Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 25° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 6
1Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.2Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?".3Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?".5E diceva loro: "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato".
6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui.8Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.9Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?".10E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì.11Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
12In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:14Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,15Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,16Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,18che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
20Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
"Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
22Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.23Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
24Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.
27Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.29A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.30Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.31Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.32Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.33E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
36Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;38date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".
39Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?40Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?42Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
43Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.45L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
46Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?47Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile:48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande".
Secondo libro di Samuele 12
1Il Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli disse: "Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l'altro povero.2Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero;3ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia.4Un ospite di passaggio arrivò dall'uomo ricco e questi, risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, per preparare una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui portò via la pecora di quell'uomo povero e ne preparò una vivanda per l'ospite venuto da lui".5Allora l'ira di Davide si scatenò contro quell'uomo e disse a Natan: "Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte.6Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà".7Allora Natan disse a Davide: "Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore, Dio d'Israele: Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul,8ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa di Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi avrei aggiunto anche altro.9Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l'Hittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti.10Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Hittita.11Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a loro alla luce di questo sole;12poiché tu l'hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole".
13Allora Davide disse a Natan: "Ho peccato contro il Signore!". Natan rispose a Davide: "Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai.14Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore (l'insulto sia sui nemici suoi), il figlio che ti è nato dovrà morire". Natan tornò a casa.
15Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide ed esso si ammalò gravemente.16Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino e digiunò e rientrando passava la notte coricato per terra.17Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra; ma egli non volle e rifiutò di prendere cibo con loro.18Ora, il settimo giorno il bambino morì e i ministri di Davide temevano di fargli sapere che il bambino era morto, perché dicevano: "Ecco, quando il bambino era ancora vivo, noi gli abbiamo parlato e non ha ascoltato le nostre parole; come faremo ora a dirgli che il bambino è morto? Farà qualche atto insano!".19Ma Davide si accorse che i suoi ministri bisbigliavano fra di loro, comprese che il bambino era morto e disse ai suoi ministri: "È morto il bambino?". Quelli risposero: "È morto".20Allora Davide si alzò da terra, si lavò, si unse e cambiò le vesti; poi andò nella casa del Signore e vi si prostrò. Rientrato in casa, chiese che gli portassero il cibo e mangiò.21I suoi ministri gli dissero: "Che fai? Per il bambino ancora vivo hai digiunato e pianto e, ora che è morto, ti alzi e mangi!".22Egli rispose: "Quando il bambino era ancora vivo, digiunavo e piangevo, perché dicevo: Chi sa? Il Signore avrà forse pietà di me e il bambino resterà vivo.23Ma ora che egli è morto, perché digiunare? Posso io farlo ritornare? Io andrò da lui, ma lui non ritornerà da me!".
24Poi Davide consolò Betsabea sua moglie, entrò da lei e le si unì: essa partorì un figlio, che egli chiamò Salomone.25Il Signore amò Salomone e mandò il profeta Natan, che lo chiamò Iedidià per ordine del Signore.
26Intanto Ioab assalì Rabbà degli Ammoniti, si impadronì della città delle acque27e inviò messaggeri a Davide per dirgli: "Ho assalito Rabbà e mi sono già impadronito della città delle acque.28Ora raduna il resto del popolo, accàmpati contro la città e prendila, altrimenti se la prendo io, porterebbe il mio nome".29Davide radunò tutto il popolo, si mosse verso Rabbà, l'assalì e la prese.30Tolse dalla testa di Milcom la corona, che pesava un talento d'oro e conteneva una pietra preziosa; essa fu posta sulla testa di Davide. Asportò dalla città un bottino molto grande.31Fece uscire gli abitanti che erano nella città e li impiegò nei lavori delle seghe, dei picconi di ferro e delle scuri di ferro e li fece lavorare alle fornaci da mattoni; così fece a tutte le città degli Ammoniti. Poi Davide tornò a Gerusalemme con tutta la sua truppa.
Giobbe 42
1Allora Giobbe rispose al Signore e disse:
2Comprendo che puoi tutto
e che nessuna cosa è impossibile per te.
3Chi è colui che, senza aver scienza,
può oscurare il tuo consiglio?
Ho esposto dunque senza discernimento
cose troppo superiori a me, che io non comprendo.
4"Ascoltami e io parlerò,
io t'interrogherò e tu istruiscimi".
5Io ti conoscevo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti vedono.
6Perciò mi ricredo
e ne provo pentimento sopra polvere e cenere.
7Dopo che il Signore aveva rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz il Temanita: "La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe.8Prendete dunque sette vitelli e sette montoni e andate dal mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi; il mio servo Giobbe pregherà per voi, affinché io, per riguardo a lui, non punisca la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe".
9Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita andarono e fecero come loro aveva detto il Signore e il Signore ebbe riguardo di Giobbe.
10Dio ristabilì Giobbe nello stato di prima, avendo egli pregato per i suoi amici; accrebbe anzi del doppio quanto Giobbe aveva posseduto.11Tutti i suoi fratelli, le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero a trovarlo e mangiarono pane in casa sua e lo commiserarono e lo consolarono di tutto il male che il Signore aveva mandato su di lui e gli regalarono ognuno una piastra e un anello d'oro.
12Il Signore benedisse la nuova condizione di Giobbe più della prima ed egli possedette quattordicimila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine.13Ebbe anche sette figli e tre figlie.14A una mise nome Colomba, alla seconda Cassia e alla terza Fiala di stibio.15In tutta la terra non si trovarono donne così belle come le figlie di Giobbe e il loro padre le mise a parte dell'eredità insieme con i loro fratelli.
16Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora centoquarant'anni e vide figli e nipoti di quattro generazioni.17Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.
Salmi 49
1'Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.'
2Ascoltate, popoli tutti,
porgete orecchio abitanti del mondo,
3voi nobili e gente del popolo,
ricchi e poveri insieme.
4La mia bocca esprime sapienza,
il mio cuore medita saggezza;
5porgerò l'orecchio a un proverbio,
spiegherò il mio enigma sulla cetra.
