Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 22° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 4
1Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva.2Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento:3"Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare.4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono.5Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo;6ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò.7Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto.8E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno".9E diceva: "Chi ha orecchi per intendere intenda!".
10Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro:11"A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole,12perché:
'guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano,
perché non si convertano e venga loro perdonato'".
13Continuò dicendo loro: "Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole?14Il seminatore semina la parola.15Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro.16Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia,17ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono.18Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola,19ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto.20Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno".
21Diceva loro: "Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere?22Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce.23Se uno ha orecchi per intendere, intenda!".
24Diceva loro: "Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più.25Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".
26Diceva: "Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra;27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.28Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga.29Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura".
30Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?31Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra;32ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra".
33Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere.34Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.
35In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: "Passiamo all'altra riva".36E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.37Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena.38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che moriamo?".39Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu grande bonaccia.40Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?".41E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?".
Primo libro dei Re 22
1Trascorsero tre anni senza guerra fra Aram e Israele.2Nel terzo anno Giòsafat re di Giuda fece visita al re di Israele.3Ora il re di Israele aveva detto ai suoi ufficiali: "Non sapete che Ramot di Gàlaad è nostra? Eppure noi ce ne stiamo inerti, senza riprenderla dalle mani di Aram".4Disse a Giòsafat: "Verresti con me a combattere per Ramot di Gàlaad?". Giòsafat rispose al re di Israele: "Conta su di me come su te stesso, sul mio popolo come sul tuo, sui miei cavalli come sui tuoi".
5Giòsafat disse al re di Israele: "Consulta oggi stesso la parola del Signore".6Il re di Israele radunò i profeti, in numero di circa quattrocento, e domandò loro: "Devo muovere contro Ramot di Gàlaad oppure devo rinunziarvi?". Risposero: "Attaccala; il Signore la metterà nelle mani del re".7Giòsafat disse: "Non c'è più nessun altro profeta del Signore da consultare?".8Il re di Israele rispose a Giòsafat: "Ci sarebbe ancora un uomo, attraverso il quale si potrebbe consultare il Signore, ma io lo detesto perché non mi predice altro che male, mai qualcosa di buono. Si tratta di Michea, figlio di Imla". Giòsafat disse: "Il re non parli così!".9Il re di Israele, chiamato un eunuco, gli ordinò: "Convoca subito Michea, figlio di Imla".
10Il re di Israele e Giòsafat re di Giuda sedevano ognuno sul suo trono, vestiti dei loro mantelli, nell'aia di fronte alla porta di Samaria; tutti i profeti predicevano davanti a loro.11Sedecìa, figlio di Chenaana, che si era fatte corna di ferro, affermava: "Dice il Signore: Con queste cozzerai contro gli Aramei fino al loro sterminio".12Tutti i profeti predicevano allo stesso modo: "Assali Ramot di Gàlaad, riuscirai. Il Signore la metterà nelle mani del re".
13Il messaggero, che era andato a chiamare Michea, gli disse: "Ecco, le parole dei profeti sono concordi nel predire il successo del re; ora la tua parola sia identica alla loro; preannunzia il successo".14Michea rispose: "Per la vita del Signore, comunicherò quanto il Signore mi dirà".15Si presentò al re che gli domandò: "Michea, dobbiamo muovere contro Ramot di Gàlaad oppure dobbiamo rinunziarvi?". Gli rispose: "Attaccala, riuscirai; il Signore la metterà nelle mani del re".16Il re gli disse: "Quante volte ti devo scongiurare di non dirmi se non la verità nel nome del Signore?".17Quegli disse:
"Vedo tutti gli Israeliti
vagare sui monti
come pecore senza pastore.
Il Signore dice: Non hanno padroni; ognuno torni a casa in pace".
