Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 21° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 11
1Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
2Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli:3"Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".4Gesù rispose: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete:5'I ciechi ricuperano la vista', gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, 'ai poveri è predicata la buona novella',6e beato colui che non si scandalizza di me".7Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?8Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re!9E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta.10Egli è colui, del quale sta scritto:
'Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero
che preparerà la tua via davanti a te.'
11In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono.13La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni.14E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire.15Chi ha orecchi intenda.
16Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:
17Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
18È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio.19È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere".
20Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite:21"Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere.22Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra.23E tu, Cafàrnao,
'sarai' forse 'innalzata fino al cielo?
Fino agli inferi precipiterai!'
Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!24Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!".
25In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.26Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.27Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
28Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, 'e troverete ristoro' per le vostre anime.30Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".
Levitico 22
1Il Signore disse ancora a Mosè:2"Ordina ad Aronne e ai suoi figli che si astengano dalle cose sante a me consacrate dagli Israeliti e non profanino il mio santo nome. Io sono il Signore.
3Ordina loro: Qualunque uomo della vostra discendenza che nelle generazioni future si accosterà, in stato d'immondezza, alle cose sante consacrate dagli Israeliti al Signore, sarà eliminato davanti a me. Io sono il Signore.
4Nessun uomo della stirpe di Aronne, affetto da lebbra o da gonorrea, potrà mangiare le cose sante, finché non sia mondo. Così sarà di chi abbia toccato qualunque persona immonda per contatto con un cadavere o abbia avuto una emissione seminale5o di chi abbia toccato qualsiasi rettile da cui abbia contratto immondezza oppure un uomo che gli abbia comunicato un'immondezza di qualunque specie.6La persona che abbia avuto tali contatti sarà immonda fino alla sera e non mangerà le cose sante prima di essersi lavato il corpo nell'acqua;7dopo il tramonto del sole sarà monda e allora potrà mangiare le cose sante, perché esse sono il suo vitto.8Il sacerdote non mangerà carne di bestia morta naturalmente o sbranata, per non rendersi immondo. Io sono il Signore.9Osserveranno dunque ciò che ho comandato, altrimenti porteranno la pena del loro peccato e moriranno per aver profanato le cose sante. Io sono il Signore che li santifico.
10Nessun estraneo mangerà le cose sante: né l'ospite di un sacerdote o il salariato potrà mangiare le cose sante.11Ma una persona, che il sacerdote avrà comprata con il denaro, ne potrà mangiare: così anche quelli che gli sono nati in casa: questi potranno mangiare il suo pane.12La figlia di un sacerdote, sposata con un estraneo, non potrà mangiare le cose sante offerte mediante il rito dell'elevazione.13Se invece la figlia del sacerdote è rimasta vedova o è stata ripudiata e non ha figli, se torna a stare da suo padre come quando era giovane, potrà mangiare il pane del padre; mentre nessun estraneo al sacerdozio potrà mangiarne.
14Se uno mangia per errore una cosa santa, darà al sacerdote il valore della cosa santa, aggiungendovi un quinto.15I sacerdoti non profaneranno dunque le cose sante degli Israeliti, che essi offrono al Signore con la rituale elevazione,16e non faranno portare loro la pena del peccato di cui si renderebbero colpevoli, mangiando le loro cose sante; poiché io sono il Signore che le santifico".
17Il Signore disse a Mosè:18"Parla ad Aronne, ai suoi figli, a tutti gli Israeliti e ordina loro: Chiunque della casa d'Israele o dei forestieri dimoranti in Israele presenta in olocausto al Signore un'offerta per qualsiasi voto o dono volontario,19per essere gradito, dovrà offrire un maschio, senza difetto, di buoi, di pecore o di capre.20Non offrirete nulla con qualche difetto, perché non sarebbe gradito.21Se uno offre al Signore, in sacrificio di comunione, un bovino o un ovino, sia per sciogliere un voto, sia come offerta volontaria, la vittima, perché sia gradita, dovrà essere perfetta: senza difetti.22Non offrirete al Signore nessuna vittima cieca o storpia o mutilata o con ulceri o con la scabbia o con piaghe purulente; non ne farete sull'altare un sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore.23Come offerta volontaria potrai presentare un bue o una pecora che abbia un membro troppo lungo o troppo corto; ma come offerta per qualche voto non sarebbe gradita.24Non offrirete al Signore un animale con i testicoli ammaccati o schiacciati o strappati o tagliati. Tali cose non farete nel vostro paese,25né accetterete dallo straniero alcuna di queste vittime per offrirla come pane in onore del vostro Dio; essendo mutilate, difettose, non sarebbero gradite per il vostro bene".
26Il Signore aggiunse a Mosè:27"Quando nascerà un vitello o un agnello o un capretto, starà sette giorni sotto la madre; dall'ottavo giorno in poi, sarà gradito come vittima da consumare con il fuoco per il Signore.28Non scannerete vacca o pecora lo stesso giorno con il suo piccolo.29Quando offrirete al Signore un sacrificio di ringraziamento, offritelo in modo che sia gradito.30La vittima sarà mangiata il giorno stesso; non ne lascerete nulla fino al mattino. Io sono il Signore.
31Osserverete dunque i miei comandi e li metterete in pratica. Io sono il Signore.
32Non profanerete il mio santo nome, perché io mi manifesti santo in mezzo agli Israeliti. Io sono il Signore che vi santifico,33che vi ho fatto uscire dal paese d'Egitto per essere vostro Dio. Io sono il Signore".
