Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 21° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 10
1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?".3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".4Dissero: "Mosè ha permesso di 'scrivere un atto di ripudio e di rimandarla'".5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.6Ma all'inizio della creazione 'Dio li creò maschio e femmina';7'per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola'.8Sicché non sono più due, ma una sola carne.9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto".10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".
13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso".16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?".18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.19Tu conosci i comandamenti: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza', non frodare, 'onora il padre e la madre'".
20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?".27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".
28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito".29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".
32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".
35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo".36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero:37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra".38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo".39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".
41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".
46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!".50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!".52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Deuteronomio 21
1Se nel paese di cui il Signore tuo Dio sta per darti il possesso, si troverà un uomo ucciso, disteso nella campagna, senza che si sappia chi l'abbia ucciso,2i tuoi anziani e i tuoi giudici usciranno e misureranno la distanza fra l'ucciso e le città dei dintorni.3Allora gli anziani della città più vicina all'ucciso prenderanno una giovenca che non abbia ancora lavorato né portato il giogo;4gli anziani di quella città faranno scendere la giovenca presso un corso di acqua corrente, in luogo dove non si lavora e non si semina e là spezzeranno la nuca alla giovenca.5Si avvicineranno poi i sacerdoti, figli di Levi, poiché il Signore tuo Dio li ha scelti per servirlo e per dare la benedizione nel nome del Signore e la loro parola dovrà decidere ogni controversia e ogni caso di lesione.6Allora tutti gli anziani di quella città che sono più vicini al cadavere, si laveranno le mani sulla giovenca a cui sarà stata spezzata la nuca nel torrente;7prendendo la parola diranno: Le nostre mani non hanno sparso questo sangue e i nostri occhi non l'hanno visto spargere.8Signore, perdona al tuo popolo Israele, che tu hai redento, e non lasciar sussistere un sangue innocente in mezzo al tuo popolo Israele! Quel sangue sparso resterà per essi espiato.9Così tu toglierai da te il sangue innocente, perché avrai fatto ciò che è retto agli occhi del Signore.
10Se andrai in guerra contro i tuoi nemici e il Signore tuo Dio te li avrà messi nelle mani e tu avrai fatto prigionieri,11se vedrai tra i prigionieri una donna bella d'aspetto e ti sentirai legato a lei tanto da volerla prendere in moglie, te la condurrai a casa.12Essa si raderà il capo, si taglierà le unghie,13si leverà la veste che portava quando fu presa, dimorerà in casa tua e piangerà suo padre e sua madre per un mese intero; dopo, potrai accostarti a lei e comportarti da marito verso di lei e sarà tua moglie.14Se in seguito non ti sentissi più di amarla, la lascerai andare a suo piacere, ma non potrai assolutamente venderla per denaro né trattarla come una schiava, per il fatto che tu l'hai disonorata.
15Se un uomo avrà due mogli, l'una amata e l'altra odiosa, e tanto l'amata quanto l'odiosa gli avranno procreato figli, se il primogenito è il figlio dell'odiosa,16quando dividerà tra i suoi figli i beni che possiede, non potrà dare il diritto di primogenito al figlio dell'amata, preferendolo al figlio dell'odiosa, che è il primogenito;17ma riconoscerà come primogenito il figlio dell'odiosa, dandogli il doppio di quello che possiede; poiché egli è la primizia del suo vigore e a lui appartiene il diritto di primogenitura.
18Se un uomo avrà un figlio testardo e ribelle che non obbedisce alla voce né di suo padre né di sua madre e, benché l'abbiano castigato, non dà loro retta,19suo padre e sua madre lo prenderanno e lo condurranno dagli anziani della città, alla porta del luogo dove abita,20e diranno agli anziani della città: Questo nostro figlio è testardo e ribelle; non vuole obbedire alla nostra voce, è uno sfrenato e un bevitore.21Allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno ed egli morirà; così estirperai da te il male e tutto Israele lo saprà e avrà timore.
22Se un uomo avrà commesso un delitto degno di morte e tu l'avrai messo a morte e appeso a un albero,23il suo cadavere non dovrà rimanere tutta la notte sull'albero, ma lo seppellirai lo stesso giorno, perché l'appeso è una maledizione di Dio e tu non contaminerai il paese che il Signore tuo Dio ti dà in eredità.
Salmi 136
1Alleluia.
Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
2Lodate il Dio degli dèi:
perché eterna è la sua misericordia.
