Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 22° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 13
1Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare.2Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.
3Egli parlò loro di molte cose in parabole.
E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare.4E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono.5Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo.6Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò.7Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.8Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta.9Chi ha orecchi intenda".
10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?".
11Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.12Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.13Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.14E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice:
'Voi udrete, ma non comprenderete,
guarderete, ma non vedrete.'
15'Perché il cuore di questo popolo
si è indurito, son diventati duri di orecchi,
e hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli occhi,
non sentire con gli orecchi
e non intendere con il cuore e convertirsi,
e io li risani.'
16Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.17In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!
18Voi dunque intendete la parabola del seminatore:19tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.20Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia,21ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.22Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da' frutto.23Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da' frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".
24Un'altra parabola espose loro così: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.25Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.26Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?28Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?29No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".
31Un'altra parabola espose loro: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo.32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami".
33Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti".
34Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole,35perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:
'Aprirò la mia bocca in parabole,'
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.
36Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo".37Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo.38Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno,39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.40Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità42e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!
44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
47Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
51Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì".52Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".
53Terminate queste parabole, Gesù partì di là54e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?55Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?56E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?".57E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua".58E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.
Genesi 11
1Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole.2Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono.3Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento.4Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra".5Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo.6Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile.7Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro".8Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.9Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.
10Questa è la discendenza di Sem: Sem aveva cento anni quando generò Arpacsad, due anni dopo il diluvio;11Sem, dopo aver generato Arpacsad, visse cinquecento anni e generò figli e figlie.
12Arpacsad aveva trentacinque anni quando generò Selach;13Arpacsad, dopo aver generato Selach, visse quattrocentotré anni e generò figli e figlie.
14Selach aveva trent'anni quando generò Eber;15Selach, dopo aver generato Eber, visse quattrocentotrenta anni e generò figli e figlie.
16Eber aveva trentaquattro anni quando generò Peleg;17Eber, dopo aver generato Peleg, visse quattrocentotrenta anni e generò figli e figlie.
18Peleg aveva trent'anni quando generò Reu;19Peleg, dopo aver generato Reu, visse duecentonove anni e generò figli e figlie.
20Reu aveva trentadue anni quando generò Serug;21Reu, dopo aver generato Serug, visse duecentosette anni e generò figli e figlie.
22Serug aveva trent'anni quando generò Nacor;23Serug, dopo aver generato Nacor, visse duecento anni e generò figli e figlie.
24Nacor aveva ventinove anni quando generò Terach;25Nacor, dopo aver generato Terach, visse centodiciannove anni e generò figli e figlie.
26Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran.
27Questa è la posterità di Terach: Terach generò Abram, Nacor e Aran: Aran generò Lot.28Aran poi morì alla presenza di suo padre Terach nella sua terra natale, in Ur dei Caldei.29Abram e Nacor si presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava Sarai e la moglie di Nacor Milca, ch'era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca.30Sarai era sterile e non aveva figli.
31Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè del suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono.
32L'età della vita di Terach fu di duecentocinque anni; Terach morì in Carran.
Salmi 140
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2Salvami, Signore, dal malvagio,
proteggimi dall'uomo violento,
3da quelli che tramano sventure nel cuore
e ogni giorno scatenano guerre.
4Aguzzano la lingua come serpenti;
veleno d'aspide è sotto le loro labbra.
5Proteggimi, Signore, dalle mani degli empi,
salvami dall'uomo violento:
essi tramano per farmi cadere.
6I superbi mi tendono lacci
e stendono funi come una rete,
pongono agguati sul mio cammino.
7Io dico al Signore: "Tu sei il mio Dio;
ascolta, Signore, la voce della mia preghiera".
8Signore, mio Dio, forza della mia salvezza,
proteggi il mio capo nel giorno della lotta.
9Signore, non soddisfare i desideri degli empi,
non favorire le loro trame.
10Alzano la testa quelli che mi circondano,
ma la malizia delle loro labbra li sommerge.
11Fa' piovere su di loro carboni ardenti,
gettali nel bàratro e più non si rialzino.
12Il maldicente non duri sulla terra,
il male spinga il violento alla rovina.
13So che il Signore difende la causa dei miseri,
il diritto dei poveri.
14Sì, i giusti loderanno il tuo nome,
i retti abiteranno alla tua presenza.
Salmi 147
1Alleluia.
Lodate il Signore:
è bello cantare al nostro Dio,
dolce è lodarlo come a lui conviene.
2Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
3Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite;
4egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
5Grande è il Signore, onnipotente,
la sua sapienza non ha confini.
6Il Signore sostiene gli umili
ma abbassa fino a terra gli empi.
7Cantate al Signore un canto di grazie,
intonate sulla cetra inni al nostro Dio.
8Egli copre il cielo di nubi,
prepara la pioggia per la terra,
fa germogliare l'erba sui monti.
9Provvede il cibo al bestiame,
ai piccoli del corvo che gridano a lui.
10Non fa conto del vigore del cavallo,
non apprezza l'agile corsa dell'uomo.
11Il Signore si compiace di chi lo teme,
di chi spera nella sua grazia.
12Alleluia.
Glorifica il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion.
13Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
14Egli ha messo pace nei tuoi confini
e ti sazia con fior di frumento.
15Manda sulla terra la sua parola,
il suo messaggio corre veloce.
16Fa scendere la neve come lana,
come polvere sparge la brina.
17Getta come briciole la grandine,
di fronte al suo gelo chi resiste?
18Manda una sua parola ed ecco si scioglie,
fa soffiare il vento e scorrono le acque.
19Annunzia a Giacobbe la sua parola,
le sue leggi e i suoi decreti a Israele.
20Così non ha fatto con nessun altro popolo,
non ha manifestato ad altri i suoi precetti.
Alleluia.
Daniele 10
1L'anno terzo di Ciro re dei Persiani, fu rivelata una parola a Daniele, chiamato Baltazzàr. Vera è la parola e la lotta è grande. Egli comprese la parola e gli fu dato d'intendere la visione.
2In quel tempo io, Daniele, feci penitenza per tre settimane,3non mangiai cibo prelibato, non mi entrò in bocca né carne né vino e non mi unsi d'unguento finché non furono compiute tre settimane.4Il giorno ventiquattro del primo mese, mentre stavo sulla sponda del gran fiume, cioè il Tigri,5alzai gli occhi e guardai ed ecco un uomo vestito di lino, con ai fianchi una cintura d'oro di Ufàz;6il suo corpo somigliava a topazio, la sua faccia aveva l'aspetto della folgore, i suoi occhi erano come fiamme di fuoco, le sue braccia e le gambe somigliavano a bronzo lucente e il suono delle sue parole pareva il clamore di una moltitudine.
7Soltanto io, Daniele, vidi la visione, mentre gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore si impadronì di loro e fuggirono a nascondersi.8Io rimasi solo a contemplare quella grande visione, mentre mi sentivo senza forze; il mio colorito si fece smorto e mi vennero meno le forze.
9Udii il suono delle sue parole, ma, appena udito il suono delle sue parole, caddi stordito con la faccia a terra.
10Ed ecco, una mano mi toccò e tutto tremante mi fece alzare sulle ginocchia, appoggiato sulla palma delle mani.11Poi egli mi disse: "Daniele, uomo prediletto, intendi le parole che io ti rivolgo, alzati in piedi, poiché ora sono stato mandato a te". Quando mi ebbe detto questo, io mi alzai in piedi tutto tremante.
