Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

“Non farà  mai profitto nella virtù chi è in alcun modo posseduto dall'avarizia” (San Filippo Neri)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 24° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 8

1Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva.2Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi".3E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve.4Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va' a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro".

5Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:6"Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente".7Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò".8Ma il centurione riprese: "Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.9Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va', ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa".
10All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.11Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli,12mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti".13E Gesù disse al centurione: "Va', e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì.

14Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre.15Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.

16Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati,17perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

'Egli ha preso le nostre infermità
e si è addossato le nostre malattie.'

18Vedendo Gesù una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva.19Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: "Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai".20Gli rispose Gesù: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".
21E un altro dei discepoli gli disse: "Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre".22Ma Gesù gli rispose: "Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti".

23Essendo poi salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono.24Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva.25Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!".26Ed egli disse loro: "Perché avete paura, uomini di poca fede?" Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.27I presenti furono presi da stupore e dicevano: "Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?".

28Giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada.29Cominciarono a gridare: "Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?".
30A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare;31e i demòni presero a scongiurarlo dicendo: "Se ci scacci, mandaci in quella mandria".32Egli disse loro: "Andate!". Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti.33I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati.34Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio.


Giosuè 15

1La porzione che toccò in sorte alla tribù dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie, si trova ai confini di Edom, dal deserto di Sin verso il Negheb, all'estremo sud.2Il loro confine a mezzogiorno cominciava alla parte estrema del Mar Morto, dalla punta rivolta verso mezzodì,3poi procedeva a sud della salita di Akrabbim, passava per Sin e risaliva a sud di Kades-Barnea; passava poi da Chezron, saliva ad Addar e girava verso Karkaa;4passava poi da Azmon e raggiungeva il torrente d'Egitto e faceva capo al mare. Questo sarà il vostro confine meridionale.5A oriente il confine era costituito dal Mar Morto fino alla foce del Giordano. Dal lato settentrionale il confine partiva dalla lingua di mare presso la foce del Giordano,6saliva a Bet-Ogla e passava a nord di Bet-Araba e saliva alla Pietra di Bocan, figlio di Ruben.7Poi il confine saliva a Debir, per la valle di Acor e, a nord, girava verso le curve, che sono di fronte alla salita di Adummin, a mezzogiorno del torrente; passava poi alle acque di En-Semes e faceva capo a En-Roghel.8Saliva poi la valle di Ben-Innom a sud del fianco dei Gebusei, cioè di Gerusalemme; poi il confine saliva sulla vetta della montagna che domina la valle di Innom ad ovest ed è alla estremità della pianura dei Refaim, al nord.9Poi il confine piegava dalla vetta della montagna verso la fonte delle Acque di Neftoach e usciva al monte Efron; piegava poi verso Baala, che è Kiriat-Iearim.10Indi il confine girava da Baala, ad occidente, verso il monte Seir, passava sul pendio settentrionale del monte Iearim, cioè Chesalon, scendeva a Bet-Semes e passava a Timna.11Poi il confine raggiungeva il pendio settentrionale di Ekron, quindi piegava verso Siccaron, passava per il monte Baala, raggiungeva Iabneel e terminava al mare.12La frontiera occidentale era il Mar Mediterraneo. Questo era da tutti i lati il confine dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie.
13A Caleb figlio di Iefunne fu data una parte in mezzo ai figli di Giuda, secondo l'ordine del Signore a Giosuè: fu data Kiriat-Arba, padre di Anak, cioè Ebron.14Caleb scacciò di là i tre figli di Anak, Sesai, Achiman e Talmai, discendenti di Anak.15Di là passò ad assalire gli abitanti di Debir. Si chiamava Debir Kiriat-Sefer.16Disse allora Caleb: "A chi colpirà Kiriat-Sefer e se ne impadronirà, io darò in moglie Acsa, mia figlia".17Se ne impadronì Otniel, figlio di Kenaz, fratello di Caleb; a lui diede in moglie sua figlia Acsa.18Quand'essa arrivò presso il marito, questi la persuase a chiedere un campo al padre. Allora essa smontò dall'asino e Caleb le disse: "Che fai?".19Gli disse: "Concedimi un favore. Poiché tu mi hai dato il paese del Negheb, dammi anche alcune sorgenti d'acqua". Le diede allora la sorgente superiore e la sorgente inferiore.20Questa fu l'eredità della tribù dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie.
21Le città poste all'estremità della tribù dei figli di Giuda, verso il confine di Edom, nel Negheb, erano Kabseel, Eder, Iagur,22Kina, Dimona, Arara,23Kedes, Cazor-Itnan,24Zif, Telem, Bealot,25Caroz-Adatta, Keriot-Chezron, cioè Cazor,26Amam, Sema, Molada,27Cazar-Gadda, Esmon, Bet-Pelet,28Cazar-Sual, Bersabea e le sue dipendenze,29Baala, Iim, Ezem,30Eltolad, Chesil, Corma,31Ziklag, Madmanna, Sansanna,32Lebaot, Silchim, En-Rimmon: in tutto ventinove città e i loro villaggi.
33Nella Sefela: Estaol, Sorea, Asna,34Zanoach, En-Gannim, Tappuach, Enam,35Iarmut, Adullam, Soco, Azeka,36Saaraim, Aditaim, Ghedera e Ghederotaim: quattordici città e i loro villaggi;37Senan, Cadasa, Migdal-Gad,38Dilean, Mizpe, Iokteel,39Lachis, Boskat, Eglon,40Cabbon, Lacmas, Chitlis,41Ghederot, Bet-Dagon, Naama e Makkeda: sedici città e i loro villaggi;42Libna, Eter, Asan,43Iftach, Asna, Nesib,44Keila, Aczib e Maresa: nove città e i loro villaggi;45Ekron, le città del suo territorio e i suoi villaggi;46da Ekron fino al mare, tutte le città vicine a Asdod e i loro villaggi;47Asdod, le città del suo territorio e i suoi villaggi; Gaza, le città del suo territorio e i suoi villaggi fino al torrente d'Egitto e al Mar Mediterraneo, che serve di confine.
48Sulle montagne: Samir, Iattir, Soco,49Danna, Kiriat-Sanna, cioè Debir,50Anab, Estemoa, Anim,51Gosen, Olon e Ghilo: undici città e i loro villaggi.52Arab, Duma, Esean,53Ianum, Bet-Tappuach, Afeka,54Umta, Kiriat-Arba, cioè Ebron e Sior: nove città e i loro villaggi.55Maon, Carmelo, Zif, Iutta,56Izreel, Iokdeam, Zanoach,57Kain, Ghibea e Timna: dieci città e i loro villaggi.58Calcul, Bet-Sur, Ghedor,59Maarat, Bet-Anot e Eltekon: sei città e i loro villaggi. Tekoa, Efrata, cioè Betlemme, Peor, Etam, Culon, Tatam, Sores, Carem, Gallim, Beter, Manak: undici città e i loro villaggi.60Kiriat-Baal, cioè Kiriat-Iearim, e Rabba: due città e i loro villaggi.
61Nel deserto: Bet-Araba, Middin, Secaca,62Nibsan, la città del sale e Engaddi: sei città e i loro villaggi.
63Quanto ai Gebusei che abitavano in Gerusalemme, i figli di Giuda non riuscirono a scacciarli; così i Gebusei abitano a Gerusalemme insieme con i figli di Giuda fino ad oggi.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Salmi 35

1'Di Davide.'

Signore, giudica chi mi accusa,
combatti chi mi combatte.
2Afferra i tuoi scudi
e sorgi in mio aiuto.
3Vibra la lancia e la scure
contro chi mi insegue,
dimmi: "Sono io la tua salvezza".

4Siano confusi e coperti di ignominia
quelli che attentano alla mia vita;
retrocedano e siano umiliati
quelli che tramano la mia sventura.
5Siano come pula al vento
e l'angelo del Signore li incalzi;
6la loro strada sia buia e scivolosa
quando li insegue l'angelo del Signore.

7Poiché senza motivo mi hanno teso una rete,
senza motivo mi hanno scavato una fossa.
8Li colga la bufera improvvisa,
li catturi la rete che hanno tesa,
siano travolti dalla tempesta.
9Io invece esulterò nel Signore
per la gioia della sua salvezza.
10Tutte le mie ossa dicano:
"Chi è come te, Signore,
che liberi il debole dal più forte,
il misero e il povero dal predatore?".

11Sorgevano testimoni violenti,
mi interrogavano su ciò che ignoravo,
12mi rendevano male per bene:
una desolazione per la mia vita.
13Io, quand'erano malati, vestivo di sacco,
mi affliggevo col digiuno,
riecheggiava nel mio petto la mia preghiera.
14Mi angustiavo come per l'amico, per il fratello,
come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore.

15Ma essi godono della mia caduta, si radunano,
si radunano contro di me per colpirmi all'improvviso.
Mi dilaniano senza posa,
16mi mettono alla prova, scherno su scherno,
contro di me digrignano i denti.

17Fino a quando, Signore, starai a guardare?
Libera la mia vita dalla loro violenza,
dalle zanne dei leoni l'unico mio bene.
18Ti loderò nella grande assemblea,
ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso.

