Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 24° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 16
1I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo.2Ma egli rispose: "Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia;3e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?4Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona". E lasciatili, se ne andò.
5Nel passare però all'altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere il pane.6Gesù disse loro: "Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei".7Ma essi parlavano tra loro e dicevano: "Non abbiamo preso il pane!".8Accortosene, Gesù chiese: "Perché, uomini di poca fede, andate dicendo che non avete il pane?9Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila e quante ceste avete portato via?10E neppure i sette pani per i quattromila e quante sporte avete raccolto?11Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando vi ho detto: Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei?".12Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei.
13Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?".14Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti".15Disse loro: "Voi chi dite che io sia?".16Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".17E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli".20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai".23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!".
24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.26Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?27Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.28In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno".
Numeri 22
1Poi gli Israeliti partirono e si accamparono nelle steppe di Moab, oltre il Giordano verso Gèrico.
2Or Balak, figlio di Zippor, vide quanto Israele aveva fatto agli Amorrei3e Moab ebbe grande paura di questo popolo, che era così numeroso; Moab fu preso da spavento di fronte agli Israeliti.4Quindi Moab disse agli anziani di Madian: "Ora questa moltitudine divorerà quanto è intorno a noi, come il bue divora l'erba dei campi".
Balak, figlio di Zippor, era in quel tempo re di Moab.5Egli mandò messaggeri a Balaam, figlio di Beor, a Petor che sta sul fiume, nel paese dei figli di Amau, per chiamarlo e dirgli: "Ecco un popolo è uscito dall'Egitto; ricopre la terra e si è stabilito di fronte a me;6ora dunque, vieni e maledicimi questo popolo; poiché è troppo potente per me; forse così riusciremo a sconfiggerlo e potrò scacciarlo dal paese; so infatti che chi tu benedici è benedetto e chi tu maledici è maledetto".
7Gli anziani di Moab e gli anziani di Madian partirono portando in mano il salario dell'indovino; arrivati da Balaam, gli riferirono le parole di Balak.8Balaam disse loro: "Alloggiate qui stanotte e vi darò la risposta secondo quanto mi dirà il Signore". I capi di Moab si fermarono da Balaam.
9Ora Dio venne a Balaam e gli disse: "Chi sono questi uomini che stanno da te?".10Balaam rispose a Dio: "Balak, figlio di Zippor, re di Moab, mi ha mandato a dire:11Ecco, il popolo che è uscito dall'Egitto, ricopre la terra; ora vieni a maledirmelo; forse riuscirò così a batterlo e potrò scacciarlo".12Dio disse a Balaam: "Tu non andrai con loro, non maledirai quel popolo, perché esso è benedetto".
13Balaam si alzò la mattina e disse ai capi di Balak: "Andatevene al vostro paese, perché il Signore si è rifiutato di lasciarmi venire con voi".14I capi di Moab si alzarono, tornarono da Balak e dissero: "Balaam si è rifiutato di venire con noi".
15Allora Balak mandò di nuovo i capi, in maggior numero e più influenti di quelli di prima.16Vennero da Balaam e gli dissero: "Così dice Balak, figlio di Zippor: Nulla ti trattenga dal venire da me;17perché io ti colmerò di onori e farò quanto mi dirai; vieni dunque e maledicimi questo popolo".18Ma Balaam rispose e disse ai ministri di Balak: "Quand'anche Balak mi desse la sua casa piena d'argento e oro, non potrei trasgredire l'ordine del Signore, mio Dio, per fare cosa piccola o grande.19Nondimeno, trattenetevi qui anche voi stanotte, perché io sappia ciò che il Signore mi dirà ancora".
20Dio venne la notte a Balaam e gli disse: "Se quegli uomini sono venuti a chiamarti, alzati e va' con loro; ma farai ciò che io ti dirò".21Balaam quindi si alzò la mattina, sellò l'asina e se ne andò con i capi di Moab.
22Ma l'ira di Dio si accese perché egli era andato; l'angelo del Signore si pose sulla strada per ostacolarlo. Egli cavalcava l'asina e aveva con sé due servitori.23L'asina, vedendo l'angelo del Signore che stava sulla strada con la spada sguainata in mano, deviò dalla strada e cominciò ad andare per i campi. Balaam percosse l'asina per rimetterla sulla strada.24Allora l'angelo del Signore si fermò in un sentiero infossato tra le vigne, che aveva un muro di qua e un muro di là.25L'asina vide l'angelo del Signore, si serrò al muro e strinse il piede di Balaam contro il muro e Balaam la percosse di nuovo.26L'angelo del Signore passò di nuovo più avanti e si fermò in un luogo stretto, tanto stretto che non vi era modo di ritirarsi né a destra, né a sinistra.27L'asina vide l'angelo del Signore e si accovacciò sotto Balaam; l'ira di Balaam si accese ed egli percosse l'asina con il bastone.28Allora il Signore aprì la bocca all'asina ed essa disse a Balaam: "Che ti ho fatto perché tu mi percuota già per la terza volta?".29Balaam rispose all'asina: "Perché ti sei beffata di me! Se avessi una spada in mano, ti ammazzerei subito".30L'asina disse a Balaam: "Non sono io la tua asina sulla quale hai sempre cavalcato fino ad oggi? Sono forse abituata ad agire così?". Ed egli rispose: "No".31Allora il Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l'angelo del Signore, che stava sulla strada con la spada sguainata. Balaam si inginocchiò e si prostrò con la faccia a terra.32L'angelo del Signore gli disse: "Perché hai percosso la tua asina già tre volte? Ecco io sono uscito a ostacolarti il cammino, perché il cammino davanti a me va in precipizio.33Tre volte l'asina mi ha visto ed è uscita di strada davanti a me; se non fosse uscita di strada davanti a me, certo io avrei già ucciso te e lasciato in vita lei".34Allora Balaam disse all'angelo del Signore: "Io ho peccato, perché non sapevo che tu ti fossi posto contro di me sul cammino; ora se questo ti dispiace, io tornerò indietro".35L'angelo del Signore disse a Balaam: "Va' pure con quegli uomini; ma dirai soltanto quello che io ti dirò". Balaam andò con i capi di Balak.