Proverbi 4
1Ascoltate, o figli, l'istruzione di un padre
e fate attenzione per conoscere la verità,
2poiché io vi do una buona dottrina;
non abbandonate il mio insegnamento.
3Anch'io sono stato un figlio per mio padre,
tenero e caro agli occhi di mia madre.
4Egli mi istruiva dicendomi:
"Il tuo cuore ritenga le mie parole;
custodisci i miei precetti e vivrai.
5Acquista la sapienza, acquista l'intelligenza;
non dimenticare le parole della mia bocca
e non allontanartene mai.
6Non abbandonarla ed essa ti custodirà,
amala e veglierà su di te.
7Principio della sapienza: acquista la sapienza;
a costo di tutto ciò che possiedi acquista l'intelligenza.
8Stimala ed essa ti esalterà,
sarà la tua gloria, se l'abbraccerai.
9Una corona di grazia porrà sul tuo capo,
con un diadema di gloria ti cingerà".
10Ascolta, figlio mio, e accogli le mie parole
ed esse moltiplicheranno gli anni della tua vita.
11Ti indico la via della sapienza;
ti guido per i sentieri della rettitudine.
12Quando cammini non saranno intralciati i tuoi passi,
e se corri, non inciamperai.
13Attieniti alla disciplina, non lasciarla,
pràticala, perché essa è la tua vita.
14Non battere la strada degli empi
e non procedere per la via dei malvagi.
15Evita quella strada, non passarvi,
sta' lontano e passa oltre.
16Essi non dormono, se non fanno del male;
non si lasciano prendere dal sonno, se non fanno cadere qualcuno;
17mangiano il pane dell'empietà
e bevono il vino della violenza.
18La strada dei giusti è come la luce dell'alba,
che aumenta lo splendore fino al meriggio.
19La via degli empi è come l'oscurità:
non sanno dove saranno spinti a cadere.
20Figlio mio, fa' attenzione alle mie parole,
porgi l'orecchio ai miei detti;
21non perderli mai di vista,
custodiscili nel tuo cuore,
22perché essi sono vita per chi li trova
e salute per tutto il suo corpo.
23Con ogni cura vigila sul cuore
perché da esso sgorga la vita.
24Tieni lungi da te la bocca perversa
e allontana da te le labbra fallaci.
25I tuoi occhi guardino diritto
e le tue pupille mirino diritto davanti a te.
26Bada alla strada dove metti il piede
e tutte le tue vie siano ben rassodate.
27Non deviare né a destra né a sinistra,
tieni lontano il piede dal male.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Aggeo 1
1L'anno secondo del re Dario, il primo giorno del sesto mese, questa parola del Signore fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo a Zorobabele figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, e a Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote.
2Così parla il Signore degli eserciti: Questo popolo dice: "Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!".3Allora questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo:4"Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa è ancora in rovina?5Ora, così dice il Signore degli eserciti: riflettete bene al vostro comportamento.6Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l'operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato.7Così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene al vostro comportamento!8Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria - dice il Signore -.9Facevate assegnamento sul molto e venne il poco: ciò che portavate in casa io lo disperdevo. E perché? - dice il Signore degli eserciti -. Perché la mia casa è in rovina, mentre ognuno di voi si da' premura per la propria casa.10Perciò su di voi i cieli hanno chiuso la rugiada e anche la terra ha diminuito il suo prodotto.11Ho chiamato la siccità sulla terra e sui monti, sul grano e sul vino nuovo, sull'olio e su quanto la terra produce, sugli uomini e sugli animali, su ogni prodotto delle mani".
12Zorobabele figlio di Sealtièl, e Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote, e tutto il resto del popolo ascoltarono la parola del Signore loro Dio e le parole del profeta Aggeo, secondo la volontà del Signore che lo aveva loro inviato, e il popolo ebbe timore del Signore.13Aggeo, messaggero del Signore, rivolto al popolo, disse secondo la missione del Signore: "Io sono con voi, oracolo del Signore".14E il Signore destò lo spirito di Zorobabele figlio di Sealtièl governatore della Giudea e di Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote, e di tutto il resto del popolo ed essi si mossero e intrapresero i lavori per la casa del Signore degli eserciti.15Questo avvenne il ventiquattro del sesto mese dell'anno secondo del re Dario.
Seconda lettera di Pietro 3
1Questa, o carissimi, è già la seconda lettera che vi scrivo, e in tutte e due cerco di ridestare con ammonimenti la vostra sana intelligenza,2perché teniate a mente le parole già dette dai santi profeti, e il precetto del Signore e salvatore, trasmessovi dagli apostoli.
3Questo anzitutto dovete sapere, che verranno negli ultimi giorni schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo le proprie passioni4e diranno: "Dov'è la promessa della sua venuta? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazione".5Ma costoro dimenticano volontariamente che i cieli esistevano già da lungo tempo e che la terra, uscita dall'acqua e in mezzo all'acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di Dio;6e che per queste stesse cause il mondo di allora, sommerso dall'acqua, perì.7Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi.
8Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo.9Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.10Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c'è in essa sarà distrutta.
11Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà,12attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno!13E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo 'nuovi cieli e una terra nuova', nei quali avrà stabile dimora la giustizia.
14Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, cercate d'essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace.15La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data;16così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina.
17Voi dunque, carissimi, essendo stati preavvisati, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall'errore degli empi;18ma crescete nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell'eternità. Amen!
