Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 23° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 10
1Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello,3Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo,4Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.
5Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti:
"Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani;6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele.7E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.9Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture,10né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.
11In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.13Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi.14Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi.15In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.
16Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe;18e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.19E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire:20non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.22E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato.23Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo.
24Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone;25è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!
26Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.27Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
30Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati;31non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!
32Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli;33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.35Sono venuto infatti a separare
'il figlio dal padre, la figlia dalla madre,
la nuora dalla suocera:'
36e 'i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.'
37Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me;38chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.39Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.41Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.42E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".
Numeri 26
1Il Signore disse a Mosè e ad Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne:2"Fate il censimento di tutta la comunità degli Israeliti, dall'età di vent'anni in su, secondo i loro casati paterni, di quanti in Israele possono andare in guerra".3Mosè e il sacerdote Eleazaro dissero loro nelle steppe di Moab presso il Giordano di fronte a Gèrico:4"Si faccia il censimento dall'età di vent'anni in su, come il Signore aveva ordinato a Mosè e agli Israeliti, quando uscirono dal paese d'Egitto".
5Ruben primogenito d'Israele. Figli di Ruben: Enoch, da cui discende la famiglia degli Enochiti; Pallu, da cui discende la famiglia dei Palluiti;6Chezron, da cui discende la famiglia degli Chezroniti; Carmi, da cui discende la famiglia dei Carmiti.7Tali sono le famiglie dei Rubeniti: quelli che furono registrati erano quarantatremilasettecentotrenta.8Figli di Pallu: Eliab.9Figli di Eliab: Nemuel, Datan e Abiram. Questi sono quel Datan e quell'Abiram, membri del consiglio, che si ribellarono contro Mosè e contro Aronne con la gente di Core, quando questa si era ribellata contro il Signore;10la terra spalancò la bocca e li inghiottì insieme con Core, quando quella gente perì e il fuoco divorò duecentocinquanta uomini, che servirono d'esempio.11Ma i figli di Core non perirono.
12Figli di Simeone secondo le loro famiglie. Da Nemuel discende la famiglia dei Nemueliti; da Iamin la famiglia degli Iaminiti; da Iachin la famiglia degli Iachiniti; da Zocar la famiglia dei Zocariti;13da Saul la famiglia dei Sauliti.14Tali sono le famiglie dei Simeoniti. Ne furono registrati ventiduemiladuecento.
15Figli di Gad secondo le loro famiglie. Da Sefon discende la famiglia dei Sefoniti; da Agghi la famiglia degli Agghiti; da Suni la famiglia dei Suniti;16da Ozni la famiglia degli Ozniti; da Eri la famiglia degli Eriti;17da Arod la famiglia degli Aroditi; da Areli la famiglia degli Areliti.18Tali sono le famiglie dei figli di Gad. Ne furono registrati quarantamilacinquecento.
19Figli di Giuda: Er e Onan; ma Er e Onan morirono nel paese di Canaan.20Ecco i figli di Giuda secondo le loro famiglie: da Sela discende la famiglia degli Selaniti; da Perez la famiglia dei Pereziti; da Zerach la famiglia degli Zerachiti.21I figli di Perez furono: Chezron da cui discende la famiglia dei Chezroniti; Amul da cui discende la famiglia degli Amuliti.22Tali sono le famiglie di Giuda. Ne furono registrati settantaseimilacinquecento.
23Figli di Issacar secondo le loro famiglie: da Tola discende la famiglia dei Tolaiti; da Puva la famiglia dei Puviti;24da Iasub la famiglia degli Iasubiti; da Simron la famiglia dei Simroniti.25Tali sono le famiglie di Issacar. Ne furono registrati sessantaquattromilatrecento.
26Figli di Zàbulon secondo le loro famiglie: da Sered discende la famiglia dei Serediti; da Elon la famiglia degli Eloniti; da Iacleel la famiglia degli Iacleeliti.27Tali sono le famiglie degli Zabuloniti. Ne furono registrati sessantamilacinquecento.
28Figli di Giuseppe secondo le loro famiglie: Manàsse ed Efraim.29Figli di Manàsse: da Machir discende la famiglia dei Machiriti. Machir generò Gàlaad. Da Gàlaad discende la famiglia dei Galaaditi.30Questi sono i figli di Gàlaad: Iezer da cui discende la famiglia degli Iezeriti; Elek da cui discende la famiglia degli Eleciti;31Asriel da cui discende la famiglia degli Asrieliti; Sichem da cui discende la famiglia dei Sichemiti;32Semida da cui discende la famiglia dei Semiditi; Efer da cui discende la famiglia degli Eferiti.33Ora Zelofcad, figlio di Efer, non ebbe maschi ma soltanto figlie e le figlie di Zelofcad si chiamarono Macla, Noa, Ogla, Milca e Tirza.34Tali sono le famiglie di Manàsse: gli uomini registrati furono cinquantaduemilasettecento.
35Questi sono i figli di Efraim secondo le loro famiglie: da Sutelach discende la famiglia dei Sutelachiti; da Beker la famiglia dei Bekeriti; da Tacan la famiglia dei Tacaniti.36Questi sono i figli di Sutelach: da Erano è discesa la famiglia degli Eraniti.37Tali sono le famiglie dei figli di Efraim. Ne furono registrati trentaduemilacinquecento. Questi sono i figli di Giuseppe secondo le loro famiglie.
38Figli di Beniamino secondo le loro famiglie: da Bela discende la famiglia dei Belaiti; da Asbel la famiglia degli Asbeliti; da Airam la famiglia degli Airamiti;39da Sufam la famiglia degli Sufamiti;40da Ufam la famiglia degli Ufamiti. I figli di Bela furono Ard e Naaman; da Ard discende la famiglia degli Arditi; da Naaman discende la famiglia dei Naamiti.41Tali sono i figli di Beniamino secondo le loro famiglie. Gli uomini registrati furono quarantacinquemilaseicento.
42Questi sono i figli di Dan secondo le loro famiglie: da Suam discende la famiglia dei Suamiti. Sono queste le famiglie di Dan secondo le loro famiglie.43Totale per le famiglie dei Suamiti: ne furono registrati sessantaquattromilaquattrocento.
44Figli di Aser secondo le loro famiglie: da Imna discende la famiglia degli Imniti; da Isvi la famiglia degli Isviti; da Beria la famiglia dei Beriiti.45Dai figli di Beria discendono: da Eber la famiglia degli Eberiti; da Malchiel la famiglia dei Malchieliti.46La figlia di Aser si chiamava Sera.47Tali sono le famiglie dei figli di Aser. Ne furono registrati cinquantatremilaquattrocento.
48Figli di Nèftali secondo le loro famiglie: da Iacseel discende la famiglia degli Iacseeliti; da Guni la famiglia dei Guniti;49da Ieser la famiglia degli Ieseriti; da Sillem la famiglia dei Sillemiti.50Tali sono le famiglie di Nèftali secondo le loro famiglie. Gli uomini registrati furono quarantacinquemilaquattrocento.
51Questi sono gli Israeliti che furono registrati: seicentounmilasettecentotrenta.
52Il Signore disse a Mosè:53"Il paese sarà diviso tra di essi, per essere la loro proprietà, secondo il numero delle persone.54A quelli che sono in maggior numero darai in possesso una porzione maggiore; a quelli che sono in minor numero darai una porzione minore; si darà a ciascuno la sua porzione secondo il censimento.55Ma la ripartizione del paese sarà gettata a sorte; essi riceveranno la rispettiva proprietà secondo i nomi delle loro tribù paterne.56La ripartizione delle proprietà sarà gettata a sorte per tutte le tribù grandi o piccole".
57Questi sono i leviti dei quali si fece il censimento secondo le loro famiglie: da Gherson discende la famiglia dei Ghersoniti; da Keat la famiglia dei Keatiti; da Merari la famiglia dei Merariti.
58Queste sono le famiglie di Levi: la famiglia dei Libniti, la famiglia degli Ebroniti, la famiglia dei Macliti, la famiglia dei Musiti, la famiglia dei Coriti. Keat generò Amram.59La moglie di Amram si chiamava Iochebed, figlia di Levi, che nacque a Levi in Egitto; essa partorì ad Amram Aronne, Mosè e Maria loro sorella.60Ad Aronne nacquero Nadab e Abiu, Eleazaro e Itamar.61Ora Nadab e Abiu morirono quando presentarono al Signore un fuoco profano.62Gli uomini registrati furono ventitremila: tutti maschi, dall'età di un mese in su. Non furono compresi nel censimento degli Israeliti perché non fu data loro alcuna proprietà tra gli Israeliti.
63Questi sono i registrati da Mosè e dal sacerdote Eleazaro, i quali fecero il censimento degli Israeliti nelle steppe di Moab presso il Giordano di Gèrico.64Fra questi non vi era alcuno di quegli Israeliti dei quali Mosè e il sacerdote Aronne avevano fatto il censimento nel deserto del Sinai,65perché il Signore aveva detto di loro: "Dovranno morire nel deserto!". E non ne rimase neppure uno, eccetto Caleb figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nun.
Salmi 148
1Alleluia.
Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell'alto dei cieli.
2Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.
3Lodatelo, sole e luna,
lodatelo, voi tutte, fulgide stelle.
4Lodatelo, cieli dei cieli,
voi acque al di sopra dei cieli.
5Lodino tutti il nome del Signore,
perché egli disse e furono creati.
6Li ha stabiliti per sempre,
ha posto una legge che non passa.
7Lodate il Signore dalla terra,
mostri marini e voi tutti abissi,
8fuoco e grandine, neve e nebbia,
vento di bufera che obbedisce alla sua parola,
9monti e voi tutte, colline,
alberi da frutto e tutti voi, cedri,
10voi fiere e tutte le bestie,
rettili e uccelli alati.
11I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
12i giovani e le fanciulle,
i vecchi insieme ai bambini
13lodino il nome del Signore:
perché solo il suo nome è sublime,
la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli.
14Egli ha sollevato la potenza del suo popolo.
È canto di lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli di Israele, popolo che egli ama.
Alleluia.
Salmi 91
1Tu che abiti al riparo dell'Altissimo
e dimori all'ombra dell'Onnipotente,
2di' al Signore: "Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio, in cui confido".
3Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
4Ti coprirà con le sue penne
sotto le sue ali troverai rifugio.
5La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza;
non temerai i terrori della notte
né la freccia che vola di giorno,
6la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.
7Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra;
ma nulla ti potrà colpire.
8Solo che tu guardi, con i tuoi occhi
vedrai il castigo degli empi.
9Poiché tuo rifugio è il Signore
e hai fatto dell'Altissimo la tua dimora,
10non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
11Egli darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutti i tuoi passi.
12Sulle loro mani ti porteranno
perché non inciampi nella pietra il tuo piede.
13Camminerai su aspidi e vipere,
schiaccerai leoni e draghi.
14Lo salverò, perché a me si è affidato;
lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.
15Mi invocherà e gli darò risposta;
presso di lui sarò nella sventura,
lo salverò e lo renderò glorioso.
16Lo sazierò di lunghi giorni
e gli mostrerò la mia salvezza.
Geremia 38
1Sefatià figlio di Mattàn, Godolia figlio di Pascùr, Iucàl figlio di Selemia e Pascùr figlio di Malchia udirono queste parole che Geremia rivolgeva a tutto il popolo:2"Dice il Signore: Chi rimane in questa città morirà di spada, di fame e di peste, mentre chi passerà ai Caldei vivrà: per lui la sua vita sarà come bottino e vivrà.3Dice il Signore: Certo questa città sarà data in mano all'esercito del re di Babilonia che la prenderà".
4I capi allora dissero al re: "Si metta a morte questo uomo, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché questo uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male".5Il re Sedecìa rispose: "Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi".
6Essi allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchia, principe regale, la quale si trovava nell'atrio della prigione. Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c'era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango.
7Ebed-Mèlech l'Etiope, un eunuco che era nella reggia, sentì che Geremia era stato messo nella cisterna. Ora, mentre il re stava alla porta di Beniamino,8Ebed-Mèlech uscì dalla reggia e disse al re:9"Re mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame sul posto, perché non c'è più pane nella città".10Allora il re diede quest'ordine a Ebed-Mèlech l'Etiope: "Prendi con te da qui tre uomini e fa' risalire il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia".11Ebed-Mèlech prese con sé gli uomini, andò nella reggia, nel guardaroba del tesoro e, presi di là pezzi di cenci e di stracci, li gettò a Geremia nella cisterna con corde.
12Ebed-Mèlech disse a Geremia: "Su, mettiti i pezzi dei cenci e degli stracci alle ascelle sotto le corde". Geremia fece così.13Allora tirarono su Geremia con le corde, facendolo uscire dalla cisterna, e Geremia rimase nell'atrio della prigione.
