Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Quando la carità  lo richiede non solo è bene comunicare al prossimo ciò che gli è necessario per sua istruzione, ma anche ciò che gli è utile per sua consolazione. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 25° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 20

1Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunziava la parola di Dio, si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo:2"Dicci con quale autorità fai queste cose o chi è che t'ha dato quest'autorità".3E Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e voi rispondetemi:4Il battesimo di Giovanni veniva dal Cielo o dagli uomini?".5Allora essi discutevano fra loro: "Se diciamo "dal Cielo", risponderà: "Perché non gli avete creduto?".6E se diciamo "dagli uomini", tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni è un profeta".7Risposero quindi di non saperlo.8E Gesù disse loro: "Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio queste cose".

9Poi cominciò a dire al popolo questa parabola: "Un uomo 'piantò una vigna', l'affidò a dei coltivatori e se ne andò lontano per molto tempo.10A suo tempo, mandò un servo da quei coltivatori perché gli dessero una parte del raccolto della vigna. Ma i coltivatori lo percossero e lo rimandarono a mani vuote.11Mandò un altro servo, ma essi percossero anche questo, lo insultarono e lo rimandarono a mani vuote.12Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono.13Disse allora il padrone della vigna: Che devo fare? Manderò il mio unico figlio; forse di lui avranno rispetto.14Quando lo videro, i coltivatori discutevano fra loro dicendo: Costui è l'erede. Uccidiamolo e così l'eredità sarà nostra.15E lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna?16Verrà e manderà a morte quei coltivatori, e affiderà ad altri la vigna". Ma essi, udito ciò, esclamarono: "Non sia mai!".17Allora egli si volse verso di loro e disse: "Che cos'è dunque ciò che è scritto:

'La pietra che i costruttori hanno scartata,
è diventata testata d'angolo'?

18Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo stritolerà".19Gli scribi e i sommi sacerdoti cercarono allora di mettergli addosso le mani, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito che quella parabola l'aveva detta per loro.

20Postisi in osservazione, mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all'autorità e al potere del governatore.21Costoro lo interrogarono: "Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni secondo verità la via di Dio.22È lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?".23Conoscendo la loro malizia, disse:24"Mostratemi un denaro: di chi è l'immagine e l'iscrizione?". Risposero: "Di Cesare".25Ed egli disse: "Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio".26Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.

27Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda:28"Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.29C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.30Allora la prese il secondo31e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.32Da ultimo anche la donna morì.33Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie".34Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito;35ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito;36e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.37Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: 'Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe'.38Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui".39Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene".40E non osavano più fargli alcuna domanda.

41Egli poi disse loro: "Come mai dicono che il Cristo è figlio di Davide,42se Davide stesso nel libro dei Salmi dice:

'Ha detto il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,'
43'finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi?'

44Davide dunque lo chiama Signore; perciò come può essere suo figlio?".

45E mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai discepoli:46"Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti e hanno piacere di esser salutati nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti;47divorano le case delle vedove, e in apparenza fanno lunghe preghiere. Essi riceveranno una condanna più severa".


Esodo 12

1Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto:2"Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno.3Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa.4Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne.5Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre6e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto.7Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare.8In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare.9Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere.10Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco.11Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore!12In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore!13Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto.14Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne.
15Per sette giorni voi mangerete azzimi.
Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele.
16Nel primo giorno avrete una convocazione sacra; nel settimo giorno una convocazione sacra: durante questi giorni non si farà alcun lavoro; potrà esser preparato solo ciò che deve essere mangiato da ogni persona.
17Osservate gli azzimi, perché in questo stesso giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dal paese d'Egitto; osserverete questo giorno di generazione in generazione come rito perenne.18Nel primo mese, il giorno quattordici del mese, alla sera, voi mangerete azzimi fino al ventuno del mese, alla sera.
19Per sette giorni non si troverà lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievito, sarà eliminato dalla comunità di Israele, forestiero o nativo del paese.20Non mangerete nulla di lievitato; in tutte le vostre dimore mangerete azzimi".
21Mosè convocò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: "Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua.22Prenderete un fascio di issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l'architrave e gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino.23Il Signore passerà per colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire.24Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre.25Quando poi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito.26Allora i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo atto di culto?27Voi direte loro: È il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l'Egitto e salvò le nostre case".
Il popolo si inginocchiò e si prostrò.
28Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne; in tal modo essi fecero.
29A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d'Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero nel carcere sotterraneo, e tutti i primogeniti del bestiame.30Si alzò il faraone nella notte e con lui i suoi ministri e tutti gli Egiziani; un grande grido scoppiò in Egitto, perché non c'era casa dove non ci fosse un morto!
31Il faraone convocò Mosè e Aronne nella notte e disse: "Alzatevi e abbandonate il mio popolo, voi e gli Israeliti! Andate a servire il Signore come avete detto.32Prendete anche il vostro bestiame e le vostre greggi, come avete detto, e partite! Benedite anche me!".33Gli Egiziani fecero pressione sul popolo, affrettandosi a mandarli via dal paese, perché dicevano: "Stiamo per morire tutti!".34Il popolo portò con sé la pasta prima che fosse lievitata, recando sulle spalle le madie avvolte nei mantelli.
35Gli Israeliti eseguirono l'ordine di Mosè e si fecero dare dagli Egiziani oggetti d'argento e d'oro e vesti.36Il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani, i quali annuirono alle loro richieste. Così essi spogliarono gli Egiziani.
37Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di camminare, senza contare i bambini.38Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e insieme greggi e armenti in gran numero.39Fecero cuocere la pasta che avevano portata dall'Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: erano infatti stati scacciati dall'Egitto e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio.
40Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu di quattrocentotrent'anni.41Al termine dei quattrocentotrent'anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d'Egitto.42Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dal paese d'Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazione.
43Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: "Questo è il rito della pasqua: nessun straniero ne deve mangiare.
44Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare.
45L'avventizio e il mercenario non ne mangeranno.
46In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso.
47Tutta la comunità d'Israele la celebrerà.48Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol celebrare la pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo maschio: allora si accosterà per celebrarla e sarà come un nativo del paese. Ma nessun non circonciso ne deve mangiare.
49Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi".
50Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono.
51Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dal paese d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere.