6Perché temere nei giorni tristi,
quando mi circonda la malizia dei perversi?
7Essi confidano nella loro forza,
si vantano della loro grande ricchezza.
8Nessuno può riscattare se stesso,
o dare a Dio il suo prezzo.
9Per quanto si paghi il riscatto di una vita,
non potrà mai bastare
10per vivere senza fine,
e non vedere la tomba.
11Vedrà morire i sapienti;
lo stolto e l'insensato periranno insieme
e lasceranno ad altri le loro ricchezze.
12Il sepolcro sarà loro casa per sempre,
loro dimora per tutte le generazioni,
eppure hanno dato il loro nome alla terra.
13Ma l'uomo nella prosperità non comprende,
è come gli animali che periscono.
14Questa è la sorte di chi confida in se stesso,
l'avvenire di chi si compiace nelle sue parole.
15Come pecore sono avviati agli inferi,
sarà loro pastore la morte;
scenderanno a precipizio nel sepolcro,
svanirà ogni loro parvenza:
gli inferi saranno la loro dimora.
16Ma Dio potrà riscattarmi,
mi strapperà dalla mano della morte.
17Se vedi un uomo arricchirsi, non temere,
se aumenta la gloria della sua casa.
18Quando muore con sé non porta nulla,
né scende con lui la sua gloria.
19Nella sua vita si diceva fortunato:
"Ti loderanno, perché ti sei procurato del bene".
20Andrà con la generazione dei suoi padri
che non vedranno mai più la luce.
21L'uomo nella prosperità non comprende,
è come gli animali che periscono.
Ezechiele 36
1"Ora, figlio dell'uomo, profetizza ai monti d'Israele e di': Monti d'Israele, udite la parola del Signore.2Così dice il Signore Dio: Poiché il nemico ha detto di voi: Ah! Ah! I colli eterni son diventati il nostro possesso,3ebbene, profetizza e annunzia: Dice il Signore Dio: Poiché siete stati devastati e perseguitati dai vicini per renderci possesso delle altre nazioni e poiché siete stati fatti oggetto di maldicenza e d'insulto della gente,4ebbene, monti d'Israele, udite la parola del Signore Dio: Dice il Signore Dio ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli, alle rovine desolate e alle città deserte che furono preda e scherno dei popoli vicini:5ebbene, così dice il Signore Dio: Sì, con gelosia ardente io parlo contro gli altri popoli e contro tutto Edom, che con la gioia del cuore, con il disprezzo dell'anima, hanno fatto del mio paese il loro possesso per saccheggiarlo.6Per questo profetizza al paese d'Israele e annunzia ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli: Dice il Signore Dio: Ecco, io parlo con gelosia e con furore: Poiché voi avete portato l'obbrobrio delle genti,7ebbene, dice il Signore Dio, io alzo la mano e giuro: anche le genti che vi stanno d'intorno subiranno il loro vituperio.
8E voi, monti d'Israele, mettete rami e producete frutti per il mio popolo d'Israele perché sta per tornare.9Ecco infatti a voi, a voi io mi volgo; sarete ancora lavorati e sarete seminati.10Moltiplicherò sopra di voi gli uomini, tutta la gente d'Israele, e le città saranno ripopolate e le rovine ricostruite.
11Moltiplicherò su di voi gli uomini e gli armenti e cresceranno e saranno fecondi: farò sì che siate popolati come prima e vi elargirò i miei benefici più che per il passato e saprete che io sono il Signore.
12Ricondurrò su di voi degli uomini, il mio popolo Israele: essi vi possederanno e sarete la loro eredità e non li priverete più dei loro figli.
13Così parla il Signore Dio: Poiché si va dicendo di te: Tu divori gli uomini, tu hai privato di figli il tuo popolo,14ebbene, tu non divorerai più gli uomini, non priverai più di figli la nazione. Oracolo del Signore Dio.15Non ti farò più sentire gli insulti delle nazioni e non ti farò più subire lo scherno dei popoli; non priverai più di figli la tua gente". Parola del Signore Dio.
16Mi fu rivolta questa parola del Signore:17"Figlio dell'uomo, la casa d'Israele, quando abitava il suo paese, lo rese impuro con la sua condotta e le sue azioni. Come l'impurità di una donna nel suo tempo è stata la loro condotta davanti a me.18Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l'avevano contaminato.19Li ho dispersi fra le genti e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.20Giunsero fra le nazioni dove erano spinti e disonorarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese.21Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che gli Israeliti avevano disonorato fra le genti presso le quali sono andati.22Annunzia alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati.23Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore - parola del Signore Dio - quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.24Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo.25Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli;26vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.27Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.28Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio.29Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia.30Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le genti.31Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e le vostre nefandezze.32Non per riguardo a voi, io agisco - dice il Signore Dio - sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o Israeliti".33Così dice il Signore Dio: "Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite.34Quella terra desolata, che agli occhi di ogni viandante appariva un deserto, sarà ricoltivata35e si dirà: La terra, che era desolata, è diventata ora come il giardino dell'Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e abitate.36I popoli che saranno rimasti attorno a voi sapranno che io, il Signore, ho ricostruito ciò che era distrutto e ricoltivato la terra che era un deserto. Io, il Signore, l'ho detto e lo farò".
37Dice il Signore Dio: "Permetterò ancora che la gente d'Israele mi preghi di intervenire in suo favore. Io moltiplicherò gli uomini come greggi,38come greggi consacrati, come un gregge di Gerusalemme nelle sue solennità. Allora le città rovinate saran ripiene di greggi di uomini e sapranno che io sono il Signore".
Lettera a Filemone 1
1Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al nostro caro collaboratore Filèmone,2alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d'armi e alla comunità che si raduna nella tua casa:3grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.
4Rendo sempre grazie a Dio ricordandomi di te nelle mie preghiere,5perché sento parlare della tua carità per gli altri e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi.6La tua partecipazione alla fede diventi efficace per la conoscenza di tutto il bene che si fa tra voi per Cristo.7La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua.
8Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare,9preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù;10ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene,11Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me.12Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore.
13Avrei voluto trattenerlo presso di me perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo.14Ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, perché il bene che farai non sapesse di costrizione, ma fosse spontaneo.15Forse per questo è stato separato da te per un momento perché tu lo riavessi per sempre;16non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore.
17Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso.18E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto.19Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso!20Sì, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; dà questo sollievo al mio cuore in Cristo!
21Ti scrivo fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo.
22Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito.
23Ti saluta Èpafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù,24con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori.
25La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
Capitolo X: La santa Comunione non va tralasciata con leggerezza
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1. A questa sorgente della grazia e della misericordia divina, a questa sorgente della bontà e di ogni purezza devi ricorrere frequentemente, fino a che tu non riesca a guarire dalle tue passioni e dai tuoi vizi; fino a che tu non ottenga di essere più forte e più vigilante contro tutte le tentazioni e gli inganni del diavolo. Questi, il nemico, ben sapendo quale sia il beneficio e il rimedio grande insito nella santa Comunione, tenta in ogni modo e in ogni momento di ostacolare, per quanto può, le anime fedeli e devote, distogliendole da essa. Taluni, infatti, quando vogliono prepararsi alla santa Comunione, subiscono i più forti assalti del demonio. Lo spirito del male - come è detto nel libro di Giobbe (1,6; 2,1) - viene in mezzo ai figli di Dio, per turbarli, con la consueta sua perfidia, e per renderli troppo timorosi e perplessi, finché non abbia affievolito il loro slancio o abbia loro strappato, di forza, la fede: nella speranza che essi lascino del tutto la Comunione o vi si accostino con poco fervore. Ma non ci si deve curare per nulla delle sue astuzie e delle sue suggestioni, per quanto turpi e terrorizzanti, Su di lui bisogna ritorcere le immaginazioni che provengono da lui. Va disprezzato e deriso, quel miserabile. Per quanti assalti egli compia e per quante agitazioni egli susciti, la santa Comunione non deve essere tralasciata. Talora avviene che siano di ostacolo alla Comunione persino una eccessiva preoccupazione di essere sufficientemente devoti e una certa angustia dubbiosa sul confessarsi. Ma tu agisci secondo il consiglio dei saggi, tralasciando ansie e scrupoli, che costituiscono impedimento alla grazia divina e distruggono lo spirito di devozione. Non lasciare la santa Comunione, per ogni piccola difficoltà o stanchezza. Ma va subito a confessarti e perdona di cuore agli altri ogni offesa ricevuta; che se tu hai offeso qualcuno e chiedi umilmente scusa, il Signore prontamente avrà misericordia di te.
2. Che giova ritardare tanto la confessione o rimandare la santa Comunione? Purificati al più presto; sputa subito il veleno; corri a prendere il rimedio: ti sentirai meglio che se tu avessi differito tutto ciò. Se oggi, per una piccola cosa, rinunci, domani forse accadrà qualcosa di più grave: così ti potrebbe essere impossibile per lungo tempo, la Comunione e potresti diventare ancora più indegno. Scuotiti al più presto dalla stanchezza e dall'inerzia, in cui oggi ti trovi: non serve a nulla restare a lungo nell'ansietà e tirare avanti nel turbamento, separandoti, in tal modo, per questi quotidiani ostacoli, dalle cose divine. Anzi è molto dannoso rimandare tanto la Comunione, perché ciò suole anche ingenerare grave torpore. Avviene persino - cosa ben dolorosa - che taluni, nella loro tiepidezza e leggerezza, accettino di buon grado questi ritardi della confessione, e desiderino di ritardare così la santa Comunione, proprio per non essere obbligati a una più severa custodia di sé. Oh!, come è scarso l'amore, come è fiacca la devozione di coloro che rimandano tanto facilmente la Comunione. E come è felice e caro a Dio colui che vive in modo da custodire la sua coscienza in una tale limpidezza da essere pronto e pieno di desiderio di comunicarsi anche ogni giorno, se gli fosse consentito e se potesse farlo senza essere criticato. Se uno qualche volta si astiene dalla Comunione per umiltà, o per un giusto impedimento, gli va data lode, a causa del suo rispettoso timore. Se invece fa questo per una sorta di torpore, che si è insinuato in lui, deve scuotersi e agire, quanto gli è possibile: il Signore aderirà al suo desiderio, grazie alla buona volontà, alla quale Dio guarda in modo speciale.
3. Se, invece, uno è trattenuto da ragioni valide, ma avrà la buona volontà e la devota intenzione di comunicarsi, costui non mancherà dei frutti del Sacramento. Giacché ognuno che abbia spirito di devozione può, in ogni giorno e in ogni ora, darsi salutarmente, senza che alcuno glielo impedisca, alla comunione spirituale con Cristo; pur dovendo, in certi giorni e nel tempo stabilito, con reverente affetto, prendere sacramentalmente in cibo il corpo del suo Redentore, mirando più a dare lode e onore a Dio che ad avere consolazione per sé. Infatti questo invisibile ristoro dell'anima, che è la comunione spirituale, si ha ogni volta che uno medita con devozione il mistero dell'incarnazione e della passione di Cristo, accendendosi di amore per lui. Chi si prepara soltanto perché è imminente il giorno festivo, o perché la consuetudine lo sospinge, è per lo più tutt'altro che pronto. Beato colui che si offre a Dio in sacrificio ogni qualvolta celebra la Messa o si comunica.
4. Nel celebrare, non essere né troppo prolisso né troppo frettoloso; ma osserva il ragionevole uso, comune a coloro con i quali ti trovi a vivere. Non devi, infatti, ingenerare in altri fastidio e noia; devi mantenere invece la via consueta, secondo la volontà dei superiori, e badare più all'utile degli altri, che alla tua devozione e al tuo sentimento.
