Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Siccome l'affetto e l'eccessivo at­taccamento ai genitori e ai parenti sono di grande ostacolo per cammina­re e giungere alla perfezione, per questo Gesù Cristo, maestro e modello di perfezione, ordina tassativamente a quelli che vi sono chiamati, di rinun­ziare non solo ai genitori e ai fratelli, ma anche al mondo e perfino a se stessi. (Massime di perfezione cristiana)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 24° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 23

1Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato2e cominciarono ad accusarlo: "Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re".3Pilato lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici".4Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: "Non trovo nessuna colpa in quest'uomo".5Ma essi insistevano: "Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui".
6Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo7e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui.9Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla.10C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza.11Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato.12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.

13Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo,14disse: "Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate;15e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte.16Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò".17.18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: "A morte costui! Dacci libero Barabba!".19Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio.
20Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù.21Ma essi urlavano: "Crocifiggilo, crocifiggilo!".22Ed egli, per la terza volta, disse loro: "Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò".23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano.24Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita.25Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.

26Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.27Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.28Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.
30Allora cominceranno a 'dire ai monti':

'Cadete su di noi!
e ai colli:
Copriteci!'

31Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?".
32Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.

33Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.34Gesù diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno".
'Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte'.

35Il popolo stava 'a vedere', i capi invece lo 'schernivano' dicendo: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto".36Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli 'dell'aceto', e dicevano:37"Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso".38C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!".40Ma l'altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?41Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male".42E aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno".43Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".

44Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.45Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.46Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, 'nelle tue mani consegno il mio spirito'". Detto questo spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: "Veramente quest'uomo era giusto".48Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto.49Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.

50C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta.51Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatéa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio.52Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.53Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto.54Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato.55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù,56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.


Secondo libro dei Re 17

1Nell'anno decimosecondo di Acaz re di Giuda divenne re in Samaria su Israele Osea figlio di Ela, il quale regnò nove anni.2Fece ciò che è male agli occhi del Signore, ma non come i re di Israele che erano stati prima di lui.3Contro di lui marciò Salmanassar re d'Assiria; Osea divenne suo vassallo e gli pagò un tributo.4Poi però il re d'Assiria scoprì una congiura di Osea, che aveva inviato messaggeri a So re d'Egitto e non spediva più il tributo al re d'Assiria, come faceva prima, ogni anno. Perciò il re d'Assiria lo fece imprigionare e lo chiuse in carcere.
5Il re d'Assiria invase tutto il paese, andò in Samaria e l'assediò per tre anni.6Nell'anno nono di Osea il re d'Assiria occupò Samaria, deportò gli Israeliti in Assiria, destinandoli a Chelach, alla zona intorno a Cabor, fiume del Gozan, e alle città della Media.
7Ciò avvenne perché gli Israeliti avevano peccato contro il Signore loro Dio, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, liberandoli dal potere del faraone re d'Egitto; essi avevano temuto altri dèi.8Avevano seguito le pratiche delle popolazioni distrutte dal Signore all'arrivo degli Israeliti e quelle introdotte dai re di Israele.9Gli Israeliti avevano proferito contro il Signore loro Dio cose non giuste e si erano costruiti alture in tutte le loro città, dai più piccoli villaggi alle fortezze.10Avevano eretto stele e pali sacri su ogni alto colle e sotto ogni albero verde.11Ivi avevano bruciato incenso, come le popolazioni che il Signore aveva disperso alla loro venuta; avevano compiuto azioni cattive, irritando il Signore.12Avevano servito gli idoli, dei quali il Signore aveva detto: "Non farete una cosa simile!".
13Eppure il Signore, per mezzo di tutti i suoi profeti e dei veggenti, aveva ordinato a Israele e a Giuda: "Convertitevi dalle vostre vie malvage e osservate i miei comandi e i miei decreti secondo ogni legge, che io ho imposta ai vostri padri e che ho fatto dire a voi per mezzo dei miei servi, i profeti".14Ma essi non ascoltarono, anzi indurirono la nuca rendendola simile a quella dei loro padri, i quali non avevano creduto al Signore loro Dio.15Rigettarono i suoi decreti e le alleanze che aveva concluse con i loro padri, e le testimonianze che aveva loro date; seguirono le vanità e diventarono anch'essi fatui, a imitazione dei popoli loro vicini, dei quali il Signore aveva comandato di non imitare i costumi.16Abbandonarono tutti i comandi del Signore loro Dio; si eressero i due vitelli in metallo fuso, si prepararono un palo sacro, si prostrarono davanti a tutta la milizia celeste e venerarono Baal.17Fecero passare i loro figli e le loro figlie per il fuoco; praticarono la divinazione e gli incantesimi; si vendettero per compiere ciò che è male agli occhi del Signore, provocandolo a sdegno.18Per questo il Signore si adirò molto contro Israele e lo allontanò dalla sua presenza e non rimase se non la sola tribù di Giuda.19Ma neppure quelli di Giuda osservarono i comandi del Signore loro Dio, ma piuttosto seguirono le usanze fissate da Israele.20Il Signore, perciò, rigettò tutta la discendenza di Israele; li umiliò e li mise in balìa di briganti, finché non li scacciò dalla sua presenza.21Difatti, quando Israele fu strappato dalla casa di Davide, e proclamò re Geroboamo, figlio di Nebàt, questi allontanò Israele dal seguire il Signore e gli fece commettere un grande peccato.22Gli Israeliti imitarono in tutto il peccato commesso da Geroboamo; non se ne allontanarono,23finché il Signore allontanò Israele dalla sua presenza, come aveva preannunziato per mezzo di tutti i suoi servi, i profeti; fece deportare Israele dal suo paese in Assiria, dove è fino ad oggi.
24Il re d'Assiria mandò gente da Babilonia, da Cuta, da Avva, da Amat e da Sefarvàim e la sistemò nelle città della Samaria invece degli Israeliti. E quelli presero possesso della Samaria e si stabilirono nelle sue città.25All'inizio del loro insediamento non temevano il Signore ed Egli inviò contro di loro dei leoni, che ne fecero strage.26Allora dissero al re d'Assiria: "Le genti che tu hai trasferite e insediate nelle città della Samaria non conoscono la religione del Dio del paese ed Egli ha mandato contro di loro dei leoni, i quali ne fanno strage, perché quelle non conoscono la religione del Dio del paese".27Il re d'Assiria ordinò: "Mandatevi qualcuno dei sacerdoti che avete deportati di lì: vada, vi si stabilisca e insegni la religione del Dio del paese".28Venne uno dei sacerdoti deportati da Samaria che si stabilì a Betel e insegnò loro come temere il Signore.
29Tuttavia ciascuna nazione si fabbricò i suoi dèi e li mise nei templi delle alture costruite dai Samaritani, ognuna nella città ove dimorava.30Gli uomini di Babilonia si fabbricarono Succot-Benòt; gli uomini di Cuta si fabbricarono Nergal; gli uomini di Amat si fabbricarono Asima.31Quelli di Avva si fabbricarono Nibcaz e Tartach; quelli di Sefarvàim bruciavano nel fuoco i propri figli in onore di Adram-Mèlech e di Anam-Mèlech, dèi di Sefarvàim.32Venerarono anche il Signore; si scelsero i sacerdoti delle alture, presi qua e là, e li collocavano nei templi delle alture.33Temevano il Signore e servivano i loro dèi secondo gli usi delle popolazioni, dalle quali provenivano i deportati.34Fino ad oggi essi seguono questi usi antichi: non venerano il Signore e non agiscono secondo i suoi statuti e i suoi decreti né secondo la legge e il comando che il Signore ha dato ai figli di Giacobbe, che chiamò Israele.35Il Signore aveva concluso con loro un'alleanza e aveva loro ordinato: "Non venerate altri dèi, non prostratevi davanti a loro, non serviteli e non sacrificate a loro,36ma temete il Signore, che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto con grande potenza e con braccio teso: davanti a lui solo prostratevi e a lui offrite sacrifici.37Osserverete gli statuti, i decreti, la legge e il comando che egli vi ha prescritti, mettendoli in pratica sempre; non venererete divinità straniere.38Non vi dimenticherete dell'alleanza conclusa con voi e non venererete divinità straniere,39ma venererete soltanto il Signore vostro Dio, che vi libererà dal potere di tutti i vostri nemici".40Essi però non ascoltarono: agirono sempre secondo i loro antichi costumi.
41Così quelle genti temevano il Signore e servivano i loro idoli; i loro figli e nipoti continuano a fare oggi come hanno fatto i loro padri.


