Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Ti preghiamo, o nostra Signora, inclita madre di Dio, Assunta in cielo ed esaltata al di sopra dei cori degli angeli, di riempire il vaso del nostro cuore con la grazia celeste, di farci splendere dell'oro della sapienza, di sostenerci con la potenza della tua intercessione, di ornarci con le pietre preziose delle tue virtù, di effondere su di noi, o oliva benedetta, l'olio della tua misericordia con il quale coprire la moltitudine dei nostri peccati, ed essere così trovati degni di venir innalzati alle altezze della gloria celeste, e vivere felici in eterno con Te e con i beati comprensori. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 21° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 12

1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".

13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".

22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.

33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;

padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".

54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".


Deuteronomio 32

1"Ascoltate, o cieli: io voglio parlare:
oda la terra le parole della mia bocca!
2Stilli come pioggia la mia dottrina,
scenda come rugiada il mio dire;
come scroscio sull'erba del prato,
come spruzzo sugli steli di grano.
3Voglio proclamare il nome del Signore:
date gloria al nostro Dio!
4Egli è la Roccia; perfetta è l'opera sua;
tutte le sue vie sono giustizia;
è un Dio verace e senza malizia;
Egli è giusto e retto.
5Peccarono contro di lui i figli degeneri,
generazione tortuosa e perversa.
6Così ripaghi il Signore,
o popolo stolto e insipiente?
Non è lui il padre che ti ha creato,
che ti ha fatto e ti ha costituito?
7Ricorda i giorni del tempo antico,
medita gli anni lontani.
Interroga tuo padre e te lo farà sapere,
i tuoi vecchi e te lo diranno.
8Quando l'Altissimo divideva i popoli,
quando disperdeva i figli dell'uomo,
egli stabilì i confini delle genti
secondo il numero degli Israeliti.
9Perché porzione del Signore è il suo popolo,
Giacobbe è sua eredità.

10Egli lo trovò in terra deserta,
in una landa di ululati solitari.
Lo circondò, lo allevò,
lo custodì come pupilla del suo occhio.
11Come un'aquila che veglia la sua nidiata,
che vola sopra i suoi nati,
egli spiegò le ali e lo prese,
lo sollevò sulle sue ali,
12Il Signore lo guidò da solo,
non c'era con lui alcun dio straniero.
13Lo fece montare sulle alture della terra
e lo nutrì con i prodotti della campagna;
gli fece succhiare miele dalla rupe
e olio dai ciottoli della roccia;
14crema di mucca e latte di pecora
insieme con grasso di agnelli,
arieti di Basan e capri,
fior di farina di frumento
e sangue di uva, che bevevi spumeggiante.

15Giacobbe ha mangiato e si è saziato,
- sì, ti sei ingrassato, impinguato, rimpinzato -
e ha respinto il Dio che lo aveva fatto,
ha disprezzato la Roccia, sua salvezza.
16Lo hanno fatto ingelosire con dèi stranieri
e provocato con abomini all'ira.
17Hanno sacrificato a demoni che non sono Dio,
a divinità che non conoscevano,
novità, venute da poco,
che i vostri padri non avevano temuto.
18La Roccia, che ti ha generato, tu hai trascurato;
hai dimenticato il Dio che ti ha procreato!
19Ma il Signore ha visto e ha disdegnato
con ira i suoi figli e le sue figlie.
20Ha detto: Io nasconderò loro il mio volto:
vedrò quale sarà la loro fine.
Sono una generazione perfida,
sono figli infedeli.
21Mi resero geloso con ciò che non è Dio,
mi irritarono con i loro idoli vani;
io li renderò gelosi con uno che non è popolo,
li irriterò con una nazione stolta.
22Un fuoco si è acceso nella mia collera
e brucerà fino nella profondità degl'inferi;
divorerà la terra e il suo prodotto
e incendierà le radici dei monti.
23Accumulerò sopra di loro i malanni;
le mie frecce esaurirò contro di loro.
24Saranno estenuati dalla fame,
divorati dalla febbre e da peste dolorosa.
Il dente delle belve manderò contro di essi,
con il veleno dei rettili che strisciano nella polvere.
25Di fuori la spada li priverà dei figli,
dentro le case li ucciderà lo spavento.
Periranno insieme il giovane e la vergine,
il lattante e l'uomo canuto.

