Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 23° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 26
1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli:2"Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso".
3Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa,4e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire.5Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo".
6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso,7gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.8I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: "Perché questo spreco?9Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!".10Ma Gesù, accortosene, disse loro: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me.11I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.12Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.13In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei".
14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti15e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli 'fissarono trenta monete d'argento'.16Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?".18Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli".19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.21Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?".23Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!".25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".
26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo".27Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti,28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".
30E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.31Allora Gesù disse loro: "Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:
'Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge,'
32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".33E Pietro gli disse: "Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai".34Gli disse Gesù: "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte".35E Pietro gli rispose: "Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.
36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare".37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.38Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me".39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole".42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".43E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina".
47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!".49E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò.50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?".55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato.56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.
57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte;60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.61Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: "Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni".62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio".64"Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:
d'ora innanzi vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo'".
65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: "Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia;66che ve ne pare?". E quelli risposero: "È reo di morte!".67Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano,68dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?".
69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: "Anche tu eri con Gesù, il Galileo!".70Ed egli negò davanti a tutti: "Non capisco che cosa tu voglia dire".71Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: "Costui era con Gesù, il Nazareno".72Ma egli negò di nuovo giurando: "Non conosco quell'uomo".73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: "Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!".74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo!". E subito un gallo cantò.75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: "Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". E uscito all'aperto, pianse amaramente.
Giuditta 15
1Tutti gli altri che erano nelle tende, appena seppero dell'accaduto, restarono allibiti2e furono presi dal panico e nessuno volle più restare vicino al compagno, ma tutti si sparsero in fuga in ogni senso nella pianura e su per i monti.3Anche quelli accampati sulle montagne intorno a Betulia si diedero alla fuga. A questo punto gli Israeliti, cioè quanti tra di loro erano atti alle armi, si buttarono su di essi.4Ozia mandò subito a Betomastaim, a Bebai, a Cobai, a Cola e in tutti i territori d'Israele messaggeri ad annunziare l'accaduto e a invitare tutti a gettarsi sui nemici e annientarli.5Appena gli Israeliti udirono ciò, tutti compatti piombarono su di loro e li fecero a pezzi arrivando fino a Coba. Scesero in campo anche quelli di Gerusalemme e di tutta la zona montuosa, perché anche a loro avevano riferito i casi successi nell'accampamento dei loro nemici. Quelli che abitavano in Gàlaad e nella Galilea li colpirono terribilmente aggirandoli, arrivando fino a Damasco e al suo territorio.6I cittadini rimasti in Betulia si gettarono sul campo degli Assiri, si impadronirono delle loro spoglie e ne trassero ingente ricchezza.7Gli Israeliti tornati dalla strage si impadronirono del resto e le borgate e i villaggi del monte e del piano vennero in possesso di grande bottino, poiché ve n'era in grandissima quantità.
8Allora il sommo sacerdote Ioakìm, e il consiglio degli anziani degli Israeliti, che abitavano in Gerusalemme, vennero a vedere i benefici che il Signore aveva operato per Israele e inoltre per vedere Giuditta e porgerle il loro omaggio.9Appena furono entrati in casa sua, tutti insieme le rivolsero parole di benedizione ed esclamarono al suo indirizzo: "Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d'Israele, tu splendido onore della nostra gente.10Tutto questo hai compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato per Israele, di esse Dio si è compiaciuto. Sii sempre benedetta dall'onnipotente Signore". Tutto il popolo soggiunse: "Amen!".
11Tutto il popolo continuò per trenta giorni a saccheggiare l'accampamento. A Giuditta diedero la tenda di Oloferne, tutte le argenterie, i divani, i vasi e tutti gli arredi: essa prese tutto in consegna e cominciò a caricarlo sulla sua mula, poi aggiogò i suoi carri e vi accumulò sopra la roba.12Intanto si radunarono tutte le donne d'Israele per vederla e la colmavano di elogi e composero tra loro una danza in suo onore. Essa prese in mano dei tirsi e li distribuì alle donne che erano con lei.13Insieme con esse si incoronò di fronde di ulivo: precedette tutto il popolo, guidando la danza di tutte le donne, mentre ogni Israelita seguiva in armi portando corone; risuonavano inni sulle loro labbra.
14Allora Giuditta intonò questo canto di riconoscenza in mezzo a tutto Israele e tutto il popolo accompagnava a gran voce questa lode.
Siracide 21
1Figlio, hai peccato? Non farlo più
e prega per le colpe passate.
2Come alla vista del serpente fuggi il peccato:
se ti avvicini, ti morderà.
Denti di leone sono i suoi denti,
capaci di distruggere vite umane.
3Ogni trasgressione è come spada a doppio taglio:
non c'è rimedio per la sua ferita.
4Spavento e violenza fanno svanire la ricchezza;
così la casa del superbo sarà devastata.
5La preghiera del povero va dalla sua bocca agli orecchi
di Dio,
il giudizio di lui verrà a suo favore.
6Chi odia il rimprovero segue le orme del peccatore,
ma chi teme il Signore si convertirà di cuore.
7Da lontano si riconosce il linguacciuto,
ma l'assennato conosce il suo scivolare.