19Non esultino su di me i nemici bugiardi,
non strizzi l'occhio chi mi odia senza motivo.
20Poiché essi non parlano di pace,
contro gli umili della terra tramano inganni.
21Spalancano contro di me la loro bocca;
dicono con scherno: "Abbiamo visto con i nostri occhi!".

22Signore, tu hai visto, non tacere;
Dio, da me non stare lontano.
23Dèstati, svègliati per il mio giudizio,
per la mia causa, Signore mio Dio.

24Giudicami secondo la tua giustizia, Signore mio Dio,
e di me non abbiano a gioire.
25Non pensino in cuor loro: "Siamo soddisfatti!".
Non dicano: "Lo abbiamo divorato".

26Sia confuso e svergognato chi gode della mia sventura,
sia coperto di vergogna e d'ignominia chi mi insulta.
27Esulti e gioisca chi ama il mio diritto,
dica sempre: "Grande è il Signore
che vuole la pace del suo servo".
28La mia lingua celebrerà la tua giustizia,
canterà la tua lode per sempre.


Geremia 51

1Così dice il Signore:
"Ecco susciterò contro Babilonia
e contro gli abitanti della Caldea
un vento distruttore;
2io invierò in Babilonia spulatori che la spuleranno
e devasteranno la sua regione,
poiché le piomberanno addosso da tutte le parti
nel giorno della tribolazione".
3Non deponga l'arciere l'arco
e non si spogli della corazza.
Non risparmiate i suoi giovani,
sterminate tutto il suo esercito.
4Cadano trafitti nel paese dei Caldei
e feriti nelle sue piazze,
5aMa Israele e Giuda non sono vedove
del loro Dio, il Signore degli eserciti.
5bperché la loro terra è piena di delitti
davanti al Santo di Israele.
6Fuggite da Babilonia,
ognuno ponga in salvo la sua vita;
non vogliate perire per la sua iniquità,
poiché questo è il tempo della vendetta del Signore;
egli la ripaga per quanto ha meritato.
7Babilonia era una coppa d'oro in mano del Signore,
con la quale egli inebriava tutta la terra;
del suo vino hanno bevuto i popoli,
perciò sono divenuti pazzi.
8All'improvviso Babilonia è caduta, è stata infranta;
alzate lamenti su di essa;
prendete balsamo per il suo dolore,
forse potrà essere guarita.
9"Abbiamo curato Babilonia, ma non è guarita.
Lasciatela e andiamo ciascuno al proprio paese;
poiché la sua punizione giunge fino al cielo
e si alza fino alle nubi.

10Il Signore ha fatto trionfare la nostra giusta causa, venite, raccontiamo in Sion l'opera del Signore nostro Dio".

11Aguzzate le frecce,
riempite le faretre!
Il Signore suscita lo spirito del re di Media,
perché il suo piano riguardo a Babilonia
è di distruggerla;
perché questa è la vendetta del Signore,
la vendetta per il suo tempio.
12Alzate un vessillo contro il muro di Babilonia,
rafforzate le guardie,
collocate sentinelle,
preparate gli agguati,
poiché il Signore si era proposto un piano
e ormai compie quanto aveva detto
contro gli abitanti di Babilonia.
13Tu che abiti lungo acque abbondanti,
ricca di tesori,
è giunta la tua fine,
il momento del taglio.
14Il Signore degli eserciti lo ha giurato per se stesso:
"Ti ho gremito di uomini come cavallette,
che intoneranno su di te il canto di vittoria".
15Egli ha formato la terra con la sua potenza,
ha fissato il mondo con la sua sapienza,
con la sua intelligenza ha disteso i cieli.
16Al rombo della sua voce rumoreggiano le acque nel cielo.
Egli fa salire le nubi dall'estremità della terra,
produce lampi per la pioggia
e manda fuori il vento dalle sue riserve.
17Resta inebetito ogni uomo, senza comprendere;
resta confuso ogni orefice per i suoi idoli,
poiché è menzogna ciò che ha fuso
e non ha soffio vitale.
18Esse sono vanità, opere ridicole;
al tempo del loro castigo periranno.
19Non è tale l'eredità di Giacobbe,
perché egli ha formato ogni cosa.
Israele è la tribù della sua eredità,
Signore degli eserciti è il suo nome.

20"Un martello sei stata per me,
uno strumento di guerra;
con te martellavo i popoli,
con te annientavo i regni,
21con te martellavo cavallo e cavaliere,
con te martellavo carro e cocchiere,
22con te martellavo uomo e donna,
con te martellavo vecchio e ragazzo,
con te martellavo giovane e fanciulla,
23con te martellavo pastore e gregge,
con te martellavo l'aratore e il suo paio di buoi,
con te martellavo governatori e prefetti.

24Ma ora ripagherò Babilonia e tutti gli abitanti della Caldea di tutto il male che hanno fatto a Sion, sotto i vostri occhi. Oracolo del Signore.

25Eccomi a te, monte della distruzione,
che distruggi tutta la terra.
Io stenderò la mano contro di te,
ti rotolerò giù dalle rocce
e farò di te una montagna bruciata;
26da te non si prenderà più né pietra d'angolo,
né pietra da fondamenta,
perché diventerai un luogo desolato per sempre".
Oracolo del Signore.

27Alzate un vessillo nel paese,
suonate la tromba fra le nazioni;
preparate le nazioni alla guerra contro di essa,
convocatele contro i regni
di Araràt, di Minnì e di Aschenàz.
Nominate contro di essa un comandante,
fate avanzare i cavalli come cavallette spinose.

28Preparate alla guerra contro di essa le nazioni, il re della Media, i suoi governatori, tutti i suoi prefetti e tutta la terra in suo dominio.

29Trema la terra e freme,
perché si avverano contro Babilonia
i progetti del Signore
di ridurre il paese di Babilonia
in luogo desolato, senza abitanti.
30Hanno cessato di combattere i prodi di Babilonia,
si sono ritirati nelle fortezze;
il loro valore è venuto meno,
sono diventati come donne.
Sono stati incendiati i suoi edifici,
sono spezzate le sue sbarre.
31Corriere corre incontro a corriere,
messaggero incontro a messaggero
per annunziare al re di Babilonia
che la sua città è presa da ogni lato;
32i guadi sono occupati, le fortezze bruciano,
i guerrieri sono sconvolti dal terrore.
33Poiché dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele:
"La figlia di Babilonia è come un'aia
al tempo in cui viene spianata;
ancora un poco e verrà per essa
il tempo della mietitura".

34"Mi ha divorata, mi ha consumata
Nabucodònosor, re di Babilonia,
mi ha ridotta come un vaso vuoto,
mi ha inghiottita come fa il coccodrillo,
ha riempito il suo ventre,
dai miei luoghi deliziosi, mi ha scacciata.
35Il mio strazio e la mia sventura ricadano su Babilonia!"
dice la popolazione di Sion,
"il mio sangue sugli abitanti della Caldea!"
dice Gerusalemme.
36Perciò così parla il Signore:
"Ecco io difendo la tua causa,
compio la tua vendetta;
prosciugherò il suo mare,
disseccherò le sue sorgenti.
37Babilonia diventerà un cumulo di rovine,
un rifugio di sciacalli,
un oggetto di stupore e di scherno,
senza abitanti.
38Essi ruggiscono insieme come leoncelli,
rugghiano come cuccioli di una leonessa.
39Con veleno preparerò loro una bevanda,
li inebrierò perché si stordiscano
e si addormentino in un sonno perenne,
per non svegliarsi mai più.
Parola del Signore.
40Li farò scendere al macello come agnelli,
come montoni insieme con i capri".

41Sesac è stata presa e occupata,
l'orgoglio di tutta la terra.
Babilonia è diventata un oggetto di orrore
fra le nazioni!
42Il mare dilaga su Babilonia
essa è stata sommersa dalla massa delle onde.
43Sono diventate una desolazione le sue città,
un terreno riarso, una steppa.
Nessuno abita più in esse
non vi passa più nessun figlio d'uomo.

44"Io punirò Bel in Babilonia,
gli estrarrò dalla gola quanto ha inghiottito.
Non andranno più a lui le nazioni".
Perfino le mura di Babilonia sono crollate,
45esci da essa, popolo mio,
ognuno salvi la vita dall'ira ardente del Signore.

46Non si avvilisca il vostro cuore e non temete per la notizia diffusa nel paese; un anno giunge una notizia e l'anno dopo un'altra. La violenza è nel paese, un tiranno contro un tiranno.47Per questo ecco, verranno giorni nei quali punirò gli idoli di Babilonia. Allora tutto il suo paese sentirà vergogna e tutti i suoi cadaveri le giaceranno in mezzo.48Esulteranno su Babilonia cielo e terra e quanto contengono, perché da settentrione verranno i suoi devastatori. Parola del Signore.49Anche Babilonia deve cadere per gli uccisi di Israele, come per Babilonia caddero gli uccisi di tutta la terra.50Voi scampati dalla spada partite, non fermatevi; da questa regione lontana ricordatevi del Signore e vi torni in mente Gerusalemme.
51"Sentiamo vergogna nell'udire l'insulto; la confusione ha coperto i nostri volti, perché stranieri sono entrati nel santuario del tempio del Signore".
52"Perciò ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali punirò i suoi idoli e in tutta la sua regione gemeranno i feriti.53Anche se Babilonia si innalzasse fino al cielo, anche se rendesse inaccessibile la sua cittadella potente, da parte mia verranno i suoi devastatori". Oracolo del Signore.
54Udite! Un grido da Babilonia, una rovina immensa dal paese dei Caldei.55È il Signore che devasta Babilonia e fa tacere il suo grande rumore. Mugghiano le sue onde come acque possenti, risuona il frastuono della sua voce,56perché piomba su Babilonia il devastatore, sono catturati i suoi prodi, si sono infranti i loro archi. Dio è il Signore delle giuste ricompense, egli ricompensa con precisione.57"Io ubriacherò i suoi capi e i suoi saggi, i suoi governatori, i suoi magistrati e i suoi guerrieri; essi dormiranno un sonno eterno e non potranno più svegliarsi" dice il re, il cui nome è Signore degli eserciti.

