Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Con la frequenza ai Sacramenti s'impara a operare per principio di coscienza e non per paura dei castighi. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 23° settimana del tempo ordinario (Natività Beata Vergine Maria)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 26

1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli:2"Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso".
3Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa,4e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire.5Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo".

6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso,7gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.8I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: "Perché questo spreco?9Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!".10Ma Gesù, accortosene, disse loro: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me.11I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.12Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.13In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei".

14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti15e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli 'fissarono trenta monete d'argento'.16Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.

17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?".18Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli".19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.21Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?".23Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!".25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".

26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo".27Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti,28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".

30E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.31Allora Gesù disse loro: "Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:

'Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge,'

32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".33E Pietro gli disse: "Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai".34Gli disse Gesù: "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte".35E Pietro gli rispose: "Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.

36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare".37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.38Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me".39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole".42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".43E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina".

47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!".49E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò.50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?".55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato.56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte;60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.61Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: "Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni".62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio".64"Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:

d'ora innanzi vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo'".

65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: "Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia;66che ve ne pare?". E quelli risposero: "È reo di morte!".67Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano,68dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?".

69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: "Anche tu eri con Gesù, il Galileo!".70Ed egli negò davanti a tutti: "Non capisco che cosa tu voglia dire".71Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: "Costui era con Gesù, il Nazareno".72Ma egli negò di nuovo giurando: "Non conosco quell'uomo".73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: "Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!".74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo!". E subito un gallo cantò.75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: "Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". E uscito all'aperto, pianse amaramente.


Primo libro di Samuele 6

1Rimase l'arca del Signore nel territorio dei Filistei sette mesi.2Poi i Filistei convocarono i sacerdoti e gli indovini e dissero: "Che dobbiamo fare dell'arca del Signore? Indicateci il modo di rimandarla alla sua sede".3Risposero: "Se intendete rimandare l'arca del Dio d'Israele, non rimandatela vuota, ma pagate un tributo in ammenda della vostra colpa. Allora guarirete e vi sarà noto perché non si è ritirata da voi la sua mano".4Chiesero: "Quale riparazione dobbiamo pagarle?". Risposero: "Secondo il numero dei capi dei Filistei, cinque bubboni d'oro e cinque topi d'oro, perché unico è stato il flagello per tutto il popolo e per i vostri capi.5Fate dunque immagini dei vostri bubboni e immagini dei vostri topi che infestano la terra e datele in omaggio al Dio d'Israele, sperando che sia tolto il peso della sua mano da voi, dal vostro dio e dal vostro paese.6Perché ostinarvi come si sono ostinati gli Egiziani e il faraone? Dopo essere stati colpiti dai flagelli, non li lasciarono forse andare, cosicché essi partirono?7Dunque fate un carro nuovo, poi prendete due vacche allattanti sulle quali non sia mai stato posto il giogo e attaccate queste vacche al carro, togliendo loro i vitelli e riconducendoli alla stalla.8Quindi prendete l'arca del Signore, collocatela sul carro e ponete gli oggetti d'oro che dovete pagarle in riparazione in una cesta appesa di fianco. Poi fatela partire e lasciate che se ne vada.9E state a vedere: se salirà a Bet-Sèmes per la via che porta al suo territorio, essa ci ha provocato tutti questi mali così grandi; se no, sapremo che non ci ha colpiti la sua mano, ma per puro caso abbiamo avuto questo incidente".10Quegli uomini fecero in tal modo. Presero due vacche allattanti, le attaccarono al carro e chiusero nella stalla i loro vitelli.11Quindi collocarono l'arca del Signore sul carro con la cesta e i topi d'oro e le immagini dei bubboni.12Le vacche andarono diritte per la strada di Bet-Sèmes percorrendo sicure una sola via e muggendo continuamente, ma non piegando né a destra né a sinistra. I capi dei Filistei le seguirono sino al confine con Bet-Sèmes.
13Gli abitanti di Bet-Sèmes stavano facendo la mietitura del grano nella pianura. Alzando gli occhi, scorsero l'arca ed esultarono a quella vista.14Il carro giunse al campo di Giosuè di Bet-Sèmes e si fermò là dove era una grossa pietra. Allora fecero a pezzi i legni del carro e offrirono le vacche in olocausto al Signore.15I leviti avevano tolto l'arca del Signore e la cesta che vi era appesa, nella quale stavano gli oggetti d'oro, e l'avevano posta sulla grossa pietra. In quel giorno gli uomini di Bet-Sèmes offrirono olocausti e immolarono vittime al Signore.16I cinque capi dei Filistei stettero ad osservare, poi tornarono il giorno stesso ad Ekron.17Sono questi i bubboni d'oro che i Filistei pagarono in ammenda al Signore: uno per Asdod, uno per Gaza, uno per Ascalon, uno per Gat, uno per Ekron.18Invece i topi d'oro erano pari al numero delle città filistee appartenenti ai cinque capi, dalle fortezze sino ai villaggi di campagna. A testimonianza di tutto ciò rimane oggi nel campo di Giosuè a Bet-Sèmes la grossa pietra, sulla quale avevano deposto l'arca del Signore.
19Ma il Signore percosse gli uomini di Bet-Sèmes, perché avevano guardato l'arca del Signore; colpì nel popolo settanta persone su cinquantamila e il popolo fu in lutto perché il Signore aveva inflitto alla loro gente questo grave castigo.
20Gli uomini di Bet-Sèmes allora esclamarono: "Chi mai potrà stare alla presenza del Signore, questo Dio così santo? La manderemo via da noi; ma da chi?".21Perciò inviarono messaggeri agli abitanti di Kiriat-Iearìm con questa ambasciata: "I Filistei hanno ricondotto l'arca del Signore. Scendete e portatela presso di voi".


Salmi 95

1Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
2Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

3Poiché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
4Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
5Suo è il mare, egli l'ha fatto,
le sue mani hanno plasmato la terra.

6Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
7Egli è il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

8Ascoltate oggi la sua voce:
"Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
9dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere.

10Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie;
11perciò ho giurato nel mio sdegno:
Non entreranno nel luogo del mio riposo".


Salmi 16

1'Miktam. Di Davide.'
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
2Ho detto a Dio: "Sei tu il mio Signore,
senza di te non ho alcun bene".
3Per i santi, che sono sulla terra,
uomini nobili, è tutto il mio amore.
4Si affrettino altri a costruire idoli:
io non spanderò le loro libazioni di sangue
né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi.

5Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
6Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi,
è magnifica la mia eredità.
7Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
8Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare.
9Di questo gioisce il mio cuore,
esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,

10perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.
11Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.


Daniele 1

1L'anno terzo del regno di Ioiakìm re di Giuda, Nabucodònosor re di Babilonia marciò su Gerusalemme e la cinse d'assedio.2Il Signore mise Ioiakìm re di Giuda nelle sue mani, insieme con una parte degli arredi del tempio di Dio, ed egli li trasportò in Sennaàr e depositò gli arredi nel tesoro del tempio del suo dio.
3Il re ordinò ad Asfenàz, capo dei suoi funzionari di corte, di condurgli giovani israeliti di stirpe reale o di famiglia nobile,4senza difetti, di bell'aspetto, dotati di ogni scienza, educati, intelligenti e tali da poter stare nella reggia, per essere istruiti nella scrittura e nella lingua dei Caldei.
5Il re assegnò loro una razione giornaliera di vivande e di vino della sua tavola; dovevano esser educati per tre anni, al termine dei quali sarebbero entrati al servizio del re.6Fra di loro vi erano alcuni Giudei: Daniele, Anania, Misaele e Azaria;7però il capo dei funzionari di corte chiamò Daniele Baltazzàr; Anania Sadràch; Misaele Mesàch e Azaria Abdènego.
8Ma Daniele decise in cuor suo di non contaminarsi con le vivande del re e con il vino dei suoi banchetti e chiese al capo dei funzionari di non farlo contaminare.
9Dio fece sì che Daniele incontrasse la benevolenza e la simpatia del capo dei funzionari.10Però egli disse a Daniele: "Io temo che il re mio signore, che ha stabilito quello che dovete mangiare e bere, trovi le vostre facce più magre di quelle degli altri giovani della vostra età e io così mi renda colpevole davanti al re".11Ma Daniele disse al custode, al quale il capo dei funzionari aveva affidato Daniele, Anania, Misaele e Azaria:12"Mettici alla prova per dieci giorni, dandoci da mangiare legumi e da bere acqua,13poi si confrontino, alla tua presenza, le nostre facce con quelle dei giovani che mangiano le vivande del re; quindi deciderai di fare con noi tuoi servi come avrai constatato".14Egli acconsentì e fece la prova per dieci giorni;15terminati questi, si vide che le loro facce erano più belle e più floride di quelle di tutti gli altri giovani che mangiavano le vivande del re.16D'allora in poi il sovrintendente fece togliere l'assegnazione delle vivande e del vino e diede loro soltanto legumi.
17Dio concesse a questi quattro giovani di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni sapienza e rese Daniele interprete di visioni e di sogni.
18Terminato il tempo stabilito dal re entro il quale i giovani dovevano essergli presentati, il capo dei funzionari li portò a Nabucodònosor.19Il re parlò con loro, ma fra tutti non si trovò nessuno pari a Daniele, Anania, Misaele e Azaria, i quali rimasero al servizio del re;20in qualunque affare di sapienza e intelligenza su cui il re li interrogasse, li trovò dieci volte superiori a tutti i maghi e astrologi che c'erano in tutto il suo regno.21Così Daniele vi rimase fino al primo anno del re Ciro.


Atti degli Apostoli 1

1Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio2fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo.
3Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio.4Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me:5Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni".

6Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?".7Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta,8ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino agli estremi confini della terra".
9Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo.10E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero:11"Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo".

12Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato.13Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo.14Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

15In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse:16"Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù.17Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero.18Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere.19La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue.20Infatti sta scritto nel libro dei Salmi:

'La sua dimora diventi deserta, e nessuno vi abiti, '
e:
'il suo incarico lo prenda un altro'.

21Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi,22incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione".
23Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia.24Allora essi pregarono dicendo: "Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai designato25a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto".26Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.