Giobbe 33

1Ascolta dunque, Giobbe, i miei discorsi,
ad ogni mia parola porgi l'orecchio.
2Ecco, io apro la bocca,
parla la mia lingua entro il mio palato.
3Il mio cuore dirà sagge parole
e le mie labbra parleranno chiaramente.
4Lo spirito di Dio mi ha creato
e il soffio dell'Onnipotente mi dà vita.
5Se puoi, rispondimi,
prepàrati davanti a me, sta' pronto.
6Ecco, io sono come te di fronte a Dio
e anch'io sono stato tratto dal fango:
7ecco, nulla hai da temere da me,
né graverò su di te la mano.
8Non hai fatto che dire ai miei orecchi
e ho ben udito il suono dei tuoi detti:
9"Puro son io, senza peccato,
io sono mondo, non ho colpa;
10ma egli contro di me trova pretesti
e mi stima suo nemico;
11pone in ceppi i miei piedi
e spia tutti i miei passi!".
12Ecco, in questo ti rispondo: non hai ragione.
Dio è infatti più grande dell'uomo.
13Perché ti lamenti di lui,
se non risponde ad ogni tua parola?
14Dio parla in un modo
o in un altro, ma non si fa attenzione.
15Parla nel sogno, visione notturna,
quando cade il sopore sugli uomini
e si addormentano sul loro giaciglio;
16apre allora l'orecchio degli uomini
e con apparizioni li spaventa,
17per distogliere l'uomo dal male
e tenerlo lontano dall'orgoglio,
18per preservarne l'anima dalla fossa
e la sua vita dalla morte violenta.
19Lo corregge con il dolore nel suo letto
e con la tortura continua delle ossa;
20quando il suo senso ha nausea del pane,
il suo appetito del cibo squisito;
21quando la sua carne si consuma a vista d'occhio
e le ossa, che non si vedevano prima, spuntano fuori,
22quando egli si avvicina alla fossa
e la sua vita alla dimora dei morti.
23Ma se vi è un angelo presso di lui,
un protettore solo fra mille,
per mostrare all'uomo il suo dovere,
24abbia pietà di lui e dica:
"Scampalo dallo scender nella fossa,
ho trovato il riscatto",
25allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù,
tornerà ai giorni della sua adolescenza:
26supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza,
gli mostrerà il suo volto in giubilo,
e renderà all'uomo la sua giustizia.
27Egli si rivolgerà agli uomini e dirà:
"Avevo peccato e violato la giustizia,
ma egli non mi ha punito per quel che meritavo;
28mi ha scampato dalla fossa
e la mia vita rivede la luce".
29Ecco, tutto questo fa Dio,
due volte, tre volte con l'uomo,
30per sottrarre l'anima sua dalla fossa
e illuminarla con la luce dei viventi.
31Attendi, Giobbe, ascoltami,
taci e io parlerò:
32ma se hai qualcosa da dire, rispondimi,
parla, perché vorrei darti ragione;
33se no, tu ascoltami
e io ti insegnerò la sapienza.


Salmi 68

1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'

2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.

5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.

12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.

17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.

20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.

23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".

25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.

29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.

33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.

35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.


Sofonia 1

1Parola del Signore rivolta a Sofonìa figlio dell'Etiope, figlio di Godolia, figlio di Amaria, figlio di Ezechia, al tempo di Giosia figlio di Amon, re di Giuda.

