Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 22° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 11
1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo.3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero.5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?".6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra.8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi.9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:
'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
'Osanna' nel più alto dei cieli!
11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.
12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.
15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:
'La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?'
Voi invece ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".
18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.19Quando venne la sera uscirono dalla città.
20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato".22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio!23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati".26.
27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?".29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi".31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".
Giudici 1
1Dopo la morte di Giosuè, gli Israeliti consultarono il Signore dicendo: "Chi di noi andrà per primo a combattere contro i Cananei?".2Il Signore rispose: "Andrà Giuda: ecco, ho messo il paese nelle sue mani".3Allora Giuda disse a Simeone suo fratello: "Vieni con me nel paese, che mi è toccato in sorte, e combattiamo contro i Cananei; poi anch'io verrò con te in quello che ti è toccato in sorte". Simeone andò con lui.4Giuda dunque si mosse e il Signore mise nelle loro mani i Cananei e i Perizziti; sconfissero a Bezek diecimila uomini.5Incontrato Adoni-Bezek a Bezek, l'attaccarono e sconfissero i Cananei e i Perizziti.6Adoni-Bezek fuggì, ma essi lo inseguirono, lo catturarono e gli amputarono i pollici delle mani e dei piedi.7Adoni-Bezek disse: "Settanta re con i pollici delle mani e dei piedi amputati, raccattavano gli avanzi sotto la mia tavola. Quello che ho fatto io, Dio me lo ripaga". Lo condussero poi a Gerusalemme dove morì.
8I figli di Giuda attaccarono Gerusalemme e la presero; la passarono a fil di spada e l'abbandonarono alle fiamme.
9Poi andarono a combattere contro i Cananei che abitavano le montagne, il Negheb e la Sefela.10Giuda marciò contro i Cananei che abitavano a Ebron, che prima si chiamava Kiriat-Arba, e sconfisse Sesai, Achiman e Talmai.11Di là andò contro gli abitanti di Debir, che prima si chiamava Kiriat-Sefer.12Allora Caleb disse: "A chi batterà Kiriat-Sefer e la prenderà io darò in moglie Acsa mia figlia".13La prese Otniel, figlio di Kenaz, fratello minore di Caleb, e questi gli diede in moglie sua figlia Acsa.14Ora, mentre andava dal marito, egli la indusse a chiedere un campo a suo padre. Essa scese dall'asino e Caleb le disse: "Che hai?".15Essa rispose: "Fammi un dono; poiché tu mi hai dato una terra arida, dammi anche qualche fonte d'acqua". Egli le donò la sorgente superiore e la sorgente inferiore.
16I figli del suocero di Mosè, il Kenita, salirono dalla città delle Palme con i figli di Giuda nel deserto di Giuda, a mezzogiorno di Arad; andarono dunque e si stabilirono in mezzo al popolo.17Poi Giuda marciò con Simeone suo fratello: sconfissero i Cananei che abitavano in Sefat, votarono allo sterminio la città, che fu chiamata Corma.18Giuda prese anche Gaza con il suo territorio, Ascalon con il suo territorio ed Ekron con il suo territorio.19Il Signore fu con Giuda, che scacciò gli abitanti delle montagne, ma non poté espellere gli abitanti della pianura, perché muniti di carri di ferro.20Come Mosè aveva ordinato, Ebron fu data a Caleb, che da essa scacciò i tre figli di Anak.
21I figli di Beniamino non scacciarono i Gebusei che abitavano Gerusalemme, perciò i Gebusei abitano con i figli di Beniamino in Gerusalemme fino ad oggi.
22Anche la casa di Giuseppe marciò contro Betel e il Signore fu con loro.23La casa di Giuseppe mandò a esplorare Betel, città che prima si chiamava Luz.24Gli esploratori videro un uomo che usciva dalla città e gli dissero: "Insegnaci una via di accesso alla città e noi ti faremo grazia".25Egli insegnò loro la via di accesso alla città ed essi passarono la città a fil di spada, ma risparmiarono quell'uomo con tutta la sua famiglia.26Quell'uomo andò nel paese degli Hittiti e vi edificò una città che chiamò Luz: questo è il suo nome fino ad oggi.
27Manàsse non scacciò gli abitanti di Beisan e delle sue dipendenze, né quelli di Taanach e delle sue dipendenze, né quelli di Dor e delle sue dipendenze, né quelli d'Ibleam e delle sue dipendenze, né quelli di Meghiddo e delle sue dipendenze; i Cananei continuarono ad abitare in quel paese.28Quando Israele divenne più forte, costrinse ai lavori forzati i Cananei, ma non li scacciò del tutto.29Nemmeno Efraim scacciò i Cananei, che abitavano a Ghezer, perciò i Cananei abitarono in Ghezer in mezzo ad Efraim.
30Zàbulon non scacciò gli abitanti di Kitron, né gli abitanti di Naalol; i Cananei abitarono in mezzo a Zàbulon e furono ridotti in schiavitù.31Aser non scacciò gli abitanti di Acco, né gli abitanti di Sidòne, né quelli di Aclab, di Aczib, di Elba, di Afik, di Recob;32i figli di Aser si stabilirono in mezzo ai Cananei che abitavano il paese, perché non li avevano scacciati.33Nèftali non scacciò gli abitanti di Bet-Semes, né gli abitanti di Bet-Anat e si stabilì in mezzo ai Cananei che abitavano il paese; ma gli abitanti di Bet-Semes e di Bet-Anat furono da loro costretti ai lavori forzati.34Gli Amorrei respinsero i figli di Dan sulle montagne e non li lasciarono scendere nella pianura.35Gli Amorrei continuarono ad abitare Ar-Cheres, Aialon e Saalbim; ma la mano della casa di Giuseppe si aggravò su di loro e furono costretti ai lavori forzati.36Il confine degli Amorrei si estendeva dalla salita di Akrabbim, da Sela in su.
Salmi 64
1'Salmo. Di Davide. Al maestro del coro.'
2Ascolta, Dio, la voce, del mio lamento,
dal terrore del nemico preserva la mia vita.
3Proteggimi dalla congiura degli empi
dal tumulto dei malvagi.
4Affilano la loro lingua come spada,
scagliano come frecce parole amare
5per colpire di nascosto l'innocente;
lo colpiscono di sorpresa e non hanno timore.
6Si ostinano nel fare il male,
si accordano per nascondere tranelli;
dicono: "Chi li potrà vedere?".
7Meditano iniquità, attuano le loro trame:
un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso.
8Ma Dio li colpisce con le sue frecce:
all'improvviso essi sono feriti,
9la loro stessa lingua li farà cadere;
chiunque, al vederli, scuoterà il capo.
10Allora tutti saranno presi da timore,
annunzieranno le opere di Dio
e capiranno ciò che egli ha fatto.
11Il giusto gioirà nel Signore
e riporrà in lui la sua speranza,
i retti di cuore ne trarranno gloria.
Salmi 22
1'Al maestro del coro. Sull'aria: "Cerva dell'aurora". Salmo. Di Davide.'
2"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza":
sono le parole del mio lamento.
3Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
4Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
5In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.
7Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9"Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico".
10Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
11Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
13Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
17Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
20Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
21Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
23Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
24Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
26Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
"Viva il loro cuore per sempre".
28Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
30A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
31lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
"Ecco l'opera del Signore!".
Isaia 41
1Ascoltatemi in silenzio, isole,
e voi, nazioni, badate alla mia sfida!
Si accostino e parlino;
raduniamoci insieme in giudizio.
2Chi ha suscitato dall'oriente
colui che chiama la vittoria sui suoi passi?
Chi gli ha consegnato i popoli
e assoggettato i re?
La sua spada li riduce in polvere
e il suo arco come paglia dispersa dal vento.
3Li insegue e passa oltre, sicuro;
sfiora appena la strada con i piedi.
4Chi ha operato e realizzato questo,
chiamando le generazioni fin dal principio?
Io, il Signore, sono il primo
e io stesso sono con gli ultimi.
5Le isole vedono e ne hanno timore;
tremano le estremità della terra,
insieme si avvicinano e vengono.
8Ma tu, Israele mio servo,
tu Giacobbe, che ho scelto,
discendente di Abramo mio amico,
9sei tu che io ho preso dall'estremità della terra
e ho chiamato dalle regioni più lontane
e ti ho detto: "Mio servo tu sei
ti ho scelto, non ti ho rigettato".
10Non temere, perché io sono con te;
non smarrirti, perché io sono il tuo Dio.
Ti rendo forte e anche ti vengo in aiutoe ti sostengo con la destra vittoriosa.
11Ecco, saranno svergognati e confusi
quanti s'infuriavano contro di te;
saranno ridotti a nulla e periranno
gli uomini che si opponevano a te.
12Cercherai, ma non troverai,
coloro che litigavano con te;
saranno ridotti a nulla, a zero,
coloro che ti muovevano guerra.
13Poiché io sono il Signore tuo Dio
che ti tengo per la destra
e ti dico: "Non temere, io ti vengo in aiuto".
14Non temere, vermiciattolo di Giacobbe,
larva di Israele;
io vengo in tuo aiuto - oracolo del Signore-
tuo redentore è il Santo di Israele.
15Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova,
munita di molte punte;
tu trebbierai i monti e li stritolerai,
ridurrai i colli in pula.
16Li vaglierai e il vento li porterà via,
il turbine li disperderà.
Tu, invece, gioirai nel Signore,
ti vanterai del Santo di Israele.
17I miseri e i poveri cercano acqua ma non ce n'è,
la loro lingua è riarsa per la sete;
io, il Signore, li ascolterò;
io, Dio di Israele, non li abbandonerò.
18Farò scaturire fiumi su brulle colline,
fontane in mezzo alle valli;
cambierò il deserto in un lago d'acqua,
la terra arida in sorgenti.
19Pianterò cedri nel deserto,
acacie, mirti e ulivi;
porrò nella steppa cipressi,
olmi insieme con abeti;
20perché vedano e sappiano,
considerino e comprendano a un tempo
che questo ha fatto la mano del Signore,
lo ha creato il Santo di Israele.
21Presentate la vostra causa, dice il Signore,
portate le vostre prove, dice il re di Giacobbe.
22Vengano avanti e ci annunzino
ciò che dovrà accadere.
Narrate quali furono le cose passate,
sicché noi possiamo riflettervi.
Oppure fateci udire le cose future,
così che possiamo sapere quello che verrà dopo.
23Annunziate quanto avverrà nel futuro
e noi riconosceremo che siete dèi.
Sì, fate il bene oppure il male
e lo sentiremo e lo vedremo insieme.
24Ecco, voi siete un nulla,
il vostro lavoro non vale niente,
è abominevole chi vi sceglie.
25Io ho suscitato uno dal settentrione ed è venuto,
dal luogo dove sorge il sole l'ho chiamato per nome;
egli calpesterà i potenti come creta,
come un vasaio schiaccia l'argilla.
26Chi lo ha predetto dal principio, perché noi lo sapessimo,
chi dall'antichità, così che dicessimo: "È vero"?
Nessuno lo ha predetto,
nessuno lo ha fatto sentire,
nessuno ha udito le vostre parole.
27Per primo io l'ho annunziato a Sion
e a Gerusalemme ho inviato un messaggero di cose liete.
28Guardai ma non c'era nessuno,
tra costoro nessuno era capace di consigliare;
nessuno da interrogare per averne una risposta.
29Ecco, tutti costoro sono niente;
nulla sono le opere loro, vento e vuoto i loro idoli.
Lettera a Filemone 1
1Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al nostro caro collaboratore Filèmone,2alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d'armi e alla comunità che si raduna nella tua casa:3grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.
4Rendo sempre grazie a Dio ricordandomi di te nelle mie preghiere,5perché sento parlare della tua carità per gli altri e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi.6La tua partecipazione alla fede diventi efficace per la conoscenza di tutto il bene che si fa tra voi per Cristo.7La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua.
8Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare,9preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù;10ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene,11Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me.12Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore.
13Avrei voluto trattenerlo presso di me perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo.14Ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, perché il bene che farai non sapesse di costrizione, ma fosse spontaneo.15Forse per questo è stato separato da te per un momento perché tu lo riavessi per sempre;16non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore.
17Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso.18E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto.19Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso!20Sì, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; dà questo sollievo al mio cuore in Cristo!
21Ti scrivo fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo.
22Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito.
23Ti saluta Èpafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù,24con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori.
25La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
Capitolo V: Mirabili effetti dell’amore vero Dio
Leggilo nella Biblioteca1. Ti benedico, o Padre celeste, padre del mio Signore Gesù Cristo, perché ti sei degnato di ricordarti della mia miseria. Ti ringrazio, o Padre delle misericordie, Dio di ogni consolazione (2Cor 1,3), che, con il tuo conforto, talora mi ritempri, quantunque io ne sia totalmente indegno. In ogni momento ti benedico e do gloria a te, con l'unigenito tuo Figlio e con lo Spirito Santo Paraclito, per tutti i secoli. Oh!, mio Signore, che sei santo e mi ami, come esulteranno tutte le mie viscere, quando verrai nel mio cuore! "In te è la mia gloria, la gioia del mio cuore, la mia speranza e il mio rifugio nel giorno della tribolazione" (Sal 3,4; 118; 111; 58,17). Poiché, però, il mio amore per te è ancora fiacco, e deboli sono le mie forze, ho bisogno del tuo aiuto e del tuo conforto. Vieni a me, dunque, il più spesso, e istruiscimi nella via della santità; liberami dalle passioni malvage e risana il mio cuore da tutti gli affetti sregolati, cosicché, interiormente risanato e del tutto purificato, io diventi pronto nell'amarti, forte nel patire, fermo nel perseverare.
2. Grande cosa è l'amore. Un bene grande, veramente. Un bene che, solo, rende leggera ogni cosa pesante e sopporta tranquillamente ogni cosa difficile; porta il peso, senza fatica, e rende dolce e gustosa ogni cosa amara. Il nobile amore di Gesù spinge ad operare grandi cose e suscita desideri di sempre maggiore perfezione. L'amore aspira a salire in alto, senza essere trattenuto da alcunché di terreno. Esige di essere libero e staccato da ogni affetto umano, cosicché non abbia ostacoli a scrutare nell'intimo, non subisca impacci per interessi temporali, non sia sopraffatto da alcuna difficoltà. Niente è più dolce dell'amore; niente è più forte, più alto o più grande: niente, né in cielo né in terra, è più colmo di gioia, più completo o più buono: perché l'amore nasce da Dio e soltanto in Dio, al di sopra di tutte le cose create, può trovare riposo. Chi ama vola, corre lietamente; è libero, e non trattenuto da nulla; dà ogni cosa per il tutto, e ha il tutto in ogni cosa, perché trova la sua pace in quell'uno supremo, dal quale discende e proviene tutto ciò che è buono; non guarda a ciò che gli viene donato, ma, al di là dei doni, guarda a colui che dona. Spesso l'amore non consce misura, in un fervore che oltrepassa ogni confine. L'amore non sente gravezza, non tiene conto della fatica, anela a più di quanto non possa raggiungere, non adduce a scusa la sua insufficienza, perché ritiene che ogni cosa gli sia possibile e facile. Colui che ama può fare ogni cosa, e molte cose compie e manda ad effetto; mentre colui che non ama viene meno e cade. L'amore vigila; anche nel sonno, non s'abbandona; affaticato, non è prostrato; legato, non si lascia costringere; atterrito, non si turba: erompe verso l'alto e procede sicuro, come fiamma viva, come fiaccola ardente.
3. Questo mio grido l'intende appieno colui che possiede amore. Un grande grido agli orecchi di Dio è lo slancio stesso ardente dell'anima, che esclama: Dio mio, mio amore, tu sei interamente mio ed io sono interamente tua. Accrescimi nell'amore, affinché io impari a gustare nell'intimo quanto l'amore è soave; impari a sciogliermi nell'amore e ad immergermi in esso. Che io sia tutto preso dall'amore, che mi elevi sopra me stesso, in estasi appassionata, che io canti il canto dell'amore e che mi innalzi con te, o mio diletto; venga meno, nel lodarti, l'anima mia, nella gioia dell'amore. Che io ti ami più che me stesso, e me stesso soltanto per te; che in te io ami tutti coloro che ti amano veramente, come comanda la legge dell'amore, luce che da te proviene.
4. L'amore è sollecito, sincero e devoto; lieto e sereno; forte e paziente; fedele e prudente; longanime; virile e sempre dimentico di sé: ché, se uno cerca se stesso, esce fuori dall'amore. L'amore è attento, umile e sicuro; non fiacco, non leggero, né intento a cose vuote; sobrio, casto, costante, quieto e vigilante nei sensi. L'amore è sottomesso, basso e disprezzato ai suoi propri occhi; devoto e grato a Dio. In Dio confida e spera sempre, anche quando non lo sente vicino, perché non si vive nell'amore senza dolore. Colui che non è pronto a soffrire ogni cosa e ad ubbidire al suo Diletto, non è degno di essere chiamato uomo d'amore; questi deve abbracciare con slancio tutte le avversità e le amarezze per il suo Diletto, senza da ciò deflettere, qualsiasi evidenza si frapponga.
Lettera ai Cattolici sulla setta dei Donatisti
Sant'Agostino - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaAgostino, vescovo, ai carissimi fratelli che appartengono alla cura della sua amministrazione: la salvezza che è in Cristo, la pace dell'unità e della sua carità sia con voi e si conservi integro il vostro spirito, l'anima e il corpo per il giorno del Signore nostro Gesù Cristo.
Risposta a Petiliano.
1. 1. Voi ricordate, fratelli, che una volta è capitato tra le nostre mani un frammento della lettera di Petiliano, vescovo donatista di Costantina; e la mia risposta a questo frammento l'ho comunicata alla vostra Dilezione. Ma poiché, in seguito, i fratelli di quelle zone ce ne hanno trasmesso il testo integrale, mi è parso opportuno ripartire dall'inizio e rispondergli come se stessimo faccia a faccia, nel modo in cui, voi lo sapete, abbiamo sempre desiderato trattare con loro, perché, senza spirito di contesa, fosse a tutti evidente, in un pubblico confronto, quanto diciamo noi e quanto dicono loro.Siamo infatti venuti a sapere che quella lettera è finita in mano a molti, che ne sanno anche numerosi brani a memoria, pensando che qualche cosa di vero contro di noi egli l'abbia detta. Ma se ora leggeranno la nostra risposta, sapranno con certezza ciò che devono rifiutare e ciò che devono accettare. In effetti, non sono opinioni nostre, come essi stessi possono verificare, se vogliono dare un giudizio imparziale; sono tutte citazioni e prove prese dalle sacre Scritture e può respingerle solo chi si professa nemico delle Scritture. Io comunque già prevedo che cosa potrebbero dire di questo nostro lavoro i difensori più ostinati di una causa tanto perversa: che io ho risposto alla lettera di una persona assente, che non ha potuto ascoltare le mie parole, alle quali avrebbe subito replicato. Ebbene, difenda pure, egli, i contenuti della sua lettera e, se può, dimostri che con le mie risposte io non li ho confutati e vinti; e se poi questo non gli piace, faccia anche lui a questa mia lettera ciò che io ho già fatto alla sua: risponda. Egli l'ha scritta ai suoi, come io la scrivo a voi. Se vuole, risponda anche lui.
Dov'è la Chiesa? Ecco la questione.
2. 2. La questione che c'è tra noi è questa: dov'è la Chiesa?. Presso di noi o presso di loro? Certo la Chiesa è una sola: ed è quella che i nostri antenati chiamarono " cattolica ", per dimostrare, perfino nel nome, che essa è dappertutto. In greco infatti " secondo il tutto " si dice: kaq_ o}lon. Questa Chiesa poi è il corpo di Cristo, come dice l'Apostolo: In favore del suo corpo che è la Chiesa 1. È quindi evidente che chi non è nelle membra di Cristo, non può conseguire la salvezza cristiana. Le membra di Cristo, poi, sono congiunte mediante la carità dell'unità e, tramite essa, sono unite anche al loro capo, Cristo Gesù. Di conseguenza, tutto ciò che si predica di Cristo, riguarda il capo e il corpo. Il capo è Gesù Cristo, l'Unigenito Figlio del Dio vivente, egli stesso Salvatore del suo corpo 2; colui che è morto per i nostri delitti ed è risuscitato per la nostra giustificazione 3. Il suo corpo è la Chiesa, di cui è detto: Al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile 4. Ora, tra noi e i Donatisti la questione verte su dove sia questo corpo, cioè su dove sia la Chiesa. Che fare, dunque? La cercheremo nelle nostre parole o in quelle del suo capo, il Signore nostro Gesù Cristo? Penso che dobbiamo cercarla piuttosto nelle sue parole, perché egli è la Verità 5 e conosce molto bene il proprio corpo. Il Signore infatti conosce quelli che sono suoi 6.
Non dobbiamo cercarla nelle nostre reciproche accuse.
2. 3. Quali siano, poi, le nostre parole nelle quali non dobbiamo cercarla, prestate attenzione e vi accorgerete anche qui della differenza che c'è tra le nostre parole e le loro; eppure noi non desideriamo che si cerchi la Chiesa nelle parole nostre. Tutte le accuse che noi ci scambiamo reciprocamente sulla consegna dei Libri divini, sulla turificazione e sulle persecuzioni, sono tutte parole nostre. E su tali questioni noi seguiamo questo criterio: o ritenere vere entrambe le accuse, le nostre e le loro, o ritenerle entrambe false; o ritenere vere le nostre e false le loro o, infine, false le nostre e vere le loro.Ma in ogni caso noi dimostriamo che non esiste nessun crimine del mondo cristiano, con cui noi siamo in comunione. Se poi sono vere e le accuse che noi rivolgiamo a loro e quelle che essi rivolgono a noi, facciamo quanto dice l'Apostolo: Perdonandoci a vicenda come Dio ha perdonato a noi 7, di modo che i malvagi, che forse sono stati e sono tra noi, o che sono stati e sono tra voi, non ostacolino la nostra concordia e il vincolo della pace, sempre che si siano corretti dell'unico loro delitto: l'essersi separati senza motivo dall'unità del mondo, pur avendo nel loro seno questi tali. Se invece si tratta di false accuse, sia quelle che noi rivolgiamo a loro, sia quelle che loro rivolgono a noi, circa la consegna dei Libri e la persecuzione degli innocenti, non vedo altro motivo di contesa che la conversione di coloro che si sono separati senza motivo. Che se poi noi diciamo il vero, perché gli Atti che produciamo li confermiamo sia con le lettere dell'imperatore, al quale essi stessi prima hanno scritto e poi si sono appellati, sia con la comunione del mondo, e se, invece, si convincono di dire cose false, proprio perché, a quei tempi, quando si trattava lo stesso problema, essi non sono stati assolutamente capaci di vincere la causa, il furore della loro sacrilega ostinazione e la persecuzione di persone innocenti si rivelano più gravi che se essi fossero colpevoli del solo crimine dello scisma. In realtà, mentre quei crimini non potrebbero attribuirli a tutti, ma solo ad alcuni di loro, come essi vogliono, il crimine dello scisma li coinvolge tutti. Certo, se essi pretendono di considerare veri i crimini della consegna e della persecuzione, che essi rimproverano a noi, e falsi quelli che noi rimproveriamo a loro, non si liberano così dal crimine dello scisma, poiché questi delitti si possono anche addebitare ad alcuni, ma non a tutto il mondo cristiano. Se poi essi credono che questo mondo è scomparso a causa del contatto - mi astengo dal parlare delle moltissime sofferenze, a tutti note, che i santi hanno dovuto sopportare nella società per il bene della pace! - mi limito a dire questo: " Ci dimostrino i Donatisti perché essi non sono scomparsi al contatto di quei sacrileghi che profanarono la pudicizia di donne consacrate, che si nascondono o si sono nascosti in mezzo a loro, senza che essi lo sappiano o lo abbiano saputo ". Risponderanno certamente di non essere stati contaminati proprio perché non lo seppero. Come, dunque, si poté contaminare il mondo intero che non sa, a tutt'oggi, se le accuse mossegli dai Donatisti sono vere? Immaginiamo pure che noi, oggi, le abbiamo provate e dimostrate: che ne facciamo di tante nazioni? Le abbandoniamo a loro insaputa? Dunque abbandoniamo degli innocenti; e poiché da parte loro non v'è stato un crimine, ne commetteremo noi uno molto scellerato. Oppure dobbiamo correre e informarle di ciò che noi conosciamo? A che scopo? Affinché siano innocenti? Ma lo sono, perché non lo sanno; non è infatti conoscendo le cattive azioni degli uomini, ma non acconsentendo a quelle conosciute e non giudicando avventatamente quelle sconosciute, che custodiamo l'innocenza. E perciò, come ho detto, è innocente il mondo, che ignora le accuse da essi lanciate contro alcuni fedeli, anche se fossero vere. Quanti invece si sono separati da questi innocenti, proprio a motivo del crimine della separazione e dello scisma, hanno perso l'innocenza. E ora vogliono dimostrarci di dire cose vere contro alcuni, per separarci da quelli contro i quali non hanno niente di vero da dire.
Discorso verissimo del mondo cristiano ai Donatisti.
2. 4. Ecco quanto dice di loro il mondo con un discorso molto breve, ma molto denso di verità: Alcuni vescovi africani erano in conflitto tra loro. Ora, se essi non furono capaci di risolvere al loro interno questa contesa per consentire, con una ricomposizione pacifica o con la deposizione dei litigiosi, ai sostenitori della buona causa, di rimanere nella comunione cattolica mediante il vincolo dell'unità, altro non restava che rimettere il giudizio sui contrasti tra i colleghi africani ai vescovi d'oltremare, dove si estendeva la parte più consistente della Chiesa cattolica: su istanza, s'intende, di coloro che accusavano gli altri del delitto di ordinazione corrotta. Se questo non lo si è fatto, la colpa è di chi doveva farlo e non della cristianità, all'oscuro di fatti di cui non era stata informata. E se poi è stato fatto, in che cosa hanno sbagliato i giudici ecclesiastici, che non avevano nessun obbligo di condannare crimini i quali, anche se veri e sottoposti al loro giudizio, non erano però provati? Potevano forse contaminarli dei malvagi che non si erano rivelati ad essi? Se poi si sono rivelati ai giudici e questi, per una certa pigrizia o per connivenza, non hanno voluto estrometterli dalla comunione, anzi, con un giudizio iniquo, hanno perfino emesso la sentenza in loro favore, in che ha peccato il mondo, ignaro che quella causa fosse in mano a dei giudici disonesti e convinto che questi avessero dato un giudizio equo su persone che egli non poté giudicare? Come infatti il delitto dei rei, se rimase nascosto ai giudici, non li poté certamente contaminare, così il delitto dei giudici, se vi fu, dato che rimase nascosto al mondo, non lo poté certamente contaminare. È con questi innocenti, quindi, che noi siamo in comunione e ignoriamo, oggi, gli avvenimenti di allora. Perciò, anche se oggi veniamo a conoscere la verità delle loro accuse contro alcuni di noi, non v'è alcun motivo di allontanarci dagli innocenti che le ignorano e passare nelle file di coloro che sono tutti coinvolti nel crimine dello scisma, perché hanno fatto ciò che spingono anche noi a fare: non sopportare i malvagi, ad esempio degli Apostoli, ma abbandonare i buoni, ad esempio degli eretici. Ma ammettiamo che, per impossibile, oggi il mondo possa venire a conoscere con certezza, insieme a noi, la verità dei crimini di persone da costoro incriminate, potrà questa scoperta renderlo più innocente di prima? In effetti, come non potevano contaminarli degli ignoti malvagi, anche se fossero ancora vivi, così non possono contaminare quelli che ormai sono morti, anche se vengono scoperti. Se dunque questa è la questione, come noi la esponiamo, a proposito delle accuse di alcuni che ci muoviamo a vicenda, essa resta comunque invitta, anche se veniamo a sapere oggi che sono false le accuse rivolte contro alcuni di loro e vere quelle rivolte contro alcuni di noi. Che cosa possono rispondere, posto che siano vere le nostre accuse e false le loro, o che siano entrambe vere o false, dal momento che essi sono perdenti nel pretendere che si creda anche solo a tutti i loro desideri?
Ricercare la Chiesa nella Scrittura.
