Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 25° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 26
1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli:2"Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso".
3Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa,4e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire.5Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo".
6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso,7gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.8I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: "Perché questo spreco?9Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!".10Ma Gesù, accortosene, disse loro: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me.11I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.12Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.13In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei".
14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti15e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli 'fissarono trenta monete d'argento'.16Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?".18Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli".19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.21Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?".23Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!".25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".
26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo".27Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti,28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".
30E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.31Allora Gesù disse loro: "Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:
'Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge,'
32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".33E Pietro gli disse: "Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai".34Gli disse Gesù: "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte".35E Pietro gli rispose: "Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.
36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare".37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.38Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me".39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole".42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".43E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina".
47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!".49E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò.50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?".55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato.56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.
57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte;60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.61Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: "Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni".62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio".64"Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:
d'ora innanzi vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo'".
65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: "Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia;66che ve ne pare?". E quelli risposero: "È reo di morte!".67Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano,68dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?".
69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: "Anche tu eri con Gesù, il Galileo!".70Ed egli negò davanti a tutti: "Non capisco che cosa tu voglia dire".71Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: "Costui era con Gesù, il Nazareno".72Ma egli negò di nuovo giurando: "Non conosco quell'uomo".73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: "Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!".74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo!". E subito un gallo cantò.75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: "Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". E uscito all'aperto, pianse amaramente.
Esodo 26
1Quanto alla Dimora, la farai con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. Vi farai figure di cherubini, lavoro d'artista.2Lunghezza di un telo: ventotto cubiti; larghezza: quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per tutti i teli.3Cinque teli saranno uniti l'uno all'altro e anche gli altri cinque saranno uniti l'uno all'altro.4Farai cordoni di porpora viola sull'orlo del primo telo all'estremità della sutura; così farai sull'orlo del telo estremo nella seconda sutura.5Farai cinquanta cordoni al primo telo e farai cinquanta cordoni all'estremità della seconda sutura: i cordoni corrisponderanno l'uno all'altro.6Farai cinquanta fibbie d'oro e unirai i teli l'uno all'altro mediante le fibbie, così il tutto formerà una sola Dimora.7Farai poi teli di pelo di capra per costituire la tenda al di sopra della Dimora. Ne farai undici teli.8Lunghezza di un telo: trenta cubiti; larghezza: quattro cubiti per un telo. La stessa dimensione per gli undici teli.9Unirai insieme cinque teli a parte e sei teli a parte. Piegherai indietro il sesto telo raddoppiandolo sulla parte anteriore della tenda.10Farai cinquanta cordoni sull'orlo del primo telo, che è all'estremità della sutura, e cinquanta cordoni sull'orlo del telo della seconda sutura.11Farai cinquanta fibbie di rame, introdurrai le fibbie nei cordoni e unirai insieme la tenda; così essa formerà un tutto unico.12La parte che pende in eccedenza nei teli della tenda, la metà cioè di un telo che sopravanza, penderà sulla parte posteriore della Dimora.13Il cubito in eccedenza da una parte, come il cubito in eccedenza dall'altra parte, nel senso della lunghezza dei teli della tenda, ricadranno sui due lati della Dimora per coprirla da una parte e dall'altra.14Farai poi per la tenda una copertura di pelli di montone tinte di rosso e al di sopra una copertura di pelli di tasso.
15Poi farai per la Dimora le assi di legno di acacia, da porsi verticali.16Dieci cubiti la lunghezza di un'asse e un cubito e mezzo la larghezza.17Ogni asse avrà due sostegni, congiunti l'uno all'altro da un rinforzo. Così farai per tutte le assi della Dimora.18Farai dunque le assi per la Dimora: venti assi sul lato verso il mezzogiorno, a sud.19Farai anche quaranta basi d'argento sotto le venti assi, due basi sotto un'asse, per i suoi due sostegni e due basi sotto l'altra asse per i suoi sostegni.20Per il secondo lato della Dimora, verso il settentrione, venti assi,21come anche le loro quaranta basi d'argento, due basi sotto un'asse e due basi sotto l'altra asse.22Per la parte posteriore della Dimora, verso occidente, farai sei assi.23Farai inoltre due assi per gli angoli della Dimora sulla parte posteriore.24Esse saranno formate ciascuna da due pezzi uguali abbinati e perfettamente congiunti dal basso fino alla cima, all'altezza del primo anello. Così sarà per ambedue: esse formeranno i due angoli.25Vi saranno dunque otto assi con le loro basi d'argento: sedici basi, due basi sotto un'asse e due basi sotto l'altra asse.26Farai inoltre traverse di legno di acacia: cinque per le assi di un lato della Dimora27e cinque traverse per le assi dell'altro lato della Dimora e cinque traverse per le assi della parte posteriore, verso occidente.28La traversa mediana, a mezza altezza delle assi, le attraverserà da una estremità all'altra.29Rivestirai d'oro le assi, farai in oro i loro anelli, che serviranno per inserire le traverse, e rivestirai d'oro anche le traverse.30Costruirai la Dimora nel modo che ti è stato mostrato sul monte.
31Farai il velo di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo si farà con figure di cherubini, lavoro di disegnatore.32Lo appenderai a quattro colonne di acacia, rivestite d'oro, con uncini d'oro e poggiate su quattro basi d'argento.
33Collocherai il velo sotto le fibbie e là, nell'interno oltre il velo, introdurrai l'arca della Testimonianza. Il velo sarà per voi la separazione tra il Santo e il Santo dei santi.34Porrai il coperchio sull'arca della Testimonianza nel Santo dei santi.
35Collocherai la tavola fuori del velo e il candelabro di fronte alla tavola sul lato meridionale della Dimora; collocherai la tavola sul lato settentrionale.36Poi farai una cortina all'ingresso della tenda, di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, lavoro di ricamatore.37Farai per la cortina cinque colonne di acacia e le rivestirai d'oro. I loro uncini saranno d'oro e fonderai per esse cinque basi di rame.
Giobbe 30
1Ora invece si ridono di me
i più giovani di me in età,
i cui padri non avrei degnato
di mettere tra i cani del mio gregge.
2Anche la forza delle loro mani a che mi giova?
Hanno perduto ogni vigore;
3disfatti dalla indigenza e dalla fame,
brucano per l'arido deserto,
4da lungo tempo regione desolata,
raccogliendo l'erba salsa accanto ai cespugli
e radici di ginestra per loro cibo.
5Cacciati via dal consorzio umano,
a loro si grida dietro come al ladro;
6sì che dimorano in valli orrende,
nelle caverne della terra e nelle rupi.
7In mezzo alle macchie urlano
e sotto i roveti si adunano;
8razza ignobile, anzi razza senza nome,
sono calpestati più della terra.
9Ora io sono la loro canzone,
sono diventato la loro favola!
10Hanno orrore di me e mi schivano
e non si astengono dallo sputarmi in faccia!
11Poiché egli ha allentato il mio arco e mi ha
abbattuto,
essi han rigettato davanti a me ogni freno.
12A destra insorge la ragazzaglia;
smuovono i miei passi
e appianano la strada contro di me per perdermi.
13Hanno demolito il mio sentiero,
cospirando per la mia disfatta
e nessuno si oppone a loro.
14Avanzano come attraverso una larga breccia,
sbucano in mezzo alle macerie.
15I terrori si sono volti contro di me;
si è dileguata, come vento, la mia grandezza
e come nube è passata la mia felicità.
16Ora mi consumo
e mi colgono giorni d'afflizione.
17Di notte mi sento trafiggere le ossa
e i dolori che mi rodono non mi danno riposo.
18A gran forza egli mi afferra per la veste,
mi stringe per l'accollatura della mia tunica.
19Mi ha gettato nel fango:
son diventato polvere e cenere.
20Io grido a te, ma tu non mi rispondi,
insisto, ma tu non mi dai retta.
21Tu sei un duro avversario verso di me
e con la forza delle tue mani mi perseguiti;
22mi sollevi e mi poni a cavallo del vento
e mi fai sballottare dalla bufera.
23So bene che mi conduci alla morte,
alla casa dove si riunisce ogni vivente.
24Ma qui nessuno tende la mano alla preghiera,
né per la sua sventura invoca aiuto.
25Non ho pianto io forse con chi aveva i giorni duri
e non mi sono afflitto per l'indigente?
26Eppure aspettavo il bene ed è venuto il male,
aspettavo la luce ed è venuto il buio.
27Le mie viscere ribollono senza posa
e giorni d'affanno mi assalgono.
28Avanzo con il volto scuro, senza conforto,
nell'assemblea mi alzo per invocare aiuto.
29Sono divenuto fratello degli sciacalli
e compagno degli struzzi.
30La mia pelle si è annerita, mi si stacca
e le mie ossa bruciano dall'arsura.
31La mia cetra serve per lamenti
e il mio flauto per la voce di chi piange.
Salmi 91
1Tu che abiti al riparo dell'Altissimo
e dimori all'ombra dell'Onnipotente,
2di' al Signore: "Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio, in cui confido".
3Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
4Ti coprirà con le sue penne
sotto le sue ali troverai rifugio.
5La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza;
non temerai i terrori della notte
né la freccia che vola di giorno,
6la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.
7Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra;
ma nulla ti potrà colpire.
8Solo che tu guardi, con i tuoi occhi
vedrai il castigo degli empi.
9Poiché tuo rifugio è il Signore
e hai fatto dell'Altissimo la tua dimora,
10non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
11Egli darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutti i tuoi passi.
12Sulle loro mani ti porteranno
perché non inciampi nella pietra il tuo piede.
13Camminerai su aspidi e vipere,
schiaccerai leoni e draghi.
14Lo salverò, perché a me si è affidato;
lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.
15Mi invocherà e gli darò risposta;
presso di lui sarò nella sventura,
lo salverò e lo renderò glorioso.
16Lo sazierò di lunghi giorni
e gli mostrerò la mia salvezza.
Gioele 4
1Poiché, ecco, in quei giorni e in quel tempo,
quando avrò fatto tornare i prigionieri di Giuda
e Gerusalemme,
2riunirò tutte le nazioni
e le farò scendere nella valle di Giòsafat,
e là verrò a giudizio con loro
per il mio popolo Israele, mia eredità,
che essi hanno disperso fra le genti
dividendosi poi la mia terra.
3Hanno tirato a sorte il mio popolo e hanno dato un fanciullo in cambio di una prostituta, han venduto una fanciulla in cambio di vino e hanno bevuto.
4Anche voi, Tiro e Sidòne, e voi tutte contrade della Filistea, che siete per me? Vorreste prendervi la rivincita e vendicarvi di me? Io ben presto farò ricadere sul vostro capo il male che avete fatto.5Voi infatti avete rubato il mio oro e il mio argento, avete portato nei vostri templi i miei tesori preziosi;6avete venduto ai Greci i figli di Giuda e i figli di Gerusalemme per mandarli lontano dalla loro patria.7Ecco, io li richiamo dalle città, dal luogo dove voi li avete venduti e farò ricadere sulle vostre teste il male che avete fatto.8Venderò i vostri figli e le vostre figlie per mezzo dei figli di Giuda, i quali li venderanno ai Sabei, un popolo lontano. Il Signore ha parlato.
9Proclamate questo fra le genti:
chiamate alla guerra santa,
incitate i prodi,
vengano, salgano tutti i guerrieri.
10Con le vostre zappe fatevi spade
e lance con le vostre falci;
anche il più debole dica: io sono un guerriero!11Svelte, venite, o genti tutte, dai dintorni
e radunatevi là!
Signore, fa' scendere i tuoi prodi!
12Si affrettino e salgano le genti
alla valle di Giòsafat,
poiché lì siederò per giudicare
tutte le genti all'intorno.
13Date mano alla falce,
perché la messe è matura;
venite, pigiate,
perché il torchio è pieno
e i tini traboccano...
tanto grande è la loro malizia!
14Folle e folle
nella Valle della decisione,
poiché il giorno del Signore è vicino
nella Valle della decisione.
15Il sole e la luna si oscurano
e le stelle perdono lo splendore.
16Il Signore ruggisce da Sion
e da Gerusalemme fa sentire la sua voce;
tremano i cieli e la terra.
Ma il Signore è un rifugio al suo popolo,
una fortezza per gli Israeliti.
17Voi saprete che io sono il Signore
vostro Dio
che abito in Sion, mio monte santo
e luogo santo sarà Gerusalemme;
per essa non passeranno più gli stranieri.
