Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Figli miei, stare così, senza poter compiere il proprio dovere, è inutile; è meglio che muoia! (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 23° settimana del tempo ordinario (San Giovanni Crisostomo)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 16

1Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.2Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.3E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.4Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato.

Non ve le ho dette dal principio, perché ero con voi.
5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?6Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore.7Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.8E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.9Quanto al peccato, perché non credono in me;10quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;11quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.13Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.14Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.

16Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete".17Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: "Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?".18Dicevano perciò: "Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire".19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: "Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi vedrete?20In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.
21La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.22Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e23nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla.
In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.24Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
25Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.26In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi:27il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.28Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre".29Gli dicono i suoi discepoli: "Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini.30Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio".31Rispose loro Gesù: "Adesso credete?32Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
33Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!".


Secondo libro dei Re 20

1In quei giorni Ezechia si ammalò mortalmente. Il profeta Isaia figlio di Amoz si recò da lui e gli parlò: "Dice il Signore: Da' disposizioni per la tua casa, perché morirai e non guarirai".2Ezechia allora voltò la faccia verso la parete e pregò il Signore:3"Su, Signore, ricordati che ho camminato davanti a te con fedeltà e con cuore integro e ho compiuto ciò che a te sembra bene". Ed Ezechia fece un gran pianto.
4Prima che Isaia uscisse dal cortile centrale, il Signore gli disse:5"Torna indietro e riferisci a Ezechia, principe del mio popolo: Dice il Signore, Dio di Davide tuo padre: Ho udito la tua preghiera e visto le tue lacrime; ecco io ti guarirò; il terzo giorno salirai al tempio.6Aggiungerò alla durata della tua vita quindici anni. Libererò te e questa città dalla mano del re d'Assiria; proteggerò questa città per amore di me e di Davide mio servo".7Isaia disse: "Prendete un impiastro di fichi". Lo presero e lo posero sull'ulcera e il re guarì.
8Ezechia disse a Isaia: "Qual è il segno che il Signore mi guarirà e che, il terzo giorno, salirò al tempio?".9Isaia rispose: "Da parte del Signore questo ti sia come segno che il Signore manterrà la promessa, fatta a te: Vuoi che l'ombra avanzi di dieci gradi oppure che retroceda di dieci gradi?".10Ezechia disse: "È facile che l'ombra si allunghi di dieci gradi, non però che torni indietro di dieci gradi".11Il profeta Isaia invocò il Signore e l'ombra tornò indietro per i dieci gradi che essa aveva già scorsi sulla meridiana di Acaz.
12In quel tempo Merodak-Baladan figlio di Baladan, re di Babilonia, mandò lettere e doni a Ezechia, perché aveva saputo che Ezechia era stato malato.13Ezechia gioì al loro arrivo. Egli mostrò agli inviati tutta la camera del suo tesoro, l'argento e l'oro, gli aromi e l'olio fino, il suo arsenale e quanto si trovava nei suoi magazzini; non ci fu nulla che Ezechia non mostrasse nella reggia e in tutto il suo regno.
14Allora il profeta Isaia si presentò al re Ezechia e gli domandò: "Che hanno detto quegli uomini e da dove sono venuti a te?". Ezechia rispose: "Sono venuti da una regione lontana, da Babilonia".15Quegli soggiunse: "Che cosa han visto nella tua reggia?". Ezechia rispose: "Hanno visto quanto si trova nella mia reggia; non c'è nulla nei miei magazzini che io non abbia mostrato loro".
16Allora Isaia disse a Ezechia: "Ascolta la parola del Signore!17Ecco giorni verranno in cui quanto si trova nella tua reggia e quanto hanno accumulato i tuoi antenati fino ad oggi verrà portato in Babilonia; non vi resterà nulla, dice il Signore.18Dei figli, che da te saranno nati e che tu avrai generato, alcuni saranno presi e saranno eunuchi nella reggia di Babilonia".19Ezechia disse a Isaia: "Buona è la parola del Signore, che mi hai riferita". Egli pensava: "Perché no? Almeno vi saranno pace e sicurezza durante la mia vita".
20Le altre gesta di Ezechia, tutte le sue prodezze, la costruzione della piscina e del canale, con cui portò l'acqua nella città, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.21Ezechia si addormentò con i suoi padri. Al suo posto divenne re suo figlio Manàsse


Siracide 15

1Così agirà chi teme il Signore;
chi è fedele alla legge otterrà anche la sapienza.
2Essa gli andrà incontro come una madre,
l'accoglierà come una vergine sposa;
3lo nutrirà con il pane dell'intelligenza,
e l'acqua della sapienza gli darà da bere.
4Egli si appoggerà su di lei e non vacillerà,
si affiderà a lei e non resterà confuso.
5Essa l'innalzerà sopra i suoi compagni
e gli farà aprir bocca in mezzo all'assemblea;
6egli troverà contentezza e una corona di gioia
e otterrà fama perenne.
7Gli insensati non conseguiranno mai la sapienza,
i peccatori non la contempleranno mai.
8Essa sta lontana dalla superbia,
i bugiardi non pensano ad essa.
9La sua lode non s'addice alla bocca del peccatore,
perché non gli è stata concessa dal Signore.
10La lode infatti va celebrata con sapienza;
è il Signore che la dirigerà.

11Non dire: "Mi son ribellato per colpa del Signore",
perché ciò che egli detesta, non devi farlo.
12Non dire: "Egli mi ha sviato",
perché egli non ha bisogno di un peccatore.
13Il Signore odia ogni abominio,
esso non è voluto da chi teme Dio.
14Egli da principio creò l'uomo
e lo lasciò in balìa del suo proprio volere.
15Se vuoi, osserverai i comandamenti;
l'essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere.
16Egli ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua;
là dove vuoi stenderai la tua mano.
17Davanti agli uomini stanno la vita e la morte;
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
18Grande infatti è la sapienza del Signore,
egli è onnipotente e vede tutto.
19I suoi occhi su coloro che lo temono,
egli conosce ogni azione degli uomini.
20Egli non ha comandato a nessuno di essere empio
e non ha dato a nessuno il permesso di peccare.


Salmi 18

1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'

Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.

8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.

11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.

17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.

21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.

26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.

31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.

36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.

41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.

50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.


Geremia 46

1Parola del Signore che fu rivolta al profeta Geremia sulle nazioni.

2Per l'Egitto. Sull'esercito del faraone Necao re d'Egitto, a Càrchemis presso il fiume Eufrate, esercito che Nabucodònosor re di Babilonia vinse nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda.

3Preparate scudo grande e piccolo
e avanzate per la battaglia.
4Attaccate i cavalli,
montate, o cavalieri.
Schieratevi con gli elmi,
lucidate le lance,
indossate le corazze!
5Che vedo?
Sono sbigottito,
retrocedono!
I loro prodi
sono sconfitti,
fuggono a precipizio
senza voltarsi;
il terrore è tutt'intorno.
Parola del Signore.
6Il più agile non scamperà
né il più prode si salverà.
A settentrione, sulla riva dell'Eufrate,
inciampano e cadono.
7Chi è che trabocca come il Nilo,
come un torrente dalle acque turbolente?
8È l'Egitto che trabocca come il Nilo,
come un torrente dalle acque turbolente.
Esso dice: "Salirò, ricoprirò la terra,
distruggerò la città e i suoi abitanti".
9Caricate, cavalli,
avanzate, carri!
Avanti o prodi!
uomini di Etiopia e di Put,
voi che impugnate lo scudo,
e voi di Lud che tendete l'arco.
10Ma quel giorno per il Signore Dio degli eserciti,
è un giorno di vendetta, per vendicarsi dei suoi nemici.
La sua spada divorerà,
si sazierà e si inebrierà del loro sangue;
poiché sarà un sacrificio per il Signore, Dio degli eserciti,
nella terra del settentrione, presso il fiume Eufrate.
11Sali in Gàlaad e prendi il balsamo,
vergine, figlia d'Egitto.
Invano moltiplichi i rimedi,
non c'è guarigione per te.
12Le nazioni hanno saputo del tuo disonore;
del tuo grido di dolore è piena la terra,
poiché il prode inciampa nel prode,
tutti e due cadono insieme.

