Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

La virtù dei santi è come il piombino del muratore che controlla la perpendicolarità  dei muri... Quando si celebrano le feste dei santi, viene teso questo piombino sulla vita dei peccatori; e quindi celebriamo le loro feste per avere dalla loro vita una norma per la nostra. È ridicolo perciò nelle solennità  dei santi, volerli onorare con i cibi (con grandi pranzi), quando sappiamo che essi hanno conquistato il cielo con i digiuni. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 21° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 18

1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?".2Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:3"In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.4Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.

5E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
6Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
8Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno.9E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.
10Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.11È venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto.

12Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?13Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.14Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.

15Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello;16se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché 'ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni'.17Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.18In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.

19In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro".

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?".22E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.

23A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.24Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.25Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.26Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.27Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.28Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!29Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.30Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
31Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.32Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.33Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?34E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.35Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello".


Genesi 9

1Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra.2Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere.3Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi dò tutto questo, come già le verdi erbe.4Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue.5Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello.

6 Chi sparge il sangue dell'uomo
dall'uomo il suo sangue sarà sparso,
perché ad immagine di Dio
Egli ha fatto l'uomo.
7 E voi, siate fecondi e moltiplicatevi,
siate numerosi sulla terra e dominatela".

8Dio disse a Noè e ai sui figli con lui:9"Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza coni vostri discendenti dopo di voi;10con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca.11Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra".

12Dio disse:

"Questo è il segno dell'alleanza,
che io pongo tra me e voi
e tra ogni essere vivente che è con voi
per le generazioni eterne.
13 Il mio arco pongo sulle nubi
ed esso sarà il segno dell'alleanza
tra me e la terra.
14 Quando radunerò le nubi sulla terra
e apparirà l'arco sulle nubi
15 ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi
e tra ogni essere che vive in ogni carne
e non ci saranno più le acque
per il diluvio, per distruggere ogni carne.
16 L'arco sarà sulle nubi
e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna
tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne
che è sulla terra".

17Disse Dio a Noè: "Questo è il segno dell'alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra".

18I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan.19Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra.
20Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna.21Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all'interno della sua tenda.22Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori.23Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto.
24Quando Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore;25allora disse:

"Sia maledetto Canaan!
Schiavo degli schiavi
sarà per i suoi fratelli!".

26Disse poi:

"Benedetto il Signore, Dio di Sem,
Canaan sia suo schiavo!
27 Dio dilati Iafet
e questi dimori nelle tende di Sem,
Canaan sia suo schiavo!".

28Noè visse, dopo il diluvio, trecentocinquanta anni. L'intera vita di Noè fu di novecentocinquanta anni, poi morì.


Salmi 115

1Non a noi, Signore, non a noi,
ma al tuo nome da' gloria,
per la tua fedeltà, per la tua grazia.
2Perché i popoli dovrebbero dire:
"Dov'è il loro Dio?".
3Il nostro Dio è nei cieli,
egli opera tutto ciò che vuole.

4Gli idoli delle genti sono argento e oro,
opera delle mani dell'uomo.
5Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono,
6hanno orecchi e non odono,
hanno narici e non odorano.
7Hanno mani e non palpano,
hanno piedi e non camminano;
dalla gola non emettono suoni.
8Sia come loro chi li fabbrica
e chiunque in essi confida.

9Israele confida nel Signore:
egli è loro aiuto e loro scudo.
10Confida nel Signore la casa di Aronne:
egli è loro aiuto e loro scudo.
11Confida nel Signore, chiunque lo teme:
egli è loro aiuto e loro scudo.

12Il Signore si ricorda di noi, ci benedice:
benedice la casa d'Israele,
benedice la casa di Aronne.

13Il Signore benedice quelli che lo temono,
benedice i piccoli e i grandi.

14Vi renda fecondi il Signore,
voi e i vostri figli.
15Siate benedetti dal Signore
che ha fatto cielo e terra.
16I cieli sono i cieli del Signore,
ma ha dato la terra ai figli dell'uomo.
17Non i morti lodano il Signore,
né quanti scendono nella tomba.
18Ma noi, i viventi, benediciamo il Signore
ora e sempre.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Michea 6

1Ascoltate dunque ciò che dice il Signore:
"Su, fa' lite con i monti
e i colli ascoltino la tua voce!
2Ascoltate, o monti, il processo del Signore
e porgete l'orecchio, o perenni fondamenta della terra,
perché il Signore è in lite con il suo popolo,
intenta causa con Israele.
3Popolo mio, che cosa ti ho fatto?
In che cosa ti ho stancato? Rispondimi.
4Forse perché ti ho fatto uscire dall'Egitto,
ti ho ridi schiavitù
e ho mandato davanti a te
Mosè, Aronne e Maria?
5Popolo mio, ricorda le trame
di Balàk re di Moab,
e quello che gli rispose
Bàlaam, figlio di Beor.
Ricordati di quello che è avvenuto
da Sittìm a Gàlgala,
per riconoscere
i benefici del Signore".
6Con che cosa mi presenterò al Signore,
mi prostrerò al Dio altissimo?
Mi presenterò a lui con olocausti,con vitelli di un anno?
7Gradirà il Signore
le migliaia di montoni
e torrenti di olio a miriadi?
Gli offrirò forse il mio primogenito
per la mia colpa,
il frutto delle mie viscere
per il mio peccato?
8Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono
e ciò che richiede il Signore da te:
praticare la giustizia,
amare la pietà,
camminare umilmente con il tuo Dio.

9La voce del Signore grida alla città!
Ascoltate tribù
e convenuti della città:
10Ci sono ancora nella casa dell'empio
i tesori ingiustamente acquistati
e le misure scarse, detestabili?
11Potrò io giustificare
le false bilance
e il sacchetto di pesi falsi?
12I ricchi della città sono pieni di violenza
e i suoi abitanti dicono menzogna.
13Anch'io ho cominciato a colpirti,
a devastarti per i tuoi peccati.
14Mangerai, ma non ti sazierai,
e la tua fame rimarrà in te;
metterai da parte, ma nulla salverai
e se qualcuno salverai io lo consegnerò alla spada.
15Seminerai, ma non mieterai,
frangerai le olive, ma non ti ungerai d'olio;
produrrai mosto, ma non berrai il vino.

16Tu osservi gli statuti di Omri
e tutte le pratiche della casa di Acab,
e segui i loro propositi,
perciò io farò di te una desolazione,
i tuoi abitanti oggetto di scherno
e subirai l'obbrobrio dei popoli.


Lettera ai Romani 16

1Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre:2ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso.
3Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa,4e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili;5salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa.
Salutate il mio caro Epèneto, primizia dell'Asia per Cristo.6Salutate Maria, che ha faticato molto per voi.7Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me.8Salutate Ampliato, mio diletto nel Signore.9Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi.10Salutate Apelle che ha dato buona prova in Cristo. Salutate i familiari di Aristòbulo.11Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli della casa di Narcìso che sono nel Signore.12Salutate Trifèna e Trifòsa che hanno lavorato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il Signore.13Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia.14Salutate Asìncrito, Flegónte, Erme, Pàtroba, Erma e i fratelli che sono con loro.15Salutate Filòlogo e Giulia, Nèreo e sua sorella e Olimpas e tutti i credenti che sono con loro.16Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le chiese di Cristo.

17Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso: tenetevi lontani da loro.18Costoro, infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero ingannano il cuore dei semplici.
19La fama della vostra obbedienza è giunta dovunque; mentre quindi mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male.20Il Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi.

21Vi saluta Timòteo mio collaboratore, e con lui Lucio, Giàsone, Sosìpatro, miei parenti.22Vi saluto nel Signore anch'io, Terzo, che ho scritto la lettera.23Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto.

24.25A colui che ha il potere di confermarvi
secondo il vangelo che io annunzio
e il messaggio di Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero
taciuto per secoli eterni,
26ma rivelato ora
e annunziato mediante le scritture profetiche,
per ordine dell'eterno Dio, a tutte le genti
perché obbediscano alla fede,
27a Dio che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli dei secoli. Amen.


Capitolo XI: Vagliare e frenare i desideri del nostro cuore

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1. Figlio, tu devi imparare ancora molte cose, fin qui non bene apprese. Signore, quali sono queste cose? Che tu indirizzi il tuo desiderio interamente secondo la mia volontà; che tu non stia attaccato a te stesso; che ardentemente tu brami di seguire la mia volontà. Sovente vari desideri ti accendono e urgono in te fortemente. Ma devi riflettere se tu sia mosso dall'impulso di rendere onore a me o non piuttosto di far piacere a te stesso. Se si tratta di me, sarai pienamente felice, comunque io voglia che vadano le cose; se invece c'è sotto una qualunque tua voglia, ecco, è questo che ti impedisce e ti appesantisce. Guardati, dunque, dal basarti troppo su un desiderio concepito senza che io sia stato consultato; affinché poi tu non abbia a pentirti; affinché non abbia a disgustarti ciò che dapprima ti era sembrato caro e che avevi agognato, come preferibile sopra ogni cosa.  

2. In verità, non ogni moto, pur se ci appare degno di approvazione, va subito favorito; ne ogni moto che ci ripugna va respinto fin dal principio. Occorre talvolta che tu usi il freno, anche nell'intraprendere e nel desiderare cose buone. Ché il tuo animo potrebbe poi esser distolto da ciò, come cosa eccessiva; o potresti ingenerare scandalo in altri, per essere andato al di là delle regole comuni; o potresti d'un tratto cadere in agitazione perché ti si ostacola. Altra voce, invece, occorre che tu faccia violenza a te stesso, andando virilmente contro l'impulso dei sensi. Occorre che tu non faccia caso a ciò che la carne desidera o non desidera, preoccupandoti piuttosto che essa, pur contro voglia, sia sottomessa allo spirito. Occorre che la carne sia imbrigliata e costretta a stare soggetta, fino a che non sia pronta a tutto; fino a che non sappia accontentarsi, lieta di poche e semplici cose, senza esitare di fronte ad alcuna difficoltà.


DISCORSO 37 DISCORSO TENUTO NEL GIORNO NATALIZIO DEI MARTIRI SCILLITANI NELLA BASILICA DELLE NUOVE SUL BRANO SCRITTURALE: "CHI TROVERÀ LA DONNA FORTE?"

Discorsi - Sant'Agostino

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La Chiesa madre dei martiri.

