Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 23° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 13
1Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!".2Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta".3Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte:4"Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?".
5Gesù si mise a dire loro: "Guardate che nessuno v'inganni!6Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti.7E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine.8Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori.
9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro.10Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti.11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo.12Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte.13Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
14Quando vedrete 'l'abominio della desolazione' stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti;15chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa;16chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.17Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni!18Pregate che ciò non accada d'inverno;19perché quei giorni saranno 'una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione', fatta da Dio, 'fino al presente', né mai vi sarà.20Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni.21Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete;22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti.23Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto.
24In quei giorni, dopo quella tribolazione,
'il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo splendore'
25'e gli astri si metteranno a cadere' dal cielo
'e le potenze che sono nei cieli' saranno sconvolte.
26Allora vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sulle nub'i con grande potenza e gloria.27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina;29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte.30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.32Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.
33State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.34È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.35Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino,36perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!".
Secondo libro di Samuele 3
1La guerra tra la casa di Saul e la casa di Davide si protrasse a lungo. Davide con l'andar del tempo si faceva più forte, mentre la casa di Saul andava indebolendosi.
2In Ebron nacquero a Davide dei figli e furono: il maggiore Amnòn, nato da Achinoàm di Izreèl;3il secondo Kileàb, da Abigail già moglie di Nabal da Carmel; il terzo Assalonne, nato da Maaca, figlia di Talmài re di Ghesùr;4il quarto Adonìa nato da Agghìt; il quinto Sefatìa, figlio di Abitàl;5il sesto Itreàm, nato da Eglà moglie di Davide. Questi nacquero a Davide in Ebron.
6Mentre durava la lotta tra la casa di Saul e quella di Davide, Abner era diventato potente nella casa di Saul.7Saul aveva avuto una concubina chiamata Rizpà figlia di Aià. Ora Is-Bàal disse ad Abner: "Perché ti sei unito alla concubina di mio padre?".8Abner si adirò molto per le parole di Is-Bàal e disse: "Sono io una testa di cane, di quelli di Giuda? Fino ad oggi ho usato benevolenza alla casa di Saul tuo padre, favorendo i suoi fratelli e i suoi amici, e non ti ho fatto cadere nelle mani di Davide; oggi tu mi rimproveri una colpa di donna.9Tanto faccia Dio ad Abner e anche peggio, se io non farò per Davide ciò che il Signore gli ha giurato:10trasferire cioè il regno dalla casa di Saul e stabilire il trono di Davide su Israele e su Giuda, da Dan fino a Bersabea".11Quegli non fu capace di rispondere una parola ad Abner, perché aveva paura di lui.
12Abner inviò subito messaggeri a Davide per dirgli: "A chi il paese?". Intendeva dire: "Fa' alleanza con me ed ecco, la mia mano sarà con te per ricondurre a te tutto Israele".13Rispose: "Bene! Io farò alleanza con te. Però ho una cosa da chiederti ed è questa: non verrai alla mia presenza, se prima non mi condurrai davanti Mikal figlia di Saul, quando verrai a vedere il mio volto".14Davide spedì messaggeri a Is-Bàal, figlio di Saul, intimandogli: "Restituisci mia moglie Mikal, che feci mia sposa al prezzo di cento membri di Filistei".15Is-Bàal mandò incaricati a toglierla al suo marito, Paltiel figlio di Lais.16Suo marito la seguì, camminando e piangendo dietro di lei fino a Bacurim. Poi Abner gli disse: "Torna indietro!" e quegli tornò.
17Intanto Abner rivolse questo discorso agli anziani d'Israele: "Da tempo voi ricercate Davide come vostro re.18Ora mettetevi al lavoro, perché il Signore ha detto e confermato a Davide: Per mezzo di Davide mio servo libererò Israele mio popolo dalle mani dei Filistei e dalle mani di tutti i suoi nemici".19Abner ebbe colloqui anche con gli uomini di Beniamino. Poi Abner tornò solo da Davide in Ebron a riferirgli quanto era stato approvato da Israele e da tutta la casa di Beniamino.20Abner venne dunque a Davide in Ebron con venti uomini e Davide fece servire un banchetto ad Abner e ai suoi uomini.21Abner disse poi a Davide: "Sono pronto! Vado a radunare tutto Israele intorno al re mio signore. Essi faranno alleanza con te e regnerai su quanto tu desideri". Davide congedò poi Abner, che partì in pace.
22Ed ecco, gli uomini di Davide e Ioab tornavano da una scorreria e portavano con sé grande bottino. Abner non era più con Davide in Ebron, perché questi lo aveva congedato, ed egli era partito in pace.23Quando arrivarono Ioab e la sua truppa, fu riferito a Ioab: "È venuto dal re Abner figlio di Ner ed egli l'ha congedato e se n'è andato in pace".24Ioab si presentò al re e gli disse: "Che hai fatto? Ecco, è venuto Abner da te; perché l'hai congedato ed egli se n'è andato?25Non sai chi è Abner figlio di Ner? È venuto per ingannarti, per conoscere le tue mosse, per sapere ciò che fai".
26Ioab si allontanò da Davide e mandò messaggeri dietro Abner e lo fece tornare indietro dalla cisterna di Sira, senza che Davide lo sapesse.27Abner tornò a Ebron e Ioab lo prese in disparte in mezzo alla porta, come per parlargli in privato, e qui lo colpì al basso ventre e lo uccise, per vendicare il sangue di Asaèl suo fratello.28Davide seppe più tardi la cosa e protestò: "Sono innocente io e il mio regno per sempre davanti al Signore del sangue di Abner figlio di Ner.29Ricada sulla testa di Ioab e su tutta la casa di suo padre. Nella casa di Ioab non manchi mai chi soffra gonorrea o sia colpito da lebbra o maneggi il fuso, chi cada di spada o chi sia senza pane".30Ioab e suo fratello Abisài avevano trucidato Abner, perché aveva ucciso Asaèl loro fratello a Gàbaon in battaglia.31Davide disse a Ioab e a tutta la gente che era con lui: "Stracciatevi le vesti, vestitevi di sacco e fate lutto davanti ad Abner". Anche il re Davide seguiva la bara.32Seppellirono Abner in Ebron e il re levò la sua voce e pianse davanti al sepolcro di Abner; pianse tutto il popolo.33Il re intonò un lamento funebre su Abner e disse:
"Come muore un insensato,
doveva dunque Abner morire?
34Le tue mani non erano state legate,
i tuoi piedi non erano stati stretti in catene!
Sei caduto come si cade
davanti ai malfattori!".
Tutto il popolo riprese a piangere su di lui.35Tutto il popolo venne a invitare Davide perché prendesse cibo, mentre era ancora giorno; ma Davide giurò: "Tanto mi faccia Dio e anche di peggio, se io gusterò pane o qualsiasi altra cosa prima del tramonto del sole".36Tutto il popolo notò la cosa e la trovò giusta; quanto fece il re ebbe l'approvazione del popolo intero.37Tutto il popolo, cioè tutto Israele, fu convinto in quel giorno che la morte di Abner figlio di Ner non era stata provocata dal re.38Disse ancora il re ai suoi ministri: "Sappiate che oggi è caduto un capo, un grande in Israele. Io, oggi, mi sono comportato dolcemente, sebbene già consacrato re, mentre questi uomini, i figli di Zeruià, sono stati più duri di me. Provveda il Signore a trattare il malvagio secondo la sua malvagità".
