Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 22° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 21
1Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli2dicendo loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un'asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me.3Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito".4Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta:
5'Dite alla figlia di Sion:
Ecco, il tuo re viene a te
mite, seduto su un'asina,
con un puledro figlio di bestia da soma.'
6I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù:7condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere.8La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via.9La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava:
'Osanna' al figlio di Davide!
'Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Osanna' nel più alto dei cieli!
10Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: "Chi è costui?".11E la folla rispondeva: "Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea".
12Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe13e disse loro: "La Scrittura dice:
'La mia casa sarà chiamata casa di preghiera'
ma voi ne fate 'una spelonca di ladri'".
14Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì.15Ma i sommi sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che faceva e i fanciulli che acclamavano nel tempio: "Osanna al figlio di Davide", si sdegnarono16e gli dissero: "Non senti quello che dicono?". Gesù rispose loro: "Sì, non avete mai letto:
'Dalla bocca dei bambini e dei lattanti
ti sei procurata una lode?'".
17E, lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.
18La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame.19Vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: "Non nasca mai più frutto da te". E subito quel fico si seccò.20Vedendo ciò i discepoli rimasero stupiti e dissero: "Come mai il fico si è seccato immediatamente?".21Rispose Gesù: "In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto a questo fico, ma anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà.22E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete".
23Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: "Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?".24Gesù rispose: "Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo.25Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?". Ed essi riflettevano tra sé dicendo: "Se diciamo: "dal Cielo", ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?";26se diciamo "dagli uomin", abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta".27Rispondendo perciò a Gesù, dissero: "Non lo sappiamo". Allora anch'egli disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".
28"Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va' oggi a lavorare nella vigna.29Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.30Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Dicono: "L'ultimo". E Gesù disse loro: "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.32È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.
33Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che 'piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre', poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.34Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.35Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.36Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!38Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.39E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.40Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?".41Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo".42E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture:
'La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo;
dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri?'
43Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare.44Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà".
45Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta.
Primo libro delle Cronache 19
1Dopo, morì Nacas re degli Ammoniti; al suo posto divenne re suo figlio.2Davide disse: "Userò benevolenza con Canun figlio di Nacas, perché anche suo padre è stato benevolo con me". Davide mandò messaggeri per consolarlo della morte di suo padre. I ministri di Davide andarono nella regione degli Ammoniti da Canun per consolarlo.3Ma i capi degli Ammoniti dissero a Canun: "Forse Davide intende onorare tuo padre ai tuoi occhi mandandoti consolatori? Questi suoi ministri non sono venuti forse da te per spiare, per informarsi e per esplorare la regione?".
4Canun allora prese i ministri di Davide, li fece radere, tagliò a metà le loro vesti fino alle natiche e li rimandò.5Alcuni vennero a riferire a Davide la sorte di quegli uomini. Poiché costoro si vergognavano moltissimo, il re mandò ad incontrarli con questo messaggio: "Rimanete in Gèrico finché non sia cresciuta la vostra barba; allora ritornerete".
6Gli Ammoniti, accortisi di essersi inimicati Davide, mandarono, essi e Canun, mille talenti d'argento per assoldare carri e cavalieri nel paese dei due fiumi, in Aram Maaca e in Zoba.7Assoldarono trentaduemila carri e il re di Maaca con le sue truppe. Questi vennero e si accamparono di fronte a Màdaba; frattanto gli Ammoniti si erano radunati dalle loro città e si erano mossi per la guerra.
8Quando Davide lo venne a sapere, mandò Ioab con tutto il gruppo dei prodi.9Gli Ammoniti uscirono per disporsi a battaglia davanti alla città mentre i re alleati stavano da parte nella campagna.10Ioab si accorse che la battaglia gli si profilava di fronte e alle spalle. Egli scelse i migliori di Israele e li schierò contro gli Aramei.11Affidò il resto dell'esercito ad Abisài suo fratello che lo schierò contro gli Ammoniti.12E gli disse: "Se gli Aramei prevarranno su di me, mi verrai in aiuto; se invece gli Ammoniti prevarranno su di te, io ti verrò in aiuto.13Coraggio, dimostriamoci forti per il nostro popolo e per le città del nostro Dio; il Signore faccia ciò che gli piacerà".14Ioab con i suoi mosse verso gli Aramei per combatterli, ma essi fuggirono davanti a lui.15Anche gli Ammoniti, visto che gli Aramei si erano dati alla fuga, fuggirono di fronte ad Abisài fratello di Ioab, rientrando in città. Ioab allora tornò in Gerusalemme.
16Gli Aramei, visto che erano stati battuti dagli Israeliti, mandarono messaggeri e fecero venire gli Aramei d'Oltrefiume; li comandava Sofach, capo dell'esercito di Hadad-Èzer.
17Quando ciò fu riferito a Davide, egli radunò tutto Israele e attraversò il Giordano. Li raggiunse e si schierò davanti a loro; Davide si dispose per la battaglia contro gli Aramei, che l'attaccarono.18Gli Aramei fuggirono di fronte agli Israeliti. Davide uccise, degli Aramei, settemila cavalieri e quarantamila fanti; uccise anche Sofach capo dell'esercito.19Gli uomini di Hadad-Èzer, visto che erano stati battuti dagli Israeliti, fecero la pace con Davide e si sottomisero a lui. Gli Aramei non vollero più recare aiuto agli Ammoniti.
Proverbi 3
1Figlio mio, non dimenticare il mio insegnamento
e il tuo cuore custodisca i miei precetti,
2perché lunghi giorni e anni di vita
e pace ti porteranno.
3Bontà e fedeltà non ti abbandonino;
lègale intorno al tuo collo,
scrivile sulla tavola del tuo cuore,
4e otterrai favore e buon successo
agli occhi di Dio e degli uomini.
5Confida nel Signore con tutto il cuore
e non appoggiarti sulla tua intelligenza;
6in tutti i tuoi passi pensa a lui
ed egli appianerà i tuoi sentieri.