36Quando Balak udì che Balaam arrivava, gli andò incontro a Ir-Moab che è sul confine dell'Arnon, all'estremità del confine.37Balak disse a Balaam: "Non ti avevo forse mandato a chiamare con insistenza? Perché non sei venuto da me? Non sono forse in grado di farti onore?".38Balaam rispose a Balak: "Ecco, sono venuto da te; ma ora posso forse dire qualsiasi cosa? La parola che Dio mi metterà in bocca, quella dirò".39Balaam andò con Balak e giunsero a Kiriat-Cusot.40Balak immolò bestiame grosso e minuto e mandò parte della carne a Balaam e ai capi che erano con lui.
41La mattina Balak prese Balaam e lo fece salire a Bamot-Baal, da dove si vedeva un'estremità dell'accampamento del popolo.
Siracide 33
1Chi teme il Signore non incorre in alcun male,
se subisce tentazioni, ne sarà liberato di nuovo.
2Un uomo saggio non detesta la legge,
ma l'ipocrita a suo riguardo è come una nave nella
tempesta.
3L'uomo assennato ha fiducia nella legge,
la legge per lui è degna di fede come un oracolo.
4Prepàrati il discorso, così sarai ascoltato;
concatena il tuo sapere e poi rispondi.
5Ruota di carro il sentimento dello stolto,
il suo ragionamento è come l'asse che gira.
6Come uno stallone è un amico beffardo,
nitrisce sotto chiunque lo cavalca.
7Perché un giorno è più importante d'un altro?
Eppure la luce di ogni giorno dell'anno viene dal sole.
8Essi sono distinti secondo il pensiero del Signore
che ha variato le stagioni e le feste.
9Alcuni giorni li ha nobilitati e santificati,
altri li ha lasciati nel numero dei giorni ordinari.
10Anche gli uomini provengono tutti dalla polvere
e dalla terra fu creato Adamo.
11Ma il Signore li ha distinti nella sua grande sapienza,
ha assegnato loro diversi destini.
12Alcuni li ha benedetti ed esaltati,
altri li ha santificati e avvicinati a sé,
altri li ha maledetti e umiliati
e li ha scacciati dalle loro posizioni.
13Come l'argilla nelle mani del vasaio
che la forma a suo piacimento,
così gli uomini nelle mani di colui che li ha creati,
per retribuirli secondo la sua giustizia.
14Di fronte al male c'è il bene,
di fronte alla morte, la vita;
così di fronte al pio il peccatore.
15Considera perciò tutte le opere dell'Altissimo;
due a due, una di fronte all'altra.
16Io mi sono dedicato per ultimo allo studio,
come un racimolatore dietro i vendemmiatori.
17Con la benedizione del Signore ho raggiunto lo scopo,
come un vendemmiatore ho riempito il tino.
18Badate che non ho faticato solo per me,
ma per quanti ricercano l'istruzione.
19Ascoltatemi, capi del popolo,
e voi che dirigete le assemblee, fate attenzione.
20Al figlio e alla moglie, al fratello e all'amico
non dare un potere su di te finché sei in vita.
Non dare ad altri le tue ricchezze,
perché poi non ti penta e debba richiederle.
21Finché vivi e c'è respiro in te,
non abbandonarti in potere di nessuno.
22È meglio che i figli ti preghino
che non rivolgerti tu alle loro mani.
23In tutte le azioni sii sempre superiore,
non permettere che si offuschi la tua fama.
24Quando finiranno i giorni della tua vita,
al momento della morte, assegna la tua eredità.
25Foraggio, bastone e pesi per l'asino;
pane, castigo e lavoro per lo schiavo.
26Fa' lavorare il tuo servo, e potrai trovare riposo,
lasciagli libere le mani e cercherà la libertà.
27Giogo e redini piegano il collo;
per lo schiavo cattivo torture e castighi.
28Fallo lavorare perché non stia in ozio,
poiché l'ozio insegna molte cattiverie.
29Obbligalo al lavoro come gli conviene,
e se non obbedisce, stringi i suoi ceppi.
30Non esagerare con nessuno;
non fare nulla senza giustizia.
31Se hai uno schiavo, sia come te stesso,
poiché l'hai acquistato con il sangue.
32Se hai uno schiavo, trattalo come fratello,
perché ne avrai bisogno come di te stesso,
33Se tu lo maltratti ed egli fuggirà,
per quale strada andrai a ricercarlo?
Salmi 96
1Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
2Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
3In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.
4Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
5Tutti gli dèi delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.
6Maestà e bellezza sono davanti a lui,
potenza e splendore nel suo santuario.
7Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
8date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
9prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
10Dite tra i popoli: "Il Signore regna!".
Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica le nazioni con rettitudine.
11Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
12esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta
13davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.
Isaia 60
1Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
2Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra,
nebbia fitta avvolge le nazioni;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
3Cammineranno i popoli alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
4Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
5A quella vista sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te,
verranno a te i beni dei popoli.
6Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Madian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.
7Tutti i greggi di Kedàr si raduneranno da te,
i montoni dei Nabatei saranno a tuo servizio,
saliranno come offerta gradita sul mio altare;
renderò splendido il tempio della mia gloria.
8Chi sono quelle che volano come nubi
e come colombe verso le loro colombaie?
9Sono navi che si radunano per me,
le navi di Tarsis in prima fila,
per portare i tuoi figli da lontano,
con argento e oro,
per il nome del Signore tuo Dio,
per il Santo di Israele che ti onora.
10Stranieri ricostruiranno le tue mura,
i loro re saranno al tuo servizio,
perché nella mia ira ti ho colpito,
ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te.
11Le tue porte saranno sempre aperte,
non si chiuderanno né di giorno né di notte,
per lasciar introdurre da te le ricchezze dei popolie i loro re che faranno da guida.
12Perché il popolo e il regno
che non vorranno servirti periranno
e le nazioni saranno tutte sterminate.
13La gloria del Libano verrà a te,
cipressi, olmi e abeti insieme,
per abbellire il luogo del mio santuario,
per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi.
14Verranno a te in atteggiamento umile
i figli dei tuoi oppressori;
ti si getteranno proni alle piante dei piedi
quanti ti disprezzavano.
Ti chiameranno Città del Signore,
Sion del Santo di Israele.