Giobbe 1
1C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male.2Gli erano nati sette figli e tre figlie;3possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. Quest'uomo era il più grande fra tutti i figli d'oriente.
4Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme.5Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: "Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore". Così faceva Giobbe ogni volta.
6Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro.7Il Signore chiese a satana: "Da dove vieni?". Satana rispose al Signore: "Da un giro sulla terra, che ho percorsa".8Il Signore disse a satana: "Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male".9Satana rispose al Signore e disse: "Forse che Giobbe teme Dio per nulla?10Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra.11Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!".12Il Signore disse a satana: "Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui". Satana si allontanò dal Signore.
13Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore,14un messaggero venne da Giobbe e gli disse: "I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi,15quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
16Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
17Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
18Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore,19quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
20Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò21e disse:
"Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!".
22In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.
Salmi 68
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'
2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.
5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.
12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.
17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.
20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.
23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".
25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.
29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.
33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.
35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.
Geremia 50
1Parola che il Signore pronunziò contro Babilonia, contro il paese dei Caldei, per mezzo del profeta Geremia.
2"Proclamatelo fra i popoli e fatelo sapere,
non nascondetelo, dite:
Babilonia è presa,
Bel è coperto di confusione,
è infranto Marduch;
sono confusi i suoi idoli,
sono sgomenti i suoi feticci.
3Poiché dal settentrione sale contro di essa un popolo che ridurrà la sua terra a un deserto, non vi abiterà più nessuno; uomini e animali fuggono, se ne vanno.4In quei giorni e in quel tempo - dice il Signore - verranno gli Israeliti insieme con i figli di Giuda; cammineranno piangendo e cercheranno il Signore loro Dio.5Domanderanno di Sion, verso cui sono fissi i loro volti: Venite, uniamoci al Signore con un'alleanza eterna, che non sia mai dimenticata.6Gregge di pecore sperdute era il mio popolo, i loro pastori le avevano sviate, le avevano fatte smarrire per i monti; esse andavano di monte in colle, avevano dimenticato il loro ovile.7Quanti le trovavano, le divoravano e i loro nemici dicevano: Non commettiamo nessun delitto, perché essi hanno peccato contro il Signore, pascolo di giustizia e speranza dei loro padri.
8Fuggite da Babilonia,
dalla regione dei Caldei,
uscite e siate come capri
in testa al gregge.
9Poiché, ecco io suscito e mando contro Babilonia
una massa di grandi nazioni
dal paese del settentrione;
queste le si schiereranno contro,
di là essa sarà presa.
Le loro frecce sono come quelle di un abile arciere,
nessuna ritorna a vuoto.
10La Caldea sarà saccheggiata,
tutti i suoi saccheggiatori saranno saziati.
Parola del Signore.
11Gioite pure e tripudiate,
saccheggiatori della mia eredità!
Saltate pure come giovenchi su un prato
e nitrite come destrieri!
12La vostra madre è piena di confusione,
e coperta di vergogna colei che vi ha partorito.
Ecco è l'ultima delle nazioni,
un deserto, un luogo riarso e una steppa.
13A causa dell'ira del Signore non sarà più abitata,
sarà tutta una desolazione.
Chiunque passerà vicino a Babilonia rimarrà stupito
e fischierà davanti a tutte le sue piaghe.
14Disponetevi intorno a Babilonia,
voi tutti che tendete l'arco;
tirate contro di essa, non risparmiate le frecce,
poiché essa ha peccato contro il Signore.
15Alzate il grido di guerra contro di essa, da ogni parte.
Essa tende la mano,
crollano le sue torri,
rovinano le sue mura,
poiché questa è la vendetta del Signore.
Vendicatevi di lei,
trattatela come essa ha trattato gli altri!
16Sterminate in Babilonia chi semina
e chi impugna la falce al momento della messe.
Di fronte alla spada micidiale
ciascuno ritorni al suo popolo
e ciascuno fugga verso il suo paese.
17Una pecora smarrita è Israele,i leoni le hanno dato la caccia;
per primo l'ha divorata il re di Assiria,
poi il re di Babilonia ne ha stritolato le ossa.
18Perciò, dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, io punirò il re di Babilonia e il suo paese, come già ho punito il re di Assiria,19e ricondurrò Israele nel suo pascolo, pascolerà sul Carmelo e sul Basàn; sulle montagne di Èfraim e di Gàlaad si sazierà.20In quei giorni e in quel tempo - dice il Signore - si cercherà l'iniquità di Israele, ma essa non sarà più, si cercheranno i peccati di Giuda, ma non si troveranno, perché io perdonerò a quanti lascerò superstiti.
21Avanza nella terra di Meratàim,
avanza contro di essa
e contro gli abitanti di Pekòd.
Devasta, annientali - dice il Signore -
eseguisci quanto ti ho comandato!
22Rumore di guerra nella regione,
e grande disastro.
23Perché è stato rotto e fatto in pezzi
il martello di tutta la terra?
Perché è diventata un orrore
Babilonia fra le nazioni?
24Ti ho teso un laccio e ti ci sei impigliata,
Babilonia, senza avvedertene.
Sei stata sorpresa e afferrata,
perché hai fatto guerra al Signore.
25Il Signore ha aperto il suo arsenale
e ne ha tratto le armi del suo sdegno,
perché il Signore Dio degli eserciti
ha un'opera da compiere nel paese dei Caldei.
26Venite ad essa dall'estremo limite,
aprite i suoi granai;
fatene dei mucchi come covoni, sterminatela,
non ne rimanga neppure un resto.
27Uccidete tutti i suoi tori, scendano al macello.
Guai a loro, perché è giunto il loro giorno,
il tempo del loro castigo!
28Voce di profughi e di scampati dal paese di Babilonia
per annunziare in Sion
la vendetta del Signore nostro Dio,
la vendetta per il suo tempio.
29Convocate contro Babilonia gli arcieri,
quanti tendono l'arco.
Accampatevi intorno ad essa
in modo che nessuno scampi.
Ripagatela secondo le sue opere,
fate a lei quanto ha fatto agli altri,
perché è stata arrogante con il Signore,
con il Santo di Israele.
30Perciò cadranno i suoi giovani nelle sue piazze
e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno".
Parola del Signore.
31"Eccomi a te, o arrogante,
- oracolo del Signore degli eserciti -
poiché è giunto il tuo giorno,
il tempo del tuo castigo.
32Vacillerà l'arrogante e cadrà,
nessuno la rialzerà.
Io darò alle fiamme le sue città,
esse divoreranno tutti i suoi dintorni.
33Dice il Signore degli eserciti: Oppressi sono i figli di Israele e i figli di Giuda tutti insieme; tutti i loro deportatori li trattengono e rifiutano di lasciarli andare.34Ma il loro vendicatore è forte, Signore degli eserciti è il suo nome. Egli sosterrà efficacemente la loro causa, per rendere tranquilla la terra e sconvolgere gli abitanti di Babilonia.
35Spada, sui Caldei
e sugli abitanti di Babilonia,
sui suoi capi
e sui suoi sapienti!
36Spada, sui suoi indovini
ed essi impazziscano!
Spada, sui suoi prodi,
ed essi s'impauriscano!
37Spada, sui suoi cavalli e sui suoi carri,
su tutta la gentaglia che è in essa,
diventino come donne!