14Il re Sedecìa mandò a prendere il profeta Geremia e, fattolo venire presso di sé al terzo ingresso del tempio del Signore, il re gli disse: "Ti domando una cosa, non nascondermi nulla!".15Geremia rispose a Sedecìa: "Se te la dico, non mi farai forse morire? E se ti do un consiglio, non mi darai ascolto".16Allora il re Sedecìa giurò in segreto a Geremia: "Com'è vero che vive il Signore che ci ha dato questa vita, non ti farò morire né ti consegnerò in balìa di quegli uomini che attentano alla tua vita!".
17Geremia allora disse a Sedecìa: "Dice il Signore, Dio degli eserciti, Dio di Israele: Se uscirai incontro ai generali del re di Babilonia, allora avrai salva la vita e questa città non sarà data in fiamme; tu e la tua famiglia vivrete;18se invece non uscirai incontro ai generali del re di Babilonia, allora questa città sarà messa in mano ai Caldei, i quali la daranno alle fiamme e tu non scamperai dalle loro mani".
19Il re Sedecìa rispose a Geremia: "Ho paura dei Giudei che sono passati ai Caldei; temo di essere consegnato in loro potere e che essi mi maltrattino".20Ma Geremia disse: "Non ti consegneranno a loro. Ascolta la voce del Signore riguardo a ciò che ti dico; ti andrà bene e tu vivrai;21 se, invece, rifiuti di uscire, questo il Signore mi ha rivelato:22Ecco, tutte le donne rimaste nella reggia di Giuda saranno condotte ai generali del re di Babilonia e diranno:
Ti hanno abbindolato e ingannato
gli uomini di tua fiducia.
I tuoi piedi si sono affondati nella melma,
mentre essi sono spariti.
23Tutte le donne e tutti i tuoi figli saranno condotti ai Caldei e tu non sfuggirai alle loro mani, ma sarai tenuto prigioniero in mano del re di Babilonia e questa città sarà data alle fiamme".
24Sedecìa disse a Geremia: "Nessuno sappia di questi discorsi perché tu non muoia.25Se i dignitari sentiranno che ho parlato con te e verranno da te e ti domanderanno: Riferiscici quanto hai detto al re, non nasconderci nulla, altrimenti ti uccideremo; raccontaci che cosa ti ha detto il re,26tu risponderai loro: Ho presentato la supplica al re perché non mi mandasse di nuovo nella casa di Giònata a morirvi".
27Ora tutti i dignitari vennero da Geremia e lo interrogarono; egli rispose proprio come il re gli aveva ordinato, così che lo lasciarono tranquillo, poiché la conversazione non era stata ascoltata.
28Geremia rimase nell'atrio della prigione fino al giorno in cui fu presa Gerusalemme.
Lettera ai Galati 3
1O stolti Gàlati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso?2Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione?3Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne?4Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano!5Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?
6Fu così che Abramo 'ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia'.7Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede.8E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: 'In te saranno benedette tutte le genti'.9Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette.10Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: 'Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle'.11E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che 'il giusto vivrà in virtù della fede'.12Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che 'chi praticherà queste cose, vivrà per esse'.13Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: 'Maledetto chi pende dal legno',14perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.
15Fratelli, ecco, vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa.16Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: "e ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma 'e alla tua discendenza', come a uno solo, cioè Cristo.17Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo, annullando così la promessa.18Se infatti l'eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece concesse il suo favore ad Abramo mediante la promessa.
19Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della 'discendenza' per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore.20Ora non si dà mediatore per una sola persona e Dio è uno solo.21La legge è dunque contro le promesse di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge;22la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo.
23Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata.24Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede.25Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo.26Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù,27poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.28Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.29E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.
Capitolo LII: L’uomo non si creda meritevole di essere consolato, ma piuttosto di essere colpito
Leggilo nella Biblioteca1. E' giusto, o Signore, quello che fai con me quando mi lasci abbandonato e desolato; perché della tua consolazione o di alcuna tua visita spirituale io non son degno, e non lo sarei neppure se potessi versare tante lacrime quanto un mare. Altro io non merito che di essere colpito e punito, per averti offeso, spesso e in grave modo, e per avere, in molte occasioni peccato grandemente. Dunque, a conti fatti, in verità, io non sono meritevole del minimo tuo conforto. Ma tu, Dio clemente e pietoso, per manifestare l'abbondanza della tua bontà in copiosa misericordia, non vuoi che l'uomo, opera della tue mani, perisca; inoltre ti degni di consolare il tuo servo, anche al di là di ogni merito, in modo superiore all'umano: ché non somigliano ai discorsi degli uomini, le tue parole consolatrici. O Signore, che cosa ho fatto perché tu mi abbia a concedere qualche celeste conforto? Non rammento di aver fatto nulla di buono; rammento invece di essere sempre stato facile al vizio e tardo all'emendamento. Questa è la verità; non posso negarlo. Se dicessi il contrario, tu ti porresti contro di me, e nessuno verrebbe a difendermi. Che cosa ho meritato con i mie peccati, se non l'inferno e il fuoco eterno?
2. Sinceramente lo confesso, io sono meritevole di essere vituperato in tutti i modi, e disprezzato, non già di essere annoverato tra i tuoi fedeli. Anche se questo me lo dico con dolore, paleserò chiaramente, contro di me, per amore di verità, i miei peccati, così da rendermi degno di ottenere più facilmente la tua misericordia. Che dirò, colpevole quale sono, e pieno di vergogna? Non ho la sfrontatezza di pronunziare parola; se non questa soltanto: ho peccato, Signore, ho peccato, abbi pietà di me, dammi il tuo perdono. "Lasciami un poco; lascia che io pianga tutto il mio dolore, prima di andare nel luogo della tenebra, coperto dalla caligine della morte" (Gb 10,20s). Che cosa chiedi massimamente dal colpevole, dal misero peccatore, se non che egli si penta e si umilii per le sue colpe? Dalla sincera contrizione e dall'umiliazione interiore sboccia la speranza del perdono, e ritrova se stessa la coscienza sconvolta; l'uomo riacquista la grazia perduta e trova riparo dall'ira futura. Dio e l'anima penitente si incontrano in un vicendevole santo bacio. Sacrificio a te gradito, o Signore - sacrificio che odora, al tuo cospetto, molto più soave del profumo dell'incenso - è l'umile sincero pentimento dei peccatori. E' questo pure l'unguento gradito che hai voluto fosse versato sui tuoi sacri piedi, giacché tu non hai disprezzato "un cuore contrito ed umiliato" (Sal 50,19). In questo sincero pentimento si trova rifugio dalla faccia minacciosa del nemico. Con esso si ripara e si purifica tutto ciò che, da qualche parte, fu deturpato e inquinato.
DISCORSO 305 NELLA SOLENNITÀ DEL MARTIRE LORENZO [TENUTO PRESSO L'ALTARE DI S. CIPRIANO]
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaIl chicco di grano moltiplicato con la morte.
1. La vostra fede sa di quel chicco di grano, che cadde nel terreno e, morto, si è moltiplicato. Sa - io dico - la vostra fede di questo chicco, perché dimora proprio nella vostra anima. Nessun cristiano mette in dubbio che Cristo l'abbia detto, infatti, di se stesso. Ma proprio in grazia di quel chicco morto e moltiplicato, molti chicchi si sparsero sulla terra: uno di essi è anche il beato Lorenzo, che oggi celebriamo quale chicco seminato. Ma da quei chicchi sparsi per il mondo intero, che abbondanza di messe sia cresciuta noi vediamo, ci rallegriamo, lo siamo; se, però, per grazia di Dio, andiamo a finire nel granaio. Infatti non è che giunga nel granaio tutto ciò che è nel seminato. Evidentemente, la stessa pioggia, utile e nutriente, alimenta il frumento e la pula. Si è ben lontani dal raccoglierli entrambi insieme nel granaio, sebbene l'uno e l'altra ricevano insieme alimento nel campo e l'uno e l'altra insieme siano trebbiati sull'aia. Questo è il tempo di fare la cernita. Prima che si proceda alla vagliatura, si faccia la separazione in base ai costumi: come sull'aia, prima della vagliatura ultima si distingue già il grano perché mondato.
Non amare la vita temporale. Cristo si turba per la morte imminente impersonando noi.
2. Ascoltatemi, grani santi, poiché non metto in dubbio che qui ci siano, se infatti ne dubito, neppur io sarò un grano: ascoltatemi, vi dico, anzi ascoltate per mio mezzo il primo chicco di grano. Non dovete amare in questo mondo la vostra vita: se veramente amate, non amatela; così che non amando potete salvarla: proprio non amando avete un più grande amore. Chi in questo mondo ama la sua vita la perde 1. È il grano a parlare, egli parla, il grano caduto sul terreno e fatto morire perché si moltiplicasse: si ascolti, non sta a mentire. Egli stesso ha messo in pratica quello di cui rende avvertiti: istruì con l'insegnamento, precedette con l'esempio. Cristo non amò in questo mondo la sua vita, egli venne quaggiù proprio a perderla, a darla per noi, e riprenderla di sua volontà. Ma in quanto egli era tale uomo da essere anche Dio: Cristo infatti è il Verbo e anima e corpo, vero Dio e vero uomo; uomo senza peccato, però, per togliere il peccato del mondo: era certamente di superiore potenza, da poter dire con tutta la verità: Ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo: nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso e di nuovo la riprendo 2. Avendo allora così grande potere, come giunse a dire: Ora la mia anima è turbata 3? Come si turba il Dio uomo di somma potenza se non perché in lui si ripete la nostra debolezza? Ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Quando da Cristo è questo che ascolti, allora egli è nella sua Persona divina, ripeto, quando da Cristo è questo che ascolti, allora egli si riferisce a sé; quando, per la morte imminente, si turba, egli è in te. In realtà, la Chiesa non sarebbe suo corpo se egli stesso non fosse in noi.
Cristo ebbe il potere di morire e il potere di risorgere.
3. Fa' dunque attenzione a Cristo: Ho il potere di offrire la mia vita e il potere di riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie 4. Io mi sono coricato 5. Questo dice infatti nel Salmo: Io mi sono coricato. Quasi a dire: Perché si agitano? perché gongolano? perché i Giudei si lasciano portare da aria di letizia, come se essi stessi abbiano avuto il potere di far qualcosa? Io mi sono coricato. "Io" disse, io che ho il potere di offrire la mia vita, offrendola mi sono coricato e ho preso sonno 6. E poiché aveva il potere di riprenderla di nuovo, aggiunse: E mi sono svegliato. Ma dandone la gloria al Padre, disse: Poiché il Signore mi ha sostenuto 7. Questa espressione che suona: Poiché il Signore mi ha sostenuto, non faccia sorgere in voi il pensiero che non sia stato Cristo stesso a rendere la vita al proprio corpo. Lo ha ridestato il Padre ed egli ha ridestato se stesso. Su che si fonda il nostro insegnamento, per il quale anche a se stesso ha reso la vita? Richiama alla memoria quanto disse ai Giudei: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò 8. Perciò, intendi pure che Cristo nacque da una Vergine per suo potere; non per esigenza di natura, ma in virtù della sua potenza: in suo potere morire, in suo potere morire così. A loro insaputa, si valeva di uomini iniqui per il suo fine di bene e, per la nostra felicità, volgeva a servizio della sua potenza un popolo agitato, in preda al furore; tra coloro che lo mettevano a morte vedeva dei suoi vincitori con lui: scorgendoli ancora insensati, in mezzo a un popolo di forsennati, disse: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 9. Io, dice, io, il Medico, controllo il polso, dalla croce esamino i malati; pendo, ma controllo; muoio, ma faccio vivere; verso il sangue e ne traggo un rimedio salutare per i miei nemici. Infieriscono e spargono sangue: crederanno e berranno.
Cristo si turba per la morte imminente per evitarci la disperazione.