Capitolo XXIV: Guardarsi dall’indagare curiosamente la vita degli altri
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, non essere curioso; non prenderti inutili affanni. Che t'importa di questo e di quello? "Tu segui me" (Gv 21,22). Che ti importa che quella persona sia di tal fatta, o diversa, o quell'altra agisca e dica così e così? Tu non dovrai rispondere per gli altri; al contrario renderai conto per te stesso. Di che cosa dunque ti vai impicciando? Ecco, io conosco tutti, vedo tutto ciò che accade sotto il sole e so la condizione di ognuno: che cosa uno pensi, che cosa voglia, a che cosa miri la sua intenzione. Tutto deve essere, dunque, messo nelle mie mani. E tu mantieniti in pace sicura, lasciando che altri si agiti quanto crede, e metta agitazione attorno a sé: ciò che questi ha fatto e ciò che ha detto ricadrà su di lui, poiché, quanto a me, non mi può ingannare.
2. Non devi far conto della vanità di un grande nome, né delle molte amicizie, né del particolare affetto di varie persone: tutte cose che sviano e danno un profondo offuscamento di spirito. Invece io sarò lieto di dirti la mia parola e di palesarti il mio segreto, se tu sarai attento ad avvertire la mia venuta, con piena apertura del cuore. Stai dunque in guardia, veglia in preghiera (1 Pt 4,7), e umiliati in ogni cosa (Sir 3,20).
DISCORSO 335/J NEL GIORNO NATALIZIO DEI MARTIRI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaDominandosi interiormente, il martire all'esterno vinceva il persecutore.
1. I santi martiri, testimoni di Cristo, lottarono fino al sangue contro il peccato; poiché Cristo fu in loro, per lui vinsero. Anche al presente, quelli che combattono contro il peccato, accettano la lotta e desiderano la corona. Infatti, quando i nemici del nome di Cristo perseguitavano i martiri, questi conducevano la lotta nel loro intimo e, all'esterno, erano vincitori. Ma non sarebbero stati apertamente vittoriosi se prima, interiormente, non avessero riportato vittoria. Vi espongo ora in qual modo il nemico arrivava al martire. Prima se ne impadroniva, quindi lo metteva in catene e lo conduceva dal giudice. Gli diceva il giudice: "Se ci tieni a vivere, nega Cristo". Ma quello, appunto perché voleva vivere, non rinnegava. Come dunque combatteva anzitutto interiormente? Poiché la dolcezza di questa vita gli diceva: "Rinnega", quello non ascoltava e confessava Cristo. Dominandosi interiormente contro la dolcezza della vita, all'esterno vinceva il persecutore.
Il combattimento del cristiano: mortificare il corpo con l'aiuto di Dio.
2. Che senso ha quel che ho detto? È pur sempre attuale la lotta di coloro che combattono contro il peccato e di coloro i quali accettano la lotta e desiderano la corona. È quanto ho detto poco fa e devo rendervi evidente in che consista. Avete ascoltato quando si leggeva dagli scritti dell'Apostolo. Ripeto le sue stesse parole: Se vivrete secondo la carne, morirete. Se invece, con l'aiuto dello Spirito, mortificherete le opere del corpo, vivrete 1. Questo è il combattimento cristiano: mortificare con l'aiuto dello Spirito le opere del corpo. Opera del corpo è desiderare la donna altrui. È già un piacere della carne il solo compiacersene e desiderarlo. Non commette ancora adulterio e già la concupiscenza provoca al piacere. Ma la coscienza sarà più forte se oppone costante resistenza. Chi non subisce un tale combattimento? È inevitabile per tutti esservi sottoposti, ma non tutti si rendono superiori. Ma, così come non tutti vincono, non tutti ne restano vinti. E vi sono alcuni che addirittura rinunziano a lottare. Infatti, al primo insorgere della concupiscenza nel loro cuore, l'assecondano immediatamente. Se non passa all'atto è solo perché non si è prestato il luogo. Chi non giunge all'azione concreta non trovando dove, non ha avuto ad un tempo un luogo in terra ed ha perduto il luogo in cielo.
Chi acconsente alla tentazione è imprigionato, chi resiste è libero.
3. Insorse la concupiscenza e ti comunicò l'eccitazione. Ma è a te irraggiungibile la donna altrui. Ormai procedi in catene, poiché dove ti sei lasciato sedurre là sei caduto prigioniero. Invece, chi oppone resistenza non è vittima della libidine. Arma di questa è l'attrattiva sensibile, arma tua sia l'opposizione tenace. Quella dice: "Cediamo, per vivere nel piacere sensibile". Tu devi rispondere: "Evitiamolo per avere la vita eterna". Tu la respingi tanto a lungo finché quella comincia ad essere meno aggressiva. Oppure, se talora avrà delle impennate, fa presto a ritirarsi e a spegnersi. Quanto ho detto circa il desiderio della donna d'altri, dico che vale pure per la passione del vino, per l'amore al denaro; lo dico ancora per il culto dell'ambizione e per ogni altro modo di fare che importa amori colpevoli e cattive abitudini.
Il male è nostro, il bene è da Dio.