Spada, sui suoi tesori
ed essi siano saccheggiati!
38Spada, sulle sue acque
ed esse si prosciughino!
Poiché essa è una terra di idoli;
vanno pazzi per questi spauracchi.
39Perciò l'abiteranno animali del deserto e sciacalli, vi si stabiliranno gli struzzi; non sarà mai più abitata, né popolata di generazione in generazione.40Come quando Dio sconvolse Sòdoma, Gomorra e le città vicine - oracolo del Signore - così non vi abiterà alcuna persona né vi dimorerà essere umano.
41Ecco, un popolo viene dal settentrione, un popolo grande, e molti re sorgono dalle estremità della terra.42Impugnano arco e dardo, sono crudeli, non hanno pietà; il loro tumulto è come il mugghio del mare. Montano cavalli, sono pronti come un sol uomo a combattere contro di te, figlia di Babilonia.43Il re di Babilonia ha sentito parlare di loro e le sue braccia sono senza forza; lo ha colto l'angoscia, un dolore come di donna nel parto.44Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un batter d'occhio io li farò fuggire al di là e vi metterò sopra colui che mi piacerà. Poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me?45Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Babilonia e le decisioni che ha prese contro il paese dei Caldei. Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge e per loro sarà desolato il loro prato.46Al fragore della presa di Babilonia trema la terra, ne risuonerà il clamore fra le nazioni".
Prima lettera a Timoteo 6
1Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina.2Quelli poi che hanno padroni credenti, non manchino loro di riguardo perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio, proprio perché sono credenti e amati coloro che ricevono i loro servizi.
Questo devi insegnare e raccomandare.
3Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina secondo la pietà,4costui è accecato dall'orgoglio, non comprende nulla ed è preso dalla febbre di cavilli e di questioni oziose. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi,5i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la pietà come fonte di guadagno.
6Certo, la pietà è un grande guadagno, congiunta però a moderazione!7Infatti non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via.8Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo.9Al contrario coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione.10L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori.
11Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza.12Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
13Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato,14ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
15che al tempo stabilito sarà a noi rivelata
dal beato e unico sovrano,
il re dei regnanti e signore dei signori,
16il solo che possiede l'immortalità,
che abita una luce inaccessibile;
che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.
17Ai ricchi in questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, di non riporre la speranza sull'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere;18di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi,19mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera.
20O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza,21professando la quale taluni hanno deviato dalla fede.
La grazia sia con voi!
Capitolo VI: Invocazione per prepararsi alla comunione
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
Quando considero, o Signore, la tua grandezza e la mia miseria, mi metto a tremare forte e mi confondo. Ché, se non mi accosto al sacramento, fuggo la vita; e se lo faccio indegnamente, cado nello scandalo. Che farò, o mio Dio, "mio aiuto" (Is 50,7) e mia guida nella mia miseria? Insegnami tu la strada sicura; mettimi dinanzi una opportuna, breve istruzione per la santa Comunione; giacché è buona cosa conoscere con quale devozione e reverenza io debba preparare il mio cuore a ricevere con profitto il tuo sacramento e a celebrare un così grande, divino sacrificio.
DISCORSO 80 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 17, 18-20: "PERCHÉ NOI NON SIAMO STATI CAPACI DI SCACCIARLO". SULLA PREGHIERA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaL'incredulità degli Apostoli.
1. Nostro Signore Gesù Cristo rimproverò la mancanza di fede anche nei suoi discepoli, come abbiamo udito poco fa quando veniva letto il Vangelo 1. Avendo essi chiesto: Per qual motivo noi non siamo stati capaci di scacciarlo? rispose: Per la vostra mancanza di fede 2. Chi avrà fede, se gli Apostoli mancavano di fede? Che cosa faranno gli agnelli, se gli arieti sono dubbiosi? Ma ciononostante la misericordia del Signore non li disprezzò perché privi di fede, ma li rimproverò, li nutrì, li perfezionò, li premiò. Essi stessi infatti, memori della loro debolezza, come leggiamo in un passo del Vangelo, gli dissero: Accresci, Signore, la nostra fede 3. Accresci la nostra fede, gli dicono. La prima cosa utile per loro fu sapere quello che non avevano, ma più felici furono di sapere a chi dovevano chiederlo. Accresci, Signore, la nostra fede. Vedete se i loro cuori non li portavano, per così dire, alla sorgente e bussavano perché si aprisse per riempirli. Il Signore volle che bussassero alla sua porta non per respingerli nell'atto di bussare ma per mettere alla prova il loro desiderio.
Dobbiamo pregare Dio anche se conosce i nostri bisogni.
2. Credete forse, fratelli, che Dio non sappia che cosa vi è necessario? Lo sa bene e anzi previene i nostri desideri perché conosce i nostri bisogni. Così quando insegnava a pregare e ammoniva i suoi discepoli di non usare tante parole quando pregavano: Non usate molte parole - disse - poiché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno prima ancora che glie lo domandiate 4. Il Signore adesso invece dice una cosa diversa. Che cosa è? Poiché non vuole che nella preghiera facciamo uso di tante parole, ci ha detto: Quando pregate, non usate molte parole, poiché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno, prima ancora che glie lo chiediate. Se il Padre nostro sa di che cosa abbiamo bisogno, prima ancora che glie lo domandiamo, perché gli rivolgiamo anche solo poche parole? Che motivo c'è di pregare se il Padre nostro sa già che cosa ci è necessario? Il Signore dice a ciascuno: "Non mi pregare a lungo, poiché so che cosa ti abbisogna. Se tu lo sai, Signore, perché dovrei anche pregare? Tu non vuoi che io faccia una lunga preghiera, anzi mi comandi che io non te ne rivolga quasi nessuna. Ma dove va quell'altra affermazione diversa in un altro passo?". Colui che dice: Non usate molte parole nel pregare, in un altro passo dice: Chiedete e vi sarà dato. Ma, perché non si pensasse che l'ordine di chiedere fosse stato dato solo incidentalmente, soggiunse: Cercate e troverete, e perché non si pensasse che anche questo precetto fosse incidentale, vedi che cosa soggiunse, vedi come concluse: Bussate alla porta e vi sarà aperto 5. Vedi che cosa soggiunse. Vuole che tu chieda per ricevere, che tu cerchi per trovare, che tu bussi per entrare. Poiché dunque il Padre nostro sa già ciò di cui abbiamo necessità, perché chiedere? perché cercare? perché bussare? perché affaticarci col chiedere, cercare, bussare per farlo sapere a chi già lo sa? In un altro passo il Signore dice: È necessario pregare sempre e non stancarsi 6. Se è necessario pregare sempre, come mai dice: Non usate molte parole? In qual modo posso io pregare sempre, se debbo terminare presto la preghiera? Da una parte mi comandi di non farla lunga, dall'altra mi comandi di pregare sempre, e non stancarsi. Che vuol dire ciò? Ma per capire ciò, devi chiedere, cercare, bussare. La porta è chiusa non perché Dio ti disprezzi, ma per metterti alla prova. Dobbiamo dunque, fratelli, esortare alla preghiera tanto noi che voi. Poiché nei molti mali di questo mondo non abbiamo altra speranza se non quella di bussare pregando, avere fiducia e ritenere ben fisso in mente che il Padre tuo non ti concede ciò che sa non esserti utile. In effetti tu sai che cosa desideri, ma egli solo sa che cosa ti giova. Supponi dunque d'essere sotto cura d'un medico e d'essere malato, come è anche vero, poiché tutta la nostra vita terrena è una malattia; quindi una lunga vita non è altro che una lunga malattia. Supponi dunque d'essere malato, sotto cura d'un medico. Sei uscito di recente da una malattia e t'è venuta una gran voglia, un forte desiderio di chiedere al medico il permesso di prendere un sorso di vino. Non ti si proibisce di chiederlo: potrebbe darsi che il prenderlo non ti faccia male ma ti faccia bene. Non esitare a chiederlo. Chiedilo pure, non esitare, ma se non otterrai il permesso, non devi rattristarti. Se ti comporti così quando sei sotto la cura d'un uomo, medico del tuo corpo, quanto più dovrai sottostare alla cura d'un medico qual è Dio, creatore e redentore non solo del tuo corpo, ma anche dell'anima tua?.
