Giacobbe,
per il nome del Pastore, Pietra d'Israele.
25Per il Dio di tuo padre - egli ti aiuti!
e per il Dio onnipotente - egli ti benedica!
Con benedizioni del cielo dall'alto,
benedizioni dell'abisso nel profondo,
benedizioni delle mammelle e del grembo.
26Le benedizioni di tuo padre sono superiori
alle benedizioni dei monti antichi,
alle attrattive dei colli eterni.
Vengano sul capo di Giuseppe
e sulla testa del principe tra i suoi fratelli!
27Beniamino è un lupo che sbrana:
al mattino divora la preda
e alla sera spartisce il bottino.

28Tutti questi formano le dodici tribù d'Israele, questo è ciò che disse loro il loro padre, quando li ha benedetti; ognuno egli benedisse con una benedizione particolare.
29Poi diede loro quest'ordine: "Io sto per essere riunito ai miei antenati: seppellitemi presso i miei padri nella caverna che è nel campo di Efron l'Hittita,30nella caverna che si trova nel campo di Macpela di fronte a Mamre, nel paese di Canaan, quella che Abramo acquistò con il campo di Efron l'Hittita come proprietà sepolcrale.31Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia.32La proprietà del campo e della caverna che si trova in esso proveniva dagli Hittiti".
33Quando Giacobbe ebbe finito di dare questo ordine ai figli, ritrasse i piedi nel letto e spirò e fu riunito ai suoi antenati.


Salmi 65

1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. Canto.'

2A te si deve lode, o Dio, in Sion;
a te si sciolga il voto in Gerusalemme.
3A te, che ascolti la preghiera,
viene ogni mortale.
4Pesano su di noi le nostre colpe,
ma tu perdoni i nostri peccati.

5Beato chi hai scelto e chiamato vicino,
abiterà nei tuoi atrii.
Ci sazieremo dei beni della tua casa,
della santità del tuo tempio.
6Con i prodigi della tua giustizia,
tu ci rispondi, o Dio, nostra salvezza,
speranza dei confini della terra
e dei mari lontani.

7Tu rendi saldi i monti con la tua forza,
cinto di potenza.
8Tu fai tacere il fragore del mare,
il fragore dei suoi flutti,
tu plachi il tumulto dei popoli.
9Gli abitanti degli estremi confini
stupiscono davanti ai tuoi prodigi:
di gioia fai gridare la terra,
le soglie dell'oriente e dell'occidente.

10Tu visiti la terra e la disseti:
la ricolmi delle sue ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu fai crescere il frumento per gli uomini.
Così prepari la terra:
11Ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge
e benedici i suoi germogli.
12Coroni l'anno con i tuoi benefici,
al tuo passaggio stilla l'abbondanza.

13Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.
14I prati si coprono di greggi,
le valli si ammantano di grano;
tutto canta e grida di gioia.


Salmi 12

1'Al maestro del coro. Sull'ottava. Salmo. Di Davide.'

2Salvami, Signore! Non c'è più un uomo fedele;
è scomparsa la fedeltà tra i figli dell'uomo.
3Si dicono menzogne l'uno all'altro,
labbra bugiarde parlano con cuore doppio.

4Recida il Signore le labbra bugiarde,
la lingua che dice parole arroganti,
5quanti dicono: "Per la nostra lingua siamo forti,
ci difendiamo con le nostre labbra:
chi sarà nostro padrone?".

6"Per l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri,
io sorgerò - dice il Signore -
metterò in salvo chi è disprezzato".
7I detti del Signore sono puri,
argento raffinato nel crogiuolo,
purificato nel fuoco sette volte.

8Tu, o Signore, ci custodirai,
ci guarderai da questa gente per sempre.
9Mentre gli empi si aggirano intorno,
emergono i peggiori tra gli uomini.


Geremia 49

1Sugli Ammoniti.
Dice il Signore:
"Israele non ha forse figli,
non ha egli alcun erede?
Perché Milcom ha ereditato la terra di Gad
e il suo popolo ne ha occupate le città?
2Perciò ecco, verranno giorni
- dice il Signore -
nei quali io farò udire a Rabbà degli Ammoniti
fragore di guerra;
essa diventerà un cumulo di rovine,
le sue borgate saranno consumate dal fuoco,
Israele spoglierà i suoi spogliatori,
dice il Signore.
3Urla, Chesbòn, arriva il devastatore;
gridate, borgate di Rabbà,
cingetevi di sacco, innalzate lamenti
e andate raminghe con tagli sulla pelle,
perché Milcom andrà in esilio,
insieme con i suoi sacerdoti e i suoi capi.
4Perché ti vanti delle tue valli,
figlia ribelle?
Confidi nelle tue scorte ed esclami:
Chi verrà contro di me?
5Ecco io manderò su di te il terrore
- parola del Signore Dio degli eserciti -
da tutti i dintorni.Voi sarete scacciati, ognuno per la sua via,
e non vi sarà nessuno che raduni i fuggiaschi.
6Ma dopo cambierò la sorte
degli Ammoniti".
Parola del Signore.

7Su Edom.
Così dice il Signore degli eserciti:
"Non c'è più sapienza in Teman?
È scomparso il consiglio dei saggi?
È svanita la loro sapienza?
8Fuggite, partite, nascondetevi in un luogo segreto,
abitanti di Dedan,
poiché io mando su Esaù la sua rovina,
il tempo del suo castigo.
9Se vendemmiatori verranno da te,
non lasceranno nulla da racimolare.
Se ladri notturni verranno da te,
saccheggeranno quanto loro piace.
10Poiché io intendo spogliare Esaù,
rivelo i suoi nascondigli
ed egli non ha dove nascondersi.
La sua stirpe, i suoi fratelli, i suoi vicini
sono distrutti ed egli non è più.
11Lascia i tuoi orfani, io li farò vivere,
le tue vedove confidino in me!

12Poiché così dice il Signore: Ecco, coloro che non erano obbligati a bere il calice lo devono bere e tu pretendi di rimanere impunito? Non resterai impunito, ma dovrai berlo13poiché io ho giurato per me stesso - dice il Signore - che Bozra diventerà un orrore, un obbrobrio, un deserto, una maledizione e tutte le sue città saranno ridotte a rovine perenni.

14Ho udito un messaggio da parte del Signore,
un messaggero è stato inviato fra le nazioni:
Adunatevi e marciate contro di lui!
Alzatevi per la battaglia.
15Poiché ecco, ti renderò piccolo fra i popoli
e disprezzato fra gli uomini.
16La tua arroganza ti ha indotto in errore,
la superbia del tuo cuore;
tu che abiti nelle caverne delle rocce,
che ti aggrappi alle cime dei colli,
anche se ponessi, come l'aquila, in alto il tuo nido,
di lassù ti farò precipitare. Oracolo del Signore.

17Edom sarà oggetto di orrore; chiunque passerà lì vicino ne resterà attonito e fischierà davanti a tutte le sue piaghe.18Come nello sconvolgimento di Sòdoma e Gomorra e delle città vicine - dice il Signore - non vi abiterà più uomo né vi fisserà la propria dimora un figlio d'uomo.19Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un baleno io lo scaccerò di là e il mio eletto porrò su di esso; poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me?20Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Edom e le decisioni che egli ha prese contro gli abitanti di Teman.

Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge,
e per loro sarà desolato il loro prato.
21Al fragore della loro caduta tremerà la terra.
Un grido! Fino al Mare Rosso se ne ode l'eco.
22Ecco, come l'aquila, egli sale e si libra,
espande le ali su Bozra.
In quel giorno il cuore dei prodi di Edom
sarà come il cuore di una donna nei dolori del parto".

23Su Damasco.

"Amat e Arpad sono piene di confusione,
perché hanno sentito una cattiva notizia;
esse sono agitate come il mare, sono in angoscia,
non possono calmarsi.
24Spossata è Damasco, si volge per fuggire;
un tremito l'ha colta,
angoscia e dolori l'assalgono
come una partoriente.
25Come fu abbandonata la città gloriosa,
la città del tripudio?
26Cadranno i suoi giovani nelle sue piazze
e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno.
Oracolo del Signore degli eserciti.
27Appiccherò il fuoco alle mura di Damasco
e divorerà i palazzi di Ben-Hadàd".

28Su Kedàr e sui regni di Cazòr, che Nabucodònosor re di Babilonia sconfisse.

Così dice il Signore:
"Su, marciate contro Kedàr,
saccheggiate i figli dell'oriente.
29Prendete le loro tende e le loro pecore,
i loro teli da tenda, tutti i loro attrezzi;
portate via i loro cammelli;
un grido si leverà su di loro: Terrore all'intorno!
30Fuggite, andate lontano, nascondetevi in luoghi segreti
o abitanti di Cazòr - dice il Signore -
perché ha ideato un disegno contro di voi.
Nabucodònosor re di Babilonia
ha preparato un piano contro di voi.
31Su, marciate contro la nazione tranquilla,
che vive in sicurezza. Oracolo del Signore.
Essa non ha né porte né sbarre
e vive isolata.
32I suoi cammelli saranno portati via come preda
e la massa dei suoi greggi come bottino.
Disperderò a tutti i venti
coloro che si tagliano i capelli alle tempie,
da ogni parte farò venire la loro rovina.
Parola del Signore.
33Cazòr diventerà rifugio di sciacalli,
una desolazione per sempre;
nessuno vi dimorerà più,
non vi abiterà più un figlio d'uomo".

34Parola che il Signore rivolse al profeta Geremia riguardo all'Elam all'inizio del regno di Sedecìa re di Giuda.

35"Dice il Signore degli eserciti:
Ecco io spezzerò l'arco dell'Elam,
il nerbo della sua potenza.
36Manderò contro l'Elam i quattro venti
dalle quattro estremità del cielo
e li sparpaglierò davanti a questi venti;
non ci sarà nazione
in cui non giungeranno
i profughi dell'Elam.
37Incuterò terrore negli Elamiti davanti ai loro nemici
e davanti a coloro che vogliono la loro vita;
manderò su di essi la sventura,la mia ira ardente. Parola del Signore.
Manderò la spada a inseguirli
finché non li avrò sterminati.
38Porrò il mio trono sull'Elam
e farò morire il re e i capi.
Oracolo del Signore.
39Ma negli ultimi giorni
cambierò la sorte dell'Elam". Parola del Signore.