1. Colui che ha reso memorabile questo giorno per la festa dei suoi santi ci concederà che, nonostante la fiochezza della nostra voce siamo in grado di [soddisfare] il vostro ardore. Vi ho raccomandato questo perché vi degniate aiutarmi col vostro silenzio. Difatti l'animo è pronto per contentarvi, ma la carne è debole 1. E, veramente, il nostro animo in se stesso è in atto di partorire tutte quelle gioie e ha concepito in fatto di Scrittura divina e cerca di depositarle nei vostri orecchi e nelle vostre menti. Preparate in voi un nido al nostro discorso. Anche nella Scrittura infatti ci si presenta una tortora in cerca di un nido per deporvi i suoi piccoli 2. Inoltre, questa che teniamo in mano, cioè la Scrittura che vedete, ci esorta a ricercare e ad elogiare una certa donna, una gran donna della quale avete sentito parlare or ora mentre vi si leggeva il testo 3, una donna sposata a un grand'uomo: l'uomo che la ritrovò quand'era perduta e dopo averla trovata la adornò [con monili preziosi] 4. Vi dirò poche cose - quelle che il Signore vorrà suggerirmi - e nei limiti consentiti dal tempo, nei riguardi di questa donna, attenendomi alla lettura del testo che mi vedete reggere in mano. È oggi il giorno sacro ai martiri; quindi ancor più dev'essere elogiata la madre dei martiri. Chi sia questa donna l'avete ormai compreso dalle parole della mia introduzione; vedete di trovarne la conferma da quello che vi verrò leggendo. Adesso, ciascuno di voi che siete ad ascoltare, nei limiti che appaiono a sufficienza dal vostro ardore, dice in cuor suo: "Deve essere la Chiesa". Confermo questo concetto. Chi altri infatti potrebbe essere la madre dei martiri? È così. Ciò che avete compreso corrisponde esattamente al vero. La donna di cui vogliamo dirvi qualcosa è la Chiesa. Non sarebbe infatti conveniente che vi parlassimo di qualsiasi altra donna. Ciò, anche se nel racconto della passione dei martiri abbiamo sentito menzionarci delle donne, di cui potremmo parlare onestamente ma certo non le omettiamo quando tessiamo l'elogio della loro madre.

La Chiesa redenta da Cristo.

2. Notate chi sia colei di cui siete le membra; fissate lo sguardo su colei di cui siete figli. Chi troverà la donna forte? 5. La fortezza della donna ben si concilia con il giorno dei martiri. Se infatti lei non fosse stata forte, quei suoi membri sarebbero venuti meno nel martirio. Chi troverà la donna forte? È difficile trovarla; ma che dico? è difficile non conoscerla. E non è forse lei la Città posta sul monte, città che non può essere nascosta 6? Perché allora è detto: Chi la troverà, mentre in realtà si sarebbe dovuto dire: Chi non la troverà? In effetti, tu vedi la città posta sul monte. Perché però fosse posta sul monte dovette essere trovata, lei che prima era andata perduta. 7 Ora che è illuminata, chi non la vede? Quando però era nascosta, chi avrebbe potuto trovarla? Lei infatti è una città, ma è anche quella pecora che, essendosi perduta, unica [in tutto il gregge], il pastore ricercò e, trovatala, riportò all'ovile caricandosela gioioso sulle spalle 8. Lo stesso che è pastore è anche monte: la pecora sulle sue spalle è la città sul monte. È facile vederla quand'è collocata sul monte; ma come l'avresti trovata quand'era nascosta fra i cespugli e fra le spine, certo dei suoi gravi peccati? Averla cercata quand'era lì in mezzo è cosa grande, averla trovata lì in mezzo è cosa mirabile. Questo suo difficile ritrovamento viene sottolineato con le parole: Chi troverà la donna forte? Dice "chi" perché è uno, non perché non ci sia neanche uno. Analogamente è detto del suo sposo, il leone della tribù di Giuda 9 del quale la profezia aveva molto tempo prima affermato: Salisti addormentato 10, cioè sulla croce. Salisti sottintende la croce, addormentato allude alla morte. Che significa: Salisti se non quel che fu scritto: E lo crocifissero 11? Del quale evento parlava lui stesso quando diceva: Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia posto in alto il Figlio dell'uomo, affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia la vita eterna 12. Che significa: Addormentato? E chinato il capo rese lo spirito 13. Allo stesso modo anche nella profezia. Dopo che era stato detto: Salisti addormentato, prosegue: Dormisti come un leone 14. Sì, dormisti come un leone, non fuggisti come una volpe. Che vuole dire: Dormisti come un leone? Ti addormentasti perché ne avevi il potere, non perché ti costrinse la necessità 15 E dopo aver detto: Dormisti come un leone, proseguendo aggiunge: Chi lo sveglierà? 16. Chi lo ha svegliato? Non che non ci sia stato proprio nessuno, ma "chi fra gli uomini "? Difatti non fu altri che Dio, il quale lo risollevò di tra i morti e gli diede il nome che è al di sopra di ogni altro nome 17. Inoltre fu lui stesso che si risuscitò. Per cui diceva: Abbattete questo tempio e in tre giorni lo restaurerò 18. E ora, quando avete ascoltato: Chi troverà la donna forte?, non crediate che si dica della Chiesa in quanto nascosta, ma della Chiesa che fu trovata da quell'Unico perché non fosse nascosta a nessuno. Che dunque la si descriva, la si lodi, la si inculchi! Essa deve essere amata come madre da tutti noi: è infatti la sposa di quell'Unico. Chi troverà la donna forte? Chi non vede questa donna così forte? Ma ciò adesso che è stata trovata, posta in alto, resa visibile, gloriosa, ornata, rilucente: adesso che, per spiegarmi con una parola, è diffusa in tutto l'universo.

La pietra preziosa che dev'essere nel manto della Chiesa.

3. Una donna di questo genere è più preziosa delle pietre preziose 19. E cosa c'è di straordinario che una tal donna sia più preziosa delle pietre preziose? Se col pensiero andate alle molteplici forme dell'avarizia umana, se prendete alla lettera quelle "pietre preziose", cosa c'è di straordinario che la Chiesa risulti più preziosa di qualsiasi genere di pietre? Un simile confronto non tiene assolutamente. Ma è in lei stessa che ci sono delle pietre preziose: e son tanto preziose che le si chiama "pietre vive" 20. Ci sono dunque delle pietre [veramente] preziose che la adornano, ma lei è più preziosa [di tutte]. Per quanto mi è dato capire, per quanto capite voi, per quel timore che provo e che anche voi dovete provare, voglio inculcare una cosa alla vostra Carità nei riguardi di queste pietre preziose. Ci sono nella Chiesa delle pietre preziose, e ce ne sono state sempre: persone dotte, fornite di molta scienza, facondia e comprensione della Scrittura. Sono certamente preziose queste pietre; ma in mezzo a loro ce ne furono alcune che staccatesi dal manto di questa donna andarono errando qua e là. Quanto alla dottrina e alla facondia che lo rende fulgido, pietra preziosa, rilucente della luce del Signore, pietra preziosa era Cipriano, e questo Cipriano restò nel manto della Chiesa. Pietra preziosa era Donato, ma si staccò dal tessuto dell'ornamento. Colui che rimase volle essere amato in essa. L'altro, che ne fu strappato, cercò una rinomanza al di fuori di essa. L'uno, restando unito ad essa, riunì ad essa [anche altri]. L'altro che si allontanò [da lei], non volle raccogliere ma spargere 21. Figli cattivi, perché volete seguire la pietra preziosa staccatasi dal manto di questa donna? Mi risponderete: E che? capisci tu forse quanto lui? O sai tu forse parlare quanto lui? O sei tu forse dotto come lui? Ammettiamo pure che egli sia intelligente - ma buon intelletto hanno coloro che agiscono con questo [timore] 22 -, che egli sia dotto, erudito nelle scienze liberali e nei misteri della Scrittura: sarà una pietra preziosa. Da lui torna [alla considerazione] di questa [donna]. È più preziosa delle pietre preziose 23. Una pietra preziosa che non sia nel manto di questa donna giacerebbe nelle tenebre. Una pietra preziosa, dovunque situata, se non sarà sul manto di questa donna, giacerebbe nelle tenebre. Le occorre necessariamente restare nel manto di questa donna; dev'essere inserita nella tessitura del suo ornamento. Voglio dirvelo con parole audaci. Le pietre preziose le si chiama così perché costano care. Ebbene, colui che ha perso la carità, ha perso il valore, è divenuto spregevole. Anche se strombazza la sua cultura, anche se decanta la facondia del suo linguaggio! Ascolti uno che sa stimare le vere pietre [preziose] di questa matrona. Ascolti, ripeto, un artista esperto controllore in fatto di ornamenti. Cosa sta lì a elogiare le lingue uno che non è più pietra preziosa ma di nessun valore? Dice: Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come un bronzo risonante, come un cembalo squillante 24. Dov'è andata a finire quella pietra? Non risplende più, soltanto risuona. Voi pertanto, che siete mercanti per il regno dei cieli 25, imparate a valutare le pietre. Non vi piaccia alcuna pietra che non appartenga al manto di questa donna. Lei, che è più preziosa di tutte le pietre preziose, lei conferisce valore al suo ornamento.

La Chiesa incontra le compiacenze del suo Sposo.

4. Confida in lei il cuore di suo marito 26. Certo che vi confida e insegna anche a noi a confidarvi. Elogia infatti la sua Chiesa, diffusa fino agli estremi confini della terra, fra tutte le genti, da un mare all'altro 27. Se costei non perseverasse sino alla fine 28, non confiderebbe in lei il cuore di suo marito. Confida in lei il cuore di suo marito. Vi confida consapevole: non può ingannarsi colui che in essa confida. Non è stato detto: Confida in lei il cuore dei suoi figli. I figli infatti, supponendoli bambini, potrebbero ingannarsi. Confida in lei il cuore di colui che nessuna menzogna è capace d'ingannare. È fondata quindi la sua confidenza. Una donna siffatta non manca di spoglie 29. Non perché non vada in cerca di spoglie per questo non ne manca, ma perché ne possiede in abbondanza. Una donna siffatta non manca di spoglie. Diffusa in ogni parte del mondo, lo spoglia e da ogni parte ruba trofei al diavolo. Questo infatti le aveva promesso il suo sposo, quando le diceva in un altro salmo: lo esulto nelle tue parole, come chi ha trovato spoglie copiose 30. Come può mancare di spoglie colei che da ogni parte le ruba, da ogni parte le attira, da ogni parte se ne appropria?.

5. Nei riguardi di suo marito compie il bene e non il male in ogni tempo 31. È così che questa donna spoglia le genti: operando per il suo marito il bene e non il male. In ogni tempo opera il bene e non il male. E questo non per sé ma per il suo marito, affinché colui che vive non viva più per sé ma per colui che è morto e risorto per tutti 32. Compie dunque il bene per il marito; opera il bene dinanzi a Dio 33. A lui serve, a lui è devota, lui ama, sua brama costante è quella di piacergli. Non si adorna né per piacere a se stessa né per piacere agli altri. Non è della categoria di coloro che vogliono compiacere se stessi né di coloro che vanno in cerca di interessi personali. Opera infatti per il suo marito. Coloro al contrario che operano per se stessi, tutti cercano gli interessi propri, non quelli di Gesù Cristo 34.

Opere carnali e opere spirituali.