12Egli mi disse: "Non temere, Daniele, poiché fin dal primo giorno in cui ti sei sforzato di intendere, umiliandoti davanti a Dio, le tue parole sono state ascoltate e io sono venuto per le tue parole.13Ma il principe del regno di Persia mi si è opposto per ventun giorni: però Michele, uno dei primi prìncipi, mi è venuto in aiuto e io l'ho lasciato là presso il principe del re di Persia;14ora sono venuto per farti intendere ciò che avverrà al tuo popolo alla fine dei giorni, poiché c'è ancora una visione per quei giorni".15Mentre egli parlava con me in questa maniera, chinai la faccia a terra e ammutolii.
16Ed ecco uno con sembianze di uomo mi toccò le labbra: io aprii la bocca e parlai e dissi a colui che era in piedi davanti a me: "Signor mio, nella visione i miei dolori sono tornati su di me e ho perduto tutte le energie.17Come potrebbe questo servo del mio signore parlare con il mio signore, dal momento che non è rimasto in me alcun vigore e mi manca anche il respiro?".18Allora di nuovo quella figura d'uomo mi toccò, mi rese le forze19e mi disse: "Non temere, uomo prediletto, pace a te, riprendi forza, rinfrancati". Mentre egli parlava con me, io mi sentii ritornare le forze e dissi: "Parli il mio signore perché tu mi hai ridato forza".
20Allora mi disse: "Sai tu perché io sono venuto da te? Ora tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia, poi uscirò ed ecco verrà il principe di Grecia.21Io ti dichiarerò ciò che è scritto nel libro della verità. Nessuno mi aiuta in questo se non Michele, il vostro principe,
Atti degli Apostoli 10
1C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica,2uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio.3Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: "Cornelio!".4Egli lo guardò e preso da timore disse: "Che c'è, Signore?". Gli rispose: "Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio.5E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro.6Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare".7Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e,8spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.
9Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare.10Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi.11Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi.12In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo.13Allora risuonò una voce che gli diceva: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia!".14Ma Pietro rispose: "No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo".15E la voce di nuovo a lui: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano".16Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo.17Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso.18Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà.19Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: "Ecco, tre uomini ti cercano;20alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati".21Pietro scese incontro agli uomini e disse: "Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?".22Risposero: "Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli".23Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono.24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi.25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo.26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati: anch'io sono un uomo!".27Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro:28"Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo.29Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?".30Cornelio allora rispose: "Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste31e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio.32Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare.33Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato".
34Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che 'Dio non fa preferenze di persone',35ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto.36Questa è 'la parola che egli ha inviato' ai figli d'Israele, 'recando la buona novella' della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti.37Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni;38cioè come 'Dio consacrò in Spirito Santo' e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.39E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce,40ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse,41non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.42E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.43Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome".
44Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso.45E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo;46li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio.47Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?".48E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.
Capitolo XXXVII: L’assoluta e totale rinuncia a se stesso per ottenere libertà di spirito
Leggilo nella Biblioteca 1. O figlio, abbandona te stesso, e mi troverai. Vivi libero da preferenze, libero da tutto ciò che sia tuo proprio, e ne avrai sempre vantaggio; ché una grazia sempre più grande sarà riversata sopra di te, non appena avrai rinunciato a te stesso, senza volerti più riavere. O Signore, quante volte dovrò rinunciare, e in quali cose dovrò abbandonare me stesso? Sempre, e in ogni momento, sia nelle piccole come nelle grandi cose. Nulla io escludo: ti voglio trovare spogliato di tutto. Altrimenti, se tu non fossi interiormente ed esteriormente spogliato di ogni tua volontà, come potresti essere mio; e come potrei io essere tuo? Più presto lo farai, più sarai felice; più completamente e sinceramente lo farai, più mi sarai caro e tanto maggior profitto spirituale ne trarrai. Ci sono alcuni che rinunciano a se stessi, ma facendo certe eccezioni: essi non confidano pienamente in Dio, e perciò si affannano a provvedere a se stessi. Ci sono alcuni che dapprima offrono tutto; ma poi, sotto i colpi della tentazione, ritornano a ciò che è loro proprio, senza progredire minimamente nella virtù. Alla vera libertà di un cuore puro e alla grazia della rallegrante mia intimità, costoro non giungeranno, se non dopo una totale rinuncia e dopo una continua immolazione; senza di che non si ha e non si avrà una giovevole unione con me.
2. Te l'ho detto tante volte, ed ora lo ripeto: lascia te stesso, abbandona te stesso e godrai di grande pace interiore. Da' il tutto per il tutto; non cercare, non richiedere nulla; sta' risolutamente soltanto in me, e mi possederai, avrai libertà di spirito, e le tenebre non ti schiacceranno. A questo debbono tendere il tuo sforzo, la tua preghiera, il tuo desiderio: a saperti spogliare di tutto ciò che è tuo proprio, a metterti nudo al seguito di Cristo nudo, a morire a te stesso, a vivere sempre in me. Allora i vani pensieri, i perversi turbamenti, le inutili preoccupazioni, tutto questo scomparirà. Allora scompariranno il timore dissennato, e ogni amore non conforme al volere di Dio.
DISCORSO 23 DISCORSO PRONUNCIATO NELLA BASILICA DI FAUSTO SUL VERSETTO DEL SALMO 72: "TU MI HAI PRESO PER LA DESTRA" LA VISIONE DI DIO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaPiù rischioso insegnare che apprendere.
1. Crediamo che il versetto che abbiamo cantato al Signore ci sia stato posto innanzi per parlarne. Di qui prenda inizio quindi il nostro discorso rivolto a voi. E colui al quale abbiamo detto: Tu mi hai preso per la destra, nella tua volontà mi hai condotto e mi accoglierai nella gloria 1, conduca i vostri cuori ad una comprensione più chiara, e ci aiuti tutti con la sua misericordia e la sua grazia: me che parlo e voi che dovete valutare [quanto dico]. Benché, per poter più agevolmente tirar fuori la voce, vedete che ci troviamo in un luogo più elevato, in realtà in questo luogo più elevato [dove ci troviamo] voi ci giudicate, e noi ci sentiamo giudicati. Siamo chiamati dottori, ma in molte cose noi cerchiamo chi ci possa insegnare né vogliamo essere ritenuti maestri. Ciò è rischioso ed è stato anche proibito dal Signore quando disse: Non vogliate essere chiamati maestri, uno solo è il vostro maestro, il Cristo 2. La condizione di maestro è rischiosa, mentre la condizione di discepolo è sicura. Perciò il salmo dice: Gioia e letizia mi farai udire 3. È più tranquillo l'ascoltatore che l'oratore; perciò l'ascoltatore, tranquillo, gli sta vicino e l'ascolta, si riempie di gioia alla voce dello sposo 4.
Chi parla, anche se non erra, soffre perché teme di errare.
2. E poiché l'Apostolo, per la necessità di dispensare [la parola di Dio], aveva assunto la figura di dottore, osservate che cosa dice: Con grande timore e tremore sono stato in mezzo a voi 5. È più prudente perciò, sia per noi che parliamo sia per voi che ascoltate, riconoscerci condiscepoli dell'unico Maestro. È certamente più prudente ed è meglio che voi ci ascoltiate non come vostri maestri ma come vostri condiscepoli. Infatti ci ha messo una certa ansietà il passo che dice: Fratelli, non vogliate essere in molti a far da maestri 6, tutti infatti abbiamo mancato molte volte 7. Chi non trema, quando l'Apostolo dice: Tutti? E continua: Se uno non manca nel parlare, costui è un uomo perfetto 8. Ma chi osa dire di essere perfetto? Chi sta e ascolta 9, non manca nel parlare 10. Ma colui che parla, anche se - e ciò è difficile - non mancasse, quanto soffre per il timore di mancare? È necessario pertanto che voi non solamente ascoltiate le parole che vi diciamo ma anche che partecipiate al timore che abbiamo nel parlarvi, affinché per ciò che vi diciamo di vero - poiché ogni cosa vera viene dalla Verità - lodiate non noi, ma lui; dove invece in quanto uomini manchiamo, preghiate lui per noi.