15Dopo essere stata derelitta,
odiata, senza che alcuno passasse da te,
io farò di te l'orgoglio dei secoli,
la gioia di tutte le generazioni.
16Tu succhierai il latte dei popoli,
succhierai le ricchezze dei re.
Saprai che io sono il Signore tuo salvatore
e tuo redentore, io il Forte di Giacobbe.
17Farò venire oro anziché bronzo,
farò venire argento anziché ferro,
bronzo anziché legno,
ferro anziché pietre.
Costituirò tuo sovrano la pace,
tuo governatore la giustizia.
18Non si sentirà più parlare di prepotenza nel tuo paese,
di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini.
Tu chiamerai salvezza le tue mura
e gloria le tue porte.
19Il sole non sarà più la tua luce di giorno,
né ti illuminerà più
il chiarore della luna.
Ma il Signore sarà per te luce eterna,
il tuo Dio sarà il tuo splendore.
20Il tuo sole non tramonterà più
né la tua luna si dileguerà,
perché il Signore sarà per te luce eterna;
saranno finiti i giorni del tuo lutto.
21Il tuo popolo sarà tutto di giusti,
per sempre avranno in possesso la terra,
germogli delle piantagioni del Signore,
lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria.
22Il piccolo diventerà un migliaio,
il minimo un immenso popolo;
io sono il Signore:
a suo tempo, farò ciò speditamente.
Apocalisse 9
1Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell'Abisso;2egli aprì il pozzo dell'Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l'atmosfera.3Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra.4E fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte.5Però non fu concesso loro di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo.6In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà.
7Queste cavallette avevano l'aspetto di cavalli pronti per la guerra. Sulla testa avevano corone che sembravano d'oro e il loro aspetto era come quello degli uomini.8Avevano capelli, come capelli di donne, ma i loro denti erano come quelli dei leoni.9Avevano il ventre simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all'assalto.10Avevano code come gli scorpioni, e aculei. Nelle loro code il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi.11Il loro re era l'angelo dell'Abisso, che in ebraico si chiama Perdizione, in greco Sterminatore.
12Il primo "guai" è passato. Rimangono ancora due "guai" dopo queste cose.
13Il sesto angelo suonò la tromba. Allora udii una voce dai lati dell'altare d'oro che si trova dinanzi a Dio.14E diceva al sesto angelo che aveva la tromba: "Sciogli i quattro angeli incatenati sul gran fiume Eufràte".15Furono sciolti i quattro angeli pronti per l'ora, il giorno, il mese e l'anno per sterminare un terzo dell'umanità.16Il numero delle truppe di cavalleria era duecento milioni; ne intesi il numero.17Così mi apparvero i cavalli e i cavalieri: questi avevano corazze di fuoco, di giacinto, di zolfo. Le teste dei cavalli erano come le teste dei leoni e dalla loro bocca usciva fuoco, fumo e zolfo.18Da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che usciva dalla loro bocca, fu ucciso un terzo dell'umanità.19La potenza dei cavalli infatti sta nella loro bocca e nelle loro code; le loro code sono simili a serpenti, hanno teste e con esse nuociono.
20Il resto dell'umanità che non perì a causa di questi flagelli, non rinunziò alle opere delle sue mani; non cessò di prestar culto ai demòni e 'agli idoli d'oro, d'argento, di bronzo, di pietra e di legno, che non possono né vedere, né udire, né camminare';21non rinunziò nemmeno agli omicidi, né alle stregonerie, né alla fornicazione, né alle ruberie.
Capitolo VII:L’esame di coscienza e il proposito di correggersi
Leggilo nella BibliotecaParola del Diletto
1. Sopra ogni cosa è necessario che il sacerdote di Dio si appresti a celebrare, a toccare e a mangiare questo sacramento con somma umiltà di cuore e supplice reverenza, con piena fede e devota intenzione di dare gloria a Dio. Esamina attentamente la tua coscienza; rendila, per quanto ti è possibile, pura e luminosa per mezzo del sincero pentimento e dell'umile confessione dei tuoi peccati, cosicché nulla di grave tu abbia, o sappia di avere, che ti sia di rimprovero e ti impedisca di accedere liberamente al Sacramento. Abbi dispiacere di tutti i tuoi peccati in generale; e maggiormente, in particolare, abbi dolere e pianto per le tue colpe di ogni giorno. Se poi ne hai il tempo, confessa a Dio, nel segreto del tuo cuore, tutte le miserie delle tue passioni. Piangi e ti rincresca di essere ancora così legato alla carne e al mondo; così poco mortificato di fronte alle passioni e così pieno di impulsi di concupiscenza; così poco vigilante su ciò che percepiscono di fuori i sensi, così spesso perduto dietro a vane fantasie; così fortemente inclinato verso le cose esteriori e così poco attento a ciò che è dentro di noi; così facile al riso e alla dissipazione e così restio al pianto e alla compunzione; così pronto alla rilassatezza e alle comodità materiali, così pigro, invece, al rigore e al fervore; così avido di udire o vedere cose nuove e belle, e così lento ad abbracciare ciò che è basso e spregevole; così smanioso di molto possedere e così tenace nel tenere per te; così sconsiderato nel parlare e così incapace di tacere; così disordinato nella condotta e così avventato nell'agire; così profuso nel cibo; così sordo alla parola di Dio; così sollecito al riposo e così tardo al lavoro; così attento alle chiacchiere, così pieno di sonno nelle sacre veglie, compiute distrattamente affrettandone col desiderio la fine; così negligente nell'adempiere alle Ore, così tiepido nella celebrazione della Messa, così arido nella Comunione; così facilmente distratto, così di rado pienamente raccolto in te stesso; così subitamente mosso all'ira, così facile a far dispiacere agli altri; così proclive a giudicare, così severo nell'accusare; così gioioso quando le cose ti vanno bene e così poco forte nelle avversità; così facile nel proporti di fare molte cose buone, ma capace, invece, di realizzarne ben poche.