DISCORSO 223/F NELLA VEGLIA DI PASQUA
Discorsi - Sant'Agostino
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Il discorso richiede attenzione, anche se si dicono cose note.
1. Con questa veglia, fratelli carissimi, celebriamo la ricorrenza solenne di quella notte in cui il Signore Gesù Cristo è risuscitato dai morti. Non è una cosa nuova che v'insegno ma vi ricordo una cosa nota, perché non vi passi di mente. Come infatti la celebrazione stessa, tornando con la consueta annuale solennità, non ha lo scopo di farci conoscere qualcosa d'insolito ma di non far cancellare con la dimenticanza quanto già conosciamo (è infatti un rinverdire la memoria, non l'apprendere una cosa nuova) così il nostro discorso, anche se non rivolto a degli ignari, richiede tuttavia che stiate attenti; perché anche se non vi fa sentire cose sconosciute, voglio che vi ricordi con gioia quanto già sapete.
Il leone nemico e il leone salvatore.
2. Vegliamo dunque e preghiamo per non entrare in tentazione 1. Perché il nostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare 2. Ma l'altro leone, quello della tribù di Giuda, del quale già tanto tempo prima era stato predetto: Ti sei risollevato che giacevi, accovacciato come un leone; chi oserà farlo alzare? 3 quello, nella sua passione, si innalzò sulla croce, perché vi fu appeso per disegno di misericordia e non per ineluttabilità dovuta a peccato; giacque accovacciato quando, chinato il capo, rese lo spirito 4; come un leone perché, anche nel momento della debolezza, manifestò la sua forza (infatti ciò che è debole di Dio è più forte degli uomini 5), nel senso che, morendo, diede la vita e con la sua morte annientò la morte. Chi oserà farlo alzare, se non Dio invisibile? Si chiede chi, perché Dio non si mostra agli sguardi degli uomini come del resto lo stesso Verbo unigenito di Dio è invisibile insieme con il Padre. Dunque è Dio che lo ha fatto rialzare dai morti, e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi 6, e il leone bramoso di divorare sia vinto dal leone bramoso di liberare.
Motivi per vegliare e pregare.
3. Vegliamo dunque e preghiamo, per non entrare in tentazione 7. Vegliamo per lui che volontariamente si addormentò per noi. Si addormentò infatti e prese sonno; poi si risvegliò perché lo protesse il Signore 8, a cui aveva chiesto: Risuscitami e io li ripagherò 9. E ai suoi nemici che si sarebbero accaniti e lo avrebbero insultato [anche] sul punto di morte egli dice nella profezia: Forse colui che dorme non si rivolgerà per risorgere? 10. Ecco dunque, colui che si addormentò si risvegliò anche, e consacrò al suo risveglio questa nostra veglia. Vegliamo e preghiamo per non entrare in tentazione, perché egli si è risvegliato ed è diventato come un passero solitario sul tetto 11. Perciò è risorto e volato in alto e, unico, intercede per noi in cielo 12. A questo intercessore così grande rivolgiamo le nostre preci; egli insieme al Padre concede quel che al Padre [chiede], perché è insieme mediatore e creatore; come mediatore chiede, come creatore concede; come mediatore, fatto nel mondo; come creatore, per mezzo di lui è stato fatto il mondo. Perciò col più fedele e fiducioso affetto vegliamo per lui con sobrietà; a lui affidiamo l'Orazione che ci ha insegnato lui stesso, affinché quel che ha comandato di fare, col suo aiuto lo facciamo e quel che ha promesso di dare, per suo dono l'otteniamo.
1 - Cf. Mt 26, 41.
2 - 1 Pt 5, 8.
3 - Gn 49, 9.
4 - Gv 19, 30.
5 - 1 Cor 1, 27.
6 - Fil 2, 9-10.
7 - Cf. Mt 26, 41.
8 - Cf. Sal 3, 6.
9 - Sal 40, 11.
10 - Sal 40, 9.
11 - Sal 101, 8.
12 - Cf. Rm 8, 34.
Seconda parte. In cosa consiste la vera devozione a Maria.
Il segreto di Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort
Leggilo nella BibliotecaI. Parecchie vere devozioni alla Madonna.
24) In realtà vi sono parecchie vere devozioni alla Madonna. Non intendo parlare qui delle false.
25) La prima è quella di compiere i doveri di cristiano: evitare il peccato mortale, agire più per amore che per timore, pregare ogni tanto Maria e onorarla come Madre di Dio, senza altra speciale devozione verso di lei.
26) La seconda è quella di avere sentimenti più perfetti di stima, amore, fiducia e venerazione verso la Madonna. Tale forma di devozione induce a entrare nelle confraternite del santo Rosario, dello Scapolare, a recitare il Rosario, a onorare le sue immagini e i suoi altari, a divulgare le sue lodi e a iscriversi nelle sue congregazioni. Questa devozione è buona, santa e lodevole perché esclude il peccato; ma non è tanto perfetta né tanto efficace da distaccare le anime dalle creature e da se stesse per unirle a Gesù Cristo.
27) La terza devozione alla Madonna, conosciuta e praticata da pochissime persone, è quella che sto per rivelarti.
II. La pratica perfetta di devozione a Maria.
1) In cosa consiste.
28) Anima predestinata, essa consiste nel darsi interamente, in qualità di schiavo, a Maria e a Gesù per mezzo di Maria; e poi nel fare ogni cosa con Maria, in Maria, per mezzo di Maria e per Maria.
Spiego questi termini.
29) Occorre scegliere una data importante per darsi, consacrarsi e sacrificare volontariamente e per amore, senza costrizione, interamente, senza limitazioni, il corpo e l'anima, con i beni esteriori di fortuna - come la casa, la famiglia e le proprie rendite - e con quelli interiori dello spirito - i meriti, le grazie, le virtù e le soddisfazioni.