Siracide 1

1Ogni sapienza viene dal Signore
ed è sempre con lui.
2La sabbia del mare, le gocce della pioggia
e i giorni del mondo chi potrà contarli?
3L'altezza del cielo, l'estensione della terra,
la profondità dell'abisso chi potrà esplorarle?
4Prima di ogni cosa fu creata la sapienza
e la saggia prudenza è da sempre.
5A chi fu rivelata la radice della sapienza?
Chi conosce i suoi disegni?
6Uno solo è sapiente, molto terribile,
seduto sopra il trono.
7Il Signore ha creato la sapienza;
l'ha vista e l'ha misurata,
l'ha diffusa su tutte le sue opere,
8su ogni mortale, secondo la sua generosità,
la elargì a quanti lo amano.

9Il timore del Signore è gloria e vanto,
gioia e corona di esultanza.
10Il timore del Signore allieta il cuore
e dà contentezza, gioia e lunga vita.
11Per chi teme il Signore andrà bene alla fine,
sarà benedetto nel giorno della sua morte.
12Principio della sapienza è temere il Signore;
essa fu creata con i fedeli nel seno materno.
13Tra gli uomini essa ha posto il nido, fondamento
resterà fedelmente con i loro discendenti.
14Pienezza della sapienza è temere il Signore;
essa inebria di frutti i propri devoti.
15Tutta la loro casa riempirà di cose desiderabili,
i magazzini dei suoi frutti.
16Corona della sapienza è il timore del Signore;
fa fiorire la pace e la salute.
17Dio ha visto e misurato la sapienza;
ha fatto piovere la scienza e il lume dell'intelligenza;
ha esaltato la gloria di quanti la possiedono.
18Radice della sapienza è temere il Signore;
i suoi rami sono lunga vita.

19La collera ingiusta non si potrà giustificare,
poiché il traboccare della sua passione sarà la sua
rovina.
20Il paziente sopporterà per qualche tempo;
alla fine sgorgherà la sua gioia;
21per qualche tempo terrà nascoste le parole
e le labbra di molti celebreranno la sua intelligenza.

22Fra i tesori della sapienza sono le massime istruttive,
ma per il peccatore la pietà è un abominio.
23Se desideri la sapienza, osserva i comandamenti;
allora il Signore te la concederà.
24Il timore del Signore è sapienza e istruzione,
si compiace della fiducia e della mansuetudine.
25Non essere disobbediente al timore del Signore
e non avvicinarti ad esso con doppiezza di cuore.
26Non essere finto davanti agli uomini
e controlla le tue parole.
27Non esaltarti per non cadere
e per non attirarti il disonore;
28il Signore svelerà i tuoi segreti
e ti umilierà davanti all'assemblea,
29perché non hai ricercato il timore del Signore
e il tuo cuore è pieno di inganno.


Salmi 136

1Alleluia.

Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
2Lodate il Dio degli dèi:
perché eterna è la sua misericordia.
3Lodate il Signore dei signori:
perché eterna è la sua misericordia.

4Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia.
5Ha creato i cieli con sapienza:
perché eterna è la sua misericordia.
6Ha stabilito la terra sulle acque:
perché eterna è la sua misericordia.
7Ha fatto i grandi luminari:
perché eterna è la sua misericordia.
8Il sole per regolare il giorno:
perché eterna è la sua misericordia;
9la luna e le stelle per regolare la notte:
perché eterna è la sua misericordia.

10Percosse l'Egitto nei suoi primogeniti:
perché eterna è la sua misericordia.
11Da loro liberò Israele:
perché eterna è la sua misericordia;
12con mano potente e braccio teso:
perché eterna è la sua misericordia.

13Divise il mar Rosso in due parti:
perché eterna è la sua misericordia.
14In mezzo fece passare Israele:
perché eterna è la sua misericordia.
15Travolse il faraone e il suo esercito nel mar Rosso:
perché eterna è la sua misericordia.

16Guidò il suo popolo nel deserto:
perché eterna è la sua misericordia.
17Percosse grandi sovrani
perché eterna è la sua misericordia;
18uccise re potenti:
perché eterna è la sua misericordia.
19Seon, re degli Amorrei:
perché eterna è la sua misericordia.

20Og, re di Basan:
perché eterna è la sua misericordia.
21Diede in eredità il loro paese;
perché eterna è la sua misericordia;
22in eredità a Israele suo servo:
perché eterna è la sua misericordia.

23Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:
perché eterna è la sua misericordia;
24ci ha liberati dai nostri nemici:
perché eterna è la sua misericordia.
25Egli dà il cibo ad ogni vivente:
perché eterna è la sua misericordia.

26Lodate il Dio del cielo:
perché eterna è la sua misericordia.


