Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 22° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 14
1Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.2Davanti a lui stava un idropico.3Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no curare di sabato?".4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.5Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?".6E non potevano rispondere nulla a queste parole.
7Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola:8"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.10Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".
12Disse poi a colui che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.13Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".
15Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!".16Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti.17All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto.18Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato.19Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato.20Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire.21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi.22Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto.23Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia.24Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena".
25Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:26"Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
34Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà?35Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda".
Secondo libro dei Maccabei 1
1"Ai fratelli giudei sparsi nell'Egitto salute. I fratelli giudei che sono in Gerusalemme e nella regione della Giudea augurano buona pace.2Dio voglia concedervi i suoi benefici e ricordarsi della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe suoi servi fedeli;3conceda a tutti voi volontà di adorarlo e di compiere i suoi desideri con cuore generoso e animo pronto;4vi dia una mente aperta ad intender la sua legge e i suoi comandi, e volontà di pace.5Esaudisca le vostre preghiere e vi sia propizio e non vi abbandoni nell'ora dell'avversità.
6Noi qui appunto preghiamo per voi.
7Quando regnava Demetrio nell'anno centosessantanove, noi Giudei vi abbiamo scritto: "Nelle calamità e angosce che ci hanno colpiti in questi anni da quando Giàsone e i suoi partigiani hanno apostatato dalla città santa e dal regno,8incendiando il portone e versando sangue innocente, noi abbiamo pregato il Signore e siamo stati esauditi. Quindi abbiamo preso l'offerta delle vittime e del fior di farina, abbiamo acceso le lampade e presentato i pani".9Vi scriviamo la presente per esortarvi a celebrare i giorni delle Capanne nel mese di Casleu.
L'anno centottantotto.
10I Giudei residenti in Gerusalemme e nella Giudea, il consiglio degli anziani e Giuda, ad Aristòbulo, maestro del re Tolomeo, appartenente alla stirpe dei sacerdoti consacrati con l'unzione, e ai Giudei dimoranti in Egitto, salute e prosperità.
11Salvati da grandi pericoli per l'intervento di Dio, lo ringraziamo molto per esserci potuti schierare contro il re.12Perché egli stesso ha respinto le forze schierate contro la santa città.
13Recatosi in Persia, il loro capo e con lui l'esercito creduto invincibile, fu ucciso nel tempio della dea Nanea, per gli inganni orditi dai sacerdoti di Nanea.14Con il pretesto di celebrare le nozze con lei, Antioco con i suoi amici si era recato sul posto per prelevarne le immense ricchezze a titolo di dote.15Dopo che i sacerdoti del tempio di Nanea gliele ebbero mostrate, egli entrò con pochi nel recinto sacro e quelli, chiuso il tempio alle spalle di Antioco16e aperta una porta segreta nel soffitto, scagliarono pietre e fulminarono il condottiero e i suoi. Poi fattili a pezzi e tagliate le loro teste, le gettarono a quelli di fuori.
17In tutto sia benedetto il nostro Dio, che ha consegnato alla morte gli empi.
18Stando noi per celebrare la purificazione del tempio il venticinque di Casleu, abbiamo creduto necessario darvi qualche spiegazione, perché anche voi celebriate la festa delle Capanne e del fuoco, apparso quando Neemia offrì i sacrifici dopo la ricostruzione del tempio e dell'altare.19Infatti quando i nostri padri furono deportati in Persia, i sacerdoti fedeli di allora, preso il fuoco dall'altare, lo nascosero con cautela nella cavità di un pozzo che aveva il fondo asciutto e là lo misero al sicuro, in modo che il luogo rimanesse ignoto a tutti.20Dopo un buon numero di anni, quando piacque a Dio, Neemia, rimandato dal re di Persia, inviò i discendenti di quei sacerdoti che avevano nascosto il fuoco, a farne ricerca; quando essi ci riferirono che non avevano trovato il fuoco ma acqua grassa, comandò loro di attingerne e portarne.21Poi furono portate le offerte per i sacrifici e Neemia comandò che venisse aspersa con quell'acqua la legna e quanto vi era sopra.22Così fu fatto e dopo un po' di tempo il sole, che prima era coperto di nubi, cominciò a risplendere e si accese un gran rogo, con grande meraviglia di tutti.
23I sacerdoti si posero allora in preghiera, mentre il sacrificio veniva consumato, e con i sacerdoti tutti gli altri: Giònata intonava, gli altri continuavano in coro insieme a Neemia.24La preghiera era formulata in questo modo: Signore, Signore Dio, creatore di tutto, tremendo e potente, giusto e misericordioso, tu solo re e buono,25tu solo generoso, tu solo giusto e onnipotente ed eterno, che salvi Israele da ogni male, che hai fatto i nostri padri oggetto di elezione e santificazione,26accetta il sacrificio offerto per Israele tuo popolo, custodisci la tua porzione e santificala.27Raccogli i nostri dispersi, libera quelli che sono schiavi in mano ai pagani, guarda benigno i disprezzati e gli oltraggiati; sappiano i pagani che tu sei il nostro Dio.28Punisci quelli che ci opprimono e ci ingiuriano con superbia.29Concedi al tuo popolo di radicarsi nel tuo luogo santo, come ha detto Mosè.30I sacerdoti a loro volta cantavano inni.31Poi vennero consumate le vittime del sacrificio e Neemia ordinò che il resto dell'acqua venisse versata sulle pietre più grosse.32Fatto questo, si accese una fiamma, la quale tuttavia fu assorbita dal bagliore del fuoco acceso sull'altare.33Quando fu divulgato il fatto e fu annunciato al re dei Persiani che nel luogo dove i sacerdoti deportati avevano nascosto il fuoco era comparsa acqua e che i sacerdoti al seguito di Neemia avevano con quella purificato le cose necessarie al sacrificio,34il re fece cingere il luogo e lo dichiarò sacro, dopo aver accertato il fatto.35Il re ricevette anche molti doni da quelli che aveva favoriti e ne diede a sua volta.36I compagni di Neemia chiamarono questo luogo Neftar che significa "purificazione"; ma i più lo chiamano Neftai.
Siracide 1
1Ogni sapienza viene dal Signore
ed è sempre con lui.
2La sabbia del mare, le gocce della pioggia
e i giorni del mondo chi potrà contarli?
3L'altezza del cielo, l'estensione della terra,
la profondità dell'abisso chi potrà esplorarle?
4Prima di ogni cosa fu creata la sapienza
e la saggia prudenza è da sempre.
5A chi fu rivelata la radice della sapienza?
Chi conosce i suoi disegni?
6Uno solo è sapiente, molto terribile,
seduto sopra il trono.
7Il Signore ha creato la sapienza;
l'ha vista e l'ha misurata,
l'ha diffusa su tutte le sue opere,
8su ogni mortale, secondo la sua generosità,
la elargì a quanti lo amano.
9Il timore del Signore è gloria e vanto,
gioia e corona di esultanza.
10Il timore del Signore allieta il cuore
e dà contentezza, gioia e lunga vita.
11Per chi teme il Signore andrà bene alla fine,
sarà benedetto nel giorno della sua morte.
12Principio della sapienza è temere il Signore;
essa fu creata con i fedeli nel seno materno.
13Tra gli uomini essa ha posto il nido, fondamento
resterà fedelmente con i loro discendenti.
14Pienezza della sapienza è temere il Signore;
essa inebria di frutti i propri devoti.
15Tutta la loro casa riempirà di cose desiderabili,
i magazzini dei suoi frutti.
16Corona della sapienza è il timore del Signore;
fa fiorire la pace e la salute.
17Dio ha visto e misurato la sapienza;
ha fatto piovere la scienza e il lume dell'intelligenza;
ha esaltato la gloria di quanti la possiedono.
18Radice della sapienza è temere il Signore;
i suoi rami sono lunga vita.
19La collera ingiusta non si potrà giustificare,
poiché il traboccare della sua passione sarà la sua
rovina.
20Il paziente sopporterà per qualche tempo;
alla fine sgorgherà la sua gioia;
21per qualche tempo terrà nascoste le parole
e le labbra di molti celebreranno la sua intelligenza.
22Fra i tesori della sapienza sono le massime istruttive,
ma per il peccatore la pietà è un abominio.
23Se desideri la sapienza, osserva i comandamenti;
allora il Signore te la concederà.
24Il timore del Signore è sapienza e istruzione,
si compiace della fiducia e della mansuetudine.
25Non essere disobbediente al timore del Signore
e non avvicinarti ad esso con doppiezza di cuore.
26Non essere finto davanti agli uomini
e controlla le tue parole.
27Non esaltarti per non cadere
e per non attirarti il disonore;
28il Signore svelerà i tuoi segreti
e ti umilierà davanti all'assemblea,
29perché non hai ricercato il timore del Signore
e il tuo cuore è pieno di inganno.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Geremia 20
1Pascùr figlio di Immèr, sacerdote e sovrintendente-capo del tempio, udì Geremia predire tutte queste cose.2Pascùr fece fustigare il profeta Geremia e quindi lo mise in ceppi nella prigione che si trovava presso la porta superiore di Beniamino, nel tempio del Signore.3Quando poi il giorno dopo Pascùr fece liberare dai ceppi Geremia, questi gli disse: "Il Signore non ti chiama più Pascùr, ma Terrore all'intorno".
4Perché così dice il Signore: "Ecco io darò in preda al terrore te e tutti i tuoi cari; essi cadranno per la spada dei loro nemici e i tuoi occhi lo vedranno. Metterò tutto Giuda nelle mani del re di Babilonia, il quale li deporterà a Babilonia e li colpirà di spada.5Consegnerò tutte le ricchezze di questa città e tutti i suoi prodotti, tutti gli oggetti preziosi e tutti i tesori dei re di Giuda in mano ai suoi nemici, i quali li saccheggeranno e li prenderanno e li trasporteranno a Babilonia.6Tu, Pascùr, e tutti gli abitanti della tua casa andrete in schiavitù; andrai a Babilonia, là morirai e là sarai sepolto, tu e tutti i tuoi cari, ai quali hai predetto menzogne".
7Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto forza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno;
ognuno si fa beffe di me.
8Quando parlo, devo gridare,
devo proclamare: "Violenza! Oppressione!".
Così la parola del Signore è diventata per me
motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno.
9Mi dicevo: "Non penserò più a lui,
non parlerò più in suo nome!".
Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente,
chiuso nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo.
10Sentivo le insinuazioni di molti:
"Terrore all'intorno!
Denunciatelo e lo denunceremo".
Tutti i miei amici spiavano la mia caduta:
"Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta".
11Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori
cadranno e non potranno prevalere;
saranno molto confusi perché non riusciranno,
la loro vergogna sarà eterna e incancellabile.
12Signore degli eserciti, che provi il giusto
e scruti il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di essi;
poiché a te ho affidato la mia causa!
13Cantate inni al Signore, lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero
dalle mani dei malfattori.
14Maledetto il giorno in cui nacqui;
il giorno in cui mia madre mi diede alla luce
non sia mai benedetto.
15Maledetto l'uomo che portò la notizia
a mio padre, dicendo:
"Ti è nato un figlio maschio", colmandolo di gioia.
16Quell'uomo sia come le città
che il Signore ha demolito senza compassione.
Ascolti grida al mattino
e rumori di guerra a mezzogiorno,
17perché non mi fece morire nel grembo materno;
mia madre sarebbe stata la mia tomba
e il suo grembo gravido per sempre.
18Perché mai sono uscito dal seno materno
per vedere tormenti e dolore
e per finire i miei giorni nella vergogna?
Lettera agli Efesini 4
1Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto,2con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore,3cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.4Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione;5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.6Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.8Per questo sta scritto:
'Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini'.
9Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose.
11È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri,12per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo,13finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.14Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore.15Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo,16dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità.
17Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente,18accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore.19Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.
20Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo,21se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù,22per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici23e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente24e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera.25Perciò, bando alla menzogna: 'dite ciascuno la verità al proprio prossimo'; perché siamo membra gli uni degli altri.26'Nell'ira, non peccate'; non tramonti il sole sopra la vostra ira,27e non date occasione al diavolo.28Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità.29Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano.30E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.
31Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità.32Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
Capitolo I: Il raccoglimento interiore
Leggilo nella Biblioteca1. "Il regno di Dio è dentro di voi" (Lc 17,21), dice il Signore. Volgiti a Dio con tutto il tuo cuore, lasciando questo misero mondo, e l'anima tua troverà pace. Impara a disprezzare ciò che sta fuori di te, dandoti a ciò che è interiore, e vedrai venire in te il regno di Dio. Esso è, appunto, "pace e letizia nello Spirito Santo" (Rm 14,17); e non è concesso ai malvagi. Se gli avrai preparato, dentro di te, una degna dimora, Cristo verrà a te e ti offrirà il suo conforto. Infatti ogni lode e ogni onore, che gli si possa fare, viene dall'intimo; e qui sta il suo compiacimento. Per chi ha spirito di interiorità è frequente la visita di Cristo; e, con essa, un dolce discorrere, una gradita consolazione, una grande pace, e una familiarità straordinariamente bella. Via, anima fedele, prepara il tuo cuore a questo sposo, cosicché si degni di venire presso di te e di prendere dimora in te. Egli dice infatti: Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e verremo a lui e abiteremo presso di lui" (Gv 14,23). Accogli, dunque, Cristo, e non far entrare in te nessun'altra cosa. Se avrai Cristo sarai ricco, sarai pienamente appagato. Sarà lui a provvedere e ad agire fedelmente per te. Così non dovrai affidarti agli uomini. Questi mutano in un momento e vengono meno rapidamente, mentre cristo "resta in eterno" (Gv 12, 34) e sta fedelmente accanto a noi, fino alla fine. Non dobbiamo far molto conto sull'uomo, debole e mortale, anche se si tratta di persona che ci è preziosa e cara; né dobbiamo troppo rattristarci se talvolta ci combatte e ci contrasta. Quelli che oggi sono con te, domani si possono mettere contro di te; spesso si voltano come il vento.
2. Riponi interamente la fiducia in Dio, e sia lui il tuo timore e il tuo amore. Risponderà lui per te, e opererà per il bene, nel modo migliore. "Non hai stabile dimora quaggiù" (Eb 13,14); dovunque tu abbia a trovarti, sei un forestiero e un pellegrino, né mai avrai pace se non sarai strettamente unito a Cristo. Perché ti guardi tutto attorno quaggiù, se non è questo il luogo della tua pace? La tua dimora deve essere tra le cose celesti; quelle terrene le devi guardare come di passaggio. Passano tutte le cose, e con esse anche tu; vedi di non invischiarti, per evitare di essere catturato e perire. Sia il tuo pensiero sempre presso l'Altissimo; e la tua preghiera si diriga, senza sosta a Cristo. Che se non riesci a meditare le profonde realtà celesti, cerca rifugio nella passione di Cristo e prendi lieta dimora nelle sue sante ferite. Se ti sarai rifugiato, con animo devoto, nelle ferite e nelle piaghe preziose di Gesù, sentirai un gran conforto nella tribolazione, e non farai molto caso del disprezzo degli uomini, sopportando con facilità quanto si dice contro di te. Anche Cristo fu disprezzato dagli uomini in questo mondo e, nel momento in cui ne aveva maggior bisogno, fu abbandonato, tra sofferenze disonoranti, da quelli che lo conoscevano e gli erano amici. Cristo volle soffrire ed essere disprezzato; e tu osi lamentarti di qualcuno? Cristo ebbe avversari e oppositori; e tu vuoi che tutti ti siano amici e ti facciano del bene? Come potrà essere premiata la tua capacità di soffrire se non avrai incontrato alcuna avversità? Se non vuoi sopportare nulla che ti si opponga, in che modo potrai essere amico di Cristo? Se vuoi regnare con Cristo, sorreggiti in Cristo e per mezzo di Cristo. Che se, una sola volta tu riuscissi ad entrare perfettamente nell'intimo di Gesù, gustando un poco dell'ardente suo amore, non ti preoccuperesti per nulla di ciò che ti piace o non ti piace; troveresti gioia, invece nelle offese che ti si fanno. Giacché l'amore per Gesù ci porta a disprezzare noi stessi.
3. L'uomo che ama Gesù e la verità, l'uomo veramente interiore e libero da desideri contrari alla suprema volontà, può volgersi a Dio senza impacci, e innalzarsi in ispirito sopra se stesso, ricavandone una pace ricca di frutto. Veramente saggio, e dotto di una dottrina impartita da Dio più che dagli uomini, è colui che stima tutte le cose per quello che sono, non per quello che se ne dice nei giudizi umani. Se uno sa procedere secondo la guida interiore, evitando di valutare le cose secondo i criteri del mondo, non si perde nel ricercare il luogo adatto o nell'attendere il tempo opportuno per dedicarsi ad esercizi di devozione. Se uno ha spirito di interiorità, subito si raccoglie in se stesso, giacché non si disperde mai del tutto nelle cose esterne. Per lui non è un ostacolo un lavoro che gli venga imposto né una occupazione che, in quel momento, appaia doverosa; giacché egli sa adattarsi alle situazioni, così come esse si presentano. Colui che è intimamente aperto e rivolto al bene, non bada alle azioni malvagie degli uomini, pur se possano apparire mirabili; infatti, quanto più uno attira a sé le cose esteriori, tanto più resta legato, e distratto da sé medesimo. Se tutto fosse a posto in te, e tu fossi veramente puro, ogni cosa accadrebbe per il tuo bene e per il tuo vantaggio; che se molte cose spesso ti sono causa i disagio o di turbamento, è proprio perché non sei ancora perfettamente morto a te stesso e distaccato da tutto ciò che è terreno. Nulla insozza e inceppa il cuore umano quanto un amore non ancora purificato, volto alle cose di questo mondo; se invece tu rinunci a cercare gioia in ciò che sta fuori di te, potrai contemplare le realtà celesti e godere frequentemente di gioia interiore.
DISCORSO 260/B DISCORSO TENUTO DURANTE I GIORNI DELL'OTTAVA DI PASQUA E RIVOLTO PARTICOLARMENTE AI NEOFITI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
I fatti dell'Esodo si avverano pienamente in ogni battezzato.
1. Un discorso nel quale si ingiunga e si raccomandi la bontà della vita al fine di impetrare e conseguire la vita eterna è un discorso che vale per tutti, ma vogliamo rivolgerci particolarmente a voi, nuovi germogli di santità, rigenerati dall'acqua e dallo Spirito, piantati e irrigati dal nostro ministero nel campo di Dio, che fa crescere 1. Consideratevi come popolo liberato dall'Egitto, da una dura schiavitù 2, quando su di voi dominava l'iniquità. Fate anche conto d'aver attraversato il Mar Rosso 3 mediante il battesimo suggellato dalla croce sanguinante di Cristo. Come nemici che vi inseguivano alle spalle considerate i peccati passati: i quali, come perirono gli Egiziani mentre il popolo di Dio attraversava il mare, così sono stati distrutti nel momento del vostro battesimo. D'ora in poi aspirate, come a terra promessa, al regno dei cieli a cui siete stati chiamati; e riguardo alla presente vita terrena, consideratela un deserto in cui dovete camminare, e resistete con vigilanza alle tentazioni. Dalla partecipazione al santo altare 4 vi è dato ricevere la vostra manna e dalla pietra scaturisce l'acqua che bevete. Tutto questo ricorda e inculca nel suo insegnamento l'apostolo Paolo quando dice: Non voglio, o fratelli, che voi ignoriate come i nostri padri furono tutti dentro la nube e tutti attraversarono il mare e tutti per mezzo di Mosè furono battezzati nella nube e nel mare; tutti inoltre mangiarono dello stesso cibo spirituale e tutti bevvero della stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da quella pietra spirituale che li seguiva, e quella pietra era Cristo 5. Da queste parole dell'Apostolo riconoscete all'evidenza che quanto noi trasmettiamo al vostro orecchio e alla vostra mente non è frutto di elucubrazioni nostre personali ma ve lo diciamo perché edotti dalla sacra Scrittura.
Esortazioni mutuate dall'epistolario paolino.
2. Per quel che concerne poi le parole di esortazione che vi ho rivolte invitandovi a resistere con vigilanza alle tentazioni, approfondite quel che, proseguendo il discorso, dice l'Apostolo in tono minaccioso: Nonostante tutto questo, la maggior parte di loro non incontrò il gradimento di Dio e furono abbattuti nel deserto. Questi avvenimenti furono dei simboli nei nostri confronti, affinché noi non nutriamo cattive passioni come ne ebbero loro, né adoriamo gli idoli come fecero alcuni di loro. Sta infatti scritto: Il popolo si sedette per mangiare e bere e si alzò per divertirsi. Non dobbiamo nemmeno darci alla fornicazione, come fornicarono alcuni di loro, per cui in un sol giorno ne caddero ventitremila. Né dobbiamo tentare Cristo, come lo tentarono alcuni di loro, i quali furono uccisi dai serpenti. Non dovete nemmeno essere mormoratori, come fecero alcuni di loro e furono abbattuti dallo sterminatore. Tutte queste cose, accadute a loro, avevano valore di simbolo: sono state scritte infatti perché fossero di ammonimento per noi, sui quali incombe la fine dei tempi 6.
Aderire a Cristo per raggiungere il regno eterno.
3. Ebbene voi, carissimi, evitando questi cattivi esempi dei tempi passati, imitate coloro che piacquero a Dio e non coloro che andarono in perdizione, offendendo Dio. Cosa giovò infatti agli Ebrei l'essere scampati dagli Egiziani attraversando il Mar Rosso 7 quando poi morirono nel deserto morsi dai serpenti 8? Così sono coloro che si fanno battezzare ottenendo in tal modo il perdono dei peccati commessi ma poi, non apprezzando debitamente la grandezza della grazia, si lasciano sorprendere dai morsi velenosi delle seduzioni che ne causano la mente e non riescono ad arrivare alla vita loro promessa. Fuggite i loro esempi e con perseverante obbedienza state uniti a colui che vi ha redenti. Così raggiungerete il regno: non un regno come quello che fu dato al popolo dell'antica alleanza, che era immagine di quello futuro 9, ma un regno dove sarete in eterno con Cristo e vivrete in una felicità eterna.
1 - Cf. 1 Cor 3, 7.
2 - Cf. Es 14.
3 - Cf. Es 14, 22.
4 - Cf. Can Missae.
5 - 1 Cor 10, 1-4.
6 - 1 Cor 10, 5-11.
7 - Cf. Es 14, 22-30.
8 - Cf. Nm 21, 6.
9 - Cf. Col 2, 16.
Capitolo primo - Salve Regina, Madre di misericordia
Le glorie di Maria - Sant'Alfonso Maria de Liguori
Leggilo nella Biblioteca
Salve, Regina, Madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva. A te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