3Lodate il Signore dei signori:
perché eterna è la sua misericordia.
4Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia.
5Ha creato i cieli con sapienza:
perché eterna è la sua misericordia.
6Ha stabilito la terra sulle acque:
perché eterna è la sua misericordia.
7Ha fatto i grandi luminari:
perché eterna è la sua misericordia.
8Il sole per regolare il giorno:
perché eterna è la sua misericordia;
9la luna e le stelle per regolare la notte:
perché eterna è la sua misericordia.
10Percosse l'Egitto nei suoi primogeniti:
perché eterna è la sua misericordia.
11Da loro liberò Israele:
perché eterna è la sua misericordia;
12con mano potente e braccio teso:
perché eterna è la sua misericordia.
13Divise il mar Rosso in due parti:
perché eterna è la sua misericordia.
14In mezzo fece passare Israele:
perché eterna è la sua misericordia.
15Travolse il faraone e il suo esercito nel mar Rosso:
perché eterna è la sua misericordia.
16Guidò il suo popolo nel deserto:
perché eterna è la sua misericordia.
17Percosse grandi sovrani
perché eterna è la sua misericordia;
18uccise re potenti:
perché eterna è la sua misericordia.
19Seon, re degli Amorrei:
perché eterna è la sua misericordia.
20Og, re di Basan:
perché eterna è la sua misericordia.
21Diede in eredità il loro paese;
perché eterna è la sua misericordia;
22in eredità a Israele suo servo:
perché eterna è la sua misericordia.
23Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:
perché eterna è la sua misericordia;
24ci ha liberati dai nostri nemici:
perché eterna è la sua misericordia.
25Egli dà il cibo ad ogni vivente:
perché eterna è la sua misericordia.
26Lodate il Dio del cielo:
perché eterna è la sua misericordia.
Salmi 51
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2'Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.'
3Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
4Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
5Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
7Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.
9Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
10Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
11Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
12Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
14Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
15Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
16Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
18poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
19Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
20Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
21Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l'olocausto e l'intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.
Isaia 48
1Ascoltate ciò, casa di Giacobbe,
voi che siete chiamati Israele
e che traete origine dalla stirpe di Giuda,
voi che giurate nel nome del Signore
e invocate il Dio di Israele,
ma senza sincerità e senza rettitudine,
2poiché prendete il nome dalla città santa
e vi appoggiate sul Dio di Israele
che si chiama Signore degli eserciti.
3Io avevo annunziato da tempo le cose passate,
erano uscite dalla mia bocca, le avevo fatte udire.
D'improvviso io ho agito e sono accadute.
4Poiché sapevo che tu sei ostinato
e che la tua nuca è una sbarra di ferro
e la tua fronte è di bronzo,
5io te le annunziai da tempo,
prima che avvenissero te le feci udire,
per timore che dicessi: "Il mio idolo le ha fatte,
la mia statua e il dio da me fuso le hanno ordinate".
6Tutto questo hai udito e visto;
non vorresti testimoniarlo?
Ora ti faccio udire cose nuove
e segrete che tu nemmeno sospetti.
7Ora sono create e non da tempo;
prima di oggi tu non le avevi udite,
perché tu non dicessi: "Già lo sapevo".
8No, tu non le avevi mai udite né sapute
né il tuo orecchio era già aperto da allora
poiché io sapevo che sei davvero perfido
e che ti si chiama sleale fin dal seno materno.
9Per il mio nome rinvierò il mio sdegno,
per il mio onore lo frenerò a tuo riguardo,
per non annientarti.
10Ecco, ti ho purificato per me come argento,
ti ho provato nel crogiuolo dell'afflizione.
11Per riguardo a me, per riguardo a me lo faccio;
come potrei lasciar profanare il mio nome?
Non cederò ad altri la mia gloria.
12Ascoltami, Giacobbe,
Israele che ho chiamato:
Sono io, io solo, il primo
e anche l'ultimo.
13Sì, la mia mano ha posto le fondamenta della terra,
la mia destra ha disteso i cieli.
Quando io li chiamo,
tutti insieme si presentano.
14Radunatevi, tutti voi, e ascoltatemi.
Chi di essi ha predetto tali cose?
Uno che io amo compirà il mio volere
su Babilonia e, con il suo braccio, sui Caldei.
15Io, io ho parlato; io l'ho chiamato,
l'ho fatto venire e ho dato successo alle sue imprese.
16Avvicinatevi a me per udire questo.
Fin dal principio non ho parlato in segreto;
dal momento in cui questo è avvenuto io sono là.