13Parola che il Signore comunicò al profeta Geremia quando Nabucodònosor re di Babilonia giunse per colpire il paese d'Egitto.

14Annunziatelo in Egitto,
fatelo sapere a Migdòl,
fatelo udire a Menfi e a Tafni;
dite: "Alzati e preparati,
perché la spada divora tutto intorno a te".
15Perché mai Api è fuggito?
Il tuo toro sacro non resiste?
Il Signore lo ha rovesciato.
16Una gran folla vacilla e stramazza,
ognuno dice al vicino:
"Su, torniamo al nostro popolo,
al paese dove siamo nati,
lontano dalla spada micidiale!".
17Chiamate pure il faraone re d'Egitto:
Frastuono, che lascia passare il momento buono.
18Per la mia vita - dice il re
il cui nome è Signore degli eserciti -
uno verrà, simile al Tabor fra le montagne,
come il Carmelo presso il mare.
19Prepàrati il bagaglio per l'esilio,
o gente che abiti l'Egitto,
perché Menfi sarà ridotta a un deserto,
sarà devastata, senza abitanti.
20Giovenca bellissima è l'Egitto,
ma un tafano viene su di lei dal settentrione.
21Anche i suoi mercenari nel paese
sono come vitelli da ingrasso.
Anch'essi infatti han voltate le spalle,
fuggono insieme, non resistono,
poiché il giorno della sventura è giunto su di loro,
il tempo del loro castigo.
22La sua voce è come di serpente che sibila,
poiché essi avanzano con un esercito
e armati di scure vengono contro di lei,
come tagliaboschi.
23Abbattono la sua selva - dice il Signore -
e non si possono contare,
essi sono più delle locuste, sono senza numero.
24Prova vergogna la figlia d'Egitto,
è data in mano a un popolo del settentrione.

25Il Signore degli eserciti, Dio di Israele, dice: "Ecco, punirò Amòn di Tebe, l'Egitto, i suoi dèi e i suoi re, il faraone e coloro che confidano in lui.26Li consegnerò in potere di coloro che attentano alla loro vita, in potere di Nabucodònosor re di Babilonia e in potere dei suoi ministri. Ma dopo esso sarà abitato come in passato". Parola del Signore.

27"Ma tu non temere, Giacobbe mio servo,
non abbatterti, Israele;
poiché ecco, io ti libererò da un paese lontano
e la tua discendenza dal paese del suo esilio.
Giacobbe ritornerà e godrà in pace,
tranquillo e nessuno lo molesterà.
28Tu non temere, Giacobbe mio servo,
- dice il Signore - perché io sono con te.
Annienterò tutte le nazioni
tra le quali ti ho disperso,
ma di te non farò sterminio;
ti castigherò secondo equità,
ma non ti lascerò del tutto impunito".


Prima lettera a Timoteo 4

1Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche,2sedotti dall'ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza.3Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità.4Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie,5perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera.
6Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito come sei dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito.7Rifiuta invece le favole profane, roba da vecchierelle.
8Esèrcitati nella pietà, perché l'esercizio fisico è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente come di quella futura.9Certo questa parola è degna di fede.10Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono.11Questo tu devi proclamare e insegnare.
12Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza.13Fino al mio arrivo, dèdicati alla lettura, all'esortazione e all'insegnamento.14Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri.15Abbi premura di queste cose, dèdicati ad esse interamente perché tutti vedano il tuo progresso.16Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo salverai te stesso e coloro che ti ascoltano.


Capitolo XXVI: L’eccelsa libertà dello spirito, frutto dell’umile preghiera più che dello studio

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1. O Signore, questo è il compito di chi vuole essere perfetto: non staccarsi mai spiritualmente dal tendere alle cose celesti e passare tra le molte preoccupazioni quasi senza affanno. E ciò non già per storditezza, ma per quel tal privilegio, proprio di uno spirito libero, di non essere attaccato ad alcuna cosa creata, con un affetto che sia contrario al volere di Dio. Ti scongiuro, o mio Dio pieno di misericordia, tienimi lontano dalle preoccupazioni di questa vita, così che esse non mi siano di troppo impaccio; tienimi lontano dalle molte esigenze materiali, così che io non sia prigioniero del piacere; tienimi lontano da tutto quanto è di ostacolo all'anima, così che io non finisca schiacciato da queste difficoltà. E non voglio dire che tu mi tenga lontano soltanto dalle cose che la vanità di questo mondo brama con pieno ardore; ma da tutte quelle miserie che, a causa della comune maledizione dell'umanità, gravano dolorosamente sull'anima del tuo servo, impedendole di accedere, a sua voglia, alla libertà dello spirito.  

2. O mio Dio, dolcezza ineffabile, muta in amarezza per me ogni piacere terrestre: esso mi distoglie dall'amare le cose eterne e mi avvince tristemente a sé, facendomi balenare qualcosa che, al momento, appare buono e gradito. O mio Dio, non sia più forte di me la carne, non sia più forte di me il sangue; non mi inganni il mondo, con la sua gloria passeggera; non mi vinca il diavolo, con la sua astuzia. Dammi fortezza a resistere, pazienza a sopportare, costanza a perseverare. In luogo di tutte le consolazioni del mondo, dammi la dolcissima unzione del tuo spirito; in luogo dell'attaccamento alle cose della terra, infondi in me l'amore della tua gloria. Ecco, per uno spirito fervoroso sono ben pesanti e cibo e bevanda e vestito e tutte le altre cose utili a sostenere il corpo. Di queste cose utili fa' che io usi moderatamente, senza attaccarmi ad esse con desiderio eccessivo. Abbandonare tutto non si può, perché alla natura si deve pur dare sostentamento; ma la santa legge di Dio vieta di cercare le cose superflue e quelle che danno maggiormente piacere. Diversamente la carne si porrebbe sfacciatamente contro lo spirito. Tra questi due estremi, mi regga la tua mano, o Signore, te ne prego; e mi guidi, per evitare ogni eccesso.


DISCORSO 56 SUL VANGELO DI MT 6, 9-13 L'ORAZIONE DOMENICALE ESPOSTA AI CANDIDATI AL BATTESIMO

Discorsi - Sant'Agostino

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Il Credo e l'Orazione dei cristiani.

1. 1. L'apostolo S. Paolo, volendo dimostrare che era stata predetta dai Profeti l'epoca in cui viviamo e nella quale sarebbe avvenuto che tutti i popoli avrebbero creduto in Dio, cita il seguente testo: E avverrà che chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo 1. In antecedenza infatti solo presso gli Israeliti era invocato il nome del Signore, che ha creato il cielo e la terra 2; tutti gli altri popoli invocavano idoli sordi e muti dai quali non venivano ascoltati; oppure invocavano i demoni dai quali erano ascoltati per loro disgrazia. Ma quando si compì il tempo 3, si adempì quanto era stato predetto: E avverrà che chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo. Inoltre gli stessi giudei, anche quelli che avevano creduto nel Cristo, negavano il Vangelo ai pagani 4 e dicevano che non si doveva annunziare il Vangelo di Cristo a coloro che non erano stati circoncisi; contro questi tali l'apostolo Paolo aveva citato quel testo: E avverrà che chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo; per questo motivo, al fine di confutare coloro che non volevano si annunciasse il Vangelo ai pagani, soggiunse immediatamente: Ma come potrebbero invocare uno in cui non hanno creduto? Come poi potrebbero credere in colui che non hanno udito? E come potrebbero ascoltare senza uno che annuncia? o come potrebbero annunciare, se non venissero inviati? 5 Poiché dunque dice: Come potrebbero invocare colui in cui non hanno creduto? per questo voi non avete appreso prima l'orazione domenicale e poi il simbolo della fede, ma prima il simbolo col quale poteste sapere che cosa avreste dovuto credere, e poi l'orazione mediante la quale poteste sapere chi avreste dovuto invocare. Il simbolo è dunque l'espressione della fede, l'orazione è la formula della preghiera, poiché è proprio colui il quale crede ad essere esaudito quando prega.