3. 5. Ma, come stavo dicendo, non prestiamo ascolto a: " Tu dici questo, io dico quest'altro ", bensì a: " Così dice il Signore ". Vi sono i Libri del Signore, alla cui autorità entrambi consentiamo, ci inchiniamo e obbediamo: è in essi che dobbiamo cercare la Chiesa, è in essi che dobbiamo discutere la nostra causa. A questo punto, forse, ci diranno: " Perché cerchi nei Libri che hai dato alle fiamme? ". Rispondo: " Perché temi la lettura di questi Libri, se li hai preservati dal fuoco? ". Allora dobbiamo pensare che a darli alle fiamme sia stato proprio chi non si lascia convincere dalla loro lettura. Ora, se per caso questi Libri indicano il loro traditore, come il Signore indicò Giuda, vi leggano che Ceciliano e i suoi ordinanti, espressamente nominati, saranno i futuri traditori di questi Libri, e se non li scomunicherò, sarò io stesso giudicato un traditore insieme a loro. Neppure noi però, troviamo che in quei Libri sono indicati come traditori gli ordinanti di Maggiorino: queste notizie le attingiamo altrove. Sgombriamo dunque il campo dalle accuse che ci lanciamo contro reciprocamente e che non attingiamo dai Libri canonici, ma altrove. Se poi i Donatisti si rifiutano di farlo, esaminino i motivi: se le accuse sono vere entrambe, allora non v'era motivo di creare uno scisma per sfuggire quelli che essi stessi avevano; se sono entrambe false, non v'era motivo di fare uno scisma per sfuggire quelli che non trovavano colpevoli di nessun delitto; se poi sono vere le nostre e false le loro, non v'era motivo di fare uno scisma, perché avrebbero piuttosto dovuto correggersi e restare nell'unità. E se sono false le nostre accuse e vere le loro, non v'era motivo di fare uno scisma, poiché non dovevano abbandonare il mondo innocente, al quale o non vollero o non riuscirono a provarle.
La Chiesa è universale.
3. 6. Qualcuno forse mi interrogherà per dirmi: " Ma perché vuoi accantonare queste accuse, visto che la tua comunione, anche di fronte ad esse, resta invincibile? ". Perché non voglio fondare su argomenti umani, ma su oracoli divini, la santa Chiesa. Se infatti le sacre Scritture hanno circoscritto la Chiesa alla sola Africa, ai pochi Cutzupitani o Montensi di Roma e alla casa o al patrimonio di una donna spagnola, qualunque altro argomento si possa desumere da altri scritti, la vera Chiesa l'hanno solo i Donatisti. Se poi la santa Scrittura la riduce a pochi Mauri della provincia Cesariense, bisogna andare dai Rogatisti. Se la riduce a pochi Tripolitani, Bizaceni e provinciali, sono i Massimianisti ad essere approdati alla Chiesa. Se ai soli orientali, allora bisogna cercarla tra gli Ariani, gli Eunomiani e i Macedoniani ed altri che sono laggiù. Ma chi potrebbe elencare tutte e singole le eresie che sono in ciascuna nazione? Se poi i testi divini e certissimi delle Scritture canoniche segnalano la presenza della Chiesa di Cristo in tutte le nazioni, quali che siano le testimonianze e dovunque le abbiano attinte quelli che dicono: Ecco, qui c'è il Cristo, eccolo, è là, ascoltiamo piuttosto, se siamo suo gregge, la voce del nostro pastore che dice: Non gli credete 8. La verità è che quelle singole chiese non si trovano nelle numerose nazioni dove c'è questa Chiesa; mentre questa, che è dappertutto, si trova anche dove sono quelle. Cerchiamola dunque nelle Scritture canoniche.
Cercare la Chiesa nella Scrittura.
4. 7. Il Cristo totale è capo e corpo. Il capo è il Figlio unigenito di Dio, il suo corpo è la Chiesa: l'uno Sposo e l'altra Sposa; due in una sola carne 9. Chi è in disaccordo con le sante Scritture circa il Capo, se anche si trova in tutte le zone in cui la Chiesa è segnalata, non è nella Chiesa. E inoltre, chi è in armonia con le sante Scritture sulcapo, ma non è in comunione con l'unità della Chiesa, non è nella Chiesa, poiché circa il corpo di Cristo, che è la Chiesa, discorda con la testimonianza che ne ha dato Cristo stesso. Per esempio: quelli che non credono che Cristo è venuto nella carne dalla Vergine Maria, dalla stirpe di Davide, come afferma con grande chiarezza la Scrittura di Dio; oppure che non è risorto con quello stesso corpo, con cui era stato crocifisso e sepolto, sebbene si trovino in tutte le nazioni dov'è la Chiesa, sicuramente non sono nella Chiesa, perché non sono uniti al Capo della Chiesa, che è Cristo; e sbagliano non su qualche aspetto oscuro delle divine Scritture, ma si oppongono ai suoi testi più noti e chiari. Così, quanti credono che Gesù Cristo è venuto nella carne, come ho detto, e che in quella stessa carne, in cui è nato e ha sofferto, è risuscitato, e che egli è il Figlio di Dio, Dio presso Dio, una cosa sola con il Padre, Verbo immutabile del Padre, per mezzo del quale tutto è stato fatto 10, ma sono in disaccordo con il suo corpo che è la Chiesa, al punto da non essere in comunione con questa Chiesa sparsa dappertutto, bensì con qualche sua porzione separata, è evidente che non sono nella Chiesa cattolica. Perciò, visto che la nostra controversia con i Donatisti non verte sul capo ma sul corpo, cioè, non su Gesù Cristo Salvatore, ma sulla sua Chiesa, sia proprio il capo, sul quale siamo d'accordo, a mostrarci il suo corpo, sul quale siamo in disaccordo, affinché siano le sue stesse parole a far cessare, ormai, il disaccordo. Egli poi è il Figlio Unigenito e il Verbo di Dio, e quindi neppure i santi Profeti avrebbero potuto annunciare la verità, se la Verità stessa, che è il Verbo di Dio, non avesse rivelato loro le verità da dire, e ordinato di dirle. Ecco perché, all'inizio, la parola di Dio risuonò per bocca dei Profeti, poi per se stessa, quando il Verbo si fece carne e abitò tra noi 11, e infine, per mezzo degli Apostoli, che egli inviò a predicarlo 12, affinché fosse la salvezza fino all'estremità della terra. È in tutti questi, dunque, che va cercata la Chiesa.
Scegliere testi chiari ed evidenti.
5. 8. Ma poiché molte espressioni, dirette contro alcuni e per scopi diversi, spesso i maldicenti le rivolgono a loro piacimento contro altre persone e per altri scopi; e molte altre, espresse in linguaggio figurato e oscuro per esercitare le intelligenze, per la loro forma enigmatica o per l'ambiguità del doppio senso, talvolta sembrano sintonizzare e armonizzarsi con una falsa interpretazione, io premetto e propongo anche di scegliere testi chiari ed evidenti. Che se nelle sante Scritture questi non si trovassero, non vi sarebbe nessun'altra maniera per aprire quelli ermetici e per chiarire quelli oscuri. Per esempio, vedete come sia facile, a noi contro di loro e a loro contro di noi, ripetere quanto il Signore disse ai farisei: Siete simili ai sepolcri imbiancati, che dal di fuori appaiono belli agli uomini, dentro invece sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così voi: di fuori apparite giusti agli uomini, dentro invece siete pieni di ipocrisia e di iniquità 13. Ora, o che noi muoviamo contro di loro queste accuse o che essi le fanno a noi, se prima non si dimostra, con prove molto evidenti, chi sono questi che, essendo ingiusti, si fingono giusti, quale persona, dotata di un po' di buon senso, potrà ignorare che si è spinti a parlare dalla leggerezza che offende più che dalla verità che convince? Era ben altro lo spirito con cui il Signore diceva queste cose contro i farisei: egli parlava da conoscitore del cuore e da testimone e giudice di tutti i segreti degli uomini 14. Noi, invece, dobbiamo prima trovare e dimostrare le nostre accuse, per non essere accusati noi stessi, piuttosto, del gravissimo crimine di folle temerarietà. Certo, se essi per primi ci dimostrano che gli ipocriti siamo noi, noi non dobbiamo assolutamente rifiutarci di essere rimproverati e colpiti da queste parole delle sante Scritture; analogamente, se noi dimostriamo che lo sono loro, avremo eguale diritto di ferire, con questi rimproveri del Signore, quanti sono stati confutati e convinti.
Non scegliere testi oscuri e simbolici.
5. 9. Così, dobbiamo parimenti accantonare, per il momento, anche i testi oscuri e avvolti in veli di metafore: essi si prestano ad interpretazioni valide per noi e per loro. È certamente compito delle menti più acute discernerne e valutarne l'interpretazione più probabile, ma noi non vogliamo impegnare in dispute sottili la discusssione di un affare che interessa la gente. Noi siamo sicuri che nell'arca di Noè - ammessa la veridicità del fatto in cui si narra che, nella distruzione dei peccatori, la famiglia del giusto Noè è scampata al diluvio - è stata simboleggiata anche la Chiesa. E forse questa potrebbe sembrare una ingegnosa interpretazione dell'uomo, se non ne parlasse, in una sua lettera, l'apostolo Pietro 15. Però, ed è ciò che Pietro qui non ha detto, se uno di noi sostenesse che la presenza di tutte le specie di animali nell'arca preannunziava la futura diffusione della Chiesa in tutte le nazioni, forse i Donatisti potrebbero essere di diversa opinione ed esigere un'altra interpretazione. Analogamente, se essi un testo oscuro e ambiguo, lo interpretassero a favore della loro tesi, mentre per noi è evidente che vuol dire una cosa diversa e a favore nostro, dove si andrà a finire? Un certo loro vescovo, infatti, parlando qui ad Ippona davanti al popolo, come mi è stato riferito, ha sostenuto che l'arca di Noè era stata spalmata di bitume dentro, proprio per impedire che dall'interno uscisse acqua, e fuori, proprio per impedirne infiltrazioni dall'esterno. Certamente egli volle che questa interpretazione potesse impedire di credere che il battesimo può uscire fuori dalla Chiesa, oppure di accettare quello dato da fuori. Sembrò di dire una cosa importante; perciò venne applaudito da quanti lo ascoltavano con piacere, ma senza riflettere attentamente a quanto sentivano, per rendersi conto di una cosa tanto facile: è impossibile che una costruzione di legni lasci penetrare acqua dall'esterno, se non la lascia uscire dall'interno. Se, al contrario, esce l'acqua dall'interno, è logico che penetri anche dall'esterno. Ma, anche volendo ritenere esatta l'interpretazione di quel vescovo su questo legno ben compaginato, chi potrebbe impedirmi, se ne fossi capace, di darne una diversa circa quest'arca spalmata di bitume dentro e fuori? Non è assurdo infatti dire, anzi è molto più probabile, che con il bitume, colla molto forte e sostanza bruciante, sia stata significata la carità. Perché il salmo dice: La mia anima si è attaccata a te 16, se non per l'ardente carità? Visto che ci è stato comandato di avere questa carità, tra di noi e verso tutti, per questo l'arca è stata spalmata di bitume dentro e fuori. E poiché è scritto: La carità tutto sopporta 17, la forza della tolleranza che conserva l'unità è stata significata per mezzo del bitume, con cui l'arca è stata spalmata dentro e fuori, proprio perché i malvagi dobbiamo tollerarli dentro e fuori, per non distruggere la pace. Risparmiamoci, dunque, simili interpretazioni in questa nostra disputa e ricerchiamo qualche chiaro testo che ci manifesti la Chiesa.
Il messaggio di Iud 6, 34-36.
5. 10. In verità, nel libro dei Giudici è scritto: E Gedeone disse al Signore: Poiché tu salverai Israele per mia mano, come hai detto, ecco io stenderò un vello di lana sull'aia; e se si troverà rugiada soltanto sul vello, mentre il resto del terreno resterà al secco, saprò che tu salverai Israele per la mia mano, come hai detto. E così avvenne. L'indomani all'alba, Gedeone si alzò, strizzò il vello e ne fece scorrere la rugiada: un catino pieno d'acqua. E Gedeone disse al Signore: Non si adiri contro di me la tua collera, Signore: parlerò ancora una volta e ancora una volta riproverò con il vello. Resti al secco soltanto il vello, mentre sul resto della terra scenda la rugiada. E Dio fece così quella notte: soltanto il vello rimase al secco, mentre su tutto il terreno cadde la rugiada 18. Io non vi vedo altra figura ed altra profezia che intendere per l'aia, il mondo intero, e per il luogo in cui c'era il vello, il popolo di Israele. Noi sappiamo infatti che una volta questo popolo è stato irrorato dalla grazia del sacramento divino come da una rugiada celeste, mentre tutt'intorno, in nazioni prive di questo dono, vi era la siccità. Quel popolo, comunque, possedeva questo dono nel vello, come avvolto, cioè, in un velo e nella nube del mistero, perché ancora non era stato svelato. Ora invece vediamo che il mondo, svelatasi ormai la rugiada, si nutre del Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, che allora era figurato nel vello; mentre il popolo d'Israele, perso il sacerdozio che aveva, per non avere riconosciuto il Cristo nelle Scritture, è rimasto come in un vello asciutto. Non in questi simboli, tuttavia, benché io non riesco a cogliervi altro significato, desidero che si cerchi la Chiesa. Insomma, i testi che richiedono una interpretazione, per adesso accantoniamoli: non perché siano false le soluzioni che questa interpretazione trae da essi come da un involucro, ma poiché richiedono almeno un interprete, io non voglio che le nostre intelligenze si confrontino su di esse, ma che la verità gridi con voce chiara, risplenda, irrompa nelle orecchie otturate, colpisca gli occhi di quanti fingono di non vedere - nessuno cerchi, nei suoi anfratti, un nascondiglio per la propria falsa opinione -, confonda essa ogni tentativo di contraddizione, abbatta ogni ostacolo di impudenza.
La promessa contenuta nella Gen 22, 16-18.
6. 11. O Donatisti, leggete la Genesi!. L'ho giurato per me stesso, dice il Signore: perché tu hai eseguito questo comando, e per me non hai risparmiato il tuo dilettissimo figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e moltiplicherò senza fine la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare. E la tua discendenza possederà in eredità le città dei nemici; e saranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché hai obbedito alla mia voce 19. Che cosa replicate a questo testo? Volete forse discutere con noi animati dalla perversità dei Giudei, fino a dire che per discendenza di Abramo si deve intendere solo il popolo nato da Abramo secondo la carne? Ma almeno i Giudei non leggono, nelle loro Sinagoghe, l'apostolo Paolo, come invece fate voi nei vostri conciliaboli! Ascoltiamo, allora, quanto dice l'Apostolo - stiamo infatti cercando il senso dell'espressione " discendenza di Abramo " -. Egli disse: Fratelli, io parlo secondo gli uomini. Un testamento legittimo, benché ratificato solo da un uomo, nessuno lo può invalidare o farvi aggiunte. Ora, è ad Abramo e alla sua discendenza che sono state fatte le promesse. E non dice la Scrittura: " e ai tuoi discendenti ", come se si trattasse di molti, ma " e alla tua discendenza ", come a uno solo, cioè Cristo 20. Ecco in quale discendenza tutte le genti sono benedette, ecco il testamento di Dio. Aprite le orecchie: Un testamento legittimo, benché ratificato per mano di un uomo, nessuno lo può invalidare o farvi aggiunte. Perché voi dunque invalidate il testamento di Dio dicendo che esso non è stato eseguito in tutte le nazioni, ma anzi ha ormai perso il suo valore in quelle nazioni dove c'era la stirpe di Abramo? Perché vi inserite delle clausole dicendo che in nessun angolo della terra Cristo è ancora erede, se non là dove ha potuto avere come coerede Donato? Noi non invidiamo nessuno. Leggeteci voi queste stesse cose, nella Legge, nei Profeti, nei Salmi, nel Vangelo stesso e nelle Lettere degli Apostoli. Leggetecele, e noi vi crediamo; come noi vi leggiamo nella Genesi e nell'Apostolo, che nella discendenza di Abramo, cioè Cristo, sono benedette tutte le nazioni.
Che cosa è stato promesso ad Isacco.
6. 12. Ed ora state a sentire questo stesso testamento, confermato ad Isacco, figlio di Abramo: Scoppiò poi una carestia nel paese oltre quella che v'era stata ai tempi di Abramo. Isacco andò da Abimelech, re dei Filistei, in Gerar. Gli apparve il Signore e gli disse: " Non scendere in Egitto, abita invece nel paese che io ti indicherò; rimani in questo paese e io sarò con te e ti benedirò. A te infatti e alla tua discendenza darò tutto questo territorio, e rinnoverò il giuramento che ho fatto ad Abramo tuo padre, e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e darò a te e alla tua discendenza tutto questo territorio. Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, poiché Abramo, tuo padre, ha obbedito alla mia voce ed ha osservato i miei comandamenti, i miei statuti, e le mie leggi " 21. Replicate a queste parole! La stirpe di Abramo è la stessa di Isacco, cioè Cristo. E come Cristo, dalla tribù di Giuda, venne nella carne per mezzo di una Vergine, chi, per quanto poco cristiano, lo ignora?
Che cosa a Giacobbe.
6. 13. Ed ascoltate anche questo stesso testamento, promesso a Giacobbe: Giacobbe se ne partì dal Pozzo del giuramento e si diresse verso Carran. Giunse in un certo luogo e qui decise di dormire, perché si era al tramonto del sole. Prese una pietra tra quelle che erano lì, vi appoggiò il capo e si addormentò in quel luogo. Ed ebbe una visione: ecco, una scala poggiava sulla terra e la sua cima raggiungeva il cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. E il Signore si sporgeva da essa, e disse: " Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre, il Dio di Isacco; non temere, la terra sulla quale tu sei coricato io la darò a te e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e si moltiplicherà al di là del mare, verso l'Africo, l'Aquilone, e l'Oriente. E in te e nella tua discendenza saranno benedette tutte le tribù della terra. Ed ecco, io sono con te e ti proteggerò nel cammino, ovunque tu andrai; e poi ti ricondurrò in questo paese, poiché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto ciò che ti ho detto " 22. Ecco a quale promessa vi opponete; ecco quale stabile testamento invalidate! Il Signore dice: Non ti abbandonerò senza avere fatto tutto ciò che vi ho detto, e voi lo contraddite, invitandoci piuttosto a credere alle accuse criminali che voi movete contro un mondo che ignorate e che vi ignora; mentre ci esortate a non credere a Dio che dice: Non vi abbandonerò senza che l'abbia fatto.
I Donatisti portino anche essi testi chiari per provare le loro accuse.
6. 14. Leggeteci dalle Scritture canoniche che i traditori dei Libri divini sono coloro che voi accusate per nome. Leggeteci testi chiari come quelli che vi abbiamo letto noi dal Genesi. Non vi chiediamo il significato di quella pietra sulla quale Giacobbe appoggiò il capo per dormire; della scala poggiata sulla terra la cui cima raggiungeva il cielo; degli angeli di Dio che salivano e scendevano su di essa. Facciano queste ricerche uomini più saggi e dotti e ne parlino ad un popolo in pace dove, non s'oda lo strepito di una opposizione ingiusta, che arma la propria impudenza dell'oscurità del mistero e della enigmaticità dei testi. Non mancano certo fedeli che hanno l'animo come quel tale di cui il Signore, nel Vangelo, dice: Vedendo l'Israelita nel quale non c'era inganno 23, perché Giacobbe, che vide questa scala, è chiamato, lui stesso, Israele. Non mancano dunque di questi fedeli, come quelli di cui parla qui il Signore. Veramente nel Vangelo egli dice: Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio scendere e salire sopra il Figlio dell'Uomo 24, cioè sopra la discendenza di Abramo nella quale sono benedette tutte le nazioni. Ma io non impongo, a chi le rifiuta, queste interpretazioni. Ascoltate questo ora: La tua discendenza sarà come la polvere della terra e si moltiplicherà al di là del mare, verso l'Africo, l'Aquilone e l'Oriente; in te e nella tua discendenza, saranno benedette tutte le tribù della terra 25. Datemi questa Chiesa, se c'è tra voi; mostratemi di essere in comunione con tutte le nazioni, che costatiamo già benedette in questa discendenza. Datemela questa Chiesa, o meglio, deposta la vostra ira, ricevetela, non da me però, ma da colui nel quale tutte le nazioni sono benedette. Penso che l'avere richiamato questi testi del primo libro della legge potrà bastarci; molti di più, certo, verranno alla luce per chi lo legge senza spirito di empia contraddizione e con religioso affetto.
Testimonianze dei Profeti sulla universalità della Chiesa futura.
7. 15. Che cosa leggiamo nei Profeti? Come sono numerose e chiare le testimonianze sulla diffusione della Chiesa tra tutte le nazioni della terra! Ne ricorderò solo alcune, lasciandone molte altre ai lettori timorati di Dio. Prendiamo le divine parole proclamate per bocca del santo Isaia e consultiamo i suoi responsi come oracoli di Dio. Tacciano gli animosi e dannosi scontri delle umane contese. Porgiamo l'orecchio alla parola di Dio; ci dica Isaia dove ha previsto, per rivelazione di Dio, la santa Chiesa; in modo da poter scorgere fin da ora, nelle parole di uno che annunzia il futuro, il presente: Tutta la terra - egli disse - è stata riempita della conoscenza del Signore, come la massa d'acqua copre il mare. In quel giorno spunterà la radice di Iesse, colui che sorgerà per avere il potere sui popoli. In lui i popoli riporranno la loro speranza 26. Che la radice di Iesse sia Cristo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, nessun cristiano, per quanto poco lo sia, lo ignora. Se poi si tratta di un tipo litigioso, litighi pure con l'Apostolo che, nelle sue Lettere, fa uso di questo passo 27. Dice ancora Isaia: Germoglierà e fiorirà Israele, e tutto il mondo si riempirà dei suoi frutti 28. Israele, come sappiamo, era figlio di Isacco, nipote di Abramo, al quale venne promesso che nella sua discendenza sarebbero state benedette tutte le nazioni; e questa discendenza è, per l'Apostolo, Cristo. Ora, Cristo è venuto dalla stirpe di Abramo per mezzo di Isacco, per mezzo di Israele e così via, come troviamo nella genealogia della nascita di Cristo narrataci dall'evangelista 29. Chi dunque vuol sostenere il contrario, contraddica il Vangelo e neghi che dalla stirpe di Israele è venuto il Cristo, per poter negare queste parole di Isaia: Germoglierà e fiorirà Israele e il mondo si riempirà dei suoi frutti, e queste altre: Io sono Dio, il Primo, e sono anche in mezzo agli avvenimenti futuri. Le nazioni hanno visto e i confini della terra hanno tremato 30. E questo è ciò che altrove la Scrittura dice: Io sono il primo e l'ultimo 31; ossia egli è l'Alfa e l'Omega, le due lettere conosciute da tutti come simbolo di Cristo. Infatti, dove qui troviamo: Ultimo, in Isaia troviamo: E anche in mezzo agli avvenimenti futuri, io sono. È dunque a questa rivelazione che si oppongono quelli che non vogliono credere, anzi che non vogliono vedere il compimento delle parole seguenti: Hanno visto le nazioni e hanno tremato i confini della terra. Così poco dopo: Giacobbe è mio figlio, ed io lo accoglierò. Israele è il mio eletto, e la mia anima lo ha accolto. Ho posto il mio spirito su di lui: egli porterà la giustizia alle nazioni. Non griderà, né alzerà il tono, non si udirà fuori la sua voce. Non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà il lucignolo fumigante, ma proclamerà il giudizio con verità. Egli risplenderà e non sarà abbattuto, finché non avrà stabilito sulla terra la giustizia: e nel suo nome le nazioni troveranno speranza 32. Questo testo va riferito a Cristo e lo ritroviamo nel Vangelo 33. Chi osa, lo contesti; chi invece non osa, si unisca alle nazioni per sperare in lui e non si separi dall'unità delle nazioni che sperano in lui; e se poi se ne è separato, ritorni per non perire.
Testo di Isaia sulla diffusione della Chiesa.
7. 16. Dice ancora Isaia: Ed ora ecco che cosa dice il Signore che mi ha plasmato suo servo nel grembo materno, per ricondurre a lui Giacobbe e Israele. Mi avvicinerò a lui e sarò onorato davanti al Signore, e il Dio mio sarà la mia forza. Egli mi ha detto: Questo sarà il tuo più grande onore: essere chiamato mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre la discendenza di Israele. Ti ho stabilito come Alleanza della razza, luce delle nazioni, perché tu sia la salvezza fino alle estremità della terra 34. E poco dopo: Così dice il Signore di Israele: Nel tempo più propizio ti ho ascoltato e nel giorno della salvezza ti ho aiutato 35. Certo, citando queste parole, l'apostolo Paolo mostra che esse si sono realizzate solo nei cristiani.Infatti continua dicendo: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salvezza 36. Ma sentiamo il seguito di Isaia: Ti ho posto come Alleanza delle nazioni per abitare la terra e possedere l'eredità devastata 37; e pochi righi dopo prosegue dicendo: Ecco, questi vengono da lontano e quelli dall'Aquilone e dal mare, e altri, poi, dal territorio dei Persi. Giubila, o cielo, e rallègrati, o terra. Prorompano le montagne in grida di gioia, perché Dio ha avuto pietà del suo popolo e ha consolato gli umili della sua nazione. Disse poi Sion: Il Signore mi ha abbandonata e Dio si è dimenticato. Si dimentica forse una donna del suo figlio o può succedere che non abbia compassione del frutto delle sue viscere? Ebbene: anche se essa si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai, dice il Signore. Ecco, ho disegnato sulle palme delle mie mani le tue mura; sei davanti a me, sempre, e presto sarai ricostruita da quegli stessi che ti hanno distrutta 38. Ora, poiché la parola dell'Apostolo non ci consente di riferire questo testo al popolo giudaico, ma a quello cristiano, come interpreteremo le ultime parole di Isaia: E presto sarai riedificata da quelli stessi che ti hanno distrutta, se non che era stato predetto, tanto tempo prima, che i re della terra, i quali in un primo tempo perseguitavano la Chiesa, in seguito l'avrebbero aiutata? Ma poiché molti di loro sarebbero morti nei loro peccati, il profeta aggiunge dicendo: E quelli che ti hanno abbandonata, si allontaneranno da te 39. Poi prevedendo l'unione con la Chiesa di tutte le nazioni, prosegue dicendo: Alza i tuoi occhi intorno e vedi tutti costoro. Vivo io, dice il Signore. Ti vestirai di tutti loro e ne disporrai come l'ornamento di una sposa novella, poiché ciò che in te era deserto, devastazione e rovine, sarà ora una dimora troppo stretta per quelli che vi abitano. Lontano da te stiano coloro che ti divoravano. Diranno infatti ai tuoi orecchi i figli che tu hai perduti: troppo stretto è per noi questo luogo; fateci pertanto ancora un luogo in cui poter abitare. Ma tu dirai nel tuo cuore: chi mi ha generato costoro, ben sapendo di essere senza figli e vedova? Chi dunque mi ha allevato questi? Io infatti ero rimasta sola e costoro dove erano per me? Così dice il Signore: Alzerò le mie mani verso le nazioni e verso le isole il mio vessillo, e ricondurrò nel seno i tuoi figli; porteranno sulle spalle anche le tue figlie, e i re saranno i vostri tutori e le regine le vostre nutrici; chinando il volto verso la terra ti scongiureranno e baceranno le orme dei tuoi piedi; saprai che io sono il Signore e non arrossirai. E poco dopo aggiunge: Ascoltatemi, ascoltatemi, popolo mio, e voi re fate attenzione, poiché da me uscirà la legge e il mio giudizio sarà luce per le genti. Si avvicina, in fretta, la mia giustizia; la mia salvezza sta per partire e il mio braccio salverà le genti 40. Che significa questo " braccio "? Consultiamo gli scritti degli Apostoli. Quando infatti l'apostolo Paolo volle introdurre una testimonianza di questo stesso profeta circa l'infedeltà dei Giudei, per spiegare come mai Cristo non si era rivelato a loro, citò questo testo: Chi ha creduto alla nostra predicazione? E a chi si è manifestato il braccio del Signore? 41 Inoltre, Isaia aggiunge queste parole: Scoppiate di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha avuto pietà di lei: egli riscatta Gerusalemme e snuderà il suo braccio santo davanti a tutte le genti. E tutte le nazioni fino ai confini della terra vedranno la salvezza che viene da Dio 42. Ora, chi è tanto sordo, tanto folle, tanto accecato nello spirito da contraddire testimonianze così evidenti, se non chi non sa che cosa dire?
Testi più chiari sul simbolo di Cristo sposo.