Pregare Dio che ci guarisca dai vizi.
3. Il Signore dunque esorta alla preghiera in questo passo ove dice: A causa della vostra mancanza di fede non siete stati capaci di scacciare il demonio; ecco perché, dopo avere esortato alla preghiera, conclude così: Questa genìa di demoni può essere scacciata solo col digiuno e con la preghiera 7. Se uno prega per scacciare un demonio altrui, quanto più deve pregare al fine di scacciare la propria avarizia; quanto più deve pregare al fine di scacciare il vizio dell'ubriachezza, al fine di scacciare la propria lussuria, il sudiciume dalla propria anima? Quanti sono i vizi d'un uomo che, se non saranno eliminati, escludono dal regno dei cieli! Vedete, fratelli, come si prega il medico per la salute temporale; se uno è affetto da una malattia ed è spacciato, si vergogna forse o gli rincresce di ricorrere a un luminare della medicina, di gettarsi ai suoi piedi e di bagnarli con le lagrime? E che farà se il medico gli dirà: "Dovrò legarti, bruciare, amputare, altrimenti non potrai guarire"? Risponderà: "Fa' ciò che vuoi, purché tu mi guarisca". Con quanto ardore desidera la salute di pochi giorni, che svanisce come il fumo, tanto che per ottenerla è disposto a farsi legare, bruciare, tagliare e ad attenersi alla proibizione di mangiare e bere ciò che gli piace e quando gli piace! Soffre ogni pena pur di morire un po' più tardi, mentre non vuol soffrire un poco allo scopo di non morire mai. Se Dio, ch'è il medico celeste al di sopra di noi, ti domandasse: "Desideri guarire?" che diresti, se non di guarire? Ma forse tu non lo dirai perché ti reputi sano, cioè perché sei affetto da una malattia peggiore.
Cristo medico ha trovato tutti malati.
4. Così, per esempio, supponiamo due malati, di cui l'uno piangendo si rivolga al medico per essere curato, l'altro invece con animo perfido si faccia beffe del medico, questo prometterà una speranza a colui che piange, ma compiangerà il beffardo. Per quale motivo se non perché è malato tanto più pericolosamente quanto più si reputa sano? Così erano anche i giudei. Cristo è venuto per i malati, ha trovato tutti malati. Nessuno s'illuda d'essere sano, se non vuol essere abbandonato dal medico. Ha trovato tutti malati. È un'affermazione dell'Apostolo: Poiché tutti hanno peccato e hanno bisogno della gloria di Dio 8. Ha trovato tutti malati; vi erano due specie di malati. La prima era quella di coloro che andavano dal medico, si univano a Cristo, lo ascoltavano, lo onoravano, lo seguivano, si convertivano. Egli accoglieva tutti senza sdegnarsi affatto per guarirli, poiché guariva gratuitamente, dal momento che curava grazie alla sua onnipotenza. Poiché dunque li accoglieva e cercava di accattivarsene l'amicizia per guarirli, essi erano pieni di gioia. l malati della seconda specie erano quelli che avevano già perduta la ragione in seguito alla malattia della loro iniquità; non sapevano d'essere malati e lo oltraggiavano, perché accoglieva i malati e perciò dissero ai suoi discepoli: Ecco che razza di maestro è il vostro, che mangia con i peccatori e con gli agenti delle tasse 9. Ed egli che sapeva che cosa erano e che razza d'individui erano essi, rispose loro: Non hanno bisogno del medico i sani, ma i malati 10. E mostrò loro chi erano i sani e chi i malati. Non sono venuto - disse - a chiamare i giusti ma i peccatori 11. "Se i peccatori - disse - non si accostano a me, per quale scopo sono venuto? per chi sono venuto?". Se tutti sono sani, perché mai un sì gran medico è disceso dal cielo? Per qual motivo ci procurò una medicina confezionata non nella propria farmacia, ma costituita del suo sangue? Quella specie dunque d'ammalati, che soffrivano d'una malattia più benigna e si accorgevano d'essere ammalati, si stringevano attorno al medico per essere guariti. Quelli invece ch'erano malati d'un male più pericoloso, oltraggiavano il medico e calunniavano i malati. Alla fine dove giunse la loro pazzia furiosa? Ad arrestare, legare, flagellare, coronare di spine, appendere al legno, uccidere sulla croce il medico. Perché ti stupisci? Il malato uccise il medico, ma il medico ucciso guarì quel pazzo furioso.
Con quale medicina Cristo guarirà i malati.