Isaia 26

1In quel giorno si canterà questo canto nel paese di Giuda:

Abbiamo una città forte;
egli ha eretto a nostra salvezza
mura e baluardo.
2Aprite le porte:
entri il popolo giusto che mantiene la fedeltà.
3Il suo animo è saldo;
tu gli assicurerai la pace,
pace perché in te ha fiducia.
4Confidate nel Signore sempre,
perché il Signore è una roccia eterna;
5perché egli ha abbattuto
coloro che abitavano in alto;
la città eccelsa
l'ha rovesciata, rovesciata fino a terra,
l'ha rasa al suolo.
6I piedi la calpestano,
i piedi degli oppressi, i passi dei poveri.

7Il sentiero del giusto è diritto,
il cammino del giusto tu rendi piano.
8Sì, nella via dei tuoi giudizi,
Signore, noi speriamo in te;
al tuo nome e al tuo ricordo
si volge tutto il nostro desiderio.
9La mia anima anela a te di notte,
al mattino il mio spirito ti cerca,
perché quando pronunzi i tuoi giudizi sulla terra,
giustizia imparano gli abitanti del mondo.
10Si usi pure clemenza all'empio,
non imparerà la giustizia;
sulla terra egli distorce le cose diritte
e non guarda alla maestà del Signore.
11Signore, sta alzata la tua mano,
ma essi non la vedono.
Vedano, arrossendo, il tuo amore geloso per il popolo;
anzi, il fuoco preparato per i tuoi nemici li divori.
12Signore, ci concederai la pace,
poiché tu dài successo a tutte le nostre imprese.
13Signore nostro Dio, altri padroni,
diversi da te, ci hanno dominato,
ma noi te soltanto, il tuo nome invocheremo.
14I morti non vivranno più,
le ombre non risorgeranno;
poiché tu li hai puniti e distrutti,
hai fatto svanire ogni loro ricordo.
15Hai fatto crescere la nazione, Signore,
hai fatto crescere la nazione, ti sei glorificato,
hai dilatato tutti i confini del paese.
16Signore, nella tribolazione ti abbiamo cercato;a te abbiamo gridato nella prova, che è la tua correzione.
17Come una donna incinta che sta per partorire
si contorce e grida nei dolori,
così siamo stati noi di fronte a te, Signore.
18Abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori
quasi dovessimo partorire: era solo vento;
non abbiamo portato salvezza al paese
e non sono nati abitanti nel mondo.
19Ma di nuovo vivranno i tuoi morti,
risorgeranno i loro cadaveri.
Si sveglieranno ed esulteranno
quelli che giacciono nella polvere,
perché la tua rugiada è rugiada luminosa,
la terra darà alla luce le ombre.

20Va', popolo mio, entra nelle tue stanze
e chiudi la porta dietro di te.
Nasconditi per un momento
finché non sia passato lo sdegno.
21Perché ecco, il Signore esce dalla sua dimora
per punire le offese fatte a lui dagli abitanti della terra;
la terra ributterà fuori il sangue assorbito
e più non coprirà i suoi cadaveri.


Prima lettera ai Corinzi 15

1Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi,2e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!
3Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture,4fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture,5e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli.8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.9Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.10Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.11Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
12Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti?13Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato!14Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono.16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto;17ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.18E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.19Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
20Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.21Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti;22e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo.23Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo;24poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza.25Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.26L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte,27perché 'ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi'. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa.28E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
29Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro?30E perché noi ci esponiamo al pericolo continuamente?31Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore!32Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, 'mangiamo e beviamo, perché domani moriremo'.33Non lasciatevi ingannare: "Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi".34Ritornate in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.

35Ma qualcuno dirà: "Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?".36Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore;37e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere.38E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo.39Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci.40Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri.41Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore.42Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile;43si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza;44si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.
Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che45il primo 'uomo', Adamo, 'divenne un essere vivente', ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.46Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.47Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo.48Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti.49E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste.50Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità.
51Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati,52in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.53È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità.

54Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:

'La morte è stata ingoiata per la vittoria.'
55'Dov'è, o morte, la tua vittoria?
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione'?

56Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge.57Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!58Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.


Capitolo IX: Obbedienza e sottomissione

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 1.     Stare sottomessi, vivere soggetti a un superiore e non disporre di sé è cosa grande e valida. E' molto più sicura la condizione di sudditanza, che quella di comando. Ci sono molti che stanno sottomessi per forza, più che per amore: da ciò traggono sofferenza, e facilmente se ne lamentano; essi non giungono a libertà di spirito, se la loro sottomissione non viene dal profondo del cuore e non ha radice in Dio. Corri pure di qua e di là; non troverai pace che nell'umile sottomissione sotto la guida di un superiore. Andar sognando luoghi diversi, e passare dall'uno all'altro, è stato per molti un inganno.  

2.     Certamente ciascuno preferisce agire a suo talento, ed è maggiormente portato verso chi gli dà ragione. Ma, se Dio è dentro di noi, dobbiamo pur talvolta lasciar perdere i nostri desideri, per amore della pace. C'è persona così sapiente che possa conoscere pienamente ogni cosa? Perciò non devi avere troppa fiducia nelle tue impressioni; devi ascoltare volentieri anche il parere degli altri. Anche se la tua idea era giusta, ma la abbandoni per amore di Dio seguendo quella di altri, da ciò trarrai molto profitto. Stare ad ascoltare ed accettare un consiglio - come spesso ho sentito dire - è cosa più sicura che dare consigli. Può anche accadere che l'idea di uno sia buona; ma è sempre segno di superbia e di pertinacia non volersi arrendere agli altri, quando la ragionevolezza o l'evidenza lo esigano.