Atti degli Apostoli 7

1Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio così?".2Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il 'Dio della gloria' apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran,3'e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e va' nella terra che io ti indicherò'.4Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate,5ma non gli diede alcuna proprietà in esso, 'neppure quanto l'orma di un piede', ma gli promise 'di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui', sebbene non avesse ancora figli.6Poi Dio parlò così: 'La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni'.7'Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia', disse Dio: 'dopo potranno uscire e mi adoreranno' in questo luogo.8E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e 'lo circoncise l'ottavo giorno' e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi.9Ma i patriarchi, 'gelosi di Giuseppe, lo vendettero' schiavo 'in Egitto. Dio però era con lui'10e lo liberò da tutte le sue afflizioni e 'gli diede grazia' e saggezza 'davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa'.11'Venne una carestia su tutto l'Egitto' e 'in Canaan' e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare.12'Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano', vi inviò i nostri padri una prima volta;13la seconda volta Giuseppe 'si fece riconoscere dai suoi fratelli' e fu nota al faraone la sua origine.14Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, 'settantacinque persone in tutto'.15E Giacobbe 'si recò in Egitto, e qui egli morì' come anche i nostri padri;16'essi furono poi trasportati in Sichem' e posti 'nel sepolcro che Abramo aveva acquistato' e pagato in denaro 'dai figli di Emor, a Sichem'.
17Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo 'crebbe e si moltiplicò' in Egitto,18finché 'salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe'.19Questi, 'adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò' i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non 'sopravvivessero'.20In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; 'egli fu allevato per tre mesi' nella casa paterna, poi,21essendo stato esposto, 'lo raccolse la figlia del faraone' e lo allevò 'come figlio'.22Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere.23Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai 'suoi fratelli, i figli di Israele',24e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, 'uccidendo l'Egiziano'.25Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero.26Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro?27Ma 'quello che maltrattava il vicino' lo respinse, dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi'?28'Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano'?29'Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian', dove ebbe due figli.
30Passati quarant'anni, 'gli apparve nel deserto del monte' Sinai 'un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente'.31Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore:32'Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe'. Esterrefatto, Mosè non osava guardare.33'Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa'.34'Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto'.35Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice'?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto.36Egli li fece uscire, compiendo 'miracoli e prodigi nella terra d'Egitto', nel Mare Rosso, e 'nel deserto per quarant'anni'.37Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: 'Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me'.38Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi.39Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e 'si volsero' in cuor loro 'verso l'Egitto',40dicendo ad Aronne: 'Fa' per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto'.41E in quei giorni 'fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici' all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani.42Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell''esercito del cielo', come è scritto nel libro dei Profeti:

43'Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati' per adorarli!
'Perciò vi deporterò al di là' di Babilonia.

44I nostri padri avevano nel deserto 'la tenda della testimonianza', come aveva ordinato colui che 'disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto'.45E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella 'conquista dei popoli' che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide.46Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò 'di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe';47'Salomone' poi 'gli edificò una casa'.48Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:

49'Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?'
50'Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?'

51'O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie', voi sempre 'opponete resistenza allo Spirito Santo'; come i vostri padri, così anche voi.52Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;53voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata".
54All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.

55Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra56e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".57Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,58lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.59E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".60Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì.


Capitolo XXIV: Guardarsi dall’indagare curiosamente la vita degli altri

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1. Figlio, non essere curioso; non prenderti inutili affanni. Che t'importa di questo e di quello? "Tu segui me" (Gv 21,22). Che ti importa che quella persona sia di tal fatta, o diversa, o quell'altra agisca e dica così e così? Tu non dovrai rispondere per gli altri; al contrario renderai conto per te stesso. Di che cosa dunque ti vai impicciando? Ecco, io conosco tutti, vedo tutto ciò che accade sotto il sole e so la condizione di ognuno: che cosa uno pensi, che cosa voglia, a che cosa miri la sua intenzione. Tutto deve essere, dunque, messo nelle mie mani. E tu mantieniti in pace sicura, lasciando che altri si agiti quanto crede, e metta agitazione attorno a sé: ciò che questi ha fatto e ciò che ha detto ricadrà su di lui, poiché, quanto a me, non mi può ingannare.  

2. Non devi far conto della vanità di un grande nome, né delle molte amicizie, né del particolare affetto di varie persone: tutte cose che sviano e danno un profondo offuscamento di spirito. Invece io sarò lieto di dirti la mia parola e di palesarti il mio segreto, se tu sarai attento ad avvertire la mia venuta, con piena apertura del cuore. Stai dunque in guardia, veglia in preghiera (1 Pt 4,7), e umiliati in ogni cosa (Sir 3,20).


LETTERA 258: Agostino al vecchio amico Marziano divenuto catecumeno e perciò davvero amico (n. 1) spiega in che consiste la vera amicizia.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta dopo il 395.

Agostino al vecchio amico Marziano divenuto catecumeno e perciò davvero amico (n. 1) spiega in che consiste la vera amicizia (nn. 2-4) esortandolo a ricevere il battesimo e gli altri sacramenti dei fedeli (n. 5).

A MARZIANO, SIGNORE MERITAMENTE ILLUSTRE E FRATELLO DILETTISSIMO E DEGNISSIMO D'AFFETTO IN CRISTO, AGOSTINO INVIA SALUTI NEL SIGNORE

La vera amicizia secondo Cicerone.

1. Mi sono strappato o meglio mi sono sottratto di nascosto e, per così dire, ho trafugato me stesso alla moltitudine delle mie occupazioni per scrivere a te, amico di vecchia data, che però non possedevo, fintantoché non ti possedevo in Cristo. Poiché tu sai bene come ha definito l'amicizia Tullio, il più grande oratore romano, come lo chiama un tale 1: L'amicizia - afferma egli e lo afferma molto giustamente - è il perfetto accordo su tutte le cose divine e umane, accompagnato da benevolo affetto 2. Tu invece, mio carissimo, un tempo eri d'accordo con me nelle cose umane, allorquando io desideravo di goderle alla maniera del volgo; tu inoltre, affinché io potessi arrivare a ottenere quelle cose di cui ora mi pento, t'adoperavi con ogni sforzo per assecondarmi, e con tutti gli altri miei amici eri anzi tra i primi a gonfiare le vele delle mie passioni col vento delle lodi; al contrario nelle cose divine, delle quali a quel tempo non m'era brillata alcuna verità, la nostra amicizia zoppicava certamente riguardo alla parte più importante di quella definizione. La nostra infatti era una perfetta intesa solo sulle cose umane, ma non anche su quelle divine, anche se accompagnata da benevolo affetto.

Come eliminare i contrasti tra amici.

2. Anche dopo ch'io cessai di desiderare le cose terrene, tu veramente continuasti a volermi bene e m'auguravi ch'io stessi bene quanto al benessere mortale e fossi felice per la prosperità delle cose che suole augurarsi il mondo. Anche in tal modo pertanto esisteva fra te e me, in discreta misura, una dolce e affettuosa intesa sulle cose umane. Ora invece con quali parole potrei esprimere la gioia che provo per te, dal momento che colui il quale in modo imperfetto ho avuto per amico, ora l'ho per vero amico? Si è aggiunto infatti l'accordo sulle cose divine, poiché tu che un tempo, con graditissima benevolenza, trascorresti con me la vita temporale, hai ora cominciato ad essere unito con me nella speranza della vita immortale. Ora sì che tra noi non c'è alcun disaccordo nemmeno sulle cose umane, dal momento che le valutiamo secondo la conoscenza che abbiamo delle cose divine, per non attribuire loro maggior peso di quel ch'è richiesto a giustissimo titolo dalla loro limitatezza, ma senza far oltraggio al loro creatore, Signore delle cose celesti e terrestri, rigettandole con ingiusto disprezzo. Avviene in tal modo, che tra amici tra i quali non c'è perfetto accordo sulle cose divine, non può esserci pieno e sincero accordo neppure sulle cose umane. E questo accade perché è inevitabile che stimi le cose umane diversamente da quel che si conviene colui il quale disprezza le cose divine, e che non sappia amare rettamente l'uomo chiunque non ama Colui che ha creato l'uomo. Per tal motivo io non dico che ora tu mi sei amico più pienamente, mentre prima lo eri solo in parte, ma - come ci avverte la logica - dico che non lo eri nemmeno in parte, dal momento che nemmeno riguardo alle cose umane eri stretto a me da vera amicizia. Infatti non eri partecipe con me delle cose divine, in confronto alle quali si valutano quelle umane, sia quando ne ero lontano io stesso, sia dopo che io, alla meglio, cominciai a comprenderle, mentre tu ne sentivi parecchia ripugnanza.

Cosa desidera per l'amico il vero amico.

3. Non voglio però che te l'abbia a male né che ti sembri strano se al tempo in cui io m'arrovellavo alla ricerca delle vanità del mondo, tu non eri ancora mio vero amico, sebbene ti sembrasse di amarmi assai, dal momento che nemmeno io ero amico di me stesso, ma piuttosto nemico, poiché amavo l'iniquità ed è vera, perché divina, l'affermazione contenuta nei Libri sacri: Chi ama l'iniquità, odia l'anima propria 3. Poiché dunque io odiavo l'anima mia, in qual modo potevo avere un amico sincero in chi m'augurava le cose a causa delle quali io sopportavo me stesso come nemico? Quando invece brillò al mio spirito la benignità e la grazia del nostro Salvatore, non già in conformità dei miei meriti, ma della sua misericordia 4, in che modo avresti potuto essermi vero amico mentre eri maldisposto verso di essa, dato che ignoravi del tutto in virtù di che cosa potevo esser felice e non mi volevi bene in ciò per cui ero diventato ormai in qualche modo amico di me stesso?

Il fondamento della vera amicizia.

4. Sia quindi ringraziato Dio che s'è degnato di renderti una buona volta mio amico. Ora sì che c'è tra noi perfetto accordo sulle cose umane e divine accompagnato da un'affettuosa benevolenza 5, in Cristo Gesù nostro Signore, nostra autentica e genuina pace. Egli ha riassunto tutti gl'insegnamenti divini in due comandamenti dicendo: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente; e: Amerai il tuo prossimo come te stesso. In questi due comandamenti si fonda tutta la Legge e i Profeti 6. Nel primo comandamento c'è il perfetto accordo sulle cose divine, nel secondo quello sulle cose umane, accompagnato da affettuosa benevolenza. Se insieme con me li osserverai con la massima fedeltà, la nostra amicizia sarà sincera ed eterna e ci unirà non soltanto l'un all'altro, ma anche allo stesso Signore.