5. Orbene, anzitutto sulla croce non dimenticò il proprio carattere particolare e dimostrandoci la sua pazienza, ci diede l'esempio dell'amore verso i nemici; vedendoli furenti attorno a lui il quale, perché medico, conosceva la loro malattia e la loro pazzia furiosa, a causa della quale avevano perduto il senno, subito si rivolse al Padre dicendogli: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 12. Pensate forse che quei giudei non erano malvagi, crudeli, assetati di sangue, turbolenti, nemici del Figlio di Dio? Pensate forse che furono senza effetto ed inutili quelle parole: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno? Egli vedeva tutti e conosceva tra essi tutti coloro che sarebbero stati suoi. Infine morì perché così era utile, perché cioè uccidesse la morte con la sua morte. Morì Dio, perché si avesse uno scambio di commercio per così dire celeste, affinché l'uomo non vedesse la morte; poiché Cristo era Dio ma non morì in quanto Dio. Egli infatti era nello stesso tempo Dio e uomo, poiché Cristo è uno solo: Dio e uomo. Fu preso l'uomo perché fossimo mutati in meglio, non abbassò Dio alle cose infime. Prese infatti ciò ch'egli non era senza perdere ciò che era. Essendo dunque Dio e uomo, volendo che noi vivessimo della sua natura, morì nella nostra. Egli non aveva nella sua natura la possibilità di morire ma neppure noi avevamo nella nostra la possibilità di vivere. Che cosa infatti era colui che non aveva la possibilità di morire? In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio 13. Se tu cercherai a proposito di Dio quale possibilità abbia di morire, non la troverai. Noi invece moriamo, poiché siamo carne di peccato, uomini che portano la carne di peccato. Se tu cercherai quale possibilità ha il peccato di vivere, troverai che non l'ha. Né egli poteva dunque avere la morte per la sua natura né potevamo noi avere la vita per mezzo della nostra; ma noi abbiamo la vita dalla sua natura, egli poté subire la morte grazie alla nostra natura. Quale scambio!. Che cosa ci ha dato, e che cosa ha ricevuto da noi? l mercanti vanno in giro per i loro commerci, a scambiare cioè le merci. Nell'antichità il commercio era infatti uno scambio di beni. Uno dava ciò che aveva e riceveva ciò che non aveva. Aveva per esempio il grano ma non aveva l'orzo; un altro aveva l'orzo ma non aveva il grano; quello dava il grano che aveva e riceveva l'orzo che non aveva. Quanto doveva essere il valore d'una merce, perché una quantità maggiore compensasse una merce poco pregiata? Così dunque, uno dava l'orzo per ricevere il grano, infine uno dava del piombo per avere argento, ma dava una gran quantità di piombo in cambio d'un po' d'argento; un altro dava della lana per avere un abito. Ma chi potrebbe contare tutti gli scambi? Nessuno tuttavia dà la vita per avere in cambio la morte. Non fu dunque senza effetto la preghiera del medico appeso alla croce. Il Verbo infatti non poteva morire e perciò, affinché potesse morire per noi, il Verbo si fece carne e dimorò in mezzo a noi 14. Fu appeso alla croce, ma con la sua carne. Alla croce era appesa la sua umile natura disprezzata dai giudei, ma vi era anche la carità, grazie alla quale i giudei furono salvati. In difesa di essi egli disse: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. E queste parole non furono inefficaci. Morì, fu sepolto, risorse, dopo aver passato quaranta giorni con i suoi discepoli salì al cielo, inviò lo Spirito Santo, ch'egli aveva promesso, su coloro che lo aspettavano. Quelli furono ripieni dello Spirito Santo che avevano ricevuto e cominciarono a parlare nella lingua di tutti i popoli. Allora i giudei ch'erano presenti, sentendo con stupore parlare, nel nome di Cristo, in tutte le lingue individui semplici e ignoranti ch'essi sapevano essere stati educati in mezzo a loro in una sola lingua, furono presi da timore e vennero a sapere dalla bocca di Pietro donde veniva quel dono delle lingue. Lo aveva concesso Colui ch'era stato appeso alla croce, ch'era stato schernito mentre era appeso alla croce, perché concedesse lo Spirito Santo mentre era assiso nel cielo. Ascoltarono e credettero coloro a proposito dei quali egli aveva detto: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Divennero credenti, furono battezzati e avvenne la conversione. Quale conversione? Credendo bevvero il sangue di Cristo che nella loro crudeltà avevano versato.
La preghiera nei pericoli di questa vita.
6. Per concludere dunque il nostro discorso come lo abbiamo cominciato, dobbiamo pregare e riporre la nostra fiducia in Dio; cerchiamo di vivere come ci comanda e, quando noi siamo vacillanti nel cammino della stessa vita, invochiamolo come lo invocarono i discepoli dicendo: Accresci, Signore, la nostra fede 15. Anche Pietro ebbe fiducia ma poi vacillò nella fede; però, ciononostante, quando stava affondando, non fu disprezzato ma fu sollevato e rialzato. Orbene, da che cosa derivava il fatto ch'ebbe fiducia? Non dalla propria natura ma dal potere del Signore. In che modo? Signore, se sei tu, fammi venire da te sull'acqua 16. Il Signore infatti stava camminando sull'acqua. Se sei tu, fammi venire da te sull'acqua. Poiché io so che, se sei tu, tu comanderai e così avverrà. Egli allora gli disse: Vieni! Pietro al suo comando scese dalla barca ma esitò per la sua debolezza. Tuttavia quando ebbe timore si rivolse al Signore gridando: Signore, salvami! Il Signore allora lo afferrò per la mano e gli disse: Uomo di poca fede, perché hai dubitato? 17. Era stato proprio lui ad invitarlo, fu lui a salvarlo quando vacillò ed ebbe paura, affinché si adempisse ciò che sta scritto nel salmo: Se dicevo: Il mio piede vacilla, la tua misericordia, o Signore, mi aiutava 18.
Come domandare i benefici temporali e quelli eterni.
7. l benefici dunque sono di due specie: temporali ed eterni. Quelli temporali sono la salute, i mezzi di sussistenza, le cariche onorifiche, gli amici, la casa, i figli, la moglie e tutti gli altri beni di questa vita in cui siamo pellegrini. Nell'albergo di questa vita consideriamoci quindi come dei pellegrini che devono starci solo di passaggio e non come possidenti destinati a rimanervi. l benefici eterni al contrario sono anzitutto la stessa vita eterna, l'incorruttibilità e l'immortalità del corpo e dell'anima, la compagnia con gli angeli, la città celeste, una corona incorruttibile, un Padre e una patria, un Padre che non conosce la morte, una patria che non conosce nemici. Questi benefici cerchiamo di desiderarli con tutto l'ardore dell'anima, di chiederli con perseveranza completa nella preghiera ma senza molte parole, manifestandoli con gemiti sinceri. Il desiderio prega sempre anche se tace la lingua. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre. Quand'è che la preghiera sonnecchia? Quando si raffredda il desiderio. Imploriamo dunque i benefici eterni con tutta l'avidità, cerchiamo con tutto lo sforzo quei beni, chiediamoli sicuri d'essere esauditi. Quei beni giovano a chi li possiede, ma non possono nuocergli. l beni temporali di quaggiù al contrario talora sono utili, talora dannosi. A molti giovò la povertà e nocque la ricchezza; a molti giovò una vita privata e nocque un'alta carica. D'altro lato a molti giovò il denaro, giovarono le dignità, giovarono perché ne fecero un buon uso; mentre a chi se ne servì male furono maggiormente nocive perché non ne furono spogliati. Per questo motivo, fratelli, chiediamo pure anche questi beni temporali ma con moderazione e con la sicurezza che, se li riceveremo, ce li concederà Colui il quale sa che cosa ci è utile. Hai pregato e non ti è stato concesso ciò che chiedevi? Abbi fiducia nel Padre, il quale te lo avrebbe concesso, se ti fosse stato utile. Congettura questo comportamento partendo da te stesso. Qual è rispetto a te tuo figlio ignaro delle cose umane, tale sei anche tu - ignaro delle cose divine - rispetto a Dio. Ecco tuo figlio che ti sta alle costole tutto il giorno piangendo perché tu gli dia un'arma da taglio, cioè una spada; tu gli dici che non gliela darai, non gliela dai, trascuri il suo pianto, per non piangerne la morte. Pianga, si affligga, si dia pure delle percosse perché tu lo faccia montare a cavallo, ma tu non lo farai, poiché non è capace di guidarlo, lo disarcionerà e lo ucciderà. Tu gli rifiuti una parte, ma gli conservi il tutto. Perché dunque egli cresca e possegga tutta la proprietà con sicurezza, tu non gli concedi una piccola cosa pericolosa.
Donde vengono i tempi cattivi e come sopportarli.