Che cosa deve evitare chi prega.

2. 2. Molti però chiedono [a Dio] ciò che non dovrebbero chiedere, ignorando che cosa sia utile a loro. Orbene, due cose deve evitare chi prega: di chiedere ciò che non deve e di chiedere a colui al quale non deve. Né al diavolo, né agli idoli, né ai demoni deve chiedersi alcuna cosa che occorresse chiedere. Se si deve pregare per ottenere qualcosa, bisogna chiederla al Signore Dio nostro, a nostro Signore Gesù Cristo, a Dio Padre dei Profeti, degli Apostoli e dei martiri, al Padre del Signore nostro Gesù Cristo, a Dio che ha fatto il cielo, la terra 6, il mare e tutto ciò che contengono. Bisogna però stare attenti a non chiedergli ciò che non dobbiamo chiedere. Si deve chiedere la conservazione della vita, ma a che ti gioverà se la chiederai agli idoli sordi e muti? Che ti gioverà ugualmente se preghi Dio Padre, che è nei cieli, per la morte dei tuoi nemici? Non hai forse udito o letto nel salmo, in cui è stato predetto l'orribile tradimento di Giuda, come la profezia ha detto di lui: La sua preghiera diventi un peccato 7? Se dunque vai in chiesa e preghi per augurare il male ai tuoi nemici, la tua preghiera diventerà un peccato.

Nei Salmi non si desidera, ma si prevede il male per i nemici.

3. 3. Nei santi salmi avete letto che colui il quale parla nei salmi sembra augurare molte sciagure ai propri nemici. " Eppure è certo - dice qualcuno - che colui il quale parla nei salmi è un santo: e allora perché desidera tante sciagure ai propri nemici? ". Non è un augurio ma una previsione; è una previsione profetica, non un'imprecazione malefica. Quegli autori ispirati da Dio sapevano già il male o il bene che doveva capitare a uno o a un altro e lo predicevano dando alle loro profezie la forma d'un augurio. Tu invece come sai se non diverrà migliore di te colui per il quale tu oggi implori il male? " Ma io so ch'è cattivo ". Anche tu sai d'essere cattivo. Sebbene forse tu ardisca giudicare ciò che non sai anche riguardo al cuore di un altro, tuttavia sai d'essere cattivo anche tu. Non senti l'Apostolo che dice: Io, che prima ero bestemmiatore, persecutore e oppressore; ma poi ottenni misericordia poiché avevo fatto ciò nell'ignoranza, quando ero ancora incredulo 8? Quando l'apostolo Paolo perseguitava i cristiani incatenandoli dove li trovava e li trascinava dai sacerdoti perché fossero ascoltati e puniti 9, credete forse, fratelli, che la Chiesa pregasse contro di lui o non piuttosto per lui? Certamente la Chiesa di Dio, proprio come aveva imparato dal proprio Signore, il quale dall'alto della croce disse: Padre, perdona loro perché non sanno che cosa fanno 10, in modo simile pregava per Paolo, anzi ancora per Saulo affinché riguardo a lui avvenisse ciò che poi avvenne. Infatti, poiché dice: Io non ero conosciuto di vista dalle Chiese di Cristo nella Giudea, ma avevano soltanto sentito dire: " Colui, che un tempo ci perseguitava, ora annuncia la fede che un tempo cercava di distruggere ", e glorificavano Dio a causa mia 11, perché glorificavano Dio, se non perché pregavano Dio prima che ciò avvenisse?

Nella preghiera si deve evitare la verbosità.

3. 4. Nostro Signore dunque cominciò con l'eliminare la verbosità 12, perché non si rivolgessero a Dio molte parole come se con questo mezzo si volesse insegnare a Dio. Quando dunque si prega c'è bisogno dello spirito di fede, non della verbosità. Ma il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno prima ancora che glielo domandiate 13. Non usate quindi molte parole, poiché lo sa lui che cosa vi è necessario. Ma forse a questo punto qualcuno dirà: " Se Dio sa che cosa ci è necessario, perché diciamo anche solo poche parole? perché preghiamo? Egli lo sa: ci dia ciò che sa esserci necessario ". Ma Dio vuole che lo si preghi perché lo dia a chi ne ha il desiderio, affinché non diminuisca di valore ciò che darà; è infatti lui stesso che c'ispira questo medesimo desiderio. Le parole insegnateci da nostro Signore Gesù Cristo nell'orazione [domenicale] sono la regola cui conformare i desideri. Non ti è permesso chiedere se non ciò che ivi si trova espresso.

L'orazione domenicale norma per formulare i nostri desideri.

4. 5. Voi dunque - dice il Signore - pregate così: Padre nostro che sei nei cieli 14. Con ciò, lo vedete, avete cominciato ad avere Dio per Padre. Ma l'avrete [come Padre] quando sarete nati [nel battesimo], sebbene, anche adesso prima che nasciate, siete stati concepiti per sua virtù, destinati a essere partoriti al fonte battesimale, per così dire, dal seno della Chiesa. Padre nostro che sei nei cieli. Ricordatevi che avete il Padre nei cieli. Ricordatevi che siete nati dal padre Adamo per la morte, da Dio padre per essere rigenerati per la vita. Ciò che dite con la bocca ditelo anche con il vostro cuore 15. La preghiera sgorghi da un vivo sentimento di fede e sarà certamente esaudita. Sia santificato il tuo nome 16. Il nome di Dio, che tu preghi sia santificato, è santo. Perché preghi, dal momento ch'è già santo? Oltre a questo, quando preghi che sia santificato il suo nome, non ti sembra forse di pregarlo per lui, e non per te? Ma comprendilo bene: tu lo preghi anche per te. Tu infatti preghi che il nome ch'è sempre santo in se stesso, sia santificato in te. Che significa dunque: sia santificato? Che sia ritenuto santo e non venga disprezzato. Vedi quindi che quando esprimi questo augurio, auguri il bene a te stesso. Se infatti disprezzerai il nome di Dio, sarà un male per te, non per Dio.

5. 6. Venga il tuo regno 17. Per chi facciamo questa preghiera? Anche se non lo domandassimo, non verrebbe forse il regno di Dio? Di quel regno è detto che sarà dopo la fine del mondo. Dio infatti possiede sempre il regno e non è mai senza regno, poiché lo servono tutte quante le creature. Ma quale regno ti auguri che venga? Quello di cui sta scritto nel Vangelo: Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del regno che è stato preparato per voi fin dalla creazione del mondo 18. Ecco il regno di cui è detto: Venga il tuo regno. Ci auguriamo che venga in rapporto a noi, ci auguriamo di ritrovarci in esso. Poiché, ecco, esso verrà; ma che ti gioverà, se ti troverà alla sinistra? Dunque anche qui per te fai un buon augurio, tu preghi per te. Pregando desideri, brami di vivere in modo da appartenere al regno di Dio che sarà dato a tutti i santi. Quando dunque dici: Venga il tuo regno, tu preghi per te, di vivere bene. Fa' [o Signore] che apparteniamo al tuo regno: venga, anche per noi, il regno che verrà per i tuoi santi, per i tuoi giusti.