La Scrittura rimane intatta anche se l'uomo è corrotto.
3. Le Scritture sono sante, sono veraci, sono senza errori. Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per convincere, per la correzione, per la formazione 11. Non dobbiamo accusare pertanto la Scrittura se, non avendola compresa, usciamo di strada in qualche punto. Se la comprendiamo bene, siamo retti. Se invece, per non averla compresa, diventiamo tortuosi, ci allontaniamo da lei, che rimane retta. Anche se noi siamo corrotti, tuttavia non la corrompiamo, ma essa rimane senza errori, perché possiamo ritornare ad essa per correggerci. Veramente la stessa Scrittura, per tenerci in allenamento, in molti passi parla quasi in modo carnale mentre la legge è sempre spirituale. La legge infatti, come dice l'Apostolo, è spirituale, io invece sono carnale 12. Pur essendo essa spirituale, tuttavia spesso cammina in maniera carnale insieme ai carnali. Ma non vuole che questi rimangano carnali. Così fa la madre: vuole nutrire il figlio, ma non vuole che rimanga piccolo. Lo tiene appoggiato sul petto, lo sorregge con le mani, lo consola con carezze, lo nutre con il latte. Fa' tutte queste cose per il bambino, ma desidera che cresca, in modo da non essere costretta a fargli sempre tali cose. Guardate l'Apostolo. Possiamo molto a proposito portare il suo esempio; egli che non ha disdegnato di chiamarsi anche madre, dice: Mi sono fatto piccolo in mezzo a voi, come una madre che circonda d'affetto i suoi figli 13. Ci sono delle nutrici che allevano bambini che non sono figli propri; così ci sono delle madri che affidano alle nutrici, e non li allevano esse stesse, i figli propri. L'Apostolo invece, con schietto e pieno sentimento di amore, assume la figura di nutrice dicendo che alleva, e insieme quella della madre: i propri figli. Lo stesso Apostolo, che qui si presenta come nutrice e come madre, in un altro passo dice quella frase che poco sopra ho ricordato: Con grande timore e tremore sono stato in mezzo a voi 14.
Ascoltatori carnali e spirituali.
4. Dirai: "Che razza di persone erano quei tali, ché l'Apostolo quando si trovava in mezzo ad essi provava molto timore e tremore?". Dice l'Apostolo: Come a figli in Cristo vi dovetti dare del latte a bere e non del cibo solido, perché non lo potevate ricevere; anzi, non lo potete ricevere neppure ora, perché siete ancora carnali 15. Quelli stessi che chiama carnali, li chiama anche figli in Cristo; li biasima ma non li abbandona. Insieme carnali e figli in Cristo. Non vuole tuttavia che rimangano carnali coloro che dice essere suoi figli in Cristo. Desidera che siano spirituali, che possano giudicare tutto senza essere giudicati da nessuno. L'uomo naturale, dice egli stesso, non percepisce le cose dello Spirito di Dio; difatti per lui sono una follia e non le può comprendere, perché vanno giudicate secondo gl'insegnamenti dello Spirito. L'uomo spirituale invece giudica tutto e non è giudicato da nessuno 16. Ugualmente l'Apostolo dice: Tra i perfetti noi predichiamo la sapienza 17. Perché parli se sei tra gente perfetta? Che bisogno c'è che tu parli ad un uomo perfetto? Ma guarda in che cosa è perfetto. Forse non lo trovo perfetto nel conoscere, ma lo trovo perfetto nell'ascoltare. C'è dunque anche chi è perfetto nell'ascoltare, già capace di comprendere, al quale il cibo solido non reca alcun disturbo, non reca alcuna indigestione. Chi è costui e lo loderemo? 18 Non dubito che ci siano anche alcuni spirituali che comprendono bene e giudicano bene. Io non mi preoccupo di costoro; infatti o mi trova carnale e allora si mostra misericordioso con me; o riesce a capire quanto dico e allora si congratula con me.
Non ingannare chi è ancora carnale.
5. Ora riprendo le parole del salmo che da poco abbiamo cantato: Mi hai preso per la mano destra 19. Ammetti che abbia ascoltato un uomo carnale: che cosa penserà se non che Dio è apparso in forma umana, ha preso al salmista la mano destra, non la sinistra, lo ha condotto al suo volere, lo ha portato dove ha voluto? Se ha capito così, anzi se ha creduto così, in realtà ha capito? Uno capisce se capisce il vero. Chi pensa in maniera non vera non capisce. Perciò se un uomo carnale ha capito che la natura e la sostanza di Dio è divisa in parti, determinata da una forma, circoscritta da una quantità, che occupa un luogo, come mi debbo comportare con costui? Se gli dico: "Dio non è così" egli non capisce. Se gli dico: "È così" egli capisce, ma io lo inganno. Non posso dire: "È così" perché mentirei; e non si tratta di una cosa qualunque, ma del mio Dio, del mio Salvatore 20 e Redentore 21, della mia speranza, di colui verso il quale protendo il mio desiderio. Non è da poco mentire su tali cose. Errare in tali cose è inopportuno e pericoloso; ma mentire in tali cose è funesto e dannoso. Non chiunque mentisce erra. Se infatti uno conosce il vero, ma dice il falso, mentisce non erra; se invece crede che è vero ciò che non è vero, erra; e se dice ciò che crede sia vero, non mentisce, ma tuttavia erra. Dio doni di non errare a chi non vuole mentire.
Dio abita nel tempio dell'anima.
6. Se, come ho già detto quel nostro bambino crede in un Dio di questo genere: che ha le membra disposte nelle varie parti del suo corpo, circoscritto dall'aspetto, determinato da una forma, che occupa un luogo, che si muove nello spazio, secondo quanto è detto: Dove andrò lontano dal tuo spirito o dove fuggirò dalla tua presenza? Se salgo al cielo, tu sei là, se vado in fondo agli abissi, eccoti 22; se Dio è presente in cielo, se è presente sulla terra, se è presente nel fondo degli abissi, che cosa farà ora quel bambino? Dia ascolto, non cerchi, come [cercava] la samaritana, i monti e i templi da cui elevarsi verso Dio né a Gerusalemme né tra i monti della Samaria 23. Non corra verso un tempio materiale, non cerchi un qualche tempio dal quale andare alla presenza di Dio. Sia egli stesso il tempio e a lui verrà Dio. Dio non disprezza questo tempio, non lo rifugge, non lo disdegna, anzi lo stima degno, purché non ne sia sdegnato. Ascolta colui che promette, ascolta colui che si degna promettendo e che non si sdegna minacciando: Verremo -dice - a lui io e il Padre 24. A colui certamente che, come ha detto sopra, lo ama, obbedisce ai suoi comandi, osserva la sua legge, ama Dio, ama il prossimo. Verremo -dice - a lui e rimarremo presso di lui 25.
Non temere la venuta del Signore in te.