8. Ecco perché, fratelli, vi diciamo: pregate quanto potete. Molti sono i mali: così ha voluto Dio. Volesse il cielo che non ci fossero cattivi in gran numero e non ci fossero molti mali. "Sono tempi cattivi, tempi penosi!" si dice. Ma cerchiamo di vivere bene e i tempi saranno buoni. l tempi siamo noi; come siamo noi così sono i tempi. Ma che facciamo? Non siamo capaci di convertire una moltitudine di persone alla retta via? Ebbene, i pochi che mi ascoltano, vivano bene; i pochi che vivono bene sopportino i molti che vivono male. Sono frumento, si trovano sull'aia; nell'aia possono essere mescolati con la pula ma non potranno averla con loro nel granaio. Sopportino ciò che non vogliono per giungere a ciò che vogliono. Perché ci rattristiamo e ci lamentiamo con Dio? Nel mondo abbondano i mali perché non si ami il mondo. Persone di grande virtù, fedeli santi hanno disprezzato il mondo nel suo splendore; noi invece non possiamo disprezzarlo neppure nel suo squallore! Cattivo è il mondo: ecco, è cattivo, eppure lo si ama come se fosse buono. Ma che cos'è allora il mondo cattivo? Non è certamente cattivo il cielo, non lo è la terra e non sono cattive le acque né ciò ch'esse contengono, i pesci, gli uccelli, gli alberi. Tutte queste cose sono buone, il mondo invece lo rendono cattivo gli uomini cattivi. Ma poiché - come ho detto - non possiamo non avere con noi persone cattive finché viviamo, eleviamo i nostri gemiti al Signore, nostro Dio, e sopportiamo i mali per giungere così ai veri beni. Non dobbiamo biasimare il Padre di famiglia, poiché ci è caro. È lui che ci sopporta, non siamo noi che sopportiamo lui! Sa lui come dirigere a buon porto ciò che ha fatto; fa' ciò che comanda e spera ciò che ha promesso.
1 - Cf. Mt 17, 18-20.
2 - Mt 17, 19.
3 - Lc 17, 5.
4 - Mt 6, 7-8.
5 - Mt 7, 7.
6 - Lc 18, l.
7 - Mt 17, 19-20.
8 - Rm 3, 23.
9 - Mt 9, 11.
10 - Mt 9, 12.
11 - Mt 9, 13.
12 - Lc 23, 34.
13 - Gv 1, 1.
14 - Gv 1, 14.
15 - Lc 17, 5.
16 - Mt 14, 28.
17 - Mt 14, 31.
18 - Sal 93, 18.
3 - Maria santissima e Giuseppe ogni anno salivano a Gerusalemme come ordinava la legge e portavano con sé il fanciullo Gesù.
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca737. Pochi giorni dopo che la nostra Regina e signora con il suo Figlio santissimo ed il suo sposo san Giuseppe si era domiciliata a Nazaret, giunse il tempo in cui il precetto della legge di Mosè obbligava gli israeliti a presentarsi in Gerusalemme davanti al Signore. Ciò doveva avvenire tre volte l'anno come appare nei libri dell'Esodo e del Deuteronomio. Questa prescrizione valeva solo per gli uomini. Le donne erano libere di andare per devozione personale, oppure di rimanere a casa, perché non avevano né precetto né divieto. La divina Signora e il suo sposo si consultarono per sapere cosa fare in queste occasioni. Il santo era incline a condurre con sé la gran Regina sua sposa e il Figlio santissimo per offrirlo di nuovo all'eterno Padre, come sempre faceva nel tempio. La Madre purissima era attratta dalla pietà e dal culto per il Signore, ma in cose simili non prendeva delle decisioni senza il consiglio e la dottrina del Verbo incarnato suo maestro, e perciò lo consultò sul da farsi. La decisione che presero fu che san Giuseppe sarebbe andato a Gerusalemme due volte da solo, mentre la terza volta sarebbero andati tutti e tre insieme. Le solennità, nelle quali gli israeliti andavano al tempio, erano quella dei tabernacoli, quella delle settimane che era Pentecoste e quella degli azzimi che era la Pasqua di parasceve. In questa solennità andarono insieme Gesù, Maria e san Giuseppe. La festa durava sette giorni. Nel capitolo seguente dirò ciò che accadde in quei giorni. Nelle altre due feste saliva a Gerusalemme solo san Giuseppe senza il bambino e la Madre.
738. Le due volte all'anno nelle quali il santo sposo Giuseppe si recava da solo a Gerusalemme, egli faceva questo pellegrinaggio per sé e per la sua sposa santissima, e a nome del Verbo incarnato. Con la dottrina e i favori del Figlio, il santo, ripieno di grazia, di devozione e di doni celesti, compiva questo viaggio per offrire all'eterno Padre ciò che serbava segretamente nel suo cuore e che gli sarebbe tornato a beneficio a suo tempo. Con le intenzioni del Figlio e della Madre, rimasti a casa a pregare per lui, rivolgeva suppliche e intime orazioni nel tempio di Gerusalemme. Con il sacrificio delle sue labbra offriva e presentava i santissimi Gesù e Maria, oblazione accettata all'eterno Padre più di quante gliene offrisse il popolo d'Israele. Quando, invece, per la festa di Pasqua vi andavano il Verbo incarnato e la vergine Maria in compagnia di san Giuseppe, il viaggio era più bello sia per lui che per gli spiriti celesti. Durante il cammino si formava quella solennissima processione della quale ho già riferito altre volte in simili occasioni, composta dai tre viandanti Gesù, Maria e Giuseppe e dai diecimila angeli che li accompagnavano in forma umana e visibile. Tutti camminavano con la solita bellezza risplendente e con profonda riverenza, servendo il loro Creatore e la loro Regina come si è già detto in occasione di altri viaggi. Il pellegrinaggio era di trenta leghe, tante quante ne dista Nazaret da Gerusalemme. Sia nell'andare che nel tornare i santi angeli seguivano uno stesso ordine nell'accompagnare e nell'ossequiare, secondo le disposizioni e le necessità del Verbo incarnato.
739. Questi viaggi duravano più a lungo rispetto agli altri; infatti, dopo il ritorno a Nazaret dall'Egitto, il fanciullo Gesù voleva farli a piedi e così la sacra famiglia decise di intraprendere il cammino insieme. Fu necessario andare lentamente perché Gesù incominciò subito a faticare a servizio dell'eterno Padre e a beneficio nostro, non volendo far uso del suo immenso potere per evitare la molestia del cammino. Si comportava, anzi, come uomo capace di soffrire lasciando alle cause naturali di conseguire i propri effetti, come la stanchezza, la fatica e il travaglio del cammino. Il primo anno in cui fecero tale viaggio, la divina Madre e il suo sposo ebbero cura di dare qualche sollievo al fanciullo Dio, prendendolo alcune volte in braccio. Questo riposo era molto breve e negli anni successivi ciò non accadde più. La dolcissima Madre non gli impediva questa fatica perché sapeva che egli voleva patire; nonostante ciò sia ella sia Giuseppe lo accompagnavano per mano. Quando il fanciullo era stanco e accaldato, la tenerissima e amorosa Madre, con naturale compassione, s'inteneriva e molte volte piangeva. Interrogandolo sul fastidio che sentiva e chiedendogli se fosse stanco, gli asciugava il divino viso più bello del cielo e degli astri. La Regina faceva tutto questo inginocchiata e con incomparabile venerazione. Il divino fanciullo le rispondeva con piacere e le manifestava il gusto con cui accoglieva quelle fatiche per la gloria del suo eterno Padre e per il bene degli uomini. Molta parte del cammino era occupata in ragionamenti e colloqui divini, come ho già detto negli altri viaggi.