26Io ho detto: Li voglio disperdere,
cancellarne tra gli uomini il ricordo!
27se non temessi l'arroganza del nemico,
l'abbaglio dei loro avversari;
non dicano: La nostra mano ha vinto,
non è il Signore che ha operato tutto questo!
28Sono un popolo insensato
e in essi non c'è intelligenza:
29se fossero saggi, capirebbero,
rifletterebbero sulla loro fine:
30Come può un uomo solo inseguirne mille
o due soli metterne in fuga diecimila?
Non è forse perché la loro Roccia li ha venduti,
il Signore li ha consegnati?

31Perché la loro roccia non è come la nostra
e i nostri nemici ne sono testimoni.
32La loro vite è dal ceppo di Sòdoma,
dalle piantagioni di Gomorra.
La loro uva è velenosa,
ha grappoli amari.
33Tossico di serpenti è il loro vino,
micidiale veleno di vipere.
34Non è questo nascosto presso di me,
sigillato nei miei forzieri?
35Mia sarà la vendetta e il castigo,
quando vacillerà il loro piede!
Sì, vicino è il giorno della loro rovina
e il loro destino si affretta a venire.

36Perché il Signore farà giustizia al suo popolo
e dei suoi servi avrà compassione;
quando vedrà che ogni forza è svanita
e non è rimasto né schiavo, né libero.
37Allora dirà: Dove sono i loro dèi,
la roccia in cui cercavano rifugio;
38quelli che mangiavano il grasso dei loro sacrifici,
che bevevano il vino delle loro libazioni?
Sorgano ora e vi soccorrano,
siano il riparo per voi!
39Ora vedete che io, io lo sono
e nessun altro è dio accanto a me.
Sono io che dò la morte e faccio vivere;
io percuoto e io guarisco
e nessuno può liberare dalla mia mano.

40Alzo la mano verso il cielo
e dico: Per la mia vita, per sempre:
41quando avrò affilato la folgore della mia spada
e la mia mano inizierà il giudizio,
farò vendetta dei miei avversari,
ripagherò i miei nemici.
42Inebrierò di sangue le mie frecce,
si pascerà di carne la mia spada,
del sangue dei cadaveri e dei prigionieri,
delle teste dei condottieri nemici!

43Esultate, o nazioni, per il suo popolo,
perché Egli vendicherà il sangue dei suoi servi;
volgerà la vendetta contro i suoi avversari
e purificherà la sua terra e il suo popolo".

44Mosè venne con Giosuè, figlio di Nun, e pronunziò agli orecchi del popolo tutte le parole di questo canto.
45Quando Mosè ebbe finito di pronunziare tutte queste parole davanti a tutto Israele, disse loro:46"Ponete nella vostra mente tutte le parole che io oggi uso come testimonianza contro di voi. Le prescriverete ai vostri figli, perché cerchino di eseguire tutte le parole di questa legge.47Essa infatti non è una parola senza valore per voi; anzi è la vostra vita; per questa parola passerete lunghi giorni sulla terra di cui state per prendere possesso, passando il Giordano".
48In quello stesso giorno il Signore disse a Mosè:49"Sali su questo monte degli Abarim, sul monte Nebo, che è nel paese di Moab, di fronte a Gèrico, e mira il paese di Canaan, che io dò in possesso agli Israeliti.50Tu morirai sul monte sul quale stai per salire e sarai riunito ai tuoi antenati, come Aronne tuo fratello è morto sul monte Or ed è stato riunito ai suoi antenati,51perché siete stati infedeli verso di me in mezzo agli Israeliti alle acque di Mèriba di Kades nel deserto di Sin, perché non avete manifestato la mia santità.52Tu vedrai il paese davanti a te, ma là, nel paese che io sto per dare agli Israeliti, tu non entrerai!".