58Così dice il Signore degli eserciti:
"Il largo muro di Babilonia sarà raso al suolo,
le sue alte porte saranno date alle fiamme.
Si affannano dunque invano i popoli,
le nazioni si affaticano per nulla".

59Ordine che il profeta Geremia diede a Seraià figlio di Neria, figlio di Maasia, quando egli andò con Sedecìa re di Giuda in Babilonia nell'anno quarto del suo regno. Seraià era capo degli alloggiamenti.
60Geremia scrisse su un rotolo tutte le sventure che dovevano piombare su Babilonia. Tutte queste cose sono state scritte contro Babilonia.61Geremia quindi disse a Seraià: "Quando giungerai a Babilonia, abbi cura di leggere in pubblico tutte queste parole62e dirai: Signore, tu hai dichiarato di distruggere questo luogo così che non ci sia più chi lo abiti, né uomo né animale, ma sia piuttosto una desolazione per sempre.63Ora, quando avrai finito di leggere questo rotolo, vi legherai una pietra e lo getterai in mezzo all'Eufrate64dicendo: Così affonderà Babilonia e non risorgerà più dalla sventura che io le farò piombare addosso".
Fin qui le parole di Geremia.


Atti degli Apostoli 27

1Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio della coorte Augusta.2Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalonica.3Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure.4Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari5e, attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di Licia.6Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per l'Italia e ci fece salire a bordo.7Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmóne,8e costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale era la città di Lasèa.

9Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché era già passata la festa dell'Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo:10"Vedo, o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite".11Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle parole di Paolo.12E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l'inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.
13Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e costeggiavano da vicino Creta.14Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l'isola un vento d'uragano, detto allora "Euroaquilone".15La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva.16Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa;17la tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gòmene la nave. Quindi, per timore di finire incagliati nelle Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva.18Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico;19il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l'attrezzatura della nave.20Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta.
21Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse: "Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo e questo danno.22Tuttavia ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave.23Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che servo,24dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi compagni di navigazione.25Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato.26Ma è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola".
27Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche terra si avvicinava.28Gettato lo scandaglio, trovarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia.29Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno.30Ma poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e già stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prora, Paolo disse al centurione e ai soldati:31"Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo".32Allora i soldati recisero le gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare.
33Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: "Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza prender nulla.34Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto".35Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare.36Tutti si sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo.37Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone.38Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.
39Fattosi giorno non riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa.40Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare; al tempo stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia.41Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la violenza delle onde.42I soldati pensarono allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto,43ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo progetto; diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiunsero la terra;44poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra.


Capitolo XXX: Chiedere l’aiuto di Dio, nella fiducia di ricevere la sua grazia

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1. O figlio, io sono "il Signore, che consola nel giorno della tribolazione" (Na 1,7). Vieni a me, quando sei in pena. Quello che pone maggiore ostacolo alla celeste consolazione è proprio questo, che troppo tardi tu ti volgi alla preghiera. Infatti, prima di rivolgere a me intense orazioni, tu vai cercando vari sollievi e ti conforti in cose esteriori. Avviene così che nulla ti è di qualche giovamento, fino a che tu non comprenda che sono io la salvezza di chi spera in me, e che, fuori di me, non c'è aiuto efficace, utile consiglio, rimedio durevole.

Ora, dunque, ripreso animo dopo la burrasca, devi trovare nuovo vigore nella luce della mia misericordia. Giacché ti sono accanto, dice il Signore, per restaurare ogni cosa, con misura, non solo piena, ma colma.

C'è forse qualcosa che per me sia difficile; oppure somiglierò io ad uno che dice e non fa? Dov'è la tua fede? Sta saldo nella perseveranza; abbi animo grande e virilmente forte. Verrà a te la consolazione, al tempo suo. Aspetta me; aspetta: verrò e ti risanerò.

E' una tentazione quella che ti tormenta; è una vana paura quella che ti atterrisce. A che serve la preoccupazione di quel che può avvenire in futuro, se non a far sì che tu aggiunga tristezza a tristezza? "Ad ogni giorno basta la sua pena" (Mt 6,34). Vano e inutile è turbarsi o rallegrarsi per cose future, che forse non accadranno mai.

2. Tuttavia, è umano lasciarsi ingannare da queste fantasie; ed è segno della nostra pochezza d'animo lasciarsi attrarre tanto facilmente verso le suggestioni del nemico. Il quale non bada se ti illuda o ti adeschi con cose vere o false; non badare se ti abbatta con l'attaccamento alle cose presenti o con il timore delle cose future.

"Non si turbi dunque il tuo cuore, e non abbia timore" (Gv 14,27). Credi in me e abbi fiducia nella mia misericordia. Spesso, quando credi di esserti allontanato da me, io ti sono accanto; spesso, quando credi che tutto, o quasi, sia perduto, allora è vicina la possibilità di un merito più grande. Non tutto è perduto quando accade una cosa contraria. Non giudicare secondo il sentire umano. Non restare così schiacciato da alcuna difficoltà, da qualunque parte essa venga; non subirla come se ti fosse tolta ogni speranza di riemergere.

Non crederti abbandonato del tutto, anche se io ti ho mandato, a suo tempo, qualche tribolazione o se ti ho privato della sospirata consolazione. Così, infatti, si passa nel regno dei cieli. Senza dubbio, per te e per gli altri miei servi, essere provati dalle avversità è più utile che avere tutto a comando. Io conosco i pensieri nascosti; so che, per la tua salvezza, è molto bene che tu sia lasciato talvolta privo di soddisfazione, perché tu non abbia a gonfiarti del successo e a compiacerti di ciò che non sei. Quel che ho dato posso riprenderlo e poi restituirlo, quando mi piacerà. Quando avrò dato, avrò dato cosa mia; quando avrò tolto, non avrò tolto cosa tua; poiché mio è "tutto il bene che viene dato"; mio è "ogni dono perfetto" (Gc 1,17).

3.  Non indignarti se ti avrò mandato una gravezza o qualche contrarietà; né si prostri l'animo tuo: io ti posso subitamente risollevare, mutando tutta la tristezza in gaudio. Io sono giusto veramente, e degno di molta lode, anche quando opero in tal modo con te.

Se senti rettamente, se guardi alla luce della verità, non devi mai abbatterti così, e rattristarti, a causa delle avversità, ma devi piuttosto rallegrarti e rendere grazie; devi anzi considerare gaudio supremo questo, che io non ti risparmi e che ti affligga delle sofferenze.

"Come il padre ha amato me, così anch'io amo voi" (Gv 15,9), dissi ai miei discepoli diletti. E, per vero, non li ho mandati alle gioie di questo mondo, ma a grandi lotte; non li ho mandati agli onori, ma al disprezzo; non all'ozio, ma alla fatica, non a godere tranquillità, ma a dare molto frutto nella sofferenza.

Ricordati, figlio mio, di queste parole.


DISCORSO 352 VALORE DELLA PENITENZA.

Discorsi - Sant'Agostino

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Occasione del discorso.

1. 1. Nelle parole del Salmo con le quali rispondiamo al salmista: Distogli il tuo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe 1, si riconosce la voce del penitente. Non avendo preparato prima un discorso da rivolgere alla vostra Carità, abbiamo conosciuto da Dio stesso che questo è l'argomento da trattare. A dirvi il vero oggi volevamo lasciarvi meditare, ben sapendo quanto abbondante alimento spirituale avevate già ricevuto. Voi però assimilate bene il cibo che ricevete, e perciò ogni giorno avete sempre tanto appetito. Che oggi il Signore, Dio nostro, conceda a noi forze sufficienti e a voi un utile ascolto. So bene infatti che io devo essere al servizio della vostra volontà buona e feconda. Ma voi aiutatemi con la vostra preghiera e la vostra attenzione: la preghiera a Dio, l'attenzione a me che parlo, perché io dica ciò che giudica lui esservi utile, lui che vi dà alimento per mezzo mio. La voce che risuona in queste parole del penitente: Distogli il tuo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe indica chiaramente che, per volontà divina, vi debba parlare della penitenza. Non avevo infatti io ordinato al lettore di cantare questo Salmo; Dio stesso ispirò al cuore di questo fanciullo ciò che ritenne utile per il vostro ascolto. Diciamo dunque qualcosa sulla utilità della penitenza, tanto più che è vicino quel santo giorno anniversario [della Pasqua], al quale conviene prepararsi più accuratamente, umiliandosi nell'animo e mortificandosi nel corpo.

La penitenza prebattesimale.