5. 7. Sia fatta la tua volontà 19. Se tu non lo dirai, non farà forse Dio la propria volontà? Ricorda ciò che hai recitato nella professione di fede: Credo in Dio, Padre onnipotente 20. Se è onnipotente, perché preghi che sia fatta la sua volontà? Che significa allora: Sia fatta la tua volontà? Si compia in me, perché io non mi opponga alla tua volontà. Dunque anche a questo punto tu preghi nel tuo interesse, non in favore di Dio. Si compirà infatti la volontà di Dio nei tuoi confronti anche se non è compiuta da te. Infatti non solo in rapporto a quelli ai quali dirà: Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del regno che è stato preparato per voi dal principio del mondo 21 si compirà la volontà di Dio, affinché i giusti e i santi ricevano il regno, ma anche in rapporto a quelli ai quali dirà: Andate nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per gli angeli suoi 22, si compirà la volontà di Dio, affinché i cattivi siano condannati al fuoco eterno. Una cosa diversa è che essa sia fatta da te. Affinché dunque sia fatta nei tuoi confronti, non senza un giusto motivo preghi, se non affinché tu abbia del bene. Sia dunque per il tuo bene, sia per il tuo male, essa si compirà rispetto a te: ma cerca che sia compiuta anche da te. Perché dunque dico: Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra 23, e non dico: "Sia fatta la tua volontà dal cielo e dalla terra "? Perché è Dio a fare in te ciò che si compie da te. Non si compie mai da te nulla senza ch'egli non lo compia in te. Ma talora fa in te ciò che tu non fai; mai però si fa da te qualcosa se egli non lo fa in te.

5. 8. Ma che vuol dire: in cielo e in terra, oppure: come in cielo così in terra? Fanno la tua volontà gli angeli, perciò dobbiamo farla anche noi. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Il cielo è l'anima nostra, la terra è il nostro corpo. Quando dici, seppure lo dici, quel che afferma l'Apostolo: Con lo spirito servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato 24, si compie la volontà di Dio in cielo ma non ancora sulla terra. Allorché invece la carne andrà d'accordo con lo spirito, e la morte sarà ingoiata nella vittoria 25, in modo che non rimanga alcun desiderio carnale con cui lo spirito debba lottare, quando sarà passato il dissidio nella terra, quando sarà passata la guerra del cuore, allora sarà sparito ciò che è detto: La carne ha desideri contrari a quelli dello spirito e lo spirito, a sua volta, ha desideri contrari a quelli della carne; poiché queste due forze sono contrapposte l'una all'altra, cosicché voi non fate ciò che vorreste 26; quando sarà dunque passata questa guerra, e l'intera concupiscenza sarà cambiata nella carità, nel corpo non rimarrà più nulla che si opponga allo spirito, non rimarrà nulla da domare, nulla da frenare, nulla da calpestare, ma tutto si conformerà alla giustizia: [insomma] sarà fatta la tua volontà in cielo e in terra. Quando preghiamo così, ci auguriamo la perfezione. Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra. Nella Chiesa il cielo sono gli spirituali, la terra i carnali. Sia fatta dunque la tua volontà in cielo e in terra; cosicché, allo stesso modo che ti servono gli spirituali, così ti servano anche i carnali una volta cambiati in meglio. Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra. C'è anche un altro senso molto consono allo spirito di fede. Siamo stati esortati infatti a pregare per i nostri nemici. La Chiesa è il cielo; i nemici della Chiesa sono la terra. Che vuol dire: Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra? Vuol dire: " I nostri nemici credano in te come noi crediamo in te; diventino amici, pongano fine all'inimicizia. Sono terra e per questo sono contro di noi: diventino cielo e saranno con noi ".

Siamo tutti mendicanti di Dio.

6. 9. Dacci oggi il nostro pane quotidiano 27. Anche qui è evidente che preghiamo per noi. Quando dici: Sia santificato il tuo nome, ti si deve spiegare che preghi per te, non per Iddio. Quando dici: Sia fatta la tua volontà, anche questa frase ti si deve spiegare, perché tu non pensi che auguri un bene a Dio che si faccia la sua volontà e non preghi piuttosto per te. Quando dici: Venga il tuo regno, si deve spiegare anche questo, perché tu non creda di augurare un bene a Dio, cioè ch'egli regni. Ma da questo punto e in seguito sino alla fine della preghiera, è chiaro che preghiamo Dio per noi. Quando dici: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, confessi d'essere un mendicante di Dio. Ma non arrossire: per quanto uno sia ricco sulla terra, è sempre un mendicante di Dio. Il mendicante sta davanti alla casa d'un ricco: ma anche lo stesso ricco sta davanti alla casa del gran Ricco. Si chiede l'elemosina a lui ma la chiede anche lui. Se non fosse nel bisogno, non busserebbe alle orecchie di Dio con la preghiera. Ma di che cosa ha bisogno un ricco? Non ho paura di dirlo: un ricco ha bisogno proprio del pane quotidiano. Perché mai ha abbondanza d'ogni cosa, come mai, se non perché gliel'ha data Dio? Che cosa avrebbe, se Dio ritirasse da lui la sua mano? Molti non si addormentarono forse ricchi e si alzarono poveri? E se a lui non manca nulla, ciò non deriva dalla sua potenza ma dalla misericordia di Dio.

Il pane quotidiano: materiale e spirituale.

6. 10. Ma questo pane di cui, carissimi, si riempie il ventre, con cui si ristora ogni giorno il corpo, questo pane dunque voi vedete che Dio lo dà non solo a chi lo loda, ma anche a chi lo bestemmia, lui che fa sorgere il proprio sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugl'ingiusti 28. Se lo lodi, ti nutre; se lo bestemmi, ti nutre lo stesso. Ti aspetta perché tu faccia penitenza; ma se non ti cambierai, egli ti condannerà. Poiché dunque questo pane lo ricevono da Dio i buoni e i cattivi, non c'è forse un pane speciale richiesto dai figli, il pane di cui il Signore diceva nel Vangelo: Non sta bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cani 29? Vi è certamente. Qual è questo pane? E perché si chiama " quotidiano " anche questo? Il pane infatti ci è necessario: senza di esso è impossibile vivere, senza pane è impossibile. È una sfacciataggine chiedere a Dio la ricchezza; non è una sfacciataggine chiedergli il pane quotidiano. C'è una gran differenza tra ciò che è necessario alla vita e ciò che serve a farci insuperbire. Tuttavia, siccome questo pane visibile e palpabile vien dato ai buoni e ai cattivi, il pane quotidiano chiesto dai figli è la parola di Dio, pane che ci viene distribuito ogni giorno. È il nostro pane quotidiano; di esso vivono le menti, non i ventri. È necessario a noi, ancora operai nella vigna: è il cibo, non la paga. All'operaio infatti due cose deve dare chi lo prende a giornata e lo manda nella propria vigna: il cibo perché non rimanga spossato, e la paga di cui si rallegri. Il nostro cibo quotidiano su questa terra è la parola di Dio, che sempre viene distribuita nelle chiese; la nostra paga dopo la fatica si chiama vita eterna. D'altra parte se per questo pane nostro quotidiano s'intende quello che ricevono i fedeli e riceverete anche voi dopo il battesimo, facciamo bene a pregare e dire: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, affinché viviamo in modo da non essere separati dall'altare.

Quaggiù siamo tutti debitori di Dio.