2Tutto farò sparire dalla terra.
Oracolo del Signore.
3Distruggerò uomini e bestie;
sterminerò gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
abbatterò gli empi; sterminerò l'uomo dalla terra.
Oracolo del Signore.

4Stenderò la mano su Giuda
e su tutti gli abitanti di Gerusalemme;
sterminerò da questo luogo gli avanzi di Baal
e il nome stesso dei suoi falsi sacerdoti;
5quelli che sui tetti si prostrano
davanti alla milizia celeste
e quelli che si prostrano davanti al Signore,
e poi giurano per Milcom;
6quelli che si allontanano dal seguire il Signore,
che non lo cercano, né si curano di lui.
7Silenzio, alla presenza del Signore Dio,
perché il giorno del Signore è vicino,
perché il Signore ha preparato un sacrificio,
ha mandato a chiamare i suoi invitati.

8Nel giorno del sacrificio del Signore,
io punirò i prìncipi e i figli di re
e quanti vestono alla moda straniera;
9punirò in quel giorno chiunque salta la soglia,
chi riempie di rapine e di frodi
il palazzo del suo padrone.

10In quel giorno - parola del Signore -
grida d'aiuto verranno dalla Porta dei pesci,
ululati dal quartiere nuovo
e grande fragore dai colli.
11Urlate, abitanti del Mortaio,
poiché tutta la turba dei trafficanti è finita,
tutti i pesatori d'argento sono sterminati.

12In quel tempo
perlustrerò Gerusalemme con lanterne
e farò giustizia di quegli uomini
che riposando sulle loro fecce
pensano:
"Il Signore non fa né bene né male".
13I loro beni saranno saccheggiati
e le loro case distrutte.
Hanno costruito case ma non le abiteranno,
hanno piantato viti, ma non ne berranno il vino.

14È vicino il gran giorno del Signore,
è vicino e avanza a grandi passi.
Una voce: Amaro è il giorno del Signore!
anche un prode lo grida.
15"Giorno d'ira quel giorno,
giorno di angoscia e di afflizione,
giorno di rovina e di sterminio,
giorno di tenebre e di caligine,
giorno di nubi e di oscurità,
16giorno di squilli di tromba e d'allarme
sulle fortezze
e sulle torri d'angolo.
17Metterò gli uomini in angoscia
e cammineranno come ciechi,
perché han peccato contro il Signore;
il loro sangue sarà sparso come polvere
e le loro viscere come escrementi.
18Neppure il loro argento, neppure il loro oro
potranno salvarli".
Nel giorno dell'ira del Signore
e al fuoco della sua gelosia
tutta la terra sarà consumata,
poiché farà improvvisa distruzione
di tutti gli abitanti della terra.


Lettera agli Efesini 1

1Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Èfeso, credenti in Cristo Gesù:2grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

3Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei
cieli, in Cristo.
4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,
per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,
5predestinandoci a essere suoi figli adottivi
per opera di Gesù Cristo,
6secondo il beneplacito della sua volontà.
E questo a lode e gloria della sua grazia,
che ci ha dato nel suo Figlio diletto;
7nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue,
la remissione dei peccati
secondo la ricchezza della sua grazia.
8Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
9poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà,
secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui
prestabilito
10per realizzarlo nella pienezza dei tempi:
il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose,
quelle del cielo come quelle della terra.
11In lui siamo stati fatti anche eredi,
essendo stati predestinati secondo il piano di colui
che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà,
12perché noi fossimo a lode della sua gloria,
noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.
13In lui anche voi,
dopo aver ascoltato la parola della verità,
il vangelo della vostra salvezza
e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo
che era stato promesso,
14il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione di coloro
che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.

15Perciò anch'io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi,16non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere,17perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui.18Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi19e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza

20che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,
21al di sopra di ogni principato e autorità,
di ogni potenza e dominazione
e di ogni altro nome che si possa nominare
non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro.
22'Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi'
e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa,
23la quale è il suo corpo,
la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.


Capitolo XIV: Pensare all’occulto giudizio di Dio, per non insuperbirci del bene

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1. Come tuono fai scendere sopra di me i tuoi giudizi, Signore; timore e terrore scuotono tutte le mie ossa; l'anima mia si ritrae spaventata. Sbigottito penso che neppure i cieli sono puri, di fronte a te. Se hai trovato dei malvagi persino tra gli angeli e non li hai risparmiati, che cosa accadrà di me? Caddero le stelle del cielo, ed io, che sono polvere, che cosa presumo di me? Caddero nel profondo certuni, che sembrava avessero compiuto opere degne di lode; certuni che mangiavano il pane degli angeli, li ho visti contentarsi delle carrube che mangiavano i porci. Invero, non c'è santità se tu, o Signore, togli la tua mano; la sapienza non serve a nulla, se tu cessi di reggerci; la fortezza non giova, se tu cessi di custodirla; la castità non è sicura, se tu non la difendi; la vigilanza su se stessi non vale, se tu non sei presente con la tua santa protezione. Infatti se tu ci abbandoni, andiamo a fondo e moriamo; se tu, invece, ci assisti ci teniamo ritti e viviamo. In verità, noi siamo malfermi, ma tu ci rafforzi; siamo tiepidi, ma tu ci infiammi.

2. Oh!, come devo essere conscio della mia bassezza e della mia abiezione; e come devo considerare un nulla quel poco di bene che mi possa sembrare di aver fatto. Con quale pienezza di sottomissione devo accettare, o Signore, i tuoi profondi giudizi, giacché mi trovo ad essere nient'altro che nulla e poi nulla. E' cosa grande, invalicabile, questo riscontrare che di mio non c'è assolutamente niente. Dove mai si nasconde la mia boria, dove finisce la sicurezza che riponevo nella mia virtù. Ogni mia vuota vanteria è inghiottita nella profondità dei tuoi giudizi sopra di me. Che cosa mai è l'uomo di fronte a te? Forse che la creta può vantarsi nei confronti di colui che la plasma? (cfr. Is 45,9). Come può gonfiarsi, con vane parole, colui che, in verità, nell'intimo è soggetto a Dio? Neppure il mondo intero lo potrebbe far montare in superbia, poiché la Verità stessa lo ha soggiogato. Neppure un elogio da parte di tutti gli uomini lo potrebbe smuovere, poiché ha posto interamente la sua speranza in Dio: infatti, quelli che fanno tanti elogi, ecco, non sono che nulla, e scompariranno con il suono delle loro parole. Mentre la "parola del Signore resta in eterno" (Sal 116,2).