7Non credere di essere saggio,
temi il Signore e sta' lontano dal male.
8Salute sarà per il tuo corpo
e un refrigerio per le tue ossa.
9Onora il Signore con i tuoi averi
e con le primizie di tutti i tuoi raccolti;
10i tuoi granai si riempiranno di grano
e i tuoi tini traboccheranno di mosto.
11Figlio mio, non disprezzare l'istruzione del Signore
e non aver a noia la sua esortazione,
12perché il Signore corregge chi ama,
come un padre il figlio prediletto.
13Beato l'uomo che ha trovato la sapienza
e il mortale che ha acquistato la prudenza,
14perché il suo possesso è preferibile a quello dell'argento
e il suo provento a quello dell'oro.
15Essa è più preziosa delle perle
e neppure l'oggetto più caro la uguaglia.
16Lunghi giorni sono nella sua destra
e nella sua sinistra ricchezza e onore;
17le sue vie sono vie deliziose
e tutti i suoi sentieri conducono al benessere.
18È un albero di vita per chi ad essa s'attiene
e chi ad essa si stringe è beato.
19Il Signore ha fondato la terra con la sapienza,
ha consolidato i cieli con intelligenza;
20dalla sua scienza sono stati aperti gli abissi
e le nubi stillano rugiada.
21Figlio mio, conserva il consiglio e la riflessione,
né si allontanino mai dai tuoi occhi:
22saranno vita per te
e grazia per il tuo collo.
23Allora camminerai sicuro per la tua strada
e il tuo piede non inciamperà.
24Se ti coricherai, non avrai da temere;
se ti coricherai, il tuo sonno sarà dolce.
25Non temerai per uno spavento improvviso,
né per la rovina degli empi quando verrà,
26perché il Signore sarà la tua sicurezza,
preserverà il tuo piede dal laccio.
27Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno,
se è in tuo potere il farlo.
28Non dire al tuo prossimo: "Va', ripassa, te lo darò domani",
se tu hai ciò che ti chiede.
29Non tramare il male contro il tuo prossimo
mentre egli dimora fiducioso presso di te.
30Non litigare senza motivo con nessuno,
se non ti ha fatto nulla di male.
31Non invidiare l'uomo violento
e non imitare affatto la sua condotta,
32perché il Signore ha in abominio il malvagio,
mentre la sua amicizia è per i giusti.
33La maledizione del Signore è sulla casa del malvagio,
mentre egli benedice la dimora dei giusti.
34Dei beffardi egli si fa beffe
e agli umili concede la grazia.
35I saggi possiederanno onore
ma gli stolti riceveranno ignominia.
Salmi 142
1'Maskil. Di Davide, quando era nella caverna. Preghiera.'
2Con la mia voce al Signore grido aiuto,
con la mia voce supplico il Signore;
3davanti a lui effondo il mio lamento,
al tuo cospetto sfogo la mia angoscia.
4Mentre il mio spirito vien meno,
tu conosci la mia via.
Nel sentiero dove cammino
mi hanno teso un laccio.
5Guarda a destra e vedi:
nessuno mi riconosce.
Non c'è per me via di scampo,
nessuno ha cura della mia vita.
6Io grido a te, Signore;
dico: Sei tu il mio rifugio,
sei tu la mia sorte nella terra dei viventi.
7Ascolta la mia supplica:
ho toccato il fondo dell'angoscia.
Salvami dai miei persecutori
perché sono di me più forti.
8Strappa dal carcere la mia vita,
perché io renda grazie al tuo nome:
i giusti mi faranno corona
quando mi concederai la tua grazia.
Giona 1
1Fu rivolta a Giona figlio di Amittai questa parola del Signore:2"Alzati, va' a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro malizia è salita fino a me".3Giona però si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s'imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore.
4Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e ne venne in mare una tempesta tale che la nave stava per sfasciarsi.5I marinai impauriti invocavano ciascuno il proprio dio e gettarono a mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più riposto della nave, si era coricato e dormiva profondamente.6Gli si avvicinò il capo dell'equipaggio e gli disse: "Che cos'hai così addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo".7Quindi dissero fra di loro: "Venite, gettiamo le sorti per sapere per colpa di chi ci è capitata questa sciagura". Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona.
8Gli domandarono: "Spiegaci dunque per causa di chi abbiamo questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?".9Egli rispose: "Sono Ebreo e venero il Signore Dio del cielo, il quale ha fatto il mare e la terra".10Quegli uomini furono presi da grande timore e gli domandarono: "Che cosa hai fatto?". Quegli uomini infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva il Signore, perché lo aveva loro raccontato.11Essi gli dissero: "Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?". Infatti il mare infuriava sempre più.12Egli disse loro: "Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia".13Quegli uomini cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci riuscivano perché il mare andava sempre più crescendo contro di loro.14Allora implorarono il Signore e dissero: "Signore, fa' che noi non periamo a causa della vita di questo uomo e non imputarci il sangue innocente poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere".15Presero Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia.16Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono sacrifici al Signore e fecero voti.
Prima lettera a Timoteo 2
1Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini,2per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità.3Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore,4il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità.5Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù,6che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l'ha data nei tempi stabiliti,7e di essa io sono stato fatto banditore e apostolo - dico la verità, non mentisco -, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
8Voglio dunque che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese.
9Alla stessa maniera facciano le donne, con abiti decenti, adornandosi di pudore e riservatezza, non di trecce e ornamenti d'oro, di perle o di vesti sontuose,10ma di opere buone, come conviene a donne che fanno professione di pietà.
11La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione.12Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo.13Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva;14e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione.15Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia.