Qui occorre notare che con questa devozione si fa sacrificio a Gesù per mezzo di Maria di tutto ciò che un'anima ha di più prezioso e che nessun istituto religioso fa sacrificare, cioè del personale diritto di disporre di sé e del valore delle proprie preghiere, elemosine, mortificazioni e soddisfazioni. Se ne abbandona alla Vergine l'intera disposizione, perché applichi tutto secondo la sua volontà alla maggior gloria di Dio che lei sola conosce perfettamente.
30) Si mette a sua disposizione tutto il valore soddisfattorio e impetratorio delle buone opere. Perciò, dopo aver fatto tale offerta, pur senza voto, non si è più padroni del bene che si compie, e la Madonna lo può applicare sia a un'anima del purgatorio da consolare o da liberare, sia a un povero peccatore da convertire.
31) Con questa devozione si mettono nelle mani della Madonna i propri meriti, ma soltanto perché li conservi, li aumenti, li abbellisca. Infatti i meriti in ordine alla grazia santificante e alla gloria non si possono cedere agli altri.
Le si offrono invece tutte le preghiere e le buone opere in quanto impetratorie e soddisfattorie, affinché le distribuisca e le applichi a chi vorrà. Se, dopo essersi consacrati in tal modo alla Madonna, si desiderasse aiutare un'anima del purgatorio, salvare un peccatore, aiutare un nostro amico con le preghiere, le elemosine, le mortificazioni, i sacrifici, bisognerà chiederglielo umilmente e stare a quanto ella deciderà pur senza venirne a conoscenza, convinti che il valore delle azioni non potrà non essere ordinato alla maggior gloria di Dio, poiché è dispensato dalla stessa mano di cui Egli si serve per dispensare le sue grazie e i suoi doni.
32) Ho detto che questa devozione consiste nel darci a Maria in qualità di schiavi. Bisogna notare che ci sono tre forme di schiavitù.
La prima è la schiavitù di natura: gli uomini, buoni o cattivi, sono schiavi di Dio in questo modo.
La seconda è la schiavitù di costrizione: i demoni e i dannati sono schiavi di Dio in questo modo.
La terza è la schiavitù d'amore e di volontà: è quella con la quale dobbiamo consacrarci a Dio per mezzo di Maria, nel modo più perfetto di cui creatura possa servirsi per darsi al suo Creatore.
33) Nota inoltre la netta differenza fra servo e schiavo. Il servo esige un salario per il proprio servizio, lo schiavo no. Il servo è libero di lasciare il padrone quando vuole e lo serve per un periodo determinato; lo schiavo non può secondo giustizia abbandonare il padrone, essendogli dato per sempre. Il servo non cede al padrone il diritto di vita e di morte sulla propria persona; lo schiavo si dà completamente, di modo che il padrone potrebbe farlo morire senza incontrare noie con la giustizia.
Ma è facile vedere che lo schiavo di costrizione subisce la più stretta delle dipendenze, che non può convenire che a un uomo nei confronti del suo Creatore. Ecco perché i cristiani non hanno tali schiavi, li hanno solo i turchi e gli idolatri.
34) Felice, mille volte felice l'anima generosa che, dopo aver scosso da sé la tirannica schiavitù del demonio con il battesimo, si consacra in qualità di schiava d'amore a Gesù per mezzo di Maria!
2) Eccellenza di questa pratica.
35) Mi occorrerebbero molti doni di luce per descrivere perfettamente l'eccellenza di questa pratica. Ne accennerò solamente di sfuggita:
1) Darsi a Gesù per le mani di Maria in questo modo è imitare Dio Padre che ci ha dato il Figlio solo per mezzo di Maria, e comunica le sue grazie solo per mezzo di Maria. È imitare Dio Figlio che è venuto a noi solo per mezzo di Maria e, avendoci dato l'esempio per fare come egli ha fatto, ci ha incoraggiati ad andare a lui per lo stesso mezzo per il quale egli è venuto a noi, Maria. È imitare lo Spirito Santo che comunica le sue grazie e i suoi doni solo per mezzo di Maria. Non è forse giusto che la grazia ritorni al proprio autore - dice S. Bernardo - per lo stesso canale per il quale è venuta a noi?
36) 2) Andare a Gesù Cristo per mezzo di Maria è onorare veramente Gesù Cristo, perché è mettere in risalto la nostra indegnità di avvicinare la sua santità infinita direttamente, da soli, a causa dei nostri peccati, e il bisogno che abbiamo di Maria, sua santa Madre, quale avvocata e mediatrice presso di lui, nostro mediatore. È nello stesso tempo avvicinarsi a lui come nostro mediatore e fratello e umiliarsi davanti a lui come nostro Dio e giudice. Insomma è praticare l'umiltà che rapisce sempre il cuore di Dio.
37) 3) Consacrarsi così a Gesù per mezzo di Maria, è mettere nelle mani di Maria le nostre buone opere che, anche se sembrano buone, sono molto spesso macchiate e indegne dello sguardo e dell'accettazione di Dio davanti al quale le stelle non sono pure.
Ah! Preghiamo questa buona Madre e Signora affinché, dopo aver accolto la nostra povera offerta, la purifichi, santifichi, elevi e abbellisca fino a renderla degna di Dio. Tutti i guadagni della nostra anima sono meno davanti a Dio, il Padre di famiglia, per guadagnare la sua amicizia e la sua grazia, della mela bacata di un povero contadino affittuario di sua maestà, davanti al re, per pagare l'affitto. Che farebbe il pover'uomo se fosse avveduto e se fosse ben accolto presso la regina? Non le darebbe la sua mela? Amica del povero contadino e rispettosa verso il re, ella toglierebbe alla mela il bacato e il guasto, e la metterebbe su di un vassoio d'oro circondata di fiori. E il re non l'accetterebbe con gioia dalle mani della regina che vuol bene a questo contadino? "Modicum quid offerre desideras? manibus Mariae tradere cura, si non vis sustinere repulsam". "Desideri offrire a Dio qualche piccola cosa? - dice san Bernardo - procura di presentarla per le mani di Maria, se non vuoi ricevere un rifiuto".