18In quel giorno
le montagne stilleranno vino nuovo
e latte scorrerà per le colline;
in tutti i ruscelli di Giuda
scorreranno le acque.
Una fonte zampillerà dalla casa del Signore
e irrigherà la valle di Sittìm.
19L'Egitto diventerà una desolazione
e l'Idumea un brullo deserto
per la violenza contro i figli di Giuda,
per il sangue innocente sparso nel loro paese,
20mentre Giuda sarà sempre abitato
e Gerusalemme di generazione in generazione.
21Vendicherò il loro sangue, non lo lascerò impunito
e il Signore dimorerà in Sion.
Prima lettera ai Corinzi 7
1Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l'uomo non toccare donna;2tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito.
3Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito.4La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie.5Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione.6Questo però vi dico per concessione, non per comando.7Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro.
8Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io;9ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere.
10Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito -11e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie.
12Agli altri dico io, non il Signore: se un nostro fratello ha la moglie non credente e questa consente a rimanere con lui, non la ripudi;13e una donna che abbia il marito non credente, se questi consente a rimanere con lei, non lo ripudi:14perché il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi.15Ma se il non credente vuol separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a servitù; Dio vi ha chiamati alla pace!16E che sai tu, donna, se salverai il marito? O che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie?
17Fuori di questi casi, ciascuno continui a vivere secondo la condizione che gli ha assegnato il Signore, così come Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le chiese.18Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non lo nasconda! È stato chiamato quando non era ancora circonciso? Non si faccia circoncidere!19La circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione non conta nulla; conta invece l'osservanza dei comandamenti di Dio.20Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato.21Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; ma anche se puoi diventare libero, profitta piuttosto della tua condizione!22Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore, è un liberto affrancato del Signore! Similmente chi è stato chiamato da libero, è schiavo di Cristo.23Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini!24Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando è stato chiamato.
25Quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia.26Penso dunque che sia bene per l'uomo, a causa della presente necessità, di rimanere così.27Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei sciolto da donna? Non andare a cercarla.28Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele.
29Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero;30coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero;31quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!32Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore;33chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie,34e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.35Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni.
36Se però qualcuno ritiene di non regolarsi convenientemente nei riguardi della sua vergine, qualora essa sia oltre il fiore dell'età, e conviene che accada così, faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure!37Chi invece è fermamente deciso in cuor suo, non avendo nessuna necessità, ma è arbitro della propria volontà, ed ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene.38In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio.
39La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore.40Ma se rimane così, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch'io lo Spirito di Dio.
Capitolo I: Cristo parla interiormente all’anima fedele
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1. "Darò ascolto a quello che stia per dire dentro di me il Signore" (Sal 84,9). Beata l'anima che ascolta il Signore che le parla dentro, e accoglie dalla sua bocca la parola di consolazione. Beate le orecchie che colgono la preziosa e discreta voce di Dio, e non tengono alcun conto dei discorsi di questo mondo. Veramente beate le orecchie che danno retta, non alla voce che risuona dal di fuori, ma alla verità, che ammaestra dal di dentro. Beati gli occhi, che, chiusi alle cose esteriori, sono attenti alle interiori. Beati coloro che sanno penetrare ciò che è interiore e si preoccupano di prepararsi sempre più, con sforzo quotidiano, a comprendere le cose arcane del cielo. Beati coloro che bramano di dedicarsi a Dio, sciogliendosi da ogni impaccio temporale.
2. Comprendi tutto ciò, anima mia, e chiudi la porta dei sensi, affinché tu possa udire quello che ti dice interiormente Iddio, tuo signore. Questo dice il tuo diletto: "Io sono la tua salvezza" (Sal 34,3), la tua pace, la tua vita; stai accanto a me e troverai la pace; lascia tutte le cose che passano, cerca le cose eterne. Che altro sono le cose corporali, se non illusioni? E a che gioveranno tutte le creature, se sarai abbandonata dal Creatore? Oh, anima mia, rinuncia a tutto e fatti cara e fedele al tuo Creatore, così da poter raggiungere la vera beatitudine.
Discorso 374 augm. DICORSO DI SANT'AGOSTINO PER L'EPIFANIA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaPurificare il cuore per vedere Dio.
1. L'annuale celebrazione di questo giorno esige da noi che vi teniamo l'annuale discorso: lo dobbiamo ai vostri orecchi e ai vostri cuori, e lo dobbiamo (se ci ascolterete con sentimenti di pietà) anche al miglioramento della vostra condotta. In effetti, l'intero frutto della nostra vita [cristiana] è la giustizia, la ricompensa è la vita eterna, e l'inizio della giustizia è la fede. Non siamo stati chiamati, infatti, per conseguire beni visibili, né già al presente possediamo quel che ci è stato promesso. Siccome però l'autore della promessa è verace, è nostro dovere vivere adesso nella speranza, per meritare di vivere nel possesso della realtà, consapevoli che Dio ci darà senza alcun dubbio quanto ha promesso. Egli ci darà un premio grande e, se tarda a concederlo, è perché il nostro desiderio si dilati e così noi diventiamo capaci di ricevere un dono tanto prezioso. Non ci darà infatti un bene come quelli del tempo presente: beni perituri, mutevoli, fragili; beni che quando abbondano ci riempiono di timori, quando li perdiamo ci riempiono di tristezza. Cosa pensi che ci dia? Forse qualcosa di terreno? No certo! O forse qualche cosa di stratosferico, come qualcuno dei corpi celesti che vediamo con i nostri occhi? È roba da poco anche questa, se la paragoniamo al dono che ci è stato promesso e che si possiede dai puri di cuore 1. Ora, se al presente Dio ti desse in dono l'una o l'altra delle cose temporali, ti chiederebbe degli occhi capaci di vederla; siccome però egli ti darà un qualcosa che, come dice l'Apostolo, occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore di uomo 2, come pensi che ti voglia preparare a riceverlo? Dice: Beati i puri di cuore perché essi vedranno Dio 3. Sì, tutto il nostro premio sarà vedere Dio. O che ti sembra un premio da poco vedere il tuo Creatore? Dilata pure la dimensione del tuo desiderio; sii pure ingordo nel desiderare ciò che un tanto Signore ti ha promesso : non ti potrebbe dare nulla che valga più di se stesso. Infatti qualunque cosa creata da Dio vale meno di chi l'ha creata ed è a lui inferiore.
Il premio a noi promesso non è di questo mondo.
2. Qual è la più alta fra le creature di Dio? L'angelo. Qual è l'ultima fra tali creature di Dio? Ciò che è terreno e soggetto alla morte. Visto all'insù, fine del mondo creato è quel punto oltre il quale non c'è che Dio; visto all'ingiù, fine del mondo creato è quel punto dopo il quale non c'è che il nulla. Orbene, comincia a contare i doni che hai adesso, quando non hai ancora ricevuto quelli che avrai là dove sei stato chiamato. Comincia! Osserva i beni di questo mondo: la luce, l'aria che ti consente di vivere e senza la quale non vivremmo nemmeno un istante, e poi i frutti della terra, le sorgenti, la stessa salute fisica e tutte le altre cose che si potrebbero elencare ma dobbiamo riassumere in poche parole. Sono doni di Dio; sono regali che ti fa il Signore. Tu però non ritenerli come valori supremi e non desiderarli come tali da colui che ti ha creato a sua immagine 4. Vedi infatti tu stesso che li hai in comune con gli animali; né riuscirai in alcun modo a trovare da chi li stai ricevendo se escludi il vero Dio, creatore e datore di tutto. Non devi comunque sentirti appagato per il fatto che Dio ti concede queste cose. Alla sua immagine egli riserva qualcosa che non dà all'animale. Indaghiamo che cosa sia, e dopo averlo scoperto desideriamolo; e dopo averlo desiderato attendiamolo nella speranza e, per poterlo raggiungere, facciamo quanto ci ha ordinato l'autore della promessa.
Dio manterrà la promessa; a noi eseguire il lavoro.
3. Lassù la ricompensa, qui il lavoro. Colui che promette la ricompensa è lo stesso che ci ha impartito l'ordine; colui che anticipatamente ti fa sapere quello che riceverai ti prescrive anche l'opera che devi eseguire. Se ti sta a cuore la ricompensa della fede, non sottrarti al peso del lavoro. Dio ti ricompenserà, poiché egli è veritiero. Quando infatti uno promette e poi non dà [quanto ha promesso] è per due motivi: o perché è bugiardo o perché la cosa gli è impossibile. Ora, quale delle due cose possiamo affermare di Dio? Forse che la verità può mentire? Forse che una qualche cosa è impossibile a chi è onnipotente? Se dunque egli è veritiero e dispone di ciò che intende dare, perché dovrebbe ingannarti? Volgi l'anima verso l'alto e spera sicuro: chi ti ha fatto la promessa è potente, è eterno. Che, per caso, temi che, eseguito da te il lavoro, ci sia qualcuno che succeda a chi ti ha fatto la promessa prima che tu ne riceva [il compenso]? Consideriamo piuttosto quello che ci è stato promesso: oltrepassiamo i beni materiali che abbiamo in comune con gli animali, vediamo le proprietà dell'uomo per cui è superiore all'animale. Voi le conoscete: parlare, ragionare, distinguere il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto e, finalmente, conoscere colui dal quale è stato creato.
Il premio a noi promesso non lo riceveranno i cattivi.
4. Opera grande è cercare colui che, quando lo si trova, è un grande premio. Orbene, l'uomo differisce dagli animali per la sua eloquenza; o meglio, dagli animali differisce per il dono della parola, da certi uomini per quello dell'eloquenza. Gran dono questo dell'eloquenza, grande privilegio, ma questo privilegio lo hanno anche i cattivi. Non lo abbiamo in comune con gli animali, ma con i cattivi sì. Molti, pur avendo l'eloquenza, sono cattivi, anzi della stessa eloquenza si servono per imbrogliare la gente ed accrescere il loro potere temporale. Tutti costoro meritano condanna, ma ciò non toglie che siano uomini. Domanda a Dio un bene, di quelli che non possiedi in comune con le bestie ma nemmeno con gli uomini cattivi. Pertanto quel che ho detto dell'eloquenza riferiscilo anche alla ricchezza: la quale non fu data certo agli animali ma soltanto agli uomini. Spetta infatti all'uomo disporre, comandare, governare. Ecco però che le ricchezze le posseggono molti pur essendo cattivi: sono un bene materiale, e lo posseggono tanto i buoni quanto i cattivi; e ne son privi tanto i buoni quanto i cattivi. Cerca qualcosa di più elevato! Perché temi che, fatta la scelta e venuto a scoprire un bene che non può essere dato né agli animali né agli uomini cattivi, non te lo possa dare colui che è onnipotente e ti ha chiamato sia ad eseguire il lavoro che a ricevere il premio? " Ho trovato un qualcosa... ". Cosa mai pensi di trovare? Anche i cattivi hanno l'intelletto; anche i cattivi hanno la memoria; le ricchezze, come ho detto, le hanno anche i cattivi; anche i cattivi occupano, in questo mondo, posti onorifici ed esercitano il potere. Cosa ti resta da trovare?
Dio è il bene che ci rende buoni.
5. Ascoltami, di grazia! Non chiedere a Dio se non Dio stesso. Ovviamente, se a qualcuno egli dà un bene come questo, con ciò egli lo rende anche buono. Non si può avere in comune con i cattivi una cosa che quando la si riceve, ci separa dai cattivi. Una cosa infatti è quel dono con cui puoi fare del bene, un'altra è quel dono con cui diventi buono tu stesso. Orbene, all'infuori di Dio, tutte le cose in tanto sono buone in quanto puoi farci del bene; solo Dio è un bene che ti rende buono. Hai l'oro? È un bene, ma perché tu ci faccia il bene. Hai l'eloquenza? È un bene, ma perché tu ci compia il bene. Hai la salute fisica? Servitene in bene. In effetti, molti sono stati richiamati sulla retta via dall'infermità, mentre si sono rovinati per lo star bene. Per molti la malattia è stata un arricchimento, per molti la buona salute una disgrazia. La stessa salute fisica, che è l'unica ricchezza del povero, se non se ne fa un buon uso diventa dunque nociva. Gran dono l'acume dell'ingegno!, ma anch'esso tale che i buoni possono servirsene in bene, i cattivi in male. Non è un bene che ti rende buono. Tutte le deviazioni di tutti gli errori, tutte le sette aberranti e irreligiose hanno avuto per autori uomini di grande ingegno. Non le hanno partorite uomini comuni, ma sono state combinate da uomini d'ingegno. Tutte le scempiaggini del mondo degli spettacoli, sorte per la rovina del genere umano, non sono state inventate se non da uomini d'ingegno. " Tutte cose dannose, tutte cose evidentemente sporche! ". Ecco tu dici che sono delle porcherie. Ma come si fa ad assistere onestamente ad una rappresentazione licenziosa? Riconosci che è una sconcezza e contribuisci perché la si possa organizzare! Non saprei chi definire più disonesto: chi spaccia la disonestà o chi la compera. Eppure cose di tal genere sono state inventate e gestite da ingegni molto sottili. Insomma, anche l'ingegno è un bene, ma se lo si usa bene. E fin qui ho ricordato beni con i quali puoi fare il bene ma non ci diventi buono. Se ti sarà dato di raggiungere quel bene che ti rende buono, sarai in grado d'usare bene degli altri beni; se non raggiungerai quel bene che ti rende buono, come potrai tu, cattivo come sei, usare bene degli altri beni? Ma qual è il bene per cui tu diventi buono? È Dio stesso.