4. Chi invece ripudia tali amori colpevoli, diventa un cristiano morigerato. Inoltre, nella coscienza, egli conduce un quotidiano combattimento fino a riportare vittoria per ottenere la corona da colui che assiste alla lotta. Ma avrebbe forse vinto se avesse combattuto da solo? Lascialo là da solo e sarà sopraffatto. Quando, fidandoti delle tue forze, non assecondi le sollecitazioni della concupiscenza carnale, sei solo e, dal momento che conti su di te, tu sei solo ad agire. Se, al contrario, non fai alcun conto delle tue risorse personali, ti abbandoni del tutto a Dio, è Dio che - in te - suscita il volere e l'operare secondo la tua buona volontà 2. E perciò disse: Se con l'aiuto dello Spirito mortificherete le opere del corpo, vivrete. Qui l'umana debolezza nulla rivendica per sé, niente attribuisce ai suoi sforzi e niente alle sue risorse, in quanto, facendosene un merito, fa posto alla superbia e la superbia fa posto alla rovina. Ma chi attribuisce a Dio ogni progresso ottenuto, fa posto allo Spirito Santo. Dice perciò l'Apostolo: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio 3. Se dunque siamo figli di Dio, lo Spirito di Dio opera in noi, lo Spirito di Dio ci guida. Tutto ciò che avremo compiuto di male è opera nostra. Al contrario, tutto ciò che avremo operato di bene è di Dio, che suscita in noi e il volere e l'operare secondo la buona volontà 4 nostra.
1 - Rm 8, 13.
2 - Fil 2, 13.
3 - Rm 8, 14.
4 - Fil 2, 13.
19 - Cristo nostro Signore, accompagnato dalla sua Madre santissima, prepara la sua predicazione diffondendo la notizia della venuta del Messia; l'inferno comincia a turbarsi.
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca920. L 'incendio della divina carità che ardeva nel nostro Redentore e maestro era come rinchiuso e forzatamente trattenuto in vista del tempo opportuno in cui egli si sarebbe manifestato, sia aprendo il suo cuore per mezzo della predicazione e di miracoli visibili agli uomini, sia rompendo il vaso della sua umanità santissima. E' senza dubbio vero - come dice Salomone - che non si può nascondere il fuoco nel petto senza che si brucino le vesti; così il nostro Salvatore manifestò sempre l'ardore che conservava nel cuore, lasciandone trasparire qualche scintilla in tutto ciò che fece dall'istante della sua incarnazione. Tuttavia, a paragone di quello che a suo tempo avrebbe operato e dell'immensa fiamma che nascondeva, il fuoco della sua carità rimaneva sempre come racchiuso e celato. Pare - a nostro modo d'intendere - che sua Maestà, giunto ormai all'età di ventisette anni, non potesse più resistere né trattenersi nell'impeto del suo amore e nel desiderio di obbedire al suo eterno Padre santificando gli uomini. Si affliggeva molto, pregava, digiunava e sempre più spesso usciva fra la gente a conversare; molte volte passava le notti sui monti in orazione e soleva trattenersi due o tre giorni fuori casa.
921. Quando il Signore si allontanava, la prudentissima Regina presentiva l'avvicinarsi dei travagli e delle pene. La sua anima e il suo cuore erano come già trapassati dalla spada del dolore ed ella, consumata dall'amore divino, si accendeva in teneri atti verso il suo amato Figlio. Durante l'assenza di sua Maestà la gran Signora era assistita in forma visibile dai suoi vassalli e cortigiani, i santi angeli, ai quali presentava la propria sofferenza, chiedendo loro di andare dal suo figlio e Signore e di ritornare con notizie di lui e di ciò che faceva. Gli angeli le obbedivano e con le informazioni che le davano ella, dal suo ritiro, accompagnava Cristo sommo re nelle sue orazioni e nelle suppliche. Quando sua Maestà ritornava, sua Altezza lo accoglieva prostrata a terra, lo adorava e gli rendeva grazie per i benefici che aveva distribuito ai peccatori. Lo serviva, come madre amorevole procurava di dargli sollievo e gli preparava il povero ristoro di cui l'umanità santissima - essendo vera e passibile - aveva necessità, poiché talora passava due o tre giorni senza riposo e senza cibo. La beatissima Madre coglieva subito le preoccupazioni del Salvatore nel modo che ho detto sopra e il Signore, da parte sua, la informava delle opere che andava disponendo e degli arcani benefici che aveva comunicato a molte anime, illuminandole sulla Divinità e sul mistero della redenzione.
922. La gran Regina disse allora al suo Figlio santissimo: «Signore mio, vero e sommo bene delle anime, vedo già, luce dei miei occhi, che il vostro ardentissimo amore per gli uomini non trova requie se non si prodiga nel procurare loro la salvezza eterna: questo è il compito proprio della vostra carità e l'opera che vi ha affidato l'eterno Padre. È naturale che le vostre parole ed opere, d'inestimabile valore, attirino dietro di sé i cuori di molti, ma io, o dolcissimo amore mio, desidererei che tutti i mortali corrispondessero alla vostra sollecitudine e tenerezza. Ecco, Signore, la vostra schiava, col cuore pronto ad offrirsi completamente per il vostro maggiore compiacimento; sono disposta a dare la vita, se sarà necessario, affinché in tutte le creature si realizzi il vostro ardente desiderio di attirarle alla grazia e all'amicizia divine». La Madre di misericordia fece quest'offerta al suo Figlio santissimo mossa dalla forza del suo fervido amore, che la obbligava a desiderare che le opere e l'insegnamento del nostro Redentore e maestro portassero frutto. E poiché la prudentissima Signora dava ad esse il giusto peso e conosceva il loro valore, avrebbe voluto che in nessun'anima fossero impiegate inutilmente e tantomeno che non venissero ricambiate con la gratitudine che meritavano. Per questa ineffabile carità aspirava ad aiutare il Signore o, per meglio dire, gli uomini che avrebbero ascoltato le sue parole divine e sarebbero stati testimoni delle sue opere, perché corrispondessero a questo beneficio e non perdessero l'opportunità di salvarsi. Inoltre, voleva rendere degnamente grazie e dare lode al Signore - come di fatto faceva veramente - per le meraviglie che compiva beneficando le anime, affinché tutte queste misericordie fossero riconosciute e gradite, sia quelle efficaci sia le altre che per colpa degli uomini non lo erano. I meriti che Maria conseguì furono insieme arcani e ammirabili, perché in tutte le opere di Cristo nostro Signore ella ebbe una specie di partecipazione altissima, non solamente quanto alla causa con cui vi concorreva tramite la sua carità, ma anche quanto agli effetti; infatti, la gran Signora si comportava come se in qualche maniera ella stessa avesse ricevuto il beneficio concesso alle anime. Di questo parlerò maggiormente nella terza parte.