Omelia 74: Il dono di un altro Paraclito.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

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1. Abbiamo ascoltato, o fratelli, mentre veniva letto il Vangelo, il Signore che dice: Se mi amate, osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, il quale resti con voi per sempre; lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce; ma voi lo conoscete, perché rimane tra voi e sarà in voi (Gv 14, 15-17). Molte sono le cose da approfondire in queste poche parole del Signore; ma sarebbe troppo cercare ogni cosa che qui si può trovare, o pretendere di trovare ogni cosa che qui si può cercare. Tuttavia, prestando attenzione a ciò che noi dobbiamo dire e che voi dovete ascoltare, secondo quanto il Signore vorrà concederci e secondo la nostra e vostra capacità, ricevete per mezzo nostro, o carissimi, ciò che noi possiamo darvi, e chiedete a lui ciò che noi non possiamo darvi. Cristo promise agli Apostoli lo Spirito Paraclito; notiamo però in che termini lo ha promesso. Se mi amate - egli dice - osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, il quale resti con voi per sempre: lo Spirito di verità. Senza dubbio si tratta dello Spirito Santo, una persona della Trinità, che la fede cattolica riconosce consostanziale e coeterno al Padre e al Figlio. E' di questo Spirito che l'Apostolo dice: L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (Rm 5, 5). Come può dunque il Signore, riferendosi allo Spirito Santo, dire: Se mi amate, osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, dal momento che senza questo Spirito non possiamo né amare Dio, né osservare i suoi comandamenti? Come possiamo amare Dio per ricevere lo Spirito, se senza lo Spirito non possiamo assolutamente amare Dio? E come possiamo osservare i comandamenti di Cristo per ricevere lo Spirito, se senza questo dono non possiamo osservarli? E' forse da pensare che prima c'è in noi la carità, che ci consente di amare Cristo, e, amandolo e osservando i suoi comandamenti, si può meritare il dono dello Spirito Santo così che la carità (non di Cristo che già era presente, ma di Dio Padre), si riversi nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato? Questa è un'interpretazione errata. Infatti, chi crede di amare il Figlio e non ama il Padre, significa che non ama il Figlio, ma una invenzione della sua fantasia. Perciò l'Apostolo dichiara: Nessuno può dire: Gesù è il Signore, se non nello Spirito Santo (1 Cor 12, 3). Chi può dire: Gesù è il Signore, nel senso che intende l'Apostolo, se non chi lo ama? Molti infatti riconoscono Gesù a parole, mentre col cuore e con le opere lo rinnegano; come appunto dice l'Apostolo: Confessano sì di conoscere Dio, ma con le opere lo negano (Tt 1, 16). Se con le opere si può negare Dio, è altrettanto vero che è con i fatti che lo si confessa. E così nessuno può dire: Gesù è il Signore - con l'animo, con le parole, con i fatti, con il cuore, con la bocca, con le opere - se non nello Spirito Santo; e nessuno lo dice in questo senso se non chi lo ama. Ora, se gli Apostoli dicevano: Gesù è il Signore, e non lo dicevano in modo finto come quelli che lo confessano con la bocca e lo negano con il cuore e con le opere, se insomma lo dicevano in modo autentico, sicuramente lo amavano. E come lo amavano, se non nello Spirito Santo? E tuttavia il Signore ordina loro, prima di tutto di amarlo e di osservare i suoi comandamenti, per poter ricevere lo Spirito Santo, senza del quale essi di sicuro non avrebbero potuto né amarlo né osservare i suoi comandamenti.

[Viene promesso lo Spirito Santo anche a chi lo ha.]

2. Dobbiamo dunque concludere che chi ama lo Spirito Santo, e, avendolo, merita di averlo con maggiore abbondanza, e, avendolo con maggiore abbondanza, riesce ad amare di più. I discepoli avevano già lo Spirito Santo, che il Signore prometteva loro e senza del quale non avrebbero potuto riconoscerlo come Signore; e tuttavia non lo avevano con quella pienezza che il Signore prometteva. Cioè, lo avevano e insieme non lo avevano, nel senso che ancora non lo avevano con quella pienezza con cui dovevano averlo. Lo avevano in misura limitata, e doveva essere loro donato più abbondantemente. Lo possedevano in modo nascosto, e dovevano riceverlo in modo manifesto; perché il dono maggiore dello Spirito Santo consisteva anche in una coscienza più viva di esso. Parlando di questo dono, l'Apostolo dice: Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo ma lo Spirito che viene da Dio, affinché possiamo conoscere le cose che da Dio ci sono state donate (1 Cor 2, 12). E non una volta, ma ben due volte il Signore elargì agli Apostoli in modo manifesto il dono dello Spirito Santo. Appena risorto dai morti, infatti, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20, 22). E per averlo dato allora, forse che non inviò anche dopo lo Spirito promesso? O non era il medesimo Spirito quello che Cristo alitò su di loro e poi ancora inviò ad essi dal cielo (cf. At 2, 4)? Qui si pone un'altra domanda: perché questo dono fu elargito in modo manifesto due volte? Forse questo dono fu elargito visibilmente due volte perché due sono i precetti dell'amore: l'amore di Dio e quello del prossimo, e per sottolineare che l'amore dipende dallo Spirito Santo. Se bisogna cercare un altro motivo, non è adesso il momento, dato che non possiamo tirare troppo in lungo questo discorso. L'importante è tener presente che senza lo Spirito Santo noi non possiamo né amare Cristo né osservare i suoi comandamenti, e che tanto meno possiamo farlo quanto meno abbiamo di Spirito Santo, mentre tanto più possiamo farlo quanto maggiore è l'abbondanza che ne abbiamo. Non è quindi senza ragione che lo Spirito Santo viene promesso, non solo a chi non lo ha, ma anche a chi già lo possiede: a chi non lo ha perché lo abbia, a chi già lo possiede perché lo possieda in misura più abbondante. Poiché se non si potesse possedere lo Spirito Santo in misura più o meno abbondante, il profeta Eliseo non avrebbe detto al profeta Elia: Lo Spirito che è in te, sia doppio in me (2 Sam 2, 9).

