Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 21° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 15
1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.2I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro".3Allora egli disse loro questa parabola:
4"Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?5Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento,6va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.7Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
8O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova?9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.10Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte".
11Disse ancora: "Un uomo aveva due figli.12Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze.13Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.14Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.15Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci.16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.17Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!18Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;19non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.20Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.21Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.22Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.23Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;26chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.27Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.28Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo.29Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.30Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.31Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".
Primo libro di Samuele 15
1Samuele disse a Saul: "Il Signore ha inviato me per consacrarti re sopra Israele suo popolo. Ora ascolta la voce del Signore.2Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva dall'Egitto.3Va' dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini".4Saul convocò il popolo e passò in rassegna le truppe in Telaìm: erano duecentomila fanti e diecimila uomini di Giuda.5Saul venne alla città di Amalek e tese un'imboscata nella valle.6Disse inoltre Saul ai Keniti: "Andate via, ritiratevi dagli Amaleciti prima che vi travolga insieme con loro, poiché avete usato benevolenza con tutti gli Israeliti, quando uscivano dall'Egitto". I Keniti si ritirarono da Amalek.7Saul colpì Amalek da Avila procedendo verso Sur, che è di fronte all'Egitto.8Egli prese vivo Agag, re di Amalek, e passò a fil di spada tutto il popolo.9Ma Saul e il popolo risparmiarono Agag e il meglio del bestiame minuto e grosso, gli animali grassi e gli agnelli, cioè tutto il meglio, e non vollero sterminarli; invece votarono allo sterminio tutto il bestiame scadente e patito.
10Allora fu rivolta a Samuele questa parola del Signore:11"Mi pento di aver costituito Saul re, perché si è allontanato da me e non ha messo in pratica la mia parola". Samuele rimase turbato e alzò grida al Signore tutta la notte.
12Al mattino presto Samuele si alzò per andare incontro a Saul, ma fu annunziato a Samuele: "Saul è andato a Carmel, ed ecco si è fatto costruire un trofeo, poi è tornato passando altrove ed è sceso a Gàlgala".13Samuele raggiunse Saul e Saul gli disse: "Benedetto tu davanti al Signore; ho eseguito gli ordini del Signore".14Rispose Samuele: "Ma che è questo belar di pecore, che mi giunge all'orecchio, e questi muggiti d'armento che odo?".15Disse Saul: "Li hanno condotti qui dagli Amaleciti, come il meglio del bestiame grosso e minuto, che il popolo ha risparmiato per sacrificarli al Signore, tuo Dio. Il resto l'abbiamo votato allo sterminio".16Rispose Samuele a Saul: "Basta! Lascia che ti annunzi ciò che il Signore mi ha rivelato questa notte". E Saul gli disse: "Parla!".17Samuele cominciò: "Non sei tu capo delle tribù d'Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Non ti ha forse il Signore consacrato re d'Israele?18Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: Va', vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti.19Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?".20Saul insisté con Samuele: "Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag re di Amalek e ho sterminato gli Amaleciti.21Il popolo poi ha preso dal bottino pecore e armenti, primizie di ciò che è votato allo sterminio per sacrificare al Signore tuo Dio in Gàlgala".22Samuele esclamò:
"Il Signore forse gradisce gli olocausti e i sacrifici
come obbedire alla voce del Signore?
Ecco, obbedire è meglio del sacrificio,
essere docili è più del grasso degli arieti.
23Poiché peccato di divinazione è la ribellione,
e iniquità e 'terafim' l'insubordinazione.
Perché hai rigettato la parola del Signore,
Egli ti ha rigettato come re".
24Saul disse allora a Samuele: "Ho peccato per avere trasgredito il comando del Signore e i tuoi ordini, mentre ho temuto il popolo e ho ascoltato la sua voce.25Ma ora, perdona il mio peccato e ritorna con me, perché mi prostri al Signore".26Ma Samuele rispose a Saul: "Non posso ritornare con te, perché tu stesso hai rigettato la parola del Signore e il Signore ti ha rigettato perché tu non sia più re sopra Israele".27Samuele si voltò per andarsene ma Saul gli afferrò un lembo del mantello, che si strappò.28Samuele gli disse: "Il Signore ha strappato da te il regno d'Israele e l'ha dato ad un altro migliore di te.29D'altra parte la Gloria di Israele non mentisce né può ricredersi, perché Egli non è uomo per ricredersi".30Saul disse: "Ho peccato sì, ma onorami davanti agli anziani del mio popolo e davanti a Israele; ritorna con me perché mi prostri al Signore tuo Dio".31Samuele ritornò con Saul e questi si prostrò al Signore.
32Poi Samuele disse: "Conducetemi Agag, re di Amalek". Agag avanzò verso di lui tutto tremante, dicendo:
"Certo è passata l'amarezza della morte!".
33Samuele l'apostrofò:
"Come la tua spada ha privato di figli le donne,
così sarà privata di figli tra le donne tua madre".
Poi Samuele trafisse Agag davanti al Signore in Gàlgala.34Samuele andò quindi a Rama e Saul salì a casa sua a Gàbaa di Saul.35Né Samuele tornò a rivedere Saul fino al giorno della sua morte, ma Samuele piangeva per Saul, perché il Signore si era pentito di aver fatto regnare Saul su Israele.
Siracide 6
1perché un cattivo nome si attira vergogna e disprezzo;
così accade al peccatore, falso nelle sue parole.
2Non ti abbandonare alla tua passione,
perché non ti strazi come un toro furioso;
3divorerà le tue foglie e tu perderai i tuoi frutti,
sì da renderti come un legno secco.
4Una passione malvagia rovina chi la possiede
e lo fa oggetto di scherno per i nemici.
5Una bocca amabile moltiplica gli amici,
un linguaggio gentile attira i saluti.
6Siano in molti coloro che vivono in pace con te,
ma i tuoi consiglieri uno su mille.
7Se intendi farti un amico, mettilo alla prova;
e non fidarti subito di lui.
8C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
9C'è anche l'amico che si cambia in nemico
e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi.
10C'è l'amico compagno a tavola,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
11Nella tua fortuna sarà come un altro te stesso,
e parlerà liberamente con i tuoi familiari.
12Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te
e dalla tua presenza si nasconderà.
13Tieniti lontano dai tuoi nemici,
e dai tuoi amici guàrdati.
14Un amico fedele è una protezione potente,
chi lo trova, trova un tesoro.
15Per un amico fedele, non c'è prezzo,
non c'è peso per il suo valore.
16Un amico fedele è un balsamo di vita,
lo troveranno quanti temono il Signore.
17Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia,
perché come uno è, così sarà il suo amico.
18Figlio, sin dalla giovinezza medita la disciplina,
conseguirai la sapienza fino alla canizie.
19Accòstati ad essa come chi ara e chi semina
e attendi i suoi ottimi frutti;
poiché faticherai un po' per coltivarla,
ma presto mangerai dei suoi prodotti.
20Essa è davvero aspra per gli stolti,
l'uomo senza coraggio non ci resiste;
21per lui peserà come una pietra di prova,
non tarderà a gettarla via.
22La sapienza infatti è come dice il suo nome,
ma non a molti essa è chiara.
23Ascolta, figlio, e accetta il mio parere;
non rigettare il mio consiglio.
24Introduci i tuoi piedi nei suoi ceppi,
il collo nella sua catena.
25Piega la tua spalla e portala,
non disdegnare i suoi legami.
26Avvicìnati ad essa con tutta l'anima
e con tutta la tua forza resta nelle sue vie.
27Seguine le orme e cercala, ti si manifesterà;
e una volta raggiunta, non lasciarla.
28Alla fine troverai in lei il riposo,
ed essa ti si cambierà in gioia.
29I suoi ceppi saranno per te una protezione potente,
le sue catene una veste di gloria.
30Un ornamento d'oro ha su di sé,
i suoi legami sono fili di porpora violetta.
31Te ne rivestirai come di una veste di gloria,
te ne cingerai come di una corona magnifica.
32Se lo vuoi, figlio, diventerai saggio;
applicandoti totalmente, diventerai abile.
33Se ti è caro ascoltare, imparerai;
se porgerai l'orecchio, sarai saggio.
34Frequenta le riunioni degli anziani;
qualcuno è saggio? Unisciti a lui.
35Ascolta volentieri ogni parola divina
e le massime sagge non ti sfuggano.
36Se vedi una persona saggia, va' presto da lei;
il tuo piede logori i gradini della sua porta.
37Rifletti sui precetti del Signore,
medita sempre sui suoi comandamenti;
egli renderà saldo il tuo cuore,
e il tuo desiderio di sapienza sarà soddisfatto.
Salmi 86
1'Supplica. Di Davide.'
Signore, tendi l'orecchio, rispondimi,
perché io sono povero e infelice.
2Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te spera.
3Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.
4Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, innalzo l'anima mia.
5Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi ti invoca.
6Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce della mia supplica.
7Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido
e tu mi esaudirai.
8Fra gli dèi nessuno è come te, Signore,
e non c'è nulla che uguagli le tue opere.
9Tutti i popoli che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, o Signore,
per dare gloria al tuo nome;
10grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.
11Mostrami, Signore, la tua via,
perché nella tua verità io cammini;
donami un cuore semplice
che tema il tuo nome.
12Ti loderò, Signore, Dio mio, con tutto il cuore
e darò gloria al tuo nome sempre,
13perché grande con me è la tua misericordia:
dal profondo degli inferi mi hai strappato.
14Mio Dio, mi assalgono gli arroganti,
una schiera di violenti attenta alla mia vita,
non pongono te davanti ai loro occhi.
15Ma tu, Signore, Dio di pietà, compassionevole,
lento all'ira e pieno di amore, Dio fedele,
16volgiti a me e abbi misericordia:
dona al tuo servo la tua forza,
salva il figlio della tua ancella.
17Dammi un segno di benevolenza;
vedano e siano confusi i miei nemici,
perché tu, Signore, mi hai soccorso e consolato.
Isaia 3
1Ecco infatti, il Signore, Dio degli eserciti,
toglie a Gerusalemme e a Giuda
ogni genere di sostegno,
ogni riserva di pane
e ogni sostentamento d'acqua,
2il prode e il guerriero,
il giudice e il profeta,
l'indovino e l'anziano,
3il capo di una cinquantina e il notabile,
il consigliere e il mago sapiente
e l'esperto di incantesimi.
4Io metterò come loro capi ragazzi,
monelli li domineranno.
5Il popolo userà violenza: l'uno contro l'altro,
individuo contro individuo;
il giovane tratterà con arroganza l'anziano,
lo spregevole, il nobile.
6Poiché uno afferra l'altro
nella casa del padre:
"Tu hai un mantello: sii nostro capo;
prendi in mano questa rovina!".
7Ma quegli si alzerà in quel giorno per dire:
"Non sono un medico;
nella mia casa non c'è pane
né mantello;
non mi ponete a capo del popolo!".
8Certo, Gerusalemme va in rovina
e Giuda crolla,
perché la loro lingua e le loro opere sono contro il Signore,
fino ad offendere la vista della sua maestà divina.
9La loro parzialità verso le persone li condanna
ed essi ostentano il peccato come Sòdoma:
non lo nascondono neppure; disgraziati!
Si preparano il male da se stessi.
10Beato il giusto, perché egli avrà bene,
mangerà il frutto delle sue opere.
11Guai all'empio! Lo colpirà la sventura,
secondo i misfatti delle sue mani avrà la mercede.
12Il mio popolo! Un fanciullo lo tiranneggia
e le donne lo dominano.
Popolo mio, le tue guide ti traviano,
distruggono la strada che tu percorri.
13Il Signore appare per muovere causa,
egli si presenta per giudicare il suo popolo.
14Il Signore inizia il giudizio
con gli anziani e i capi del suo popolo:
"Voi avete devastato la vigna;
le cose tolte ai poveri sono nelle vostre case.
15Qual diritto avete di opprimere il mio popolo,
di pestare la faccia ai poveri?".
Oracolo del Signore, Signore degli eserciti.
16Dice il Signore:
"Poiché si sono insuperbite le figlie di Sion
e procedono a collo teso,
ammiccando con gli occhi,
e camminano a piccoli passi
facendo tintinnare gli anelli ai piedi,
17perciò il Signore renderà tignoso
il cranio delle figlie di Sion,
il Signore denuderà le loro tempie".
18In quel giorno il Signore toglierà l'ornamento di fibbie, fermagli e lunette,19orecchini, braccialetti, veli,20bende, catenine ai piedi, cinture, boccette di profumi, amuleti,21anelli, pendenti al naso,22vesti preziose e mantelline, scialli, borsette,23specchi, tuniche, cappelli e vestaglie.
24Invece di profumo ci sarà marciume,
invece di cintura una corda,
invece di ricci calvizie,
invece di vesti eleganti uno stretto sacco,
invece di bellezza bruciatura.
25"I tuoi prodi cadranno di spada,
i tuoi guerrieri in battaglia".
26Si alzeranno lamenti e gemiti alle tue porte
e tu, disabitata, giacerai a terra.
Seconda lettera ai Corinzi 1
1Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto e a tutti i santi dell'intera Acaia:2grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.
3Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione,4il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio.5Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione.6Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo.7La nostra speranza nei vostri riguardi è ben salda, convinti che come siete partecipi delle sofferenze così lo siete anche della consolazione.
8Non vogliamo infatti che ignoriate, fratelli, come la tribolazione che ci è capitata in Asia ci ha colpiti oltre misura, al di là delle nostre forze, sì da dubitare anche della vita.9Abbiamo addirittura ricevuto su di noi la sentenza di morte per imparare a non riporre fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti.10 Da quella morte però egli ci ha liberato e ci libererà, per la speranza che abbiamo riposto in lui, che ci libererà ancora,11grazie alla vostra cooperazione nella preghiera per noi, affinché, per il favore divino ottenutoci da molte persone, siano rese grazie per noi da parte di molti.
12Questo infatti è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza di esserci comportati nel mondo, e particolarmente verso di voi, con la santità e sincerità che vengono da Dio, non con la sapienza della carne ma con la grazia di Dio.13 Non vi scriviamo in maniera diversa da quello che potete leggere o comprendere; spero che comprenderete sino alla fine,14come ci avete già compresi in parte, che noi siamo il vostro vanto, come voi sarete il nostro, nel giorno del Signore nostro Gesù.