7. 17. Ma veniamo a testi più chiari. Sappiamo molto bene che nelle Scritture si parla di nozze santissime, di uno Sposo e di una Sposa, di Cristo e della Chiesa. Isaia li descrive entrambi, per non farci sbagliare su uno di loro: in tal caso, si perderebbero entrambi, poiché di questo sposalizio è stato detto nel mistero, come attesta l'Apostolo: Saranno due in una sola carne 43. Ed ecco, innanzi tutto, come Isaia descrive lo Sposo: delle molte cose da lui dette, da far zittire anche gli stessi Giudei, per non dilungarmi troppo nel citarle tutte, prestate un po' attenzione a questo testo: Egli porterà i loro peccati; per questo possederà molti in eredità e si dividerà le spoglie dei forti. Perciò la sua anima fu abbandonata alla morte e fu annoverato tra i malfattori; egli portò su di sé i peccati di molti e fu tradito a causa delle nostre iniquità 44. Via, riconoscete che queste sono predizioni e profezie, fatte tanto tempo prima, sul nostro Signore Gesù Cristo! E perché questo sposo fu consegnato a morte? Perché fu annoverato tra i malfattori? Che cosa ha fatto umiliando tanto la sua grandezza? Che cosa ha ottenuto? Chi è tanto sordo da non sentire queste parole? Chi tanto ottuso da non capirle? Chi tanto cieco da non vedere? Perciò - disse il profeta - egli possederà in eredità molti e si dividerà le spoglie dei forti. Per questo la sua anima è stata abbandonata alla morte e tra i malfattori è stato annoverato. Perché, o eretici, vi gloriate di essere in pochi, se il Signore nostro Gesù Cristo è stato consegnato alla morte proprio per possedere in eredità molti? E chi sono questi molti? E quanto è estesa la terra che occupano? Ascoltiamo quanto segue.
La Sposa di Cristo è universale: parola di Isaia.
7. 18. Annunciato e presentato lo Sposo, venga avanti, nelle parole di Isaia, la Sposa. Andiamo a leggerla nella verità delle sante pagine e individuiamola nel mondo. C'è la testimonianza di una profezia sulla santa Chiesa, che anche l'apostolo Paolo riporta; per cui non trovano scampo i litigiosi indugi degli eretici. Eccola: Rallègrati, o sterile, che non partorisci, grida di gioia tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell'abbandonata, più di quelli della donna che ha marito 45. Che motivo, dunque, voi avete di vantarvi del vostro piccolo numero? Non sono forse molti quelli, dei quali poco prima è stato detto: Perciò egli possederà in eredità molti? Qual è la sua eredità se non la Chiesa? Molti - disse - sono i figli della abbandonata, più di quelli della donna che ha marito. Evidentemente si voleva riferire alla sinagoga, la quale aveva un marito perché aveva ricevuto la legge. Già da questo testo possiamo valutare le nostre posizioni. Confrontino, i Donatisti, la folla dei loro fedeli, presenti tra gli Africani e in Africa, con la moltitudine dei Giudei presenti in tutto il mondo, ovunque essi sono dispersi, e vedano quanto siano molto pochi, essi, in confronto a loro. Come potranno, quindi, applicare a se stessi questo detto: Molti sono i figli della abbandonata, più di quelli della donna che ha marito? Inoltre, confrontino la moltitudine di cristiani in tutte le nazioni con le quali non sono in comunione e vedano come sono pochi, tutti i Giudei, in questo confronto. E capiscano, finalmente, che è nella Chiesa cattolica diffusa in tutto il mondo che si è adempiuta questa profezia: Molti sono i figli della abbandonata, più di quelli della donna che ha marito. Chi sia poi questa donna maritata superata, nel numero dei figli, da quella abbandonata, è un mistero, è un enigma. Che tuttavia sia la Chiesa di Cristo quella di cui è detto: Molti sono i figli della abbandonata, più di quelli della donna che ha un marito, chiunque lo contraddice, non contraddice me, ma l'Apostolo.
I figli della Chiesa sono in tutto il mondo.
7. 19. Come poi, questo gran numero di figli, essa li avrebbe avuti, Isaia aggiunge: Il Signore ha detto: Allarga lo spazio della tua tenda e delle tue dimore; fissa i teli - senza risparmio -, allunga le tue cordicelle e rinforza i tuoi paletti; allàrgati ancora a destra e a sinistra. La tua discendenza possederà le genti e abiterai città deserte. Non temere, perché prevarrai e non dovrai vergognarti di essere stata disonorata. Dimenticherai una interminabile confusione e non ricorderai più la vergogna della tua vedovanza. Poiché sono io il Signore che ti ho fatto, Signore è il suo nome, e colui che ti libererà, sarà chiamato Dio d'Israele di tutta la terra 46. Vedi fin dove le è stato ordinato di estendere le cordicelle, fino a che il suo Dio sarà chiamato Israele di tutta la terra. È di essa, infatti, ed è ad essa che il profeta dice in un altro passo: Per amore di Sion non tacerò e per amore di Gerusalemme non avrò pace, finché sorga, come stella, la mia giustizia e la mia salvezza risplenda come una fiaccola e tutte le genti vedranno la tua giustizia e i re la tua gloria. E ti si chiamerà con un nome nuovo che il Signore indicherà e sarai una corona di bellezza al suo cospetto e un diadema regale nelle mani del tuo Dio. E non sarai più chiamata abbandonata e la tua terra non sarà detta più un Deserto. Tu infatti sarai chiamata Mio Compiacimento e la tua terra il mondo 47. Quale linguaggio più chiaro si deve ancora pretendere? Notate quanti particolari, quanta chiarezza, in un solo profeta! Eppure si resiste e si contraddice non un qualunque uomo, ma lo Spirito di Dio e l'evidenza della verità. Eppure coloro che pretendono vantarsi del nome cristiano sono invidiosi della gloria di Cristo, al punto da non credere che queste profezie nei suoi riguardi, fatte tanto tempo prima, si sono avverate, quando ormai esse non sono più preannunziate, ma si mostrano, si vedono e si toccano. Del resto, se io volessi fare una raccolta, in questa sola lettera, delle testimonianze di tutti i Profeti che prefigurano la Chiesa, che sta sotto i nostri occhi così come la leggiamo, temo di passare io stesso per uno che giudica poche tanto numerose testimonianze che, a volerle raccogliere tutte solo da Isaia, supererei i limiti di questo discorso.
L'universalità è anche nei Salmi.
8. 20. Ed ora ascoltiamo alcuni versetti di salmi, che già da tanto tempo vengono cantati, ed esultiamo nel vederli ora realizzati. Incominciamo, innanzi tutto, dal salmo che Petiliano ha citato nella sua lettera, con che faccia non saprei; ascoltino essi e giudichino: Il Signore mi ha detto: Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedimi, e ti darò in tua eredità le genti, e in tuo possesso i confini della terra 48. Quale cristiano ha mai messo in dubbio che queste parole sono state predette di Cristo, o ha interpretato questa eredità come una realtà diversa dalla Chiesa? E poiché essa avrebbe contenuto, dentro un'unica rete dei sacramenti, buoni e cattivi, disse: Li governerai con la verga di ferro, li stritolerai come un vaso di creta 49. In verità, è sempre la stessa giustizia, ferma ed inflessibile, che governa i buoni e schiaccia i cattivi.
La Chiesa celebra la gloria di Cristo in tutta la terra.
8. 21. Chi è tanto sviato e lontano dalla parola di Dio, da non riconoscere la voce del Vangelo nel canto di questi versetti del salmo: Hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa. Essi poi mi hanno guardato ed osservato, hanno diviso tra loro le mie vesti, e sul mio vestito hanno tirato a sorte 50, se anche l'evangelista, nel racconto della crocifissione, si ricordò di questo testo? E che cosa si è acquistato, con il prezzo di questa croce, con la profonda umiliazione di una grandezza così eccelsa, col sangue innocentissimo e divino, se non ciò che dicono i versetti successivi: Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra e si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli, poiché del Signore è il regno ed egli dominerà le genti 51? E non ha forse spiegato, l'Apostolo, che è stato detto per i predicatori del nuovo Testamento questo versetto: Per tutta la terra si è diffuso il loro suono e fino ai confini del mondo le loro parole 52?. E a chi, se non a Cristo, si riferisce quest'altro testo: Il Dio degli dèi, il Signore, ha parlato ed ha chiamato la terra dal sorgere del sole fino al suo tramonto: da Sion rifulge lo splendore della sua bellezza 53? E di chi, se non di Cristo, è questa voce: Ho dormito turbato?. E perché turbato? Lo dice dopo: I figli degli uomini hanno i loro denti come lance e saette, e la loro lingua come spada affilata 54. Chi ha questa lingua, se non quelli che hanno gridato: Crocifiggilo, crocifiggilo 55? E perché tutto questo? Per quale vantaggio, per quale profitto? Ascolta il seguito: Innàlzati sopra i cieli, o Dio, e si diffonda, su tutta la terra, la tua gloria 56. Ecco, vi trovi che Cristo dormì nella passione e nella resurrezione ascese sopra i cieli. Come mai la sua gloria è diffusa su tutta la terra, se non perché la sua Chiesa è estesa in tutta la terra? Ora, su queste due brevissime frasi, o eretici, io vi pongo una domanda che riguarda l'intera questione che c'è tra noi. Egli dice: Innàlzati sopra i cieli, o Dio, e si diffonda, su tutta la terra, la tua gloria. Perché proclamate il Signore, il Cristo, innalzato sopra i cieli e non siete in comunione con la sua gloria diffusa su tutta la terra.
Il Salmo 71 parla di Cristo e della Chiesa.
8. 22. Il salmo settantunesimo è intitolato: Per Salomone. Ma poiché vi si dicono cose tali, che non possono applicarsi a questo re temporale, che poi peccò gravemente, si sostiene con prove davvero invincibili, anche contro gli stessi Giudei, che esse sono state predette di Cristo. Nessun cristiano, viceversa, lo nega: vi si dicono, infatti, cose tali, da non poter dubitare che riguardino Cristo. Vi si incontrano anche espressioni in cui è possibile riconoscere la Chiesa diffusa in tutto il mondo, essendo stati assoggettati a Cristo perfino tutti i re: Egli dominerà da mare a mare - dice - e dal fiume fino ai confini del mondo 57. Dal fiume, certo, dove lo Spirito Santo sotto forma di colomba e la voce dal cielo lo manifestarono. Poi continua: Davanti a lui cadranno gli Etiopi e i suoi nemici baceranno la terra. I re di Tarsi e le isole offriranno tributi, i re degli Arabi e di Saba porteranno doni. E lo adoreranno tutti i re della terra e tutte le genti serviranno a lui 58. E poco dopo: E in lui saranno benedette tutte le tribù della terra, tutte le nazioni lo magnificheranno. Benedetto il Signore, Dio d'Israele, che solo ha compiuto prodigi, e benedetto il nome suo glorioso in eterno e nei secoli dei secoli; e tutta la terrà si riempirà della sua gloria: Così sia, così sia 59. Ed ora, o Donatisti, andate e gridate pure: " Non è così, non è così ". Vi ha sconfitti la parola di Dio che dice: È così, è così. Ecco: è stata rivelata nei salmi la Chiesa diffusa in tutta la terra, sulla quale riposa la gloria del suo Re. Perciò la stessa regina è la sua Sposa, e di lei si dice nel salmo quarantaquattro: Sta la regina alla tua destra vestita d'oro, e avvolta in un manto variopinto 60; e per esortarla le viene subito rivolta la parola di Dio: Ascolta, figlia, guarda e porgi l'orecchio e dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, poiché il re si è invaghito della tua bellezza. Egli infatti è il tuo Dio 61. Notate con quali termini la divina profezia inizia il suo discorso alla Sposa di Cristo: Ascolta, o figlia, e guarda. Voi invece né volete ascoltarle, queste predizioni, né vederne il compimento; e tuttavia, vostro malgrado, le ascoltate e le vedete. Ascoltate dunque che cosa si dice della Sposa, poco dopo; ascoltatene la predizione dalla divina pagina e vedetene il compimento in tutta la terra: In luogo dei tuoi padri - è detto - ti sono nati i figli: li costituirai principi su tutta la terra 62. Quante testimonianze delle Scritture su questo argomento io tralascio! Lo sanno quelli che leggono; e lo so anche io. Ma non voglio appesantire la lettera alla quale chiedo una risposta.
Dunque: le profezie dell'A. T. sono vere e chiare.
9. 23. Che cosa risponderanno, i Donatisti, a queste nostre citazioni della Legge, dei Profeti e dei Salmi circa la Chiesa di Cristo che si diffonde nel mondo, con la quale essi preferiscono essere in contrasto, restando malvagi, piuttosto che essere in comunione, correggendosi? Che cosa, ripeto, risponderanno? Che sono false o oscure? Che sono false, non ardiscono dirlo: sono infatti schiacciati dal peso di tanta autorità. Dunque, pur riconoscendole vere, sostengono che non si possono adempiere. Come se accusare una profezia del crimine di falsità sia diverso dal dire che le sue predizioni non si possono realizzare: in effetti, è come dire che essa non è una profezia, ma una pseudoprofezia. Quando poi chiedi loro: " Perché non si possono adempiere? ", ti rispondono: " Per il rifiuto degli uomini. L'uomo, si sa, è creato con il libero arbitrio, per cui, se vuole, crede in Cristo, se non vuole, non crede; se vuole, persevera in questa fede, se non vuole, non persevera. Pertanto, pur avendo la Chiesa iniziato a crescere in tutto il mondo, gli uomini non vollero perseverare e così la religione cristiana venne meno in tutte le nazioni, eccetto che nel partito di Donato ". Parlano come se lo Spirito di Dio non avesse conosciuto il futuro volere degli uomini! E chi è tanto folle da dirlo? Ma perché allora non ha predetto quanto sapeva che sarebbe accaduto delle volontà degli uomini? Certo, se queste profezie sono state fatte come credono essi, chi vuole può essere un profeta e così, quando le sue profezie non si avverano, rispondere: " Gli uomini non hanno voluto; è con il libero arbitrio che si è cristiani ". Con questo criterio si sarebbe potuto profetizzare che Cristo non avrebbe sofferto sulla croce, ma che sarebbe morto di spada e così, quando i fatti fossero stati diversi, rispondere: " E che c'entro, io? Gli uomini dotati di libero arbitrio non hanno voluto trattarlo come io avevo predetto, ma hanno fatto ciò che essi hanno voluto ". Ora, a chi non viene in mente quante profezie si potevano fare o anche si possono fare, in questo modo, da un qualsiasi uomo? Chi potrebbe dubitare, infatti, che se Giuda non avesse voluto, certamente non avrebbe tradito Cristo, e che se Pietro non avesse voluto, non avrebbe rinnegato per tre volte il Signore? Perciò la predizione di questi fatti fu certa, perché Dio prevede anche le volontà future.
Ora ascoltiamo la voce di Cristo stesso.
10. 24. Tuttavia, benché queste verità siano evidenti anche agli spiriti pigri 63, ascoltiamo, su questo punto, anche la voce del Verbo che si esprime con la sua bocca di uomo. Sappiamo che, dopo la sua resurrezione, offrendosi alle mani dei suoi discepoli dubbiosi per farsi toccare e palpare, dopo aver preso e mangiato, davanti a loro, il cibo, che essi gli porgevano, disse loro: Questi sono i discorsi che vi facevo quand'ero ancora con voi: bisognava che si adempissero tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi 64. Ora, di chi, se non di lui, sono state scritte quelle cose che anche noi abbiamo citato dalla Legge, dai Profeti e dai Salmi, come io ho dimostrato punto per punto? Quando dunque egli, che è la Verità 65, dice: Era necessario che si compissero tutte le cose, perché i Donatisti lo negano, se non perché sono nemici della verità? Se poi essi insistono nel dire che i testi sono oscuri, ascoltiamo anche su questo il capo, che ci indica con assoluta verità il proprio corpo. Infatti, poiché aveva detto: Era necessario che si compissero tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi, come se gli chiedessimo se nelle parole su di me sia da intendersi anche la Chiesa, perché sta scritto: Saranno due in una sola carne 66, e per farci ritenere certi i divini oracoli non solo quando parlano del capo, ma anche del corpo, l'Evangelista continua dicendo: Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture, e disse loro: così è stato scritto e così era necessario: che il Cristo patisse e risorgesse dai morti il terzo giorno 67. Qui è indicato il capo, che si consegnò anche nelle mani dei discepoli per farsi toccare. Ed ora nota che cosa aggiunge del suo corpo che è la Chiesa, perché non cadiamo nell'errore né circa lo Sposo né circa la Sposa: E nel suo nome sia predicata la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme 68. Che c'è di più veritiero di questa parola? Che c'è di più divino? Che cosa è più evidente? Io provo disagio nel farla valere con le mie parole, mentre gli eretici non si vergognano di combatterla con le loro.
Le parole di Cristo sulla universalità sono molto più chiare.
10. 25. Dicano pure, i Donatisti, che queste testimonianze della Legge, dei Profeti e dei Salmi sono oscure e che, espresse in forma figurata, si prestano anche ad una diversa interpretazione: anche se io, per quanto ho potuto, ho fatto in modo che non osino dirlo. Sì, lo dicano pure. Io però chiedo: è forse oscura e avvolta nel velo dell'enigma, questa frase di Cristo: Perché così sta scritto e così era necessario, che il Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno, e che nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti, incominciando da Gerusalemme 69? Se è oscura questa frase: Ho dormito turbato, è forse oscura: Il Cristo doveva patire 70? Se è oscura: Innàlzati sopra i cieli, o Dio 71, è forse oscura: E risorgere il terzo giorno? Inoltre, se è oscura la frase: E su tutta la terra la tua gloria 72, è forse oscura: E nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti? Se è oscura: Il Dio degli dèi, il Signore, ha parlato ed ha chiamato la terra dal sorgere del sole fino al tramonto 73, è forse oscura: Nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti? La terra è stata chiamata dal sorgere del sole fino al tramonto, così come egli ha detto: Non sono venuto per chiamare a penitenza i giusti, ma i peccatori. Se è oscura la frase: Da Sion verrà lo splendore della sua gloria 74, è forse oscura: Cominciando da Gerusalemme? Sion e Gerusalemme sono la stessa città. Ma a me che importa? Dicano pure, i Donatisti, che le mie citazioni dalla Legge, dai Profeti e dai Salmi non hanno niente a che vedere con le parole del Signore lette nel Vangelo: non mi preoccupo, non mi oppongo. Una cosa, però, è certa: se questi fatti non fossero stati predetti nella Legge, nei Profeti e nei Salmi, sia nei testi citati da me che in altri, il Signore non avrebbe mai detto: È necessario che si adempiano tutte queste cose che sono state scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi 75. Né avrebbe mai insegnato, dopo avere aperto la loro mente all'intelligenza delle Scritture, queste stesse cose che la Legge, i Profeti e i Salmi, avevano scritto su di lui, tanto da dire: Perché così è scritto e così era necessario, che il Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno e che nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti, incominciando da Gerusalemme 76. Né io avrei potuto sapere che queste cose stavano scritte nella Legge, nei Profeti e nei Salmi; ma che vi sono scritte lo dice colui che è la Verità 77. E se pure egli non lo avesse detto, senza dubbio sarebbero bastate, ai cristiani, queste parole di Cristo: Bisogna che nel mio nome sia predicata la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti, incominciando da Gerusalemme. Senonché, egli volle confermare i suoi discepoli, rimasti dubbiosi, nonostante avessero toccato e palpato il suo corpo, con una testimonianza delle Scritture, più forte di quella che faceva percepire, ai sensi degli uomini, il suo corpo visibile e palpabile. Possiamo dunque star certi che il Signore ha designato, con la sua stessa bocca, la Chiesa: il suo punto di partenza e il suo punto di arrivo; essa sarebbe iniziata da Gerusalemme per arrivare a tutte le genti.
La diffusione universale della Chiesa, cominciando da Gerusalemme.
10. 26. Chi poi, a questo punto, dicesse che per Gerusalemme non bisogna intendere la città visibile, ma una città simbolica che comprenda, nel senso spirituale, tutta la Chiesa: quella eterna che è in cielo e la porzione che è pellegrina in terra, costui può considerare simboliche anche queste parole: Era necessario che il Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno 78. Chi lo dicesse, non va più considerato cristiano. Quindi: come è reale il senso della prima frase, così è reale quella successiva sulla diffusione universale della Chiesa, cominciando da Gerusalemme. È stato il Signore infatti a spiegare che di lui erano state dette queste cose nella Legge, nei Profeti e nei Salmi; e la sua non poté, certo, essere una spiegazione simbolica; diversamente, non sarebbe una spiegazione. Inoltre, se Gerusalemme, citata in senso simbolico e intesa in senso spirituale, significa la Chiesa universale, come può la Chiesa universale incominciare dalla Chiesa universale, come Gerusalemme incomincia da Gerusalemme? È chiaro quindi che si parla in senso reale di questa città, dalla quale si dimostra che è iniziata la Chiesa, come egli stesso manifesta a più riprese, senza lasciare agli astuti eretici il minimo spazio per le insidie. Continua infatti dicendo: Di questi fatti voi sarete testimoni; e io mando su di voi la mia Promessa; ma voi restate in città finché non siate rivestiti di potenza dall'alto 79. Ebbene, proprio nella città dove ordinò di restare finché non fossero rivestiti di potenza dall'alto, cioè dello Spirito Santo, che aveva promesso di inviare, proprio da quella predisse che la Chiesa avrebbe avuto inizio. E se i Donatisti pensano che non si tratta di Gerusalemme, ascoltino il seguito: Poi li condusse fuori fino verso Betania, alzò le sue mani e li benedisse. Ed avvenne che, mentre li benediceva, si partì da loro. Ed essi tornarono a Gerusalemme con grande gioia, e stavano sempre nel tempio a lodare Dio 80. Eccola, è questa la città dove egli ordinò di restare finché non fossero rivestiti di potenza dall'alto.
11. 27. Quanti giorni poi il Cristo sia rimasto con loro da quando, dopo la passione, si era mostrato vivo ai loro occhi e alle loro mani, l'evangelista ha qui omesso di dirlo. Non tacciono, però, gli Atti degli Apostoli, dove le parole del Signore rivelano e preannunziano nuovamente la futura estensione della Chiesa per tutta la terra; dove a nessuno è assolutamente permesso di dubitare, salvo che non voglia dubitare della credibilità delle sante Scritture, che si tratta della città visibile di Gerusalemme, quella da cui ebbe inizio la Chiesa dopo la resurrezione e l'ascensione del Signore Gesù Cristo; e che egli non ha voluto indicare nient'altro che i luoghi della terra, da dove avrebbe dato inizio alla Chiesa e come poi l'avrebbe diffusa dappertutto. Così, infatti, è scritto negli Atti degli Apostoli: Nel mio primo libro, o Teofilo, ho parlato di tutto ciò che Gesù ha fatto ed insegnato, fino al giorno in cui scelse gli Apostoli per mezzo dello Spirito Santo e li mandò a predicare il Vangelo; ad essi anche si manifestò, dopo la sua passione, con molti segni, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. E mentre parlava con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di aspettare la sua Promessa, che voi -disse - avete ascoltato dalle mie labbra: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati nello Spirito Santo, che state per ricevere fra non molti giorni. E quelli, radunatisi insieme, gli domandarono: Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele? Ma egli rispose loro dicendo: Non spetta a voi conoscere i tempi che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi, e sarete miei testimoni in Gerusalemme e in tutta la Samaria e fino a tutta la terra 81. Ecco, anche in questo testo è stato rivelato il punto di inizio e il punto di arrivo della Chiesa.
Contro i testi del Vangelo gli eretici mostrano una rabbia cieca.
11. 28. Che cosa rispondono, a questi testi, quelli che, con tanta arroganza, si proclamano cristiani, e che poi si oppongono a Cristo così palesemente? Noi crediamo questa Chiesa e, contro queste parole divine, non accettiamo nessuna accusa degli uomini. Ci colpiscono in particolare gli ultimi discorsi fatti in terra dal Signore nostro, al quale è empio e sacrilego non credere, con cui lasciò alla Chiesa primitiva questi ultimi e salutari insegnamenti. Detto questo infatti, egli ascese subito al cielo, ma prima volle premunire le nostre orecchie contro le lusinghe di coloro che, come egli prevedeva, sarebbero sorti nel corso degli anni per dire: Ecco, il Cristo è qui, eccolo è lì 82, e ai quali ci esortò a non credere. Non c'è, quindi, scusa alcuna per noi, se abbiamo creduto contro la voce del nostro Pastore: una voce così chiara, così aperta, così evidente, che nessuno, per quanto ottuso e lento di spirito, potrebbe dire: " Non ho capito ". Chi, infatti, non capisce questa frase: Era necessario che Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno, e nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti, incominciando da Gerusalemme 83? Chi non comprende le parole: Mi sarete testimoni a Gerusalemme e in tutta la Giudea e nella Samaria fino a tutta la terra. Detto questo fu elevato in alto, una nube lo avvolse e lo videro andare in cielo 84? Che è questo, chiedo? Quando si ascoltano le ultime parole di un moribondo, che sta per scendere agli inferi, nessuno dice: "Egli ha mentito "; anzi viene ritenuto empio quell'erede che per caso le disprezzasse. E come potremo noi sfuggire all'ira di Dio, se, per incredulità o per disprezzo, abbiamo respinto le ultime parole del Figlio Unigenito di Dio, del Signore e Salvatore nostro, dette mentre stava per salire al cielo, e di lì osservare chi le trascura e chi le osserva, e di lì ritornare per giudicare tutti? Ho la voce chiarissima del mio Pastore che mi raccomanda e mi indica, senza alcuna esitazione, la Chiesa. Sarà colpa mia se mi lascerò sedurre dalle parole degli uomini e deciderò di allontanarmi dal suo gregge che è la Chiesa, soprattutto dopo che egli mi ha ammonito dicendo: Quelle che sono mie pecore ascoltano la mia voce e mi seguono 85. Questa è la sua voce chiara ed aperta. Chi, sentendola, non lo segue, come oserà chiamarsi sua pecora?. Non mi si risponda: " Oh, ma che cosa ha detto Donato, che cosa Parmeniano, che cosa Ponzio o qualcuno dei loro? ". Infatti neppure i vescovi cattolici vanno ascoltati, se in qualche caso sbagliano fino a pensarla diversamente dalle Scritture canoniche di Dio. Se però essi, pur conservando il vincolo della carità e dell'unità, cadono in qualche errore, accadrà loro ciò che dice l'Apostolo: Se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo 86. Per la verità, tanto sono chiare queste voci divine sulla Chiesa universale, che solo gli eretici, nella loro perversa animosità e nel loro cieco furore, possono abbaiare contro di esse.
Testimonianze dagli Atti degli Apostoli.
11. 29. Ebbene, abbiamo dimostrato che la Chiesa è stata predetta dal suo Sposo nella parola di Dio, tramite la Legge, i Profeti, e i Salmi, e anche per la sua stessa bocca; e che avrebbe avuto inizio da Gerusalemme e sarebbe giunta fino all'estremità della terra. Come poi abbia avuto inizio da Gerusalemme e, da qui, diffusasi in tutte le nazioni, porti frutto, il Verbo di Dio lo rivela anche per bocca degli Apostoli, come è scritto negli Atti degli Apostoli. Ho già ricordato che il Signore disse: Mi sarete testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea, nella Samaria e fino a tutta la terra 87. Poi continua: Detto ciò si elevò al cielo sotto i loro sguardi e una nube lo sottrasse ai loro occhi. E dato che essi stavano fissando il cielo, mentre lui se ne andava, ecco due uomini in vesti bianche presentarsi a loro e dire: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Quel Gesù che è stato assunto in cielo di tra voi, verrà proprio come voi lo avete visto andare in cielo. Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino di un sabato. Ed entrati, salirono al piano superiore dove abitavano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo zelota e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano dediti con un solo cuore alla preghiera, insieme alle donne e a Maria, madre di Gesù e ai suoi fratelli. In quei giorni poi Pietro, alzandosi in mezzo ai discepoli, disse: il numero delle persone era di circa centoventi 88. Segue poi la narrazione del discorso di Pietro e il racconto di Mattia subentrato al posto di Giuda, traditore del Signore; e quindi, narrata la sua ordinazione, la Scrittura continua dicendo: Mentre stavano per compiersi i giorni della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. E venne, all'improvviso, dal cielo, un rumore come di un vento che si abbatte impetuoso e riempì tutta la casa dove si trovavano essi. E apparvero loro lingue divise, come di fuoco e ciascuna si posò sopra ognuno di loro; ed essi furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in varie lingue secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi. Stavano allora ad abitare in Gerusalemme Giudei e uomini religiosi di ogni nazione che è sotto il cielo. Scoppiato questo rumore, la folla si radunò e restò sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua. Erano stupefatti, si meravigliavano e dicevano tra loro: Tutti questi che parlano, non sono forse Galilei? E com'è che li sentiamo parlare ciascuno la propria lingua nativa? Parti, Medi, Elamiti ed abitanti della Mesopotamia, Giudei e abitanti della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani ospiti, Giudei e stranieri, Cretesi e Arabi li sentivano proclamare, nelle proprie lingue, le meraviglie di Dio. Stupiti e perplessi dicevano tra loro: Che vuol significare questo? Altri poi li schernivano, dicendo: Costoro sono pieni di mosto. Ma Pietro, stando in piedi con gli undici discepoli, alzò la sua voce e parlò loro dicendo: Uomini di Galilea e voi tutti che abitate in Gerusalemme, vi sia noto questo 89 e tutto il resto con cui li esorta alla fede. Finito di raccontare il discorso di Pietro, la Scrittura continua dicendo: All'udire questo, si sentirono ferire il cuore e dissero a Pietro e agli Apostoli: Che faremo, fratelli? Indicatecelo. E Pietro disse loro: Fate penitenza, e si faccia battezzare ciascuno di voi nel nome di Gesù Cristo per la remissione dei peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. La promessa infatti è per noi e per i nostri figli e per tutti i lontani, quanti ne chiamerà il Signore nostro Dio. E con molte altre parole li esortava e diceva: Salvatevi da questa generazione perversa. Ed essi, accolta questa parola, credettero e furono battezzati. E in quel giorno si unirono a loro circa tremila persone 90. Ecco come ebbe inizio, da Gerusalemme, la Chiesa, destinata poi ad andare in tutte le nazioni: e questo era anche prefigurato in coloro che, costituiti Apostoli e ricevuto lo Spirito Santo, parlarono in tutte le lingue.