Ora il Signore Dio
ha mandato me insieme con il suo spirito.
17Dice il Signore tuo redentore,
il Santo di Israele:
"Io sono il Signore tuo Dio
che ti insegno per il tuo bene,
che ti guido per la strada su cui devi andare.
18Se avessi prestato attenzione ai miei comandi,
il tuo benessere sarebbe come un fiume,
la tua giustizia come le onde del mare.
19La tua discendenza sarebbe come la sabbia
e i nati dalle tue viscere come i granelli d'arena;
non sarebbe mai radiato né cancellato
il tuo nome davanti a me".
20Uscite da Babilonia,
fuggite dai Caldei;
annunziatelo con voce di gioia,
diffondetelo,
fatelo giungere fino all'estremità della terra.
Dite: "Il Signore ha riscattato
il suo servo Giacobbe".
21Non soffrono la sete
mentre li conduce per deserti;
acqua dalla roccia egli fa scaturire per essi;
spacca la roccia,
sgorgano le acque.
22Non c'è pace per i malvagi, dice il Signore.
Atti degli Apostoli 23
1Con lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: "Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in perfetta rettitudine di coscienza".2Ma il sommo sacerdote Ananìa ordinò ai suoi assistenti di percuoterlo sulla bocca.3Paolo allora gli disse: "Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge e contro la legge comandi di percuotermi?".4E i presenti dissero: "Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?".5Rispose Paolo: "Non sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti: 'Non insulterai il capo del tuo popolo'".
6Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: "Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti".7Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise.8I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose.9Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: "Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?".10La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza.11La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: "Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma".
12Fattosi giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto con giuramento esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero ucciso Paolo.13Erano più di quaranta quelli che fecero questa congiura.14Si presentarono ai sommi sacerdoti e agli anziani e dissero: "Ci siamo obbligati con giuramento esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo.15Voi dunque ora, insieme al sinedrio, fate dire al tribuno che ve lo riporti, col pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto ci teniamo pronti a ucciderlo prima che arrivi".
16Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complotto; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo.17Questi allora chiamò uno dei centurioni e gli disse: "Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualche cosa da riferirgli".18Il centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: "Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa".19Il tribuno lo prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: "Che cosa è quello che hai da riferirmi?".20Rispose: "I Giudei si sono messi d'accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi.21Tu però non lasciarti convincere da loro, poiché più di quaranta dei loro uomini hanno ordito un complotto, facendo voto con giuramento esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano ucciso; e ora stanno pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso".
22Il tribuno congedò il giovanetto con questa raccomandazione: "Non dire a nessuno che mi hai dato queste informazioni".
23Fece poi chiamare due dei centurioni e disse: "Preparate duecento soldati per andare a Cesarèa insieme con settanta cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto.24Siano pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice".25Scrisse anche una lettera in questi termini:26"Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore Felice, salute.27Quest'uomo è stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato, perché ho saputo che è cittadino romano.28Desideroso di conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio.29Ho trovato che lo si accusava per questioni relative alla loro legge, ma che in realtà non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di prigionia.30Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo da parte loro, e così l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che hanno contro di lui. Sta' bene".
31Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipàtride.32Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con lui, se ne tornarono alla fortezza.33I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono Paolo.34Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era della Cilicia, disse:35"Ti ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori". E diede ordine di custodirlo nel pretorio di Erode.
Capitolo VI: La gioia di una coscienza retta
Leggilo nella Biblioteca1. Giusto vanto dell'uomo retto è la testimonianza della buona coscienza. Se sarai certo, in coscienza, di aver agito rettamente, sarai sempre nella gioia. La buona coscienza permette di sopportare tante cose ed è piena di letizia, anche nelle avversità. Al contrario, se sentirai in coscienza di aver fatto del male, sarai sempre timoroso ed inquieto. Dolce riposo sarà il tuo, se il cuore non avrà nulla da rimproverarti. Non rallegrarti se non quando avrai fatto del bene. I cattivi non godono mai di una vera letizia e non sentono mai la pace dell'anima, giacché "non c'è pace per gli empi", dice il Signore (Is 48,22; 57,21). E se la gente dice: "siamo in pace, non ci accadrà alcun male (Mic 3,11), chi mai oserà farci del male?", non creder loro; ché improvvisa si leverà la collera di Dio, "e quello che hanno fatto andrà in fumo, e i loro piani svaniranno" (Sal 145,4). Per colui che ama Iddio, non è difficile trovare la propria gloria nella sofferenza, poiché ciò significa trovarla nella croce del Signore. La gloria data o ricevuta dagli uomini dura poco; e una certa tristezza le si accompagna sempre. Invece la gloria dei giusti viene dalla loro coscienza, non dalle parole della gente; la loro letizia viene da Dio ed è in Dio; la loro gioia viene dalla verità. Colui che aspira alla gloria vera ed eterna non si preoccupa di quella temporale; invece colui che cerca questa gloria caduca, anziché disprezzarla dal profondo dell'animo, evidentemente ama di meno la gloria celeste. Grande serenità di spirito possiede colui che non bada alle lodi né ai rimproveri della gente; giacché, se ha la coscienza pulita, si sentirà facilmente contento e tranquillo.