3. Quando Giovanni Battista disse: Iddio dona lo Spirito senza misura (Gv 3, 34), parlava del Figlio di Dio, al quale appunto lo Spirito è dato senza misura, perché in lui abita tutta la pienezza della divinità (cf. Col 2, 9). Non potrebbe infatti l'uomo Cristo Gesù essere mediatore tra Dio e gli uomini senza la grazia dello Spirito Santo (cf. 1 Tim 2, 5). Infatti egli stesso afferma che in lui si è compiuta la profezia: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha unto, mi ha mandato a predicare ai poveri la buona novella (Lc 4, 18-21). Che l'Unigenito sia uguale al Padre, non è grazia ma natura; il fatto invece che l'uomo sia stato assunto nell'unità della persona dell'Unigenito, è grazia non natura, secondo la testimonianza del Vangelo che dice: Intanto il bambino cresceva, si fortificava ed era pieno di sapienza, e la grazia di Dio era in lui (Lc 2, 40). Agli altri, invece, lo Spirito viene dato con misura, e questa misura aumenta, finché si compie per ciascuno, secondo la sua capacità, la misura propria della sua perfezione. Donde l'esortazione dell'Apostolo: Non stimatevi più di quello che è conveniente stimarsi, ma stimatevi in maniera da sentire saggiamente di voi, secondo la misura di fede che Dio ha distribuito a ciascuno (Rm 12, 3). Lo Spirito infatti non viene diviso; sono i carismi che vengono divisi come sta scritto: Vi sono diversità di carismi, ma identico è lo Spirito (1 Cor 12, 4).

4. Dicendo poi: Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, il Signore ci fa capire che egli stesso è Paraclito. Paraclito corrisponde al latino avvocato; e Giovanni dice di Cristo: Abbiamo, come avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto (1 Io 2, 16). In questo senso dice che il mondo non può ricevere lo Spirito Santo, così come sta scritto: Il desiderio della carne è inimicizia contro di Dio: esso infatti non si assoggetta alla legge di Dio né lo potrebbe (Rm 8, 7). Come a dire che l'ingiustizia non può essere giusta. Per mondo qui si intende coloro che amano il mondo di un amore che non proviene dal Padre. E perciò l'amore di Dio, riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato, è l'opposto dell'amore di questo mondo, che ci sforziamo di ridurre e di estinguere in noi. Il mondo quindi non lo può ricevere perché non lo vede né conosce. L'amore mondano, infatti, non possiede occhi spirituali, senza dei quali non è possibile vedere lo Spirito Santo, che è invisibile agli occhi della carne.

5. Ma voi - dice il Signore - lo conoscerete perché rimarrà tra voi e sarà in voi. Sarà in loro per rimanervi, non rimarrà per esservi; poiché per rimanere in un luogo, prima bisogna esserci. E affinché non credessero che l'espressione: rimarrà presso di voi, volesse significare una permanenza simile a quella di un ospite in una casa, spiegò il senso delle parole: rimarrà presso di voi, aggiungendo: e sarà in voi. Lo si potrà dunque vedere in modo invisibile, e non potremmo conoscerlo se non fosse in noi. E' così che noi vediamo in noi la nostra coscienza; noi possiamo vedere la faccia di un altro, ma non possiamo vedere la nostra; mentre possiamo vedere la nostra coscienza e non possiamo vedere quella di un altro. La coscienza, però, non esiste fuori di noi, mentre lo Spirito Santo può esistere anche senza di noi; e che sia anche in noi, è un dono. E se non è in noi, non possiamo vederlo e conoscerlo così come deve essere veduto e conosciuto.


9 - L'Altissimo rinnova a Maria santissima i suoi favori e i benefici

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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99. Il nono e ultimo giorno di quelli in cui l'Altissimo preparò più da vicino la sua dimora per santificarla con la sua venuta, decise di rinnovare le sue meraviglie e moltiplicare i prodigi, riepilogando i favori e i benefici che sino a quel giorno aveva comunicato alla principessa Maria. Tuttavia, l'Altissimo operava in lei in modo tale che, quando tirava fuori dai suoi tesori infiniti cose antiche, ne aggiungeva sempre di nuove; e tutti questi gradi e queste meraviglie erano ben convenienti, trattandosi di un Dio che si umilia fino a diventare uomo ed eleva una donna ad essere madre sua. Veramente Dio, per discendere ad uno di questi estremi, cioè ad essere uomo, non poté mutare natura, né di ciò vi era necessità, poiché, restando immutabile in se stesso, poté unire alla sua persona la nostra natura. Ma perché una donna mortale giungesse a dare la sua stessa carne, affinché Dio vi si unisse facendosi uomo, pareva necessario che ella attraversasse uno spazio infinito e venisse a porsi tanto distante dalle altre creature, quanto vicina al medesimo Dio.