Gli avvenimenti degli Atti testimoniano il cammino della Chiesa.
11. 30. Vediamo, ora, il cammino della Chiesa anche tra le altre genti, come anche Pietro aveva predetto dove dice: Per noi è la promessa, per i nostri figli e per tutti coloro che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore nostro Dio 91. Vengono, infatti, narrati, in seguito, gli avvenimenti accaduti a Gerusalemme fino alla passione del diacono Stefano, dove si menziona anche Saulo che approvò la sua uccisione. Dopodiché il racconto prosegue così: In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme, e tutti, eccetto gli Apostoli, che rimasero in Gerusalemme, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria 92. Notate come si sta realizzando, ora, ciò che il Signore ha detto nell'ordine: Mi sarete testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, e fino a tutta la terra 93. In Gerusalemme si era già avverato; continuava nella Giudea e nella Samaria: perciò furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria. Dei dispersi infatti si dice: Quelli però che erano stati dispersi, attraversando città e castelli, annunciavano la parola di Dio 94. E dato che anche gli Apostoli vi erano andati, perché avevano sentito che la Samaria aveva accolto la parola di Dio - quando per l'imposizione delle loro mani ricevettero lo Spirito Santo -, di Pietro e di Giovanni si dice: Pietro e Giovanni, dopo avere testimoniato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme e, attraversando molti villaggi dei Samaritani, li evangelizzavano 95. Gli Atti narrano poi di quell'eunuco che, ritornando da Gerusalemme, fu battezzato da Filippo; e di Filippo stesso viene detto: Un Angelo del Signore, poi, portò via da lui Filippo e l'eunuco non lo vide più: proseguiva il suo cammino pieno di gioia. Filippo invece si accorse d'essere giunto in Azoto; e tornando indietro evangelizzava in tutte le città, finché giunse a Cesarea 96. E così troviamo che anche nelle città della Giudea e della Samaria venne predicato il Vangelo. Restava dunque che il Vangelo fosse progressivamente predicato anche in tutte le genti 97, come il Signore aveva detto, e fino a tutta la terra 98. Viene quindi chiamato dal cielo Paolo; da persecutore diventa predicatore; perciò il Signore dice di lui ad Anania: Va', perché egli è per me uno strumento eletto, per portare e glorificare il mio nome dinanzi alle genti, ai re e ai figli di Israele; io infatti gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome 99. Ed ecco ormai la Chiesa costituita in Gerusalemme, per tutta la Giudea e la Samaria, così che poco dopo si dice molto chiaramente: Le chiese dunque erano in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; si edificavano e si irrobustivano nel timore del Signore, ed erano ricolme della consolazione dello Spirito Santo 100. Quindi, dopo pochi righi, si arriva al racconto del centurione Cornelio, il quale credette e fu battezzato con la sua famiglia, che erano tutti gentili incirconcisi. Prima, però, di battezzarli, Pietro, pregando, vide in estasi il cielo aperto e, legato ai quattro angoli, una specie di vaso come una tovaglia bianca, in cui c'era ogni sorta di quadrupedi, di fiere e di uccelli del cielo. E si udì una voce: " Àlzati, Pietro, uccidi e mangia ". E Pietro disse: " Signore, io non ho mai mangiato niente di impuro e di immondo ". E la voce gli replicò: " Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo immondo " 101. Che poi questa visione stia a significare la chiamata alla fede dei Gentili, non c'è bisogno di indovinarlo: è del resto l'interpretazione data dall'Apostolo stesso all'oggetto apparsogli. Entrato, infatti, nella casa dove Cornelio si trovava con molte persone là convenute, disse loro: Voi sapete molto bene come sia abominevole, ad un Giudeo, unirsi o avere contatti con uno straniero; ma Dio mi ha mostrato di non chiamare profano o immondo nessun uomo 102. Raccontò, quindi, di quella voce da lui sentita circa gli animali visti in quella tovaglia: Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo immondo 103. Non è forse chiaro, ormai, che quel vaso, è il simbolo della terra con tutte le nazioni? Ecco perché era anche legato ai quattro angoli, secondo le quattro parti del mondo che noi ben conosciamo: l'Oriente, l'Occidente, l'Austro e l'Aquilone, che la Scrittura molto spesso ricorda. In verità, enumerare le località che Paolo, nella sua missione ai Gentili, ha visitato, seminando la parola di Dio e consolidando le chiese appena sorte, sarebbe lungo. Ma quando ad Antiochia, i Giudei lo contestarono, lui e Barnaba risposero: Era necessario innanzi tutto annunciare la parola di Dio a voi; ma poiché l'avete respinta e vi siete giudicati indegni della vita eterna, allora ci rivolgiamo ai Gentili. Così, infatti, ci ha comandato il Signore: Ti ho posto come luce per le genti, per essere salvezza fino all'estremità della terra 104. E continua dicendo: All'udirlo i Gentili accolsero la parola di Dio e credettero quanti erano destinati alla vita eterna 105. Ecco citato anche qui il testo del profeta Isaia, che anche noi abbiamo citato, perché sia salvezza fino all'estremità della terra.
La rivolta africana non ha distrutto le altre Chiese.
12. 31. Per non citare le popolazioni che nel periodo subapostolico credettero e si unirono alla Chiesa, limitiamoci a quelle che troviamo nelle sante Lettere, negli Atti, nelle Epistole degli Apostoli e nell'Apocalisse di Giovanni; Lettere che accogliamo entrambi e a cui ci sottomettiamo: ci dicano esse com'è che perirono nella rivolta africana. Noi le abbiamo recepite, infatti, non dai concili di vescovi litigiosi, né dalle discussioni, né dagli Atti forensi o municipali, ma dalle sante Lettere canoniche. Prendiamo la Chiesa di Antiochia, dove per la prima volta i discepoli vennero chiamati cristiani 106: come poté perire per i crimini degli Africani? Quale vento africano tanto impetuoso ha potuto spargere così lontano la peste che si era sollevata, quando ad Atene, a Iconio e a Listri, non si riuscì a conoscere neppure i nomi di coloro che furono la causa e l'origine dell'insorgere di questo male? Chi ha distrutto le Chiese fondate dal lavoro degli Apostoli?. Ecco che cosa dice l'Apostolo, dottore dei Gentili, verso la fine della sua Lettera ai Romani: Vi ho scritto con un po' di audacia, in qualche parte, quasi per ricordarvi, a causa della grazia che mi è stata data da Dio, di essere ministro di Gesù Cristo tra i Gentili, compiendo il ministero del Vangelo di Dio, affinché l'offerta dei Gentili divenga gradita, santificata nello Spirito Santo. La mia gloria, dunque in Gesù Cristo è di fronte a Dio. Non oserei infatti dire alcunché di quelle cose che Cristo non ha operato per mezzo mio per condurre all'obbedienza i Gentili, con le parole e le opere, con la potenza dei segni e dei prodigi, con la potenza dello Spirito Santo; così da Gerusalemme e dintorni, fino all'Illiria ho adempiuto il Vangelo di Cristo
107. Chiedete, Donatisti, se non lo sapete; informatevi del numero delle tappe, da Gerusalemme all'Illiria, percorrendo, però, la via di terra; e se le Chiese che incontriamo sono molte, spiegateci come siano potute scomparire a causa dei conflitti degli Africani. Voi, delle Lettere di Paolo ai Corinzi, agli Efesini, ai Filippesi, ai Tessalonicesi, ai Colossesi, vi limitate alla sola lettura. Noi invece, oltre alla lettura e alla fede in queste Lettere, ci manteniamo in comunione anche con le Chiese stesse. D'altronde nella Galazia non v'è solo una Chiesa, ma ve ne sono molte. E notate ancora come Paolo saluta i Corinzi: Paolo, apostolo di Gesù Cristo, per volontà di Dio, e il fratello Timoteo, alla Chiesa di Dio che è in Corinto, insieme a tutti i santi dell'intera Acaia 108. Quante Chiese pensate che vi siano in tutta l'Acaia? Ma forse neppure sapete dov'è l'Acaia e date giudizi con tanta cecità su una provincia che vi è molto sconosciuta, arrivando a dire che essa è scomparsa per i crimini degli Africani. Non sono forse piene di Chiese fiorentissime tutte quelle località nominate da Pietro: il Ponto, la Cappadocia, l'Asia, la Bitinia 109? E che? E quanto alle Chiese alle quali scrisse Giovanni: la Chiesa di Smirne, di Pergamo, di Sardi, di Tiatira, di Filadelfia, di Laodicea 110 - Efeso l'abbiamo già ricordata - mi dica uno di voi: dove sono e quanto distano tra loro? Forse, ora, leggendo e chiedendo, cercate di informarvi. Informatevi, allora, anche sulla loro lontananza dall'Africa e diteci perché quelle Chiese, che vi sono totalmente sconosciute e di cui parlano apertamente gli scritti apostolici, voi le accusate con tanta temerarietà e dite con tanta insensatezza che sono scomparse a causa dei crimini degli Africani. Infine, che cosa scrivono di esse i santi Libri canonici, io lo so; ma che cosa ne diciate voi, non lo so. Certo, come noi leggiamo dai Libri, che tutt'e due veneriamo, che esse sono Chiese di Cristo, così anche voi dai Libri che tutt'e due veneriamo, leggeteci come esse sono scomparse. O vi piace che contro le Chiese, che sono membra dell'unica Chiesa diffusa in tutto il mondo, e che lo Spirito Santo ci ha raccomandate e trasmesse per mezzo delle sue Scritture, noi dessimo credito a tutte le calunnie degli uomini da qualsiasi parte proferite? Certo, vi piace, ma non piace a noi. Chi siano poi quelli ai quali è più giusto che piaccia, lo vedete anche voi, ma, vinti dall'animosità, non volete farvi vincere dalla verità. Ecco, vi sono le Scritture di Dio; ecco, in esse sono designate e indicate le Chiese, o con l'appellativo generale di tutta la terra, o con il loro nome. Tutto ciò che i vostri antenati rinfacciarono ai loro colleghi, esse non lo seppero; a quali giudici venne affidata questa causa, non lo seppero; come, dunque, perirono? Ecco, vi sono le Scritture, alle quali io credo; ecco, vi sono le Chiese con le quali io sono in comunione. Là dove io ti leggo i loro nomi, tu leggimi i loro crimini.
Anche Paolo annuncia la universalità della Chiesa.
12. 32. Se poi tu declami e leggi altrove i tuoi testi, noi, dopo avere sentito la voce del nostro Pastore, manifestatasi molto chiaramente per bocca dei Profeti, per bocca sua e per bocca degli Evangelisti, non ammettiamo, non crediamo, non accettiamo la vostra voce. Quelle che sono le mie pecore - disse il celeste Pastore - ascoltano la mia voce e mi seguono 111. La sua voce sulla Chiesa non è oscura e chi non vuole allontanarsi dal suo gregge, l'ascolti e la segua. Il suo fedelissimo amministratore 112, il dottore dei Gentili nella fede e nella verità 113, perché egli stesso parlava in lui, dichiara: Mi stupisco che siate passati tanto in fretta da colui che vi ha chiamati alla grazia di Cristo, ad altro Vangelo. Ma non ve n'è un altro; vi sono soltanto alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Ma se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, sia anatema. Lo abbiamo detto ed ora lo ripeto: se qualcuno vi avrà annunciato un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema 114. Ci è stato annunciato che la Chiesa si estenderà in tutta la terra. Che questo preannuncio è stato fatto nella Legge, nei Profeti e nei Salmi, lo ha attestato anche il Signore, il quale ha predetto che essa avrebbe avuto inizio da Gerusalemme e che si sarebbe diffusa in tutte le nazioni; e mentre saliva al cielo ha predetto che i discepoli sarebbero stati suoi testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, la Samaria, fino a tutta la terra. Alle sue parole seguirono i fatti: il suo inizio da Gerusalemme, il suo sviluppo nella Giudea e nella Samaria, e da qui in tutta la terra, dove ancora la Chiesa cresce, finché comprenda, alla fine, anche tutte le altre nazioni, in cui ancora non è presente, ce lo mostrano successivamente i testi delle sacre Scritture. Chiunque predicherà un Vangelo diverso, sia anatema.
13. 32. Predica un vangelo diverso chi afferma che la Chiesa è finita nel resto del mondo ed è rimasta solo in Africa, nel partito di Donato. Dunque sia anatema; oppure, mi legga questo nelle sante Scritture e non sia anatema!
Alcuni esempi dell'A. T. non contraddicono le promesse di Dio.
13. 33. " Lo leggo ", egli dice. " Enoch, infatti, fu l'unico di tutti gli uomini a piacere a Dio e fu portato via 115; e in seguito, quando tutto il mondo fu distrutto dall'inondazione delle acque, il solo Noè meritò di essere salvato nell'arca con la moglie, i figli e le nuore 116 ". Vi aggiungono anche Loth che, unico, fu salvato da Sodoma con le figlie 117; ma anche lo stesso Abramo, Isacco e Giacobbe, perché furono i pochi a piacere a Dio in una terra votata agli idoli e ai demoni. Da ultimo, quando ormai il popolo di Israele si era ingrandito, all'epoca dei Re nella Terra Promessa, spartita fra tutte le dodici tribù, essi ricordano che dieci tribù vennero staccate e affidate al servo di Salomone, mentre due restarono al figlio di Salomone, per costituire il regno di Gerusalemme 118. " Così è ora, dicono: tutto il mondo è diventato apostata, mentre noi, come quelle due tribù, siamo rimasti nel tempio di Dio, cioè nella Chiesa. Quanto al Signore Gesù Cristo, dei moltissimi discepoli che lo avevano seguito, solo dodici restarono con lui dopo l'apostasia dei settantadue ". Con questi ed altri simili esempi gli eretici cercano di accreditare il loro piccolo numero e non cessano di offendere nei santi la moltitudine della Chiesa diffusa in tutto il mondo. Ma io chiedo loro: se, non sia mai, io non volessi credere veri gli esempi da loro citati, con che mi convincerebbero? Non forse con le sacre Scritture, dove essi si leggono con tanta chiarezza che, chiunque accoglie questi scritti con fede, non può non riconoscere che anche gli esempi sono veri? Inoltre, se io fossi costretto a credere che questi esempi sono veri, perché si trovano scritti là dove non si possono ritenere false le cose che vi sono scritte, perché anche essi non credono a queste stesse Scritture, circa la Chiesa diffusa in tutto il mondo? Ecco, noi le crediamo tutte. Credano anche essi alle parole del Signore: Sarà predicata nel suo nome la penitenza e la remissione dei peccati per tutte le nazioni, incominciando da Gerusalemme 119. Credano alle sue ultime parole, dette sul punto di salire al cielo: Mi sarete testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea, la Samaria e fino a tutta la terra 120. Credano veri gli uni e gli altri testi e non resterà tra noi nessuna contesa, poiché i nostri testi non si oppongono ai loro veri, né i loro ai nostri veri. Dicono: Noi crediamo anche i vostri e ammettiamo che si sono adempiuti, ma in seguito il mondo è diventato apostata ed è restata solo la comunione di Donato. Oh, ce li leggano questi testi, come leggono quelli di Enoch, di Noè e di Abramo, Isacco e Giacobbe; delle due tribù, rimaste dopo il distacco delle dieci; dei dodici Apostoli che sono rimasti dopo l'apostasia degli altri. Ci leggano questi testi e non obiettiamo. Ma se invece di leggerci i testi delle sante Scritture, essi cercano di convincerci con le loro discussioni, allora preferisco credere alle parole delle sante Scritture, che alle chiacchiere di eretici ingannatori. Ma visto che pensano di paragonarsi alle due tribù che restarono col figlio di Salomone, leggano: si pentiranno di questa scelta. Ecco che dicono le Scritture di questi due popoli: la parte che includeva Gerusalemme si chiama Giuda; l'altra, quella più popolata, che si separò con il servo di Salomone, Israele 121. Ora leggano che dicono i Profeti di entrambi: a loro dire Giuda è peggiore di Israele, tanto che, secondo loro, la scissionista Israele è giustificata dai delitti di Giuda prevaricatore 122; cioè, sono tanto gravi i delitti di Giuda che, in confronto ad esso, Israele è da ritenersi giusto. Ma né i peccati di Israele né quelli di Giuda hanno danneggiato i giusti, presenti in tutte e due le parti, visto che anche nella parte che i Donatisti prendono come esempio di perdizione, cioè Israele, vi furono dei santi Profeti. Per tacere di altri, citerò Elia, il memorabile profeta, a cui fu detto: Mi sono riservato settemila uomini, quelli che non hanno piegato le ginocchia davanti a Baal 123. Questa parte del popolo, perciò, non deve assolutamente essere ritenuta eretica. Dio infatti aveva ordinato a quelle tribù di separarsi, non per dividere una religione, ma un regno, e per punire, così, il regno di Giuda. Dio non ordina mai di creare uno scisma o un'eresia; né per il fatto che sulla terra molti regni si dividono, si divide per questo anche l'unità cristiana; in entrambe le parti infatti si ritrova la Chiesa cattolica.
I Donatisti cessino di citare questi esempi.
13. 34. Ho ritenuto di rievocare le vicende di Giuda e di Israele, soprattutto per far capire ai Donatisti che non nuoce ai giusti, presenti in mezzo agli empi, tutto ciò che, a causa della moltitudine degli empi, si dice contro le popolazioni, così che cessino di raccogliere i testi, detti contro la paglia e la zizzania nel mondo o per mezzo dei Profeti o per la bocca del Signore o per mezzo degli Evangelisti. Spesso infatti la parola divina biasima le folle cattive della Chiesa, che non sono considerate nella Chiesa; tuttavia, per via dei sacramenti che hanno in comune con i santi, vi è in essi una parvenza di pietà di cui rifiutano la virtù, come dice l'Apostolo: Hanno una parvenza di pietà, ma ne rinnegano la virtù 124 e Dio le rimprovera come se tutti fossero cattivi e di buoni non vi fosse più nessuno. Da questo, per la verità, impariamo che è nella categoria che essi sono indicati come tutti, cioè tutti i figli della Geenna, alla quale Dio ha previsto che appartengono. Costoro, dunque, o per incapacità o per inganno, raccolgono dalle Scritture frasi che, o sono state dette contro i cattivi mescolati ai buoni sino alla fine del mondo, o a proposito della devastazione dell'antico popolo d'Israele, e le vogliono ritorcere contro la Chiesa di Dio, perché si veda che essa è finita e scomparsa dal mondo. La smettano, quindi, di citare questi testi, se vogliono rispondere a questa lettera. Neppure noi, infatti, diciamo che la Chiesa è diffusa in tutto il mondo, che nei suoi sacramenti ci sono solo i buoni e non anche i cattivi e che questi sono tanto più numerosi che, in confronto ad essi, i buoni sono pochi, sebbene, presi a sé, costituiscano un grande numero.
La Scrittura ci offre molte testimonianze sulla mescolanza tra buoni e cattivi.
14. 35. Abbiamo innumerevoli testi, e sulla mescolanza dei cattivi con i buoni nella stessa comunione del sacramento, come Giuda che, pur essendo malvagio, fin dall'inizio frequentò gli undici buoni; e sul numero di buoni, piccolo in rapporto all'alto numero di cattivi; e sulla moltitudine di buoni considerata in se stessa. Di questi testi, per non dilungarmi, cito solo alcuni. C'è un testo, nel Cantico dei Cantici, che ogni cristiano sa che è stato detto della santa Chiesa: Come un giglio tra le spine, così è la mia amata tra le figlie 125. Perché le chiama spine, se non per i loro cattivi costumi? E perché quelle stesse le chiama figlie, se non per la comunione del sacramento? Ezechiele vede alcuni che avevano un segno per non essere uccisi coi cattivi.Di essi gli fu detto: Questi sono coloro che lamentano e piangono i peccati e le iniquità del mio popolo, che si commettono in mezzo a loro 126. Ora Dio non avrebbe considerato suo un popolo, che per altro ordina di sterminare, risparmiando solo i segnati, se questo popolo non avesse avuto i suoi sacramenti. Anche il Signore dice della zizzania seminata sopra il grano: Lasciate che l'uno e l'altra crescano fino alla mietitura 127, il grano, cioè, e la zizzania; e spiega che la mietitura è la fine dei tempi, mentre il campo, sul quale l'uno e l'altra sono stati seminati, è il mondo. È quindi necessario che l'uno e l'altra crescano nel mondo, fino alla fine dei tempi. Non è lecito, perciò, ai Donatisti, supporre o sostenere questa tesi: " I buoni sono tutti scomparsi dal mondo e sopravvivono solo nel partito di Donato ". Cozzano, infatti, con le chiarissime parole del Signore: Il campo è il mondo, e: Lasciate che l'uno e l'altra crescano fino alla mietitura, e: La mietitura è la fine dei tempi 128. C'è anche un'altra parabola, molto chiara, sulla mescolanza dei buoni e dei cattivi entro la stessa comunione e connessione dei sacramenti: la narra e la spiega il Signore, personalmente: Il regno dei cieli - egli dice - è simile ad una rete gettata in mare, che raccoglie ogni genere di pesci; una volta piena, i pescatori la tirarono a riva e, sedutisi, scelsero i buoni nei loro cesti, i cattivi invece li gettarono via. Così sarà alla fine dei tempi: verranno gli angeli e separeranno i cattivi di mezzo ai giusti, e li getteranno in una fornace di fuoco; ivi sarà pianto e stridore di denti 129. Di conseguenza, nessuna mescolanza coi cattivi può atterrire i buoni, per farli decidere a rompere le reti e a uscire dalla società dell'unità, per evitare di tollerare, nella comunione dei sacramenti, persone che non fanno parte del regno dei cieli, dal momento che, arrivati al lido, cioè alla fine dei tempi, si farà la doverosa separazione, non secondo la superficialità degli uomini, ma secondo il giudizio di Dio..
La Scrittura non contraddice le promesse di Dio.
14. 36. Circa il piccolo numero di buoni, leggiamo queste chiarissime parole del Signore: Entrate per la porta stretta. Quanto larga e spaziosa è la via che conduce alla morte, e molti sono coloro che vi si avviano! Quanto angusta è la porta e stretta è la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che entrano per essa! 130. I Donatisti credono di essere loro questi pochi e quindi sostengono che il mondo è scomparso, mentre essi sono rimasti nel piccolo numero lodato dal Signore. Se però si confrontano con i Rogatisti e i Massimianisti, separatisi da loro, vedranno che questi sono di gran lunga più pochi, se considerano una gloria l'essere pochi! Nondimeno, il Signore ha accreditato il piccolo numero in rapporto alla moltitudine dei cattivi; e quanto alla moltitudine dei buoni, considerata in se stessa, egli non ha taciuto: leggano le Scritture e vedano che abbondanza di testi vi si trova. Perché si promette che la discendenza di Abramo sarà numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia del mare 131, se non per via della immensa moltitudine, visto che, come dice l'Apostolo, è stato detto: Da Isacco prenderà nome la tua stirpe, poiché non i figli della carne, ma quelli della promessa saranno considerati tua stirpe 132? Perché: Sono più numerosi i figli della abbandonata che della maritata 133? Perché: Molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e si metteranno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno se ne andranno nelle tenebre esteriori 134, cioè gli empi Giudei? Perché l'Apostolo dice: Per purificare noi e formare per sé un popolo sovrabbondante, competitore di opere buone 135?. Perché l'Apocalisse dice che sono migliaia e migliaia i santi figli della Chiesa 136? Ecco: sono detti molti gli stessi che sono detti pochi. Per quale motivo, se non perché sono molti, presi a sé, e pochi, in rapporto ai cattivi?
Fuggire l'astuzia degli eretici.
15. 37. " È di noi - essi dicono - che è stato detto: Saranno primi quelli che erano ultimi 137. Il Vangelo è giunto tardi in Africa; di conseguenza le Lettere degli Apostoli non dicono in nessun passo che l'Africa ha creduto. Riguarda invece i popoli orientali e gli altri che hanno ricevuto la fede cristiana e che troviamo citati nei Libri santi, l'altro testo: Saranno ultimi quelli che erano i primi, perché stavano per allontanarsi dalla fede ". Non è forse vero che dobbiamo guardarci dall'astuzia degli eretici, che cercano di cambiare il senso delle parole di Dio, facendolo passare dalla verità, che le ha ispirate, alla perversità in cui si trovano essi? Perché, piuttosto, non intendiamo questo testo dei Giudei, che sono diventati ultimi, pur essendo stati i primi, e dei cristiani provenienti dai Gentili, che sono diventati primi, pur essendo stati gli ultimi? Se io non avessi un argomento più sicuro per provare questo significato, ad un uditore di buon senso dovrebbe bastare che io ho trovato in queste parole una conclusione, da cui risulta che i Donatisti non hanno addotto in loro favore nessun testo sicuro che non lasci dubbi. In effetti, anche se capissi che non sono i Giudei o i Gentili quelli di cui si parla qui, è vero che alcuni popoli sono giunti alla fede dopo l'Africa: perciò è sicuro che, in questo cammino di fede, l'Africa non è stata l'ultima. Si aggiunga che il Signore ha spiegato lui stesso a chi si riferiva e ha messo a tacere i calunniatori. Così, rivolto ai Giudei, che stavano per dirgli: Tu hai insegnato sulle nostre piazze, disse: Quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe, e tutti i Profeti nel regno di Dio, e voi, invece, messi fuori; e verranno dall'Oriente e dall'Occidente, dall'Aquilone e dall'Austro, e si metteranno a tavola nel regno di Dio. Ecco: vi sono degli ultimi che saranno i primi e dei primi che saranno gli ultimi 138. Qui non c'è proprio niente da contraddire.
I Donatisti oppongono le parole del Signore sulla apostasia finale.