4. Dunque, proprio Cristo Signore e Salvatore nostro, Capo della Chiesa, nato dal Padre senza madre, egli stesso, io dico, il Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, per quel che è opera sua, ha avuto il potere di offrire la sua vita, ha avuto il potere di restituirsela. L'espressione: L'anima mia è turbata non va riferita propriamente alla sua potenza. Egli ha trasferito noi in sé; ci ha veduti, ci ha scrutati, ci ha ricevuti affaticati e ci ha ristorati. Volle evitare che, sopraggiungendo per alcuna delle sue membra l'ultimo giorno a segnare il termine di questa vita, caso mai si turbasse per infermità e dubitasse della salvezza, dicesse di non appartenere a Cristo perché impreparata alla morte; così da impedire l'insorgere in essa di alcuna ansietà, in modo che nessuna tristezza ne offuscasse lo spirito docilissimo. Perciò, poiché le sue membra avrebbero potuto trovarsi in pericolo per disperazione - quando alcuno si turbasse per l'imminenza della morte, non accettando un termine alla vita infelice, riottoso a iniziare quella che non ha fine - a impedire lo scoraggiamento, causa di disperazione, si dedicò a questi suoi deboli, queste sue membra infime non bene in forze accolse tutte in sé, proprio queste non bene in forze, quasi gallina, ricoprì i suoi piccoli; e come rivolgendosi a loro: Ora la mia anima è turbata 10. Riconoscetevi in me, perché nel caso voi proviate turbamento, non vi succeda di disperare, ma intenti al vostro Capo diciate a voi stessi: Quando il Signore diceva: La mia anima è turbata eravamo noi in lui, noi venivamo manifestati. Siamo turbati, ma non andiamo perduti. Perché ti rattristi, anima mia? e perché su di me gemi? 11 Non vuoi che abbia fine la vita infelice? Tanto è più infelice quanto, pur infelice, viene amata, e non vuoi che abbia fine: sarebbe meno infelice se non si amasse. Qual è la vita felice, dal momento che quella infelice è così amata solamente perché è chiamata vita? Perché, dunque, ti rattristi anima mia? e perché su di me gemi? È in tuo potere che fare. Hai perduto fiducia in te stesso? Spera nel Signore 12. Sei turbato per te? Spera nel Signore, che ti ha scelto prima della creazione del mondo, ti ha predestinato, ti ha chiamato, ti ha reso giusto da empio, ti ha promesso una gloria eterna, ha subito per te una morte ingiusta, ha versato per te il suo sangue, ti ha trasferito in se stesso, dicendo: La mia anima è turbata. Appartieni a lui e temi? E ti potrà nuocere in qualche modo il mondo, per la cui salvezza egli morì, quel mondo che da lui fu creato? Appartieni a lui e temi? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? 13 Supera i turbamenti, non assecondare l'amore del mondo. Provoca, lusinga, insidia: non a quello fiducia, a Cristo fedeltà.
1 - Gv 12, 25.
2 - Gv 10, 17-18.
3 - Gv 12, 27.
4 - Gv 10, 17-18.
5 - Sal 3, 6.
6 - Sal 3, 6.
7 - Sal 3, 6.
8 - Gv 2, 19.
9 - Lc 23, 34.
10 - Gv 12, 27.
11 - Sal 42, 5.
12 - Sal 42, 5.
13 - Rm 8, 31-32.
L'anima onesta al confessionale
Vita cristiana - don Giuseppe Tomaselli
Leggilo nella Biblioteca
Principi fondamentali
Prima di entrare nell'argomento, è necessario richiamare i principi fondamentali del Sacramento della Confessione.
Gesù Cristo disse agli Apostoli ed ai loro successori: « I peccati di coloro ai quali li riterrete, saranno ritenuti, ed i peccati di coloro ai quali li perdonerete, saranno perdonati ».
Il ministro di Dio dunque perdona i peccati non a nome proprio, ma a nome del Signore.
Gesù Cristo non stabilì il tempo in cui si sarebbe dovuto chiedere l'assoluzione sacramentale; ma poiché tanti non si davano pensiero di rimettersi nella grazia di Dio dopo la colpa, il Sommo Pontefice, Capo Supremo della Chiesa, stabilì, già da secoli: « Tutti i fedeli devono confessarsi almeno una volta l'anno ». Chi non soddisfa a questo precetto ecclesiastico, si rende reo di peccato mortale.
Non basta confessarsi; è necessario confessarsi bene. Per riuscirvi si richiede:
1° Pensare i peccati commessi
2° Essere pentiti del male operato; e tale pentimento sia nobilitato dall'amore di Dio, cioè essere pentiti non soltanto per i castighi meritati, ma più che tutto per l'offesa recata al Signore.
3° Promettere di non peccare più, col fermo proposito di fuggire le occasioni prossime di grave peccato.
4° Manifestare al Sacerdote le proprie colpe, con umiltà e sincerità.
5° Compiere l'opera buona che impone il Confessore, come penitenza dei peccati.
Si è tenuti a confessare solamente le colpe gravi; i peccati veniali, o leggeri, è bene confessarli, ma non si è tenuti a farlo.
I peccati di pensiero si confessano come pensieri, le parole come parole e le azioni come azioni. Perciò chi dicesse: « Mi accuso di un cattivo pensiero contro la purezza » e volesse includere anche il discorso disonesto o l'atto impuro, non si confesserebbe esattamente.
Oltre al peccato mortale, bisogna confessare le circostanze che mutano la specie di peccato, poiché un peccato, per circostanze particolari, potrebbe essere doppio ed anche triplo. Così, se un padre di famiglia pronunzia una bestemmia davanti ai figli, commette due peccati: il primo è la bestemmia ed il secondo è lo scandalo dato ai figli.
Dei peccati gravi si deve manifestare al Confessore anche il numero; se questo si conosce esattamente, non si può aumentare o diminuire; se il numero non è possibile saperlo a motivo dei molti atti ripetuti, si deve dire il numero approssimativo. Ad esempio: Ho perduto la Messa la domenica, una o due volte al mese ... Ho bestemmiato un paio di volte al giorno, o alla settimana, o al mese. -
Poiché non tutto si può ricordare nell'atto della Confessione, si dica in ultimo: Chiedo perdono a Dio anche dei peccati che non ricordo. -
I peccati confessati restano perdonati direttamente; quelli dimenticati sono assolti indirettamente. Se dopo la Confessione ci si ricordasse di qualche peccato grave, si resti tranquilli; è lecito accostarsi alla Santa Comunione. Però alla prossima Confessione, ricordando il peccato tralasciato, c'è l'obbligo di confessarlo.
Chi nasconde volontariamente una colpa grave, o per vergogna o per altro motivo, non riceve il perdono di alcun peccato, anzi macchia la coscienza di un altro peccato gravissimo, che si chiama « sacrilegio »; se poi va a comunicarsi, raddoppia il sacrilegio. Meglio non confessarsi mai, anziché confessarsi male! La medicina lasciataci dal Divin Redentore diventerebbe veleno.
È molto pericoloso il dire: « Pecco ... faccio quello che voglio ... e poi mi confesserò! » Sarebbe questo un abuso della divina misericordia. Guai a sfidare la bontà di Dio! ... Non si dimentichi che con Dio non si scherza!
Si mettano in pratica i consigli del Confessore, come si fa tesoro della ricetta che rilascia il medico del corpo.
Chi sa di essersi confessato male, o per aver taciuto un grave peccato o per mancanza di vero dolore e proposito, deve rifare le sue confessioni, a cominciare dall'ultima fatta bene.
NELL'OSTERIA
- Antonio, tua moglie ti fa disperare?
- Qualche volta sì e qualche volta ... sempre! La sua casa è la Chiesa. La mattina ha premura di sbrigare le faccende domestiche. - Ma perché tanta fretta? - Non senti, mi risponde, che suona già la campana della Messa? - Tante volte, ritorno dal lavoro, batto alla porta di casa e nessuno risponde. - Ma insomma, dov'è la mia signora? - E me la vedo comparire ansante con lo scialle sul capo. - E dove sei stata? - Ha avuto luogo una bella funzione in Chiesa! Non volevo perderla! -
- E tu, Antonio, hai la pazienza di sopportarla? Amministrale qualche ceffone; metterà subito giudizio!
- Ah, questo no! Mia moglie non merita tale trattamento! Fuori di questo difetto non ne ha alti!. Non dà confidenza ad estranei, non si bisticcia con i vicini, sa dire la buona parola per rappacificare gli animi; inoltre mantiene la casa in ordine e non mi fa mancare niente. Come vedi, tutto va bene in casa mia; c'è la vera pace, specialmente da quando i miei due figli si sono sposati. Pazienza ... lasciamola andare in Chiesa! ... Dice che ha bisogno di pregare, di comunicarsi e di confessarsi.
- Già... confessarsi!... Anche mia moglie aveva questo vizio, ma gliel'ho fatto perdere! Nei primi anni della nostra convivenza io feci i patti chiari: Se tu vuoi pregare, prega pure, ma in casa! Confessione, niente! Prima di morire, chiamerò il Prete in casa e ti farò confessare... Del resto, che peccati hai tu?... E mia moglie cambiò sistema!
- Confessarsi, confessarsi! - esclama Antonio. - Ma che cosa hanno da dire quelli che si confessano? Che peccati possono fare, per sentire il bisogno di raccontarli al Prete?
- Ma, che vuoi! Sono donne, non sanno cosa fare in casa e vanno in Chiesa a confessarsi. Noi uomini invece che abbiamo tanti pensieri importanti in testa, non abbiamo tempo da perdere con queste sciocchezze!
- Eppure, ci sono uomini che vanno a confessarsi! Non hai visto per Pasqua quanti padri di famiglia sono andati in Chiesa a confessarsi?
- E vuol dire che hanno peccati! Non tutti gli uomini sono come noi due. Noi non ammazziamo, non rubiamo, non andiamo al tribunale a fare testimonianza falsa, siamo operai stimati ed onorati... dunque.. . che cosa dobbiamo confessare?
- Hai ragione! -
Questa conversazione ebbe luogo una sera dentro la bettola, mentre Antonio e Nicolino si disponevano a bere il solito bicchiere.
INCONTRO
Il Parroco rientrava in paese, dopo aver assistito un moribondo nella vicina campagna. Fortuna volle che Antonio gli passasse vicino. Il Sacerdote approfittò per dirgli una buona parola.
- Antonio, come va la salute?
- Sempre bene! Soltanto i denari mi mancano; del resto non desidero niente. Ho portato un paio di scarpe ad una famiglia ed ora rincaso.
- E di coscienza come stai?
- Benone! La coscienza è sempre a posto. Fossero tutti come me gli uomini! ...
- Eppure, in Chiesa non ti vedo quasi mai! Tua moglie sì che è assidua! - Basta che vada mia moglie a pregare Dio; vale per essa e per me. Qualche volta gliel'ho detto: Concetta, è inutile che mi dica di andare in Chiesa; prega tu per me e fa lo stesso!
- Bravo Antonio! Prova anche a dire alla tua signora: Concetta, questa sera io non mangio; mangia tu per me; fa lo stesso!
- Caro Padre Parroco, anche quando io non vada spessissimo in Chiesa, come fa mia moglie, credo di amare Dio più di essa, perché io penso al Signore e lo prego nel mio cuore.
- Però il giorno di Pasqua non ti ho visto in Chiesa per la Comunione; e non solo quest'anno, ma neppure gli altri anni ti sei accostato a Gesù Sacramentato. Risolviti una buona volta a comunicarti! Confessati bene e resterai contento!
- Ma che cosa devo dire in Confessione, se non faccio male ad alcuno?
- E’ vero; ma io credo che guardando bene nella coscienza, potresti trovare qualche cosa! ... Pensa Antonio, che si muore! Io vengo da assistere un moribondo. Guai a presentarsi al tribunale di Dio con i conti irregolari! Dunque ti aspetto! Qualche giorno verrai a trovarmi e faremo tutto!
- Ma io non ho tempo!
- Non dire così ... Forse non hai voglia!... Non ti accorgi che è il demonio che ti trattiene dal compiere il tuo dovere di buon Cristiano?... Non ci vuole denaro per Confessarsi; soltanto la buona volontà.
- Padre Parroco, ci penserò meglio!... Non è difficile che un giorno vada a confessarmi. Lo farò per piacere a lei ed anche a mia moglie, che sempre me lo ripete.
- Male! Allora è meglio non confessarti.
- Perché?
- Devi confessarti unicamente per piacere al Signore, non alle creature. - E va bene! Farò come dice lei!... Però se mi confesserò non si offenda, mi rivolgerò ad un Padre Francescano, perché i Monaci m'ispirano più confidenza.
- Ottimamente! Massima libertà in queste cose. Antonio sta' attento! Io temo che il demonio ti possa togliere questo poco di buona volontà. Dammi la parola d'onore che ti confesserai e così si è più sicuri.
- Padre Parroco, poiché lei vuole così, impegno senz'altro il mio onore; anzi andrò a confessarmi questa sera stessa! Le piace?
- Bravo Antonio! Io pregherò per te. -
IN CASA
- Concetta, se verrà qualcuno a cercarmi, dirai che questa sera sono occupato.
- E se verrà tuo compare? - Dirai che torni domani.
E che impegno hai quest'oggi?
- Non te lo vorrei dire... ma te lo dico... perché so che ti farà piacere. Vado subito al convento dei Francescani.
- Dai Padri Francescani?... Tu? - Sì, io. Vado a confessarmi.
- Antonio... ma dici sul serio?
