Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Dopo la morte di Gesù gli apostoli, amareggiati e delusi, tornano alla vita di prima: i pescatori di uomini, a cui stando con Gesù è sembrato di sognare, ora si risvegliano a cruda realtà , cioè tornano ad essere semplici pescatori. Lo fanno per dignità  e per ripiego. Ora la vita di apostoli diventa un vivacchiare. Nella vita di fede non bisogna accontentarsi. Bisogna vivere all'altezza del proprio ideale. Chi si ferma, chi si accontenta, perde la parte migliore, perde l'ebbrezza della vetta. Vivere non è vivacchiare. Vivere non è aspettare. Si aspetta un treno, ma la vita no. Vivere è aspirare ai sogni e assaporare l'ideale. La vita non è una passeggiata, ma piuttosto una scalata. Se vuoi goderti un bel panorama, devi andare verso la cima. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 24° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 8

1Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi.2Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.3Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,4gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".6Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.7E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".8E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.9Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.10Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".

12Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".

13Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera".14Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.16E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.17Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera:18orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza".19Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".20Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.
21Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire".22Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?".23E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati".25Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico.26Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui".27Non capirono che egli parlava loro del Padre.28Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.29Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite".30A queste sue parole, molti credettero in lui.

31Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".33Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?".34Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.35Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre;36se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.37So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!".39Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!40Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto.41Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!".42Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.43Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole,44voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità.46Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio".
48Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?".49Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate.50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.51In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte".52Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".54Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!",55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò".57Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".58Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".59Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.


Primo libro delle Cronache 8

1Beniamino generò Bela suo primogenito, Asbel secondo, Achiràm terzo,2Noca quarto e Rafa quinto.3Bela ebbe i figli Addar, Ghera padre di Ecud,4Abisua, Naaman, Acoach,5Ghera, Sepufàn e Curam.
6Questi furono i figli di Ecud, che erano capi di casati fra gli abitanti di Gheba e che furono deportati in Manàcat.7Naaman, Achia e Ghera, che li deportò e generò Uzza e Achiud.
8Sacaràim ebbe figli nei campi di Moab, dopo aver ripudiato le mogli Cusim e Baara.9Da Codes, sua moglie, generò Iobab, Zibia, Mesa, Melcam,10Jeus, Sachia e Mirma. Questi furono i suoi figli, capi di casati.
11Da Cusim generò Abitùb ed Elpaal.12Figli di Elpaal: Eber, Miseam e Semed, che costruì Ono e Lidda con le dipendenze.
13Beria e Sema, che furono capi di casati fra gli abitanti di Aialon, misero in fuga gli abitanti di Gat.14Loro fratelli: Sasak e Ieremòt.
15Zebadia, Arad, Ader,16Michele, Ispa e Ioca erano figli di Beria.17Zebadia, Mesullàm, Chizki, Cheber,18Ismerai, Izlia e Iobab erano figli di Elpaal.19Iakim, Zikri, Zabdi,20Elienài, Silletài, Elièl,21Adaià, Beraià e Simrat erano figli di Simei.22Ispan, Eber, Eliel,23Abdon, Zikri, Canàn,24Anania, Elam, Antotia,25Ifdia e Penuèl erano figli di Sasak.26Samserài, Secaria, Atalia,27Iaaresia, Elia e Zikri erano figli di Ierocàm.28Questi erano capi di casati, secondo le loro genealogie; essi abitavano in Gerusalemme.
29In Gàbaon abitava il padre di Gàbaon; sua moglie si chiamava Maaca;30il primogenito era Abdon, poi Zur, Kis, Baal, Ner, Nadàb,31Ghedor, Achio, Zeker e Miklòt.32Miklòt generò Simeà. Anche costoro abitavano in Gerusalemme accanto ai fratelli.
33Ner generò Kis; Kis generò Saul; Saul generò Giònata, Malkisùa, Abinadàb e Is-Bàal.34Figlio di Giònata fu Merib-Bàal; Merib-Bàal generò Mica.35Figli di Mica: Piton, Melech, Tarea e Acaz.36Acaz generò Ioadda; Ioadda generò Alèmet, Azmàvet e Zimrì; Zimrì generò Moza.37Moza generò Binea, di cui fu figlio Refaia, di cui fu figlio Eleasà, di cui fu figlio Azel.38Azel ebbe sei figli, che si chiamavano Azrikàm, Bocru, Ismaele, Searia, Abdia e Canan; tutti questi erano figli di Azel.39Figli di Esek suo fratello: Ulam suo primogenito, Ieus secondo, Elifèlet terzo.40I figli di Ulam erano uomini valorosi e tiratori di arco. Ebbero numerosi figli e nipoti: centocinquanta. Tutti questi erano discendenti di Beniamino.


Salmi 86

1'Supplica. Di Davide.'

Signore, tendi l'orecchio, rispondimi,
perché io sono povero e infelice.
2Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te spera.

3Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.
4Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, innalzo l'anima mia.
5Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi ti invoca.

6Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce della mia supplica.
7Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido
e tu mi esaudirai.

8Fra gli dèi nessuno è come te, Signore,
e non c'è nulla che uguagli le tue opere.
9Tutti i popoli che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, o Signore,
per dare gloria al tuo nome;
10grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.

11Mostrami, Signore, la tua via,
perché nella tua verità io cammini;
donami un cuore semplice
che tema il tuo nome.
12Ti loderò, Signore, Dio mio, con tutto il cuore
e darò gloria al tuo nome sempre,
13perché grande con me è la tua misericordia:
dal profondo degli inferi mi hai strappato.

14Mio Dio, mi assalgono gli arroganti,
una schiera di violenti attenta alla mia vita,
non pongono te davanti ai loro occhi.
15Ma tu, Signore, Dio di pietà, compassionevole,
lento all'ira e pieno di amore, Dio fedele,
16volgiti a me e abbi misericordia:
dona al tuo servo la tua forza,
salva il figlio della tua ancella.

17Dammi un segno di benevolenza;
vedano e siano confusi i miei nemici,
perché tu, Signore, mi hai soccorso e consolato.


Salmi 146

1Alleluia.

Loda il Signore, anima mia:
2loderò il Signore per tutta la mia vita,
finché vivo canterò inni al mio Dio.

3Non confidate nei potenti,
in un uomo che non può salvare.
4Esala lo spirito e ritorna alla terra;
in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.

5Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,
chi spera nel Signore suo Dio,
6creatore del cielo e della terra,
del mare e di quanto contiene.
Egli è fedele per sempre,
7rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.

Il Signore libera i prigionieri,
8il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
9il Signore protegge lo straniero,
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.

10Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.