18Il re di Israele disse a Giòsafat: "Non te l'avevo forse detto che non mi avrebbe profetizzato nulla di buono, ma solo il male?".19Michea disse: "Per questo, ascolta la parola del Signore. Io ho visto il Signore seduto sul trono; tutto l'esercito del cielo gli stava intorno, a destra e a sinistra.20Il Signore ha domandato: Chi ingannerà Acab perché muova contro Ramot di Gàlaad e vi perisca? Chi ha risposto in un modo e chi in un altro.21Si è fatto avanti uno spirito che - postosi davanti al Signore - ha detto: Lo ingannerò io. Il Signore gli ha domandato: Come?22Ha risposto: Andrò e diventerò spirito di menzogna sulla bocca di tutti i suoi profeti. Quegli ha detto: Lo ingannerai senz'altro; ci riuscirai; va' e fa' così.23Ecco, dunque, il Signore ha messo uno spirito di menzogna sulla bocca di tutti questi tuoi profeti; ma il Signore a tuo riguardo preannunzia una sciagura".
24Allora Sedecìa, figlio di Chenaana, si avvicinò e percosse Michea sulla guancia dicendo: "Per quale via lo spirito del Signore è passato quando è uscito da me per parlare a te?".25Michea rispose: "Ecco, lo vedrai quando passerai di stanza in stanza per nasconderti".26Il re di Israele disse: "Prendi Michea e conducilo da Amon governatore della città e da Ioas figlio del re.27Dirai loro: Il re ordina: Mettetelo in prigione e mantenetelo con il minimo indispensabile di pane e di acqua finché tornerò sano e salvo".28Michea disse: "Se tornerai in pace, il Signore non ha parlato per mio mezzo".
29Il re di Israele marciò, insieme con Giòsafat re di Giuda, contro Ramot di Gàlaad.30Il re di Israele disse a Giòsafat: "Io per combattere mi travestirò: tu resta con i tuoi abiti". Il re di Israele si travestì ed entrò in battaglia.31Il re di Aram aveva ordinato ai capi dei suoi carri - erano trentadue -: "Non combattete contro nessuno, piccolo o grande, se non contro il re di Israele".32Appena videro Giòsafat, i capi dei carri dissero: "Certo, questi è il re di Israele". Si volsero contro di lui per investirlo. Giòsafat lanciò un grido33e allora i capi dei carri si accorsero che egli non era il re di Israele e si allontanarono da lui.
34Ma un uomo tese a caso l'arco e colpì il re di Israele fra le maglie dell'armatura e la corazza. Il re disse al suo cocchiere: "Gira, portami fuori della mischia, perché sono ferito".35La battaglia infuriò per tutto quel giorno; il re se ne stava sul suo carro di fronte agli Aramei. Alla sera morì; il sangue della sua ferita era colato sul fondo del carro.36Al tramonto un grido si diffuse per l'accampamento: "Ognuno alla sua città e ognuno alla sua tenda!37Il re è morto!". Lo portarono in Samaria e là lo seppellirono.38Il carro fu lavato nella piscina di Samaria dove si lavavano le prostitute e i cani leccarono il suo sangue, secondo la parola pronunziata dal Signore.
39Le altre gesta di Acab, tutte le sue azioni, la costruzione della casa d'avorio e delle città da lui erette, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.40Acab si addormentò con i suoi padri. Al suo posto divenne re suo figlio Acazia.
41Giòsafat figlio di Asa divenne re su Giuda l'anno quarto di Acab, re di Israele.42Quando divenne re, Giòsafat aveva trentacinque anni; regnò venticinque anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Azuba figlia di Silchi.43Imitò in tutto la condotta di Asa suo padre, senza deviazioni, facendo ciò che è giusto agli occhi del Signore.44Ma non scomparvero le alture; il popolo ancora sacrificava e offriva incenso sulle alture.45Giòsafat fu in pace con il re di Israele.
46Le altre gesta di Giòsafat, le prodezze compiute da lui e le sue guerre sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.47Egli spazzò via dalla regione il resto dei prostituti sacri, che esistevano al tempo di suo padre Asa.
48Allora non c'era re in Edom; lo sostituiva un governatore.49Giòsafat costruì navi di Tarsis per andare a cercare l'oro in Ofir; ma non ci andò, perché le navi si sfasciarono in Ezion-Gheber.50Allora Acazia, figlio di Acab, disse a Giòsafat: "I miei servi si uniscano ai tuoi per costituire gli equipaggi delle navi". Ma Giòsafat non accettò.