923. All'offerta della sua Madre amorevole il Figlio santissimo rispose: «Madre ed amica mia, per me già si avvicina il momento - conformemente alla volontà del mio eterno Padre - di disporre i cuori a ricevere la luce della mia dottrina e a comprendere che è arrivato il tempo stabilito, favorevole per la salvezza umana. In questa missione voglio che mi accompagniate. Pregate il Padre mio di orientare i cuori dei mortali con la sua luce divina e di risvegliarli, in modo che con retta intenzione accettino la conoscenza che io ora darò loro della venuta nel mondo del Redentore». Con questa esortazione, la beatissima Madre si preparò a seguire Cristo nei suoi viaggi - come ella desiderava - e da quel giorno andò insieme a lui quasi sempre.
924. Il Signore incominciò a preparare la sua predicazione tre anni prima di darle inizio; insieme alla nostra grande Regina percorse più volte tutta la circoscrizione di Nazaret, fino alla terra della tribù di Neftali, e altre zone. Conversando con gli uomini cominciò ad informarli della venuta del Messia, affermando che era già nel mondo e nel regno d'Israele. Il Redentore dava questa nuova luce ai mortali senza manifestare che era lui l'atteso; infatti, la prima testimonianza di ciò fu quella che lo stesso Padre gli rese pubblicamente quando al Giordano disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Ma l'Unigenito incarnato, senza rivelare la propria identità, iniziò a darne notizia parlandone come di cosa certa. Senza far miracoli pubblici, univa a tale annuncio ispirazioni ed aiuti interiori che spargeva nei cuori delle persone con le quali aveva a che fare; così le preparava con questa fede comune, affinché poi la ricevessero a livello personale con più facilità.
925. Si rivolgeva prima a coloro che, con la sua divina sapienza, sapeva capaci, pronti o meno inetti a ricevere la semente della verità. Ai più ignoranti ricordava e presentava i contrassegni che tutti conoscevano della nascita del Messia: la venuta dei re dall'oriente, la morte dei bambini innocenti ed altre cose simili. Ai più dotti aggiungeva le testimonianze delle profezie che si erano già adempiute, dichiarandosi così l'unico maestro di questa verità; ad essi provava in modo convincente che il Messia era già in Israele e mostrava il regno di Dio e il cammino per arrivarvi. Inoltre, poiché nella sua divina persona si vedeva tanta bellezza, grazia, affabilità, mansuetudine e soavità di parole - e queste erano misteriosamente vive ed efficaci - e il tutto veniva accompagnato dalla forza dei suoi aiuti segreti, era grande il frutto di questo ammirabile modo d'insegnare. Infatti, molte anime uscivano dallo stato di peccato, altre miglioravano la loro condotta ed erano molte quelle che venivano istruite su grandi misteri, in particolare sulla presenza nel suo regno del Messia che aspettavano.
926. Oltre a compiere queste opere di misericordia il divino Maestro consolava i tristi, sollevava gli oppressi, visitava gli infermi e gli afflitti, animava i pusillanimi, dava salutari consigli di vita agli ignoranti, assisteva gli agonizzanti, di nascosto guariva molti di essi, provvedeva a grandi necessità e orientava tutti nei sentieri della vita e della vera pace. Quanti si avvicinavano a lui o lo ascoltavano con animo pio e senza pertinacia erano riempiti di luce e di grazie. Non è possibile contare le meraviglie fatte dal Redentore nei tre anni precedenti il suo battesimo e la sua predicazione pubblica; tutte furono da lui compiute segretamente, in modo che comunicò la salvezza ad un grandissimo numero di anime, pur senza manifestarsi come suo autore. Maria santissima fu testimone e coadiutrice fedelissima del Maestro della vita in quasi tutti questi prodigi, per i quali rendeva grazie con riconoscenza a nome delle medesime creature beneficate dalla divina misericordia. Componeva cantici di lode all'Onnipotente, pregava per le anime conoscendo il loro cuore e le loro infermità; con le sue preghiere e le sue suppliche guadagnava loro questi favori. Anche lei esortava e consigliava, attirava molti all'insegnamento del suo Figlio e informava della venuta del Messia, benché si rivolgesse più alle donne che agli uomini ed esercitasse verso le prime le stesse opere di misericordia che il suo Figlio santissimo compiva per i secondi.