1. 2. Nella sacra Scrittura si trova un triplice modo di far penitenza. Anzitutto non ci si può accostare correttamente al Battesimo di Cristo, nel quale vengono annullati tutti i peccati precedenti, se non facendo prima penitenza della vita passata. Nessuno infatti sceglie un nuovo modo di vivere senza rifiutare quello vecchio. Vediamo ora, sull'autorevole scorta dei Libri santi, se sia richiesta o no la penitenza prima del Battesimo. Quando lo Spirito Santo promesso fu mandato e il Signore compì fedelmente la sua promessa, i discepoli, ricevuto lo Spirito Santo, incominciarono, come sapete, a parlare in tutte le lingue, tanto che fra i presenti ognuno riconosceva la propria lingua. Sgomenti per tale miracolo chiesero agli Apostoli come dovessero comportarsi. Allora Pietro li informò che dovevano venerare colui che avevano crocifisso, perché bevessero da credenti quel sangue che avevano crudelmente versato. Dopo che fu data loro la buona notizia del Signore nostro Gesù Cristo ed essi ebbero riconosciuto il loro delitto, furono punti dal rimorso. Si compì così per loro ciò che il Profeta aveva annunciato: Mi volgo alla mia tristezza mentre una spina mi trafigge. Essi si volsero a tristezza e dolore quando la spina del ricordo di quel peccato li trafisse. Prima pensavano di non aver fatto nulla di male; quella spina non si era ancora ficcata dentro. Ma perché tu sappia che la spina si fissò in loro nelle parole di Pietro, la Scrittura disse: Mentre Pietro parlava si sentirono trafiggere il cuore. Per tale motivo nello stesso Salmo in cui è detto: Mi sono volto alla mia tristezza mentre una spina mi trafigge, segue: Ho conosciuto il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio delitto. Ho detto: Confesserò contro di me al Signore il mio delitto. Tu, allora, hai rimesso l'empietà dal mio cuore 2. Quando, dunque, trafitti dalla spina di quel ricordo domandavano agli Apostoli che cosa dovessero fare, Pietro disse loro: Fate penitenza; e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, e vi saranno rimessi i peccati 3. Se, intanto, c'è qui tra i presenti qualcuno del numero di coloro che si preparano ad essere battezzati (e penso che essi siano tanto più assidui all'ascolto della parola quanto più si avvicina il giorno del perdono) a loro anzitutto ci rivolgiamo anche se brevemente, perché sollevino le loro menti alla speranza. Vogliano essi diventare ciò che non sono e abbiano in odio ciò che erano. Concepiscano già col desiderio il nuovo uomo che nascerà in loro e non resti alcun dubbio di non poter essere perdonati, di qualunque cosa li rimorda la vita passata o li tormenti la coscienza, piccola o grande cosa, detta o non detta. Non succeda che il dubbio umano trattenga a proprio danno quello che invece la misericordia di Dio vuole perdonare.

Prefigurazione di Cristo nei fatti dell'Antico Testamento.

1. 3. Ognuno poi si ricordi fedelmente anche dei segni dati da Dio come esempio in mezzo al suo primo popolo. Dice infatti l'Apostolo, parlando di tali eventi: Essi sono tutti prefigurazioni per noi, e precisò: Non voglio, fratelli, che voi ignoriate quel che accadde ai nostri antenati: tutti ebbero la nube sopra di loro e tutti furono battezzati in Mosè nella nube e nel mare, come tutti mangiarono un medesimo cibo spirituale e bevvero la stessa bevanda spirituale. Essi infatti bevevano dalla roccia spirituale che li accompagnava. E quella roccia era Cristo 4. L'Apostolo disse che si trattava di prefigurazioni per noi e nessun fedele lo ha mai contraddetto. Egli, pur enumerandone molte, ne spiega chiaramente una sola quando dice: La roccia era Cristo. Spiegandone una egli invitò poi ad indagare sulle altre. E precisa che la roccia era Cristo perché il ricercatore non si allontani da Cristo e, fondato sulla roccia, possa indagare con sicurezza senza il pericolo di cadere in errore. Egli disse che si trattava di prefigurazioni per noi, ma tutte ci risultavano oscure. Chi poteva togliere il velo a tali figure? Chi poteva interpretarle? Chi avrebbe osato esaminarle? Lui, dicendo: La roccia era Cristo, ha acceso un lume come in un paesaggio di densa macchia e di fitta ombra. Portata dunque questa luce, cerchiamo che cosa significhino le altre immagini: il mare, le nubi, la manna. Queste non le ha spiegate; indicò solo cosa era la roccia. Il transito del mare è il Battesimo. Ma in quanto Battesimo, cioè acqua di salvezza, non sarebbe acqua di salvezza se non fosse consacrata dal nome di Cristo che ha versato il sangue per noi, cioè se l'acqua non fosse segno della sua croce. Affinché quel battesimo significasse proprio questo, ci fu il passaggio del Mar Rosso. Quanto alla manna caduta dal cielo, il Signore stesso spiegò il fatto apertamente quando disse: I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono 5. Non potevano non morire dal momento che la manna era figura sì della vita, ma non era essa stessa la vita. Mangiarono - disse - la manna e morirono, vale a dire la manna di cui essi si alimentarono, anche se chiaramente non era essa che dava la morte, tuttavia non poteva liberarli dalla morte. Chi infatti li avrebbe liberati dalla morte era Colui che veniva prefigurato dalla manna. La manna veniva indubbiamente dal cielo, ma fate attenzione a chi si riferiva: Io - dice - sono il pane vivo disceso dal cielo 6. Voi che siete persone ben attente e vi date cura delle parole del Signore, fate ad esse attenzione per imparare a progredire sia nel leggerle che nell'ascoltarle. Egli disse: Mangiarono del medesimo cibo spirituale. Che cosa esprime quel medesimo se non lo stesso cibo che prendiamo anche noi? Vedo che è abbastanza difficile estrarre questi significati e spiegare ciò che mi dispongo a dire, ma sarò aiutato dalla vostra benevolenza che mi impetrerà dal Signore la capacità di farlo. Dunque è scritto: Mangiarono il medesimo cibo spirituale. Bastava dire: " Mangiarono un cibo spirituale ". E invece è detto: il medesimo. Non vedo altro modo di spiegare quel medesimo se non riferendolo al cibo di cui ci alimentiamo anche noi. Allora potrebbe obiettare qualcuno: " Quello che io prendo oggi coincide con ciò che era a quel tempo la manna? E così non si ha nulla di nuovo se ciò che abbiamo al presente lo si era già avuto; e lo stesso scandalo della croce è da ritenersi eliminato ". Ma il termine medesimo non avrebbe senso senza l'aggiunta di spirituale. Coloro infatti che intesero la manna solo come una soddisfazione a un loro bisogno corporeo per saziare il proprio stomaco e non anche la mente, provvedendo solo a una loro necessità fisica, non mangiarono nulla di grande. Agli uni Dio diede puro alimento fisico, agli altri anche un annunzio. Quei tali mangiarono solo un cibo materiale, non uno spirituale. Quando l'Apostolo dice che i nostri padri mangiarono un medesimo cibo spirituale, qualcuno si domanda a quali padri alluda. Noi crediamo, fratelli, che essi sono stati i nostri veri padri, anzi dobbiamo dire che nostri padri non sono stati, ma lo sono. Essi infatti vivono tutti. Ad alcuni non fedeli il Signore diceva: I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono. Egli, con i vostri padri alludeva a quella parte dei padri che voi imitate nella infedeltà e dei quali seguite le orme, sia non avendo fede sia resistendo a Dio. In questo stesso senso dice ad alcuni: Voi che avete per padre il diavolo 7. Il diavolo di certo, di sua potenza, non ha creato né generato alcun uomo. E tuttavia è detto padre degli empi, naturalmente non per generazione ma per imitazione. Allo stesso modo, quando si parla dei gentili, i quali non provengono per generazione carnale dal ceppo di Abramo, ma sono buoni, si dice: Dunque voi siete della discendenza di Abramo 8. Anch'essi infatti erano figli ma non per nascita, bensì per imitazione. Quando il Signore dice: Se foste figli di Abramo fareste le opere di Abramo 9, egli si rivolgeva a della gente perfida di cui il padre Abramo non è più padre, anzi è ad essa estraneo. E perché fossero sradicati i " cattivi alberi " che si gloriavano di essere della stirpe di Abramo, si promettono dei figli di Abramo dalle pietre 10. Analogamente nel passo in cui si dice: I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti si allude a coloro che non capivano quello che mangiavano e così, non comprendendo, non mangiarono che un cibo materiale. L'Apostolo afferma che i nostri padri non sono questi, cioè padri d'infedeli, padri di empi, di quelli che mangiano ma muoiono. I nostri veri padri, i padri dei fedeli, sono quelli che hanno mangiato un cibo spirituale e per di più il medesimo cibo nostro. I nostri padri - dice - hanno mangiato il medesimo cibo spirituale e hanno bevuto la medesima bevanda spirituale. Si tratta qui di coloro che capivano quello che mangiavano; per i quali aveva più sapore Cristo nel cuore che la manna in bocca. A che scopo parlare degli altri? C'era in quel gruppo, sin dall'inizio, Mosè, il servo di Dio, il fedele con tutta la sua casa 11. Egli sapeva che cosa far conoscere e perché in quel tempo le manifestazioni divine dovessero essere velate ai presenti e svelate poi nei tempi futuri. Lo dirò in breve. Tutti coloro che nella manna intuirono il Cristo mangiarono il nostro medesimo cibo spirituale; coloro invece che alla manna chiesero la sola sazietà fisica, furono essi i padri di infedeli che mangiarono ma morirono. La stessa cosa vale pure per la bevanda: la roccia era Cristo. La bevanda era la medesima che la nostra, quella spirituale s'intende. Una bevanda cioè che si prendeva con la fede, che non si attingeva con mezzi fisici. Avete sentito: " la stessa bevanda ". Anche riguardo ad essa la roccia era Cristo. Non vi è infatti un Cristo diverso: uno allora ed un altro ora. Era certamente diversa quella roccia 12 dalla pietra su cui appoggiò il capo Giacobbe 13; come era diverso l'agnello, ucciso per la Pasqua 14 dal montone impigliato nei cespugli, quello che era da immolare quando Abramo, per ordine divino, risparmiò il figlio così come per lo stesso ordine glielo stava immolando 15. Tuttavia, benché gli agnelli fossero diversi e così anche le pietre, Cristo era il medesimo. Ecco perché si parla di un medesimo cibo e di una medesima bevanda. Infine la roccia fu colpita da una verga di legno perché ne scaturisse l'acqua: Fu colpita da una verga 16. Fu colpita da un legno e non da un ferro per indicare la croce che doveva aderire a Cristo per riversare su di noi la bevanda della grazia. Per chi comprende e chi crede è un medesimo cibo, una medesima bevanda. Per chi non comprende, quel cibo è solo manna, e quella bevanda è solo acqua, cibo per chi ha fame, bevanda per chi ha sete. Per il credente invece quello antico non è diverso da quello che prende ora: è il medesimo. Allora infatti era Cristo che doveva venire, ora è Cristo che è venuto. I termini " a venire " e " che è venuto " sono diversi ma indicano lo stesso Cristo.