51Giòsafat si addormentò con i suoi padri, con i quali fu sepolto nella città di Davide suo antenato e al suo posto divenne re suo figlio Ioram.
52Acazia, figlio di Acab, divenne re d'Israele in Samaria nell'anno diciassette di Giòsafat, re di Giuda; regnò due anni su Israele.53Fece ciò che è male agli occhi del Signore; imitò la condotta di suo padre, quella di sua madre e quella di Geroboamo, figlio di Nebàt, che aveva fatto peccare Israele.54Venerò Baal e si prostrò davanti a lui irritando il Signore, Dio di Israele, proprio come aveva fatto suo padre.
Giobbe 36
1Eliu continuò a dire:
2Abbi un po' di pazienza e io te lo dimostrerò,
perché in difesa di Dio c'è altro da dire.
3Prenderò da lontano il mio sapere
e renderò giustizia al mio creatore,
4poiché non è certo menzogna il mio parlare:
un uomo di perfetta scienza è qui con te.
5Ecco, Dio è grande e non si ritratta,
egli è grande per fermezza di cuore.
6Non lascia vivere l'iniquo
e rende giustizia ai miseri.
7Non toglie gli occhi dai giusti,
li fa sedere sul trono con i re
e li esalta per sempre.
8Se talvolta essi sono avvinti in catene,
se sono stretti dai lacci dell'afflizione,
9fa loro conoscere le opere loro
e i loro falli, perché superbi;
10apre loro gli orecchi per la correzione
e ordina che si allontanino dalla iniquità.
11Se ascoltano e si sottomettono,
chiuderanno i loro giorni nel benessere
e i loro anni nelle delizie.
12Ma se non vorranno ascoltare,
di morte violenta periranno,
spireranno senza neppure saperlo.
13I perversi di cuore accumulano l'ira;
non invocano aiuto, quando Dio li avvince in catene:
14si spegne in gioventù la loro anima,
e la loro vita all'età dei dissoluti.
15Ma egli libera il povero con l'afflizione,
gli apre l'udito con la sventura.
16Anche te intende sottrarre dal morso
dell'angustia:
avrai in cambio un luogo ampio, non ristretto
e la tua tavola sarà colma di vivande grasse.
17Ma se colmi la misura con giudizi da empio,
giudizio e condanna ti seguiranno.
18La collera non ti trasporti alla bestemmia,
l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare.
19Può forse farti uscire dall'angustia il tuo
grido,
con tutti i tentativi di forza?
20Non sospirare quella notte,
in cui i popoli vanno al loro luogo.
21Bada di non volgerti all'iniquità,
poiché per questo sei stato provato dalla miseria.
22Ecco, Dio è sublime nella sua potenza;
chi come lui è temibile?
23Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire
o chi mai ha potuto dirgli: "Hai agito male?".
24Ricordati che devi esaltare la sua opera,
che altri uomini hanno cantato.
25Ogni uomo la contempla,
il mortale la mira da lontano.
26Ecco, Dio è così grande, che non lo
comprendiamo:
il numero dei suoi anni è incalcolabile.
27Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori,
28che le nubi riversano
e grondano sull'uomo in grande quantità.
29Chi inoltre può comprendere la distesa delle
nubi,
i fragori della sua dimora?
30Ecco, espande sopra di esso il suo vapore
e copre le profondità del mare.
31In tal modo sostenta i popoli
e offre alimento in abbondanza.
32Arma le mani di folgori
e le scaglia contro il bersaglio.
33Lo annunzia il suo fragore,
riserva d'ira contro l'iniquità.
Salmi 38
1'Salmo. Di Davide. In memoria.'
2Signore, non castigarmi nel tuo sdegno,
non punirmi nella tua ira.
3Le tue frecce mi hanno trafitto,
su di me è scesa la tua mano.
4Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano,
nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
5Le mie iniquità hanno superato il mio capo,
come carico pesante mi hanno oppresso.
6Putride e fetide sono le mie piaghe
a causa della mia stoltezza.
7Sono curvo e accasciato,
triste mi aggiro tutto il giorno.
8Sono torturati i miei fianchi,
in me non c'è nulla di sano.