2. Tu non sei maggiormente santo se ricevi delle lodi, né maggiormente cattivo se ricevi dei rimproveri; sei quello che sei, e non puoi essere ritenuto più grande di quanto tu non sia agli occhi di Dio. Se fai attenzione a quello che tu sei in te stesso, interiormente, non baderai a ciò che possano dire di te gli uomini. L'uomo vede in superficie, Dio invece vede nel cuore; l'uomo guarda alle azioni esterne. Dio giudica invece le intenzioni. Agire bene, sempre, e avere poca stima di se medesimi, è segno di umiltà di spirito; non cercare conforto da alcuna creatura è segno di grande libertà e di fiducia interiore. Chi non cerca per sé alcuna testimonianza dal di fuori, evidentemente si abbandona del tutto a Dio. Infatti, come dice S. Paolo, "non riceve il premio colui che si loda da sé, ma colui che è lodato da Dio" (2Cor 10,18). Procedere tenendo Dio nel cuore, e non essere stretto da alcun legame che venga di fuori, ecco la condizione dell'uomo spirituale.
LETTERA 200: Agostino al conte Valerio; lieto delle sue buone notizie, dei sentimenti cristiani e della sua continenza.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta tra la fine del 418 e l'inizio del 419.
Agostino al conte Valerio; lieto delle sue buone notizie, dei sentimenti cristiani e della sua continenza (nn. 1-2); gl'invia il primo libro del trattato Sulle nozze e la concupiscenza (n. 3).
A VALERIO ILLUSTRE SIGNORE E FIGLIO, NON SOLO MERITAMENTE ECCELLENTISSIMO MA ANCHE CARISSIMO NELL'AMORE DI CRISTO, AGOSTINO INVIA SALUTI NEL SIGNORE
Agostino si rallegra per le ottime notizie di Valerio.
1. Ero già da tempo inquieto per averti scritto più di una volta senza aver mai ricevuto una risposta dall'Eccellenza tua, quand'ecco ricevo all'improvviso ben tre lettere da parte della tua Benevolenza. Una era diretta non a me solo e mi è stata recapitata da Vendemmiale, mio collega nell'episcopato; altre due mi sono state recapitate non molto dopo da Firmo, santo mio confratello nel sacerdozio, unito a me - come tu hai potuto sapere da lui stesso - da strettissimi vincoli d'affetto. Egli, parlandomi a lungo di te e ragguagliandomi con sincerità sulla tua personalità quale egli l'ha conosciuta nell'affetto di Cristo 1, ha superato non solo la lettera recapitatami dal suddetto vescovo, o quella recapitatami da lui stesso, ma anche quella che ci lamentavamo di non aver ricevuta. Pertanto quel che mi diceva di te mi riusciva tanto più gradito in quanto m'informava di cose di cui tu non avresti potuto parlarmi in una tua risposta, nemmeno se te le avessi chieste, per evitare di lodarti proclamando da te stesso le tue virtù, cosa questa proibita dalla Sacra Scrittura 2. Io stesso, del resto, ho un certo ritegno a scriverti così, per paura d'incorrere nel sospetto di adularti, mio illustre ed eccellentissimo signore e figlio carissimo nell'affetto di Cristo.
Fede, pietà, carità di Valerio.