Capitolo V: L'attento esame di se stessi
Leggilo nella Biblioteca1. Non possiamo fare troppo affidamento su noi stessi, perché spesso ci manca la grazia e la capacità di sentire rettamente. Scarsa è la luce che è in noi, e subitamente la perdiamo per la nostra negligenza. Spesso poi non ci accorgiamo neppure di essere così ciechi interiormente: facciamo il male e, cosa ancora peggiore, ci andiamo scusando. Talora siamo mossi dalla passione, e la prendiamo per zelo; rimproveriamo negli altri piccole cose e passiamo sopra a quelle più grosse, commesse da noi. Avvertiamo con prontezza, e pesiamo ben bene ciò che gli altri ci fanno soffrire, ma non ci accorgiamo di quanto gli altri soffrono per causa nostra. Chi riflettesse bene e a fondo su se stesso, non giudicherebbe severamente gli altri. L'uomo interiore, prima di occuparsi di altre cose, guarda dentro di sé; e, intento diligentemente a se stesso, è portato a tacere degli altri. Solamente se starai zitto sugli altri, guardando specialmente a te stesso, giungerai a una vera e devota interiorità.
2. Se sarai tutto intento a te stesso e a Dio, ben poco ti scuoterà quello che sentirai dal di fuori. Sei forse da qualche parte, quando non sei presente in te? E se, dimenticando te stesso, tu avessi anche percorso il mondo intero, che giovamento ne avresti ricavato? Se vuoi avere pace e spirituale solidità, devi lasciar andare ogni cosa, e avere dinanzi agli occhi solamente te stesso. Grande sarà il tuo progresso se riuscirai a mantenerti libero da ogni preoccupazione terrena; se invece apprezzerai in qualche modo una qualsiasi cosa temporale, farai un gran passo indietro. Nulla per te sia grande, nulla eccelso, nulla gradito e caro, se non solamente Iddio, oppure cosa che venga da Dio. Considera vano ogni conforto che ti venga da qualsiasi creatura. L'anima che ama Dio disprezza tutto ciò che sia inferiore a Dio. Conforto dell'anima e vera letizia del cuore è soltanto Dio, l'eterno, l'incommensurabile, colui che riempie di sé l'universo.
DISCORSO 182 SULLE PAROLE DELLA PRIMA LETTERA DI GIOVANNI (4, 1- 3): " CARISSIMI, NON PRESTATE FEDE AD OGNI ISPIRAZIONE, MA METTETE ALLA PROVA LE ISPIRAZIONI, PER SAGGIARE SE VENGANO DIRETTAMENTE DA DIO ". CONTRO I MANICHEI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaNon si deve credere a qualsiasi ispirazione.
1. 1. Quando veniva data lettura dell'apostolo Giovanni, abbiamo udito che parlava per lui lo Spirito Santo. Diceva: Carissimi, non prestate fede ad ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, se vengano direttamente da Dio. Ripeto perché è necessario che io insista e lo inculchi con forza nelle vostre menti, secondo l'aiuto del Signore. Carissimi, non prestate fede ad ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, se vengano direttamente da Dio. Poiché molti falsi profeti sono comparsi in questo mondo 1. Lo Spirito Santo ci ha comandato di non prestare fede ad ogni ispirazione ed ha spiegato il perché di tale ingiunzione. Qual è la ragione? Poiché molti falsi profeti - dice - sono comparsi in questo mondo. Quindi chiunque non tenga conto di questi precetti e pensi che ci si può fidare di ogni ispirazione, finisce senza scampo nell'imbattersi nei falsi profeti e, quel che è peggio, giunge a vituperare i Profeti autentici.
Non è da Dio chi nega che Cristo è venuto nella carne.
2. 2. Ora, a questo punto, l'uomo reso guardingo da tale intimazione, mi dirà: Ho ascoltato, l'ho presente, desidero aderirvi, perché anch'io non voglio imbattermi nei falsi profeti. Chi può desiderare infatti essere ingannato da mistificatori? Dal momento che è un falso profeta, è un profeta menzognero. Dammi un uomo fedele a Dio: non vuole ingannare; dammi un uomo empio, sacrilego: vuole ingannare, non vuole essere ingannato. Allora, poiché i buoni non vogliono ingannare e, d'altra parte, sia i buoni, sia i cattivi rifuggono dall'essere ingannati, chi è che può desiderare di trovarsi alle prese con i falsi profeti? Ripeto le parole di chi mi dà il consiglio: A meno che non sia contro la propria volontà, nessuno vuole avere a che fare con i falsi profeti. Ho ascoltato l'indicazione di Giovanni, o meglio, del Signore per mezzo di Giovanni: Non prestate fede ad ogni ispirazione. Ecco, accetto, voglio fare così. Continua dicendo: Mettete alla prova le ispirazioni [per saggiare] se vengano direttamente da Dio 2. Come farlo da parte mia? Se non potessi prendere un abbaglio, vorrei metterle alla prova. Del resto, se non saggerò quali sono le ispirazioni che vengono da Dio, di necessità mi capiterà di cadere nelle ispirazioni che non vengono da Dio e, a causa di ciò, sarò sviato dai falsi profeti. Che posso fare? Come mi guarderò? O se san Giovanni, come ci ha detto: Non prestate fede ad ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni [per saggiare] se vengano da Dio, si fosse degnato di indicare in che modo è possibile discernere se le ispirazioni vengono da Dio! Non ti preoccupare e ascolta questo: Da questo potete discernere lo spirito che viene da Dio. Certamente questo ti aspettavi di sapere, come discernere se le ispirazioni vengono da Dio. Lo ha detto Giovanni, non io; è quanto segue nella lettura che espongo. Infatti rendendoci perciò preoccupati e guardinghi a non prestare fede a ogni ispirazione, ma a mettere alla prova le ispirazioni, per saggiare se vengano da Dio, poiché molti falsi profeti sono comparsi in questo mondo, ha avvertito immediatamente quale potesse essere il nostro desiderio, è venuto incontro all'attesa, ha introdotto lo sguardo nel pensiero non espresso. Grazie a Dio che si è degnato di farci sapere anche questo per mezzo di lui. Da questo potete riconoscere lo spirito che viene da Dio. Ebbene, ascoltate; ascoltate, intendete, discernete; aderite alla verità, fate resistenza alla falsità. Da questo potete riconoscere lo spirito che viene da Dio. Ti prego: da che cosa? E' questo che desideravo avidamente di sapere: Ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ed ogni spirito che non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, non è da Dio 3. Perciò, intanto, carissimi, rifiutatevi di dare ascolto ad ogni sostenitore per suo conto, o predicatore, scrittore, insinuatore, il quale neghi che Gesù Cristo è venuto nella carne. Quindi, respingete i Manichei dalle vostre case, dal vostro ascolto, dai vostri cuori. Poiché i Manichei negano nel modo più manifesto che Cristo è venuto nella carne. In conseguenza, le loro ispirazioni non vengono da Dio.