9Afflitto e sfinito all'estremo,
ruggisco per il fremito del mio cuore.
10Signore, davanti a te ogni mio desiderio
e il mio gemito a te non è nascosto.
11Palpita il mio cuore,
la forza mi abbandona,
si spegne la luce dei miei occhi.
12Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe,
i miei vicini stanno a distanza.
13Tende lacci chi attenta alla mia vita,
trama insidie chi cerca la mia rovina.
e tutto il giorno medita inganni.
14Io, come un sordo, non ascolto
e come un muto non apro la bocca;
15sono come un uomo che non sente e non risponde.
16In te spero, Signore;
tu mi risponderai, Signore Dio mio.
17Ho detto: "Di me non godano,
contro di me non si vantino
quando il mio piede vacilla".
18Poiché io sto per cadere
e ho sempre dinanzi la mia pena.
19Ecco, confesso la mia colpa,
sono in ansia per il mio peccato.
20I miei nemici sono vivi e forti,
troppi mi odiano senza motivo,
21mi pagano il bene col male,
mi accusano perché cerco il bene.
22Non abbandonarmi, Signore,
Dio mio, da me non stare lontano;
23accorri in mio aiuto,
Signore, mia salvezza.
Zaccaria 12
1Oracolo. Parola del Signore su Israele. Dice il Signore che ha steso i cieli e fondato la terra, che ha formato lo spirito nell'intimo dell'uomo:2"Ecco, io farò di Gerusalemme come una coppa che da' le vertigini a tutti i popoli vicini e anche Giuda sarà in angoscia nell'assedio contro Gerusalemme.3In quel giorno io farò di Gerusalemme come una pietra da carico per tutti i popoli: quanti vorranno sollevarla ne resteranno sgraffiati; contro di essa si raduneranno tutte le genti della terra.4In quel giorno - parola del Signore - colpirò di terrore tutti i cavalli e i loro cavalieri di pazzia; mentre sulla casa di Giuda terrò aperti i miei occhi, colpirò di cecità tutti i cavalli delle genti.5Allora i capi di Giuda penseranno: La forza dei cittadini di Gerusalemme sta nel Signore degli eserciti, loro Dio.6In quel giorno farò dei capi di Giuda come un braciere acceso in mezzo a una catasta di legna e come una torcia ardente fra i covoni; essi divoreranno a destra e a sinistra tutti i popoli vicini. Solo Gerusalemme resterà al suo posto.7Il Signore salverà in primo luogo le tende di Giuda; perché la gloria della casa di Davide e la gloria degli abitanti di Gerusalemme non cresca più di quella di Giuda.8In quel giorno il Signore farà da scudo agli abitanti di Gerusalemme e chi tra di loro vacilla diverrà come Davide e la casa di Davide come Dio, come l'angelo del Signore davanti a loro.9In quel giorno io m'impegnerò a distruggere tutte le genti che verranno contro Gerusalemme.10Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito.11In quel giorno grande sarà il lamento in Gerusalemme simile al lamento di Adad-Rimmòn nella pianura di Meghìddo.12Farà il lutto il paese, famiglia per famiglia:
la famiglia della casa di Davide a parte
e le loro donne a parte;
la famiglia della casa di Natàn a parte
e le loro donne a parte;
13la famiglia della casa di Levi a parte
e le loro donne a parte;
la famiglia della casa di Simeì a parte
e le loro donne a parte;
14così tutte le altre famiglie a parte
e le loro donne a parte".
Atti degli Apostoli 23
1Con lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: "Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in perfetta rettitudine di coscienza".2Ma il sommo sacerdote Ananìa ordinò ai suoi assistenti di percuoterlo sulla bocca.3Paolo allora gli disse: "Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge e contro la legge comandi di percuotermi?".4E i presenti dissero: "Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?".5Rispose Paolo: "Non sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti: 'Non insulterai il capo del tuo popolo'".
6Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: "Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti".7Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise.8I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose.9Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: "Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?".10La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza.11La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: "Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma".
