Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Quello che rende credibile la tua fede è l'amore verso Dio e verso il prossimo. L'amore è la radice e il fiore di tutte le virtù. L'amore ti spinge a perdonare e a pregare per gli altri. L'amore ti fa riconosce Cristo nelle persone che incontri. L'amore dovrebbe essere il segno distintivo di noi cristiani. Essere cristiani vuol dire amare a fondo perduto, amare senza l'interesse, amare senza niente in cambio. Essere cristiani è un modo inutile di essere: inutile come l'amore, inutile come l'aria. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 23° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 12

1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".

13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".

22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.

33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;

padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".

54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".


Secondo libro di Samuele 12

1Il Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli disse: "Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l'altro povero.2Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero;3ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia.4Un ospite di passaggio arrivò dall'uomo ricco e questi, risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, per preparare una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui portò via la pecora di quell'uomo povero e ne preparò una vivanda per l'ospite venuto da lui".5Allora l'ira di Davide si scatenò contro quell'uomo e disse a Natan: "Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte.6Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà".7Allora Natan disse a Davide: "Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore, Dio d'Israele: Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul,8ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa di Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi avrei aggiunto anche altro.9Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l'Hittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti.10Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Hittita.11Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a loro alla luce di questo sole;12poiché tu l'hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole".
13Allora Davide disse a Natan: "Ho peccato contro il Signore!". Natan rispose a Davide: "Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai.14Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore (l'insulto sia sui nemici suoi), il figlio che ti è nato dovrà morire". Natan tornò a casa.
15Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide ed esso si ammalò gravemente.16Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino e digiunò e rientrando passava la notte coricato per terra.17Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra; ma egli non volle e rifiutò di prendere cibo con loro.18Ora, il settimo giorno il bambino morì e i ministri di Davide temevano di fargli sapere che il bambino era morto, perché dicevano: "Ecco, quando il bambino era ancora vivo, noi gli abbiamo parlato e non ha ascoltato le nostre parole; come faremo ora a dirgli che il bambino è morto? Farà qualche atto insano!".19Ma Davide si accorse che i suoi ministri bisbigliavano fra di loro, comprese che il bambino era morto e disse ai suoi ministri: "È morto il bambino?". Quelli risposero: "È morto".20Allora Davide si alzò da terra, si lavò, si unse e cambiò le vesti; poi andò nella casa del Signore e vi si prostrò. Rientrato in casa, chiese che gli portassero il cibo e mangiò.21I suoi ministri gli dissero: "Che fai? Per il bambino ancora vivo hai digiunato e pianto e, ora che è morto, ti alzi e mangi!".22Egli rispose: "Quando il bambino era ancora vivo, digiunavo e piangevo, perché dicevo: Chi sa? Il Signore avrà forse pietà di me e il bambino resterà vivo.23Ma ora che egli è morto, perché digiunare? Posso io farlo ritornare? Io andrò da lui, ma lui non ritornerà da me!".
24Poi Davide consolò Betsabea sua moglie, entrò da lei e le si unì: essa partorì un figlio, che egli chiamò Salomone.25Il Signore amò Salomone e mandò il profeta Natan, che lo chiamò Iedidià per ordine del Signore.
26Intanto Ioab assalì Rabbà degli Ammoniti, si impadronì della città delle acque27e inviò messaggeri a Davide per dirgli: "Ho assalito Rabbà e mi sono già impadronito della città delle acque.28Ora raduna il resto del popolo, accàmpati contro la città e prendila, altrimenti se la prendo io, porterebbe il mio nome".29Davide radunò tutto il popolo, si mosse verso Rabbà, l'assalì e la prese.30Tolse dalla testa di Milcom la corona, che pesava un talento d'oro e conteneva una pietra preziosa; essa fu posta sulla testa di Davide. Asportò dalla città un bottino molto grande.31Fece uscire gli abitanti che erano nella città e li impiegò nei lavori delle seghe, dei picconi di ferro e delle scuri di ferro e li fece lavorare alle fornaci da mattoni; così fece a tutte le città degli Ammoniti. Poi Davide tornò a Gerusalemme con tutta la sua truppa.