Nel medesimo passo di Gv l'errore dei Manichei. Errore sulle due nature.
2. 3. Ora sto a vedere per dove il lupo ha intenzione di ficcarsi di sorpresa; lo posso arguire e, per quanto ne sono capace, dimostro che dev'essere evitato. Di qui, in ciò che ho detto, o meglio, in ciò che ho ricordato detto dall'apostolo: Ogni spirito che non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, non è da Dio 4; in questa espressione è in agguato il Manicheo, e mi dice: Ecco lo spirito che non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, non è da Dio; da chi proviene allora? Se non è da Dio - dice - da chi è? Infatti può forse esistere se non procedendo da altro? Dunque - riprende - se da Dio non è e procede da altro, tu avverti che sono due le nature. Abbiamo scoperto il lupo: tendiamo le reti salvatrici, diamogli la caccia, catturiamolo e, una volta catturato, estinguiamolo. Estinguiamolo del tutto, muoia l'errore, l'uomo sia salvo. Ecco, la questione è risolta là, in quel che ho detto: Catturiamolo, estinguiamolo, muoia l'errore, l'uomo sia salvo. Ma richiamate alla memoria ciò che ho presentato, ad evitare che, immemori dell'enunciato, vi sia precluso il senso della soluzione. Ogni spirito che non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, non è da Dio.
3. 3. E il Manicheo subito: E da chi è? Se non è da Dio, è d'altra parte. Se è d'altra parte, ho dimostrato che le nature sono due. Ritenete questa deduzione, e tornate con la mente a quelle mie parole, là dove ho detto: Catturiamolo, estinguiamolo, muoia l'errore, l'uomo sia salvo. L'errore non è da Dio, l'uomo è da Dio. Tornate all'enunciato: Ogni spirito che non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, non è da Dio 5. Parlo anch'io: Tutte le cose sono state create per mezzo di lui 6. Ogni spirito dia lode al Signore 7. Ma se non ogni spirito è da Dio, come loda il Signore lo spirito che non è da Dio? Veramente ogni spirito dia lode al Signore. Esamino l'uno e l'altro spirito: mi accorgo che uno è infermo; sia curato il male, sia liberata la natura. Il male non è una natura, ma è il nemico della natura. Elimina la causa per la quale sei infermo, resta il motivo per cui dai lode. La medicina combatte i mali, non la natura. Ogni spirito che non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, non è da Dio. In tanto non è da Dio, in quanto non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne; perché questo errore che non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, non è da Dio. Che diciamo, fratelli, del fatto che siamo rigenerati? Se siamo nati sani, com'è che siamo rigenerati? Viene recuperata l'integrità della natura che era stata corrotta, si risolleva la natura caduta; la natura che giaceva deforme, dalla grazia viene ristabilita nella forma. Uno solo è infatti il Creatore, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; la trina Unità, l'unica Trinità; quella l'unica natura immutabile, invariabile, non soggetta a venir meno, né suscettibile di progresso, né a decadere fino a diventare minore; neppure si eleva al di sopra di sé per essere da più; perfetta, perenne, assolutamente immutabile, quella l'unica natura. Buona indubbiamente anche la creazione, ma di gran lunga inferiore al Creatore. Se con le tue forze aspiri, tu creatura, a farti uguale al Creatore, vuoi aderire al diavolo disertore.
Viene confutato l'errore dei Manichei: l'anima parte da Dio.
4. 4. Riconosca l'anima la sua condizione: non è Dio. Quando l'anima ritiene di essere Dio, offende Dio; non trova colui che la salva, ma colui che condanna. Poiché Dio, quando condanna le anime perverse, non condanna se stesso; al contrario, si condannerebbe se l'anima fosse ciò che è Dio. Rendiamo onore al nostro Dio, fratelli, a lui gridiamo: Liberaci dal male 8. E se alcuno, affinché nelle preghiere ti ritrovi nella tentazione, si interpone dicendoti: Com'è che hai gridato: Liberaci dal male? Non è certo che il male non esiste? Rispondigli: Sono io il cattivo, e, se mi libererà dal male, sarò buono da cattivo che sono; mi liberi da me stesso perché non inciampi in te. Questo devi dire al Manicheo: Se Dio mi libererà da me stesso, non inciamperò in te; perché se Dio mi libererà da me che sono cattivo, sarò buono; se sarò buono, sarò saggio; se sarò saggio, non commetterò errore; se non commetterò errore, non potrò essere ingannato da te. Pertanto, Dio mi liberi da me ed io non inciampo in te. Il vizio è mio infatti, così da poter cadere in errore e fidarmi di te: La mia mente è piena di pensieri devianti 9. Io non sono luce per me stesso, giacché, se lo fossi, non sbaglierei mai. Non sono perciò una parte di Dio, perché la sostanza di Dio, la natura di Dio non può errare; sono io, al contrario, a commettere errori; anche tu stesso, che ti dici sapiente, lo riconosci dal fatto che tenti di liberare me dall'errore. Da che viene allora che cado in errore, se sono della natura di Dio? Vergògnati, rendi onore a Dio. Io dico che nella tua deviazione vai molto oltre, ma, come tu stesso riconosci, eri caduto nell'errore. Allora era caduta in fallo la natura di Dio? Era finita nell'immondo la natura di Dio? Commetteva adultèri la natura di Dio? Faceva azioni disonoranti la natura di Dio? Nell'accecamento, non era più capace di orientarsi la natura di Dio? Si copriva di crimini e turpitudini la natura di Dio? Vergògnati, rendi onore a Dio.