Come leggere la Scrittura: il caso del dubbio di Mosè.

1. 4. Poiché viene a proposito, voglio anche dire qualcosa del dubbio del servo di Dio Mosè. Quel dubbio simboleggiava infatti gli antichi santi. Mosè dubitò che dalla roccia scaturisse dell'acqua. Egli, quando con la verga colpì la roccia perché ne scaturisse acqua, in quel momento ne dubitò. Leggendo di quel dubbio si è tentati forse di passare oltre, di non soffermarvisi sopra, perché non si osa neppure di indagare. Tuttavia al Signore Dio quel dubbio dispiacque; e venne da lui sottolineato non solo con un rimprovero ma anche con una punizione. Viene infatti detto a Mosè, proprio per tale dubbio: Tu non introdurrai il popolo nella terra promessa 17. Sali sul monte e muori lì 18. Il Signore, in questa circostanza, appare indubbiamente adirato. Fratelli miei, che dire di Mosè? Per un dubbio venuto all'improvviso, sarebbe stata ripudiata tutta la sua fatica, il grande zelo avuto per la sua gente, quella carità che gli faceva dire: Se tu, Signore, perdoni il loro peccato, bene; altrimenti cancellami dal tuo libro 19? E come si concorda ciò con la conclusione dell'Apostolo che abbiamo ascoltato dal lettore: La carità non avrà mai fine 20? Volevo proporvi alcune questioni da risolvere, ma ora la vostra attenzione me ne ha suggerite altre a cui forse non pensavate. Esaminiamo dunque questo passo misterioso e cerchiamo, per quanto possibile, di penetrarlo. Dio si adira: dice a Mosè che non sarà lui ad introdurre il popolo nella terra promessa; gli comanda di salire sul monte per morirvi. Tuttavia allo stesso Mosè egli affida molti incarichi: gli comanda quel che deve fare, come organizzare la sua gente, e che nulla venga lasciato al caso o fatto con negligenza. Mai si sarebbe degnato di comunicare siffatte disposizioni a uno già condannato. Ma ascoltate una cosa ancor più singolare. Poiché fu detto a Mosè (e ciò Dio lo decise in vista della comunicazione di un determinato mistero) che non avrebbe introdotto la sua gente nella terra promessa, viene scelto un altro: Gesù Nave. Costui prima non era chiamato così, veniva chiamato " Auses " 21. Quando Mosè gli affidò il popolo perché lo conducesse nella terra promessa, lo mandò a chiamare e gli mutò nome; lo chiamò appunto " Gesù ". E ciò perché il popolo doveva entrare nella terra promessa non per mezzo di Mosè, ma per mezzo di Gesù, cioè non tramite la legge ma tramite la grazia. Come quel Gesù non era il vero Gesù, ma una sua prefigurazione, così la terra promessa non era quella vera, ma solo una prefigurazione. La terra promessa a quel primo popolo era legata al tempo, quella invece promessa a noi sarà eterna. Tuttavia attraverso prefigurazioni temporali si promettevano e si annunziavano già cose eterne. Come fu per Gesù e la terra promessa, che non erano vere, ma solo simboleggiate, così fu anche per la manna: non era quello il vero cibo venuto dal cielo, ma era solo il preannunzio; così quella roccia non era essa il Cristo ma una sua prefigurazione, e così via. Il dubbio di Mosè c'induce a fare le seguenti considerazioni. Anzitutto vediamo se, per caso, non vi sia anche qui espressa qualche prefigurazione, che viene indicata a chi cerca di capire e che provochi e stimoli l'animo alla ricerca. Noto infatti che dopo quel dubbio, dopo la collera divina, dopo le minacce di morte, dopo aver ritirato a Mosè l'incarico di condurre il popolo nella terra promessa, Dio gli parla come a un amico, di molte cose, proprio come gli parlava prima. Al punto che propone a Gesù Nave, come esempio di obbedienza, Mosè, e lo esorta a servirlo con la fedeltà con cui lo aveva servito Mosè. Gli promette infine che sarebbe stato con lui in futuro, come lo era stato con Mosè. Evidentemente, carissimi, qui è Dio stesso che ci costringe a non criticare sconsideratamente il dubbio di Mosè, ma a vederne il significato. Era tutto una prefigurazione: la roccia che stava lì, la verga che percuoteva, l'acqua che scorreva, lo stesso Mosè che dubitava. Egli dubitò proprio nel momento in cui percosse la roccia. Il dubbio nacque in lui quando il legno si accostò alla pietra. Ora i più svelti a capire vanno avanti, aspettino invece con pazienza i più lenti. Mosè dubitò quando il legno si accostò alla pietra; i discepoli dubitarono quando videro il Signore crocifisso. Mosè portava in sé l'immagine di costoro; l'immagine di quel Pietro che rinnegò per tre volte. Perché Pietro dubitò? Perché il legno [la croce] aderì alla pietra [Gesù]. Quando il Signore preannunciò il genere della sua morte, cioè la croce stessa, fu proprio Pietro a spaventarsi. Dio te ne scampi, Signore, questo non accadrà mai 22. Tu, Pietro, dubiti perché vedi la verga di legno avvicinarsi alla roccia. Per la stessa ragione i discepoli persero la speranza che un tempo avevano riposto nel Signore. In un certo qual modo la speranza venne interrotta quando lo videro crocifisso, quando lo piansero ucciso. Dopo la risurrezione Gesù ne trovò alcuni che parlavano tristemente tra di loro del fatto. Allora egli, tenendo velati i loro occhi perché non lo riconoscessero, ma non abbandonando chi credeva in lui e solo rinviando il riconoscimento per chi dubitava, si unì a loro come terzo interlocutore e domandò di che cosa parlassero. Quelli si stupirono che lui solo ignorasse quanto fosse avvenuto proprio riguardo a lui che domandava. Tu solo - gli dissero - sei forestiero in Gerusalemme? E gli raccontarono quello che era avvenuto a Gesù. E subito dopo gli manifestarono l'intimo della loro disperazione mostrando così al medico la ferita, benché non lo sapessero. Noi speravamo - soggiunsero - che sarebbe stato lui a liberare Israele 23. Il dubbio nacque perché il legno si accostò alla pietra; ecco compiersi la prefigurazione del dubbio di Mosè.

Il senso della morte di Mosè sul monte.