2. Vedi quale piacere e quale gioia sia stata per me sentir parlare delle tue virtù in Cristo, o meglio delle virtù di Cristo in te, da una persona come lui che non poteva né ingannarmi data la sua lealtà né ignorarle data la tua amicizia. Avevamo comunque già sentito dire da altre persone altre cose, sebbene non tante né tanto sicure, quanto cioè sia pura e cattolica la tua fede, con quanto spirito di fede aspetti la vita futura; quanto grande è il tuo amore verso Dio e verso i fratelli, quanto grande è la tua modestia nelle tue alte funzioni di magistrato, come non riponi le tue speranze nelle ricchezze malsicure, ma nel Dio vivente, e come sei ricco d'opere buone 3; come la tua casa è ristoro e sollievo dei buoni Cristiani e il terrore degl'empi, quanto ti preoccupi che gli antichi o recenti nemici di Cristo coperti dal manto del nome di Cristo non tendano insidie ai membri di Cristo e con quanto zelo provvedi alla salvezza dei medesimi membri e quanto tu sia nemico dell'errore. Queste informazioni e altre consimili - come ho detto - sentiamo dire di solito anche da altre persone, ma ora ne abbiamo apprese molto più numerose e più documentate per bocca del suddetto nostro fratello Firmo.
Il primo libro del trattato Sulle nozze e la concupiscenza inviato a Valerio.
3. Inoltre come avremmo potuto sentir parlare della tua castità coniugale, per poterla amare e lodare tra le altre tue virtù, se non l'avessimo sentito da un tuo amico sì intimo da conoscere non superficialmente, ma a fondo la tua vita? Di questa tua virtù, ch'è un dono di Dio, piacerebbe anche a me parlartene in tono più familiare e un po' più a lungo. Sono sicuro di non farti cosa spiacevole se t'invio un mio scritto alquanto prolisso affinché, leggendolo, tu sia più a lungo in mia compagnia. Sono infatti venuto a sapere anche questo, cioè che tu, pur fra le tue numerose e gravi occupazioni, trovi il tempo e leggi volentieri e provi gran piacere nel leggere le nostre opere, anche quelle scritte per altre persone, che per caso siano potute capitare nelle tue mani; quanto più attentamente ti degnerai di porgere orecchio e quanto maggiormente gradirai uno scritto che si rivolge proprio a te stesso e nel quale io ti parlo come se tu mi fossi presente? Da questa lettera potrai poi passare al libro che ti ho mandato insieme; in esso, proprio all'inizio, troverai più esattamente spiegato perché l'ho scritto e perché l'ho mandato di preferenza a te.
1 - Fil 1, 8.
2 - Prv 27, 2.
3 - 1 Tm 6, 17-18.
15 - La concezione immacolata di Maria
La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca208. La divina Sapienza aveva preparato tutte le cose perché la Madre della grazia fosse senza macchia. Erano già venuti tutti i Patriarchi e i Profeti ed erano già stati innalzati i monti sui quali doveva sorgere questa mistica Città di Dio. Le aveva assegnato, con la forza della sua destra, incomparabili tesori per ornarla ed arricchirla. Aveva costituito mille angeli per presidiarla e custodirla, i quali dovevano servirla da fedeli vassalli come loro regina e signora. La fece discendere da una stirpe regale e nobile e le scelse, per nascere, dei genitori santi e perfetti come non ve ne furono altri in quel secolo. Se ce ne fossero stati altri più idonei per generare una tale figlia che eleggeva per Madre, l'Onnipotente li avrebbe sicuramente prediletti.
209. Venne donata loro abbondante grazia e benedizione dalla sua destra; li arricchì con ogni genere di virtù, con il lume della scienza divina e con i doni dello Spirito Santo. Dopo che i due santi, Gioacchino ed Anna, ebbero conosciuto che sarebbe stata loro donata una figlia ammirabile e benedetta fra le donne, si iniziò l'opera della prima concezione, quella cioè del corpo purissimo di Maria. Quando si sposarono Anna aveva ventiquattro anni e Gioacchino quarantasei. Dopo il matrimonio trascorsero venti anni senza prole e, quando la figlia venne concepita, la madre aveva quarantaquattro anni e il padre sessantasei. Anche se ciò avvenne secondo l'ordine naturale comune, tuttavia la virtù dell'Altissimo le tolse ogni imperfezione lasciandole il necessario e l'indispensabile della natura, perché potesse generare il più eccellente corpo che vi fu e sarà in una semplice creatura.
210. La grazia operò affinché non ci fosse né colpa né imperfezione, solamente virtù e merito. Il concepimento, quantunque naturale e comune, fu però diretto, corretto e perfezionato dalla forza della grazia divina, affinché questa avesse il suo effetto senza impedimento della natura. Fu in sant'Anna che risultò più evidente l'intervento divino, perché era sterile. Senza miracolo non avrebbe potuto concepire dal momento che il concepimento, per via naturale, non ha legami né dipendenza con il soprannaturale, bensì con la sola partecipazione dei genitori i quali, come concorrono naturalmente all'effetto della propagazione, così offrono la materia e intervengono in modo imperfetto e senza misura.