7. Non è angusto il cuore del credente per colui per il quale fu angusto il tempio di Salomone. Salomone stesso ebbe a fare quest'affermazione mentre lo stava costruendo: Se il più eccelso cielo non ti può contenere 26, tuttavia santo è il tempio di Dio, che siete voi 27. Noi infatti, dice in un altro passo, siamo il tempio del Dio vivo 28. E come se gli si dicesse: "Come lo dimostri?", soggiunge: Come è scritto: Abiterò in mezzo ad essi 29. Se un qualche importante personaggio ti dicesse: "Abiterò presso di te", tu che cosa faresti? Se la tua casa è molto piccola, senza dubbio rimarresti sconcertato, addirittura ti spaventeresti, desidereresti che la cosa non avvenisse. Non vorresti infatti essere in imbarazzo nell'accogliere quella persona importante, per la cui venuta la tua misera casa non sarebbe sufficiente. Non temere la venuta del tuo Dio, non temere il desiderio del tuo Dio. Non ti limita quando verrà; anzi venendo ti dilaterà. Infatti, perché tu sappia che ti dilaterà, ha promesso non solo la sua venuta: Abiterò in mezzo ad essi, ma [ha promesso] anche esplicitamente che ti dilaterà, aggiungendo: E camminerò 30. Se ami vedrai questa dilatazione. Il timore porta con sé il castigo 31, perciò porta le angustie; e per questo, al contrario, l'amore porta la dilatazione. Guarda la dilatazione della carità: Poiché l'amore di Dio è stato diffuso -dice - nei nostri cuori 32.
Abbiamo ricevuto il pegno o caparra dello Spirito Santo.
8. Ma perché cercare di preparargli un luogo spazioso? Che pensi a dilatarlo lui stesso che viene ad abitarci. L'amore di Cristo infatti è stato diffuso nei nostri cuori, non da noi, ma tramite lo Spirito Santo che ci è stato donato 33. Se l'amore è stato diffuso nei nostri cuori e Dio è amore 34, ecco che già Dio passeggia in noi in quanto ci ha dato un certo pegno, per quanto piccolo esso sia. Infatti abbiamo ricevuto un pegno. Che cosa è questo pegno? Di che cosa è pegno? Veramente son più fedeli i codici che riportano la parola "caparra" di quelli che riportano "pegno". I traduttori vollero intendere, è vero, la stessa cosa. C'è tuttavia un po' di differenza, nel modo usuale di parlare, tra caparra e pegno. Quando si dà un pegno, siccome lo si dà proprio per avere qualche altra cosa in vista della quale viene dato il pegno, data la cosa, il pegno viene portato via. Son sicuro che molti di voi hanno già capito. Vi sto guardando infatti ed anche dal parlare che fate tra di voi mi accorgo che coloro che hanno già capito cercano di spiegare la cosa a quelli che non hanno ancora capito. Perciò ve ne parlerò un poco ancora più chiaramente, perché tutti possiate capire. Tu prendi, ad esempio, un libro da un tuo amico; perché te lo presti, tu gli dài un pegno. Quando gli riporti ciò che da lui hai preso e per cui hai messo il pegno, lui riavrà quanto gli restituisci, tu riprenderai indietro il pegno. Non si tratterrà tutte e due le cose.
Dio darà la pienezza dei beni di cui ha dato la caparra.
9. Allora fratelli? Se ora Dio ci ha dato come pegno l'amore attraverso il suo Spirito 35, quando ci avrà dato tutta la realtà di cui ha dato - ce ne ha dato il pegno proprio perché ci ha promesso tutta la realtà - ci verrà tolto il pegno? No certo, ma quanto ha già dato lo completerà. Perciò bisogna chiamarla piuttosto caparra che non pegno. A volte invece capita - ad esempio - che ti occorra del tempo per raccogliere il denaro con cui pagare una cosa che hai acquistato con un contratto fatto in buona fede. Allora tu anticipi qualcosa del prezzo. Questo si chiama caparra, non pegno; la dovrai completare, non la riprenderai indietro. Ora dunque cerca di comprendere. Se trovo uno che desidera una cosa e ne ha una caparra, avendo la caparra desidera il tutto. La consideri caparra: verrà data interamente la cosa di cui è stata data la caparra. Pensi ad essa, ne ragioni tra sé e sé, la guardi, le chieda di quella pienezza che non vede, per non desiderare, [desiderando] la sua pienezza, qualche altra cosa diversa da quella di cui ha ricevuto la caparra. Se Dio darà l'oro, darà in pienezza tutto l'oro, come ha dato una caparra di oro. Devi temere di desiderare il piombo invece dell'oro. Guarda perciò la caparra; e se posso convincerti a dove devi guardare, ecco: Dio è amore 36.
Irrorati dalla rugiada, desideriamo la fonte.
10. Di questo abbiamo già la caparra, da questo siamo stati aspersi, da questo siamo stati irrorati. Di che cosa è tale rugiada? quale è la fonte? Irrorato da questa rugiada, ma desideroso della fonte, di' al tuo Dio: Poiché presso di te è la fonte della vita 37. In questa rugiada ti è sorto il desiderio, nella fonte sarai saziato. Lì si trova quanto ci potrà appagare 38. I figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali 39. Perché desideriamo come molto importanti quei benefici che Dio dona anche alle bestie? Si tratta, certo, di suoi benefici: chi ne dubita? Da chi viene la salute anche del più piccolo essere vivente, se non da colui del quale è stato detto: Dal Signore viene la salvezza 40?.
Uomini e figli di uomini.
11. Ma aggiunge quello stesso salmo: Uomini e bestie tu salvi, Signore; la tua misericordia è molteplice, Dio 41. Sei misericordioso, Dio, ed hai una misericordia così molteplice, che si riversa non soltanto sugli uomini, ma anche sulle bestie. Ci sommergi di tanta misericordia, che fai sorgere il tuo sole sui buoni e sui cattivi e fai piovere sui giusti e sugli ingiusti 42. Allora i tuoi santi non ricevono da te nulla di particolare? Non riceve niente di speciale il pio che non riceva anche l'empio? Certo che lo riceve! Ascolta il seguito del salmo. Aveva già detto: Uomini e bestie tu salvi, Signore; la tua misericordia è molteplice, Dio; prosegue dicendo: I figli degli uomini invece... E che? Coloro che poco prima hai chiamato uomini non erano figli degli uomini? Uomini - dice - e bestie tu salvi, Signore;... i figli degli uomini invece... Dunque? I figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali 43. Questa la differenza con le bestie. Perché dunque la distinzione tra questi uomini e quelli di prima? "Uomini" non ha lo stesso significato di "figli degli uomini"? Certamente "uomini" ha lo tesso significato di "figli degli uomini". Perché allora questa distinzione se non perché c'è un uomo che non era figlio dell'uomo? Adamo è l'uomo non figlio d'uomo, Cristo è uomo figlio d'uomo. Come in Adamo tutti muoiono! così in Cristo tutti saranno vivificati 44. Cercano la salute insieme alle bestie coloro che muoiono, e muoiono senza speranza di vivere. Cercano la salute insieme ai figli degli uomini coloro che muoiono perché non potessero mai più morire. È stata chiarita quella distinzione: quelli, poiché "uomini", appartengono agli uomini; questi, in quanto "figli degli uomini", appartengono al Figlio dell'uomo.
E' Dio la fonte della vita.
12. Come prosegue il salmo? I figli degli uomini invece spereranno all'ombra delle tue ali 45. Ecco: spero. Ecco la speranza. Ma la speranza che si vede non è speranza 46. I beni futuri promessi inebrieranno. Si inebrieranno dell'abbondanza della tua casa 47. Temo che l'uomo carnale, come poco sopra cercava in Dio le membra del corpo, così nell'ebrietà di cui si parla ora non pensi all'appagamento di beni ineffabili, ma alla crapula dei banchetti terreni. Tuttavia continuiamo a parlare. Egli pensi a ciò che può, se non riesce a pensare a cose più elevate. Non si stacchi dal seno della madre, mentre sta crescendo. Noi continuiamo; e quanti possiamo, nella misura in cui possiamo, assaporiamo le gioie spirituali. Si inebrieranno - dice il salmo - dell'abbondanza della tua casa e li farai bere al torrente delle tue delizie 48. Ma a quale vino, a quale mosto, a quale acqua, a quale miele, a quale nettare? Cerchi a quale? Poiché presso di te è la fonte della vita 49. Bevi, se puoi, la vita. Prepara la coscienza, non la gola; l'anima, non il ventre. Se hai ascoltato, se hai capito, se hai amato per quanto hai potuto, già hai bevuto.