Capitolo III: Dare umile ascolto alla parola di Dio, da molti non meditata a dovere

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1. Ascolta, figlio, le mie parole; parole dolcissime, più alte di tutta la dottrina dei filosofi e dei sapienti di questo mondo. "Le mie parole sono spirito e vita" (Gv 6,63), e non vanno valutate secondo l'umano sentire. Non si debbono convertire in vano compiacimento; ma si debbono ascoltare nel silenzio, accogliendole con tutta umiltà e con grande amore. E dissi: "Beato colui che sarà stato formato da te, o Signore, e da te istruito intorno alla legge, così che gli siano alleviati i giorni del dolore" ed egli non sia desolato su questa terra (Sal 93,12s). Io, dice il Signore, fin dall'inizio ammaestrai i profeti, e ancora non manco di parlare a tutti. Ma molti sono sordi e duri alla mia voce. Numerosi sono coloro che ascoltano più volentieri il mondo che Dio, e seguono più facilmente i desideri della carne che la volontà di Dio. Il mondo promette cose da poco e che durano ben poco; eppure ci si fa schiavi del mondo, con grande smania. Io prometto cose grandissime ed eterne; eppure il cuore degli uomini resta torbido. Chi mai mi obbedisce e mi serve con tanto zelo, come si serve al mondo a ai suoi padroni? "Arrossisci, o Signore, così dice il mare" (Is 23,4). E se vuoi sapere il perché, ascolta. Per uno scarso vantaggio si percorre un lungo cammino; ma. Per la vita eterna, molti a stento alzano da terra un piede. Si corre dietro ad un modesto guadagno; talora, per un soldo, si litiga vergognosamente; per una cosa da nulla e dietro una piccola speranza non si esita a faticare giorno e notte; ma - cosa spudorata - per un bene che non viene meno, per un premio inestimabile, per l'onore più grande e la gloria che non ha fine, si stenta a faticare anche un poco.

2. Arrossisci, dunque, servo pigro e lamentoso; ché certuni sono più pronti ad andare alla perdizione di quanto non sia pronto tu ad andare alla vita: trovano essi più gioia in cose false di quanta ne trovi tu nella verità. Eppure essi sono ben spesso traditi dalla loro speranza, mentre la mia promessa non delude nessuno, né lascia a mani vuote colui che confida in me. Quel che ho promesso, darò; quel che ho detto adempirò, purché uno sia rimasto costante, sino alla fine, nel mio amore. Io sono colui che compenserà tutti i buoni e metterà severamente alla prova tutte le persone devote. Scrivi le mie parole nel tuo cuore e meditale attentamente; ti saranno molto utili nell'ora della tentazione. Quello che non avrai capito alla prima lettura, lo comprenderai nel giorno in cui io verrò a te. Due sono i modi con i quali io visito i miei eletti; la tentazione e la consolazione. Due sono le lezioni che io do loro ogni giorno; una, rimproverando i loro vizi, l'altra, esortandoli a rafforzare le loro virtù. Colui che, avendo ricevuto "le mie parole, le disprezza, avrà chi lo giudica". Nell'ultimo giorno (Gv 12,48).

Preghiera per chiedere la grazia della devozione.

3. Signore mio Dio, tu sei tutto il mio bene. E io, chi sono per osare di rivolgermi a te? Sono il tuo miserabile piccolo servo, un abietto vermiciattolo, molto più misero e disprezzabile di quanto io stesso non capisca e non osi confessare. Tuttavia, Signore, ricordati di me, che sono un nulla, nulla ho e nulla valgo. Tu solo sei buono, giusto e santo; tutto puoi e ogni cosa viene da te; tutto tu colmi, soltanto il peccatore tu lasci a mani vuote. Ricordati della tua misericordia (Sal 24,6) e riempi il mio cuore con la tua grazia; tu, che non permetti che resti vana la tua opera. Come potrò sopportare me stesso, in questa misera vita, se tu non mi conforterai con la tua pietà e con la grazia? Non distogliere da me la tua faccia, non tardare con la tua visita, non farmi mancare la tua grazia, affinché l'anima mia non divenga per te come una terra arida (Sal 142,6). Signore, insegnami a fare la tua volontà (Sal 142,10); insegnami a stare degnamente e umilmente accanto a te. Tutto tu sai di me, poiché mi conosci nell'intimo; anzi mi conoscevi prima che il mondo esistesse, prima che io fossi nato.


LETTERA 164: Agostino risponde a Evodio sui quesiti tratti dal cap. III della I lettera di S. Pietro e d'onde derivi l'anima di Cristo.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta nel 414/15.

Agostino risponde a Evodio sui quesiti tratti dal cap. III della I lettera di S. Pietro e d'onde derivi l'anima di Cristo: I) quali gl'increduli liberati da Cristo negl'inferi e sciolti dalle doglie di morte (nn. 1-6); A. cerca di risolvere le difficoltà inerenti al quesito (nn. 7-12) mettendo in guardia E. dalle assurdità derivanti dalla sua opinione (nn. 13-14). Simbolismo dell'arca di Noè e dell'acqua del diluvio (nn. 15-16). Il Figlio di Dio parlò agli uomini anche prima dell'Incarnazione (nn. 17-18). Risponde infine al II quesito: d'onde abbia avuto origine l'anima di Cristo (nn. 19-22).

AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A EVODIO, SIGNORE SANTISSIMO, FRATELLO E COLLEGA NELL'EPISCOPATO

Difficoltà del quesito circa 1 Pt 3, 20.

1. 1. Il quesito da te propostomi, desunto dalla lettera dell'apostolo Pietro, suole - come io penso che tu sappia - lasciarci assai perplessi come intendere quel passo in cui sembra che parli degl'inferi. Io, a mia volta, ripropongo a te lo stesso quesito, perché tu ponga fine al mio dubbio eliminandolo tu stesso se ne sarai capace oppure un altro che troverai essere' in grado di farlo. Se, con la grazia del Signore, sarò io il primo ad arrivarci e riuscirò a mettertene a parte, non lo nasconderò alla tua Dilezione, ma per adesso ti farò conoscere solo i punti che mi creano difficoltà; in tal modo, tenendo conto di queste mie perplessità, potrai riflettere sulle parole dell'apostolo o potrai consultare un altro che troverai capace di spiegarle.

Prima difficoltà: A chi predicò Cristo negl'inferi?

1. 2. L'apostolo, dopo aver detto che Cristo, messo a morte quanto alla carne, fu reso alla vita per virtù dello spirito, soggiunge: Con lo stesso spirito si recò a predicare anche agli spiriti chiusi in carcere, che un tempo erano stati increduli, allorché era in attesa la longanimità di Dio, ossia al tempo di Noè mentre si costruiva l'arca, in cui poche persone, cioè soltanto otto, furono preservate per mezzo dell'acqua. Quell'acqua - soggiunge l'Apostolo - era figura del battesimo, che adesso fa salvi anche voi 1. Ecco ciò che mi ingenera imbarazzo: se è vero che il Signore alla sua morte predicò negl'inferi agli spiriti chiusi in carcere, quale grazia meritarono solo quegl'individui ch'erano stati increduli quando si costruiva l'arca, per cui il Signore discese agl'inferi? In realtà molte migliaia di persone appartenenti a tanti popoli erano morte dal tempo di Noè fino alla passione di Cristo ch'egli poteva trovare agl'inferi: non parlo dei credenti in Cristo, come i Profeti e i Patriarchi della stirpe d'Abramo, come ancor prima Noè con tutta la sua famiglia, che si salvò mediante l'acqua 2 a eccezione forse d'un sol figlio che poi fu considerato reprobo; così anche altri non appartenenti alla stirpe di Giacobbe, ma che credettero in Dio, come Giobbe 3, gli abitanti di Ninive 4 e tutti gli altri menzionati nelle Scritture o celati nel genere umano. Parlo invece delle molte migliaia d'individui i quali, non conoscendo Iddio ed essendo dediti al culto dei demoni o degl'idoli, passarono da questa vita, a cominciare dal tempo di Noè fino alla passione di Cristo. Come mai Cristo, trovando cotesti individui negl'inferi, non predicò ad essi ma solo a coloro che al tempo di Noè erano stati increduli mentre veniva costruita l'arca? Se invece Cristo predicò a tutti, perché mai Pietro ha menzionato solo, quelli, passando sotto silenzio l'innumerevole schiera di tutti gli altri?

Secondo difficoltà: Che vuol dire Dio sciolse i dolori ecc.

2. 3. E' assolutamente evidente che il Signore, morto quanto alla carne, discese agl'inferi: non si può contestare la profezia che dice: Non abbandonerai l'anima mia negl'inferi 5. Di questo fatto ha data la spiegazione anche S. Pietro negli Atti degli Apostoli, affinché nessuno osasse intendere diversamente quella frase e non si può neppure obiettare nulla alle parole con cui il medesimo Pietro asserisce che Gesù sciolse i dolori dell'inferno, in potere dei quali era impossibile che restasse lui 6. Chi dunque, se non un incredulo, potrebbe negare che Cristo è stato agl'inferi? Potrebbe darsi però che sorgesse questa difficoltà: in qual senso cioè deve intendersi l'espressione: da lui furono sciolti i dolori dell'inferno (dato che non aveva mai cominciato a essere per così dire incatenato tra i dolori e neppure li sciolse come se avesse spezzato le catene con cui sarebbe stato legato); è però facile dare questa spiegazione, che cioè i dolori furono sciolti allo stesso modo che si possono slegare i lacci messi dai cacciatori perché non trattengano la preda e non perché vi si sia già impigliata. Possiamo anche pensare che Gesù sciogliesse i dolori dai quali non poteva essere legato lui, mentre lo erano gli altri ch'egli sapeva che dovevano esser liberati.

Cristo salvò i grandi scrittori e filosofi pagani?