- Certo! Ho impegnata la mia parola al Parroco, mi sono incontrato con lui ed assolutamente ho deciso di confessarmi!
- Che gioia! Signore, vi ringrazio!... Quanto vi ho pregato per mio marito!... Finalmente!...
- Dunque, Concetta, sei contenta? - Contentissima! Ti raccomando però di confessarti bene; non nascondere peccati!
- Peccati?... E che peccati posso avere io?... Tu mi conosci bene e sai che non faccio male ad alcuno!
- Ed allora io reciterò subito un Rosario alla Madonna in ringraziamento ed affinché ti aiuti questa sera. -
AL CONVENTO
Il fraticello aveva suonato i tocchi dell'Ave Maria e dopo si era fermato presso il porticino del convento.
- Buona sera! Vorrei parlare a Padre Serafino.
- Lo chiamo subito. -
Antonio entrò nel convento e nell'attesa passeggiava lentamente nel cortiletto. Padre Serafino non si fece attendere molto.
- Cercate di me?
- Precisamente! Voglio confessarmi. Però la mia Confessione è semplice semplice. Non ho ammazzato, non ho rubato, non sono stato al tribunale e tutti mi vogliono bene. S'informi in paese chi sono io e tutti diranno che sono il più grande galantuomo!
- Bene mi compiaccio di questo! Tuttavia accomodiamoci in Chiesa; saremo soli e potremo parlare tranquillamente. -
Padre Serafino, per lunga esperienza, si accorse subito di aver da fare con un pasqualino arretrato e pensò: Questa sera un po' di lavoro! Alla gloria di Dio!
CONFESSIONE
- Inginocchiatevi!
- È proprio necessario inginocchiarmi? Soffro di reuma alla gamba.
- Allora state a sedere... Fate il segno della Croce!... Che peccati avete fatto?
- Padre, già la mia Confessione 1'ho fatta poco fa; le ho detto che io non commetto mai peccati!
- Dunque... siete un Santo!?...
- Santo no! Ma peccati non ne tengo!
- Beh, rispondete allora alle mie domande: Avete fatto il Precetto Pasquale? - Questo peccato non l'ho fatto.
- Peccato?... Vi chiedo se quest'anno a Pasqua avete ricevuta la Santa Comunione!
- A dire il vero, è un po' di tempo che non mi comunico.
- L'ultima volta quando vi siete confessato?
- Non ricordo bene!... Da ragazzo, sino ai nove anni mi confessavo spesso... una o due volte l'anno. Poi mi misi a lavoro e non pensai più a queste cose. Sa, uno che lavora non ha tempo da perdere.
- Credete che sia un tempo perduto andare a confessarsi e purificare la coscienza?... È il tempo meglio impiegato!
- Dunque, non ricordate se dopo i nove anni vi siate confessato! Siete sposato regolarmente?
- Sì, sposai con tutti i Sacramenti della Chiesa.
- Certamente vi confessaste prima di sposare!
- Sì, sì!... Lo ricordo!... Allora mi confessai nella parrocchia; c'era un Prete santo in quella Chiesa.
- E quanti anni sono che vi siete sposato?
- Vediamo!... Il primo figlio ha ventisette anni e certamente mi sposai ventotto anni addietro.
- Perciò sono già ventotto peccati mortali che avete nell'anima! Ogni anno che passa senza Confessione, è un grave peccato!... Ora datemi ventotto lire!
- E perché?... Si paga per confessarsi? ... Credevo che si facesse tutto gratuitamente!
- Avete ragione. Tutto è gratis... Ma, se non si paga e voi state ventotto anni senza confessarvi, se si pagasse, quanti anni stareste lontano dalla Confessione?... E pensate che ogni anno c'è l'obbligo di comunicarsi nel tempo di Pasqua e chi tralascia questo, è reo di peccato davanti a Dio. Conoscete il terzo Precetto della Chiesa Cattolica? - Lo ignoro completamente!
- Ve lo dico io: Confessarsi almeno una volta l'anno e comunicarsi almeno a Pasqua.
- Stando così le cose, ora che lo so, ogni anno compirò il mio dovere.
- Conoscete voi le persone della Santissima Trinità?
- Non so chi siano!
- Sapete almeno che c'è Dio?
- Ah, Dio ci deve essere! Diversamente il mondo chi l'avrebbe fatto?... E poi, chi ci farebbe stare in piedi?... A Dio io credo! Io sono molto religioso; difatti tengo con me nel portafoglio tanti santini! Se lei vedesse quanti quadri tiene appesi mia moglie sulle pareti della camera!... Ed io ogni sera bacio il quadro di San Giovanni Decollato, che sta vicino al capezzale!
- Tutta la vostra religiosità consiste solo in questo?
- Inoltre, quando si raccoglie per fare la festa ad un Santo, do sempre la mia offerta; diverse volte ho portato il Santo Patrono sulle mie spalle nel giorno della sua festa!... Ah, fossero tutti gli uomini religiosi come me!...
- Di religione voi avete soltanto un poco di vernice. Ascoltatemi: Dovete credere che c'è Dio, che Dio è uno solo, che in Dio vi sono tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo. Dovete inoltre credere che il Figlio di Dio, Gesù Cristo, circa 1982 anni fa si fece uomo, nacque da Maria Vergine, morì in Croce per i nostri peccati e dopo tre giorni risuscitò gloriosamente. In fine Gesù Cristo salì al Cielo e ritornerà sulla terra alla fine del mondo per giudicare tutti, buoni e cattivi; ai buoni darà il Paradiso ed ai cattivi l'inferno.
- Padre, ma davvero c'è l'inferno ed il Paradiso?... E chi l'ha visto?... E chi è venuto di là per dircelo?
- Gesù Cristo, Dio-Uomo, ci ha insegnato queste verità e noi dobbiamo credere tutto ciò che Iddio ci ha rivelato; negare una sola verità divina o metterla in dubbio, costituisce un grave peccato. - Eh, quante volte io ho detto agli amici: Ma che inferno e che Paradiso!... Lo dicono i Preti per farci spaventare!... Ma io non ci credo!... Del resto, se l'inferno non c'è, meglio ancora; se c'è, come faranno gli altri farò io!...
- Vedete, caro amico, quanti errori avete commesso e quanto reale avete seminato!... Tutto ciò è grave peccato!... Poiché mi accorgo che ignorate i primi elementi della Dottrina Cristiana, vi farò delle domande particolari sui vari Comandamenti di Dio. Voi rispondete con sincerità! Di tante mancanze forse Iddio vi domanderà poco conto per la vostra ignoranza; ma ricordatevi che l'ignoranza colpevole delle verità della fede è un gravissimo peccato. Bisogna istruirsi! Ora incominciamo. -
Primo Comandamento
- Avete avuto fede in Dio e nella sua Provvidenza, oppure avete criticata la condotta del Signore?
- A Dio credo con tutto il cuore; però io dico spesso che lui fa le cose ingiuste. Le pare cosa da poco che muore un padre di famiglia e lascia cinque, sei bambini... mentre ci sono tanti vecchi che passeggiano? Dio non sa fare certe cose! Mandi la morte ad un vecchio e non ad un giovane!
- E chi siete voi, povero uomo, che ardite criticare Dio... l'Onnisciente... l'Onnipotente?... Ne sapete voi più di Dio?
- Questo no!
- E dunque, non dite mai queste cose, perché dire al Signore che non sa governare il mondo, è un insulto alla Divinità, è quindi un grave peccato... E neí vostri bisogni vi rivolgete a Dio con la preghiera?
- La mia preghiera è sempre una e la recito ogni sera: « Santa Maria, Madre di Dio... » Altre preghiere non conosco. Ma poi penso: È inutile pregare! Tanto, Dio fa il sordo e non mi ascolta, mai!
- Nelle necessità dovete pregare. Se il Signore pare che non vi ascolti, sarà perché non avete fede, oppure perché commettete tanti peccati, per cui vi rendete indegno del suo aiuto e delle sue grazie. Avete parlato male della Religione?
- La Religione mi piace e non posso parlarne male. Soltanto mormoro contro i Preti ed il Papa, perché mi sembra che non facciano le cose giuste.
- Fate attenzione! Dice Gesù Cristo, parlando dei suoi Ministri: « Chi disprezza voi, disprezza me! » Se riscontrate dei difetti in qualche Sacerdote, pregate per lui. Attento a non giudicare facilmente male! Avete preso parte a società condannate dalla Chiesa?
- Io non amo stare in società; ho un gruppetto di amici, buoni come me, e faccio i fatti miei.
- Mi spiego meglio. Avete dato il nome a qualche corrente politica, che va contro la Chiesa?
- E che c'entra la politica con la Confessione?
- Sì che c'entra, in quanto oggi con la scusa della politica si combatte la Religione e certi partiti politici sono scomunicati.
- Ah, io non voglio andare mai contro la Religione; sarebbe un peccato. Io mi sono iscritto nel partito comunista, il partito dei bisognosi e spero di passarmela meglio in avvenire. Secondo me, ho fatto bene.
- Invece avete fatto male!
- E perché? Che male ci sarebbe? - Voi non vedete altro che il pane: i superiori del partito hanno altri fini: lottare e togliere la Religione ed ammettere il divorzio.
- Saranno forse gli altri miei compagni a volere questo, ma non io certamente!
- Ad ogni modo, cercate un altro partito, informatevi con persona prudente e date poi il nome a quella corrente politica, che vi sembra la più buona.
- Ma, se faccio un passo indietro, che cosa diranno i miei compagni?
- E se andrete all'inferno, verranno i compagni a liberarvi?... O vi rimettete sulla buona strada o vi nego 1'assoluzione. Io sono Sacerdote e detto tutelare diritti di Dio e delle coscienze!
- E pazienza!... Mi ritirerò!... Tanto, son vissuto povero sinora e continuerò a vivere sempre tale!
- Avete avuto rispetto umano?
- Io sono rispettosissimo con tutti; per questo tutti mi vogliono bene.
- Voglio dire: Avete avuto vergogna di professare la fede cattolica, per timore di essere criticato?
- A dire il vero, quando sono solo non mi vergogno di nessuno: prego, bacio le immagini sacre;... quando sono in compagnia, sto attento a non mostrarmi religioso, diversamente gli altri riderebbero alle mie spalle e potrebbero dirmi Sei diventato sacrestano?
- Vi comportate male e Dio rimane offeso. Dice il Signore: « Se qualcuno si vergognerà di me davanti agli uomini, io mi vergognerò di lui davanti al Padre mio ». Dunque, ci vuole coraggio sempre e dovete far vedere pubblicamente che siete religioso. Siete Cristiano o siete pagano?
- Sono Cristiano.
- Allora non dovete avere paura di mostrarvi seguace di Gesù Cristo. Avete peccato di superstizione?
- Che significa?
- Avete invocato qualche volta il diavolo?
- Per carità!... Ho molta paura del diavolo! Di tanto in tanto però, nella rabbia, lo nomino e lo chiamo « santo ».
- Non fatelo più. Dire « santo » al demonio, è un peccato mortale... Avete prestato fede alle fatture ed al malocchio?
- Sempre!... Sono cose che si vedono con gli occhi e ci si deve credere. Ultimamente una vicina di casa si arrabbiò con mia moglie, andò a prendere una boccetta di acqua e la gettò vicino alla mia porta, dicendo: « Vi faccio la fattura e vi mando il malocchio! Guai a voi »! Io ero presente, volevo adoperare le mani, ma mi frenai. Dissi poi a mia moglie: « Concetta, tu non uscire di casa prima che abbia fatto togliere la fattura ». Chiamai una donna pratica, la pagai, feci eseguire gli scongiuri in casa mia e così passò tutto. Guai a me ed a mia moglie, se io non avessi fatto in tal modo! ...
- Questo è peccato! - E perché.
- Ma il mondo è governato da queste megère oppure da Dio?
- Certo da Dio!
- E dunque, come può una donna produrre un male od accelerare la morte? Se esistessero queste cose, tante madri di famiglia avrebbero combinata una fattura speciale ai capi di governo che volevano fare la guerra e li avrebbero fatti morire o ammalare. Invece i capi belligeranti non risentivano niente! Se così fosse, farebbero la fattura: i servi a certi padroni, i debitori ai loro creditori, ecc.... Sciocchezze, sciocchezze! Esiste solo il maleficio, prodotto dall'intervento diabolico.
- Eppure io ho dato tanta importanza a certe cose! E quanto denaro ho speso durante i quattro anni di malattia di mio figlio!... Ora che lo so, non voglio credere neppure al ferro di cavallo, al nastro rosso, al cornetto!
- Credete anche a questo?
- Sinora ho creduto; ma ora basta! Domani, entrato in bottega, toglierò i tre ferri di cavallo che sono attaccati alla porta.