7. 11. E rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori 30. Nemmeno questa supplica dev'essere spiegata, poiché la facciamo per noi, in quanto domandiamo che ci siano rimessi i debiti. Siamo infatti debitori, non di denaro, ma per i peccati. Ora forse tu dirai: " Anche voi? ". Rispondiamo: " Anche noi ". " Anche voi, vescovi santi, siete debitori? ". "Sì, siamo debitori anche noi ". " Anche voi? Ma no, signore, non farti torto ". " Non mi faccio torto, ma dico la verità: siamo debitori ". Se diremo di non avere il peccato, inganniamo noi stessi e non c'è in noi la verità 31. Noi siamo battezzati, ma rimaniamo sempre debitori. Non perché sia rimasto in noi qualche peccato non rimesso nel battesimo, ma perché nel corso della vita ci macchiamo di peccati che ci devono venire rimessi ogni giorno. Coloro che muoiono subito dopo essere stati battezzati, salgono in cielo e si presentano a Dio senza peccati; ma coloro che, dopo essere stati battezzati, sono trattenuti in questa vita, a causa della fragilità umana si macchiano di qualche peccato che, anche se non fa naufragare, occorre tuttavia eliminare, poiché se non si toglie l'acqua dalla sentina, a poco a poco l'acqua entra e può fare sommergere tutta la nave. Pregare in questo modo è come vuotare la sentina. Non dobbiamo però soltanto pregare, ma anche fare elemosine: poiché quando si vuota la sentina per non far affondare la nave, si agisce con le parole e con le mani. Agiamo con le parole quando diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori; agiamo invece con le mani quando compiamo delle azioni: Spezza il pane all'affamato e conduci nella tua casa il povero privo d'un tetto 32. Rinchiudi l'elemosina nel cuore del povero ed essa pregherà per te il Signore 33.

Purificarsi dai peccati quotidiani.

8. 12. Dopo che ci sono stati rimessi tutti i peccati mediante il lavacro della rigenerazione, ci troveremmo ancora immersi in grandi angustie, se non ci fosse stata data la quotidiana purificazione della santa orazione. Le elemosine e le preghiere cancellano i peccati, purché non se ne commettano di tali a causa dei quali dobbiamo stare lontani dal pane [eucaristico] quotidiano, evitando i debiti ai quali è dovuta una condanna certa e severa. Non dite d'essere giusti, come se non aveste motivo di dire: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Dobbiamo astenerci dall'idolatria, dal consultare gli astrologhi, dai rimedi degli incantatori, dagli inganni degli eretici, dalle divisioni degli scismatici, dagli omicidi, dagli adulterii, dalle fornicazioni, dai furti e dalle rapine, dalle false testimonianze e da tutti gli altri eventuali peccati, senza parlare di quelli che producono effetti mortali, a causa dei quali è inevitabile che si venga separati dall'altare e si venga legati sulla terra in modo da essere legati anche in cielo 34: cosa molto pericolosa e che può causare la morte dell'anima, se non verrà sciolto sulla terra il peccato, affinché sia sciolto anche in cielo. Prescindendo quindi da questi peccati, non mancano all'uomo occasioni di peccare. Si pecca guardando volentieri ciò che non si deve guardare. Ma chi potrebbe frenare la velocità dell'occhio? Si dice infatti che l'occhio si chiama così dalla velocità. Chi potrebbe mettere un freno all'orecchio o all'occhio? Gli occhi, quando lo vorrai, si possono chiudere e si chiudono immediatamente; le orecchie invece ci vuole uno sforzo per tapparle; alzi le mani ed arrivi ad esse, ma se uno ti trattiene le mani, le orecchie restano aperte e non potrai tapparle per non sentire maldicenze, discorsi osceni, parole ingannatrici e adulatrici. Quando udrai qualcosa che non bisogna udire, anche se non lo farai, non peccherai forse con le orecchie? Ascolti volentieri qualcosa di cattivo. Quanti peccati commette una lingua micidiale! Alle volte commette tali peccati che, a causa di essi, si viene separati dall'altare. È proprio essa lo strumento delle bestemmie. Da essa escono anche discorsi frivoli, e senza scopo. La mano non deve fare alcuna azione cattiva né il piede correre a compiere il male, l'occhio non deve fissarsi su oggetti lascivi né l'orecchio sentire il turpiloquio né la lingua dire cose indecenti. Tu dirai: " Ma i pensieri chi potrà tenerli a freno? ".

9. 12. Fratelli miei, spesso preghiamo, ma pensiamo ad altre cose, si potrebbe dire che ci dimentichiamo davanti a chi stiamo e davanti a chi siamo prostrati. Se tutti questi peccati si ammucchiassero insieme contro di noi, si potrebbe forse pensare che non ci opprimerebbero per il fatto che sono piccoli? Che differenza c'è se ti schiaccia il piombo o la rena? Il piombo è un'unica massa, la rena è formata da piccoli granelli, ma ti schiaccia con la sua gran quantità. Sono peccati leggeri; ma non vedi che piccole gocce gonfiano i fiumi e portano via dei poderi? Sono peccati leggeri, è vero, ma sono molti.

Il battesimo cancella tutti i peccati. Il patto con Dio.

9. 13. Cerchiamo dunque di dire ogni giorno e di dirlo con cuore sincero e di mettere in pratica ciò che diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori 35. Noi prendiamo un impegno solenne, facciamo un patto e un accordo con Dio. Dio tuo Signore ti dice: " Perdona tu e perdonerò anch'io. Tu non hai perdonato? Tu ti rivolgi contro te stesso, non io ". Ora, figli miei carissimi, sapendo quanto vi sia utile, nella preghiera insegnata dal Signore e ancor più nella preghiera in genere, questa richiesta: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, ascoltatemi. Dovete essere battezzati: perdonate tutto; chi ha qualche risentimento nel proprio cuore contro qualcuno, perdoni di cuore. Entrate [nel fonte battesimale] con queste disposizioni e siate certi che vi saranno rimessi assolutamente tutti i peccati: non solo quelli contratti nascendo dai genitori, per discendenza da Adamo, col peccato originale (a causa del quale correte con chi è bambino a ricevere la grazia del Salvatore), ma anche ogni altro peccato aggiunto nella vostra vita, commesso con parole, azioni e pensieri. Vi saranno rimessi tutti; e ne uscirete come uscireste dallo sguardo del vostro Dio con la sicurezza d'essere senza alcun debito.

Si devono amare anche i nemici.