Ama l'Amore.
13. Osserva ciò che bevi. Hai bevuto l'amore. Se lo conosci, Dio è amore 50. Se pertanto hai bevuto l'amore, dimmi in quale luogo l'hai bevuto. Se lo conosci, se lo hai visto, se lo ami, come lo ami? Qualunque cosa ami bene, l'ami con amore. Ma come puoi amare qualcosa con amore, tu che non ami l'Amore? Perciò se ami, come ami? Viene a te, e lo conosci e lo ami. E non si vede in un luogo né si cerca con gli occhi del corpo, per amarlo più intensamente. Né si ode per il parlare e quando viene a te non si sente per il camminare. Forse qualche volta hai sentito le piante dei piedi dell'Amore che camminava nel tuo cuore? Che cosa è allora? Di chi è questa cosa che è già in te e non viene afferrata da te? Così impara ad amare Dio.
Dio può insieme essere visto e rimanere nascosto.
14. Ma ha camminato nel paradiso 51, è stato visto al querceto di Mambre 52, ha parlato con Mosè sul monte Sinai a faccia a faccia 53. Che cosa dire? Colui che pure è stato visto in un luogo, non si sente quando cammina. Vuoi ascoltare anche Mosè perché, irrequieto bambino, non mi infastidisca più, benché [io sia] desideroso di nutrirti? Vuoi dunque ascoltare anche Mosè? Certamente costui parlava con Dio a faccia a faccia 54. A chi diceva, se non a colui con cui stava parlando: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrati a me 55? Parla con lui a faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico 56 e gli dice: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrati a me apertamente 57. Che cosa vedeva Mosè e che cosa desiderava? Se non era Dio stesso, come mai Mosè gli dice: Mostrati a me? Non possiamo dire che non era proprio Dio. Se non era proprio lui, Mosè gli avrebbe detto: "Mostrami Dio". Siccome dice: Mostrati a me, manifesta chiaramente che era proprio colui che voleva gli si manifestasse. E parlava con lui faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico 58. Vuoi dunque sapere se comprendi pienamente Dio? A Mosè appariva, ma occulto. Se non gli fosse apparso non avrebbe potuto parlargli a faccia a faccia dicendogli: Mostrati a me. Se invece non fosse rimasto occulto, non avrebbe chiesto di vederlo. Se dunque riesci a capire, se riesci a comprendere, Dio può insieme e essere visto e rimaner occulto, essere visto in una qualche forma, rimanere occulto nella natura.
Riconosci il mistero in Dio.
15. Se hai compreso questo, in proporzione con le tue possibilità, guarda che non ti si insinui l'idea che Dio, per farsi vedere in una qualunque forma che voglia, debba modificare in essa la sua natura. Dio è immutabile, Dio non può modificarsi, non soltanto il Padre, ma il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 59. Lo stesso Verbo, Dio, è immutabile come Dio, presso il quale è Dio. Non pensare nessuna diminuzione presso alcuna delle tre Persone, nessun cambiamento. Dio infatti è il padre dei lumi, presso il quale non c'è cambiamento né ombra di variazione 60. "Se dunque - mi obietti - Dio è immutabile, che cosa è quella forma nella quale si fece vedere come volle e da chi volle, sia camminando, sia facendo rumore o mostrandosi anche agli stessi occhi del corpo?". Mi chiedi che cosa sia ciò che permette a Dio di rendersi presente, come se potessi già spiegarti da che cosa abbia fatto il mondo, da che cosa abbia fatto il cielo, da che cosa abbia fatto la terra, da che cosa abbia fatto te. "Questo lo so - mi rispondi - dal fango". Sì, tu vieni dal fango. Ma da che cosa ha fatto il fango? Rispondi: "Dalla terra". Ma, credo, non da una terra che ha fatto un altro, bensì da quella terra che ha fatto chi ha fatto il cielo e la terra 61. Da dove è venuta anche quella terra? Da dove il cielo e la terra? "Disse e furono fatti" 62. Rispondi bene, ottimamente. Riconosci che disse e furono fatti. Non cerco di più. Ma alla stessa maniera che, quando tu dici: Disse e furono fatti, io non cerco niente di più, così neanche tu devi cercare di più quando dico: Volle e si fece vedere. Si fece vedere come giudicava opportuno; rimase occulto per quanto riguarda la sua sostanza.
Perché figli, vedremo Dio come egli è.
16. Il nostro sincero affetto, il nostro amore, il desiderio di quel pegno ci faccia ardentemente bramare quello che bramava anche Mosè, che diceva a Dio, che pure vedeva: Mostrati a me 63. Se cercheremo questo saremo figli suoi. Infatti siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato quello che saremo. Sappiamo che quando egli si sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo quale egli è 64. Non come apparve al querceto di Mambre 65, non come apparve a Mosè 66, così da dovergli ancora dire: Mostrati a noi, ma lo vedremo quale egli è. Per quale titolo? Perché siamo figli di Dio. E questo non per i nostri meriti, ma per grazia della sua misericordia. Infatti pioggia generosa fa' cadere, Dio, sopra la tua eredità. E si è ammalata, non in quanto presume di vedere con le sue forze ciò che non vede, ma credendo in ciò che desidera vedere. Tu però l'hai resa perfetta 67. Eredità sua resa perfetta, figli suoi, lo vedremo quale egli è 68. Ma che cosa ha detto il Signore dei figli? Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio 69.
Approfondimento pacifico del mistero di Dio.
17. Perciò se in questi problemi molto profondi e difficili non tutto comprendiamo perfettamente, continuiamo a ricercare pacificamente. Non si insuperbisca uno per un altro contro un terzo 70. Se avete in cuore amara invidia e ci sono discordie in mezzo a voi.... non è questa la sapienza che viene dall'alto: ma è una sapienza terrena, carnale, diabolica 71. Siamo dunque figli di Dio: riconosciamo di essere suoi figli; ma non lo riconosceremo se non saremo pacifici. Infatti non avremo [il mezzo] con cui poter vedere Dio se, litigando, spegneremo in noi lo stesso occhio.
Cerchiamo Dio nella pace.
18. Osservate quanto dice [la Scrittura] e [capirete] perché io parlo con timore e tremore. Cercate la pace con tutti e la santità, senza la quale nessuno potrà vedere Dio 72. Perché [con queste parole] ha spaventato coloro che amano? Infatti ha spaventato solo coloro che amano. Ha detto forse: Cercate la pace con tutti e la santità, perché chi non l'avrà sarà mandato nel fuoco, sarà tormentato dal fuoco eterno, sarà consegnato a spietati carnefici? Sono cose vere, e tuttavia non ha detto questo. Vuole che tu sia amante del bene, non tema il castigo, e ti ha messo spavento proprio in ciò che desideravi. Vedrai Dio. Per questo non calcoli [il precetto], per questo litighi, per questo sommuovi le folle? Cercate la pace con tutti e la santità, senza la quale nessuno potrà vedere Dio. Quanto sarebbero stupide due persone se, volendo vedere il sorgere del sole, si mettessero a discutere fra loro da quale parte sorgerà e come si potrà vedere e, sorto fra di esse un battibecco, cominciassero a litigare, litigando si ferissero, ferendosi perdessero l'uso dei loro occhi, così da non poter vedere più il sorgere del sole? Perciò, per poter vedere Dio, purifichiamo i nostri cuori con la fede, risaniamoli con la carità, rafforziamoli nella pace sapendo che il nostro stesso amore scambievole proviene da colui che desideriamo vedere.