6. Trovando lane e lino, esegue lavori utili con le sue mani 35. La sacra pagina descrive questa matrona come lavoratrice di lana e di lino. Occorre pertanto investigare cosa sia la lana e cosa il lino. Con "lana" penso venga significato qualcosa di carnale, con "lino" qualcosa di spirituale. Questo oso congetturare dall'ordine dei nostri vestiti. Difatti son di lino le vesti interne, mentre quelle esterne sono di lana. Ciò che operiamo con il corpo è manifesto, ciò che operiamo con lo spirito è occulto. Ora, operare col corpo senza operare con lo spirito, sebbene possa sembrare buono, tuttavia non è vantaggioso. L'operare con lo spirito senza operare col corpo è da pigri. Ecco uno che con la mano stende l'elemosina al povero, ma nel far questo non pensa a Dio: desidera solo piacere agli uomini. La veste di lana può essere veduta, ma egli non ha la veste interiore, quella di lino. Ecco un altro che ti dice: Mi basta onorare Dio nella coscienza, lì adorarlo. Che bisogno c'è ch'io vada alla Chiesa e mi mescoli visibilmente agli altri cristiani? Vuol avere la veste di lino senza la tunica. Questa donna non conosce né inculca opere come queste. Si debbono predicare e insegnare, è vero, anche le opere spirituali senza quelle carnali; ma coloro che ricevono [l'insegnamento] debbono dedicarsi alle opere spirituali e compiere in modo non carnale le opere carnali. Questa donna trovò le tane e il lino e con le sue mani ci fece opere utili. Queste lane e questo lino sono nelle sante Scritture. Molti ne trovano ma non vogliono compierci opere utili con le loro mani. Trovò e fece. Quando ascoltate, trovate; quando vivete bene, fate. Trovando le lane e il lino, compì opere utili con le sue mani. Osservate colei alla quale vien detto: Estendi[ti] a destra e a sinistra, la tua progenie infatti erediterà le genti 36; non ti devi risparmiare: stendi più lontano che puoi le tue cordicelle 37. Vedetela qui: È diventata come una nave da commercio; da paesi lontani si accumula ricchezze 38. Ricchezze di questa donna sono gli elogi di suo marito. Osservate da quanto lontano si accumuli ricchezze. Dal sorgere del sole al suo tramonto lodate il nome del Signore 39.

Zelante ancella del Signore, la Chiesa.

7. Si alza di notte e dà il cibo ai domestici e assegna le opere alle ancelle 40. Si alza di notte. A cosa equivalgono le notti? Non la opprimono, con le loro tenebre non la costringono a giacere. Di notte si alza. Notti sono le tribolazioni. Ma a vantaggio di chi si alza costei di notte e trae profitto dalle tribolazioni? Dà il cibo ai domestici. Nelle notti si lascia imitare. Facendo insegna ciò che ha detto doversi fare, e allora, di notte, dà il cibo ai domestici. Chi mangia di notte? Eppure non c'è dubbio che anche allora distribuisce il cibo. Coloro a cui lo dà son gente sempre affamata. Infatti, beati quelli che hanno fame e sete della giustizia poiché saranno saziati 41. Dal [mezzo del]la notte il mio spirito veglia in cerca di te, o Dio 42. A mezzanotte mi alzavo per confessare a te 43. Questi alimenti notturni abbondano nella casa di questa donna. Lì nessuno patisce la fame, né va tastando per trovare qualcosa da mangiare: arde infatti la lucerna della profezia. Ma si dovrà forse mangiare e stare in ozio? Ecco, colei che dà il cibo ai domestici, assegna anche le opere alle ancelle 44. Queste ancelle, poi, sono ancelle di lei o di suo marito? O forse sono sue perché sono di suo marito? Ovvero le numerose ancelle sono lei stessa? Essa infatti, sebbene madre di famiglia, tuttavia non sdegna d'essere ancella. Badi al suo prezzo e ami il suo padrone! Ripeto: si ritenga serva e non abbia timore di trovarsi in questa condizione. Il suo Signore, Che l'ha comprata a sì caro prezzo, non sdegnerà di renderla sua coniuge. E ogni buona coniuge chiama signore il suo proprio marito. E non soltanto ce lo chiama, ma è convinta di questo e così parla; questo tiene in cuore e questo proferisce con le labbra: ritiene il contratto matrimoniale come strumento di questa acquisizione fatta di lei. È dunque una serva che assegna le opere alle ancelle. È una serva; e suo figlio è colui che dice: Io sono tuo servo, figlio della tua ancella 45.

8. Avevi voglia di chiedere cosa faccia in quei lavori protrattisi anche di notte. Ascolta cosa faccia: Preveggente ha comprato un campo 46. Preveggente, mirando cioè non al presente ma al futuro, ha comprato questo campo: preveggente mediante la fede e la speranza. Per questo si alza anche di notte 47. Se infatti speriamo in cose che non vediamo, le aspettiamo armati di pazienza 48. Soffrendo tribolazioni per ogni dove 49, mira preveggente al campo che vuol comprare. E per questo è chiamata donna forte. Cosa sono quelle notti in confronto di quel campo? Il peso temporaneo e leggero della nostra tribolazione infatti che dura al presente - quando ci leviamo di notte - opera in noi in maniera insospettata un cumulo eterno di gloria (il nostro cuore mira a quel campo), non guardando noi alle cose visibili ma a quelle invisibili. Le cose visibili sono infatti temporanee, quelle invisibili sono invece eterne 50. Qual è quel campo? qual è la sua bellezza? Accendiamoci dal desiderio di possederlo. Crediamo forse che non sia proprio quel campo di cui Dio ebbe a dire: E la bellezza del campo è presso di me 51?.

Un campo che vale l'eternità.

9. Preveggente ha comprato un campo 52. Dove ha comprato quel campo, là lo possiede. Dove possiede il campo? dove l'ha comprato? Lì ha nascosto anche il suo tesoro, con la conseguenza che dove è il tuo tesoro ivi è anche il tuo cuore 53. Preveggente ha comprato un campo. Come l'ha comprato? In maniera che tu, sperando e sospirando per esso, non resti inerte: devi persuaderti che un tal campo non ama chi lo ama comportandosi da neghittoso. Certo, quando ne sarai venuto in possesso, forse potrai riposarti e non ci sarà bisogno di ulteriori lavori. Non è infatti, quel campo, come i campi di questo mondo dove Adamo mangiò il pane col sudore della sua fronte 54. Adesso tuttavia devi procurarti mezzi per comprare quel campo di cui vuoi raggiungere la bellezza. Datti da fare! Che cosa? Accumula il prezzo. Questo infatti fa la nostra donna. Notate se la cosa sia stata passata sotto silenzio. Dopo avere detto: Preveggente ha comprato un campo, come se tu gli andassi a chiedere: Ma come ha fatto a comprarlo?, ti risponde: Con i frutti delle sue mani ha piantato le sue proprietà 55. Ecco le opere che assegnava alle ancelle: con i frutti delle loro mani piantare in eterno la sua proprietà. Chiama proprietà il terreno che avrebbe avuto in seguito. Questo insinua anche col verbo che adopera, cioè: Preveggente.

10. Cinta fortemente ai suoi fianchi irrobustisce le sue braccia 56. Veramente forte! Vedi se non sia una serva. Come serve devotamente! quant'è pronta! Per impedire che le concupiscenze carnali con i loro seni pendenti la ostacolino nel lavoro, si cinge i fianchi per non avere nulla di superfluo da pestare quando s'affretta al lavoro. In questo infatti è la castità di questa donna: nello stringersi intorno alla vita con la fascia del comandamento [divino], e così essere sempre pronta ad ogni opera buona. Cinta fortemente ai suoi fianchi irrobustisce le sue braccia, per non venir mai meno. Perché questo? Gustò che darsi al lavoro è cosa buona 57. Dov'è il palato che sia capace di gustare questo? La gente rifugge dal lavoro come da cosa amara. Temendo di gustarlo, non sanno cosa amare. Per compiere l'opera buona occorre la coscienza buona. E cosa c'è di più dolce, o fratelli, di una buona coscienza? Se essa non è buona ma, essendo cattiva, punge, ogni cosa è amara. Gusta dunque! gusta! e vedrai qual dolce sapore abbia. Essa ti farà assaporare una delizia tale che non potrai smettere [di gustarne] finché non abbia terminato tutto. Gustò che darsi al lavoro è cosa buona.

La lucerna della speranza.

11. La sua lucerna non si spegne per tutta la notte 58. Nessuno accende la lucerna e la pone sotto il moggio 59. Tu, Signore, darai luce alla mia lucerna 60. Sua lucerna è la speranza. Alla luce di lei opera ogni uomo, tutte le volte che compie il bene in vista di una speranza. E questa lucerna arde di notte. Se infatti speriamo cose che non vediamo 61, è notte. Se poi non vediamo e non speriamo, è notte e non brilla la lucerna. Cosa c'è di più infelice di tali tenebre? Per non venir meno nelle tenebre e per attendere con pazienza 62 ciò che, pur senza vedere, speriamo, brilli per tutta la notte la nostra lucerna. In effetti, chi giorno dopo giorno ci annunzia la parola [di Dio], è come se infondesse dell'olio per impedire che la lucerna si spenga.

12. Stende le sue mani a cose utili 63. Quanto stende codeste sue mani? Dal mare fino al mare, e dal fiume, dove ha cominciato, fino alle estremità della terra 64, dove è pervenuta. Sicché non è detto senza motivo: Stendi[ti] a destra e a sinistra 65. Stende le sue mani, ma a cose utili.

Il fuso e la conocchia.