2. Confessati e deplorati, con dolore e con grande amarezza per la tua fragilità, questi e gli altri tuoi difetti, fa' il fermo proponimento di correggere per sempre la tua vita e di progredire maggiormente. Dopo di che, rimettendo a me completamente ogni tua volontà, offri te stesso sull'altare del tuo cuore, a gloria del mio nome, sacrificio perpetuo, affidando a me con fede il tuo corpo e la tua anima; cosicché tu ottenga di accostarti degnamente ad offrire a Dio la Messa e a mangiare il sacramento del mio corpo, per la tua salvezza. Non v'è dono più appropriato; non v'è altro modo per riscattare e cancellare pienamente i peccati, all'infuori della totale e perfetta offerta di se stessi a Dio, nella Messa e nella Comunione, insieme con l'offerta del corpo di Cristo. Se uno farà tutto quanto gli è possibile e si pentirà veramente, ogni volta che verrà a me per ottenere il perdono e la grazia, "Io vivo, dice il Signore, e non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva" (Ez 33,11): "giacché più non mi ricorderò dei suoi peccati" (Eb 10,17), ma tutti gli saranno rimessi.
DISCORSO 223/K NELLA VEGLIA DI PASQUA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaIl sonno della carne e il sonno del cuore.
1. Dice il beato Paolo: Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. Non dormiamo perciò come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii. Perché quelli che dormono dormono di notte, e quelli che si ubriacano sono ubriachi di notte. Noi invece che siamo del giorno, siamo sobrii 1. Qual è questa notte, fratelli, nella quale la Verità non consente che noi rimaniamo e in cui dichiara che sono coloro che dormono? E quale questo sonno dal quale vuole immuni noi figli della luce e del giorno, e ci raccomanda di non addormentarci con questo sonno? Non è certamente la notte che inizia con la caduta del sole, ma con la caduta dell'uomo; non quella che termina col rosseggiare dell'aurora, ma col rinnovarsi dell'anima. Riguardo a tale notte, anche se stanno svegli, i malvagi dormono; in tale notte, anche quando dormono, i buoni non vi si trovano. Quella che normalmente noi chiamiamo notte, quando arriva, pone fine al giorno; quell'altra notte infausta ci ha separati dal Giorno che ha creato questo giorno. Questo sonno a cui ora vogliamo resistere con la veglia, se si assopiscono i sensi, assorbe una morte non colpevole; quell'altro sonno, col quale nel cuore dormono gli infedeli, trascina nella morte gli occhi interiori. Contro il primo sentiamo: Vegliate e pregate 2 Contro l'altro diciamo: Illumina i miei occhi perché non mi addormenti nella morte 3. Così in questa notte, con tutte queste lampade accese, facciamo veglia solenne contro il sonno del corpo; ma contro quel sonno del cuore che è come la notte del secolo presente, noi stessi dobbiamo essere lampade accese 4.
1 - 1 Ts 5, 5-8.
2 - Mt 26, 41.
3 - Sal 12, 4.
4 - Cf. Mt 25, 1-13.
6 - Si narra come gli apostoli uscirono a predicare alla moltitudine accorsa al cenacolo e cominciarono a parlare in varie lingue.
La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca73. Di fronte ai segni tanto manifesti che accompagnarono la discesa del Paràclito, ci fu agitazione in tutta Gerusalemme per la meraviglia davanti a un evento così straordinario e, appena si fu sparsa la notizia di quanto si era osservato sul cenacolo, la folla si radunò per informarsi dell'accaduto. In quel giorno si celebrava una delle feste degli ebrei e, sia per questo motivo sia per una speciale decisione celeste, c'erano numerosi forestieri e stranieri di tutte le nazioni, ai quali l'Altissimo voleva rivelare quel prodigio e l'inizio dell'annuncio della legge evangelica, che il Verbo incarnato, nostro maestro, aveva disposto per la salvezza dell'umanità.
74. Gli apostoli, che con la pienezza dei doni dello Spirito Santo erano infiammati di carità, sapendo che la città accorreva alle porte della casa dove si trovavano domandarono licenza alla loro Regina di uscire a predicare, perché tanta grazia non poteva rimanere oziosa nemmeno per un istante senza ridondare a beneficio delle anime e a nuova gloria del suo Autore. Apparsi dinanzi alla moltitudine, incominciarono a proclamare i misteri della fede e della vita eterna con inaspettato coraggio e con parole simili a raggi di luce e di fuoco, che penetravano gli ascoltatori, i quali restarono tutti sorpresi e come attoniti poiché sino ad allora erano stati timidi e ritirati. Questi si guardavano e si dicevano gli uni gli altri: «Cos'è ciò che vediamo? Costoro non sono forse tutti galilei? Come dunque li sentiamo ciascuno esprimersi nella nostra lingua nativa? Siamo giudei e proseliti, romani, latini, greci, cretesi, arabi, parti, medi e di ogni regione del mondo, e tutti li intendiamo. Oh, grandezza del Signore! Quanto è mirabile nelle opere sue! ».
75. Il fatto che gente proveniente dai luoghi più disparati udisse Pietro e gli altri nel proprio idioma fu causa di singolare stupore, insieme alla dottrina che era presentata; ma essi, sebbene con l'effusione della scienza e delle elargizioni superne avessero ricevuto la capacità di comunicare in tutti i linguaggi, che era loro necessaria per portare ovunque la lieta novella, in tale occasione impiegarono esclusivamente l'aramaico. Il sommo sovrano compì questo portento affinché fossero meglio capiti, per la ragione che non traducevano quello che asserivano poiché altrimenti avrebbero avuto bisogno di ripetersi almeno diciassette volte, per le altrettante popolazioni che secondo Luca erano lì, con enorme dispendio di tempo e immensa confusione e molestia.
76. Se il testo narra che i Dodici si misero a parlare in varie lingue, è perché in un momento le compresero tutte e poi le utilizzarono e perché furono percepite dagli astanti, con effetti differenti in base ai sentimenti contrari che le diverse disposizioni provocarono in questi. Chi era animato da pietà afferrava molto riguardo a Dio e alla redenzione, di cui essi trattavano con sublimità e fervore: era acceso e mosso dalla forza dei loro discorsi a vivi desideri di conoscere la verità, nonché rischiarato e spinto a compunzione dall'illuminazione divina per piangere le proprie colpe e chiedere clemenza, implorando perciò tra le lacrime di essere istruito su che cosa avrebbe dovuto fare. Chi era duro di cuore, invece, si sdegnava privandosi delle ricchezze che venivano dischiuse e, piuttosto che prestar loro attenzione, li definiva fautori di novità e falsi devoti. Parecchi dei più empi, nella loro perfidia e invidia, li biasimavano con maggiore asprezza sostenendo che erano ubriachi e fuori di senno; ed alcuni di loro erano tra quelli che avevano ripreso l'uso dei sensi dopo essere caduti al rombo di tuono, perché si erano rialzati addirittura più ostinati e ribelli.