SALVE, REGINA,
MATER MISERICORDIAE
Salve,Regina, Madre di misericordia
1. Quanta deve essere la nostra fiducia in Maria, perché è la regina della misericordia.
Poiché la Vergine Maria fu esaltata ad essere madre del Re dei re, ben a ragione la santa Chiesa l'onora e vuole che da tutti sia onorata con il titolo glorioso di regina. «Se il figlio è re, dice sant'Atanasio, giustamente la madre deve essere considerata e chiamata regina». «Sin da quando Maria, scrive san Bernardino da Siena, diede il suo consenso accettando di essere madre del Verbo eterno, da allora meritò di diventare la regina del mondo e di tutte le creature». «Se la carne di Maria, dice sant'Arnoldo abate, non fu divisa da quella di Gesù, come può esser separata la madre dalla sovranità del Figlio? Si deve dunque reputare che la gloria del regno non solo sia comune tra la madre e il Figlio, ma persino la stessa». Se Gesù è re dell'universo, anche Maria è regina dell'universo. «Costituita Regina, con pieno diritto possiede il regno del Figlio». Sicché, dice san Bernardino da Siena, «quante sono le creature che servono Dio, tante debbono servire anche Maria; poiché gli angeli, gli uomini e tutte le cose che sono nel cielo e sulla terra, essendo soggette all'impero di Dio, sono anche soggette al dominio della Vergine gloriosa». Quindi, rivolto alla divina Madre, Guerrico abate così le parla: « Continua dunque, Maria, continua sicura a dominare; disponi pure ad arbitrio dei beni del Figlio tuo, mentre, essendo tu madre e sposa del re del mondo, a te è dovuto, come regina, il regno e il dominio sopra tutte le creature » Maria è dunque regina. Ma sappia ognuno, per comune consolazione, che è una regina dolce, clemente, incline al bene di noi miseri. Perciò la santa Chiesa vuole che in questa preghiera noi la salutiamo e la chiamiamo Regina della misericordia. Il nome stesso di regina, come osserva il beato Alberto Magno, significa pietà e provvidenza verso i poveri, a differenza del nome d'imperatrice, che significa severità e rigore. La magnificenza dei re e delle regine consiste nel dar sollievo ai miseri, dice Seneca. Quindi mentre i tiranni nel regnare hanno per fine il proprio bene, i re devono avere per fine il bene del loro popolo. Perciò nella consacrazione dei re le loro teste vengono unte con olio, simbolo di misericordia, per indicare che nel regnare essi devono soprattutto nutrire pensieri di pietà e beneficenza verso i sudditi. I re devono dunque dedicarsi principalmente alle opere di misericordia, ma non al punto di dimenticarsi di esercitare la giustizia verso i colpevoli, quando è necessario. Non così Maria, la quale, benché regina, non è però regina della giustizia, intenta al castigo dei malfattori, ma regina della misericordia, intenta solo alla pietà e al perdono dei peccatori. Perciò la Chiesa vuole che la chiamiamo espressamente regina della misericordia. Il gran cancelliere di Parigi, Giovanni Gersone, riflettendo sulle parole di Davide: « Due cose ho udito: che a Dio appartiene il potere, e a te, Signore, la misericordia » (Sal 61,12), dice che, poiché il regno di Dio consiste nella giustizia e nella misericordia, il Signore l'ha diviso: il regno della giustizia lo ha riservato per sé e il regno della misericordia l'ha ceduto a Maria, ordinando che tutte le misericordie che si dispensano agli uomini passino per le mani di Maria e a suo arbitrio vengano dispensate. Lo conferma san Tommaso nella prefazione alle Epistole canoniche, dicendo che la santa Vergine, allorché concepì nel seno il Verbo divino e lo partorì, ottenne la metà del regno di Dio, divenendo la regina della misericordia, mentre Gesù Cristo resta re della giustizia. L'eterno Padre costituì Gesù Cristo re di giustizia e perciò lo fece giudice universale del mondo. Così il profeta cantò: « O Dio, da' al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia » (Sal 71,2). Qui un dotto interprete riprende: « Signore, tu hai dato al Figlio tuo la giustizia, perché alla madre del re hai dato la tua misericordia». Quindi san Bonaventura ben modifica il suddetto passo di Davide dicendo: « O Dio, da' al re il tuo giudizio e alla Madre di lui la tua misericordia». Allo stesso modo l'arcivescovo di Praga Ernesto dice che l'eterno Padre ha affidato al Figlio il compito di giudicare e punire e alla Madre il compito di compatire e soccorrere i miseri. Perciò il profeta Davide predisse che Dio stesso, per così dire, consacrò Maria come regina di misericordia ungendola con olio di allegrezza (Sal 44,8), affinché tutti noi miseri figli di Adamo ci rallegrassimo pensando di avere in cielo questa grande regina tutta piena di unzione di misericordia e di pietà verso noi, come scrive san Bonaventura. A tale proposito il beato Alberto Magno fa una felice applicazione della storia della regina Ester alla nostra regina Maria, della quale Ester fu figura. Si legge nel libro di Ester al capitolo 4 che, sotto il regno di Assuero, fu pubblicato nei suoi stati un decreto con cui si ordinava la morte di tutti i Giudei. Allora Mardocheo, che era uno dei condannati, raccomandò la loro salvezza a Ester, affinché s'interponesse presso il re, allo scopo di ottenere la revoca della sentenza. Dapprima Ester ricusò quest'incarico, temendo di accrescere la collera di Assuero. Ma Mardocheo la rimproverò e le mandò a dire che non pensasse a salvare solo se stessa, mentre il Signore l'aveva posta sul trono per ottenere la salvezza a tutti i Giudei: « Non pensare di salvare solo te stessa fra tutti i Giudei, perché tu sei nella casa del re » (Est 4,13 Volg.). Così disse Mardocheo alla regina Ester e così possiamo dire anche noi poveri peccatori alla nostra regina Maria, se mai esitasse ad impetrare da Dio la liberazione dal castigo giustamente da noi meritato: « Non pensare di salvare solo te stessa fra tutti gli uomini, perché tu sei nella casa del re. Non pensare, Signora, che Dio ti abbia esaltata ad essere la regina del mondo solo per provvedere al tuo bene, ma affinché tu, fatta così grande, possa più compatire e meglio soccorrere noi miseri ». Assuero, allorché vide Ester alla sua presenza, le domandò con amore che cosa fosse venuta a chiedergli: « Qual è la tua domanda? ». La regina rispose: « Se mai ho trovato grazia agli occhi tuoi, o re, donami il popolo mio, per cui ti prego » (Est 7,2.3 Volg.). Assuero l'esaudì, ordinando subito che si revocasse la sentenza. Ora, se Assuero accordò a Ester, perché l'amava, la salvezza dei Giudei, come potrà Dio non esaudire Maria, poiché la ama immensamente, quando lo prega per i miseri peccatori che a lei si raccomandano e gli dice: « Mio re e Dio, se mai ho trovato grazia presso di te (ma ben sa la divina Madre di essere stata la benedetta, la beata, la sola fra tutti gli uomini a trovare la grazia perduta dagli uomini; ben sa di essere la diletta del suo Signore, amata più di tutti i santi e angeli insieme), donami il popolo mio, per cui ti prego. Se mai mi ami, donami, Signore, questi peccatori per cui ti supplico ». E possibile che Dio non l'esaudisca? E chi non sa la forza che le preghiere di Maria hanno presso Dio? « La legge della clemenza è sulla sua lingua » (Pro 31,26 Volg.). Ogni sua preghiera è come una legge stabilita dal Signore, che si usi misericordia a tutti coloro per cui intercede Maria. Chiede san Bernardo: « Perché la Chiesa chiama Maria Regina di misericordia? ». E risponde: « Perché noi crediamo che ella apre l'abisso della misericordia di Dio a chi vuole, quando vuole e come vuole; così che non vi è peccatore, per quanto iniquo sia, il quale si perda, se Maria lo protegge». Ma possiamo noi temere che Maria disdegni d'interporsi per qualche peccatore, vedendolo troppo carico di peccati? Ci deve forse spaventare la maestà e la santità di questa grande regina? « No, dice san Gregorio, la grandezza e la santità di Maria la rendono ancor più dolce e pietosa verso i peccatori che vogliono emendarsi e a lei ricorrono». I re e le regine con l'ostentazione della loro maestà incutono timore e fanno si che i sudditi temano di andare alla loro presenza. «Ma che timore, dice san Bernardo, può avere l'umana fragilità di andare verso questa regina della misericordia, poiché in lei non vi è nulla di terribile o di austero, ma si dimostra tutta dolcezza e affabilità? Maria non solo dona, ma ella stessa offre a tutti noi latte e lana»: latte di misericordia per animarci alla fiducia e lana di rifugio per ripararci dai fulmini della divina giustizia. Narra Svetonio che l'imperatore Tito non sapeva negare nessuna grazia a chiunque gliela chiedeva; anzi che a volte prometteva più di quello che poteva mantenere e a chi glielo faceva notare rispondeva che il principe non doveva lasciare andar via scontento nessuno di coloro che avesse ammesso a parlargli. Tito così diceva, ma in realtà poi spesso o mentiva o mancava alle promesse. Ma la nostra regina non può mentire e può ottenere tutto quello che vuole per i suoi devoti. Ella ha un cuore così benigno e pietoso, che non può permettere di lasciare nella tristezza chiunque la prega, come scrive Ludovico Blosio. San Bernardo così le parla: « Ma come potresti tu, Maria, ricusare di soccorrere i miseri, poiché sei la regina della misericordia? E chi mai sono i sudditi della misericordia, se non i miseri? Tu sei la regina della misericordia e io, essendo il peccatore più misero di tutti, sono il più grande dei tuoi sudditi ». Quindi tu devi avere più cura di me di tutti gli altri. « Regna dunque su di noi, o regina della misericordia » e pensa a salvarci. « Non ci stare a dire, o Vergine sacrosanta, aggiunge san Gregorio Nicomediense, che non puoi aiutarci per la moltitudine dei nostri peccati, perché hai una tale potenza e pietà, che nessun numero di colpe può mai superarle. Niente resiste alla tua potenza, poiché il tuo Creatore, che è anche il nostro, onorando te che gli sei madre, considera come sua la gloria tua». E sebbene Maria abbia un obbligo infinito verso il Figlio per averla destinata ad essere sua madre, tuttavia non si può negare che anche il Figlio è molto obbligato a questa Madre per avergli dato l'essere umano; perciò Gesù, «quasi per ricompensare quanto deve a Maria, godendo della sua gloria», l'onora specialmente con l'esaudire sempre tutte le sue preghiere. Grande deve essere dunque la nostra fiducia in questa Regina, sapendo quanto è potente presso Dio e sapendo d'altra parte quanto è ricca e piena di misericordia, sicché non vi è nessuno sulla terra che non sia partecipe della pietà e dei favori di Maria. La beata Vergine stessa lo rivelò a santa Brigida. « Io sono, le disse, la regina del cielo e la madre della misericordia; io sono l'allegrezza dei giusti e la porta per condurre i peccatori a Dio. Non c'è sulla terra peccatore che sia così maledetto da essere privato finché vive della mia misericordia; poiché ciascuno, se non ricevesse altro per la mia intercessione, riceve la grazia di essere meno tentato dai demoni di quel che altrimenti sarebbe». «Nessuno poi, soggiunse, purché non sia stato assolutamente maledetto - vale a dire con la finale e irrevocabile maledizione riservata ai dannati - nessuno è così rigettato da Dio che, se mi abbia invocata in suo aiuto, non ritorni a Dio e goda della sua misericordia». «Io sono chiamata da tutti la madre della misericordia e veramente la misericordia di Dio verso gli uomini mi ha fatta così misericordiosa verso di loro. Perciò sarà misero chi, finché può farlo, non ricorre a me » Si, sarà misero e misero per sempre chi potendo in questa vita ricorrere a me, che sono così pietosa con tutti e tanto desidero aiutare i peccatori, non ricorre a me e si danna. Ricorriamo dunque, ricorriamo sempre ai piedi di questa dolce regina, se vogliamo sicuramente salvarci; e se ci spaventa e ci scoraggia la vista dei nostri peccati, pensiamo che Maria è stata fatta regina della misericordia per salvare con la sua protezione i più grandi e colpevoli peccatori che a lei si raccomandano. Questi devono essere la sua corona in cielo, come le disse il suo divino sposo: « Vieni dal Libano, o mia sposa, vieni dal Libano; sarai incoronata... dalle tane dei leoni, dai monti dei leopardi » (Ct 4,8). E chi mai sono questi covili di fiere e mostri, se non i miseri peccatori, le anime dei quali diventano covili di peccati, i mostri più deformi che possano trovarsi? Proprio di questi miserabili peccatori, commenta Ruperto abate, salvati per mezzo tuo, o gran regina Maria, sarai poi coronata in paradiso, poiché la loro salvezza sarà la tua corona; corona ben degna e propria di una regina della misericordia. « Tu sarai coronata dalle tane di tali leoni e la loro salvezza sarà la tua corona » A tale proposito si legga il seguente esempio.
Esempio
Si narra nella vita di suor Caterina di sant'Agostino che, nel luogo dove viveva questa serva del Signore, si trovava una donna chiamata Maria, la quale in gioventù era stata peccatrice e anche nella vecchiaia seguitava ostinatamente a essere perversa tanto che, scacciata dai cittadini e confinata a vivere in una grotta fuori del suo paese, vi morì quasi putrescente, abbandonata da tutti e senza sacramenti e perciò fu sepolta in campagna come una bestia. Suor Caterina, che era solita raccomandare a Dio con grande affetto tutte le anime di coloro che trapassavano all'altra vita, avendo appreso la morte disgraziata di questa povera vecchia, non pensò affatto a pregare per lei, ritenendola, come tutti la ritenevano, dannata. Passati quattro anni, un giorno le si presentò dinanzi un'anima purgante, che le disse: - Suor Caterina, che mala sorte è la mia? Tu raccomandi a Dio le anime di tutti coloro che muoiono e solamente dell'anima mia non hai avuto pietà? - Chi sei tu? - disse la serva di Dio. - Io sono - rispose - quella povera Maria che morì nella grotta. - Ma come, tu sei salva? - riprese suor Caterina. - Si, sono salva per misericordia di Maria Vergine. - E come? - Quando mi vidi vicina alla morte, sentendomi così piena di peccati e abbandonata da tutti, mi rivolsi alla Madre di Dio e le dissi: Signora, tu sei il rifugio degli abbandonati; io sono adesso abbandonata da tutti; tu sei l'unica speranza mia, tu sola mi puoi aiutare, abbi pietà di me. La santa Vergine ottenne per me un atto di contrizione, morii e mi salvai. E la mia regina mi ha ottenuto anche un'altra grazia: che l'intensità delle mie sofferenze abbreviasse la durata della mia espiazione che avrebbe dovuto prolungarsi per molti più anni; ma ho bisogno di alcune messe per liberarmi dal purgatorio. Ti prego di farmele dire e ti prometto di pregare poi sempre Dio e Maria per te. Suor Caterina fece subito celebrare le messe e dopo pochi giorni le apparve di nuovo quell'anima, più luminosa del sole, e le disse: - Ti ringrazio, Caterina. Ecco, io me ne vado già in paradiso a cantare le misericordie del mio Dio e a pregare per te.