13. Ha anche rafforzato le sue braccia a [maneggiare] il fuso 66. Il fuso [che nomina] non viene da "infundere" ma è quello strumento usato dai lavoratori di lana che appunto si chiama fuso. Voglio dirvi quanto il Signore mi concede nei riguardi di questo fuso. Simili lavori di lana non sono infrequenti fra gli uomini. Ascoltate cosa significhi: Ha rafforzato te sue braccia a [maneggiare] il fuso. Avrebbe potuto dire: A maneggiare la conocchia; ma ha nominato il fuso e forse non senza un perché. È vero che nel fuso ci si potrebbe vedere rappresentato (e non sarebbe un'interpretazione assurda!) ogni lavoro di lana, e nel lavoro in lana ogni opera buona, come ne suol compiere una donna casta e una matrona laboriosa e diligente; tuttavia, o carissimi, non voglio nascondervi ciò che io vedo in questo fuso. Chiunque vive nella pratica di opere buone all'interno della santa Chiesa, non trascurando i comandamenti di Dio ma mettendoli in pratica, non sa ciò che farà domani, mentre sa quel che ha fatto oggi. Teme per le opere future, gode per le opere passate. E veglia per perseverare nelle opere buone perché non gli succeda che, trascurando il futuro, perda il passato. Sta di fatto che, pregando il Signore, in ogni sua supplica non ha la coscienza sicura per quanto riguarda il futuro ma l'ha nei confronti del passato: è certo di ciò che ha fatto, non di ciò che gli resta da fare. Se riscontrate, insieme con me, che tutto questo è vero, badate ai due attrezzi soliti ad adoperarsi nel lavoro della lana: la conocchia e il fuso. Nella conocchia la lana si avvolge, la si stende a forma di filo e la si fa passare nel fuso perché sia tessuta. Ciò che è avvoltolato nella conocchia è cosa ancora futura, ciò che è raccolto attorno al fuso è cosa già passata. Pertanto, le tue opere sono nel fuso, non nella conocchia. È infatti nella conocchia quel che dovrai compiere, nel fuso quel che hai già compiuto. Osserva quindi se hai qualcosa nel fuso. Lì debbono rafforzarsi le tue braccia. Lì dovrà essere forte la tua coscienza. Lì potrai dire con sicurezza a Dio: Da' [a me], poiché io ho dato [a te]; rimetti perché io ho già rimesso; fa', poiché io ho fatto. Non puoi infatti chiedere il premio se non dopo avere eseguito l'opera, non certo quando la devi eseguire. Qualunque opera tu compia, il tuo animo sia tutto intento al fuso, poiché anche quel che pende dalla conocchia deve passare per il fuso; non ciò che è raccolto attorno al fuso deve ripassare per la conocchia. Osserva dunque le cose che fai, cerca d'avere [sempre qualcosa] nel fuso, procura di rafforzare le tue braccia nel fuso. Ogni cosa si protenda al fuso e questo fuso abbia qualcosa che ti consoli, ti fortifichi, ti dia la fiducia di pregare e di sperare le cose che ti sono promesse.

14. "Ma che dovrò fare?" - forse mi chiederai- "cosa mi comandi d'avere nel fuso?". Ascolta come prosegue: Apre le sue mani al povero 67. Effettivamente, non ci vergogniamo d'insegnarvi la santa lavorazione della lana. Notate! Se uno ha piena la borsa, pieno il granaio, piena la dispensa, sono, tutte queste, cose che si trovano nella conocchia: debbono passare nel fuso. Notate come essa fili, anzi come neiat, (purché tutti comprendano, non temiamo [le critiche dei] puristi!): Apre le sue mani al povero, porge del suo fruttato all'indigente 68. Le mani al povero, il fruttato all'indigente. C'è un certo povero che cerca le tue mani; c'è un indigente che cerca del tuo fruttato. Colui che da te non vuole se non ciò che soddisfi le sue necessità è un povero che cerca le tue mani. C'è però un altro bisognoso che dice: Come gente che non ha nulla ma possiede tutto 69. Con la tua elargizione non vuole che si soddisfi al suo bisogno - diciamo così -, ma cerca il frutto nell'albero del Signore, che egli ha piantato e innaffiato 70. Ascoltalo come, rivolto a certi individui, affermi parlando di loro: Non che io cerchi il dono, ma esigo il frutto 71.

Il Signore conosce i suoi.

15. Suo marito quando si reca in qualche posto non si preoccupa delle cose di casa. Non si preoccupa delle cose di casa 72 perché conosce il Signore chi sono i suoi 73. Perché dovrebbe preoccuparsi se è vero che coloro che ha predestinati li ha anche chiamati, coloro che ha chiamati li ha anche giustificati, coloro che ha giustificati li ha anche glorificati? Se Dio è a nostro favore, chi sarà contro di noi? 74. Suo marito non si preoccupa: conosce i suoi e i suoi conoscono lui. Quando si reca in qualche posto 75. Dove si reca se non là donde dovrà venire? Là si reca e quasi si attarda. Molti infatti desiderano già al presente la sua venuta, ma l'esaudimento del loro desiderio viene rinviato finché non si completi il numero dei membri di questa matrona. Altri invece abusano del suo ritardo per [moltiplicare] la loro empietà. Dice il servo cattivo: Il mio padrone tarda 76; e comincia a percuotere i suoi compagni e a ubriacarsi insieme con i malvagi. Verrà il suo padrone nel giorno che [il servo] non sa e nell'ora che non conosce e lo separerà 77. Chi dà ai compagni di servizio il cibo nel tempo debito è l'insieme dei ministri e dei gerarchi 78. Dice: Lo separerà 79. Ha i buoni e ha i cattivi, e separerà i buoni dai cattivi 80. E gli assegnerà la parte insieme con gli ipocriti 81. Non si esaurisce però qui il loro ministero perché lì ci sono anche di quelli che desiderano la sua venuta. Lì, fra mezzo a loro, ci son di quelli di cui si dice: Beato quel servo che, quando verrà il suo padrone, si troverà intento ad agire in questo modo 82. Dunque verrà e lo separerà 83.

16. Attualmente egli abiterà in qualche posto, ma non è preoccupato di ciò che si fa nella casa. Presso di lei infatti tutti sono vestiti 84. Potrà essere preoccupato della nudità dei servi, quando si reca in qualche posto, se ha una moglie come quella? Sono vestiti e ottimamente. Volete sapere quanto "ottimamente"? Voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo 85. Presso di lei tutti assolutamente sono vestiti. Sono vestiti e i servi cattivi e i servi buoni. I servi buoni sono vestiti in quanto si son rivestiti di Cristo non solamente nel segno sacramentale ma anche nelle opere e negli esempi, seguendo le orme del loro Signore. Gli altri viceversa si son vestiti di lui fino a riceverne il sacramento, obbligati a render conto [al giudice] della loro veste 86. Tuttavia quella donna, quella donna tuttavia non cessa di vestire tutti, in modo che nessuno abbia a lamentarsi o a dire: "Non ho operato bene perché non ero [ben] vestito ". Osservate dunque come dobbiate essere vestiti. Per essere forniti delle nostre vesti compiamo anche le opere. Presso di lei infatti tutti sono vestiti.

Cristo uomo e Dio.

17. E per suo marito cosa [farà] ? Lei che veste i servi non farà nulla per il suo marito? Doppi mantelli ha fatto per il suo marito. Lavora. Doppi mantelli ha fatto per il suo marito 87. Voi applaudite. Credo che riconosciate quali siano i doppi mantelli che la Chiesa confeziona per il suo sposo Cristo. I mantelli che gli confeziona sono le lodi: le lodi della fede, della confessione e della predicazione. Perché doppie vesti a Cristo? Lodi Dio, lodi l'uomo. Loda doppiamente e loda una volta sola: doppiamente perché egli è uomo e Dio, una volta sola per non essere simulatore. Ecco una non so quale donna presso un certo Fotino, pietra più o meno preziosa ma staccata dal manto di questa donna e divenuta ormai pietra senza valore e gettata lontano, per cui i suoi eretici si chiamano fotiniani. Codesta donna scelse di fare al suo marito un mantello, per così dire, sdoppio. L'uomo non l'accetta, poiché dalla sua sposa (quella che è veramente sua) prende - come troviamo scritto 88 - soltanto mantelli doppi, mentre lui diceva che Cristo è soltanto uomo. Viceversa, ecco sorgere un'altra donna abominevole, che anch'essa vorrebbe tessere un mantello solo al suo marito, mentre in realtà tesse stracci di favole. Dice: Cristo è soltanto Dio, non ha in sé assolutamente nulla dell'uomo. Dicono questo i manichei. I fotiniani che è soltanto uomo, i manichei che è soltanto Dio. I primi non riconoscono nel Signore nulla di divino, questi altri dicono, quasi, che tutto è divino, ma in una maniera così falsa da non salvare nemmeno la realtà umana. Se infatti egli non era uomo, ne segue che non morì, che non fu crocifisso, che non risuscitò. Difatti solo chi era morto poteva risorgere. Pertanto erano false le cicatrici che mostrò al discepolo dubbioso 89: in effetti, dovettero essere false quelle cicatrici, se non furono precedute da vere ferite. Se invece furono precedute da vere ferite, anche la sua carne era vera. E se fu vera la carne, fu vera la morte, vera la croce, vera l'umanità, tutto vero in lui. Lode abbondante dalla tela di quella donna. Viceversa coloro che ebbero timore [d'ammettere] questi mantelli lodevolmente doppi rimasero doppi nella menzogna. Doppi mantelli ha fatto per il suo marito. Veramente mantelli doppi. Confessiamo Dio, confessiamo l'uomo. Loda Dio nell'uomo, loda l'uomo in Dio. Ha tessuto il panno preziosissimo di quella lode: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e Dio era il Verbo. Egli era in principio presso Dio 90. Ha tessuto anche l'altro mantello, avendo riguardo alla sua dimora quotidiana in mezzo agli uomini: Il Verbo si fece carne e abitò fra noi 91. Doppi mantelli ha fatto per il suo marito.

18. Di bisso e di porpora i vestiti per sé 92, cioè fece i vestiti anche per sé. Non era infatti conveniente che una tale matrona, sposa di un uomo così nobile, incedesse o nuda o coperta di cenci. Fece con bisso e porpora i vestiti per sé. Col bisso, cioè col candore della confessione; con la porpora, cioè con la gloria dei patimenti. Riconosciamo il suo bisso tutte le volte che preghiamo, la sua porpora l'abbiamo lodata stamane commemorando i martiri.

Aspettiamo Cristo giudice.

19. Il suo marito apparirà alle porte 93. Colui che dimora da qualche parte, che a motivo della sua saggia consorte non è preoccupato della sua casa, colui che, dimorando in qualche parte, nessuno ora riesce a vedere, apparirà alle porte. Nota quando. Osserva come prosegue: Quando sederà in assemblea insieme con gli anziani del paese 94. Nulla di più evidente. Leggi quell'altra profezia: Verrà al giudizio con gli anziani del suo popolo 95. Apparirà in quell'assemblea, cioè in quel giudizio nel quale con lui faranno da giudici anche i santi, ai quali è stato detto: Sederete sopra dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele 96. Verrà infatti il Figlio dell'uomo - come ha detto - nella sua gloria e con lui tutti gli angeli 97. Lì ci saranno tutti gli angeli: e gli angeli del cielo e gli angeli annunziatori della parola di Dio. Difatti anche il profeta fu chiamato angelo 98, che vuol dire messaggero. E ancora, di Giovanni fu detto: Ecco io mando il mio angelo dinanzi alla tua presenza 99. E l'Apostolo afferma: Mi avete ricevuto come un angelo di Dio 100. Ebbene Cristo, colui che ora dimora in qualche parte, colui del quale molti dicono: Quando verrà e come verrà?, apparirà nelle porte, cioè svelatamente, manifestamente. Nelle porte apparirà, e alcuni ammetterà dentro, contro altri le chiuderà in faccia. Apparirà nelle porte il suo marito quando sederà nell'assemblea insieme con gli anziani del paese 101. Finché questo non si verifichi, lei per la durata dell'intervallo si dedichi a fare quel che faceva. Lavori! non smetta! Lo aspetti quando apparirà alle porte, non abbia timore della santa adunanza del giudizio divino. Venga con buona coscienza, venga gloriosa, perché sue membra e suoi figli son coloro che insieme con suo marito fungeranno da giudici.