15. 38. Inoltre i Donatisti dicono che il Signore si riferiva all'apostasia del mondo, quando ha detto: Pensate che il Figlio dell'Uomo, al suo ritorno, troverà la fede sulla terra? 139 Noi invece pensiamo che ha parlato così o per via della perfezione della fede, che la gente trova così difficile che perfino nella vita di ammirevoli santi, come Mosè, si incontrano momenti in cui essi hanno vacillato o potuto vacillare; oppure per via del gran numero dei cattivi e del piccolo numero dei buoni, di cui abbiamo parlato abbastanza. Perciò il Signore si è espresso in forma quasi dubitativa. Non ha detto infatti: " Al suo ritorno il Figlio dell'Uomo non troverà la fede sulla terra ", ma: Pensate che troverà la fede sulla terra? 140 Certamente, a colui che tutto conosce e prevede, non è conveniente avere dubbi; ma il suo " dubbio ", era figura del nostro, poiché i molti scandali che cresceranno verso la fine dei tempi, indurranno la fragilità umana ad esprimersi, qualche volta, in questo modo. Perciò è scritto nei Salmi: La mia anima ha sonnecchiato per la tristezza, rafforzami nelle tue parole 141. Perché: La mia anima ha sonnecchiato per la tristezza, se non per queste parole del Signore: Per il crescere dell'iniquità, si raffredderà la carità di molti 142? E perché: Rafforzami nelle tue parole, se non per ciò che segue: Chi invece persevererà sino alla fine, sarà salvato 143? Vi sono dunque, in tutto il mondo, molti, nei quali si raffredderà la carità, per il crescere della iniquità; come d'altra parte vi sono quelli che, perseverando sino alla fine, saranno salvati. Il Signore ha detto infatti: Lasciate che l'uno e l'altra crescano fino alla mietitura, e: La mietitura è la fine dei tempi, il campo, invece, è il mondo 144. E proprio di questa umana fragilità è anche la voce: Salvami, Signore, perché mancano gli uomini buoni, ed è venuta meno la fede ai figli degli uomini 145. Tuttavia tra questi vi sono dei fedeli che, unanimi e concordi in Dio, gridano: Salvami, Signore. E poiché è talmente uno solo l'uomo che dice: Salvami, Signore, da risultare formato di molti, il salmo aggiunge al singolare: A motivo della miseria degli indigenti e del gemito dei poveri, io ora sorgerò - dice il Signore 146 -; e poco dopo dice al plurale: Ma tu ci salverai e ci custodirai da questa generazione, e per sempre 147. Da quale generazione, se non da quella di cui più sopra è stato detto: Sono venuti meno gli uomini buoni ed è venuta meno la fede ai figli degli uomini 148? Ora, le due razze si trovano in tutto il mondo e sino alla fine, poiché egli ha detto: Lasciate che l'uno e l'altra crescano fino alla mietitura, e: Il campo è il mondo, la mietitura la fine dei tempi 149. E questo unico uomo, che è il corpo di Cristo formato da molte membra, verrà portato via come Enoch, gradito a Dio, liberato da Sodoma, come Lot, e dal diluvio, come Noè 150. In lui si trova la miseria degli indigenti e il gemito dei poveri, poiché la sua anima sonnecchia per la tristezza, quando domanda di essere rafforzato nelle parole di Dio. Nello stesso salmo dice da dove gli viene la tristezza: Mi ha preso la tristezza, per colpa dei peccatori che abbandonano la tua Legge 151. Ugualmente egli grida, quando il suo cuore è in angustia per questa tristezza; ma vedano da dove grida: Dai confini della terra - dice - ti ho invocato, mentre il mio cuore era in angoscia 152. In verità, la persecuzione per la giustizia, egli la subisce, non solo quando riceve tormenti fisici - e questo non sempre succede - ma, e questo succede sempre, fino a quando non sia passata l'iniquità, soffre i tormenti dello spirito; vale a dire lo prende la tristezza a causa dei peccatori che abbandonano la legge di Dio. Non è, infatti, che Lot non soffrisse nessuna persecuzione in Sodoma, dove tuttavia nessuno, quando egli era lì, lo molestò con pene corporali, ma quel giusto, per quel che vedeva e udiva, mentre vi abitava, si tormentava nella sua anima giusta per gli inganni di altri 153. Per questo dice l'Apostolo: Ma anche tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo, saranno perseguitati 154. Di quelli invece che abbandonano la legge di Dio - dei quali il corpo stesso di Cristo dice: Ho visto gli insensati e mi struggevo - aggiunge: I malvagi e i facinorosi progrediscono in peggio, errano essi e inducono gli altri in errore 155. Eppure queste due razze coesisteranno in tutto il mondo fino alla fine, poiché il Signore ha detto: Lasciate che l'uno e l'altro crescano fino alla mietitura; il campo poi è il mondo e la mietitura la fine dei tempi 156.
Si respinge l'interpretazione di Lc 18, 8.
15. 39. Nondimeno mi stupisco che essi non badino a ciò che dicono, quando citano, quasi a loro favore, queste parole del Signore: Pensate che il Figlio dell'Uomo, al suo ritorno, troverà la fede sulla terra? 157, come se l'Africa non fosse una terra. Se infatti, il Signore ha parlato come se veramente non troverà la fede in nessuno, o ha parlato di una terra ben precisa, ma non si sa di quale; o ha parlato di tutta la terra, ma essi non sanno spiegare perché sarebbe esclusa l'Africa. Ed ora vedano se per caso, nelle parole seguenti, egli li abbia colpiti nella loro identità. Visto che egli aveva detto: Pensate che il Figlio dell'Uomo troverà la fede sulla terra?, io credo che nell'animo di alcuni eretici superbi, che in qualche regione della terra si erano separati dall'unità del mondo, si sarebbe potuto insinuare un vano e orgoglioso sentimento di ritenere se stessi giusti, mentre tutte le altre nazioni, nelle quali si espande la comunione della Chiesa, abbandonavano e perdevano la fede, l'evangelista ha immediatamente proseguito dicendo: Disse poi ad alcuni, che si ritenevano giusti e disprezzavano gli altri, questa parabola 158; e quindi prosegue parlando dei due uomini che pregavano nel tempio, il Fariseo e il Pubblicano, che sono il simbolo dell'orgoglioso vanto delle opere buone e dell'umile confessione dei propri peccati. Desistano dunque i Donatisti, se si apprestano a rispondere a questa lettera, dal citare testi che noi, come loro, rivendichiamo o per indicare la perdizione dei Giudei, o la zizzania, o la paglia o i pesci cattivi di tutto il mondo. E come noi con chiarissime testimonianze abbiamo dimostrato che la Chiesa è diffusa in tutto il mondo, così anche essi ne citino qualcuna chiara, per dimostrare che è stato predetto che, mentre tutte le nazioni avrebbero perso la fede di Cristo, sarebbe restata solo l'Africa e dall'Africa sarebbero stati inviati ovunque dei Vescovi.
La Chiesa non è solo a mezzogiorno della terra.
16. 40. Dicono: " Nel Cantico dei Cantici sta scritto che la Sposa, cioè la Chiesa, chiede allo Sposo: Dimmi, amore del mio cuore, dove vai a pascolare, dove vai a riposare nel mezzogiorno? 159 ". È la sola testimonianza che, a loro avviso, suona a loro favore, in quanto l'Africa si trova nella regione meridionale della terra. Perciò prima di tutto vorrei sapere come può la Chiesa chiedere a Cristo di dirle dove si trova la Chiesa; infatti, non vi sono due Chiese, ma una. Oppure, dimostrino essi, visto che non negano che è la Chiesa che parla così a Cristo, qual è la Chiesa che domanda e qual è la Chiesa di cui domanda. Essa infatti chiede dove può raggiungere il suo Sposo e dice: Dimmi, amore del mio cuore, dove vai a pascolare, dove vai a riposare nel mezzogiorno? Ora, è la Chiesa che parla e chiede dove si trova la Chiesa, nel mezzogiorno. In effetti essa non chiede: Dove vai a pascolare, dove vai a riposare? e le si risponde: Nel mezzogiorno, come se fosse lo Sposo a rispondere: Vado a pascolare nel mezzogiorno; vado a riposare nel mezzogiorno, ma tutte le parole fanno parte di un'unica domanda: Dove vai a pascolare, dove vai a riposare nel mezzogiorno? Poi essa dice anche: Per non essere come una donna velata dietro i greggi dei tuoi compagni 160. Ma egli risponde: Se non conosci te stessa, o bellissima tra le donne 161, e così via. Non è dunque con queste parole che si dimostra che la Chiesa si trova solo nella regione meridionale, ma che è stabilita anche in altre regioni del mondo. Forse essa vuol sapere chi fa parte della sua comunione, nel mezzogiorno; cioè dove il suo Sposo va a pascolare e dove va a riposare nel mezzogiorno, visto che pascola i suoi greggi e riposa tra i suoi. Alcuni suoi membri, infatti, cioè dei buoni fedeli, dalle zone d'oltremare vengono in Africa; ma quando sentono che qui c'è il partito di Donato, per timore di cadere nelle mani di qualche " ribattezzatore " invocano Cristo e lo pregano dicendo: Dimmi, o amore del mio cuore, dove vai a pascolare, dove vai a riposare nel mezzogiorno; cioè, dimmi chi sono mezzogiorno, dove tu pascoli e riposi coloro che hanno la carità e non dividono l'unità. Vedi il seguito: Per non essere come una donna velata dietro i greggi dei tuoi compagni; cioè, per non essere nascosta, sconosciuta e con il velo, cioè coperta, non dietro il tuo gregge, ma dietro i greggi dei tuoi compagni che una volta erano gregge con te e ora hanno voluto radunare, al di fuori, non il tuo gregge, ma i loro greggi; e non hanno ascoltato le tue parole: Chi non raccoglie con me, disperde 162, né quelle dette a Pietro: Pasci le mie pecore 163, e non " le tue pecore ". La Chiesa certo non è velata, perché non sta sotto il moggio, ma sopra il candelabro, per far luce a tutti coloro che sono in casa 164, e di essa è stato detto: Non può restare nascosta una città posta sopra un monte 165. Ma per i Donatisti essa è come velata. Essi ascoltano testimonianze tanto limpide e chiare, che la manifestano in tutto il mondo, ma preferiscono andare ad urtare ad occhi chiusi contro il monte, anziché salirvi; questo monte era una pietra staccatasi dal resto senza mani, poi è cresciuta ed è diventata un grande monte, che ha riempito tutta la terra 166.
A mezzogiorno c'è piuttosto l'Egitto.
16. 41. Possiamo anche intendere diversamente: Dove vai a pascolare, dove vai a riposare nel mezzogiorno. Nei salmi la domanda è posta sulle labbra di Mosè, servo di Dio: Fammi riconoscere la tua destra e gli uomini istruiti di cuore nella tua sapienza 167. Con il termine mezzogiorno le Scritture indicano l'immensa luce della sapienza e il grande ardore della carità. Perciò, quando lo Spirito di Dio esorta qualcuno, per mezzo del profeta, a fare buone opere, gli promette: E le tue tenebre brilleranno come mezzogiorno 168. Ma quand'anche per mezzogiorno si dovesse intendere una località della terra, le parole stesse che formano, come ho detto, un'unica domanda, non consentirebbero assolutamente ad alcuno di piegare questa frase in favore della propria opinione. E se a chi chiede dove va a pascolare, dove va a riposare, gli si risponde: nel mezzogiorno, non si deve pensare subito all'Africa. Sì, l'Africa si trova nella parte meridionale del mondo, ma verso l'Africo, non verso l'Austro, dove è veramente mezzogiorno, perché è qui che il sole dimezza il giorno; ma sotto questa regione del cielo si trova piuttosto l'Egitto. Ora, se lo Sposo, interrogato dalla Sposa sul luogo a lei più caro e più familiare e sul suo segreto ritiro, le rispondesse che si trova nel mezzogiorno, molto probabilmente la Chiesa cattolica lo vedrebbe nei suoi membri che vivono in Egitto, cioè nelle migliaia di servi di Dio che vivono nel deserto in santa società, impegnati ad osservare la perfezione del precetto evangelico: Vuoi essere perfetto? Va', vendi quanto hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli, e poi vieni e seguimi 169. Come sarebbe meglio dire che è qui il luogo più segreto in cui il Figlio di Dio pascola e si distende, cioè si riposa, anziché tra le bande esagitate dei pazzi Circoncellioni, tipico male dell'Africa! È a proposito dell'Egitto, infatti, che Isaia profetizza così: In quel giorno vi sarà un altare del Signore nel paese degli Egiziani, e una stele in onore del Signore presso i loro confini; e vi sarà un segnale eterno per il Signore nel paese degli Egiziani. Perché grideranno al Signore contro coloro che li opprimevano, e il Signore manderà un uomo, che li salverà e li conserverà giudicandoli. E il Signore sarà noto agli Egiziani, e in quel giorno questi temeranno il Signore e faranno sacrifici e prometteranno voti al Signore e li trasgrediranno. E il Signore percuoterà gli Egiziani con un flagello e li guarirà con la sua misericordia; ed essi ritorneranno al Signore, egli li esaudirà e li guarirà 170. Che cosa rispondono? Perché non fanno comunione con la Chiesa degli Egiziani, che è stata predetta? E se poi nell'allegoria del profeta l'Egitto significa il mondo, perché non sono in comunione con la Chiesa del mondo?
La Chiesa non ha avuto inizio da Cartagine, ma da Gerusalemme.
16. 42. Scrutino perciò le Scritture e contro un sì gran numero di testimonianze che rivelano la Chiesa di Cristo diffusa in tutta la terra, ne portino almeno una, anch'essa certa ed evidente, per dimostrare che la Chiesa di Cristo è scomparsa da tutte le nazioni ed è rimasta solo in Africa, come per ripartire, non da Gerusalemme, ma da Cartagine, dove per la prima volta elevarono un vescovo contro un vescovo. Se poi vogliamo vedere Donato nel " principe di Tiro
", visto che Cartagine è chiamata Tiria, sentiamo la profezia di Ezechiele contro di lui. Vediamo il testo che lo dipinge meglio: Ti dimostrerò che egli è un uomo, e non un Dio 171. In realtà i Donatisti si gloriano più del nome suo che del nome di Dio; e poiché solo Dio è senza peccato e il Sacerdote che intercede per noi 172, visto che anche di lui è stato detto: Egli è sopra tutte le cose, Dio, benedetto nei secoli 173, questi imitatori di Donato vogliono apparire senza peccato, al punto da ritenersi perfino giustificatori degli uomini e di avere un loro olio, che non è l'olio del peccatore 174. Giustamente il profeta dice al principe di Tiro: Tu hai detto: " Io sono Dio ". No, tu sei uomo e non Dio 175. E ancora: Sei tu migliore di Daniele? 176 Daniele confessa i suoi peccati e quelli del suo popolo 177, mentre i Donatisti, seguaci del principe di Tiro, dicono di essere ascoltati nelle loro preghiere per i peccati del popolo, in quanto non hanno peccati. Giustamente, il profeta dice al principe di Tiro: Sei forse migliore di Daniele? 178. Ecco, noi possiamo trovare un senso appropriato: riguarda il gravissimo male derivato dalla capitale dell'Africa, cioè da Cartagine - la gente sa che Tiro sta per Cartagine -; tuttavia non ricorriamo a simili argomenti. Forse Tiro ha un senso diverso : a maggior ragione lo ha mezzogiorno, visto che le parole stesse richiedono di trovarvi un senso diverso!
La Chiesa, per il venir meno della fede altrove, non sopravvive solo in Africa.
16. 43. Ma per vedere che ai Donatisti non è permesso neppure di cercare questo senso per dimostrare che è stato predetto che mentre le altre nazioni verranno meno alla fede cristiana, la Chiesa rimarrà solo nell'Africa, considerino il testo che ho citato spesso: Che crescano l'uno e l'altra fino alla mietitura, e: Il campo è il mondo, la mietitura la fine dei tempi 179. E non siamo noi, ma è il Signore che interpreta la sua parabola. Ma c'è anche un altro argomento, molto chiaro, che li dispensa dalla faticosa ricerca di provare che la Chiesa, perso il mondo, si è ridotta solo agli Africani. Una realtà può esistere, ma non trovarsi; ma non può non esistere e trovarsi. Desistano quindi dal cercare ciò che non potranno trovare; non perché è nascosto, ma perché non esiste. Vi sono ancora nazioni, alle quali non è ancora giunto il messaggio del Vangelo; mentre è necessario che si realizzino tutte le cose che sono state predette di Cristo e della Chiesa, e quindi è necessario predicarlo anche ad esse. Ma una volta fatto, ci sarà la fine.
La fede non ha raggiunto ancora tutto il mondo.
17. 43. Come fanno, essi, a dire che già si è realizzato ciò che il Signore ha detto: Sarà predicata nel suo nome la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le nazioni, incominciando da Gerusalemme 180, ma che, in seguito, mentre tutte le nazioni sono venute meno, solo l'Africa è rimasta a Cristo, se questo si deve ancora realizzare, se non si è ancora realizzato? Ma quando si sarà realizzato, verrà la fine. Il Signore, infatti, ha detto: E sarà predicato questo Vangelo del regno in tutto il mondo, come testimonianza a tutte le nazioni, e allora verrà la fine 181. Come è possibile, quindi, che, essendosi compiuto l'annuncio della fede in tutte le nazioni, è seguita la perdizione di tutte le nazioni, tranne l'Africa, se l'annuncio della fede in tutte le nazioni non si è ancora compiuto?
La fede non è scomparsa in tutto il mondo: niente reiterazione del battesimo.
17. 44. A meno che all'umana follia resti da dire che non sono le Chiese fondate dal lavoro degli Apostoli, che completano la predicazione del Vangelo, ma che, scomparse esse, la loro restaurazione e la conquista di tutte le altre verrà dall'Africa ad opera del partito di Donato. Penso che ridano essi stessi nel sentire questo; eppure, se non dicono questo, di cui si dovrebbero vergognare, non sanno che dire. Ma che importa? Noi non invidiamo nessuno. Ci leggano queste cose dalle sante Scritture e crediamo. Ripeto: ci leggano, dal canone dei Libri divini, che molte città che hanno conservato fin ad oggi il battesimo trasmesso loro dagli Apostoli, si sono allontanate dalla fede di Cristo a causa dei crimini degli Africani che ignoravano e che quindi devono essere ribattezzate dal partito di Donato; perciò è a partire dall'Africa che bisogna predicare il Vangelo a tutte le nazioni, che ancora non l'hanno ascoltato. Ci leggano queste cose. Perché indugiano? Perché tergiversano? Perché ostacolano la salvezza delle nazioni? Ce le leggano. E dopo di che inviino i nuovi apostoli a ribattezzare molte nazioni e a battezzare le altre.
Il Vangelo cresce e fruttifica ancora in tutto il mondo.
17. 45. Ma stiano attenti, andando ai Colossesi, a come leggono o ascoltano l'Epistola inviata loro dall'Apostolo, in quel passo in cui egli dice: Rendiamo grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre frequenti preghiere per voi, essendo venuti a conoscenza della vostra fede in Cristo Gesù, e dell'amore che avete verso tutti i santi, a motivo della speranza che vi è riservata nei cieli, e che voi avete già udita nella parola di verità del Vangelo, che è giunto in mezzo a voi, come esso fruttifichi e cresca, così anche tra di voi, dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità 182. Sono parole che concordano con il Vangelo dove dice: Il regno dei cieli è simile ad un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo 183; e poi si passa a spiegare che il campo è questo mondo. E come è stato predetto che dalla sua semina il seme cresce fino alla mietitura, così anche l'Apostolo dice: In tutto il mondo esso fruttifica e cresce, come anche tra voi, dal giorno in cui l'avete ascoltato 184. Esso cresce sino alla fine, cioè sino alla mietitura; e la mietitura è la fine dei tempi 185. Ora, non solo i Colossesi, destinatari della lettera, ma anche tutti gli altri che la sentirono leggere e che dalle parole degli Apostoli noteranno che è stato seminato del buon seme, che già da allora ha preso a crescere e a fruttificare, diranno: " Che novità ci portate? Dobbiamo forse seminare di nuovo il buon seme, se è vero che dal giorno in cui è stato seminato, cresce fino alla mietitura? ". Se voi dite che nei luoghi in cui gli Apostoli lo avevano seminato è scomparso e che quindi bisogna seminarlo di nuovo, incominciando dall'Africa, vi si risponderà: " Leggetecelo dagli oracoli divini ". Certo non potrete leggerlo, se prima non dimostrerete che è falsa questa parola: il seme, precedentemente seminato nel mondo, cresce fino alla mietitura 186. Ma poiché in nessun modo i discorsi divini si contraddicono, nelle Scritture voi non troverete mai un testo da poter citare contro questo tanto evidente. Rimane, quindi, che lo citiate, non dai Libri divini, ma traendolo da voi stessi. E quindi, la risposta più degna sarà: " Siate anatema! ". In effetti, le Chiese fondate dal lavoro degli Apostoli sanno con quanta premura è stato predetto loro: Se qualcuno vi annunzierà un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema 187.
Nella Chiesa non c'è solo il frumento ma anche le impurità.
18. 46. Visto che nelle sacre Scritture si rivela chiaramente che la Chiesa inizia da Gerusalemme e cresce nelle altre nazioni sino alla fine dei tempi, finché non le possegga tutte; e che non si parla solo del suo buon grano, ma anche delle sue impurità, prima correggetevi e fate comunione con il grano e poi vedrete che cosa dovete chiamare zizzania e paglia. Altrimenti sarete indotti, con un riprovevole errore, a ornare i cattivi con le lodi dei buoni e i buoni con i crimini dei cattivi. Certamente noi abbiamo tra le mani argomenti che provano che i vostri antenati, di cui voi seguite lo scisma, prima hanno consegnato i Libri santi alle fiamme, stando agli Atti municipali, poi non lo hanno potuto negare, stando agli Atti ecclesiastici; e che essi sono stati tra quei giudici che a Cartagine emisero la sentenza di condanna contro Ceciliano e i suoi colleghi, in loro assenza. Certo, negli stessi Atti municipali ed ecclesiastici leggiamo che i traditori sono quelli che in seguito voi avete citati come condannatori dei traditori assenti. Certo, Nundinario, all'epoca vostro diacono, davanti al governatore Zenofilo rivelò i traffici di Lucilla, la quale comprò dai vescovi la condanna di Ceciliano, diventato suo nemico per aver predicato la verità. Certo, in seguito essi inviarono una lettera all'imperatore Costantino, ma ricusarono i vescovi, per altro da loro richiesti, che egli aveva concesso per dirimere la questione, e in seguito li accusarono davanti a lui come giudici iniqui. E quando egli ne concesse altri, ad Arles, essi preferirono appellarsi direttamente all'imperatore, il quale ascoltò le parti; ma pur essendo stati riconosciuti e condannati come calunniatori, perseverarono nell'ostinazione del loro furore. Certo, voi stessi, che sostenete che la santità cristiana è completamente scomparsa dalle tante nazioni, nelle quali gli Apostoli l'hanno lasciata ben fondata, proprio perché fecero comunione con coloro che i vostri antenati avevano condannato nel concilio Cartaginese dei settanta vescovi, non siete forse in comunione con coloro, che i trecentodieci vescovi hanno condannato, con Massimiano, nel Concilio di Bagai? Non si legge, forse, che nello stesso concilio è stato condannato Pretestato di Assuri, che voi avete accusato e attaccato, stando agli Atti proconsolari, e che tuttavia è stato riassunto nella dignità in cui era stato condannato, ed è morto nella vostra comunione? Non è forse vero che Feliciano di Musti, condannato dai vescovi, nello stesso modo, nella stessa causa e nello stesso concilio; accusato dinanzi ai giudici e, in seguito, da voi accolto, ora vive con voi da vescovo? Non è forse vero che, quanti furono battezzati da questi condannati, ora sono in comunione con voi nello stesso battesimo? Ma è chiaro: se tante Chiese d'oltremare, fondate dal lavoro apostolico, poiché hanno comunicato nei sacramenti con quelli che, neppure dopo essere stati accusati presso di loro, hanno condannato, e in seguito, hanno sentito che erano stati purificati e assolti dagli altri, perdono la salvezza e la religione cristiana; mentre se il partito di Donato condanna quelli che vuole e nella stessa dichiarazione di condanna esagera tanto il loro sacrilegio dello scisma, da non esitare a paragonarli a quelli che la terra inghiottì vivi, e comunica, quando gli fa comodo, con quelli che ha riammesso nella stessa dignità, ecco che resta santo e integro. O regola del diritto Numida! O privilegio di Bagai! Ecco: si esorcizza il battesimo di Cristo nei fedeli che lo hanno ricevuto nelle Chiese apostoliche, mentre in quelli che sono stati battezzati da Pretestato e Feliciano, benché " condannati come sacrileghi ", come sta scritto nel concilio di Bagai, si rispetta il battesimo di Cristo, non perché battesimo di Cristo, ma perché lo hanno dato quelli che, come vescovi, hanno avuto il merito di separarsi dai loro condannatori e di ritornare, come vescovi, ai loro condannatori!
Fondarsi solo sulla Scrittura.
18. 47. Ora tutti questi fatti, che io sto richiamando già da tempo, li leggiamo nelle lettere dell'imperatore e negli Atti ecclesiastici, sia municipali che proconsolari. Tuttavia, o Donatisti, se voi accettaste la Chiesa diffusa in tutto il mondo, che viene descritta e manifestata dai testi chiarissimi delle Scritture canoniche, tutto questo non dovrebbe avere alcun valore contro di voi, poiché né i delitti della paglia danneggerebbero voi, se in essa foste grano, né, se foste paglia e aveste commesso dei crimini, voi danneggereste il grano del Signore, seminato nel campo del Signore per crescere fino alla mietitura; cioè seminato nel mondo, per crescere sino alla fine dei tempi. Allo stesso modo, se voi, cosa che ancora non ci avete mai provato, portaste delle prove convincenti contro la nostra paglia e noi, viceversa, non disponessimo contro di voi di tutte quelle che ho portato io, neppure in questo caso le vostre accuse contro la paglia danneggerebbero il nostro grano sparso in tutto il mondo, quand'anche fossero verissime, chiarissime e provatissime. Via dunque pretesti e ritardi. Tutte le false accuse, riguardanti i peccati degli uomini, le giudichi la coscienza e non si facciano più; tutte le accuse, anche vere, riguardanti i peccati degli uomini, o che non si riesce a provarle o che non si è riusciti quando lo si doveva fare, non si facciano più; tutte le accuse, vere e provate, riguardanti i peccati degli uomini, ma che non toccano il grano nascosto tra la paglia, bensì la paglia che verrà separata alla fine, non si facciano più. Di esse, infatti, possiamo farne molte di più anche noi e più documentate, e non con la vana presunzione che hanno loro di stabilire su di esse la nostra causa, ma per dimostrare che se noi rifiutiamo di affidarci a tali argomenti, non è perché non vi troviamo riscontri a quanto diciamo, ma per non perdere, in cose non necessarie, il tempo utile per le necessarie. Questo essi lo fanno perché non riescono a trovare prove robuste, fondate sulla solida verità, per difendere la loro causa, e perché vogliono far vedere di avere qualcosa da dire e, mentre si vergognano di tacere, non si vergognano di parlare a vuoto. Accantonati, dunque, gli argomenti di questo tipo, mostrino la loro Chiesa, se ci riescono, non coi discorsi e con le chiacchiere degli Africani, non con i concili dei loro vescovi; non con gli scritti di un qualunque controversista, non coi segni e prodigi ingannevoli - visto che anche verso questi siamo stati avvisati e resi guardinghi dalla parola del Signore - ma col dettato della Legge, le profezie dei Profeti, i canti dei Salmi, le parole dell'unico nostro Pastore, la predicazione e le fatiche degli Evangelisti. Cioè, con tutte le autorità canoniche dei Libri santi, non però raccogliendo e citando testi oscuri, ambigui e allegorici, che ciascuno interpreta a piacere, secondo la propria opinione. Questi testi, infatti, non possono essere capiti e spiegati nel giusto senso, se prima non si crede con ferma fede a quelli molto chiari.
I Donatisti non procedano solo con falsi argomenti.
18. 48. Dunque, chiunque si appresta a replicare a questa lettera, lo preavviso: non mi dica: " Essi hanno dato alle fiamme i Libri del Signore; essi hanno sacrificato alle statue dei Gentili; essi hanno scatenato contro di noi una persecuzione molto ingiusta e voi foste in tutto d'accordo con loro ". Gli rispondo brevemente come sempre: " O voi dite il falso o, se dite il vero, le vostre accuse non toccano il grano di Cristo, ma la sua paglia ". Ma non per questo perisce la Chiesa che, vagliata nell'ultimo giudizio, verrà purificata con la separazione di tutti costoro. Ecco la Chiesa che io cerco: cerco dov'è quella che, ascoltando le parole di Cristo e mettendole in pratica, edifica sulla roccia 188; quella che, ascoltandole e mettendole in pratica, sopporta quelli che, ascoltandole e non mettendole in pratica, edificano sulla sabbia. Cerco dov'è il frumento che cresce in mezzo alla zizzania fino alla mietitura e non che cosa ha fatto o che cosa fa la zizzania; dov'è la diletta di Cristo tra le figlie cattive, come il giglio tra le spine 189 e non che cosa hanno fatto o fanno le spine. Cerco dove sono i pesci buoni che, in attesa di giungere alla riva, sopportano i pesci cattivi, anch'essi nella rete 190, e non che cosa hanno fatto o fanno i pesci cattivi.
Non dicano è vero ciò che diciamo noi perché lo diciamo noi.