Geremia 35

1Questa parola fu rivolta a Geremia dal Signore nei giorni di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda:2"Va' dai Recabiti e parla loro, conducili in una delle stanze nel tempio del Signore e offri loro vino da bere".3Io allora presi Iazanià figlio di Geremia, figlio di Cabassinià, i suoi fratelli e tutti i suoi figli, cioè tutta la famiglia dei Recabiti.4Li condussi nel tempio del Signore, nella stanza dei figli di Canàn figlio di Iegdalià, uomo di Dio, la quale si trova vicino alla stanza dei capi, sopra la stanza di Maasià figlio di Sallùm, custode di servizio alla soglia.5Posi davanti ai membri della famiglia dei Recabiti boccali pieni di vino e delle coppe e dissi loro: "Bevete il vino!".6Essi risposero: "Noi non beviamo vino, perché Ionadàb figlio di Recàb, nostro antenato, ci diede quest'ordine: Non berrete vino, né voi né i vostri figli, mai;7non costruirete case, non seminerete sementi, non pianterete vigne e non ne possederete alcuna, ma abiterete nelle tende tutti i vostri giorni, perché possiate vivere a lungo sulla terra, dove vivete come forestieri.8Noi abbiamo obbedito agli ordini di Ionadàb figlio di Recàb, nostro antenato, riguardo a quanto ci ha comandato, così che noi, le nostre mogli, i nostri figli e le nostre figlie, non beviamo vino per tutta la nostra vita;9non costruiamo case da abitare né possediamo vigne o campi o sementi.10Noi abitiamo nelle tende, obbediamo e facciamo quanto ci ha comandato Ionadàb nostro antenato.11Quando Nabucodònosor re di Babilonia è venuto contro il paese, ci siamo detti: Venite, entriamo in Gerusalemme per sfuggire all'esercito dei Caldei e all'esercito degli Aramei. Così siam venuti ad abitare in Gerusalemme".
12Allora questa parola del Signore fu rivolta a Geremia:13 "Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Va' e riferisci agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme: Non accetterete la lezione, ascoltando le mie parole? Oracolo del Signore.14Sono state messe in pratica le parole di Ionadàb figlio di Recàb, il quale aveva comandato ai suoi figli di non bere vino. Essi infatti non lo hanno bevuto fino a oggi, perché hanno obbedito al comando del loro padre. Io vi ho parlato con continua premura, ma voi non mi avete ascoltato!15Vi ho inviato tutti i miei servi, i profeti, con viva sollecitudine per dirvi: Abbandonate ciascuno la vostra condotta perversa, emendate le vostre azioni e non seguite altri dèi per servirli, per poter abitare nel paese che ho concesso a voi e ai vostri padri, ma voi non avete prestato orecchio e non mi avete dato retta.16Così i figli di Ionadàb figlio di Recàb hanno eseguito il comando che il loro padre aveva dato loro; questo popolo, invece, non mi ha ascoltato.17Perciò dice il Signore, Dio degli eserciti e Dio di Israele: Ecco, io manderò su Giuda e su tutti gli abitanti di Gerusalemme tutto il male che ho annunziato contro di essi, perché ho parlato loro e non mi hanno ascoltato, li ho chiamati e non hanno risposto".
18Geremia riferì alla famiglia dei Recabiti: "Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Poiché avete ascoltato il comando di Ionadàb vostro padre e avete osservato tutti i suoi decreti e avete fatto quanto vi aveva ordinato,19per questo dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: a Ionadàb figlio di Recàb non verrà mai a mancare qualcuno che stia sempre alla mia presenza".


Seconda lettera ai Corinzi 11

1Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate.2Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo.3Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.4Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo.5Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!6E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.
7O forse ho commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio?8Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi.9E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d'aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire.10Com'è vero che c'è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!
11Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!12Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano.13Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo.14Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce.15Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.
16Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un poco.17Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare.18Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io.19Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti.20In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia.21Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli!
Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io.22Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io!23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.24Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi;25tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde.26Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli;27fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.28E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.29Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
30Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza.31Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco.32A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi,33ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.


Capitolo VI: Chi ha vero amore, come ne dà prova

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1. Figlio, ancora non sei forte e saggio nell'amore. Perché, o Signore? Perché, per una piccola contrarietà lasci la strada intrapresa e troppo avidamente cerchi consolazione. Chi è forte nell'amore, regge alle tentazioni e non crede alla suadente furbizia del nemico. Come gli sono caro nella prosperità, così gli sono caro nelle avversità. Chi è saggio nell'amore non guarda tanto al pregio del dono, quanto all'amore di colui che dona. Guarda più all'affetto che al prezzo, e pone tutti i doni al di sotto della persona amata. Chi è nobile nell'amore non si appaga nel dono, ma si appaga in me, al di sopra di qualunque dono. Se talvolta, verso di me, o verso i miei santi, hai l'animo meno ben disposto di quanto vorresti, non per questo tutto è perduto. Quell'amore che talora senti, buono e dolce, è effetto della grazia presente in te; è, per così dire, un primo assaggio della patria celeste. Ma è cosa su cui non bisogna fare troppo conto, perché non è ferma e costante.  

2. Segno di virtù e di grande merito, è questo: lottare quando si affacciano cattivi impulsi dell'animo, e disprezzare le suggestioni del diavolo. Dunque non lasciarti turbare da alcun pensiero che ti venga dal di fuori, di qualsivoglia natura. Saldamente mantieni, invece, i tuoi propositi, con l'animo diretto a Dio. Non è una vana illusione che, talvolta, tu sia d'un tratto portato fino all'estremo rapimento, per poi ritornare subito alle consuete manchevolezze spirituali; queste infatti non dipendono da te, ma le subisci contro tua voglia. Anzi, fino a che tali manchevolezze ti disgustano, e ad esse resisti, questo è cosa meritoria, non già rovinosa per l'anima. Sappi che l'antico avversario tenta in ogni modo di ostacolare il tuo desiderio di bene, distogliendoti da qualsiasi esercizio di devozione; distogliendoti, cioè dal culto dei santi, dal pio ricordo della mia passione, dall'utile pensiero dei tuoi peccati, dalla vigilanza del tuo cuore; infine dal fermo proponimento di progredire nella virtù. L'antico avversario insinua molti pensieri perversi, per molestarti e spaventarti, per distoglierti dalla preghiera e dalle sante letture. Lo disgusta che uno umilmente si confessi; se potesse, lo farebbe disertare dalla comunione. Non credergli, non badargli, anche se ti avrà teso sovente i lacci dell'inganno. Ascrivile a lui, quando ti insinua cose cattive e turpi. Digli: vattene, spirito impuro; arrossisci, miserabile. Veramente immondo sei tu, che fai entrare nei miei orecchi cose simili. Allontanati da me, perfido ingannatore; non avrai alcun posto in me: presso di me starà Gesù, come un combattente valoroso; e tu sarai svergognato. Preferisco morire e patire qualsiasi pena, piuttosto che cedere a te. Taci, ammutolisci; non ti ascolterò più, per quante insidie tu mi possa tendere. "Il Signore è per me luce e salvezza; di chi avrò paura? (Sal 26,1). Anche se fossero eretti contro di me interi accampamenti, il mio cuore non vacillerà (Sal 26,3). Il Signore è il mio alleato e il mio redentore" (Sal 18,15).  

3. Combatti come un soldato intrepido. E se talvolta cadi per la tua debolezza, riprendi forza maggiore, fiducioso in una mia grazia più grande, guardandoti però attentamente dalla vana compiacenza e dalla superbia: è a causa di esse che molti vengono indotti in inganno, cadendo talora in una cecità pressoché incurabile. E' questa rovina degli uomini superbi, stoltamente presuntuosi, che ti deve indurre a prudenza e ad indefettibile umiltà.