Dentro di noi c’è un nobile inquilino.
6. Ci son cose che si percepiscono con la mente. Non è impossibile infatti che, mentre gli occhi hanno oggetti da vedere, la mente non ne abbia. Chi è superiore: il corpo o l'anima? Penso che anche i corpi privi d'anima, se lo potessero, risponderebbero che l'anima è superiore [al corpo]. Ma ecco uno che non se la sente di dirmi che l'anima è superiore al corpo; e io gli pongo questa domanda: " Chi è superiore: colui che dirige o colui che è diretto? ". Posta così la domanda, penso che nemmeno gli animali esiterebbero a rispondere che superiore è colui che dirige. Ebbene, chi è questo direttore? Certamente l'anima: la quale, pertanto, è superiore al corpo. Se si assenta l'anima, le finestre del corpo, anche se rimangono aperte, non hanno chi possa guardare attraverso di loro. Stiano pur aperti gli occhi, stiano aperti gli orecchi: se in casa non abita nessuno, a cosa servono le porte spalancate? È dunque l'anima che raggiunge alcune cose mediante gli occhi: la luce, i colori, le forme; certe altre mediante gli orecchi: ad esempio le voci e i suoni; certe altre mediante l'olfatto: tali gli odori in genere; certe altre mediante il gusto: ad esempio, i sapori. Mediante il corpo tutto intero l'anima percepisce le cose dure e molli, le cose ruvide e lisce, le cose fredde e calde, le cose leggere e pesanti. Non è l'occhio che ascolta, né l'orecchio che vede, mentre l'anima vede mediante l'occhio e ode mediante l'orecchio. Non può fare l'una e l'altra cosa con ambedue i sensi, ma lei da sola può fare quel che i due sensi le consentono di fare. Orbene, l'anima da sola non potrà fare nulla? Lo può servendosi del corpo; non lo potrà di per se stessa? Con il corpo vede se le cose son bianche o nere: non potrà da sola distinguere le cose giuste da quelle ingiuste? Eppure ci son molti che ammettono l'esistenza delle sole cose che si vedono mediante il corpo: essi disonorano la propria anima e sono ingrati a Dio che li ha creati a sua immagine. Sì, nel nostro intimo c'è un inquilino: egli ha altri occhi, ha i suoi occhi.
L’esistenza di realtà che l’anima percepisce da sola, senza il corpo.
7. Supponete che io voglia mostrare a qualcuno le pietre preziose o che gli voglia mostrare l'oro e l'argento, vasi artistici, vesti di gran pregio e tutto ciò che fra le ricchezze umane è ritenuto oggetto di grande valore e di eccezionale bellezza. Supponete per ultimo che io gli voglia mostrare il cielo, intendendo per cielo non un soffitto dorato ma la volta trapunta di stelle, che è il soggiorno dei poveri 5. Per fare questo cosa andrei a cercare? Gli occhi. Ora, se a qualcuno voglio mostrare la giustizia o l'ingiustizia, cosa andrò a cercare? A chi potrò mostrare cose come queste? Ma forse la cosa che vorrei mostrare non esiste. Questo infatti hanno opinato certuni, e cioè che la giustizia nell'ambito della natura non esiste ma la si stabilisce in base ad opinioni [umane]. Ciò vorrebbe dire che è giusto - o meglio, si chiama giusto - ciò che gli uomini decidono che sia giusto in base ad una convenzione sociale, senza che ci sia alcuna realtà obiettiva della giustizia. Ma che davvero davvero non c'è alcuna obiettività della giustizia? Noi ci sforziamo di mostrare [come stiano le cose]: ed effettivamente noi dovremmo conoscere più di ogni altra cosa quella virtù che ci è nota solo attraverso l'anima. Ebbene, noi che per mostrare quale sia la natura della giustizia dobbiamo fare non pochi sforzi, non dobbiamo farne alcuno per mostrare che esiste l'oro, esiste la terra, esiste il cielo. O che mi ci vuole uno sforzo per mostrare questo? Tutti gli uomini ad alta voce affermano l'esistenza di ciò che si può vedere con gli occhi, mentre molti negano l'esistenza di ciò che si può vedere solamente con l'anima.
Nessun uomo può farci vedere Dio. Egli si rivela da sé.
8. È sorprendente pensare che un'anima come questa non sia malata; è sorprendente pensare che essa non abbia gli occhi guasti, se non addirittura spenti. Come curarli? Come guarirli? Inizio della cura è la fede. Infatti per vedere ciò che non vede, occorre che l'uomo creda che la cosa da vedere esiste, ma lui ancora non è in grado di vederla. " Forse mi riesce di vederla. Tu fammela vedere! ". Ma come te la potrei far vedere? Non mi è proprio possibile. È possibile solo a Colui che la mostra anche a me, per quel tanto mi riesce di vedere. Dal malato che ha gli occhi feriti, o forse del tutto spenti, viene il medico. Il malato non ricorda più che un tempo era in grado di vedere, o magari non aveva mai avuto la vista da quando era nato; ma il medico è così bravo che riesce a curare ogni sorta di cecità, anche la più annosa. Egli assicura il malato che c'è qualcosa da fargli vedere, se lui si lascerà curare. Ma se costui prima di vedere non crede [alle parole del medico], come lo si potrà guarire? Dice il medico: " Cose da vedere ci sono, ma tu le vedrai quando avrai sani gli occhi ". E l'altro: " Se io non le vedo, non mi lascio curare! ". Risposta assurda ed insensata: voler prima vedere per poi farsi curare!, quando invece non ha bisogno di cura alcuna colui che è in grado di vedere. Ebbene, presta fede al medico per quello che ti farà vedere e non opporre resistenza a chi vuol curarti. Dice: " Fammi vedere! ". Che cosa ti farò vedere? " Dio ". Ma a chi ho da farlo vedere? Risponde: " A me, se vuoi che io creda. Non crederò infatti se non a ciò che vedo ". Cosa dunque vuoi che io ti mostri? A chi debbo mostrarlo? Chi è colui che te lo deve mostrare? Si deve mostrare Dio; lo si deve mostrare a un uomo. Non c'è uomo che possa mostrarlo: da se stesso egli si mostra. Io posso soltanto suggerirti cosa devi fare per meritare di vederlo.
L’anima fa muovere il corpo, Dio il mondo.
9. Ecco un tale che dice: " Dio non esiste, non esiste assolutamente ". Tutti rimangono esterrefatti. Chi può dire infatti: " Dio non esiste "? Eppure il salmo non esclude questa affermazione, dicendo: Lo stolto ha detto in cuor suo: Dio non esiste 6. Siccome è un'affermazione che lascia tutti inorriditi, egli la dice in cuor suo, non la trasmette alla lingua o alla voce. Ma anch'io sono alla ricerca di qualcosa! Egli dice: " Fammi vedere Dio ". Fratello, cerchiamo insieme! Può darsi infatti che anche io, per quanto mi sforzi, non riesca [nell'impresa], poichè probabilmente si richiedono tempo, studio e delle norme. Permettimi tuttavia di rivolgerti anch'io una domanda. Tu mi dici: " Fammi vedere Dio "; io ti dico: " Fammi vedere la tua anima ". Tu mi interroghi su una cosa sommamente alta, io su una cosa piccola; tu mi interroghi su colui dal quale sei lontano, io su colei che ti è presente; tu su un essere da ricercarsi, io su colei che deve fare la ricerca. Supponi che io ti dica che tu non hai l'anima: cosa faresti in tal caso? Se infatti si deve credere soltanto a quanto si vede con gli occhi, tu l'anima non ce l'hai. Se non la vedo, io non credo che tu hai l'anima. Mi rispondi: " È vero che l'anima non la si può vedere con gli occhi, ma attraverso le opere che compie se ne può dedurre l'esistenza. Vedi uno che cammina, odi uno che parla. Tu parli, io rispondo: e dubiti che io abbia l'anima? ". Rimane vero tuttavia che io non ho visto la tua anima ma solo le opere compiute dall'anima. Orbene, se dalle tue opere mi è dato conoscere la tua anima, dalle opere di Dio risali alla conoscenza di Dio. L'anima esiste poiché è essa che fa muovere il corpo, e non esisterà Dio, che è il motore del mondo? Non ti impaurisce l'ordine del creato? Gli esseri della terra sottoposti a quelli del cielo, l'avvicendarsi della notte e del giorno, il succedersi delle stagioni, lo splendore del sole che riempie di luce il giorno, la lucentezza della luna e delle stelle che attenua l'oscurità della notte, i frutti che produce la terra, le sorgenti che ci forniscono l'acqua. Osserva anche gli animali che popolano la terra: nascono dotati di vita. Orbene, sarà mai possibile che viva colui che è creato e non viva colui che lo crea? Dunque, Dio esiste. Guai a dubitarne! Ma colui che nutre dei dubbi forse ha bisogno di ricercare ancora. Nelle sue ricerche cominci però col credere, poiché non credendo non meriterà di trovare quello che cerca.
Per il cristiano, guida alla conoscenza di Dio sono i libri ispirati.
10. Dunque, Dio esiste; e se un problema si pone, è più quello di come onorarlo che non quello della sua esistenza. Che fare dunque? Parliamone un poco. E se il discorso è rivolto a dei cristiani, ritengo che sia facile rispondere: Dio va onorato come egli ha comandato di onorarlo. Che se poi questo cristiano viene a chiedermi in che modo Dio abbia comandato di onorarlo, io non gli rispondo con una mia parola ma gli leggo il libro di cui egli in grazia della sua fede riconosce senza dubbio l'autorità. In materia di scritti divinamente ispirati non gli è infatti lecito dubitare. Infatti, quale doveva essere il modo di onorarlo, Dio ha voluto indicarlo anche in iscritto; e quello che volle fosse scritto, volle che fosse anche letto pubblicamente; e a questa Scrittura attribuì un'autorità così sublime ed eccelsa che gli autori di tutti gli altri libri restano come posti sotto i suoi piedi 7. Ci sono stati infatti autori che hanno scritto sugli argomenti che preferivano e ne hanno scritto a loro talento; ma fra i libri scritti da costoro ce n'è forse uno che in autorevolezza sia stato posto così in alto che tutto il mondo gli risponde: " Amen " 8? Può darsi però che noi abbiamo da trattare con uno che non si sente vincolato dalla straordinaria autorità dei nostri libri. Egli viene a contestarmi e mi dice: " Sono stati gli uomini a scrivere queste cose a loro uso e consumo ". Che farò in tal caso? Come dimostrare che i libri della Scrittura sono di origine divina?
Interventi di Dio, ordinari e straordinari.