- Quante corbellerie si commettono nell'ignoranza!
- Proprio Così!... Nell'ignoranza!... Nessuno mi ha spiegato mai queste cose.
- Ma voi ascoltate le prediche in Chiesa? Durante le prediche si istruiscono le anime!
- Quasi mai assisto alle prediche; appena il Sacerdote comincia a parlare, esco dalla Chiesa; ciò che dice il Prete, mi pare inutile; le prediche giovano alle donne.
- Giovano a tutti! E voi avete il grave obbligo d'istruirvi, per conoscere meglio la legge di Dio. Vedete quanta ignoranza religiosa c'è in voi!?
- Quanti sono più ignoranti di me riguardo alla Religione!
- Costoro daranno conto a Gesù Cristo appena morranno; saranno giudicati rigorosamente, perchè potevano istruirsi e non l'hanno fatto. L'ignoranza colpevole delle verità che dobbiamo credere e delle cose che siamo tenuti a fare, è un peccato molto grave contro il primo Comandamento di Dio! ... Ricordate ancora qualche altra mancanza particolare, dopo le domande che vi ho fatto?
- Non saprei che cosa dire! Ho detto tutto e può darmi l'assoluzione... Scusi, Padre; proprio ora ricordo un particolare; ma non credo che sia peccato. Qualche volta vado in un paese vicino, perchè là c'è una donna che indovina quasi tutto. Io domando notizie sul mio avvenire; prima chiedevo informazioni su mio figlio militare; e mi pare che qui non ci sia niente di male.
- Anche questa è superstizione.
- Ma io pago; so disobbligarmi! Dove potrebbe essere il male?
- È peccato credere alle superstizioni. Chiedere agli indovini l'avvenire o le cose occulte, è superstizione e quindi peccato. Del resto, l'avvenire nessuno lo conosce; Dio solo è padrone del futuro.
- Eppure qualche cosa l'ha indovinata. Mi disse che la mia vita è stata molto affaticata,... (ed è vero! ) ; mi ha predetto che vivrò fino agli 85 anni!
- Se non morrete prima!
- Mi ha detto che dopo i 60 anni mi arriverà una fortuna... che qualcuno mi vuole male... Certe cose sono state vere, ma altre false.
- Non vedete che questa gente è imbrogliona e irreligiosa?
- Lei si sbaglia! Questa donna, prima di rispondermi, accende una candela a Santo Espedito, poi dice una preghiera ed infine fa tre segni di Croce.
- Peggio ancora! Fa così per carpire la buona fede dei clienti. Dunque, promettete a Dio di non andare più dagli indovini. Nei bisogni raccomandatevi al Signore e rimettetevi nelle sue mani. -
Secondo Comandamento
- Avete voi bestemmiato contro Dio?
- Mai contro Dio... contro il Padre Eterno, si!
- Poveretto!... E il Padre Eterno non è Dio? Non azzardatevi mai a profanare il nome della Divinità!
- Ma io non lo faccio per male,... per insultare Dio... solamente per sfogo di collera.
- Perciò voi, per sfogo di collera, date schiaffi ad un uomo oppure l'ammazzate, e credete che non sia male perché lo fate nella collera!
- Che cosa vuole; a noi operai capita spesso qualche contrarietà ed allora la bestemmia esce spontanea; però dopo aver bestemmiato, subito me ne pento. Ah, questo lo faccio sempre!
- Avete bestemmiato contro la Madonna?
- Contro la Madonna del Carmine, mai assolutamente! Quella è la Madonna del nostro paese e sarebbe un vero peccato offenderla. Di tanto in tanto sfugge qualche bestemmia contro l'Immacolata o contro l'Assunta... ma, come le dicevo, non lo faccio mai per male!
- Avete dato ad altri motivo di bestemmiare?
- Qualche volta sì; però rarissimo! Davanti alla mia bottega suole passare un uomo quasi scemo; i ragazzi lo insultano e lui s'arrabbia e bestemmia. Qualche volta mi è capitato di trovarmi in ozio ed avendo visto passare questo tale, ho detto al mio garzoncello: « Va' a tirargli la giacca! » Quel poveretto cominciò subito a bestemmiare. Quelle sì, Reverendo, sono bestemmie!... Parole orribili!... Bestemmie a litanie!
- Degli insulti contro Dio fatti da costui, darete voi conto al Signore! La colpa è stata vostra che l'avete stuzzicato!
- Però non sono io solo a fare così; lo fanno tanti altri e con più frequenza di me!
- Questa davanti a Dio non è una scusa!... Avete voi bestemmiato alla presenza dei vostri figli?
- Quando io bestemmio non faccio caso dei presenti; i miei figli mi hanno sentito sempre ed anche i due che lavorano nella mia bottega. E perché mi domanda ciò?
- Perché voi siete reo di altri peccati! Voi siete tenuto a dare buon esempio ai figli ed ai dipendenti; bestemmiando alla loro presenza, voi siete di cattivo esempio e di scandalo! Se bestemmia il padre, i figli si sentono autorizzati a fare altrettanto. Voi dovete correggere i figli che mancano. Se un vostro figlio bestemmiasse, come potreste rimproverarlo?...
- Se bestemmiasse?... Uno dei miei figliuoli bestemmia pochissimo; ma l'altro, il maggiore, bestemmia più di me! Quando si arrabbia, fa scendere tutti i Santi del Cielo; non ne lascia uno!...
- Voi siete responsabile anche delle bestemmie di questo figlio; egli le ha imparate da voi; voi non l'avete corretto in tempo... quindi la colpa è vostra!
- Ma Dio mi perdona! Ormai mio figlio è sposato, sta a casa sua ed io non c'entro più nei suoi affari; se bestemmia, peggio per lui!
- Il passato è passato! Promettete ora al Signore di non bestemmiare più; se qualcuno dei vostri dipendenti avesse questo brutto e pessimo vizio, rimproveratelo subito appena manca.
- Lei ha ragione! Bestemmiare è un vizio. Però, riflettendoci meglio, io dico: Non è poi un grande male!... Le bestemmie... sono parole... non fanno buchi... non ammazzano nessuno!...
- Dovete sapere che una bestemmia, un insulto fatto a Dio, è un peccato più grave della calunnia, della testimonianza falsa e dello stesso omicidio!
- Sarà! Poiché lo dice lei, che ha studiato più di me, ci credo!
- Passando ad altro... avete mancato alle promesse fatte a Dio o ai Santi? - Io promesse ne faccio poche; ma dopo averne fatta qualcuna, la trascuro facilmente. Durante la guerra ci fu un'incursione terribile nel nostro paese. Ricorda, Padre? Passarono ventiquattro apparecchi e sganciarono tante bombe. A dire il vero, quella volta io ebbi paura ed esclamai: « Se resterò vivo, porterò alla Madonna del Carmine una torcia, lunga quanto me e che pesi dieci chilogrammi ». Quella volta rimasi illeso. Dopo poco tempo cessò la guerra e dissi: « Ormai il fatto è fatto. Il pericolo non ci sarà più. Denaro ne ho poco e non posso comprare la torcia. La Madonna mi perdona! »
- Finché non potete siete scusato; quando sarete nella possibilità di adempiere la promessa, porterete la torcia alla Madonna; se trovate difficoltà a fare tale spesa, domanderò io al Vescovo la facoltà di dispensarvi. Non dimenticate però che è meglio non promettere, anziché promettere e poi non mantenere! Se qualche volta volete fare una promessa che piaccia molto a Dio, promettete non denaro o torce o altri oggetti, bensì una buona Confessione oppure una Santa Comunione... di non perdere la Messa la Domenica... di non bestemmiare... di togliere un odio dal cuore!...
- E queste che promesse sono?... Dare invece mille lire, offrire alla Madonna del Carmine una bella torcia... queste credo io siano le migliori promesse!
- Vi sbagliate! Ciò che voi dite, costa molto e vale poco; le promesse che vi ho suggerito io, costano poco e valgono moltissimo... perché Dio cerca prima il cuore e poi il resto...
Vi faccio adesso qualche domanda sul terzo Comandamento della legge divina. Rispondete con sincerità. -
Terzo Comandamento
- Santificate voi la festa?
- Finché è possibile... perché sono operaio e tante volte la festa passa come tutti gli altri giorni della settimana.
- Fate molta attenzione al giorno del Signore! Dice Iddio: « Ricordati di santificare le feste! » Ricordati significa « non dimenticarlo! » Ed innanzi tutto, andate alla Santa Messa nei giorni festivi?
- Ah, la Messa mi è sempre piaciuta! Sin da piccolo ho avuto il vizio di andare alla Chiesa e perciò di tanto in tanto vado a Messa, per esempio a Natale, a carnevale, il Giovedì Santo, il giorno dei Morti... La domenica non sempre vado.
- Per carnevale, per il Giovedì Santo e per i Morti, non c'è l'obbligo di assistere alla Messa; invece c'è l'obbligo tutte le domeniche e le altre feste comandate. Se tralasciate una sola Messa per colpa vostra, commettete un grave peccato.
- Ed allora chi sa quanti peccati avrò fatti!
- Dunque andrete a Messa ogni giorno festivo; se non potete al mattino, approfittate la sera.
- Io la domenica lavoro sempre; ho tanto da fare nella bottega; faccio lavorare anche i miei giovanotti.
- Prima di tutto dovete andare a Messa! Peccate voi e per colpa vostra peccano i vostri aiutanti.
- Ma per non perdere tempo, potrei fare diversamente. L'altra volta, era domenica, e sentivo cantare alla radio. Domandai alla padrona della mia bottega: Signora, chi è che canta? - Si celebra la Messa a Firenze! - Io volli prestare attenzione. Era davvero la Messa! Il Prete predicava, la gente cantava, in seguito suonava il campanello io frattanto lavoravo nella bottega e potei sentire la Messa. Potrei allora pregare la mia padrona che ogni domenica mi faccia sentire la Messa di Firenze.
- Questa Messa non è valida! Bisogna essere presenti al Santo Sacrificio... E, quando andate a Messa, state con devozione in Chiesa, oppure chiacchierate?
- Ecco, dipende da chi mi sta vicino. Se mi fanno parlare, è giusto che io risponda. Se vicino a me c'è un amico che da tempo non ho visto, naturalmente ci scambiamo qualche idea!
- Male! In Chiesa si prega!... E gli occhi li tenete a posto mentre siete nella Casa di Dio?
Ho capito!... Che cosa vuole!... Siamo uomini e guardiamo! Ora che sono grandetto non ci bado tanto ma quando ero più giovane andavo in Chiesa per guardare le donne!
- Meglio non andare in Chiesa quando ci si comporta così!... La Divinità in tal modo non si onora, ma si disonora.
- Ma non creda, Padre, che sia io solo a fare così! Quasi tutti gli uomini fanno questo in Chiesa! E non creda che le donne si comportino meglio di noi uomini!
- Tutto ciò è male! Davanti a Dio non vale la scusa: « Anche gli altri fanno così!... » E riguardo al lavoro, promettete a Dio di non offenderlo più. La domenica non si lavora! Iddio lo proibisce. Chi lavora di festa, commette un grave peccato e merita l'inferno.
- Dunque, se io lavoro di festa, andrò all'inferno. E quello che non lavora mai e va a rubare, dove andrà a finire?
- All'inferno pure! Voi vi dannerete perché mancate al terzo Comandamento ed il ladro perché manca al settimo « Non rubare ».
- Ma io lavoro per bisogno non per capriccio.
- Se avete una grave necessità... dico grave necessità... allora se lavorate non offendete Dio. Ma se la necessità non è grave, peccate.
- Veda, Reverendo, ormai è per me un'abitudine il lavorare la domenica. Lavoriamo quasi tutti nelle botteghe. In compenso mi riposo il lunedì; fa lo stesso.
- Non è così! Iddio prescrive il riposo nel giorno festivo e non all'indomani!
- Pazienza! Mi riposerò la domenica!... Devo perciò rassegnarmi a diventare più povero!
- Lavorando la festa, vi siete arricchito in passato?
- No!
- Non è il lavoro festivo che fa arricchire; è la benedizione di Dio. Il lavoro della domenica è maledetto da Dio; quello che si guadagna la domenica, si perde il lunedì. Dunque, attenzione a non lavorare senza un grave bisogno; in tal caso, dovete lavorare a porta chiusa oppure socchiusa, affinché nessuno abbia a vedervi e prendere scandalo.
- Ma questa legge di Dio è troppo delicata!
- È inutile discutere! Giacché Iddio ha dato il terzo Comandamento, bisogna osservarlo! -
Quarto Comandamento
- Avete portato rispetto ai vostri genitori?
- Sono già morti... e meno male!... - Come... meno male?... Non volevate loro del bene?