19. 49. Accantonate dunque queste manovre dilatorie, mi dimostri che la Chiesa, una volta perse tante nazioni, deve essere conservata solo in Africa, o che, a partire dall'Africa, deve essere restaurata e ristabilita pienamente in tutte le nazioni. Ma lo dimostri senza dire: " È vero perché lo dico io o perché lo ha detto il tale mio collega o i miei colleghi o i vescovi o i chierici o i nostri laici " oppure: " È vero perché Donato, Ponzio o qualsiasi altro hanno fatto questi e quei miracoli, o perché le persone pregano sulle cappelle dei nostri morti e sono esaudite, o perché vi accadono questi o quei fatti, o perché quel nostro fratello o quella nostra sorella hanno avuto, stando svegli, tale visione; o perché, dormendo, l'hanno sognata ". Via queste fantasie di gente menzognera o prodigi di spiriti ingannevoli! O, infatti, le cose che si dicono non sono vere o, se veramente gli eretici hanno compiuto fatti miracolosi, dobbiamo stare più attenti. Il Signore, infatti, dopo avere predetto che sarebbero sorti seduttori, che con i loro miracoli avrebbero ingannato, se fosse stato possibile, anche gli eletti, ci ha caldamente raccomandato: Ecco, io ve l'ho predetto 191. Perciò anche l'Apostolo ammonendoci ha detto: Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, per rivolgere l'attenzione a spiriti seduttori e dottrine demoniache 192. Del resto, se uno, pregando nelle cappelle degli eretici, viene esaudito, non è per merito del luogo, ma della preghiera, che riceve il bene o il male. Sta scritto infatti: Lo Spirito del Signore riempie tutta la terra 193, e: Un orecchio geloso ascolta tutto 194. Molti fedeli Dio li ascolta anche se in collera: sono quelli di cui l'Apostolo dice: Dio li ha abbandonati alla concupiscenza del loro cuore 195; e a molti il Dio propizio non concede ciò che essi vogliono, per concedere ciò che è loro utile. Così il medesimo Apostolo parla dello stimolo della sua carne, cioè dell'angelo di satana, e dice che gli era stato dato perché lo schiaffeggiasse e non si insuperbisse della grandezza delle rivelazioni: Per questo tre volte ho pregato il Signore, affinché me lo allontanasse. Ed egli mi disse: Ti basta la mia grazia: la virtù si perfeziona nella debolezza 196. Non leggiamo forse che delle persone sono state esaudite dal Signore Dio sugli eccelsi monti della Giudea, i quali, pur se eccelsi, erano però così sgraditi a Dio, che si accusavano i re che non li distruggevano e si lodavano quelli che li distruggevano? Da ciò si capisce che conta di più il cuore di chi prega, che il luogo dove si prega. Riguardo alle visioni ingannevoli, leggano quanto sta scritto: Satana stesso si trasfigura in angelo di luce 197; e: molti si sono lasciati ingannare dai loro sogni 198. Ascoltino anche i racconti che i pagani fanno dei loro templi e dei loro dèi, e i fatti e le visioni meravigliose. Eppure sta scritto: Gli dèi dei Gentili sono demoni, mentre il Signore ha fatto i cieli 199. Sono molti, quindi, quelli che sono esauditi in molti modi: non solo i cristiani cattolici, ma anche i pagani, i Giudei e gli eretici, immersi in vari errori e superstizioni. Sono esauditi, sia dagli spiriti seduttori, che però non fanno niente se non viene loro permesso - poiché Dio giudica in modo sublime e ineffabile quello che deve essere concesso a ciascuno - sia da Dio stesso, come punizione della malvagità, o come consolazione della miseria, o come sollecitazione a cercare la salvezza eterna. Ma nessuno giunge alla salvezza e alla vita eterna, se non ha per capo Cristo. E nessuno può avere per capo Cristo, se non è nel suo corpo, che è la Chiesa, che noi dobbiamo riconoscere nelle sante Scritture canoniche, così come si riconosce il Capo, e non cercarla nei diversi clamori, nelle opinioni, nelle azioni, nelle parole e nelle visioni della gente.
Le Scritture sono l'unico sicuro e principale nostro argomento.
19. 50. Che nessuno, perciò, preparato a rispondermi, mi opponga questi argomenti, poiché io neanche dico che mi si deve credere, quando affermo che la comunione di Donato non è la Chiesa di Cristo, perché alcuni, che furono vescovi presso di loro, vengono convinti dagli Atti ecclesiastici, municipali e giudiziari, di avere consegnato alle fiamme i Libri divini; o perché non hanno vinto la causa nel tribunale dei vescovi, da essi richiesti all'imperatore; o perché, appellandosi direttamente all'imperatore, anche da lui hanno ottenuto una sentenza avversa; o perché tra loro si trovano i ben noti capi dei circoncellioni; o perché i circoncellioni commettono tanti delitti; o perché tra loro vi sono di quelli che si gettano giù dai precipizi o si lanciano nei fuochi, accesi da loro stessi, per bruciare; o perché convincono, con minacce, persone riluttanti ad ucciderli e vanno incontro a tante morti spontanee e violente, solo per essere venerati dagli uomini; o perché, presso i sepolcri dei loro, si incontrano bande ubriache di vagabondi e di vagabonde che, mettendo in comune la loro malizia, si affogano giorno e notte nel vino e si corrompono nelle turpitudini. Sia tutta questa gente la loro paglia e non danneggi il frumento, se la Chiesa l'hanno i Donatisti. Ma severamente l'hanno loro, lo mostrino solo attraverso i Libri canonici delle divine Scritture, giacché noi neppure pretendiamo di essere creduti quando affermiamo di stare nella Chiesa di Cristo, solo perché quella che abbiamo noi, l'hanno avvalorata Ottato di Milevi, Ambrogio di Milano, o altri innumerevoli vescovi della nostra comunione; o perché essa è stata proclamata nei Concili dei nostri colleghi; o perché nel mondo, nei luoghi santi, frequentati dalla nostra comunione, avvengono tanti miracoli, grazie e guarigioni, al punto che dei corpi rimasti nascosti per molti anni, sono stati rivelati ad Ambrogio - lo possono chiedere a molti testimoni - e che, toccando questi corpi, un cieco da molti anni, assai noto alla città di Milano, ha recuperato la vista e la luce; o perché un tale ha avuto in sogno una visione e un tal altro, caduto in estasi, ha sentito dire di non andare al partito di Donato o di andarsene dal partito di Donato. Tutti questi fatti accadono nella Chiesa cattolica e quindi sono da approvarsi. Ma per il fatto che accadono nella Chiesa cattolica, non per questo si manifesta cattolica, perché vi accadono questi fatti. Del resto, il Signore stesso Gesù, dopo essere risorto dai morti e offerto il suo corpo ai discepoli per essere veduto e toccato, per timore che i discepoli credessero di essere vittime di qualche inganno, ritenne di doverli confermare meglio con le testimonianze della Legge, dei Profeti e dei Salmi, mostrando che in lui si erano adempiute le antiche profezie. Ecco come egli ha accreditato la sua Chiesa: E sarà predicata nel suo nome la conversione e la remissione dei peccati a tutte le nazioni, incominciando da Gerusalemme 200. Questo sta scritto nella Legge, nei Profeti e nei Salmi, come attesta lui stesso 201. Questo è stato raccomandato dalla sua bocca, e noi lo crediamo. Queste sono le prove della nostra causa, questi i fondamenti, gli argomenti.
Portare testi che non richiedono interpreti.
19. 51. Leggiamo negli Atti degli Apostoli che alcuni credenti esaminavano ogni giorno le Scritture 202 per vedere se le cose stessero proprio così. Quali Scritture, se non le canoniche, cioè la Legge e i Profeti? A queste si aggiunsero i Vangeli, le Lettere degli Apostoli, gli Atti degli Apostoli e l'Apocalisse di Giovanni. Esaminatele tutte ed estraetene un testo chiaro, col quale dimostrare che la Chiesa è sopravvissuta solo in Africa e che, partendo dall'Africa, si realizzerà la parola del Signore: Si predicherà questo Vangelo in tutto il mondo come testimonianza a tutte le genti, e allora sarà la fine 203. Ma portate un testo chiaro, che non richieda un interprete e dal quale non vi si possa dimostrare che parla d'altro, ma che voi cercate di piegarlo al vostro significato. Vedete, infatti, l'unico testo, che voi siete soliti citare: Dove vai a pascolare, dove vai a riposare nel mezzogiorno 204; esaminiamo tutte le sue parole e capiamo che esso ha un senso diverso da quello che voi pensate; e se poi significasse ciò che voi volete, su questo i Massimianisti la spunterebbero. Stanno infatti più a mezzogiorno la Proconsolare, Bisanzio e Tripoli, dove si sono concentrati tutti loro, che la Numidia, dove, invece, prevalete voi. E quindi essi si possono vantare, con più verità e precisione, d'essere mezzogiorno; sicché voi non potete escluderli dal significato di questa frase, se non accettando il senso vero e cattolico di questo testo, e mostrando loro che, secondo i quattro punti cardinali della terra, il mezzogiorno è più verso l'Austro che verso l'Africo, mentre, secondo le allegorie delle Scritture, si chiama mezzogiorno la perfetta illuminazione dello spirito e il massimo ardore della carità, per cui sta scritto: E le tue tenebre saranno come il mezzogiorno 205. Portate, dunque, un testo, la cui interpretazione più vera non sia contro di voi, e che non richieda affatto un interprete, come non lo richiede questo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 206: che infatti la discendenza di Abramo sia Cristo, non lo interpreto io, ma l'Apostolo 207; come non lo richiede: Tu sarai chiamata mio compiacimento, e la tua terra mondo 208: nessun cristiano, infatti, crede che qui non si parli della Chiesa. Come non lo richiede: Si ricorderanno e si convertiranno al Signore, tutti i confini della terra, e si prostreranno davanti a lui tutti i popoli della terra, poiché è suo il regno ed egli dominerà sulle nazioni 209. Sono infatti parole di un salmo che, come testimonia anche il Vangelo 210, annuncia la passione del Signore. Come non lo richiede: Era necessario che il Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno, e che nel suo nome fosse predicata la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti, incominciando da Gerusalemme 211. Come non lo richiede: Mi sarete testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea, nella Samaria, e in tutta la terra 212 - che infatti la Chiesa abbia avuto inizio da Gerusalemme e da qui si sia incamminata per la Giudea, la Samaria e le altre nazioni, lo testimoniano gli avvenimenti successivi, confermati dai Testi canonici -. Come non lo richiede: Si predicherà questo Vangelo come testimonianza a tutte le genti, e allora sarà la fine 213: interrogato, infatti, sulla fine del mondo, il Signore, dopo aver parlato dei sintomi del parto 214, aggiunse: Ma non è ancora la fine 215. Comunque predisse che la fine sarebbe avvenuta dopo la predicazione del Vangelo nel mondo a tutte le genti. Come non richiede un interprete: Lasciate crescere l'uno e l'altra, fino alla mietitura 216: visto infatti che di interprete ce n'era bisogno, l'ha interpretato personalmente il Signore, dandone una spiegazione che nessuno può contestare, soprattutto in una parabola uscita dalla sua bocca, in cui egli dice che il buon seme sono i figli del regno, il campo è il mondo, e la mietitura la fine del mondo 217. Di questi testi citatene almeno uno: uno che dichiari, molto esplicitamente, che l'Africa è restata sola tra le altre nazioni del mondo e che essa sola è stata risparmiata per essere l'inizio di rinnovamento e di pienezza nel mondo intero. Non è infatti pensabile che si accreditasse con tante testimonianze una realtà destinata a scomparire ben presto e si passasse sotto silenzio un'altra che o doveva rimanere sola o che da essa doveva derivare la restaurazione e la pienezza di tutto il resto. Se poi voi non potete mostrarci quanto giustamente vi chiediamo, arrendetevi alla verità, state zitti, addormentatevi e svegliatevi passando dalla vostra rabbia alla salvezza.
Cerchiamo i Donatisti come il pastore la pecora smarrita.
19. 52. Oppure voi dite ancora: " Se la Chiesa è presso di voi, perché ci costringete, perseguitandoci, ad entrare nella sua pace? E se siamo cattivi, perché ci cercate? Se siamo zizzania, lasciateci crescere fino alla mietitura "? Come se noi non ci preoccupassimo, con tutti i mezzi possibili, che non venga sradicato il frumento, separando, anzitempo, la zizzania 218. In effetti, tutti coloro che nell'eternità saranno buoni, anche se nel frattempo sono cattivi, nella prescienza di Dio non sono zizzania, ma grano. Ma voi ci accusate di cercarvi, se siete cattivi, come se voi non foste perduti proprio perché siete cattivi, e quindi siate da cercare, perché siete perduti; così che perduti siate cercati, cercati siate ritrovati, ritrovati siate richiamati; come la pecora dal pastore, come la dramma dalla donna, e come quel figlio che era morto e tornò vivo, era perduto e fu ritrovato 219. Vi cerca infatti colui che abita nei santi e ci ordina di cercarvi 220.
La persecuzione non è sempre riprovevole.
20. 53. Quanto poi alla persecuzione, le vostre lagnanze si calmeranno, se prima di tutto pensate e capite che non ogni persecuzione è riprovevole: diversamente non sarebbe stato lodevole dire: Chi calunnia il suo prossimo in segreto, io lo perseguiterò 221. Ogni giorno, infatti, vediamo un figlio lamentarsi del padre come di un suo persecutore, una moglie del marito, un servo del padrone, un colono del proprietario, un reo del giudice, un soldato o un governatore del capo o del re, quando questi spesso, usando del loro potere legittimo, cercano di impedire e distogliere i loro sudditi da mali più gravi infliggendo pene leggere, e spesso, invece, con minacce e sevizie, cercano di distoglierli dalla retta vita e dalle buone opere. Ora, quando li distolgono da ciò che è male e illecito, sono censori e consultori, quando invece li distolgono dal compiere ciò che è bene e onesto, sono persecutori e oppressori. Certo, sono colpevoli anche coloro che li trattengono dal male, se la misura della punizione eccede la gravità del peccato. Analogamente, è giusto dichiarare colpevoli quanti, in modo disordinato e illegale, si accaniscono nel reprimere quelli che non sono sottomessi a loro in forza di nessuna legge.
Va sempre riprovata una persecuzione illecita, anche dei cattivi.
20. 54. Noi quindi condanniamo, e giustamente, le sfrenate licenze e le folli prepotenze dei vostri Circoncellioni, anche quando sono violenti nei riguardi di alcuni pessimi criminali, poiché non è una buona cosa punire atti illeciti con mezzi illeciti e dissuadere da atti illeciti con mezzi illeciti. Quando poi essi perseguitano perfino degli innocenti, o per un motivo sconosciuto o per le più inique ostilità, chi non inorridisce della loro scelleratissima violenza? Ora, che voi avete ritenuto di reprimere la follia dei Massimianisti con le leggi dello Stato, per costringerli a riflettere sul loro crimine, una volta cacciati dalle basiliche che occupavano, con le ordinanze dei giudici, l'intervento dei funzionari e il sostegno della gente, noi non lo condanniamo, se non perché voi avete perseguitato in loro ciò che voi stessi avete fatto; anzi, essi lo hanno fatto con più moderazione di voi. Infatti, essi hanno eretto l'altare dello scisma sacrilego contro il partito di Donato, mentre voi lo avete eretto contro tutto il mondo e contro le parole di colui che ha assicurato che la sua Chiesa si sarebbe sparsa in tutte le genti, incominciando da Gerusalemme. Ora, se i Massimianisti, alle ingiunzioni dei giudici, sollecitate da voi contro di loro, si fossero duramente opposti con mezzi illegali, non sarebbero forse incorsi in quel giudizio dell'Apostolo, che dice: Chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono a lui, si attirano addosso la condanna, poiché i capi non sono temibili quando si fa il bene, ma quando si fa il male 222? Di fronte quindi ad una loro cattiva azione, che voi cercavate di reprimere per mezzo delle autorità legittime, se i Massimianisti per questa cattiva azione avessero voluto resistere alle leggi, commettendone una più grave, per colpa di chi avrebbero sofferto possibili punizioni, vostra o non piuttosto loro? Analogamente, se uno avesse bestemmiato il Dio di Sidrac, di Misac e di Abdenago e, in conformità all'editto del re, fosse stato trucidato con i suoi familiari 223, per colpa di chi avrebbe ricevuto questo eventuale danno: dei tre giovani scampati dal fuoco, la cui liberazione aveva stupito il re che aveva emanato quell'editto, del re stesso, o non piuttosto per colpa propria? Infine, se quei quaranta Giudei che avevano ordito una congiura per uccidere Paolo, avessero assalito i soldati che lo conducevano sotto regolare scorta 224, per colpa di chi sarebbero stati annientati? Dell'Apostolo, o non piuttosto per colpa loro che si erano opposti all'autorità?
I Donatisti giudicano la persecuzione secondo la loro convenienza.
20. 55. Anche voi, perciò, senza turbamento, senza sediziose contese e senza aspro odio, esaminate con attenzione le decisioni che gli imperatori della nostra comunione prendono contro di voi; vedete per quale motivo soffrite e se scoprirete di stare nella Chiesa di Cristo, rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli 225. Voi infatti sarete incoronati come martiri, mentre essi saranno giudicati persecutori dei martiri. Se invece voi avete eretto un altare contro la Chiesa di Cristo e, con uno scisma sacrilego, vi siete separati dall'unità cristiana diffusa in tutto il mondo e, per quanto potete, ribattezzando, calunniando e combattendo con ogni mezzo, vi siete messi contro il corpo di Cristo, che è la Chiesa diffusa in tutto il mondo, e la Scrittura santa e canonica ve lo dimostra, allora voi siete considerati empi e sacrileghi e quelli, invece, che per un crimine così grande decidono di dissuadervi e di reprimervi con pene molto lievi, cioè con la privazione delle abitazioni, degli onori, e del denaro, affinché, riflettendo sui motivi di queste punizioni e, riconosciuto il vostro sacrilegio, possiate fuggirlo e liberarvi dalla dannazione eterna, sono considerati governatori molto diligenti e consultori molto pii. È tale l'amore che vi debbono gli imperatori cristiani cattolici che, per la loro mitezza cristiana, decidono di punire i vostri sacrilegi non come meritate; per la loro sollecitudine cristiana non li lasciano del tutto impuniti. E questo lo opera in essi Dio, la cui misericordia voi non volete riconoscere anche in quei fastidi di cui vi lagnate. Noi, poi, per quanto è in noi, e per quanto il Signore ci concede e ci permette, non invochiamo contro di voi, neppure le leggi coercitive più miti, tranne che per difendere la libertà della Chiesa dalle vostre violenze, e la fragilità dei deboli, in modo che possano scegliere di seguire senza timore la loro fede. Così, se i vostri hanno compiuto qualche violenza contro i nostri, allora voi, che noi teniamo come ostaggi nelle campagne e nelle città, non subirete castighi come quelli che infliggono i vostri; ma come uomini soggetti alle leggi, sarete puniti, dopo un regolare giudizio, con una pena pecuniaria. Ma se questa vi sembra pesante, allora i vostri vi risparmino e si calmino. Se poi quelli che sono sotto di voi o sono con voi, invece di calmarsi, infieriscono contro di voi, non potete lamentarvi di noi che abbiamo dato a voi e ai vostri la possibilità di non subire nessun danno, anche restando nella vostra eresia, purché né voi e né i vostri procuriate violenze alla Cattolica. Se poi voi ne avete fatte subire alcune contro la vostra volontà, e senza che abbiate potuto impedirle, i castighi subiti vi insegnano, con misericordia e giustizia, che razza di peccatori avete, e credete che non vi contaminano. Tutto questo vi obbliga a capire quanto siano inconsistenti le accuse che voi fate alla Chiesa di Cristo, diffusa in tutto il mondo, e quindi a non accusare più noi di perseguitarvi, ma ad accusare i vostri, visto che questi preferiscono colpire noi con le loro violenze e abbattere voi, con le leggi dello Stato, piuttosto che placarsi dal loro persistente furore. Se poi è vero che da parte dei nostri, che non osservano la misura e il precetto della carità cristiana, voi subite punizioni odiose e dannose, dico subito che essi non sono nostri ma, o lo saranno, se si correggono, o dovranno essere separati alla fine, se perseverano nella loro malizia. Noi tuttavia non rompiamo le reti per colpa dei pesci cattivi 226 e né, per colpa dei vasi destinati ad usi ignobili, abbandoniamo la grande Casa 227. Ma se voi, usando lo stesso criterio, dite che non sono vostri quelli che infliggono alla Chiesa tali punizioni, allora purificate il vostro cuore, emendatevi dall'errore, abbracciate l'unità dello spirito nel vincolo della pace 228. In effetti, se i nostri non contaminano noi e i vostri non contaminano voi, non rinfacciamoci reciprocamente i delitti altrui: cresciamo come frumento nell'unica carità e sopportiamo insieme la paglia fino alla vagliatura.
I Donatisti non hanno diritto a lamentarsi delle persecuzioni subite.
20. 56. Perciò, se non necessitano di interprete quei testi delle Scritture canoniche i quali dimostrano che la Chiesa consiste nella comunione universale; e se voi, a sostegno del vostro scisma creato in Africa, non riuscite a trovare, negli stessi Libri, nessuno di questi testi, non è giusto lamentarvi delle persecuzioni, poiché la Chiesa stessa ne subisce di più gravi, quanto più si estende, ma le sopporta tutte con fede, speranza e carità 229, e non solo quelle che i vostri Circoncellioni e i loro simili, infliggono, come possono, ai suoi membri, ma tutti gli scandali delle diverse ingiustizie, che si scatenano nel mondo e dei quali il Signore gridò: Guai al mondo per gli scandali! 230 È più grave, infatti, che un figlio faccia soffrire il padre, vivendo male, che il padre il figlio, castigandolo; fu più grave che la serva fece soffrire Sara, con la sua alterigia, che Sara, lei, con il meritato castigo 231; e fu più grave l'offesa che fecero al Signore, coloro, per i quali egli disse: Lo zelo della tua casa mi consuma 232, che non quella che egli fece a loro, quando rovesciò i loro tavoli e li scacciò dal tempio con i flagelli 233.
Come devono essere accolti nella Chiesa gli eretici.
21. 57. Che cosa avete da dire ancora? Volete forse che tiriamo in ballo l'ultima vostra obiezione? Eccola: " Sì, voi possedete la Chiesa, ma come ci accogliete se volessimo passare a voi? ". Rispondo brevemente: " Vi accogliamo come accoglie quella Chiesa che noi ritroviamo nei santi Libri canonici ". Deposto, quindi, lo spirito di contraddizione, di cui sono gonfi tutti quelli che non vogliono lasciarsi vincere dalla verità di Dio, ma si lasciano vincere dalla loro perversità, potete facilmente capire che i sacramenti divini sono nei buoni e nei cattivi: ma nei primi per la salvezza, nei secondi per la dannazione. E benché sia grande la differenza tra coloro che li praticano degnamente o indegnamente, essi sono sempre gli stessi: per i primi costituiscono un premio, per i secondi un giudizio.
Differenza tra il battesimo di Pietro, Giuda e Giovanni Battista.
21. 58. Perciò, quando il Signore battezzava più gente di Giovanni, com'è scritto nel Vangelo, dove però l'evangelista precisa: Benché non fosse proprio lui a battezzare, ma i suoi discepoli 234, sebbene ci fosse tanta differenza tra Pietro e Giuda, non ve n'era affatto tra il battesimo dato da Pietro e quello dato da Giuda. Il battesimo che davano era uno solo, anche se essi non erano uno solo; ed era il battesimo di Cristo; di essi invece, uno apparteneva alle membra di Cristo e l'altro al partito del diavolo. Al contrario, pur essendo Giovanni Battista e l'apostolo Paolo, uno solo, poiché l'uno e l'altro era amico dello Sposo 235, dato che non era lo stesso il battesimo dato da Giovanni e da Paolo, Paolo ordinò che si facessero ribattezzare col battesimo di Cristo quanti erano stati battezzati con il battesimo di Giovanni. E così questo si chiama battesimo di Giovanni e quello dato da Paolo, non si chiama battesimo di Paolo, ma: Ordinò - disse- che fossero battezzati in Cristo 236. Ecco, Giovanni e Paolo sono una sola cosa, ma non danno un solo battesimo; ecco, non sono una sola cosa Pietro e Giuda, e uno solo è il battesimo che danno; al contrario, Pietro e Paolo sono una sola cosa e danno un solo battesimo. Abramo e Cornelio, giustificati dalla fede, sono una sola cosa 237, ma non hanno ricevuto un unico sacramento; egualmente, Cornelio e Simon Mago non sono una sola cosa, ma hanno ricevuto un unico sacramento. Al contrario, Cornelio e l'eunuco, che Filippo battezzò lungo il viaggio, sono una sola cosa e hanno ricevuto un unico sacramento 238. Quando dunque il sacramento è unico, né i datori diversi né i recettori diversi fanno sì che non sia unico ciò che è unico.
Non ci sono tanti battesimi quanti ne sono i ministri.
21. 59. I Donatisti, invece, volendo che sia degli uomini ciò che è di Cristo, tentano di inculcare i più falsi e più assurdi insegnamenti, e arrivano a dire che vi sarebbero quasi tanti battesimi, quante sono le persone che li amministrano. Pertanto, quel detto del Signore sull'uomo e l'opera dell'uomo, un albero buono produce frutti buoni e un albero cattivo produce frutti cattivi 239, essi cercano di stravolgerlo in questo senso: chi è stato battezzato da un ministro buono, è buono, chi è stato battezzato da un ministro cattivo, è cattivo; di modo che, anche se non lo vogliono, secondo loro essere battezzati da un ministro più buono, è essere più buoni, ed essere battezzati da un ministro meno buono, è essere meno buoni. Se ne deduce che quanti, prima della passione del Signore, non li battezzava Gesù, ma i suoi discepoli, sarebbero rinati più santi se fossero stati battezzati da lui stesso. Chi, infatti, potrebbe anche solo immaginare quanta differenza c'era tra lui e i suoi discepoli che li battezzavano? Dunque ha privato di una nascita più santa, coloro che ha preferito che fossero battezzati, quando egli era qui in terra, dai suoi discepoli? Chi lo crede è un insensato. Che cosa, allora, il Signore si è degnato insegnarci con questo fatto, se non che il dono era suo, chiunque ne fosse il donatore, e che a battezzare era lui, del quale l'amico dello Sposo aveva detto: Questi è colui che battezza 240, di chiunque fosse la mano del ministro che avrebbe battezzato i credenti in lui? E Paolo dice: Rendo grazie a Dio, per non aver battezzato nessuno di voi, eccetto Crispo e Gaio, perché non si dica che io ho battezzato nel mio nome 241. Allora si dovrebbe credere che anche lui ha rifiutato alle persone una migliore santificazione se, quanto più era migliore, tanto meglio potevano essere battezzati quelli che fossero stati battezzati da lui? Ma no, anzi, su questo punto l'attenzione del prudentissimo e fedelissimo dispensatore fu vigile, proprio perché nessuno potesse credere di essere stato battezzato con un battesimo più santo, e attribuisse al servo ciò che era del Signore.
Solo i buoni formano la Chiesa.
21. 60. Visto, dunque, che il sacramento del battesimo lo danno e lo ricevono sia i buoni che i cattivi, ma che soltanto i buoni, spiritualmente rigenerati, sono insieme edificati nel corpo e nelle membra di Cristo 242, è certamente nei buoni quella Chiesa a cui viene detto: Come il giglio tra le spine, così è la mia amica tra le fanciulle 243. Essa infatti è in quelli che edificano sulla pietra, che ascoltano, cioè, le parole di Cristo e le mettono in pratica; quando infatti Pietro lo confessò Figlio di Dio, disse: E su questa pietra edificherò la mia Chiesa 244. Dunque non è in coloro che edificano sulla sabbia; in coloro, cioè, che ascoltano le parole di Cristo e non le mettono in pratica. Cristo, infatti, ha detto: Chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica, lo assomiglierò ad un uomo saggio che edifica la sua casa sulla pietra 245; e in questo stesso passo, subito dopo dice: Chi ascolta queste mie parole e non le pratica, lo assimilerò ad un uomo stolto che edifica la sua casa sulla sabbia 246. Tutti coloro, perciò, che mediante il vincolo della carità sono incorporati all'edificio fondato sulla pietra e uniti al giglio che biancheggia tra le spine possederanno certamente il regno di Dio. Coloro invece che edificano sulla sabbia o sono annoverati tra le spine, non possederanno il regno di Dio. Chi potrà dubitarne? Certo, a costoro non giova affatto il sacramento del battesimo; eppure, l'instabilità del loro fondamento e la loro sterile malvagità, non sono un motivo per ingiuriare anche il sacramento che hanno.