100. Giunse dunque il giorno nel quale Maria santissima doveva restare in quest'ultima disposizione tanto prossima a Dio, quanto lo è l'essere madre sua. E in quella notte, nell'ora più silenziosa, fu chiamata dal Signore, come era accaduto le altre volte. Rispose l'umile e prndente Regina: «Il mio cuore è pronto, Signore e re altissimo, affinché in me si compia la vostra volontà». Subito fu portata in corpo e anima dai suoi angeli, come nei giorni precedenti, nel cielo empireo e posta dinanzi al trono dell'Altissimo. Allora sua Maestà onnipotente la sollévò e la collocò al suo fianco, assegnandole il seggio ed il posto che doveva occupare per sempre alla sua presenza. Questo era il più alto e il più vicino al medesimo Dio, dopo quello riservato all'umanità del Verbo, perché superava senza comparazione quello di tutti gli altri beati messi insieme.

101. Da quel posto vide subito la Divinità con visione astrattiva, e sua Maestà, nascondendole la dignità di madre di Dio, le manifestò così alti e nuovi misteri, che per la loro profondità e per la mia ignoranza non posso spiegare. Vide di nuovo in Dio tutte le cose create, e molte possibili e future. Le furono mostrate quelle corporee, poiché l'Altissimo gliele fece conoscere in se stesse per mezzo di immagini sensibili, come se le avesse avute tutte presenti ai sensi e come se nella sfera della facoltà visiva le avesse percepite con gli occhi del corpo. Conobbe tutta insieme l'opera dell'universo, che prima aveva conosciuto nelle sue parti, e le creature in esso contenute, tutte distintamente, come se le avesse avute presenti in un quadro. Vide tutto l'ordine, l'armonia, la connessione che hanno fra sé e come tutte dipendano dalla volontà divina, la quale crea, governa e conserva ciascuna di esse nel suo luogo e nel suo essere. Vide di nuovo tutti i cieli e tutte le stelle, il purgatorio, il limbo e l'inferno, con tutti quelli che vivevano in quelle caverne. Inoltre, poiché il posto dove stava la Regina delle creature era elevato al di sopra di tutte, e sopra di sé aveva solo Dio, tale fu anche la conoscenza che le venne data, perché questa era inferiore solamente al Si-gnore e superiore ad ogni cosa creata.

102. Mentre la divina Signora stava assorta nell'ammirazione di ciò che l'Altissimo le manifestava ed ella gli restituiva in tutto la lode e la gloria che si doveva a un simile Signore, sua divina Maestà le rivolse queste parole: «Eletta e colomba mia, io ho creato e conservo con la mia provvidenza in tanta varietà e bellezza tutte le creature visibili, che conosci, solo per l'amore che porto agli uomini. Inoltre, fra tutte le anime che finora ho creato, e fra quelle che ho deciso di creare fino alla fine del mondo, si deve scegliere e trarre una comunità di fedeli, i quali siano segnati e lavati nel sangue dell'Agnello, che toglierà i peccati del mondo. Essi saranno il frutto speciale della redenzione, che egli deve operare, e godranno dei suoi effetti per mezzo della nuova legge della grazia e dei sacramenti che con essa darà loro il Redentore; infine, quelli che persevereranno giungeranno a partecipare della mia gloria ed amicizia. Per questi eletti prima di tutto ho creato opere tanto numerose e degne di ammirazione, e se tutti avessero voluto servirmi, adorare e conoscere il mio santo nome, per tutti e per ciascuno singolarmente - per quanto dipende da me - avrei creato tanti tesori, perché ciascuno di essi potesse possederli».

103. «Quand'anche, poi, avessi creato una sola delle creature che sono capaci della mia grazia e gloria, questa sola avrei fatto padrona e signora di ogni cosa, tanto più che darle potere su tutto il creato è meno che farla partecipe della mia amicizia e felicità eterna. Tu, mia sposa, sei la mia eletta e hai trovato grazia ai miei occhi; per questo ti costituisco signora di tutti questi beni e te ne do il possesso e il dominio, affinché, se sarai sposa fedele come ti voglio, tu possa dispensarli e distribuirli a chi attraverso di te o per tua intercessione me li chiederà, poiché per questo li deposito nelle tue mani». In quel momento la santissima Trinità pose sul capo della nostra principessa Maria una corona, consacrandola suprema regina di ogni cosa creata. Questa corona era scolpita e smaltata con alcune cifre che dicevano: «Madre di Dio», senza però che ella le comprendesse in quel momento, in cui le conobbero solo gli spiriti divini. Essi rimasero stupefatti della magnificenza del Signore verso questa giovane fortunatissima e benedetta fra le donne, e senza dubbio la riconobbero e venerarono come loro legittima Regina e come signora loro e di tutto il creato.

104. La destra dell'Altissimo operava tutti questi portenti, in modo molto opportuno e davvero degno della sua infinita sapienza, perché prima di scendere dal cielo per prendere carne nel grembo verginale di questa Signora, conveniva che tutti i sudditi di questo grande Re riconoscessero come regina e signora sua madre, offrendole per questo la dovuta venerazione. Era ben giusto e conveniente che Dio la facesse prima regina e poi madre del Principe dell'eternità, poiché chi doveva partorire il principe doveva essere necessariamente regina e come tale essere riconosciuta dai suoi vassalli, mentre non vi era impedimento perché gli angeli la conoscessero, né c'era bisogno di tenerla loro nascosta. Anzi, era come un debito dell'Altissimo verso la propria maestà divina, che colei che aveva scelto come propria dimora fosse preparata e arricchita con la massima dignità e perfezione, altezza e magnificenza che fosse possibile comunicarle. E così i santi angeli la riconobbero ed accettarono, onorandola come Regina e signora.