- Ecco come stanno le cose! Negli ultimi anni, siccome erano già vecchi, si rendevano insopportabili. Mi facevano montare in collera spesso ed allora non misuravo più le parole. Mi ricordo anzi che una volta nella rabbia diedi uno spintone a mia madre e la feci cadere a terra. Essa pianse quella volta... Ma poi me ne pentii.
- Ed i vostri figli avete saputo educarli?
- Non m'interroghi su questo, perché i miei figli sono educatissimi. Lei s'informi con i vicini di casa! Fossero così educati anche i figli di tanti e tanti!... - Intendo parlare della educazione religiosa e morale.
- I figli miei sono moralissimi; mai al tribunale, mai una rissa, mai un disonore in casa!... Siccome ho avuto tre figli, essendo pochi, ho potuto educarli benone!
- Avete tre figli!... Ma è stato il Signore che ve ne ha mandati così pochi, oppure è stata colpa vostra?
- Reverendo, e come potrebbe tirare avanti una famiglia, se ci fossero sette oppure otto figliuoli?
- Voi non sapete che impedire l'opera creatrice di Dio è uno dei più gravi peccati dell'umanità?
- Sarà!... Ma davanti al bisogno è inutile parlare!
- Allora, avete fatto male a sposarvi! Potevate restare celibe e vivere in pace!
- Già, non sposarmi... Tutti i giovani sposano! Io però credo che il vero peccato sia quando si procuri la morte ad una creaturina di otto o nove mesi.
- Questo è delitto! E’ omicidio! Ad ogni modo, o promettete a Dio di mettervi in regola o non vi do 1'assoluzione!
-- Padre, ma lei è rigoroso! Che cosa importa a lei se io ho tre figli ovvero sette? Agli affari della mia casa devo pensarci io.
- In questo momento io sono il Ministro di un grande Sacramento; devo tutelare la legge di Dio. A me importa niente se voi avete un figlio oppure dieci; ma poiché voi siete sposato, avete degli obblighi gravissimi davanti al Creatore. Se non volete ubbidire alla legge del Signore, la mia assoluzione resta invalida, anzi commetterei io un peccato mortale se amministrassi male un Sacramento. Decidetevi!
- Veramente... non sarei disposto... Allora sarebbe meglio che io mi confessassi in seguito... fra tre o quattro anni!
- Confessarvi fra diversi anni?!... Ma siete sicuro di restare in vita? Non vedete come muoiono tanti che sono più giovani di voi? E ritornando fra qualche anno, avrete poi il pentimento del male fatto?... Se non c'è il vero pentimento, Iddio non perdona!... Purtroppo tante persone illuse fanno come dite voi; credono che con Dio si possa scherzare!... Guai a queste anime!...
- Vedo che l'affare è più importante di quanto credevo! Ma come faremo in casa, se il Signore manderà un altro figlio?
- Dio è grande!... Osservate la sua legge ed avrete la sua benedizione!... Io conosco famiglie di operai con molti figliuoli e vedo che stanno meglio di altre famiglie dove c'è un figlio o due.
- Ma veda, Padre, tutti fanno come faccio io! Vuol dire che tutti costoro andranno all'inferno?
- Se non si rimettono, si danneranno inesorabilmente! Dio è giusto! Guai a chi non vuole sottostare alla sua legge!
Il matrimonio è una croce; chi vuol cambiare la croce in divertimento, perirà in eterno!
- Ebbene... mi metto nelle mani di Dio!... Speriamo che Lui mi aiuti!
- Bravo! Abbiate fiducia in Dio!... Rispondete ad altre domande! Avete pensato a fare battezzare subito i vostri figli?
- Uno fu battezzato subito, dopo tre o quattro mesi; gli altri due, un maschietto e una femminuccia, gemelli, furono battezzati dopo circa otto mesi, per il motivo che il padrino, mio compare, doveva venire dall'America.
- Ritardare il battesimo di un mese senza una grave ragione, o di due mesi senza una ragione gravissima, è peccato mortale. Il nostro Vescovo ora ha ordinato di non far passare i venti giorni. E poiché il Vescovo nella propria diocesi può dare tali ordini, chi disubbidisce e reo di grave peccato.
- Ma tutte queste cose chi può saperle mai?
- Siete tenuto a saperle, perché nelle Chiese si spiega tutto. La colpa è vostra, poiché non frequentate la Chiesa e non ascoltate la predica.
- Ha ragione!
- E i vostri figli ricevettero a sette anni la prima Comunione?
- Non saprei dirlo. La femmina si; da piccola andava in Chiesa con sua madre e so che si comunicava. I maschi, se non sbaglio, si comunicarono il giorno del matrimonio.
- Male! Il padre deve interessarsi non solo di dare il pane materiale ai figli, ma di fare osservare al completo la legge di Dio in famiglia. Me se voi non avete pensato all'anima vostra, come potevate pensare a quella dei figli?... Vedete quanta responsabilità davanti al Signore! E quando i vostri figli erano ancora in casa prima di sposare, andavano a Messa la domenica?
- A questo dovevano pensarci loro! Che cosa c'entro io con i peccati dei miei figli?
- Il padre e la madre sono responsabili di queste trasgressioni dei figli, finché costoro stanno nella casa paterna... A proposito dei vostri tre figli... li avete lasciati liberi nella scelta dello stato?
- Che significa?
- Forse i figli maschi volevano diventare Sacerdoti e la donna diventare Suora, e voi vi siete opposto?
- I miei figli Preti?... Sono nemici dei Preti!... Neppure vogliono sentirne parlare! Altro che diventare Preti!
- E la figlia?
- La figlia sì!... Con l'andare sempre in Chiesa, le era venuta la voglia di farsi monaca. Mi ricordo che quando me ne parlò la prima volta, le diedi due schiaffi, soggiungendo: « Ti romperò la testa, se mi parlerai più di queste cose!... Devi sposare! » Essa non voleva andare a matrimonio; ma poiché a casa comando io, l'obbligai ad accettare la mano di un giovane. Da due anni è maritata e sistemata; però non la vedo tanto contenta!
- Avete agito malissimo! Ne darete uno strettissimo conto a Dio!... Ormai non potete riparare il male fatto! Ricordatevi che i genitori sono i custodi dei figli e peccano quando violentano la loro libertà... Vi faccio ora delle interrogazioni sul quinto Comandamento di Dio. Quanto vi domando, deve servire di accusa e d'istruzione. -
Quinto Comandamento
- Conoscete voi che cosa prescriva questo Comandamento?
- Non saprei... con precisione. Io so che la legge di Dio consiste nel non fare male ad alcuno.
- Quinto Comandamento « Non ammazzare! »
- Su questo ho niente da dire. Lei può risparmiarsi di farmi delle interrogazioni.
- Tuttavia è giusto che vi chieda qualche cosa. Rispondete! Di certo non siete un assassino; non avete macchiato mai le vostre mani di sangue umano. Avete tentato di togliervi la vita?
- Non tentato… tentato mai. Qualche volta avrei voluto farlo, ma non ho avuto il coraggio; ho pensato ai figli ed alla moglie e mi sono trattenuto. In tutta la vita mi è capitato due o tre volte, in momenti di scoraggiamento.
- Anche questo è peccato. La vita la dà Iddio e noi non possiamo togliercela. Essere già disposto a suicidarsi, davanti al Creatore costituisce un reato. Sappiate ora che il prossimo si può ammazzare non solo con un'arma, ma anche col desiderio. Avete desiderato la morte a qualcuno?
- Io, Padre, sono buono come il pane; ma quando vedo la prepotenza, non ragiono più! Una volta una guardia mi fece una contravvenzione... ma ingiustamente. L'avrei ammazzato... non so come mi sia frenato! Se non fosse stato per timore della galera, quella volta avrei commesso qualche sciocchezza.
- Chiedete perdono a Dio di questa mancanza!... Avete goduto del male altrui?
- Del male degli amici mi dispiaccio, come di male personale; ma quando capita una disgrazia a chi mi ha offeso, ne godo immensamente! A proposito: quella guardia della contravvenzione ebbe distrutta la casa dalle bombe. Quando io lo seppi, ne provai tanta gioia ed esclamai: Se quella bomba fosse stata più giudiziosa, avrebbe dovuto cadere sulla testa della guardia!
- Tutto ciò è peccato mortale!
- E perché? Forse la guardia non mancò prima verso di me? Auguro il bene a chi mi fa del bene e desidero il male a chi mi fa del male!
- Gesù Cristo però dice diversamente: « Fate del bene a chi vi fa del male ». « Perdonate a chi vi offende »... « Pregate per chi vi perseguita ». Voi invece fate il contrario.
- Dunque, secondo lei, io dovrei beneficare quella guardia... quasi quasi dovrei dirgli: Grazie della contravvenzione!... ? Ah, questo è troppo! Non posso dimenticare l'offesa ricevuta e finché sarò in vita lo odierò! Lo merita!
- Ed io non posso darvi l'assoluzione.
- Per qual motivo?
- Perché Gesù Cristo dice: « Se non perdonerete con tutto il cuore al vostro fratello, cioè al prossimo, neppure il Padre vostro Celeste vi perdonerà i peccati!
- Ma lei, Padre, comprende quale sacrificio sia perdonare ad un nemico?... È un sacrificio che non si può fare!
- Giacché Dio lo comanda, si può e si deve fare! Anche Gesù fu messo in croce innocentemente; avrebbe potuto vendicarsi facendo morire sull'istante i suoi crocifissori, eppure li perdonò e pregò per loro.
- In pratica che cosa dovrei fare? - Dovete togliere dal vostro cuore ogni odio ed ogni rancore; dovete pregare per lui; non desiderargli male; e se si presentasse l'occasione di fargli un bene, siate generoso!... Dovete amare il vostro prossimo!
- Ed io dovrei fare sì grande sacrificio per amore di quella guardia?... - Non tanto per amor suo, quanto per amor di Dio, perché Dio ve lo comanda.
- E pazienza... sia per amor di Dio!
- Avete mandato delle imprecazioni?
- Naturalmente! Escono dalla bocca per abitudine!
- Qualche volta le mandate con tutto il cuore?
- Secondo i casi; però certe volte me ne pento.
- Non imprecate mai contro alcuno! Dio lo proibisce. Vi piacerebbe se altri imprecassero contro di voi?
- Non può piacermi!
- E perciò non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi... Avete dato dei cattivi consigli?
- Sempre buoni consigli!... Non è giusto consigliare il male!
- Eppure, se non si fa attenzione nel parlare, si potrebbe macchiare l'anima di qualche cattivo consiglio. Siccome è tanto che non vi confessate, procurate di richiamare alla memoria qualche parola... o suggerimento... o persuasione... che abbia spinto gli altri a peccare. - ...Si... già ricordo qualche cosa... ma credo che si tratti di sciocchezze. - Dite pure ciò che ricordate!
- L'altra volta venne in bottega un mio compare; era afflitto perché la moglie l'aveva tradito. La donna andò via dal paese con un amante. Poveretto, quasi piangeva! Mi disse: « E come faccio a vivere da solo? » Io, per fargli un bene, per sistemarlo, gli risposi: « Non ti preoccupare! C'è la tale signora... la quale fu lasciata dal marito. Pigliala tu in casa e sarà tua moglie ». Difatti, il mio consiglio fu benedetto da Dio. Tanto lui quanto lei ora sono contenti; si amano immensamente. Ah, quando si tratta di fare un bene, mi presto sempre!
- Quanto avete suggerito è stato un male gravissimo! Darete a Dio conto del cattivo consiglio!
- Cattivo consiglio?... Come?...
Ho sistemato due persone, togliendole dalla strada!...
- La vostra ignoranza religiosa è causa di tanto male. Quando una donna è abbandonata dal marito e va a convivere con un altro uomo, diventa adultera. Finché il vero marito è in vita, la donna deve restare sola. Tale insegnamento l'ha dato Gesù Cristo.
- Quando è così ho sbagliato; ma io l'ho fatto per bene... perché tutto ciò che faccio, non è mai per male.
- Ricordate qualche altro cattivo consiglio?
- Già! A proposito di marito e di moglie, mi viene in mente un'altra cosetta. L'anno scorso, passeggiando con un amico, si entrò in argomenti familiari. Diceva l'amico: Sono disperato! Ho sette figli e fra non molto ne avrò un altro!
- Stupido, gli risposi, come fai a vivere con otto figli... in questi tempi?... La colpa è tua!... Fa' come me: Due o tre figli, al massimo, e basta! - Ma come potrei fare, soggiunse l'altro, se ormai i figli sono grandetti?... Dovrei ammazzarli ed andare in galera? - No, risposi io; i grandetti che ormai ci sono, restano; ma l'ottavo figlio, fallo sparire. Nessuno lo saprà. - Difatti il mio amico seguì il mio consiglio e dopo qualche mese venne a ringraziarmi.