Chi è nella Chiesa.
22. 61. Quindi, nel seguente passo dell'Epistola dell'apostolo Paolo ai Galati, dovete rilevare, senza spirito di contesa, come sia giusto che gli eretici, che si correggono dal loro errore, se già hanno il sacramento che hanno dovuto avere, ricevano solo ciò che non c'era e che in essi non si riprovi e offenda ciò che c'era. Sono ben note - egli dice - le opere della carne: fornicazioni, impurità, lussurie, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordie, gelosie, dissensi, eresie, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già vi ho detto, che quanti le compiono non possederanno il regno di Dio 247. Tutti costoro non sono nel giglio, né sulla pietra; e tra essi si trovano anche gli eretici. Perché voi, quindi, per non dire altro, non battezzate dopo gli ubriaconi, i lussuriosi e gli invidiosi, che non possederanno il regno dei cieli e non sono sulla pietra e, poiché non sono sulla pietra, senza dubbio non vengono considerati nella Chiesa, dato che il Signore ha detto: Su questa pietra edificherò la mia Chiesa 248? E perché invece pretendete che noi battezziamo dopo gli eretici, che si trovano anch'essi tra le stesse spine e che non possederanno il regno di Dio. E che hanno gli stessi sacramenti, quando sono gli stessi ma non giovano, perché, mentre i sacramenti sono retti, essi sono deviati?.
Se l'eretico viene alla Chiesa si corregge solo nell'errore.
22. 62. Considerando e riflettendo, senza ostinazione, su queste cose, potete facilmente capire che in ciascuno va corretto ciò che è deviato e approvato ciò che è retto; e che gli va dato ciò che manca; ciò che invece c'è gli va riconosciuto. Pertanto, se un eretico viene a farsi cattolico, corregga il suo errore, non profani il sacramento di Cristo, riceva il vincolo della pace, che non aveva e senza il quale non poteva essergli fruttuoso il battesimo che aveva. Tutt'e due, infatti, sono necessari per conseguire il regno di Dio: il battesimo e la giustizia. Ora, in chi disprezza il battesimo di Cristo non può esservi la giustizia, mentre il battesimo può trovarsi anche in chi non ha la giustizia: però non può essere fruttuoso. Come infatti la Verità ha detto: Se qualcuno non rinascerà dall'acqua e dallo Spirito, non entrerà nel regno dei cieli 249; così la stessa Verità ha anche detto: Se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli 250; così che non è solo il battesimo a condurre al regno, ma anche la giustizia; e chi è privo di uno o di entrambi, non vi può giungere. Perciò, quando noi diciamo agli eretici: " È la giustizia che vi manca, e senza la carità e il vincolo della pace nessuno può averla "; e quando essi stessi riconoscono che molti hanno il battesimo senza la giustizia, e se non lo riconoscessero, li convincerebbe la divina Scrittura, mi stupisco poi che il nostro rifiuto di ribattezzare quelli che hanno un battesimo, che non è loro ma di Cristo, essi lo interpretino come se noi ritenessimo, ormai, che a loro non manca niente. E visto che nella Cattolica non viene loro ridato il battesimo, che essi scoprono di avere, mi stupisco che pensino di non ricevere nulla in essa, dove ricevono ciò senza di cui il battesimo che hanno serve per la loro rovina e non per la salvezza. Ma se non lo vogliono capire, a noi basta avere quella Chiesa di cui le Scritture sante e canoniche ci offrono chiarissime testimonianze.
Come accogliere un eretico che viene nella Chiesa.
22. 63. Mi dica, ora, un eretico: " Come mi accogli? ". Gli rispondo subito: " Come usa accogliere la Chiesa alla quale Cristo rende testimonianza. Credi di saperlo meglio tu, come devi essere accolto, del nostro Salvatore, medico della tua ferita? ". Ma forse tu mi dirai: " Leggimi, allora, come Cristo ha ordinato di accogliere quelli che dall'eresia intendono passare alla Chiesa ". Veramente, un ordine chiaro ed esplicito non lo leggo né io né tu. Se infatti Giovanni fosse stato un eretico ed avesse battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, dato che dopo il suo battesimo Paolo ordinò alle persone di farsi ribattezzare, otterresti la risposta che cerchi, ed io non avrei niente da replicare. Come pure, se Pietro fosse stato battezzato dagli eretici nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, lui, al quale il Signore disse: Chi si è lavato non ha più bisogno di lavarsi una seconda volta 251, io otterrei ciò che cerco, e tu non avresti niente da replicare. Ma ora, dato che nelle Scritture non incontriamo persone che sono passate dall'eresia alla Chiesa e sono state accolte come dico io o come dici tu, allora credo che se esistesse un saggio, al quale il Signore Cristo avesse reso testimonianza, e noi lo consultassimo su questo problema, non dovremmo affatto esitare a fare quanto egli dicesse, per non essere giudicati di opporci, non tanto a lui, quanto al Signore Cristo, della cui testimonianza egli si accredita. Ora, la testimonianza Cristo la rende alla sua Chiesa. Prendi il Vangelo; leggi dove dice: Era necessario che il Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno, e nel suo nome fosse predicata la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti, incominciando da Gerusalemme 252. Come dunque questa Chiesa accoglie in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme, senza esitazioni e senza indugi, così devi essere accolto tu. Se però ti rifiuti, non è né a me, né ad un'altra persona, che così ti accoglie, che tu resisti pericolosamente, ma al tuo stesso Salvatore e contro la tua salvezza, perché non vuoi credere di essere accolto come accoglie quella Chiesa, raccomandata dalla parola di colui, al quale, come tu stesso ammetti, è empio non credere.
Diversi modi di intendere l'acqua nella Scrittura.
23. 64. " Geremia però ha detto: È diventata per me come acqua ingannevole, di cui non ci si può fidare 253 ". Ma non è dell'acqua di cui tu pensi, che parlava il profeta; leggi attentamente: è la moltitudine degli uomini falsi, che egli ha chiamato acqua infida, secondo lo stile dei profeti che usano esprimersi nel linguaggio figurato.Del resto sappiamo che nell'Apocalisse le nazioni vengono chiamate acque 254. Geremia infatti ha detto: Perché coloro che mi riempiono di tristezza, prevalgono? La mia ferita è profonda: come guarirò? È diventata per me come un'acqua ingannevole, di cui non ci si può fidare 255. È la sua ferita che, a suo dire, è diventata per lui come acqua infida; ed egualmente chiamò sua ferita, quelli che lo rattristavano. Infatti, ciò che ha detto prima: Coloro che mi rattristano, è diventato poi: Mia ferita; e ciò che ha detto sopra: Prevarranno, è diventato poi: È profonda.
L'acqua con cui gli eretici sono battezzati è di Cristo.
23. 65. Altrettanto fate con quel testo in cui egli dice: Astieniti dall'acqua straniera e non bere da una sorgente straniera 256. Pensate infatti che sia stato detto del battesimo che si trova tra gli eretici e che l'acqua sia straniera, perché gli eretici non possederanno il regno dei cieli. Quasi che non sia così presso gli ubriachi, gli invidiosi e simili peccatori, di cui è stato egualmente detto: Non possederanno il regno dei cieli 257. Eppure, in tutti costoro, se sono stati battezzati secondo il Vangelo, c'è il battesimo di Cristo e non il loro. Di conseguenza, quell'acqua non è straniera, benché stranieri siano quelli ai quali egli dirà: Non vi conosco 258. Perché, piuttosto, non potrei intendere per acqua straniera e sorgente straniera la dottrina dello spirito maligno, dalla quale sono ingannati e sedotti quanti si sono estraniati da Dio per l'ignoranza, che è in loro a causa della cecità del loro cuore, visto che l'Apostolo raccomanda proprio questo: Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, per dedicarsi ai seduttori e alle dottrine dei demoni 259? È questa l'acqua straniera e la sorgente straniera! Se infatti l'acqua, nel senso buono, significa anche lo Spirito Santo, perché, nel senso cattivo, non dovrebbe significare anche lo spirito maligno? Non sempre, infatti, dove la Scrittura parla dell'acqua, vuole indicare il sacramento visibile del battesimo, ma a volte questo e a volte un'altra cosa. I discepoli del Signore avevano battezzato con questo sacramento visibile anche altra gente, prima che su di essi scendesse lo Spirito Santo, secondo la sua promessa; di lui tuttavia Gesù dice: Se uno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come dice la Scrittura, scorreranno dal suo ventre fiumi di acqua viva 260. Poi l'evangelista prosegue e spiega il senso di questo testo, dicendo: Questo egli diceva con riferimento allo Spirito che stavano per ricevere coloro che avrebbero creduto in lui: lo Spirito infatti non era stato ancora dato, perché Gesù non era stato ancora glorificato 261. Vedete? Chiama acqua lo Spirito che non era stato ancora dato, benché l'acqua del battesimo fosse già stata data a molti.
Battesimo visibile e grazia.
23. 66. C'è anche quest'altro passo, che voi ugualmente non capite: Bevi l'acqua dai tuoi recipienti e dalle sorgenti dei tuoi pozzi. E la sorgente della tua acqua sia di tua proprietà e nessun estraneo comunichi con te; e le tue acque non scorrano fuori e nelle tue piazze scorrano le tue acque 262. Esso non raccomanda il battesimo visibile, che possono avere anche gli estranei, coloro cioè che non possederanno il regno di Dio, ma il dono dello Spirito Santo, che hanno soltanto quelli che regneranno con Cristo per sempre, poiché la carità di Dio come dice l'Apostolo, è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 263. Infatti, la dilatazione stessa del cuore realizzata dalla carità, che egli vede diffusa e di cui parla così ai Corinti: La nostra bocca si apre a voi, o Corinti, il nostro cuore si è dilatato 264, è significata con il nome di " piazze ".
Anche gli estranei a Dio possono avere doni di Dio.
23. 67. Ciò che è esplicito nella frase: Non credete ad ogni spirito, ma sperimentate lo spirito che viene da Dio 265, è detto in forma figurata nell'altra: Astieniti dall'acqua straniera e non bere da una sorgente non tua 266. E ciò che è esplicito in quella: La carità di Dio è diffusa nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che vi è stato dato 267, è detto in forma figurata in: La sorgente della tua acqua sia di tua proprietà e nessun estraneo vi partecipi con te 268. Molti doni di Dio, infatti, possono averli anche gli estranei. Non solo i doni che abbiamo in comune con le pietre e con le piante, come l'esistere e il vegetare; né solo quelli che abbiamo in comune con gli animali, come respirare e sentire, ma anche i doni più grandi, quelli propri degli uomini, come la ragione, la parola, le innumerevoli arti utili e molti altri. Dei doni stessi che ci sono stati dati per la casa di Dio, alcuni li hanno anche gli estranei, coloro cioè che non possederanno il regno di Dio e ai quali alla fine: Non vi conosco 269, sarà detto quand'anche dicessero: Nel tuo nome abbiamo profetizzato e abbiamo fatto molti prodigi 270. Paolo infatti dice: Se anche io avessi la profezia, e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza; e se avessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non ho la carità, sono niente 271. Questo dunque è il dono dello Spirito Santo, proprio dei santi, al quale nessun estraneo può partecipare. Esso manca a tutti i maligni e i figli della geenna, quantunque abbiano ricevuto il battesimo di Cristo, come Simon Mago. E manca anche agli eretici. Lo ricevono quando, convertitisi, vengono ed abbracciano sinceramente il vincolo della carità. Ma se non lo ricevessero, anche se hanno il battesimo di Cristo, non possederanno il regno di Cristo, poiché non erano entrati in quella sorgente riservata di acque, che scorrono nelle piazze dei santi e non defluiscono fuori. A quella sorgente che è la carità di Dio diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 272. Smettetela dunque di citare quei testi che o non capite o capite che sono favorevoli a noi e contro di voi. Che se, poi, quelli ambigui si prestassero ad essere interpretati a favore vostro e nostro, certo non gioverebbero affatto alla vostra causa, perché anche noi, se volessimo farne uso, ne avremmo tantissimi, ma non gioverebbero affatto alla nostra causa. Per la verità, questi testi sostengono una causa cattiva, almeno ritardandola.
L'acqua uscì dal corpo del Signore, cioè la Chiesa.
24. 68. Dicono: " Ecco, dal corpo del Signore scaturì acqua 273 ". E a che ti giova, o eretico? " A molto - risponde - poiché significa che non c'è battesimo, se non nel corpo del Signore, cioè la Chiesa ". Potresti meglio dire: " Dal corpo del Signore, cioè dalla Chiesa ": sempre che si accerti che quest'acqua simboleggia il battesimo: cosa che forse necessita ancora di una ricerca più attenta. Anche noi, del resto, diciamo che il battesimo, che voi avete, scaturì dal corpo del Signore, cioè dalla Chiesa, anche se voi non siete in essa, come tutti quelli che non costruiscono sulla pietra, ma sulla sabbia. Tuttavia, perché non rifletti che l'acqua in cui tu vedi simboleggiato il battesimo, non solo era dentro il corpo del Signore, ma che uscì dal suo corpo, a causa della ferita aperta da un persecutore? Né gli eretici né altri peccatori avrebbero portato fuori con loro i sacramenti, se avessero conservata la piena unità nel corpo del Signore. Ma voi vedete quale profondo e impenetrabile mistero nasconda tutto questo!
Donato rivolge a suo favore tutti i testi della Scrittura.
24. 69. Ora basta; smettetela con questi testi. Tutte le citazioni di questo tipo, che voi potete fare, o sono a nostro favore o, a costo di diminuire molta forza alla nostra causa, non è chiaro per chi siano; voi però indugiate volentieri sui testi oscuri, per non essere costretti a riconoscere quelli chiari. Ecco la Chiesa; vi chiedo: che vi succede? Ecco la Chiesa: accreditata, manifestata, preannunziata e designata da molte ed evidenti testimonianze delle sante Scritture: Come abbiamo udito, così abbiamo visto 274. Perché cerchi scappatoie, chiedendo come saresti accolto? Perché rifiuti di essere accolto, come accoglie colei alla quale rende testimonianza colui che non poté mentire 275? Dimostraci che le Scritture canoniche hanno detto, apertamente, che va ribattezzato, nella Chiesa cattolica, chi è già stato battezzato presso gli eretici, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. E se non lo puoi dimostrare, mostraci che alla tua comunione, cioè al partito di Donato, dal quale l'hai appresa, le Scritture canoniche rendono una testimonianza chiara ed esplicita; ed allora ammetterò che, in forza di questa testimonianza, bisogna passare al tuo partito e che non bisogna accogliere gli eretici diversamente da come li accoglie la Chiesa nella quale tu stai. Perché ti agiti? Perché ti turbi? Sicuramente perché nelle Scritture canoniche non trovi quanto noi, giustamente, esigiamo da te. In effetti, il testo che spesso citate: Dove vai a pascolare, dove vai a riposare nel mezzogiorno? 276 tu vedi che significa e che non ti è favorevole. Non cercarne di simili. In verità, se il partito di Donato si trovasse nella regione Settentrionale, che è all'opposto della Meridionale, direbbe che di lui è stato scritto: I monti di Sion, nel cuore del Settentrione, sono la città del grande re 277. In realtà, la città del grande re non è che la Chiesa, e non c'è dubbio che questo testo proclama la Chiesa più dell'altro: Dove vai a pascolare, dove vai a riposare nel mezzogiorno? 278 .Ma forse di questo testo avrebbe potuto servirsi l'eretico Marcione, che, si dice, era originario del Ponto, che è una regione a Settentrione. D'altra parte, se il partito di Donato si trovasse in Occidente, direbbe che si riferisce a lui il testo: Camminate verso colui che sale all'Occidente; il suo nome è Signore 279. E forse direbbe che è più sublime salire verso l'Occidente, che riposare nel mezzogiorno. Questi sono testi misteriosi, oscuri, simbolici: noi ve ne sollecitiamo uno chiaro, che non richieda l'interprete.
Accogliamo gli eretici come fa tutta la Chiesa: non ribattezzandoli.
24. 70. Io quindi ti accolgo così come accoglie la stirpe di Abramo in cui sono benedette tutte le nazioni 280. Forse questo testo sarebbe oscuro se Paolo non ci avesse spiegato che la stirpe di Abramo è Cristo 281. Ti accolgo come usa accogliere la donna sterile, i cui figli sono più numerosi della maritata 282. Anche questo testo sarebbe oscuro, se Paolo non avesse detto che la donna è la Chiesa, nostra madre 283, alla quale è stato detto: Il Signore che ti ha liberato, egli è il Dio di tutta la terra 284. E ancora: La tua terra è il mondo 285. Come usa accogliere la regina di cui il salmo dice: Siede la regina alla tua destra, e: Al posto dei padri ti sono nati i figli; li costituirai principi sopra tutta la terra 286. Infine, per evitare troppe citazioni, ti accolgo come accoglie la Chiesa in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme 287; come accoglie la Chiesa che testimonia Cristo in Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, e fino a tutta la terra 288. È lui che ti accoglie: lui che ha predetto di lei questo futuro; lui che l'ha rivelata con parole chiare, perché nessuno possa dubitare di lei. Ti accolgo come accoglie il grano seminato nel campo e che cresce insieme alla zizzania fino alla mietitura. Il grano infatti sono i figli del regno, mentre il campo è il mondo, e la mietitura la fine dei tempi 289. Lo ha spiegato il Signore; è Vangelo; sono parole del Signore, sono chiare. Potrei risponderti: " Ti accolgo come anche voi avete accolto quelli che Pretestato e Feliciano, da voi condannati, hanno battezzato fuori della vostra comunione ", e a questo non avresti proprio nulla da replicare. Ma preferisco dirti ciò che possa valere invincibilmente anche contro gli stessi Massimianisti che, soprattutto in due testi, di cui siete soliti far uso con molta inesperienza, e tuttavia frequenza, hanno pienamente vinto, cioè circa il piccolo numero e il mezzogiorno. Vi dirò ciò che distrugga voi tutti che, come un tutt'uno vi scagliate contro di noi: " Vi accogliamo, se volete correggervi, così come accoglie la Chiesa che, secondo la parola del Signore, avrebbe avuto inizio da Gerusalemme, e negli Atti degli Apostoli leggiamo che è andata in molte nazioni, prima di venire in Africa, e andrà in tutte le nazioni prima della fine; poiché il Signore ha detto: Sarà predicato il Vangelo a tutte le nazioni, e allora verrà la fine 290 ". Ecco ora le sue impurità: Per l'abbondanza dell'iniquità, si raffredderà la carità di molti 291. Ecco il suo grano: Chi invece persevererà sino alla fine, sarà salvato 292. Dov'è menzionata, qui, l'Africa del partito di Donato? Ecco ancora il suo grano: Perché tu sappia - dice l'Apostolo - come devi comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità. Senza dubbio, grande è il mistero della pietà che si è manifestato nella carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli Angeli, è stato predicato ai Gentili, è stato creduto nel mondo, è stato assunto nella gloria 293. Ecco le sue impurità: Lo Spirito attesta chiaramente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando ascolto a spiriti seduttori e a dottrine demoniache 294 e cose simili. Dove è menzionata, anche qui, l'Africa del partito di Donato, per poter dire che è essa la colonna e il sostegno della verità e il mistero della pietà, dal quale avanza sino alla fine, tanto che Paolo disse: È stato predicato ai Gentili, è stato creduto nel mondo, è stato assunto nella gloria 295?
Chi vuole rispondere alla lettera legga la Scrittura.
24. 71. Perché trattenervi ancora? Chi pensa di rispondere a questa lettera, esamini bene le Scritture; dopo di che, o citi un testo chiaro sull'Africa, in cui si dica che solo in essa c'è il partito di Donato e solo da essa si diffonde - che non può citare, proprio perché la Scrittura non può contraddire a quelli tanto chiari, che sono stati da noi citati - oppure, se cerca seguaci pronti a credere ingenuamente ai loro sospetti, alle incriminazioni e alle calunnie, e li vuole condurre ad un altro Vangelo, ma non ve n'è un altro, e annunciarci verità diverse da quelle che abbiamo ricevute, anche se fosse un angelo del cielo, egli sarebbe anatema 296 Anche il diavolo, infatti, che precipitò dal cielo proprio perché non restò nella verità, se fosse stato anatema per l'uomo, quando gli annunciò una cosa diversa da quella ricevuta dal Signore Dio, i nostri progenitori carnali non sarebbero incorsi nella pena della morte, né sarebbero usciti dal luogo della felicità.
Ascoltiamo la voce del Pastore tramite le Scritture.
25. 72. Perciò voi, carissimi, destinatari di questa lettera, seguite con spirito veramente fedele e fermo il precetto del Pastore, che offrì la sua vita per le sue pecore 297 e che ora, glorificato ed esaltato, siede alla destra di Dio Padre: Quelle che sono le mie pecore, ascoltano la mia voce e mi seguono 298. Voi avete udito la sua voce chiarissima, non solo tramite la sua legge, i Profeti e i Salmi, ma anche dalla sua stessa bocca, raccomandare la sua Chiesa futura. E in che modo le sue predizioni si siano una dopo l'altra avverate, lo verificate negli Atti degli Apostoli che completano il canone delle divine Scritture. Non si tratta di una questione oscura, in cui potrebbero trarvi in inganno coloro che, come il Signore stesso ha predetto, sorgeranno e diranno: Ecco, il Cristo è qui, eccolo, è là; nel deserto 299, quasi per indicare un luogo non frequentato dalla folla; eccolo nella stanza, quasi per indicarlo nelle tradizioni e nelle dottrine misteriose. Avete la Chiesa che si diffonde dappertutto e cresce fino alla mietitura; avete la città, di cui egli, il fondatore, ha detto: non può restare nascosta una città, posta sopra un monte 300. Essa è molto conosciuta, non in qualche zona della terra, ma dappertutto. Talvolta essa subisce delle tempeste passeggere anche nel suo frumento, tanto che in alcuni luoghi esso non è conosciuto; tuttavia anche là si nasconde. Non può infatti ingannarsi la parola divina; esso infatti cresce fino alla mietitura.
Molti eretici sono già tornati alla Chiesa.
25. 73. Così, anche in altre nazioni, alcuni membri della Chiesa, quando hanno prevalso le sedizioni degli eretici e degli scismatici, sono stati oppressi e relegati nell'ombra; e tuttavia, poiché erano dentro, poco dopo, senza alcuna esitazione, sono tornati a brillare. E nella stessa Africa, al termine di quel fazioso e turbolento Concilio convocato da Secondo di Tigisi, presso Cartagine, dove la nobildonna Lucilla mise in atto una corruzione, poi registrata negli Atti giudiziari, poiché erano state spedite delle lettere quasi in tutta l'Africa dove già erano sorte le Chiese di Cristo, si credette alle lettere del Concilio - non bisognava infatti fare diversamente - e quasi sembrò che in qualche zona del campo il frumento del Signore fosse venuto meno. Non era affatto venuto meno, invece, quello che era il vero frumento, predestinato, seminato e rigogliosamente germinato da una radice profonda. Esso infatti aveva creduto in buona fede alle lettere del Concilio; quegli uomini in effetti non dicevano niente di incredibile degli altri uomini, o si credeva ad essi contro il Vangelo. Ma dopo che essi condussero con accanita ostinazione una accesa polemica con il mondo cristiano, fino alla rottura sacrilega, e che risultò chiaro a quei buoni fedeli, che una falsa accusa aveva allontanati da Ceciliano, si accorsero che, restando nella comunione donatista, avrebbero subito un negativo giudizio, non già di uno o più uomini, ma della Chiesa diffusa in tutto il mondo. Quindi preferirono credere al Vangelo di Cristo che al Concilio dei colleghi. Pertanto, abbandonatili, molti vescovi, chierici, laici fecero subito ritorno alla pace cattolica, anche se, prima di farlo, erano considerati nel grano. Non lo facevano prima, quando la loro opposizione era diretta, per le insinuazioni dei colleghi, contro le persone e non contro la Chiesa di Dio che cresce in tutte le nazioni. Quindi, anche nell'Africa, il grano che il Figlio dell'Uomo aveva seminato, è rimasto grano e da esso fino ad ora è cresciuto e cresce; e in seguito fruttificherà e crescerà fino alla mietitura, come in tutto il mondo.
Molti sono rimasti più a lungo nello scisma.
25. 74. Alcuni, anche di buona volontà, per via della carnale caligine, anche dopo che fu confermato il furore dei malvagi contro la Chiesa di Dio, rimasero a lungo nell'errore di questo scisma; come se il frumento ancora tenero fosse calpestato e, restando viva la radice, il vigore dell'erba rovinato. Anche essi, però, il Signore li riconosceva come suo grano, sebbene, per ravvivarlo, erano necessari biasimi e rimproveri. Non nello stesso modo, infatti, fu detto a Pietro: Va' indietro, satana 301, con cui fu detto a Giuda: Uno di voi è un diavolo 302. Alcuni poi contestarono, con zelo malvagio, anche la verità più evidente. Essi erano sradicati e tagliati, ma poiché non perseverarono nell'infedeltà, come quei rami spezzati, di cui parla l'Apostolo, sono stati trapiantati dalla mano divina e reinseriti 303. Uno, infatti, è infruttuoso, ma non ancora staccato dalla radice, solo quando compie, con malvagia bramosia, le opere di cui è stato detto: Coloro che fanno queste cose non possederanno il regno di Dio 304; quando, invece, a causa di queste stesse opere, comincia a resistere anche alla verità più evidente, che lo rimprovera, allora è tagliato. Ora, di questi peccatori ce ne sono molti nella communio sacramentorum; essi sono con la Chiesa, e tuttavia non sono nella Chiesa. Diversamente, se uno è tagliato solo quando è scomunicato visibilmente, ne consegue che è reinserito solo quando si reintegra visibilmente nella comunione. E che? Se dunque si avvicina un ipocrita e possiede nel suo animo un cuore profondamente ostile alla verità e alla Chiesa, anche se su di lui si compie il rito solenne, è forse riconciliato? È forse inserito? Non sia mai. Come dunque chi entra una seconda volta nella comunione non è ancora inserito, così, chiunque possiede uno spirito ostile alla verità, che lo convince e lo biasima, anche prima di essere visibilmente scomunicato, è già tagliato. Succede così che il seme buono e il seme cattivo crescano entrambi nel campo fino alla mietitura; cioè, che i figli del regno e quelli del maligno crescano entrambi nel mondo fino alla fine dei tempi; gli uni, fruttificando con tolleranza, gli altri, amareggiando con sterilità.
Chi persevera nella Chiesa avrà il regno di Dio.
25. 75. Ma voi, fondandovi su tante testimonianze, molto evidenti, della Legge, dei Salmi, del Signore stesso e degli Apostoli, circa la Chiesa santa di Dio, diffusa in tutto il mondo, esigete da costoro che vi mostrino chiare testimonianze dei Libri canonici sull'Africa, relative al partito di Donato. Non è, infatti, assolutamente possibile, come ho già detto, che una Chiesa, destinata a scomparire tanto presto da tutte le nazioni, come essi dicono e come Dio non voglia, sia stata proclamata con tutte queste testimonianze, con tanta sublimità e tanta certezza, mentre di questa che essi considerano loro e che, come dicono, rimarrà fino alla fine, si sia taciuto. Ricordatevi, infatti, che cosa fu detto a quel ricco, che si trovava nei tormenti dell'inferno e voleva che dal mondo dei morti si inviasse qualcuno ai suoi fratelli: Hanno Mosè e i Profeti 305. E poiché egli rispose che i fratelli non avrebbero creduto se non fosse andato da loro qualche morto, aggiunse: Se non ascoltano Mosè e Profeti, non crederanno neppure se qualcuno risusciterà dai morti 306. Ora Mosè ha detto che nella stirpe di Abramo saranno benedette tutte le nazioni 307. I profeti hanno detto: Tu sarai chiamata mia volontà e la tua terra universo 308 e: Si ricorderanno e si convertiranno al Signore tutti i confini della terra 309. Ma a queste e ad altre simili profezie tanto chiare, che mostrano la Chiesa, essi non hanno voluto credere. Risuscitò il Signore dai morti e ordinò di predicare nel suo nome la penitenza e la remissione dei peccati in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme 310. Quelli che non avevano creduto a Mosè e ai Profeti, non credettero neppure al Signore risorto dai morti. Che altro rimane ad essi, se non di avere in sorte i tormenti di quel ricco? Se voi fuggite gli errori, finché siete in tempo, prima di emigrare da questa vita, aderite fermamente alle parole divine; così non vi turberete in vita e riceverete, dopo questa vita, il premio promesso alla discendenza di Abramo.
1 - Col 1, 24.
2 - Ef 5, 23.