Riceva il battesimo per intraprendere una vita nuova.

5. Affinché ciò si avveri, esorto la tua Dignità e Prudenza a ricevere presto anche i sacramenti dei fedeli, come s'addice alla tua età e come - per quanto io credo - si confà alla tua condotta morale. Ricorda ciò che mi dicesti quando io ero in procinto di partire, citando un verso tratto bensì da una commedia di Terenzio ma quanto mai a proposito e utile: Ma ora questo giorno apporta una vita diversa, esige un'altra condotta 7. Orbene, se dicesti ciò con sincerità, come non debbo aver dubbi nei tuoi confronti, già vivi certamente in modo da esser degno di ricevere, nel salvifico battesimo, il perdono delle tue colpe trascorse. Poiché, all'infuori di Cristo Signore, non v'è affatto alcun altro al quale il genere umano possa rivolgere le seguenti espressioni: Se ancora rimangono tracce del nostro delitto, spariranno del tutto, sotto la tua guida, e libereranno la terra dalla continua paura 8. Queste espressioni Virgilio confessa d'averle copiate dall'oracolo di Cuma, cioè della Sibilla; questa profetessa infatti aveva probabilmente udito in spirito qualche presagio riguardante l'unico Salvatore e reputò suo dovere rivelarlo. Eccoti, o signore meritamente illustre, fratello dilettissimo e degnissimo d'affetto in Cristo, le considerazioni, poche o forse molte che siano, che alla bell'e meglio ho scritte sovraccarico di occupazioni. Desidero ricevere una tua risposta e sapere da un momento all'altro che ti sei iscritto o hai intenzione di iscriverti nella lista dei catecumeni candidati al battesimo. Dio, nostro Signore, nel quale hai creduto, ti conservi nella vita presente e nella futura, o signore meritamente illustre, fratello dilettissimo e degnissimo d'affetto in Cristo.

 

1 - LUCAN., Phars. 7, 62-63.

2 - CICER., Lael. 6, 20.

3 - Sal 10, 6.

4 - Tt 3, 4-5.

5 - CICER., Lael. 6, 20.

6 - Mt 22, 37. 39-40; Mc 12, 30-31; Lc 10, 27; Dt 6, 5; Lv 19, 18.

7 - TERENT., Andr. 1, 2.

8 - VERG., Buc. 4, 13-14.


Le virtù di Maria Santissima

Le glorie di Maria - Sant'Alfonso Maria de Liguori

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Sant'Agostino dice che per ottenere con più sicurezza e abbondanza il favore dei santi bisogna imitarli, perché vedendo che noi pratichiamo le virtù da loro esercitate, essi sono più portati a pregare per noi. Maria, la regina dei santi e la nostra prima avvocata, dopo aver sottratto un'anima dagli artigli di Lucifero e averla unita a Dio, vuole che quest'anima cerchi d'imitarla, altrimenti non potrà arricchirla delle sue grazie come vorrebbe, vedendola contraria ai suoi comportamenti. Perciò la Vergine chiama beati quelli che imitano diligentemente la sua vita: « E ora, figli, ascoltatemi! Felici quelli che osservano le mie vie» (Pro 8,32). Chi ama, o è simile o cerca di rendersi simile alla persona amata, secondo il celebre proverbio: « L'amore trova o fa uguali ». Perciò san Girolamo ci esorta dicendo che se noi amiamo Maria, dobbiamo cercare d'imitarla, perché questo è il maggiore omaggio che possiamo offrirle. Riccardo di san Lorenzo afferma che sono e possono chiamarsi veri figli di Maria quelli che cercano di imitare la sua vita. Dunque, conclude san Bernardo, il figlio si sforzi di imitare la Madre, se desidera il suo favore; poiché allora, vedendosi onorata come madre, Maria lo tratterà e favorirà come figlio. In quanto poi alle virtù di questa Madre, anche se i Vangeli non ne riportano molti dettagli, tuttavia, dato che vi si dice che fu piena di grazia, comprendiamo facilmente che Maria ebbe tutte le virtù e tutte in grado eroico. San Tommaso dice: « Ciascuno degli altri santi ha primeggiato in una virtù particolare: uno fu soprattutto casto, un altro fu soprattutto umile, un altro fu soprattutto misericordioso. Ma la beata Vergine ci è stata data come esempio di tutte le virtù ». E sant'Ambrogio afferma: « Così fu Maria, perché la sua vita fosse di esempio a tutti ». Perciò il santo ci lasciò scritto: « Come in un 'immagine rifulga in voi la verginità e la vita di Maria, nella quale risplende ogni forma di virtù. Da lei attingete gli esempi di vita... ciò che dovete correggere, ciò che dovete evitare, ciò a cui dovete aderire » E poiché, come insegnano i santi padri, l'umiltà è il fondamento di tutte le virtù, vediamo in primo luogo quanto fu grande l'umiltà della Madre di Dio.


1. L'umiltà di Maria

« L'umiltà è fondamento e custode delle virtù », dice san Bernardo, e con ragione. Senza umiltà, infatti, non vi può essere alcun'altra virtù in un'anima. Anche se essa possiede tutte le virtù, tutte verranno meno se viene meno l'umiltà. Al contrario, come san Francesco di Sales scrisse alla beata suor Giovanna di Chantal, Dio ama tanto l'umiltà, che subito accorre dove la vede. Questa bella virtù così necessaria era sconosciuta nel mondo, ma il Figlio stesso di Dio venne ad insegnarla sulla terra con il suo esempio e volle che specialmente in essa noi cercassimo d'imitarlo: « Imparate da me che sono mite ed umile di cuore » (Mt 11,29). Come fu la prima e più perfetta discepola di Gesù Cristo in tutte le virtù, così Maria lo fu anche nell'umiltà, per cui meritò di essere esaltata sopra tutte le creature. Fu rivelato a santa Metilde che la prima virtù esercitata dalla Vergine fin dalla fanciullezza fu l'umiltà. Il primo atto dell'umiltà di cuore è avere un basso concetto di sé. Maria ebbe sempre un così basso concetto di se stessa, come fu ugualmente rivelato a santa Metilde, che, pur vedendosi arricchita di grazie più degli altri, non si mise mai al di sopra di nessuno. Spiegando quel passo del Cantico dei cantici: « Mi hai ferito il cuore, sorella mia sposa... con un solo capello del tuo collo » (Ct 4,9 Volg.), l'abate Ruperto dice che questo capello del collo della sposa fu appunto l'umile concetto che Maria ebbe di sé, con cui ferì il cuore di Dio; « che cosa c’è infatti più sottile di un capello? ». Non già che la santa Vergine si stimasse peccatrice, perché l'umiltà è verità, come dice santa Teresa, e Maria sapeva di non aver mai offeso Dio. Non che non confessasse di aver ricevuto da Dio maggiori grazie di tutte le altre creature, perché un cuore umile ben riconosce i favori speciali del Signore per umiliarsi ancor più; ma la divina Madre, alla luce più grande che aveva per conoscere l'infinita grandezza e bontà del suo Dio, conosceva meglio la sua piccolezza. Perciò si umiliava più di ogni altro e con la sposa del Cantico dei cantici diceva: « Non guardate che io sono bruna, perché mi ha abbronzato il sole » (Ct 1,5). San Bernardo commenta: « In confronto al suo splendore, mi trovo nera ». Infatti, dice san Bernardino, « la Vergine aveva sempre un rapporto attuale con la divina maestà e con il proprio niente ». Come una mendicante, se indossa una ricca veste che le è stata donata, non se ne insuperbisce, ma nel vederla tanto più si umilia davanti al suo donatore perché più si ricorda della sua povertà, così Maria, quanto più si vedeva arricchita, tanto più si umiliava, ricordandosi che tutto era dono di Dio. La Vergine stessa disse alla benedettina santa Elisabetta: « Sappi che io mi ritenevo la creatura più spregevole e indegna della grazia di Dio ». San Bernardino afferma: « Come nessuna creatura, dopo il Figlio di Dio, s'innalzò sulle vette della grazia quanto Maria, così nessuna creatura scese più in basso nell'abisso dell'umiltà » Inoltre è atto di umiltà nascondere i doni celesti. Maria volle tacere a san Giuseppe la grazia di essere divenuta Madre di Dio, anche se pareva necessario informarlo, per dissipare i sospetti che lo sposo poteva avere sulla sua onestà vedendola incinta, o almeno per liberarlo dal turbamento. San Giuseppe infatti, non potendo dubitare della castità di Maria e d'altra parte ignorando il mistero, « decise di rimandarla in segreto » (Mt 1,19); e, se l'angelo non gli avesse rivelato che la sposa aveva concepito per opera dello Spirito Santo, l'avrebbe lasciata. Inoltre l'umile rifiuta le lodi per sé e le riferisce tutte a Dio. Maria si turbò nel sentirsi lodare dall'angelo Gabriele e quando santa Elisabetta le disse: « Benedetta tu fra le donne... A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?... Te beata che hai creduto... » (Lc 1), la Vergine, attribuendo tutte quelle lodi a Dio, rispose con l'umile cantico: « L'anima mia magnifica il Signore ». Come se dicesse: Elisabetta, tu lodi me, ma io lodo il Signore a cui solo è dovuto l'onore. Tu ammiri che io venga a te; io ammiro la divina bontà: « il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore ». Tu mi lodi perché ho creduto; io lodo il mio Dio che ha voluto esaltare il mio niente: « perché ha considerato la bassezza della sua serva » (Lc 1,46-48). Maria disse a santa Brigida: « Perché mi umiliavo tanto e ho meritato tanta grazia, se non perché ho saputo e pensavo di non essere e di non avere niente? Perciò non volli la mia lode, ma soltanto quella del donatore e del creatore». Parlando dell'umiltà di Maria, sant'Agostino esclama: « O beata umiltà, che donò Dio agli uomini, aprì il paradiso e liberò le anime dagli inferi ». E’ proprio degli umili il servire, e Maria non esitò ad andare a servire Elisabetta per tre mesi. Dice dunque san Bernardo: « Elisabetta si meravigliava che Maria fosse venuta, ma ancor più si stupisca che sia venuta non per essere servita, ma per servire ». Gli umili se ne stanno in disparte e si scelgono il posto peggiore. Perciò Maria, osserva san Bernardo, quella volta che Gesù stava predicando in una casa (Mt 12), desiderava parlargli ma non volle « interrompere il discorso di suo Figlio con la sua autorità di madre e non entrò nella casa in cui egli parlava ». Per la stessa ragione, stando nel cenacolo con gli apostoli, Maria volle mettersi all'ultimo posto. Leggiamo in san Luca: « Tutti questi perseveravano concordi nella preghiera, assieme con le donne e con Maria, madre di Gesù » (At 1,14). Non che san Luca non conoscesse i meriti della divina Madre, per cui avrebbe dovuto nominarla in primo luogo; ma poiché Maria si era messa all'ultimo posto nel cenacolo, dopo gli apostoli e le altre donne, san Luca menziona tutti i presenti secondo l'ordine in cui stavano collocati. E’ questo il pensiero di un autore. Dice san Bernardo: « Giustamente l'ultima è diventata la prima perché, pur essendo la prima di tutti, si comportava come se fosse l'ultima ». Infine gli umili amano le manifestazioni di disprezzo. Perciò non si legge che Maria fosse presente in Gerusalemme quando nella Domenica delle palme il Figlio fu ricevuto dal popolo con tanti onori. Invece al momento della morte di Gesù la Vergine non si astenne dal comparire in pubblico sul Calvario, affrontando il disonore di essere riconosciuta come madre del condannato, che moriva da infame con una morte infame. Maria disse a santa Bngida: « Che cosa c'è di più spregevole di essere considerata incapace, di avere bisogno di tutto e di credersi la più indegna di tutti? Tale, o figlia, fu la mia umiltà, questa la mia gioia e questa la mia volontà, perché non avevo altro pensiero che di piacere unicamente a mio Figlio ». Alla venerabile suor Paola da Foligno fu dato in un estasi di comprendere quanto fu grande l'umiltà della santa Vergine. Parlandone al suo confessore, la religiosa, piena di stupore, diceva: « Ah padre, l'umiltà della Madonna! Nel mondo non vi è neppure un minimo grado di umiltà in confronto a quella di Maria ». Una volta, il Signore fece vedere a santa Brigida due dame, una tutta fasto e vanità. « Questa, le disse, è la superbia. L'altra che vedi, con atteggiamento modesto, rispettosa verso tutti, con il pensiero rivolto unicamente a Dio e che si considera come un niente, è l'umiltà e si chiama Maria ». Dio volle in tal modo manifestarci che la sua beata Madre era così umile, che era l'umiltà stessa. E certo che per la nostra natura corrotta dal peccato non c'è forse, dice san Gregorio Nisseno, nessuna virtù più difficile da praticare che l'umiltà. Ma non c’è altra via: non potremo mai essere veri figli di Maria se non siamo umili. Dice san Bernardo: « Se non puoi imitare la verginità dell'umile, imita l'umiltà della Vergine ». Ella aborrisce i superbi, chiama a sé soltanto gli umili: « Chi è fanciullo venga a me » (Pro 9,4). Riccardo di san Lorenzo afferma: « Maria ci protegge sotto il mantello dell'umiltà ». La Madre di Dio stessa così parlò a santa Bngida: « Anche tu, figlia mia, vieni e nasconditi sotto il mio mantello; questo mantello è la mia umiltà ». Poi disse che la considerazione della sua umiltà è un buon mantello che riscalda. Ma come il mantello non riscalda se non chi lo porta, non solo con il pensiero, ma anche in opera, così, aggiunse, « la mia umiltà non giova, se non ci si sforza di imitarla. Perciò, figlia mia, rivestiti di questa umiltà ». Quanto sono care a Maria le anime umili! San Bernardo scrive: « La Vergine riconosce e ama quelli che la amano ed è vicina a coloro che la invocano, specialmente a quelli che vede conformi a sé nella castità e nell'umiltà ». Perciò il santo esorta tutti coloro che amano Maria ad essere umili: « Sforzatevi di emulare questa virtù, se amate Maria ». Martino d'Alberro della Compagnia di Gesù per amore della Vergine era solito scopare il convento e raccoglierne le immondizie. Un volta, riferisce il padre Nielremberg, gli apparve la divina Madre e ringraziandolo gli disse: « Quanto mi è cara quest'azione fatta per amor mio!». Dunque, mia Regina, non potrò mai essere tuo vero figlio se non sono umile. Non vedi che i miei peccati dopo avermi reso ingrato verso il mio Signore mi hanno fatto diventare anche superbo? Madre mia, poni tu rimedio alla mia situazione: per i meriti della tua umiltà ottienimi di essere umile, divenendo così figlio tuo. Amen.