L'uomo non può essere luce a se stesso. I mali non procedono dalla natura, ma dal vizio della natura.
5. 5. Tu non puoi essere luce a te stesso; non puoi, non puoi. [Il Verbo] era la luce vera. E' stato detto: Era la luce vera, facendo un raffronto con Giovanni. Che forse non era una lampada anche Giovanni? Egli era una lampada che arde e risplende 10, disse il Signore. Forse che una lampada non dà luce? Ma egli era la luce vera. Una lampada si può accendere e si può spegnere: la luce vera può accendere, non si può spegnere. Era dunque la luce vera, quella che illumina ogni uomo che viene in questo mondo 11. Noi dobbiamo essere illuminati, non siamo la luce. Ridèstati, grida con me: Il Signore è la mia luce 12. Che vuoi dire con questo? Che non esistono cose cattive, allora? Esistono cose cattive, ma si cambiano ed esse appunto saranno buone; le stesse cose cattive sono tali per vizio, non per natura. Che vuol dire: Liberaci dal male 13? Non potremmo forse - e possiamo - dire queste parole: Liberaci dalle tenebre? Da quali tenebre? Da noi stessi, nel caso permangano in noi resti delle tenebre, finché diventiamo interamente luce, non avendo in noi nulla che si opponga alla carità, che sia incompatibile con la verità, che sia soggetto all'infermità, che cessi di essere per la condizione mortale. Vedete come sarà il tutto allora quando si verificherà che il corpo corruttibile, questo si vestirà d'incorruttibilità e questo corpo mortale si vestirà d'immortalità. Allora sarà realtà quello che è stato scritto: La morte è stata assorbita dalla vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Ma il pungiglione della morte è il peccato 14. Dove sta il male?
Due i mali degli uomini: l'errore e l'infermità.
6. 6. Quali sono al presente i mali degli uomini? L'errore e l'infermità. O non sai che fare e, disorientato, cadi; oppure sai che devi fare e, a causa dell'infermità, sei vinto. Ne segue che ogni male dell'uomo è l'errore e la debolezza. Contro l'errore, grida: Il Signore è la mia luce. Contro la debolezza aggiungi: e la mia salvezza 15. Abbi fede, sii buono; tu che sei cattivo sarai buono. Non fare divisioni. In te la natura dev'essere risanata, non dev'essere divisa. Vuoi sapere che cosa sei? Tenebre. Perché tenebre? A te, uomo, che dici: Dio è soggetto a corruzione, può esistere qualcosa che sia più intensamente cupo di queste tenebre? Credi, riconosci che Cristo è venuto nella carne, che ha preso ciò che non era, non ha perduto ciò che era; che in sé ha mutato l'uomo, non che egli sia stato mutato in uomo. Riconosci, ed anche tu stesso, da cattivo, sarai buono; da tenebre, sarai luce. Forse dico menzogne e non ho prove convincenti? Accetta l'Apostolo, se mai non fingi di accettare; tu leggi l'Apostolo, e t'inganni e fai cadere nell'inganno. Come sei tratto in inganno? Con l'errore circa te stesso e per il tuo male. Se invece crederai e scrollerai l'errore, ascolterai dall'Apostolo: Un tempo infatti siete stati tenebre, ma ora siete luce. Ha però aggiunto luce, ma dove? Nel Signore 16. Dunque: tenebre in te, luce nel Signore. Poiché non puoi essere luce a te stesso, accostandoti, vieni illuminato, ritirandoti, sei immerso nelle tenebre; tu stesso non sei luce per te, da altrove vieni illuminato. Accostatevi a lui e sarete illuminati 17.
Dal medesimo passo di Gv l'altra questione viene differita nel discorso che segue.
7. 7. Mi rendo conto, in questa lettura di san Giovanni, carissimi, di essermi trattenuto molto su di un solo argomento, e considero che voi non dovete essere ulteriormente aggravati, né è da farvi assumere oltre la vostra capacità; anche la nostra debolezza va considerata. Giacché queste parole di san Giovanni contengono inoltre, di per sé, grandi oscurità. Intanto respingete quanti negano che Cristo è venuto nella carne. Risulta infatti che essi non sono da Dio. In quanto sono lontani dal vero, peccano, bestemmiano, non sono da Dio; si curino e saranno da Dio, perché già per natura erano da Dio. Per tutto ciò che ho discusso al riguardo, riscontrate le Scritture. Non credete a coloro che negano che Cristo è venuto nella carne. Ma di certo mi dirai: Allora chi dice che Cristo è venuto nelle carne è da Dio? Ascoltiamo i Donatisti: riconoscono che Cristo è venuto nella carne; ascoltiamo gli Ariani, riconoscono che Cristo è venuto nella carne; ascoltiamo gli Eunomiani: riconoscono che Cristo è venuto nella carne; ascoltiamo i Fotiniani: riconoscono che Cristo è venuto nella carne. Poiché, se tutti gli spiriti, i quali riconoscono che Cristo è venuto nella carne, sono da Dio, quanto sono numerose le eresie menzognere, ingannatrici, stravaganti e queste, tuttavia, riconoscono che Cristo è venuto nella carne. Che diremo allora? In che modo risolveremo tale questione? Comunque sia da risolvere, oggi non può essere risolta. Consideratemi debitore, ma pregate Dio affinché conceda aiuto per me e per voi. Rivolti al Signore...
1 - 1 Gv 4, 1.
2 - Ibidem.