11. Non calcolando le leggi della natura secondo le quali è governato il mondo, gli uomini non restano impressionati dalle opere di Dio se non quando si tratta di fatti e detti miracolosi. Infatti la natura è piena di meraviglie, ma tutte queste cose, per quanto meravigliose, a causa della loro frequenza son diventate banali. Ecco allora che un uomo, nato tra gli uomini, è l'unico a risorgere da morte. Quest'opera tutti la divulgano come un'opera divina, mentre nessuno si meraviglia di fronte al nascere quotidiano di tanti uomini che non c'erano. Cristo cambiò l'acqua in vino 9: grande miracolo! Ma chi altri compie ogni anno la stessa cosa nella vite? Credete che sia cosa poco stupenda il pescare l'umore dalla terra e cambiarlo in una ricchezza di quella pianta, e che esso poi arrivi ai tralci, dilati le foglie, produca turgidi grappoli, i quali crescono quando sono immaturi e quando son maturi si colorano? Come tutte queste cose accadano, vallo a chiedere alla radice. Com'erano lì, in una creatura così esile, così insignificante, queste successioni, queste modifiche, questa capacità realizzatrice? Sto ancora ammirando l'opera compiuta dalla radice, ed ecco una cosa ancor più meravigliosa. Un semino. Quant'è piccolo! Lo diresti un niente, eppure in esso son tutte le fasi [dello sviluppo]: la radice che ne spunterà, il vigore, i rami, i frutti, le foglie, e poi le fasi operative che muovono la linfa e la cambiano in un capolavoro di bellezza e di attrattive. Son queste delle opere stupende del Creatore. Non sei ancora salito in cielo per vederlo là dov'Egli è presente, e lo incontri già qui in terra, artefice [del mondo]. Queste cose però richiedono chi le sappia scrutare debitamente. Cosa c'è infatti più mirabile di tali opere? Eppure, siccome rientrano nella quotidianità, ecco che, come stavo dicendo, nessuno le apprezza. Per questo motivo, cioè per destare l'anima degli uomini, Dio si è riservato [il compimento di] alcune opere, che non sono più grandi [di queste] ma certo più rare. È infatti opera più grande creare un uomo che non risuscitarlo; ma siccome nessuno ormai ammirava più il creatore delle cose quotidiane, qualche volta si fece vedere come autore delle resurrezioni. E inoltre ridonò la vista ai ciechi, l'udito ai sordi, la favella ai muti. Colui che senza interventi miracolosi compie grandi cose nei semi, le fece negli uomini con interventi eccezionali e miracolosi.
Obiettività dei miracoli, attendibilità degli scrittori sacri.
12. Queste cose sono state messe in iscritto e noi le leggiamo. Ribatte [l'incredulo]: " Ma ora queste cose non accadono più, e io temo che esse siano state scritte dagli uomini senza che in realtà siano accadute ". Capita a volte, purtroppo, di dover affrontare tali provocatori. Voi certo non dovete essere come loro; dovete però essere in grado di dare loro la giusta risposta. Mi rendo conto che per chi crede io sto dicendo cose scontate, ma permettetemi di essere press'a poco simile a chi fa opera di persuasione sugli infedeli, affinchè voi stessi possiate essere equipaggiati contro gli infedeli. Ci sono infatti anche oggi degli uomini (pochi, è vero, ma ci sono), i quali dicono: " Queste cose sono state scritte, ma non sono realmente accadute ". Come farò io a dimostrare che si tratta di avvenimenti reali? Si sa con certezza che il miracolo consiste o in fatti o in detti, e che fatti miracolosi sono quelli che accadono al di fuori del corso e dell'ordine normale della natura, mentre detti miracolosi son quelli con cui si preannunziano cose future. Pertanto, se non vuoi credere alla realtà dei fatti miracolosi tramandatici in iscritto perché li leggessimo, credi almeno a quei detti miracolosi che dalla loro stessa realizzazione risultano veri. Infatti colui che ti ha narrato gli avvenimenti miracolosi del passato ti dà prova della sua attendibilità facendoti vedere presenti le cose che egli predicava come future. O che forse non esiste una " divinazione divina ", che cioè da Dio ha preso anche il nome, quando proprio alla divinazione fa ricorso la curiosità di tanta gente? Sono infatti molti quelli che oggi rifiutano di diventare cristiani perché vogliono essere liberi di consultare i fattucchieri, gli astrologi, gli indovini e - cos'altro debbo dire ancora? - i maghi? Ma la fiamma da cui nascevano le opere stesse di questa attività sta ora spegnendosi per la potenza di Cristo, che chiamò i Magi dalla loro patria lontana e li condusse ad adorarlo.
I Magi guidati dalla stella, segno misterioso.
13. Essi vennero per adorare il Verbo di Dio diventato bambino. Perché vennero? Perché avevano visto un'insolita stella 10. E come conobbero che era la stella di Cristo? Essi poterono osservare la stella; ma che forse questa stella potè loro parlare e dire: " Io sono la stella di Cristo? ". Dobbiamo essere di tutt'altro avviso: essi lo seppero mediante rivelazione. È da supporsi infatti che dovesse nascere in modo insolito il re che doveva essere adorato anche dai popoli pagani. O che prima di lui non erano nati re in Giudea o nelle diverse nazioni sparse per tutta la terra? Perché mai doveva essere adorato - e adorato da popoli stranieri - questo re che non aveva eserciti per incutere timore ma nascondeva la maestà del suo potere nella povertà della carne? Quando nacque, fu adorato da pastori israeliti, ai quali gli angeli lo avevano annunziato; i Magi però non erano israeliti: adoravano gli idoli o gli dei del paganesimo, vale a dire i demoni, dalla cui potenza erano tratti in inganno. Costoro dunque videro una stella insolita e ne restarono stupiti. Cercarono ovviamente chi fosse colui del quale era segno quell'oggetto così sorprendente e straordinario che avevano visto, ed ottennero la risposta. Mi dirai: "Da chi la ottennero "? Senza dubbio dagli angeli, da un avvertimento avvenuto per rivelazione. Forse chiederai ancora: "Erano angeli buoni o angeli cattivi "? È vero infatti che anche gli angeli cattivi, cioè i demoni, proclamarono Cristo Figlio di Dio 11; ma perché ai Magi non avrebbero potuto rivelarlo gli angeli buoni, se nel chiamarli ad adorare il Cristo si mirava ad ottenere la loro salvezza e non a punire la loro empietà? Dunque, anche gli angeli poterono dire ad essi: " La stella che avete veduto è la stella di Cristo; andate ad adorarlo nel paese dov'è nato ", comunicando loro chi fosse colui che era nato e quanto grande fosse la sua dignità. Essi ascoltarono le parole, vennero, adorarono, e offrirono in dono oro incenso e mirra 12, cioè quello che erano soliti offrire ai loro dei.
I Magi adorano Cristo, i Giudei non si avvicinano a lui.
14. Prima di far questo, prima di trovarlo nella città dov'era nato, essi andarono a domandare dove fosse nato il re dei giudei 13. Non potevano conoscere per rivelazione anche questo particolare, come [per rivelazione] avevano saputo che quella [che avevano vista] era la stella del re dei giudei, che sarebbe stato adorato anche dalle genti pagane? Non potevano dalla medesima stella essere guidati alla sua città come in seguito furono da lei condotti nel luogo dove insieme con sua Madre si trovava Cristo bambino? Erano cose certamente possibili, ma non avvenne così: e per questo essi dovettero chiedere informazioni ai giudei. Per qual motivo Dio volle che si ricorresse ai giudei? Perché costoro, mentre additano colui nel quale si rifiutano di credere, siano condannati dal gesto che loro stessi compiono. Notate come la stessa cosa avviene oggi. I Magi erano le primizie dei popoli pagani, e quanto più grande fu l'irreligiosità da cui furono liberati, tanto più grande fu la gloria che tributarono a colui che li liberava. Essi domandano: Dov'è il re dei giudei che è nato? 14 Udita la parola re, Erode, credendolo un rivale, si impaurisce: chiama i dottori della legge e li interroga perché gli indichino quale, secondo le Scritture, doveva essere il luogo in cui sarebbe nato il Cristo 15. Essi gli rispondono: In Betlemme di Giuda 16. I Magi andarono e adorarono; restarono immobili i giudei, che avevano indicato [la località].
I Giudei testimoni dell’evento cristiano.
15.Grande mistero! Con gli scritti dei giudei noi convinciamo gli increduli a diventare credenti; con i loro scritti mostriamo ai pagani quello che i giudei si rifiutano di credere. Capita infatti a volte che i pagani, vedendo come i fatti narrati nella Scrittura si adempiano in modo che non se ne può assolutamente dubitare, vengano a farci domande al riguardo. Nei libri santi, ad esempio, si leggono profetizzate le cose che nel nome di Cristo oggi troviamo avvenute in tutte le nazioni: la conversione alla fede da parte dei re, l'abbattimento degli idoli, il cambiamento della storia umana. Di fronte a questi fatti i pagani rimangono sconcertati e dicono: " Voi avete visto come sono andate le cose e poi le avete descritte come se si trattasse di predizioni ". È quanto ha fatto un loro poeta: chi lo ha letto sa identificarlo. Egli racconta di un eroe che discese nel regno dei morti e poi si recò nel mondo dei beati, dove gli furono presentati dei sovrani del popolo romano che l'autore dello scritto conosceva essendo già nati 17. Ora i pagani dicono a noi: " Allo stesso modo anche voi avete visto come sono andate tutte queste cose e ne avete composto dei libri in cui le cose avvenute si leggono in forma di predizioni del futuro ". O gloriosa potenza del nostro Re! Ben a ragione permise che i giudei fossero vinti dai romani ma non fossero annientati completamente. Tutti i popoli soggiogati dai romani han dovuto accettare la legislazione romana; i giudei invece, pur essendo stati vinti, hanno conservato le loro leggi e, per quanto riguarda il culto di Dio, osservano ancora le antiche consuetudini e il rituale dei padri. Distrutto il loro tempio e scomparso il precedente sacerdozio, come era stato predetto dai profeti, essi tuttavia conservano la circoncisione e quel particolare modo di vivere che li fa distinguere da tutti gli altri popoli. Perchè tutto questo se non perché rendano testimonianza alla verità? I giudei son disseminati dovunque, e dovunque portano con sè i libri nei quali il Cristo predetto dai profeti (e come era stato predetto così è stato anche descritto) può essere mostrato anche ai pagani. Ecco, io tiro fuori il codice, leggo il profeta, mostro come la profezia si è realizzata. Il pagano avanza il dubbio che io mi sia inventato le cose; ma è un mio nemico colui che possiede quel codice, tramandato a lui fin dall'antichità dai suoi antenati! In tal modo io li convinco tutti e due: il giudeo perché a me è dato conoscere realizzato quanto lì era stato predetto, il pagano perché quel che mostro non sono stato io ad inventarlo.
Il sacrificio vero e i sacrifici prefigurativi.
16. Non succeda dunque che i demoni con le speciose apparenze dell'arte divinatoria seducano gli incauti e i falsi investigatori delle realtà temporali, o che, ingannando la gente con la superba fastosità, pretendano d'essere onorati con empi sacrifici. Le vere predizioni divine sono opera dell'unico vero Dio; il vero sacrificio lo si deve offrire all'unico vero Dio. Ora, di questo sacrificio furono figura, certo nebulosa, le offerte dell'incenso e delle vittime. Preannunziando in più modi ciò che in realtà sarebbe stato offerto in un unico modo, la divina Provvidenza mostrava la straordinaria grandezza del vero sacrificio. Ecco perché, fra le diverse cose che secondo le profezie sarebbero accadute nell'era cristiana, erano stati predetti anche i cambiamenti radicali che avrebbero subìto le stesse vittime che in antico venivano offerte in sacrificio a Dio. Tu osservi: "Se tali sacrifici dovevano essere cambiati, per qual motivo furono prescritti "? O malato, non metterti a suggerire al medico come ti debba curare! Un unico uomo, Adamo, propagandosi riempì tutta la terra. Ora, l'intero genere umano, quasi fosse un solo uomo, era un grande malato, disteso a terra dall'oriente all'occidente: esso doveva essere curato. Grande il malato, ma più grande il medico. Prendiamo dunque l'immagine da quell'arte umana che è la medicina. Il medico si reca dal malato e gli dice: " Al mattino prendi questo medicamento, al pomeriggio quest'altro ". Replica al medico il malato: " Perché al pomeriggio non posso prendere quello stesso del mattino "? Con piena ragione il medico gli risponderebbe: " Tu sei stato capace d'ammalarti, ma non sei capace di guarirti; lascia a chi è del mestiere che provveda alla tua salute ". E di nuovo il malato: " Codesta arte, che prescrive prima una medicina e dopo un'altra, pecca d'incongruenza ". " Sta' zitto piuttosto, e làsciati curare! L'arte non è mutevole: essa conosce quale rimedio applicarti al mattino e quale al pomeriggio. Non è l'arte che cambia; chi è soggetto a cambiamenti è la tua salute; e l'arte, che vuol soccorrerti nei cambiamenti cui va soggetta la malattia con il cambiare del tempo, sa quale sia il rimedio adatto nelle diverse ore ". Allo stesso modo, in rapporto alle esigenze del genere umano, alcune cose gli furono utili nei tempi antichi, mentre altre gli sono utili nell'epoca posteriore. Mi domandi il perché? Fatti amico il medico e forse lo saprai. A meno che tu non creda che anche oggi noi dobbiamo andare a Dio immolandogli tori, arieti e offrendogli incenso.