2. 4. Ma chi sarebbero questi tali? Sarebbe temerario stabilirlo con sicurezza. Se affermeremo che in quell'occasione furono liberati indistintamente tutti coloro che furon trovati laggiù, chi non si rallegrerebbe se riuscissimo a dimostrarlo, soprattutto nei confronti di alcuni che per le loro opere letterarie ci sono stati familiari e dei quali ammiriamo l'arte del dire e l'ingegno? Non parlo solo dei poeti e degli altri oratori che in molti passi delle loro opere hanno additato al disprezzo e allo scherno gli stessi loro falsi dèi pagani e talora hanno anche riconosciuto il solo vero Dio, pur professando con tutti gli altri il culto superstizioso, ma parlo altresì di coloro che affermarono le medesime verità non già in composizioni poetiche o in discorsi ma in opere filosofiche. Mi riferisco anche alla numerosa schiera di dotti le cui opere non ci son giunte ma dei quali abbiamo conosciuto, negli scritti di quegli altri, la vita meritevole - sotto un punto di vista - di lode; in tal modo questi personaggi, a parte il culto prestato a Dio, a proposito del quale sbagliarono adorando false divinità che dovevano essere adorate come stabilivano le leggi statali, e servendo le creature anziché il Creatore, per tutta la restante condotta della vita sono giustamente proposti a modelli da imitare per la parsimonia, la continenza, la castità, la sobrietà, il disprezzo della, morte affrontata per salvare la patria, per la fedeltà alla parola data non solo verso i concittadini ma anche verso i nemici. Purtroppo tutte queste virtù, quando non sono riferite al fine della retta e vera pietà, ma al vano fasto della lode e della gloria umana, si svuotano, per cosi dire, da sé stesse e diventano sterili. Ciononostante, per una certa inclinazione naturale, ci piacciono tanto che vorremmo che le persone fornite di tali virtù fossero,, singolarmente o insieme con tutte le altre, liberate dai tormenti dell'inferno, se il sentimento umano e la giustizia del Creatore non fossero in contrasto tra di loro.

Chi altri, oltre Cristo, liberati dai dolori?

2. 5. Stando così le cose, ammesso che il Salvatore abbia liberato tutti e - come hai scritto tu stesso esponendo il tuo quesito - " abbia svotato l'inferno in modo che per l'avvenire non si aspettasse altro che il giudizio finale ", eccoti le difficoltà che riguardo a questo problema son solite affacciarsi alla mente quando ci penso e mi lasciano imbarazzato non senza motivo. Anzitutto: su quale autorità si fonda quest'opinione? In realtà, ciò che accadde alla morte di Cristo, che cioè, come sta scritto nella lettera di S. Pietre, i dolori dell'inferno furono sciolti, si può intenderlo riferito a Cristo medesimo, in quanto li sciolse, vale a dire li rese inefficaci, per non esservi soggetto lui stesso, specialmente se si tien conto della frase che segue: poiché era impossibile ch'egli restasse in potere di essi 7. Oppure, se si chiede perché mai Cristo volle scendere agl'inferi, ove c'erano i dolori in potere dei quali egli non poteva restare assolutamente poiché, come sta scritto, egli era libero tra i morti 8 e il principe e dominatore della morte non trovò in lui nulla che meritasse il castigo, allora la frase della S. Scrittura sciolse i dolori dell'inferno può riferirsi non a tutti gl'individui, ma solo ad alcuni giudicati da Cristo degni d'essere liberati; in tal modo da una parte non si deve credere che la sua discesa laggiù fosse inutile, non giovasse cioè a nessuno di quelli che vi si trovavano prigionieri, dall'altra non deve trarsi la conseguenza per cui si dovrebbe credere che sia stata concessa a tutti la grazia che la divina misericordia e giustizia ha accordata solo ad alcuni.

E' di fede che Cristo liberò i Patriarchi.

3. 6. Quasi tutta la Chiesa ammette concordemente che Cristo ha liberato dagl'inferi il primo uomo, padre del genere umano; da qualsiasi fonte derivi questa tradizione, è da pensare che la Chiesa la creda non senza fondamento, anche se non si adduce a prova alcun passo esplicito delle Scritture divine che l'affermi. D'altra parte sembra confermare tale opinione, anziché fornire un senso diverso, quel che leggiamo scritto nel libro della Sapienza: Essa (la sapienza) custodì l'uomo formato per primo, il padre del genere umano, creato da solo, e lo trasse fuori della sua colpa e gli diede il potere di dominare ogni cosa 9. Alcuni credono che anche ai santi dell'Antica Alleanza, ad Abele, a Set, a Noè con la sua famiglia, ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe e agli altri patriarchi e profeti, fosse concessa la grazia d'essere sciolti dai loro dolori quando il Signore discese agl'inferi.

Terza difficoltà: Che vuol dire " il seno d'Abramo ".

3. 7. Io, per conto mio, non vedo in che modo si possa intendere che si trovasse nei dolori dell'inferno Abramo, nel cui seno fu accolto Lazzaro, povero ma timorato di Dio; ci sono forse alcuni capaci di spiegarlo? Che però solo due persone, Abramo e Lazzaro, si trovassero, prima della discesa del Signore agl'inferi, nel sene, della gloria e del riposo eterno, e che solo a proposito di esse fosse detto al ricco: Tra noi e voi sta scavato un immenso abisso, di modo che quelli che volessero passare di qui nel luogo ove siete voi non lo potrebbero né da costì si potrebbe passare nel luogo ove siamo noi 10, non so se c'è alcuno al quale non sembrerà illogico. Orbene, se in quel riposo eterno erano più di due persone, chi oserebbe dire che non vi si trovassero anche i patriarchi e i profeti, ai quali la divina Scrittura rende una così chiara testimonianza di giustizia e di pietà? Non capisco ancora qual beneficio recasse a costoro colui che sciolse i dolori dell'inferno, se non si trovavano stretti da essi, soprattutto, perché in nessun passo delle Scritture son riuscito a trovare che il termine " inferno " sia usato in senso buono. Se in nessun passo delle Scritture ci è dato leggere una simile cosa, non si può davvero credere che il seno d'Abramo, cioè il soggiorno segreto del riposo eterno, sia una parte dell'inferno. Perfino nell'espressione che il divino Maestro mette in bocca ad Abramo: Tra voi e noi sta scavato un immenso abisso, appare abbastanza chiaro, a mio avviso, che il seno di quella indicibile felicità non è una parte e, per così dire, un quartiere dell'inferno. Che cos'è infatti un immenso abisso se non una voragine che separa profondamente le parti tra le quali esso non solo sta scavato. ma sta anche stabilito saldamente? Ne segue che se la S. Scrittura avesse affermato che Cristo dopo la sua morte discese nel seno di Abramo senza parlare dell'inferno e dei suoi dolori, mi stupirei se qualcuno osasse affermare che Cristo discendesse agl'inferi.

Cristo nel seno d'Abramo e insieme negl'inferi.

3. 8. Ma dato che documenti scritturistici chiari ed espliciti parlano dell'inferno e dei suoi dolori, non si vede alcun motivo per cui il Salvatore scendesse laggiù tranne quello di salvare delle persone dai suoi dolori; io sto comunque ancora indagando se il Cristo liberò tutti coloro che trovò immersi in quei dolori o solamente alcuni di essi da lui reputati degni di quella grazia, ma non metto affatto in dubbio ch'egli sia sceso agl'inferi e abbia accordato quella grazia alle anime che si trovavano in quei dolori. Ecco perché non vedo ancora qual vantaggio con la sua discesa agl'inferi avrebbe potuto arrecare a quei giusti che si trovavano nel seno di Abramo, mentre comprendo che non si allontanò mai da essi con la presenza beatifica della propria divinità. Per lo stesso motivo proprio il giorno della sua morte, sul punto di scendere a sciogliere i dolori dell'inferno, promise al ladrone che sarebbe stato con lui in paradiso 11. Cristo dunque si trovava certamente già prima in paradiso e nel seno d'Abramo in virtù della propria sapienza beatificante, e si trovava nell'inferno con la propria potenza condannante. Dove mai non si trova la divinità non circoscritta da nessuno spazio? Che tuttavia Cristo sia sceso agl'inferi con la natura di essere creato, assumendo la quale, a partire da un tempo determinato, egli si fece uomo pur rimanendo Iddio, cioè con l'anima, lo dichiara apertamente la S. Scrittura, non solo preannunciata dalla profezia ma spiegata altresì dall'apostolo, nella quale è stato detto: Non abbandonerai l'anima mia nell'inferno 12.

La risurrezione di Cristo e quella dei giusti.

3. 9. Alcuni - lo so bene pensano che alla morte di Cristo Signore fu concessa ai giusti la medesima risurrezione che ci è promessa alla fine del mondo, poiché sta scritto che per il terremoto avvenuto nella passione di Cristo " le rocce si spaccarono, i sepolcri s'aprirono, molti corpi di santi risuscitarono e apparvero con Cristo nella Città santa quando risorse " 13. Se però quelle persone non morirono di nuovo tornando col cadavere nella tomba, bisognerà vedere in qual modo si debba intendere che Cristo è stato il primogenito dei redivivi 14, qualora si supponga che nella risurrezione fu preceduto da tante altre persone. Si potrà forse rispondere che fu detto così per anticipazione, nel senso cioè che i sepolcri si scoperchiarono bensì per il terremoto avvenuto quando Cristo pendeva dalla croce, ma che i corpi dei santi non risuscitarono allora, sibbene dopo che Cristo risorse per primo. Ma anche se, come ho già detto, fosse stato aggiunto per anticipazione quel particolare perché si credesse senza ambiguità che Cristo è il primogenito tra i redivivi e che a quei santi fu concesso di risorgere per l'eterna incorruttibilità e immortalità preceduti dal Cristo, resterebbe tuttavia ancora un'altra difficoltà: come mai cioè Pietro abbia potuto affermare - con assoluta verità, del resto, dal momento che asserì che per mezzo di quella profezia era stato predetto non già Davide, ma Cristo - che la sua carne non conobbe la corruzione 15 e soggiunse che la tomba di Davide si trovava ancora presso di loro 16; non avrebbe certamente potuto convincere gli Ebrei d'una tal cosa, se il corpo di Davide non si fosse trovato più nella tomba poiché, se non solo fosse già risuscitato qualche tempo prima nella morte di Cristo ma la sua carne non avesse conosciuto neppure la corruzione, tuttavia sarebbe potuta restar nella tomba. Pare inoltre difficile da spiegarsi che dalla risurrezione dei santi, nel caso che sia stata loro concessa la risurrezione eterna, fosse escluso proprio Davide, della cui stirpe è così spesso messo in risalto Cristo con tanta evidenza e con tanta reverenza.' Sarà anche difficile sostenere quel ch'è detto agli Ebrei riguardo ai santi dell'Antica Alleanza: Poiché previdero per noi cose migliori, affinché non diventassero perfetti senza di noi 17, se già si trovavano nell'incorruttibilità della risurrezione che a noi, ancora in via di perfezionarci, è promessa alla fine del mondo.