Siracide 20

1C'è un rimprovero che è fuori tempo,
c'è chi tace ed è prudente.
2Quanto è meglio rimproverare che covare l'ira!
3Chi si confessa colpevole evita l'umiliazione.
4Un eunuco che vuol deflorare una ragazza,
così chi vuol rendere giustizia con la violenza.
5C'è chi tace ed è ritenuto saggio,
e c'è chi è odiato per la sua loquacità.
6C'è chi tace, perché non sa che cosa rispondere,
e c'è chi tace, perché conosce il momento propizio.
7L'uomo saggio sta zitto fino al momento opportuno,
il millantatore e lo stolto lo trascurano.
8Chi abbonda nel parlare si renderà abominevole;
chi vuole assolutamente imporsi sarà odiato.

9Nelle disgrazie può trovarsi la fortuna per un uomo,
mentre un profitto può essere una perdita.
10C'è una generosità, che non ti arreca vantaggi
e c'è chi dall'umiliazione alza la testa.
11.12C'è chi compra molte cose con poco,
e chi le paga sette volte il loro valore.
13Il saggio si rende amabile con le sue parole,
le cortesie degli stolti sono sciupate.
14Il dono di uno stolto non ti gioverà,
perché i suoi occhi bramano ricevere più di quanto ha
dato.
15Egli darà poco, ma rinfaccerà molto;
aprirà la sua bocca come un banditore.
Oggi darà un prestito e domani richiederà;
uomo odioso è costui.
16Lo stolto dice: "Non ho un amico,
non c'è gratitudine per i miei benefici.
17Quelli che mangiano il mio pane sono lingue cattive".
Quanto spesso e quanti si burleranno di lui!

18Meglio scivolare sul pavimento che con la lingua;
per questo la caduta dei cattivi giunge rapida.
19Un uomo senza grazia è un discorso inopportuno:
è sempre sulla bocca dei maleducati.
20Non si accetta una massima dalla bocca dello stolto,
perché non è mai detta a proposito.
21C'è chi è impedito di peccare dalla miseria
e durante il riposo non avrà rimorsi.
22C'è chi si rovina per rispetto umano
e si rovina per la faccia di uno stolto.
23C'è chi per rispetto umano fa promesse a un amico;
in tal modo se lo rende gratuitamente nemico.

24Brutta macchia nell'uomo la menzogna,
si trova sempre sulla bocca degli ignoranti.
25Meglio un ladro che un mentitore abituale,
ma tutti e due condivideranno la rovina.
26L'abitudine del bugiardo è un disonore,
la vergogna lo accompagnerà sempre.

27Il saggio si fa onore con i discorsi,
l'uomo prudente piace ai grandi.
28Chi lavora la terra accrescerà il raccolto;
chi piace ai grandi si fa perdonare l'ingiustizia.
29Regali e doni accecano gli occhi dei saggi,
come bavaglio sulla bocca, soffocano i rimproveri.
30Sapienza nascosta e tesoro invisibile:
a che servono l'una e l'altro?
31Fa meglio chi nasconde la stoltezza
che colui che nasconde la sapienza.


Salmi 18

1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'

Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.

8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.

11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.

17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.

21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.

26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.

31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.

36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.

41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.

50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.


Geremia 17

1Il peccato di Giuda è scritto
con uno stilo di ferro,
con una punta di diamante
è inciso sulla tavola del loro cuore
e sugli angoli dei loro altari,
2come per ricordare ai loro figli
i loro altari e i loro pali sacri presso gli alberi verdi,
sui colli elevati,
3sui monti e in aperta campagna.
"I tuoi averi e tutti i tuoi tesori
li abbandonerò al saccheggio,
a motivo di tutti i peccati
che hai commessi in tutti i tuoi territori.
4Tu dovrai ritirare la mano dall'eredità
che ti avevo data;
ti farò schiavo dei tuoi nemici
in un paese che non conosci,
perché avete acceso il fuoco della mia ira,
che arderà sempre".
Così dice il Signore:

5"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo,
che pone nella carne il suo sostegno
e il cui cuore si allontana dal Signore.
6Egli sarà come un tamerisco nella steppa,
quando viene il bene non lo vede;
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
7Benedetto l'uomo che confida nel Signore
e il Signore è sua fiducia.
8Egli è come un albero piantato lungo l'acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi;
nell'anno della siccità non intristisce,
non smette di produrre i suoi frutti.
9Più fallace di ogni altra cosa
è il cuore e difficilmente guaribile;
chi lo può conoscere?
10Io, il Signore, scruto la mente
e saggio i cuori,
per rendere a ciascuno secondo la sua condotta,
secondo il frutto delle sue azioni.11Come una pernice che cova uova da lei non deposte
è chi accumula ricchezze, ma senza giustizia.
A metà dei suoi giorni dovrà lasciarle
e alla sua fine apparirà uno stolto".