LETTERA 86 Agostino esorta il governatore civile dell'Africa, Ceciliano, benemerito della causa cattolica, a promulgare un decreto per frenare le prepotenze dei Donatisti nella regione di Ippona e nei suoi dintorni.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta tra il 406 e il 409.

Agostino esorta il governatore civile dell'Africa, Ceciliano, benemerito della causa cattolica, a promulgare un decreto per frenare le prepotenze dei Donatisti nella regione di Ippona e nei suoi dintorni.

IL VESCOVO AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE CECILIANO, ESIMIO SUO SIGNORE E FIGLIO SINCERAMENTE E MERITATAMENTE E ONORANDO E COMMENDEVOLISSIMO NELL'AMORE DI CRISTO

1. La reputazione di saggezza nel governare, la fama delle tue virtù, nonché il lodevole tuo zelo nell'esercizio della cristiana pietà e la sincerità della tua fede sono doni di Dio, da cui godi di averli ricevuti e da cui ne aspetti di maggiori secondo la sua promessa; essi mi hanno spinto a scriverti per mettere la tua Eccellenza a parte delle mie preoccupazioni relative alle mie responsabilità. Quanto godiamo infatti della mirabile efficacia dei tuoi provvedimenti a pro delle altre terre d'Africa, altrettanto ci affligge che la regione d'Ippona e le altre confinanti con la Numidia non abbiano ancora meritato d'essere aiutate da un tuo energico editto governatoriale, o esimio signore, sinceramente e meritatamente onorando e commendevolissimo figlio nell'amore di Cristo. E perché ciò non abbia ad attribuirsi piuttosto alla negligenza di me che porto il fardello di vescovo d'Ippona, ho pensato bene di non tacerlo alla tua Magnificenza. A qual punto arrivi l'audacia degli eretici anche nelle terre circostanti ad Ippona potrai sentirtelo dire, se ti degnerai, dai miei fratelli e colleghi, che potranno esporlo a voce all'Eccellenza tua, o dal prete latore della presente: con l'aiuto di Dio nostro Signore prenderai senza dubbio provvedimenti affinché il tumore della superbia della sacrilega eresia venga risanato con lo spavento di leggi severe, anziché estirpato con pene vendicative.


23 - Maria santissima dà alcuni insegnamenti a santa Elisabetta su richiesta di lei.

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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283. Era inevitabile il ritorno di Maria santissima a Nazaret, essendo già nato il precursore di Cristo; anche se santa Elisabetta, prudente e saggia, si uniformava in questo alla disposizione divina e con tale riflessione moderava in parte il suo dolore, desiderava compensare in qualche modo con l'insegnamento della Madre della sapienza la solitudine in cui sarebbe rimasta. Con questo intento le parlò dicendole: «Signora mia e madre del mio Creatore, io conosco che già preparate la vostra partenza e prevedo la mia solitudine per la mancanza della vostra amabile compagnia e della vostra protezione. Vi supplico, cugina mia, che in vostra assenza io meriti di restare con qualche istruzione, che mi aiuti a dirigere tutte le mie azioni per il maggiore compiacimento dell'Altissimo. Nel vostro talamo verginale tenete il Maestro che dà orientamento ai saggi e la fonte stessa della luce che per mezzo di lui comunicate a tutti. Trasmettete, dunque, alla vostra serva qualcuno dei raggi che riverberano nel vostro purissimo spirito, affinché il mio sia illuminato ed indirizzato per i sentieri retti della giustizia finché arrivi a vedere il Dio degli dei in Sion».

284. Queste parole di santa Elisabetta mossero in Maria santissima una specie di tenera compassione e con essa rispose, dando a sua cugina insegnamenti celesti per regolarsi nel tempo di vita che le restava, che sarebbe stato breve. L'Altissimo stesso si sarebbe preso cura del bambino ed anche la stessa Regina ne avrebbe fatto richiesta a sua Maestà. Sebbene non sia possibile riferire tutto ciò di cui la clementissima Signora avvertì e consigliò santa Elisabetta in questi dolcissimi discorsi per prendere da lei congedo, dirò qualcosa di ciò che comprendo, come mi è stato manifestato, per quanto lo possono i miei scarsi termini. Disse Maria santissima: «Cugina ed amica mia, il Signore vi ha scelta per le sue opere e per i suoi altissimi misteri, poiché si è degnato di comunicarvi tanta luce ed ha voluto che io vi aprissi il mio cuore. In esso vi porto scritta per presentarvi davanti alla sua grandezza. Non dimenticherò l'umile pietà che avete mostrato verso la più inutile tra le creature; spero dal mio Figlio santissimo e mio Signore che ne riceverete copiosa rimunerazione».

285. «Sollevate sempre il vostro spirito e la vostra mente alle altezze e, con la luce della grazia che avete, non perdete di vista l'immutabile essere di Dio, eterno ed infinito, e la degnazione della sua bontà immensa, con la quale si è mosso a creare ed a formare dal niente le creature per innalzarle alla sua gloria ed arricchirle con i suoi doni. Per questo ogni creatura è debitrice verso la misericordia dell'Altissimo, ma lo siamo ancor più noi, che egli ha contraddistinto con tanta abbondanza in questa conoscenza e luce, affinché estendiamo i nostri sforzi sino a compensare con la nostra riconoscenza la cieca ingratitudine dei mortali, i quali malgrado tale luce si trovano tanto lontani dal conoscere e magnificare il loro Creatore. Questo deve essere il nostro compito, sgombrando del tutto il nostro cuore, affinché libero cammini verso il suo felice fine. Perciò, amica mia, vi raccomando di allontanarlo e deviarlo da tutto ciò che è terreno, anche se si trattasse di cose lecite, affinché, distaccata dagli impedimenti della terra, siate pronta a levarvi su alle chiamate divine, attendiate la venuta del Signore e quando giunga rispondiate con gioia e senza il dolore che l'anima sente quando giunge il momento di dividersi dal corpo e da tutto il rimanente che eccessivamente ama. Adesso, che è tempo di patire e di acquistare la corona, facciamo in modo di meritarla e di camminare speditamente per arrivare all'intima unione con il nostro vero e sommo Bene».