8Chi costruisce la sua casa con ricchezze altrui
è come chi ammucchia pietre per l'inverno.
9Mucchio di stoppa è una riunione di iniqui;
la loro fine è una fiammata di fuoco.
10La via dei peccatori è appianata e senza pietre;
ma al suo termine c'è il baratro degli inferi.
11Chi osserva la legge domina il suo istinto,
il risultato del timore del Signore è la sapienza.
12Non diventerà educato chi manca di capacità,
ma c'è anche una capacità che aumenta l'amarezza.
13La scienza del saggio cresce come una piena;
il suo consiglio è come una sorgente di vita.
14L'interno dello stolto è come un vaso rotto,
non potrà contenere alcuna scienza.
15Se un assennato ascolta un discorso intelligente,
l'approverà e lo completerà;
se l'ascolta un dissoluto, se ne dispiace
e lo getta via dietro la schiena.
16Il parlare dello stolto è come un fardello nel
cammino,
ma sulle labbra dell'intelligente si trova la grazia.
17La parola del prudente è ricercata nell'assemblea;
si rifletterà seriamente sui suoi discorsi.
18Come casa in rovina, così la sapienza per lo stolto;
scienza dell'insensato i discorsi incomprensibili.
19Ceppi ai piedi è la disciplina per l'insensato
e come manette nella sua destra.
20Lo stolto alza la voce mentre ride;
ma l'uomo saggio sorride appena in silenzio.
21Ornamento d'oro è la disciplina per l'assennato;
è come un monile al braccio destro.
22Il piede dello stolto si precipita verso una casa;
l'uomo sperimentato si mostrerà rispettoso.
23Lo stolto spia dalla porta l'interno della casa;
l'uomo educato se ne starà fuori.
24È cattiva educazione d'un uomo origliare alla porta;
l'uomo prudente ne resterebbe confuso.
25Le labbra degli stolti ripetono sciocchezze,
le parole dei prudenti sono pesate sulla bilancia.
26Sulla bocca degli stolti è il loro cuore,
i saggi invece hanno la bocca nel cuore.
27Quando un empio maledice l'avversario,
maledice se stesso.
28Il maldicente danneggia se stesso
e sarà detestato dal suo ambiente.
Salmi 60
1'Al maestro del coro. Su "Giglio del precetto".'
'Miktam. Di Davide. Da insegnare.'
2'Quando uscì contro gli Aramei della Valle dei due fiumi e contro gli Aramei di Soba, e quando Gioab, nel ritorno, sconfisse gli Idumei nella Valle del sale: dodicimila uomini.'
3Dio, tu ci hai respinti, ci hai dispersi;
ti sei sdegnato: ritorna a noi.
4Hai scosso la terra, l'hai squarciata,
risana le sue fratture, perché crolla.
5Hai inflitto al tuo popolo dure prove,
ci hai fatto bere vino da vertigini.
6Hai dato un segnale ai tuoi fedeli
perché fuggissero lontano dagli archi.
7Perché i tuoi amici siano liberati,
salvaci con la destra e a noi rispondi.
8Dio ha parlato nel suo tempio:
"Esulto e divido Sichem,
misuro la valle di Succot.
9Mio è Gàlaad, mio è Manasse,
Èfraim è la difesa del mio capo,
Giuda lo scettro del mio comando.
10Moab è il bacino per lavarmi,
sull'Idumea getterò i miei sandali,
sulla Filistea canterò vittoria".
11Chi mi condurrà alla città fortificata,
chi potrà guidarmi fino all'Idumea?
12Non forse tu, o Dio, che ci hai respinti,
e più non esci, o Dio, con le nostre schiere?
13Nell'oppressione vieni in nostro aiuto
perché vana è la salvezza dell'uomo.
14Con Dio noi faremo prodigi:
egli calpesterà i nostri nemici.
Zaccaria 13
1In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurità.2In quel giorno - dice il Signore degli eserciti - io estirperò dal paese i nomi degli idoli, né più saranno ricordati: anche i profeti e lo spirito immondo farò sparire dal paese.3Se qualcuno oserà ancora fare il profeta, il padre e la madre che l'hanno generato, gli diranno: "Tu morirai, perché proferisci menzogne nel nome del Signore", e il padre e la madre che l'hanno generato lo trafiggeranno perché fa il profeta.4In quel giorno ogni profeta si vergognerà della visione che avrà annunziata, né indosserà più il mantello di pelo per raccontare bugie.5Ma ognuno dirà: "Non sono un profeta: sono un lavoratore della terra, ad essa mi sono dedicato fin dalla mia giovinezza".6E se gli si dirà: "Perché quelle piaghe in mezzo alle tue mani?", egli risponderà: "Queste le ho ricevute in casa dei miei amici".
7Insorgi, spada, contro il mio pastore,
contro colui che è mio compagno.
Oracolo del Signore degli eserciti.
Percuoti il pastore e sia disperso il gregge,
allora volgerò la mano sopra i deboli.
8In tutto il paese,
- oracolo del Signore -
due terzi saranno sterminati e periranno;
un terzo sarà conservato.