2. L'amore di Maria verso Dio

Dice sant'Anselmo: « Quanto più un cuore è puro e vuoto di se stesso, tanto più sarà pieno di amore verso Dio ». Maria fu tutta umile e vuota di sé, scrive san Bernardino e perciò fu tutta piena di amore divino, superando l'amore di tutti gli uomini e di tutti gli angeli verso Dio. Con ragione dunque san Francesco di Sales la chiamò la « Regina dell'amore ». Il Signore ha dato all'uomo questo precetto: « Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore » (Mt 22,37). « Questo precetto, dice san Tommaso, sarà adempiuto completamente e perfettamente in cielo. Su questa terra viene adempiuto, ma in maniera imperfetta ». Il beato Alberto Magno afferma che in certo modo sarebbe stato disdicevole a Dio imporre un precetto che non fosse stato perfettamente osservato da nessuno, se non vi fosse stata la sua divina Madre, la quale l'osservò perfettamente. Riccardo di san Vittore conferma questo pensiero dicendo: « La madre del nostro Emmanuele fu perfetta nella pratica di ogni virtù. Chi mai adempì come lei quel primo comandamento: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore? L'amore divino fu in lei così ardente che non poté sfiorarla alcun difetto ». « L'amore di Cristo, scrive san Bernardo, non solo ferì, ma trapassò l'anima di Maria tanto che non restò alcuna parte senza ferita. Così ella amò con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze e fu piena di grazia ». Quindi Maria poteva ben dire: « Il mio diletto è per me, e io per lui » (Ct 2,16). « Anche i serafini, dice Riccardo, potevano scendere dal cielo per imparare nel cuore della Vergine il modo di amare Dio » Dio, che è amore (lGv 4,8), venne sulla terra ad accendere in tutti la fiamma del suo divino amore, ma non ne infiammò nessun cuore quanto quello di sua Madre che, essendo libero dagli affetti terreni, era interamente disposto ad ardere di questo fuoco. Così san Girolamo scrive: « L'amore di Dio aveva acceso talmente Maria, che niente al mondo poteva alterare il suo sentimento, ma c' erano in lei un ardore continuo e l'ebbrezza di un amore senza limiti ». Il cuore di Maria divenne dunque tutto fuoco e fiamme, come si legge nel Cantico dei cantici: « Le sue fiaccole sono fiaccole di fuoco e di fiamme » (Ct 8,6). Sant'Anselmo spiega: fuoco, ardendo interiormente per amore; fiamme, risplendendo di fuori con l'esercizio delle virtù. Dunque, quando Maria portava Gesù tra le braccia, si poteva dire che era « fuoco che porta il fuoco » ben a maggior diritto di quanto diceva Ippocrate, in un altro senso, a proposito di una donna che portava in mano il fuoco il Sant'Ildefonso dice: « Lo Spirito Santo infiammò interamente Maria, come fa il fuoco con il ferro; di modo che in lei si vedeva solo la fiamma dello Spirito Santo e si sentiva solo il fuoco dell'amore divino ». Secondo san Tommaso da Villanova, il roveto che Mosè vide ardere senza consumarsi era già il simbolo del cuore della Vergine. Perciò con ragione, dice san Bernardo, Maria fu veduta da san Giovanni vestita di sole: « Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole » (Ap 12,1), perché ella penetrò nell'abisso della divina sapienza al di là di quanto si possa immaginare ed è immersa in quella luce inaccessibile per quanto è possibile a una creatura. San Bonaventura afferma che la santa Vergine non fu mai tentata dall'inferno, perché « come un grande fuoco fa fuggire le mosche, così dal suo cuore ardente di amore venivano scacciati i demoni che non ardivano avvicinarsi a lei ». Riccardo di san Vittore dice ugualmente: « La Vergine fu terribile verso i principi delle tenebre, che non osarono avvicinarsi a tentarla, perché li spaventava la fiamma dell'amore ». Maria stessa rivelò a santa Brigida che in questo mondo non ebbe altro pensiero, altro desiderio, altro gaudio che Dio. Dato che sulla terra la sua anima benedetta stava quasi sempre a contemplare Dio, gli atti d'amore che faceva erano innumerevoli, come scrive il padre Suarez. Ma preferisco dire, con Bernardino da Busto, che Maria, invece di ripetére gli atti d'amore, come fanno gli altri santi, per singolare privilegio, amava sempre attualmente Dio con un atto continuo. Come l'aquila reale, teneva sempre gli occhi fissi sul sole divino, « in maniera tale, dice san Pier Damiani, che né le azioni impedivano la contemplazione, né la contemplazione le impediva di svolgere le sue attività ». Sicché, dice san Germano, fu figura di Maria l'altare propiziatorio, in cui non si spegneva mai il fuoco, né di giorno né di notte. Neppure il sonno impediva a Maria di amare il suo Dio. Se tale privilegio fu concesso ai nostri progenitori nello stato d'innocenza, come afferma sant'Agostino, dicendo che allora « erano ugualmente felici i loro sogni mentre dormivano e la vita quando erano svegli », quello stesso privilegio non deve essere certamente negato alla divina Madre. Glielo accordano il Suarez, l'abate Ruperto, san Bernardino da Siena e sant'Ambrogio il quale, parlando di Maria, lasciò scritto: « Mentre riposava il corpo, vegliava l'animo ». In lei si realizzava ciò che disse il Saggio: « Non si spegne di notte la sua lampada » (Pro 31,18). Si, dice san Bernardino, mentre il suo santo corpo in un leggero sonno prendeva il necessario riposo, « la sua anima liberamente tendeva verso Dio. Perciò allora la sua contemplazione era più perfetta di quanto mai poté essere quella di una persona sveglia. "Io dormo, ma il mio cuore veglia", poteva ella dire con la sposa del Cantico dei cantici (Ct 5,2) ». « Ugualmente felice sia quando dormiva che quando vegliava », dice il Suarez. Insomma, afferma san Bernardino, su questa terra « la mente della Vergine era continuamente immersa nell'ardore del suo amore ». Inoltre ella non fece mai se non quello che seppe essere gradito a Dio e tanto amò Dio quanto stimò di doverlo amare. Di modo che, dice il beato Alberto Magno, « crediamo anche, salvo diverso parere, che nel concepire il Figlio di Dio la beata Vergine abbia ricevuto tanta carità quanta una semplice creatura poteva ricevere in questa vita ». San Tommaso da Villanova aggiunge che con la sua ardente carità la Vergine divenne così bella agli occhi del suo Dio che egli, preso dal suo amore, discese nel seno di lei a farsi uomo. E san Bernardino esclama: « O virtù della Vergine Madre! Una fanciulla ha ferito e rapito il cuore di Dio! ». Ma poiché Maria ama tanto il suo Dio, certamente non richiede nessun' altra cosa dai suoi devoti, quanto che amino Dio come meglio possono. Così appunto disse alla beata Angela da Foligno un giorno in cui essa si era comunicata: « Angela, Sii benedetta dal Figlio mio. Tu cerca di amarlo quanto puoi». A santa Brigida la beata Vergine disse: « Figlia, se vuoi legarmi a te, ama il Figlio mio ». Maria non desidera nulla più che di vedere amato il suo diletto, che è Dio. Il Novarino si domanda perché la santa Vergine con la sposa del Cantico dei cantici pregava gli angeli di dire al suo Signore il grande amore che gli portava: « Vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate il mio diletto, ditegli che languisco d'amore » (Ct 5,8). Dio non sapeva già forse quanto ella lo amava? « Perché chiede di mostrare all'amato la ferita che egli stesso ha fatto? ». E il Novarino risponde che la divina Madre volle far conoscere il suo amore non a Dio, ma a noi altri, affinché come lei era ferita, potesse ferire anche noi di amore divino. « Poiché fu ardente d'amore per Dio, dice san Bonaventura, Maria infiamma e rende simili a sé tutti coloro che la amano e l'avvicinano ». Perciò santa Caterina da Siena la chiamava « Portatrice del fuoco» dell'amore divino. Se vogliamo dunque ardere anche noi di questa santa fiamma, cerchiamo sempre di accostarci alla nostra Madre con le preghiere e con gli affetti. Maria, Regina dell'amore, la più amabile, la più amata e la più amante di tutte le creature - come ti diceva san Francesco di Sales - madre mia, tu ardesti sempre d'amore verso Dio. Degnati di donarmene almeno una scintilla. Tu pregasti tuo Figlio per quegli sposi cui mancava il vino: « Non hanno vino » (Gv 2,3); e non pregherai per noi ai quali manca l'amore verso Dio, che siamo tanto obbligati ad amare? Dì pure: « Non hanno amore » e ottienici questo amore. Non ti chiediamo altra grazia che questa. Madre, per l'amore che porti a Gesù, esaudiscici, prega per noi. Amen.