L’Antico Testamento non va confuso con il Nuovo.
17. Qualcuno potrebbe dire:" Mostrami che è stato Dio a dare questi precetti e a predire queste sostituzioni, e io vi crederò. E non succeda che tu mi dici cose inventate da te e non basate sull'autorità di Dio ". Ebbene ascolta le parole dette da Dio, poche fra le tante. Ecco verranno giorni, dice il Signore 18. Parla un profeta. E se tu pensi che sia stato un cristiano a inventare il testo, venga il giudeo a recare il codice! Or dunque come avrei potuto comporlo io, se te lo presenta uno che dai tempi antichi è mio nemico? Si vada dunque a prendere il codice dalla biblioteca dei giudei, e insieme leggiamone qualche brano. Cosa vorremo leggere? Ecco, verranno giorni, dice il Signore, e io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo 19. " Mi pare che lo dica riferendosi al testamento ricevuto dai giudei stessi e che, se lo definisce nuovo, è perché, quando i nostri padri lo ricevettero sul monte Sinai attraverso Mosè, non ce n'era stato un altro per l'umanità in epoche anteriori ". Buono il tuo richiamo! Però aspetta un momento: ti chiedo di pazientare finchè non ti avrò letto il seguito. Ascolta come sia nuovo quel testamento: Ecco, verranno giorni, dice il Signore, e io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo. Per il momento non aggiungo altro. Chi è colui che parla? Geremia. Quando visse il profeta Geremia? Molti secoli dopo Mosè, ad opera del quale fu dato il primo testamento. Or ecco che Geremia, il quale dice: Ecco verranno giorni, parla in futuro; e continua: Io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo. Non c'è nessun motivo per dire che con le sue parole si descriva il testamento che fu dato per mezzo di Mosè. Quindi è un altro il testamento che egli chiama nuovo. E poi ascolta anche il resto delle sue parole: Ecco verranno giorni, dice il Signore, e io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo: non come quello che io conclusi con i loro padri quando li presi per mano e li trassi fuori dal paese d'Egitto 20. Ci potrebbero essere parole più chiare? Fu in quell'occasione che ad opera di Mosè venne dato il primo testamento, che si è soliti chiamare " vecchio Testamento ".
Valore simbolico dei doni offerti dai Magi.
18. Suvvia dunque, fratelli! Considerate attentamente le parole di Dio. Leggiamo le profezie, ne constatiamo l'adempimento, e seguitiamo a dubitare dell'autorità divina di quei libri? Nessuno pertanto osi dire: " Ecco, i Magi offrirono a Cristo l'incenso 21: perché non gliel'offriamo anche noi? ". Notate anzitutto che i magi gli offrirono l'incenso, non che lo bruciarono dinanzi a lui. Tu insisti: " Ma perché egli accettò questo loro regalo? ". Sembra quasi che costoro vogliano impedire che un qualche elemento creato venga offerto al Creatore! Fu Dio, non i demoni, colui che creò l'incenso, che creò la mirra, che creò l'oro. Quando offrivano queste cose ai demoni, i Magi peccavano. Anche perché li onoravano in quella maniera, cioè servendosi di una cosa creata, a dispetto del Creatore. Oggi però tu mettiti in testa che, se essi offrirono a Cristo cose identiche a quelle che erano soliti offrire ai loro dèi ed egli permise che gli offrissero tali doni, non fu senza motivo: le cose offerte in realtà, più che doni, erano simboli. In quanto Dio, Cristo ricevette l'incenso; in quanto re, l'oro; in quanto mortale, la mirra per la sua sepoltura. Nell'antichità al contrario non si offriva solo l'incenso ma anche vittime animali, e le offrivano tanto i pagani quanto i giudei, cioè tanto coloro che adoravano molti falsi dèi quanto coloro che adoravano l'unico vero Dio. Questo, ripeto, è quanto veniva offerto a Dio secondo le esigenze del Vecchio Testamento, ma le cose son cambiate con il Nuovo Testamento. Dice: Ecco verranno giorni, dice il Signore, e io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo: non come quello che conclusi con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per trarli fuori dal paese d'Egitto 22.
I sacrifici dell’Antico Testamento e il sacrificio di Cristo.
19. Qualcuno obietterà: " Ma dei sacrifici non dice nulla ". Ebbene, volete ascoltare qualcosa sui sacrifici? Dio predisse che sarebbe venuto un tempo in cui tutti gli antichi sacrifici sarebbero stati aboliti e sarebbe stato concesso un unico sacrificio che avrebbe realmente tolto i peccati, cioè il corpo di Cristo. Lo sanno bene i fedeli; e se quanto sto dicendo, come mi risulta, non tutti lo comprendono, almeno quelli che lo comprendono si rallegrino e vivano in maniera degna di così grande sacramento. Quelli poi che non lo comprendono ancora, è sempre in loro potere cambiare vita, ricevere il sacramento della conversione, e in tal modo potranno conoscere cosa offrono e cosa ricevono i fedeli. Si tratta di quanto era stato profetizzato: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordinamento di Melchisedech 23. Prima c'era il sacerdozio alla maniera di Aronne, ma più tardi al nostro Sacerdote, per bocca di un profeta vissuto molto prima della sua incarnazione, fu detto: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordinamento di Melchisedech. L'ordinamento che risaliva ad Aronne fu cambiato, ed è subentrato l'ordinamento di Melchisedech. Secondo l'ordinamento di Aronne venivano offerte vittime animali, secondo l'ordinamento di Melchisedech il corpo di Cristo 24. Insisterà qualcuno: " Ma ancora non ci hai detto se Dio rivelò in antecedenza la cessazione di quei sacrifici ". Ecco ve lo leggo dal libro, perché non mi tradisca per caso la memoria. Io, fratelli, non ho imparato da ragazzo le sacre lettere, mentre se si trattasse di altre lettere - e, quel che è peggio, di lettere prive di utilità - ve le potrei citare a memoria. Riguardo alle lettere sacre invece, che non ho studiate in gioventù, se non ho sott'occhi il codice non sono in grado di riferirle; ma forse è a voi utile che ascoltiate quanto dovete conoscere per salvarvi non dalla mia bocca ma dallo stesso libro divino. Ascoltate dunque, e non stupitevi se, dopochè Cristo ha istituito il nuovo sacrificio, del quale tutti quelli del passato erano prefigurazione, non si va più a lui recando l'incenso 25.
La funzione dei sacrifici dell’Antico Testamento era di preparare il nuovo e vero sacrificio.
20. Tengo in mano il codice del profeta Isaia, il quale dice molte cose a questo riguardo. Cosa dice Isaia? Non c'è bisogno che ricordiate le cose dei tempi antichi, né dovete richiamare alla mente le cose vecchie 26. Ecco già significata chiaramente, fratelli, l'abolizione delle pratiche antiche. Tu però insisti: " Ma fin qui [il profeta] non dice nulla dei sacrifici. Forse sono state cambiate altre cose, non però i sacrifici ". Osserva come quel Non dovete richiamare alla mente le cose antiche è un'espressione generica, e quindi io vi posso comprendere quanto successivamente mi ha precisato l'insegnamento degli apostoli, cioè cosa debbo e cosa non debbo offrire 27. Ho infatti chi mi ha spiegato questo passo oscuro; ho il maestro che mi dice in che senso lo debbo prendere. Anzi, lo stesso profeta non ha permesso a noi di avanzare opinioni personali e arbitrarie. Apertamente ha detto ciò che state per sentire. Ascoltatelo! Non c'è bisogno che ricordiate le cose dei tempi antichi, né dovete richiamare alla mente le cose vecchie. Io infatti farò cose nuove, cose che sorgeranno adesso, e voi comprenderete 28. Cos'è questo Io farò cose nuove, cose che sorgeranno adesso, e voi comprenderete? È questo: Io farò cose nuove, cose prima che non c'erano, affinchè voi possiate comprendere quelle che c'erano prima. Prima si uccidevano gli animali e se ne spargeva il sangue, e con questo sangue si placava Dio. Ma che davvero Dio lo si placa con il sangue? O che davvero egli desidera il sangue? O che davvero Dio si compiace del fumo dei sacrifici o va in cerca del profumo dell'incenso o degli altri aromi, lui che ha creato tutte le cose e dona a te tutte le cose? Non pensarlo, assolutamente! Egli si ricrea della tua pietà: la quale, poi, è utile a te, non a colui al quale presti servizio. Ogni uomo, servo di un padrone uomo, presta il servizio al padrone con utilità del padrone, e viceversa il padrone, quando fa qualcosa per il suo servo, lo fa a vantaggio del suo servo. Di Dio non è così: chiunque gli presta servizio glielo presta nel proprio interesse, non nell'interesse di Dio. E questo lo dico forse di testa mia? Ascolta il profeta! Ho detto al Signore. Che cosa? Tu sei il mio Dio. Per qual motivo? Perché, dice, tu non hai bisogno dei miei beni 29. Eccoti, ben circoscritta, la sentenza: non v'è appiglio per i tuoi dubbi. Dio non ha bisogno dei tuoi beni. Non credere dunque che Dio abbia bisogno di tali sacrifici; ricerca piuttosto quale ne sia l'insegnamento, quale il loro significato. In antico, nell'immolazione delle vittime, se ne versava il sangue perché si doveva simboleggiare che nell'immolazione dell'unica vera vittima si sarebbe versato sangue, il sangue del tuo Signore, il sangue che è stato il tuo prezzo, il sangue con cui è stato distrutto il documento del tuo debito 30 ed eliminato il vecchiume del peccato. Venne il momento: il sangue fu versato e oggi lo si offre. Spunti ormai il giorno, e siano fugate le ombre! 31 Non c'è bisogno che ricordiate le cose dei tempi antichi, né dovete richiamare alla mente le cose vecchie. Io farò cose nuove, cose che sorgeranno adesso, e voi comprenderete 32. Sì, adesso comprendiamo perché a raffigurare le cose future ci siano state quelle antecedenti. Tutte quante trovano la spiegazione in Cristo, tutte hanno come fine Cristo. Dice: Io farò cose nuove, cose che sorgeranno adesso, e voi comprenderete. Prima che accadessero queste cose, cioè tutte le novità di oggi, venivano compiute quelle cose antiche ma non le si comprendeva.
Esposizione di Isa 43, 18ss.
21. E come prosegue? Farò una via nel deserto. Quale deserto? Certo quello del paganesimo, dove non era adorato il vero Dio. Farò una via nel deserto e fiumi nella terra arida 33. In nessun paese del mondo pagano si leggevano i profeti; adesso i loro scritti si diffondono in tutte le nazioni. Vedete come scorrono i fiumi nella terra arida. Mi benediranno le bestie selvatiche. Cosa possono essere queste bestie selvatiche se non le si identifica con le genti pagane? Mi benediranno le bestie selvatiche e gli sciacalli [e le] figlie degli struzzi 34. Mi benediranno anime che prima erano empie, figlie dei demoni. Ma come potranno far questo se non perché, abbandonato il diavolo, si sono convertite a Cristo? " Però queste cose sono ancora avvolte dall'oscurità, e per ricavarne qualcosa di più palese le interpretiamo secondo la nostra struttura mentale; tu invece devi trovarmi una parola con cui si dimostri che non piaceva a Dio l'immolazione delle varie vittime ". Certamente! Se non ci fosse per me possibilità di leggerti qualcosa di più esplicito, non oserei tenere ancora in mano questo codice. Ascoltatemi dunque con pazienza, o carissimi. Mi benediranno le bestie selvatiche e gli sciacalli e le figlie degli struzzi. Perché mi benediranno? Ascolta la continuazione! Io darò l'acqua al deserto e fiumi alla steppa arida, per dissetare la mia stirpe eletta 35. Qual è questa tua stirpe? Dice: Al popolo che ho riscattato per me. Non ti ho infatti chiamato adesso, o Giacobbe; né ho creato te, o Israele, per farti tribolare. A che scopo mi offri le pecore in olocausto? 36 Suvvia, fratelli! Non so se ci possa essere qualcuno che venga a dirmi: " Non capisco. Tu dici quel che ti pare; tu dài l'interpretazione che ti salta in testa ". Davvero? Ma se io sto facendo non l'esegeta ma il lettore! Voi dunque ricollegate queste parole con quelle che abbiamo ascoltato all'inizio: Non c'è bisogno che ricordiate le cose dei tempi antichi, né dovete richiamare alla mente le cose vecchie 37. Ne risulterà chiaro che Dio in un primo tempo comandò di fare quelle offerte in vista di un sacrificio non ben precisato, volendo cioè preannunziare l'effusione del sangue di un Giusto e prefigurarlo con l'imMagine delle vittime. Cosa dice infatti [il profeta] riguardo ai tempi nostri? A che scopo mi [offri] le pecore in olocausto? Tu infatti non mi hai onorato con i tuoi sacrifici e nemmeno mi hai prestato servizio con i tuoi sacrifici. Non ti ho infatti creato per farti tribolare in materia di incenso 38. E perché non si pensi che Egli intendesse proibire le vittime animali ma permettere l'incenso, dice: Non ti ho infatti creato per farti tribolare in materia di incenso, o perché mi comprassi l'incenso con danaro; e nemmeno ho desiderato il grasso [delle vittime] dei tuoi sacrifici 39.