77. Per combattere una simile bestemmia, il capo della comunità ecclesiale dichiarò a voce elevata: «Uomini di Giudea e voi tutti che siete in Gerusalemme, vi sia ben noto che questi al mio fianco non sono ebbri di vino come immaginate, non essendo passato il mezzogiorno, ora in cui generalmente si commette tale disordine. In essi si è adempiuto ciò che l'Altissimo assicurò per mezzo di Gioèle: "In futuro riverserò il mio Spirito su ogni persona: i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i giovani e i vecchi avranno visioni e sogni; anche ai miei servi e alle mie serve lo donerò, realizzerò meraviglie nel cielo e segni sulla terra prima che giunga il giorno della mia manifestazione, e chiunque mi invocherà sarà salvo". Considerate quanto affermo: voi avete ucciso per mano di iniqui Gesù di Nazaret, mentre egli era perfetto, accreditato dal Padre con, gli ammirevoli miracoli dei quali siete consapevoli e testimoni; tuttavia è stato risuscitato come aveva predetto Davide, che evidentemente non si riferì a se stesso, giacché il suo sepolcro è ancora fra voi, ma appunto a lui. Noi attestiamo di averlo incontrato risorto e di averlo osservato quando veniva innalzato per sedersi alla destra dell'Eterno. Apprendano gli increduli quello che la loro malizia pretende di negare, malizia a cui si opporranno i prodigi che opererà in noi, suoi ministri».
78. «Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che quel Gesù che voi avete crocifisso è stato costituito Signore e Cristo». Tanti si sentirono trafiggere dalle sue parole e tra i gemiti domandarono come avrebbero potuto avere rimedio. Quindi, egli proseguì: «Pentitevi e fatevi battezzare nel suo nome per la remissione dei vostri peccati; dopo discenderà su di voi lo Spirito Santo, perché tale promessa è per voi, per i vostri figli e per tutti coloro che sono lontani e che l'Onnipotente chiamerà a sé. Approfittate di ciò che vi è offerto e separatevi da questa generazione perversa». Gli apostoli continuarono a diffondere il loro annuncio: i più malvagi e diffidenti furono sconcertati e, non trovando nulla da replicare, se ne andarono; quelli, però, che abbracciarono la fede e si unirono a loro furono quasi tremila, con profondo timore e spavento dell'intera città.
79. Questi ultimi erano di ogni nazione allora lì presente, affinché il frutto della redenzione arrivasse subito a tutte le genti, da tutte si formasse un'unica Chiesa universale e a tutte si estendesse l'effusione della grazia, senza l'esclusione di nessuno. Molti erano tra quanti avevano seguito con compassione il nostro Maestro e avevano riflettuto sulle sue sofferenze e sulla sua morte. Aderirono al Vangelo pure alcuni che avevano collaborato ad essa, pochi solo poiché pochi si disposero, dal momento che altrimenti tutti sarebbero stati perdonati. Alla sera Pietro e i suoi compagni si ritirarono al cenacolo con gran parte dei nuovi discepoli per rendere conto dell'accaduto alla Regina della misericordia e perché questi la conoscessero e venerassero.
80. Ella non era all'oscuro di niente, avendo inteso tutto dal suo oratorio e avendo penetrato fino ai minimi pensieri e sentimenti degli ascoltatori. Era stata ininterrottamente con il viso nella polvere, impetrando nel pianto che si convertissero quelli che difatti lo fecero e che i rimanenti cooperassero con gli aiuti superni. Per sostenere i Dodici e gli astanti, aveva invitato parecchi dei suoi custodi ad assistere gli uni e gli altri con buone ispirazioni e ad infervorare e incoraggiare la predicazione; i suoi comandi erano stati eseguiti ed aveva agito con il suo potere e la sua eccellenza, nella misura appropriata a una simile occasione, nonché alla causa e alla materia di cui si trattava. Allorché entrò al suo cospetto quella copiosa primizia, accolse tutti con gioia inesprimibile e con la dolcezza di una tenera madre.
81. Il vicario di sua Maestà proclamò: «Fratelli miei e servi dell'Altissimo, ecco colei che ha generato il nostro Salvatore, che confessate vero Dio e vero uomo: gli ha dato la forma umana concependolo nel suo grembo ed è restata vergine durante il parto e dopo il parto come lo era prima del parto. Ricevetela come madre, protettrice e mediatrice, e grazie a lei noi e voi riceveremo luce, consolazione e rifugio dalle nostre colpe e dalle nostre miserie». Questa esortazione e la vista di Maria purissima produssero in essi mirabili effetti, perché il privilegio di procurare benefici interiori e di illuminare in modo particolare chi la contemplava con ossequio e riverenza le era stato rinnovato e accresciuto quando era stata nell'empireo accanto al suo Unigenito. Tutti, avendo avuto tale favore, si prostrarono ai suoi piedi e tra le lacrime la implorarono di stendere la mano e di impartire loro la benedizione; però ella, nella sua umiltà, si schermiva poiché c'erano i sacri ministri e addirittura il loro capo, che dovette sollecitarla: «Signora, non privateli di ciò che la loro pietà richiede per il loro conforto». Obbedì e accondiscese con serenità.