Molto intricato il passo di 1 Pt 3, 20.

4. 10. Tu dunque comprendi quanto sia oscuro il perché Pietro abbia voluto ricordare soltanto gl'individui ch'erano stati increduli al tempo di Noè, allorché veniva costruita l'arca 18, e solo ad essi, chiusi nel carcere, fu predicato il Vangelo; vedi inoltre da quali difficoltà sono imbarazzato per non ardire di fare alcuna affermazione al riguardo. A ciò s'aggiunge il fatto che l'apostolo, dopo avere affermato: Egli ora vi salva col battesimo di cui era figura quell'acqua; esso non è astersione delle sozzure della carne, ma impegno della coscienza pura nei confronti di Dio in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, il quale siede alla destra di Dio dopo aver distrutta la morte perché fossimo eredi della vita eterna ed è salito al cielo dopo aver assoggettato a sé gli Angeli, le Potestà e le Virtù 19, soggiunse immediatamente: Siccome dunque Cristo ha sofferto nella carne, così armatevi anche voi del medesimo pensiero, poiché se uno ha sofferto nella carne, l'ha fatta finita coi peccati, affinché il tempo restante della sua vita mortale lo viva non seguendo le passioni umane ma seguendo la volontà di Dio 20. E continua: E` anche troppo il tempo trascorso, sciupato nel comportarvi seguendo i capricci umani, vivendo cioè nella lussuria, nelle dissolutezze, nell'ubriachezza, nei bagordi, negli eccessi del bere, nel culto sacrilego degl'idoli. I pagani adesso si stupiscono che voi non vi abbandoniate più insieme con loro ai medesimi stravizi delle loro dissolutezze e [perciò] v'insultano. Essi, però, dovranno render conto a Cristo, il quale sta per giudicare i vivi e i morti 21. L'apostolo quindi soggiunge: Ecco perché è stato predicato il Vangelo anche ai morti, affinché, pur essendo stati condannati secondo il giudizio degli uomini nella carne, vivano tuttavia secondo Dio nello spirito 22.

Come si può intendere 1 Pt 3, 20.

4. 11. Quale profondità! Chi non ne resterebbe colpito? L'apostolo afferma che il Vangelo è stato predicato ai morti. Se per morti intendiamo coloro che realmente si distaccarono dal corpo, essi saranno - a mio avviso - coloro di cui parla prima, coloro cioè ch'erano stati increduli al tempo di Noè; oppure tutti coloro che Cristo trovò negl'inferi. Che cosa significano le parole: affinché siano giudicati secondo gli uomini nella carne, ma vivano secondo Dio nello spirito? In qual modo possono essere giudicati nella carne, di cui sono ormai privi, o che non hanno, ancora ripresa anche se sono stati liberati dai dolori dell'inferno? Neanche se l'inferno - come tu dici nel tuo quesito - è stato svotato, si deve credere che siano risuscitati col corpo tutti coloro che vi si trovavano e neppure che quelli i quali risorgendo apparvero [in Gerusalemme] col Signore, ripresero il loro corpo per essere giudicati secondo gli uomini. Non vedo neppure come ciò possa intendersi di coloro i quali erano stati increduli al tempo di Noè, dato che la S. Scrittura non dice affatto ch'essi vissero in seguito col loro corpo e non si può nemmeno credere che i dolori dell'inferno fossero sciolti affinché quelli, che ne fossero liberati, riavessero il corpo al fine di scontare la pena. Che cosa vuol dire dunque la frase: affinché siano giudicati secondo gli uomini nella carne, ma vivano secondo Dio nello spirito? Fu concessa forse questa grazia à coloro che Cristo trovò negl'inferi, la grazia cioè d'essere vivificati nello spirito mediante il Vangelo, benché nella risurrezione futura debbano essere giudicati nella carne e passare attraverso qualche pena al fine d'entrare nel regno di Dio? Se è così, perché mai tale grazia è ricordata solo a proposito di coloro che al tempo di Noè erano stati increduli e non anche di tutti gli altri che Cristo trovò nella sua visita laggiù? Perché mai non tornarono tutti alla vita nello spirito mediante la predicazione del Vangelo anche se in seguito avrebbero dovuto subire il giudizio nella carne dopo un castigo passeggero? Se invece intenderemo la frase come riferita a tutti, resta ancora la difficoltà perché mai Pietro fa menzione solo di coloro ch'erano stati increduli al tempo in cui veniva costruita l'arca.

La predicazione evangelica e la salvezza.

4. 12. Un'altra difficoltà s'incontra nella spiegazione che alcuni tentano di dare del passo in questione poiché asseriscono che, quando Cristo discese agl'inferi, quei luoghi di pena divennero, per così dire, delle carceri vuote per coloro che vi furono trovati e che non avevano udito il Vangelo, il quale durante la loro vita non veniva ancora predicato, e avevano quindi un giusto motivo di non credere, in quanto non era stato ad essi annunciato, mentre in seguito non potranno più addurre tale scusa coloro che disprezzano la predicazione del Vangelo fatta frequentemente e diffusa tra tutti i popoli. Ecco perché, essendo state vuotate le carceri degl'inferi, rimane giusto il giudizio con cui i ribelli e gl'infedeli saranno puniti perfino col fuoco eterno. Coloro che la pensano così, non considerano tuttavia che potrebbero essere scusati per lo stesso motivo quanti passarono da questa vita anche dopo la risurrezione di Cristo prima che giungesse loro il Vangelo. Non è affatto vero che, dopo il ritorno del Signore dagli inferi, non fu permesso ad alcuno" di tornare agl'inferi se non dopo avere ascoltato il Vangelo. Quante migliaia di persone son morte in tutto il mondo prima che giungesse loro la predicazione cristiana! Tutte queste persone avranno la medesima giustificazione che si dice sia stata accordata a coloro cui il Signore avrebbe predicato nella sua discesa agl'inferi, poiché non l'avevano udito in precedenza.

Non si può credere in Cristo dopo la morte.

4. 13. A meno che si dica che tutti coloro, i quali son morti o muoiono dopo la risurrezione del Signore senza udire la predicazione del Vangelo, han potuto o possono udirla negl'inferi per aver laggiù la fede che si deve avere nella verità di Cristo e meritare anch'essi la remissione dei peccati e la salvezza, meritata da coloro ai quali Cristo annunciò, laggiù il Vangelo. In realtà negl'inferi non è venuto meno il ricordo della sua predicazione per il fatto che da lì egli risalì sulla terra, poiché anche dalla terra salì al cielo e cionondimeno saranno salvi tutti coloro che crederanno in lui a causa della predicazione del Vangelo. Ecco perché egli fu esaltato, e gli fu dato un nome ch'è superiore a ogni nome, perché nel suo nome si pieghi ogni ginocchio non solo degli esseri celesti e di quelli terrestri ma anche di quelli esistenti negl'inferi 23. Ma se ammettiamo una tale opinione secondo la quale si potrebbe credere che persone, che in vita non furono credenti, possano credere in Cristo negl'inferi, chi potrebbe tollerarne le conseguenze assurde e contrarie alla fede? Anzitutto daremmo l'impressione di compiangere senza ragione la sorte di coloro che son passati da questa vita privi di quella grazia e di preoccuparci senza motivo di fare pressanti esortazioni ai fedeli affinché ottengano quella grazia prima di morire per non incorrere nel castigo della morte eterna. Oppure, se negl'inferi credono senza utilità e senza frutto solo coloro che non hanno voluto credere al Vangelo annunciato loro qui sulla terra, mentre il credere gioverà a coloro che qui sulla terra non hanno avuto in dispetto ciò di cui non hanno mai potuto sentire l'annuncio, ne deriverebbe una conseguenza ancor più illogica della precedente, che cioè qui sulla terra non si dovrebbe predicare il Vangelo in quanto tutti son destinati a morire e, senza colpa d'essersi infischiati del Vangelo, andar tutti agl'inferi affinché possa loro giovare allorché crederanno laggiù; avere una tale opinione è segno di stolta empietà.

Oggetti di fede indiscussi e discutibili.

5. 14. Atteniamoci quindi con la massima fermezza alla dottrina della fede stabilita sulla più inconcussa autorità, che cioè Cristo è morto secondo le Scritture, è stato sepolto ed è risorto il terzo giorno 24 e inoltre crediamo a tutte le altre cose che sono state scritte riguardo a lui con palese veridicità, come fra l'altro che Cristo discese agl'inferi, ne soppresse i dolori in potere dei quali egli non poteva soggiacere 25 e dai quali, come viene giustamente spiegato, sciolse e liberò le anime ch'egli volle, riprese il corpo lasciato sulla croce e poi deposto nel sepolcro. Quanto al quesito che mi hai posto riguardo alle parole dell'apostolo Pietro, poiché tu vedi bene quali dubbi mi turbano e quali altri potrebbero forse nascere da un esame più approfondito, cerchiamo di risolverli o per mezzo delle nostre riflessioni o per mezzo dei chiarimenti da chiedere a persone degne di stima e alle quali possiamo rivolgerci per avere consiglio.

Simbolismo dell'arca di Noè e dell'acqua.