I sacrifici antichi testimoniavano non toglievano, i peccati.
22. Facciamoci animo e chiediamo al Signore nostro Dio: " Perché dunque in antecedenza hai ordinato queste cose? ". Qui si richiede intelligenza. [Dio le ordinò] non perché con esse si doveva abolire il peccato ma solo darne testimonianza. Queste mie parole vi sono oscure, lo comprendo; occorre quindi che ve le chiarisca un poco. Sarò breve, poiché già vi ho detto molte cose. E se per mancanza di tempo la mia spiegazione sarà, com'è probabile, insufficiente, ci assisterà il Signore perché riesca [a completarla] in altra occasione. Intanto vi dico questo: Il popolo dell'antico Testamento ebbe certo degli uomini sapienti, santi e giusti, ma la gran massa di loro era carnale incapace di comprendere il motivo dei precetti della legge. Era in grado di eseguire gli ordini ma non di capirne il valore. Or ecco che il Signore per mezzo di quel profeta mostra loro perché abbia comandato quelle cose. Comincia infatti col dire: E nemmeno ho desiderato il grasso dei tuoi sacrifici 40, ecc. Subito dopo però, come se gli fosse stato chiesto il perché di quegli ordini d'un tempo, aggiunge: Ti presenterai a me con i tuoi peccati e le tue iniquità 41. Tutte quelle pratiche avevano, in effetti, valore di testimonianza per chi era in peccato. Perché questo, se non perché si voleva abbassare la testa dei superbi? Perché questo, se non perché sarebbe dovuto venire Cristo, che con la sua grazia avrebbe distrutto il documento che attestava i peccati 42? I giudei, è vero, avrebbero detto: " Noi siamo giusti"; ma cosa dice loro l'Apostolo? In realtà tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio 43. Ribatte [il contraddittore]: " Come dimostri che abbiamo peccato? ". " Son testimoni contro di voi i sacrifici che offrivate per i peccati ". Lo dice Dio: E nemmeno ho desiderato il grasso dei tuoi sacrifici, ma tu ti presentavi a me con i tuoi peccati e le tue iniquità 44. Pertanto, i sacrifici che offrivi servivano per convincerti, ma non erano in grado di purificarti. Ebbene, questo popolo di peccatori, dopo che la sua superbia è stata annientata, riconoscendo la propria malattia e desideroso d'ottenere la salute dica a se stesso: " Che cosa dovrò fare? Se con quei sacrifici non sono stato mondato dai miei peccati, con che cosa potrò diventare puro? ".
Cristo medico e medicina, sacerdote e sacrificio.
23. Ascolta come prosegue: Sono io, sono io colui che cancella le tue iniquità, affinchè tu sia giustificato 45. Sono io, sono io, non i tori, non gli arieti, non i capri, non i vari profumi, non gli incensi ma sono io, sono io colui che cancella le tue iniquità, affinchè tu sia giustificato. Con quanta forza sottolinea [l'efficacia del]la sua grazia! Perché nessuno osi vantarsi del merito delle proprie opere o della moltitudine delle vittime, non si contenta di dire una sola volta: Sono io, ma lo ripete, perché l'espressione risulti più efficace: Sono io, sono io. Lui il medico, lui la medicina : medico perché è il Verbo, medicina perché il Verbo si è fatto carne 46. Lui il sacerdote, lui la vittima del sacrificio. Sono io, sono io colui che cancella le tue iniquità, affinchè tu sia giustificato 47. Avendo detto: Io cancello le tue iniquità, forse ti sarebbe potuta venire la voglia di continuare con i peccati. Per impedirtelo aggiunge: Affinchè tu sia giustificato, affinchè cioè, una volta che ti sono rimesse le colpe passate, tu viva nella giustizia, per ricevere il premio che ti è stato promesso. Molto a proposito quindi, anche dei Magi, che furono la primizia dei popoli pagani (se in essi aveva abbondato il peccato, poi sovrabbondò la grazia! 48), si dice che, avvertiti da Dio a non tornare da Erode, tornarono ai loro paesi passando per un'altra strada 49. Colui che fece cambiare la via ai Magi è lo stesso che oggi cambia la vita dei cattivi. Di lui oggi le genti giustificate nello Spirito 50 celebrano con solennità la manifestazione, che in greco si dice epifania. La solennità ne rinnova il ricordo; con la fede si rinvigorisce la pietà, con l'affluenza [al rito sacro] cresce il fervore della carità, rifulge ai malevoli la luce della verità.
1 - Cf. At 15, 9.
2 - 1 Cor 2, 9.
3 - Mt 5, 8.
4 - Cf. Gn 1, 27 (Sir 17, 1).
5 - Cf. Is 40, 22.
6 - Sal 13, 1.
7 - Cf. Mt 22, 44 (Sal 109, 1).
8 - Cf. 2 Esr 8, 6 (3 Esr 9, 47).
9 - Cf. Gv 2, 1-11.
10 - Cf. Mt 2, 2.
11 - Cf. Mc 3, 12 (Lc 4, 41, ecc.).
12 - Cf. Mt 2, 11.
13 - Cf. Mt 2, 2.
14 - Mt 2, 2.
15 - Cf. Mt 2, 4.
16 - Mt 2, 5.
17 - Cf. VERG., Aen. 6, 756-886.
18 - Ger 31, 31 [38, 31 LXX] (Eb 8, 8).
19 - Ger 31, 31.
20 - Ger 31, 31-32 (Eb 8, 8-9).
21 - Cf. Mt 2, 11.
22 - Ger 31, 31-32.
23 - Sal 109, 4 (Eb 5, 6; 7, 17).
24 - Cf. Eb 7, 11-12.
25 - Cf. Col 2, 17.
26 - Is 43, 18.
27 - Cf. 2 Cor 5, 17; Col 2, 17; Eb 5-8 (?).
28 - Is 43, 18-19b.
29 - Sal 15, 2.
30 - Cf. Col 2, 14.
31 - Ct 2, 17 (4, 6).
32 - Is 43, 18-19b.
33 - Is 43, 19c.
34 - Is 43, 20a.
35 - Is 43, 20bc.
36 - Is 43, 21-23a.
37 - Is 43, 18.
38 - Is 43, 23.
39 - Is 43, 23c-24b.
40 - Is 43, 24b.
41 - Is 43, 24cd.
42 - Cf. Col 2, 14.
43 - Rm 3, 23.
44 - Is 43, 24bcd.
45 - Is 43, 25a e 26b.
46 - Gv 1, 14.
47 - Is 43, 25a e 26b.
48 - Cf. Rm 5, 20.
49 - Mt 2, 12.
50 - Cf. 1 Tm 3, 16 (1 Cor 6, 11).
ANNO 1918
Il diario di Santa Teresa di Los Andes - Santa Teresa di Los Andes
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Angosce - Aridità - Abbandono - Tenebre
12 marzo. - Grazie, Maria, d'avermi liberata da tutti i pericoli e d'avermi ben impiegato le vacanze. Grazie, Maria. Maria, voglio dirti molte cose. Ma il mio linguaggio è così povero che non sa dire che tremando quanto ti amo. Maria, tu che sei Vergine, ai tuoi piedi, voglio cantare le tue lodi; ma la voce ècosì debole che formulo soltanto lamenti. Provo della pena poiché, dopo aver pregato ed essermi mortificata, non ho ottenuto che papà, Miguel e Lucho facciano un ritiro. Ma che la volontà di Dio si compia.
Mercoledì santo. - Abbandono, aridità, agonia… Non ne posso più. Mi fa malissimo il petto e la schiena. Vedo tutto così tristemente perché non potrò essere Carmelitana se sono di salute così cagionevole.
Aprile. - Soffro l'abbandono in un modo orribile. Gesù mi ha abbandonata perché sono infedele. Non ascolta più le mie preghiere e mi lascia senza la sua grazia per vincermi, così che sono disperata.
Gesù, abbi pietà di me. Tu sai che ti amo. Madre soccorrimi nelle tenebre'. Niente. Gesù non è nella mia anima. La Vergine non mi risponde. Gesù, abbi pietà della tua sposa infedele. Sì. Ti amo. Non mi abbandonare. Grazie! Per la tua parola, Gesù, hai disperso completamente la tempesta.
10 aprile. - Sono in uno stato così terribile... in collera. Con il desiderio di comportarmi male. Disperata per le suore. Senza gusto per l'orazione, poiché non trovo che aridità. Sento le conseguenze della disperazione; manco in ogni istante al mio dovere. Gesù mi ha detto oggi che è stato perché mi attacco alle creature. Vorrei essere cara a loro, piango perché non so che mi succede, e non ho persone che mi consiglino, che mi aiutino. Madre Izquierdo è adirata e ciò per me è un tormento.
15 aprile. - Madre Rios è ammalata. Che la volontà di Dio si compia. Mi sono comportata molto bene perché lei guarisca, se è la volontà di Dio.
16 aprile. - Gesù mi ha detto di fare sempre la sua volontà con gioia, anche se sento l'abbattimento. Che non guardi più al domani per mantenermi in pace. Voglio avere davanti a me questa massima. Oggi comincio l'opera del mio (...)
Come non essere folle di Gesù?
Gesù, il solo capace di farmi innamorare
25 maggio. - Mi sono confessata da Padre Lopez. Ho gustato una pace che non trovavo da più di tre mesi. Mi ha chiesto di supplicare Nostro Signore di donarmi la forza di essere buona e che lui me la concederà. Se sono in questo stato è perché Gesù spera che mi offra ancora di più. Bisogna che in ogni momento sia rinnovata la mia intenzione e che mi offra completamente a Dio alla sua divina volontà senza decidere nulla per rapporto alla mia vocazione. Che viva in spirito di fede e che ripeta la preghiera giaculatoria: Gesù, dolce, ecc.
Festa della Madre Barat. Le sono molto riconoscente perché mi ha fatto un grande favore.
Si è predicato a meraviglia sull'educazione che consiste nel prendere possesso delle facoltà per Dio. La prudenza è la scienza dei santi, dei saggi. La prudenza e la modestia formano i cardini sui quali si appoggiano le altre virtù. L'educazione della donna è più importante di quella dell'uomo, perché lei, in seguito educherà.
28 maggio. - Ho un'ammiratrice. Ho paura che lei mi faccia perdere tutto quello che ho guadagnato in umiltà: lei non fa che contemplarmi. Mio Dio, ti domando d'essere dimenticata, disprezzata. Gesù, non desidero l'amore delle creature.
7 giugno - Festa del Sacro Cuore. E un anno che ho ricevuto la medaglia delle Figlie di Maria. Che grazia mi ha accordato mia Madre! Ho promesso a Nostro Signore di rinunciare completamente alla mia volontà: fare sempre quello che non mi piace. Penso che è impossibile non essere folle d'amore per Gesù quando egli è degno di tutta la mia venerazione di tutto il mio amore e di tutta la mia devozione. Che l'ami un po' in confronto all'amore che egli ha per me! Come non essere folle di lui?