1 - Sal 72, 24.
2 - Mt 23, 10.
3 - Sal 50, 10.
4 - Gv 3, 29.
5 - 1 Cor 2, 3.
6 - Gc 3, 1.
7 - Gc 3, 2.
8 - Gc 3, 2.
9 - Gv 3, 29.
10 - Cf. Gc 3, 2.
11 - 2 Tm 3, 16.
12 - Rm 7, 14.
13 - 1 Ts 2, 7.
14 - 1 Cor 2, 3.
15 - 1 Cor 3, 1-3.
16 - 1 Cor 2, 14-15.
17 - 1 Cor 2, 6.
18 - Sir 31, 9.
19 - Sal 72, 24.
20 - Cf Sal 24, 5.
21 - Cf. Sal 18, 15.
22 - Sal 138, 7-8.
23 - Cf. Gv 4, 20.
24 - Gv 14, 23.
25 - Gv 14, 23.
26 - 2 Cr 6, 18.
27 - 1 Cor 3, 17.
28 - Cf. 2 Cor 6, 16.
29 - 2 Cor 6, 16; cf. Lv 26, 12.
30 - 2 Cor 6, 16.
31 - 1 Gv 4, 18.
32 - Rm 5, 5.
33 - Rm 5, 5.
34 - 1 Gv 4, 8.
35 - Cf 2 Cor 1, 22.
36 - 1 Gv 4, 8.
37 - Sal 35, 10.
38 - Cf. Gv 14, 8.
39 - Sal 35, 8.
40 - Sal 3, 9.
41 - Sal 35, 7-8.
42 - Cf. Mt 5, 45.
43 - Sal 35, 8.
44 - 1 Cor 15, 22.
45 - Sal 35, 8.
46 - Rm 8, 24.
47 - Sal 35, 9.
48 - Sal 35, 9.
49 - Sal 35, 10.
50 - 1 Gv 4, 8.
51 - Cf. Gn 3, 8.
52 - Cf. Gn 18, 1.
53 - Cf. Nm 12, 8.
54 - Cf. Es 33, 11.
55 - Es 33, 13.
56 - Es 33, 11.
57 - Es 33, 13.
58 - Es 33, 11.
59 - Gv 1, 1.
60 - Gc 1, 17.
61 - Gd 13, 24.
62 - Sal 148, 5.
63 - Es 33, 13.
64 - 1 Gv 3, 2.
65 - Cf. Gn 18, 1.
66 - Cf. Es 33, 11.
67 - Sal 67, 10.
68 - 1 Gv 3, 2.
69 - Mt 5, 9.
70 - 1 Cor 4, 6.
71 - Gc 3, 14-15.
72 - Eb 12, 14.
22 - Maria santissima è incoronata Regina del cielo e di tutte le creature.
La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca775. Quando Gesù si accomiatò dai discepoli per andare verso la sua passione, li invitò a non permettere che i loro cuori si turbassero per le cose delle quali li aveva avvertiti, perché nella casa di suo Padre, che è il paradiso, c'erano molti posti. Li rassicurò così che vi erano premi per tutti, nonostante la diversità delle opere buone e dei meriti, e che non dovevano rattristarsi perdendo la pace e la speranza nel vedere altri arricchiti di più grazie e più avanzati nella virtù, perché c'erano molte stanze e ognuno sarebbe stato contento di quella che gli sarebbe spettata, senza invidia alcuna, essendo questa una delle grandi fortune della felicità perenne. Ho dichiarato che la Vergine fu collocata nel posto più alto, cioè sul trono della Trinità, e sovente ho usato questo termine per parlare di misteri tanto sublimi, come fanno pure i santi e la stessa Scrittura. Benché non siano necessari ulteriori chiarimenti, per chi capisce meno spiego che l'Onnipotente, essendo purissimo spirito senza corpo ed insieme incommensurabile, immenso e incomprensibile, non ha bisogno di un seggio materiale, poiché riempie l'universo, è presente in ogni creatura e nessuna di esse lo racchiude, cinge o circonda, ma anzi è lui che le abbraccia tutte in se stesso. Gli eletti, inoltre, non lo contemplano con gli occhi corporali, bensì con quelli dell'anima; però, siccome lo fissano in qualche punto preciso - secondo il nostro modo di intendere -, diciamo che sta sul suo trono regale, anche se contiene in sé la propria gloria e in sé la partecipa loro. Non nego comunque che l'umanità di Cristo e sua Madre abbiano una sede più eminente rispetto agli altri, né che tra coloro che sono lassù in corpo e anima ci sia un ordine di maggiore o minore prossimità ad essi, ma non è qui opportuno esporre in che maniera questo avvenga.
776. Chiamiamo trono del sommo sovrano quello dal quale egli si manifesta ai beati come principale causa della gloria, come Signore eterno, infinito, che non dipende da alcuno e dal cui volere tutti dipendono, e come re, giudice e dominatore di tutto ciò che esiste. Il Salvatore in quanto Dio ha tale dignità per essenza e in quanto uomo per l'unione ipostatica, per mezzo della quale essa fu comunicata alla sua umanità, e così sta nell'empireo come re, giudice e dominatore, e i santi, pur sorpassando in eccellenza ogni nostra immaginazione, sono come servi della sua inaccessibile maestà. Dopo di lui in grado inferiore ne gode colei che lo ha generato, in un altro modo ineffabile e proporzionato a una semplice creatura che gli è vicinissima, stando incessantemente alla sua destra come regina e padrona di tutto ed estendendo il suo dominio fin dove arriva quello del suo medesimo Unigenito, sebbene differentemente.
777. Posta Maria nel luogo per lei preparato, le tre Persone palesarono alla loro corte i suoi privilegi. Il Padre, come primo principio, affermò: «Ella fu prescelta come prima delle nostre delizie tra tutti. Non si è mai resa indegna del nome di figlia, che le demmo nella nostra mente divina, e quindi ha diritto al nostro regno, del quale deve essere riconosciuta legittima e singolare regina». Il Verbo incarnato continuò: «Alla mia vera Madre appartiene tutto quello che per me fu creato e redento, e deve essere suprema regina di tutto quello su cui io sono re». Lo Spirito aggiunse: «Per il titolo di mia sposa unica e diletta, al quale ha corrisposto con fedeltà, deve essere incoronata regina per sempre».