12Fattosi giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto con giuramento esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero ucciso Paolo.13Erano più di quaranta quelli che fecero questa congiura.14Si presentarono ai sommi sacerdoti e agli anziani e dissero: "Ci siamo obbligati con giuramento esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo.15Voi dunque ora, insieme al sinedrio, fate dire al tribuno che ve lo riporti, col pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto ci teniamo pronti a ucciderlo prima che arrivi".
16Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complotto; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo.17Questi allora chiamò uno dei centurioni e gli disse: "Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualche cosa da riferirgli".18Il centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: "Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa".19Il tribuno lo prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: "Che cosa è quello che hai da riferirmi?".20Rispose: "I Giudei si sono messi d'accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi.21Tu però non lasciarti convincere da loro, poiché più di quaranta dei loro uomini hanno ordito un complotto, facendo voto con giuramento esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano ucciso; e ora stanno pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso".
22Il tribuno congedò il giovanetto con questa raccomandazione: "Non dire a nessuno che mi hai dato queste informazioni".
23Fece poi chiamare due dei centurioni e disse: "Preparate duecento soldati per andare a Cesarèa insieme con settanta cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto.24Siano pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice".25Scrisse anche una lettera in questi termini:26"Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore Felice, salute.27Quest'uomo è stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato, perché ho saputo che è cittadino romano.28Desideroso di conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio.29Ho trovato che lo si accusava per questioni relative alla loro legge, ma che in realtà non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di prigionia.30Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo da parte loro, e così l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che hanno contro di lui. Sta' bene".
31Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipàtride.32Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con lui, se ne tornarono alla fortezza.33I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono Paolo.34Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era della Cilicia, disse:35"Ti ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori". E diede ordine di custodirlo nel pretorio di Erode.
Capitolo IV: La ponderatezza nell'agire
Leggilo nella BibliotecaNon dobbiamo credere a tutto ciò che sentiamo dire; non dobbiamo affidarci a ogni nostro impulso. Al contrario, ogni cosa deve essere valutata alla stregua del volere di Dio, con attenzione e con grandezza d'animo. Purtroppo, degli altri spesso pensiamo e parliamo più facilmente male che bene: tale è la nostra miseria. Quelli che vogliono essere perfetti non credono scioccamente all'ultimo che parla, giacché conoscono la debolezza umana, portata alla malevolenza e troppo facile a blaterare. Grande saggezza, non essere precipitosi nell'agire e, d'altra parte, non restare ostinatamente alle nostre prime impressioni. Grande saggezza, perciò, non andare dietro a ogni discorso della gente e non spargere subito all'orecchio di altri quanto abbiamo udito e creduto. Devi preferire di farti guidare da uno migliore di te, piuttosto che andare dietro alle tue fantasticherie; prima di agire, devi consigliarti con persona saggia e di retta coscienza. Giacché è la vita virtuosa che rende l'uomo l'uomo saggio della saggezza di Dio, e buon giudice in molti problemi. Quanto più uno sarà inutilmente umile e soggetto a Dio, tanto più sarà saggio, e pacato in ogni cosa.
Omelia 60: Gesù si turbò nello spirito.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Non è un piccolo problema, o fratelli, quello che ci presenta il Vangelo di san Giovanni, quando dice: Dette queste cose, Gesù si conturbò nello spirito e dichiarò solennemente: In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà (Gv 13, 21). Il turbamento di Gesù, non nella carne ma nello spirito, era provocato da ciò che stava per dire: uno di voi mi tradirà? E' forse questa la prima volta che gli si affaccia alla mente il pensiero del tradimento, o soltanto ora ne ha la rivelazione, e perciò resta turbato dalla improvvisa scoperta di un male così grave? Non alludeva forse al tradimento quando poco prima diceva: Uno che mangia il pane con me, leverà il calcagno contro di me (Gv 13, 18)? E ancor prima non aveva detto: Voi siete mondi, ma non tutti? Allora l'evangelista aveva fatto notare: Egli sapeva infatti chi lo tradiva (Gv 13, 10-11). Del resto, molto prima aveva già segnalato il traditore, dicendo: Vi ho scelto io tutti e dodici; eppure uno di voi è un diavolo (Gv 6, 74). Perché dunque ora si conturbò nello spirito, alludendo scopertamente al traditore col dire: In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà? Forse si turbò nello spirito perché ormai stava per rivelare il traditore, che non sarebbe più rimasto nascosto a nessuno e tutti lo avrebbero identificato? Oppure, dato che il traditore era ormai sul punto di uscire, e tornare poi conducendo con sé i Giudei ai quali il Signore doveva essere consegnato, fu turbato per l'approssimarsi della passione, per il pericolo ormai imminente, per l'incombente mano del traditore di cui già conosceva l'animo? Il motivo per cui Gesù si turbò nello spirito, è quello stesso per cui egli precedentemente disse: Ora l'anima mia è turbata. E che devo dire: Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per quest'ora sono venuto (Gv 12, 27). Come dunque la sua anima si era turbata per l'approssimarsi della passione, così anche ora, nel momento in cui Giuda sta per uscire per poi tornare con i Giudei, al pensiero dell'imminenza di un sì nefando delitto del suo traditore, si turbò nello spirito.