Salmi 107

1Alleluia.

Celebrate il Signore perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Lo dicano i riscattati del Signore,
che egli liberò dalla mano del nemico
3e radunò da tutti i paesi,
dall'oriente e dall'occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno.

4Vagavano nel deserto, nella steppa,
non trovavano il cammino per una città dove abitare.
5Erano affamati e assetati,
veniva meno la loro vita.
6Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
7Li condusse sulla via retta,
perché camminassero verso una città dove abitare.
8Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
9poiché saziò il desiderio dell'assetato,
e l'affamato ricolmò di beni.

10Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte,
prigionieri della miseria e dei ceppi,
11perché si erano ribellati alla parola di Dio
e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo.
12Egli piegò il loro cuore sotto le sventure;
cadevano e nessuno li aiutava.

13Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
14Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte
e spezzò le loro catene.
15Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
16perché ha infranto le porte di bronzo
e ha spezzato le barre di ferro.

17Stolti per la loro iniqua condotta,
soffrivano per i loro misfatti;
18rifiutavano ogni nutrimento
e già toccavano le soglie della morte.
19Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.

20Mandò la sua parola e li fece guarire,
li salvò dalla distruzione.
21Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
22Offrano a lui sacrifici di lode,
narrino con giubilo le sue opere.

23Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
24videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.
25Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
26Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell'affanno.
27Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
tutta la loro perizia era svanita.
28Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.

29Ridusse la tempesta alla calma,
tacquero i flutti del mare.
30Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
ed egli li condusse al porto sospirato.

31Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
32Lo esaltino nell'assemblea del popolo,
lo lodino nel consesso degli anziani.

33Ridusse i fiumi a deserto,
a luoghi aridi le fonti d'acqua
34e la terra fertile a palude
per la malizia dei suoi abitanti.
35Ma poi cambiò il deserto in lago,
e la terra arida in sorgenti d'acqua.

36Là fece dimorare gli affamati
ed essi fondarono una città dove abitare.
37Seminarono campi e piantarono vigne,
e ne raccolsero frutti abbondanti.
38Li benedisse e si moltiplicarono,
non lasciò diminuire il loro bestiame.
39Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti,
perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
40Colui che getta il disprezzo sui potenti,
li fece vagare in un deserto senza strade.

41Ma risollevò il povero dalla miseria
e rese le famiglie numerose come greggi.
42Vedono i giusti e ne gioiscono
e ogni iniquo chiude la sua bocca.
43Chi è saggio osservi queste cose
e comprenderà la bontà del Signore.


Salmi 30

1'Salmo. Canto per la festa della dedicazione del tempio. Di Davide'.

2Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato
e su di me non hai lasciato esultare i nemici.
3Signore Dio mio,
a te ho gridato e mi hai guarito.
4Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi,
mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba.

5Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
rendete grazie al suo santo nome,
6perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera sopraggiunge il pianto
e al mattino, ecco la gioia.

7Nella mia prosperità ho detto:
"Nulla mi farà vacillare!".
8Nella tua bontà, o Signore,
mi hai posto su un monte sicuro;
ma quando hai nascosto il tuo volto,
io sono stato turbato.
9A te grido, Signore,
chiedo aiuto al mio Dio.

10Quale vantaggio dalla mia morte,
dalla mia discesa nella tomba?
Ti potrà forse lodare la polvere
e proclamare la tua fedeltà?
11Ascolta, Signore, abbi misericordia,
Signore, vieni in mio aiuto.

12Hai mutato il mio lamento in danza,
la mia veste di sacco in abito di gioia,
13perché io possa cantare senza posa.

Signore, mio Dio, ti loderò per sempre.