9Farò passare questo terzo per il fuoco
e lo purificherò come si purifica l'argento;
lo proverò come si prova l'oro.
Invocherà il mio nome e io l'ascolterò;
dirò: "Questo è il mio popolo".
Esso dirà: "Il Signore è il mio Dio".
Atti degli Apostoli 4
1Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei,2irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti.3Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera.4Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila.
5Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi,6il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti.7Fattili comparire davanti a loro, li interrogavano: "Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?".8Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani,9visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute,10la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo.11Questo Gesù è
'la pietra che, scartata' da voi, 'costruttori,
è diventata testata d'angolo.'
12In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati".
13Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù;14quando poi videro in piedi vicino a loro l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa rispondere.15Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo:16"Che dobbiamo fare a questi uomini? Un miracolo evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo.17Ma perché la cosa non si divulghi di più tra il popolo, diffidiamoli dal parlare più ad alcuno in nome di lui".18E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù.19Ma Pietro e Giovanni replicarono: "Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi;20noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato".21Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando motivi per punirli, li rilasciarono a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l'accaduto.22L'uomo infatti sul quale era avvenuto il miracolo della guarigione aveva più di quarant'anni.
23Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani.24All'udire ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: "Signore, tu che 'hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi',25tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:
'Perché si agitarono le genti
e i popoli tramarono cose vane?'
26'Si sollevarono i re della terra
e i principi si radunarono insieme,
contro il Signore e contro il suo Cristo;'
27davvero in questa città 'si radunarono' insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele,28per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse.29Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola.30Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù".
31Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza.
32La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune.33Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia.34Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto35e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.
36Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa "figlio dell'esortazione", un levita originario di Cipro,37che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli.
Capitolo X: Dolce cosa, abbandonare il mondo e servire a Dio
Leggilo nella Biblioteca1. Parlerò ancora, e non tacerò; dirò all'orecchio del mio Dio, mio signore e mio re, che sta nei cieli: se "è tanto grande e sovrabbondante, o Signore, la dolcezza che hai preparato per coloro che ti temono" (Sal 30,20), che cosa sei tu, per coloro che ti amano e per coloro che ti servono con tutto il cuore? Davvero ineffabile è la dolcezza della tua contemplazione, che tu concedi a coloro che ti amano. Ecco dove massimamente mostrasti la soavità del tuo amore per me: non ero, e mi hai creato; mi ero allontanato da te, e tu mi hai ricondotto a servirti; infine mi hai comandato di amarti. Oh!, fonte di eterno amore, che potrò dire di te; come mi potrò dimenticare di te, che ti sei degnato di ricordarti di me, dopo che mi ero perduto nel marciume? Hai usato misericordia con il tuo servo, al di là di ogni speranza; gli hai offerto grazia ed amicizia, al di là di ogni merito. Che cosa mai potrò dare in cambio di un tal beneficio? Giacché non a tutti è concesso di abbandonare ogni cosa, di rinunciare al mondo e di scegliere la vita del monastero.
2. E' forse gran cosa che io serva a te, al quale ogni creatura deve servire? Non già il servirti mi deve sembrare gran cosa; piuttosto mi deve sembrare grande e meraviglioso che tu, unendolo ad eletti tuoi servi, ti degni di accogliere quale servo, uno come me, così misero e privo di meriti. A te appartiene chiaramente tutto ciò che io posseggo e con cui ti servo. E invece sei tu che mi servi, più di quanto io non serva te. Ecco, tutto fanno prontamente, secondo il tuo comando, il cielo e la terra, che tu hai creati per servizio dell'uomo. E questo è ancor poco; ché anche gli angeli li hai predisposti per servizio dell'uomo. Ma, al di sopra di tutto ciò, sta il fatto che tu stesso ti sei degnato di servire l'uomo, promettendogli in dono te stesso. E io che darò, in cambio di tutti questi innumerevoli benefici? Potessi stare al tuo servizio tutti i giorni della mia vita; potessi almeno riuscire a servirti degnamente per un solo giorno. In verità, a te è dovuto ogni servizio, ogni onore e ogni lode, in eterno. In verità tu sei il mio Signore, ed io sono il tuo misero servo, che deve porre al tuo servizio tutte le sue forze, senza mai stancarsi di cantare le tue lodi. Questo è il mio desiderio, questa è la mia volontà. Degnati tu di supplire alle mie deficienze.
3. Mettersi al tuo servizio, disprezzando ogni cosa per amor tuo, è grande onore e grande merito. Infatti, coloro che si saranno sottoposti spontaneamente al tuo santo servizio avranno grazia copiosa. Coloro che, per tuo amore, avranno lasciato ogni piacere della carne troveranno la soave consolazione dello Spirito Santo. Coloro che, per il tuo nome, saranno entrati nella via stretta, lasciando ogni cosa mondana, conseguiranno una grande libertà interiore. Quanto è grato e lieto questo servire a Dio, che rende l'uomo veramente libero e santo. Quanto è benedetta la condizione del religioso servizio, che rende l'uomo simile agli angeli: compiacenza di Dio, terrore dei demoni, esempio ai fedeli. Con indefettibile desiderio dobbiamo, dunque, abbracciare un tale servizio, che ci assicura il sommo bene e ci fa conseguire una gioia perenne, senza fine.