[E' la nostra debolezza che si turba in lui.]
2. Si turba dunque colui che ha il potere di dare la sua vita e il potere di riprenderla (cf. Gv 10, 18). Si turba una tale potestà, si turba la rupe solidissima, o non piuttosto è turbata in lui la nostra debolezza? E' proprio così. Non veda il servo nulla di indecoroso nel suo Signore, ma il membro riconosca se stesso nel suo Capo. Colui che per noi è morto, per noi altresì si è turbato; colui che è morto per una decisione della sua potenza, in virtù di questa medesima potenza si è turbato; colui che trasfigurò il nostro umile corpo configurandolo al corpo della sua gloria (Fil 3, 21), ha anche trasfigurato in sé le emozioni della nostra debolezza partecipando alla nostra sofferenza mediante la commozione della sua anima. Perciò quando colui che è grande, forte, sicuro, invitto, ci appare turbato, non dobbiamo temere per lui, come se potesse venir meno: egli non perde se stesso ma cerca noi. Sì, dico, è proprio noi che egli cerca in questo modo. Nel suo turbamento dobbiamo vedere noi stessi, per non disperarci quando a nostra volta siamo turbati. Il turbamento di colui, che se non volesse non si turberebbe, è una consolazione per noi che ci turbiamo anche se non vogliamo.
[L'animo di un cristiano non può non turbarsi.]
3. Cadano tutti quegli argomenti dei filosofi, volti a dimostrare l'imperturbabilità del saggio. Dio ha reso stolta la sapienza di questo mondo (cf. 1 Cor 1, 20), e il Signore sa che i pensieri degli uomini sono pieni di vanità (cf. Sal 93, 11). Si turbi pure l'animo del cristiano, non per miseria ma per misericordia; abbia timore che gli uomini si perdano allontanandosi da Cristo, si rattristi quando vede uno perdersi perché si allontana da Cristo; senta il desiderio che gli uomini vengano guadagnati a Cristo, goda quando gli uomini vengono guadagnati a Cristo; tema anche per sé di perdere Cristo; si rattristi per essere lontano da lui; senta il desiderio di regnare con Cristo, e questa speranza lo riempia di letizia. Sono queste le quattro passioni che turbano l'anima: il timore, la tristezza, l'amore e la letizia. Un cristiano non deve temere di sentire, per giusti motivi, queste passioni, evitando di cadere nell'errore dei filosofi stoici e dei loro seguaci; i quali, come scambiano la vanità per verità così considerano l'insensibilità come fortezza d'animo, ignorando che l'animo dell'uomo, come qualsiasi membro del corpo, è tanto più malato quanto più è diventato insensibile al dolore.