286. «Procurate con speciale sottomissione di ubbidire a Zaccaria, vostro marito e capo, e di amarlo e servirlo per tutti i vostri giorni. Offrite sempre vostro figlio al suo Creatore; in sua Maestà e per lui potete amarlo come madre, perché sarà un grande profeta e con lo zelo di Elia, che gli sarà dato, difenderà la legge e l'onore dell'Altissimo, procurando l'esaltazione del suo santo nome. Ed il mio Figlio santissimo, il quale lo ha eletto come suo precursore e come annunciatore della sua venuta, lo favorirà come suo familiare, lo riempirà dei doni della sua destra, lo farà grande ed ammirabile di generazione in generazione e manifesterà al mondo la sua grandezza e santità»

287. «Con ardente zelo fate in modo che in tutta la vostra famiglia sia temuto, venerato e riverito il santo nome del nostro Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Avrete inoltre grande sollecitudine nel favorire i bisognosi e i poveri, per quanto sarà possibile. Arricchiteli con i beni temporali, che l'Altissimo con generosità vi ha concesso affinché con la medesima liberalità li dispensiate agli indigenti. Spettano più a loro che a voi, in quanto tutti siamo figli di un solo Padre che sta nei cieli e al quale appartiene l'intero creato e non è ragionevole che, essendo il padre ricco, voglia che un figlio sia facoltoso e che suo fratello viva povero ed abbandonato. In ciò sarete molto gradita al Dio delle misericordie immortale. Continuate quello che fate ed eseguite ciò che avete pensato, poiché Zaccaria lo rimette alla vostra dispensazione. Con tale permesso potete essere generosa. Con tutte le tribolazioni che il Signore vi manderà, confermerete la vostra speranza e con le creature sarete benigna, mansueta, umile, affabile e molto paziente con intimo giubilo dell'anima, benché alcune di esse siano strumento del vostro esercizio e della vostra corona. Benedite eternamente il Signore per gli altissimi misteri che vi ha manifestato e domandategli la salvezza delle anime con incessante amore e zelo. E pregherete per me la sua grandezza, che mi guidi e diriga, affinché io dispensi degnamente e con suo compiacimento il mistero che la sua bontà immensa ha affidato a così vile e povera serva. Mandate avviso al mio sposo, affinché venga ad accompagnarmi nel ritorno; frattanto, disponete la circoncisione del vostro bambino e chiamatelo Giovanni perché tale nome gli ha dato l'Altissimo ed è decreto della sua immutabile volontà».

288. Queste ed altre parole di vita eterna, dette da Maria santissima, produssero nel cuore di Elisabetta effetti tanto divini che la santa restò per qualche tempo assorta ed ammutolita per la forza dello spirito che la illuminava, ammaestrava e sublimava in pensieri e sentimenti così elevati, perché l'Altissimo si serviva delle parole della sua madre purissima come di strumento per vivificare e rinnovare il cuore della sua serva. Questa, poi, quando si fu un po' calmato il suo pianto, parlò e disse: «Signora mia e regina di tutto il creato, sono ammutolita tra il dolore e la consolazione. Udite le parole dell'intimo del mio cuore, poiché qui si formano quelle che io non posso manifestare. I miei sentimenti vi diranno ciò che la mia lingua non può pronunciare. All'Onnipotente rimetto il contraccambio dei favori che mi fate, perché egli è il rimuneratore di quanto noi poveri riceviamo. Solo vi chiedo che, essendo voi in tutto la mia protezione e la causa di ogni mio bene, mi otteniate grazia e forza per mettere in pratica il vostro insegnamento e tollerare la privazione della vostra dolce compagnia, perché è molto grande il mio dolore».

289. Si trattò immediatamente della circoncisione del bambino di Elisabetta, perché già si avvicinava il tempo determinato dalla legge. Secondo il costume dei giudei, specialmente dei nobili, si riunirono nella casa di Zaccaria molti suoi parenti e conoscenti e si misero a parlare del nome da dare al bambino. Erano soliti, infatti, riflettere e consultarsi molto su ciò ed era loro uso discutere il nome che si doveva porre ai figli. In questa occasione, inoltre, la ragione era straordinaria per la nobiltà di Zaccaria e di santa Elisabetta e perché tutti consideravano la meraviglia del suo avere concepito e partorito, essendo vecchia e sterile, e supponevano che in ciò si racchiudesse qualche grande mistero. Zaccaria era ancora muto e così fu necessario che presiedesse quella riunione sua moglie santa Elisabetta. Oltre all'alto concetto ed alla venerazione che tutti avevano di lei, ella, dopo la visita e la conoscenza della Regina del cielo e dei suoi misteri e la lunga conversazione avuta con lei, era così rinnovata e sublimata in santità che tutti i parenti, i vicini e molti altri si accorsero di tale mutamento; infatti, anche dal viso lasciava trasparire un certo splendore, che la rendeva ammirabile, e si conobbe in lei il riverbero dei raggi della Divinità, nella cui vicinanza viveva.