Preghiera
O Maria, Madre del mio Dio e mia signora, come si presenta a una gran regina un povero coperto di piaghe e ripugnante, così io mi presento a te, che sei la regina del cielo e della terra. Dall'alto trono in cui siedi, non disdegnare, ti prego, di volgere i tuoi occhi verso di me, povero peccatore. Dio ti ha fatta così ricca per soccorrere i poveri e ti ha costituita regina della misericordia, affinché tu possa dare sollievo ai miseri. Guardami dunque e compatiscimi. Guardami e non mi lasciare, finché tu non mi abbia cambiato da peccatore in santo. Vedo bene che non merito niente, anzi che per la mia ingratitudine meriterei di essere spogliato di tutte le grazie che per mezzo tuo ho ricevuto dal Signore. Ma tu sei la regina della misericordia e non vai cercando meriti, ma miserie per soccorrere i bisognosi. E chi è più povero e bisognoso di me? O Vergine eccelsa, so bene che tu, essendo la regina dell'universo, sei anche la mia regina; ma in modo più particolare voglio dedicarmi tutto al tuo servizio, affinché tu disponga di me come ti piace. Perciò ti dico con san Bonaventura: « O Signora, voglio affidarmi alla tua potestà, perché tu mi sostenga e governi in ogni cosa. Non mi abbandonare a me stesso». Comandami, serviti di me a tuo arbitrio, castigami quando non ti ubbidisco: quanto salutari saranno per me i castighi che mi verranno dalle tue mani! Io stimo più essere tuo servo che essere signore di tutta la terra. « Io sono tuo: salvami! » (Sal 118,94). Accettami, o Maria, come tuo e come tuo pensa tu a salvarmi. Io non voglio più essere mio, mi dono a te. E se per il passato ti ho servito male, avendo perduto tante belle occasioni di onorarti, per l'avvenire voglio unirmi ai tuoi servi più amanti e più fedeli. No, non voglio che nessuno mi superi da oggi in poi nell'onorare e amare te, mia amabilissima regina. Così prometto e così spero di fare con il tuo aiuto. Amen, amen.
2. Quanto ancora più grande deve essere la nostra fiducia in Maria, perché è la nostra madre
Non a caso né invano i devoti di Maria la chiamano madre e pare che non sappiano invocarla con altro nome e non si saziano mai di chiamarla madre; madre si, perché veramente è la nostra madre, non carnale, ma spirituale delle nostre anime e della nostra salvezza. Il peccato, quando privò le nostre anime della grazia divina, le privò anche di vita. Esse erano dunque miserabilmente morte, ma venne Gesù nostro Redentore, nell'eccesso della sua misericordia e del suo amore, a ridarci con la sua morte in croce questa vita perduta. Egli stesso dichiarò: « Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano più abbondantemente » (Gv 10,10). Più abbondantemente, perché dicono i teologi che Gesù Cristo apportò a noi più bene con la sua redenzione di quanto fu il danno che ci causò Adamo con il suo peccato. Sicché, riconciliandoci con Dio, egli si fece padre delle anime nella nuova legge di grazia, come aveva già predetto il profeta Isaia: « Padre del secolo venturo, principe della pace » (Is 9,6). Ma se Gesù fu il padre delle anime nostre, Maria ne fu la madre poiché, dandoci Gesù, diede a noi la vera vita e offrendo poi sul Calvario la vita del Figlio per la nostra salvezza, ci partorì alla vita della grazia divina. Maria dunque, come ci fanno sapere i santi padri, divenne nostra madre spirituale in due tempi. In primo luogo, quando meritò di concepire nel suo seno verginale il Figlio di Dio, come dice il beato Alberto Magno. Con maggior precisione san Bernardino da Siena scrive che, quando la santa Vergine all' annunciazione dell'angelo diede il consenso che il Verbo eterno aspettava da lei per farsi suo Figlio, « nel dare questo consenso ella domandò a Dio con immenso affetto la nostra salvezza e la procurò. Con questo stesso consenso si consacrò all'opera della nostra redenzione e così, sin d'allora, ci portò tutti nel suo seno come amorosissima madre ». Dice san Luca al cap. 2, parlando della nascita del nostro Salvatore, che Maria partorì il suo figlio primogenito. Dunque, osserva un autore, se l'evangelista afferma che la Vergine partorì allora il primogenito, si deve supporre che dopo ebbe altri figli? Ma lo stesso autore aggiunge: Se è di fede che « Maria non ebbe altri figli carnali all'infuori di Gesù, dovette dunque avere altri figli spirituali » e questi siamo tutti noi. Proprio questo rivelò il Signore a santa Geltrude, la quale un giorno, nel leggere il suddetto passo del vangelo, rimase turbata poiché non riusciva a capire come, essendo Gesù Cristo l'unico figlio di Maria, si potesse dire che fu il suo primogenito. Allora Dio le spiegò che Gesù fu il suo primogenito secondo la carne, ma gli uomini furono i figli secondogeniti secondo lo spirito così si comprende quel che è detto di Maria nel Cantico dei cantici: « Il tuo ventre, un mucchio di grano, attorniato di gigli » (Ct 7,2 Volg.). Sant'Ambrogio spiega che, benché nel grembo purissimo di Maria ci fu un solo granello di frumento, nostro Signore Gesù Cristo, tuttavia si dice mucchio di grano perché quel solo granello conteneva in germe tutti gli eletti, dei quali Maria doveva essere madre, così che Gesù è il primogenito fra molti fratelli. Il santo abate Guglielmo scrive da parte sua: « In quell'unico frutto, in Gesù Salvatore di tutti gli uomini, Maria partorì tutti noi alla salvezza e alla vita ». Il secondo tempo in cui Maria ci generò alla grazia fu quando sul Calvario offrì all'eterno Padre, con tanto dolore del suo cuore, la vita del suo diletto Figlio per la nostra salvezza. Perciò, afferma sant'Agostino, allora, avendo cooperato con il suo amore affinché i fedeli nascessero alla vita della grazia nella Chiesa, divenne con ciò madre spirituale di tutti noi, che siamo membra del nostro capo Gesù Cristo. Ecco appunto quel che significa, applicato alla beata Vergine, questo testo del Cantico dei cantici: «Mi posero a guardia delle vigne; la vigna mia non l'ho guardata!» (Ct 1,5 Volg.). Per salvare le anime nostre Maria consentì a sacrificare con la morte la vita di suo Figlio. Commenta l'abate Guglielmo: «Per salvare molte anime, espose la propria anima alla morte». E chi mai era l'anima di Maria, se non il suo Gesù, che era la sua vita e tutto il suo amore? Perciò san Simeone le annunziò che un giorno l'anima sua benedetta sarebbe stata trafitta da una spada dolorosa: « A te stessa una spada trapasserà l'anima» (Lc 2,35). Questa spada crudele fu la lancia che trafisse il costato di Gesù, di Gesù che era l'anima di Maria. Da allora con i suoi dolori ella ci partorì alla vita eterna, così che possiamo chiamarci tutti figli dei dolori di Maria. La nostra amorosissima madre fu sempre interamente unita alla volontà divina. Scrive san Bonaventura che ella vedeva l'eterno Padre amare gli uomini fino a volere la morte di suo Figlio per la loro salvezza e il Figlio amarci fino a voler morire per noi. Dunque, non si può dubitarne, Maria volle conformarsi a questo eccesso d'amore del Padre e del Figlio e con tutta la sua volontà offrì suo Figlio e acconsenti che egli morisse per la salvezza del genere umano. E’ vero che nel morire per la redenzione del genere umano Gesù volle essere solo: « Da me solo ho spremuto il torchio » (Is 63,3 Volg.), ma vedendo il grande desiderio di Maria di contribuire anch'ella alla salvezza degli uomini, dispose che mediante il sacrificio e l'offerta della vita di lui stesso, Gesù, ella cooperasse alla nostra redenzione e divenisse così madre delle anime nostre. Il nostro Salvatore manifestò quest'intenzione quando, prima di spirare, guardando dalla croce la madre e il discepolo Giovanni che gli stavano accanto, disse a Maria: « Ecco tuo figlio » (Gv 19,26), come se dicesse: Ecco l'uomo che, mediante l'offerta che fai della mia vita per la sua salvezza, nasce alla grazia. « Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre" » (Gv 19,27). Con queste parole, dice san Bernardino da Siena, Maria fu costituita madre non solo di san Giovanni, ma di tutti gli uomini a causa dell'amore che ebbe per loro. Il teologo Silveira attira la nostra attenzione sulle parole con le quali san Giovanni riporta questo fatto nel suo Vangelo e osserva che Gesù Cristo non le disse a Giovanni, ma al discepolo, per indicare che il Salvatore ha dato per madre Maria a tutti coloro che, essendo cristiani, hanno il nome di suoi discepoli. « Giovanni è un nome di persona; discepolo, un nome comune: così è specificato che Maria è data come madre a tutti » « Io sono la madre del bello amore » (Eccli [= Sir] 24,24 Volg.), dice Maria, perché il suo amore, scrive A. Paciuchelli, che rende belle le anime nostre agli occhi di Dio, fa che come madre amorosa ella ci riceva per figli. «E quale madre ama i suoi figli e si dedica alloro bene quanto te, nostra dolce regina, ami noi e curi i nostri interessi?» dice san Bonaventura Beati quelli che vivono sotto la protezione di una Madre così amorosa e così potente! Il profeta Davide, benché allora Maria non fosse ancora nata, chiedeva a Dio la salvezza proclamandosi figlio di Maria e pregava: «Salva il figlio della tua ancella» (Sal 85,16). « Di quale ancella? - chiede sant'Agostino - di quella che disse: Ecco l'ancella del Signore». «Come stiamo bene sotto la protezione di una tale madre! - esclama il cardinale Bellarmino. - Chi mai avrà l'ardire di strappare questi figli dal seno di Maria al quale saranno ricorsi per salvarsi dai nemici? Quale furia d'inferno o di passione potrà vincerli se confidano nel patrocinio di colei che è Madre di Dio e nostra?». Si narra che la balena, quando vede i suoi figli in pericolo per le tempeste o per i cacciatori, apre la bocca e li nasconde nel suo seno. Così appunto, dice il Novarino, « la nostra Madre, quando vede i suoi figli in grande pericolo per la tempesta delle tentazioni che infuria, che fa? Con materno affetto li nasconde come dentro le proprie viscere, li protegge e non cessa di vegliare su di loro finché non li colloca nel sicuro porto del paradiso». Madre amorevole, o Madre pietosa, sii sempre benedetta e sia sempre benedetto quel Dio che ti ha data a noi per madre e per sicuro rifugio in tutti i pericoli di questa vita. Se una madre vedesse il figlio sul punto di soccombere sotto le spade dei nemici, farebbe ogni sforzo per salvarlo. « Così, rivelò la Vergine a santa Brigida, io faccio e farò con i miei figli, benché peccatori, purché ricorrano a me per essere soccorsi ». Ecco dunque come vinceremo sempre e sicuramente in ogni battaglia contro l'inferno ricorrendo alla Madre di Dio e madre nostra, dicendo e ripetendo incessantemente: « Sotto il tuo patrocinio ci rifugiamo, o santa Madre di Dio ». Quante vittorie i fedeli hanno riportato sull'inferno ricorrendo a Maria con questa breve ma potente invocazione! Così la gran serva di Dio suor Maria Crocifissa, benedettina, vinceva sempre i demoni. Rallegratevi dunque, voi che siete figli di Maria; sappiate che ella accetta come suoi figli tutti coloro che lo vogliono essere. Si, gioia e fiducia! Che timore avete di perdervi, poiché questa Madre vi difende e vi protegge? « Dì, anima mia, con grande fiducia: esulterò e mi rallegrerò, perché, nel giudizio che devo subire, la mia sentenza dipende da mio fratello e da mia madre». Così, scrive san Bonaventura, deve farsi coraggio e dire chi ama questa buona Madre e confida nella sua protezione: Che temi, anima mia? La causa della tua eterna salvezza non sarà perduta, poiché la sentenza è nelle mani di Gesù, che è tuo fratello, e di Maria, che è tua madre. A questo pensiero sant'Anselmo ci rincuora esclamando in un impeto di gioia: « O beata fiducia, o sicuro rifugio, la Madre di Dio è mia madre! Con quale certezza dobbiamo dunque sperare, poiché la nostra salvezza dipende dal volere di un buon fratello e di una pia madre!». Ecco l'invito che ci rivolge la nostra Madre: « Chi è fanciullo venga da me » (Pro 9,4 Volg.). I bambini hanno sempre sulle labbra il nome della madre e ogni volta che si spaventano, subito alzano la voce chiamando: « Mamma, mamma! ». O Maria, dolce e amorevole madre, questo tu desideri: che, ridivenuti bambini, invochiamo sempre te nei nostri pericoli e ricorriamo sempre a te, perché ci vuoi aiutare e salvare, come hai salvato tutti i figli che a te sono ricorsi.