211. In questa concezione il padre, pur non essendo naturalmente infecondo, a causa dell'età era incapace di procreazione. Venne però reso fecondo per virtù divina così che poté partecipare attivamente. Così la natura e la grazia concorsero insieme: la prima in misura necessaria e indispensabile, la seconda sovrabbondante, vigorosa ed efficace, per assorbire la stessa natura, senza confonderla, ma elevandola e migliorandola miracolosamente, affinché si conoscesse che questa concezione avvenne per grazia, con l'apporto della natura solo per quanto era necessario perché questa figliola avesse genitori naturali.
212. Per riparare alla sterilità della santissima madre Anna non le fu restituita la fertilità, ma fu il Signore che operò miracolosamente il concepimento e offrì la condizione per la formazione del corpo. Cessato poi il miracolo di questa straordinaria concezione, la madre rimase nella sua sterilità. Questo intervento divino mi sembra si possa intendere con quello che fece Cristo, Signore nostro, quando san Pietro passeggiò sulle acque. Allora, per sostenerlo, non fu necessario che le acque si indurissero, né che venissero convertite in cristallo o ghiaccio su cui egli potesse passeggiare, come avrebbero potuto fare altri. Senza che venissero convertite in ghiaccio, il Signore permise che sorreggessero il corpo dell'Apostolo per effetto della sua virtù miracolosa. Così, cessato il miracolo, poiché dunque le acque erano rimaste liquide, san Pietro, che vi camminava sopra, cominciò a vacillare e ad affondare.
213. Molto simile a questo, sebbene molto più ammirabile, fu il miracolo del concepimento di Maria santissima. I suoi genitori, protetti dalla grazia, furono ben lontani dalla concupiscenza e dal piacere, per cui, da parte umana in questa concezione non ci fu peccato, perché la divina Provvidenza aveva già prestabilito che essa fosse immacolata. Questo fu un miracolo che l'Altissimo riservò soltanto a colei che degnamente doveva essere sua Madre, perché, se era conveniente che nella sostanza della sua concezione fosse generata secondo l'ordine degli altri figli di Adamo, era anche più conveniente e dovuto che, serbata intatta la natura, concorresse con questa la grazia in tutta la sua virtù e potenza, segnalandosi ed operando in lei più che in tutti i figli di Adamo e in Adamo ed Eva stessi, i quali diedero inizio alla corruzione e alla concupiscenza sregolata.
214. Nella formazione del corpo purissimo di Maria, secondo il nostro modo di intendere, la sapienza e la potenza dell'Altissimo operarono con tanta cura sia nella quantità che nella qualità dei quattro umori naturali - sanguigno, melanconico, flemmatico e collerico - e nella mescolanza perfettissima di questa composizione, in modo che esso agevolasse senza impedimento gli atti interiori di un'anima così santa, quale sarebbe stata quella che avrebbe dovuto dare vita ad esso. Questo miracoloso temperamento fu l'inizio e la causa della serenità e della pace che conservarono le facoltà della Regina del cielo durante la sua vita, senza che alcuno di questi elementi le facesse guerra, la contraddicesse o predominasse sugli altri. Anzi si aiutavano e si servivano reciprocamente per mantenersi in quell'anima senza corruzione. A questa, il corpo di Maria santissima non andò mai soggetto e nulla le venne meno o le sopravanzò. In esso tutto fu sempre, secondo la quantità e la qualità, in equilibrio perfetto.
215. Certamente questo corpo, pur essendo in tutto d'ammirabile composizione, sentiva il disagio delle inclemenze del caldo e del freddo e quello delle altre influenze degli astri. Anzi, quanto più era su misura e perfetto, tanto più lo offendeva qualunque estremo, in quanto aveva meno dell'estremo contrario per difendersi. Tuttavia in una costituzione così ben proporzionata, i contrari trovavano meno da alterare e tanto meno da operare: per la delicatezza il poco era più sensibile che in altri corpi il molto. Quel miracoloso corpo, che si formava nel grembo di sant'Anna, non era capace di doni spirituali prima di avere un'anima, ma lo era dei doni naturali. Questi furono concessi a Maria per ordine e virtù soprannaturali con quelle qualità che erano convenienti alla singolare grazia che le era destinata. Per questo motivo le fu data una struttura così perfetta che la natura da sola non poteva arrivare a formare creature simili.