15Con questa convinzione avevo deciso in un primo tempo di venire da voi, perché riceveste una seconda grazia,16e da voi passare in Macedonia, per ritornare nuovamente dalla Macedonia in mezzo a voi ed avere da voi il commiato per la Giudea.17Forse in questo progetto mi sono comportato con leggerezza? O quello che decido lo decido secondo la carne, in maniera da dire allo stesso tempo "sì, sì" e "no, no"?18Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è "sì" e "no".19Il Figlio di Dio, Gesù Cristo che abbiamo predicato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu "sì" e "no", ma in lui c'è stato il "sì".20E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute "sì". Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro "Amen" per la sua gloria.21È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione,22ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori.
23Io chiamo Dio a testimone sulla mia vita, che solo per risparmiarvi non sono più venuto a Corinto.24Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete già saldi.
Capitolo XXV: In che cosa consistono la stabilità della pace interiore e il vero progresso spirituale
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, così ho detto "io vi lascio la pace; vi dono la mia pace; non quella, però, che dà il mondo" (Gv 14,27). Tutti tendono alla pace; non tutti però si preoccupano di ciò che caratterizza la vera pace. La mia pace è con gli umili e i miti di cuore; e la tua pace consisterà nel saper molto sopportare. Se mi ascolterai e seguirai le mie parole, potrai godere di una grande pace. Che farò dunque? In ogni cosa guarda bene a quello che fai e a quello che dici. Sia questa la sola tua intenzione, essere caro soltanto a me; non desiderare né cercare altro, fuori di me; non giudicare mai avventatamente quello che dicono o fanno gli altri e non impicciarti in faccende che non ti siano state affidate. In tal modo potrai essere meno turbato, o più raramente; ché non sentire mai turbamento alcuno e non patire alcuna noia, nello spirito e nel corpo, non è di questa vita, ma è condizione propria della pace eterna.
2. Perciò non credere di aver trovato la vera pace, soltanto perché non senti difficoltà alcuna; non credere che tutto vada bene, soltanto perché non hai alcuno che ti si ponga contro; non credere che tutto sia perfetto, soltanto perché ogni cosa avviene secondo il tuo desiderio; non pensare di essere qualcosa di grande o di essere particolarmente caro a Dio, soltanto perché ti trovi in stato di grande e soave devozione. Non è da queste cose, infatti, che si distingue colui che ama veramente la virtù; non è in queste cose che consistono il progresso e la perfezione dell'uomo. In che cosa, dunque, o Signore? Nell'offrire te stesso, con tutto il cuore, al volere di Dio, senza cercare alcunché di tuo, nelle piccole come nelle grandi cose, per il tempo presente come per l'eternità; così che tu sia sempre, alla stessa maniera, imperturbabilmente, in atto di ringraziamento, bilanciando bene tutte le cose, le prospere e le contrarie. Quando sarai tanto forte e generoso nella fede che, pur avendo perduta ogni consolazione interiore, saprai disporre il tuo animo a soffrire ancor di più - senza trovare scuse, come se tu non dovessi subire tali e tanto grandi patimenti -; anzi quando mi proclamerai giusto e mi dirai santo qualunque sia la mia volontà, allora sì che tu camminerai nella vera e giusta strada della pace; allora sì che avrai la sicura speranza di rivedere con gioia il mio volto. Se poi arriverai a disprezzare pienamente te stesso, sappi che allora godrai di pace sovrabbondante , per quanto è possibile alla tua condizione di pellegrino su questa terra.
Interventi di Agostino dagli Atti della Conferenza di Cartagine
Sant'Agostino - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaPrima seduta (primo giorno)
2. E, dopo che erano entrati i vescovi cattolici: Aurelio, Alipio, Agostino...
55. Diamo mandato ai nostri fratelli e colleghi nell'episcopato: Aurelio, Alipio, Agostino, Vincenzo, Fortunato, Fortunaziano e Possidio di seguire queste istruzioni attenendosi fedelmente al testo, e nella maniera più efficace e più solida che potrà ispirare loro il Signore.
76. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si presentino coloro della cui identità si dubita. E, con altra mano: L'ho autenticato.
78. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si dovevano prendere misure adeguate per evitare che insorgessero disordini, e tu hai saggiamente provveduto in proposito. Ma poiché c'è da temere, verificandosi qualche incidente, che venga piuttosto addebitato a noi, e l'opinione pubblica non sia in grado di discernere bene a chi attribuirne la responsabilità, siamo dell'avviso che la tua Nobiltà non possa prendere decisione migliore e più serena di questa: far venire qui colui sulla cui identità insorgerà un dubbio, terminata la lettura di tutti i nomi. E, con altra mano: L'ho autenticato.
81. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: La tua Nobiltà può constatare come risponda succintamente alle molte parole del mio fratello. Se essi vorranno risponderci, forse non occorrerà molto tempo per dibattere tutta la causa. Dobbiamo temere che, se attualmente non si verifica qualche disordine a causa della folla presente, è precisamente perché non c'è di fronte ad essa un'altra moltitudine, a cui si possa addebitare la responsabilità. E, con altra mano: L'ho autenticato.
82. Il vescovo Emerito disse: Tu riconosci che costoro verranno causando disordini. Infatti qui non c'è stato e non ci sarà da parte nostra alcun tumulto. E, con altra mano: Io, Emerito, vescovo, l'ho autenticato.
83. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Non dico che verranno creando disordine; temo però che la moltitudine qui presente non resti tranquilla fino ad ora, per la sola ragione che non c'è nessuno su cui gettare la responsabilità di eventuali tumulti, in attesa che vi sia assembramento da una parte e dall'altra. Noi chiediamo che si faccia come è stato detto: colui, sulla cui identità sorge un dubbio, deve presentarsi. E, con altra mano: L'ho autenticato.
93. Agostino, vescovo, disse: [Il mandato] sia messo agli atti. Ed essendo stato portato, a cura della cancelleria...
138. Io, Agostino, vescovo della Chiesa dei fedeli di Ippo Regio, trovandomi a Cartagine, alla presenza dell'eccellentissimo tribuno e notaio Marcellino, ho accettato questo mandato e l'ho sottoscritto. Detto questo, il sunnominato disse: Ho di fronte a me, come oppositore, Macrobio.
Seconda seduta
2. ... Entrino pure. E, una volta entrati Aurelio, Alipio, Agostino, Vincenzo, Fortunato, Fortunaziano, Possidio...
14. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi abbiamo fatto sapere attraverso la nostra lettera che concordiamo su questo punto. E, con altra mano: L'ho autenticato.
49. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Non siamo responsabili di ciò che vogliono imputarci i nostri fratelli, che sono di fronte a noi come parte avversa. E, con altra mano: L'ho autenticato.
Il vescovo Petiliano disse: Tu ci stai ingiuriando. E, con altra mano: Come sopra.
50. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: In base all'editto della tua Nobiltà, il quarto mese spira nel giorno delle calende di giugno. Ora, noi siamo venuti prima di questa data; costoro invece, che sembrano cogliere da ciò il pretesto per metterci in difficoltà, hanno pubblicato il loro mandato l'ottavo giorno delle calende di giugno; in ogni caso, se è vero che erano venuti prima del giorno fissato, avrebbero dovuto certamente redigere il mandato prima di questo giorno. Si legga anche la dichiarazione dello stesso Primiano, nella quale promette che si sarebbe presentato quel giorno, e si chiuda tale questione a proposito della quale ci è già stato attirato contro molto astio presso il pubblico. E, con altra mano: L'ho autenticato.
56. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Risulti soltanto questo, che sono costoro a voler differire la cosa. Noi domandiamo alla tua Altezza di accordarglielo. È umano: essi vogliono esaminare, vogliono discutere, vogliono venire ben preparati. Non aumentiamo la lunghezza dei verbali rifiutandoci di aggiornare la seduta, sicché la stessa prolissità del verbale causi a noi maggiori lungaggini. E, con altra mano: L'ho autenticato.
66. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Per noi, oggi è il giorno che abbiamo voluto e, se fosse possibile, che vorremmo. Tuttavia, poiché era un gesto di umanità fare ai nostri fratelli questa concessione, che ci è parso abbiano chiesto senza contravvenire al senso di giustizia, noi ci impegniamo a venire il sei delle idi di giugno per trattare, con l'aiuto del Signore nostro Dio, la causa principale della Chiesa. E, con altra mano: L'ho autenticato.
Terza seduta
2. ... Entrino pure. E, dopo l'ingresso dei vescovi cattolici: Aurelio, Alipio, Agostino, Vincenzo, Fortunato, Fortunaziano e Possidio...
7. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Da molto tempo desideriamo ardentemente che sia terminata la discussione della causa principale. Pertanto, se ci verrà accordato questo, anche se tardi, dal momento che essi vogliono costituirsi come parte avversa, provino la fondatezza delle accuse, lanciate tante volte contro la santa Chiesa cattolica, diffusa in tutto l'universo, e mai provate... E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
20. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: È competenza della tua saggezza valutare se il quesito sia pertinente alla causa. Che sia stata concessa ai vescovi cattolici o ai loro delegati l'opportunità di tenere una conferenza, lo rivela il testo del rescritto imperiale. Noi, da una parte e dall'altra, siamo qui, e Dio ci ha ordinato di dibattere e dialogare, non di litigare. Il clementissimo imperatore, poiché crede in Dio ed è a Lui sottomesso, non ha voluto altro che questo. La tua Altezza ha già deciso nel primo giorno del nostro dibattito che le persone presenti erano legittimamente autorizzate, e i mandati erano stati confermati. Non si interpongano elementi che non sono necessari alla causa. La Chiesa è quella che noi proclamiamo in base alle testimonianze delle divine Scritture, ben nota a tutti, collocata su un monte altissimo, come è stato scritto, e verso la quale muovono tutte le nazioni 1. Se c'è qualcosa da dire contro questa Chiesa, lo si dica adesso senza interporre dilazione alcuna. Se non c'è nulla da dire, si arrenda alla verità chi non è in grado di formulare, presentare e provare la sua accusa davanti agli uomini. Fino a quando questa grande attesa del popolo fedele sarà tenuta in sospeso? Tutti si preoccupano della propria anima, e noi continuiamo a frapporre cavilli che bloccano il dibattito perché non si addivenga mai alla meta di conoscere la verità! E, con altra mano: L'ho autenticato.
40. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: La tua Nobiltà noti bene quanto ci si sta adoperando perché non si faccia nulla. E, con altra mano: L'ho autenticato.
41. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Essi sono presenti; siamo convenuti da una parte e dall'altra, questa sala è affollata di vescovi, i mandati sono stati letti e confermati. Noi non neghiamo che la nostra parte abbia reclamato una conferenza perché costoro vengano una buona volta a provare le accuse o mostrino che non sono stati capaci di provarle: quelle accuse che abitualmente lanciano non tanto contro di noi, o contro questo o quello, ma contro l'intera cristianità. Il quale universo cristiano non è stato promesso e realizzato in seguito a una predizione umana, ma per divine testimonianze. Perché, allora, essi continuano a rimandare ancora la questione, non so per quale tipo di tergiversazione, essi che pure vogliono essere chiamati vescovi di Cristo? L'attesa, non dico di questa città ma di quasi tutto il genere umano, è tenuta in sospeso: esso vuol sentir parlare della Chiesa e noi continuiamo ancora a discettare di formule forensi litigando in modo penosissimo! Ormai la tua Nobiltà si renda conto quale sia la via che è stata imboccata; si degni, dunque, con l'aiuto di Dio, di liberarci una buona volta da questa briga, troncando ogni minimo indugio! E, con altra mano: L'ho autenticato.
44. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Spetta a te intervenire, nobile giudice: se lui ha risposto alle nostre obiezioni, gli dobbiamo senz'altro una risposta; se, invece, la tua saggezza riconosce che lui non ha risposto nulla a quanto gli abbiamo legittimamente domandato, anzi, ha continuato semplicemente ad aggiungere inutili ritardi ad altri ritardi inutili, giudica tu secondo la tua coscienza. E, con altra mano: L'ho autenticato.
50. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si dia lettura del nostro mandato, e capiranno come esso abbracci tutti i singoli elementi della causa. E, con altra mano: L'ho autenticato.
53. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: La conferenza è stata reclamata dai nostri legati: è quanto prescrive il decreto, emanato dalla tua Nobiltà. E, con altra mano: L'ho autenticato.
55. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: ...che è stato dato. Noi tutti riconosciamo di aver chiesto la conferenza, poiché voi la ricusavate, affinché in tal modo ci si riunisse in questo luogo e in questa data per conferire, discutere e dimostrare la verità. Ormai è cosa fatta. Ci siamo riuniti, e voi volete che questa conferenza non giovi a nulla. Ribadiamo che noi abbiamo chiesto la conferenza. L'imperatore, attraverso le parole del suo editto, non ha detto altro che questo: che noi abbiamo chiesto la conferenza. Che questa conferenza abbia ormai luogo. Vediamo un po' che cosa viene detto contro la Chiesa, diffusa nel mondo intero, la quale Chiesa noi dimostriamo, sulla scorta delle testimonianze divine, che è stata promessa ed ora è talmente al cospetto di tutti, da abbagliare gli occhi dei ciechi e sfondare i timpani dei sordi. I nostri fratelli rifiutano di approdare a questa dimostrazione, perché sia provato ciò che non può restare occulto. Enuncino pure le loro accuse; vediamo per quali crimini è venuto meno ciò che era stato promesso ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni 2. Ascoltiamo, impariamo, conosciamo, indaghiamo quali crimini abbiano mai potuto distruggere la promessa fatta da Dio con giuramento. Se, invece, non si potrà dire nulla contro di ciò, allora pronuncia tu la tua sentenza, oppure togli ogni indugio, così si chiuderà finalmente la questione. E, con altra mano: L'ho autenticato.
59. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Se negassimo di aver reclamato proprio noi la conferenza, saremmo inchiodati dalla testimonianza dell'imperatore. Noi abbiamo come testimone l'imperatore: attestiamo di averla richiesta. Siamo venuti qui perché si faccia ciò che abbiamo chiesto e lui ci ha accordato, e tuttora ignoro quali dubbi o indugi si interpongono a ciò. E, con altra mano: L'ho autenticato.
62. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Perché vuoi sapere con tanta insistenza quando l'ho chiesta, dal momento che vedi quando sono venuto? Perché domandi se l'ho chiesta, quando un concilio generale di vescovi cattolici, presenti in questa città, ha conferito il mandato, ha sottoscritto il mandato, e ha autenticato di presenza le firme, dietro tua istanza? Qui non si cerca altro che un pretesto per rimandare il dibattito, in quanto contro la Chiesa universale, fondata sulle testimonianze divine, non c'è proprio nulla da dire. E, con altra mano: L'ho autenticato.
80. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Da molto tempo reclamiamo che essa abbia luogo. La conferenza è stata chiesta, la conferenza è stata accordata, è proprio per questa conferenza che noi siamo venuti da una parte e dall'altra. Dunque, si faccia ormai una buona volta questo dibattito che riconosciamo di aver domandato, e la cui concessione è stata dichiarata con l'atto stesso che l'ha concessa. E, con altra mano: L'ho autenticato.
85. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi non lo neghiamo. E, con altra mano: L'ho autenticato.
97. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Quali cose giudicate? E, con altra mano: L'ho autenticato.
98. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: La Chiesa -che voi non volete ascoltare, ma che dovrete necessariamente ascoltare, perché molte testimonianze e parole di Dio la proclamano diffusa per tutta la terra - la Chiesa con la quale noi siamo in comunione, è stata investita dalle vostre accuse senza fondamento: da qui è nato il vostro scisma che noi deploriamo. Oggi noi vogliamo sapere se sono fondate queste accuse, che voi abitualmente scagliate contro la Chiesa, diffusa su tutta la terra, secondo la promessa che ha ricevuto. Se infatti sono vere queste accuse, che siete soliti scagliare contro la suddetta Chiesa, e se voi potrete dimostrare che essa è stata infangata, macchiata, sconvolta, distrutta ed estinta a causa di non so quali nostri crimini, non ci resterà altro che domandarvi se essa sia potuta rimanere intatta presso di voi, questa Chiesa che voi proclamate ormai perita ovunque. Se invece essa non è potuta soccombere, non vi resta altro che riconoscerla, mettendo fine una buona volta alla lite. E, con altra mano: L'ho autenticato.
99. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Che le persone sono state confermate nel primo giorno del processo ed anche nel giorno seguente al tuo intervento. E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
100. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: ...è ciò che il testo del tuo intervento ha manifestato. Ma poiché egli dichiara che con i cristiani d'oltremare non c'è alcuna questione, e tutto ciò che è in causa riguarda gli Africani, ecco qual è la voce dei cristiani cattolici africani: " Noi siamo uniti dalla comunione all'insieme del mondo cristiano; questa Chiesa, alla quale noi abbiamo scelto di aderire, è quella che si riscontra nelle Scritture...". E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
101. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: ...noi aderiamo a quella Chiesa che riconosciamo in quelle Scritture, in cui abbiamo anche appreso a conoscere Cristo. Queste Scritture che certamente sono le nostre, alla cui autorità entrambi obbediamo, ci presentano Cristo e la Chiesa, uniti come in un santo connubio: Cristo è lo sposo, la Chiesa è la sposa. Dove noi riconosciamo Lui, lì dobbiamo trovare anch'essa. Se pertanto fossimo venuti al mondo in questo preciso momento, e ci domandassimo a quale comunione di cristiani in Africa dovremmo essere associati, senza alcun dubbio dovremmo aderire a quella che noi troviamo nelle sante Scritture, ripudiando le calunniose opinioni degli uomini, prestando fede unicamente alle parole divine, che non sanno mentire. Questo fecero i cristiani d'Africa, quindi sono chiamati e, a pieno titolo, sono realmente cattolici, fondando il loro appellativo sulla loro stessa comunione. Catholon, infatti, significa secondo la totalità; invece colui che è separato dal tutto e difende una parte, separata dal tutto, non usurpi per sé questo nome, ma piuttosto aderisca con noi alla verità. E, con altra mano: L'ho autenticato.
108. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: È compito della tua Altezza giudicare su ciò. Noi siamo entrati qui per confutare le loro accuse. Essi sono abituati ad accusare del crimine di tradizione la Chiesa, in cui crediamo. E, con altra mano: L'ho autenticato.
110. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Essi rimproverano abitualmente alla Chiesa, alla quale aderiamo, i crimini di tradizione e altri peccati, commessi non so da chi, che l'hanno distrutta ed estinta. E, mentre parlava - e, con altra mano: L'ho autenticato.
Il vescovo Emerito disse: Non è questo che ti ho domandato; dà soddisfazione al giudizio pronunziato. E, con altra mano: Io, Emerito, vescovo, l'ho autenticato, salvo effetto del nostro appello.
Agostino, vescovo della Chiesa cattolica disse: ...e per queste accuse di traviare i cuori dei semplici, per la cui salvezza siamo tanto in pena. Noi, sollecitati da questa situazione, li abbiamo fatti citare perché dialoghino con noi, e per vedere se sono in grado di provare le loro accuse, che indirizzano contro la Chiesa. Essi avevano ricusato questa citazione, ma poiché alcuni di loro erano venuti ultimamente a corte, dicendo che volevano essere ascoltati persino davanti al tribunale dei prefetti per discuterne lì, noi, accogliendo sollecitamente il loro tardivo assenso per una conferenza, abbiamo creduto bene domandare all'imperatore di indire la conferenza, per dar loro la possibilità di provare le accuse che sono soliti lanciare contro la Chiesa universale e la verità fosse messa in luce; oppure, in caso contrario, affinché fosse evidente nient'altro che la verità. Queste accuse, se vogliono o sono in grado di dimostrarle, le tirino fuori e ne diano le prove; se invece non possono o non vogliono provarle, allora è ormai competenza della tua Altezza esprimere un giudizio globale sulla questione, come suggerisce lo stesso buon senso. E, con altra mano: L'ho autenticato.
116. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi abbiamo chiesto la conferenza per liquidare le accuse, non per lanciare accuse da confutare; qualora essi non abbiano potuto provare le loro accuse, quali che siano, ciò che resta è quanto sarà manifesto a tutti, e la tua Altezza potrà giudicarne senza che noi ne parliamo. Noi siamo entrati in questo momento per confutare le loro accuse, che scagliano abitualmente contro la Chiesa cui aderiamo; anche il loro mandato contiene queste parole: " Contro i traditori e i nostri persecutori ". Un giorno Primiano, nostro fratello - se se ne degna -, citato in vista della stessa conferenza, rispose: " È indegno che si riuniscano insieme i figli dei martiri e la discendenza dei traditori ". Abbiamo raccolto queste accuse, ed è proprio per liquidare queste accuse che abbiamo sollecitato questa conferenza. Essa è stata accordata: o si provino o si eliminino. E, con altra mano: L'ho autenticato.
140. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi abbiamo tratto questi documenti dagli archivi. Se c'è qualche documento che anche tu hai potuto raccogliere e, richiedendone la lettura, ti sarà rifiutata da noi, allora reputaci pure ingiusti e rendici la pariglia. E, con altra mano: L'ho autenticato.
144. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Se si deve leggere ogni singola cosa fin dalle origini, cioè dal momento in cui si appellarono all'imperatore Costantino presentando denuncia contro Ceciliano, ordina che sia letto il rapporto del proconsole Anullino. E, con altra mano: L'ho autenticato.
155. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Per rispondere a ciò che la controparte ha affermato adesso, la tua Altezza presti bene attenzione a questa breve dichiarazione. Noi dimostriamo, in forza della testimonianza della nostra stessa comunione, che aderiamo fermamente alla Chiesa cattolica, questa Chiesa di cui stiamo per provare - se costoro ce lo vorranno permettere - che non è stata manifestata con la grancassa degli uomini, né attraverso le volubili opinioni umane, ma dalle parole divine. Affinché poi presentiamo leggi o atti o qualsiasi altro documento d'archivio per leggerli nel corso di questa conferenza, sono proprio loro che fanno pressione in tal senso, poiché fanno ricorso a tali documenti. In effetti, se costoro, mettendo da parte ogni documento di questo tipo, volessero riconoscere la Chiesa solo in base alle Scritture, noi non vorremmo altro, non desidereremmo nient'altro. Parlano di crimini di tradizione: questi crimini di tradizione o non li provano con documenti d'archivio, e in tal modo parlano senza dire nulla, oppure li provano e ci costringono a rispondergli di rimando con documenti d'archivio. Dunque, la tua Prudenza vede bene che vanno opportunamente distinte le cause: quando siamo costretti a discutere in base alle leggi civili, quando invece vogliamo o ci auguriamo di por fine a questo dibattito sulla Chiesa esclusivamente in base alle parole divine. E, con altra mano: L'ho autenticato.
160. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi lo abbiamo proclamato già tante volte! Essi reclamano che i nostri vescovi leggano loro il mandato, affidato ai legati dei vescovi stessi: il che equivale a chiedere qualcosa di non pertinente alla causa e che non li riguarda. Il mandato che ci è stato affidato per condurre il dibattito con loro durante la conferenza, questo mandato è già stato letto, e tanto gli basti. E se fossero state effettivamente date ai legati alcune istruzioni che non concernono la causa attuale e noi non volessimo fargliele conoscere? Dunque, è sufficiente che l'imperatore abbia fatto conoscere con un suo proprio documento che siamo stati noi a reclamare la conferenza. Essa è stata accordata, siamo intervenuti ad essa, essa una buona volta abbia corso, se le orecchie degli uomini sono aperte alla verità. E, con altra mano: L'ho autenticato.
162. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Io non ho detto questo; tu non hai prestato la dovuta attenzione, oppure fingi di non aver udito ciò che ho detto. Ascolta: lo diremo in maniera più chiara, per evitare che eventualmente tu non comprenda per colpa mia, in quanto, per la preoccupazione di essere breve, posso aver parlato in modo alquanto oscuro, dicendo cose che tu puoi non aver afferrato bene. È universalmente noto che la Chiesa è coinvolta in disparate questioni, sia quelle sue specifiche sia anche quelle di persone private, che le sono affidate; e può verificarsi il caso che buona parte di queste cause siano da riservare alla mediazione dei vescovi. Ci possono anche essere affidate questioni riservate, che concernono realtà o cause che non ci riguardano, per le quali però spesso è richiesto un nostro intervento ed è reclamato il soccorso della Chiesa. Noi non dobbiamo assolutamente tradire questi segreti, se non vogliamo passare per traditori. Ti basti sapere che lo stesso clementissimo imperatore è testimone che io ho reclamato la conferenza nella causa che ti riguarda. Non chiedere altro, se non ti vuoi ingerire in faccende altrui. Per quanto concerne la tua questione, ti basti sapere quel che è stato letto circa le disposizioni di legge dell'imperatore, ciò che è stato stabilito dal nostro mandato e noi abbiamo sottoscritto. E, con altra mano: L'ho autenticato.
176. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi abbiamo presentato queste richieste, ma in seguito alle vostre precedenti accuse e obiezioni. In effetti, noi esibiamo atti antichissimi, secondo i quali i vostri antenati a quell'epoca si rivolsero al proconsole Anullino e gli presentarono un libello, nel quale asserivano che erano stati elencati i crimini commessi dai nostri antenati, e gli chiedevano di inviarlo all'imperatore Costantino. Noi abbiamo presentato questo libello e chiediamo alla tua Nobiltà di ordinare che venga custodito nell'archivio della cancelleria, facendolo poi leggere secondo l'ordine di precedenza. E, con altra mano: L'ho autenticato.
183. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Ci rinfacciano i crimini di tradizione. E, con altra mano: L'ho autenticato.
Il vescovo Petiliano disse: Questo fa parte della causa. E, con altra mano: Io, Petiliano, vescovo, salvo il nostro appello, l'ho autenticato.
Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Restituisci anche a noi la stessa cortesia: tu sei stato ascoltato da noi con pazienza durante il tuo intervento. Essi sono sempre stati abituati a rinfacciare il crimine di tradizione alla Chiesa, cui aderiamo. E, con altra mano: L'ho autenticato.
186. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Se avranno pazienza! Alla Chiesa cui aderiamo - come ben sanno tutti coloro, dei quali sono soliti turbare l'animo con le loro accuse, e come essi stessi hanno dichiarato nel loro mandato -, alla Chiesa, dico, alla quale noi aderiamo, essi sono soliti rimproverare il crimine di tradizione...< E, mentre parlava> - e, con altra mano: L'ho autenticato.
187. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Se rinunziano alle loro accuse, non tireremo fuori nulla dagli archivi ufficiali. Se, invece, persistono nella stessa accusa, noi dimostreremo, servendoci della documentazione degli archivi ufficiali, che questa causa è già finita da un pezzo, e nonostante ciò essi non hanno desistito dal lanciare accuse di questo genere contro di noi. È per questo che noi abbiamo reclamato questa conferenza, non certo per farci carico una seconda volta di questa causa di tradizione, che essi intentarono contro Ceciliano e i suoi colleghi, e risolverla nuovamente, quanto per dimostrare che essa è già stata definita e chiusa da molto tempo, affinché una buona volta i popoli, che ignorano questi fatti e sono tuttora sconcertati dalle loro accuse, conoscano la verità; e una volta conosciuta la verità, si rendano finalmente conto in quale Chiesa debbano cercare la via della salvezza cristiana. Pertanto, se in questione è la stessa Chiesa, per conoscere e provare la sua identità, la sua consistenza e la sua qualità, sono sufficienti le sole testimonianze divine. Se invece essi cercano gli uomini e se accusano gli uomini - benché la causa della Chiesa sia sempre da distinguere dalla causa degli uomini e non si debba neppure riporre la speranza negli uomini della Chiesa, se sono buoni, né si debba credere che la Chiesa di Dio sia perita a causa degli uomini, se essi sono cattivi -, noi tuttavia ci facciamo carico anche della loro causa, come se fossero fratelli nostri. E se potranno dimostrarci che essi sono colpevoli, oggi stesso noi lanceremo l'anatema contro di loro; ma non lasceremo né abbandoneremo mai la Chiesa per causa loro, essa che è stata promessa e manifestata da Dio. Spetta dunque ad essi scegliere ciò che vogliono. Che essi non accusino più gli uomini, allora i documenti d'archivio finiranno nei cassetti; parlerà soltanto l'autorità divina; sarà invocata la sola Scrittura di Dio, cui siamo sottomessi dall'una e dall'altra parte. E, con altra mano: L'ho autenticato.
189. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Compete alla tua Nobiltà pronunciarsi se coloro, che si difendono dalle accuse lanciategli contro, figurano nella veste di attori in giudizio. E, con altra mano: L'ho autenticato.
197. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi abbiamo già detto su quale base discutiamo, cioè se faremo ricorso ai documenti d'archivio oppure ai testi divini. Questo dipende da voi; se infatti la smettete di criminalizzare le persone, anche noi desisteremo dal ricorrere ai documenti d'archivio e difenderemo la causa della Chiesa unicamente con l'ausilio dei testi divini. Se invece non desisterete dall'accusare le persone, è giocoforza per noi esibire davanti a voi i documenti d'archivio, producendoli contro di voi. Abbiamo già notificato questa nostra intenzione al giudice, poiché essa dal suo cuore non è ancora del tutto caduta a causa dei vostri numerosi quanto inutili interventi, ed è per questo che lui vi rispondeva, dicendo che noi avevamo già assunto la nostra strategia su questo punto, non tanto per assumere la nostra difesa, quanto per difendere il suo ruolo, dal momento che gli abbiamo inculcato e fissato bene nel fondo del cuore ciò che dobbiamo dire. E, con altra mano: L'ho autenticato.
199. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Rispondete, dunque, alla questione proposta. Ritirate le vostre accuse di tradizione? Rispondano pure a questa breve questione che noi poniamo loro: ritrattate le accuse che siete soliti lanciare contro Ceciliano e i suoi colleghi, oppure persistete nelle stesse incriminazioni? E, con altra mano: L'ho autenticato.
201. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Oh, la breve risposta! Che fiume di parole, quando non si può trovare qualcosa da dire! Io ho risposto brevemente alle tue richieste; tu hai voluto sapere da me se mi appoggerò ai testi della legge divina oppure agli atti ufficiali. Ti ho risposto: se la smetti di lanciare accuse, che non possono essere chiarite se non sulla base di atti pubblici, desisterò anch'io dal ricorrere alla documentazione ufficiale e sosterrò la causa della Chiesa, nella quale credo, sulla base dei soli testi divini. Se invece non vuoi recedere da queste accuse, neppure io mi asterrò dal ricorrere a queste prove, grazie alle quali ti dimostrerò che le tue accuse, lanciate contro di noi o contro la stessa Chiesa, cui noi aderiamo, sono false. E, con altra mano: L'ho autenticato.
204. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Se essi sono venuti il giorno quindici [prima delle calende di giugno] per essere presenti il quattordici, perché hanno pubblicato il mandato solo otto giorni [prima delle calende di giugno]? E, con altra mano: L'ho autenticato.
206. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Perché Primiano promise che sarebbe stato presente il giorno delle calende? E, con altra mano: L'ho autenticato.
214. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Sì, ma la causa della Chiesa, e non la causa di Ceciliano e dei suoi colleghi, contro i quali voi rivolgete accuse. Sì, noi lo promettiamo, e lo prometteremo ogni qualvolta voi lo esigerete da noi; se voi non lo esigete, noi proponiamo, sosteniamo, esponiamo e proviamo la causa della Chiesa unicamente sulla base delle testimonianze divine; invece, per la causa di Ceciliano e di qualunque altra persona, ricorriamo esclusivamente a quel genere di documenti, con i quali solitamente si fanno queste dimostrazioni o giustificazioni. E, con altra mano: L'ho autenticato.
218. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si dia lettura, e soltanto dopo si esiga da noi la garanzia di questa lettura. E, con altra mano: L'ho autenticato.
219. Marcellino, uomo eccellentissimo, tribuno e notaio, disse: Prima di leggere, indica chiaramente da dove produci questo testo.
220. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Se hanno dei dubbi al riguardo, consultino gli archivi del proconsole. E, con altra mano: L'ho autenticato.
222. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Non chiamate nessuno vostro padre sulla terra 3: è quanto noi abbiamo vicendevolmente udito, letto e predichiamo ai fedeli. Perché mi domandi se sono figlio di Ceciliano? Ceciliano, se fu innocente, goda pure la sua innocenza, e io godo con lui; ma non ripongo la mia speranza nella sua innocenza. Se invece fu colpevole, cosa che chiarirà forse la causa con verdetto positivo o negativo, lo ha sostenuto la Chiesa, su cui mi appoggio, per non allontanarmi dalle parabole del Signore, ad esempio, quella della paglia sull'aia, dei capri negli stessi pascoli, dei pesci cattivi nelle stesse reti 4; noi tuttavia, a causa dei cattivi, non dobbiamo abbandonare l'aia del Signore o lacerare le reti del Signore con la colpevole animosità dello scisma, e saltare in mare prima del momento di toccare la riva. E, con altra mano: L'ho autenticato.
226. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Costoro sono soliti addossare alla Chiesa cattolica la responsabilità della causa di Ceciliano e dei suoi colleghi o, meglio, parlando senza voler fare polemica, alla Chiesa in cui crediamo. Pertanto, per quel che mi è dato di vedere, essi vogliono farci fare una grossa economia di tempo. Se infatti non vogliono fare di questa causa un capo d'accusa contro la Chiesa cui aderiamo, ci dicano subito quale accusa muovono contro di lui. Se non lo accusano di nulla, perché ci separiamo? Se ci accusano di qualcosa al di fuori della causa di Ceciliano, che lo producano, che lo espongano. E, con altra mano: L'ho autenticato.
228. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Io sono nella Chiesa, nella quale era Ceciliano. E, con altra mano: L'ho autenticato.
230. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi siamo nella Chiesa, nel cui seno Ceciliano ha esercitato l'episcopato ed è morto. Noi leggiamo il suo nome all'altare, siamo in comunione con la sua memoria come con quella di un fratello, non di un padre o di una madre. Tu mi domandi da dove la mia comunione trae origine. È lo stesso Cristo Signore che afferma l'origine della mia comunione, quando dice: Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome essere predicato a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme 5. Questa predicazione ha avuto inizio da Gerusalemme, poi, a partire da questo illustrissimo esordio, si è estesa, diffondendo così la Chiesa alla quale apparteniamo, dapprima nelle vicine contrade e poi nelle regioni lontane, per giungere fino all'Africa. È per vederla che noi abbiamo aperto gli occhi, è essa che noi scopriamo - così come lo stesso Cristo Signore, nostro redentore - nelle parole divine e nei testi divini. Da questo Dio, nostro Padre, da questa Chiesa, nostra madre, non c'è alcun crimine commesso da uomo, non c'è calunnia diretta contro un uomo che mi separeranno giammai. E, con altra mano: L'ho autenticato.
231. Il vescovo Petiliano disse: Ceciliano è per te un padre o una madre, come hai appena detto. E, con altra mano: Io, Petiliano, vescovo, salvo il nostro appello, l'ho autenticato.
232. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Tu hai già inteso che era un fratello. E, con altra mano: L'ho autenticato.
233. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Ceciliano non è mio padre. Se è buono, egli è un mio buon fratello; se è cattivo, egli è un mio fratello cattivo. Tuttavia, in forza dei sacramenti, egli è mio fratello, che sia buono o cattivo. E, con altra mano: L'ho autenticato.
235. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Sì, io lo dico e lo dirò tutte le volte che vorranno: Ceciliano non è mio padre, perché ascolto il mio Signore che mi dice: Non chiamate nessuno vostro padre sulla terra, perché uno solo è il vostro Padre, Dio 6. Io chiamo Ceciliano mio fratello: mio buon fratello se è buono, mio cattivo fratello se è cattivo, perché lui è mio fratello in forza dei sacramenti che ci sono comuni. Se tu vuoi proprio sapere qual è il giudizio che do di lui, ebbene io lo considero innocente, lo credo bersaglio di false accuse; ma questo è un sentire da uomo a uomo, non una convinzione certa. Se tu imputi alla Chiesa le accuse addebitate a Ceciliano, io mi apposto là, per difenderle come accuse portate a un fratello, dimostrando che esse non hanno alcun riferimento con la Chiesa, né con la causa della Chiesa, ed esse non la pregiudicano affatto. E così dimostro che tu non hai nulla da obiettare alla Chiesa cattolica, ammesso pure che siano fondate le accuse contro Ceciliano: cosa che in nessun modo potrai dimostrare. E se non potrai dimostrare che queste accuse sono fondate, potrai valutare e renderti direttamente conto in quale isolamento sei rimasto, quale scelta tu debba fare, lasciando finalmente da parte l'animosità dell'errore, per sostenere con noi la verità e abbracciare con noi la carità, dopo aver condannato l'errore. E, con altra mano: L'ho autenticato.
237. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Io ho un capo, ma è Cristo...
Marcellino, uomo eccellentissimo, tribuno e notaio, disse: Si dimostri con maggiore accuratezza se voi chiamate Ceciliano vostro padre o vostra madre, come vi è stato domandato.
Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Io ho un capo, ma è Cristo, il cui Apostolo ascolto... E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
242. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Ho un capo, ma è Cristo, di cui ascolto l'Apostolo che dice: Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio 7. Infatti, quando l'Apostolo si è dato il titolo di padre, per evitare che noi prendessimo la debolezza umana come fondamento della sua paternità, egli aggiunse: Vi ho generato mediante il Vangelo 8. Dunque, la mia origine e la sorgente stessa della mia origine è tratta dal Vangelo. È per tributare loro un onore, che noi chiamiamo padri coloro che sono superiori a noi o per età o per merito. È tutt'altra cosa quando cerchiamo di sapere chi è nostro padre sul piano della fede, chi è nostro padre in ordine alla salute eterna, chi è nostro padre in rapporto alla Chiesa, cui dobbiamo aderire in ordine alle promesse di Dio, che dobbiamo raccogliere. Infatti, è per rendere loro un onore che ogni giorno diciamo padre agli anziani, ogni giorno diciamo fratello ad alcuni, che non sono uniti a noi nell'unica Chiesa e neppure sono legati a noi dagli stessi sacramenti. Loth chiamò fratelli 9 gli stessi Sodomiti, evidentemente per ammansire la loro aggressività, non in ragione di una riconosciuta fraternità, e quasi di un consorzio dell'unica eredità. Lasciamo perciò da parte tutto questo, distinguiamo fra gli appellativi che sono dovuti agli uomini come segno di onore, e questo appellativo, dato in considerazione della salvezza, di cui ci stiamo occupando. Dal punto di vista della salvezza eterna, dirò con licenza dell'Apostolo, anzi, dietro suo ordine, che l'Apostolo non è certamente mio padre in ordine alla salvezza eterna, lui che mi dice: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. Ora né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere 10. Proprio per questo il Signore ha detto: Non chiamate nessuno vostro padre sulla terra 11. Egli certamente sapeva che l'Apostolo avrebbe detto: Vi ho generato mediante il Vangelo. In effetti, al Signore che aveva detto: Non chiamatevi padre sulla terra, non sarebbe stato contrario l'Apostolo nel dire: Anche se aveste molti padri, vi ho generato mediante il Vangelo 12. Ma poiché egli ha fatto una distinzione, specificando per quale realtà il Signore ci ha dato un padre, e in quale ambito di onore noi potremmo considerare l'Apostolo come un padre, per questo si è espresso in modo tale, che i suoi propositi non fossero in contraddizione con la verità del Signore. Dunque, coloro che io riconosco padri sulla terra, li riconosco come tali per onorarli. Ma, per quanto concerne la mia salvezza, non ho altro padre se non Dio, del quale il Signore mi ha detto: Non chiamate nessuno vostro padre sulla terra, e al quale ogni giorno diciamo: Padre nostro, che sei nei cieli 13. E, con altra mano: L'ho autenticato.
245.Il vescovo Adeodato disse: Agostino ha detto questo. Bene, che ci dica chi lo ha ordinato. E, con altra mano: Adeodato, vescovo, salvo il nostro appello, l'ho autenticato.
Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: In questi giorni non abbiamo assunto il compito di difendere la causa di Agostino, qualunque sia il suo... E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
Il vescovo Adeodato disse: È proprio qui l'indizio di una causa disperata: che ci si risponda in un modo, mentre noi domandiamo un'altra cosa; cosicché, non potendo rispondere alle obiezioni, si vanno a cercare altre cose per spargere una cortina fumogena. Ci dica, dunque, Agostino chi lo ha ordinato. E, con altra mano: Io, Adeodato, vescovo, salvo il nostro appello, l'ho autenticato.
Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Vedo che la questione è superflua. E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
246. Marcellino, uomo eccellentissimo, tribuno e notaio, disse: Degnati di rispondere alla domanda che ti è stata posta.
247. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Vedo molto bene che è superflua la domanda dei nostri fratelli, che ci stanno di fronte, e a tale inutile questione non mi rifiuto di rispondere, a condizione tuttavia che la causa della Chiesa, alla quale non si può controbattere nulla, sia posta su un fondamento assolutamente certo. Io, di cui tu vuoi sapere chi fu il consacratore, sono un cristiano, un fedele e - prendo Dio a testimone - un cattolico: appellativo sul quale ci stiamo ancora interrogando chi sarà degno di fregiarsene. Per quel che mi riguarda, io difendo proprio quella Chiesa; con la voce di cui sono capace, io sostengo quella Chiesa, nella quale - qualunque sia il mio comportamento - è proprio la Chiesa. Vedo a che cosa miri; tu dài retta a calunnie umane e ciò che siete soliti ripetere in continuazione non è estraneo né alle nostre orecchie né ai nostri cuori. Megalio mi ha ordinato, il primate della Chiesa cattolica di Numidia, nell'epoca in cui mi ha potuto ordinare. Ecco, ho risposto. Ora prosegui tu, esponi ciò che stai architettando, certamente anche lì farai la figura del calunniatore. Ecco, ho detto chi è stato il mio consacrante; adesso snocciola le tue calunnie. E, con altra mano: L'ho autenticato.
256. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Leggano loro. Gli concediamo ciò che essi hanno rifiutato di accordarci.
261. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Concedici, uomo sublime, di non farci indugiare oltre su dibattiti superflui per la causa della Chiesa. E volesse il cielo che i nostri fratelli, qui presenti come controparte, avessero presentato questa lettera prima di tutti i loro discorsi perditempo, affinché avessimo già potuto dibattere la causa della Chiesa, su cui verte la questione. La tua Nobiltà d'altronde può constatare che in questa lettera sono intrecciati due tipi di obiezioni o di fatti, ai quali dobbiamo una risposta: l'uno poggia sulle divine Scritture e sulle parole della santa Legge, l'altro contiene accuse umane che non so capacitarmi chi abbia pensato di lanciare contro di noi, più per odio che per amore della verità. Su questi due punti, con l'aiuto del Signore, risponderemo con poche battute, per non replicare con un prolisso discorso a tanta prolissità. A proposito della Chiesa, la questione è di sapere se è stato predetto che nel suo seno sarebbero stati mescolati i cattivi ai buoni sino alla fine del mondo, oppure se esclusivamente tutti i buoni, i santi e gli immacolati, che sono in questo mondo che passa, anche da oggi e sino alla fine dei tempi. Esistono due serie di testimonianze divine; ed evidentemente esse non devono contraddirsi, né lo possono assolutamente se trovano un buon intenditore. Che l'aia sia la Chiesa non l'ho detto certamente io, né qualcuno dei nostri, ma è il Vangelo che parla, nel quale è scritto: Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il grano nel granaio 14 ... E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
262. Il vescovo Emerito disse: Tu non leggi la parola aia. E, con altra mano: Io, Emerito, vescovo, l'ho autenticato.
Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Giovanni ha detto: Pulirà la sua aia e raccoglierà il grano nel granaio 15. E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
Marcellino, uomo eccellentissimo, tribuno e notaio, disse: Si rilegga ciò che chiede.
263. Il vescovo Emerito disse: L'Evangelista ha detto questo dei peccatori occulti, non di quelli manifesti, che tu vuoi mescolati con te. E, con altra mano: Io, Emerito, vescovo, l'ho autenticato.
264. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Il nostro intervento abbia la stessa considerazione della loro lettera. Quando è stata iniziata la sua lettura, nessuno di noi ha fatto strepito, né azione di disturbo, né interruzione. Che lui mi permetta di terminare ciò che ho iniziato a dire e solo allora risponderà. Perché non si vuol dare anche a noi come contraccambio ciò che noi abbiamo dato a loro? La tua Nobiltà ha notato la nostra tolleranza durante la lettura interminabile della lettera... E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
Il vescovo Emerito disse: Egli ci incolpa con la sua pretesa di essere paziente; non deve essere lui a riferire un suo parere, quando il giudice è un altro. E, con altra mano: Io, Emerito, vescovo, l'ho autenticato.
265. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Oh, se potessi essere anche tu paziente finché non ho terminato il mio intervento! Dunque, come avevo iniziato a dire, ci sono testi divini sulla zizzania e sul grano buono, che costoro non hanno neppure tentato di capire. In verità, a proposito delle reti, essi tempo fa hanno riconosciuto che la Chiesa avrebbe dovuto contenere cattivi e buoni; ma essi hanno detto che questi malvagi erano sconosciuti ai sacerdoti, e per questo motivo non potevano pregiudicare i buoni, appunto perché ignoti. Quanto a me, con le prove tratte dalle mie scarse risorse, potrei dimostrare che la maniera più vera d'intendere questo testo è di capire che la Chiesa accoglie nel suo seno cattivi e buoni, cioè la zizzania e il grano buono, e che la stessa parola mondo è stata applicata alla Chiesa, poiché è proprio il Signore che dice: Non per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui 16. Ora, noi sappiamo che il Signore non salva se non la sua Chiesa. E, con altra mano: L'ho autenticato.
267. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Anche noi potremmo dire tutto questo e liquidarlo come contrario ai testi presentati all'inizio. Pertanto è proprio ingiustificata questa interruzione, dovuta al loro rumoreggiare, in quanto anche noi avremmo potuto fare altrettanto per bloccare la lettura della loro lettera. Che ascoltino con pazienza, e la tua Nobiltà li impegni a fare quello che avrebbero spontaneamente già dovuto fare. Ascoltino con pazienza. Ciò che stiamo trattando non è cosa da poco. Oggi ci siamo assunti il compito di rispondere, con l'aiuto di Dio, alla loro lunga lettera, senza chiedere prima il testo in visione per esaminarlo e successivamente dare una risposta, come essi hanno fatto per il nostro mandato. Anch'essi mostrino dunque un poco di pazienza nei nostri confronti e per la tua incolumità. E, con altra mano: L'ho autenticato.
270. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Durante la lettura della lettera avevamo la sensazione che essi stessi parlassero. Durante il loro intervento non abbiamo aperto bocca. Non voglio parlare di pazienza perché essi non se la prendano a male. Essi dunque si mostrino altrettanto silenziosi nei nostri confronti. E, con altra mano: L'ho autenticato.
272. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Proprio per questa ragione essa è stata redatta per iscritto e questa è stata annotata. Se la mia memoria fa difetto su qualche punto, sia io posso chiedere che mi venga letto qualche passaggio della lettera, sia loro possono chiedere che gli venga letto qualche punto dai registri. Si faccia silenzio! Affrontiamo il dibattito. Dunque, come avevo iniziato a dire riprendendo la loro stessa osservazione, noi constatiamo che nelle Scritture il termine mondo è usato per definire sia il male che il bene. Per esempio, il termine mondo è usato in senso negativo, come essi stessi hanno detto: E il mondo non lo ha conosciuto 17, e: Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui 18, e così via. Ma il termine mondo è usato anche in senso positivo: Perché il mondo creda che tu mi hai mandato 19; infatti credere non è proprio dei cattivi. Il termine mondo nel bene: Non è venuto per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui 20: solo la Chiesa infatti sarà salvata nel mondo. Dunque, poiché il termine mondo viene impiegato tanto in senso buono che cattivo, è da qui che insorge questa sorta di rissa delle Scritture, se esse non hanno un buon intenditore. Usa bene il lume dell'intelligenza; vedi nel termine mondo, preso in senso negativo, tutti coloro che in tutte le nazioni amano le cose temporali; vedi nel termine mondo, preso in senso positivo, tutti i fedeli, presso tutte le nazioni, che nutrono la speranza nella vita eterna. Dio era in Cristo - dice - che riconcilia il mondo a sé 21: se dunque si può riconciliare con Dio questo mondo rifiutato, a proposito del quale è stato detto che l'amore di Cristo non è in colui che ama il mondo, coloro che ne parlano ne tirino la conseguenza. La tua Nobiltà ascolti dunque con pazienza. Io noto che la santa Scrittura, attraverso la mescolanza dei buoni e dei cattivi - come essi stessi hanno riconosciuto a proposito delle reti - ha prefigurato la Chiesa... E, mentre parlava, poiché si faceva strepito, Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Sia posto agli atti che essi fanno strepito.
281. Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Dunque, con il termine mondo - e non poteva sembrare diversamente anche a noi - si intendono gli uomini. Noi evidentemente non siamo così stolti da dire che Cristo promise la salvezza anche alle belve e a tutti gli altri animali privi di ragione. In una parola, quando diciamo: Il mondo giace sotto il potere del maligno 22, si tratta di uomini; Affinché il mondo creda che tu mi hai mandato 23, si tratta di uomini; Riconciliando a sé il mondo 24, si tratta di uomini; e così anche negli altri testi, in cui il termine mondo è usato in senso negativo, si tratta di uomini, sempre di uomini. Infatti in tutto il mondo si trovano gli uni e gli altri: i cattivi mescolati ai buoni. Così pure la Chiesa - essi hanno riconosciuto che, quando è designata con il nome di rete, comprende anche i cattivi, benché abbiano aggiunto che questi restavano sconosciuti ai pescatori - è ormai evidente che essa comporta la presenza di buoni e di cattivi. Rispetto a quello che resta nascosto e a quello che appare, la questione è di sapere se è compito della pietà dei buoni tollerare i cattivi, anche quelli sconosciuti, per non abbandonare i buoni, oppure se, a causa dei cattivi, vogliono abbandonare tutto a quelli cui sarà apparso qualcosa di male nella Chiesa. Così si pone la questione: esaminiamola bene. Noi diciamo in effetti che non si deve trascurare la disciplina ecclesiastica e che, dovunque siano individuati i cattivi, si deve fare su di loro opera di correzione, non solo con reprimende verbali, ma anche con la scomunica e la degradazione, affinché ricerchino per la loro salvezza un luogo umile nella Chiesa. Noi diciamo che questo è fatto anche a scopo medicinale, non per odio ma per desiderio di assicurare la salvezza dei nostri fratelli, come lo stesso Apostolo in un certo passo dichiara in modo chiarissimo quando dice: Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo per lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni; non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello 25...
[Il resto manca]
Interventi di Alipio
dagli Atti della Conferenza di Cartagine
Primo giorno
89. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Questa è una nuova domanda che viene presentata adesso dalla controparte. In effetti, ottemperando alle disposizioni dell'editto imperiale, noi non siamo venuti se non nel numero fissato dall'editto. Ma poiché non possiamo negare anche questo alla sollecitudine dei nostri colleghi presenti, benché non sia compito dell'azione in corso fare un'inchiesta sul numero [dei componenti], ordina che siano introdotti almeno quei nostri fratelli che si troveranno presenti; se casualmente alcuni fossero assenti, domani potrai verificare la loro presenza con i tuoi occhi, a questa condizione tuttavia, per evitare che si verifichi tutt'altra manovra dilatoria: come noi siamo presenti in numero determinato, eletti dal concilio generale dei Cattolici, così anch'essi, che sono stati confermati per il dibattito, assumano in pieno il compito di dibattere la causa, affinché non si possa opporre alcuna manovra dilatoria alla trattazione della questione. E, con altra mano: L'ho autenticato.
93. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: La causa non è stata differita; è oggi che la si deve trattare. E, con altra mano: L'ho autenticato.
100. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Essi ci hanno resi inquieti. Sono stati loro i primi a ispirare questa diffidenza. Dal momento che si procede all'appello nominale dei nostri, ebbene, anche noi mettiamo in dubbio il loro numero. E, con altra mano: L'ho autenticato.
113. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si presentino anche i competitori degli altri due, che sono già usciti. Sono loro che hanno formulato questa esigenza. Vediamo dunque quanti sono i presenti e quanti gli assenti. Vogliamo che questo sia accertato. E, con altra mano: L'ho autenticato.
118. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si ponga la questione di sapere da quanti anni è vescovo.
121. Il vescovo Petiliano disse: Egli ha fatto parte della nostra comunione.
Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Anche noi desideriamo ardentemente questo: che lo imitiate.
Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Se costui è di Cartagine?
122. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: A proposito del nome di Feliciano, egli appartiene alla comunione di Primiano? E, con altra mano: L'ho autenticato.
124. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Che questo sia detto. E lui risponda a tale questione. E, con altra mano: L'ho autenticato.
126. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: La tua Nobiltà può prender nota che costoro hanno ordinato alcuni vescovi anche nella diocesi dei nostri. E, con altra mano: L'ho autenticato.
132. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Deuterio e Restituto.
135. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Sta male.
Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Egli è qui, ma è malato.
136. Io, Alipio, vescovo della Chiesa cattolica di Tagaste, trovandomi a Cartagine, alla presenza dell'eccellentissimo tribuno e notaio Marcellino, ho accettato questo mandato e l'ho sottoscritto.
174. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Essi rispondano se tutte le firme, contenute nel loro mandato, sono state apposte qui, a Cartagine. E, con altra mano: L'ho autenticato.
177. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Guai alla falsità!
181. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Sia annotato che tutti costoro sono stati ordinati vescovi nei villaggi o nelle fattorie, e non nelle città. E, con altra mano: L'ho autenticato.
183. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si risponda se costui, per il quale è stato firmato, è presente. E, con altra mano: L'ho autenticato.
184. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si attesti ufficialmente che costoro cercano di inserire negli atti anche i nomi dei vescovi assenti, affinché anche a noi sia permesso di fare l'elenco di tutti i vescovi cattolici, che per infermità o per altro motivo non hanno potuto presenziare. E, con altra mano: L'ho autenticato.
187. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si sopprima dunque la firma degli assenti. E, con altra mano: L'ho autenticato.
Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Di dove sei tu? Qual'è la tua città?
201. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si attesti che questa firma è stata riconosciuta falsificata. E, con altra mano: L'ho autenticato. Il vescovo Adeodato disse: Qui si tratta di un errore, non di un falso. E, con altra mano: L'ho autenticato. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Un grave errore: egli ignorava la sede di questo vescovo. E, con altra mano: L'ho autenticato.
Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Che almeno il loro segretario ci comunichi chi ha sottoscritto in suo nome. E, con altra mano: Come sopra. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Ci basta non aver lasciato passare inosservato questo fatto. E, con altra mano: Come sopra.
207. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si leggano i nomi, affinché li riconosca. E, con altra mano: L'ho autenticato. Fortunaziano, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Se è morto in viaggio, come mai ha firmato? E, con altra mano: L'ho autenticato. Aurelio, vescovo della Chiesa cattolica di Cartagine, disse: Forse un chierico ho sottoscritto per il defunto? E, con altra mano: L'ho autenticato. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Che egli faccia la sua scelta, perché gli possa dimostrare come egli mentisca. E, con altra mano: L'ho autenticato. Marcellino, uomo eccellentissimo, tribuno e notaio, disse: Ci sia spiegato come abbia potuto firmare quello che si dice sia morto durante il viaggio. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si legga per conoscere se un chierico ha sottoscritto con il proprio nome oppure con il nome del defunto. E, con altra mano: L'ho autenticato. Marcellino, uomo eccellentissimo, tribuno e notaio, disse: Si legga per sapere quale nome porta la firma di colui che si afferma essere morto in viaggio. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Ci basta aver rilevato queste irregolarità. Passiamo a ciò che segue. E, con altra mano: L'ho autenticato. Il vescovo Petiliano disse: Tu non hai rilevato nulla; tu argomenti contro la verità. E, con altra mano: Io, Petiliano, vescovo, l'ho autenticato. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Sei tu che lo hai detto. E, con altra mano: L'ho autenticato.