3 - Rm 4, 25.
4 - Ef 5, 27.
5 - Cf. 1 Gv 5, 6.
6 - 2 Tm 2, 19.
7 - Ef 4, 32.
8 - Mt 24, 23.
9 - Cf. Ef 5, 23. 30-31.
10 - Cf. Gv 1, 3.
11 - Gv 1, 14.
12 - Cf. Mt 28, 19-20.
13 - Mt 23, 27-28.
14 - Cf. Dn 14, 42.
15 - Cf. 1 Pt 3, 20-21.
16 - Sal 62, 9.
17 - 1 Cor 13, 7.
18 - Gd 6, 36-40.
19 - Gn 22, 16-18.
20 - Gal 3, 15-16.
21 - Gn 26, 1-5.
22 - Gn 28, 10-15.
23 - Cf. Gv 1, 47.
24 - Gv 1, 51.
25 - Gn 28, 14.
26 - Is 11, 9-10.
27 - Cf. Rm 15, 12.
28 - Is 27, 6.
29 - Cf. Mt 1.
30 - Is 41, 4-5.
31 - Ap 22, 13.
32 - Is 42, 1-4.
33 - Cf. Mt 12, 18-21.
34 - Is 49, 5-6.
35 - Is 49, 8.
36 - 2 Cor 6, 2.
37 - Is 49, 8.
38 - Is 49, 12-17.
39 - Is 49, 14.
40 - Is 49, 18-23.
41 - Rm 10, 16; Gv 12, 36; Is 53, 1.
42 - Is 52, 9-10.
43 - Ef 5, 31.
44 - Is 53, 11-12.
45 - Is 54, 1; Gal 4, 27.
46 - Is 54, 1-5.
47 - Is 62, 1-4.
48 - Sal 2, 7-8.
49 - Sal 2, 9.
50 - Sal 21, 17-19; Gv 19, 24.
51 - Sal 21, 28-29.
52 - Sal 18, 5; Rm 10, 18.
53 - Sal 49, 1-2.
54 - Sal 56, 5.
55 - Lc 23, 21.
56 - Sal 56, 6.
57 - Sal 71, 8.
58 - Sal 71, 9-11.
59 - Sal 44, 18.
60 - Sal 44, 10.
61 - Sal 44, 11-12.
62 - Sal 44, 17.
63 - Lc 24, 38.
64 - Lc 24, 44.
65 - Gv 14, 6.
66 - Ef 5, 31.
67 - Lc 24, 45-46.
68 - Lc 24, 47.
69 - Lc 24, 46-47.
70 - Sal 56, 5.
71 - Sal 56, 6.
72 - Ibidem.
73 - Sal 49, 2.
74 - Sal 49, 2.
75 - Lc 24, 44.
76 - Lc 24, 46.
77 - Cf. Gv 14, 6.
78 - Lc 24, 46.
79 - Lc 24, 48-49.
80 - Lc 24, 50-53.
81 - At 1, 8.
82 - Mt 24, 23.
83 - Lc 24, 46-47.
84 - At 1, 8-10.
85 - Gv 10, 27.
86 - Fil 3, 15.
87 - At 1, 8.
88 - At 1, 5-15.
89 - At 2, 1-14.
90 - At 2, 37-41.
91 - At 2, 39.
92 - At 8, 1.
93 - At 1, 8.
94 - At 8, 4.
95 - At 8, 25.
96 - At 8, 39-40.
97 - Lc 24, 46.
98 - At 1, 8.
99 - At 9, 15-16.
100 - At 9, 31.
101 - At 10, 11-15.
102 - At 10, 28.
103 - At 10, 15.
104 - At 13, 46-47; Is 13, 48.
105 - At 13, 48.
106 - Cf. At 11, 26.
107 - Rm 15, 15-19.
108 - 2 Cor 1, 1.
109 - Cf. 1 Pt 1, 1.
110 - Cf. Ap 1, 11.
111 - Gv 10, 27.
112 - Cf. Lc 12, 42.
113 - 1 Tm 2, 7.
114 - Gal 1, 6-9.
115 - Cf. Gn 5, 24.
116 - Cf. Gn 7, 1.
117 - Cf. Gn 19, 12.
118 - Cf. 1 Re 11, 11-13.
119 - Lc 24, 47.
120 - At 1, 8.
121 - Cf. 1 Re 12, 20.
122 - Cf. Ger 3, 11.
123 - 1 Re 19, 18.
124 - 2 Tm 3, 5.
125 - Ct 2, 2.
126 - Ez 9, 4.
127 - Mt 13, 30.
128 - Mt 13, 38. 30. 39.
129 - Mt 13, 47-50.
130 - Mt 7, 13-14.
131 - Cf. Gn 15, 5. 17. 22.
132 - Rm 9, 7-8.
133 - Is 54, 1.
134 - Mt 8, 11-12.
135 - Tt 2, 14.
136 - Cf. Ap 5, 11.
137 - Mt 20, 16.
138 - Lc 13, 26. 28-30.
139 - Lc 18, 8.
140 - Ibidem.
141 - Sal 118, 28.
142 - Mt 24, 12
143 - Mt 24, 13.
144 - Mt 13, 30. 38-39.
145 - Sal 11, 2.
146 - Sal 11, 6.
147 - Sal 11, 8
148 - Sal 11, 2.
149 - Mt 13, 30. 38-39.
150 - Cf. Gn 5, 24; 7, 1; 19, 12.
151 - Sal 118, 53.
152 - Sal 60, 3
153 - 2 Pt 2, 8.
154 - 2 Tm 3, 12.
155 - 2 Tm 3, 13.
156 - Mt 13, 30. 38-39.
157 - Lc 18, 8.
158 - Lc 18, 9.
159 - Ct 1, 6.
160 - Ct 1, 6.
161 - Ct 1, 7.
162 - Mt 12, 30.
163 - Gv 21, 17.
164 - Cf. Mt 5, 15.
165 - Mt 5, 14.
166 - Cf. Dn 2, 34-35.
167 - Sal 89, 12.
168 - Is 58, 10.
169 - Mt 19, 21.
170 - Is 19, 19-22.
171 - Ez 28, 2.
172 - Cf. Rm 8, 34.
173 - Rm 9, 5.
174 - Cf. Sal 140, 5.
175 - Ez 28, 9.
176 - Ez 28, 3.
177 - Cf. Dn 9, 20.
178 - Ez 28, 3.
179 - Cf. Mt 13, 30. 38-39.
180 - Lc 24, 47.
181 - Mt 24, 14.
182 - Col 1, 3-6.
183 - Mt 13, 24.
184 - Col 1, 6.
185 - Mt 13, 39.
186 - Cf. Mt 13, 30.
187 - Gal 1, 9.
188 - Cf. Mt 7, 24-27.
189 - Cf. Ct 2, 2.
190 - Cf. Mt 13, 47-48.
191 - Mt 24, 25.
192 - 1 Tm 4, 1.
193 - Sap 1, 7.
194 - Sap 1, 10.
195 - Rm 1, 24.
196 - 2 Cor 12, 8-9.
197 - 2 Cor 11, 14.
198 - Sir 34, 7.
199 - Sal 95, 5.
200 - Lc 24, 27.
201 - Cf. Lc 24, 44.
202 - Cf. At 17, 11.
203 - Mt 24, 14.
204 - Ct 1, 6.
205 - Is 58, 10.
206 - Gn 22, 18.
207 - Cf. Gal 3, 16.
208 - Is 62, 4.
209 - Sal 21, 28-29.
210 - Cf. Mt 27, 35; Gv 19, 23.
211 - Lc 24, 46-47.
212 - At 1, 8.
213 - Mt 24, 14.
214 - Cf. Mt 24, 8.
215 - Mt 24, 6.
216 - Mt 13, 30.
217 - Cf. Mt 13, 38-39.
218 - Cf. Mt 13, 29.
219 - Cf. Lc 15.
220 - Cf. Sal 21, 4.
221 - Sal 100, 5.
222 - Rm 13, 2-3.
223 - Cf. Dn 3, 29.
224 - Cf. At 23, 12-33.
225 - Mt 5, 12.
226 - Cf. Mt 13, 47.
227 - Cf. 2 Tm 2, 20.
228 - Cf. Ef 4, 3.
229 - Cf. 1 Cor 13, 7. 13.
230 - Mt 18, 7.
231 - Cf. Gn 16.
232 - Gv 2, 17; Sal 68, 10.
233 - Cf. Gv 2, 15.
234 - Gv 4, 2.
235 - Cf. Gv 3, 29.
236 - At 19, 4.
237 - Cf. Gal 3, 6; At 10.
238 - Cf. At 8.
239 - Mt 7, 17.
240 - Gv 1, 33.
241 - 1 Cor 1, 14-15.
242 - Cf. Ef 2, 22.
243 - Ct 2, 2.
244 - Mt 16, 18.
245 - Mt 7, 24.
246 - Mt 7, 26.
247 - Gal 5, 19-21.
248 - Mt 16, 18.
249 - Gv 3, 5.
250 - Mt 5, 20.
251 - Gv 13, 10.
252 - Lc 24, 46-47.
253 - Ger 15, 18.
254 - Cf. Ap 17, 15.
255 - Ger 15, 18.
256 - Prv 5, 15.
257 - 1 Cor 6, 10.
258 - Mt 7, 23.
259 - 1 Tm 4, 1.
260 - Gv 7, 37-38.
261 - Gv 7, 39.
262 - Prv 5, 15-17.
263 - Rm 5, 5.
264 - 2 Cor 6, 11.
265 - 1 Gv 4, 1.
266 - Prv 5, 15.
267 - Rm 5, 5.
268 - Prv 5, 17.
269 - Mt 7, 23.
270 - Mt 7, 22.
271 - 1 Cor 13, 2.
272 - Rm 5, 5.
273 - Cf. Gv 19, 34.
274 - Sal 47, 9.
275 - Cf. Eb 6, 18.
276 - Ct 1, 6.
277 - Sal 47, 3.
278 - Ct 1, 6.
279 - Sal 67, 5.
280 - Gn 22, 18.
281 - Gal 3, 16.
282 - Is 54, 1.
283 - Cf. Gal 4, 26-27.
284 - Is 54, 5.
285 - Is 62, 4.
286 - Sal 44, 10. 17.
287 - Cf. Lc 24, 47.
288 - Cf. At 1, 8.
289 - Mt 13, 38-39.
290 - Mt 24, 14.
291 - Mt 24, 12.
292 - Mt 24, 13.
293 - 1 Tm 3, 15-16.
294 - 1 Tm 4, 1.
295 - 1 Tm 3, 16.
296 - Cf. Gal 1, 8.
297 - Cf. Gv 10, 11-15.
298 - Gv 10, 27.
299 - Mt 24, 23. 26.
300 - Mt 5, 14.
301 - Mt 16, 23.
302 - Gv 6, 70.
303 - Cf. Rm 11, 17-23.
304 - Gal 5, 21.
305 - Lc 16, 29.
306 - Lc 16, 31.
307 - Gn 22, 18.
308 - Is 62, 4.
309 - Sal 21, 28.
310 - Lc 24, 47.
17 - La principessa del cielo Maria santissima comincia a patire
La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca674. L'Altissimo, che con infinita sapienza dispone della vita dei suoi con misura e peso, determinò di esercitare la nostra divina Principessa con alcune tribolazioni proporzionate alla sua età ed al suo stato di piccolina, benché sempre grande nella grazia, che voleva accrescerle con tale mezzo e con essa la gloria. La nostra bambina era piena di sapienza e di grazia, ma conveniva che vi aggiungesse lo studio dell'esperienza, affinché, avanzando in essa, imparasse la scienza del patire, la quale con l'uso arriva alla sua perfezione ed al suo massimo valore. Nel breve corso dei suoi teneri anni aveva goduto delle delizie dell'Altissimo e delle sue carezze, come anche delle dimostrazioni di affetto degli angeli santi, dei suoi genitori, della sua maestra e dei sacerdoti, perché agli occhi di tutti era graziosa ed amabile. Conveniva ormai che del bene che possedeva cominciasse ad avere una nuova conoscenza, quella che si acquista con la lontananza e la privazione di detto bene e con il nuovo uso delle virtù causato da tale privazione, confrontando lo stato dei favori e delle carezze con quello della solitudine, dell'aridità e delle tribolazioni.
675. La prima delle sofferenze che la nostra Principessa patì fu la sospensione da parte del Signore delle continue visioni che le comunicava; questo dolore fu tanto maggiore quanto più era nuovo ed insolito e quanto più sublime e prezioso era il tesoro che ella perdeva di vista. Le si nascosero anche gli angeli santi e con il ritiro di tanti e così eccellenti e divini oggetti, che nel medesimo tempo si occultarono alla sua vista benché non si allontanassero dalla sua compagnia e protezione, quell'anima purissima restò, a suo parere, come deserta e sola nella notte oscura della lontananza del suo amato, che prima la rivestiva di brillantissima luce.
676. Tale cosa risultò nuova alla nostra Bambina, poiché il Signore, sebbene l'avesse già avvertita che avrebbe ricevuto tribolazioni, non le aveva indicato quali sarebbero state. Siccome, poi, il candido cuore della semplicissima Colomba niente poteva pensare né operare che non fosse frutto della sua umiltà e carità incomparabile, si disfaceva tutta nell'esercizio di queste due virtù. Con l'umiltà attribuiva alla sua ingratitudine il non avere meritato la presenza ed il possesso del bene perduto e con l'infiammato amore lo sollecitava e cercava con tali e tanti sentimenti pieni di amore e con tale dolore che non ci sono parole sufficienti per spiegarli. Allora, in quel nuovo stato, si rivolse tutta al Signore e gli disse:
677. «Dio altissimo e Signore dell'intero creato, infinito nella bontà e ricco di misericordia, padrone mio, confesso che una così vile creatura non ha potuto meritare i vostri favori e la mia anima con intimo dolore si spaventa del vostro dispiacere e della propria ingratitudine. Se questa si è frapposta per eclissarmi il sole che mi animava, vivificava ed illuminava e se io sono stata tiepida nel corrispondere a tanti benefici, Signore e pastore mio, fate che io conosca la colpa della mia scortese noncuranza. Se, poi, come ignorante e semplice pecorella, non ho saputo essere grata né operare ciò che era più accetto agli occhi vostri, me ne sto prostrata a terra e nella polvere, affinché voi, mio Dio che abitate nelle altezze, vi degniate di sollevarmi come povera e derelitta. Le vostre mani onnipotenti mi hanno plasmato e non potete ignorare di che cosa siamo formati e in quali vasi depositate i vostri tesori. L'anima mia viene meno nella sua amarezza ed in assenza di voi che siete la sua dolce vita nessuno può dare sollievo al mio deliquio. Ah, dove me ne andrò lontano da voi? Dove volgerò i miei occhi senza la luce che mi illuminava? Chi mi preserverà dalla morte senza voi che siete la vita?».
678. Si rivolgeva pure agli angeli santi e, continuando senza cessare i suoi lamenti di amore, parlava loro dicendo: «Principi celesti, messaggeri del supremo Re delle altezze ed amici fedelissimi dell'anima mia, perché anche voi mi avete abbandonata? Perché mi private della vostra dolce vista e mi negate la vostra presenza? Non mi stupisco, però, miei signori, del vostro sdegno, mentre per mia disgrazia ho meritato di incorrere in quello del vostro e mio Creatore. Luminari dei cieli, illuminate in questa mia ignoranza il mio intelletto e, se ho colpa, correggetemi; ma impetrate dal mio Signore che mi perdoni. Nobilissimi servitori della celeste Gerusalemme, doletevi della mia afflizione e del mio abbandono. Ditemi: dove è andato il mio amato? Ditemi: dove si è nascosto? Ditemi: dove lo ritroverò senza andare vagando qua e là dietro i greggi di tutte le creature? Ohimé, nemmeno voi mi rispondete, sebbene tanto cortesi, nemmeno voi che certamente conoscete dove si trova il mio Sposo, perché mai vi allontana dal contemplare il suo volto e la sua bellezza».
679. Si rivolgeva, poi, al resto delle creature e con rinnovate ansie di amore parlava loro e diceva: «Senza dubbio anche voi, che siete armate contro gli ingrati verso Dio, sarete sdegnate, essendo riconoscenti, contro chi non è stato tale. Se per la bontà del mio e vostro Signore mi ammettete tra voi, benché io sia la più vile, non potete però soddisfare il mio desiderio. Molto belli e spaziosi siete voi, o cieli; belli e risplendenti anche voi, pianeti ed astri tutti; grandi ed invincibili voi, elementi; e tu, o terra, sei adornata e vestita di piante odorose e di erbe; innumerevoli sono i pesci delle acque ed ammirabili i flutti del mare; leggeri e veloci gli uccelli; nascosti i minerali; forti gli animali; e il tutto unito insieme forma una bella scala ininterrotta ed una dolce armonia per arrivare alla conoscenza del mio amato. Sono, però, lunghi giri questi per chi ama e, quando sono passata rapidamente attraverso tutti, alla fine mi fermo e mi trovo lontana dal mio Bene. Con la conoscenza certa che mi date voi, o creature, della sua bellezza senza misura, non si acquieta affatto il mio slancio, non si tempra il dolore, non si modera la mia pena; anzi, cresce il mio affanno, aumenta il desiderio, s'infiamma il cuore e nell'amore non saziato la mia vita terrena viene meno. Oh, quanto mi sarebbe più dolce morire che vivere senza te, mia vita! Oh, quanto mi è penosa la vita senza te, mia anima e mio diletto! Ora che farò? Dove mi volgerò? E come vivo ora? Anzi, come non muoio, dal momento che mi è venuto a mancare colui che è la mia vita? Quale virtù senza di lui mi sostiene? Voi tutte, o creature, che con la vostra costante conservazione e con le vostre perfezioni mi date tanti segni del mio Signore, considerate e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore!».
680. La nostra divina Signora formava nel suo cuore e ripeteva con la lingua molti altri discorsi, che non possono essere compresi dal pensiero creato, perché solo la sua prudenza ed il suo amore giunsero a ponderare e sentire quanto comporti l'allontanamento di Dio da un anima che lo abbia già conosciuto e gustato in tale grado. Se gli angeli, quasi presi da gelosia nel loro santo amore, si meravigliavano di vedere in una semplice creatura e tenera bambina tanta varietà di atti prudentissimi di umiltà, fede ed amore e di sentimenti e slanci del cuore, chi potrà mai spiegare il gradimento ed il compiacimento del Signore per l'anima della sua eletta e per tutte le sue elevazioni, ciascuna delle quali feriva il cuore di sua Maestà e procedeva da un privilegio di grazia e di amore maggiore di quello concesso ai medesimi serafini? Se tutti loro, poi, alla vista della Divinità non sapevano esercitare né imitare le azioni di Maria santissima né osservare le leggi dell'amore con tanta perfezione come lei quando lo stesso Dio le stava lontano e nascosto, chi potrà mai descrivere quale era il compiacimento che riceveva tutta la santissima Trinità quando le era presente? Mistero imperscrutabile è questo per la nostra limitatezza; però, dobbiamo riverirlo con ammirazione ed ammirarlo con riverenza.
681. La nostra candidissima Colomba non trovava dove potersi posare, dando pace al suo cuore; i suoi sentimenti, infatti, con inconsolabili gemiti e reiterati voli, si libravano su tutte le creature. Andava molte volte al Signore con lamenti e sospiri di amore; quindi, ritornava, sollecitava gli angeli della sua custodia e risvegliava tutte le creature, come se tutte fossero dotate di ragione; poi, saliva con il suo intelletto illuminato e con il suo ardentissimo affetto a quell'altissima abitazione dove prima il sommo Bene le veniva incontro e godevano reciprocamente le sue ineffabili delizie. Intanto, il supremo Signore ed innamorato sposo, che si lasciava allora possedere ma non godere dalla sua diletta, sempre infiammava più e più quel purissimo cuore con il solo possederlo, aumentando i suoi meriti e possedendolo di nuovo con diversi e misteriosi doni, affinché più posseduto più ancora l'amasse, e più amato e posseduto lo cercasse per vie nuove e con rinnovate ansie di infiammato amore. «L'ho cercato - diceva la divina Principessa - e non l'ho trovato; mi alzerò di nuovo e, guardando meglio per le vie e le piazze della città di Dio, rinnoverò le mie ricerche. Le mie mani hanno stillato mirra, le mie attenzioni non bastano e le mie opere nulla possono se non aumentare il mio dolore. Ho cercato l'amato del mio cuore; l'ho cercato, ma non l'ho trovato. Già il mio diletto si è allontanato. L'ho chiamato, ma non mi ha risposto; ho girato intorno gli occhi per ritrovarlo, ma le guardie della città, le sentinelle e tutte le creature mi hanno molestato ed offeso con la loro vista. Figlie di Gerusalemme, anime sante e giuste, io vi prego, io vi supplico, se incontrate il mio diletto, di dirgli che vengo meno e che muoio per amore suo».
682. La nostra Regina per alcuni giorni si profuse continuamente in questi dolci ed amorosi lamenti. Quell'umile nardo spargeva fragranze così soavi, temendosi disprezzato dal Signore, mentre questi, invece, si stava riposando nella parte più nascosta del suo fedelissimo cuore. La divina Provvidenza, per sua maggiore gloria e per fare sovrabbondare i meriti nella sua sposa, prolungò questo termine per qualche tempo. In esso la divina Signora patì più tormenti spirituali che tutti i santi insieme, poiché ondeggiava tra i sospetti ed i timori di avere perso Dio e di essere caduta dalla sua grazia per propria colpa; e nessuno può giungere a conoscere quanta e quale fosse l'angoscia di quell'ardente cuore, che tanto seppe amare. Solo Dio poteva ponderarla e, per sentirla, lasciava il suo cuore tra quei sospetti e timori di averlo smarrito per propria colpa.
Insegnamento che mi diede la mia Signora e regina
683. Figlia mia, qualunque bene è tanto più stimato dalle creature quanto più si sa che esso è un vero bene. Poiché il vero Bene è uno solo e tutti gli altri non sono che beni falsi ed apparenti, soltanto questo vero e sommo bene deve essere conosciuto come tale ed apprezzato. Tu giungerai a stimarlo e ad amarlo come merita quando lo gusterai, lo conoscerai e lo apprezzerai sopra ogni cosa creata. Il dolore di perderlo è proporzionato a questa stima e a questo amore; così, intenderai in parte gli effetti che io provai quando si allontanò da me il Bene eterno, lasciandomi dubbiosa se per caso lo avessi colpevolmente perduto. Senza dubbio, molte volte il dolore di questi sospetti e la forza dell'amore mi avrebbero privata della vita, se il Signore stesso non me l'avesse conservata.
684. Pondera, dunque, adesso quale dovrebbe essere il dolore di perdere Dio realmente per i peccati, se in un anima che non sente i cattivi effetti della colpa può causare tanto dolore la lontananza del vero bene, benché in realtà non l'abbia perso, anzi lo possegga anche se nascosto all'occhio della sua ragione. Questa sapienza, però, non penetra nella mente degli uomini carnali; anzi, con stoltissima cecità essi stimano l'apparente e finto bene e si dolgono ed affliggono quando manca loro. Del sommo e vero Bene, poi, non si formano concetto né stima alcuna, perché non lo hanno mai gustato né conosciuto. Sebbene il mio Figlio santissimo abbia scacciato da loro questa spaventosa ignoranza contratta per il primo peccato, meritando loro la fede e la carità per conoscere e gustare in qualche modo il bene che non avevano mai sperimentato, pure, ahimè, perdono la carità e la pospongono a qualunque diletto; e la fede, restando oziosa e morta, non giova. Così vivono i figli delle tenebre, come se dell'eternità avessero soltanto una finta o dubbiosa cognizione.
685. Temi, o anima, questo pericolo, su cui non si riflette mai abbastanza. Vigila e ivi sempre attenta e preparata contro i nemici, che non dormono mai. La tua meditazione di giorno e di notte sia su come devi lavorare per non perdere il sommo Bene che ami. Non ti conviene dormire né sonnecchiare tra nemici invisibili. Se, poi, talvolta il tuo amato ti si nasconderà, aspetta con pazienza e cercalo con sollecitudine senza riposare, perché non conosci i suoi occulti giudizi. Intanto, durante il tempo della lontananza e della tentazione, tieni preparato l'olio della carità e della retta intenzione, affinché non ti manchi e tu non sia riprovata con le vergini stolte e smemorate.
8 dicembre 1975. Festa dell'Immacolata Concezione. Io sarò la vincitrice.
Don Stefano Gobbi
«Sono l'Immacolata Concezione. Dal Cielo sono venuta, figli, e a Lourdes vi ho ricordato questa verità, che la Chiesa aveva da poco ufficialmente definito. Per privilegio sono immune da qualsiasi peccato, anche dal peccato di origine che ciascuno di voi contrae nell'atto del suo concepimento. Sono stata preservata dal peccato, perché in questa umile creatura la Trinità Santissima ha voluto riflettere integro il suo luminoso disegno. Preservata dal peccato, ricolma di grazia, perché scelta per diventare la Madre del Verbo e destinata a donarvi il mio Figlio Gesù. E mio Figlio Gesù mi ha donata a ciascuno di voi quale vera madre vostra. Perciò mio compito materno verso di voi è quello di rivestirvi della mia stessa immacolatezza.
Voglio soprattutto guarirvi dal male che tanto vi abbrutisce: il peccato. Figli miei prediletti, Sacerdoti consacrati al mio Cuore Immacolato: Io sono dal principio annunciata quale nemica, antagonista e vincitrice di Satana, padre e primo artefice di ogni peccato. La mia missione è quella di combattere e vincere Satana, di schiacciargli la testa col mio calcagno. Ho vinto all'inizio, quando la Trinità mi ha annunciata quale segno di sicura vittoria, nel momento in cui tutta l'umanità era caduta sotto la schiavitù del peccato. "Porrò inimicizia tra te e la Donna; tra la tua e la Sua discendenza. Essa ti schiaccerà il capo, mentre attenterai al suo calcagno". Ho vinto quando, con il mio sì, il Verbo si è fatto carne nel mio purissimo seno e quando sul Calvario mio Figlio Gesù si è immolato sull'altare della Croce. In Lui, che tutti vi ha redenti, si è compiuta la mia completa vittoria.
Ho continuato questa mia battaglia nei lunghi anni del cammino terreno della Chiesa: le sue più grandi vittorie sono dovute a una mia speciale azione di Mamma. Ma quando, nel secolo scorso, il mio Avversario ha voluto gettare il guanto di sfida e iniziare una lotta che, attraverso l'errore dell'ateismo, avrebbe sedotto e ingannato l'intera umanità, dal Cielo mi sono mostrata sulla terra quale Immacolata per confortarvi, poiché soprattutto mio è il compito di lottare e di vincere il Maligno. E in questo secolo, quando l'ateismo si è organizzato come forza protesa alla conquista del mondo intero e alla completa distruzione della mia Chiesa, mi sono di nuovo mostrata dal Cielo per dirvi di non temere, perché in questa terribile lotta Io sarò la vincitrice: "Infine il mio Cuore Immacolato trionferà!". Voi, poveri figli miei, siete i più colpiti in una lotta che è soprattutto fra Me e il mio Avversario, l'antico serpente, Satana, il seduttore e l'artefice di ogni male.
Per questo, prima ancora di annunciarvi la battaglia, da Mamma vi ho invitato a cercarvi un sicuro rifugio. Rifugiatevi in Me; affidatevi completamente al mio Cuore. Il mio Cuore Immacolato: capite ora, figli, perché questo è il più grande dono che il Padre celeste vi offre. Il mio Cuore Immacolato: è il vostro più sicuro rifugio e il mezzo di salvezza che, in questi momenti, Dio dà alla Chiesa e all'umanità. Speciale intervento di questo mio Cuore Immacolato è l'Opera che Io sto facendo nella mia Chiesa per chiamare a rifugiarsi in Me tutti i Sacerdoti, i miei prediletti.
Vedete ormai come Satana è entrato nell'interno della Chiesa? Come inganna, corrompe e trascina tanti miei poveri figli Sacerdoti? Questa è dunque l'ora in cui anch'io personalmente intervengo. Vi ho chiamati alla fiducia, al completo abbandono e a consacrarvi tutti al mio CuoreImmacolato. Vi ho svelato il mio piano, vi ho detto quali sono le armi da Me scelte per questa battaglia. Ora, figli, vi confermo che Io sola sarò la vincitrice. Questa mia vittoria è già iniziata e presto splenderà su tutta la Chiesa e sulla intera umanità rinnovata, quando Satana ancora una volta sarà schiacciato dalla forza del mio piede verginale».