216. La mano del Signore creò i nostri progenitori Adamo ed Eva con qualità convenienti alla giustizia originale e allo stato di innocenza. Anzi, in tale grado uscirono dalle sue mani migliori di come sarebbero stati i loro discendenti se li avessero avuti in quello stato, perché solo le opere del Signore sono perfette. Allo stesso modo, sebbene in maniera più eccellente, manifestò la sua onnipotenza nella formazione del corpo di Maria santissima. Egli operò con maggiore provvidenza e abbondanza di grazia, perché questa creatura superava non solo i progenitori che avrebbero subito il peccato, ma tutte le altre creature corporali e spirituali. A nostro modo di intendere, Dio ebbe maggior cura nella sola formazione del corpo della sua Madre santissima che non in quella di tutto il mondo celeste e di quanto è racchiuso in esso. Con tale regola si devono cominciare a misurare i doni e i privilegi di questa Città di Dio, dalle prime fondamenta su cui si elevò la sua grandezza, fino ad essere la più immediata e la più vicina all'infinità dell'Altissimo.
217. Quanto fu distante, dunque, il peccato e il fomite da cui risulta, da questa miracolosa concezione! Ciò non fu solo nell'Autrice della grazia, sempre distinta e trattata secondo questa dignità, ma anche nei suoi genitori; nel suo concepimento il peccato fu tenuto a freno e legato affinché non perturbasse la natura, che in quell'opera era inferiore alla grazia e serviva come strumento al supremo Artefice. Egli è superiore alle leggi sia della natura che della grazia. Da qui cominciava già a distruggere il peccato, minando e abbattendo il castello del forte armato per rovesciarlo e spogliarlo di quanto tirannicamente possedeva.
218. Il giorno in cui avvenne la prima concezione, cioè quella del corpo di Maria santissima, era domenica, corrispondente a quella della creazione degli angeli, dei quali ella doveva essere Regina e signora. Per la formazione e la crescita degli altri corpi sono necessari, secondo l'ordine naturale e comune, molti giorni perché si organizzino e abbiano la disposizione richiesta per infondere in essi l'anima razionale. Dicono che per gli uomini ne occorrono quaranta, mentre per le donne ottanta, poco più o poco meno secondo il calore naturale e la disposizione della madre. Invece, nella formazione del corpo di Maria santissima, la virtù divina abbreviò il tempo naturale e ciò che si sarebbe dovuto operare in ottanta giorni, o quanti naturalmente sarebbero stati necessari, si fece in modo perfetto in sette. In questi giorni nel grembo di sant'Anna quel corpo miracoloso fu plasmato e preparato, con la debita crescita, per ricevere la santissima anima della nostra Signora e regina.
219. Il sabato dopo questa prima concezione, si fece la seconda, nella quale l'Altissimo creò l'anima di sua Madre e la infuse nel corpo. Così entrò nel mondo la creatura più santa, perfetta e gradita ai suoi occhi più di quante ne ha create e creerà sino alla fine del mondo o per l'eternità. Fu misteriosa l'attenzione che Dio pose nel far corrispondere quest'opera con quella della creazione di tutto il resto del mondo in sette giorni, come è riferito nella Genesi. Senza dubbio fu qui che egli si riposò, avendo dato compimento a quella immagine nel realizzare l'opera pensata mediante la creazione dell'essere a tutti superiore, con cui dava inizio all'opera dell'incarnazione del Verbo divino e alla redenzione del genere umano. Per Dio e per tutte le creature fu un giorno di grande festa.
220. Per il mistero della concezione di Maria santissima lo Spirito Santo ordinò che, nella Chiesa, il sabato fosse consacrato alla Vergine, come giorno in cui le fu fatto il più grande beneficio: creare la sua santissima anima e unirla al suo corpo, senza peccato originale né effetto alcuno di questo. Il giorno che oggi la Chiesa celebra non è quello della concezione del corpo, ma quello dell'infusione dell'anima dopo la quale stette nove mesi precisi nel grembo di sant'Anna, tempo trascorso dalla concezione fino alla natività di questa Regina. Nei sette giorni che precedettero l'infusione dell'anima, solo il corpo si dispose e organizzò per virtù divina, affinché questa creazione corrispondesse a quella che avvenne al principio del mondo. Fu nell'istante della creazione ed infusione dell'anima di Maria santissima che la beatissima Trinità disse, con affetto e amore più grandi di come riferisce la Genesi: «Formiamo Maria a nostra immagine e somiglianza, come vera nostra figlia e sposa e madre dell'Unigenito della sostanza del Padre».