82. L 'amore che li infiammava li muoveva a bramare che tenesse loro un discorso, mentre il rispetto e la soggezione li trattenevano dal supplicarla, ma avendo ponderato la sua docilità nei confronti del principe degli apostoli ricorsero a lui, affinché la pregasse di non licenziarli senza aver rivolto loro qualche parola che li animasse maggiormente. Egli, pur ritenendo opportuno rafforzare tutti costoro, che erano appena rinati in Cristo, sapendo bene che la nostra prudentissima sovrana non ignorava che cosa fosse conveniente fare, non ardì dire altro che questo: «Signora, prestate attenzione alle attese dei vostri devoti». Immediatamente ella affermò: «Carissimi, ringraziate di cuore l'Onnipotente perché fra tutti ha attratto e chiamato voi alla via della vita con l'annuncio della fede. Siate saldi in essa, professandola e credendo tutto quello che contiene la legge evangelica, come la ordinò Gesù, e stando sottomessi a questi sacerdoti, che vi istruiranno; poi, per mezzo del battesimo sarete contrassegnati con l'impronta e con il carattere di figli dell'Eterno. Io mi offro come vostra ancella per soccorrervi in ogni vostro bisogno e intercederò per voi presso il Redentore, domandandogli che vi guardi con clemenza, vi manifesti lo splendore del suo volto nell'autentico gaudio e fin d'ora vi comunichi la sua grazia».
83. Tutti furono sollevati, rischiarati e colmati di ammirazione e sorpresa per quanto erano giunti a comprendere della Regina del mondo. Ottenuta ancora la sua benedizione, si congedarono da lei migliorati e riempiti di straordinari influssi. I Dodici e i discepoli da allora continuarono senza interruzione a diffondere la lieta novella e a compiere prodigi, e in quell'ottava catechizzarono non solo i tremila che si erano convertiti a Pentecoste, ma pure tanti altri che giorno per giorno si univano a loro, avvalendosi della capacità di insegnare a ciascuno nella sua lingua. Sebbene essi l'avessero avuta in grado superiore, questa, per le necessità legate all'enorme numero dei nuovi membri della comunità ecclesiale, era stata elargita a tutti i centoventi che si erano trovati con loro nel cenacolo, incluse Maria di Màgdala e le sue compagne. Queste ammaestravano parecchie donne, che andavano a loro dopo avere udito la predicazione, e ne attiravano altre con la fama dei miracoli che anch'esse realizzavano, benché in misura minore; infatti, guarivano tutte le infermità con la semplice imposizione delle mani, facevano vedere i ciechi, parlare i muti, camminare gli storpi e risuscitare molti morti. Nell'intera Gerusalemme c'era grande stupore e non si discorreva di altro che di quello che stava accadendo.
84. La notizia della novità si sparse nella stessa maniera fuori dalle sue mura, giacché nessuno vi arrivava con qualche malattia senza tornare libero e sano. Tali meraviglie furono indispensabili, non soltanto per confermare il messaggio che era divulgato, ma anche perché il desiderio naturale che gli uomini hanno della salute del corpo li stimolasse a recarsi dai ministri del Signore e così, spinti dalla ricerca di questa, ascoltassero la loro proclamazione e conseguissero parimenti quella dell'anima, come generalmente avveniva. Si moltiplicavano dunque i cristiani, i quali erano ardenti e ferventi al punto che incominciarono tutti a imitare la povertà del Salvatore: disprezzavano le ricchezze e deponevano quanto avevano ai piedi degli apostoli, senza riservare niente per sé e facendo parte di ogni cosa a tutti, decisi ad affrancarsi dai rischi del possesso e a vivere nella sobrietà, nell'onestà, nella modestia e nell'orazione incessante, non preoccupandosi che delle realtà superne. Si reputavano fratelli e figli di uno stesso Padre che è nel cielo e, siccome avevano in comune la fede, la speranza, la carità, i sacramenti e la beatitudine cui tendevano, giudicavano pericolosa la disuguaglianza tra chi era erede dei tesori divini e confessava le medesime verità. Stimavano una dissonanza che, essendovi tra loro tanta unione in ciò che era principale ed essenziale, vi fossero poi alcuni facoltosi e alcuni nell'indigenza, senza che i beni materiali venissero condivisi come gli altri, dal momento che procedevano entrambi dallo stesso Padre a vantaggio di tutti i suoi figli.
85. Fu il secolo aureo e il felice principio della Chiesa, in cui l'impeto del fiume rallegrò la città di Dio e la corrente della grazia e dei doni dello Spirito fertilizzò quel paradiso appena piantato da sua Maestà, in mezzo al quale stava l'albero della vita, Maria santissima. La fede era desta, ferma la speranza, infiammata la carità, pura la sincerità, schietta l'umiltà e integra la giustizia; i credenti non erano toccati dall'avarizia, non si curavano della vanità, calpestavano il fasto, ignoravano la cupidigia, la superbia e l'ambizione, vizi che successivamente si sono estremamente sviluppati fra coloro che si dichiarano seguaci di Gesù e con le azioni lo negano. Noi siamo soliti addurre a nostra discolpa che essi erano meno ed erano i primi frutti del Paràclito, che i tempi erano differenti e che la Signora della sapienza li difendeva e rinvigoriva con la sua vicinanza, la sua preghiera e la sua protezione perché si comportassero eroicamente.
86. A questa obiezione ribatterò più avanti, quando dalla narrazione risulterà palese che i suddetti peccati si sono introdotti per responsabilità dei battezzati, conferendo al demonio un tale potere che nemmeno nella sua tracotanza e malizia egli immaginava di conquistare. Intanto, affermo unicamente che la forza dello Spirito non si è esaurita e sarebbe ugualmente efficace in molti sino alla fine come lo fu in pochi all'inizio, se ci fossero disposizioni simili. Le situazioni sono effettivamente cambiate; però, il passaggio dalla virtù alla corruzione non dipende dai pianeti o dagli astri, bensì da quanti hanno abbandonato il retto sentiero e si sono avviati verso la rovina. Non mi riferisco ora ai pagani e agli eretici, che sono impazziti del tutto deviando non solo dalla luce della fede ma anche dalla ragione; mi riferisco piuttosto a chi si pregia di essere un discepolo mentre di discepolo non ha che il nome, e talvolta ne approfitta per mascherare e nascondere le trasgressioni.