1. 5. Esaminiamo quest'altro passo: Salirai sul monte e morirai 24. Attraverso la morte corporale di Mosè è indicata la morte dello stesso dubbio, ma sul monte. Meravigliosi misteri! Queste cose esposte e capite quanto sono più dolci della stessa manna! Presso la roccia nasce il dubbio, sopra il monte esso si estingue. Quando Cristo fu umile durante la passione egli era quasi come una pietra ferma davanti ai nostri occhi. Veniva naturale dubitare di lui; la sua umiltà non metteva innanzi nulla di grande. Conseguentemente come per la sua umiltà egli diventò una pietra di scandalo, così glorificato nella risurrezione apparve grande: ecco, è già " monte ". Quel dubbio che era nato presso la roccia, doveva morire sul monte. Riconoscano ora i discepoli la loro salvezza, ravvivino la loro speranza. Osserva ora il parallelismo tra la morte di quel dubbio e la morte di Mosè sul monte: " non entrerà nella terra promessa ", là non vogliamo dubbi, il dubbio muoia prima. Ora Cristo ci mostri come quel dubbio si estingue. Pietro fu preso dal timore e negò per tre volte. Cristo - ricordiamo - era raffigurato nella roccia 25. Con la risurrezione, diventato monte, confermò la fede di Pietro. Ma veniamo alla morte del dubbio. In che modo esso si estingue? Ascoltiamo: Pietro, mi ami tu? Fa la domanda Colui che guarda dentro i cuori e li conosce. Vuole sentirsi dire che è amato e gli pare poco udirlo una sola volta. Insiste a chiedere e ad ascoltare, quasi con insofferenza dello stesso Pietro. Questi infatti si stupisce d'essere interrogato da chi sa già e, per di più, tante volte, quando sarebbe stato sufficiente rispondere una volta sola, anche a chi non conoscesse ancora la risposta. Ma è come se il Signore avesse detto: Aspetto che si compia il numero legale. Protesti tre volte il suo amore 26 chi per tre volte rinnegò per timore 27. Il Signore poiché interrogava un numero di volte corrispondente [al dubbio], sul monte uccideva quel dubbio.

Il Battesimo. Le braccia di Mosè.

1. 6. Che dire, carissimi, ora che queste corrispondenze sono diventate chiare? Esse erano rimaste oscure non per ingannare ma per la nostra gioia. Non si godrebbero infatti tanto se fossero state già del tutto chiare. Sarebbero venute a noia. Colui che chiede il battesimo, colui al quale avevo incominciato a rivolgermi, veda ora il suo da fare. Il Mar Rosso prefigurava il Battesimo e la gente che lo attraversava erano i battezzati; il suo attraversamento era il Battesimo, ma sotto la nube. Veniva infatti ancora velato quello che si preannunziava, veniva ancora nascosto quello che era promesso. Ora è scomparsa la nube, è venuto il sereno della verità manifesta: è scomparso infatti il velo dietro al quale parlava Mosè. Quel velo era sospeso nel tempio perché non si vedessero i segreti del tempio, ma con la morte in croce del Signore si squarciò il velo, perché essi apparissero. Tu dunque accostati al Battesimo, imbocca intrepidamente la via del Mar Rosso senza preoccuparti, come fossi inseguito dall'Egiziano, dai peccati passati. Ti opprimevano i peccati con il loro duro peso di schiavitù, ma quando eri in Egitto, cioè quando amavi il mondo presente, quando eri come un pellegrino lontano in terra di esilio. Allora eri indotto a perseguire opere terrene, come costruire laterizi e mettevi su delle costruzioni di fango. Ti pesano i peccati? Vieni al Battesimo fiduciosamente. Il nemico ti può inseguire solo fino al confine dell'acqua; in essa egli morirà. Potresti ancora temere qualcosa della tua vita passata, o credere che possa ancora rimanere qualcosa dei tuoi peccati, solo se fosse sopravvissuto qualcuno degli egiziani. La voce dei pigri mi giunge all'orecchio, essa suona così: " Io non temo i peccati passati. Non dubito che nell'acqua santa, anche per la carità della Chiesa mi vengano rimessi tutti, ma temo per quelli che farò in futuro ". " Vuoi dunque rimanere in Egitto? Intanto sàlvati dal nemico presente, quello che già ti calpestò e ti rese schiavo. Perché vai pensando ai nemici per il futuro? Quel male che ormai hai compiuto, anche se non lo volessi, c' è; quello che pensi di fare in avvenire, basta che tu non lo voglia, non ci sarà ". " Ma la via è pericolosa - dici - e, appena traversato il Mar Rosso, non sarò istantaneamente nella terra promessa; quel popolo fu condotto, e per parecchio tempo, attraverso il deserto ". Tu intanto liberati dall'Egitto. Pensi forse che, lungo il cammino, venga a mancarti l'aiuto di Colui che ti ha liberato dalla schiavitù antica? Non dominerebbe i tuoi nuovi nemici chi ti ha liberato dagli antichi? Basta che tu intrepidamente faccia il passaggio, intrepido prosegua il cammino, e che sia obbediente. Non provocare a sdegno quel divino Mosè di cui il primo Mosè in questa obbedienza era prefiguratore. Lo ammetto: non mancheranno i nemici. Non mancarono allora né per inseguire i fuggitivi né per ostacolarli nel loro cammino. In una parola, miei carissimi, tutti quegli eventi furono prefigurazioni per noi. Ma nel frattempo non ci sia nulla in te che contristi Mosè; non voler essere quell'acqua amara che, dopo aver attraversato il Mar Rosso, la gente non poté bere. Quel fatto costituì un'altra tentazione. Ma anche ora quando avvengono tali cose, quando il popolo si inasprisce, noi mostriamo il Cristo; quali cose per loro è arrivato a sopportare, come per loro abbia versato il suo sangue e allora la gente si placa, come se avessimo messo un legno nell'acqua. Anche tu incontrerai, nel tuo viaggio, un nemico ad ostacolarti: avrai il tuo Amalech. Allora Mosè pregava stendendo le mani. Ma quando le abbassava, Amalech vinceva; quando le rialzava Amalech perdeva. Anche le tue mani siano protese perché sia sconfitto il tuo tentatore Amalech, colui che ti ostacola nel cammino. Sii vigilante e sobrio nel dedicarti alla preghiera e alle opere buone, ma non prescindendo mai da Cristo perché le mani tese di Mosè prefiguravano la croce di Cristo. Su quella croce era l'Apostolo quando diceva: Il mondo è stato crocifisso per me e io per il mondo 28. Perda dunque Amalech, sia sconfitto, e non impedisca il passaggio del popolo di Dio. Se distogli la mano dall'opera buona, cioè dalla croce di Cristo, Amalech prevarrà. Comunque tu, riguardo al futuro, guàrdati dal ritenerti sempre e subito invincibile o, al contrario, di venir meno per una totale sfiducia. Quell'alternarsi di stanchezza e di vigore nelle braccia del servo di Dio Mosè, alludono forse agli alti e bassi tuoi. Talvolta infatti ti senti spossato nelle tentazioni, ma non soccombi: Mosè abbassava per un poco le mani, ma non crollava. Se io dicevo: Il mio piede vacilla - [canta il Salmo] - ecco che la tua misericordia, Signore, mi veniva in soccorso 29. Dunque non temere, lo stesso Dio che non venne meno nella liberazione dell'Egitto, ti è presente durante il suo viaggio per aiutarti. Non temere, affronta il cammino e abbi fiducia. Mosè talvolta abbassava le braccia e talvolta le risollevava e infine tuttavia Amelech fu vinto 30. Amelech poté resistere a Mosè ma non poté vincerlo.

La penitenza quotidiana.