5. 15. Considera tuttavia se per caso tutto il passo dell'apostolo Pietro che parla degli spiriti chiusi nel carcere e ch'erano stati increduli al tempo di Noè, si riferisca non tanto agl'inferi quanto piuttosto a quel tempo il cui significato simbolico l'apostolo trasferì al nostro tempo. Quei fatti erano in realtà una prefigurazione simbolica di quelli che si sarebbero avverati in futuro, di modo che gl'individui, i quali non credono al Vangelo adesso mentre si edifica la Chiesa tra tutti i popoli, si possono intendere simili a quelli dell'era antica i quali erano stati increduli quando veniva costruita l'arca. Gli altri invece, i quali hanno creduto e si sono salvati in virtù del battesimo, possono paragonarsi a tutte le persone che si salvarono nell'arca attraverso l'acqua. Ecco perché l'apostolo dice: Così il battesimo vi salva in conformità di quella figura 26. Tutto il resto quindi ch'è detto degli increduli dobbiamo intenderlo conforme a questa figura e non dobbiamo pensare che agl'inferi sia stato o venga ancora predicato il Vangelo perché gl'individui credano e si redimano, come se anche laggiù fosse costituita la Chiesa.

Si approfondisce lo stesso concetto.

5. 16. Coloro i quali hanno pensato d'intendere le parole di Pietro nel senso che ti rende perplesso, pare vi siano stati indotti dal fatto che l'apostolo afferma che il Vangelo fu predicato agli spiriti chiusi in carcere, come se per " spiriti " non si potessero intendere le anime che si trovavano allora nel corpo ed erano racchiuse nelle tenebre dell'ignoranza come in un carcere. Da questa specie di carcere desidera esser liberato il Salmista che esclama: Trai fuori dal carcere l'anima mia, affinché lodi il tuo nome 27. Tale carcere è chiamato, altrove, " ombra di morte ". Da quell'ombra furono liberati, non certo negl'inferi, ma qui sulla terra, coloro dei quali sta scritto: Sorse la luce per coloro che sedevano all'ombra della morte 28. Alle persone invece, che vissero al tempo di Noè, fu predicato invano perché non credettero, benché la pazienza di Dio li attendesse per una lunga serie d'anni fino al tempo in cui fu costruita la stessa arca (infatti la sua costruzione fu, in un certo senso, una predicazione). A quegli increduli somigliano quelli odierni i quali, per usare la stessa immagine simbolica, sono racchiusi, come in carcere, nelle tenebre dell'ignoranza; senza ricavarne alcun vantaggio essi vedono che la Chiesa si costruisce in tutto il mondo mentre son vicini al castigo, come al diluvio, in cui perirono allora tutti gl'increduli. Come avvenne al tempo di Noè - dice il Signore - così avverrà al tempo del Figlio dell'uomo: mangiavano e bevevano, le donne prendevano marito e gli uomini moglie fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca; venne il diluvio e li fece perire tutti 29. Dato che il fatto accaduto ne simboleggiava anche un altro che sarebbe accaduto, il diluvio simboleggiò il battesimo per i fedeli e il castigo per gl'infedeli. Allo stesso modo sotto la figura non d'un fatto ma solo d'un nome, ciò che sta scritto della pietra, con la quale era simboleggiato Cristo, furon predette due cose: l'inciampo per gl'infedeli e il fondamento dell'edificio per i fedeli 30. Talvolta in una medesima immagine simbolica d'un fatto o d'un nome anche due cose diverse indicano una sola cosa, come sono i fedeli, simboleggiati tanto nelle tavole di legno che furono legate strettamente tra loro per la costruzione dell'arca, quanto nelle otto persone che si salvarono nell'arca. Allo stesso modo nel paragone evangelico dell'ovile Cristo è simultaneamente il pastore e la porta 31.

Il Verbo parlò all'uomo anche prima d'incarnarsi.

6. 17. Dall'intendere in tal senso il passo in questione non deve impedirti la difficoltà derivante dal fatto che l'apostolo Il ietro afferma che Cristo in persona predicò alle anime chiuse in carcere che al tempo, di Noè non avevano voluto credere 32. Dall'intendere in questo senso il detto passo non ci deve impedire il fatto che Cristo non era ancora venuto sulla terra. Certo, non era ancora venuto col corpo, come venne quando, dopo questi avvenimenti, apparve sulla terra e abitò tra gli uomini 33. Egli tuttavia, sin dall'inizio del genere umano, è sempre venuto, non già col corpo ma con lo spirito, a rimproverare i malvagi come Caino e prima ancora Adamo e la consorte, a consolare i buoni o ad ammonire gli uni e gli altri di modo che alcuni credessero per la propria salvezza, altri rimanessero increduli per il proprio castigo. Egli inoltre parlava a chi e come voleva, mediante opportune apparizioni. Riguardo poi a quel che ho affermato, che cioè egli " veniva con lo spirito ", poiché quanto alla sua natura divina lo stesso Figlio non è corpo, è certamente spirito. Ma che cosa fa il Figlio senza lo Spirito Santo o senza il Padre, dal momento che tutte le azioni della Trinità sono indivisibili?

Spiega meglio lo stesso concetto.

6. 18. Le medesime parole della S. Scrittura, delle quali stiamo trattando, manifestano questa verità molto chiaramente - secondo il mio modesto avviso - a chi le considera attentamente. L'apostolo dice: Cristo è morto per i nostri peccati una volta per sempre, lui giusto per noi ingiusti, al fine di condurci a Dio, essendo stato messo a morte nella carne ma reso alla vita nello spirito: con questo spirito andò a predicare anche agli spiriti chiusi in carcere ch'erano stati una volta increduli, quando al tempo di Noè la longanimità di Dio aspettava mentre si costruiva l'arca 34. Se ora si fa attenzione alla concatenazione delle parole nel testo, si vede - come io penso - che Cristo morì certo nel corpo, ma fu reso alla vita nello spirito. Col medesimo spirito egli andò a predicare agli spiriti ch'erano stati increduli al tempo di Noè; poiché prima di venire col corpo a morire per noi, cosa che fece una volta sola, veniva spesso con lo spirito a quanti voleva, ammonendoli nelle apparizioni al modo che gli piaceva, precisamente per mezzo dello spirito, in virtù del quale fu anche reso alla vita dopo essere stato messo a morte, quanto al corpo, nella passione. Che significa " fu reso alla vita nello spirito " se non che la medesima carne, nella quale soltanto era stato messo a morte, risorse nello spirito che le ridiede la vita?

Risposta al secondo quesito: d' onde l'anima di Cristo?

7. 19. Chi mai oserebbe dire che Gesù fu messo a morte quanto all'anima, cioè quanto allo spirito ch'è proprio dell'uomo, dal momento che la morte dell'anima non è altro che il peccato, del quale egli fu del tutto immune, pur morendo per noi quanto alla carne? Se infatti le anime di tutti gli uomini derivano dall'unica che fu infusa da Dio nel primo uomo, per colpa del quale il peccato entrò nel mondo e per mezzo del peccato la morte si trasmise in tal modo in tutti gli uomini 35, possiamo avanzare due ipotesi: o l'anima di Cristo non deriva da quella poiché non ebbe assolutamente alcun peccato, né originale né personale, per causa del quale la morte potesse apparire a lui dovuta, poiché subì per noi la morte che lui non doveva subire, lui nel quale il principe del mondo e dominatore della morte non trovò colpa alcuna 36. Non è, d'altronde, illogico pensare che colui, il quale creò l'anima per il primo uomo, ne creasse una anche per se stesso. Si può anche pensare che la stessa anima di Cristo derivi da quella di Adamo e che nell'assumerla la purificasse al fine di nascere dalla Vergine e venire a noi assolutamente privo d'alcun peccato commesso o ereditato. Se invece le anime non derivano per propagazione dall'unica del primo uomo e soltanto la carne contrae da Adamo il peccato originale, il Figlio di Dio creò per sé la propria anima come la crea per. tutti gli altri, senza però mescolarla alla carne del peccato, ma soltanto simile a quella del peccato 37. Egli infatti prese bensì dalla Vergine la vera sostanza della carne, ma non la carne del peccato, poiché fu procreata o concepita senza concupiscenza carnale: carne certamente mortale e mutevole attraverso le età, assai simile alla carne de) peccato, ma senza peccato.

Immortale e priva di peccato l'anima di Cristo.

7. 20. Qualunque di tante ipotesi sull'anima sia quella vera, di cui non oso ancora sostenerne alcuna, ma solo ripudiare quella secondo la quale si pensa che le anime sono cacciate ciascuna in un corpo come in una prigione, a causa non so di quali atti commessi in una vita superiore, è certo che l'anima di Cristo non solo è immortale secondo la natura di tutte le altre, ma non ha subìto la morte causata da alcun peccato né è stata punita con la dannazione. Sono queste le sole due cause per cui si crede che l'anima muore. Non è quindi per riguardo a tale morte che s'è potuto affermare che Cristo fu vivificato nello spirito poiché fu vivificato soltanto nell'elemento rispetto al quale aveva subìto la morte. La S. Scrittura parla dunque soltanto della morte rispetto alla carne, la quale tornò a vivere poiché Vera tornata l'anima, mentre era morta perché questa se n'era ritirata. La S. Scrittura afferma che Cristo fu messo a morte nella carne poiché morì solo quanto alla carne, ma fu reso alla vita poiché in virtù dello spirito, con cui si recò da coloro a cui egli volle e a cui predicò, risorse vivificata anche la stessa carne con cui era venuto tra gli uomini.

A quali morti fu predicato il Vangelo.

7. 21. Riguardo quindi a quello che afferma poi l'apostolo a proposito degli increduli, e cioè: Renderanno conto a colui che giudicherà i vivi e i morti 38, non si deve concludere che per " morti " debbano intendersi coloro che sono emigrati dal corpo. Può darsi che mediante il termine " morti " abbia voluto intendere gl'infedeli, ossia i morti nell'anima, dei quali è detto: Lascia che i morti seppelliscano i propri morti 39 e col termine " vivi " coloro che non lo ascoltano invano quando loro dice: Sorgi, tu che dormi, lèvati su dai morti e Cristo t'illuminerà 40. Di essi il Signore dice anche: Verrà, anzi è già venuta l'ora che i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro, che la udranno, vivranno 41. Nemmeno le parole di Pietro che vengono dopo ci obbligano a riferirle agl'inferi: Il Vangelo è stato predicato perfino ai morti, affinché siano giudicati secondo gli uomini nella carne, ma vivano secondo Dio nello spirito 42. Il Vangelo è stato predicato in questa vita anche ai morti, cioè agl'infedeli e agl'iniqui, affinché, dopo aver creduto, siano giudicati secondo gli uomini nella carne, ossia con diverse tribolazioni e perfino con la morte fisica, per cui lo stesso apostolo dice in un altro passo: E' tempo che il giudizio cominci dalla casa del Signore 43; ma affinché vivano anche nello spirito per il fatto ch'erano morti proprio nello spirito essendo stretti nei lacci della morte, causata dall'infedeltà e dall'empietà.