- E questo consiglio non vi pare cattivo?
- Sì... e no... Povero uomo, come faceva a vivere con otto figli?...
- Voi siete reo di un delitto davanti a Dio! Se non aveste dato quel cattivo suggerimento, il delitto non sarebbe avvenuto.
- Ma che delitto! Era un bambino di quattro o cinque mesi!
- Anche di un mese, anche di un giorno o di un'ora... è sempre un delitto, come è delitto uccidere un giovane o un vecchio. Voi per questo cattivo consiglio avete una scomunica addosso, che soltanto il Vescovo potrà togliervi; il vostro peccato può assolverlo soltanto il Vescovo.
- Come sarebbe a dire?
- Poiché uccidere i bambini è un delitto, i Vescovi colpiscono di scomunica sull'istante chi uccide un bambino, chi aiuta ad uccidere e chi ha dato il cattivo consiglio. Meno male che siete venuto da me per confessarvi, poiché il Vescovo, per favore particolarissimo, mi ha dato tale facoltà, che non hanno gli altri Sacerdoti del paese... Non credo che abbiate dato altri consigli cattivi!
- Mentre si parla, vengono in mente altre cose! Ricordo anche che più di una volta ho consigliato a dei giovanotti di fare la fuga con la fidanzata e sconsigliai ad un ragazzo di farsi Prete. Era buono il ragazzo ed intelligente; avrebbe voluto andare in seminario per studiare; ma tante cose gli raccontai, finché gli feci perdere la voglia di diventare Sacerdote. Ora è uno scavezzacollo, ha preso la cattiva piega e mi pento del consiglio datogli.
- E questo è il Comandamento che volevate saltare! Vi sembrava cosa inutile che io vi facessi delle interrogazioni!?...
Passiamo ad altro punto della legge di Dio.
Sesto e nono Comandamento
- Avete peccato di disonestà?
- Un momento!... Che cosa importa a lei di queste cose?... Non è giusto fare tale domanda!... Certe cose... non si confessano!
- Amico mio, pretendete di saperne più del Sacerdote? Se non, fosse necessario, non vi rivolgerei simile domanda!... Conoscete il sesto Comandamento?
- Io non lo conosco!
- Ve lo dico io: « Non fornicare » o non commettere disonestà. E v'insegno anche il nono Comandamento: « Non desiderare la donna degli altri », fuggire cioè anche i cattivi pensieri ed i cattivi desideri. Come bisogna confessare le mancanze fatte contro gli altri Comandamenti, così si devono confessare le disonestà.
Ma io vi chiedo: Perché avete difficoltà a manifestare questa specie di peccato? - Ecco, la mia difficoltà è che provo vergogna a confessare certe cose e non saprei come dirle!
- Si deve provare vergogna a fare questi peccati e non a confessarli. Per la maniera di esprimervi, non preoccupatevi; state attento alle mie domande. Vi siete fermato volentieri a pensare o a desiderare ciò che Dio proibisce riguardo alla moralità?
- Eh, Padre, siamo uomini... la testa lavora sempre!... Ora ho i miei anni sulle spalle e questi pensieri non sono frequenti; ma sino ai quarant'anni, tali pensieri e desideri erano frequentissimi. Però pensieri e non altro!... Che cosa vuole, si guarda ovunque, si vedono cose e persone attraenti... e siccome non sono fatto di legno... corro dietro al pensiero! Non facendo male ad alcuno, guardando ed anche desiderando, credo non abbia peccato.
- Dovreste leggere il Vangelo! Dice Gesù Cristo, rivolgendosi agli uomini: Se qualcuno avrà guardato una donna per fine cattivo ha già peccato nel suo cuore!
- Ed allora di tali peccati quanti ne avrò sulla coscienza?... Certamente più dei capelli della mia testa!
- Custodite i vostri occhi!... Non dimenticate che gli occhi sono le finestre per cui entra il demonio nell'anima!
- Ma ogni sguardo ed ogni pensiero contro l'onestà è peccato?
- Se voi fate questo distrattamente, senza riflettere... non siete responsabile; ma se vi accorgete di ciò che fate o pensate e volete fermare nella vostra mente ciò che Iddio vieta, commettete un peccato mortale volta per volta. Perciò vi dico di stare vigilante!... Avete frequentato locali pericolosi o cattive compagnie?
- Io fuggo sempre la mala gente; per questo sono vissuto sempre onorato. - Chi sa... da giovane... da militare... siete andato per certe strade... siete entrato in certe case?
- E certamente!... L'ho consigliato anche ad altri!
- Dovreste piangere in questo momento a lacrime di sangue il male operato! Umiliatevi davanti a Dio e proponete fermamente di cambiare condotta a tale riguardo!... Avete tenuto discorsi disonesti o scandalosi?...
- Eh, Padre, chi sta nel mondo di che cosa deve parlare? O si parla di denari o si parla di cose disoneste. Ma non creda che sia io solo a fare simili discorsi! Tutti indistintamente, uomini e donne, anzi più le donne che gli uomini!
- Da molto tempo avete presa la pessima abitudine del turpiloquio?
- Da ragazzo!... Il mio primo maestro in questa materia fu il padrone, dal quale andavo a lavorare.
- Avete qualche volta parlato scandalosamente alla presenza di ragazzi? - Eh, i ragazzi!... Ma se ne sanno più dei vecchi! Soltanto un paio di volte nei parlai davanti a due ragazzetti, fratelli; costoro non conoscevano niente ed io per primo feci loro l'istruzione...
- Cioè, per primo li avete scandalizzati! Ma sapete che dice Gesù Cristo in proposito? « Guai a chi dà scandalo! Sarebbe meglio che si legasse al collo dello scandaloso una macina da mulino e fosse precipitato nel mare »! E questo « guai » Gesù Cristo l'ha pronunziato per voi!
- Ed allora prometto di non tenere più discorsi disonesti alla presenza degli innocenti!
- Di non farne mai assolutamente, se no assoluzione non ne avrete!
- Ma se io parlo di certe cose... davanti a chi ne sa più di me, che male potrebbe esserci?
- È sempre un peccato! Parlando, si pensa; dietro al pensiero viene il desiderio. E non vi ho detto che pensieri e desideri cattivi sono peccati? E poi... quelli che vi ascoltano, siccome non sono fatti di legno, anche loro peccano... e più sono coloro che ascoltano, più grave diventa la colpa di chi parla!
- In pratica come dovrei comportarmi?
- Mai tenere cattivi discorsi, mai ascoltarli volentieri, fuggire la compagnia di chi vomita fango dalla bocca e se qualcuno si permettesse di parlare vergognosamente alla vostra presenza, rimproverarlo, senza paura della critica!
- Lei, Padre, è troppo rigoroso!... Dà tanta importanza alle parole!... Ma le parole... sono parole!... Non credo che Dio sia così esigente come lei!
- Non lo credete? Ecco ciò che Gesù Cristo insegna nel Vangelo: « Di ogni parola oziosa che gli uomini avranno detta, daranno conto di essa nel giorno del giudizio »!
- Vedo che le cose vanno per il sottile... e povero me!
- Non scoraggiatevi!... Se voi da piccolo foste stato educato cristianamente e custodito, se aveste frequentato i Sacramenti da ragazzetto... non avreste ora alcuna meraviglia delle mie istruzioni. L'albero da piccolo si raddrizza!
- Ha proprio ragione!
- Avete letto libri cattivi... romanzi immorali?
- Ecco: frequentai la terza elementare ed ho poca istruzione, però mi è sempre piaciuto leggere. Ho letto assai e qualunque cosa.
- Vi è capitato tra le mani qualche libro scandaloso?
- Diversi e diversi; ma non erano miei; me li davano in prestito. Libri di mia proprietà ne tengo solamente tre. - Sono buoni?
- Sono istruttivi! Certamente non possono andare in mano a ragazzi ed a giovanotti; sono libri per persone sposate.
- Contengono forse istruzioni disoneste?
- Sicuro!... Però, li tengo conservati nel cassetto e li presto soltanto a quegli adulti.
- Sappiate che è grave peccato il leggere libri immorali ed anche il prestarli. - Dato che è così, non li presterò più ad alcuno; li terrò conservati sotto chiave.
- Dovete bruciarli! È anche peccato tenere conservato un libro cattivo.
- E la ragione quale sarebbe?
- Leggendo un libro cattivo, sorgono subito brutti pensieri e desideri; e questo è male. Tenendo conservato un tale libro, può venire la voglia un giorno o l'altro di andarlo a prendere e leggerlo; è una forte tentazione; è come un serpente sotto il guanciale!... Ora domandate perdono a Dio dei peccati fatti con la cattiva lettura e dei peccati che hanno commesso coloro ai quali avete prestato i libri cattivi; tanti ne avete prestati e tanti peccati avete nell'anima...
Vi rivolgo una domanda che può riguardare il passato: Siete stato amante dei balli?
- Ora non ci penso più; ma sino a trent'anni, il ballo era la mia passione!
- Nel ballo mettevate voi una certa malizia?
- Eh, da giovanotto, quasi sempre!... Che cosa vuole, è la gioventù che gode la vita!...
- Iddio vi perdoni il male operato!... Avete assistito a cinema immorali ed a varietà?
- Anche questa è una forte abitudine mia!... Ogni sera della domenica, se non vado al cinema, non mi pare festa!
- Potreste risparmiare il denaro ed andare in Chiesa ad ascoltare la predica!... Almeno, avete avuta l'attenzione d'informarvi se un film era buono o cattivo?
- Ah, le pellicole che vedo io, sono tutte buone e belle! Sono un capolavoro. Mi diverto tanto.
- E non vi è capitato mai di trovarvi davanti a certe scene... a certi quadri... che hanno molestato la vostra mente... di avere assistito insomma a qualche rappresentazione poco morale? - Ho capito! Padre, nel cinema oggi non possono mancare queste cose; quando ce n'è poche di tali scene e quando sono continue... Alle volte ho sentito certi spettatori esclamare: « Vergogna!... Io vado fuori da questa sala!... Queste sconcezze non si presentano al pubblico »
Ciò hanno detto gli altri! E voi cosa avete detto?
- Io?... Niente!... Sono rimasto a guardare ed a godere!... È per questo che si va al cinema... per godere! Siccome uomini e donne sono attratti da queste scene... ecco perché i cinema sono sempre pieni zeppi!
- Non vedete che queste pellicole sono immorali?... Non andateci!... Quando siete sicuro che qualche volta un film è visibile a tutti, allora andate. Ma ricordatevi che meno si va al cinema e meglio è.
- Ma se tutti facessero così, le sale cinematografiche tante sere resterebbero vuote!... Il povero impresario perderebbe le spese!
- Meglio così!... Si guadagni il pane in altro modo! I gestori delle rappresentazioni indecenti commettono enormi peccati, perché rovinano la moralità del popolo. Se uno di costoro venisse da me per confessarsi... gli negherei l'assoluzione. I cinema oggi sono l'anticamera dell'inferno! ...
- Ricordatevi, per concludere sul sesto Comandamento, di rispettare il vostro corpo, trattandolo come trattereste un vaso sacro, come rispettereste il Calice della Messa!
- Ora ho capito tante cose, Padre!... Lei ha ragione!... Ma se si dovesse stare nel mondo come dice lei... guardarsi da certe cose... evitare certi discorsi... non leggere libri immorali... ballare senza malizia... fuggire i cinema... che vita sarebbe la nostra?... Nel mondo ci vuole il godimento!
- Il godimento lecito sì; l'immorale, no!... Siamo in questa terra per salvarci l'anima, seguendo gl'insegnamenti divini. Per seguire Gesù Cristo ed andare in Paradiso è necessario fare dei sacrifici, diversamente c'è l'inferno... il fuoco eterno!
- Allora tutti coloro che si dànno ai sopraddetti divertimenti, andranno all'Inferno?
- Se non la smettono e non ritornano pentiti a Dio, si danneranno inesorabilmente!
- Ma che vuole, Reverendo, il mondo è fatto così! Iddio stesso l'ha voluto fare in tal modo!
- Non è vero!... È la malvagità umana che perverte certe cose!... Ed il Signore maledice il mondo per le sue disonestà! Disse un giorno Gesù Cristo: « Guai al mondo per i suoi scandali! È impossibile che lo scandalo non avvenga; ma guai all'uomo per colpa del quale avverrà lo scandalo! » Avete sentito cosa dice il Signore?... Chi vuole andare in Paradiso, viva nel mondo senza infangarsi!
Settimo e decimo Comandamento
- Cambiando argomento, vediamo se c'è qualche mancanza nella pratica di questo punto della legge di Dio.
- E che cosa dice il settimo Comandamento?