10. 14. Ebbene, poiché a causa dei peccati quotidiani, di cui ho parlato, vi è necessario dire, quasi come un mezzo di purificazione quotidiana: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, che cosa farete? Voi avete dei nemici; infatti chi potrebbe vivere su questa terra senza avere dei nemici? Pensate al vostro bene: amateli. In nessun modo ti può nuocere un nemico feroce più di quanto nuocerai tu a te stesso, se non amerai il nemico. Egli infatti potrà nuocere alla tua villa o al tuo bestiame, alla tua casa, al tuo servo o alla tua serva, a tuo figlio o a tua moglie o, al massimo, al tuo corpo se gliene sarà dato il potere; potrà forse egli danneggiare l'anima tua come lo puoi tu? Sforzatevi di raggiungere questa perfezione, carissimi; vi esorto. Ma sono stato forse io a farvi questo dono? Ve l'ha fatto colui al quale dite: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Non vi sembri tuttavia una cosa impossibile: io so, conosco, so per esperienza personale che ci sono cristiani che amano i loro nemici. Se vi sembrerà una cosa impossibile, non la farete. Innanzi tutto dovete credere che è possibile; inoltre dovete pregare che si compia in voi la volontà di Dio. A che ti giova infatti il male del tuo nemico? Se fosse esente da ogni male, non sarebbe tuo nemico. Desidera per lui il bene: egli pone termine al male e non sarà più tuo nemico. Infatti in lui non ti è nemica la natura umana, ma una colpa. Ti è forse nemico per il fatto ch'egli ha un'anima e un corpo? Egli è quello che sei anche tu: tu hai un'anima, l'ha anche lui; tu hai un corpo, l'ha anche lui. È della stessa tua natura: insieme siete stati plasmati con la terra dal Signore, e siete stati dotati di un'anima. Egli è ciò che sei anche tu: consideralo come tuo fratello. In origine i nostri due progenitori erano Adamo ed Eva: padre l'uno e madre l'altra; noi dunque siamo fratelli. Lasciamo da parte la prima origine. Nostro padre è Dio, nostra madre la Chiesa; noi dunque siamo fratelli. " Ma il mio nemico è pagano, è giudeo, è eretico ". Proprio per questo già da un pezzo ho detto: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. O Chiesa! Il tuo nemico è un pagano, un giudeo, un eretico; non è altro che terra! Se tu invece sei cielo, invoca il Padre ch'è nei cieli e pregalo per i tuoi nemici, poiché anche Saulo era nemico della Chiesa; così si pregò per lui e divenne amico. Non solo cessò d'essere persecutore ma si affaticò per essere collaboratore. E se vuoi sapere la verità si pregò contro di lui, cioè contro la sua cattiveria, non contro la sua natura. Prega anche tu contro la cattiveria del tuo nemico: muoia quella ed egli viva. Se infatti morisse il tuo nemico, potrebbe sembrare che non hai più il nemico ma non troveresti nemmeno un amico: se invece morirà la sua cattiveria, hai trovato anche un amico.

Bisogna amare i nemici anche se ci riescono pochi.

11. 15. Continuate pure a dire: "Ma chi ci riesce? Chi lo fa? ". Lo faccia Dio nei vostri cuori. Lo so anch'io: pochi lo fanno, sono magnanimi quelli che lo fanno, lo fanno le persone spirituali. Sono forse tali nella Chiesa tutti i fedeli che si accostano all'altare e ricevono il corpo e il sangue di Cristo? Sono forse tutti così? Eppure tutti dicono: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Dio potrebbe rispondere loro: " Perché mi chiedete di fare ciò che ho promesso, dal momento che voi non fate ciò che io ho comandato? Che cosa ho promesso? Di rimettervi i vostri debiti. Che cosa ho comandato? Che anche voi li rimettiate ai vostri debitori. Come potete mettere in pratica questi precetti, se non amate i vostri nemici? ". Che cosa faremo dunque, fratelli? A tanto poche si riducono le pecorelle di Cristo? Se devono dire: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, soltanto quelli che amano i propri nemici, non saprei che fare, non saprei che dire. Potrei forse dirvi: " Se non amate i vostri nemici, non pregate "? Non oso dirlo; al contrario, anzi, pregate perché li amiate. Potrei forse dirvi: Se non amate i vostri nemici, nell'orazione insegnata dal Signore non dite: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori? Supponi che io dica: " Non lo dite ". Se non lo direte, non vi saranno rimessi: ma se lo direte e non farete quel che dite, non vi saranno rimessi. Si deve dunque dire e fare [quel che si dice] affinché siano rimessi.

Si dia almeno il perdono al nemico che lo chiede.

12. 16. Vedo qualcosa grazie alla quale posso consolare non un piccolo numero, ma una moltitudine di cristiani, e so che lo desiderate sentire. Perdonate e Dio vi perdonerà 36, ha detto Cristo. E voi nell'orazione che cosa dite? Ciò che stiamo spiegando adesso: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Perdona, o Signore, come perdoniamo noi. Ecco che cosa dici: " Rimetti, o Padre, che sei nei cieli, i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori ". Ecco che cosa dovete fare e, se non lo farete, perirete. Che dire poi? Quando sentite dire: " Se un nemico vi chiede perdono, dovete darglielo subito ", anche questo è difficile per voi? Era difficile per te amare un nemico infuriato con te: è anche difficile per te amare una persona che ti supplica? Che dirai? Tu l'odiavi perché era infuriato con te; avrei preferito che non lo avessi odiato neppure allora; avrei desiderato che tu avessi sopportato le sue furie e ti fossi ricordato del Signore che diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 37. Avrei dunque desiderato vivamente che, anche quando contro di te infieriva il tuo nemico, avessi pensato al Signore tuo Dio quando diceva quella preghiera. Ma forse dirai: " Ha fatto così lui, è vero, ma in quanto è il Signore, perché è il Cristo, il figlio di Dio, l'Unigenito, il Verbo incarnato; che potrei fare io, che sono un individuo cattivo e debole? ". Se l'esempio del tuo Signore è troppo alto per te, pensa a un servo di Dio, simile a te. Santo Stefano veniva lapidato; ma tra il lancio delle pietre, inginocchiato, pregava per i nemici, dicendo: Signore, non imputare loro questo delitto 38. Quelli lanciavano pietre, non chiedevano perdono, ma egli pregava per loro. Desidero che tu sia come lui: sforzati d'esserlo. Perché trascini sempre il cuore sulla terra? Ascolta, volgi il tuo cuore in alto, ama i nemici. Se non puoi amare un nemico infuriato, ama almeno quello che ti chiede perdono. Ama chi ti dice: " Fratello, ho peccato, perdonami ". Se allora non perdonerai, non ti dico: " Cancellerai l'orazione dal tuo cuore "; ma: " Sarai cancellato dal libro di Dio ".

Il castigo sia senz'odio.

13. 17. Se, invece, gli avrai perdonato e avrai deposto l'odio dal cuore, allora avrai bandito l'odio dal cuore, senza bisogno di eliminare il castigo dovuto. " Che fare dunque se colui che chiede perdono merita d'essere castigato da me? ". Fa' ciò che vuoi. Suppongo che tu vuoi bene a tuo figlio anche quando lo bastoni. Tu non ti commuovi alle lagrime che versa mentre lo picchi, poiché tu gli serbi l'eredità. Io dico solo questo: che tu deponga l'odio dal tuo cuore quando ti chiede il perdono. Forse tu dirai: " Ma egli mentisce, simula ". O giudice del cuore, dimmi i pensieri di tuo padre, dimmi i tuoi pensieri di ieri. Quello prega, chiede perdono: devi perdonare, devi assolutamente perdonare. Se non gli perdonerai, farai un danno a te e non a lui. Poiché egli sa che cosa farà. Tu, pur essendo suo compagno nel servizio di Dio, non vuoi perdonare a un servo di Dio come te? Ebbene egli andrà da vostro Signore e gli dirà: " Signore, ho pregato il mio conservo di perdonarmi, ma non ha voluto perdonarmi: perdonami tu ". Non è forse lecito al Signore di condonare i debiti del proprio servo? Quello, avuto il perdono, si allontana assolto dal Signore; tu invece rimani condannato. Condannato: in che modo? Verrà il tempo di pregare, verrà il tempo di dire: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Ma il Signore ti risponderà: "Niente affatto! Pur avendo verso di me tanti debiti, tu mi hai supplicato e te li ho condonati: non dovevi anche tu avere pietà del tuo compagno, come anch'io ho avuto pietà di te? " 39. Queste sono parole del Vangelo, non del mio cuore. Se invece perdonerai a chi ti chiede perdono, potrai senz'altro recitare questa preghiera. Ma anche se non sei ancora capace di amare un nemico spietato, potrai tuttavia dire questa preghiera: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Passiamo alle restanti petizioni.

13. 18. Non c'indurre in tentazione 40. Noi diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori per i nostri peccati passati, che non possiamo fare in modo che non siano stati commessi. Tu puoi fare in modo di non ripetere i peccati che hai commessi; come potrai fare in modo che non siano stati commessi i peccati da te commessi? Per i peccati già commessi ti viene in aiuto la suddetta frase: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Per i peccati in cui puoi cadere, che cosa potrai fare? Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male, cioè dalla stessa tentazione.