Agostino crede d'aver accontentato Evodio.

7. 22. Chi non approvasse questa spiegazione delle parole di Pietro ovvero, pur approvandola, non ne fosse completamente soddisfatto, potrebbe spiegarle riferendole agl'inferi. Se riuscirà a risolvere le difficoltà che (come ho detto più sopra) m'ingenerano perplessità, in modo da dissipare ogni dubbio, voglia mettere anche me a parte della soluzione. Se ci riuscirà, allora le parole potranno intendersi in tutt'e due i sensi, ma la mia spiegazione non potrà esser tacciata di falsità. Ho risposto, così come ho potuto, ai tuoi precedenti quesiti tranne a quello concernente la visione di Dio mediante la vista fisica, per il quale occorre accingersi a scrivere un'opera più ampia. Credo che avrai già ricevuta la risposta che t'ho inviata per le mani del diacono Asello. Nell'ultima tua lettera pro-memoria, a cui ho risposto adesso, m'avevi posti due quesiti: uno riguardante le parole di Pietro, l'altro concernente l'anima del Signore: li ho spiegati entrambi, il primo più ampiamente e il secondo più succintamente. Ti raccomando nuovamente che non ti dispiaccia d'inviarmi la copia della tua lettera contenente il quesito con cui chiedevi se la sostanza di Dio può esser vista coi sensi del corpo come estesa in uno spazio limitato, poiché in casa nostra, non so come, si è smarrita e non si è riusciti a rintracciarla, sebbene l'abbiamo cercata a lungo.

 

 

1 - 1 Pt 3, 18 ss.

2 - Gn 6, 13-22; 7, 1-24; Lc 17, 26-27.

3 - Ez 14, 14-20; Gc 5, 11.

4 - Gio 3, 5-10; Mt 12, 41; Lc 11, 30-32.

5 - Sal 15, 10.

6 - At 2, 24-27.

7 - At 2, 24-27.

8 - Sal 87, 6.

9 - Sap 10, 1.

10 - Lc 16, 26.

11 - Lc 23, 43.

12 - Sal 15, 10.

13 - Mt 27, 51.

14 - Ap 1, 5.

15 - Cf. At 2, 27-31.

16 - At 2, 29.

17 - Eb 11, 40.

18 - 1 Pt 3, 20.

19 - 1 Pt 3, 21-22.

20 - 1 Pt 4, 1-2.

21 - 1 Pt 4, 3-5.

22 - 1 Pt 3, 6.

23 - Fil 2, 9-10.

24 - 1 Cor 15, 3-4.

25 - At 1, 24.

26 - 1 Pt 3, 21.

27 - Sal 141, 8.

28 - Is 9, 2.

29 - Lc 17, 26; Gn 7, 5.

30 - Sal 117, 22; Is 28, 16; Dn 2, 34-45; Zc 3, 3; Mt 21, 44.

31 - Gv 10, 1-2.

32 - 1 Pt 3, 19.

33 - Bar 3, 38.

34 - 1 Pt 3, 18-19.

35 - Rm 5, 12.

36 - Gv 14, 30.

37 - Rm 8, 2.

38 - 1 Pt 4, 5.

39 - Mt 8, 22.

40 - Ef 5, 14.

41 - Gv 5, 25.

42 - 1 Pt 4, 6.

43 - 1 Pt 4, 13.


2 - Un singolare favore che l'Altissimo fece a Maria

La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda

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428. Quando Maria, accomiatati i genitori, restò sola nel tempio, la maestra le assegnò la cella che le toccava tra le altre vergini, ciascuna delle quali aveva una piccola stanza. Pensando che quello era suolo e locale del tempio, subito la Principessa del cielo lo baciò adorando il Signore e ringraziandolo di quel nuovo beneficio. Ringraziò la stessa terra d'averla accolta e sorretta, riconoscendosi indegna di un tale bene, perfino di calpestarla e stare su di essa. Si rivolse poi ai suoi angeli dicendo: «Principi celesti, messaggeri dell'Altissimo, miei amici e compagni fedeli, vi supplico con tutto l'affetto della mia anima: custoditemi in questo santo tempio del mio Dio, come vigilanti sentinelle, avvisandomi di tutto ciò che devo fare, istruendomi ed orientandomi come maestri e guide. Così io riuscirò a compiere in modo perfetto la volontà dell'Altissimo, darò soddisfazione ai santi sacerdoti, ubbidirò alla mia maestra e anche alle mie compagne». Rivolgendosi poi in particolare ai dodici angeli, i dodici dell'Apocalisse di cui ho già parlato precedentemente, disse: «Ed a voi, miei messaggeri, chiedo, se l'Altissimo vi darà il suo permesso, di andare a consolare i miei santi genitori nella loro afflizione e solitudine».

 429. I dodici angeli ubbidirono alla loro Regina ed ella, rimasta con gli altri in divini colloqui, sentì subito una virtù superiore che fortemente e soavemente la muoveva, innalzandola ad un'ardente estasi; in quello stesso momento l'Altissimo ordinò ai suoi serafini di illuminare quest'anima santissima e prepararla al nuovo favore che stava per farle. All'istante le fu data una luce ed una qualità divina che perfezionò e proporzionò le sue facoltà all'oggetto che Dio voleva manifestarle. Così disposta, accompagnata da tutti i suoi santi angeli e da molti altri ancora, avvolta da una piccola nuvola splendente, la bambina fu sollevata corpo ed anima fino all'empireo, dove fu accolta dalla santissima Trinità con benevolenza e compiacimento. Giunta alla presenza dell'altissimo e onnipotente Signore si prostrò, come era solita fare nelle altre visioni, adorandolo con profonda umiltà e riverenza. Tornarono allora ad illuminarla una seconda volta con un'altra luce, mediante la quale vide la Divinità intuitivamente e chiaramente; fu questa, all'età di tre anni, la seconda volta che l'Altissimo le si manifestò in modo intuitivo.

 430. Non vi è sentimento né linguaggio che possa manifestare gli effetti di questa visione e partecipazione della natura divina. La persona dell'eterno Padre parlò allora alla futura Madre del suo Figlio dicendole: «Colomba, diletta mia, voglio che tu veda i tesori del mio essere immutabile e delle mie infinite perfezioni, nonché gli occulti doni destinati alle anime da me elette eredi della mia gloria, che saranno riscattate col sangue dell'Agnello che deve dar la vita per loro. Conosci, figlia mia, quanto sono magnanimo verso le creature che mi conoscono e mi amano, quanto sono veritiero nelle parole, fedele nelle promesse, potente ed ammirabile nelle opere. Osserva, mia sposa, questa verità infallibile: chi mi seguirà non vivrà nelle tenebre. Tu, dunque, come mia eletta, sii testimone visibile dei tesori preparati per esaltare gli umili, rimunerare i poveri, far grandi i piccoli, premiare quanto faranno o patiranno i mortali per il mio nome».

 431. Altri grandi misteri conobbe la santissima Bambina in questa visione di Dio, poiché l'oggetto è infinito. E sebbene avesse già avuto un'altra chiara manifestazione, resta ancora infinitamente da comunicare, suscitando sempre maggiore meraviglia e più ardente amore in chi riceve tale favore. Maria santissima rispose al Signore dicendo: «Altissimo, supremo, eterno Dio! Voi siete incomprensibile nella vostra grandezza, ricco nelle misericordie, abbondante nei tesori, ineffabile nei misteri, fedele nelle promesse, veritiero nelle parole e perfetto in tutte le vostre opere, perché siete Signore infinito ed eterno nell'essere e nella perfezione. La mia piccolezza che potrà mai fare, o altissimo Signore, alla vista della vostra grandezza? Mi riconosco indegna di guardare la vostra altezza, ma allo stesso tempo mi riconosco bisognosa di essere da voi guardata. Alla vostra presenza, o Signore, ogni creatura resta annientata: che farà allora questa vostra serva che è polvere? Adempite in me ogni vostro volere e beneplacito e, se ai vostri occhi sono tanto stimabili i patimenti, il disprezzo, l'umiltà, la pazienza e la mansuetudine dei mortali, non permettete, o mio Diletto, che io sia privata di un così ricco tesoro e di tali pegni del vostro amore; quanto al premio che ne consegue, datelo ai vostri servi ed amici che assai meglio di me lo meriteranno, poiché io non ho fatto né patito niente per servirvi e darvi soddisfazione».

 432. L'Altissimo gradì molto la domanda della Bambina e le fece conoscere il suo consenso concedendole nel corso della sua vita travagli e patimenti per amor suo. Maria non intese, per il momento, né il tempo né il modo in cui tutto questo sarebbe accaduto; tuttavia, per il beneficio e favore d'essere stata eletta a soffrire per il nome e per la gloria del Signore, gli rese grazie e, tutta accesa dal desiderio di conseguire ciò, chiese il permesso di fare in sua presenza i voti di castità, povertà, obbedienza e perpetua clausura nel tempio, dove l'aveva chiamata. A tale richiesta il Signore rispose: «Mia sposa, i miei pensieri sovrastano quelli di tutte le creature; tu, mia eletta, ignori al presente ciò che nel corso della vita ti potrà accadere e come non sarà possibile dare in tutto compimento ai tuoi desideri nel modo che tu ora pensi. Quanto al voto di castità permetto e voglio che tu lo faccia e quanto alle ricchezze terrene che vi rinunci fin da ora; ma quanto agli altri voti voglio soltanto che tu agisca, in ciò che sarà possibile, come se li avessi fatti. Il tuo desiderio si adempirà, nel tempo futuro della legge di grazia, in molte altre giovani che ti seguiranno e, per servirmi, faranno gli stessi voti, vivendo in comunità, cosicché tu sarai madre di molte figlie».