- « Settimo: Non rubare! »
- Ah, questo è troppo!... Fare a me delle domande per sapere se abbia rubato!?... Non c'è in paese un operaio più onesto di me. Rubare? Giammai!... Povero sì ma ladro mai!... Io guadagno il pane con queste mani benedette!
- Avete ragione! Tuttavia... qualche domanda devo farla! È sempre per vostro bene.
- La faccia pure... ma troverà la mia coscienza pulita! Io a questo riguardo mi sento puro come Maria Vergine... togliendomi i peccati!
- Voi sapete che i ladri non sono soltanto quelli che stanno in prigione; la maggior parte dei ladri è in libertà. Non deve considerarsi ladro solamente colui che ruba a mano armata, ma è ladro anche chi froda il prossimo nella roba. Detto ciò rispondete: Avete lavorato con coscienza?
- Sempre coscienziosamente!
- Avete fatto pagare il vostro lavoro più del giusto?
- Ecco, io mi comporto così: Viene un cliente bisognoso? Gli domando poco. Si presenta un ricco? Deve costui pagare per sé e per quelli che hanno pagato poco.
- Non è esatto! Fate bene, potendo, ad aiutare i bisognosi; non è giustizia domandare al ricco ciò che non vi deve... E la merce che vendete, i lavori che eseguite, subiscono delle alterazioni o falsificazioni?
- Necessariamente!... Se non s'imbroglia un po' nella vendita, come si può vivere? Del resto tutti fanno così! Si vende il vino? Si allunga con l'acqua... Si vende la farina di frumento? La si mescola con qualche cosa di estraneo. Si confeziona un paio di scarpe? Nella solatura si falsifica un poco. Il cliente non può accorgersi, perché esternamente il lavoro è in regola.
- E questo non vi pare furto? Se vi dessero denaro falso in compenso del lavoro, che cosa direste voi?
- Mi ribellerei!
- Dunque, state attento a non imbrogliare la gente!... Vi è capitato qualche sbaglio nel dare il denari, o nel riceverlo?
- Difficilmente; e quando ciò è avvenuto, ho ringraziato Dio della provvidenza avuta.
- Questo è rubare!
- Ma, Padre, mi danno per sbaglio un po' di denaro in più ed io devo ridarlo?... Faccio conto di non essermene accorto - Una volta presi in un negozio un paio di pantaloni e stavo per pagarli; siccome c'era molto concorso di clienti, vedendo che io ero inosservato, andai via senza pagare...
- Malissimo!
- Ma questi negozianti ne rubano tanto denaro!... Fanno pagare la merce un occhio!
- Se sono ladri loro, non dovete essere ladro voi!... Avete restituita la roba trovata?
- Io non trovo mai niente! Una o due volte mi è avvenuto di trovare qualche biglietto da mille e l'ho restituito al padrone. Una volta soltanto, molti anni fa, cadde il portafoglio ad un mio cliente dentro la mia bottega. Siccome in quei giorni avevo bisogno di danaro, volli approfittare. Però, Padre, trovai poche migliaia di lire solamente. Rimasi deluso! Speravo di trovare molto di più!
- Questo è furto!... Avete fatta qualche altra ingiustizia, ad esempio, nel peso?
- Nella mia bottega si lavora semplicemente; non si pesa niente. Ma una ventina di anni addietro avevo una piccola rivendita ed ordinariamente nel peso imbrogliavo; però roba da poco! I pesi erano doppi; quando venivano ragazzi o persone semplici, mettevo i pesi falsi. Nessuno si accorse mai del trucco... perché io sono intelligente e so fare bene le mie cose!
- Di altre ingiustizie ne avete commesse... ad esempio... viaggiando... comprando merce a conto di altri... ecc.... ?
- Riguardo ai viaggi sto attento; ma quando posso fare a meno di pagare qualche biglietto, per incuria del bigliettaio, lo faccio volentieri. A proposito di compra a conto di altri, un amico mi diede una volta cento mila lire per comprargli un vestito in città. Potei averlo per ottanta mila e così guadagnai venti mila lire.
- Anche questo è rubare!... Avete dato denaro in prestito durante la vostra vita?
- Al presente cerco chi possa prestarlo a me. Siccome verso i trent'anni le mie faccende andavano a gonfie vele, misi da parte circa un milione di lire. Mia moglie mi consigliò di fare fruttare il denaro dandolo in prestito. Credo che in ciò non ci sia male!
- E quanto interesse avete richiesto?
- Quello che vuole la Santa Chiesa. Sempre il giusto... mai approfittare. Mi davano il dieci per cento.
- Ogni anno?...
- Per carità!... ogni tre mesi!
- Dunque non è più il dieci per cento; è il quaranta per cento annuo; è peccato mortale fare così!... È peggio che andare a rubare.
- Ma, meno di tanto non si poteva domandare!
- Allora è meglio non prestare denaro!... Di tutte queste ingiustizie chiedete perdono a Dio e dovete riparare il male recato al prossimo. Se conoscete qualcuno che avete frodato, compensatelo in qualunque modo o col denaro o con il lavoro... Se non potete ora, fate ciò quando sarete in grado di farlo.
- Ma quando gli altri frodano me, non vengono a ripararmi il danno... E devo farlo io?
- Non c'è via di mezzo: o restituzione o dannazione. E se non avete la volontà di riparare le ingiustizie, non posso darvi l'assoluzione.
- Ma quello che ho fatto io lo fanno tutti. Il commercio è così.
- Se sono ladri gli altri, non avete il diritto di esserlo voi. Dunque promettete.
- E pazienza... promettiamo...
- Rispondete ancora a questa domanda: siete contento del vostro stato oppure agognate la ricchezza altrui?
- Padre, questa domanda è curiosa!... Certamente che non sono contento del mio stato... Io abito in una piccola casa e quel ricco in un grande palazzo!... Io devo nutrirmi di pane e legumi e quell'altro fa pranzi prelibati!...
- Desiderare di avere il necessario o di migliorare decentemente la propria condizione, non è peccato. Desiderare il superfluo, non è giusto!
- Ma intanto i ricchi se la godono!...
- Sarà! Potranno godere un po' di anni... ma poi daranno conto a Dio! Dice Gesù Cristo: « Guai ai ricchi!... È più facile che un cammello passi per il buco di un ago, che un ricco entrare in Paradiso! »
- Veramente è così! Meritano l'inferno! Non lavorano, si dànno a tutti i piaceri, sprecano il denaro nel lusso e non vogliono fare la carità!
- Non tutti però sono così
- Tutti indistintamente!... Ne conosco tanti.
- Dunque, voi contentatevi di avere la salute, una casetta per abitarci ed una bottega per lavorare. Guardate coloro che stanno peggio di voi!... Anche Gesù Cristo fu povero operaio. Non dimenticate che morendo non si porta niente alla tomba!…
- Esaminiamo la vostra coscienza sull'ottavo Comandamento che sarebbe l'ultimo, secondo le interrogazioni da farvi. -
Ottavo Comandamento
- Di che cosa tratta questo Comandamento?
- Ottavo: « Non dire falsa testimonianza! »
- Oh! E’ il Comandamento che più mi piace!... Reverendo, gliel'ho detto al primo incontro: Mai ho fatto una falsa testimonianza! Mai sono stato in tribunale!... e neppure mio padre ed i miei figli!... Vuole fare lei interrogazioni su questo Comandamento?
- Le farò... perché non solo è peccato la falsa testimonianza in tribunale, ma anche altrove.
- Allora, domandi pure! Sono sicuro che almeno nell'ultimo Comandamento non avrò nulla da rimproverarmi.
- Siete un uomo sincero?
- Sincerissimo! Io sono « Santa Chiara di Napoli »!
- Dite qualche volta delle bugie... nel lavoro... in famiglia... tra gli amici?
- Reverendo, se la menzogna si dice, non si dice mai per male, soltanto per fare un bene. E le bugie mie sono sciocchezze... bugie di bottega!
- La bugia non è mai lecita. Se qualche volta non è prudente dire la verità, si tace.
- Lei deve comprendere che se noi operai non diciamo bugie ai clienti, la nostra bottega muore.
. - Avete giurato sulla bugia?
- Spesso. Ma sempre per piccolezze.
- Giurare sulla menzogna, avvertitamente, anche su piccolezze, è un grave peccato.
Se non giuro, nessuno mi crede. Devo giurare necessariamente. Ed anch'io obbligo gli altri a giurare, quando mi assicurano qualche cosa che temo sia falsa.
- Fate male a richiedere con facilità il giuramento degli altri, perché li mettete in pericolo di giurare falsamente...
Avete calunniato qualcuno?
- Mai!... Chi calunnia, fa malissimo!
- Poiché sono tanti anni che non vi confessate, procurate di ricordare meglio qualche mancanza forse commessa.
- La mia coscienza è libera. Mai ho incolpato qualcuno innocentemente.
- Avete manifestato agli altri qualche grave colpa occulta del prossimo?
- Questo può capitare! Però io parlo sempre di cose che ho visto con gli occhi miei... cose viste e toccate con mano. Ad esempio, tempo addietro mi accorsi che un uomo entrava a sera inoltrata in una famiglia, attigua alla mia. Risolvetti di osservarlo e diverse volte mi accorsi che non si comportava rettamente. Quando fui sicuro del fatto, siccome non ho peli sulla lingua, prima ne parlai in casa, poi nella bottega ad alcuni clienti e con qualche settimana la contrada era inrmata di tutto.
- Avete fatto un grave peccato.
Quell'uomo aveva mancato; però il suo fallo era nascosto; voi non avevate il diritto di pubblicarlo...
- Ma erano cose sicure... constatate più volte con i miei occhi!
- Non importa... Piacerebbe a voi se altri rendesse pubblica una mancanza, che voi aveste commessa nel segreto?
- Non mi piacerebbe.
- Dunque... non bisogna fare agli altri ciò che non vogliamo sia fatto a noi...
Avete rapportato a qualcuno il male udito contro di lui?
- Sempre per bene!... Un tale parlava male di un mio amico e ne diceva delle grosse. Io, per benevolenza verso l'amico, andai a raccontargli tutto... ma sempre per bene! Mi ricordo però che una volta un tale, cui avevo riferito le cose udite contro di lui, si arrabbiò fortemente, andò in cerca del mormoratori e gli diede uno schiaffo; questi prese il coltello per vendicare lo schiaffo... e meno male che accorse gente, se no sarebbe potuto capitare qualche delitto!
- Sempre per bene... è vero? Pensate ciò che insegna lo Spirito Santi. Hai udito qualche cosa contro il tuo fratello? Lasciala morire in te!
- Ed i segreti avete saputo custodirli?
- Ah, noi uomini non siamo come le donne! Quando mi confidano un segreto, resta sempre segreto. Al massimo lo confido a mia moglie, oppure a qualche amico.
- Ma voi siete sicuro che vostra moglie o l'amico conservino il segreto?... Quando vi fanno una confidenza, non dovete parlarne con nessuno!... Avete sospettato o giudicato male il prossimo?
- Se uno non sospetta, facilmente viene messo nel sacco. Io sospetto... sempre per bene... e così cado sempre in piedi... Nessuno agisce con sincerità; si mostrano quattro facce... ed è necessario pensare il male.
- Non è lodevole la vostri condotta. Quando avete una giusta ragione per sospettare, non è male il farlo; ma senza un motivo plausibile non è lecito sospettare e peggio ancora giudicare male. Dice Gesù Cristo: « Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati. Con la stessa misura con cui misurate agli altri, sarà misurato a voi ». Volete essere condannato da Dio?
- Per carità!
- Allora pensate bene del vostro prossimo. Promettete ora a Dio di essere più vigilante nell'osservanza dell'Ottavo Comandamento e specialmente proponete di evitare la mormorazione e di non ascoltare volentieri chi mormora. Chi parla male, ha il demonio nella bocca; e chi ascolta volentieri, ha il demonio nelle orecchie...
Così abbiamo terminato le interrogazioni sui Comandamenti di Dio. Ora si dà uno sguardo fugace ad alcuni Precetti generali della Chiesa.
- Misericordia!... Ancora peccati ci sono?... C'è da perdere la testa!
- C'è niente da perdere... Tutto da guadagnare. -
27 marzo 1942
Madre Pierina Micheli
Notte agitata. Il nemico mi disturbò parecchio... gettò a terra tutte le immagini del S. Volto. Avendo gran sete e volendo mortificarmi, mi tentò tanto e poi non so se io o lui mi accostò il bicchiere alla bocca e bevetti un sorso, ma non sono sicura... Al mattino pensando fosse dopo mezzanotte temevo fare la Comunione, ma vinta dal timore di disubbidire mi accostai... Il Padre disse che ho fatto bene.