Omelia III sul Genesi

Origene - Origene

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La circoncisione di Abrahamo

1. Poiché in molti passi della divina Scrittura leggiamo che Dio parla agli uomini, e per questo i Giudei, ma anche alcuni dei nostri, ritennero che Dio dovesse esser concepito quasi come un uomo, cioè contrassegnato da membra e aspetto umani, mentre i filosofi disprezzano queste cose come mitiche e nate a somiglianza di invenzioni poetiche, mi pare opportuno in primo luogo fare un piccolo discorso su queste cose, e poi passare a quel che è stato proclamato.

In primo luogo, dunque, il nostro discorso è per coloro i quali, essendo al di fuori, fanno strepito intorno a noi con arroganza, dicendo che al Dio eccelso, invisibile, incorporeo, non si addice avere passioni umane. Dicono: Se gli attribuite l'uso della parola, gli attribuirete senza dubbio anche la bocca, la lingua e le altre membra, mediante le quali si adempie la funzione del parlare; e, se è così, ci si è allontanati dal Dio invisibile e incorporeo; e, mettendo insieme molti argomenti di tal sorta, non lasciano in pace i nostri.

Con l'aiuto delle vostre preghiere, pertanto, affronteremo brevemente queste cose, come il Signore ce lo concederà.

Dio ha cura delle cose umane

2. Allo stesso modo che professiamo Dio incorporeo, onnipotente, invisibile, così confessiamo come dogma sicuro e incrollabile che egli ha cura delle cose umane, e che nulla si compie né in cielo né in terra al di fuori della sua provvidenza.

Ricorda che abbiamo detto che nulla si compie senza la sua provvidenza, non: senza la volontà. Giacché molte cose si compiono senza la sua volontà, nulla senza la provvidenza.

Infatti è mediante la provvidenza che egli procura, dispensa, provvede le cose che accadono, mentre è mediante la volontà che vuole o non vuole qualcosa. Ma ne parleremo altrove; questa esposizione, infatti, sarebbe troppo lunga e diffusa.

Dunque, per il fatto che professiamo Dio come colui che tutto provvede e dispensa, ne consegue che egli indica quel che vuole e quel che occorre agli uomini: se non lo indicasse, non provvederebbe all'uomo, e non si potrebbe credere che si dia cura delle cose degli uomini.

Dio, dunque, indica agli uomini quel che vuole che facciano, e con quali sentimenti, in particolare, dobbiamo dire che lo indica? Non forse con quelli che hanno e conoscono gli uomini? Per esempio, se dicessimo che Dio tace, ritenendolo conveniente alla sua natura, come si potrebbe pensare che egli abbia indicato qualcosa mediante il silenzio? Ma si dice che ha parlato, affinché, sapendo gli uomini che, mediante questo mezzo, conoscono l'uno la volontà dell'altro, possano riconoscere che le parole trasmesse loro dai profeti, sono indizi della volontà di Dio. Certo non si comprenderebbe come in esse si trovi la volontà di Dio, se non si dicesse che egli ha detto quelle cose, poiché non si ha esperienza né conoscenza che fra gli uomini si possa indicare una qualche volontà mediante il silenzio.

Ma, di nuovo, non diciamo queste cose cadendo nell'errore dei Giudei, o anche di alcuni dei nostri, che errano con loro, così che, non potendo la fragilità umana sentir parlare di Dio altrimenti che mediante realtà e parole note, riteniamo per questo che Dio agisca anche con membra simili alle nostre e aspetto umano. Questo è estraneo alla fede della Chiesa.

Ma si dice che Dio ha parlato all'uomo o con l'ispirazione nel cuore di ciascuno dei santi, o facendo giungere al loro orecchio il suono della voce.

Allo stesso modo, quando indica che gli è noto quel che uno dice o fa, dice di avere udito; quando indica che abbiamo compiuto qualcosa di ingiusto, dice di essere adirato; quando ci rimprovera di essere ingrati verso i suoi benefici, dice di pentirsene, indicando queste cose per mezzo di questi sentimenti, propri dell'uomo, ma senza tuttavia far uso di quelle membra che sono della natura del corpo. Giacché la sua sostanza è semplice, non composta di membra, legami, sentimenti, ma tutto quel che si compie per le divine potenze, o viene presentato col nome di membra umane, o si enuncia per mezzo di sentimenti noti e comuni, affinché gli uomini possano capirlo. In questo modo si dice che Dio si adira, ascolta, parla.

Infatti, se si definisce la voce umana come aria colpita, cioè percossa dalla lingua, anche la voce di Dio può essere detta aria colpita dalla forza o dalla volontà divina.

Da qui deriva che, quando si dà una voce che viene da Dio, non giunge agli orecchi di tutti, ma l'ascoltano solo quelli cui interessa, perché tu comprenda che il suono non è trasmesso dal battito della lingua - altrimenti tutti l'udrebbero -, ma è regolato dalla guida di un cenno celeste.

Tuttavia, si riferisce che spesso la parola di Dio è stata rivolta ai profeti, ai patriarchi, e ad altri santi, anche senza suono di voce, come ci insegnano ampiamente tutti i sacri libri: per dirla in breve, in questi casi l'anima illuminata dallo Spirito di Dio si plasma in parole. E quindi, sia che Dio abbia manifestato la sua volontà in questo modo, o in quello che abbiamo detto sopra, si dice che ha parlato.

Dunque, secondo questa intelligenza, trattiamo ora di alcune delle cose che sono state proclamate.

I responsi ad Abrahamo

3. Molti responsi sono dati da Dio ad Abrahamo, ma non tutti sono diretti alla medesima persona: giacché certuni lo sono ad Abramo, certi altri ad Abrahamo, cioè alcuni dopo il mutamento del nome, altri mentre ancora era chiamato col nome di nascita.

Il primo oracolo rivolto da Dio ad Abramo, prima del mutamento del nome, dice: Esci dalla tua terra, dalla tua parentela, e dalla casa di tuo padre (Gen 12, 1), e il resto; ma qui non viene dato alcun ordine riguardo al patto di Dio e alla circoncisione: giacché non poteva, in quanto era ancora Abramo, e portava il nome della nascita carnale, ricevere il patto di Dio e il segno della circoncisione.

Ma quando uscì dalla sua terra e dalla sua parentela , allora gli furono rivolti responsi più sacri, in primo luogo: Non sarai più chiamato Abramo, ma Abrahamo sarà il tuo nome (Gen 17, 5); allora ricevette anche il patto di Dio, e la circoncisione, segno della fede (cf Rm 4, 11), che non avrebbe potuto ricevere finché era nella casa paterna, fra i congiunti secondo la carne, e quando ancora era chiamato Abramo.

Ma, sia lui che la sposa, non furono neppure chiamati anziani, fino a che fu nella casa del padre, coabitando nella carne e nel sangue; ma dopo che partì di là, meritò di essere chiamato sia Abrahamo che anziano; dice infatti: Erano entrambi presbiteri, cioè anziani, Abrahamo e la sua veneranda sposa, e avanzati negli anni (Gen 18, 11).