Esempio
Nella storia delle fondazioni della Compagnia di Gesù nel regno di Napoli si parla di un giovane nobile scozzese, chiamato Guglielmo Elfinstonio, parente del re Giacomo. Nato nell'eresia, ne seguiva gli errori; ma la luce divina gli scoprì a poco a poco la falsità di quella dottrina. Venne in Francia, dove, con l'aiuto di un buon padre gesuita, suo compatriota, e soprattutto grazie all'intercessione della santa Vergine, conobbe infine la verità, abiurò l'eresia e si fece cattolico. Si recò poi a Roma. Lì un suo amico lo trovò un giorno afflitto e piangente e gli chiese quale fosse la causa del suo dolore. Il giovane rispose che durante la notte gli era apparsa la madre dannata e gli aveva detto: « Figlio, buon per te, che sei entrato nella vera Chiesa. Io, morta nell'eresia, sono perduta per sempre ». Da quel giorno la sua devozione verso Maria divenne ancora più fervida. Egli la considerò come sua unica madre e, ispirato da lei, fece il voto di entrare in religione. Essendosi poi ammalato, andò a Napoli sperando che il cambiamento d'aria lo avrebbe guarito, ma il Signore volle che a Napoli morisse e che morisse gesuita. Infatti, poco dopo il suo arrivo si aggravò e all'avvicinarsi della morte, con preghiere e lacrime ottenne di essere ammesso dai superiori. Così quando, alla presenza del Sacramento, gli fu amministrato il viatico, pronunziò i voti e fu dichiarato membro della Compagnia di Gesù. A partire da allora egli commoveva tutti per lo slancio con il quale ringraziava sua madre Maria di averlo strappato all'eresia portandolo a morire nella vera Chiesa e nella casa di Dio in mezzo ai religiosi suoi fratelli. « Come è bello, esclamava, morire in mezzo a tanti angeli! ». Esortato a riposare, rispondeva: « Non è tempo di riposare ora che si avvicina la fine della mia vita! ». Prima di morire, disse ai presenti: « Fratelli, non vedete qui gli angeli del cielo che mi assistono? ». Uno di quei religiosi, avendolo sentito sussurrare alcune parole, gli domandò che cosa diceva. Rispose che l'angelo custode gli aveva rivelato che doveva stare pochissimo tempo in purgatorio e che subito sarebbe passato in paradiso. Poi riprese a intrattenersi con la sua dolce madre Maria e ripetendo: « madre, madre », come un bambino che si abbandona a riposare nelle braccia della madre, serenamente spirò. Poco dopo un devoto religioso seppe, grazie a una rivelazione, che Elfinstonio era già in paradiso.
Preghiera
O Madre mia, come è possibile che avendo una madre così santa io sia così carico di peccati, che avendo una madre che arde d'amore verso Dio io ami le creature, che avendo una madre così ricca di virtù io sia così povero? O cara Madre mia, è vero, io non merito di essere più tuo figlio, perché me ne sono reso indegno con la mia vita malvagia. Mi contento che tu mi accetti come tuo servo e per essere ammesso tra i tuoi più umili servi, sono pronto a rinunciare a tutti i regni della terra. Sì, mi contento, ma non mi proibire di poterti chiamare madre mia. Questo nome mi consola, m'intenerisce, mi ricorda l'obbligo che ho di amarti, m'incoraggia a confidare in te. Quando più mi atterriscono i miei peccati e la divina giustizia, mi sento confortato al pensiero che tu sei mia madre. Permettimi dunque di dirti: Madre mia, madre mia amabile. Così ti chiamo e così voglio chiamarti. Tu, dopo Dio, devi essere sempre la mia speranza, il mio rifugio e il mio amore in questa valle di lacrime. Così spero di morire, consegnando in quell'ultimo momento l'anima mia nelle tue sante mani e dicendo: Madre mia, madre mia Maria, aiutami, abbi pietà di me. Amen.
3. Quanto grande è l'amore che ha per noi la nostra madre Maria
Se dunque Maria è nostra madre, possiamo riflettere su quanto ci ama. L'amore verso i figli è una necessità di natura. È questa la ragione per cui, come scrive san Tommaso, dalla legge divina è imposto ai figli il precetto di amare i genitori, mentre invece non c'è un precetto per imporre ai genitori di amare i figli, perché l'amore verso la propria prole è impresso nel cuore con tanta forza dalla natura stessa, che anche gli animali più selvaggi, dice sant'Ambrogio, non possono fare a meno di amare i loro figli. Così gli storici raccontano che le tigri, sentendo la voce dei figli presi dai cacciatori, si gettano in mare sforzandosi di raggiungere a nuoto le navi che li portano via. Se dunque, dice la nostra amorevole madre Maria, neppure le tigri sanno dimenticare i figli, come potrei io dimenticarmi di amare voi, figli miei? « Potrà forse una donna dimenticare il suo bambino, da non sentire più compassione per il figlio delle sue viscere? e se pur questa lo potrà dimenticare, io non mi dimenticherò mai di te! » (Is 49,15). No, non è possibile che io cessi di amare un'anima di cui sono madre. Maria è nostra madre non di carne, come abbiamo detto, ma di amore. « Io sono la madre del bello amore » (Eccli [= Sir] 24,24 Volg.). Quindi unicamente l'amore che ha per noi la fa diventare nostra madre e perciò, dice un autore, « ella si gloria di essere madre d'amore poiché, avendoci presi per figli, è tutta amore verso di noi » Chi mai potrebbe spiegare l'amore che Maria nutre per noi povere creature? Dice Arnoldo Carnotense che alla morte di Gesù Cristo « la santa Vergine, divorata dalle fiamme della carità, ardeva dal desiderio d'immolarsi con suo Figlio per la salvezza del genere umano». Come « il Figlio era sospeso moribondo sulla croce, aggiunge sant'Ambrogio, così la Madre si offriva ai carnefici » al fine di dare la vita per noi. Ma consideriamo le ragioni di questo amore e così capiremo meglio quanto ci ami la nostra buona Madre. La prima ragione del grande amore che Maria ha per gli uomini è il grande amore che ella ha per Dio. L'amore verso Dio e l'amore verso il prossimo, come scrisse san Giovanni, sono imposti dallo stesso precetto: « Questo comandamento abbiamo da Dio: che chi ama Dio, ami anche il proprio fratello » (1Gv 4,21). Perciò quando cresce l'uno, l'altro progredisce nella stessa misura. Così i santi, poiché amavano Dio, cosa non hanno fatto per amore del prossimo? Per la sua salvezza sono arrivati ad esporre e perdere la libertà e anche la vita. Si legga quel che fece san Francesco Saverio nelle Indie dove, per aiutare le anime degli abitanti, si andava inerpicando per le montagne, arrischiandosi fra mille pericoli, alla ricerca di quegli infelici che abitavano nelle caverne come bestie feroci, allo scopo di condurli a Dio. San Francesco di Sales, per convertire gli eretici della provincia dello Chablais, durante un anno intero si azzardò a passare il fiume ogni giorno, carponi sopra una trave talvolta coperta di ghiaccio, per andare sull'altra riva a predicare a quegli ostinati. San Paolino si offrì come schiavo per ridare la libertà al figlio di una povera vedova. San Fedele da Sigmaringa, per condurre a Dio gli eretici di una località, non esitò predicando a perdere la vita. Dunque i santi, poiché amavano molto Dio, sono arrivati a fare tanto per amore del prossimo. Ma chi più di Maria ha amato Dio? Dal primo momento della sua vita, ella lo ha amato più di quanto l'abbiano amato tutti i santi e gli angeli nel corso della loro esistenza intera, come vedremo a lungo più avanti, parlando delle virtù della santa Vergine. Secondo una sua rivelazione fatta a suor Maria Crocifissa, il fuoco dell'amore divino da cui il suo cuore era divorato sarebbe bastato a consumare in un momento il cielo e la terra e, in confronto, tutti gli ardori dei Serafini erano come fresche aure. Perciò, siccome non c'è fra tutti gli spiriti beati chi più di Maria ami Dio, noi non abbiamo né possiamo avere chi, dopo Dio, ci ami più di questa nostra Madre così piena di amore. Se si mettessero insieme l'amore di tutte le madri per i loro figli, di tutti gli sposi per le loro spose, di tutti i santi e gli angeli per i loro devoti, non si raggiungerebbe l'amore che Maria ha per una sola anima. Dice il padre Nieremberg che l'amore che tutte le madri hanno avuto per i loro figli non è che un'ombra a paragone dell'amore che Maria ha verso uno qualsiasi di noi; ella ci ama da sola molto più di quanto ci amano insieme tutti gli angeli e i santi Inoltre la nostra Madre ci ama molto perché le siamo stati raccomandati come figli dal suo amato Gesù, quando prima di spirare le disse: « Donna, ecco tuo figlio » (Gv 19,26), indicando nella persona di Giovanni tutti noi uomini, come abbiamo visto. Furono queste le ultime parole che il Figlio le disse. Gli ultimi ricordi che le persone amate lasciano in punto di morte sono troppo preziosi perché si possa dimenticarsene. Per di pi?, noi siamo figli molto cari a Maria, perché le costiamo molto dolore. Le madri amano maggiormente quei figli per conservare la vita dei quali hanno sofferto maggiori stenti e dolori. Noi siamo quei figli per cui Maria, al fine di ottenere la vita e la grazia, ha dovuto sopportare la pena di offrire ella stessa alla morte la preziosa vita del suo Gesù, accettando per noi di vederlo morire sotto i suoi occhi a forza di tormenti. Da questa grande offerta di Maria noi siamo nati alla vita della grazia divina e siamo quindi figli assai cari, perché le costiamo tanti affanni. Perciò, come sta scritto dell'amore per gli uomini che l'eterno Padre ha mostrato nell'abbandonare alla morte suo Figlio: « Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Figlio suo unigenito » (Gv 3,16), così, afferma san Bonaventura, può dirsi di Maria: « Maria ci amò talmente, da darci il suo Figlio unigenito » Quando ce lo diede? Ce lo diede anzitutto, dice il padre Nieremberg, quando gli concesse il permesso di andare alla morte. Ce lo diede poi quando, dato che gli altri erano spinti dall'odio o trattenuti dal timore, ella sola avrebbe potuto difendere validamente presso i giudici la vita del Figlio e si può ben credere che le parole di una madre così saggia e così amorevole avrebbero esercitato, almeno su Pilato, un'influenza tale da impedirgli di condannare a morte un uomo di cui egli stesso aveva riconosciuto e proclamato l'innocenza. Ma no, Maria non volle dire neppure una parola a favore del Figlio per non impedire la sua morte, da cui dipendeva la nostra salvezza. Ce lo diede infine mille e mille volte ai piedi della croce in quelle tre ore in cui assistette alla morte del Figlio. Allora, ad ogni istante, con sommo dolore e con sommo amore verso di noi, non faceva che sacrificare per noi la vita del Figlio con tanta costanza, dicono sant'Anselmo e sant'Antonino, che se non ci fossero stati i carnefici, ella stessa lo avrebbe crocifisso per ubbidire alla volontà del Padre che esigeva questa morte per la nostra salvezza. Se Abramo, disposto a sacrificare il figlio con le proprie mani, fece un simile atto di fortezza, dobbiamo credere che con maggiore generosità lo avrebbe compiuto Maria, più santa e più ubbidiente di Abramo Ma riprendendo il filo della nostra riflessione, quanto grande deve essere la nostra gratitudine verso Maria per un atto di tanto amore, per il sacrificio che ella fece della vita del Figlio con tanto dolore, al fine di ottenere a tutti noi la salvezza! Il Signore ricompensò magnificamente Abramo per essersi accinto a sacrificare il suo Isacco, ma che cosa possiamo noi rendere a Maria per la vita che ci ha dato del suo Gesù, figlio molto più nobile e amato del figlio di Abramo? Quanto dobbiamo amare Maria poiché, dice san Bonaventura, «nessuna creatura al mondo arderà d'amore per noi come colei che ci ha dato il suo Figlio unico, che l'ha offerto per noi, quel Figlio che amava molto più di se stessa» Da qui l'altro motivo per cui noi siamo tanto amati da Maria: ella vede che noi siamo il prezzo della morte di Gesù Cristo. Se una madre vedesse un servo riscattato da un suo figlio diletto a prezzo di vent'anni di sofferenze, di fatiche e di prigione, per questa sola ragione in quale considerazione terrebbe questo servo! Maria sa bene che il Figlio è venuto sulla terra soltanto per salvare noi miserabili, come dichiarò egli stesso: « Sono venuto a salvare ciò che era perduto » (Lc 19,10). E per salvarci non ha esitato a dare per noi la vita: « Fattosi obbediente sino alla mor1te » (Fil 2,8). Se dunque Maria poco ci amasse, dimostrerebbe di stimare poco il sangue del Figlio, che è il prezzo della