221. In forza di questa divina parola e dell'amore con cui uscì dalla bocca dell'Onnipotente, fu creata e infusa l'anima nel corpo di Maria santissima. Nello stesso momento fu riempita di grazia e di doni al di sopra dei più alti serafini del cielo: nemmeno per un istante fu priva della luce, dell'amicizia e dell'amore del suo Creatore, o toccata dalle tenebre del peccato originale. La sua giustizia fu, anzi, perfetta e superiore a quella data ad Adamo ed Eva quando furono creati. Ebbe in dono un perfetto uso della ragione proporzionato alle grazie che riceveva, affinché non le tenesse neppure per un istante oziose, ma con esse operasse effetti mirabili e sommamente graditi al suo Signore. Confesso che mi trovo assorta nella luce di questo grande mistero e il mio cuore, per insufficienza di parole, si scioglie in sentimenti di ammirazione e di lode nel silenzio. Ammiro la vera Arca dell'alleanza costruita, abbellita e collocata nel tempio di una madre sterile con maggior gloria di quella posta nella casa di Obed-Èdom e nel tempio di Salomone. Vedo formato l'altare nel Sancta Sanctorum sul quale si deve offrire il primo sacrificio per implorare e placare Dio. Vedo come la natura forza i limiti del suo ordine per raggiungere l'ordine vero, mentre si stabiliscono nuove leggi contro il peccato senza tenere conto di quelle comuni, né della colpa, né della stessa grazia. Vedo, cioè che si stanno formando una nuova terra e dei cieli nuovi, dei quali il primo è il grembo di un'umilissima donna guardata dalla santissima Trinità. Assistono innumerevoli esseri dell'antico cielo e mille angeli sono destinati a custodire il tesoro di un piccolo corpo della dimensione di un'ape.
222. In questa nuova creazione si udì nuovamente risuonare, ma con maggiore forza, la voce del suo Creatore che, soddisfatto della sua opera di onnipotente, disse che era molto buona. Si accosti umilmente la debolezza umana a questa meraviglia e confessando la grandezza del Creatore gradisca il nuovo beneficio elargito a tutto il genere umano nella Corredentrice. Abbia fine ormai lo zelo avverso riconoscendosi vinto dalla forza della luce divina. Se l'infinita bontà di Dio, come mi fu mostrato, nella concezione della sua santissima Madre si sdegnò davanti al peccato originale, gloriandosi di avere una giusta causa ed un'occasione opportuna per distruggerlo ed arrestarne il corso, perché alla sapienza umana sembra bene ciò che per Dio fu ripuguante?
223. Mentre veniva infusa l'anima nel corpo di questa divina Signora, l'Altissimo volle che sant'Anna, madre di Maria, sentisse e riconoscesse in modo eccelso la presenza della Divinità. Fu ripiena di Spirito Santo e fu accesa interiormente di esultanza e devozione superiori alle sue forze umane, tanto che fu rapita in un'estasi sublime in cui fu illuminata riguardo ai più arcani misteri e inneggiò al Signore con nuovi canti di gioia. Questa grazia le fu concessa per tutto il corso della sua vita, ma fu più intensa durante i nove mesi in cui portò nel suo grembo il tesoro del cielo. In questo tempo tali benefici le furono rinnovati e ripetuti più frequentemente con la comprensione delle divine Scritture e dei più profondi misteri racchiusi in esse. O fortunatissima donna, ti chiamino davvero beata e ti lodino tutte le nazioni e le generazioni del mondo!
4-112 Marzo 2, 1902 Effetti della fede.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Questa mattina mi sentivo tutta impensierita, come se il Signore volesse di nuovo sottrarmi la sua presenza, e quindi togliermi le sofferenze, ed anche un po’ di sfiducia. Onde, dopo molto aspettare, quando appena è venuto mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi della fede si nutre acquista vita divina, e acquistando vita divina distrugge l’umana, cioè distrugge in sé i germi che produsse la colpa originale, riacquistando la natura perfetta come uscì dalle mie mani, simile a Me, e con ciò viene a superare in nobiltà la stessa natura angelica”.
(3) Detto ciò è scomparso.