105. Per dare l'ultimo tocco a questa prodigiosa opera di Maria santissima, il Signore stese il suo braccio onnipotente e di sua iniziativa rinnovò lo spirito e le facoltà di questa grande signora, dandole nuove illuminazioni, attitudini e qualità, delle quali non si possono spiegare la grandezza e le condizioni con termini terreni. Questa era l'ultima pennellata con cui veniva ritoccata questa viva immagine di Dio, perché in essa e da essa potesse prendere forma il Verbo eterno, il quale, per essenza, era immagine dell'eterno Padre e impronta della sua sostanza. Così, questo tempio di Maria santissima fu rivestito dentro e fuori meglio di quello di Salomone, con l'oro purissimo della divinità, senza che in alcuna parte si potesse scoprire in lei la benché minima traccia di figlia di Adamo. Ella fu dunque tutta divinizzata con attributi divini perché, dovendo il Verbo uscire dal seno dell'eterno Padre per scendere in quello di Maria, la preparò in modo tale da ritrovare in lei la similitudine possibile tra Madre e Padre.

106. Non conosco nuove espressioni per descrivere come vorrei gli effetti che tutti questi favori produssero nel cuore della nostra grande Regina e signora. La mente umana non arriva a concepirli; come giungeranno le parole a spiegarli? Quello però che in me suscita maggiore meraviglia nella luce che ho ricevuto di questi misteri così sublimi, è l'umiltà di questa donna celeste e la contesa tra lei ed il potere divino. È raro prodigio vedere questa giovane, Maria santissima, che viene esaltata alla più alta dignità e santità dopo Dio, mentre lei si abbassa fino a mettersi al di sotto di tutte le creature; è miracolo d'umiltà riscontrare come, in forza di questa umiltà, non veniva in mente a questa signora di poter essere la madre del Messia. Non solo, ma di sé non immaginò neanche cose grandi o per lei troppo alte. Non s'innalzarono i suoi occhi, né il suo cuore s'inorgogli, anzi, quanto più le opere del braccio del Signore la esaltavano, tanto più aveva una bassa considerazione di sé. Fu certamente giusto che Dio onnipotente guardasse alla sua umiltà e che per essa, da allora in poi, tutte le generazioni la chiamassero fortunata e felice.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

107. Figlia mia, non è degna sposa dell'Altissimo colei che nutre per lui un amore interessato e servile, perché la sposa non deve amare né temere come la schiava, tantomeno deve servire in vista dello stipendio giornaliero. Per quanto il suo amore debba essere filiale e generoso, tenuto conto dell'alta dignità e della bontà immensa del suo sposo, deve essergli molto grata vedendolo tanto ricco e liberale e avendo egli creato, per l'amore che porta alle anime, tanta varietà di beni visibili perché siano tutti a vantaggio di chi serve sua divina Maestà; ma soprattutto deve essergli grata per i tesori nascosti, delle cui delizie egli ricolma coloro che lo temono 7 come figli, persuasi di questa verità. Voglio dunque che ti consideri assai obbligata verso il tuo Signore, padre, sposo ed amico, sapendo quanto sono ricche le anime che per grazia arrivano ad essere sue figlie e a lui molto care, poiché come padre onnipotente ha preparato beni tanto numerosi e vari per i suoi figli, e tutti per ciascuno di essi, se fosse necessario. Di fronte a tanti benefici che ricevono senza misura, il disamore degli uomini è ingiustificato e la loro ingratitudine non ha scuse.

108. Rifletti, dunque, carissima: tu non sei né straniera né ospite in questa casa del Signore che è la sua santa Chiesa, ma sei familiare e sposa di Cristo fra i santi, nutrita con i suoi favori e arricchita con regali nuziali. E poiché tutti i tesori dello sposo appartengono anche alla sua legittima sposa, considera di quanto ti fa partecipe e signora. Godi di tutti questi benefici come familiare, e come figlia e sposa tanto favorita ricerca l'onore di lui, mostrandoti riconoscente per tutti questi favori e queste opere, come se fossero state create dal tuo Signore solo per te. Amalo e onoralo sia per te stessa che per gli altri, con i quali è stato così generoso, imitando in tutto questo, per quanto possono le tue deboli forze, quello che hai saputo che io feci. Figlia, mi sarà assai gradito che tu esalti e lodi con amore fervoroso l'Onnipotente, la cui divina destra mi favorì ed arricchi così tanto in questi nove giorni, al di sopra di ogni considerazione umana.


Risurrezione gloriosa - Discesa agli inferi (Momenti della Passione)

Beata Alexandrina Maria da Costa


Venga a me l'aiuto del Cielo: senza la forza divina non potrei dire nulla; non posso muovere le labbra per parlare. Ad ogni movimento, ad ogni parola, sento come se mi strappassero il petto e il cuore. Confido: se Gesù vuole, potrò dire qualcosa di ciò che mi avviene nell'anima. Il mio corpo disfatto per il dolore era un mucchio di putridume in fermentazione: questo mucchio mi pareva che fosse l'umanità corrotta, in fermentazione tanto era putrida. La morte correva verso di me: la sentivo venire, mi sentivo, morire.