Compriamoci il pane vivo disceso dal cielo.

20. Fece e vendette le sindoni 102. Buona cosa l'aver tessuto le sindoni. Ma perché venderle, se non perché non cerca il dono esige il frutto 103? Quanto a questa vendita, infatti, ritenetela in primo luogo, fratelli, come una vendita gratuita. E c'è qualcuno che compra gratis? Se una cosa la si porta via gratis, non la si compra. Se la si compra occorre pagare il prezzo; e chi dà un prezzo non si porta via gratis [quello che prende]. Ma allora dove va finire quel detto: Voi che avete sete, andate all'acqua, compratevene senza denaro 104? Quando compri non dài del denaro e tuttavia compri; se compri ma non dài denaro, vuol dire che dài te stesso. Le sindoni riferitele a quei lini - son roba spirituale! - che questa donna fabbrica e predica per tutte le parti della terra. E probabilmente è da dirsi che le venda, poiché diceva l'Apostolo: Se noi abbiamo seminato fra voi cose spirituali, è davvero gran cosa che veniamo a mietere le vostre cose carnali? 105. C'è infatti quel rapporto che intercorre fra il dare e il ricevere, poiché in ogni vendita si trova un rapporto fra il dare e il ricevere 106. Ora l'Apostolo si rattrista contro qualche piazza dove non vendette le sindoni. Dice: Nessuna chiesa mi ha comunicato qualcosa in fatto di dare e di avere 107. Ma colui che così vende non cerca il dono, bensì esige il frutto 108; né lo dovete ritenere una specie di venditore del Vangelo. In effetti, egli è un commerciante che agisce a nome del suo padrone, ma esige un prezzo maggiore. Certamente egli è uno che vende: dà via cose spirituali. E cosa domanda? Forse cose carnali? Anche queste gli son certo dovute, ma l'Apostolo non domandava cose come queste, se poteva dire: Non cerco la roba vostra ma voi 109. Sborsate dunque il prezzo, date voi stessi. Così Giuseppe in Egitto: vendeva il frumento e rendeva servi del re coloro che lo compravano 110. Volendo sopravvivere in quel tempo di fame, ricevevano il grano, ma diventavano servi. Abbiamo noi paura di diventare servi? Guai a noi se non saremo servi di Lui! Cosa ci giova ricusare un tale padrone? Saremo in potere del diavolo, e soffriremo la fame, e non sfuggiremo al dominio del vero padrone. Da' te stesso, comprati la sindone, cioè un abito spirituale. Come anche avviene per un certo pane: prezzo sei tu stesso. E che? Dandoti al piacere, forse che per soddisfare la concupiscenza della carne - poni il caso che voglia pagarti una prostituta - non dài in prezzo te stesso? Ora, cosa fai di grande se ti dài a Dio, se compri il pane vivo disceso dal cielo 111 con quello stesso prezzo che sei tu stesso? In realtà il compenso per una prostituta è uguale a quello di un pane. Fece e vendette le sindoni.

21. E le cinture per i cananei 112. Fece le cinture per i cananei. Se ne cingano, lavorino, vengano, siano servi in questa casa perché tutti siano vestiti e sfamati. Fece le cinture, certo per lavorare, poiché anch'essa nell'attendere al suo lavoro si cinse strettamente i fianchi 113. Chi sono i cananei? Genti straniere confinanti col popolo d'Israele. Voi infatti che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini per il sangue di Cristo 114. Voi che un tempo eravate estranei ai testamenti e non avevate la speranza della promessa, ed eravate senza Dio in questo mondo 115, ora siete concittadini dei santi e familiari di Dio 116. Ricevute le cinture, lavorate nella casa del Signore, divenuti membri della famiglia di Dio, da cananei che eravate, membri cioè di quel popolo cui apparteneva quella donna di cui si è letto or ora nel Vangelo 117. Era cananea; non osava accostarsi alla mensa dei figli ma, considerandosi cane, andava in cerca delle briciole. Vedi come si sia cinta per andare al lavoro. Sua cintura era la fede, e questa loda il Signore. O donna, grande è la tua fede! 118.

22. Vediamo il resto. Si è rivestita di fortezza e di beltà 119. Di beltà, come di bisso; di fortezza, come di porpora. Essendo forte, per questa fortezza nel suo patire si colorò di sangue. E si è rallegrata negli ultimi giorni 120. Negli ultimi giorni si è rallegrata. Vuol dire che qui era stata a lungo tribolata. Come infatti avrebbe potuto avere vesti di porpora, se le fosse mancata la tribolazione?.

Dare a ciascuno il suo.

23. Ha aperto con attenzione la sua bocca 121. Noi siamo parte di quella donna, noi la lodiamo, ci stringiamo a lei; con lei e in lei attendiamo il suo sposo. Ebbene, ci conceda il Signore di aprire, anche noi, con attenzione la nostra bocca. Non a vanvera ma con attenzione, con circospezione, con sollecitudine. Diceva l'Apostolo: Io sono stato fra voi con molto timore e molta trepidazione 122. Quasi volesse dire: Ho aperto la mia bocca con attenzione. La nostra bocca è aperta a voi, o corinzi 123. Ha aperto con attenzione la sua bocca; e ha imposto un ordine alla sua lingua 124. Vuol lodare la creatura come creatura, il Creatore come creatore, gli angeli come angeli, gli esseri celesti come esseri celesti, gli esseri terrestri come terrestri, gli uomini come uomini, gli animali come animali. Nulla di spostato, nulla di disordinato. Non vuole usare invano il nome del Signore suo Dio 125, non vuol pensare essere nel Creatore la sostanza della creatura. Parlando di tutto in una maniera così ordinata, non vuol preporre le cose inferiori a quelle più nobili, né deprimere le cose più nobili al di sotto di quelle inferiori. Ha imposto un ordine alla sua lingua 126. Niente c'è di più bello di quest'ordine. Per cui essa stessa dice: Ponete ordine alla mia carità. Non agite disordinatamente; non turbate né confondete le cose che Dio ha ordinate. Ponete ordine alla mia carità 127. Amate me come debbo essere amata io; amate Dio come dev'essere amato Dio: in modo che non abbiate ad offendere Dio per causa mia, né offendiate me per qualsiasi altro oggetto diverso da me. Ponete ordine alta mia carità. Beata la figlia di lei, che si trovava in quest'ordine, colei - dico - di cui oggi fra tutti gli altri celebriamo il martirio e di cui poc'anzi ascoltavamo la confessione. Ponendo ordine alla sua lingua, diceva: L'onore a Cesare, come si deve a Cesare, ma il timore [lo rendo] a Dio. Sì, veramente, ha aperto con attenzione la sua bocca, e ha imposto un ordine alla sua lingua 128.

24. Severi discorsi nelle sue case 129. Severi, forti, stringati. Non c'è modo di diffondersi; lei non ama la fiacchezza rammollita. Non mangia cibi, frutto di pigrizia 130. Perciò ha acquistato tanto.

Le vere e le false ricchezze.

25. Essa dunque è quaggiù laboriosa, vigilante e sollecita; castiga severamente i suoi domestici; si alza di notte; bada alla lucerna, che non si spenga; è forte nelle tribolazioni, è paziente per non aver ancora conseguito le promesse; usando il fuso irrobustisce le sue braccia; non mangia il pane frutto di pigrizia. Ma dopo tutti questi stenti, che sembrerebbero denotare povertà e scarsezza a livello mondano, negli ultimi giorni si allieterà. Come? Volete udire come? Ascoltate qual sia la speranza per la quale tutta la notte arde la nostra lucerna. Ascoltatelo adesso. Si levarono i suoi figli e si arricchirono 131. Ora viviamo nella povertà, vegliamo nella povertà, e quando moriamo, ci addormentiamo nella povertà. Ma risorgeremo e saremo arricchiti. Allora saranno arricchiti i suoi figli. Si levarono i suoi figli e si arricchirono. Confronta [con queste ricchezze] tutte le ricchezze di questa terra, soggette ai ladri e alle tignole 132. E vorresti vantarti! Ma di che cosa? Sei fragile, e per questo ti occorrono molte cose. Hai bisogno di vesti pesanti, perché non sei capace di sopportare il freddo; devi servirti di cavalcature perché non sei in grado di camminare a piedi. Tutte queste cose sono sostegni per la fragilità, non insegne di potere. Quali sono invece le altre ricchezze, quelle proprie degli angeli? Hanno un'unica veste: la luce. Non si logora mai, non si sporca mai. Vere ricchezze son là dove non c'è alcuna scarsità, nessuna indigenza. Ebbene, perché cerchi cose come queste adesso, prima d'alzarti? Se sei figlio di questa donna, osserva con attenzione qual sia il tempo per il quale ti vengono promesse. Si levarono i suoi figli e si arricchirono. Prepàrati a ricevere le ricchezze della resurrezione. Non amare le ricchezze presenti, per meritarti di conseguire queste altre. Si levarono i suoi figli e si arricchirono.

26. E il suo marito la lodò 133. Siamo noi a lodarla ma non con nostre risorse. Il suo, marito, lui personalmente, la lodò. Quando si levarono i suoi figli si arricchirono, allora egli rivolse a lei l'attenzione, la mirò e la lodò. Chi non vorrà udire come l'abbia lodata? Se con tanta gioia avete ascoltato quando veniva lodata da noi, con quali sentimenti udremmo - se ci fosse possibile udirlo - come la lodi il suo marito. La lodò nella resurrezione. Quando risorgeremo udremo. O che anche adesso non taccia la sua lode? Qui è la sua lode; ecco, segue subito. Ascoltiamola, per vivere nella lode e, insieme con codesta lode umana, ascoltiamo come l'abbia lodata il suo marito, vedendola ormai fra tanta beatitudine di figli, ricchi: nella resurrezione dei morti.

Anche le eresie posseggono beni di grazia.