290. L'umilissima signora Maria santissima fu presente a questa riunione, perché santa Elisabetta con molta insistenza le chiese tale favore e la fece arrendere su ciò frapponendo una specie di comando molto rispettoso ed umile. La grande Signora ubbidì, ma solo dopo avere ottenuto dall'Altissimo che non la facesse conoscere e non manifestasse nessuno dei suoi segreti benefici per clii fosse applaudita e celebrata. L'umilissima fra gli umili conseguì il suo desiderio. E siccome quelli del mondo lasciano umiliare coloro che non si manifestano e contraddistinguono con ostentazione, non ci fu chi riflettesse su di lei con attenzione particolare, salvo la sola santa Elisabetta, la quale la mirava con interna ed esterna venerazione e riconosceva che dalla sua direzione era regolata la buona riuscita di quella determinazione. Avvenne subito ciò che è riferito nel Vangelo di san Luca, cioè che alcuni chiamavano il bambino Zaccaria, come suo padre; ma la prudente madre, assistita dalla Maestra santissima, disse: «No, si chiamerà Giovanni». I parenti replicarono che nessuno della loro stirpe aveva portato tale nome, poiché sempre si è avuto grande stima dei più illustri antenati per imitarli in qualche cosa. Santa Elisabetta, però, insistette nuovamente perché il bambino si chiamasse Giovanni.

291. Benché Zaccaria si trovasse muto, i parenti desideravano sapere attraverso dei segni ciò che egli sentiva in ordine a questo. Facendo egli intendere che gli porgessero una penna, scrisse: Giovanni è il suo nome. Mentre scriveva, Maria santissima, usando la potestà di regina concessale da Dio sopra la natura, comandò al mutismo di Zaccaria di lasciarlo libero ed alla sua lingua di sciogliersi e benedire il Signore, perché ne era giunto il momento. A questo comando divino, Zaccaria fu liberato e cominciò a parlare, con meraviglia e timore di tutti gli astanti, come dice il Vangelo. Se è verità che il santo arcangelo Gabriele, come appare dal medesimo Vangelo, disse a Zaccaria che per la sua incredulità sarebbe restato muto finché si fosse adempiuto quanto gli annunciava, questo non ècontrario a quello che qui dico, perché il Signore quando rivela qualche decreto della sua divina volontà, benché efficace e assoluto, non sempre spiega i mezzi con cui lo deve eseguire, così come li prevede nella sua conoscenza infinita. L'angelo dichiarò a Zaccaria la pena della sua incredulità nel mutismo, ma non gli disse che gli sarebbe stato tolto per intercessione di Maria santissima, benché Dio lo avesse previsto e determinato.

292. Come la voce di Maria signora nostra fu strumento della santificazione del bambino Giovanni e di sua madre Elisabetta, così il suo segreto comando e la sua preghiera fecero in modo che si sciogliesse la lingua di Zaccaria ed egli fosse riempito di Spirito Santo e del dono della profezia. Allora, questi parlò e disse: «Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profrti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace ».

293. Zaccaria in questo cantico compendiò i sublimi arcani che tutti gli antichi profeti avevano espresso più diffusamente riguardo alla divinità e all'umanità di Cristo, e alla redenzione da lui operata. In poche parole racchiuse molti e grandi misteri, che penetrò con la copiosa grazia che illuminò il suo spirito e lo innalzò con ardentissimo fervore davanti a coloro che erano presenti alla circoncisione di suo figlio, perché tutti videro il miracolo per cui gli si sciolse la lingua e profetizzò. Non mi sarà facile spiegare quanto profondamente il santo sacerdote li penetrò.

294. Disse: Benedetto il Signore Dio d'Israele, conoscendo che, mentre il Signore poteva operare la redenzione del suo popolo e dargli la salvezza eterna con il solo suo volere e con la sola sua parola, non si valse solo del suo potere, ma anche della sua immensa bontà e misericordia. Così, il medesimo Figlio dell'eterno Padre scese a visitare il suo popolo come fratello nella natura umana, maestro nell'insegnamento e nell'esempio e redentore nella vita, passione e morte di croce. Zaccaria conobbe allora l'unione delle due nature nella persona del Verbo e con chiarezza soprannaturale vide questo grande mistero già operato nel talamo verginale di Maria santissima. Comprese similmente l'esaltazione dell'umanità del Verbo con il trionfo che Cristo Dio e uomo doveva conseguire dando la salvezza eterna al genere umano, secondo le promesse divine fatte a Davide suo padre e antenato. Seppe anche che questa stessa promessa era stata fatta al mondo per mezzo delle profezie dei santi e dei profeti sin dalla sua fondazione, perché già da allora Dio aveva cominciato a predisporre la natura e ordinare la grazia per la venuta del suo Figlio, dirigendo fin da Adamo tutte le sue opere a questo felice fine.

295. Comprese come l'Altissimo aveva ordinato che con questi mezzi conseguissimo la salvezza e la vita eterna, che i nostri nemici avevano perso per la loro superbia e per la loro pertinace disubbidienza, a causa delle quali erano stati precipitati nell'abisso, ed i posti che sarebbero spettati loro, se fossero stati ubbidienti, erano stati destinati a quelli che sarebbero stati tali fra i mortali. Conobbe che da allora si erano rivolti contro questi l'inimicizia e l'odio del serpente antico, concepiti contro Dio stesso, nella cui mente divina noi stavamo allora racchiusi e decretati dalla sua eterna e santa volontà. Comprese anche che, essendo i nostri progenitori Adamo ed Eva decaduti dalla sua amicizia e grazia, egli li aveva rialzati e posti in luogo e stato di speranza e non li aveva abbandonati né castigati come gli angeli ribelli; anzi, per assicurare i loro discendenti della misericordia che usava con loro, aveva inviato e destinato i vaticini e le figure, con cui aveva disposto l'antica alleanza che egli doveva ratificare e compiere nella nuova con la venuta del Salvatore. Ne aveva fatto la promessa al nostro padre Abramo con la fermezza del giuramento di renderlo padre del suo popolo e della fede, affinché questa speranza avesse maggiore solidità ed affinché, assicurati da così ammirabile e potente beneficio come fu il prometterci e donarci il suo medesimo Figlio fatto uomo insieme alla libertà di figli di adozione, nella quale per mezzo di lui saremmo stati rigenerati, servissimo lo stesso Dio senza timore dei nostri nemici, già vinti ed abbattuti dal nostro Redentore.