Lamentazioni 2

1Come il Signore ha oscurato nella sua ira
la figlia di Sion!
Egli ha scagliato dal cielo in terra
la gloria di Israele.
Non si è ricordato dello sgabello dei suoi piedi
nel giorno del suo furore.
2Il Signore ha distrutto senza pietà
tutte le dimore di Giacobbe;
ha abbattuto con ira
le fortezze della figlia di Giuda;
ha prostrato a terra, ha profanato
il suo regno e i suoi capi.
3Con ira ardente egli ha infranto
tutta la potenza di Israele.
Ha tratto indietro la destra davanti al nemico;
ha acceso Giacobbe come una fiamma di fuoco,
che divora tutto all'intorno.
4Ha teso il suo arco come un nemico,
ha tenuto ferma la destra come un avversario,
ha ucciso quanto è delizia dell'occhio.
Sulla tenda della figlia di Sion
ha rovesciato la sua ira come fuoco.
5Il Signore è divenuto come un nemico,
ha distrutto Israele;
ha distrutto tutti i suoi palazzi,
ha abbattuto le sue fortezze,
ha moltiplicato alla figlia di Giuda
lamento e cordoglio.
6Ha devastato come un giardino la sua dimora,
ha demolito il luogo della riunione.
Il Signore ha fatto dimenticare in Sion
la festa e il sabato
e ha rigettato nel furore della sua ira
re e sacerdoti.
7Il Signore ha abbandonato il suo altare,
ha rigettato il suo santuario;
ha consegnato in balìa del nemico
le mura delle sue fortezze.
Essi alzarono grida nel tempio del Signore
quasi fosse un giorno di festa.
8Il Signore ha deciso di demolire
le mura della figlia di Sion;
egli ha steso la corda per le misure,
non ritrarrà la mano dalla distruzione;
ha reso desolati bastione e baluardo;
ambedue sono in rovina.
9Sono affondate nella terra le sue porte;
egli ne ha rovinato e spezzato le sbarre;
il suo re e i suoi capi sono tra le genti;
non c'è più legge
e neppure i suoi profeti han ricevuto
visioni dal Signore.
10Siedono a terra in silenzio
gli anziani della figlia di Sion,
han cosparso di cenere il capo,
si sono cinti di sacco;
curvano a terra il capo
le vergini di Gerusalemme.
11Si son consunti per le lacrime i miei occhi,
le mie viscere sono sconvolte;
si riversa per terra la mia bile
per la rovina della figlia del mio popolo;
mentre vien meno il bambino e il lattante
nelle piazze della città.
12Alle loro madri dicevano:
"Dov'è il grano e il vino?".
Intanto venivan meno come feriti
nelle piazze della città;
esalavano il loro respiro
in grembo alle loro madri.
13Con che cosa ti metterò a confronto?
A che cosa ti paragonerò, figlia di Gerusalemme?
Che cosa eguaglierò a te per consolarti,
vergine figlia di Sion?
Poiché è grande come il mare la tua rovina;
chi potrà guarirti?
14I tuoi profeti hanno avuto per te visioni
di cose vane e insulse,
non hanno svelato le tue iniquità
per cambiare la tua sorte;
ma ti han vaticinato lusinghe,
vanità e illusioni.
15Contro di te battono le mani
quanti passano per la via;
fischiano, scrollano il capo
sulla figlia di Gerusalemme:
"È questa la città che dicevano bellezza perfetta,
gioia di tutta la terra?".
16Spalancano contro di te la bocca
tutti i tuoi nemici,
fischiano e digrignano i denti,
dicono: "L'abbiamo divorata!
Questo è il giorno che aspettavamo,
siamo arrivati a vederlo".
17Il Signore ha compiuto quanto aveva decretato,
ha adempiuto la sua parola
decretata dai giorni antichi,
ha distrutto senza pietà,
ha dato modo al nemico di gioire di te,
ha esaltato la potenza dei tuoi avversari.
18Grida dal tuo cuore al Signore,
vergine figlia di Sion;
fa' scorrere come torrente le tue lacrime,
giorno e notte!
Non darti pace,
non abbia tregua la pupilla del tuo occhio.
19Alzati, grida nella notte
quando cominciano i turni di sentinella;
effondi come acqua il tuo cuore, davanti al Signore;
alza verso di lui le mani
per la vita dei tuoi bambini,
che muoiono di fame all'angolo di ogni strada.
20"Guarda, Signore, e considera;
chi mai hai trattato così?
Le donne divorano i loro piccoli,
i bimbi che si portano in braccio!
Sono trucidati nel santuario del Signore
sacerdoti e profeti!
21Giacciono a terra per le strade ragazzi e vecchi;
le mie vergini e i miei giovani
sono caduti di spada;
hai ucciso nel giorno della tua ira,
hai trucidato senza pietà.
22Come ad un giorno di festa hai convocato
i miei terrori dall'intorno.
Nel giorno dell'ira del Signore
non vi fu né superstite né fuggiasco.
Quelli che io avevo portati in braccio e allevati
li ha sterminati il mio nemico".