27. Dice: Molte figlie operarono cose potenti 134. Sono le lodi che le tributa il suo marito. Molte figlie operarono cose potenti. Chi sono le figlie alle quali costei viene paragonata? Ma il paragone non si fa: Molte figlie operarono cose potenti, ma tu le superasti 135. Statemi attenti, vi prego. Siamo ormai alla fine della lezione, e io temo di trovarvi stanchi proprio ora che soprattutto vi esigerei attenti. Ascoltiamo le sue lodi. Molte figlie operarono cose potenti, ma tu le superasti e ti ponesti al di sopra di tutte 136. Dice: Tu le superasti tutte, tu ti ponesti al di sopra di tutte. Chi sono le altre figlie che operarono anch'esse cose potenti ma furono superate da costei che si pose al di sopra di tutte? Ovvero, quali cose potenti operarono? ovvero, per quale motivo costei le ha superate? Ci sono in effetti delle figlie cattive, e queste sono le eresie. Perché figlie? Perché anch'esse nate da costei. Ma figlie cattive, figlie che non le somigliano per i costumi, sebbene abbiano simili i sacramenti. Anche loro infatti hanno i nostri sacramenti, hanno le nostre Scritture, hanno l'Amen e l'Alleluia come noi; parecchie hanno il nostro simbolo, molte hanno il nostro battesimo. Per questo figlie. Ma volete sapere cosa sia stato detto alla nostra matrona in un passo del Cantico dei cantici? Come il giglio fra le spine, così l'amica mia in mezzo alle figlie 137. Detto stupendo! Le chiama e spine e figlie. E tali spine operano cose potenti? Certo che le operano. Non vedete come anche nelle eresie si preghi, si digiuni, si distribuiscano elemosine, si lodi Cristo? Potrei aggiungere che lì ci sono i falsi profeti dei quali fu detto: Faranno molti segni e prodigi, sì da trarre in inganno, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco ve l'ho predetto 138. Operano cose potenti anche le spine: quelle cose potenti di cui sta scritto: Forse che nel tuo nome non abbiamo mangiato e bevuto, e nel tuo nome non abbiamo compiuto molti miracoli? 139 Abbiamo mangiato e bevuto, non lo direbbe di qualsiasi cibo. Sapete di qual cibo e bevanda ha potuto dirlo. E abbiamo compiuto molti miracoli. Operano cose potenti molte figlie, non lo neghiamo. Anche le spine recano il fiore, sebbene non rechino il frutto. Quanto invece a costei, a cui è detto: Ma tu le superasti e ti ponesti al di sopra di tutte, in che modo le ha superate se non perché produce non soltanto il fiore ma anche il frutto?.

I frutti dello Spirito e le opere della carità.

28. Qual frutto produce? in che cosa [le] ha superate? Mi si dica! Voglio mostrarvi - dice - una via ancora più elevata 140. Qual è questa via elevata su tutte, per la quale costei tutte le ha superate e si è posta al di sopra di tutte? Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei un bronzo risonante, un cembalo squillante 141... Parla le lingue: rientra in quella potenza che ho chiamato "del fiore". Se conoscessi tutti i misteri e tutto lo scibile e avessi tutta la profezia e tutta la fede, sì da trasportare i monti - quanta potenza - ma non avessi la carità, sarei un nulla 142. Ascolta ancora dei tratti di potenza pertinenti all'ambito del fiore, non del frutto. Se distribuissi tutti i miei beni ai poveri e dessi alle tarme il mio corpo, ma non avessi la carità, non mi gioverebbe a nulla 143. Costei ha quella via elevata al di sopra delle altre, ed è per essa che le si dice: Molte figlie operano cose potenti. Molte parlarono lingue, conobbero tutti i misteri, compirono molti prodigi, scacciarono i demoni, distribuirono ai poveri i loro beni, diedero alle fiamme il loro corpo. Sono tutte più in basso di te, in quanto non ebbero la carità. Ma tu le superasti e ti ponesti al di sopra di tutte, essendo generatrice non solo di fiori ma anche di frutti, essendo ricolma di frutti. Osserva da dove cominci il grappolo. Enumera all'inizio le opere della carne: le fornicazioni, le impurità, la lussuria, l'idolatria, la magia, le inimicizie, le discordie, le gelosie, le ire, le risse, le eresie, le invidie, le crapule, le ubriachezze, e cose a queste somiglianti, a proposito delle quali vi predico, come vi ho già predetto, che chi fa di queste cose non possederà il regno di Dio 144. Enumerate tutte le spine che saranno gettate nel fuoco, dice: Viceversa, i frutti dello spirito sono la carità 145, e a questo principio, a questa radice - chiamiamola così - si ricollegano tutti gli altri: la gioia, la pace, la pazienza, la benignità, la bontà, la fedeltà, la mansuetudine, la continenza 146. Perché è bello questo grappolo? Perché pende dalla carità. Molte figlie operarono cose potenti; tu però le superasti e ti ponesti al di sopra di tutte.

Opere di misericordia e giudizio finale.

29. In loro cosa rimase? Falsi sono i vezzi e vana è la bellezza della donna 147. Perché falsi i vezzi e vana la bellezza? Perché, se non ho la carità sono come un bronzo risonante e un cembalo squillante, non son nulla, non mi giova a nulla 148. Dunque falsi sono i vezzi e vana la bellezza della donna. Ad essere benedetta infatti è la donna saggia 149. Costei, che ha cercato cosa capire, che ha custodito le cose comprese, che è saggia, costei sarà benedetta; non la falsa bellezza delle altre, non la vacua avvenenza. La donna saggia sarà benedetta; lei canti in coro la lode del timore del Signore 150. Colei che è benedetta canti la lode di qualcosa per cui la si benedice in quanto è sapiente. Cosa loderà? Il timore del Signore, dal quale è stata condotta fino alla sapienza. Difatti, inizio della sapienza è il timore del Signore 151; e lei canti la lode del timore del Signore. Operosa per tante notti, paziente fra tanti scandali, preveggente nell'orientarsi, forte nella tolleranza, costante nella perseveranza, una volta terminate le fatiche, datele i frutti delle sue mani 152. Ha operato e molto: è degna di ricevere [i frutti del suo lavoro]. Datele i frutti delle sue mani. Cosa le darete? Venite, benedetti del Padre mio 153. Datele i frutti delle sue mani 154. Cosa le darete? Ricevete il regno che vi è stato preparato fin dall'origine del mondo 155. Ecco che cosa le darete. E quali saranno i frutti delle sue mani? Ebbi fame e mi deste da mangiare 156. Datele i frutti delle sue mani.

La vita dei beati nel cielo.

30. Ma poi quando saranno terminate le sue fatiche, quale sarà la sua occupazione? E si lodi presso le porte il suo marito 157. Egli sarà il porto dove termineranno le nostre fatiche: vedremo Dio e loderemo Dio. Allora non ci si dirà più: alzati, lavora, vesti i servi, vesti te stessa, ornati di porpora, distribuisci il cibo alla servitù, sta attenta a che la lucerna non si spenga, sii desta, alzati di notte, apri la mano al povero, dalla conocchia attorciglia nei fusi [il filo]. Non ci saranno più le opere imposte dalla necessità là dove non ci sarà necessità alcuna. Non ci saranno le opere di misericordia poiché non ci sarà alcuna miseria. Non dovrai spezzare il pane al povero là dove nessuno è mendicante. Non dovrai ospitare il pellegrino là dove tutti vivono nella loro patria. Non dovrai visitare il malato là dove tutti sono eternamente sani. Non dovrai vestire il nudo là dove tutti sono rivestiti di eterna luce. Non dovrai seppellire i morti là dove tutti vivranno senza fine. Eppure, sebbene tu non abbia ad occuparti di queste cose, non starai senza far niente. Vedrai infatti colui che per lungo tempo hai desiderato e lo loderai senza interruzione. Questo il frutto che riceverai. Allora si realizzerà quell'unica cosa che chiedesti. Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola gli domanderò: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita. E in quella casa che cosa farai? Per contemplare le delizie del Signore 158. E si lodi presso le porte il suo marito. Beati coloro che abitano nella tua casa: ti loderanno nei secoli dei secoli 159.

 

1 - Cf. Mt 26, 41.

2 - Cf. Sal 83, 4.

3 - Cf. Prv 31, 10-31.

4 - Cf. Ef 5, 25-27.

5 - Prv 31, 10.

6 - Cf. Mt 5, 14.

7 - Cf. Lc 15, 6.

8 - Cf. Lc 15, 4-5.

9 - Cf. Ap 5, 5.

10 - Gn 49, 9.

11 - Lc 24, 20.

12 - Gv 3, 14-15.

13 - Gv 19, 30.

14 - Gn 49, 9.

15 - Cf. Gv 10, 18.

16 - Gn 49, 9.

17 - Fil 2, 9.

18 - Gv 2, 19.

19 - Prv 31, 10.

20 - Cf. 1 Pt 2, 5.

21 - Cf. Lc 11, 23.

22 - Sal 110, 10.

23 - Prv 31, 10.

24 - 1 Cor 13, 1.

25 - Cf. Mt 13, 45.

26 - Prv 31, 11.

27 - Cf. Sal 71, 8; Zc 9, 10; Lc 24, 47.

28 - Cf. Mt 10, 22.

29 - Prv 31, 11.

30 - Sal 118, 162.

31 - Prv 31, 12.

32 - 2 Cor 5, 15.

33 - Cf. Rm 12, 17; 2 Cor 8, 21.

34 - Fil 2, 21.

35 - Prv 31, 13.

36 - Is 54, 3.

37 - Is 54, 2.

38 - Prv 31, 14.

39 - Sal 112, 3.

40 - Prv 31, 15.

41 - Mt 5, 6.

42 - Is 26, 9.

43 - Sal 118, 62.

44 - Prv 31, 15.

45 - Sal 115, 16.

46 - Prv 31, 16.

47 - Prv 31, 15.

48 - Rm 8, 25.

49 - Cf. 2 Cor 4, 8.

50 - 2 Cor 4, 17-18.

51 - Sal 49, 11.

52 - Prv 31, 16.

53 - Mt 6, 21.

54 - Cf. Gn 3, 19.

55 - Prv 31, 16.

56 - Prv 31, 17.

57 - Prv 31, 18.

58 - Prv 31, 18.

59 - Mt 5, 15.

60 - Sal 17, 29.

61 - Cf Rm 8, 25.

62 - Cf Rm 8, 25.

63 - Prv 31, 19.

64 - Sal 71, 8.

65 - Is 54, 3.

66 - Prv 31, 19.

67 - Prv 31, 20.

68 - Prv 31, 20.

69 - 2 Cor 6, 10.

70 - Cf. Lc 13, 6-9.

71 - Fil 4, 17.

72 - Prv 31, 21.

73 - 2 Tm 2, 19.

74 - Rm 8, 30-31.

75 - Prv 31, 21.

76 - Lc 12, 45.

77 - Lc 12, 46.

78 - Cf. Mt 24, 45.

79 - Lc 12, 46.

80 - Cf Mt 25, 32.

81 - Lc 12, 46.

82 - Lc 12, 43.

83 - Lc 12, 46.

84 - Prv 31, 21.

85 - Gal 3, 27.

86 - Cf 1 Pt 2, 21.

87 - Prv 31, 22.

88 - Prv 31, 22.

89 - Cf. Gv 20, 27.

90 - Gv 1, 1-2.

91 - Gv 1, 14.

92 - Prv 31, 22.

93 - Prv 31, 23.

94 - Prv 31, 23.

95 - Is 3, 14.

96 - Mt 19, 28.

97 - Mt 52, 31.

98 - Cf. Ag 1, 13.

99 - Mt 11, 10.

100 - Gal 4, 14.

101 - Prv 31, 23.

102 - Prv 31, 24.

103 - Fil 4, 17.

104 - Is 55, 1.

105 - 1 Cor 9, 11.