DISCORSO 41 SUL PASSO SCRITTURALE DELL'ECCLESIASTICO: "MANTIENI FEDE AL PROSSIMO DURANTE LA SUA POVERTÀ AFFINCHÉ PARIMENTI TI SIA DATO GODERE DEI SUOI BENI"
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaRimanere fedeli all'amico povero.
1. Al presente non ci è consentito parlare di tutte le espressioni della divina Scrittura che abbiamo lette 1. Ho trovato però una frasetta, brevissima per il numero delle parole ma vastissima per la portata del significato. Pertanto, con l'aiuto del Signore, ho scelto, per quanto sarà consentito alla limitatezza delle mie forze, di somministrarne qualcosa alla vostra Carità, che vedo in grande attesa. Ve ne servirò attingendo alle dispense del Signore, dalle quali, come voi, anch'io attingo ciò di cui vivo. La frase di cui vi sto parlando è questa: Mantieni fede al prossimo durante la sua povertà, affinché parimenti ti sia dato godere dei suoi beni 2. Prendiamola in un primo momento semplicemente così come sembra suonare, come cioè possono capirla tutti, anche coloro che non sanno penetrare nelle pieghe più occulte delle divine Scritture. Dice: Mantieni fede al prossimo durante la sua povertà, affinché parimenti ti sia dato godere dei suoi beni. È vero - dice l'uditore superficiale -: quando l'amico è povero non gli si deve infrangere la fede: si deve restare al suo fianco, né col cambiare della situazione economica si deve alterare l'amicizia, anzi, rafforzando la volontà, gli si deve mantenere la fede. Se infatti il mio amico mi è stato amico finché era ricco, mentre non lo è più da quando è diventato povero, è segno che mio amico non era lui ma l'oro che possedeva. Se viceversa mi era amica la persona, essa rimarrà quella che era sia che l'oro resti sia che l'oro venga a mancare. Perché infatti non dovrebbe essere amico colui che, se ha perduto il suo tesoro, non ha perduto il suo cuore? Se comprassi un cavallo, anche toltigli i finimenti e la sella, facilmente non lo disprezzerei, anche privo di bardature. Ebbene, l'amico avrebbe dovuto piacermi quand'era coperto [di soldi] e dispiacermi quando [dei soldi] fu spogliato? Molto bene fa dunque la divina Scrittura a impartire quel suo comando; si tratta infatti di una cosa veramente salutare e consona col buon comportamento dell'uomo: Mantieni la fede al prossimo nel tempo della sua povertà.
2. Affinché parimenti ti sia dato godere dei suoi beni 3. Cosa dice mai? Guarderemo da vicino la seconda parte di questa massima e, del nostro amico, nutriremo forse il pensiero che ci porti a dire: Noi dobbiamo restare al fianco di lui e conservargli [inalterata] la fede, pur nella sua povertà, perché ci sia dato di godere anche dei suoi beni? Colui che ora è povero sarà infatti ricco e non ti vorrà partecipe delle sue ricchezze se prima orgogliosamente tu ne avevi disdegnato la povertà. Mantieni dunque a lui la fede, anche quando è povero, affinché tu possa godere dei suoi beni quando gli riuscirà d'accumulare ricchezze e insieme con lui rallegrartene. Mantieni a lui la fede. È povero, ma ha una grande risorsa: la fede. Tu facevi i conti e volevi con lui possedere la terra. Se avesse della terra che possiate possedere insieme, quanto non è più sicuro possedere con lui la fede? Quel tuo amico infatti potrebbe, per ipotesi, essere tale che un malvagio gli possa togliere tutto ciò che possiede; ma che potrà rubargli anche la fede? Che significa dunque l'espressione: Affinché parimenti ti sia dato godere dei suoi beni 4? Certamente, siccome da povero potrà diventare ricco, tu insieme godrai delle ricchezze di colui che non hai disprezzato nella povertà.
Un'esegesi errata di Eccli 22, 28.