38) Tutto quello che facciamo è piccola cosa! Mettiamolo allora nelle mani di Maria con questa devozione. Quando ci saremo dati realmente a lei, tanto quanto ci si può donare, spogliandoci di tutto in suo onore, ella sarà infinitamente più generosa verso di noi, ci darà per un uovo un bue (pour un oeuf un boeuf). Si comunicherà a noi interamente, con i suoi meriti e le sue virtù; metterà la nostra offerta sul vassoio d'oro della sua carità e come Rebecca fece con Giacobbe ci rivestirà degli splendidi abiti di suo Figlio primogenito e unigenito, Gesù Cristo, cioè dei suoi meriti che ha a disposizione. Così, quali suoi domestici e schiavi, dopo esserci spogliati di tutto per onorarla, avremo vestiti doppi: "Omnes domestici eius vestiti sunt duplicibus": vestiti, ornamenti, profumi, meriti e virtù di Gesù e di Maria nell'anima di uno schiavo di Gesù e di Maria spogliato di se stesso e fedele nella sua spoliazione.
39) 4) Darsi in questo modo alla Madonna è esercitare la carità verso il prossimo nel più alto grado possibile, poiché farsi volontariamente suo schiavo è darle quello che si ha di più caro affinché ne possa disporre liberamente in favore dei vivi e dei morti.
40) 5) Con questa devozione si mettono al sicuro le proprie grazie, i meriti e le virtù, perché si costituisce Maria depositaria di tutto, dicendole: "Mia cara Signora, prendi, eccoti quanto ho fatto di bene con la grazia di tuo Figlio. Io non sono capace di custodirlo perché sono debole e incostante, perché grande è il numero e la perfidia dei miei nemici che mi assalgono giorno e notte. Ahimè! ogni giorno si vedono cadere nel fango i cedri del Libano, e mutarsi in uccelli notturni le aquile che si elevavano fino al sole, e cadere mille giusti alla sinistra e diecimila alla destra. Perciò, o potente, potentissima regina, custodisci ogni mio bene perché non me lo rubino, sostienimi perché non cada! Ti affido in deposito quanto possiedo: Depositum custodi. - Scio cui credidi. So bene chi sei, per questo mi affido completamente a te. Sei fedele a Dio e agli uomini, e non permetterai che si perda niente di quanto ti affido. Tu sei potente, e nulla ti può nuocere, né rapire quanto tieni nelle tue mani!". "Ipsam sequens non devias; ipsam rogans non desperas; ipsam cogitans non erras; ipsa tenente, non corruis; ipsa protegente, non metuis; ipsa duce, non fatigaris; ipsa propitia, pervenis" (San Bernardo, Inter flores, cap. 135). E altrove: "Detinet Filium ne percutiat; detinet diabolum ne noceat; detinet virtutes ne fugiant; detinet merita ne pereant; detinet gratiam ne effluat". Sono parole di S. Bernardo, ed esprimono in sostanza quanto ho appena detto. Se ci fosse solo questo motivo per indurmi a questa devozione, cioè il mezzo di conservarmi e crescere nella grazia di Dio, dovrei far fuoco e fiamme per essa!
41) 6) Questa devozione rende l'anima veramente libera della libertà dei figli di Dio. Siccome è per amore di Maria che ci si riduce in volontaria schiavitù, questa cara Signora, in segno di riconoscenza, allarga e dilata il nostro cuore e ci fa camminare a passi da gigante sulla via dei comandamenti di Dio. Scaccia la noia, la tristezza e lo scrupolo. Fu questa la devozione insegnata da nostro Signore a suor Agnese di Langeac, morta in fama di santità, come un sicuro mezzo per liberarsi dalle grandi pene e perplessità in cui si trovava. Le disse infatti: "Renditi schiava di mia Madre, e mettiti la catenina!". Fatto ciò, tutte le sue pene scomparvero all'istante.
42) Per legittimare questa devozione bisognerebbe riportare qui tutte le bolle e indulgenze dei papi, le circolari dei vescovi, in suo favore, le confraternite erette in suo onore, l'esempio di molti santi e di grandi personaggi che l'hanno praticata; ma tacerò tutto questo.
3) Sua formula interiore e suo spirito.
43) Ho detto poi che questa devozione consiste nel fare tutte le cose con Maria, in Maria, per mezzo di Maria e per Maria.
44) Non basta donarsi una volta a Maria in qualità di schiavo; non basta nemmeno farlo ogni mese e ogni settimana; sarebbe una devozione troppo fugace e non eleverebbe l'anima alla perfezione cui è capace di portare. Non ci sono molte difficoltà a iscriversi a una confraternita, ad abbracciare questa devozione e a dire qualche preghiera vocale tutti i giorni, come essa prescrive. La grande difficoltà è entrare nello spirito di questa devozione, che è quello di rendere l'anima interiormente dipendente e schiava della santissima Vergine e di Gesù per mezzo di lei.
Ho incontrato molte persone che con ammirevole ardore si sono poste sotto la loro santa schiavitù, solo esteriormente. Ma molto raramente ho incontrato qualcuno che ne avesse lo spirito e ancora meno che vi abbiano perseverato.
Agire con Maria.
45) 1) La pratica essenziale di questa devozione consiste nel fare tutte le azioni con Maria, cioè nel prendere la Madonna come modello perfetto delle nostre azioni.
46) Perciò, prima di iniziare a fare qualcosa, bisogna rinunciare a se stessi e ai propri punti di vista anche migliori. Bisogna annientarsi davanti a Dio come degli incapaci di ogni bene soprannaturale e di ogni azione utile alla salvezza se lasciati a se medesimi. Bisogna ricorrere alla santissima Vergine, e unirsi a lei e alle sue intenzioni anche se non conosciute. Bisogna unirsi per mezzo di Maria alle intenzioni di Gesù Cristo, cioè mettersi nelle mani della Vergine come uno strumento perché sia lei a fare in noi, di noi e per noi come meglio crede, alla maggior gloria di Gesù suo Figlio e per mezzo di lui alla gloria del Padre; in modo che non si intraprenda nulla nella vita interiore se non in dipendenza da lei.