Lettera ai Romani 14

1Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni.2Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi.3Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto.4Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.
5C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali.6Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio.7Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso,8perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore.9Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
10Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio,11poiché sta scritto:

'Come è vero che io vivo, dice il Signore,
ogni ginocchio si piegherà davanti a me
e ogni lingua renderà gloria a Dio'.

12Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso.13Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello.
14Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo.15Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto!16Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete!17Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo:18chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini.19Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole.20Non distruggere l'opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d'accordo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo.21Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi.
22La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio. Beato chi non si condanna per ciò che egli approva.23Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti, che non viene dalla fede è peccato.


Capitolo XVI: Sopportare i difetti degli altri

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1. Quei difetti, nostro od altrui, che non riusciamo a correggere, li dobbiamo sopportare con pazienza, fino a che Dio non disponga altrimenti. Rifletti che, per avventura, questa sopportazione è la cosa più utile per te, come prova di quella pazienza, senza della quale ben poco contano i nostri meriti. Tuttavia, di fronte a tali difficoltà, devi chiedere insistentemente che Dio si degni di venirti in aiuto e che tu riesca a sopportarle lietamente. Se uno, ammonito una volta e un'altra ancora, non si acquieta, cessa di litigare con lui; rimetti invece ogni cosa in Dio, affinché in tutti noi, suoi servi, si faccia la volontà e la gloria di Lui, che ben sa trasformare il male in bene. Sforzati di essere paziente nel tollerare i difetti e le debolezze altrui, qualunque essi siano, giacché anche tu presenti molte cose che altri debbono sopportare.  

2. Se non riesci a trasformare te stesso secondo quella che pure è la tua volontà, come potrai pretendere che gli altri si conformino al tuo desiderio? Vogliamo che gli altri siano perfetti; mentre noi non correggiamo le nostre manchevolezze. Vogliamo che gli altri si correggano rigorosamente; mentre noi non sappiamo correggere noi stessi. Ci disturba una ampia libertà degli altri; mentre non sappiamo negare a noi stessi ciò che desideriamo. Vogliamo che gli altri siano stretti entro certe regole; mentre noi non ammettiamo di essere un po' più frenati. In tal modo, dunque, è chiaro che raramente misuriamo il prossimo come noi stessi. Se fossimo tutti perfetti, che cosa avremmo da patire dagli altri, per amore di Dio? Ora, Dio così dispone, affinché apprendessimo a portare l'uno i pesi dell'altro (Gal 6,2). Infatti non c'è alcuno che non presenti difetti o molestie; non c'è alcuno che basti a se stesso e che, di per sé, sia sufficientemente saggio. Occorre, dunque, che ci sopportiamo a vicenda, che a vicenda ci consoliamo, che egualmente ci aiutiamo e ci ammoniamo. Quanta virtù ciascuno di noi abbia, ciò appare al momento delle avversità: non sono le occasioni che fanno fragile l'uomo, ma esse mostrano quale esso è.


DISCORSO 387 AMMONIMENTO DI S. AGOSTINO SU QUANTO È SCRITTO: " METTITI D'ACCORDO CON IL TUO AVVERSARIO, MENTRE SEI IN VIA CON LUI ", E SULLA PAGLIUZZA DELL'IRA CHE, ALIMENTATA DA FALSI SOSPETTI, DIVENTA TRAVE.

Discorsi - Sant'Agostino

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E` dovere dei sacerdoti riprendere chi ne ha bisogno.