Quanti prima di loro vissero vite ben più lunghe di anni, novecento e più anni, alcuni vissero fino a poco prima del diluvio, eppure nessuno di questi è stato chiamato anziano.

Infatti, con tale nome, non fu chiamata in Abrahamo la vecchiezza del corpo, ma la maturità del cuore.

Così dice il Signore anche a Mosè: Scegliti degli anziani, che tu stesso sappia che sono anziani (Num 11, 16). Consideriamo con maggiore diligenza la voce del Signore, per vedere cosa significhi questa aggiunta: Che tu stesso sappia che sono anziani. Forse che, riguardo a uno che mostrava l'età senile del corpo, non appariva chiaro agli occhi di tutti che era presbitero, cioè anziano? E perché dunque soltanto a Mosè, al profeta così grande e di tal genere, è comandato questo discernimento particolare, che siano scelti non quelli che conoscono gli altri uomini, né quelli che riconosce la gente inesperta, ma quelli che eleggerà il profeta ripieno di Dio? La disposizione, dunque, non riguarda il loro corpo, non l'età, ma l'anima.

Tali dunque erano i beati anziani Abrahamo e Sara. E per prima cosa vengono loro mutati i nomi di famiglia, assegnati dalla nascita carnale.

Avendo infatti Abrahamo novantanove anni, gli apparve Dio, e disse: Io sono Iddio, sii gradito al mio cospetto, e sii irreprensibile, e porrò il mio patto fra me e te. E Abrahamo cadde sulla sua faccia e adorò Dio, e Dio gli parlò dicendo: Io sono, ecco il mio patto con te, e sarai padre di una moltitudine di genti, e in te saranno benedette tutte le genti, e il tuo nome non sarà più chiamato Abramo, ma il tuo nome sarà Abrahamo (Gen 17, 1-5). E, avendo dato questo nome, subito soggiunge: Porrò il mio testamento fra me e te, e il tuo seme dopo di te. E questo è il patto che osserverai fra me e te, e il tuo seme dopo di te (Gen 17, 7); e aggiunge ancora:

Sarà circonciso ogni vostro maschio, e circonciderete la carne del vostro prepuzio (Gen 17, 13).

La circoncisione

4. Poiché siamo giunti a questi passi, voglio ricercare se il Dio onnipotente, che ha il dominio del cielo e della terra, volendo stabilire il patto con un uomo santo, riponeva l'apice di un così grande commercio nel fatto che venisse circonciso il prepuzio della sua carne e della progenie che sarebbe venuta da lui. Infatti il mio patto sarà sulla tua carne (Gen 17, 13): il Signore del cielo e della terra (cf Gen 24, 3) attribuiva dunque questo come titolo d'onore del patto eterno a colui che, unico, aveva scelto fra tutti i mortali? E in queste sole cose i maestri e i dottori della sinagoga ripongono la gloria dei santi; ma, se volete, venite e ascoltate in qual modo la Chiesa del Cristo, la quale per mezzo del Profeta aveva detto: Molto sono stati onorati da me i tuoi amici, o Dio (Sal 139), onori gli amici del suo sposo, e quanta gloria attribuisca ad essi, nel raccontarne le gesta.

Dunque, ammaestrati dall'apostolo Paolo, diciamo che, allo stesso modo che molte altre cose accadevano come figura e immagine della verità futura (cf 1 Cor 10, 11), così anche la circoncisione carnale era figura della circoncisione spirituale, della quale era ben giusto e conveniente che il Dio della gloria (Sal 29, 3) desse agli uomini i precetti.

Ascoltate dunque come Paolo, dottore delle genti nella fede e nella verità (1 Tm 2, 7), ammaestra la Chiesa riguardo al mistero della circoncisione del Cristo. Dice: Vedete l'incisione - parla dei giudei, incisi nella carne -, infatti la circoncisione siamo noi, che serviamo a Dio nello spirito, e non riponiamo fiducia nella carne (Fil 3, 2-3).

Questa è una delle parole di Paolo sulla circoncisione; ascoltane un'altra: Non infatti colui che visibilmente è giudeo, né la circoncisione che è visibile nella carne, ma colui che nel segreto è giudeo, per la circoncisione del cuore, nello spirito, non nella lettera (Rm 2, 28-29): non ti sembra più giusto parlare di tale circoncisione, a proposito dei santi e amici di Dio, piuttosto che di una mutilazione della carne?

Non vorremmo che la novità del discorso spaventasse non solo i Giudei, ma anche qualcuno dei nostri fratelli. Sembra che Paolo, introducendo il discorso della circoncisione del cuore, presuma l'impossibile: come può accadere che si circoncida un membro che, coperto delle viscere interiori, resta nascosto agli sguardi stessi degli uomini?

Ritorniamo dunque alla parola dei profeti, affinché, per la vostra preghiera, si illuminino gli argomenti in questione.

Il profeta Ezechiele dice: Ogni straniero incirconciso di cuore e incirconciso di carne, non entrerà nel mio santuario (Ez 44, 9); e parimenti, in altro luogo, con rimprovero non minore, il Profeta dice: Tutti gli stranieri sono incirconcisi nella carne, ma i figli di Israele sono incirconcisi nel cuore (Ger 9, 26): si mostra dunque che, se uno non è circonciso nel cuore, anche se circonciso nella carne, non entrerà nel santuario di Dio.

La circoncisione delle orecchie

5. Ma sembrerà che io sia prigioniero delle mie argomentazioni. Infatti, proprio per questa testimonianza del Profeta, il giudeo subito mi incalza e dice: ecco, il Profeta indica l'una e l'altra circoncisione, della carne e del cuore; non resta spazio per l'allegoria, se si richiedono entrambe le circoncisioni.

Se mi aiuterete con le vostre preghiere, affinché si degni la parola del Dio vivo (1 Pt 1, 23) di assistere l'aprirsi della nostra bocca (Ef 6, 19), potremo, con la sua guida, uscire, attraverso lo stretto cammino di questo problema, agli ampi spazi della verità, poiché, riguardo alla circoncisione della carne, dobbiamo confutare non solo i Giudei carnali, ma anche alcuni di quelli che sembrano avere accolto il nome del Cristo, e tuttavia ritengono sia da ricevere la circoncisione carnale, come gli Ebioniti, e quanti errano per una simile mancanza di discernimento.

Serviamoci dunque delle testimonianze dell'Antico Testamento, alle quali essi ricorrono volentieri. Sta scritto nel profeta Geremia: Ecco, questo popolo è incirconciso di orecchie (Ger 6, 10); ascolta, Israele, la voce del Profeta; ti muove un grande rimprovero, ti imputa una grande colpa. Di questo ti si accusa: di essere incirconciso nelle orecchie; e perché, sentendo queste parole, non hai usato il ferro per le tue orecchie, incidendole? Dio ti incolpa e ti condanna, poiché non hai le orecchie circoncise: infatti non permetto che tu ti rifugi nelle nostre interpretazioni allegoriche, che Paolo ci ha insegnato. Perché ti fermi nel circoncidere? Taglia le orecchie, tronca le membra, che Dio ha creato per l'utilità dei sensi e l'ornamento dell'essere umano; giacché tu intendi cosi le parole divine!