8 giugno. - Ho una pena così grande.... Madre Izquierdo è come in collera con me. Non so cosa le ho fafto. Lei non è per me la stessa Madre di prima. Le porto lo stesso affetto e la stessa confidenza. Ecco mi attende l'amore. Perché, mio Gesù, mi metti questo freddo intorno al mio povero cuore? Ah! È perché tu mi ami. Tu mi vuoi circondare del tuo solo amore perché non mi attacchi a nessuna creatura. Ciò mi serve per vedere che l'amore non esiste sulla terra, ma solamente in Dio perché se le anime dolci, scelte, sante possono dimenticare ed essere indifferenti, che sarà delle altre persone? Tu solo Gesù sei l'unico capace di rendermi innamorata.
Sono contenta, felice e molto riconoscente a Nostro Signore e alla Vergine perché tutti si sono comunicati quest'anno. Mio Gesù sii il Gesù di Betania.
Fiat - Sofferenze senza lacrime
La mia uscita dal collegio è decisa
11 luglio. - Fiat voluntas tua, ecco la mia preghiera. Non chiedo altro. Questa mattina, Gesù mi ha chiesto di non piangere a causa della mia uscita dal collegio, perché è la sua volontà. Gli ho detto allora che le suore mi credono ingrata; ma lui mi ha fatto vedere quanto sono attaccata a quello che le creature dicono e che io sarò riconoscente pregando per loro. Voglio offrire questo sacrificio per papà e i miei fratelli. Quando ho inteso la Madre dirmi: "Ami tu il Cristo?". Arrossii per l'emozione e mi zittii, lei mi disse: “Voi non mi rispondete di tutto cuore? "Io le dissi: sarei un mostro se non lo amassi. Gesù è buono per questa umile schiava! Gesù, il tuo amore mi annienta e mi confonde!
19 luglio. - Nostro Signore mi chiede di mortificarmi in tutto. Non solamente in ciò che mi piace ma anche durante i pasti: che mangi di tutto un po'. Tutta la giornata mi sento debole, ma la offro a Gesù. Ma il Padre mi ha detto di non privarmi del nutrimento, e un altro Padre mi ha permesso di digiunare una volta alla settimana e non so che fare. Credo che la migliore cosa sia di consultare Gesù.
15 luglio. - Madre, prostrata ai tuoi piedi ti prometto di osservare perfettamente la Regola perché egli si converta. Madre ti offro il sacrificio della mia uscita dal collegio senza rimpianto. Tu sai quanto l'amo. Di più, Rebeca... Madre, tutto per lui. Comincio a non toccare alcun dolce di nessuna specie fino a che parto.
17 luglio. - Ieri ho detto a Gesù che se fosse realmente lui a parlarmi, faccia in modo che Madre Izquierdo mi ponga questa domanda: "Ami Nostro Signore?" Quale non è stato il mio turbamento
20 luglio. - Ho sofferto come mai nella mia vita. Sono felice. È stato il cielo per me. Mi si ècariato un molare mi si è rotto così non l'ho potuto togliere. C'è stato un momento nel quale ho perso la testa per il dolore. Ciò mi ha fatto piangere ma non ne potevo più. Ho offerto tutto ciò a Nostro Signore. Ho sofferto tutto il giorno ed ho fatto come se non soffrissi. Gesù voglio soffrire per i miei peccati!
21 luglio. - Ho molto male a un dente ma non dico niente, voglio soffrire in silenzio.
Madre, tra quindici giorni sarà il giorno della mia uscita dal collegio e benché sia triste voglio fare la volontà di Dio con gioia. Pregate molto per me; inizierò a lottare con il mondo e penso ch~ durante le vacanze domanderò il permesso di andare al Carmelo. Vedo che questa è la volontà di Dio perché le difficoltà che mi sembravano insormontabili si sono appianate. Penso di condurre una vita di preghiera: mi alzerò alle 5 e mezza e farò dalle 6 alle 7 la meditazione. Alle 11.50 esame. A metà giornata lettura spirituale e alla sera un'ora di preghiera.
28 luglio. - Ho molta pena perché una settimana sola mi separa dall'uscita ma voglio fare questo sacrificio eroicamente senza versare lacrime. Ciò che mi fa soffrire di più è rindifferenza di Madre Izquierdo per me. Dopo averla amata come l'ho amata io, dopo averla lasciata leggere nella mia anima, ecco cosa ho ottenuto. Ciò mi fa capire che le creature anche le più sante non sanno amare. Addio a tufta la tenerezza umana. Non trovo che in Gesù solo questo amore costante, un amore senza limiti, un amore infinito.
29 luglio. - La mia uscita dal collegio è decisa. Ho pena perché lascio il collegio dove ho vissuto con Nostro Signore, al riparo da tutti i pericoli del mondo.
30 luglio. - Sono andata a trovare la Madre vicaria. Mi ha dato dei consigli molto saggi e dolci. Mi ha detto di rassegnarmi a partire, perché questa è la volontà di Dio. Che sono l'angelo tutelare della famiglia. Che vada tutti i giorni alla messa e faccia tutti i giorni la meditazione. Che sono la bambina di Maria, e l'imiti nell'essere umile e nel sopportare le umiliazioni. Che non mi lasci turbare dalle impressioni ma conservi la serenità del viso malgrado le contrarietà e le afflizioni. Che sia molto affettuosa con mamma. In questo periodo la ringrazi non solo con parole ma con le azioni di tutto ciò che fa per me, e nel consolarla dalle afflizioni l'aiuti in tutto. Che sia molto affettuosa con papà. Con i miei fratelli, che sia un angelo che li consiglia. Dovrò essere così virtuosa e devota che la virtù diventi simpatica a tutti. Studierò poiché oggigiorno più che mai la donna deve essere istruita. Infine, lei mi disse che rimarrò sempre nel cuore delle madri e che potrò contare sulle loro preghiere e i loro sacrifici. Potrò considerare il Sacro Cuore come la mia casa ed andare a cercare i consigli di cui avrò bisogno.
31 luglio. - Mi sono tolta il dente, grazie a Dio ma anestetizzato con il cloroformio. Ho sofferto con questo dente quanto non è possibile dire. Ho passato delle notti insonni e ieri ho pianto dal dolore; ma alla sera mi sono ripromessa di non piangere per offrirlo a Dio e ho sopportato il dolore tutta la notte senza lamentarmi. Amo il mio dente perché mi ha fatto soffrire
2 agosto. - Oggi, primo venerdì senza comunicarmi perché non ho potuto alzarmi. Ho molta pena, ma dopotutto rho nel mio cuore e sono con lui. Ho parlato molto ieri con Herminita, domandandole d'essere pia. Mi sono proposta di cambiare completamente. Che Gesù sia la nostra unione e che la nostra amicizia sia un atto continuo di lode di gloria.
"Parla Signore!", (Ritiro del 1918)
7 agosto. - Sono entrata in ritiro: "Parla Signore poiché la tua serva ti ascolta". Vorrei dire con la Santa Vergine: Fiat mihi secundum Verbum tuum. La mia piccola casa sarà chiusa a tutto ciò che è del mondo, ed aperta solamente al cielo. Come Maddalena, mi pongo in ascolto di Nostro Signore "L'unica cosa necessaria". Voglio conservare il silenzio e mortificare il mio sguardo.
FINE DELL'UOMO. - Amare e servire Dio e così aspettare il cielo. Questo fine è grande: conoscere Dio, questo Dio immensamente perfetto, questo Dio eterno, immutabile, potente, misericordioso e buono. Questo Dio è il mio fine. Chi sei tu mio Dio e chi sono io? Io, creatura formata dalle tue mani, creatura nata dal nulla, formata di argilla, ma con un'anima simile a Dio, intelligente e libera destinata a darti la gloria del mondo visibile. Mio Dio, noi siamo così miserabili che ci ribelliamo contro te, nostro creatore. Perdonami! Invece di amarti, ti offendiamo. Ci hai imposto un solo comandamento e noi non lo rispettiamo. A che serve guadagnare il mondo intero se tu perdi l'anima? Che importano le ricchezze gli onori la gloria gli affetti umani che passano e finiscono in confronto della mia anima che è immortale e che è costata il sangue di Gesù Cristo, del mio Dio? Deve valere tanto se il diavolo sta in agguato per perderla. Quindi o salvo la mia anima o la perdo per sempre. Ma io la voglio salvare.
PROGETTI. - Il mio fine è dì amare Dio e di servirlo perché se amo Dio, compio la sua divina volontà. Quale è la sua divina volontà? Che sia coerente e perfetta. Come diventare più facilmente perfetta? Per mezzo dei consigli evangelici: obbedienza, castità e povertà. Devo servire Gesù Cristo che mi ha chiamato e che è la mia salute.
IL PECCATO. - Il suo nome solo mi fa fremere. È una rivolta contro Dio così santo. Un peccato è bastato perché gli angeli cadessero in un istante all'inferno. Il peccato originale portò la morte nel mondo ed infine crocifisse Nostro Signore sul Calvario. Quale orrore, mio Dio! Preferirei morire mille volte piuttosto che offenderti, così leggermente, perché tu sei mio Padre, mio Amico, il mio Sposo adorato: Tu hai ricordato e punito un peccato veniale a Sara, a Mosè, a Davide ecc. e tu non mi punisci, che ti ho offeso mille volte. Perdono!
LA MORTE. - Tutti noi dobbiamo morire. Tutto passa e noi pure. Ogni giorno ci avviciniamo all'eternità. Perché ci affezioniamo alle cose che muoiono? Gli onori non hanno nulla in comune con la virtù e sono delle creature miserabili che rendono loro omaggio. La ricchezza si perde. Non vale nulla e non porta la felicità. Gli applausi, l'affetto si attenuano e si estinguono davanti a qualche defezione. Dio solo può esaudirci. Lui è la verità ed il bene immutabile. Egli è l'amore eterno. Gesù mio e Madre mia, fate che appartenga a Lui per sempre! Perché niente attrae la mia attenzione sulla terra, se non c'è il Tabernacolo. Conservami pura per te. Fa che alla mia morte possa dire: quale fortuna che io finalmente vada a perdermi nell'oceano infinito del Cuore di Gesù, mio Sposo adorato.
IL GIUDIZIO. - Renderemo conto di tre cose: dei vantaggi, dei nostri peccati e delle nostre opere, secondo quella che fu la nostra intenzione. Oh! mio Dio non sono una santa malgrado i benefici di cui mi hai colmato! Perdonami perché lo sarò d'ora innanzi. Madre, fate che sia santa!
Sono andata a confessarmi. Sono molto consolata. Ho detto tutto al Padre. Mi ha completamente soddisfatto. Vorrà dire che dormirò sette ore. Mi ha permesso di portare un cilicio tre volte la settimana, per un'ora. Mi ha detto di fare tre quarti d'ora di preghiera la mattina ed un quarto d'ora il pomeriggio. Posso rinnovare il voto fino all' 8 settembre.
L'INFERNO. - Non mi spaventa tanto tranne il pensiero di Santa Teresa: "I dannati non possono amare Dio".
IL FIGLIO PRODIGO. - Mio Gesù, ecco che mi sacrifico di più. Il tuo amore, Gesù per una creatura così ingrata. Mi prostro ai tuoi piedi e lì, confusa, ti domando perdono. Si mio Gesù. Da ora vorrei vivere sempre accanto a te. Amore, consuma questa miserabile creatura!!
LA CENA. - Mi sembra che quando parlo dell'eucaristia senta qualche cosa di straordinario in me perché non posso né pensare, né fare nulla. Sono come paralizzata e so che se in quel momento mi venissero degli slanci di amore, non potrei resistere. Mio Gesù, mi anniento, davanti al tuo amore! Tu Dio del cielo, della terra, dei mari, delle montagne, del firmamento costellato di stelle; tu, Signore, che sei adorato dagli angeli in estasi d'amore; tu, Gesù - Uomo; tu, Pane! Annientarsi, niente è abbastanza! Se ci avessero lasciato una reliquia di te, ciò sarebbe una prova d'amore degna della nostra venerazione, ma rimanere tu stesso sapendo che sarai oggetto di profanazione, di sacrilegio, di ingratitudine, di abbandono, Signore, sei tu folle d'amore? Non solo in un luogo della terra, ma in tutti i Tabernacoli della Terra. Signore, quanto sei buono, il tuo amore è così grande che tu vai giusto a sembrare un nulla! Ancora di più, tu sparisci per lasciar vedere "un nulla criminale".