778. Dunque, posarono sul suo capo una corona di gloria di così nuovo splendore e valore che non se ne è mai vista né mai se ne vedrà una simile in una semplice creatura. Contemporaneamente, uscì una voce dal trono, che proclamava: «Carissima, il nostro regno è vostro. Voi siete superiora, Regina e signora dei serafini, degli angeli e di tutti gli esseri; procedete e regnate prosperamente su di essi, perché nel nostro concistoro vi investiamo di completa autorità. Voi, piena di grazia al di sopra di ogni altro, vi siete umiliata nella vostra opinione di voi stessa sino al posto più basso: ricevete ora quello più alto, che vi è dovuto, e abbiate parte alla nostra potestà su quanto ha fabbricato il nostro braccio onnipotente. Comanderete fino al centro della terra, terrete soggetto l'inferno, e tutti i suoi demoni ed abitanti vi temeranno come imperatrice assoluta delle loro caverne. Governerete su tutti gli elementi, saranno in vostro potere le virtù e gli effetti di tutte le cause, con la loro azione e conservazione, affinché voi disponiate degli influssi dei cieli, delle piogge, delle nubi e dei frutti del suolo: distribuite pure tutto secondo la vostra determinazione, poiché a questa starà attenta la nostra volontà per compiere la vostra. Sarete Regina e signora di tutti i mortali per reggere e trattenere la morte e per preservare la loro vita. Sarete Regina e signora della Chiesa militante, sua protettrice, sua avvocata, sua madre e sua maestra. Sarete patrona speciale dei regni cattolici e, se essi, gli altri credenti e tutti i discendenti di Adamo vi invocheranno di cuore, vi ossequieranno e vi legheranno a sé, voi porgerete loro il rimedio e li soccorrerete nei travagli e nelle necessità. Sarete amica, difesa e guida di tutti i retti, nostri amici: li consolerete, conforterete e colmerete di beni, nella misura in cui vi vincoleranno con la loro devozione. Per tutto questo, vi designiamo depositaria delle nostre ricchezze e dispensatrice dei nostri tesori, mettendo nelle vostre mani gli aiuti e i favori della nostra bontà perché voi li ripartiate: niente vogliamo concedere al mondo se non per mano vostra, e niente negargli di quello che voi gli concederete. Sulle vostre labbra sarà diffusa la grazia per ciò che stabilirete nel cielo e sulla terra, ovunque vi obbediranno gli angeli e gli uomini, giacché tutte le nostre cose sono vostre come voi siete stata ininterrottamente nostra, e regnerete con noi in eterno».
779. Per eseguire tale decreto, l'Altissimo chiese a tutti coloro che dimoravano in paradiso di darle omaggio e di confessarla regina e signora. Questo racchiuse un altro mistero, poiché ebbe anche lo scopo di offrirle il compenso del culto che ella aveva prestato ai santi quando le erano apparsi nel tempo in cui era viatrice, benché fosse la donna che aveva concepito lo stesso Dio, e perfetta ed eccelsa più di tutti loro. Allora era conveniente che, dal momento che erano comprensori, per suo più grande merito manifestasse umiltà innanzi ad essi, avendo sua Maestà fissato così; però, adesso che era entrata in possesso di quanto le spettava, era giusto che la onorassero e si dichiarassero inferiori e suoi vassalli, come difatti fecero in quel felicissimo stato, nel quale tutto torna al proprio ordine e alla debita proporzione. La venerarono nel modo in cui avevano adorato il Salvatore, con profonda trepidazione, e chi era lì nel corpo le si prostrò dinanzi. Queste dimostrazioni e l'incoronazione furono motivo di sublime gloria per lei, di nuovo giubilo per gli eletti e di compiacenza per la Trinità , e fu un giorno del tutto festivo, di eccezionale gaudio accidentale; lo percepirono in particolare Giuseppe, Gioacchino, Anna e gli altri congiunti di Maria, nonché i suoi mille custodi.
780. Nel petto del suo corpo glorioso osservarono la forma di una piccola sfera di singolare bellezza e fulgore, che procurò e procura loro mirabile stupore e gioia. Essa è un premio e una testimonianza del fatto che come in un degno tabernacolo vi ha tenuto sotto le specie sacramentali il Verbo incarnato, e l'ha accolto con estrema purezza, senza difetti o mancanze, ma anzi con la massima pietà e con sommo amore, in un grado mai raggiunto da nessuno. Circa gli altri riconoscimenti corrispondenti alle sue ineguagliabili virtù e opere, non posso esprimermi in maniera adeguata e capace di illustrarli, per cui rimetto ciò alla visione beatifica, nella quale ciascuno ne avrà notizia per quanto si sarà guadagnato per mezzo dei suoi atti e della sua religiosità. Ho spiegato che il transito della Vergine avvenne il tredici agosto, mentre la sua risurrezione, assunzione e incoronazione ebbe luogo la domenica successiva, il quindici dello stesso mese, data in cui viene celebrata; le sue spoglie rimasero dunque nella tomba per trentasei ore, come quelle del Maestro. Gli anni sono stati già calcolati do- ve ho affermato che questi eventi si verificarono nell'anno cinquantacinquesimo del Signore, considerando il periodo che separa il natale dell'Unigenito dal quindici agosto.
781. Lasciamola alla destra del Redentore e continuiamo a parlare degli apostoli e dei discepoli, che, perseverando nel pianto, restavano nella valle di Giosafat. Pietro e Giovanni, i più costanti e assidui, al terzo giorno si accorsero che la musica era cessata e, illuminati dallo Spirito, ne dedussero che l'innocentissima Madre dovesse essere risorta e salita all'empireo in corpo e anima, come suo Figlio. Ne dialogarono insieme rafforzandosi in tale giudizio e il capo della Chiesa decise che di un simile prodigio occorresse avere la prova maggiore, che fosse palese a quanti avevano assistito alla sua morte e sepoltura. Riunì quindi i fedeli ed espose le ragioni che aveva per pensare quello che tutti sapevano e per svelare quella meraviglia, che nei secoli avrebbe suscitato devozione e sarebbe stata causa di esaltazione per Gesù e per colei che lo aveva generato. Approvarono il suo parere e a un suo comando tolsero il masso che chiudeva il sepolcro. Avvicinatisi, lo trovarono vuoto, e scorsero la tunica della loro sovrana stesa come quando copriva le sacre membra, così che si capiva che ella era passata attraverso la veste e la lapide senza muoverle o scomporle. Il vicario di Cristo sollevò l'abito e il telo e sia lui sia gli altri, ormai tutti rassicurati, li riverirono; poi, tra la contentezza e il dolore, con dolci lacrime innalzarono lodi e cantarono salmi e inni.
782. Intanto, erano attoniti per l'ammirazione e la tenerezza, e non riuscirono a distaccarsi da lì finché non discese un angelo a dire: «Uomini di Galilea, perché siete sorpresi e perché vi trattenete qui? La vostra e nostra Signora è in anima e corpo in cielo, ove regna per sempre con sua Maestà. Mi invia a confermarvi nella verità e a comunicarvi da parte sua che vi raccomanda ancora una volta la comunità ecclesiale, la conversione del mondo e la diffusione della lieta novella, pregandovi di riprendere subito il ministero che vi è stato affidato, giacché avrà cura di voi». Tale annuncio li confortò e in seguito sperimentarono la sua difesa nelle loro peregrinazioni e molto più al momento del martirio, poiché allora ella apparve a tutti e dopo li presentò al Salvatore. Si raccontano anche altre cose, ma a me non sono state manifestate e perciò non le riferisco, non avendo avuto in questa Storia altra libertà che quella di scrivere quanto mi è stato insegnato e ordinato.
Insegnamento della Regina del cielo
783. Carissima, se qualcosa potesse ridurre il godimento della suprema felicità che possiedo, e se con essa potessi ricevere qualche pena, indubbiamente me ne arrecherebbe il vedere i credenti e l'intera umanità nel pericoloso stato in cui sono, quantunque a tutti sia noto che sto quassù come loro avvocata e protettrice, per custodirli, soccorrerli e indirizzarli verso la beatitudine. Inoltre, dato che applico a loro con clemenza i tanti privilegi che mi sono stati concessi per i titoli dei quali hai trattato altrove, sarebbe motivo di profonda sofferenza per le mie viscere di misericordia constatare che non solo mi tengono oziosa senza giovarsi di me, ma non invocandomi si perdono in gran numero. Tuttavia, pur non provando afflizione, mi lamento a buon diritto di coloro che si procurano la dannazione e non mi permettono di avere questa gloria.