296. Affinché comprendessimo quanto il Verbo eterno ci aveva acquistato con la sua venuta per servire con libertà l'Altissimo, disse che aveva rinnovato il mondo con la santità e la giustizia e fondato la sua nuova legge di grazia per tutti i giorni del secolo presente e per quelli di ciascuno dei figli della Chiesa, nella quale questi devono vivere in santità e giustizia, dal momento che possono farlo. Poiché Zaccaria conobbe in suo figlio Giovanni il principio del compimento di così grandi misteri, che la divina luce gli mostrava, rivolgendosi a lui si congratulò e profetizzando gli palesò la sua dignità, la sua santità ed il suo ministero. Disse: E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai innanzi al suo volto, che è la sua divinità, a preparargli le vie con la luce che darai al suo popolo circa la venuta del suo Redentore, affinché con la tua predicazione i giudei abbiano notizia e conoscenza della loro salvezza eterna, che è Cristo nostro Signore, Messia loro promesso, lo ricevano disponendosi con un battesimo di conversione per il perdono dei peccati e sappiano che egli viene per la remissione delle loro colpe e di quelle di tutto il mondo. A tutto questo, infatti, lo mossero le viscere della sua misericordia, per la quale, e non per i nostri meriti, si degnò di visitarci, nascendo e discendendo dall'alto, dal seno del suo eterno Padre, per dare luce a quelli che, ignorando la verità per così lunghi secoli, sono stati e stanno come seduti nelle tenebre e nell'ombra dell'eterna morte e per indirizzare i loro ed i nostri passi sulla via della vera pace che aspéttiamo.

297. Zaccaria comprese per rivelazione divina tutti questi misteri con la più grande pienezza e profondità e li racchiuse nella sua profezia. Alcuni di coloro che, presenti, lo ascoltarono furono anche illuminati con i raggi della luce dell'Altissimo per conoscere che era già arrivato il tempo del Messia e l'adempimento delle antiche profezie. Per questo, di fronte a così nuovi prodigi e a tali meraviglie, stupefatti dicevano: «Che sarà mai questo bambino, con il quale la mano del Signore si mostra tanto potente ed ammirabile?». Il bambino fu poi circonciso e gli posero il nome di Giovanni; in ciò suo padre e sua madre concordarono miracolosamente. Essi adempirono la legge in tutto. Queste meraviglie si divulgarono per le montagne della Giudea.

298. Regina e signora dell'intero creato, stupefatta da queste opere meravigliose compiute per vostro intervento dal braccio dell'Onnipotente nei vostri servi Elisabetta, Giovanni e Zaccaria, considero come in esse la divina Provvidenza e la vostra rara discrezione agirono in modo diverso. La vostra dolcissima parola servi come strumento perché il figlio e la madre venissero santificati con la pienezza dello Spirito Santo, e questa opera fu nascosta ed eseguita in segreto. Affinché, poi, Zaccaria parlasse e venisse illuminato, intervennero solo la vostra preghiera ed il vostro nascosto comando; questo beneficio fu manifesto ai circostanti, i quali conobbero la grazia del Signore nel santo sacerdote. Ignoro la ragione di questi prodigi e presento alla vostra benignità la mia ignoranza, affinché come mia maestra mi guidiate.

 

Risposta ed insegnamento della Regina e signora del mondo

 

299. Figlia mia, per due ragioni rimasero nascosti gli effetti divini che il mio Figlio santissimo operò per mezzo mio in san Giovanni ed in sua madre, ma non quelli compiuti in Zaccaria. L'una fu che Elisabetta mia serva parlò con chiarezza in lode del Verbo incarnato nel mio grembo ed in lode mia, ma non era ancora opportuno che il mistero e la mia dignità venissero rivelati tanto espressamente, perché la venuta del Messia si doveva manifestare con altri mezzi più convenienti. L'altra ragione fu che non tutti i cuori erano disposti come quello di Elisabetta per accogliere così preziosa e nuova semenza e non avrebbero ricevuto misteri tanto sublimi con la dovuta venerazione. Inoltre, il sacerdote Zaccaria, per la sua dignità, era più adatto per manifestare ciò che era allora opportuno rivelare; da lui gli altri potevano ricevere il principio della luce con più favorevole disposizione che da santa Elisabetta alla presenza di suo marito. Ciò che questa disse fu riservato per il tempo debito. Sebbene le parole del Signore portino in se stesse la forza, infatti, il sacerdote era mezzo più idoneo per persone ignoranti nei misteri divini.

300. Conveniva similmente accreditare ed onorare la dignità sacerdotale, perché l'Altissimo ha tanta stima dei sacerdoti che, se in essi trova la dovuta disposizione, sempre li esalta e comunica loro il suo spirito, affinché il mondo li abbia in venerazione, come suoi eletti ed unti; in loro le meraviglie del Signore si manifestano con meno rischi. Se essi corrispondessero alla propria dignità, le loro sarebbero opere di serafini ed il loro aspetto quello di angeli tra le altre creature. Il loro volto dovrebbe risplendere come quello di Mosè, quando uscì dalla conversazione con il Signore. Almeno, devono comunicare con gli altri uomini in modo che si facciano rispettare e venerare dopo lo stesso Dio. Voglio manifestarti, o carissima, che oggi l'Altissimo è molto sdegnato con il mondo per le offese che riceve al riguardo tanto dai sacerdoti quanto dai laici: dai sacerdoti, perché, dimentichi della loro altissima dignità, la oltraggiano facendosi vili, spregevoli, troppo confidenziali, e molti anche scandalosi, dando cattivo esempio al mondo per il disprezzo che hanno della loro santificazione; dai laici, poi, dato che sono temerari ed arroganti contro gli unti del Signore, poiché, sebbene questi siano imperfetti e di vita non lodevole, essi devono onoraili e venerarli sulla terra in luogo di Cristo mio figlio santissimo.