LA PASSIONE. - Egli soffre dalla sua nascita perché egli sa che va a soffrire. Egli desidera ardentemente soffrire e rimprovera San Pietro scandalizzato quando lui stesso gli chiede di non morire. Egli soffre perché ama ed è un Dio infinito che soffre per i peccati della sua vile e miserabile creatura. Soffre delle ingiurie, soffre nel suo spirito, soffre nel suo corpo.
L'OBBEDIENZA. - 1) Obbedire con spirito di fede, vedendo Dio nei superiori; 2) obbedire come Nostro Signore fu obbediente a Nazareth.
IL CIELO. - Possedere Dio, vederlo faccia a faccia, amarlo per l'eternità. Comprendere tutti i misteri, conoscerlo. Che bello!!
Lascio il collegio - Propositi
Ho passato giorni meravigliosi. in ogni momento di ritiro sono stata con lui nella piccola cappella, vicino a lui. Abbiamo tanto parlato... Ho provato tanti dubbi sulla mia vocazione. Mi sono chiesta se sarò Carmelitana, ma Gesù mi ha detto che questa è la sua volontà.
Lascio il collegio. Non è possibile descrivere come soffro. Mio Dio, come tutto passa e finisce! Come ci affezioniamo a ciò che è transitorio! Non ho pianto ma ho il cuore in lacrime. Ho assistito all'apertura del semestre e vedendo che non avrò alcun incarico ho sentito il mio cuore infrangersi. Addio, madri che mi avete insegnato il cammino della virtù, che mi avete mostrato la via della bontà più completa, qui sulla terra e la via del cielo. Addio, dimora del Cuore di Gesù dove ho vissuto tre anni con te. Addio compagne tanto amate, addio. Il vostro affetto rimarrà sempre nella mia memoria. Addio, addio a tutti. Vado con lui. Lo seguo e raggiungo la felicità. Non piangerò. Voglio offrire questo sacrificio a Dio con generosità. Tutto per te, jesù, fino alla morte.
Propositi per tutta la vita:
1) Non abbandonare la meditazione, la comunione e la messa;
2) Farò l'esame di coscienza e reciterò le mie preghiere del mattino e della sera in ginocchio;
3) Farò una lettura spirituale e conserverò nella mia anima un raccoglimento che mi faccia rimanere unita a Gesù e separata completamente dal mondo;
4) Avrò del carattere. Non mi lascerò trascinare dal sentimento e dal cuore, ma dalla ragione e dalla coscienza;
5) Farò con gioia la volontà di Dio, tanto nelle afflizioni quanto nelle gioie, senza mostrare sul mio viso quello che mi passa nel cuore. Mai piangere pensando a ciò che dice Santa Teresa: bisogna aver un cuore d'uomo e non di donna;
6) Non mancherò mai di rispetto né nella mia condotta né nelle parole.
Fine del collegio
Gloria a Dio solo!
Quante impressioni diverse! Della pena di lasciare il mio collegio, le Madri e le mie care compagne alle quali sono tanto riconoscente. Come sono state buone per me, quale affetto mi hanno testimoniato, a me che sono così poco degna! Ho compiuto il mio sacrificio senza piangere. Ho veramente sentito in me una forza superiore alle mie: e stato Gesù che mi ha donato il coraggio in quel momento. Ho sentito che il mio cuore si rompeva nel dire addio alla mia vita da collegiale e ciò nonostante non ho pianto perché avevo promesso a Nostro Signore di agire così, al fine di prepararmi al grande sacrificio che devo fare tra qualche mese. D'altra parte, ho risentito l'attrazione della vita di fuori, della vita di famiglia che avevo abbandonato da piccola; mi ritrovai tra i miei per fare del bene e sacrificarmi, in ogni istante per ciascuno di loro. Ma ho anche lasciato Rebeca. Era la prima volta che noi saremmo state separate. Era il preludio della nostra separazione sulla terra; ma vedo la mano affettuosa del mio buon Gesù che prepara anche il nostro cuore per compiere il sacrificio.
Il mio cuore è anche terrorizzato. Un sentiero sconosciuto si apre davanti ai miei occhi e l'incognita produce sempre diffidenza. In più, entro nel mondo; questo mondo così perverso. Sto per infos-sarmi nell'atmosfera fredda e glaciale dell'indifferenza sociale. Vi soccomberò? Dio sa quello che ho sofferto! A ciò bisogna aggiungere che le Madri credono che sia partita perché l'ho voluto io. Come sono lontana dal compiere la mia volontà! Sono state le circostanze che mi hanno obbligato a lasciare il mio piccolo collegio, asilo di pace, di innocenza e di gioia. Era, soprattutto, la volontà di Dio che mi ha chiamata con insistenza. Oggi sono nel mondo e vedo quale è la mia vita; trovo che vivere in Dio si può portare avanti ancora di più che al collegio. Quanti sacrifici sono sconosciuti a tutti! Di più, la mia vita è maggiormente vita di preghiera. Sono spesso sola nella mia stanza con Dio solo. Lo studio non occupa più i miei pensieri. Ora non devo pensare che a lui.
Un angelo di amica - A teatro
25 agosto. - Ho lasciato il collegio da più di quattordici giorni e la vita che, al collegio, mi sembra un mistero, trascorre, grazie a Dio, tranquillamente. Tutti i giorni faccio la comunione e la preghiera di tre quarti d'ora. Mi sforzo di vivere continuamente alla presenza di Dio.Quanto è buono Nostro Signore! Come non amarlo? Il giorno stesso della mia entrata nel mondo mi ha donato un'amica che è un angelo. Noi pensiamo di tutto la stessa cosa, le nostre anime sono tutte simili, anche se lei è una piccola santa ed io una miserabile. Noi passiamo le stesse esperienze e le dobbiamo tacere accuratamente. Tanto che sembra che noi non siamo amiche, ma noi usciamo insieme ed allora ne approfittiamo per conversare.
Oggi durante la meditazione, Nostro Signore mi ha mostrato il suo grande amore; come si è umiliato ed abbassato fino a sembrare matto, peccatore, blasfemo, impuro, ladro. Mi ha detto che per giungere ad unirmi a lui completamente, mi farà morire a me stessa, amarlo più di me stessa. Mi ha mostrato come devo "morire": 1) Nel ricercare le umiliazioni e non ricercare gli onori e la considerazione, ecc.; 2) Quando mi sovvengono dei pensieri di orgoglio, umiliarmi davanti a Nostro Signore, paragonare la sua intelligenza infinita alla mia che ècosì piccola e dire delle assurdità per essere umiliata come il Cristo che fu considerato un pazzo; 3) Mortificare la mia volontà non prendendo piacere in nulla ed amando le umiliazioni; 4) Vivere unita a lui. L'amo! Nessuno è simile a lui! Egli è eterno e le creature muoiono. Egli è immutabile, e le creature cambiano. Egli è onnipotente e le creature impotenti. Egli è saggio. Egli conosce il passato, il presente ed il futuro, e le creature conoscono appena qualche scienza.
Nostro Signore mi ha liberato da tutti i divertimenti; l'unico al quale assisto è il teatro. Quale impressione mi ha fatto la prima volta! Che grande indecenza! Che pena ho provato vedendo quelle donne avere così poco pudore! Come offende Dio! La mia anima è rimasta unita a lui. La Vergine mi ha protetto in un modo straordinario. Non mi ricordo di aver posseduto un rosario, l'avrei recitato e me ne lamentavo. Quando uscii per passeggiare nella stanza dei passi perduti, Lucho mi disse che era stato trovato un rosario. Me lo mostrò e facendo fmta di niente, lo presi e subito mi misi a reci tarlo Che riconoscenza la mia anima ebbe verso questa Madre gelosa della purezza che le avevo affidato. Le altre volte si giocheranno dei buoni pezzi. Non so come ringraziare il mio Gesù.
Quante tentazioni ho dovuto vincere per non agire con civetteria. Non posso negarlo, ciò costituisce un diversivo e m'incanta. Tuttavia, non posso farlo poiché sarebbe un'ingratitudine nei confronti del mio Gesù.
Consigli di Padre José - Angosce dell'anima
Settembre. - Il Padre Josél è venuto. Mi sono confessata da lui. Mi ha detto che ha pensato che debba entrare al Carmelo l'anno prossimo. Mi ha consigliato, quando sarò al Carmelo, di non fare delle penitenze straordinarie, e di essere molto prudente. Mi ha detto che anche se le novizie possono domandare il permesso di mortificarsi di più, non lo debbo domandare; perché vale di più osservare più perfettamente la regola che mortificarsi arbitrariamente e poi, ammalata, domandare una dispensa. E quando per necessità, mi saranno permesse, dovrò sempre protestare, alla superiora, che non desidero altro che seguire la regola. Mi ha anche consigliato di rendere mai conto dello stato della mia anima, né alla maestra delle novizie, né alla superiora, né più che dei consigli particolari di Nostro Signore, perché in seguito perderei la mia tranquillità.
Mi ha detto che se papà non mi dà il suo permesso, debbo rispondergli che Dio può togliermi a lui per sempre inviandomi una malattia e la morte. Lui sistemerà tutto con il Monastero perché, una volta avuto il permesso, non debba aspettare oltre. Quando dovessi avere degli scrupoli o delle tentazioni, dovrò sempre farli conoscere al confessore, non importa quale Padre, poiché Dio dona a loro la saggezza, ma mai ad una persona laica. Che sia molto fedele a Nostro Signore, respingendo ogni pensiero che non sia di amore per Nostro Signore, né di civetteria, lo stesso per i desideri perché sono delle tentazioni contro la verginità. Che non ponga mai lo sguardo su di un ragazzo e se devo conversare con lui, lo guardi pure ma con indifferenza e modestia. Debbo fare l'esame particolare a metà ed a fine giornata.
14 ottobre. - Soffrire! È il motto ed il grido del mio cuore, ma per ora soffro come mai. Sono le sofferenze dell'anima. Bisogna morire a sé stessi per vivere nascosti in Cristo. Non ho gusto per la preghiera, né per la comunione e perciò, sento il desiderio grande di unirmi a lui. Non sento la sua voce. Niente. Tenebre. Non posso meditare, e non posso fare nulla. Nostro Signore mi ha chiesto di offrirmi come vittima per espiare gli abbandoni, e le ingratitudini che egli soffre nel tabernacolo. Mi ha detto che mi farà provare il disprezzo, l'ingratitudine, l'umiliazione, l'aridità; infine lui vuole che soffra. È il mio unico desiderio: voglio soffrire, e anche quando soffro, ho un ardente desiderio di soffrire di più per unirmi a Nostro Signore.
15 ottobre. - Festa della mia Santa Madre. Ho scritto al Carmelo. Ho pregato molto Santa Teresa affinché possa celebrare, l'anno prossimo, la sua festa al Carmelo. Ho parlato ieri con lui e mi ha detto tre cose che sono necessarie per raggiungere l'unione completa.
Con me stessa:
1) Che non parli mai di me stessa né dica la mia opinione se gli altri non me la chiedono;
2) Che preferisca gli altri a me stessa, l'ultima, la serva di tutti;
3) Che consideri il mio poco valore, e che mi umili interiormente nel vedere quanto sono miserabile;
4) Che non mi dia alcun piacere in niente, e che ringrazi quando mi si domanda qualche sacrificio.
Con il prossimo:
1) Che abbia sempre nei rapporti con lui lo spirito di fede nel vedere Dio nel prossimo;
2) Quando parlo a qualche giovane che l'abbia presente e che veda la sua bellezza.
Con Dio:
1) Umile, annientata davanti a lui;
2) Amarlo e domandare la virtù della carità.
19 marzo 1942
Madre Pierina Micheli
Il nemico tentò di affogarmi nel bagno, e ne uscii tanto impressionata, che proprio sentii forte bisogno di aiuto. Presi il mio quadretto, lo strinsi al cuore e scoppiai in pianto. Il mio Padre si commosse e mi disse: coraggio, figlia mia, non temere, non ti abbandono, c'è bisogno di luce per le anime. Ripresi animo, ma poi tutto si oscurò, e temetti essere tutto vero inganno. Fui tentata portarmi da qualche Padre non conosciuto a chiarire la mia vita per decidere... Ma Gesù non permise cedessi... allora fui spinta a chiedere conforto alle creature per sollevarmi, ma corsi al Tabernacolo e respinsi la tentazione. Come mi sento debole e miserabile...