1. La sacra Scrittura vi dà, cari fratelli, frequenti ammonimenti circa il pericolo in cui si pongono quei sacerdoti che non vogliono adempiere al compito a cui li sollecita l'Apostolo: Predica la parola di Dio, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, raccomanda, usando tutta la tua pazienza e la tua capacità d'insegnare 1. E la Scrittura ci dice anche la gravità del compito di cui assumiamo il carico: Se non avvertirai il malvagio della sua condotta perversa, io domanderò conto a te della sua morte 2. Per questo è necessario che noi interveniamo in segreto o pubblicamente a rimproverare chiunque trascura tale compito. Quando però noi rimproveriamo qualcuno, costui è portato dalla sua malizia a scrutare la persona che lo rimprovera e a scoprire in essa più facilmente che in se stesso quello che richiede correzione, e se trova qualcosa da dire contro colui che lo rimprovera, ne prova soddisfazione. Sarebbe certo meglio che provasse gioia per il proprio risanamento, dopo essersi corretto, invece che per la debolezza che il biasimo rivolto a sé gli ha fatto scoprire in altri. Anche ammettendo che si dia proprio il caso che uno trovi in difetto la persona stessa da cui era stato rimproverato, è pur vero che attraverso quella persona gli aveva parlato la verità: parlava la verità pur attraverso un malvagio, un peccatore. Invece dunque di cercare che cosa criticare in una persona, cercate se c'è da criticare qualcosa nella verità che vi è stata detta. Vogliate o non vogliate, è la verità stessa il vostro accusatore. E se potete, cercate di farvela amica. La parola di Dio è il vostro accusatore. Che la dica un peccatore o la dica un giusto, è infallibile. Essa è il vostro accusatore: Mettiti d'accordo con il tuo avversario, mentre sei in via con lui. Il Verbo che è la via, la vita, è l'accusatore che tutti i peccatori si trovano contro. Non è davvero cosa da poco che essa si sia mossa dalla sua beata e remota dimora e sia venuta a voi per essere con voi sul vostro cammino; essa ha voluto accompagnarsi a voi perché, mentre siete in cammino e ne avete ancora la possibilità, possiate sistemare la vostra causa e preparare la vostra difesa per quando giungerete al termine del vostro viaggio. Non ne avrai più la possibilità una volta che il cammino sia finito; allora l'avversario ti consegnerà al giudice e il giudice alla guardia e la guardia ti caccerà in carcere. Non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo 3. Il fatto che durante il cammino la parola di Dio sia, diciamo, il vostro accusatore, vi dà la possibilità di porvi in accordo con essa, e lo dovete fare. E` un accusatore che non chiede se non che vi accordiate con lui, e l'accordo consiste nella vostra salvezza. Essa è in cammino con coloro che sono in contrasto con essa e li invita a far la pace. La si faccia finché non è ancora finito il cammino. Si faccia oggi quello che non si è fatto ieri: siete ancora in cammino. Aspettate forse che questo sia finito? Ma quando sarà finito, non avrete più spazio per accordarvi con il vostro accusatore. Allora vi attende il giudice con la guardia e il carcere. Per molti questo cammino finì all'improvviso, mentre si ripromettevano di continuarlo ancora per anni. Ma anche ammettendo che abbiate ancora un cammino lungo davanti, sarebbe pur sempre in cammino con voi chi vi accusa, e dovreste arrossire di restare così a lungo in discordia con un tale accusatore. La parola di Dio, da parte sua, vi è amica; siete voi a farvene un avversario. Essa vi vuol bene, mentre voi volete male a voi stessi. Essa comanda: " Non rubare ", e voi rubate; essa comanda: " Non commettere adulterio ", e voi vi fate adùlteri; e ancora comanda: " Non fare inganno ", e voi ingannate. Dà il divieto di giurare, e voi giurate il falso. Facendo tutto contro i suoi comandamenti, voi ve la ponete contro: vi fate nemica la parola di Dio. E non è strano, perché siete nemici di voi stessi, come è scritto: Chi ama l'iniquità, odia la propria anima 4. E se uno odia la propria anima amando l'iniquità, non fa meraviglia che abbia in odio la parola di Dio che vuole il bene della sua anima.