Marcellino, uomo eccellentissimo, tribuno e notaio, disse: Se, come asserite, è vero che lui è morto durante il viaggio, è evidente che la sua firma è stata letta mentendo spudoratamente; se poi egli stesso ha sottoscritto, non è possibile che sia potuto morire in viaggio. Il vescovo Petiliano disse: Non è forse un fatto umano morire? Non è forse vero che anche i moribondi firmano il loro testamento? E, con altra mano: Io, Petiliano, vescovo, l'ho autenticato. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Morire è cosa umana, ma non è umano mentire. E, con altra mano: L'ho autenticato. Il vescovo Petiliano disse: Questo non è mentire, perché potrebbe essere deceduto durante il viaggio di ritorno. Io sto prendendo visione del mandato appena ora; dico ciò che questo mi suggerisce. E, con altra mano: Io, Petiliano, vescovo, l'ho autenticato.
208. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Come hanno potuto i presenti dare il mandato ai presenti?
212. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Sono ancora presenti alcuni nostri colleghi, i quali non hanno dato la loro firma al mandato. Infatti ne erano impediti o per infermità, o per motivi di forza maggiore, anche perché vennero dopo. Ordina che anch'essi si presentino per essere identificati. E, con altra mano: L'ho autenticato.
213. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Sei, compresi gli assenti. E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
215. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Che sfilino nel mezzo e si facciano identificare. Essi sono venti. E, con altra mano: L'ho autenticato.
Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Severo ha atteso per molto tempo, ma ora è partito perché malato.
Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Il vescovo Delfino è qui, ma è assente per infermità. Infatti anche Faustiniano vescovo di Rusicaddi è qui, in questa città, ma sta male, e Felice Serteitano è infermo ad un piede.
217. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si scriva che sono assenti centoventi fra noi, certamente trattenuti da malattia, o dall'età o da una urgenza. E, con altra mano: L'ho autenticato.
221. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Come la tua Nobiltà ha ordinato nell'editto, lasciando libera la giornata di domani per stendere in bella copia la minuta della seduta, noi attenderemo fino a dopodomani, se tu lo ordini. E, con altra mano: L'ho autenticato.
223. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Altri due sono presenti, come ha già annunciato la segreteria, cioè i nostri fratelli Leone e Asterio. E, con altra mano: L'ho autenticato.
Secondo giorno
21. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Allora si mette in dubbio la buona fede della segreteria o dei sorveglianti. E, con altra mano: L'ho autenticato.
32. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Come ha prescritto la tua Nobiltà nell'editto, lasciando libera la giornata di domani per la trascrizione in bella copia della minuta, noi attenderemo fino a dopodomani, se tu lo ordini.
40. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: La lunghezza degli atti deriva più dal numero dei vescovi citati da entrambe le parti e dalle loro risposte, che non dalla trattazione vera e propria della causa. Non c'è dunque motivo perché la controparte colga il pretesto per far aggiornare la seduta, tanto più che anch'essi hanno dato il loro consenso per aggiornare il dibattito alla data odierna. E, con altra mano: L'ho autenticato.
44. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Come ha disposto la tua Nobiltà con l'editto, lasciando libero il domani per la trascrizione della minuta, noi attenderemo fino a dopodomani, se lo ordini.
59. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Come ha disposto la tua Nobiltà con l'editto, lasciando libero il domani per la trascrizione della minuta, noi attenderemo fino a dopodomani, se lo ordini.
69. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Secondo le direttive della tua Nobiltà, quando noi riceveremo gli atti, rilasceremo regolarmente la ricevuta, indicando l'ora. E, con altra mano: L'ho autenticato.
72. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: L'altro ieri sono state buttate fuori molte falsità. Per evitare che il popolo sia turbato da questi inganni, noi chiediamo che un editto della tua Nobiltà faccia sapere che sono proprio loro che hanno reclamato un aggiornamento. E, con altra mano: L'ho autenticato.
Terzo giorno
12. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si dia lettura del loro mandato, e la tua Nobiltà prenderà coscienza delle loro intenzioni. E, con altra mano: L'ho autenticato.
18. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Per rispondere dunque alla questione che hanno posta, ordina di far leggere i mandati di entrambe le parti, così essi avranno in mano gli strumenti per sapere ciò che hanno desiderato. E, con altra mano: L'ho autenticato.
22. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si proceda alla lettura di ciò che avevi ordinato. E, con altra mano: L'ho autenticato.
26. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Questo è ciò che importa di più: tu non sei stato anche terrorizzato. E, con altra mano: L'ho autenticato.
28. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Tu, né sei stato terrorizzato, come si è detto, né hai provato alcun timore. E, con altra mano: L'ho autenticato.
33. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Che costoro condannino il nome di Donato, così per l'avvenire non li chiameremo più Donatisti. E, con altra mano: L'ho autenticato.
35. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Ho fatto davvero il nome di Mensurio? E, con altra mano: L'ho autenticato.
68. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Anche la tua Nobiltà è d'accordo con noi: qui si stanno ripetendo sempre le stesse cose. È sufficiente la persona di coloro che sostengono il dibattito, confermata dall'autorità del presente mandato. Adesso, lasciato ormai da parte tutto ciò che è superfluo al dibattito, veniamo alla questione, sulla cui validità non vi potrà essere alcun dubbio poiché la nostra persona, alla quale il concilio generale ha dato mandato di discutere la questione, ha talmente convalidato la conferenza, che neppure loro possono dubitarne, proprio loro che hanno visto sfilare sotto i loro occhi tutti coloro che hanno dato il mandato. E, con altra mano: L'ho autenticato.
88. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Ormai è sufficiente la lettura del rescritto. Essi hanno potuto notare qual'è l'argomento che l'imperatore ha voluto che fosse trattato da noi. Eliminiamo le digressioni superflue e veniamo alla causa. Dobbiamo considerare infatti a che cosa miri la controparte: fin dalla prima seduta essa ha preso il pretesto della lunghezza dei verbali processuali per chiedere un aggiornamento, così anche oggi desidera sovraccaricare i codici di discussioni superflue, per farne ancora un pretesto di aggiornamenti, necessari per la stesura in bella e per la pubblicazione dei verbali. E, con altra mano: L'ho autenticato.
102. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Pronuncia una sentenza interlocutoria oppure ordinaci di dare una risposta esauriente a queste domande. E, con altra mano: L'ho autenticato.
119. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Non è nostro compito replicare in modo superfluo a questo punto. E, con altra mano: L'ho autenticato.
122. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Siamo informati. E, con altra mano: L'ho autenticato.
136. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi lo proveremo. E, con altra mano: L'ho autenticato.
170. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi presentiamo [documenti] più antichi. E, con altra mano: L'ho autenticato.
173. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Ecco, ne presentiamo più antichi. E, con altra mano: L'ho autenticato.
206. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Ordina che sia letto questo. Benché tale faccenda sia stata regolata e la controparte continui a buttare del fumo negli occhi per illudere la gente, noi tuttavia ti chiediamo di ordinare la lettura anche di questo; in tal modo essi riconosceranno quanto impudentemente ripetano ciò che è stato eliminato precedentemente. E, con altra mano: L'ho autenticato.
240. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si prenda nota del loro rumoreggiare. E, con altra mano: L'ho autenticato.
244. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Chi ha ordinato e chi è stato ordinato? Noi qui siamo molti; molti ad aver ricevuto l'incarico di difendere la causa secondo le istruzioni del nostro mandato. La controparte spieghi bene di chi sta cercando l'ordinante, perché lo cerca, affinché vediamo se la questione merita una risposta. E, con altra mano: L'ho autenticato.
257. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Leggano pure: noi concediamo loro ciò che essi si sono rifiutati di accordarci. E, con altra mano: L'ho autenticato.
269. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Se essi vogliono rispondere, lasciamo da parte la lettera, e risponderemo separatamente su ogni punto; in caso contrario, essi ci permettano di rispondere.
272. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si prenda nota che fanno strepito. E, con altra mano: L'ho autenticato.
273. Alipio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Dov'è dunque andata a finire la pazienza promessa, e quale reciprocità ci è accordata? Non indicano forse che essi diffidano della loro causa? E, con altra mano: L'ho autenticato.
Interventi di Possidio
dagli Atti della Conferenza di Cartagine
Primo giorno
128. Possidio, vescovo della località suddetta, disse: Lo riconosco.
139. Io, Possidio, vescovo della Chiesa cattolica di Calama, trovandomi a Cartagine, alla presenza dell'eccellentissimo tribuno e notaio Marcellino, ho accettato questo mandato e l'ho sottoscritto. Detto questo, il suddetto disse: La comunità è cattolica.
150. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi vogliamo accertare che essi sono presenti anche di persona. E, con altra mano: L'ho autenticato.
157. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: In quale sede è dunque Felice? E, con altra mano: L'ho autenticato.
197. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Possidio, vescovo di Silli. Poi, avvicinatosi, il suddetto disse anche: Ho dato mandato e l'ho sottoscritto.
201. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Che almeno il loro segretario ci dica chi ha sottoscritto in suo nome. E, con altra mano: Come è scritto sopra.
Secondo giorno
11. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Vescovi della verità, è vostro compito provare, non fare proclami. E, con altra mano: L'ho autenticato.
29. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: È stato scritto: Nel molto parlare non manca la colpa 26. Poiché abbiamo questo testo sotto gli occhi, seguendo l'ispirazione divina, non vogliamo sembrare verbosi. Allora, se siete d'accordo, veniamo alla causa, che potremo trattare e definire alla svelta. Quanto agli interventi di tipo dilatorio... E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
31. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Nel molto parlare non c'è mai stata la sapienza. E, con altra mano: L'ho autenticato.
Terzo giorno
10. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Nessuno frapponga piccoli tranelli di tipo dilatorio. Se noi nutriamo una certa fiducia sulla difesa della nostra causa... E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
22. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Questo lo si deve provare, non proclamare. E, con altra mano: L'ho autenticato.
68. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Chi ha potuto o può negare che noi abbiamo reclamato la conferenza? E, con altra mano: L'ho autenticato.
69. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Parla della causa, tu hai inteso il mandato. Si legga e si rilegga, e tu rispondi, se hai qualcosa da dire. Tu ti attardi su discorsi superflui. E, con altra mano: L'ho autenticato.
80. Il vescovo Possidio disse: Non vogliono smetterla con le discussioni inutili. E, con altra mano: L'ho autenticato.
105. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Spiegami ciò che essi hanno domandato. E, con altra mano: L'ho autenticato.
119. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Si dia lettura degli interventi interlocutori della tua Altezza, ed essi riconoscano ciò che reclamano. E, con altra mano: L'ho autenticato.
141. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Egli ha paura delle sue asserzioni, è per questo che si oppone alla lettura dei verbali... E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
142. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: La loro impazienza e il loro strepitare sia posto agli atti attraverso un intervento interlocutorio della tua Nobiltà. Costoro sono molto sfiduciati sulla fondatezza della loro causa, infatti non si decidono assolutamente ad entrare nel merito della questione. Non sia vanificato il molto che è stato detto negli interventi della nostra parte, concernente le promesse già realizzate della Chiesa di Dio. Perché queste tergiversazioni? Perché questa ricerca di cavilli forensi? La tua Nobiltà voglia ormai pronunciarsi, fronteggiando la loro difesa. E, con altra mano: L'ho autenticato.
146. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Se tu confidassi nella bontà della tua causa, verresti al nocciolo della questione. E, con altra mano: L'ho autenticato.
148. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi presentiamo documenti antichissimi, che chiediamo alla segreteria di accogliere. La tua Nobiltà ordini di leggerli. E, con altra mano: L'ho autenticato.
152. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi presentiamo ciò che voi avete chiesto: non pentitevi di averlo domandato. Tu hai voluto far leggere alcuni atti antichi: li abbiamo fra le mani. La tua Nobiltà ordini di far leggere ciò che noi presentiamo. E, con altra mano: L'ho autenticato.
168. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Noi presentiamo i documenti più antichi, utili per definire la nostra posizione. E, con altra mano: L'ho autenticato.
178. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Tutte le prove saranno presentate, se ti degnerai di ordinare di farle accettare e leggere dal segretario. E, con altra mano: L'ho autenticato.
180. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Quando i documenti saranno stati letti, sarà più facile individuare l'attore in causa. E, con altra mano: L'ho autenticato.
183. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Tu sei stato il primo a produrre documenti. E, con altra mano: L'ho autenticato.
192. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Gli atti precedenti fanno fede che è stato risposto a tutto. E, con altra mano: L'ho autenticato.
195. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Tu non ci permetti neppure di rispondere!
243. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Chi?
245. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Oggi non ci siamo assunti il compito di difendere la causa di Agostino, qualunque essa sia... E, mentre parlava - E, con altra mano: L'ho autenticato.
256. Possidio, vescovo della Chiesa cattolica, disse: Sia annotato che proprio loro hanno reclamato di far leggere dai loro segretari gli atti che hanno presentato. E, con altra mano: L'ho autenticato.
1 - Cf. Isa 2, 2.
2 - Gen 22, 18.
3 - Mt 23, 9.
4 - Cf. Mt 13, 24, 30; 3, 12; 13, 47-48.
5 - Lc 24, 46-47.
6 - Mt 23, 9.
7 - 1 Cor 3, 22-23.
8 - 1 Cor 4, 15.
9 - Cf. Gen 19, 7.
10 - 1 Cor 3, 6-7.
11 - Mt 23, 9.
12 - 1 Cor 4, 15.
13 - Mt 6, 9.
14 - Mt 3, 12; Lc 3, 17.
15 - Mt 3, 12; Lc 3,
16 - Io 3, 17.
17 - Io 17, 25.
18 - 1 Io 2, 15.
19 - Io 17, 21.
20 - Io 3, 17.
21 - 2 Cor 5, 19
22 - 1 Io 5, 19.
23 - Io 17, 23.