106 - Cf. Fil 4, 15.

107 - Fil 4, 15.

108 - Cf. Fil 4, 17.

109 - 2 Cor 12, 14.

110 - Cf.Gn 41, 54-57.

111 - Cf. Gv 6, 33.

112 - Prv 31, 24.

113 - Cf. Prv 31, 17.

114 - Ef 2, 13.

115 - Ef 2, 12.

116 - Ef 2, 19.

117 - Cf. Mt 15, 21-28.

118 - Mt 15, 28.

119 - Prv 31, 25.

120 - Prv 31, 25.

121 - Prv 31, 26.

122 - 1 Cor 2, 3.

123 - 2 Cor 6, 11.

124 - Prv 31, 26.

125 - Cf. Es 20, 7.

126 - Prv 31, 26.

127 - Ct 2, 4.

128 - Acta mart. Scillitan.

129 - Prv 31, 27.

130 - Prv 31, 27.

131 - Prv 31, 28.

132 - Cf. Lc 12, 33.

133 - Prv 31, 28.

134 - Prv 31, 29.

135 - Prv 31, 29.

136 - Prv 31, 29.

137 - Ct 2, 2.

138 - Mt 24, 24-25.

139 - Mt 7, 22.

140 - 1 Cor 12, 31.

141 - 1 Cor 13, 1.

142 - 1 Cor 13, 2.

143 - 1 Cor 13, 3.

144 - Gal 5, 19-21.

145 - Gal 5, 22.

146 - Prv 31, 29.

147 - Prv 31, 30.

148 - 1 Cor 13, 1-3.

149 - Cf. Prv 31, 10.

150 - Prv 31, 30.

151 - Sal 110, 10.

152 - Prv 31, 31.

153 - Mt 25, 34.

154 - Prv 31, 31.

155 - Mt 25, 34.

156 - Mt 25, 35.

157 - Prv 31, 31.

158 - Sal 26, 4.

159 - Sal 83, 5.


1 - Come l'Altissimo prepara Maria santissima

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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1. L'Altissimo impegno la nostra Regina e signora nei doveri di sposa di san Giuseppe, ponendola così anche nell'occasione di conversare più spesso col prossimo, affinché la sua vita innocente fosse per tutti un esempio di somma santità. In questo nuovo stato, la divina Signora, era capace di pensieri tanto elevati, di decisioni così ben ponderate e di regolare tutte le azioni della sua vita con tale sapienza da provocare negli angeli una mirabile emulazione e dare agli uomini un esempio mai visto prima. Pochi la conoscevano e ancor meno avevano a che fare con lei; questi più fortunati, però, ricevevano influssi così divini da quel cielo di Maria, che con ammirabile giubilo e parole eccezionali avrebbero bramato alzare la voce e rendere nota la luce che infiammava i loro cuori, sapendo che proveniva dalla presenza di Maria purissima. Questi effetti, che la mano dell'Altissimo operava, non erano nascosti alla prudentissima Regina, ma non era ancora tempo di manifestarli al mondo, né la sua profondissima umiltà lo consentiva. Chiedeva continuamente a Dio che la nascondesse agli uomini e che tutti i favori della sua destra ritornassero solo a sua lode, lasciando che ella fosse ignorata, anzi, disprezzata da tutti i mortali, affinché non venisse offesa la sua bontà infinita.

2. Il Signore accettava in gran parte queste suppliche della sua sposa, per cui disponeva con la sua provvidenza che la stessa luce facesse ammutolire quelli che da essa venivano spinti ad esaltarla. Mossi così dalla forza divina, si arrestavano e rivolgevano l'attenzione a se stessi, lodando il Signore per la luce che percepivano. Sopraffatti dall'ammirazione, sospendevano il giudizio e, lasciando la creatura, si volgevano al Creatore, al punto che molti uscivano dal peccato solo per averla guardata e altri miglioravano la loro vita. Tutti alla sua vista si correggevano, perché ricevevano influssi celesti nelle loro anime, ma subito si dimenticavano della fonte da cui traevano il loro ravvedimento, perché se l'avessero tenuta presente o ne avessero conservato l'immagine, nessuno si sarebbe allontanato da lei; tutti, poi, l'avrebbero cercata con passione se Dio, misteriosamente, non l'avesse impedito.

3. Nelle opere da cui si coglievano tali frutti, e nell'aumento dei meriti e delle grazie da cui tutto procedeva, la nostra Regina, sposa di Giuseppe, s'impegnò per sei mesi e diciassette giorni, quanti ne passarono dal suo matrimonio all'incarnazione del Verbo. Non posso qui trattenermi a riferire dettagliatamente gli atti eroici interiori ed esteriori di tutte le virtù, di carità, di umiltà, di devozione, le elemosine, i benefici e le altre opere di misericordia che compì, perché tutto questo non si può esprimere a parole e supera le mie capacità. Il modo di manifestarlo meglio è dire che in Maria santissima l'Altissimo trovò la pienezza del suo compiacimento, l'intera soddisfazione del suo desiderio e tutta la corrispondenza dovuta da una semplice creatura al suo creatore. Da tale santità e da tali meriti Dio si trovò quasi obbligato e, a nostro modo d'intendere, costretto ad affrettare il passo e stendere il braccio della sua onnipotenza alla più grande meraviglia che si sia mai vista, sia prima che dopo, quale fu il fatto che l'Unigenito del Padre si facesse carne nel grembo verginale di questa Signora.

4. Per eseguire dunque quest'opera come si conveniva alla dignità del medesimo Dio, egli preparò in modo del tutto singolare Maria santissima nei nove giorni che precedettero immediatamente tale mistero. In questo spazio di tempo, lasciando traboccare l'impeto del fiume della Divinità perché inondasse questa Città di Dio 1 , le comunicò tanti doni e favori, che io ammutolisco alla sola conoscenza che me ne è stata data, poiché la mia limitatezza non giunge a riferire ciò che comprendo, essendo la lingua, la penna e tutte le facoltà delle creature strumenti inadeguati per rivelare misteri così mirabili. Per questo voglio che s'intenda che quanto io dirò non è che un'ombra oscura della minima parte di questo stupendo e inesplicabile prodigio, che non deve essere misurato con i nostri termini limitati, ma con lo sconfinato potere divino.

5. Nel primo giorno di questa felicissima novena avvenne che la divina principessa Maria, dopo un breve riposo che era solita prendersi, si alzò a mezzanotte a imitazione di Davide suo padre - questo era infatti l'ordine e la regola che le aveva dato il Signore - e, prostrata alla presenza dell'Altissimo, cominciò la sua solita orazione e i suoi santi esercizi. D'un tratto, le parlarono i santi angeli che l'assistevano e le dissero: «Sposa del nostro re e Signore, alzatevi, perché sua Maestà vi chiama». Ella si alzò e con amore fervoroso rispose: «Il Signore comanda che dalla polvere si sollevi la polvere». Quindi, rivolgendosi al Signore che la chiamava, continuò dicendo: «Altissimo e onnipotente Signore mio, che volete fare di me?». A queste parole la sua anima santissima fu elevata in spirito ad un'altra nuova e più alta abitazione, più vicina al Signore e più lontana da tutto ciò che è terreno e momentaneo.

6. Subito comprese che qui gli angeli la disponevano con le illuminazioni e purificazioni, che aveva ricevuto altre volte, per qualche più alta visione della Divinità. Io non mi trattengo a descriverle, perché già l'ho fatto nella prima parte. Dopo ciò, Dio le si manifestò in visione, non intuitiva ma astrattiva, benché con una evidenza e chiarezza tale che di quell'oggetto incomprensibile comprese più questa Signora in tale modo, di quanto sia possibile ai beati attraverso la visione intuitiva con cui lo conoscono e lo godono. Questa visione fu più alta e più profonda delle altre di questo genere, perché di giorno in giorno la celeste Signora se ne rendeva più capace. Poiché ne traeva profitto in modo perfetto, ogni favore la disponeva per un altro. Le ripetute comunicazioni della Divinità la rendevano più vigorosa per operare davanti a quell'Oggetto infinito.

7. In questa visione la nostra principessa Maria conobbe altissimi segreti della Divinità e delle sue perfezioni, specialmente della sua comunicazione ad extra per l'opera della creazione: come questa procedette dalla bontà e liberalità di Dio e come per il suo essere e per la sua infinita gloria non aveva necessità delle creature, perché senza di esse era già glorioso nella sua eternità interminabile prima della creazione del mondo. Inoltre, furono comunicati alla nostra Regina molti arcani misteri, che non si possono né si devono manifestare a tutti, perché ella sola fu l'unica e l'eletta per queste delizie del sommo re e Signore di ogni cosa creata. Tuttavia sua Altezza, venendo a conoscere tale propensione di Dio a comunicarsi ad extra, maggiore di quella che ha ogni elemento verso il suo centro, e trovandosi ella così presa nella sfera di quel fuoco del divino amore e da esso infiammata, supplicò l'eterno Padre perché inviasse al mondo il suo Unigenito, dando così ad un tempo agli uomini il rimedio e a Dio e alle sue perfezioni la soddisfazione e l'esecuzione che richiedevano.

8. Queste parole della sua sposa erano molto dolci per il Signore, erano la fascia purpurea con cui legava e stringeva il suo amore. Di conseguenza, per venire all'adempimento dei suoi desideri, volle preparare da vicino la dimora in cui voleva discendere dal seno del suo eterno Padre. A tale scopo, determinò di dare alla sua diletta, scelta come madre, conoscenza chiara di tutte le opere ad extra, come la sua onnipotenza le aveva formate. Così in questo giorno, nella medesima visione, le manifestò tutto ciò che aveva fatto nel primo giorno della creazione del mondo, com'è riferito nella Genesi, tanto che ella ebbe cognizione di tutte quelle opere con più chiarezza e comprensione che se le avesse avute presenti agli occhi del corpo, perché le conobbe prima in Dio e quindi in se stesse.

9. Comprese dunque come in principio il Signore creò il cielo e la terra; quanto questa era vuota, mentre le tenebre ricoprivano l'abisso; come lo Spirito del Signore aleggiava sulle acque e in che modo, al comando divino, fu fatta la luce; come, dividendo da essa le tenebre, queste si chiamarono notte e la luce giorno. In questo impiegò il primo giorno. Conobbe la grandezza della terra, la sua longitudine, latitudine e profondità, le sue caverne, che sono l'inferno, il limbo e il purgatorio, con i loro abitanti; le varie regioni, i climi, i meridiani, la divisione nelle quattro parti del mondo e tutti quelli che le occupano. Con uguale chiarezza conobbe i cieli inferiori e l'empireo e quando furono creati gli angeli nel primo giorno; ne comprese la natura, le qualità, le differenze, le gerarchie, i compiti, i gradi e le virtù. Le fu manifestata la ribellione degli angeli cattivi e la loro caduta, con le sue cause e le circostanze in cui si verificò, ma il Signore le nascondeva sempre tutto quello che riguardava lei. Le furono rivelati il castigo e gli effetti del peccato nei demoni, conoscendoli come sono in se stessi. Alla fine di questo favore del primo giorno, il Signore le fece comprendere di nuovo che ella era formata di quella vile materia della terra, della stessa natura di tutti coloro che ritornano in polvere; non le disse però che avrebbe dovuto tornare in polvere, ma le diede una così profonda conoscenza dell'essere terreno, che la Regina si umiliò sino al profondo del niente e, pur non essendo colpevole, si annientò più di tutti i figli di Adamo, che invece sono pieni di miserie.