 433. Subito, la santissima Bambina fece il voto di castità alla presenza del Signore; per il resto, senza obbligarsi, rinunciò ad ogni cosa terrena e creata, proponendo inoltre di ubbidire per Dio a tutte le creature. In seguito adempì questi propositi con maggior puntualità, fervore e fedeltà di chiunque altro abbia promesso o prometterà in futuro, con voto, le stesse cose. Cessò allora la visione intuitiva e chiara di Dio, ma la bambina non fu restituita alla terra, perché subito, in un altro stato più basso, ebbe un'altra visione immaginaria dello stesso Signore, stando ancora nell'empireo; nello stesso modo seguirono altre visioni immaginarie alla presenza della Divinità.

 434. In questa seconda visione vennero alcuni dei serafini più vicini al Signore, che per suo comando la adornarono e rivestirono nella seguente maniera. Dapprima tutti i suoi sentimenti furono come illuminati con una luce che li riempiva di grazia e di bellezza; quindi le fecero immediatamente indossare una veste, una tonaca splendente e preziosissima, la cinsero d'una cintura di pietre di vario tipo e di diversi colori trasparenti, brillanti e risplendenti che la rendeva bella al di sopra d'ogni umano pensiero; era segno del candore della sua purezza unito alle virtù molteplici ed eroiche della sua anima. Le misero anche un monile, una collana di inestimabile bellezza e valore: aveva tre grandi perle - simbolo delle tre maggiori e più eccellenti virtù, fede, speranza e carità - che pendevano sul petto, a indicare il loro proprio luogo, la sede di così ricche virtù. Le diedero poi sette anelli di rara bellezza e le sue mani furono inanellate dallo Spirito Santo in segno dei sette doni con cui l'adornava in modo eminentissimo. Per completare un tale abbigliamento, la santissima Trinità mise sopra il suo capo una corona imperiale di materiale prezioso con gemme inestimabili e la costituì sua sposa e imperatrice del cielo. A conferma di tutto ciò la sua veste, candida come la neve e risplendentissima, era raffinatamente ricamata di alcune cifre d'oro finissimo e brillante che dicevano: Maria, figlia dell'eterno Padre, sposa dello Spirito Santo e madre della vera luce. Quest'ultima espressione non fu intesa dall'eccelsa Signora, ma solo dagli angeli che, tutti assorti nelle lodi dell'Autore, assistevano ad un'opera così nuova e singolare. Stando già per compiersi tutto ciò, l'Altissimo infuse negli stessi spiriti angelici nuova attenzione, ed ecco che dal trono della santissima Trinità usci una voce, che parlando a Maria santissima disse: «Tu sarai nostra sposa, nostra diletta, scelta fra tutte le creature per l'eternità; gli angeli ti serviranno, tutte le nazioni e le generazioni ti chiameranno beata».

 435. Quando la Bambina fu adornata con i divini ornamenti, subito si celebrò lo sposalizio più solenne e mirabile che mai avrebbero potuto immaginare gli stessi cherubini e serafini, poiché l'Altissimo l'accettò per sposa unica e singolare e la costituì nella dignità più alta possibile a una semplice creatura, per depositare in lei la sua stessa divinità nella persona del Verbo, e con lui tutti i tesori della grazia che a tale grandezza convenivano. L'umilissima tra gli umili, tutta assorta nell'abisso d'amore e di stupore che tali favori e benefici le avevano suscitato, alla presenza del Signore disse: «Altissimo re, Dio incomprensibile, chi siete voi e chi sono io, perché la degnazione vostra si volga a questa polvere, indegna delle vostre misericordie? In voi, o mio Signore, come in un chiaro specchio, conoscendo il vostro essere immutabile, vedo e conosco senz'inganno la bassezza e la viltà del mio. Contemplo la vostra immensità e il mio niente e in questa visione resto annientata, meravigliandomi che la vostra infinita Maestà si pieghi ad un vermiciattolo così vile, degno solo di rifiuto e di disprezzo fra tutte le creature. O Signore, mio bene, quanto sarete magnificato ed esaltato in quest'opera! Quale ammirazione susciterete a causa mia negli spiriti angelici, che conoscono la vostra infinita bontà, grandezza e misericordia, nel sollevare la polvere, per collocare colei che è povera tra i principi! Io, mio re e mio Signore, vi accetto come mio sposo e mi offro come vostra schiava. Il mio intelletto non avrà altro oggetto, né la mia memoria altra immagine, né la mia volontà altro fine e desiderio fuorché voi, sommo, vero, unico bene e amore mio. I miei occhi non si alzeranno per vedere creatura umana, né le mie facoltà e i miei sensi attenderanno a nient'altro all'infuori di voi e di ciò a cui la vostra Maestà mi vorrà indirizzare; solo voi, mio diletto, sarete per la vostra sposa ed ella sarà per voi solo, Bene insostituibile ed eterno».

 436. L'Altissimo si compiacque grandemente per come la sovrana Principessa aveva accolto lo sposalizio celebrato con la sua anima santissima. Pose nelle mani di lei, come sua vera sposa e signora di tutto il creato, tutti i tesori della sua potenza e grazia, comandandole di chiedere qualunque cosa desiderasse, poiché niente le sarebbe stato negato. Così fece l'umilissima colomba e chiese al Signore, con ardentissima carità, di inviare il suo Unigenito al mondo per la salvezza dei mortali, di chiamare tutti alla vera conoscenza della sua Divinità, di far crescere i suoi genitori Gioacchino ed Anna nell'amore e nei doni della sua divina destra, di consolare e confortare nelle loro sofferenze i poveri e gli afflitti; infine, per se stessa domandò l'adempimento e il beneplacito della divina volontà. Furono queste le domande più particolari che in quest'occasione la nuova sposa Maria fece alla beatissima Trinità. In seguito, tutti gli spiriti angelici a lode dell'Altissimo intonarono nuovi inni d'ammirazione e quelli incaricati da sua Maestà, con musica celestiale, riportarono la santissima bambina dall'empireo al tempio, dove l'avevano presa.

 437. Appena giunse al tempio, per mettere subito in pratica ciò che aveva promesso in presenza del Signore, la Bambina andò dalla sua maestra e le consegnò tutto quanto sua madre sant'Anna le aveva lasciato, perfino certi libri ed il vestiario, pregandola di volerne fare dono ai poveri, o di disporne altrimenti come le sembrava meglio; per il resto chiese che le comandasse ed ordinasse tutto ciò che doveva fare. Piena di discernimento, la maestra che, come ho già detto, era Anna la profetessa, per divino impulso accetto quanto Maria le presentava, lasciandola povera di tutto fuorché del vestito, ma nello stesso tempo si propose di aver cura di lei in modo particolare, come di colei che più d'ogni altra era povera e abbandonata, visto che tutte le altre fanciulle avevano del denaro e disponevano liberamente anche di altre cose, oltre quelle loro assegnate.

 438. Inoltre la maestra diede alla dolcissima Bambina una regola di vita, che intelligentemente aveva stabilito in precedenza con il sommo sacerdote. Così, mediante tale nudità e sottomissione, la Regina e signora delle creature ottenne di restare sola, spogliata di tutto e perfino di se stessa, senza riservarsi altro affetto o possesso, fuorché il solo ardentissimo amore del Signore e il proprio abbassamento e disprezzo. Veramente io confesso la mia somma ignoranza, viltà, incapacità e indegnità di spiegare misteri così alti ed occulti. Che cosa potrà mai dire una donna inutile e vile laddove sarebbero insufficienti gli stessi sapienti e perfino la scienza e l'amore dei cherubini e dei serafini? So bene che col solo parlarne offenderei la grandezza di misteri così venerabili, se non mi scusasse l'obbedienza; ma, pur accompagnata da essa, temo e credo d'ignorare e tacere il più, di conoscere e palesare il meno, riguardo a ciascuno dei misteri di questa città di Dio, Maria santissima.

 

Insegnamento della santissima vergine Maria

 

439. Figlia mia, tra i favori grandi e ineffabili che ho ricevuto dalla destra dell'Onnipotente nel corso della mia vita, uno è stato appunto quello che hai ora finito di scrivere. Quando vidi chiaramente la divinità e l'essere incomprensibile dell'Altissimo, conobbi arcani misteri e in quell'ornamento e sposalizio ricevetti incomparabili benefici, avvertendo nello spirito sentimenti dolcissimi e divini. Il desiderio che poi ebbi di fare i quattro voti di povertà, obbedienza, castità e clausura, riuscì molto gradito al Signore, cosicché egli stabilì che nella Chiesa le religiose facessero gli stessi voti, come avviene oggi. Di là ebbe origine ciò che fate voi religiose, secondo il detto di Davide nel salmo 44: Con lei le vergini compagne a te sono condotte, poiché l'Altissimo ordinò che i miei desideri fossero il fondamento delle istituzioni religiose nella legge evangelica. Io poi adempii interamente e perfettamente tutto quanto avevo promesso al cospetto del Signore; secondo quanto fu possibile al mio stato non guardai mai in viso nessun uomo, neppure il mio sposo Giuseppe, anzi neppure gli stessi angeli quando mi apparivano in forma umana, anche se li vedevo e li conoscevo tutti in Dio. Non mi attaccai a nessuna cosa creata o razionale, né ad alcuna attività o inclinazione umana, né ebbi volontà mia propria, né mai si udì dalle mie labbra: «Voglio, non voglio... farò, non farò», poiché in tutto mi dirigeva l'Altissimo, direttamente o per mezzo dell'ubbidienza alle creature, cui mi assoggettavo di mia spontanea volontà.

 440. Devi sapere, o carissima, che lo stato religioso è sacro e ordinato dall'Altissimo perché in esso si conservi la dottrina della perfezione cristiana e l'imitazione della vita santissima di mio Figlio. Per questo motivo egli è molto sdegnato contro quelle anime religiose che dormono dimentiche di un così grande beneficio e vivono trascurate e rilassate più di molti altri; così le aspetta un giudizio e un castigo ben più severo. Anche il demonio, serpente antico ed astuto, mette più diligenza e sagacità nel tentare i religiosi e le religiose di quanta ne usi con gli altri; quando riesce a far cadere una persona religiosa, cresce la sollecitudine di tutto l'inferno per impedire che si rialzi mediante i rimedi che a tale scopo tiene pronti la religione: l'ubbidienza, i santi esercizi, l'uso frequente dei sacramenti. Ora, affinché tutto ciò si perda e non giovi al religioso caduto, il nemico mette in opera tanti stratagemmi che il solo conoscerli farebbe inorridire. Molto però se ne può rilevare riflettendo sugli sforzi che i religiosi fanno per difendere le loro rilassatezze, scusandole se possibile con qualche pretesto o mettendosi a disobbedire e abbandonandosi a sempre maggiori disordini e peccati.