24 - 2 Cor 5, 19.
25 - 2 Thess 3, 14-15.
26 - Prov 10, 19.
Il castello interiore: terze mansioni
Il castello interiore - Santa Teresa d'Avila
Leggilo nella BibliotecaCapitolo 1
Della poca sicurezza che si ha in questo esilio, nonostante la sublimità dello stato nel quale si possa essere, per cui bisogna andar sempre con timore - Alcuni avvisi importanti.
1 - A coloro che per misericordia di Dio hanno superato tutti questi combattimenti, e con la loro perseveranza sono entrati nelle terze mansioni, che cosa diremo se non: Beato l'uomo che teme il Signore?
Dato il mio rozzo ingegno, non è piccola grazia che Sua Maestà mi faccia intendere, proprio in questo momento, il senso del suaccennato versetto in lingua volgare. Sì, a ragione li chiamiamo beati, perché seguono una via che, per quanto ci è dato di vedere, li condurrà al porto della salute, purché non tornino indietro. Comprendete da ciò, sorelle, quanto importi vincere le battaglie che precedono, dopo le quali il Signore - ne son certa - non lascerà di darci sicurezza di coscienza, il che non è piccolo beneficio.
Ho detto sicurezza, ma ho detto male, perché in questa vita la sicurezza non si può mai avere, per cui, tutte le volte che ne parlerò, sottintendete sempre: a patto che non si abbandoni il cammino incominciato.
2 - Oh, la sventura di dover vivere in questa vita, nella quale occorre essere sempre come coloro che avendo i nemici alla porta, non possono lasciar le armi neppure per mangiare e dormire, ma star in continua apprensione che da qualche parte si dia l'assalto alla fortezza!
Oh, Signor mio e mio Bene! Come volete che si ami una vita così infelice, e si lasci di bramare e di chiedere d'esserne liberati?
Ciò non sarebbe che con la speranza di perderla per amor vostro, o di spenderla tutta per vostro servizio, sicuri con questo d'esser vostra volontà che continuiamo a vivere.
In caso contrario, mio Dio, moriamo pure con Voi, come disse S. Tommaso, ( Eamus et nos ut moriamur cum eo. (Gv. 11, 16)) perché vivere senza di Voi e nel timore di perdervi per sempre, non è che un morire mille volte.
Perciò vi dico, figliuole, di non domandare altra beatitudine che di entrare nella sicurezza dei beati. Che gioia si può mai avere in mezzo a tanti timori, quando non si vuol altra gioia che di contentare il Signore?
Considerate che in queste disposizioni, ed in altre ancora più perfette, erano pure certi santi che poi caddero in gravi peccati. Si aggiunga poi che non siamo sicuri che Dio abbia a stendere la mano pure a noi, mediante qualche suo aiuto particolare, per cavarci da quello stato e darci modo di far penitenza.
3 - Per conto mio, figliuole, quando questo pensiero mi si presenta alla mente - ciò che mi succede assai spesso - mi sento così rabbrividire che non so come riesca a scrivere, e nemmeno come continui a vivere. Pregate, figliuole mie, perché Sua Maestà viva sempre in me: con una vita così male impiegata come la mia, non so proprio come mettermi tranquilla.
Non affliggetevi se vi parlo così. Ho visto altre volte che, quando vi parlo in questo modo, voi vi rattristate, e ciò per il fatto che mi volete una gran santa.
Avete ragione, e lo vorrei essere anch'io. Ma che devo fare, se per colpa mia ho perduto ogni cosa? Certamente non posso lamentarmi di Dio, perché Egli mi ha dato tutti gli aiuti sufficienti per realizzare i vostri desideri, e io mai me ne ricordo senza versare grandi lacrime. Che confusione, intanto, dover scrivere per anime che mi possono fare da maestre! Che dura obbedienza è mai questa per me!
Piaccia a Dio, per amor del quale io scrivo, che ciò vi sia di vantaggio, e pregatelo di perdonare a questa miserabile e temeraria creatura!
Sa bene il Signore che non posso in altro sperare che nella sua misericordia. Ed essendomi impossibile di non essere quella che sono, non mi resta che di appoggiarmi alla sua clemenza e di confidare nei meriti di suo Figlio e della Vergine sua Madre di cui indegnamente porto l'abito.
E voi, figliuole mie, che pure lo portate, ringraziate Iddio di essere le vere figlie di questa Signora, perché avendo in lei una Madre così grande, non siete costrette a vergognarvi di me, che sono tanto cattiva. Imitatela, considerate la grandezza e il vantaggio che abbiamo nell'avercela a Patrona, e come non siano stati sufficienti i miei peccati e la mia misera vita a scemare, neppur di poco, lo splendore del suo sacro Ordine.
4 - Vi voglio dare un consiglio.Non per questo che siete in un tal Ordine e con una tal Madre e Patrona dovete credervi sicure.
David era molto santo, ma ben sapete chi sia stato Salomone. (Salomone era figlio di David, ma nella sua tarda età rinnegò il vero Dio per darsi al culto degli dei stranieri.) Non fidatevi né della stretta clausura, né della penitenza che fate. Nemmeno vi assicuri la vostra costante occupazione nelle cose di Dio, nel, continuo esercizio dell'orazione e nel ritiro assoluto dal mondo, che vi pare anzi di odiare. Tutto questo è buono; ma non deve bastare a farvi smettere di temere.
Ripetete invece quel che dice il salmo, e ricordatelo spesso: Beatus vir qui timet Dominum!
5 - Mi sono tanto divagata che non ricordo più cosa stavo dicendo. Quando penso alla mia miseria, mi si tarpano le ali e divengo incapace di dir alcunché di buono, per cui non voglio più parlarne. Torniamo, dunque, a quello che ho cominciato a dire circa le anime che sono entrate nelle terze mansioni.
Non è piccola la grazia che il Signore ha fatto loro nell'aiutarle a vincere le prime difficoltà. Esse ora - e credo che ve ne siano molte nel mondo, per misericordia di Dio - desiderano ardentemente di non offendere il Signore, si guardano anche dai peccati veniali, amano la penitenza, hanno le loro ore di raccoglimento, impiegano bene il tempo, si esercitano in opere di carità verso il prossimo, sono molto regolate nel parlare e nel vestire, e quelle che hanno famiglia la tengono assai bene.
Il loro stato è degno d'invidia, e non vi è nulla, a quanto sembra, che possa loro impedire anche l'ultima mansione, come di certo non lo impedirà loro il Signore, purché esse lo vogliano, essendo troppo bella questa loro disposizione per non attirarsi tutte le grazie di Gesù.
6 - O Gesù!.. Chi è fra voi, sorelle, che innanzi a un bene così grande abbia a dire di non volerne sapere, specialmente dopo aver già superato quello che è più penoso? Nessuna certo.
Sì, diciamo tutte di volerlo, ma per divenire vere anime di Dio non basta volerlo, come non è bastato al giovane che fu interrogato dal Signore se voleva essere perfetto. Da quando ho cominciato a parlare di queste mansioni, l'immagine di quel giovane mi è sempre dinanzi, perché qui ci troviamo nelle sue medesime condizioni, né più né meno.
Le aridità che si provano nell'orazione hanno varie cause, ma il più delle volte derivano da questo. Non parlo già di quelle pene interiori, veramente intollerabili che molte anime buone soffrono senza loro colpa, e dalle quali il Signore le fa poi uscire con vantaggio. Nemmeno parlo di coloro che van soggetti a melanconia o ad altre infermità, dato che in ogni cosa bisogna sempre risalire ai giudizi di Dio.
Io tengo per certo che causa ordinaria delle aridità sia appunto quello che ho detto.
Siccome queste anime sentono che per nulla al mondo commetterebbero un sol peccato - e molte di esse neppure un peccato veniale avvertito - e vedono che impiegano bene la loro vita e le loro ricchezze, non sanno sopportare con pazienza di trovar chiusa la porta dell'appartamento del Re, di cui si tengono e sono vassalle. Non riflettono però che molti sono i vassalli anche intorno ai re della terra, ma che non tutti possono entrare nella loro stanza.
Figliuole mie, rientrate in voi stesse e non curatevi dei vostri piccoli atti di virtù, giacché, come cristiane, siete obbligate a farne di ben altri.
Contentatevi di essere le vassalle di Dio e non pretendete di più, per non rischiare di perdere ogni cosa. Considerate i santi che sono entrati nell'appartamento reale, ed esaminate la differenza che ci separa da loro.
Non domandate quello che non avete meritato.
Veramente, dopo aver offeso Dio, non dovremmo neppur pensare di aver diritto a qualche cosa, nemmeno se poi l'avessimo servito molto! ...
7 - O umiltà, umiltà!... Non so per che motivo non posso lasciar di credere che sia per mancanza di umiltà se costoro tanto si affliggono per le aridità che soffrono. Ripeto che non parlo di quelle grandi pene interiori a cui ho accennato e che sono assai di più d'una semplice mancanza di devozione.
Proviamoci da noi stesse, sorelle! Meglio, ci provi il Signore che sa farlo assai bene, malgrado ogni nostra ripugnanza!..
Veniamo ora a queste anime così ben regolate, osserviamo cosa fanno per Iddio e vedremo subito che non c'è motivo di lamentarci di Lui.
Se quando ci dice quello che dobbiamo fare per essere perfette, noi gli volgiamo le spalle e ce ne andiamo con tristezza, come il giovane del Vangelo, cosa volete che faccia, dato che ci deve premiare a seconda dell'amore che gli portiamo?
Si pensi inoltre che quest'amore non dev'esser frutto di immaginazione, ma provato con opere. Però non bisogna neppur credere che Egli abbia bisogno di queste opere: ciò che importa è la determinazione della volontà.
8 - Ci parrà di aver fatto ogni cosa perché portiamo l'abito religioso, assunto di nostra spontanea volontà, e abbiamo abbandonato per Iddio tutte le cose del mondo e quanto in esso avevamo.
Forse non saranno state che le povere reti di S. Pietro. Tuttavia a chi dà quanto ha, sembra di dar molto. E questa è già una buonissima disposizione, purché si perseveri e non si torni fra i rettili delle prime mansioni, neppure con il desiderio.
Se si persevera in questo spogliamento ed abbandono di ogni cosa, si otterrà quanto si brama, a condizione però - e lo raccomando moltissimo - che ci si tenga per servi inutili, come dice S. Paolo, ovvero Gesù Cristo, (Servi inutiles sumus: quod debuimus facere fecimus. Appunto Gesù Cristo in Luca 17, 10.) né mai si creda che Dio sia obbligato a darci quei favori quasi a premio di quello che si fa.
Non bisogna inoltre dimenticare che chi più riceve, più è obbligato a dare. E allora, che cosa possiamo fare per un Dio così generoso che è morto per noi, che ci ha creati e ci conserva nell'essere, se non ritenerci felici di ripagare, almeno in parte, il molto che gli dobbiamo per i grandi servizi che ci ha resi? Sì, è a malincuore che uso queste espressioni, ma è la pura verità: in tutto il tempo di sua vita il Signore non ha fatto che servirci. E noi oseremo chiedergli anche delizie e favori?
9 - Considerate attentamente, figliuole, alcuni avvisi che qui ho accennato solo in confuso per non sapermi spiegare. Il Signore ve li farà meglio comprendere per aiutarvi a ricavare dalle aridità, non già inquietudine, come il demonio pretende, ma sentimenti di umiltà. Quando un'anima è veramente umile, anche se Dio non le dà consolazioni, le darà sempre - siatene persuase - tal pace e conformità da sentirsi più contenta delle altre, nonostante tutte le loro delizie.
Le consolazioni Egli le comparte ai più deboli: spesso è così, e l'avrete letto anche voi. E questi non le cambierebbero di sicuro con le energie delle anime che camminano nelle aridità, perché, purtroppo, siamo più amici delle consolazioni che delle croci.
Ma voi, o Signore, che sapete ogni cosa, metteteci alla prova, per farci conoscere chi siamo!
Capitolo 2
Prosegue sul medesimo argomento e tratta delle aridità dell'orazione e di quello che ne potrebbe venire. - E' necessario che ci mettiamo alla prova - Come il Signore provi le anime che si trovano in queste mansioni.
1 - Ho conosciuto alcune anime - anzi, credo di poter dire molte - che avendo raggiunto questo stato, vivevano da molti anni, a quanto se ne poteva giudicare, in grande rettitudine e regolarità di vita, sia interna che esterna.
Ciò nonostante, quando pareva che già dominassero tutto il mondo, o per lo meno che ne fossero pienamente disingannate, bastava che Sua Maestà le mettesse alla prova, e in cose non gravi, che subito cadevano in tanta inquietitudine e turbamento di spirito che io ne rimanevo attonita e molto turbata.Dar consigli è inutile.
Col pretesto che da tanto tempo fan professione di virtù, si credono in grado di insegnare agli altri, e pensano di aver tutte le ragioni per essere sensibili a quelle prove.
2 - Io non ho trovato e non trovo altro rimedio per consolare tali anime, che mostrarsene grandemente afflitti, come del resto se n'ha motivo nel vederle soggette a cosa grande miseria.
Non bisogna contraddirle nel loro modo di vedere, perché sanno illudersi così bene con i loro ragionamenti da credere che patiscono per amor di Dio, giungendo infine - altro inganno per anime tanto avanzate! - a non mai persuadersi della loro imperfezione. Nessuna meraviglia che le prove si sentano, ma mi pare che ciò dovrebbe essere per poco.
Iddio, volendo che i suoi eletti tocchino con mano la loro miseria, sottrae un poco il suo favore: e questo basta per dar loro a conoscere chi sono.
L'esito della prova si manifesta immediatamente, ed essi non tardano molto a riconoscere quanto siano imperfetti giacché la pena che alle volte ne hanno, è meno per la causa che dovrebbe produrla, che per l'umiliazione di vedersi tanto sensibili, benché non lo vogliano, per delle cose di così scarsa importanza.
Tuttavia, credo che anche questo sia una grande grazia di Dio, perché, sebbene imperfezione, è molto utile per l'umiltà.