3. Intesa secondo questa interpretazione popolare, la prima parte di questa massima mi piace; la seconda invece, ve lo confesso, mi disgusta. Se infatti rimani al fianco del tuo amico durante la sua povertà perché, una volta che egli sia diventato ricco, tu possa godere delle sue ricchezze, non ami l'amico ma nell'amico ami qualche altra cosa. La fede e la speranza son due buone amiche, ma superiore a loro è la carità. Fra i doni divini, queste tre cose rimangono - dice l'Apostolo -: la fede, la speranza, la carità; ma la più grande di tutte è la carità 5. Abbiate a cuore la carità 6. Interrogo ora un amico nei riguardi del suo amico: "Dimmi, ti prego, mantieni tu la fede a costui durante la sua povertà?". Mi risponde: "Certamente! Questo ho udito dalla santa Scrittura e me lo son fissato in cuore e l'ho riposto nella mia memoria. Con piacere me lo rammento e con piacere ancor più grande lo metto in pratica. Ho infatti ascoltato la santa parola: Mantieni la fede al prossimo nel tempo della sua povertà". E io: "Ma perché ti comporti così? forse per il motivo che ivi si aggiunge, e cioè: Affinché parimenti ti sia dato godere dei suoi beni 7? Cosa ti riprometti?". Dice: "Sì, affinché quando sarà ricco e avrà accumulato dei beni mi faccia partecipe di questi suoi beni, in quanto io non ebbi in uggia i suoi mali". "Permettimi però un'altra domandina: E se questo povero, al quale mantieni la fede, non avesse mai a diventare ricco? E se dovesse restare povero sino alla morte? Dovrà allora svanire la fede perché la speranza è andata in fumo? Non potendo possedere l'oro con l'amico divenuto ricco, ti pentirai d'avergli mantenuto la fede nella sua povertà?". Se ragiona a modo umano, o meglio se ragiona secondo verità, resterà turbato a questa domanda e mi dirà: Dici giusto. "È una cosa buona mantenere la fede al prossimo. Ma se questa fede al prossimo che si trova in povertà la si mantiene perché c'è la speranza di conseguire un giorno le ricchezze di lui e d'esserne insieme con lui partecipe, senza dubbio, se questo povero morrà povero, senza mai conquistare le agognate ricchezze, ci pentiremo di tutto quel bene e d'avere sciupato malamente ciò che avevamo accarezzato con favore". Ti rendi conto pertanto come occorra penetrare più a fondo in questa espressione e intenderla non secondo quanto vi può comprendere la mente del profano ma secondo l'autorità divina che l'ha coniata per insinuarci, prescriverci, comandarci un qualcosa di grande, dove la nostra speranza non resti delusa e non ci si penta d'aver prestato fede. Così infatti non potrai raggiungere la comprensione [della massima].
Il ricco epulone e il povero Lazzaro.
4. Rifletti dunque un momento su Lazzaro, il povero che giaceva dinanzi alla porta del ricco 8. Quel povero era malandato in maniera da far proprio compassione: non possedeva nemmeno la salute fisica, che è la ricchezza del povero. Era coperto di piaghe e i cani venivano a leccarle 9. In quella stessa casa abitava un ricco. Vestiva di porpora e di bisso, banchettava tutti i giorni sontuosamente e si rifiutava di mantenere la fede col povero 10. Giustamente il Signore Gesù, amante e datore della fede, diede maggior peso alla fede del povero che non all'oro e ai piaceri del ricco: diede più peso a quel che possedeva il povero che non alla posizione di prestigio goduta dal ricco. Tant'è vero che del povero ci fece sapere il nome, mentre ritenne opportuno tacere il nome del ricco. Diceva: C'era una volta un ricco che vestiva di porpora e bisso e ogni giorno banchettava sontuosamente. C'era poi anche un povero di nome Lazzaro 11. Non vi sembra che queste parole le prendesse da un libro dove il nome del povero era scritto, mentre non vi era scritto il nome del ricco? Era infatti quello il libro dei vivi e dei giusti, non dei superbi e dei cattivi. Quel ricco era sulla bocca della gente, mentre del povero nessuno parlava. Il rovescio fece il Signore: nominò il povero, tacque il nome del ricco, poiché quel ricco non volle mantenere la fede insieme col povero. Morirono tutt'e due. Successe che morì il povero e fu condotto dagli angeli nel seno di Abramo. Morì il ricco e fu sepolto (mentre forse l'altro non ebbe sepoltura) e, trovandosi all'inferno (come leggiamo) fra i tormenti, alzò da lontano gli occhi e vide nel seno di Abramo quel povero 12 che aveva disprezzato dinanzi alla porta di casa. Non poté avere in comune con lui il refrigerio, poiché non aveva voluto avere in comune con lui la fede. Disse: Padre Abramo, manda Lazzaro a intingere il dito nell'acqua per farla sgocciolare sulla mia lingua, poiché sono tormentato in mezzo a questa fiamma 13. Gli fu risposto: Figlio, ricordati che durante la tua vita tu hai ricevuto la tua parte di beni e Lazzaro la sua parte di mali: ora egli riposa [in pace] mentre tu sei tormentato; e per di più fra noi e voi è stato fissato un grande abisso, di modo che quelli che volessero di qui passare a voi non possono, e neppure quelli che di costì volessero venire fino a noi 14. Si vide negata la misericordia poiché lui stesso l'aveva negata. S'accorse allora di quanto fosse vero [il detto]: Giudizio senza misericordia [sarà fatto] a colui che non usò misericordia 15; e così colui che a tempo debito non aveva avuto compassione del povero troppo tardi si mosse a compassione dei suoi fratelli. Disse infatti: Manda Lazzaro, poiché ho cinque fratelli, e dica loro come vadano le cose quaggiù, affinché non vengano anch'essi in questo luogo di tormenti 16. Gli fu replicato: Se non vogliono venire in questo luogo di tormenti, hanno lassù Mosè e i profeti: ascoltino loro 17! Egli era solito farsi beffe dei profeti insieme con i suoi fratelli. Così suppongo, anzi non ho alcuna incertezza che egli, parlando con i suoi fratelli dei profeti che esortavano al bene, proibivano il male, spaventavano con la minaccia di tormenti futuri e promettevano futuri premi, si prendesse gioco di tutte queste cose e, ragionando con i fratelli, dicesse: "Qual vita [potrà esserci] dopo morte? Qual ricordo [si potrà avere] di chi è ridotto a putridume? Potrà la cenere avere dei sensi? Tutti vengono portati là e seppelliti: chi mai ne è tornato?". Ricordando queste sue parole, voleva che Lazzaro tornasse dai suoi fratelli affinché la smettessero col dire: "Chi mai è tornato di là?". A questa richiesta fu data una risposta giusta e appropriata. Costui infatti - come sembra - era un giudeo e per questo poté invocare: Padre Abramo! 18. Giustissima pertanto e adeguata la risposta: Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere nemmeno da uno che risorga dai morti 19. È una cosa avvenuta ai giudei: non avendo creduto né a Mosè né ai profeti, non credettero nemmeno a Cristo risorto. E non aveva loro predetto [il Signore]: Se credeste a Mosè, credereste anche a me 20?.