Ma ti farò anche un altro esempio, cui non potrai contraddire.

Nel passo dell'Esodo, in cui noi, nei codici della Chiesa, abbiamo scritto che Mosè risponde al Signore dicendo: Signore, provvedi un altro da mandare; infatti io sono di esile voce e tardo di lingua, voi avete negli esemplari ebraici: Io sono incirconciso di labbra (cf Es 4, 13. 10). Ecco, secondo i vostri esempi., che dite più veri, avete la circoncisione delle labbra.

Se dunque, secondo voi, Mosè dice di essere ancora indegno, perché non è circonciso di labbra, certamente questo indica che è più degno e santo colui che è circonciso di labbra. Usate dunque la falce anche per le labbra, e tagliate le pelli della bocca, giacché vi è gradito un simile intendimento delle lettere divine.

Che se riconducete la circoncisione delle labbra ad allegoria, e dite non meno allegorica e in figura la circoncisione delle orecchie, come mai non ricercate l'allegoria anche nella circoncisione del prepuzio?

Ma lasciamo da parte quelli che, alla maniera degli idoli, hanno orecchie e non odono, e hanno occhi e non vedono (Sal 115, 6. 5); ma voi, o popolo di Dio, e popolo scelto come acquisizione per narrare le potenze del Signore (cf 1 Pt 2, 9-10), accogliete la degna circoncisione della parola di Dio nelle vostre orecchie, nelle labbra, nel cuore, nel prepuzio della vostra carne, e assolutamente in tutte le vostre membra.

Siano circoncise le vostre orecchie secondo la parola di Dio, così da non accogliere la voce del nemico, da non udire le parole del malèdico e del bestemmiatore, da non essere aperte alle calunnie, alla menzogna, all'irritazione. Siano tappate e chiuse, per non ascoltare il giudizio del sangue (cf Is 33, 15), essere aperte a canzoni impudiche, a melodie di teatro; non accolgano nulla di osceno, ma si distolgano da ogni spettacolo corrotto.

E' questa la circoncisione con la quale la Chiesa del Cristo circoncide le orecchie dei suoi infanti; e queste sono le orecchie, credo, che il Signore ricercava nei suoi ascoltatori dicendo: Chi ha orecchie da ascoltare, ascolti (Mt 13, 9). Infatti nessuno può ascoltare con orecchie incirconcise e immonde le pure parole della sapienza e della verità.

Passiamo, se volete, anche alla circoncisione delle labbra. Penso che sia incirconciso di labbra (Es 6, 30) colui che non l'ha fatta ancora finita con le parole stolte, con le scurrilità, che oltraggia i buoni, che accusa il prossimo, che fomenta le liti, che muove calunnie, che mette in conflitto i fratelli fra loro con parole false, che pronuncia cose vane, sciocche, mondane, impudiche, turpi, ingiuriose, insolenti, blasfeme, e altre cose, che sono indegne di un cristiano. Ma, se uno trattiene la sua bocca da tutte queste cose, e regola i suoi discorsi con giudizio (Sal 112, 5), reprime la loquacità, frena la lingua, modera le parole, costui è detto a buon diritto circonciso di labbra.

Ma anche quelli che parlano altezzosamente iniquità e protendono la lingua fino al cielo (cf Sal 73, 8-9), come fanno gli eretici, si devono chiamare incirconcisi e immondi di labbra, mentre circonciso e mondo è colui che parla sempre la parola di Dio, e proferisce la sana dottrina, fortificata dalle regole evangeliche ed apostoliche.

In tal maniera, dunque, si dà nella Chiesa di Dio anche la circoncisione delle labbra.

Alleanza eterna fra Dio e l'uomo

6. Ora, secondo la nostra promessa, vediamo in qual modo debba essere assunta anche la circoncisione della carne.

Nessun dubbio che questo membro, in cui è il prepuzio, serva alle funzioni naturali dell'unione carnale e della generazione. Dunque: chi si comporta riguardo a moti siffatti nel tempo opportuno, non oltrepassa i limiti imposti dalle leggi, non conosce altra donna se non la legittima sposa, e anche ad essa si unisce solo per avere prole in giorni stabiliti e leciti, costui si può dire circonciso nel prepuzio della sua carne. Ma chi si lascia andare ad ogni lascivia, e disordinatamente inclina ad amplessi diversi e illeciti, ed è trasportato senza freno nel gorgo di ogni libidine, costui è incirconciso nel prepuzio della sua carne.

La Chiesa del Cristo, invero, rafforzata dalla grazia di colui che per lei è stato crocifisso, non solo si astiene dai talami illeciti e nefandi, ma anche da quelli permessi e leciti, e, come vergine sposa del Cristo, fiorisce di vergini caste e pudiche, nelle quali si è compiuta la vera circoncisione del prepuzio della carne, e veramente si custodisce intatto nella loro carne il patto di Dio, il patto eterno.

Ci resta da accennare anche alla circoncisione del cuore. Chi ribolle di desideri osceni e di turpi brame, e, per dirla in breve, commette adulterio nel cuore (Mt 5, 28), è incirconciso di cuore (cf Ez 44, 9); ma anche chi conserva nell'anima sentimenti eretici, e formula nel cuore affermazioni blasfeme contro la scienza di Cristo, costui è incirconciso di cuore; chi invece custodisce pura la fede nella schiettezza della coscienza, è circonciso di cuore; di lui si può dire: Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio (Mt 5, 8).

Quanto a me, similmente, oso aggiungere anche questo alle parole profetiche, che, come bisogna essere circoncisi nelle orecchie, nelle labbra, nel cuore, e nel prepuzio della carne, secondo quanto abbiamo detto sopra, così forse hanno bisogno di circoncisione anche le nostre mani, i nostri piedi, vista, odorato, tatto. Infatti, perché l'uomo di Dio sia perfetto in tutto, sono da circoncidersi tutte le membra, così le mani: dalle rapine, dai furti, dalle stragi, e aprirsi soltanto alle opere di Dio.

Sono da circoncidersi i piedi, che non siano veloci a spargere il sangue (cf Sal 14, 3) e non entrino nel consesso dei maligni (Sal 1, 1), ma vadano solo per comando di Dio.

Sia circonciso anche l'occhio, per non bramare le cose altrui, per non guardare una donna con concupiscenza (cf Es 20, 17; Mt 5, 28): chi, lascivo e curioso, vaga con gli sguardi sulle forme femminee, è incirconciso di occhi.

Chi, sia che mangi sia che beva, come comanda l'Apostolo, mangia e beve a gloria di Dio (cf 1 Cor 10, 31), è circonciso nel gusto; mentre colui il cui Dio è il ventre (cf Fil 3, 19) ed è schiavo dei piaceri della gola, potrei dire che ha il gusto incirconciso.

Chi contiene il buon odore del Cristo (2 Cor 2, 15), e ricerca nelle opere di misericordia l'odore soave (cf Gen 8, 21; Lv 1, 9; ecc.), ha l'odorato circonciso; invece chi avanza cosparso dei migliori unguenti (Am 6, 6), dobbiamo chiamarlo incirconciso nell'odorato.