740. Altre volte la gran Regina e signora rimirava e le azioni interne del suo Figlio santissimo e la perfezione dell'umanità unita alla divinità, la sua bellezza e le sue opere nelle quali si manifestava sempre più la grazia divina, e anche il modo in cui egli cresceva nell'essere e nell'agire da uomo vero. Maria, da parte sua, meditava tutte queste cose nel suo cuore compiendo, riguardo a tutte le virtù, eroici atti e ardendo, come grande incendio, nel divino amore. Guardava poi il fanciullo come Figlio dell'eterno Padre e vero Dio: senza venir meno all'amore di madre naturale e vera era attenta nel riverirlo come suo Dio e creatore. Di tutto questo contemporaneamente era capace quel candido e purissimo cuore. Molte volte, mentre il fanciullo camminava, il vento gli scarmigliava i capelli, quei capelli che crescevano non più del necessario e che non gli caddero mai fino a quando non gli furono strappati dai malfattori. Vedendo il suo figlio Gesù, la dolcissima Madre provava commozione e sentimenti colmi di soavità e di sapienza. In tutto quello che ella compiva interiormente ed esteriormente, era d'ammirazione agli angeli e di gioia al suo santissimo Figlio e creatore.
741. Nei viaggi che facevano al tempio, il Figlio e la Madre compivano azioni eroiche a beneficio delle anime: ne conducevano molte alla conoscenza del Signore, deviandole dalla via del peccato così che, giustificate, le dirigevano sul cammino della vita eterna. Operavano tutto ciò in modo occulto, perché non era ancora tempo che si manifestassero le virtù del Maestro. La divina Madre sapeva che queste erano le opere affidate al suo Figlio santissimo dall'eterno Padre e che dovevano essere eseguite in segreto, e perciò concorreva ad esse come strumento della volontà del riparatore del mondo ancora dissimulato e nascosto. Per comportarsi con sapienza in tutto, la prudentissima Madre consultava e interrogava sempre il fanciullo Dio su ciò che dovesse fare in quei pellegrinaggi e sui luoghi nei quali alloggiare. In queste circostanze la celeste Principessa sapeva che il suo Figlio santissimo disponeva dei mezzi opportuni per compiere le opere ammirabili previste e predeterminate dalla sua sapienza.
742. Pernottavano alcune volte nelle locande, altre in mezzo alla campagna, e il fanciullo Dio e la Madre purissima non si separavano mai. La gran Signora stava sempre col suo Figlio e maestro, scrutava con attenzione le sue azioni per imitarlo e seguirlo in tutto. Anche nel tempio si comportava allo stesso modo, guardando e conoscendo quali preghiere e quali domande il Verbo incarnato rivolgeva al suo eterno Padre. Ella vedeva anche come suo Figlio - nella sua umanità che lo rendeva inferiore al Padre celeste - si umiliasse e allo stesso tempo lo ringraziasse con la più profonda riconoscenza per i doni che aveva ricevuto. Alcune volte la beatissima Madre udiva la voce dell'eterno Padre che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Altre volte la gran Signora sapeva che il suo Figlio santissimo pregava per lei il Padre celeste, presentandola come sua vera madre. Questa cognizione era per lei d'incomparabile giubilo. Era a conoscenza anche della preghiera che egli rivolgeva per il genere umano offrendo le sue opere e le sue fatiche. La Madre lo accompagnava, imitava e seguiva anche in questo.
743. Succedeva anche che i santi angeli intonassero canti di lode con una musica soavissima al Verbo incarnato sia quando entravano nel tempio, sia durante il cammino. La felice Madre, udendoli, capiva tutti quei misteri e, ripiena di nuova luce e di sapienza, il suo purissimo cuore si accendeva e si infiammava di amore verso Dio. L'Altissimo le rinnovava doni e grazie che le mie limitate e inadeguate parole non sono in grado di descrivere. Il Signore, così, la preparava alle sofferenze che avrebbe dovuto patire. Molte volte dopo tali benefici, come in un quadro, le si presentavano tutte le ignominie, gli affronti e i dolori che il suo Figlio santissimo avrebbe sofferto a Gerusalemme. Affinché contemplasse tutto ciò nella profondità del dolore, sua Maestà soleva mettersi a pregare alla presenza della dolcissima Madre. Dal momento che ella lo guardava illuminata dalla sapienza e lo amava come suo Dio e insieme vero figlio, la sua anima veniva trafitta dalla spada che le aveva annunziato Simeone. Piangeva molte lacrime prevedendo le ingiurie alle quali il suo dolcissimo Figlio sarebbe stato sottoposto, le pene e la morte infame che gli avrebbero inflitto. Quella bellezza, la più grande tra tutti i figli degli uomini, sarebbe stata ridotta alla condizione di un lebbroso. Il fanciullo Dio, per mitigarle il dolore, spesso si rivolgeva a lei invitandola a dilatare il cuore con l'amore che aveva per il genere umano e ad offrire all'eterno Padre le pene di entrambi per la salvezza degli uomini. La beatissima Trinità si compiaceva dell'offerta che il Figlio e la Ma dre facevano insieme a beneficio dei credenti, in particolare per i predestinati che dovevano godere dei meriti della redenzione del Verbo incarnato. Questo era quanto compivano Gesù e Maria nei giorni in cui andavano a visitare il tempio a Gerusalemme.
Insegnamento della Regina del cielo
744. Figlia mia, se con attente e profonde riflessioni esamini la responsabilità dei tuoi doveri ti sembrerà più dolce e leggera la fatica, da me più volte consigliata, di adempiere i precetti e la legge santa del Signore. Questo deve essere il primo passo del tuo pellegrinaggio, come principio e fondamento di tutta la perfezione cristiana. Molte volte ti ho insegnato che l'osservanza dei precetti del Signore non deve essere tiepida e fredda, ma adempiuta con fervore e devozione. È proprio la devozione che non ti permetterà di accontentarti della comune virtù, ma ti farà avanzare con la volontà, aggiungendo per amore ciò che Iddio non ti impone come obbligo. Nella sua sapienza ha scelto la strada di essere debitore verso i suoi servi ed amici e vuole da te lo stesso. Considera, o carissima, che il cammino dalla vita mortale a quella eterna è lungo, pieno di insidie e di pericoli: lungo per la distanza, faticoso per la difficoltà, pericoloso per la fragilità umana e l'astuzia dei nemici. Inoltre, il tempo si è fatto breve e il fine è incerto, o felice o infelice, ma nell'uno e nell'altro caso irrevocabile. Dopo il peccato di Adamo le passioni sono potenti contro chi le segue, perché le loro catene sono forti e la guerra è dura; il piacere tocca e affascina facilmente i sensi. La virtù invece è più nascosta e lontana dalla conoscenza. Tutte queste cose insieme rendono il pellegrinaggio dubbio nella riuscita e pieno di pericoli e di difficoltà.