2. 7. Viene ormai opportuno parlare dell'altro tipo di penitenza. Vi avevo infatti prospettato tre tipi di penitenza perché tre ne considera la sacra Scrittura. La prima è per coloro che desiderano accedere al Battesimo, cioè per i " competenti " e questa già ve l'ho esposta secondo le Sacre Scritture. Ce n'è poi un'altra, quella quotidiana. E dove potrò indicarvela? Non mi sembra di aver di meglio da mostrarvi se non quel passo dell'orazione quotidiana, in cui il Signore, insegnandoci cosa dobbiamo chiedere al Padre, racchiude il suo insegnamento nelle seguenti parole: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori 31. Quali debiti, fratelli? Giacchè per " debiti " qui non possono intendersi che i " peccati ". Noi dovremmo dunque pregare perché ci vengano di nuovo rimessi i debiti già condonati col Battesimo? Ogni Egiziano inseguitore morì. Se non rimase alcuno degli inseguitori non c'è ragione di pregare perché ci vengano rimessi i peccati se non per via delle braccia [di Mosè] che alzate contro Amalech perdevano di vigore. Nella preghiera: Perdona a noi come noi perdoniamo, il Signore ci ha dato una medicina e insieme ha firmato un patto; nella prima parte c'insegna a pregare, nella seconda egli risponde a chi prega dandogli la conoscenza del funzionamento delle leggi del cielo, sul come cioè si possono ottenere le cose che si desiderano. A chi vuole essere perdonato egli dice: Perdona! Tu, d'altra parte, che cosa hai da offrire a Dio, dal quale pretendi che ti venga dato [il perdono]? Cristo salvatore non cammina più sulle strade della terra, Zaccheo non può più accoglierlo felice in casa sua 32, Marta non può più ospitarlo e preparargli il pranzo 33. Egli non ha più bisogno di queste cose, siede ormai alla destra del Padre. Però egli disse: Ciò che avete fatto a uno solo dei più piccoli che appartengono a me, lo avete fatto a me 34. Questo è il senso delle mani distese di Mosè, sotto le quali Amalech venne meno. Quando tu dài qualcosa a chi ha fame, certamente dài qualcosa di tuo a favore di un povero: forse te ne mancherà, ma nella tua casa, non in cielo. Del resto anche qui in terra, Colui al cui comando tu hai donato, ti darà il contraccambio di ciò che hai dato. A ciò alludeva l'Apostolo, dicendo: Colui che fornisce il seme al seminatore, darà anche il pane in nutrimento 35. Infatti quando tu dài al povero, sei un operaio di Dio: semini d'inverno per raccogliere in estate. Che cosa temi, o uomo senza fede, che in una così grande casa un tale padre di famiglia non dia il mantenimento al suo operaio? Ci sarà, ma tanto quanto basti ai tuoi bisogni. Quello che risponde a necessità, e non a cupidigia, Dio te lo darà tutto. Lavora dunque intrepidamente, stendi le tue braccia, sia sconfitto Amalech. Dopo aver dato qualcosa, tu nella tua casa terrena, come dicevo, vedi che c'è qualcosa in meno di quanto vedevi prima, o almeno non vedi quello che hai dato fino a quando Dio non te lo restituisca. Ma dimmi: quando tu perdoni dall'intimo del cuore, che cosa perdi? Quando perdoni chi ti ha offeso, che cosa ritrovi in meno nel tuo cuore? Da lì fai uscire il perdono, ma non perdi nulla. Anzi, nel tuo cuore scorre un'onda di carità, essa scaturisce come da una vena interiore: ma quando tu conservi rancore al fratello, ecco, ne otturi la sorgente. Se invece perdoni, tu non solo non perdi nulla ma sarai irrigato più abbondantemente. La carità non patisce angustie; se tu vi metti una pietra d'inciampo, sei tu che ne limiti lo scorrere. " Ma - dici - io mi devo vendicare, mi vendicherò, gli farò vedere, agirò ". Quante agitazioni e fatiche quando, col solo perdonare, potresti vivere senza preoccupazioni, tranquillo e pregare in pace! Ecco quel che devi fare: pregare. E quando? Oggi, subito! O vorresti non pregare? Ti senti pieno d'ira e di odio, minacci vendetta, non perdoni di cuore. Prega: è venuta l'ora di pregare; incomincia ad ascoltare o a pronunciare le parole dell'orazione domenicale. Dopo aver pronunciato o ascoltato i precedenti versetti sei arrivato a quello del perdono. E dove vorresti andare per non arrivarci? Per non perdonare al nemico devieresti da Cristo? Certamente tu devieresti il corso della preghiera perché non vuoi dire: Rimetti a noi i nostri debiti. E ciò perché non puoi dire: come noi li rimettiamo ai nostri debitori, per non sentirti subito rispondere: " Appunto li rimetto come li rimetti tu ". Tu non vuoi perdonare perciò non puoi dire tali parole, che aggiri, tralasci e passi a quelle che seguono: Non permettere che siamo indotti in tentazione 36. Ma qui ti prenderà il tuo creditore, di cui tu quasi evitavi di vedere la faccia. Come uno che, lungo la strada, vedendo avvicinarsi un tale cui deve qualcosa, se ha a portata di mano un'altra strada, abbandonando l'itinerario precedente, prende un'altra direzione per non imbattersi nel suo creditore, così tu hai pensato di fare riguardo a questo versetto. Hai evitato di dire: " Perdonami come io perdono ", affinché Dio non usasse il tuo stesso metro di perdono, cioè per il fatto che tu non perdoni, neanche lui ti perdonasse. Non l'hai voluto dire evitando di incontrarti faccia a faccia col tuo creditore. Ma chi vuoi evitare? E chi sei tu che vuoi fare questo sotterfugio? In quale luogo potresti andare dove possa essere solo tu e non lui? Finirai col dire: Dove andrò, lontano dal tuo Spirito? E dove fuggirò, lontano dalla tua presenza? Se salgo in cielo là tu sei; se scendo negli inferi, tu sei lì presente. Un indebitato quale posto più lontano da Cristo può trovare oltre l'inferno? Ebbene, tale creditore è anche lì. Che cosa ti resta da fare se non quello che è detto subito dopo nel Salmo: [Se] spiegherò le mie ali e me ne andrò all'estremità del mare 37 ? Cioè con la mia speranza mediterò la fine del mondo presente, vivrò fedele ai precetti divini, mi solleverò con le due ali della carità. Ama il tuo prossimo come te stesso 38 e non serbare odio, per non trovarti nella condizione di chi è indotto a sfuggire al creditore.

La penitenza straordinaria per i peccati mortali. Possibilità del perdono.

3. 8. Resta da parlare brevemente del terzo tipo di penitenza affinché con l'aiuto dei Signore io adempia ciò che mi sono proposto e che vi ho promesso. C'è un tipo di penitenza più severo e più doloroso. Quelli che la praticano nella Chiesa sono propriamente chiamati " i penitenti " e sono esclusi dalla partecipazione al sacramento dell'altare per timore che, ricevendolo indegnamente, essi non mangino e bevano la loro condanna. E` dunque una penitenza dolorosa. Si tratta di una ferita grave: forse è stato commesso un adulterio o un omicidio o qualche sacrilegio. Cose gravi, ferite profonde, letali, mortifere, ma il medico è onnipotente. Per tali azioni, dopo averne accettata la provocazione, il piacere, il consenso e la realizzazione, si è quasi nella condizione di un morto da quattro giorni, che emana fetore. Il Signore tuttavia non abbandonò neanche lui e gli gridò: Lazzaro, vieni fuori! La mole del sepolcro cedette alla voce della misericordia: la morte cedette alla vita, l'inferno al cielo; Lazzaro si alzò, venne fuori dal sepolcro, ma era legato [dalle bende] come lo sono coloro che, accusato il loro peccato, fanno penitenza. Essi sono già sfuggiti alla morte, non potrebbero infatti confessare il peccato se non ne fossero sfuggiti. Lo stesso confessare è un venir fuori dalle ombre e dalle tenebre. Ma che cosa ha detto il Signore alla sua Chiesa? Le ha detto: Ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo 39. Questo è il motivo per cui, mentre Lazzaro usciva fuori dalla tomba, il Signore - dopo aver compiuto un beneficio della sua misericordia conducendo [come] alla confessione uno che era già morto, sepolto, putrido - per indicare che lasciava al ministero della Chiesa di compiere le altre cose, disse: Scioglietelo e lasciatelo andare 40. Ma, carissimi, sia bene inteso che nessuno si deve prospettare un tal genere di penitenza, nessuno vi si prepari. Tuttavia, venendosi a trovare in una tale congiuntura nessuno perda ogni speranza. Ciò che infatti portò Giuda, il traditore, a totale perdizione non fu tanto il delitto commesso, quanto la disperazione di poter trovare ancora perdono. Egli non era degno di misericordia, perciò non gli rifulse nel cuore quella luce che lo avrebbe fatto rivolgere al perdono di Colui che egli aveva tradito, così come vi ricorsero coloro che lo avevano crocifisso. Ma egli, disperandosi, si uccise. Sospendendosi a un laccio morì soffocato: ciò che fece sul suo corpo era avvenuto prima nella sua anima. Si dà infatti il nome di " spirito " anche all'aria che si muove in questo nostro mondo. Allo stesso modo di coloro che, impiccandosi, muoiono perché in loro non entra più l'aria di questo mondo, così quanti perdono la speranza del perdono divino restano soffocati dentro per la disperazione stessa, e lo Spirito Santo non può più visitarli.

Accuse dei pagani: la penitenza facilita il peccare.