301. Pure per questa venerazione dovuta al sacerdote mi comportai differentemente con Zaccaria e con santa Elisabetta. Anche se l'Altissimo ordinò che io fossi il canale e lo strumento per comunicare loro il suo divino Spirito, io salutai Elisabetta in modo tale da mostrare con la voce del mio saluto una certa superiorità per comandare al peccato originale che suo figlio aveva e che da quel momento doveva essergli perdonato per mezzo delle mie parole, rimanendo pieni di Spirito Santo il figlio e la madre. Poiché io non avevo contratto il peccato originale, ma ne ero libera ed immune, usai un modo imperioso in quella occasione, comandandogli come signora che aveva trionfato su di esso per esserne stata preservata dall'Altissimo, e non come vittima della schiavitù comune a tutti i figli di Adamo che peccarono in lui. Per liberare Giovanni da questa servitù e prigionia del peccato, il Signore volle che io comandassi con autorità, come colei che non gli era mai stata soggetta. Non salutai, però, Zaccaria in questo modo, ma pregai per lui, serbandogli la riverenza richiesta dalla sua dignità e dalla mia modestia. Anzi, per il rispetto che si deve al sacerdote, neppure avrei comandato alla sua lingua di sciogliersi, anche se lo feci in modo mentale e nascosto, se non me lo avesse ordinato l'Altissimo, facendomi anche conoscere che la persona del sacerdote non era ben disposta a causa dell'imperfezione e del difetto del mutismo, perché egli con tutte le sue facoltà deve stare pronto per il servizio e la lode del Signore. Poiché del rispetto per i sacerdoti ti parlerò in un altra occasione, basti adesso questo per rispondere al tuo dubbio.

302. L'insegnamento che ora ti do è questo: procura di venire ammaestrata nel cammino della virtù e della vita eterna da tutte le persone con le quali avrai a che fare, siano esse superiori o inferiori. In questo imiterai ciò che operò verso di me la mia serva Elisabetta, chiedendo a tutti nel modo e con la prudenza convenienti che ti istruiscano, perché per mezzo di questa umiltà il Signore dispone talvolta la buona direzione e riuscita ed invia la sua luce divina; così farà con te, se procederai con sincera discrezione e zelo della virtù. Fa' anche in modo di non dare spazio in te ad alcuna adulazione e fuggi le conversazioni nelle quali appare, perché questo fascino oscura la luce e perverte la mente imprudente. Il Signore con le anime che ama molto è tanto geloso che si ritira nell'istante stesso in cui esse accettano lodi dagli uomini e si compiacciono delle loro adulazioni, perché con questa leggerezza si rendono indegne dei suoi favori. Non è possibile che stiano insieme in un'anima l'adulazione del mondo ed i regali dell'Altissimo, i quali sono veri, santi, puri, stabili e umiliano, purificano, pacificano ed illuminano il cuore. Al contrario, le carezze e le lusinghe delle creature sono vane, incostanti, fallaci, impure e menzognere, come uscite dalla bocca di quelli che non cessano mai di mentire; e tutto ciò che è menzogna, è opera del nemico.

303. Il tuo Sposo, figlia mia carissima, non vuole che i tuoi orecchi ascoltino o accolgano favole false e terrene né che le adulazioni del mondo le macchino ed infettino; perciò, voglio che contro tutti questi inganni velenosi tu le tenga chiuse e difese, custodendole con forza, affinché non giungano a percepirli. Se il tuo padrone e Signore si diletta di parlarti al cuore con parole di vita eterna, sarà ben ragionevole che, per ricevere le sue carezze ed attendere al suo amore, tu ti renda insensibile, sorda e morta a tutto ciò che è terreno e che tutto sia tormento e morte per te. Considera che gli sei debitrice di favori grandi e che tutto l'inferno unito insieme vuole pervertire la tua natura, valendosi della sua debolezza, in modo che sia arrendevole con le creature ed ingrata al Dio eterno. Veglia e resistigli salda nella fede 33 del tuo amato Signore e sposo.


3-82 Giugno 14, 1900. Effetti della croce.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Trovandomi non poco sofferente, il mio adorabile Gesù nel venire tutta mi compativa e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, che hai che soffri tanto? Lasciami sollevarti un poco”.

(3) E (ma però Gesù era più sofferente di me) così mi dato un bacio, e siccome era crocifisso, mi ha tirato fuori di me stessa ed ha messo le mie mani nelle sue, i miei piedi nei suoi, la mia testa poggiava sulla sua e la sua sopra la mia. Come ero contenta nel trovarmi in questa posizione! Sebbene i chiodi e le spine di Gesù mi davano dolori, erano dolori che mi davano gioia, perché sofferti per l’amato mio Bene, anzi avrei voluto che più crescessero. Anche Gesù pareva contento di me, ché mi teneva in quel modo attirata a Sé. Mi pareva che Gesù ristorava me ed io fossi di ristoro a Lui.

(4) Onde, in questa posizione, siamo usciti fuori, e avendo trovato il confessore, subito ho pregato per i bisogni di lui, ed ho detto al Signore che si benignasse di far sentire quanto è dolce e soave la sua voce al confessore. Gesù per contentarmi si è rivolto a lui ed ha parlato della croce col dire:

(5) “La croce assorbe nell’anima la mia Divinità, la rassomiglia alla mia umanità e ricopia in sé stessa le mie stesse opere”.

(6) Dopo abbiamo continuato a girare un altro poco ed, oh! quante viste dolorose, che trafiggevano l’anima da parte a parte! Le gravi iniquità degli uomini, che neppure si abbassano a fronte della giustizia, anzi si scagliano con maggior furore, quasi che volessero rendere ferite per doppie ferite, e la grande miseria che loro stessi si stanno preparando. Onde, con nostro sommo rammarico ci siamo ritirati; Gesù è scomparso ed io mi sono ritirata in me stessa.