La condanna dei ricco è meritata.
5. Quel ricco dunque rimase senza aiuti: terminati i piaceri temporali, si ritrovò nelle pene eterne. Non aveva agito con giustizia; gli toccò ascoltare quanto s'era meritato: Ricòrdati, figlio, che hai ricevuto la tua parte di beni durante la tua vita 21. Pertanto questa vita che vedi non è per te. Hai già ricevuto i tuoi beni; questi che sospirando vedi da lontano non sono per te. Dove son quindi le parole dei ricchi e di quanti adulano i ricchi quando vedono qualcuno diguazzare nei piaceri temporali o abbondare dei beni terreni o rubare la terra per impossessarsene e ammassare un cumulo esagerato [di denaro] circondandosi di quel piombo che ne procurerà l'affondamento? Fu infatti un gran peso quello che portò il ricco all'inferno, e grave il carico che lo cacciò giù nel profondo. Non s'era curato d'ascoltare le parole: Venite a me, voi che siete affaticati 22. Il mio giogo è soave e il mio carico leggero 23. Il peso di Cristo è come penne: quelle penne con le quali il povero volò nel seno di Abramo. Il ricco al contrario non aveva voluto ascoltare discorsi di questo genere, ma aveva ascoltato le lingue degli adulatori. Ascoltando queste lingue era diventato sordo alle parole dei profeti, dico ascoltando le parole di chi falsamente lo adulava dicendo: "Siete soli, vivete soli". Per questo tu hai ricevuto la tua parte di beni durante la tua vita 24. Ritenesti infatti per tuo bene cose come queste; altre non ne credesti né sperasti. Hai ricevuto i tuoi beni nella tua vita: quella vita che credesti essere l'unica tua vita. In effetti, non sperasti di trovare alcunché dopo la morte, come non temesti d'incontrarvi qualcosa di triste. Quindi durante la tua vita ricevesti la tua parte di beni mentre Lazzaro ricevette [soltanto] dei mali 25. Non dice: Dei suoi [mali], ma di quei mali che gli uomini considerano mali, che gli uomini temono e che come cose gravi cercano di evitare. Lazzaro ha ricevuto questi mali senza ricevere nello stesso tempo la sua porzione di beni. Essi tuttavia non gli andarono perduti. Come infatti non si son menzionati i "suoi" beni, così non si è sentito parlare della "sua" vita. C'era in effetti per lui un'altra vita: quella che sperava nel seno di Abramo, poiché, per quanto concerneva la vita quaggiù, era morto e più non viveva. Era morto di quella morte di cui l'Apostolo dice: Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio 26. Il povero sopportava mali temporali, Dio differiva a dargli i suoi beni, non glieli sottraeva. Come fai dunque tu, o ricco, a desiderare così tardi, cioè ora che sei nell'inferno, ciò che non sperasti quando eri immerso nei godimenti? Non sei tu colui che disprezzavi il povero che giaceva dinanzi alla tua porta? Non sei tu colui che, disprezzando il povero, ti beffavi di Mosè e dei profeti? Non volesti mantenere la fede al prossimo al tempo della sua povertà; ora non godi dei beni di lui. Sghignazzavi ascoltando le parole: Mantieni la fede al prossimo durante la sua povertà, affinché parimenti possa godere dei suoi beni 27. Ora vedi da lontano i suoi beni e non puoi possederli insieme con lui. Si trattava infatti di beni che sarebbero venuti in seguito e venuti in forma non visibile. Quando non li si vedeva, occorreva ammetterli per fede, perché non succedesse che, quando fossero diventati visibili, a te non restasse altro che addolorartene per non poterli conseguire.
Non disprezziamo il povero.