3 - 1 Gv 4, 3.
4 - Ibidem.
5 - 1 Gv 4, 1.
6 - Gv 1, 3.
7 - Sal 150, 6.
8 - Mt 6, 13.
9 - Sal 37, 8.
10 - Gv 5, 33.
11 - Gv 1, 9.
12 - Sal 26, 1.
13 - Mt 6, 14.
14 - 1 Cor 15, 53-56.
15 - Sal 26, 1.
16 - Ef 5, 8.
17 - Sal 33, 6.
Viaggio alla città del fuoco
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaLa sera del 3 maggio 1868 Don Bosco ripigliò il racconto di quanto aveva visto nei sogni di quei giorni.
S’introdusse così: « Debbo raccontarvi un altro sogno che si può dire
conseguenza dei precedenti. Questi sogni mi lasciarono affranto in modo
da non poter più reggere. Vi ho detto di un rospo spaventevole che nella
notte del 17 aprile minacciava di ingoiarmi e che, al suo scomparire,
udii questa voce: “Perché non parli?”. Io mi volsi dalla parte donde era
partita la voce e vidi a fianco del mio letto un personaggio distinto
(la Guida).
— E che cosa devo dire? — gli chiesi.
— Ciò che hai visto e ti fu detto negli ultimi sogni e quel di più che ti sarà svelato la notte ventura».
Don Bosco continua dicendo che lo riempiva di terrore l’idea di dover
vedere ancora altri spettacoli paurosi e che non si decise di andare a
letto se non dopo la mezzanotte. Ed ecco che, appena addormentato, la
solita Guida si avvicina al suo letto e gli intima:
— Alzati e vieni con me.
Lo condusse in una pianura vastissima e arida, un vero deserto senza un
filo d’acqua. Fu un viaggio lungo e triste, anche se la strada per cui
si inoltrarono era bella, larga, spaziosa e ben selciata. La
fiancheggiavano due magnifiche siepi verdi coperte di bellissimi fiori. A
prima vista sembrava una strada pianeggiante, ma in realtà scendeva; e
Don Bosco e la Guida camminavano con una rapidità tale che sembrava loro
di volare.
«Dietro di noi — racconta Don Bosco — vidi tutti i giovani del
l’Oratorio con moltissimi compagni da me mai veduti. Mentre avanzavano,
vidi che or l’uno or l’altro cadevano ed erano immediatamente trascinati
da una forza invisibile verso una paurosa discesa, che s’intravedeva
in lontananza. Domandai alla mia Guida:
— Che cosa è che fa cadere questi giovani?
— Avvicinati un po’ di più.
Vidi allora che i giovani passavano fra molti lacci, alcuni stesi
rasente a terra, altri sospesi in aria all’altezza del capo. Erano quasi
invisibili, perciò molti giovani restavano presi a quei lacci: chi per
la testa, chi per il collo, chi per le mani, chi per un braccio, chi per
una gamba, chi per i fianchi. Non appena si stringeva il laccio,
venivano all’istante trascinati giù.
Volli esaminarne uno e lo tirai verso di me; ma non potendo smuoverlo,
decisi di seguire il filo fino al capo legato in qualche posto o tenuto
da qualcuno. Giunsi così sulla soglia di una orribile caverna e avendo
ancora dato uno strattone al filo, vidi uscire un brutto e grande mostro
che faceva ribrezzo. Con i suoi unghioni teneva l’estremità di una
fune, alla quale erano legati tutti quei lacci.
Impressionato da quella visione, ritornai presso la mia Guida, la quale mi disse:
— Ora sai chi è che trascina i giovani nel precipizio.
— Oh, sì che lo so! È il demonio che tende quei lacci per far cadere i miei giovani nell’inferno.
Mi accorsi allora che ogni laccio portava una scritta: superbia,
disubbidienza, invidia, impurità, furto, gola, accidia, ira, ecc. Notai
pure che i lacci che facevano maggiori vittime erano quelli
dell’impurità, della disubbidienza e della superbia. A quest’ultimo
erano legati gli altri due.
Molti giovani sapevano però fortunatamente evitare la presa del laccio;
altri poi se ne liberavano passando accanto a coltelli infissi nel
terreno, che tagliavano o rompevano il laccio. Erano simbolo della
Confessione, della preghiera e di altre virtù o devozioni. Due grandi
spade rappresentavano la devozione a Gesù Sacramentato e a Maria
Santissima».
A questo punto Don Bosco racconta che proseguì il cammino, sempre più
aspro, per una via che scendeva sempre più ripida e scoscesa, sparsa di
buche, di ciottoli e di macigni. Ed ecco comparire in fondo un edificio
immenso e tenebroso. Sopra una porta
altissima c’era una scritta spaventosa: «Qui non c’è redenzione». Erano
giunti alle porte dell’inferno.
— Guarda! — gli gridò a un tratto la Guida afferrandolo per un braccio.
«Tremante — afferma il Santo —, volsi gli occhi in su e vidi a gran
distanza uno che scendeva precipitosamente. Di mano in mano che
scendeva, riuscivo a distinguerne la fisionomia; era uno dei miei
giovani. I capelli scarmigliati, parte ritti sul capo, parte svolazzanti
indietro; le braccia tese in avanti, come per proteggersi nella caduta.
Voleva fermarsi e non poteva. Io volevo correre ad aiutarlo, a
porgergli una mano salvatrice, ma la Guida non me lo permise:
— Credi — mi disse — di poter fermare uno che fugge dall’ira di Dio?
Intanto quel giovane, guardando indietro con occhi folli di terrore,
andò a sbattere contro la porta di bronzo, che si spalancò. Dietro di
essa se ne aprirono contemporaneamente, con un lungo boato assordante,
due, dieci, cento, mille altre, spinte dall’urto del giovane,
trasportato come da un turbine invisibile, irresistibile, velocissimo.