927. Poche persone accompagnavano il Salvatore in questi primi anni, perché non era ancora giunto il tempo di chiamarle alla sua sequela; così egli le lasciava nelle loro case, ammaestrate e migliorate dalla luce divina. La compagnia ordinaria delle loro Maestà erano dunque gli spiriti celesti, che li servivano come fedelissimi vassalli e diligenti ministri. Benché durante questi viaggi Gesù e Maria ritornassero spesso a Nazaret nella loro casa, nei giorni in cui andavano fuori avevano più bisogno del servizio degli angeli, perché passavano alcune notti in aperta campagna in continua preghiera. In quelle circostanze i cortigiani del cielo facevano loro come da rifugio e da tenda per difenderli almeno in parte dalle intemperie; alcune volte portavano loro un po' di cibo, altre il Signore stesso e la sua Madre santissima lo chiedevano in elemosina, accettando solo cibo e non denaro, né altri doni speciali. Quando si separavano per un po' di tempo - il Signore per visitare gli ospedali e la Regi na le inferme -, innumerevoli angeli accompagnavano la gran Signora in forma visibile; per mezzo loro ella compiva alcune opere di pietà e veniva informata su quelle del suo Figlio santissimo. Io non mi trattengo qui a riferire le particolari meraviglie che fecero, le fatiche e i disagi che sopportarono nei viaggi, negli alberghi e nelle occasioni che il nemico comune cercò per ostacolarli; basta sapere che il Maestro della vita e la sua Madre santissima furono poveri e pellegrini e scelsero la strada della sofferenza, senza ricusare travaglio alcuno per la nostra salvezza.
928. Il Signore e Maria santissima comunicavano in modo arcano questa luce dell'arrivo del Messia ad ogni genere di persone, ma in tale beneficio i poveri furono privilegiati e maggiormente evangelizzati. Di solito, infatti, avendo meno peccati e maggiori lumi e l'intelletto libero da preoccupazioni, essi sono più disponibili a ricevere e ad accettare l'ammaestramento; similmente, sono più docili e idonei a sottomettere la volontà e la ragione e ad agire in modo retto e virtuoso. In questi tre anni, quindi, Cristo Signore nostro non si servì del magistero pubblico né insegnò con autorità manifesta e confermata dai miracoli, ma si accostò prevalentemente agli umili e ai poveri. Nonostante ciò, il serpente antico teneva d'occhio Gesù e Maria, perché non tutte le loro opere gli furono nascoste, sebbene gli rimanesse celato il potere con cui le compivano. Lucifero conobbe che grazie alle loro esortazioni molti peccatori facevano penitenza e uscivano dal suo tirannico dominio e che altri progredivano molto nella virtù; riconosceva inoltre un grande cambiamento in tutti quelli che udivano il Maestro della vita.
929. Ciò che accadeva con molti moribondi lo irritava sopra ogni altra cosa, poiché tentava di farli cadere ma non ci riusciva. Infatti, questa bestia sagace e crudele nell'ultima ora assalta le anime con maggiore rabbia. Se, quando si accostava all'infermo, giungevano Cristo Signore nostro o la sua Madre santissima, sentiva una forza tale da essere precipitato con tutti i suoi ministri fin nel profondo delle caverne infernali. E se i sovrani del cielo arrivavano dal malato prima di lui, i demoni non potevano avvicinarsi né avere alcun accesso al cuore di colui che moriva con un simile aiuto. Ora, siccome il dragone sentiva la potenza divina ma ne ignorava l'origine, s'infuriò e decise di trovare un rimedio a questo danno. Al riguardo avvenne ciò che dirò nel prossimo capitolo per non dilungarmi maggiormente in questo.
Insegnamento della Regina del cielo
930. Figlia mia, vedo che la comprensione che ti do delle opere misteriose del mio Figlio e mie ti fa meravigliare, perché, pur essendo così potenti da convertire i cuori dei mortali, finora sono rimaste per lo più nascoste. Tu non devi stupirti che gli uomini ignorino parte di questi misteri, bensì che, avendone conosciuti tanti, li abbiano così dimenticati e disprezzati. Se non fossero duri di cuore e riflettessero sulle verità divine, troverebbero nella vita del mio Figlio e nella mia validi motivi per essere riconoscenti. Per mezzo della fede cattolica e di tante verità che insegna e propone loro la santa Chiesa, si sarebbero potuti convertire molti mondi, poiché attraverso tali insegnamenti gli uomini conoscono che l'Unigenito dell'eterno Padre si vestì della forma di servo in carne mortale per redimerli con l'ignominiosa morte di croce ed acquistò loro la vita eterna, donando la sua temporale e allontanandoli dalla morte dell'inferno. Se si considerasse bene questo beneficio e i mortali non fossero tanto ingrati verso il loro Dio e redentore e così crudeli con se stessi, nessuno perderebbe l'occasione di salvarsi, né si consegnerebbe alla dannazione eterna. Guarda dunque con stupore, o carissima, e piangi con lacrime inconsolabili la spaventosa rovina di tanti stolti, noncuranti di Dio, di quanto gli debbono e di loro stessi.
931. Altre volte ti ho detto che il numero di questi infelici reprobi è così grande e quello di coloro che si salvano così piccolo che non è conveniente specificarlo ulteriormente, perché se tu lo intendessi moriresti di dolore, essendo vera figlia della Chiesa e sposa di Cristo mio figlio. Basta che tu sappia che tutta questa perdizione e i danni che il popolo cristiano soffre, sia nei capi che nei sudditi, tanto ecclesiastici quanto secolari, deriva interamente dal fatto che la vita di Cristo e le opere della redenzione umana sono dimenticate e disprezzate. Se a tale riguardo si prendesse qualche provvedimento per risvegliare la memoria e la riconoscenza dei fedeli ed essi procedessero come figli grati al loro Creatore e redentore ed a me, che sono la loro mediatrice, si calmerebbe lo sdegno del giusto giudice, avrebbe qualche rimedio la rovina generale - flagello dei cattolici - e si placherebbe l'eterno Padre, il quale giustamente prende le difese dell'onore di suo Figlio e castiga quei servi che, conoscendo la volontà del loro Signore, non l'adempiono.