3. 9. Tra i pagani c'è l'abitudine di far critiche ai cristiani riguardo all'istituto della Penitenza in uso nella Chiesa. Su questa verità, il poter fare penitenza, la Chiesa cattolica ha tenuto duro anche contro talune eresie. Vi furono alcuni infatti i quali vollero sostenere che per determinati peccati non si doveva dare la possibilità di fare penitenza, ma costoro vennero dichiarati estranei alla Chiesa e considerati eretici. Il fatto è che di fronte a qualsiasi tipo di peccato la Chiesa non perde le sue viscere di madre pietosa. Perciò male i pagani ci attaccano, quasi facendosi beffe di noi (non sapendo quello che dicono, perché ancora non sono giunti alla parola di Dio, che fa eloquente il parlare dei bambini). " Voi - essi dicono - promettendo il perdono una volta che sia stata fatta penitenza, favorite il peccato degli uomini. Una tale promessa non è un ammonimento, è un lasciarsi andare ". E accumulano parole su parole per sostenere questa idea; ora a voce alta, ora sommessamente, ma non tacciono. Quando poi se ne discute con loro, anche se essi risultano vinti dal nostro argomentare, non lo ammettono. Tuttavia state a sentire brevemente in che modo costoro vadano confutati, perché la misericordia divina ha stabilito tutto per il meglio nella sua Chiesa. Essi dicono che noi, prospettando la visione del porto della penitenza, diamo briglia sciolta ai peccati. Tuttavia, se si escludesse la possibilità della penitenza, forse che un peccatore non aggiungerebbe peccati a peccati quanto più si convincerebbe di non poter essere più perdonato? Direbbe fra sé: " Ecco, ho peccato, ho commesso un delitto, per me non c'è più un luogo di perdono. Ogni penitenza ormai è inutile, posso essere solo condannato. A questo punto perché non dovrei vivere come mi piace? Dal momento che nell'altra vita non troverò carità, voglio almeno di qua appagare i miei piaceri. Perché infatti me ne dovrei astenere? Se per la vita futura mi viene chiuso ogni accesso, tutto quello che di qua non mi godo lo perdo per il fatto appunto che non mi sarà data la vita futura. Perché dunque non darmi alle mie passioni? Per appagarle, saziarle, agendo non secondo la norma del lecito ma secondo quella del piacere? " Forse gli si potrebbe obiettare: " Ma miserabile che sei, tu potresti essere preso, accusato, torturato, punito dalle leggi del mondo ". I malvagi ben sanno che sul piano umano così si parla e si agisce, ed anche osservano che molti colpevoli e scellerati riescono a mantenere impuniti i loro peccati. Infatti li possono tenere nascosti, anche possono riscattarne la penalità se proprio non riescono a tenerli nascosti, garantendosi così, fino alla vecchiaia, una vita lasciva, blasfema, sacrilega, perduta. Ed enumerano gli esempi a vantaggio della loro tesi: quel tale, che ne ha fatto di ogni colore, non è forse arrivato a vecchiaia? Di fronte a tal modo di ragionare tu dovresti riflettere invece che quell'uomo peccatore e scellerato è morto vecchio perché Dio ha avuto pazienza verso di lui: gli ha voluto accordare tempo in attesa di penitenza. Dice infatti l'Apostolo: Non sai che la pazienza di Dio ti deve spingere a cambiare vita? Il peccatore invece secondo l'ostinazione del cuore impenitente ha accumulato ira su di sé per il giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio, quando egli renderà a ciascuno secondo le sue opere 41. E` necessario dunque che il timore di Dio sia nell'animo, e chi non vuole peccare pensi che Dio è sempre presente e non soltanto in pubblico ma anche in casa propria, e non solo in casa, ma nella propria camera, o di notte nel suo stesso letto, nel suo cuore. Se dunque abolirai il porto della penitenza, per disperazione aumenteranno i peccati. Come vedi non hanno più nulla da ribattere coloro che ritengono un'occasione di peccato il porto della penitenza prospettato dalla fede cristiana. E poi? Se per una eccessiva speranza di perdono venisse ad essere incoraggiato il peccato, Dio non avrebbe provveduto al riguardo? Come infatti egli ha provveduto che il peccato non fosse favorito dalla disperazione, così avrebbe provveduto che non fosse favorito dall'eccesso di speranza. In realtà, allo stesso modo può accrescere i suoi peccati sia chi è nella disperazione, sia chi conta sul perdono, come se dicesse: " Io intanto faccio quello che voglio, poi, quando mi convertirò, Dio è buono e mi perdonerà ". In verità tu puoi dire con sicurezza: " Quando mi convertirò, mi perdonerà " a condizione che sia sicuro di vivere domani. Al riguardo ti ammonisce la Scrittura, dicendo: Non aspettare a convertirti al Signore, non rimandare di giorno in giorno; poiché improvvisa scoppierà la sua ira e al tempo del castigo ti annienterà 42. La provvidenza divina ha vigilato per noi per farci evitare l'uno e l'altro pericolo: perché non aumentiamo i peccati a causa della disperazione c'è il porto della penitenza; perché poi non li aumentiamo a motivo di eccesso di speranza ci è stato dato incerto il giorno della morte.

 

1 - Sal 50, 11.

2 - Sal 31, 4-5.

3 - At 2, 37-38.

4 - 1 Cor 10, 1-4.

5 - Gv 6, 49.

6 - Gv 6, 51.

7 - Gv 8, 44.

8 - Gal 3, 29.

9 - Gv 8, 39.

10 - Cf. Mt 3, 9.

11 - Cf. Eb 3, 2.

12 - Cf. Es 17, 6.

13 - Cf. Gn 28, 11.

14 - Cf. Es 12.

15 - Cf. Gn 22, 13.

16 - Cf. Es 17, 5-6.

17 - Nm 20, 12.

18 - Dt 32, 49.

19 - Es 32, 31-32.

20 - 1 Cor 13, 8.

21 - Cf. Nm 13, 17.

22 - Mt 16, 22.

23 - Lc 24, 13-21.

24 - Dt 32, 49.

25 - 1 Cor 10, 4.

26 - Cf. Gv 21, 15-17.

27 - Cf. Mt 26, 69-74.

28 - Gal 6, 14.

29 - Sal 93, 18.

30 - Cf. Es 17, 11-13.

31 - Mt 6, 12.

32 - Cf. Lc 19, 6.

33 - Cf. Lc 10, 40.

34 - Mt 25, 40.

35 - 2 Cor 9, 10.

36 - Mt 6, 13.

37 - Sal 138, 7-9.

38 - Lv 19, 18; Mt 22, 39; Mc 12, 31.

39 - Mt 18, 18.

40 - Gv 11, 39-44.

41 - Rm 2, 4-6.

42 - Sir 5, 8-9.


Capitolo II: La verità si fa sentire dentro di noi senza altisonanti parole

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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1. "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). "Io sono il tuo servo; dammi luce per apprezzare quello che tu proclami" (Sal 118,125). Disponi il mio cuore alle parole della tua bocca; il tuo dire discenda come rugiada. Dissero una volta a Mosè i figli di Israele: "Parlaci tu, e potremo ascoltarti; non ci parli il Signore, affinché non avvenga che ne moriamo" (Es 20,19). Non così, la mia preghiera, o Signore. Piuttosto, con il profeta Samuele, in umiltà e pienezza di desiderio, io ti chiedo ardentemente: "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). Non mi parli Mosè o qualche altro profeta; parlami invece tu, Signore Dio, che ispiri e dai luce a tutti i profeti: tu solo, senza di loro, mi puoi ammaestrare pienamente; quelli, invece, senza di te, non gioverebbero a nulla. Possono, è vero, far risuonare parole, ma non danno lo spirito; parlano bene, ma, se tu non intervieni, non accendono il cuore; lasciano degli scritti, ma sei tu che ne mostri il significato; presentano i misteri, ma sei tu che sveli il senso di ciò che sta dietro al simbolo; emettono ordini, ma sei tu che aiuti ad eseguirli; indicano la strada , ma sei tu che aiuti a percorrerla. Essi operano solamente all'esterno, ma tu prepari ed illumini i cuori; essi irrigano superficialmente, ma tu rendi fecondi; essi fanno risuonare delle parole, ma sei tu che aggiungi all'ascolto il potere di comprendere.  

2. Non mi parli dunque Mosè; parlami tu, Signore mio Dio, verità eterna, affinché, se ammonito solo esteriormente e privo di fuoco interiore, io non resti senza vita e non mi isterilisca; affinché non mi sia di condanna la parola udita non tradotta in pratica, conosciuta ma non amata, creduta ma non osservata. "Parla, dunque, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10): "tu hai infatti parole di vita eterna" (Gv 6,69). Parlami, affinché scenda un po' di consolazione all'anima mia, e tutta la mia vita sia purificata. E a te sia lode e onore perpetuo.


17 giugno 1946

Maria Valtorta

Sconvolta, amareggiata, resa dubbiosa di tutto e di tutti, e persino della benedetta Voce, dal comportamento degli uomini in merito all'Opera, mi sento decisa a fare resistenza a ciò che giungo a credere un inganno diabolico, "perché" mi dico "se fosse Lui, il Signore, che detta, saprebbe anche tutelare i suoi dettati". E bevo il calice più amaro…
   Ma angosciata, pressante, amorosissima nel suo affanno, ecco la Voce di Gesù dirmi, chiamandomi, invocandomi:
   «Maria! Maria! Maria! Sono Io. E come ne puoi dubitare?! Anche in questa bufera hai forse turbato lo spirito? No. Esso è in pace. Esso non teme la morte della carne perché è in pace e non teme il Signore. E non lo teme perché Io sono la Pace. Te l'ho detto1 all'inizio dei dettati: "Un segno che sono Io è la pace che trasfondo". Oh! Maria! Mia Maria! Non delirare! Non giungere a non riconoscermi più… Giovanni! Piccolo mio Giovanni! È Gesù! È il tuo Gesù che ti chiama, che soffre con te, che piange vedendoti tanto arsa di dolore da non sapermi riconoscere più. Maria, violetta mia, ma non vedi che è il Redentore questo, il tuo Signore, il tuo Amore? Povera, povera figlia mia! E che dovrei dire a quelli che ti portano in questo stato? Per non dire una parola tremenda taccio con loro. Ma guai a quelli per cui la Parola non parla più! Vieni, povera figlia mia. Qui, così, sul mio cuore, qui fra le mie braccia. Qui, come un pargolo spaurito. La mia Maria! La mia piccola "voce" fedele! Non soffrire. Non resistere alla mia parola. Non temere inganno. Ti consolerò tanto che ti persuaderò, ti riconquisterò, tu che ora adori Dio ma temi Chi ti parla. Io ti sono Padre, Madre, Sposo, Fratello, Amico, Sacerdote, tutto. Te l'ho detto2. È l'ora in cui sono tutto, l'ora in cui sei giunta, come ti avevo predetto, ad essere con Me solo perché gli uomini non possono seguire le vittime sulla loro croce, ma anzi sono torture nella tortura della vittima.»
   E mi prende, riluttante come sono, e mi consola… Ne è tempo, perché mi fanno morire levandomi la pace del non temere…
           


   1 l'ho detto, per esempio verso la fine del "dettato" del 31 maggio 1943.
           
   2 Te l'ho detto, nel primo dei "dettati" del 12 agosto 1943.