nostra salvezza. Fu rivelato a santa Elisabetta monaca che Maria, fin da quando stava nel tempio, non faceva altro che pregare per noi, affinché Dio mandasse presto il Figlio a salvare il mondo. Quanto più dobbiamo pensare che ella ci ami, dopo averci veduti stimati dal Figlio al punto di averci comprato a così caro prezzo? Tutti gli uomini sono stati redenti da Gesù e perciò Maria tutti li ama e li protegge. San Giovanni vide « un segno grandioso apparire nel cielo: una donna vestita di sole » (Ap 12,1). Si dice vestita di sole, perché non vi è sulla terra chi possa mai nascondersi dal calore del sole: « Non vi è chi si nasconda al suo calore » (Sal 18,7 Volg.). Allo stesso modo non c'è essere vivente sulla terra che sia privo dell'amore di Maria. « Questo calore del sole - dice l'Idiota - è l'amore di Maria » Chi potrà mai comprendere, esclama sant'Antonino, « la cura che si prende di noi la Vergine madre? A tutti ella offre e dispensa la sua misericordia ». Poiché la nostra Madre ha desiderato la salvezza di tutti e ha cooperato alla salvezza di tutti. « Senza alcun dubbio, afferma san Bernardo, la sua sollecitudine si è estesa a tutto il genere umano ». E quindi molto utile la pratica di alcuni devoti di Maria i quali, come riferisce Cornelio a Lapide, sono soliti pregare il Signore dicendo: « Signore, concedimi quelle grazie che ti chiede per me la santa Vergine Maria ». Ben a ragione, aggiunge lo stesso autore, poiché la nostra Madre « desidera per noi maggiori beni di quelli che noi stessi possiamo desiderare ». Bernardino da Busto dice che Maria ama farci del bene e dispensare a noi le grazie più di quanto noi desideriamo riceverle. Il beato Alberto Magno applica a Maria le parole della Sapienza: « Previene quelli che la bramano e si mostra loro per prima » (Sap 6,14 Volg.); Maria previene coloro che a lei ricorrono, per farsi da loro trovare prima che la cerchino. E tanto l'amore che ha per noi la nostra buona Madre, dice Riccardo di san Vittore, che quando vede i nostri bisogni « viene a soccorrerci prima che noi glielo chiediamo » Se Maria è così buona con tutti, anche con gli ingrati e i negligenti che poco l'amano e poco a lei ricorrono, quanto più sarà amorevole verso quelli che l'amano e spesso l'invocano! « Facilmente si lascia trovare da quanti la amano » (Sap 6,13 Volg.). « Facile cosa, scrive il beato Alberto Magno, è trovare Maria per coloro che la amano e la trovano piena di pietà e di amore ». « Io amo chi mi ama » (Pro 8,17): ella dichiara che non può non amare chi la ama. Benché l'amorevole Signora ami tutti gli uomini come suoi figli, tuttavia, dice san Bernardo, sa « discernere e preferire » coloro che più teneramente la amano. Questi felici devoti di Maria, afferma l'Idiota, non solo sono da lei amati, ma anche serviti: « Chi trova la Vergine Maria, scopre ogni bene: infatti ella ama coloro che la amano, anzi serve coloro che la onorano». Come si narra nelle Cronache dell'Ordine, era gravemente malato il domenicano Leonardo, il quale si raccomandava duecento volte al giorno alla Madre di misericordia. Un giorno vide accanto a sé una bellissima regina che gli chiese: « Leonardo, vuoi morire e venire presso mio Figlio e presso di me? ». Il religioso rispose: « E tu chi sei? ». « Io sono, riprese la Vergine, la madre delle misericordie: tu mi hai invocata tante volte. Eccomi, sono venuta a prenderti. Andiamo in paradiso ». Quel giorno stesso Leonardo morì e noi confidiamo che abbia seguito Maria nel regno dei beati Maria dolcissima, beato chi ti ama! Il venerabile Giovanni Berchmans della Compagnia di Gesù diceva: « Se io amo Maria, sono sicuro della perseveranza e otterrò da Dio tutto quello che voglio ». Perciò il pio giovane non si stancava mai di rinnovare il suo proposito e di ripetere spesso tra sé: « Io voglio amare Maria, io voglio amare Maria» La buona Madre supera in amore tutti i suoi figli. Per quanto essi possano amarla, « Maria amerà sempre più di quanto sia amata », dice sant'Ignazio martire. L'amino quanto l'amava san Stanislao Kostka. La sua tenerezza per questa cara madre era tale che chiunque l'udiva parlare di lei si sentiva spinto ad amarla. Aveva inventato nuove parole e nuovi titoli per onorare il suo nome; non cominciava nessuna azione senza rivolgersi a una sua immagine chiedendo la sua benedizione. Quando recitava l'ufficio, il rosario o altre preghiere in suo onore, le diceva con tale slancio, con tale espressione, come se parlasse faccia a faccia con Maria. Quando sentiva cantare la Salve Regina, il suo cuore s'infiammava e il suo volto splendeva di luce. Un giorno un padre della Compagnia, con il quale andava a far visita a un'immagine della santa Vergine, gli domandò quanto amasse Maria. « Padre, rispose, che posso dire di più? E la Madre mia ». Quel padre aggiunse che il giovane santo pronunziò queste parole con una voce, un'espressione e un tono così commossi che non sembrava un uomo, ma un angelo che parlasse dell'amore di Maria. L'amino quanto l'amava il beato Ermanno, che la chiamava la sua sposa d'amore e che da Maria fu onorato con il nome di sposo; quanto san Filippo Neri, che il pensiero di Maria riempiva di consolazione e che perciò la chiamava la sua delizia; quanto san Bonaventura, che la chiamava non solo « sua signora e madre », ma per dimostrare la tenerezza del suo amore arrivava a chiamarla « il suo cuore, l'anima sua». L'amino quanto quel grande amante di Maria, san Bernardo, che amava questa dolce madre tanto da chiamarla « Ladra dei cuori: Raptrix cordium ». Perciò il santo, per esprimerle l'ardore del suo amore, le diceva: « Non mi hai forse tu rubato il cuore?» La chiamino pure la loro innamorata, come faceva san Bernardino da Siena. Ogni giorno egli si recava davanti a un'immagine della sua regina per dichiararle il suo amore in teneri colloqui e, a chi gli domandava dove andasse ogni giorno, rispondeva che andava a trovare la sua innamorata amino quanto l'amava san Luigi Gonzaga, il cui amore appassionato verso Maria era tale, che appena udiva il dolce nome della sua cara Madre, il suo volto infiammato manifestava agli occhi di tutti l'ardore che accendeva il suo cuore. L'amino quanto san'Francesco Solanes, che, abbandonandosi ai trasporti del suo amore fino a una santa follia, si metteva talvolta a cantare d'amore, accompagnandosi con uno strumento musicale, davanti a un'immagine di Maria, dicendo che, come fanno gli uomini innamorati, egli faceva la sua serenata alla sua diletta regina. L'amino quanto l'hanno amata tanti suoi servi che non sapevano più che fare per dimostrarle il loro amore. Il padre Girolamo da Trexo della Compagnia di Gesù esultava nel chiamarsi schiavo di Maria e in segno della sua schiavitù andava spesso a visitarla in una sua chiesa. Appena arrivato, bagnava il pavimento con le sue lacrime per la tenerezza dell'amore che sentiva verso Maria; poi l'asciugava con la lingua e con la faccia e baciava mille volte l'impiantito, pensando che quella era la casa della sua amata signora. Il padre Diego Martfnez, anch'egli della Compagnia di Gesù, per la sua devozione alla Madonna era portato in cielo dagli angeli nelle feste di Maria, per vedere con quanta pompa venivano celebrate e diceva: « Vorrei avere tutti i cuori degli angeli e dei santi per amare Maria come essi la amano; vorrei avere le vite di tutti gli uomini per spenderle tutte per amore di Maria». Giungano altri ad amarla quanto l'amava Carlo, figlio di santa Brigida, che diceva di non avere al mondo maggiore consolazione del sapere che Maria era così amata da Dio. E aggiungeva che avrebbe accettato volentieri ogni pena per impedire che la grandezza di Maria, caso mai avesse subito qualche minaccia, fosse diminuita di un solo punto e che se questa grandezza fosse appartenuta a lui, egli vi avrebbe rinunciato, poiché Maria ne era molto più degna di lui. Desiderino pure, come Alfonso Rodrfguez, di dare la vita per dimostrare il loro amore verso Maria. Arrivino infine a scolpirsi sul petto con una punta di ferro l'amabile nome di Maria, come fecero il padre Francesco Binanzio e Radegonda, sposa del re Clotario. Imprimano pure sulla carne con ferri roventi l'amato nome, per renderne i caratteri più nitidi e durevoli, come fecero, spinti dall'amore, i suoi devoti Battista Archinto e Agostino d'Espinosa, ambedue della Compagnia di Gesù. Ma sia che pensino di fare, sia che facciano tutto ciò che è possibile all'amore quando vuole ad ogni costo farsi riconoscere dalla persona amata, mai questi cuori innamorati di Maria arriveranno ad amarla quanto essa li ama. « So, Signora, diceva san Pier Damiani, che fra coloro che ti amano sei la più amante e ami noi con amore che non si lascia vincere ». Un giorno sant 'Alfonso Rodriguez della Compagnia di Gesù stava inginocchiato davanti a un immagine di Maria e sentendo il suo cuore ardere d'amore verso la santa Vergine, esclamò: « Madre mia amabile, io so che tu mi ami, ma non tanto quanto ti amo io ». Allora Maria, come offesa su questo punto del suo amore, gli rispose da quell'immagine: «Che dici, Alfonso, che dici? Quanto il mio amore per te è più grande del tuo amore per me! Sappi che c'è minore distanza dalla terra al cielo che dal tuo amore al mio». San Bonaventura ha dunque ragione di esclamare: «Beati quelli che hanno donato il loro cuore a Maria! Beati quelli che sono suoi servi fedeli!». Sì, perché la grata regina « non si fa mai vincere in amore dai suoi devoti ». Seguendo l'esempio del nostro Redentore Gesù Cristo, « con i suoi benefici e favori, a chi la ama contraccambia duplicato il suo amore». Esclamerò dunque anch'io con sant'Anselmo: « Arda per te sempre il mio cuore e tutta si consumi d'amore l'anima mia », o mio amato Salvatore Gesù, o mia cara madre Maria. Poiché senza la vostra grazia non posso amarvi, « concedete all'anima mia supplicante, concedetele non per i miei meriti, ma per i meriti vostri, che io vi ami quanto voi meritate. O Dio che ami gli uomini, tu hai potuto amarli fino a morire per loro, che erano colpevoli; come potresti negare, a chi te la domanda, la grazia di amare te e la madre tua? »
Esempio
Il padre Auriemma racconta che una povera pastorella che guardava gli armenti amava tanto Maria, che la sua gioia più grande era di andare in una cappelletta di nostra Signora, su una montagna, e di restare là mentre le pecorelle pascolavano, per parlare con la sua cara Madre e renderle omaggio. Vedendo che quella modesta statua era disadorna, si mise a confezionarle un manto con le sue mani. Un giorno colse alcuni fiori nei campi e ne fece una ghirlanda; poi, salita sull'altare di quella cappelletta, la pose sul capo dell'immagine dicendo: « Madre mia, vorrei porre sulla tua fronte una corona d'oro e di gemme, ma poiché sono povera, ricevi da me questa povera corona di fiori e accettala come segno del mio amore per te ». Così e con altri omaggi la devota pastorella cercava di servire e di onorare la sua amata Signora. Vediamo ora come la nostra buona Madre ricompensò le visite e l'affetto di questa sua figlia. La ragazza si ammalò e stava per morire. Due religiosi, passando da quelle parti, stanchi per il viaggio, si misero a riposare sotto un albero. L'uno dormiva, l'altro vegliava, ma ebbero la stessa visione. Videro un gruppo di bellissime fanciulle e fra queste ve n'era una che le superava tutte in bellezza e maestà. Uno di loro le domandò: « Signora, chi sei? ». « Io sono, rispose, la Madre di Dio e con queste fanciulle vado a visitare nel vicino villaggio una pastorella moribonda che ha fatto tante visite a me ». Dopo queste parole, la visione scomparve. Allora i due buoni servi di Dio si dissero l'un l'altro: « Andiamo anche noi a vedere la pastorella ». Si avviarono e, trovata l'abitazione della ragazza, entrarono in un piccolo tugurio; li, sopra un po' di paglia, giaceva la giovane moribonda. La salutarono ed ella disse loro: « Fratelli, pregate Dio di farvi vedere chi è venuto ad assistermi ». S'inginocchiarono subito e videro Maria che stava accanto all'agonizzante con una corona in mano e la consolava. Le altre vergini cominciarono a cantare e a quel dolce canto l'anima benedetta della pastorella si sciolse dal corpo. Maria le pose in capo la corona e prendendosi l'anima la portò con sé nel paradiso.