745. L'umana fragilità è soprattutto messa in pericolo dalla lussuria: un nemico che mai dorme, abita in noi e fa perdere a molti la grazia divina. Il modo più breve e sicuro per vincerlo è, per te e per tutti, disporre la vita nell'afflizione e nel dolore, senza concederti delle soste o permetterti il piacere dei sensi. Con questi stipulerai un patto inviolabile per non sbandare mai, piegandoti solo a ciò che il bisogno e la ragione concedono. A tale preoccupazione ne aggiungerai un'altra: desiderare sempre il beneplacito del Signore e raggiungere il fine ultimo al quale brami di arrivare. Ti conviene, allora, imitarmi assiduamente: a questo ti invito e ti chiamo col desiderio di vederti giungere al sommo grado della virtù e della santità. Considera la diligenza ed il fervore con cui compivo tante cose, non perché il Signore me lo ordinasse, ma perché sapevo che ciò era di suo gradimento. Moltiplica gli atti fervorosi, le devozioni, gli esercizi spirituali, le preghiere e le offerte all'eterno Padre per la salvezza degli uomini aiutandoli, come ti sarà possibile, con l'esempio e le ammonizioni. Consola gli afflitti, rianima i deboli, solleva i caduti, offri per tutti, se sarà necessario, il tuo stesso sangue e la tua stessa vita. Oltre a questo sii riconoscente verso il mio Figlio santissimo, perché egli sopportò amorevolmente l'ingratitudine degli uomini senza mancare di custodirli e di soccorrerli. Considera l'amore impareggiabile che egli nutrì e nutre verso di loro e rifletti su come io lo accompagnai e lo accompagno in questo bene. Voglio che con eccellente virtù tu segua il tuo dolce sposo e me, che sono tua maestra.
2 gennaio 1944 Ore 8 antimeridiane
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«Ed ora che finalmente puoi essere tutta mia, ti parlo.
È carità sopportare anche i disturbatori e non ti devi rifiutare a questa carità, né innervosirti. Guarda il tuo Maestro. Io ti do una grande lezione di sopportazione. Non volendo sottoporti ad una doppia fatica parlandoti mentre altri ti parlano o ti fanno chiasso d’attorno, né volendo mettere altri a conoscenza della mia istruzione a te, attendo, con pazienza che non si stanca d’esser tale, che tu possa esser tutta per Me. Tu vedi con quanta tranquillità aspetto e con quanta benignità riprendo a parlarti quando il momento è venuto. Impara a fare anche tu così, senza timore di perdere nulla, senza irritarti, senza turbarti in nessun modo. Non perdi nulla. Stai tranquilla. Acquisti soltanto il merito di un atto virtuoso.
Questa sera ti parlerò di coloro che, per aver creduto al Precursore e aver seguito Me, furono da Me scelti per apostoli miei. E ti parlerò anche della pecora smarrita del piccolo gregge, dal quale venne il gregge immenso che ora è sparso per la Terra e che è il gregge battezzato nel mio Nome.
Le somiglianze fisiche non hanno importanza, Maria. Sono fortuite combinazioni. Vi sono parenti che non si assomigliano fisicamente quanto si assomigliano due che parenti non sono e viceversa. Vi sono anche attrazioni fisiche per cui due che si assomigliano si amano più di due che sono diversi, quasi uno contemplasse nell’altro un secondo se stesso vedendolo ornato di quegli abbellimenti che l’amore fa vedere e che rendono perfetto, per chi ama, l’oggetto del suo amore. Ma ciò non ha importanza.
Occorre tenere presente che la Galilea non era un mondo e che i Galilei erano relativamente pochi, che si sposavano quasi sempre fra loro e che perciò i caratteri somatici erano ripetuti in due o tre esemplari che da secoli si ritrovavano su quei volti. Non sarebbe errato dire che in tutti i piccoli paesi, se si fosse andati alle origini, si sarebbero trovati due o tre ceppi familiari originari, i quali si erano sposati o risposati fra di loro dando un carattere fisico spiccato in tutta la razza galilea.
Che perciò Giovanni avesse anche una somiglianza fisica con Me, non deve stupire. Era un galileo biondo. Particolarità più rara del galileo bruno ma che pure esisteva. Ma la sua somiglianza era ancor più spiccata in quanto riguarda lo spirito.
Venuto a Me ancora vergine, giovane, innocente, mi aveva potuto assimilare come nessun altro. Era una copia vera del Maestro. L’amore lo aveva portato a prendere non solo il pensiero ma finanche il modo di parlare, gestire, muoversi mio. Lo aveva persino reso più somigliante a Me nel volto, fenomeno che non è unico fra due che si amano perfettamente. E Giovanni mi amò di amore perfetto. Lo vedi come sfavilla nella gioia del sentirselo dire? Nessuno mi amò come lui, fuorché la Benedetta, di un amore che non conobbe attimo di titubanza o di errore. E nessuno, fuorché mia Madre ed i bambini che venivano a cercare la mia carezza, ebbe per Me il dono di un cuore puro come il suo.
Giovanni morì longevo, ma i lustri non offuscarono, col loro accumularsi, quel candore angelico che non conobbe altra fiamma che quella dell’amore divino ed altra carezza che quella di mia Madre.
Era il più giovane del gruppo apostolico. Dopo lui, in età, veniva l’Iscariota. E per età avrebbe potuto esser anche lui come Giovanni. Ma non lo era. E se vergine non era, casto non divenne neppure dopo avermi conosciuto. Era un impuro. E l’impurità impedisce l’opera di Dio nei cuori e favorisce quella di Satana come nessun’altra passione.
Il suo volto ti è noto. È quello. Ti è apparso come il Seduttore. Perché infatti nella sua bellezza egli assomigliava al Bellissimo che si era ribellato a Dio e che è padre di tutti i nemici di Dio.
Anche la bellezza è un’arma in mano a Satana, ed esso non trascura di imprimere il suo carattere di seduzione sui suoi strumenti. In tal modo li attira verso il suo profondo e li può mordere al cuore inoculando il triplice peccato. E Giuda aveva nel cuore la concupiscenza del denaro, della carne, del potere. E per queste tre Nemesi che lo perseguitavano, e che egli non volle volere vincere, divenne il deicida. Quando Satana vuole prendere offre la donna, per la quale è necessario avere censo e onori per conquistarla. Quando ha preso nega denaro, onori e donna, e dà unicamente disperazione e morte.
Giovanni era il sole del gruppo apostolico. Giuda era le tenebre. Era figlio della Menzogna. La mia Luce e Verità non poterono penetrare in lui. E se nonostante le sue prevenzioni potei fare di Natanaele[2] un convinto e di Levi un convertito, perché non era nel primo frode e nel secondo resistenza alla grazia, nulla potei in Giuda, poiché il suo animo era posseduto né Io potevo penetrarvi perché egli me ne interdiva l’entrata. Mi seguì per speranza umana. Mi tradì per avidità umana. Vendette il Cristo ai suoi crocifissori e la sua anima a Satana che da anni era il suo istigatore, perché Satana non è Dio che dà anche se non date per conquistarvi a Sé. Satana vuole il cento per uno. Vuole voi, in eterno, in cambio di un’ora di trionfo bugiardo. Ricordatevelo. Ho sopportato questa serpe nel gruppo per insegnare agli uomini a sopportare e ad insistere per salvare. Non un pensiero di Giuda m’era ignoto. Ed è stata una anticipata passione l’averlo vicino. Un tormento che voi non contemplate, ma che non fu meno amaro degli altri. Vi ho insegnato a sopportare le cose e le persone moleste, perché quale persona è più ripulsiva di chi tradisce?
Maria, la vita del Cristo è insegnamento anche nei più insignificanti particolari, e te ne istruisco perché voglio che tu mi conosca e mi imiti anche nelle cose minori.
Ti benedico.»