 441. Sta' dunque attenta, figlia mia, e temi assai un così grande pericolo. Procura sempre con le forze della grazia divina di sollevarti al di sopra di te stessa, senza permettere ad alcun affetto o moto disordinato di introdursi nella tua volontà. Voglio che tu faccia ogni sforzo per morire alle tue passioni e spiritualizzarti, affinché, estinto in te tutto ciò che è terreno, passi ad un genere di vita più angelico che umano. Per corrispondere al nome di sposa di Cristo, devi uscire dai confini di ciò che è umano per sollevarti allo stato divino; quantunque tu sia terra, devi essere terra benedetta, senza spine di passioni e il cui frutto copioso sia tutto per il Signore, che ne è il padrone. Se dunque hai per sposo il potente e supremo Signore, il Re dei re e Signore dei signori, non volgere gli occhi e tantomeno il cuore ai vili schiavi, le creature umane; per la dignità di cui sei stata insignita come sposa dell'Altissimo, gli angeli stessi ti amano e ti rispettano. Se tra i mortali si considera temeraria audacia quella d'un uomo vile che metta gli occhi sulla sposa del principe, qual delitto sarà porli sulla sposa del Re celeste e onnipotente? Né sarà certo minore la colpa di lei, se ciò permette e consente. Rifletti sul terribile castigo riservato a tale colpa; non te lo faccio vedere perché per la tua debolezza verresti meno. Basti il mio insegnamento a farti eseguire quanto ti ordino e a far sì che come discepola tu mi imiti fin dove arrivano le tue forze. Sii sollecita di inculcare questa dottrina alle tue monache e procura che la mettano in pratica.

 442. Dopo che l'eccelsa Signora ebbe parlato, io dissi:

«Signora mia, regina pietosa, gioisce la mia anima all'udire le vostre dolcissime parole, piene di spirito e di vita. Quanto bramerei scriverle nell'intimo del mio cuore mediante la grazia del vostro Figlio; vi supplico di ottenermela! Se mi permettete, parlerò in vostra presenza come discepola ignorante con la sua Signora e maestra. Bramo, o Madre, mio rifugio, che per adempiere ai quattro voti della mia professione, come mi comanda vostra Maestà e come è mio dovere eseguire, sebbene lo desideri troppo tiepidamente, vi degniate di darmi un insegnamento più ampio, che mi serva da guida nell'adempimento dei voti promessi, secondo il desiderio che avete infuso nel mio cuore».


L'umanità senza vittime sarebbe un giardino senza fiori

Beata Alexandrina Maria da Costa


... Ho ricevuto da Gesù due grandi regali: uno attraverso il mio padre spirituale e l'altro attraverso il nostro santo Car­dinale. Le parole dell'uno e dell'altro avrebbero dovuto essere mo­tivo di grande gioia, ma caddero nella mia morte e anch'esse morirono senza che io potessi gustarle. Oh, se almeno fossero di gioia per i Cuori divini di Gesù e di Maria! Sarebbe per me tutto. Che Gesù accetti questi indicibili desideri e mi dia come ricompensa il coraggio e la gioia nella mia croce, il conforto in questa notte tremenda di morte spaventosa di tutto il mio vivere. Parlano i miei occhi quando fisso Gesù e Mammina e quando li alzo e fisso il Cielo; parla questo cuore morto che si apre per mostrare al Signore quanto soffre e, anche così, quanto desidera amarlo. Solo il Cielo, solo Gesù possono e sanno dire come è do­loroso il mio calvario e quanto è triste il mio passaggio qui sulla terra. Sorrido a tutto per amore di Gesù e per Lui e in Lui tutto è gioia e contiene dolcezza... (diario, 5-1-1951).

... Sono 9 anni da quando è stato qui a celebrare e a con­fessarmi il mio padre spirituale. In quello stesso giorno rice­vette la proibizione di ritornare; quante sofferenze e angustie da quel giorno! O mio Dio, tutto per tuo amore: sopportato per Te, tutto è gioia, nulla è amaro. Ieri mattina ebbi per la seconda volta la santa Messa ce­lebrata dal figlio del mio buon medico; mi attorniavano alcune persone tra le più care; mi sentivo la più indegna. Come al solito, non sapendo assistere al santo Sacrificio, chiesi a Mam­mina di farlo per me: con la Sua sapienza, con i Suoi senti­menti, con il Suo amore. Io ero un cadavere in una tomba e tutto quanto avveniva si seppelliva in me: che tremendo martirio! Al momento della Comunione, Gesù entrò nel mio cuore: me lo trasformò; ero un'altra, più forte e illuminata da nuova luce. Udii la voce dolce e soave di Gesù dirmi: - Sono lo qui, sono entrato nel tabernacolo del tuo cuore e mio paradiso di delizie; vo­glio confortarti, rifornirti e animarti per maggior sofferenza. Soffri, anima eroica e generosa, soffri allegramente! Non negare nulla al tuo Gesù. Ti ringrazio per l'eroismo, per la generosità, per tutto quanto mi hai dato. Voglio ringraziare pure coloro che con te soffrono e ti aiutano nel più doloroso calvario per il trionfo della mia causa. ... Questo nuovo anno sarà per la causa divina anno di luce e di gloria per M: z. Non vi sono rose senza spine; tra le rose devono emergere le spine le quali dovranno ferire te e coloro che per Mio amore lavorano... - (diario, 6-1-1951).

... Abbandonata totalmente in Gesù e Mammina, cammino in Loro e con Loro fin dove vorranno. Sono al culmine del mio dolore e della mia afflizione. Il cuore e l'anima hanno sof­ferto e pianto assai. Frequentemente erompevano in grida che sembravano uscire dal più profondo del mio intimo ed echeg­giare come fossero voci e farsi udire da me. Sento il cuore profondamente aperto: vi cadono lacrime quasi costantemente; sovente queste lacrime intime spremono lacrime dai miei occhi; con fatica e grande sacrificio cerco di nasconderle. Nella mia ignoranza, non sapevo e non so giustificare la causa di queste lacrime. Sono lacrime che sgorgano da un es­sere infinito; perciò il dolore e l'agonia non sono miei: pas­sano attraverso di me; vengono dall'infinito e vi ritornano. Tutto viene da Dio e tutto va verso Dio... ... [Dopo la morte sul Calvario], Gesù mi disse: - L'abban­dono al Calvario ed alla croce è delle anime veramente vittime... L'umanità senza vittime sarebbe un giardino senza fiori, un cadavere senza vita, una vita senza luce... (diario, 12-1-1951) .

Aspetta, Gesù! Da' loro tempo!

... Lo stato della mia anima è doloroso e a volte insoppor­tabile. Allora grido subito al Cielo, chiamo Gesù e Mammina: - Aiutatemi perché non ne posso più, aiutatemi perché non mi vediate perduta eternamente! - Questo grido uscito dalla mia morte muore ed è seppellita prima di essere udito. Rimango spaventata. Per tale morte, tali tenebre, tale ignoranza, tremo e pare che con me tremi la terra. Gesù e Mammina non vengono di presenza, ma mi man­dano la Loro forza ed il Loro conforto. Respiro, più libera dal dolore, riprendo coraggio. Mi divorano nuove ansie e nuova sete di maggiore amore e di maggior dolore. Mi aggrappo in spirito nuovamente alla croce e dico: « Non ti lascerò più, ti voglio e ti amo per Gesù, ti voglio e ti amo per le anime ». ... Sento il cuore che non sta più nel petto, vuol venire a darsi al mondo, vuole possedere il mondo; vuole darsi inte­ramente e interamente possedere; non vuole vivere solo: non può vivere se non fra gli uomini. Come è tenero, dolce e ca­rezzevole questo « darsi »!

... [Dopo la Passione] ho udito Gesù: - Udite Chi vi parla! Udite Chi vi vuole! È Gesù che è la vostra Vita. Venite a Me tutti. Vi chiama, vi vuole il mio divin Cuore. Venite a Me tutti! Amatemi! Non peccate più! Presto, presto! Questo è invito di Gesù! Presto, presto! Più orazioni, più penitenza! Presto a rinnovare la vita e i costumi! Presto, figli miei! Ahi, per quanti è già tardi! Ho chiamato, invitato, prevenuto a tempo. Quanti e quanti hanno già rice­vuto la giustizia del Padre! Perché non hanno ascoltato la voce divina... - O Gesù, perché la tua premura? Per risparmiare i ca­stighi ai tuoi figli? Dimmi, ci libererai allora dai rigori della giustizia divina se tutto il mondo si rivolgerà subito a Te in un impeto di amore? - Mia figlia, perché ti ho posta in questo calvario? Per­ché fossi portavoce di Gesù in questi giorni tanto colmi di colpe e di pericoli. Per mezzo tuo Io ho invitato il mondo, per te il mio rappresentante sulla terra ha ascoltato le mie richieste; ha creduto, ha saputo che era Gesù [a richiedere] e ha parlato al mondo.

Non posso fare di più; Io li amo ed essi non Mi amano; Io li voglio ed essi non Mi vogliono; voglio perdonarli ed essi non vogliono ricevere il mio perdono. -

- Sì, o Gesù, che lo vogliono! Accetta tutte le sofferenze del mondo come fossero mie. Accetta tutto l'amore come fosse mio; tutto in unione ai dolori di Mammina e ai meriti della Tua santa Passione!... Tu dici « presto »; ora io dico: « aspetta, Gesù »; Tu dici « presto » affinché si convertano; io dico « aspetta, da' loro tempo », o Gesù; sono la tua vittima, sono la tua vittima e voglio perdono per il mondo... - ... (diario, 19-1-1951).