6. Così, fratelli, secondo il mio avviso, è stata sufficientemente spiegata la nostra massima. I cristiani infatti la debbono intendere cristianamente. Non manteniamo quindi la fede al prossimo povero sperando che gli sopraggiungano delle ricchezze nel tempo e in tanto gli conserviamo la fede in quanto ci serve per possederle insieme con lui. Non così, assolutamente, non così. Come allora se non in conformità del precetto datoci da nostro Signore: Fatevi degli amici con l'iniquo mammona affinché essi a loro volta vi accolgano nei padiglioni eterni 28? Quaggiù infatti ci son dei poveri privi di padiglione, dove potervi accogliere. Fatevi costoro amici mediante l'iniquo mammona, cioè con quei guadagni che l'iniquità chiama guadagni. Ci sono infatti guadagni chiamati così dalla giustizia: sono i guadagni nascosti nei forzieri di Dio. Non disprezzate i poveri che si trovano nell'impossibilità di rincasare o che mancano di un rifugio dove entrare. Hanno dei padiglioni e li hanno eterni. Hanno abitazioni dove desiderereste invano entrare, come quel ricco, se ora non li avrete accolti in casa vostra. Chi infatti accoglie un giusto in quanto giusto riceverà una ricompensa da giusto; chi accoglie un profeta in quanto profeta riceverà una ricompensa da profeta, e chi avrà dato a uno di questi miei minimi un bicchiere di acqua fresca considerandolo mio discepolo, vi dico la verità, non perderà la sua ricompensa 29. In realtà egli mantiene la fede al prossimo nella sua povertà, e per questo godrà dei suoi beni 30.
Nel nome "prossimo" intendi Cristo.
7. Ti parla anche il tuo Signore; sì, proprio il tuo Signore: colui che, essendo ricco, s'è fatto povero 31. Egli ti esporrà meglio e più validamente [di quanto non possa io] la presente massima. Difatti potrebbe darsi il caso che, di quel povero che hai ospitato in casa tua, il tuo animo rimanga dubbioso e incerto se si tratti d'una persona sincera o non piuttosto d'un ipocrita che per ingannarti simuli [la sua povertà]. Il tuo animo esita a fargli l'elemosina, non essendo tu in grado di scrutarne il cuore. Comunque, nell'ipotesi che non puoi scrutarne l'animo, usa misericordia anche al cattivo, per raggiungere così anche il buono. Chi teme di lasciar cadere parte della sua semente sulla strada o tra le spine o sulle pietre è pigro a seminare d'inverno e patirà la fame d'estate 32. Sta di fatto che il tuo Signore - del quale non dubiti, se sei cristiano - ti dice: "Io son diventato povero per te, pur essendo ricco" 33. Egli infatti, pur essendo di natura divina - e cosa c'è di più ricco di tale natura? -, non ritenne una rapina l'essere uguale a Dio, ma spogliò se stesso assumendo la natura del servo - cosa è più ricco della natura divina e cosa è più povero della natura di servo? - e facendosi simile all'uomo per il sembiante fu trovato uguale all'uomo: umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce 34. Aggiungi ancora! Sulla croce ebbe sete e ricevette una bevanda non da chi aveva di lui compassione ma da chi l'insultava: la fonte della vita in punto di morte bevve l'aceto 35. Non essere restio, non disprezzare, non dire: "Dunque il mio Dio si è fatto uomo? Dunque il mio Dio è stato ucciso, è stato crocifisso?". Certo! Evidentemente, proprio così! Egli è stato crocifisso. Ti si inculca la sua povertà. Un tempo era lontano da te, ma con la sua povertà ti si è avvicinato. Mantieni la fede al tuo prossimo nella sua povertà 36. In questa accezione non vacilla, ovviamente, quella massima; non presenta alcuna difficoltà. Sotto il nome di "prossimo" intendi il nome di Cristo, e intendilo in atteggiamento di umiltà. Se sarai umile, ti adeguerai a chi è umile; se sarai umile, comprenderai chi è alto. Munito d'umiltà, comprendi [Cristo] e sentitelo vicino - difatti il Signore è vicino a quanti hanno il cuore contrito 37 - sì da poter dire nella tua preghiera: Io mi compiacevo come per il prossimo, come per il nostro fratello 38. Il profeta aggiunse una sola parola facendo menzione del prossimo. In realtà l'espressione profetica doveva essere alquanto nascosta dal velo del mistero perché fosse ricercata con più desiderio e trovata con maggiore gusto. Egli dunque nominò un certo "prossimo": tu in quello stesso passo sostituisci il nome di Cristo, poiché anche il profeta vi nominò Cristo, sia pur profeticamente. Ti accorgerai allora come la massima corre liscia e, quasi scaturisse dalla fonte della verità, essa placa la tua sete. Mantieni la fede a Cristo nella sua povertà affinché parimenti ti sia dato godere dei suoi beni 39. Che significa: Mantieni la fede a Cristo? Egli per te si è fatto uomo, è nato dalla Vergine, ha ricevuto insulti, è stato flagellato e sospeso al patibolo; è stato ferito dalla lancia e sepolto. Non rigettare tutte queste cose; esse non ti sembrino incredibili, e in questa maniera mantieni la fede al prossimo 40. Questa è la sua povertà. Cos'è poi l'altro: Affinché parimenti ti sia dato godere dei suoi beni 41? Ascolta come proprio questo egli ha voluto; ascolta come proprio per questo fine venne a te nella povertà; ascolta la voce del Signore tuo Dio divenuto povero per te, cioè per arricchire te. Sicuramente godrai dei suoi beni se gli avrai mantenuto la fede nella sua povertà. Diceva: Padre, voglio che là dove sono io siano anch'essi insieme con me 42.