Preghiera
«O Signora, ti dirò con san Bonaventura, tu che rapisci i cuori » con l'amore e i favori di cui colmi i tuoi servi, rapisci anche il mio misero cuore che desidera amarti ardentemente. Madre mia, la tua bellezza ti ha fatto amare da Dio e tu lo hai fatto scendere dal cielo nel tuo seno; come potrei io vivere senza amarti? No, ripeto con quell'altro tuo devoto figlio Giovanni Berchmans della Compagnia di Gesù: « Non troverò riposo finché non avrò un tenero amore verso mia madre Maria ». Io non voglio che la mia anima si plachi fin quando non avrò la certezza di aver ottenuto l'amore, un amore costante e tenero, verso di te, madre mia, che con tanta tenerezza mi hai amato anche quando io ero così ingrato. Che ne sarebbe ora di me se tu, o Maria, non mi avessi amato e non avessi impetrato per me tanta misericordia? Se dunque mi hai tanto amato quando io non ti amavo, quanto più debbo sperare dalla tua bontà, ora che ti amo? Io ti amo, madre mia, e vorrei avere un cuore che ti amasse per tutti quegli infelici che non ti amano. Vorrei avere una lingua capace di lodarti per mille lingue, alfine di far conoscere a tutti la tua grandezza, la tua santità, la tua misericordia e l'amore con cui ami quelli che ti amano. Se avessi ricchezze, vorrei spenderle tutte in tuo onore. Se avessi sudditi, vorrei attirare a te tutti i loro cuori. Per te e per la gloria tua vorrei infine sacrificare anche la vita, se fosse necessario. Ti amo dunque, madre mia, ma nello stesso tempo temo di non amarti, poiché sento dire che l'amore ci trova o ci rende simili alla persona amata. Dunque se io mi vedo così diverso da te è segno che non ti amo. Tu così pura, io così depravato! Tu così umile, io così superbo! Tu così santa, io così malvagio! Ma proprio questo devi fare tu, Maria: poiché mi ami, rendimi simile a te. Tu hai il potere di trasformare i cuori; prendi dunque il mio e trasformalo. Fa' vedere al mondo quel che sei capace di fare in favore di coloro che ami. Fammi santo, fammi tuo degno figlio. Così spero, così sia.
4. Maria è madre anche dei peccatori pentiti
Maria dichiarò a santa Brigida di essere madre non solo dei giusti e degli innocenti, ma anche dei peccatori, purché si vogliano emendare. Quando un peccatore che vuole emendarsi si getta ai piedi di questa buona madre di misericordia, la trova pronta ad abbracciarlo e ad aiutarlo più di quanto farebbe ogni altra madre. Così appunto scrisse san Gregorio alla principessa Matilde: « Metti fine alla volontà di peccare e, te lo prometto senza esitare, troverai Maria più disposta ad amarti di una madre corporea ». Ma chi aspira ad essere figlio di questa grande Madre, deve prima rinunciare al peccato e poi sperare di essere accettato come figlio. Riccardo di san Lorenzo riflette sulle parole « Sorsero i suoi figli » (Pro 31,28) e nota che è detto prima « sorsero » e poi « figli », perché « non è degno di essere chiamato figlio di una tale madre chi è in stato di peccato mortale » e non cerca prima di rialzarsi. San Pier Crisologo osserva: « Chi fa opere contrarie a quelle di sua madre nega con i fatti di voler essere suo figlio». Maria è umile e lui vuole essere superbo? Maria è pura e lui si abbandona alle passioni? Maria è piena di amore e lui vuole odiare il prossimo? Egli dimostra così di non essere e di non voler essere figlio di questa santa madre. « I figli di Maria, riprende Riccardo, la imitano nella castità, nell'umiltà, nella dolcezza, nella misericordia ». Come potrà pretendere di essere figlio di Maria chi tanto la affligge con la sua condotta? Un peccatore disse un giorno a Maria: « Mostra di essere madre », ma la Vergine gli rispose: «Mostra di essere figlio». Un altro peccatore invocava un giorno la divina Madre e la chiamava madre di misericordia. Maria gli disse: « Voi peccatori, quando volete che io vi aiuti, mi chiamate madre di misericordia, ma poi con i vostri peccati non cessate di fare di me una madre di miseria e di dolori ». « Maledetto dal Signore chi esaspera la madre » (Eccli [= Sir] 3,18 Volg.). « Sua madre, cioè Maria », commenta Riccardo di san Lorenzo. Dio maledice chi con la sua vita malvagia e con la sua ostinazione affligge il cuore di questa tenera madre. Dico: con la sua ostinazione. Infatti, se un peccatore, ancora prigioniero del peccato, si sforza di uscirne e chiede a tale scopo l'aiuto di Maria, questa buona madre non esiterà a soccorrerlo e a farlo tornare in grazia di Dio. E quel che santa Brigida udì un giorno Gesù Cristo dire a sua Madre: « Tu porgi aiuto a chi si sforza di convertirsi a Dio e non lasci nessuno privo del tuo conforto ». Dunque mentre il peccatore è ostinato, Maria non può amarlo; ma se trovandosi forse incatenato da qualche passione che lo tiene schiavo dell'inferno, egli si rivolgerà alla Vergine e la pregherà con fiducia e perseveranza di liberarlo dal peccato, senza dubbio la buona Madre stenderà la sua potente mano, lo scioglierà dalle catene e lo condurrà alla salvezza. Affermare che tutte le preghiere e le opere fatte in stato di peccato siano peccati è un'eresia condannata dal Concilio di Trento. Dice san Bernardo che la preghiera in bocca del peccatore, pur non avendo la bellezza che avrebbe se fosse accompagnata dalla carità, è tuttavia utile e proficua per uscire dal peccato. San Tommaso insegna che la preghiera del peccatore è senza merito, ma atta a ottenere la grazia del perdono, visto che il potere d'impetrare è fondato non sul merito di chi prega, ma sulla bontà divina e sui meriti e le promesse di Gesù Cristo, il quale ha detto: « Chi chiede, riceve » (Lc 11,10). Lo stesso si deve dire delle preghiere che si rivolgono alla divina Madre. « Se colui che prega, dice sant'Anselmo, non merita di essere esaudito, i meriti di Maria a cui egli si raccomanda, faranno sì che sia esaudito ». Perciò san Bernardo esorta ogni peccatore a pregare Maria e a nutrire grande fiducia nel pregarla, perché se il peccatore non merita le grazie che domanda, Maria ha però meritato il privilegio che le grazie vengano accordate al peccatore per cui intercede: « Poiché tu eri indegno di ricevere qualunque cosa, è stato dato a Maria che tu riceva per mezzo di lei tutti i doni ». Questa è la funzione di una buona madre, dice lo stesso autore. Una madre che sapesse che due figli suoi sono nemici mortali e che l'uno insidiasse la vita dell'altro, farebbe tutto il possibile per cercare di riconciliarli. Così, dice il santo, Maria è madre di Gesù e madre dell'uomo. Ella non può sopportare di vedere un peccatore diventare nemico di Gesù Cristo e si adopera con tutti i mezzi per metter pace: « O beata Maria, tu sei madre del colpevole, tu sei madre del giudice ed essendo madre di entrambi, non puoi sopportare che ci sia discordia tra i tuoi figli ». La nostra benigna Signora chiede al peccatore una sola cosa: di raccomandarsi a lei e di avere l'intenzione di emendarsi. Quando Maria vede ai suoi piedi un peccatore che viene a chiederle misericordia, non guarda i suoi peccati, ma l'intenzione con la quale viene. Se questa intenzione è buona, anche se egli avesse commesso tutti i peccati del mondo, la nostra amorevole madre lo abbraccia e guarisce tutte le piaghe della sua anima. Non invano ella è chiamata da noi la madre della misericordia, ma veramente lo è e ce lo dimostra con l'amore e la tenerezza con cui ci soccorre. La beata Vergine stessa diceva a santa Brigida: «Per quanto grande peccatore sia un uomo, sono pronta ad accoglierlo appena ritorna. Non considero i peccati che ha commesso, ma la sua intenzione attuale e accondiscendo volentieri a medicare e a guarire le sue piaghe, poiché sono chiamata madre di misericordia e lo sono veramente». Madre dei peccatori che vogliono convertirsi, Maria non può non compatirli, anzi pare che senta come propri i mali dei suoi poveri figli. La Cananea, quando pregò Gesù di liberare sua figlia dal demonio che la tormentava, disse: «Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide; mia figlia è duramente vessata dal demonio!» (Mt 15,22). Ma poiché la figlia e non la madre era tormentata dal demonio, sembra che ella avrebbe dovuto dire: «Signore, abbi pietà di mia figlia » e non « abbi pietà di me». Ma no, ben a ragione disse: « Abbi pietà di me », perché le madri sentono come proprie tutte le miserie dei figli. Così, afferma Riccardo di san Lorenzo, Maria prega Dio quando gli raccomanda un peccatore che a lei si raccomanda: « Maria invoca per l'anima peccatrice: abbi pietà di me ». Mio Signore, pare che gli dica, questa povera anima in peccato mortale è mia figlia; perciò abbi pietà non tanto di lei, quanto di me che sono sua madre. Volesse Dio che tutti i peccatori ricorressero a questa dolce Madre: tutti certamente sarebbero da lui perdonati! Pieno di ammirazione, san Bonaventura esclama: « O Maria, tu abbracci con materno affetto il peccatore respinto da tutti e non lo lasci fino a quando tu non abbia riconciliato il misero con il suo giudice ». Il santo vuol dire con ciò che l'uomo in stato di peccato è odiato e respinto da tutti; anche le creature inanimate, il fuoco, l'aria, la terra vorrebbero castigarlo e vendicare l'onore del loro Signore disprezzato. Ma se questo misero ricorre a Maria, Maria lo scaccerà? No, se egli viene con l'intenzione di essere aiutato ad emendarsi, lo abbraccia con affetto di madre e non lo lascia finché con la sua potente intercessione lo abbia riconciliato con Dio e rimesso in stato di grazia. Si legge nel secondo libro dei Re (= 2Sam 14) che la saggia donna di Tecoa disse a Davide: «Signore, io avevo due figli e per mia disgrazia l'uno ha ucciso l'altro. Sicché ho già perduto un figlio; ora la giustizia vuol togliermi anche il solo che mi è rimasto. Abbi pietà di una povera madre, fa' che io non resti priva di tutti e due i miei figli ». Allora Davide, avendo compassione di questa madre, liberò il colpevole e glielo restituì. La stessa cosa sembra dire Maria quando vede Dio sdegnato contro un peccatore che si raccomanda a lei: « Mio Dio, io avevo due figli, Gesù e l'uomo; l'uomo ha fatto morire il mio Gesù sulla croce; ora la tua giustizia vuol condannare il colpevole. Signore, il mio Gesù è già morto, abbi pietà di me e se ho perduto l'uno, non mi far perdere anche l'altro figlio ». Certamente Dio non condanna quei peccatori che ricorrono alla santa Vergine e per cui ella prega, poiché Dio stesso li ha raccomandati a Maria come figli. « Io, fa dire al Signore il devoto Lanspergio, ho raccomandato i peccatori a Maria come figli. Perciò è talmente solerte nell'adempiere il suo ufficio, che non lascia perire nessuno di quelli che le sono affidati, soprattutto di quelli che la invocano e tutti, per quanto può, li riconduce a me » « Chi mai può spiegare, dice Ludovico Blosio, la bontà, la misericordia, la fedeltà e la carità » con cui questa nostra Madre cerca di salvarci quando noi la invochiamo in aiuto? «Prostriamoci dunque, dice san Bernardo, davanti a questa buona Madre, stringiamoci ai suoi santi piedi e non la lasciamo finché non ci abbia benedetto», come segno che ci accetta per figli suoi. Chi mai può dubitare della pietà di una tale Madre? Diceva san Bonaventura: «Anche se dovesse uccidermi, continuerò a sperare in lei; pieno di fiducia desidero morire davanti a una sua immagine e così sarò salvo». E così deve dire ogni peccatore che ricorre a questa pietosa madre: Signora e madre mia, per le mie colpe merito di essere da te scacciato e che tu stessa mi infligga il mio giusto castigo. Ma anche se tu mi respingessi e mi colpissi a morte, non cesserò mai di avere fiducia in te e di aspettare da te la mia salvezza. In te confido interamente e purché io abbia la gioia di morire davanti a una tua immagine, raccomandandomi alla tua misericordia, sono certo di non perdermi, ma di venire a lodarti in cielo in compagnia di tanti tuoi servi che, essendo morti invocando il tuo aiuto, sono tutti salvi per la tua potente intercessione. Si legga il seguente esempio e si vedrà se c e un solo peccatore che, ricorrendo a questa buona madre, possa disperare della sua misericordia e del suo amore.