87. In questa terza parte non sarà possibile scrivere che qualcuna delle innumerevoli opere mirabili che la nostra Regina compì, ma quello che racconterò e la durata della sua permanenza nel mondo dopo l'ascensione saranno sufficienti per dedurre parecchio, perché non si arrestò né si riposò, e non perse mai l'occasione di concedere eccezionali benefici alla comunità primitiva nel suo insieme o a qualche suo membro in particolare, sia intercedendo presso il suo Unigenito senza che nulla le fosse rifiutato, sia insegnando, ammonendo, consigliando e diffondendo in vari modi le elargizioni celesti, delle quali era dispensatrice. Tra gli arcani misteri che mi sono stati svelati, uno è che in quegli anni coloro che si dannavano erano ben rari in confronto a ciò che è avvenuto in seguito.
88. Tale fortuna potrebbe provocare salutare invidia in noi che ci troviamo in un'epoca peggiore se fossero andate diminuendo la sua autorità, la sua benevolenza e la sua clemenza. Sicuramente non abbiamo la gioia di vederla, parlarle e udirla corporalmente, ed in questo i cristiani di allora furono senz'altro favoriti rispetto a noi; tuttavia, consideriamo che nella sua scienza e nel suo amore fummo già tutti presenti, poiché ci ravvisò uno per uno nell'ordine in cui avremmo avuto in sorte di nascere ed elevò suppliche per noi come per loro. E adesso nell'empireo non è meno potente di quanto lo fosse quaggiù ed è madre nostra come lo fu di quei figli, ma - ahimè - il nostro ardore e la nostra devozione sono assai diversi. Non è mutata, e il suo patrocinio e il suo soccorso non sarebbero minori se anche noi ricorressimo a lei pentiti, umiliati e ferventi, sollecitando il suo intervento e lasciando il nostro destino nelle sue mani con speranza certa del rimedio; infatti, indubbiamente l'intera Chiesa cattolica nel suo declinare sperimenterebbe la medesima assistenza che ebbe al suo sorgere.
89. Torniamo alla cura che la tenera Vergine aveva degli apostoli e delle persone che si erano appena convertite, attendendo alla consolazione e ai bisogni di tutti e di ciascuno. Ella animò e incoraggiò i Dodici e gli altri predicatori, ricordando l'attenzione che dovevano prestare alle dimostrazioni prodigiose con le quali sua Maestà cominciava a fondare la legge evangelica, la forza che lo Spirito Santo aveva comunicato loro per renderli ministri idonei e l'aiuto del braccio dell'Altissimo che avevano sempre riscontrato; inoltre, inculcò loro che lo confessassero e magnificassero come autore di tutte quelle meraviglie e che per tutte lo ringraziassero umilmente, e li invitò a continuare con profonda fiducia ad annunciare la buona novella, ad esortare i credenti e ad esaltare il Salvatore affinché fosse lodato, conosciuto e adorato da tutti. Fu la prima a mettere in pratica ciò che raccomandava con genuflessioni, mortificazioni e cantici, con tanta pienezza che per nessuno dei battezzati omise di innalzare intense preghiere e di manifestare gratitudine all'Eterno, perché li teneva distintamente impressi nella sua mente.
90. Per di più accoglieva, ascoltava e accarezzava tutti con parole di vita. Nei giorni dopo la Pentecoste molti conversarono con lei in segreto aprendole il proprio intimo, sebbene quanto le palesavano le fosse già noto, giacché scrutava i cuori, i sentimenti e le inclinazioni; con questa sapienza si adattava alle necessità e al temperamento di ognuno, applicandogli la medicina appropriata. In tale maniera accordò grazie così singolari che non si possono intendere finché siamo viatori.
91. Nemmeno uno dei fedeli che la nostra Maestra istruì e catechizzò si perse, benché fossero numerosissimi quelli che ebbero un simile privilegio, poiché per tutto il tempo del loro pellegrinaggio fece per essi speciali orazioni e furono scritti nel libro della vita. Per obbligare Gesù, gli diceva: «Mio Signore e mio unico bene, per vostra volontà sono ridiscesa sulla terra per occuparmi dei miei fratelli. Non riesco a sopportare che il vostro preziosissimo sangue risulti privo di frutti in coloro che implorano la mia intercessione, e non è giusto che divengano infelici per essersi avvalsi di questo vile verme per ottenere da voi pietà. Ammetteteli tra gli eletti, vostri amici, per vostra gloria». Le fu subito risposto che sarebbe stata esaudita e sono convinta che lo stesso succeda oggi con quanti si meritano la sua mediazione e la cercano con sincerità; invero, se ella si rivolge al suo Unigenito con siffatte domande, come le negherà tanto poco colui che le diede tutto il suo essere affinché lo rivestisse della carne e della natura umana, e in questa lo allevasse e alimentasse al suo castissimo petto?
92. Parecchi dei nuovi discepoli, stimandola enormemente per averla vista e sentita parlare, le portavano gioielli, ricchezze e grandi regali, e particolarmente le donne si spogliavano dei loro più pomposi ornamenti per offrirglieli. Maria non accettava niente e, qualora fosse stato opportuno prendere qualcosa, disponeva occultamente gli animi perché i donatori si dirigessero dagli apostoli e perché questi dispensassero il tutto ripartendolo con carità ed equità tra i più poveri, senza comunque tralasciare di essere riconoscente come se il beneficio fosse stato ricevuto da lei. Usava ineffabile bontà con gli indigenti e gli infermi, che sovente guariva da vecchi mali, e tramite Giovanni provvedeva a molteplici mancanze nascoste, non trascurando nulla. Inoltre, poiché i Dodici e gli altri erano impegnati per l'intera giornata nella proclamazione del lieto messaggio, aveva premura di preparare il cibo per il loro sostentamento, e lo serviva personalmente stando in ginocchio e chiedendo con inesprimibile riverenza di baciare la mano di ciascuno, anzitutto dei sommi sacerdoti e fondatori della Chiesa; infatti, ponderava la dignità di questi ultimi nonché le loro anime confermate in grazia e nobilitate dall'azione dello Spirito, e a volte li osservava nel radioso splendore che effondevano, accrescendo ulteriormente la sua venerazione.