932. La colpa dei giudei increduli che tolsero la vita al loro Dio e maestro viene molto esagerata dai fedeli della santa Chiesa; è vero infatti che fu gravissima e meritò il castigo di quel popolo ingrato, ma i cattolici non considerano che i loro peccati hanno altre condizioni, in cui sorpassano quelli commessi dai giudei, perché, anche se l'ignoranza di questi ultimi fu colpevole, alla fine non conobbero la verità; e allora il Signore si diede volontariamente in loro potere, permettendo che operassero le tenebre, da cui i giudei erano oppressi per i loro peccati. Oggi i cattolici non hanno una simile ignoranza, anzi stanno in mezzo alla luce e con essa penetrano i misteri divini dell'incarnazione e della redenzione; la santa Chiesa si vede fondata, ampliata, illuminata con meraviglie, con tanti santi, con le Scritture, confessa le verità alle quali gli altri non pervennero. Con tutto questo cumulo di favori, di benefici, di scienza e di luce, molti vivono da infedeli o come se non avessero davanti agli occhi tanti motivi che li risveglino ed obblighino e numerosi castighi che li minaccino. In queste condizioni, dunque, come possono immaginare che altri peccati siano stati maggiori e più gravi dei loro? Come possono non temere che il loro castigo li porterà a versare più lacrime? O figlia mia, medita molto questo insegnamento e abbi timore santo: abbassati sino alla polvere e davanti all'Altissimo riconosciti l'infima delle creature. Medita le opere del tuo Redentore e maestro; indirizzale ed applicale alla tua giustificazione col dolore e con la penitenza per le tue mancanze; imitami e segui le mie vestigia così come ti sono rivelate dalla luce divina. Non voglio che ti adoperi solo per te stessa, ma anche per i tuoi fratelli, pregando e soffrendo per loro, ammonendo con carità quelli che potrai e supplendo con questa stessa carità a ciò a cui essi non ti avranno obbligata. Procura di mostrarti più ansiosa nel cercare il bene di chi ti avrà offesa, tollerando tutti e umiliandoti con i più miseri, e sii sollecita nell'aiutare con fervoroso amore e ferma confidenza i bisognosi nell'ora della morte, così come ti è stato ordinato di fare.
30 dicembre 1945
Maria Valtorta
Prima del dettato che segue nella pagina seguente, mentre correggo il dattilografato mi appare la faccia demoniaca di Satana. Solo il viso. Ride, oltremodo sarcastico, con tutta la sua espressione. Poi termina in una fragorosa e malvagia risata e scompare. Mi rimetto a correggere e non ci penso più. Questo alle 10 antimeridiane. Quasi a mezzogiorno Gesù mi detta quanto segue nella pagina seguente [1]. Ho pensato essere bene premettere questo accenno. Dopo, però, io non ho mai visto il viso bronzeo di Satana né udito il suo velenoso riso, come se se ne fosse andato per sempre. Le ultime parole di Gesù mi fanno pensare fosse poco lontano.
Dice Gesù:
«Una piccola meditazione nella quale non è estraneo anche ciò che avverrà oggi.
Si legge [2] nel libro di Giosuè dello stratagemma usato dai Gabaoniti e del verdetto di Giosuè: "Non mancherà mai nella stirpe vostra chi tagli legna e porti acqua nella casa del mio Dio".
Nel passaggio di Dio, che compie il suo cammino nei secoli per raggiungere il luogo promesso al tempo stabilito — ed è passaggio di Dio il passaggio di ogni "che" che sia paradisiacamente soprannaturale, ossia la fede che procede estendendosi in tutto il mondo, ossia il sorgere di giusti, o di ispirati, o di strumenti di Dio, tutte cose che servono a portare l'Umanità per penoso e lungo esodo al Regno eterno — non vediamo forse sovente venire verso il popolo dei santi delle creature che vengono con un fine impuro? Chi per paura, chi per curiosità, chi (colpa maggiore) per derisione. Si accostano, osservano, decidono se convenga o meno rimanere. L'interesse presente o futuro li muove sempre. L'interesse di avere utile dall'amicizia di uno strumento di Dio o di un ministro di Dio. L'interesse di non dannarsi l'anima col deridere il soprannaturale. L'interesse, infine, di servire la parte avversaria coll'andare come spioni fra l'esercito santo per carpire i segreti e denunciarli ai nemici di Dio, i quali se ne servono per nuocere ai servi e alle opere di Dio.
Questi ultimi, e coloro che essi servono, sono tutt'affatto demoniaci nel loro modo di agire, sono le proliferazioni della pianta di Giuda. Dio li condanna. Ma anche gli altri li reputa molto vili, e del loro subdolo rispetto del soprannaturale o per il ministro di Dio ne tiene il giusto conto. Non avranno condanna totale, ma neppure avranno merito per questo loro calcolato rispetto. Ma specie coloro che sono della categoria di Giuda si accostano in apparenza dimessi, innocui, "avendo sui loro asini messo dei viveri in sacchi vecchi e in otri rotti e ricuciti", vestiti di "abiti logori e con calzature malandate e piene di rappezzi", portando "pani duri e sbriciolati pel viatico", come li descrive [3] a perfezione la Bibbia al libro di Giosuè. Sono i falsi umili, sono i falsi miti, sono gli astuti esaltatori, sono i menzogneri credenti nel soprannaturale che si manifesta. Le loro parole sono astuzia e pugnale. E fossero pugnale scoperto! Ma è avvolto in drappo prezioso. Dicono: "Io vengo perché ho sentito, voglio essere istruito da te, strumento di Dio, perché io sono un peccatore, un ignorante, un infelice, e tu sei una luce, sei una forza, sei un santo…". Dicono: "Noi veniamo da lontano a far pace con voi… Avendo udito la fama della tua potenza, che è quella di Dio, …veniamo a dirti: fa' alleanza con me".