Esempio
Secondo un racconto del Belluacense (Vincenzo di Beauvais), nella città di Ridolfo in Inghilterra, nell'anno 1430, viveva un giovane nobile chiamato Ernesto. Dopo aver distribuito tutto il suo patrimonio ai poveri, entrò in un monastero in cui conduceva una vita così perfetta, che i superiori lo stimavano grandemente, soprattutto per la sua speciale devozione alla santa Vergine. In quella città scoppiò la peste e gli abitanti ricorsero al monastero chiedendo preghiere. L'abate ordinò a Ernesto di andare a pregare davanti all'altare di Maria e di non allontanarsi finché la Madonna non gli avesse risposto. Il giovane rimase li tre giorni e finalmente Maria gli rispose indicando alcune preghiere che si dovevano recitare. Così fu fatto e la peste cessò. Ma in seguito il giovane cominciò a trascurare sempre piu la devozione a Maria. Il demonio lo assalì con mille tentazioni, specialmente contro la purezza e contro la sua vocazione. Non essendosi raccomandato a Maria, lo sventurato arrivò a prendere la decisione di fuggire calandosi da un muro del monastero. Ma mentre passava davanti a un'immagine di Maria che stava nel corridoio, la Madre di Dio gli disse: « Figlio mio, perché mi abbandoni? ». Stordito e colto da rimorsi, Ernesto cadde in ginocchio e rispose: « Signora, non vedi che non posso resistere? Perché non mi aiuti? ». La Madonna replicò: « E tu perché non mi hai invocata? Se ti fossi raccomandato a me, non ti saresti ridotto a questo. Da oggi in poi, raccomandati a me e non dubitare ». Ernesto tornò nella sua cella. Ma tornarono le tentazioni. Egli non invocò l'aiuto di Maria e finì col fuggire dal monastero. Da allora si abbandonò a una vita sciagurata passando di peccato in peccato e infine si ridusse a fare l'assassino. Prese in affitto un'osteria dove la notte uccideva i poveri viaggiatori per depredarli. Così fra gli altri uccise il cugino del governatore di quel luogo il quale in base agli indizi raccolti nel corso del processo lo condannò alla forca. Mentre lo scellerato era ancora in libertà, ecco che capita nella locanda un giovane cavaliere. Volendo attuare di nuovo i suoi orribili disegni, l'oste entra di notte nella sua stanza per assassinarlo, ma sul letto, invece del cavaliere, vede un Crocifisso coperto di piaghe che guardandolo con compassione gli dice: « Non ti basta, ingrato, che io sia morto per te una volta? Vuoi uccidermi di nuovo? Su presto, alza il braccio e uccidimi ». Allora il povero Ernesto, tutto confuso, cominciò a piangere e disse: « Signore, eccomi, poiché mi tratti con tanta misericordia, voglio tornare a te ». Subito lasciò la locanda dirigendosi verso il suo monastero per farvi penitenza, ma per strada fu raggiunto dai rappresentanti della giustizia e portato davanti al giudice, al quale confessò tutti i delitti commessi. Perciò fu condannato a morire impiccato, senza dargli neppure il tempo di confessarsi. Allora egli si raccomandò a Maria e quando fu buttato già dalla forca, la Vergine fece sì che non morisse. Ella stessa lo sciolse dal laccio e gli disse: « Torna al monastero, fa' penitenza e quando verrò a portarti la sentenza di perdono dei tuoi peccati, allora ti preparerai a morire ». Ernesto tornò al monastero, raccontò tutto all'abate e fece gran penitenza. Dopo molti anni, vide apparire Maria che aveva in mano la sentenza del suo perdono. Subito si preparò alla morte e santamente morì.
Preghiera
O mia sovrana regina e degna Madre del mio Dio, Maria santissima, vedendomi così miserabile e così carico di peccati, non dovrei avere l'ardire di accostarmi a te e di chiamarti madre. Ma non voglio che la mia miseria mi privi della consolazione e della fiducia che provo nel chiamarti madre. Lo so, non merito che di essere respinto da te, ma ti prego di considerare quel che tuo figlio Gesù ha fatto e sofferto per me e poi respingimi, se puoi. Io sono un povero peccatore e più degli altri ho disprezzato la divina Maestà, ma il male è fatto. A te ricorro, tu mi puoi aiutare; Madre mia, aiutami. Non mi dire che non mi puoi aiutare, perché io so che sei onnipotente e ottieni tutto ciò che desideri dal tuo Dio. Se poi dici che non mi vuoi aiutare, dimmi almeno a chi devo ricorrere per essere soccorso nella mia così grande miseria. A te e a tuo Figlio dirò con sant'Anselmo: «Abbiate pietà di me misero, tu, mio Redentore, col perdonarmi e tu, Madre mia, col raccomandarmi; oppure mostratemi a quali persone devo ricorrere che siano più pietose di voi e in cui possa confidare con maggiore certezza». No! Né in cielo né sulla terra posso trovare chi più di voi abbia pietà degli sventurati e chi meglio possa aiutarmi. Tu, Gesù, sei il padre mio e tu, Maria, sei la madre mia. Voi amate i più miserabili e li andate cercando per salvarli. Io sono condannato all'inferno, il più miserabile di tutti; ma non avete bisogno di andare a cercarmi, né io pretendo che mi cerchiate. Mi presento a voi con la ferma speranza che non sarò abbandonato da voi. Eccomi ai vostri piedi: Gesù mio, perdonami; Maria mia, soccorrimi.
14 dicembre 1978 - LA FEDE SENZA LE OPERE E' MORTA
Mons. Ottavio Michelini
Scrivi fratello don Ottavio, sono don Enrico.
Tu sai che Noi, che non siamo più come voi condizionati dal tempo e dallo spazio vi siamo tanto vicini, ma se non siete voi i primi a chiamarci, pur essendo tutti membri dello stesso Corpo Mistico, non possiamo metterci in comunicazione con Voi;
la ragione è ovvia e ti è stata già ampiamente spiegata, ma repetita juvant!
Don Ottavio tu credi a tutto questo così come vi ho creduto io in Terra e questo tuo credere ci ha reso possibile tradurre in realtà pratica il Dogma della Comunione dei Santi, mentre molti purtroppo, pur professando questa fede, non la vivono affatto per cui è come se non credessero, in quanto " la Fede senza le opere è morta ".
Sulla gravissima Crisi di fede di cui è affetta la Chiesa tu hai già scritto tanto da poter dire che ne è quasi tutta avvolta dal Vertice alla base per cui non ti devi meravigliale se parlando di cose riguardanti la Fede molti non ti capiscono, non ti possono capire!
Come potrebbe capirti un cieco nato se gli parli di colori di cui non ha la minima idea?
Non dimenticale mai l'analogia che intercorre tra ciò che avviene in campo materiale e spirituale!
Nella Chiesa oggi impera la cecità
Crisi di Fede vuol dire vita " materializzata " " ateizzata "; per questo Satana che con la fedele collaborazione della sua chiesa ha fatto tutti gli sforzi possibili per raggiungere questa meta tanto agognata, visto che il suo folle sogno è quasi raggiunto è più che mai deciso ad arrivare fino in (p. 153) fondo e rabbiosamente quindi moltiplica i suoi attacchi soprattutto contro coloro che sono decisi a contrastargli il passo e in modo particolarissimo contro coloro che non vogliono solo conservare l'inestimabile patrimonio della fede in se stessi, difendendola e accrescendola nei propri cuori, ma cercano anche di proteggerla nei fratelli contro tutti i suoi assalti.
Fratello don Ottavio tu non capisci quelli che ti si avventano contro solo perché sei fedele alla Fede e altrettanto loro non capiscono te che non li capisci!
Ciò che per noi è la cosa più naturale e normale di questo mondo come la consolante e stupenda realtà della Comunione del Santi, per loro è inconcepibile solo il pensarla!
Come vedi un contrasto completo.
Noi crediamo fermamente alla realtà dei Sacramenti come segni efficaci della Grazia... per loro la Grazia non esiste... quindi i Sacramenti non conferiscono un bel niente!
Noi crediamo fermamente alla Presenza reale di Cristo " vivo " nell'Eucarestia per loro l'Eucarestia non è niente più di un simbolo quindi...
Sai come crisi di Fede voglia dire cecità e come questa cecità oggi imperi nella Chiesa e le conseguenze sono le più disastrose, infatti i Maestri prescelti per propagandare la Fede, la Vita soprannaturale e la Verità, hanno disertato in massa e sono passati al campo nemico facendosi promotori di eresie e di menzogne....
per questo ti spiano, ti seguono, ti odiano e stanno tramando, ma non temere perché non potranno far nulla di più di quello che sarà loro permesso per il bene tuo e della Chiesa;
non ti stupire perchè siete su due sponde opposte, avanti quindi, tra roveti e spine sì, ma sempre avanti!
Non ti ha detto Lui all'inizio della tua missione " figliolo hanno tacciato Me di pazzia, mi hanno rivestito con la veste che era il simbolo della pazzia perchè non dovrebbero fare altrettanto con te se vuoi essere veramente un Mio Ministro che mi segue ovunque "? (p. 154)
Abbi piena e assoluta fiducia in Lui sai che non delude mai !
Che altro vuol dire Sacerdozio se non Calvario, Croce e anime da redimere?
" Beati coloro che saranno perseguitati a causa della Giustizia, non dimenticarlo mai fratello, perché questo è un sommo privilegio di cui bisogna gioire.
E' vero che tu soffri già tanto ma non dimenticare che sei stato preavvertito di tutto, ti è stato detto che la tua sofferenza è in un crescendo continuo, ma ti è stato anche innumerevoli volte detto che Chi salva è Lui e che Lui ai suoi prediletti oltre la partecipazione al Suo Regale Sacerdozio unisce anche la partecipazione al Suo stato di Vittima, cioè di vero Corredentore.
Non ringrazierai mai abbastanza Dio di averti prescelto per questa missione nella Sua Chiesa;
io pure fui un SacerdoteVittima;
tu hai visto fin'ora solo la mia sofferenza in terra ma un giorno ti sarà concesso di vedere l'altro lato della medaglia cioè il bene fatto e le anime salvate per tutta l'eternità ma che altro vuol dire Sacerdozio se non Calvario, Croce e anime da redimere?
Guarda come sono pochi i Sacerdoti veramente santi che ascendono dietro di Lui il loro quotidiano calvario incompresi e perseguitati da coloro che li dovrebbero difendere ma contempla quante anime potranno salire alla gloria del Paradiso.
Guarda anche la marea degli altri Sacerdoti che con la Fede hanno perso di vista la santità della loro missione sacerdotale e della loro incomparabile missione di " vittima " e vedi cosa ne ha fatto di loro il Nemico!
Fratello don Ottavio non dimenticare che la morte non recide la vita che anzi continua in Lui Autore della Vita.
Ti benedica Dio Uno e Trino. (p. 155)