3 - Non così invece delle persone di cui sopra. Esse canonizzano nella loro mente le prove che soffrono e vorrebbero che le canonizzassero anche gli altri. Ne voglio dare qualche esempio per poterci meglio conoscere e saperci mettere alla prova prima che ci provi il Signore, essendo assai vantaggioso conoscerci e farci trovar preparate.
4 - Una persona ricca, senza figli ed eredi a cui lasciare i suoi beni subisce una perdita di denaro. Tuttavia con quello che le rimane, può sopperire ai bisogni suoi e della casa, e ne ha pure d'avanzo.
Ora, se questa persona si lascia andare a tanta pena come se non le sia rimasto neppure un pane per cibarsi, in che modo il Signore potrà chiederle di abbandonare tutto per amor suo?
Vi dirà che se ne affligge perché ne scapitano i poveri... Ma io credo che, più dell'elemosina, il Signore desideri che io mi conformi al suo volere, mantenendomi in pace.
Se quella persona non arriva a tanto, perché Dio non l'ha portata a grande perfezione, poco importa: si persuada però di non avere ancora libertà di spirito, e in tal modo si disporrà a riceverla, purché la domandi.
Ecco un'altra che, quanto al suo sostentamento, ne ha abbastanza ed anche d'avanzo. Le si presenta un'occasione di fare acquisto di maggiori ricchezze. Riceverle, se vengono date, passi; ma procurarle, e, dopo averle ottenute, affaticarsi per acquistarne di più, abbia pure le migliori intenzioni del mondo - e veramente ottime dovrà averle, trattandosi di persona virtuosa e di orazione - stia pur sicura che non arriverà mai alle mansioni superiori, più vicine al Re.
5 - Altrettanto si dica qualora accada qualche cosa per cui siano disprezzate, o perdano un po' del loro onore. Il Signore, che pubblicamente ama onorare la virtù, spesso darà loro grazia di sopportare quell'affronto, affinché non ne scapiti la virtù di cui sono credute in possesso, oppure per ricompensarle - sempre buono questo nostro Bene! - dei servizi che gli hanno resi.
Tuttavia rimarranno con una certa inquietudine da cui non sapranno liberarsi, o per lo meno non tanto presto. Dio buono! E non son essi, che meditano da tempo sulla passione del Signore, sui vantaggi dei patimenti e che patire desiderano?... E poi vogliono che tutti vivano come loro!... E piaccia a Dio che ancora non credano di soffrire in pena dei peccati altrui, ritenendo meritorie quelle loro afflizioni! ...
6 - Ciò, sorelle, vi parrà fuor di luogo, o, per lo meno, non detto per voi, perché qui queste cose non avvengono. Non solo non abbiamo ricchezze, ma non le cerchiamo e neppure le vogliamo; e non vi è alcuno che ci dica ingiurie.
Ma questi son paragoni, non fatti. Tuttavia si applicano assai bene a molte evenienze della nostra vita, che qui non è il caso di specificare, non essendovene motivo.
Da ciò intanto potete conoscere se siete veramente staccate da quello che avete lasciato. Mezzi per mettervi alla prova non vi mancano, perché certe cosette, sia pure di genere diverso, si presentano anche qui, e con esse vi è dato di vedere se siete padrone delle vostre passioni.
L'importante - credetemi - non è nel portare o nel non portar l'abito religioso, ma nel praticare 1a virtù, nel sottometterci in tutto allo volontà di Dio, affinché la nostra vita scorra in conformità delle sue disposizioni, e nel non volere che si faccia la nostra, ma la sua volontà.
Giacché a tanto non siamo ancora arrivate, umiltà, ripeto. Essa è l'unguento di ogni ferita, e se ne fossimo ben fornite, Dio, che è il chirurgo, non tarderebbe molto a guarirci.
7 - Le penitenze di queste anime sono così ben misurate, come tutta la loro vita. Ci tengono molto alla vita! Ciò, dicono, per poter servire il Signore: il che non è male.
E così, di penitenze, ne fanno con molta discrezione, per non compromettere la salute. Non abbiate paura che si ammazzino!... In questo i loro occhi sono molto aperti, né l'amore in esse è così forte da farle andare in delirio.
Ma io vorrei che non ci contentassimo di servire Iddio in questo modo, sempre così lento da non mai giungere alla meta. Eppure crediamo di camminare, ed anche di stancarci!...
Ma è un camminare faticoso; e sarà molto se non perderemo la strada. Se per recarci, da un paese a un altro sono sufficienti otto giorni di viaggio, vi par forse ben fatto impiegarvi un anno intero, per nevi ed acque, fra alberghi e cattivi sentieri?
Non è meglio far tutto in un istante, specialmente quando vi sia anche il pericolo dei serpenti?... Che buone prove potrei addurvi intorno a ciò!
Voglia Iddio che io non sia ancora a questo punto, perché molte volte mi sembra di sì!...
8 - Camminando con tante precauzioni, si vedono pericoli dovunque, si prende paura di tutto, e non si ha coraggio di andare innanzi. Oh, poter arrivare a quelle mansioni, lasciando agli altri far la strada per noi!...
Ma siccome questo è impossibile, facciamoci coraggio; sorelle mie, mettiamo nelle mani di Dio le nostre ragioni e i nostri timori, dimenticandoci della nostra naturale debolezza che ci potrebbe preoccupare.
La cura del nostro corpo l'abbiano i Superiori: ci pensino essi!
A noi soltanto l'accelerare il passo per poter vedere il Signore. Benché in questa casa non abbiate che poco o nessun sollievo, tuttavia la preoccupazione della salute vi potrebbe molto ingannare, senza che per questo ne aveste una migliore. Io lo so per esperienza, come so che l'importante non sta nelle austerità corporali, le quali, dopo tutto, non sono che accessorie. Accelerare il passo vuol dire grande umiltà.
E se mi avete bene intesa, avrete capito che in questo è il torto di coloro che non vanno innanzi.
Quanto a noi, non crediamo mai, anzi, sforziamoci di credere di non aver fatto che pochi passi, e di pensare che le nostre consorelle ne facciano assai di più.
Non solo dobbiamo desiderare di essere tenute per le più miserabili, ma procurare che ne siano tutti persuasi.
9 - In questo modo saliremo di molto. In caso contrario staremo tutta la vita nel medesimo posto, fra mille pene e miserie. Non essendoci mortificate, il viaggio ci diverrà noiosissimo e pesante, mentre gli altri, liberatisi da ogni impaccio, saliranno alle mansioni, di cui mi resta da parlare.
Iddio giusto e misericordioso, i cui doni sono sempre superiori ai nostri meriti, non lascia senza ricompensa neppur coloro che dimorano in queste terze mansioni, e dà loro contenti così grandi che superano di molto tutti i piaceri e i divertimenti della terra.
Ma credo che non li favorisca di troppi gusti spirituali, se non per qualche volta e a ragione d'invito, allo scopo di far loro vedere quello che si gode nelle altre mansioni, affinché si dispongano ad entrarvi.
10 - Vi sembrerà che i contenti e i gusti spirituali siano un tutt'uno, e mi domanderete perché ne faccio la distinzione.
A me pare, che siano molto diversi, ma potrei anche ingannarmi.
Dirò quello che ne penso nelle quarte mansioni che verranno dopo, nelle quali il discorso sarà più a proposito, dovendosi parlare delle delizie che il Signore vi comparte.
Benché sembri inutile trattarne, può darsi che ne ricaviate vantaggio, perché, conoscendo bene una cosa e l'altra, vi sforzerete per seguire la migliore. Oltre a ciò, le anime che Dio eleva fin là, vi troveranno un soggetto di consolazione, mentre ne avranno confusione quelle che già credono di aver tutto.
Però, se queste sono umili, ne ringrazieranno il Signore, mentre in caso contrario ne avranno un segreto dispiacere, quantunque senza motivo, perché 1a perfezione, come pure il premio, non è di chi ha più delizie, ma di chi ama di più, e meglio opera secondo giustizia e verità.
11 - Se ciò è vero, come infatti è, mi domanderete a che serve trattare di queste grazie interiori e far intendere che cosa siano. Non lo so neppur io: bisogna domandarlo a chi mi ha comandato di scrivere.
Mio dovere non è già di disputare con i Superiori - ciò che è affatto sconveniente - ma di obbedire. Tuttavia, ecco quello che vi posso dire.
Prima ancora di ricevere queste grazie, quando non solo non ne avevo l'esperienza, ma neppure pensavo di averla - e ciò a ragione, perché troppo bello sarebbe stato per me se avessi potuto supporre che almeno in qualche cosa piacevo a Dio - se mi avveniva di leggere le grazie e le consolazioni di cui Egli favorisce le anime che lo servono, ne provavo vivissima gioia, e la mia anima lodava molto il Signore.
Ora, se facevo io così, nonostante la mia grande miseria, forse che non lo loderanno assai di più le anime virtuose e umili? Perciò, se non si ottenesse che di farlo lodare anche solo da un'anima, sarebbe sempre ben fatto, a mio avviso, comprendere e far comprendere le delizie che per colpa nostra perdiamo.
Si aggiunga inoltre che se questi favori procedono da Dio, producono tanto amore ed energia da permetterci di camminare con minor fatica e di andar crescendo in buone opere e virtù. Quello che importa è di non fermarci colpevolmente.
Se ciò non avviene, il Signore è giusto e ci darà per altre vie quello che ci nega per questa!
Egli ne conosce i motivi, e i suoi segreti sono occulti, ma è fuor di dubbio che è sempre per un nostro maggior bene.
12 - Le anime che per bontà di Dio sono giunte a questo stato - favore non piccolo, per essere vicinissime a salire più in alto - approfitteranno molto, secondo me, se cercheranno di esercitarsi attentamente nella prontezza dell'obbedienza.
Pur non trattandosi di persone religiose, sarebbe assai utile, come molti già fanno, avere una guida da cui dipendere per rinnegare in tutto la propria volontà, causa ordinaria di ogni nostra rovina: perciò, non una guida che abbia le stesse nostre vedute e agisca con troppi riguardi, ma che sia staccata da tutto, non essendovi nulla che più ci aiuti a ben conoscerci quanto il trattare con persone che apprezzino il mondo per quello che vale.
Oltre a ciò, vi sono cose che sembrano impossibili; ma se vediamo che altri le fanno facilmente, ne prendiamo coraggio e osservando il loro volo ci eccitiamo a volare pure noi, come gli uccelli che quando imparano a volare imitano a poco a poco i loro genitori, senza far subito grandi voli. E so che questo è molto utile.
Sebbene tali persone siano fermamente decise di non offendere Dio, è sempre bene che si allontanino da ogni occasione, perché essendo ancora vicine alle prime mansioni, vi potrebbero facilmente ritornare. Le loro forze non sono ancora fondate sulla roccia, come quelle di coloro che, essendosi esercitati nei patimenti, già conoscono le tempeste del mondo, sanno che non si devono temere e che i piaceri della terra non sono da desiderarsi.
Esse invece potrebbero tornare indietro anche per una sola di quelle grandi tempeste che il demonio sa ordire a nostro danno.
Se mosse da retto zelo, volessero impedire i peccati altrui, potrebbero non saper resistere ai pericoli in cui verrebbero a trovarsi.
13 - Badiamo ai nostri difetti, e non occupiamoci degli altrui...
Ma è proprio di queste persone circospette meravigliarsi di tutto, mentre in quello che più importa, forse potrebbero molto imparare da quelli stessi di cui tanto si meravigliano! Forse li superano nella compostezza esteriore e nella modestia del tratto, ma per buono che ciò sia, non è quello che più valga.
Non è ragionevole pretendere che camminino tutti per la nostra strada: tanto meno poi insegnare il cammino della perfezione quando non si sa neppure cosa sia.
Anche se questi desideri del bene altrui ci siano ispirati da Dio, vi si possono commettere molti sbagli. Per cui è meglio attenerci a quanto prescrive la nostra Regola, vale a dire: Vivere sempre nel silenzio e nella speranza.
Delle anime altrui avrà cura Iddio; e noi saremo ad esse più utili se cercheremo di raccomandarle al Signore. Sia Egli per sempre benedetto!
4-70 Giugno 18, 1901 Gesù esige da tutte le particelle del nostro essere la sua gloria. Dello stato d’unione si passa alla consumazione.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Trovandomi nel solito mio stato, per poco ho visto il mio dolce Gesù, ed avendo mosso i miei lamenti sul povero mio stato delle sue privazione, ed una specie di stanchezza fisica e morale, come se la povera natura me la sentissi stritolare e da tutte parti me la sento venir meno. Quindi, avendo detto tutto ciò al mio Gesù, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non temere ché ti senti venir meno da tutte parte, non sai tu che tutto dev’essere sacrificato per Me, non solo l’anima ma anche il corpo? E che da tutte le minime particelle di te Io esigo la mia gloria? E poi, non sai tu che dallo stato d’unione si passa ad un’altro, qual’è quello della consumazione? E’ vero che non vengo secondo il solito per castigare le gente, ma per te me ne servo anche per tuo profitto, che é non solo di tenerti unita con Me, ma di consumarti per amor mio. Difatti, non venendo Io e sentendoti venir meno per la mia assenza, non vieni tu a consumarti per Me? Del resto, non hai gran ragione d’affliggerti, primo ché quando tu mi vedi è sempre dal tuo interno che mi vedi uscire, e questo è un segno certo che con te ci sto, e poi che ancora deve passare giorni senza che puoi dire di non avermi visto perfettamente”.
(3) Dopo ciò, prendendo un tono di voce più dolce e benigno ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, ti raccomando assai assai, di non fare uscire da te il minimo atto che non sia pazienza, rassegnazione, dolcezza, uguaglianza di te stessa, tranquillità in tutto, altrimenti verresti a disonorarmi; e succederebbe come a quel re che abitasse dentro d’un palazzo bene arricchito, e da fuori quell’abitazione si vedesse tutta piena di screpolature, macchiata, in atto di venir meno; non direbbero, come abita un re in questo palazzo e si vede da fuori un così brutto apparato, che fa temere pure d’avvicinarsi? Chi sa che re sarà costui, e questo non sarebbe un disonore per quel re? Ora, pensa che se da te esce cosa che non sia virtù, lo stesso direbbero di te e di Me, ed Io ne resterei disonorato, ché vi abito dentro”.