Attenti, o servi di Dio! Non credete a tutto ciò che vi viene detto. Attenti! Per tutelare il segreto del Re e per tutelare la vostra anima. Voi siete, per la vostra stessa fede assoluta, degli indifesi contro le astuzie dei serpenti. Badate di non aprire la "città chiusa". Badate di non farvi avvelenare col veleno che vi paralizzerebbe per sempre. Il veleno del compiacimento di se stessi. Molte volte "la plebe", ossia le anime comuni ma oneste, è più sveglia di voi nel percepire le mosse dei falsi alleati e nel prevedere i pericoli che da esse possono venire. Perché la "plebe" è a metà fra voi, tutto spirito, e i nemici dello spirito, ed ha perciò modo di avere ombre e luci, furbizia e sapienza… Attenti, figli miei! Satana non dorme mai, il suo pensiero non sosta mai, il suo operare non ha pace. Egli muove i suoi eserciti, che non sono solo quelli infernali. Egli li lancia contro di voi, fortezze, forzieri, libri di Dio, per smantellarvi, per violentarvi e rapirvi i tesori, per – soprattutto – per scrivere col rosso del suo inferno, col rosso nero dei suoi maledetti stagni, parole impure sulle pagine di Dio, per incidervi sullo spirito i suoi caratteri di superbia.
Guai, guai, guai al servo, allo strumento, alla voce che dice la parola di Satana [4]: "Io sono"! Guai anche se se la dice col moto soltanto del suo pensiero! Perché se è vero che il Signore castigherà i falsi alleati del soprannaturale, non sarà minore il castigo degli eletti a "servi, strumenti, voci" che divengono non luci ma "avversari". Non Luciferi ma Satan. Se ai primi sarà ordinato di soffrire come a schiavi delle macine e di rimanere all'ultimo posto nella rassegna di Dio dopo lunga espiazione, a voi, luci decadute, non verrebbe concesso di rimanere, ma verreste espulsi per sempre. E sarebbe giustizia. Perché quello a cui più è dato più deve dare.
Oh! mia piccola voce! Vieni, vieni qui! Che Io ti prenda il capo fra le mani, ti baci sulla fronte, perché mai, mai, mai il dente di Satana, e dei satana, possa mordere e mettere superbia nella violetta mia, nascosta e amata. Qui, piccola voce! Qui… E indietro, o Satana! Fra te e lei Io mi drizzo a difesa. Scorazza la Terra! Corrompi, mordi, imputridisci! Ma non qui, sulla preda mia. La mia Croce è su lei. Va', maledetto! Io son chi sono, e tu sei il vinto! Via! Via! Altrove! Via! Nel Nome santo, noto a Me solo! Nel Nome di Colui che è e che ti ha fulminato! Via, nel Nome di Dio e Re, di Gesù Salvatore e Crocifisso, e dell'Amore eterno!»
Io non vedevo nulla di demoniaco mentre Gesù dettava questa pagina. Ma lo vedeva certo Gesù che mi teneva, dal principio di questa pagina, la testa fra le sue mani, e poi la stringeva contro il suo petto difendendomi col braccio sinistro mentre col destro gestiva di certo.
E, dico la verità, quando l'ho sentito urlare così, a tutta voce, e con tanta collera, per quanto nulla vedessi, né avvertissi turbamento da spirito malvagio, pure ebbi paura. La collera di Dio è terribile!!! Io l'ho sentito così solo un'altra volta, in quel lontano dettato contro Mussolini e Hitler, del gennaio 1944 se non erro. Cercherò la data5: 17-18 gennaio 1944.
Ma oggi era ancora più forte. In ultimo il suo comando era tale da incenerire.
Pareva che tutti i suoni del Cielo si fossero uniti nella sua Voce. Ma non erano più i dolci canti, di indescrivibile dolcezza. Erano fragori di fulmini. Nelle ultime tre frasi: "Via, nel Nome santo, noto a Me solo! Nel Nome di Colui che è, e che ti ha fulminato! Via, nel Nome di Dio e Re, di Gesù Salvatore e Crocifisso, e dell'Amore eterno!", io tremavo come una foglia tanto sussultavo sotto quegli scoppi di folgore che fulminavano il Maledetto, che non so dove fosse. Ma certo non in stanza, perché lo avrei avvertito. E anche lo capivo dalla posa di Gesù che pareva guardare oltre la casa, come Satana volesse avvicinarsi alla mia dimora e Gesù non volesse.
1 nella pagina seguente. La presente annotazione sul quaderno è stata scritta dopo, con scrittura fitta, nel poco spazio rimasto alla fine della pagina precedente. L'annotazione al termine del "dettato" che segue è scritta su un foglietto attaccato alla fine del "dettato" stesso.
2 Si legge, in Giosuè 9, 23.
3 li descrive, in Giosuè 9, 3-15.
4 la parola di Satana, secondo il "dettato" del giorno prima.
5 la data, che è quella che segue, risulta inserita qui dopo che la scrittrice ne aveva fatto la ricerca.