Ma anche ogni singolo membro, se è soggetto, nella sua funzione, ai comandamenti di Dio, può dirsi circonciso; se invece si abbandona alla lussuria, al di là delle leggi prescrittegli da Dio, è da ritenersi incirconciso. Penso sia questo quel che ha detto l'Apostolo: Come infatti avete offerto le vostre membra per servire all'iniquità per l'iniquità, così ora offrite le vostre membra per servire alla giustizia per la santificazione (Rm 6, 19).

Quando le nostre membra servivano alla iniquità, non erano circoncise, e non c'era in esse il patto di Dio; ma quando hanno incominciato a servire alla giustizia per la santificazione (cf Rm 6, 19), si adempie in esse la promessa che è stata fatta ad Abrahamo. Allora infatti viene sigillata in loro la legge di Dio e il suo patto.

Questo è veramente il sigillo della fede (cf Gen 17, 11; Rm 4, 11), che contiene il patto dell'alleanza eterna fra Dio e l'uomo; questa è la circoncisione che, mediante Gesù, fu data al popolo di Dio con coltelli di pietra (Gs 5, 2). E qual è il coltello di pietra, e quale la spada, con cui è stato circonciso il popolo di Dio? Ascolta quel che dice l'Apostolo: Viva è la parola di Dio, efficace, e più acuta di ogni spada acuta dall'una e dall'altra parte, e giunge fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; e discerne i pensieri e le intenzioni del cuore (Eb 4, 12); questa è dunque la spada, con la quale dobbiamo essere circoncisi, e della quale dice il Signore Gesù: Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la spada (Mt 10, 34): non ti sembra più degna questa circoncisione, e che in essa si debba collocare il patto di Dio?

Confronta, se ti fa piacere, queste nostre cose con le vostre favole giudaiche e turpi narrazioni, e vedi se in quelle vostre, o non piuttosto in queste che sono annunciate nella Chiesa del Cristo, si osservi la circoncisione che viene da Dio; se non ti accorgi e capisci da te stesso che la circoncisione della Chiesa è onorevole, santa, degna di Dio, mentre la vostra è turpe, sconcia, deforme, e che preferisce la volgarità anche nell'attitudine e nell'aspetto.

Dice Dio ad Abrahamo: Sarà la circoncisione e il mio patto sulla tua carne (Gen 17, 13). Se tale sarà la nostra vita, così proporzionata e composta in tutte le sue membra, che tutti i nostri movimenti si svolgano secondo la legge di Dio, veramente sarà sulla nostra carne il patto di Dio (cf Gen 17, 13).

Con questo abbiamo percorso brevemente l'Antico Testamento, per confutare coloro che confidano nella circoncisione della carne, e, insieme, per edificare la Chiesa del Signore.

Il patto di nostro Signore

7. Passo ora al Nuovo Testamento, in cui è la pienezza di tutte le cose, e quindi voglio mostrare come anche noi possiamo avere sopra la nostra carne il patto del nostro Signore Gesù Cristo. Infatti non basta che tali cose si dicano solo nominalmente e a parole, ma bisogna adempiere con i fatti. Dice l'apostolo Giovanni: Ogni spirito che confessa che Gesù è venuto nella carne, è da Dio (1 Gv 4, 2); e che dunque? Se uno che pecca e non agisce rettamente confessa che Gesù è venuto nella carne, ci sembrerà che confessi nello Spirito di Dio? Questo non è avere il patto di Dio sulla carne, ma nella voce. A lui si dice subito: Ti sbagli, o uomo, il regno di Dio non è nella parola, ma nella potenza (1 Cor 4, 20).

Sto cercando come sarà il testamento del Cristo sopra la mia carne. Se mortificherò le mie membra, che sono sulla terra (cf Col 3, 5), avrò il patto del Cristo sopra la mia carne; se sempre porterò intorno nel mio corpo la morte di Gesù Cristo (cf 2 Cor 4, 10) nel mio corpo c'è il patto del Cristo, poiché, se soffriamo insieme, insieme anche regneremo (2 Tm 2, 12); se sarò piantato a somiglianza della sua morte (cf Rm 6, 5) mostro che il suo patto è sulla mia carne.

A che giova che io dica che il Cristo è venuto soltanto in quella carne che ha assunto da Maria, e non mostri che è venuto anche in questa mia carne? Allora solamente lo mostro, se, come prima ho offerto le mie membra per servire all'iniquità per l'iniquità, ora le volgerò e le offrirò per servire alla giustizia per la santificazione (cf Rm 6, 19).

Mostro che il patto di Dio è nella mia carne, se potrò dire con Paolo che sono con-crocifisso con il Cristo; vivo non più io, ma vive in me il Cristo (Gal 2, 19-20), e se potrò dire, come egli diceva: Io poi porto le stigmate del mio Signore Gesù Cristo nel mio corpo (Gal 6, 17): veramente mostrava che il patto di Dio era sulla sua carne, lui che diceva: Chi ci separerà dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù? La tribolazione, l'angoscia, il pericolo, la spada? (Rm 8, 35. 39).

Infatti, se confessiamo soltanto con la voce Gesù Signore, e non mostriamo che il patto di lui è sulla nostra carne secondo quanto abbiamo esposto sopra, sembrerà che anche noi facciamo qualcosa di simile ai Giudei, che pensano di confessare Dio soltanto per il segno della circoncisione, ma lo negano con i fatti.

Conceda dunque a noi il Signore di credere con il cuore, di confessare con la bocca (cf Rm 10, 9), di provare con le opere che il patto di Dio è sulla nostra carne, affinché gli uomini, vedendo le nostre opere buone, diano gloria al nostro Padre che è nei cieli (cf Mt 5, 16), per Gesù Cristo, nostro Signore, al quale è la gloria nei secoli dei secoli. Amen (Gal 1, 5).


Quarto sogno missionario: l’Africa e la Cina

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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La Provvidenza non cessava di squarciare dinanzi agli occhi di Don Bosco il velo del futuro sui progressi della Congregazione Salesiana nel campo sconfinato delle Missioni. Anche nel 1885 un sogno rivelatore venne a manifestargli i disegni di Dio sul remoto avvenire. Don Bosco lo narrò e commentò ai membri del Consiglio Generale la sera del 2 luglio.

«Mi parve — disse — di essere innanzi a una montagna altissima, sulla cui vetta stava un angelo splendidissimo per luce, sicché illuminava le contrade più remote. Intorno al monte vi era un vasto regno di genti sconosciute.
L’angelo con la destra teneva sollevata in alto una spada, che splendeva come fiamma vivissima, e con la sinistra mi indicava le regioni all’intorno. Mi diceva:
— Angelus Arfaxad vocat vos adproelianda bella Domini et ad congregandospopulos in horrea Domini (L’Angelo Arfaxad vi chiama a combattere le battaglie del Signore, e a radunare i popoli nei granai del Signore).
Una turba meravigliosa di Angeli lo circondava. Fra questi vi era Luigi Colle, a cui faceva corona una moltitudine di giovanetti, ai quali insegnava a cantare le lodi di Dio.
Intorno alla montagna, ai piedi di essa e sopra i suoi dorsi, abitava molta gente. Tutti parlavano tra di loro, ma era un linguaggio a me sconosciuto. Io capivo solo ciò che diceva l’Angelo. Non posso descrivere quello che ho visto. Sono cose che si vedono, s’intendono, ma non si possono spiegare.