3. La carità di Maria verso il prossimo

L'amore verso Dio e verso il prossimo ci è imposto nello stesso precetto: « Noi abbiamo da Dio questo comandamento: chi ama Dio ami anche il proprio fratello » (lGv 4,21). La ragione, scrive san Tommaso, è che chi ama Dio ama tutte le cose amate da Dio. Santa Caterina da Genova diceva un giorno a Dio: « Signore, tu vuoi che io ami il prossimo, ma io non posso amare che te ». Dio le rispose: « Chi ama me, ama tutte le cose amate da me ». Ma poiché non vi è stato né vi sarà chi più di Maria amasse Dio, così non vi è stato né vi sarà chi più di Maria abbia amato il prossimo. « Una lettiga si è fatta il re Salomone... il centro è un ricamo d'amore delle fanciulle di Gerusalemme» (Ct 3,9 Volg.). A proposito di questo passo il padre Cornelio a Lapide dice che questa lettiga fu il seno della beata Vergine in cui il Verbo Incarnato venne ad abitare e riempì la sua santa Madre di un'immensa carità, affinché ella aiutasse chiunque ricorre a lei. Durante la sua vita Maria fu così piena di carità, che soccorreva i bisognosi senza esserne neppure richiesta. Così fece alle nozze di Cana, quando domandò al Figlio il miracolo del vino, esponendo la pena di quella famiglia: « Non hanno vino » (Gv 2,3). Come era sollecita la Vergine quando si trattava di aiutare il prossimo! Quando per un compito di carità si recò da Elisabetta, « andò in fretta in una regione montuosa » (Lc 1,39). Ma la prova più grande di carità, la diede offrendo alla morte suo Figlio per la nostra salvezza. San Bonaventura dice: « Maria ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo Figlio unigenito ». E sant'Anselmo esclama: « O benedetta fra le donne, che superi gli angeli nella purezza e i santi nella pietà! ». San Bonaventura afferma: « Grande fu la misericordia di Maria verso i miseri mentre era pellegrina su questa terra, ma molto più grande è ora che regna nel cielo, perché vede meglio le miserie degli uomini ». L'angelo rivelò a santa Brigida che non vi è nessuno che preghi senza ricevere grazie per la carità della Vergine. Poveri noi, se Maria non pregasse per noi! Gesù stesso disse a santa Bngida: « Senza l'intercessione di mia Madre, non ci sarebbe speranza di misericordia ». «Beato l'uomo che mi ascolta, dice la divina Madre, vegliando alle mie porte ogni giorno, custodendone la soglia » (Pro 8,34 Volg.), e osserva la mia carità per esercitarla verso gli altri a mia imitazione. San Gregorio Nazianzeno afferma che niente ci può conciliare la benevolenza della Vergine quanto la misericordia verso il prossimo. Dio ci esorta: « Siate misericordiosi come Dio, vostro Padre, è misericordioso » (Lc 6,36). Così anche Maria sembra dire a tutti i suoi figli: « Siate misericordiosi, come la Madre vostra è misericordiosa ». E certo che secondo la carità che noi useremo col prossimo, Dio e Maria l'useranno con noi: « Date e vi sarà dato... con la stessa misura con cui misurate, sarà misurato anche a voi » (Lc 6,38). San Metodio diceva: « Dona al povero e riceverai il paradiso ». Scrisse l'Apostolo: « La pietà è utile a tutto, avendo la promessa della vita presente e di quella futura » (1Tm 4,8). « Chi fa la carità al povero presta a Dio » (Pro 19,17). Commentando queste parole, san Giovanni Crisostomo afferma che chi soccorre i bisognosi fa sì che Dio gli diventi debitore. Madre di misericordia, tu sei piena di carità verso tutti; non ti scordare delle mie miserie. Tu le vedi; raccomandami a Dio che non ti nega nulla. Ottienimi la grazia di poterti imitare nella santa carità, sia verso Dio, sia verso il prossimo. Amen.


4. La fede di Maria

Come la beata Vergine è madre dell'amore e della speranza, così è anche madre della fede. « Io sono la madre del bello amore, del timore e della scienza e della santa speranza » (Eccli [= Sir] 24,24 Volg.). E con ragione, dice sant'Ireneo, poiché quel danno che Eva fece con la sua incredulità, Maria lo riparò con la sua fede Eva, conferma Tertulliano, poiché volle credere al serpente preferendolo a quello che aveva detto Dio, apportò la morte. Ma la nostra Regina, col credere, come le aveva detto l'angelo, che sarebbe divenuta Madre del Signore pur restando vergine, apportò al mondo la salvezza. Sant'Agostino dice che, dando il suo consenso all'Incarnazione del Verbo, Maria, per mezzo della sua fede, aprì agli uomini il paradiso. Spiegando questo passo di san Paolo: « Il marito non credente è santificato dalla moglie credente» (1Cor 7,14), Riccardo di san Lorenzo scrive: « Questa èla donna fedele, per la cui fede è stato salvato Adamo, uomo infedele, e tutta la sua discendenza ». A causa della sua fede la Vergine fu proclamata beata da Elisabetta: « Te beata, che hai creduto; perché si compiranno le cose dette a te dal Signore » (Lc 1,45). Sant'Agostino aggiunge: « Maria fu più beata nell'accogliere la fede di Cristo, che nel concepire la carne di Cristo ». Il padre Suarez dice che la' santa Vergine ebbe più fede di tutti gli uomini e tutti gli angeli. Vedeva il Figlio suo nella stalla di Betlemme e lo credeva il creatore del mondo. Lo vedeva fuggire da Erode e non cessava di credere che era il re dei re. Lo vide nascere e lo credette eterno. Lo vide povero, bisognoso di cibo e lo credette Signore dell'universo; coricato sul fieno e lo credette onnipotente. Osservò che non parlava e credette che era la Sapienza infinita. Lo sentiva piangere e credeva che era il gaudio del paradiso. Lo vide infine morire vilipeso e crocifisso, ma benché negli altri vacillasse la fede, Maria continuò a credere fermamente che egli era Dio. « Vicino alla croce di Gesù stava sua madre » (Gv 19,25). Meditando su queste parole sant'Antonino scrive: « Maria stava salda nella fede, che conservò incrollabile, nella divinità di Cristo ». Per questo, aggiunge il santo, nell'ufficio delle Tenebre si lascia una sola candela accesa. A tale proposito san Leone applica alla Vergine questo passo dei Proverbi: « Non si spegne di notte la sua lampada » (Pro 31,18) a Commentando le parole di Isaia: « Da me solo ho spremuto il torchio e delle genti nessun uomo è con me » (Is 63,3), san Tommaso scrive: « Dice: nessun uomo, a causa della Vergine, nella quale non venne mai meno la fede ». Il beato Alberto Magno esclama: « Ebbe fede in sommo grado colei che, mentre i discepoli dubitavano, non dubitò ». Quindi per la sua grande fede Maria meritò di essere la luce di tutti i fedeli. Così san Metodio la chiama: « La fiaccola dei fedeli » e san Cirillo Alessandrino: « Lo scettro della vera fede ». Per merito della fede di lei la santa Chiesa attribuisce alla Vergine la sconfitta di tutte le eresie: « Rallégrati, Vergine Maria, tu sola hai debellato tutte le eresie nel mondo intero ». San Tommaso da Villanova, spiegando le parole dello Spirito Santo: « Mi hai ferito il cuore, sorella mia sposa... con un solo sguardo dei tuoi occhi » (Ct 4,9), dice che questi occhi furono la fede di Maria, per cui ella molto piacque a Dio Sant'Ildefonso ci esorta: « Imitate la fede di Maria » Ma come possiamo im(tare questa fede di Maria? La fede èinsieme dono e virtù. E dono di Dio in quanto è una luce che Dio infonde nell' anima; è virtù in quanto l'anima la mette in pratica. Perciò la fede ci deve servire da regola non solo per credere, ma anche per agire. Così san Gregorio diceva: « Crede veramente colui che nella sua vita mette in pratica ciò che crede ». E sant'Agostino: « Tu dici: credo. Fa' quello che dici: questa è la fede ». Questo è l'avere una fede viva, cioè il vivere secondo quel che si crede: « Il mio giusto vive di fede » (Eb 10,38). Così visse la beata Vergine, a differenza di coloro che non vivono secondo quel che credono e la cui fede è morta, come dice san Giacomo: « La fede senza le opere è morta » (Gc 2,26). Diogene andava cercando dappertutto un uomo: « Cerco un uomo ». Ma Dio, fra tanti fedeli che vi sono, par che vada cercando un cristiano: « Cerco un cristiano ». Pochi sono quelli che ne compiono le opere; la maggior parte ne porta soltanto il nome. A costoro si dovrebbe dire ciò che Alessandro Magno disse a un soldato codardo che si chiamava anch'egli Alessandro: « Cambia nome o cambia comportamento ». Ma, diceva il venerabile Giovanni Avila, questi sciagurati dovrebbero essere rinchiusi come pazzi in un carcere poiché, pur credendo che sia preparata un'eternità felice per chi vive bene e un'eternità infelice per chi vive male, vivono tuttavia come se non vi credessero. Quindi sant'Agostino ci esorta a vedere le cose con occhi cristiani, cioè che vedono secondo la fede: « Abbiate occhi cristiani». Dalla mancanza di fede, diceva santa Teresa, nascono tutti i peccati. Perciò preghiamo la santa Vergine affinché per i meriti della sua fede ci ottenga una fede viva: « Signora, aumenta la nostra fede! » (cfr. Lc 17,5).