Sentii come mi separassero l'anima dal corpo; ma questa morte non diede al corpo le ceneri per il cimitero Poco dopo la morte e la sepoltura, io lo vidi tutto bellezza, glorioso, trion­fare della morte. Quanto costò al corpo separarsi dallo spirito! questi salì, volò verso l'alto; poi vidi che molto presto si riuniva a quel corpo che aveva lasciato freddo, più freddo del ghiaccio, sfigu­rato, lacerato, quasi senza carne. Quale contrasto, che io non so spiegare! Lo spirito prevedeva che nuovamente si sarebbe unito al corpo, ma fino al momento della separazione, che universo di dolore, che mare di martirio!

Questo corpo che moriva ed era glorioso, questo spirito che si elevava, erano in me, ma non erano miei: io ero soltanto quel mucchio di morte corrotta, nauseante, orribile, che cau­sava la morte a quel corpo glorioso. Io non potevo sopportare tali cose: lo spirito puro che poteva elevarsi col suo corpo glorioso, introdotto, trasformato in questa morte immensa, nel mio corpo mondiale corrotto! Io volevo separare una cosa dall'altra, e non potevo; volevo allon­tanare il puro dall'immondo e non riuscivo; dovetti morire vedendo il corpo con lo spirito puro coperto del più nero putridume. Sento il bisogno di voler dire molto su questo mio sentire, ma non posso, non so dire meglio. Sentii che dopo questa morte gloriosa scesi come ad un inferno, ma non ad un inferno di fuoco, di maledizioni e tor­menti, bensì ad un inferno di tremenda oscurità solamente, dove non entrava né luce né gioia: era un inferno di oscurità e di ansia. Sentii come se il Signore stesse in me, contento a braccia aperte, come chi si libra nell'aria in mezzo ad una moltitudine, come una colomba che sbatte le ali trasmettendo la sua stessa gioia e facendo sì che tutta quella moltitudine volasse. Ma come, mio Dio! Vivo e non vivo; sono io e non sono io; sono nel mondo e ne sono partita. Scesi a quell'inferno e ne uscii nuovamente, guidando innu­merevoli colombe bianche che volavano dietro di me; non dico bene: quegli esseri che non erano corpi, volavano dietro quel corpo glorioso. Sentii, vidi tutto, ma rimasi sempre immersa nel dolore, nella oscurità e nella morte. Ciò che soffrì il mio povero corpo in questi giorni, solo Gesù lo sa; le torturanti agonie della mia anima, solo Egli le può comprendere. Questo martirio dell'anima e del corpo mi impedì di pregare e di meditare durante la Passione di Gesù. Lo fissavo in croce e dicevo soltanto: - Quanto soffri Gesù per mio amore; fino a morire per me. Avrei io il coraggio di negarti qualche soffe­renza dell'anima o del corpo? Oh, no! mio Gesù; con la Tua grazia io non Ti negherò nulla. Sono la Tua vittima notte e giorno... - All'inizio del pomeriggio di ieri sentii come se la mia anima fosse imprigionata, insultata e maltrattata: era un non finire di martirii; negli altri giovedì avevo sentito o una o un'altra sofferenza; ma ieri ne sentii molte, se non tutte... Oggi ho sentito Gesù moribondo a cammino del Calvario: mi pareva che tutte le ferite del suo santissimo Corpo fossero nel mio... Gesù dentro di me andava tanto bramoso verso la morte, come l'agnellino assetato corre verso un ruscello: voleva mo­rire per dare la vita... Rimasi come se spirassi con Gesù. Passò un po' di tempo in un silenzio mortale. Gesù si risvegliò e fece che io mi svegliassi: - Mia figlia, Io non sono morto, vieni a Me; vieni nel mio amore, nel mio fuoco divino: è per te vita, fuoco che ti puri­fica, che dà purezza, grazia e splendore alla tua anima... - Gesù tacque ed io rimasi per un po' di tempo ad ardere in quelle fiamme; le sentivo, le vedevo... Stetti in silenzio non sapevo parlare a Gesù. Non sentivo i dolori del corpo e l'anima in quelle fiamme si fortificava. Gesù riprese: - Figlia mia, mia sposa cara, ora Mi riceverai Eucaristico per mezzo del tuo angelo custode... - ... Rimasi immersa nell'amore, nella intimità con Gesù; mi pareva di essere inseparabile da Lui. - Figlia mia, Mi sono dato a te in alimento; sono la tua Vita... Non potevo lasciarti senza il mio cibo dopo che hai consumato tante energie, dopo tante sofferenze. Ti ho promesso di non lasciarti senza Eucarestia al venerdì: non sono venuto meno. Mi hai ricevuto come viatico, e in verità sei inferma; senza un miracolo non avresti resistito al dolore: eri mori­bonda ... - ... (diario, 4-4-1947, Venerdì Santo). Morii e non risuscitai con Gesù: rimasi nella stessa morte, rimasi in orribile sofferenza. Mi vergogno di me stessa perché parlo soltanto di dolore; ma esso non mi abbandona né di giorno né di notte. Posso sol­tanto ringraziare il Signore perché viene dalle Sue mani. In un lungo abbraccio al mio crocifisso, con grandi gemiti ma anche con grandi ansie di soffrire per Lui, Gli dissi: - Mio Gesù, conta su di me come Tua vittima, non contare sul mio amore ma sul Tuo, perché è con esso che Ti amo; non contare sulla mia generosità: è la Tua forza che mi porta ad accettare gioiosamente ogni sofferenza. La mia anima vede le spine come fossero rose bellissime: voglio soffrire, voglio amarti... - (diario, 5-4-1947).