4. Ma qualcuno dirà: E' ammissibile, anche di fronte alla morte, che l'animo del cristiano si turbi? Dov'è allora il desiderio di cui parla l'Apostolo, di dissolversi per essere con Cristo (cf. Fil 1, 23), se quando ciò avviene reca turbamento? A chi considera la stessa letizia un turbamento dell'anima, è facile rispondere. Che dire se il turbamento di fronte alla morte non è altro che letizia per l'approssimarsi della morte stessa? Ma questo è gaudio - essi osservano - e non si può chiamare letizia. Ma questo è affermare le stesse cose e allo stesso tempo voler loro cambiare il nome. Prestiamo piuttosto attenzione alla sacra Scrittura, e, basandoci su di essa, cerchiamo, con l'aiuto del Signore, di risolvere questo problema. Quando leggiamo: Così dicendo, Gesù si conturbò nello spirito, non possiamo dire che egli sia stato turbato dalla letizia, se non vogliamo essere smentiti da lui stesso, che altrove dice: L'anima mia è triste fino a morirne (Mt 26, 38). Altrettanto si deve intendere qui, quando il suo traditore è ormai sul punto di uscire solo per poi tornare subito con i complici: Gesù si conturbò nello spirito.
5. Sì, sono molto forti quei cristiani, se ve ne sono, che neppure di fronte alla morte si turbano; ma forse che sono più forti di Cristo? Chi sarebbe così stolto da affermarlo? Per qual motivo, dunque, egli si è turbato, se non per consolare le membra più deboli del suo corpo, cioè della sua Chiesa, con la volontaria partecipazione della sua debolezza, così che quanti dei suoi si sentono turbati nello spirito di fronte alla morte, guardando a lui, non debbano per questo considerarsi reprobi e non debbano lasciarsi prendere dalla disperazione, che è ben peggiore della morte? Quale bene dobbiamo dunque aspettarci e sperare dalla partecipazione alla sua divinità, se il suo turbamento ci tranquillizza e la sua debolezza ci sostiene? Qualunque sia il motivo del suo turbamento, o la compassione nel vedere Giuda perdersi o l'approssimarsi della sua morte, è comunque fuori dubbio che egli si è turbato non per debolezza d'animo ma volontariamente, affinché non dovesse sorgere in noi la tentazione della disperazione, quando non volontariamente ma per debolezza proviamo turbamento. Veramente egli aveva preso su di sé la debolezza della carne, quella debolezza che sarebbe stata consumata dalla risurrezione. Ma lui, che non era solamente uomo ma anche vero Dio, superava di gran lunga, quanto a fortezza d'animo, l'intero genere umano. Niente perciò lo costrinse a turbarsi, ma da se medesimo si turbò; cosa che l'evangelista dichiarò in modo esplicito in occasione della risurrezione di Lazzaro. Allora l'evangelista scrisse che egli si turbò da se stesso (cf. Gv 11, 33), affinché questo valesse anche là dove non è scritto esplicitamente così, e tuttavia si legge che egli si turbò. Sì, colui che liberamente aveva assunto l'uomo nella sua totalità, provò in se stesso, quando lo ritenne opportuno, la commozione propria della sensibilità umana.
Capitolo XLV: Non fare affidamento su alcuno: le parole facilmente ingannano
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. "Aiutami, o Signore, nella tribolazione, perché è vana la salvezza che viene dagli uomini" (Sal 59,13). Quante volte non trovai affatto fedeltà, proprio là dove avevo creduto di poterla avere; e quante volte, invece, la trovai là dove meno avevo creduto. Vana è, dunque, la speranza negli uomini, mentre in te, o Dio, sta la salvezza dei giusti. Sii benedetto, o Signore mio Dio, in tutto quanto ci accade. Deboli siamo, e malfermi; facilmente ci inganniamo e siamo mutevoli. Quale uomo è tanto prudente e tanto attento da saper sempre custodire se stesso, così da non cadere mai in qualche delusione e incertezza? Ma non cadrà così facilmente colui che confida in te, o Signore, e ti cerca con semplicità di cuore. Che se incontrerà una tribolazione, in qualunque modo sia oppresso, subitamente ne sarà strappato da te, o sarà da te consolato, poiché tu non abbandoni chi spera in te, fino all'ultimo. Cosa rara è un amico sicuro, che resti tale in tutte le angustie dell'amico. Ma tu, o Signore, tu solo sei sempre pienamente fedele: non c'è amico siffatto, fuori di te.