Chi vuol rimproverare un fratello, deve prima correggere se stesso.

2. Ma dovremmo dunque tacere e non muovere rimproveri a nessuno? No, dobbiamo senza dubbio rimproverare, ma prima rimproverare noi stessi. Volete rimproverare il vostro prossimo? Perché cercare chi è lontano? Il prossimo che vi è più vicino, che avete davanti a voi, siete voi stessi. Lo dice il Signore nella Scrittura: Ama il prossimo tuo come te stesso 5. E se uno non ama se stesso, non può amare neanche il suo prossimo. La regola dell'amore del prossimo la ricevete da voi stessi. Se uno mi dice che ama il suo prossimo, io gli rispondo di amare prima se stesso e di rivolgere a sé i rimproveri. E` chiaro che, se il rimprovero viene fatto con amore, la parola che viene detta, opera qualcosa dentro. E` invece da temere che, pretendendo di rimproverare altri senza amare se stessi, lo si faccia con odio. Ma il nutrire odio verso un fratello è colpa più grave di quella che si vuole rimproverare a lui. Chiunque odia il proprio fratello è omicida 6: così dice il passo della lettera di Giovanni che vi è stato letto oggi. La Scrittura insegna che è omicida colui che nutre odio per il fratello, volendo insegnare agli uomini a esaminare bene quello che hanno nel cuore, e a non accusare come colpa solo gli atti che si commettono con il corpo. Prima che la mano impugni l'arma o afferri il collo del nemico, prima che sia preparata l'insidia, ovvero il veleno, già uno è giudicato reo davanti a Dio per l'odio che nutre in sé. E` ancora in vita colui che trami di uccidere, ed eccoti già giudicato come omicida. Se dunque uno porta odio nel rimproverare, io chiedo come possa fare rimproveri ad altri, dal momento che lui è omicida. Forse perché nessuno lo arresta e lo conduce in giudizio, costui può non riconoscere la propria colpa davanti agli occhi di chi è Dio e giudice supremo. Ma se non vuole riconoscere la colpa, conoscerà la pena, poiché Dio non perdona chi è omicida. C'è chi obietta che, finché si è in cammino, si ha tempo di pentirsi. Ma io esorto chi pensa così, a correggersi, e, una volta che si sia corretto, potrà anche correggere il fratello. Ora invece gli rimprovera colpe lievi, mentre lui commette colpe gravi: Osservi la pagliuzza nell'occhio del fratello mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo 7. Queste parole il Signore pronuncia proprio per coloro che si scagliano a biasimare con odio; rimproverano chi si è lasciato prendere dall'ira, mentre essi si consumano nell'odio. Ma poniamo sulla bilancia ira e odio per valutarli: l'ira è un ribollimento dell'animo che sconvolge per un momento; l'ira che diventa inveterata, produce odio. L'ira dunque corrisponde alla pagliuzza: questa crescendo diventa trave, l'ira che invecchia diventa odio. Chi dunque per odio scaglia rimproveri contro chi si adira, prova sdegno per la pagliuzza che vede nell'altro, mentre non si sdegna della trave che ha ancora in sé. Potete capire la differenza considerando come sia frequente che un padre si adiri con un figlio, mentre è difficile che provi odio: il padre si adira con il figlio che ama e si può dire che ama e si adira, mentre non si può dire che ama e odia. Ho fatto questo discorso con coloro che pretendono di punire negli altri colpe lievi, mentre non puniscono le proprie che sono gravi.

Mettiamoci in armonia con la Parola di Dio, mentre siamo in questa vita.

3. La salutare riflessione che abbiamo svolto insieme, carissimi fratelli, ci sollecita a fare amicizia con colui che è il nostro accusatore, mentre siamo in cammino con lui. Mi riferisco alla parola di Dio alla quale dobbiamo conformarci finché siamo ancora in questa vita, perché, una volta usciti da questo mondo, non ci resterà spazio per una riconciliazione o una riparazione: allora ci attenderà il giudice, e la guardia, e il carcere. Perché con l'aiuto di Dio possiamo condurre a termine il nostro impegno in questa vita, dobbiamo amare con tutto il cuore non solo coloro che ci sono amici ma anche i nemici, perché si compia in noi quello che è scritto: Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso 8, e anche: La carità copre una moltitudine di peccati 9. Colui che è la vera carità, si degni di farci questo dono, egli che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

 

1 - 2 Tm 4, 2.