Insegnamento della Regina del cielo
93. Figlia mia, in quanto hai appreso degli avvenimenti riferiti nel presente capitolo troverai contenuto molto riguardo al mistero della predestinazione. Considera che la redenzione fu efficace per tutti, perché fu assolutamente sovrabbondante. La dottrina della verità fu proposta a tutti quelli che l'udirono direttamente o ne ebbero notizia per gli effetti della venuta di Cristo nel mondo, e per di più l'annuncio esterno del rimedio fu accompagnato da impulsi interiori ed aiuti affinché lo accogliessero e se lo assicurassero. Ti meravigli allora che il primo discorso di Pietro abbia convertito solo tremila uomini tra l'immensa folla che vi era in Gerusalemme? Eppure, sarebbe causa di maggiore stupore il fatto che adesso ben pochi intraprendano il cammino della salvezza, mentre il Vangelo si è ampiamente diffuso, la predicazione è frequente, i ministri sono numerosi, la luce della fede è più chiara, la penetrazione degli arcani superni più profonda. Ciò nonostante, gli occhi sono più ciechi, i cuori più induriti, la superbia è più gonfia, l'avarizia senza alcun velo e ogni vizio senza alcun timore di Dio e senza ritegno.
94. In questa degenerazione e tristissima sorte nessuno ha diritto di recriminare contro l'altissima equità del Signore, che a tutti e a ciascuno accordò e accorda la sua paterna misericordia indicando così la via della vita e della morte, ed è rettissimo nei confronti di coloro ai quali permette di essere insensibili. I reprobi piangeranno irreparabilmente su se stessi quando, non esistendo più nel tempo, conosceranno quello che avrebbero potuto e dovuto conoscere nel momento appropriato. Se nel breve pellegrinaggio che viene loro dato di compiere per guadagnarsi il gaudio perenne si chiudono a sua Maestà e ascoltano il demonio sottomettendosi alla sua empissima volontà e non giovandosi della benignità divina, che cosa addurranno a loro discolpa? E se non sanno scusare un'ingiuria ma per qualsiasi lieve offesa intentano crudelissime vendette, se per accumulare beni e possessi pervertono l'ordine della ragione e della fratellanza naturale, se per un turpe diletto si dimenticano della pena eterna, e soprattutto non tengono conto degli avvertimenti e dei suggerimenti che sono inviati loro affinché abbiano paura della perdizione e non si abbandonino ad essa, come si lamenteranno del tribunale celeste? Escano dunque dall'inganno i peccatori e si persuadano che senza penitenza non vi è assoluzione, senza ravvedimento non vi è remissione, e senza perdono non vi è gloria; questa, però, come non sarà certamente concessa a chi ne è indegno, neppure sarà negata a chi ne è degno, e non è mai mancata né mai mancherà la clemenza per chi vorrà meritarla.
95. Da tutto ciò, o carissima, bramo che tu raccolga gli ammaestramenti salutari che ti sono utili. Innanzitutto, bisogna che tu sia attenta ad ogni santa ispirazione e ad ogni ammonimento e insegnamento che sentirai anche dal più vile sacerdote o da chiunque altro, pensando prudentemente che non ti arava a caso e in assenza di un disegno della Provvidenza, giacché indubbiamente tutto è stabilito perché tu sia avvisata. Ricevilo pertanto con umile gratitudine e medita intimamente per discernere quale virtù tu possa e debba mettere in pratica con la sollecitazione che ti è stata donata, senza disprezzarla benché ti sembri piccola, poiché con tale opera buona ti prepari per altre di più grande valore. In secondo luogo, pondera il danno che procura alle anime la noncuranza di tanti benefici, villania che motiva la giustizia con cui l'Onnipotente lascia molti nell'errore. Se poi il pericolo è terribile in tutti, quanto lo sarebbe in te qualora sprecassi i cospicui favori che ti sono stati elargiti più che a parecchie generazioni? Il mio Unigenito dispone questo a vantaggio tuo e di tutti, e quindi ambisco infine che a mia imitazione nasca in te un cordialissimo desiderio di aiutare come ti sarà possibile i figli della Chiesa e gli altri, invocandolo fervorosamente e supplicandolo di guardarli con benevolenza e di salvarli. Affinché essi conseguano una simile fortuna, offriti di patire se sarà necessario, ricordandoti che sono costati al tuo sposo lo spargimento del proprio sangue e il sacrificio della propria vita e a me innumerevoli travagli. Domanda continuamente il frutto della redenzione, e io te lo impongo sotto precetto di obbedienza.
La chiesa sofferente
Beata Anna Katharina Emmerick
Stanotte ho visto la santa Vergine Ermelinda: a dodici anni aveva un semplice rapporto innocente con un giovane, con il quale i suoi genitori avevano intenzione di sposarla. Ermelinda era altolocata e ricca e viveva in una grande casa, una volta mentre stava per andare incontro al giovane le apparve Gesù che le disse: “Non mi ami più di quello?” Con una grandissima gioia lei gli rispose subito di sì. A questa risposta Gesù comparve ancora nella sua stanza e le diede un anello prendendola in sposa. La ragazza poi si tagliò i capelli e disse sia ai genitori che al giovane che essa aveva sposato Dio.
Pregai la Santa di guidarmi dai moribondi e dalle povere anime, così viaggiai con lei verso l’Olanda, dovetti faticosamente attraversare l’acqua, ogni specie di fango, torba e fosse, mi ritrovai così presso la povera gente la quale non poteva ricevere preti, perché viveva lontano e circondata dall’acqua. Consolai, aiutai e pregai. Da lì mi diressi sempre più verso settentrione ma poi persi l’orientamento, non sapevo trovare da sola il Purgatorio. Di solito vado sempre verso settentrione, ma poi perdo l’orientamento naturale e finisco per valicare un oscuro passaggio con molte difficoltà, ostacoli e pene che provengono dall’acqua, dalla neve, spine e fango.
Sono andata anche oggi da un posto all’altro, ho consolato e ricevuto incarichi per diversi impegni, come quello di recitare le litanie di tutti i Santi e esercitare le sette penitenze della domenica delle Palme. La mia guida mi disse che io avrei dovuto rimanere attenta e tranquilla per potermi meglio sacrificare per le intercessioni, al fine di sollevare le pene delle povere anime. La mattina seguente già non pensavo più a questa raccomandazione e stavo per arrabbiarmi per una cosa, ma subito il mio Angelo custode mi fece capire come è veramente importante un piccolo sforzo di superamento, e come le povere anime possono davvero trovare consolazione con questo piccolo sacrificio di superamento dei propri istinti.