Innanzi a questa montagna e in tutto questo viaggio mi sembrava di essere sollevato a un’altezza sterminata, come sopra le nuvole, circondato da uno spazio immenso. Chi può esprimere a parole quell’altezza, quella larghezza, quella luce, quel chiarore, quello spettacolo? Si può godere, ma non si può descrivere.

Vi erano molti che mi accompagnavano e mi incoraggiavano, e facevano animo anche ai Salesiani perché non si fermassero nella loro strada. Fra costoro che calorosamente mi tiravano, per così dire, per mano affinché andassi avanti, c’era il caro Luigi Colle e schiere di Angeli, i quali facevano eco al canto di quei giovanetti che gli stavano d’intorno.

Quindi mi parve di essere al centro dell’Africa, in un vastissimo deserto. In terra era scritto a grossi caratteri trasparenti: Negri. Nel mezzo vi era l’Angelo di Cam, il quale diceva:
— Cessabit maledictum e la benedizione del Creatore discenderà sopra i riprovati suoi figli, e il miele e il balsamo guariranno i morsi fatti dai serpenti; dopo saranno coperte le turpitudini dei figliuoli di Cam.
Finalmente mi parve di essere in Australia. Qui pure vi era un Angelo, ma non aveva nessun nome. Egli guidava e faceva camminare la gente verso il mezzodì. Una moltitudine di fanciulli che colà abitavano, tentavano di venire verso di noi, ma erano impediti dalla distanza e dalle acque che li separavano. Tendevano però le mani verso Don Bosco e i Salesiani dicendo:
— Venite in nostro aiuto! Perché non compite l’opera che i vostri padri hanno incominciato?
Molti si fermarono, altri con mille sforzi passarono in mezzo ad animali feroci e vennero a mischiarsi con i Salesiani, che io non conoscevo, e si misero a cantare: Benedictus qui venit in nomine Domini (Benedetto colui che viene nel nome del Signore).
A qualche distanza si vedevano aggregati di isole innumerevoli ma io non ne potei discernere le particolarità. Mi pare che tutto questo insieme indicasse che la Provvidenza offriva una porzione di campo evangelico ai Salesiani, ma in tempo futuro. Le loro fatiche otterranno frutto perché la mano del Signore sarà costantemente con loro, se non demeriteranno i suoi favori.

Se potessi imbalsamare e conservare vivi un cinquanta Salesiani di quelli che ora sono fra di noi, da qui a 500 anni vedrebbero quali stupendi destini ci riserva la Provvidenza, se saremo fedeli.
Noi saremo sempre ben visti, anche dai cattivi, perché il nostro campo speciale è di tal fatta da attirare le simpatie di tutti, buoni ed empi. Potrà essere qualche testa matta che ci voglia distrutti, ma saranno progetti isolati e senza appoggio degli altri. Tutto sta che i Salesiani non si lascino prendere dall’amore alle comodità e quindi rifuggano dal lavoro. Mantenendo anche solo le opere già esistenti e non dandosi al vizio della gola, avranno caparra di lunga durata.
La Società Salesiana prospererà materialmente se procureremo di sostenere e di diffondere il Bollettino e l’Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice e la estenderemo: sono così buoni tanti di questi figliuoli! La loro istituzione è quella che ci darà valenti confratelli risoluti nella loro vocazione».

Il 10 agosto Don Bosco scriveva al Conte Fiorito Colle di Tolone, padre di Luigi: «Il nostro amico Luigi mi ha condotto a fare una gita nel centro dell'Africa, “terra di Cam” come diceva egli, e nelle terre di Arfaxad, ossia in Cina».
Dopo il sogno, Don Bosco incaricò il chierico Festa di far ricerche nei dizionari biblici sull’enigmatico Arfaxad, che è nominato nel capo decimo della Genesi. Si credette poi di aver trovato la chiave del mistero nel primo volume della Storia della Chiesa del Rohrbacher, il quale asserisce che da Arfaxad discendono i Cinesi.
Don Bosco si fissò particolarmente sulla Cina e diceva: « Se io avessi 20 Salesiani da spedire in Cina, è certo che vi riceverebbero un ‘accoglienza trionfale, nonostante la persecuzione».
A questo sogno il Santo mostrava di pensare sovente, ne discorreva volentieri e ravvisava in esso una conferma dei sogni precedenti sulle Missioni.


11 giugno 1944

Maria Valtorta

Dice Gesù:
   «Per potere vivere con equilibrio la vita di vittime, bisogna mettersi risolutamente nel piano dello spirituale, dimenticando assolutamente quanto non è questo piano.

   Ho detto “equilibrio” perché nelle cose della Terra si usa questo termine per significare una cosa o una persona che è così giustamente posata sul suo asse tanto da non caderne per scosse di veruna sorta; e che se anche le riceve, perché è naturale le riceva, ne sopporta l’urto con un lieve ondeggiamento che non è debolezza, ma che è prova della sua stabilità, perché non si risolve in catastrofi, ma si risolve in un ritorno alla stessa posizione di prima.

   Lo stesso è per le cose non terrestri e perciò spirituali. L’anima giustamente posata sul suo asse non cade per urti che le possono venire impressi. Subisce l’assalto, ne soffre perché è irruzione di forze malvagie nell’atmosfera di soprannaturale pace che la circonda, perché è fragore di basse voci che per un attimo soverchiano le celesti armonie di cui essa si bea e, come stelo percosso da tempesta, ondeggia la sua corona fiorita, ma non si svelle, e passato l’assalto si ristabilizza nella sua pace tesa ad ascoltare le parole che l’amore di un Dio continuamente sussurra al suo spirito.

   Dove è il piano spirituale? Oh, molto in alto! Dove l’umanità non giunge. Essa è ancora nota, perché lo spirito non è cieco, né il vivere nella sua atmosfera vitale lo rende stolto. No, ché anzi aumenta la sua potenza di vedere e intendere. Ma ciò è perché esso vive già nell’atmosfera della Carità, essendo il piano spirituale l’anticamera del beato Paradiso: il Limbo attuale di coloro che non sono ancora nati alla Vita eterna, ma il cui spirito è già in attesa per entrarvi, pueri spirituali il cui battesimo avverrà nel bacio che l’Eterno darà loro quando, sciolti dal carcere della carne, come frecce di ardore, come colombe di fiamma liberate dall’arco o dalla tagliola, saetteranno a Dio, loro mèta, loro nido, ansia di tutta la loro sosta nell’esilio terreno.

   La Carità, ansiosa di unirsi a queste minori carità, appunta i suoi ardori su questo piano e lo impregna di Sé. Coloro che in esso vivono, di Essa se ne nutrono, l’assorbono con l’avidità del loro spirito. Sono bocche assetate che suggono ciò che è loro gioia e non cessano, neppure mentre suggono, di cantare la loro gioia; non cessano, mentre cantano, di pregare per i fratelli; non cessano, mentre pregano, di ripetere loro le parole che odono e che sono di Dio.