2 - Ez 3, 18.

3 - Mt 5, 25. 26.

4 - Sal 10, 6.

5 - Mt 22, 39.

6 - 1 Gv 3, 15.

7 - Mt 7, 3.

8 - Gal 5, 14.

9 - 1 Pt 4, 8.


Nuovi interventi dall’alto

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Il sogno dei 9 anni si rinnovò per lo spazio di circa 18 anni. Il quadro generale era lo stesso, ma ogni volta era accompagnato da scene accessorie sempre nuove, che adombravano lo svolgersi della sua futura missione di apostolo dei giovani. In questi interventi dall’alto si trova la spiegazione della sua calma imperturbabile e della sicurezza di riuscire in ogni sua impresa.
All’età di 16 anni vide venire a sé una maestosa Signora che conduceva un numerosissimo gregge e che, avvicinandosi a lui e chiamandolo per nome, gli disse:
— Ecco, Giovannino, tutto questo gregge lo affido alle tue cure.
— Come farò — obiettò Giovanni — ad aver cura di tante pecore e di tanti agnelli?
— Non temere — rispose la Signora —, io ti assisterò.
All’età di 19 anni gli apparve di nuovo il personaggio del primo sogno, vestito di bianco, raggiante di luce splendidissima, in atto di guidare una turba innumerevole di ragazzi. Rivoltosi a Giovanni, gli disse:
— Vieni qua, mettiti alla testa di questi ragazzi e guidali tu stesso.
— Ma io non sono capace di guidare tante migliaia di ragazzi.
Ma il personaggio gli ripeté un comando imperioso, sicché Giovanni si pose a capo di quella turba giovanile. Nello stesso anno, ancora chierico, si vide in sogno già prete in cotta e stola a lavorare in una sartoria; però non cuciva solo cose nuove, ma rappezzava anche abiti logori. Chiaro simbolo che era chiamato a educare non solo giovani buoni e santi come Domenico Savio, ma anche a condurre sulla buona strada giovani già traviati. Aveva raggiunto l’età di 22 anni, quando in un nuovo sogno gli fu indicato anche il campo della sua futura missione. Vide la valle sottostante alla cascina del Sussambrino, dove trascorreva le vacanze, convertirsi in una grande città, nelle cui strade e piazze correvano turbe di ragazzi schiamazzando, giocando e bestemmiando. Di carattere pronto e vivace, Giovanni si avvicinò a quei ragazzi, sgridandoli e minacciandoli. Viste vane le sue minacce, prese a percuoterli; ma quelli reagirono e lo tempestarono di pugni. Mortificato e pesto, si diede alla fuga. Ma ecco venirgli incontro un personaggio che gli intimò di fermarsi e di ritornare tra quei monelli. Quindi lo presentò a una nobilissima Signora e disse:
— Questa è mia madre: consigliati con lei.
La Signora, fissandolo con uno sguardo pieno di bontà, gli disse:
— Se vuoi guadagnarti questi monelli, non devi affrontarli con le percosse, ma prenderli con la dolcezza e la persuasione. In quel momento, come nel primo sogno, vide i giovani trasformarsi in agnelli, ai quali egli prese a fare da pastore per ordine di quella Signora.