2. Quale profonda saggezza ci fu in quell'anima santa che poté dire: il mio spirito è saldo, e fondato su Cristo! Se così fosse anche per me, non sarei tanto facilmente agitato da timori umani, né mi sentirei ferito dalle parole. Chi può mai prevedere ogni cosa e cautelarsi dai mali futuri? Se, spesso, anche ciò che era previsto riesce dannoso, con quanta durezza ci colpirà ciò che è imprevisto? Perché non ho meglio provveduto a me misero?; e perché mi sono affidato tanto leggermente ad altri? Siamo uomini, nient'altro che fragili uomini, anche se molti ci ritengono e ci dicono angeli. Oh, Signore, a chi crederò; a chi, se non a te? Tu sei la verità che non inganna e non può essere ingannata; mentre "l'uomo è sempre bugiardo" (Sal 115,11), debole, insicuro e mutevole, specie nelle parole, tanto che a stento ci si può fidare subito di quello che, in apparenza, pur ci sembra buono. Con quanta sapienza tu già ci avevi ammonito che ci dobbiamo guardare dagli uomini; che "nemici dell'uomo sono i suoi più vicini" (Mt 10,36); che non si deve credere se uno dice: "ecco qua, ecco là!" (Mt 24,23; Mc 13,21)! Ho imparato a mie spese, e voglia il cielo che ciò mi serva per acquistare maggiore prudenza e non ricadere nella stoltezza. Bada, mi dice taluno, bada bene, e serba per te quel che ti dico. Ma, mentre io sto zitto zitto, credendo che la cosa resti segreta, neppure lui riesce a tacere ciò per cui mi aveva chiesto il silenzio: improvvisamente mi tradisce, tradendo anche se stesso; e se ne va. Oh, Signore, difendimi da siffatte fandonie e dalla gente stolta, cosicché io non cada nelle loro mani, e mai non commetta simili cose. Da' alla mia bocca una parola vera e sicura, e lontana da me il linguaggio dell'inganno. Che io mi guardi in ogni modo da ciò che non vorrei dover sopportare da altri.
3. Quanta bellezza e quanta pace, fare silenzio intorno agli altri; non credere pari pari ad ogni cosa, né andare ripetendola; rivelare sé stesso soltanto a pochi; cercare sempre te, che scruti i cuori, senza lasciarsi portare di qua e di là da ogni vuoto discorso; volere che ogni cosa interiore ed esterna, si compia secondo la tua volontà! Quale tranquillità, fuggire le apparenze umane, per conservare la grazia celeste; non ambire a ciò che sembri assicurare ammirazione all'esterno, e inseguire invece, con ogni sollecitudine, ciò che assicura emendazione di vita e fervore! Di quanto danno fu, per molti, una virtù a tutti nota e troppo presto lodata. Di quanto vantaggio fu, invece, una grazia conservata nel silenzio, durante questa nostra fragile vita, della quale si dice a ragione che è tutta una tentazione e una lotta!
11-141 Dicembre 22, 1916 Tutto ciò che l’anima fa nella Volontà di Dio, Gesù lo fa insieme con l’anima.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Avendo fatto la comunione, stavo unendomi tutta con Gesù e riversandomi tutta nel suo Volere, e gli dicevo: “Io non so far nulla né dire nulla, perciò sento il grande bisogno di fare ciò che fai Tu, e ripetere le tue stesse parole; nel tuo Volere trovo presente e come in atto gli atti che tu facesti nel riceverti Sacramentato, ed io li faccio miei e te li ripeto”. E così cercavo d’internarmi in tutto ciò che aveva fatto Gesù nel riceversi Sacramentato, e mentre ciò facevo mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi fa la mia Volontà, e tutto ciò che fa lo fa nel mio Volere, mi costringe a fare insieme ciò che fa l’anima, sicché se si comunica nel mio Volere, Io ripeto gli atti che feci nel comunicarmi, e rinnovo il frutto completo della mia Vita Sacramentale; se prega nel mio Volere, Io prego con lei e rinnovo il frutto delle mie preghiere; se soffre, se opera, se parla nella mia Volontà, Io soffro insieme col rinnovare il frutto delle mie pene, opero e parlo insieme e rinnovo il frutto delle mie opere e parole, e così di tutto il resto”.