784. Nella Chiesa non si è mai ignorato il valore della mia intercessione né il potere che ho di porgere rimedio a tutti, avendone io attestata la certezza con le migliaia di miracoli che ho realizzato a vantaggio di chi mi ha mostrato ossequio, e quando sono stata supplicata nella necessità sono stata generosa, e per me si è rivelato tale l'Eterno; eppure, benché le persone che ho aiutato siano parecchie, sono poche rispetto alle mie possibilità e ai miei aneliti. Il tempo corre veloce e frattanto i mortali tardano a volgersi al Signore ed a conoscerlo, i cristiani si lasciano avviluppare dai lacci del demonio, i peccatori si moltiplicano e le colpe aumentano. Ciò accade perché l'ardore si raffredda, e questo dopo che il Verbo si è incarnato e li ha educati con le parole e con l'esempio; li ha redenti con la sua passione; ha donato loro la legge evangelica, che è efficace se c'è il concorso della creatura; li ha rischiarati con una considerevole abbondanza di prodigi e illuminazioni da sé e per mezzo dei suoi eletti; ha spalancato le porte dei suoi tesori per sua benevolenza e per mio intervento, stabilendomi come loro rifugio e patrocinio. Adempio puntualmente e con larghezza i miei compiti, ma nemmeno questo basta. Dunque, come stupirsi se la giustizia superna è irritata, se i figli di Adamo hanno il castigo dei loro misfatti, che li sovrasta e già cominciano a sentire? In simili condizioni, la malizia giunge al culmine.
785. È tutto vero, ma la mia pietà e la mia indulgenza sono al di sopra, e mantengono ben incline l'infinita bontà e sospeso il rigore; per di più, l'Onnipotente intende essere munifico ed è determinato a favorirli comunque, se sapranno guadagnarsi la mia mediazione e vincolarmi a interpormi presso di lui. Ecco la strada sicura perché la comunità ecclesiale migliori, i regni cattolici si riedifichino, la fede si dilati, le famiglie e gli stati abbiano saldezza, le anime tornino alla grazia e all'amicizia di sua Maestà. Affaticati e collabora con me, sostenuta dalla forza divina. Il tuo impegno non deve consistere soltanto nell'avere narrato la mia Vita, bensì anche nell'imitarla con l'osservanza dei miei consigli e ammonimenti, che hai avuto assai copiosamente sia in quanto hai annotato sia in molti altri benefici corrispondenti. Rifletti attentamente sul tuo stretto obbligo di essermi sottoposta come a tua unica Madre e legittima maestra e superiora, giacché ti offro queste ed altre elargizioni di singolare benignità e tu hai ripetutamente rinnovato e ratificato i voti della tua professione nelle mie mani, garantendomi speciale obbedienza. Ricordati della promessa che hai confermato più volte a Gesù e agli angeli, e tutti noi ti abbiamo palesato che ci attendiamo che tu ti comporti come una di loro, partecipando mentre sei nel mondo delle qualità e operazioni che li caratterizzano e intrattenendoti con essi. Nello stesso modo in cui comunicano tra sé, con quelli di grado più alto che informano gli inferiori, istruiscano pure te sulle perfezioni del tuo diletto e ti trasmettano la luce della quale hai bisogno per l'esercizio delle virtù, e in particolare la carità, che ne è la signora, affinché ti infiammi di amore verso il tuo dolce sovrano e verso il tuo prossimo. Aspira a questo con tutte le energie, perché Dio ti trovi degna per compiere in te la sua santissima volontà e per servirsi di te in tutto ciò che desidera. Egli ti benedica con la sua destra, faccia splendere il suo volto su di te e ti dia pace, e tu cerca di non esserne immeritevole.
25-10 Dicembre 2, 1928 Il tabernacolo eucaristico ed il tabernacolo della Divina Volontà.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Le privazioni di Gesù si fanno più al lungo, e vedendomi priva di Lui non faccio altro che sospirare il Cielo. Oh! Cielo, quando mi aprirai le porte? Quando avrai di me pietà? Quando ritirerai la piccola esiliata nella patria sua? Ah! sì! solo là non rimpiangerò più il mio Gesù! Qui se si fa vedere, mentre si crede di possederlo come lampo ti sfugge e ti conviene fare la lunga tappa senza di Lui, e senza di Gesù tutte le cose si convertono in dolore, anche le stesse cose sante, le preghiere, i sacramenti, sono martiri senza di Lui. Quindi pensavo tra me: “A che pro che Gesù ha permesso di farmi venire vicino al suo tabernacolo d’amore, per starci in muto silenzio? Anzi mi sembra che si è nascosto di più, che non più mi dà le sue lezioni sul Fiat Divino, mi sembrava che teneva la sua cattedra nel fondo del mio interno e teneva sempre da dire, ora non sento altro che un profondo silenzio, solo che sento in me il mormorio continuo del mare di luce dell’Eterno Volere che sempre mormora amore, adorazione, gloria e abbraccia tutto e tutti”. Ma mentre ciò pensava il mio dolce Gesù appena si è fatto vedere nel mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio, son’Io nel fondo dell’anima tua che muovo le onde del mare di luce della mia Divina Volontà, e mormoro sempre, sempre, per strappare dal mio Celeste Padre il regno della mia Volontà sulla terra, e tu non fai altro che seguirmi, e se tu non mi seguissi lo farei da solo, ma tu non lo farai a lasciarmi solo, stando che il mio stesso Fiat ti tiene inabissata in Esso. Ah! non sai tu che sei il tabernacolo della mia Divina Volontà? Quanti lavori non ho fatto in te, quante grazie non ti ho versato per formarmi questo tabernacolo? Tabernacolo, potrei chiamarlo unico nel mondo, perché tabernacoli eucaristici ne ho in buon numero. Ed in questo tabernacolo del mio Fiat Divino non mi sento prigioniero, posseggo gli interminabili confini del mio Volere, non mi sento solo, tengo chi mi faccia perenne compagnia, e ora faccio il maestro e ti do le mie lezioni celesti, ora faccio i miei sfoghi d’amore e di dolore, ora festeggio fino a trastullarmi con te. Sicché se prego, se soffro, se piango e se festeggio non sono mai solo, ho la piccola figlia del mio Voler Divino insieme con Me, e poi ho il grande onore e la conquista più bella che più mi piace, qual’è una volontà umana tutta sacrificata per Me e come sgabello della mia Volontà Divina, potrei chiamarla il mio tabernacolo prediletto, ché trovo tanto gusto che non lo scambierei coi miei tabernacoli eucaristici, perché in essi sono solo, né l’ostia mi dà una Volontà Divina come la trovo in te, che bilocandosi, mentre la tengo in Me la trovo anche in te, invece l’ostia non è capace di possederla, né mi accompagna negli atti miei, sono sempre solo, tutto è freddo intorno a Me, il tabernacolo, la pisside, l’ostia, sono senza vita, quindi senza compagnia. Perciò ho provato tanto gusto nel tener vicino al mio tabernacolo eucaristico quello della mia Divina Volontà formato in te, ché solo col guardarti mi sento spezzata la solitudine, e provo le pure gioie che può darmi la creatura che fa regnare in essa la mia Divina Volontà. Ecco perciò tutte le mie mire, le mie premure ed i miei interessi sono per far conoscere la mia Divina Volontà e farla regnare in mezzo alle creature, allora ciascuna creatura sarà un mio tabernacolo vivo, non muto, ma parlante, e non più sarò solo, ma avrò la mia perenne compagnia, e con la mia Divina Volontà bilocata in esse, avrò la mia compagnia divina nella creatura. Quindi terrò il mio Cielo in ciascuna di esse, perché il tabernacolo della mia Volontà Divina possiede il mio Cielo in terra”.