Agire in Maria.
47) 2) Bisogna fare ogni cosa in Maria. Bisogna cioè abituarsi a poco a poco a raccogliersi dentro di sé per formarsi una piccola idea o immagine spirituale di Maria. Ella sarà per l'anima l'oratorio in cui formulare tutte le preghiere a Dio senza timore di essere respinti, la torre di Davide per mettersi al sicuro contro tutti i nemici, la lampada accesa per illuminare tutto l'interno e per ardere del divino amore, l'ostensorio sacro per vedere Dio con lei, infine il suo unico tutto presso Dio e il suo ricorso universale. Quando l'anima prega, prega in Maria. Quando riceve Gesù nella comunione, lo depone in Maria perché vi trovi le sue compiacenze. Quando agisce, lo fa in Maria. Dappertutto e in tutto farà atti di rinuncia a se stessa.
Agire per mezzo di Maria.
48) 3) Non bisogna mai andare a Gesù, nostro Signore, se non per mezzo dell'intercessione di Maria e del suo credito presso di lui, non pregandolo mai senza di lei.
Agire per Maria.
49) 4) Bisogna fare tutte le azioni per Maria. Essendo schiava di questa augusta regina, bisogna che l'anima non lavori più che per lei, a suo vantaggio, per la sua gloria come fine prossimo e per la gloria di Dio come fine ultimo. Ella deve dunque in tutto quello che fa rinunciare al suo amor proprio, che si prende quasi sempre per fine in maniera quasi impercettibile, e ripetere spesso dal profondo del cuore: "Mia cara Signora, è per te che vado qui o là, che faccio questo o quello, che soffro questa pena o questa ingiuria".
50) Guardati bene, anima predestinata, dal credere che sia più perfetto andare direttamente a Gesù, direttamente a Dio, nel tuo agire e nella tua intenzione. Se vuoi andarci senza Maria, il tuo agire, la tua intenzione sarà di poco valore; ma andandoci per mezzo di Maria, è l'agire di Maria in te, e di conseguenza sarà di altissimo valore e molto degno di Dio.
51) Inoltre, guardati bene dallo sforzarti di sentire e gustare quello che dici e fai. Parla e agisci sempre con la pura fede che Maria ha avuto sulla terra e che con l'andar del tempo ti comunicherà. Lascia alla tua regina, povera piccola schiava, la visione chiara di Dio, gli slanci, le gioie, le delizie, le ricchezze, e accontentati della pura fede, piena di apatie, distrazioni, noie e aridità. Di': "Amen, così sia, a quello che fa Maria, mia Signora, in cielo. È quello che di meglio in questo momento posso fare".
52) Infine, guardati bene dal tormentarti se non godrai subito la dolce presenza della Madonna nel tuo intimo. Questa grazia non è data a tutti. E quando Dio per grande misericordia ne favorisce un'anima, è facile perderla se l'anima non è fedele a raccogliersi spesso. Se tale disgrazia ti capitasse, ritorna dolcemente alla tua sovrana e rendile onorevole riparazione.
4) Effetti che produce nell'anima fedele.
53) L'esperienza ti insegnerà infinitamente più di quanto ti dico. E se sarai stata fedele nel poco che ti ho detto, troverai tanta ricchezza e tanta grazia in questa pratica, che ne resterai sorpresa e la tua anima si riempirà di gioia.
54) Lavoriamo dunque, cara anima, e facciamo in modo che, per mezzo di questa devozione fedelmente praticata, l'anima di Maria sia in noi per glorificare il Signore, lo spirito di Maria sia in noi per gioire in Dio suo Salvatore. Come dice Sant'Ambrogio: "Sit in singulis anima Mariae ut magnificet Dominum, sit in singulis spiritus Mariae ut exultet in Deo". E non credere che ci sia più gloria e più felicità a dimorare nel seno di Abramo, che è il paradiso, che nel seno di Maria, poiché Dio vi ha posto il suo trono. Come dice l'abate Guerrico: "Ne credideris maioris esse felicitatis habitare in sinu Abrahae, qui vocatur Paradisum, quam in sinu Mariae in quo Dominus thronum suum posuit".
55) Questa devozione, fedelmente praticata, produce una infinità di effetti nell'anima. Ma il principale dono che le anime posseggono è stabilire quaggiù la vita di Maria nell'anima, in modo che non è più l'anima che vive, ma Maria in lei, o l'anima di Maria diventa la sua anima, per così dire. Ora, quando per grazia ineffabile, ma vera, la divina Maria è regina in un'anima, che meraviglie vi opera! Siccome ella è l'artefice delle grandi meraviglie, particolarmente interiori, vi lavora in segreto, all'insaputa dell'anima stessa, che se ne venisse a conoscenza distruggerebbe la bellezza delle sue opere.
56) Poiché Maria è dappertutto Vergine feconda, ella porta nell'intimo dove si trova la purezza del cuore e del corpo, la purezza delle intenzioni e dei propositi, la fecondità delle buone opere. Anima cara, non credere che Maria, la più feconda di tutte le creature, capace perfino di produrre un Dio, resti oziosa in un'anima fedele. La farà vivere incessantemente in Gesù Cristo e Gesù Cristo in lei. "Filioli mei, quos iterum parturio donec formetur Christus in vobis" (Gal 4,19), e se Gesù Cristo è il frutto di Maria in ogni anima, è particolarmente nell'anima dove lei si trova che Gesù Cristo è suo frutto e suo capolavoro.