24-19 Giugno 7, 1928 Come Iddio nel creare l’uomo gli infuse tre soli; foga del suo amore. Esempio del sole.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Il mio volo nel girare negli atti della Volontà Divina continua sempre, e quando giungo nell’Eden, mi sembra che Gesù ha voglia di dire qualche cosa, il ricordo, il luogo dove creò l’uomo la sua Volontà creante, il suo amore sfoggiante, le prerogative, la bellezza con cui creò l’uomo, i beni, la grazia con cui lo arricchì, sono i più dolci e cari ricordi al suo cuore paterno che lo fanno affogare d’amore, e per dare sfogo alle sue vampe vuol parlare di ciò che fece nel crearlo, tanto, che mentre scrivo sento il suo cuore che batte forte, forte, e sussultando di gioia mi getta le braccia al collo, e baciandomi con tale enfasi di affetto si ha chiuso nel mio cuore, come ferito dalla foga di quell’amore che ebbe nella Creazione, ed atteggiandosi misto a festa ed a dolore, voleva essere spettatore di ciò che stavo per scrivere. Onde, Gesù mi aveva detto:

(2) “Figlia mia, quanti nostri prodigi concorsero nel creare l’uomo, col nostro alito gli fu infusa l’anima, nella quale la nostra paterna bontà gli infondeva tre soli in cui formava in essa il perenne e fulgido giorno, non soggetto a nessuna notte. Questi tre soli venivano formati dalla potenza del Padre, dalla sapienza del Figlio, dall’amore dello Spirito Santo. Questi tre soli mentre venivano formati nell’anima, restavano in comunicazione con le Tre Divine Persone, in modo che l’uomo teneva la via per salire a Noi, e Noi tenevamo la via per scendere in lui. Questi tre soli sono le tre potenze: Intelletto, memoria e volontà, che mentre son distinte tra loro, si danno la mano e giungono a formare anche una sola, simbolo della nostra Trinità adorabile, che mentre siamo distinte nelle persone, formiamo una sola potenza, un’intelletto solo, ed unica volontà. Fu tanto l’amore nel creare l’uomo, che il nostro amore allora si contentò quando le comunicammo la nostra somiglianza. Questi tre soli furono messi nel fondo dell’anima umana, come il sole nel fondo della volta del cielo, che con la sua luce tiene in festa la terra, e coi suoi mirabili effetti dà vita a tutte le piante ed a ciascuna il gusto, la dolcezza, il colore e la sostanza che le conviene. Il sole nel suo tacito silenzio guida la terra, ammaestra tutti, non con le parole, ma coi fatti, e con tale eloquenza che nessun’altro lo può raggiungere, e con la sua luce penetrante si fa vita di tutto ciò che produce la terra. Guarda, un sol sole per tutta la terra, ma per l’anima umana il nostro amore non fu contento di uno, e siccome ci trovavamo nella foga del nostro amore di dare e di ridare, ne formammo tre soli, dai quali dovevano essere diretti, animati e ricevere la vita tutti gli atti umani; che ordine, che armonia mettemmo nel nostro amato e caro figlio. Ora figlia mia, questi tre soli esistono nell’uomo, ma si trovano nelle condizioni quando il sole che splende nel cielo si trova circondato da dense nubi e non può riempire la terra con la vivezza della sua luce, e sebbene le comunicazioni non sono né interrotte né spezzate in virtù delle nubi, però gli effetti la terra li riceve stentati, e non gode tutto il bene che le potrebbe fare il sole, sicché siccome non riceve tutta la vita del sole, è come malata, i suoi frutti sono scipiti e non maturi, molte piante senza frutti, quindi la terra è malinconica, senza festa, perché le nubi hanno impedito che ricevesse tutta la pienezza della luce del sole per coronarsi di gloria e di onore. Tale si trova l’uomo, tutte le cose stanno a posto, tra Noi e lui niente è spezzato né interrotto, ma l’umano volere ha formato dense nubi, e perciò si vede l’uomo senza la gloria, l’ordine, ed armonia della sua creazione, e quindi le sue opere sono senza frutti, guaste e senza bellezza, i suoi passi sono vacillanti, si può dire ch’è il povero malato perché non si fa dirigere dai tre soli che possiede nell’anima sua. Onde venendo a regnare la mia Volontà, la prima cosa che abbatterà sarà l’umano volere, e soffiando metterà in fuga le nubi, e l’uomo si farà dirigere dai tre soli che tiene nel fondo dell’anima, che posseggono la nostra comunicazione, e subito salirà alla nostra origine e tutto sarà festa e gloria per Noi e per lui”.