Tutte quelle porte di bronzo per un istante rimasero aperte, e io vidi
in fondo, lontanissimo, come una bocca di fornace, e da quella voragine,
mentre il giovane sprofondava, sollevarsi globi di fuoco. Le porte
tornarono a chiudersi con la stessa rapidità con la quale si erano
aperte. Ed ecco precipitare altri tre giovani delle nostre case, che
rotolavano rapidissimi come tre macigni, uno dietro l’altro. Avevano le
braccia aperte e urlavano per lo spavento. Giunsero in fondo e andarono a
sbattere contro la prima porta che si aperse, e dietro di essa le altre
mille.
Molti altri caddero. Un poveretto venne spinto a urtoni da un perfido
compagno. Io li chiamavo affannosamente, ma essi non mi udivano.
— Ecco una causa principale di tante dannazioni! — esclamò la mia Guida
—. I compagni, i libri cattivi, le abitudini perverse.
Vedendone cadere tanti, esclamai con accento disperato:
— Ma dunque è inutile che noi lavoriamo nei nostri collegi, se tanti giovani fanno questa fine!
La Guida rispose:
— Questo è il loro stato attuale e se morissero verrebbero senz’altro qui».
In quel momento Don Bosco vide precipitare un altro gruppo di giovani e quelle porte restarono aperte per un istante.
— Vieni dentro anche tu — gli disse la Guida —; imparerai tante cose.
Entrarono in quello stretto e orribile corridoio e giunsero a un tetro e
brutto sportello sul quale era scritto: «Ibuni impii in ignem aeternum»
(gli empi andranno al fuoco eterno).
La Guida prese per mano Don Bosco, aperse lo sportello e lo introdusse.
«Lo spettacolo che mi si offerse — racconta Don Bosco — mi gettò in
preda a un terrore indescrivibile. Una specie di immensa caverna andava
perdendosi in anfrattuosità incavate nelle viscere dei monti, tutte
piene di fuoco, non già come noi lo vediamo sulla terra con le fiamme
guizzanti, ma tale che tutto là dentro era arroventato e bianco per il
grande calore. Mura, volta, pavimento, ferro, pietre, legno, carbone,
tutto era bianco e smagliante. Certo quel fuoco sorpassava mille e mille
gradi di calore; e non inceneriva nulla, non consumava nulla. Mi
mancano le parole per descrivervi quella spelonca in tutta la sua
spaventosa realtà.
Mentre guardavo atterrito, ecco da un varco venire a tutta furia un
giovane che, mandando un urlo acutissimo, precipita nel mezzo, si fa
bianco come tutta la caverna, e resta immobile, mentre risuona ancora
per un istante l’eco della sua voce morente. Pieno di orrore guardai
quel giovane e mi parve uno dell’Oratorio, uno dei miei figliuoli.
— Ma costui non è uno dei miei giovani, non è il tale? — chiesi alla Guida.
— Purtroppo sì — mi rispose.
Dopo questo arrivarono altri, e il loro numero aumentava sempre più, e
tutti mandavano lo stesso grido e diventavano immobili, arroventati,
come coloro che li avevano preceduti.
Cresceva in me lo spavento e chiesi alla mia Guida:
— Ma costoro non lo sanno che vengono qui?
— Oh, sì che lo sanno di andare al fuoco eterno; furono avvisati mille
volte, ma cadono qui, e volontariamente, per il peccato che non vollero
abbandonare. Essi disprezzarono e respinsero la misericordia di Dio, che
li chiamava incessantemente a pentimento.
— Quale deve essere la disperazione di questi disgraziati che non hanno più speranza di uscirne! — esclamai.
Allora la Guida mi ordinò:
— Ora bisogna che vada anche tu in mezzo a quella regione di fuoco che hai visto!
— No, no! — risposi esterrefatto —. Per andare all’inferno bisogna prima
andare al giudizio di Dio, e io non fui ancora giudicato. Dunque non
voglio andare all’inferno!
— Dimmi — osservò la Guida —: ti pare meglio andare all’inferno e
liberare i tuoi giovani, oppure startene fuori e lasciarli tra tanti
strazi?
Sbalordito a questa proposta, risposi:
— Oh, i miei giovani io li amo molto e li voglio tutti salvi. Ma non
potremmo fare in modo da non andare là dentro, né io né gli altri?
— Eh — mi rispose la Guida —, sei ancora in tempo, e lo sono essi pure, purché tu faccia tutto quello che puoi.
Il mio cuore si allargò e dissi subito:
— Poco importa il lavorare, purché io possa liberare da quei tormenti questi miei cari figliuoli.
— Dunque vieni dentro — proseguì la Guida.
Mi prese per mano per introdurmi nella caverna. Mi trovai subito in una
grande sala con porte di cristallo. Su queste pendevano larghi veli, i
quali coprivano altrettanti vani comunicanti con la caverna. La Guida mi
indicò uno di quei veli sul quale era scritto: “Sesto Comandamento”, ed
esclamò:
— La trasgressione di questo: ecco la causa della rovina eterna di tanti giovani.
— Ma non si sono confessati?
— Si sono confessati, ma le colpe contro la purezza le hanno confessate
male o le hanno taciute affatto. Vi sono di quelli che ne hanno commesso
una nella fanciullezza ed ebbero sempre vergogna a confessarla; altri
non ebbero il dolore e il proponimento. Anzi taluni, invece di far
l’esame, studiavano il modo di ingannare il confessore. E ora vuoi
vedere perché la misericordia di Dio ti ha condotto qui?
Alzò il velo e io vidi un gruppo di giovani dell’Oratorio che conoscevo,
condannati per quella colpa. Fra essi ce n’erano di quelli che ora
tengono buona condotta.
— Che cosa devo dir loro per aiutarli a salvarsi?
— Predica dappertutto contro l’impurità.