1 - Cf. Sir 22; Lc 16, 19-31; Fil 2, 5-8.
2 - Sir 22, 28.
3 - Sir 22, 28.
4 - Sir 22, 28.
5 - 1 Cor 13, 13.
6 - 1 Cor 14, 1.
7 - Sir 22, 28.
8 - Cf. Lc 16, 20.
9 - Cf. Lc 16, 20-21.
10 - Cf. Lc 16, 19.
11 - Lc 16, 19-20.
12 - Lc 16, 22-23.
13 - Lc 16, 24.
14 - Lc 16, 25-26.
15 - Gc 2, 13.
16 - Lc 16, 27-28.
17 - Lc 16, 29.
18 - Lc 16, 24.
19 - Lc 16, 31.
20 - Gv 5, 46.
21 - Lc 16, 25.
22 - Mt 11, 28.
23 - Mt 11, 30.
24 - Lc 16, 25.
25 - Lc 16, 25.
26 - Col 3, 3.
27 - Sir 22, 28.
28 - Lc 16, 9.
29 - Mt 10, 41-42.
30 - Cf. Sir 22, 28.
31 - Cf. 2 Cor 8, 9.
32 - Cf. Lc 8, 5-7.
33 - Cf. 2 Cor 8, 9.
34 - Fil 2, 6-8.
35 - Cf. Gv 19, 28-30.
36 - Sir 22, 38.
37 - Sal 33, 19.
38 - Sal 34, 14.
39 - Cf. Sir 22, 28.
40 - Cf. Sir 22, 28.
41 - Sir 22, 28.
42 - Gv 17, 24.
Capitolo XXIV: Guardarsi dall’indagare curiosamente la vita degli altri
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, non essere curioso; non prenderti inutili affanni. Che t'importa di questo e di quello? "Tu segui me" (Gv 21,22). Che ti importa che quella persona sia di tal fatta, o diversa, o quell'altra agisca e dica così e così? Tu non dovrai rispondere per gli altri; al contrario renderai conto per te stesso. Di che cosa dunque ti vai impicciando? Ecco, io conosco tutti, vedo tutto ciò che accade sotto il sole e so la condizione di ognuno: che cosa uno pensi, che cosa voglia, a che cosa miri la sua intenzione. Tutto deve essere, dunque, messo nelle mie mani. E tu mantieniti in pace sicura, lasciando che altri si agiti quanto crede, e metta agitazione attorno a sé: ciò che questi ha fatto e ciò che ha detto ricadrà su di lui, poiché, quanto a me, non mi può ingannare.
2. Non devi far conto della vanità di un grande nome, né delle molte amicizie, né del particolare affetto di varie persone: tutte cose che sviano e danno un profondo offuscamento di spirito. Invece io sarò lieto di dirti la mia parola e di palesarti il mio segreto, se tu sarai attento ad avvertire la mia venuta, con piena apertura del cuore. Stai dunque in guardia, veglia in preghiera (1 Pt 4,7), e umiliati in ogni cosa (Sir 3,20).
8-56 Dicembre 27, 1908 Il ti amo della creatura è corrisposto col ti amo del Creatore.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Stavo meditando quando la Mamma Regina dava il latte al bambino Gesù. Dicevo tra me: “Che poteva passare tra la Mamma Santissima ed il piccino Gesù in quest’atto?” In questo mentre me lo sentii muovere nel mio interno, e mi sentii dire:
(2) “Figlia mia, quando succhiavo il latte dal petto della mia dolcissima Madre, unito al latte vi succhiavo l’amore del suo cuore, ed era più amore che succhiavo che latte; ed Io come in quei succhi sentivo dirmi: “T’amo, t’amo, o Figlio”. Io ripetevo a Lei: “T’amo, t’amo, o Mamma”. E non ero solo in questo; al mio ti amo, il Padre e lo Spirito Santo e la Creazione tutta, gli angeli, i santi, le stelle, il sole, le gocce d’acqua, le piante, i fiori, i granelli di sabbia, tutti gli elementi correvano appresso al mio t’amo e ripetevano: “T’amiamo, t’amiamo o Madre del nostro Dio nell’amore del nostro Creatore”.
(3) La mia Madre vedeva tutto ciò, ne restava inondata, non trovava neppure un piccolo spazio dove non si sentisse dire che Io l’amavo, il suo amore ne restava indietro e quasi solo, e ripeteva: “T’amo, t’amo”. Ma mai poteva eguagliarmi, perché l’amore della creatura ha i suoi limiti, il suo tempo; l’amore mio è increato, interminabile, eterno. E questo succede ad ogni anima, quando mi dice t’amo anch’Io le ripeto t’amo, e con Me è tutta la Creazione ad amarla nel mio amore. Oh! se le creature comprendessero qual è il bene, l’onore che si procurano, anche col sol dirmi t’amo, basterebbe solo questo, che un Dio al loro fianco replica con l’onorarle: Anche Io ti amo”.