5. La speranza di Maria

Dalla fede nasce la speranza. Dio ci illumina con la fede alla conoscenza della sua bontà e delle sue promesse, affinché ci innalziamo con la speranza al desiderio di possederlo. Poiché dunque Maria ebbe la virtù di una fede eminente, ebbe anche la virtù di una speranza eminente, che le faceva dire con Davide: « Il mio bene è stare vicino a Dio, porre nel Signore Dio la mia speranza » (Sal 72,28). Maria fu quella sposa fedele dello Spirito Santo della quale fu detto: « Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto? » (Ct 8,5 Volg.). Sale dal deserto, spiega il cardinale Giovanni Algrino, perché fu sempre distaccata dal mondo, da lei considerato un deserto e perciò, non fidando né nelle creature né nei propri meriti, si appoggio interamente sulla grazia divina nella quale soltanto confidava, per avanzare sempre nell'amore del suo Dio. La santa Vergine dimostrò quanto fosse grande la sua fiducia in Dio in primo luogo quando si accorse che il suo santo sposo Giuseppe, ignorando il modo della sua prodigiosa gravidanza, era turbato e pensava di lasciarla: « Giuseppe... decise di rimandarla in segreto » (Mt 1,19). Come abbiamo già detto in precedenza, sembrava necessario che Maria gli rivelasse il mistero nascosto. « Ma, dice Cornelio a Lapide, la beata Vergine non volle far conoscere ella stessa la grazia ricevuta e preferì abbandonarsi alla divina provvidenza, confidando che Dio avrebbe difeso la sua innocenza e la sua reputazione ». Dimostrò inoltre la fiducia in Dio quando, vicina al parto, si vide esclusa a Betlemme anche dall'albergo dei poveri e ridotta a partorire in una stalla: « Lo depose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto all'albergo » (Lc 2,7). Non pronunziò allora nessuna parola di lamento ma, tutta abbandonata in Dio, confidò che egli l'avrebbe assistita in quella prova. La divina Madre dimostrò un'altra volta la sua grande fiducia nella divina provvidenza quando, avvisata da san Giuseppe di dover fuggire in Egitto, la stessa notte intraprese un così lungo viaggio verso un paese straniero e sconosciuto, senza provviste, senza denaro, senza altro accompagnamento che quello del suo bambino Gesù e del suo povero sposo: Giuseppe « si alzò, prese con sé il bambino e sua madre, nella notte, e parti per l'Egitto » (Mt 2,14). Molto più Maria dimostrò la sua fiducia quando chiese al Figlio la grazia del vino per gli sposi di Cana. Alle sue parole: « Non hanno vino », Gesù aveva risposto: « Che vuoi da me, o donna? Non è ancora venuta la mia ora » (Gv 2,4). Pareva dunque chiaro che la sua domanda fosse respinta. Ma la Vergine, fiduciosa nella bontà divina, disse ai servi: « Fate quello che vi dirà », perché era sicura che il Figlio le avrebbe accordato la grazia. Gesù infatti fece riempire le giare d'acqua e poi la mutò in vino. Impariamo dunque da Maria ad avere piena fiducia, principalmente per quanto riguarda la nostra salvezza eterna, per la quale, benché la nostra cooperazione sia necessaria, tuttavia dobbiamo sperare solo da Dio la grazia per conseguirla, diffidando delle nostre proprie forze e ripetendo con l'apostolo: « Tutto posso in colui che mi dà forza» (Fil 4,13). Mia santa Regina, di te mi dice l'Ecclesiastico che sei la madre della speranza: « Madre... della santa speranza »(Eccli [= Sir] 24,24 Volg.). Di te mi dice la santa Chiesa che sei la speranza stessa: « Salve, speranza nostra ». Quale altra speranza vado dunque cercando? Dopo Gesù sei tu tutta la mia speranza. Così ti chiamava san Bernardo, così voglio chiamarti anch'io: « Tutta la ragione della mia speranza ». E ti dirò sempre con san Bonaventura: « O salvezza di chi ti invoca, salvami ».


6. La castità di Maria

Dopo il peccato di Adamo, essendosi i sensi ribellati alla ragione, la virtù della castità è per gli uomini la più difficile da praticare. « Tra tutte le lotte, dice sant'Agostino, le più aspre sono le battaglie della castità; il combattimento è quotidiano e la vittoria è rara ». Sia sempre lodato il Signore che in Maria ci ha dato un grande modello di questa virtù. A ragione, esclama il beato Alberto Magno, Maria è chiamata « Vergine delle vergini perché, per prima, senza il consiglio e l'esempio di nessuno, offrendo la sua verginità a Dio, gli ha dato poi tutte le vergini che l'hanno imitata ». Già Davide aveva predetto: « Le vergini sue compagne sono introdotte... nel palazzo del re » (Sal 44,15-16). Senza consiglio e senza esempio; sì, dice san Bernardo: « O Vergine, chi ti insegnò a piacere a Dio con la verginità e a condurre sulla terra una vita angelica? ». « Cristo, risponde Sofronio, si scelse per madre questa Vergine purissima, affinché ella fosse per tutti un esempio di castità ». Perciò sant'Ambrogio chiama Maria la vessillifera della verginità5. Per questa sua purezza lo Spirito Santo proclama la santa Vergine bella come la tortorella: « Le tue guance sono belle come le guance della tortora » (Ct 1,9 Volg.). « Tortorella purissima è Maria », commenta Aponio. Perciò fu paragonata anche al giglio: « Come un giglio tra gli spini, così l'amica mia tra le fanciulle » (Ct 2,2). San Dionisio Cartusiano osserva che Maria fu chiamata giglio tra le spine perché « tutte le altre vergini furono spine o per se stesse o per gli altri; ma la beata Vergine né per sé né per gli altri. Infatti col solo farsi vedere infondeva a tutti pensieri e desideri di purezza ». San Tommaso conferma: « La bellezza della beata Vergine spingeva alla castità quelli che la guardavano». San Girolamo pensa che san Giuseppe si mantenne vergine in virtù della compagnia di Maria. Contro l'eretico Elvidio, che negava la verginità di Maria, il santo scrive: « Tu dici ch'e Maria non rimase vergine, ma io sostengo che anche Giuseppe fu vergine grazie a Maria ». Dice un autore che la beata Vergine amò talmente questa virtù, che per conservarla sarebbe stata pronta a rinunziare anche alla dignità di Madre di Dio. Ciò risulta chiaramente dalle parole che Maria rispose all'arcangelo: « Come avverrà questo, poiché io non éonosco uomo? » (Lc 1,34) e dalla sua risposta: « Si faccia di me come hai detto tu » (Lc 1,38). La Vergine mostrava così che dava il suo consenso perché l'angelo le aveva assicurato che sarebbe divenuta madre soltanto per opera dello Spirito Santo. Sant'Ambrogio dice: « Chi conserva la castità è un angelo, chi la perde è un demonio». Quelli che sono casti diventano angeli, come disse il Signore: « Saranno come angeli di Dio » (Mt 22,30), ma quelli che peccano contro la castità diventano odiosi a Dio, come i demoni. San Remigio diceva che la maggior parte degli adulti si perde per questo vizio Rara è la vittoria su questo vizio, come abbiamo detto in precedenza con sant'Agostino. perché non si praticano i mezzi per vincere. Tre sono i mezzi, come dicono, con san Roberto Bellarmino, i maestri della vita spirituale: « Il digiuno, la fuga dai pericoli e la preghiera ». Per digiuno s'intende la mortificazione, specialmente degli occhi e della gola. Benché fosse piena della grazia divina, Maria mortificava i suoi occhi al punto che li teneva sempre bassi e non li fissava mai su nessuno. Così dicono sant'Epifanio e san Giovanni Damasceno e aggiungono che sin da fanciulla era così modesta che suscitava l'ammirazione di tutti. Perciò san Luca nota che nel recarsi a visitare santa Elisabetta, la Vergine « andò in fretta »per essere meno veduta in pubblico. In quanto poi al cibo, narra Filiberto che ad un eremita chiamato Felice fu rivelato che Maria bambina beveva latte solo una volta al giorno. San Gregorio di Tours attesta che ella digiunò in tutta la sua vita. San Bonaventura afferma: « Maria non avrebbe mai ricevuto tanta grazia se non fosse stata molto moderata nel cibo; infatti non si conciliano la grazia e la gola ». Maria insomma praticò la mortificazione in ogni cosa, sicché di lei fu detto: « Le mie mani stillarono mirra » (Ct 5,5). Il secondo mezzo è la fuga dalle occasioni: « Chi evita le insidie sta al sicuro » (Pro 11,15 Volg.). San Filippo Neri diceva: « Nella guerra dei sensi vincono i poltroni », cioè quelli che fuggono le occasioni. Maria fuggiva il più possibile la vista degli uomini; perciò nella visita a santa Elisabetta, come nota Luca, « si mise in viaggio verso la montagna in fretta ». Un autore osserva che la Vergine lasciò la casa di Elisabetta prima che questa partorisse, come si deduce dal Vangelo: « Maria rimase con lei circa tre mesi, poi ritornò a casa sua. Giunse intanto per Elisabetta il tempo di partorire e diede alla luce un figlio » (Lc 1,56-57). Perché non aspettò il parto? Per evitare le conversazioni e le visite che avrebbero avuto luogo in quella casa. Il terzo mezzo è la preghiera. « Sapendo che non avrei ottenuto diversamente (la sapienza) se Dio non la concede... mi rivolsi al Signore e lo pregai » (Sap 8,21). E la Vergine rivelò alla benedettina santa Elisabetta che non ebbe nessuna virtù senza fatica e senza una continua preghiera. San Giovanni Damasceno dice che Maria « èpura e ama la purezza ». Perciò non può sopportare gli impuri. Ma a chi ricorre a lei basterà invocare con fiducia il suo nome per essere liberato da questo vizio. Il venerabile Giovanni Avila diceva che molte persone tentate contro la castità hanno vinto grazie all'amore verso Maria immacolata. Maria, purissima colomba, quanti sono nell'inferno per questo vizio! Signora, liberacene; fa' che nelle tentazioni ricorriamo sempre a te e t'invochiamo dicendo: « Maria, Maria, aiutaci ». Amen.