Vedemmo allo stesso modo altri giovani condannati per altri peccati. Poi
la Guida mi fece uscire da quella sala. Attraversato in un attimo quel
lungo corridoio d’entrata, prima di lasciare la soglia dell’ultima porta
di bronzo, si volse di nuovo a me ed esclamò:
— Adesso che hai veduto i tormenti degli altri, bisogna che anche tu provi un poco l’inferno. Prova a toccare questa muraglia.
Io non ne avevo il coraggio e volevo allontanarmi, ma egli mi trattenne dicendo:
— Eppure bisogna che tu provi!
Mi afferrò risolutamente il braccio e mi trasse vicino al muro continuando a dire:
— Una volta sola toccala, almeno per poter capire che cosa sarà
dell’ultima muraglia, se così terribile è la prima. Vedi questo muro? È
il millesimo prima di giungere dov’è il vero fuoco dell’inferno. Sono
mille i muri che lo circondano. Ogni muro è di mille misure di spessore e
distano l’uno dall’altro mille miglia; è distante quindi un milione di
miglia dal vero fuoco dell’inferno, e per ciò è un minimo principio
dell’inferno stesso.
Ciò detto, afferrò la mia mano, l’aperse per forza e me la fece battere
sulla pietra di quest’ultimo millesimo muro. In quell’istante sentii un
bruciore così intenso e doloroso che, balzando indietro e mandando un
fortissimo grido, mi svegliai.
Mi trovai seduto sul letto, e sembrandomi che la mia mano mi bruciasse,
la stropicciavo con l’altra per far passare quella sensazione. Fattosi
giorno, osservai che la mano era realmente gonfia e in seguito la pelle
della palma della mano si staccò e si cambiò».
Don Bosco concluse: «Notate che io non vi ho detto queste cose in tutto
il loro orrore, nel modo come le vidi e come mi fecero impressione, per
non spaventarvi troppo. Per più notti in appresso non ho più potuto
addormentarmi a causa dello spavento pro vato».
C’è chi, per non urtare la sensibilità moderna, fa del Vangelo un
‘antologia dolciastra, scegliendo i passi da cui risulta la bontà
infinita di Dio ed eliminando quelli che parlano della sua giustizia,
pure infinita. Ma « Cristo ieri, oggi e nei secoli». E Gesù non ha fatto
così; la Madonna a Fatima non ha fatto così; Don Bosco non ha fatto
così. Lo Spirito Santo presenta i «Novissimi» come efficace antidoto
contro il peccato: «Ricorda le tue ultime realtà (morte, giudizio,
inferno, paradiso), e non peccherai in eterno » (Siracide 7,36).
2-84 Ottobre 21, 1899 I beni terreni devono servire per la santificazione, non per essere idoli per l’uomo. Causa dei castighi.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Dopo aver passato giorni amarissimi di privazione, mi sentivo stanca e sfinita di forze, sebbene andavo offrendo quelle stesse pene dicendo: “Signore, Tu sai quanto mi costa l’essere priva di te, ma però mi rassegno alla tua Santa Volontà, offrendo questa pena acerbissima come mezzo per attestare il mio amore e placarvi. Queste noie, fastidi, fiacchezze, freddezze che sento, intendo di mandarveli come messaggeri di lodi e di riparazioni per me e per tutte le creature. Questo ho e questo vi offro. E’ certo che Voi accettate il sacrificio della buona volontà, quando vi si offre ciò che si può senza riserva alcuna, ma venite, ché più non posso”.
(2) Molte volte mi veniva la tentazione di conformarmi alla giustizia e pensavo che la causa che non ci veniva ero io stessa, perché quando Gesù, nei giorni passati mi aveva detto che se non mi conformasse lo avrei costretto a non farlo venire ed a non dirmi più niente per non tenermi dispiaciuta, ma non mi dava l’animo di farlo, molto più perché l’ubbidienza neppure vi consentiva. Mentre mi trovavo in queste amarezze, primo è venuta una luce, con una voce che diceva:
(3) “A misura che l’uomo s’intromette nelle cose terrene, così si allontana e perde la stima dei beni eterni. Io ho dato le ricchezze perché se ne servissero per la loro santificazione, ma essi se ne sono serviti per offendermi e formare un idolo per il loro cuore; ed Io distruggerò loro e le ricchezze insieme con loro”.
(4) Dopo ciò ho visto il mio carissimo Gesù, ma tanto sofferente ed offeso e sdegnato con le gente, che metteva terrore. Io subito ho incominciato a dirgli: “Signore, vi offro le tue piaghe, il tuo sangue, l’uso santissimo dei tuoi santissimi sensi che ne faceste nel corso della tua vita mortale, per ripararvi le offese ed il cattivo uso dei sensi che ne fanno le creature”.
(5) E Gesù, prendendo un aspetto serio e quasi tuonante, ha detto:
(6) “Sai tu come sono divenuti i sensi delle creature? Come quei gridi delle bestie feroci, che coi loro ruggiti allontanano gli uomini, invece di farli avvicinare. E’ tanto il marciume e la molteplicità delle colpe che scaturisce dai loro sensi, che mi costringono a farmi fuggire”.
(7) Ed io: “Ah! Signore, come vi veggo sdegnato. Se Voi volete continuare a mandare i castighi, io me ne voglio venire, oppure voglio uscire da questo stato. A che pro starvi, una volta che non posso più offrirmi vittima per risparmiare le gente?” E Lui, parlandomi serio, tanto che mi sentivo atterrire, mi ha detto:
(8) “Tu vuoi toccare i due estremi, o che vuoi che non faccia niente, o che te ne vuoi venire. Non ti contenti che le gente siano risparmiate in parte? Credi tu che Corato sia il migliore, ed il minore nell’offendermi? E lo che l’abbia risparmiato a confronto degli altri paesi è cosa da niente? Perciò contentati e quietati, e mentre Io mi occuperò a castigare le gente, tu accompagnami coi tuoi sospiri e con le tue sofferenze, pregandomi che gli stessi castighi riescano per la conversione dei popoli”.