57) Infine, Maria diviene tutto per l'anima accanto a Gesù Cristo; illumina il suo spirito con la sua pura fede, rende più profondo il suo cuore con la sua umiltà, lo dilata e lo infiamma con la sua carità, lo purifica con la sua purezza, lo nobilita e lo rende grande con la sua maternità. Ma su che cosa mi fermo? Soltanto l'esperienza insegna queste meraviglie di Maria, incredibili per la gente sapiente e orgogliosa, e perfino per i comuni devoti e devote.
58) Siccome è per mezzo di Maria che Dio è venuto al mondo la prima volta, nell'umiliazione e nell'annientamento, non si potrà dire che ancora per mezzo di Maria verrà una seconda volta, come lo attende tutta la Chiesa, per regnare dappertutto e giudicare i vivi e i morti? Chi può sapere come ciò avverrà e quando avverrà? Ma io so bene che Dio, i cui pensieri sono più distanti dai nostri che il cielo dalla terra, verrà nel tempo e nel modo meno atteso dagli uomini, anche dai più sapienti e intelligenti nella Sacra Scrittura, che è oscurissima in proposito.
59) Si deve credere, inoltre, che sul finire dei tempi, forse più presto di quanto non si pensi, Dio susciterà grandi uomini pieni di Spirito Santo e dello spirito di Maria, attraverso i quali la celeste Regina compirà grandi meraviglie nel mondo, per distruggere il peccato e stabilire il regno di Gesù Cristo, suo Figlio, su quello del mondo corrotto. Ed è per mezzo di questa devozione alla santissima Vergine, che io non faccio che tracciare e ridurre per mia incapacità, che questi santi uomini verranno a capo di tutto.
5) Pratiche esteriori.
60) Oltre la pratica interiore di questa devozione, di cui abbiamo parlato, ce ne sono di esteriori che non bisogna omettere né trascurare.
Consacrazione e sua rinnovazione.
61) La prima è quella di darsi a Gesù Cristo, in un giorno solenne, per le mani di Maria, della quale ci si fa schiavi, ricevendo la comunione e passando il giorno in preghiera. Tale consacrazione dovrà essere rinnovata almeno una volta all'anno, alla stessa data.
Offerta di un tributo alla Madonna.
62) La seconda è quella di offrire ogni anno, in quel giorno, un piccolo tributo alla Madonna per dimostrarle la propria schiavitù e la propria dipendenza; è stato sempre l'omaggio degli schiavi verso i loro padroni. Questa offerta può consistere in una mortificazione, un'elemosina, un pellegrinaggio, una preghiera. Il beato Marino, stando a quanto racconta suo fratello san Pier Damiani, si dava la disciplina pubblicamente ogni anno, nello stesso giorno, davanti a un altare della Madonna. Non si chiede né consiglia un simile fervore; ma se non si dà molto a Maria, si deve almeno offrire quello che si presenta con cuore umile e molto riconoscente.
Celebrazione speciale della festa dell'Annunciazione.
63) La terza è quella di celebrare tutti gli anni con particolare devozione la festa dell'Annunciazione, che è la festa principale di questa devozione. È stata istituita per onorare e imitare la dipendenza in cui si mise il Verbo eterno in quel giorno per nostro amore.
Recitazione della Coroncina della santissima Vergine e del Magnificat.
64) La quarta consiste nel recitare quotidianamente, ma non sotto pena di alcun peccato in caso di omissione, la Coroncina alla Santissima Vergine, composta di tre Padre Nostro e di dodici Ave Maria. E nel recitare spesso il Magnificat, che è l'unico cantico che abbiamo di Maria, per ringraziare Dio dei suoi benefici e per attirarne di nuovi; soprattutto non bisogna mancare di recitarlo dopo la santa Comunione come ringraziamento, come il sapiente Gersone ritiene che facesse la Madonna stessa dopo la Comunione.
Portare la catenina.
65) La quinta è quella di portare al collo o al braccio, al piede o alla vita una catenina benedetta. Tale pratica può omettersi senza intaccare la sostanza di questa devozione, però sarebbe dannoso disprezzarla e condannarla, e pericoloso trascurarla.
Ecco i motivi che inducono a portare questo segno esteriore:
1) per garantirsi contro le funeste catene del peccato originale e attuale con cui siamo stati legati;
2) per onorare le corde e i legami amorosi con cui nostro Signore volle essere legato per renderci veramente liberi;
3) siccome si tratta di legami di carità, traham eos in vinculis caritatis, per ricordare che dobbiamo agire sempre mossi da questa virtù;
4) infine, per ricordare la nostra dipendenza da Gesù e da Maria in qualità di schiavi.
Parecchie persone illustri che s'erano fatte schiave di Gesù e di Maria stimavano tanto queste catenine che si lamentavano che non era loro consentito trascinarle pubblicamente al piede come gli schiavi dei turchi.
O catene più preziose e gloriose delle collane d'oro e pietre preziose di tutti gli imperatori, perché esse ci legano a Gesù Cristo e alla sua santa Madre e ne sono i nobili distintivi e divise!
Occorre ricordare l'opportunità che le catene, se non d'argento, siano almeno di ferro, a causa della comodità nel portarle.
Non bisogna mai lasciarle durante la vita, affinché ci possano accompagnare fino al giorno del giudizio. Quale gioia, quale gloria, quale trionfo per un fedele schiavo in quel giorno che le sue ossa, al suono della tromba, sorgano dalla terra ancora legate dalla catena della schiavitù! Questo solo pensiero deve fortemente animare un devoto schiavo a non lasciarle mai, per quanto possano essere scomode alla natura.
25 ottobre 1942
Madre Pierina Micheli
Festa di Cristo Re - Si fece il ritiro del mese. Giornata di preghiera. Le meditazioni del Padre portarono tanta luce all'anima mia, e un desiderio grande di dare dare dare a Gesù tutto...
Riforma particolare di questo mese, sia un lavoro intenso per imitare la mansuetudine di Gesù, con il controllo dell'esame particolare. Guardare il Modello, e non darmi pace fino a sapermi dominare...