7. La povertà di Maria

Il nostro amorevole Redentore, per insegnarci a disprezzare i beni mondani, volle essere povero su questa terra. Dice san Paolo: « Da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi della sua povertà » (2Cor 8,9). Perciò Gesù esortava chiunque volesse essere suo seguace: « Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che hai e dallo ai poveri... poi vieni e seguimi » (Mt 19,21). La sua discepola più perfetta, Maria, segui mirabilmente il suo esempio. San Pietro Canisio afferma che con l'eredità lasciatale dai suoi genitori la santa Vergine avrebbe potuto vivere agiatamente, ma si accontentò di essere povera conservando per sé un piccola parte dei suoi beni e distribuendo tutto il resto in elemosina al tempio e ai poveri1. Molti sostengono che Maria fece anche voto di povertà. Ella stessa rivelò a santa Brigida: « Fin dal principio feci voto in cuor mio di non possedere nulla in questo mondo ». I doni ricevuti dai Magi non dovevano essere certamente di poco valore, ma li distribuì tutti ai poveri. Così attesta san Bernardo: « Maria non serbò per sé l'oro offerto dai Magi, che fu considerevole, come si addiceva alla loro dignità regale, ma lo distribuì ai poveri per mezzo di Giuseppe ». Che la divina Madre avesse distribuito subito i doni dei Magi, si deduce dal vedere che andando al tempio non offrì l'agnello che era l'offerta dei benestanti prescritta dal Levitico (Lv 12,6), ma, come dice la legge del Signore, un paio di tortore o due giovani colombi (Lc 2,24), offerta dei poveri. Maria stessa disse a santa Brigida: « Tutto quello che potei avere, lo diedi ai poveri, riservando per me un po' di cibo e il vestito». Per amore della povertà non disdegnò di sposarsi con un semplice fabbro, san Giuseppe, e di sostentarsi con le fatiche delle sue mani, filando e cucendo, come attesta san Bonaventura. Parlando di Maria, l'angelo rivelò a santa Brigida: « Considerava le ricchezze terrene come fango ». Insomma visse sempre povera e povera mori, poiché morendo non si sa che avesse lasciato altro che due povere vesti a due donne che l'avevano assistita in vita, come riferiscono il Metafraste e Niceforo. « Chi ama le cose non diventerà mai santo », diceva san Filippo Neri. Santa Teresa aggiungeva: « E’ giusto che chi va dietro a cose perdute si perda anch'egli » lo. Al contrario, diceva la stessa santa, la virtù della povertà èun bene che comprende tutti gli altri beni. «La virtù della povertà, scrive san Bernardo, non consiste solamente nell'essere povero, ma nell'amare la povertà ». Perciò Gesù disse: « Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli » (Mt 5,3). Beati, perché quelli che non vogliono altro che Dio, in Dio trovano ogni bene e trovano nella povertà il loro paradiso in terra, come lo trovò san Francesco nell'esclamare: « Dio mio e mio tutto». Amiamo dunque « quell'unico bene in cui sono tutti i beni », come esortava sant'Agostino. E preghiamo il Signore con sant'Ignazio: « Dammi soltanto il tuo amore con la tua grazia e sono ricco abbastanza ». Quando ci affligge la povertà, consoliamoci sapendo che Gesù e sua Madre sono stati poveri come noi. « O povero, dice san Bonaventura, ti puoi molto consolare pensando alla povertà di Maria e alla povertà di Cristo ». Madre mia santissima, avesti ben ragione di dire: « Il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore » (Lc 1,47), perché in questo mondo non ambisti e non amasti altro bene che Dio. Signora, staccami dal mondo e « attraimi dietro a te» (Ct 1,3 Volg.) per amare quell’Uno che solo merita di essere amata. Amen.


8.L'ubbidienza di Maria

Per l'amore che portava alla virtù dell'ubbidienza, quando l'arcangelo Gabriele le annunziò la nascita di Gesù, Maria non volle chiamarsi con altro nome che quello di serva: « Ecco la serva del Signore ». « Vera ancella, dice san Tommaso da Villanova, che né con le parole, né con le né con il pensiero si oppose mai all'Altissimo ma opere, spogliandosi di ogni volontà propria visse sempre e in tutto ubbidiente alla divina volontà ». Ella stessa dichiarò che Dio si era compiaciuto di questa sua ubbidienza: « Ha guardato l'umiltà della sua serva » (Lc 1,48). Questa è l'umiltà propria di una serva: essere sempre pronta a ubbidire. Sant'Agostino dice che la divina Madre con la sua ubbidienza rimediò al danno che aveva fatto Eva con la sua disubbidienza: « Come Eva disubbidendo divenne causa di morte per sé e per tutto il genere umano, così Maria Vergine ubbidendo divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano ». L'ubbidienza di Maria fu molto più perfetta di quella di tutti gli altri santi. Inclini al male per il peccato originale, gli uomini provano difficoltà nel bene operare; ma non così la beata Vergine. San Bernardino scrive: esente dal peccato originale, « Maria non aveva impedimenti nell'ubbidire a Dio, ma fu come una ruota che si muoveva prontamente ad ogni ispirazione dello Spirito Santo ». Lo stesso santo aggiunge: « La Vergine tenne sempre gli occhi fissi su ciò che piace a Dio e lo esegui con fervido consenso ». Di lei fu detto: « L'anima mia si è liquefatta, quando (il mio diletto) ha parlato » (Ct 5,6). Riccardo di san Lorenzo commenta: « L'anima della Vergine era come uù metallo liquefatto per un incendio d'amore, pronta a prendere tutte le forme della divina volontà ». Maria dimostrò quanto era pronta all'ubbidienza in primo luogo quando per piacere a Dio volle ubbidire anche all'imperatore romano facendo alla volta di Betlemme un viaggio di novanta miglia, in pieno inverno, incinta e povera, tanto che fu costretta a partorire in una stalla. Fu ugualmente pronta quando, avvertita da san Giuseppe, si mise subito in cammino la notte stessa per il lungo e penoso viaggio verso l'Egitto. Perché, si domanda il Silveìra, la rivelazione di fuggire in Egitto fu fatta a san Giuseppe e non alla beata Vergine che più doveva sentirne la fatica? E risponde: « Perché non le fosse tolta l'occasione di esercitare un atto di ubbidienza alla quale era prontissima ». Ma soprattutto Maria dimostrò la sua eroica ubbidienza quando, per ubbidire alla divina volontà, offrì alla morte il Figlio suo con tanta fermezza che, come dice sant'Ildefonso, sarebbe stata pronta a crocifiggere il Figlio, se fossero mancati i carnefici a Quando la donna del Vangelo esclamò: « Beato il ventre che ti ha portato! », Gesù rispose: « Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica » (Lc 11,27-28). Commentando queste parole, il venerabile Beda scrive che Maria fu più felice per l'ubbidienza alla volontà divina che per essere stata costituita Madre di Dio stesso. Quindi sono molto graditi alla Vergine quelli che amano l'ubbidienza. Una volta ella apparve nella sua cella a un religioso francescano, chiamato Accorso. Ma questi, chiamato ad andare a confessare un infermo, si allontanò come gli ordinava l'ubbidienza. Ritornato, trovò Maria che lo stava aspettando e che lodò molto la sua ubbidienza io. Al contrario, la Vergine rimproverò vivamente un altro religioso che, quando suonò la campanella del refettorio, si trattenne a terminare le sue devozioni. Parlando a santa Brigida della sicurezza che vi è nel-l'ubbidire al padre spirituale, Maria le disse: « L'ubbidienza conduce tutti alla gloria ». San Filippo Neri affermava che Dio non chiede conto delle cose fatte per ubbidienza, poiché egli stesso ha detto: « Chi ascolta voi ascolta me. Chi disprezza voi disprezza me » (Lc 10,16). La Madre di Dio rivelò poi a santa Brigida che per merito della sua ubbidienza ha ottenuto dal Signore che tutti i peccatori che ricorrono a lei pentiti, per quanto gravi siano le loro colpe, saranno perdonati. Regina e madre nostra, prega Gesù per noi, ottenendoci per merito della tua ubbidienza di essere fedeli nell'ubbidire alla sua volontà e agli ordini dei padri spirituali. Amen.