Tre petizioni riguardano la vita eterna, le altre le necessità della vita presente .

14. 19. Valgono per sempre le tre petizioni: Sia santificato il tuo nome, Venga il tuo regno, Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra; valgono per la vita umana le ultime tre petizioni. Sempre infatti dev'essere santificato in noi il nome di Dio, dobbiamo essere sempre nel suo regno, sempre dobbiamo fare la sua volontà: ciò sarà per l'eternità. Il pane quotidiano per altro ci è necessario adesso; ma a partire da questo punto tutto il resto che domandiamo nella preghiera riguarda la necessità della vita presente. Il pane quotidiano è necessario in questa vita; così anche è necessario in questa vita che ci siano perdonati i nostri debiti, poiché quando arriveremo alla vita eterna cesseremo d'aver debiti; su questa terra invece c'è la tentazione, si naviga pericolosamente, per le fessure della fragilità s'insinua nella nave [dell'anima] qualcosa che dev'essere eliminato, come l'acqua dalla sentina. Quando però saremo diventati uguali agli angeli di Dio, non dovremo più dire né più pregare Dio che ci rimetta i nostri debiti poiché non ci saranno più. Soltanto quaggiù ci occorre il pane quotidiano, solo quaggiù dobbiamo pregare che ci siano rimessi i debiti, che non cadiamo nella tentazione; poiché in quell'altra vita la tentazione non entrerà; solo quaggiù dobbiamo pregare d'essere liberati dal male, poiché nell'altra vita non ci sarà nessun male, ma durerà per sempre il bene eterno.

 

1 - Gi 2, 32.

2 - Cf. Sal 120, 1; 145, 6.

3 - Cf. Gal 4, 4.

4 - Rm 10, 13.

5 - Rm 10, 14-15.

6 - Cf. Sal 145, 6.

7 - Sal 108, 7.

8 - 1 Tm 1, 13.

9 - Cf. At 9, 1-2.

10 - Lc 23, 34.

11 - Gal 1, 22-24.

12 - Cf. Mt 6, 7.

13 - Mt 6, 8.

14 - Mt 6, 9.

15 - Cf. Sal 4, 5.

16 - Mt 6, 9.

17 - Mt 6, 10.

18 - Mt 25, 34.

19 - Mt 6, 10.

20 - Symb. fidei.

21 - Mt 25, 34.

22 - Mt 25, 41.

23 - Mt 6, 10.

24 - Rm 7, 25.

25 - Cf. 1 Cor 15, 54.

26 - Gal 5, 17.

27 - Mt 6, 11.

28 - Cf. Mt 5, 45.

29 - Mt 15, 26

30 - Mt 6, 12.

31 - 1 Gv 1, 8.

32 - Is 58, 7.

33 - Sir 29, 15.

34 - Cf. Mt 16, 19.

35 - Mt 6, 12.

36 - Lc 6, 37.

37 - Lc 23, 34.

38 - At 7, 60.

39 - Cf. Mt 18, 32-33.

40 - Mt 6, 13.


Corvi, beccate, balsamo

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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La notte precedente la domenica in Albis, 3 aprile 1864, a Don Bosco parve di trovarsi sul balcone prospiciente la sua cameretta, nell’atto di osservare i giovani a divertirsi, quando vide comparire un grande lenzuolo bianco, che coprì tutto il cortile con i giovani che si ricreavano. Mentre stava osservando, vide una grande quantità di corvi venire a svolazzare sopra il lenzuolo, girare qua e là e finalmente trovare le estremità, passare sotto e gettarsi sopra i giovani per beccarli.

Apparve allora uno spettacolo compassionevole: a uno cavavano gli occhi, a un altro beccavano la lingua facendola a pezzi; a questo davano beccate in fronte, a quell’altro straziavano il cuore. Ma ciò che stupiva Don Bosco era che nessuno si lamentava o gridava, ma tutti restavano freddi e insensibili, senza curarsi di difendersi. «— Sogno o son desto? — pensavo —. Quei corvi che siano demòni che danno l’assalto ai miei giovani? Mentre pensavo così, sentii un rumore e mi svegliai. Qualcuno aveva bussato alla mia porta.

Ma quale non fu la mia sorpresa quando il lunedì vidi diminuire le Comunioni, al martedì più ancora, al mercoledì poi in modo notevolissimo, sicché alla metà della Messa avevo terminato di confessare! Non volli però dir nulla, perché essendo prossimi gli Esercizi Spirituali, speravo che si sarebbe rimediato a tutto.

Ieri, 13 aprile, ebbi un altro sogno. Lungo il giorno avevo sempre confessato, quindi la mia mente era tutta occupata dell’anima dei miei giovani, come lo è quasi di continuo. Nella notte mi parve di nuovo di trovarmi sul balcone a osservare i giovani in ricrea zione. Scorgevo tutti quelli che erano stati feriti dai corvi e li osservavo, quando comparve un personaggio con un vasetto in mano, entro cui c’era del balsamo. Era accompagnato da un altro che recava un pannolino. Tutti e due si diedero attorno a medicare le ferite dei giovani che, appena toccati dal balsamo, restavano guariti. Ve ne furono però parecchi che non vollero essere guariti.

E ciò che più mi spiacque è che questi erano in numero notevole. Mi affrettai a prenderne i nomi su di un pezzo di carta, ma mentre scrivevo, mi svegliai e mi trovai a mani vuote. Tuttavia li ricordo quasi tutti e andrò via via parlando con loro, come già parlai con alcuni per indurli a sanare le loro ferite».

Questi due sogni spiegano quanto si legge nelle Memorie Biografiche: « Finiti gli Esercizi, Don Bosco si lamentò che alcuni degli alunni non ne avessero approfittato per il bene della loro anima. “Io, in questi giorni passati — disse —, vedevo così chiaramente i peccati di ciascuno di voi, come se li avessi tutti scritti davanti agli occhi. E una grazia singolare che il Signore mi ha fatto in questi giorni per il vostro bene “» .


23-9 Ottobre 20, 1927 Come le potenze create non possono né abbracciare né esaurire la Potenza increata, neppure la Vergine né la stessa Umanità di Nostro Signore. Come la Divina Volontà possiede l’atto incessante e sempre nuovo e tiene virtù di far sempre cose nuove. Esempio. Come aspetta il suo re

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Seguo ciò che sta scritto di sopra. Onde pensavo tra me: “Il mio amato Gesù dice che allora sarà completa la gloria sua da parte della Creazione e la gloria di tutti i beati, quando sarà conosciuta la sua Divina Volontà in terra e formato il regno di Essa, ed i figli di questo regno prenderanno il posto nella Celeste Patria, riserbato solo per loro ed io pensavo, in Cielo c’è la Sovrana Regina che ebbe tutta la pienezza della Vita della Volontà Divina, che nessuno, credo che potrà raggiungerla, perché dunque non è completa la gloria di Dio da parte della Creazione?” E tant’altri dubbi e pensieri che mi venivano, che non è necessario dirle sulla carta, dico solo quello che mi ha detto Gesù:

(2) “Figlia mia, sei troppo piccina e misuri con la tua piccolezza la grandezza interminabile e la mia sapienza inarrivabile. La creatura per quanto santa fosse, come fu la mia diletta Madre, che ad onta che possiede tutta la pienezza e totalità di tutti i beni del suo Creatore ed il regno della mia Volontà Divina ebbe in Lei il suo pieno dominio, con tutto ciò non potette esaurire tutta l’immensità dei beni dell’Essere Divino, si empì fino all’orlo, traboccò fuori fino a formare mari intorno a Sé, ma restringere in Sé, abbracciare tutto ciò che contiene l’Ente Supremo, le fu impossibile, neppure la mia Umanità da Sé sola potette racchiudere tutta l’immensità della luce creatrice, ero tutto riempito dentro e fuori di me, ma oh! quanto ne rimaneva fuori di me ché al cerchio della mia Umanità non teneva grandezza equivalente dove racchiudere una luce sì interminabile; questo è perché le potenze create, di qualunque genero fossero, non possono esaurire la potenza increata, né di abbracciarla e restringerla in loro. L’altezza della Regina del Cielo e la mia stessa Umanità, si trovò col suo Creatore nelle condizioni in cui puoi trovarti tu se ti esponi ai raggi del sole, puoi trovarti sotto l’impero della sua luce, esserne investita, sentire tutta l’intensità del suo calore, ma poter restringere in te e sopra di te tutta la sua luce e calore, ti riuscirà impossibile, ma ad onta di ciò non puoi dire che la vita della luce del sole e del suo calore non è in te e fuori di te. Ora tu devi sapere che il nostro Essere Divino, la nostra Volontà creatrice, possiede il suo moto incessante e sempre nuovo, nuovo nelle gioie, nella felicità, nuovo nella bellezza, nuovo nel lavorio che, la nostra sapienza mette fuori nella formazione delle anime, nuovo nella santità che imprime, nuovo nell’amore che infonde. Quindi se possiede quest’atto nuovo continuato, tiene virtù di far sempre cose nuove, e se tutta bella, pura e santa fu fatta la Mamma Regina, ciò non esclude che possiamo fare altre cose nuove e belle, degne delle opere nostre. Molto più che nella Creazione, come il nostro Fiat Divino uscì in campo nel creare tutte le cose, uscì anche in campo tutti gli atti nuovi con cui doveva formare le creature, le rarità di bellezza che doveva comunicare, e la santità che doveva imprimere in chi avrebbe vissuto nel nostro Volere Divino. E siccome Esso non ebbe vita nelle creature, né il suo regno, lo ebbe solo nella Sovrana del Cielo e perciò fece il primo prodigio e miracolo che stupì Cielo e terra, onde aspetta le altre creature che devono tenere la sua Vita e formare altri suoi regni dove regnare, per formare col nostro atto nuovo altre rarità di santità, di bellezza e di grazia. Oh! come la mia Divina Volontà aspetta con ansia questo suo campo d’azione, di mettere fuori questi atti nuovi. Essa è come un’artefice che sa fare le centinaia e migliaia di statue, una diversa dall’altra, sa imprimere in esse una finezza e rarità di bellezza, di atteggiamenti, di forme, ma una non può dire ch’è come l’altra, non sa fare ripetizioni, ma sempre statue nuove e belle; ma non le viene dato di mettere fuori la sua arte, qual dolore non sarebbe per un’artefice simile la sua inoperosità? Tale è la mia Divina Volontà, e perciò aspetta il suo regno in mezzo alle creature, per formare rarità di bellezze divine in esse, non mai viste, santità non mai sentite, novità non mai toccate, non basta alla sua potenza che tutto può, alla sua immensità che tutto abbraccia, al suo amore che mai esaurisce, di aver formato con le sue arti divine la gran Signora, la Regina del Cielo e della Terra, ma il seguito di Lei, in cui vuol vivere solo il mio Fiat e regnare per formare altre opere degne di Esso. Come può dunque essere completa la nostra gloria per parte della Creazione e completa nel Cielo la gloria, la felicità dell’umana famiglia se il nostro lavoro non è compiuto nella Creazione? Ci stanno da fare le statue più belle, le opere più importanti; lo scopo perché fu creata la Creazione non è realizzato né compiuto, e ad un lavoro basta che manchi un punto, un piccolo fiorellino, una foglia, una sfumatura, che non può avere tutto il suo valore e riscuotere la gloria completa chi formò il lavoro. Molto più che nel lavoro della nostra Creazione, non un punto che manca, ma le cose più importanti, le nostre svariate immagini divine di bellezze, di santità, di perfetta nostra somiglianza, e come la nostra Volontà incominciò l’opera della Creazione con tanta sontuosità di bellezze, d’ordine, d’armonia, di magnificenza, tanto nel formare la macchina di tutto l’universo, quanto nel creare l’uomo, così è giusto per decoro, gloria e onore dell’opera nostra, che sia compiuta con più sontuosità e diversità di rare bellezze, tutte degne dell’atto incessante e nuovo che possiede la mia Divina Volontà. Chi vivrà nel regno di Essa, staranno sotto la forza d’un atto nuovo, d’una forza irresistibile continuata, sicché si sentiranno investiti di un’atto nuovo di santità, di smagliante bellezza, di luce fulgidissima e mentre possederanno questo, un’altro nuovo ne arriva, e poi un’altro ancora, senza mai cessare, sorpresi loro stessi diranno: “Com’è santo, bello, ricco, forte, felice, il nostro Fiat tre volte santo, che mai esaurisce, tiene sempre santità da darci, bellezze per sempre più abbellirci, nuove fortezze per farci più forti, nuove felicità in modo che quella di prima non è simile alla seconda, né alla terza, né a tutte le altre che ci darà”. Onde queste creature fortunate saranno il vero trionfo del Fiat Divino, l’ornamento più bello di tutta la Creazione, i soli più fulgidi che con la loro luce copriranno il vuoto di quelli che non hanno vissuto nel regno di Esso. Ora la mia inseparabile Mamma che possiede come vita propria quest’atto nuovo continuato, comunicatole dalla mia Divina Volontà perché fece vita in Essa, è il primo Sole fulgidissimo che formò il mio Volere in Lei, che occupa il primo posto di Regina e allieta tutta la corte celeste facendovi riflettere in tutti i beati la sua luce, le sue gioie, la sua bellezza; ma Lei sa che non esaurì tutti gli atti nuovi ed incessanti che la mia Volontà Divina ha stabilito di dare alle creature, perché Essa è inesauribile ed oh! quanti ne tiene e aspetta che siano formati altri soli da questo suo atto nuovo di nuove bellezze e di rara beltà e come vera Madre, vuole circondarsi di tutti questi soli, affinché si riflettano e si felicitano a vicenda e tutta la corte celeste riceva non solo i suoi, ma i riflessi di tutti questi soli come compimento a tutti della gloria dell’opera della Creazione del suo Creatore. Essa come Regina aspetta con tanto amore le proprietà della mia Volontà nelle creature, che sono come sue, ché ebbe il principio di formare in Essa il regno della mia Volontà Divina. Supponi che nella volta dei cieli invece d’un sole venissero formati altri soli, nuovi nella bellezza e nella luce, non comparirebbe più bella, più ornata la volta del cielo? Certo che sì. Ed i soli come luce non si rifletterebbero a vicenda e tutti gli abitatori della terra non riceverebbero i riflessi, i beni di tutti questi soli? Così sarà nel Cielo. Molto più che chi ha posseduto in terra il regno del Fiat Supremo, avranno beni comuni interminabili, perché una è la Volontà che li ha dominati. Ecco perciò che ad onta che nel Cielo c’è la Sovrana Imperatrice, che possiede la pienezza della Vita del mio Voler Divino, da parte della Creazione la nostra gloria non è completa, perché, primo, che la nostra Volontà non è conosciuta in mezzo alle creature e quindi né amata né sospirata; secondo, non essendo conosciuta, Essa non può dare ciò che ha stabilito di dare e quindi non può formare le tante rarità di opere che sa fare e può fare, mentre ad opera compita si canta vittoria e gloria”.