   Perché gli spiriti viventi nel piano dello spirito sono simili agli animali della Teofania [362] di Ezechiele. Hanno quattro aspetti, perché è quadruplice il loro operare, e usano di quattro bocche. Guardano Dio, che è Sole, col loro volto d’aquila e ne cantano con esso le lodi. Se ne satollano come leoni perché Dio è la loro preda e di Essa sola essi appetiscono. Pazienti come bovi, non si stancano di pregare per i fratelli la cui conquista al regno dello spirito è opera paziente e instancabile. E colla loro bocca d’uomo ripetono agli uomini nel linguaggio dell’uomo ciò che, volando come aquile nel regno del Sole-Dio, hanno udito da Dio.

   La Carità è sempre attiva, e i viventi nella Carità sono attivi come essa. La Carità è multiforme e multioperante, ed essi hanno carità multiforme e multioperante. La Carità è ardente ed essi sono “carboni incandescenti” che Dio sempre più arroventa. La Carità è leggera e veloce, ed essi hanno ali per andare leggeri e veloci dove l’impeto della carità li porta. E “non si volgono indietro” a guardare ciò che lasciano.

   Ecco che ti ho ricondotto al punto primo. “Per potere vivere con equilibrio la vita delle vittime, bisogna mettersi risolutamente nel piano dello spirituale, dimenticando assolutamente quanto non è questo piano”. Ho detto così nel primo periodo di questo dettato. E così ripeto.

   Tu qui sei e qui resti. L’unica cosa che può farti uscire da questo equilibrio, che è perfetto perché in esso ti ho messa Io che sono perfetto nel mio operare, non è che la volontà tua. Tutto il resto ti potrà scuotere, ti potrà turbare, entrando col suo fragore e con la sua tempesta nell’atmosfera di cui sei circondata, ma non potrà levarti dal tuo centro. Non potrà se tu non vuoi.
   E non ti turbare se ti senti turbata. Lascia che il turbamento venga da altri – uomini o Satana che siano – ma non unirvi mai il tuo. Sarebbe il più lesivo. Perché il più interno.
   Non dirti mai: “Non sono capace di fare bene ciò che faccio”, “Non so servire Dio con perfezione”, “Pecco invece di santificarmi”. Certo che non sai fare bene, che non sei perfetta nel servire, che hai ancora imperfezioni molteplici. E chi mai sa fare bene, alla perfezione, senza mai peccare, sinché è uomo? Chi è perfetto, se si paragona alla Perfezione?

   Ma la Perfezione, appunto perché è Perfezione, sa anche giudicare e vedere perfettamente, e perciò sa vedere la vostra intenzione, il vostro studio, il vostro sforzo di fare bene, di servire perfettamente, di non peccare, e con un sorriso annulla e perdona, con un sorriso compie ciò che voi non riuscite a compire.
   Nel piano dello spirituale deve morire ogni pensiero umano. Molto difficile questo. È perciò che si chiama eroicità la virtù dei santi e che i santi sono tanto pochi; perché gli eroi sono molto pochi. E questa eroicità è più grande, complessa e soprattutto più lunga di quella umana, la quale è un episodio nella vita di un uomo, mentre questa è la vita di un uomo.

   L’eroismo di un uomo è l’atto improvviso che si presenta e che non dà tempo alla carne di mettere avanti le sue voci pavide. L’eroismo di un uomo ha sempre, anche se egli non se ne accorge di averle, due grucce: l’impulsività del carattere e il desiderio della lode.

   Quello del santo non è un atto improvviso: è la vita. Tutta la vita. Da mattina a sera. Da sera a mattina. Da un mese all’altro. Da un anno all’altro. Per il caldo, per il freddo, per il lavoro, per il prossimo, per il riposo, per il dolore, per le malattie, per la povertà, per i lutti, per le offese. Una collana della quale ogni minuto è una perla aggiunta. Una perla che si è formata con le lacrime, la pazienza, la fatica. Non scende dal Cielo questo eroismo, come una manna. Deve nascere in voi. In voi soli. Il Cielo non vi dà più che non dia a tutti. Non è aiutato dal mondo. Anzi il mondo lo combatte e ostacola in tutti i modi.

   Vero è che il suo combattere è il migliore coefficiente di formazione, perché sopportare il mondo con pazienza e amarlo per l’odio che vi dà è il nucleo principale di questo eroismo; intorno ad esso si uniscono cellule di pazienza nella fame, sete, freddo, caldo, notti senza riposo, malattie, povertà, lutti. Ma il più è sempre sopportare il mondo e amarlo sovrannaturalmente.

   Nessun pensiero umano. L’amore di Dio, solo. L’interesse di Dio, solo. Ecco come pensa l’eroe dello spirito. Ecco come agisce colui che vive nell’equilibrio dello spirito. Io? che sono io? I miei dolori? Le mie fatiche? La mia povertà? Le noie che mi vengono dal prossimo? Nulla. Ciò che conta è Dio. Di questo, questo e quest’altro me ne servo per Lui e sono felice di avere questo, questo e quest’altro perché con questo, questo e quest’altro posso amare Dio, non perché mi preserva ma per puro amore; posso servire Dio, usando queste monete, per salvare il prossimo facendo così l’interesse di Dio.

   Credi tu, Maria, che non mi dolga di dovervi salare così col patire, voi che prediligo? Credi tu che se potessi non vorrei darvi tutta la gioia per la gioia che voi mi date?

   Ma non vi è altra via per salvare il mondo. Il dolore. Anche Io, che ero Dio, non ho trovato che questa per essere il Salvatore. La gioia diverrà Gioia per voi. Ma nell’altra vita. Qui non c’è, per voi vittime amate e care. Qui c’è la mia pace, qui c’è l’unione con Me, qui c’è il mio amore. Gioie dello spirito. Ma per la carne nulla. Per essa c’è il dolore. E non basta mai, perché sempre più cresce l’errore. Voi siete le riparatrici degli errori e non potete avere soste nel riparare, perché il Nemico continua a distruggere e bisogna continuare a edificare per mantenere al mondo ancora un aspetto umano e non completamente satanico.

   Il Cristo in Cielo non piange più. Ma soffre ancora perché, se è Dio, è anche l’Uomo ed ha un Cuore. E di che soffre questo mio Cuore, perfetto nelle sue passioni? Di vedersi disamato e di vedere soffrire, di dover lasciare che soffrano coloro che lo amano e che Esso ama.

   Oh! come ne soffro di vedervi soffrire per compiere in voi la redenzione dell’uomo! Come ne soffro! Ma, ad ogni palpito di dolore che risponde al vostro dolore, Io unisco un dono per il Cielo. Per il vostro Cielo. È vostro. Voi lo conquistate ora per ora, ed esso vi attende.
   Oh! che fulgori sono qui per voi! Oh! che amore vi attende! Oh! che ansia di darvelo! Alza gli occhi e guarda. Fra i mille fulgori di ciò che hai meritato ti splende e sorride la Faccia del tuo Dio. E ti benedice.
   Sì, ti benedico. Va’ in pace.»

[362] Teofania, la visione descritta in Ezechiele 1, 4-28.