9. La pazienza di Maria


Poiché questa terra è luogo di merito, giustamente viene chiamata valle di lacrime. Qui siamo tutti destinati a patire e con la pazienza a salvare le nostre anime nella vita eterna, come disse il Signore: « Con la vostra pazienza salverete le vostre anime » (Lc 21,19). Dio ci diede la Vergine Maria come esempio di tutte le virtù, ma specialmente come esempio di pazienza. San Francesco di Sales osserva che alle nozze di Cana Gesù diede alla santa Vergine quella risposta, con cui mostrava di tenere poco conto delle sue preghiere: « Che importa a me e a te, o donna? », proprio per dare a noi l'esempio della pazienza della sua santa Madre. Ma tutta la vita di Maria fu un esercizio continuo di pazienza. L'angelo rivelò a santa Brigida che la beata Vergine visse sempre tra le pene: « Come la rosa cresce tra le spine, così la santa Vergine crebbe fra le tribolazioni in questo mondo ». La compassione delle pene del Redentore bastò a fare di lei una martire della pazienza. Perciò san Bonaventura dice: « Colei che fu crocifissa concepi il crocifisso ». Quanto poi ella soffrì durante il viaggio e la permanenza in Egitto, come in tutto il tempo che visse con il Figlio nella bottega di Nazaret, l'abbiamo gìa consìderato parlando dei suoi dolori. Basta la sua presenza accanto a Gesù moribondo sul Calvario, a far capire quanto costante e sublime fu la sua pazienza: « Vicino alla croce di Gesù stava sua madre » (Gv 19,25). Proprio per merito di questa sua pazienza, dice il beato Alberto Magno, Maria divenne nostra madre che ci partorì alla vita della grazia4 Se desideriamo dunque essere figli di Maria, bisogna che cerchiamo d'imitarla nella pazienza. « Che cosa mai, dice san Cipriano, può arricchirci più di meriti in questa vita e di gloria nell'altra, che il soffrire le pene con pazienza? ». « Chiuderò la tua via con una siepe di spine », dice il Signore per bocca di Osea (Os 2,6 Volg.). E san Gregorio aggiunge: « Le vie degli eletti sono cosparse di spine ». Come la siepe protegge la vigna, così Dio circonda di tribolazioni i suoi servi, affinché non si attacchino alla terra. San Cipriano conclude dunque che la pazienza ci libera dal peccato e dall'inferno 7. La pazienza è quella che fa i santi: « Rende l'opera perfetta » (Gc 1,4), facendoci sopportare in pace le croci che ci vengono direttamente da Dio, cioè l'infermità, la povertà, ecc. e quelle che ci vengono dagli uomini: persecuzioni, ingiurie, ecc. San Giovanni vide tutti i santi con le palme - segno del martirio - nelle mani: « Dopo ciò apparve una gran folla... avevano palme nelle loro mani » (Ap 7,9); il che significa che tutti gli adulti che si salvano devono essere martiri di sangue o di pazienza. Rallegriamoci dunque, esclama san Gregorio, « possiamo essere martiri senza strumenti di martirio, se siamo pazienti »; se soffriremo le pene di questa vita, come dice san Bernardo, « pazientemente, volentieri, gioiosamente ». Quanto ci frutterà in cielo ogni pena sofferta per Dio! Perciò l'Apostolo ci incoraggia: « Il minimo di sofferenza attuale ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria » (2Cor 4,17). Belli sono i pensieri di santa Teresa a tale proposito. Diceva: « Chi abbraccia la croce, non la sente ». E altrove: « Quando uno è risoluto a patire, è finita la pena ». Quando ci sentiamo oppressi dalle croci, ricorriamo a Maria, che la Chiesa chiama « Consolatrice degli afflitti » e san Giovanni Damasceno « Rimedio di tutti i dolori dei cuori ». Signora mia dolcissima, tu innocente soffristi con tanta pazienza e io che ho meritato l'inferno rifiuterò di soffrire? Madre mia, questa grazia oggi ti chiedo: non di essere liberato dalle croci, ma di sopportarle con pazienza. Per amore di Gesù ti prego di ottenermi da Dio questa grazia. Da te la spero.


10. La preghiera di Maria

Non vi è mai stata su questa terra alcun'anima che come la beata Vergine abbia con tanta perfezione messo in pratica il grande insegnamento del nostro Salvatore: « Bisogna pregare sempre, senza stancarsi mai » (Lc 18,1). Da nessun altro, dice san Bonaventura, possiamo meglio prendere esempio ed imparare la necessità che abbiamo di perseverare nella preghiera, quanto da Maria. Il beato Alberto Magno afferma che, dopo Gesù, la divina Madre fu nella virtù d'orazione la più perfetta di quanti vi sono mai stati e vi saranno. In primo luogo la sua orazione fu continua e perseverante. Sin dal primo istante in cui ebbe la vita e con la vita il perfetto uso della ragione, Maria cominciò a fare orazione. Perciò, per meglio attendere alla preghiera, a tre anni volle rinchiudersi nel ritiro del tempio. Ella stessa disse alla vergine santa Elisabetta: « Mi alzavo sempre a mezzanotte e andavo davanti all'altare del tempio a presentare le mie preghiere al Signore ». Inoltre, per meditare sulle sofferenze di Gesù, dice Odilone, « visitava frequentemente i luoghi della nascita, della passione e della sepoltura del Signore ». San Dionisio Cartusiano scrive: « Nessun affetto disordinato, nessuna distrazione, nessuna occupazione esteriore distoglieva mai la mente della Vergine dalla sua contemplazione ». Per l'amore che portava all'orazione, la beata Vergine amò tanto la solitudine che, come disse a santa Brigida, nel tempio si astenne dal frequentare anche i suoi santi genitori. Riflettendo sulle parole di Isaia: « Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio, e lo chiamerà col nome di Emmanuele » (Is 7,14), san Girolamo osserva che in ebraico la parola Virgo significa propriamente « Vergine ritirata » e dunque già dal profeta fu predetto l'amore che Maria avrebbe portato alla solitudine. Riccardo di san Lorenzo afferma che l'angelo le disse: « Il Signore ècon te, a causa del suo grande amore per la solitudine ». San Vincenzo Ferreri asserisce che la divina Madre « non usciva mai di casa se non per andare al tempio e vi andava tutta raccolta, tenendo sempre gli occhi bassi ». Perciò andando a visitare santa Elisabetta, « partì in fretta ». Da questo, dice sant'Ambrogio, le giovani devono imparare a schivare il pubblico. San Bernardo afferma che per amore della preghiera e della solitudine Maria « era attenta a fuggire la compagnia e la conversazione degli uomini ». Lo Spirito Santo chiama Maria « tortorella »: « Le tue guance sono belle come le guance della tortora » (Ct 1,9 Volg.). Vergello spiega: « La tortorella è amica della solitudine ed è simbolo della forza unitiva della mente ». La Vergine visse sempre solitaria in questo mondo, come in un deserto. Perciò di lei fu detto: « Chi è costei che sale dal deserto, come colonna di fumo? » (Ct 3,6). A proposito di queste parole l'abate Ruperto scrive: « Così salisti dal deserto, avendo un'anima solitaria ». Filone diceva che Dio non parla alle anime se non nella solitudine Dio stesso dichiarò per bocca di Osea: «La condurrò nella solitudine e parlerò al suo cuore» (Os 2,14 Volg.). E san Girolamo esclamava: « O solitudine, in cui Dio parla e conversa familiarmente con i suoi! ». Si, dice san Bernardo, perché « la solitudine e il silenzio che nella solitudine si gode, costringono l'anima ad uscire con il pensiero dalla terra e a meditare i beni del cielo ». Vergine santa, ottienici tu l'amore per la preghiera e la solitudine affinché, distaccandoci dall'amore delle creature, possiamo aspirare soltanto a Dio e al paradiso, in cui speriamo di vederti un giorno, per lodare sempre e amare insieme con te il figlio tuo « Venite a me, o voi tutti che mi desiderate, saziatevi dei miei frutti » (Eccli [= Sir] 24,26 Volg.). I frutti di Maria sono le sue virtù. « Non hai chi ti precede o chi ti segue. Tu sola, donna senza pari, piacesti a Cristo». (Sedulio).


12-94 Marzo 18, 1919 Gesù nel suo Concepimento, concepì tutte le anime, le pene e le morti loro.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù, facendosi vedere, mi ha tirato nell’immensità del suo Santissimo Volere, in cui faceva vedere come in atto il suo concepimento nel seno della Mamma Celeste. Oh! Dio, che abisso d’amore. Ed il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia del mio Volere, vieni a prendere parte alle prime morti ed alle pene che soffrì la mia piccola Umanità dalla mia Divinità nell’atto del mio concepimento. Come fui concepito, concepii insieme con Me tutte le anime, passate, presenti e future, come mia propria Vita, concepii insieme le pene e le morti che per ciascuna dovevo soffrire. Dovevo incorporare tutto in Me, anime, pene e morte che ciascuna doveva subire, per dire al Padre: “Padre mio, non più guarderai la creatura, ma Me solo, ed in Me troverai tutti, ed Io soddisfarò per tutti. Quante pene vuoi, te le darò; vuoi che subisca ciascuna morte per ognuno, la subirò; tutto accetto purché dia vita a tutti”. Ecco perciò ci voleva un Volere e potere divino, per darmi tante morti e tante pene, ed un potere e Volere Divino a farmi soffrire; e siccome nel mio Volere stanno in atto tutte le anime e tutte le cose, sicché non in modo astrattivo o intenzionale come qualcuno può pensare, ma in realtà, tenevo in Me tutti immedesimati con Me, formavano la mia stessa Vita, in realtà morivo per ciascuno e soffrivo le pene di tutti. E’ vero che ci concorreva un miracolo della mia onnipotenza, il prodigio del mio immenso Volere: senza della mia Volontà la mia Umanità non avrebbe potuto trovare ed abbracciare tutte le anime, né poter morire tante volte. Onde la mia piccola Umanità, come fu concepita, incominciò a soffrire l’alternative delle pene e delle morti, e tutte le anime nuotavano in Me come dentro d’un vastissimo mare, formavano membra delle mie membra, sangue del mio sangue, cuore del mio cuore. Quante volte la mia Mamma, prendendo il primo posto nella mia Umanità, sentiva le mie pene e le mie morti e ne moriva insieme con Me, come mi era dolce trovare nell’amore della mia Mamma l’eco del mio, sono misteri profondi dove l’intelletto umano, non comprendendo bene, pare che si smarrisce, perciò, vieni nel mio Volere e prendi parte alle morti ed alle pene che subii non appena fu compiuto il mio concepimento. Da ciò potrai comprendere meglio quello che ti dico”.

(3) Non so dire come mi son trovata nel seno della mia Regina Mamma, dove vedevo l’Infante Gesù piccolo piccolo; ma sebbene piccino, conteneva tutto; dal suo cuore s’è spiccato un dardo di luce nel mio, e come mi penetrava sentivo darmi morte, e come usciva mi ritornava la vita. Ogni tocco di quel dardo produceva un dolore acutissimo, da sentirmi disfare ed in realtà morire, e poi col suo stesso tocco mi sentivo rivivere, ma io non ho parole giuste ad esprimermi e perciò faccio punto...