10. L'Altissimo ordinava tutta questa visione con i suoi effetti allo scopo di scavare nel cuore di Maria fondamenta tanto profonde quanto richiedeva l'altezza della costruzione che in lei voleva edificare, dovendo questa ergersi sino all'unione sostanziale ed ipostatica con la medesima Divinità. E poiché la dignità di Madre di Dio era quasi senza termine e in qualche modo infinita, occorreva che si fondasse sopra un'umiltà ad essa proporzionata e che anche questa fosse illimitata, senza tuttavia oltrepassare i limiti della ragione. Perciò, arrivando al supremo grado della virtù, la benedetta fra tutte le donne si umiliò tanto, che la santissima Trinità restò in certo modo appagata, soddisfatta e - a nostro modo d'intendere - obbligata ad innalzarla al grado di dignità più eminente tra le creature e più vicino a Dio. Con questo beneplacito sua Maestà le pailò e le disse:

11. «Sposa e colomba mia, grande è il mio desiderio di redimere l'uomo dal peccato e la mia pietà immensa si sente come violentata, finché non discendo a salvare il mondo. Chiedimi dunque continuamente in questi giorni con grande affetto la realizzazione di questo desiderio e, prostrata alla mia regale presenza, non far cessare le tue suppliche e i tuoi gemiti, affinché l'Unigenito del Padre discenda davvero ad unirsi con la natura umana». A questo comando la divina Principessa rispose: «Signore e Dio eterno, a cui appartengono ogni potere e tutta la sapienza e alla cui volontà nessuno può resistere, chi impedisce la vostra onnipotenza? Chi trattiene il torrente impetuoso della vostra Divinità sì che non si compia il vostro beneplacito a vantaggio di tutto il genere umano? Se mai, mio amato, fossi io questo ostacolo a un beneficio così immenso, che io muoia piuttosto che resistere al vostro volere! E se questo favore non può essere meritato da creatura alcuna, almeno non vogliate, mio Signore, aspettare che ce ne rendiamo sempre più immeritevoli. I peccati degli uomini si moltiplicano e crescono di continuo a vostra offesa: come dunque giungeremo a meritare quel bene del quale ogni giorno ci rendiamo più indegni? In voi stesso si trova, mio Signore, la ragione del nostro rimedio. La vostra bontà infinita, le vostre misericordie senza numero vi obbligano; i gemiti dei Profeti e dei Padri del vostro popolo vi sollecitano, i santi vi desiderano, i peccatori vi attendono e tutti insieme alzano a voi le loro grida. E se io, vile vermiciattolo, non mi rendo indegna della vostra benignità con la mia ingratitudine, vi supplico dal profondo dell'anima mia che affrettiate il passo e veniate finalmente a salvarci per la vostra stessa gloria».

12. La Principessa del cielo terminò questa orazione e ritornò subito al suo stato più naturale e ordinario. Tuttavia, per il nuovo comando che aveva ricevuto dal Signore, protrasse per tutto quel giorno le suppliche per l'incarnazione del Verbo; con profondissima umiltà continuò a pregare prostrata a terra in forma di croce, perché lo Spirito Santo, che la guidava, le aveva insegnato quella posizione, di cui tanto si sarebbe compiaciuta la beatissima Trinità, quasi che dal suo trono regale guardasse crocifissa nel corpo della futura Madre del Verbo la persona di Cristo. Così riceveva quel sacrificio mattutino della purissima Vergine, con cui ella preveniva quello del suo Figlio santissimo.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

13. Figlia mia, i mortali non sono affatto capaci di comprendere le opere ineffabili che il braccio dell'Onnipotente operò in me mentre mi preparava all'incarnazione del Verbo eterno. Specialmente nei nove giorni che precedettero un così alto mistero, il mio spirito fu elevato verso l'essere immutabile di Dio e ad esso unito, a tal punto che restò annegato in quel mare di infinite perfezioni, partecipando di tutti questi effetti eminenti e divini, che non possono entrare in cuore umano. La conoscenza che mi comunicò delle creature penetrava fino nel loro intimo con più chiarezza e maggiori privilegi rispetto a quella di tutti gli spiriti angelici, pur tanto ammirabili in questa cognizione delle cose create, che ricevono dalla visione di Dio. Da allora in poi, le immagini di tutto ciò che intesi mi restarono impresse in modo tale da poterne sempre usare come volevo.

14. Quello che ora voglio da te è che, stando attenta a quanto io feci con l'aiuto di questa conoscenza, mi imiti secondo le tue forze mediante la luce infusa che a tal fine hai ricevuto. Approfitta della conoscenza delle creature, formando con esse una scala che ti porti al Creatore, cercando in tutte il principio da cui hanno origine e il fine a cui sono ordinate. Di tutte ti devi servire come di specchio nel quale riverbera la sua Divinità, di ricordo della sua onnipotenza e di incentivo all'amore che io voglio da te. Ammira e loda la grandezza e la magnificenza del Creatore, e alla sua presenza umiliati fino a terra, non rifiutandoti di fare né di patire cosa alcuna pur di giungere ad essere mansueta ed umile di cuore. Medita con attenzione, carissima, e vedi come questa virtù fu il fondamento fermissimo di tutte le meraviglie che l'Altissimo operò in me; e, per meglio apprezzarla, considera che tra tutte le virtù essa è tanto preziosa quanto delicata, dato che, se in qualche cosa la perdi e non sei ugualmente umile in tutte, non lo sarai con verità in nessuna. Riconosci di essere una creatura terrena e corruttibile e sappi che l'Altissimo, nella sua grande provvidenza, formò l'uomo in modo tale che la sua stessa natura gli intimasse, insegnasse e ripetesse continuamente l'importante lezione dell'umiltà. Per questo non lo formò di una materia più nobile, lasciandogli così il «peso del santuario» dentro se stesso; in tal modo, ponendo su un piatto della bilancia l'essere infinito ed eterno del Signore e sull'altro quello della sua vilissima materia, avrebbe saputo dare a Dio ciò che è di Dio e a se stesso quel che gli spetta.

15. Questo io feci con perfezione per dare un esempio e un insegnamento ai mortali e voglio che anche tu lo faccia a mia imitazione, mettendo tutta la tua attenzione e la tua sollecitudine nell'essere umile. Con ciò compiacerai l'Altissimo e me, che voglio la tua vera perfezione. Questa non può essere tale se non si basa sulle fondamenta della conoscenza di te stessa e, quanto più esse saranno profonde, tanto più alto e sublime s'innalzerà l'edificio della virtù e la tua volontà troverà un posto più intimo in quella del Signore, perché egli guarda dall'altezza del suo trono gli umili della terra 9 .


30 dicembre 1975 - ALBA DI RISURREZIONE

Mons. Ottavio Michelini

Ti ho parlato di forze tenebrose, di nubi che avvolgono la mia Chiesa.

Queste espressioni sono solo dei modi di dire, o una realtà a cui bisogna credere?

Figlio, ti voglio chiarire bene questo, perciò richiamo alla tua mente il Profeta Isaia: " Alzati, rivestiti di luce perché viene la tua Luce. La gloria del Signore brilla sopra di te, poiché ecco le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni ma su di te risplende il Signore ".

Io venni al mondo in una notte oscura.

La notte dei tempi era calata sull'umanità.

Io nacqui nel cuore della notte per indicare le tenebre che avvolgevano l'umanità tutta, provocate da Satana con l'insidia tesa ai progenitori.

Alla luce della Grazia, subentrò in Adamo ed Eva e nei loro discendenti la notte del peccato, dell'ignoranza, del male, di tutto il male.

Non per niente la mia Nascita fu annunciata dalla comparsa in cielo di una stella, ed un chiarore prodigioso (p. 110) rischiarò le tenebre della stalla in cui Io nacqui.

Io, Luce del mondo, venni per fugare le tenebre nelle quali l'umanità era avvolta.

Buio intenso si fece pure sul Calvario. Era pieno meriggio quando fui innalzato da terra, ma da quel momento la luce del giorno si fece sempre più tenue; ad essa subentrarono tenebre profonde allorché esalai il mio spirito.

Tenebre esteriori ad indicare le tenebre interiori di sacerdoti e scribi, di farisei e dottori e di tutto il popolo che, con malvagio sadismo, avevano voluto assistere alla mia Passione e Morte.

 

Il peccato di superbia


Il peccato, figlio, porta sempre oscurità; in modo speciale il peccato di Satana. Il peccato di superbia infittisce le tenebre e le trasforma in buio totale per cui l'anima contagiata non vede più nulla.

Non valsero i miracoli da Me compiuti durante la mia Passione, come non valsero i miracoli compiuti durante la mia vita pubblica. Neppure la risurrezione di Lazzaro, alla quale pur assistettero non pochi sacerdoti e dottori della legge, non valse a diradare il buio nell'animo dei presuntuosi sacerdoti del tempio. (p. 111)

Così, figlio, tante anime, tanti sacerdoti non vedono ora i miracoli da Me compiuti in continuazione nella mia Chiesa. La mia morte fu accompagnata da fatti extranaturali:

- Un violento terremoto fece traballare la terra.

- Il tempio di Gerusalemme fu scosso dalle fondamenta.

- Il velo del tempio si squarciò e alcuni morti risorsero.

Essi, i superbi del Tempio, nulla videro e nulla capirono, ma il Centurione, pagano, battendosi il petto disse: " Costui è veramente il Figlio di Dio ".

Buio produsse allora e buio produce oggi il rifiuto di Dio.

Ecco perché ti ripeto che molti non accetteranno questi messaggi.

Perché, figlio mio, ti ho voluto dire questo?

Vi è una grande analogia fra i tempi attuali e quelli della mia vita terrena, perché la Passione da Me sofferta sta per rinnovarsi nel mio Corpo Mistico.

Perché ti ho detto questo?

Perché scribi, sacerdoti e farisei non mancano neppure oggi e non sono meno ipocriti di quelli di allora. (p. 112)

Tu non vedi che ben poco della realtà nella mia Chiesa: formalismo, tanto formalismo... E quanta oscurità!

Sì! Non tarderà l'ora delle tenebre.

Non tarderà il Venerdì Santo per la mia Chiesa!

Ma Io ad esso farò seguire una radiosa, luminosissima alba di risurrezione.

Ti benedico, figlio mio. (p. 113)