12Trono di gloria, eccelso fin dal principio,
è il luogo del nostro santuario!
13O speranza di Israele, Signore,
quanti ti abbandonano resteranno confusi;
quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere,
perché hanno abbandonato
la fonte di acqua viva, il Signore.

14Guariscimi, Signore, e io sarò guarito,
salvami e io sarò salvato,
poiché tu sei il mio vanto.
15Ecco, essi mi dicono:
"Dov'è la parola del Signore?
Si compia finalmente!".
16Io non ho insistito presso di te nella sventura
né ho desiderato il giorno funesto, tu lo sai.
Ciò che è uscito dalla mia bocca è innanzi a te.
17Non essere per me causa di spavento,
tu, mio solo rifugio nel giorno della sventura.
18Siano confusi i miei avversari ma non io,
si spaventino essi, ma non io.
Manda contro di loro il giorno della sventura,
distruggili, distruggili per sempre.

19Il Signore mi disse: "Va' a metterti alla porta dei Figli del popolo, per la quale entrano ed escono i re di Giuda, e a tutte le porte di Gerusalemme.20Dirai loro: Ascoltate la parola del Signore, o re di Giuda e voi tutti Giudei e abitanti di Gerusalemme, che entrate per queste porte.21Così dice il Signore: Per amore della vostra vita guardatevi dal trasportare un peso in giorno di sabato e dall'introdurlo per le porte di Gerusalemme.22Non portate alcun peso fuori dalle vostre case in giorno di sabato e non fate alcun lavoro, ma santificate il giorno di sabato, come io ho comandato ai vostri padri.23Ma essi non vollero ascoltare né prestare orecchio, anzi indurirono la loro cervice per non ascoltarmi e per non accogliere la lezione.24Ora, se mi ascolterete sul serio - dice il Signore - se non introdurrete nessun peso entro le porte di questa città in giorno di sabato e santificherete il giorno di sabato non eseguendo in esso alcun lavoro,25entreranno per le porte di questa città i re, che siederanno sul trono di Davide, su carri e su cavalli, essi e i loro ufficiali, gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. Questa città sarà abitata per sempre.26Verranno dalle città di Giuda e dai dintorni di Gerusalemme, dalla terra di Beniamino e dalla Sefèla, dai monti e dal meridione presentando olocausti, sacrifici, offerte e incenso e sacrifici di lode nel tempio del Signore.27Ma se non ascolterete il mio comando di santificare il giorno di sabato, di non trasportare pesi e di non introdurli entro le porte di Gerusalemme in giorno di sabato, io accenderò un fuoco alle sue porte; esso divorerà i palazzi di Gerusalemme e mai si estinguerà".


Prima lettera a Timoteo 1

1Paolo, apostolo di Cristo Gesù, per comando di Dio nostro salvatore e di Cristo Gesù nostra speranza,2a Timòteo, mio vero figlio nella fede: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro.

3Partendo per la Macedonia, ti raccomandai di rimanere in Èfeso, perché tu invitassi alcuni a non insegnare dottrine diverse4e a non badare più a favole e a genealogie interminabili, che servono più a vane discussioni che al disegno divino manifestato nella fede.5Il fine di questo richiamo è però la carità, che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera.6Proprio deviando da questa linea, alcuni si sono volti a fatue verbosità,7pretendendo di essere dottori della legge mentre non capiscono né quello che dicono, né alcuna di quelle cose che dànno per sicure.

8Certo, noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne usa legalmente;9sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini,10i fornicatori, i pervertiti, i trafficanti di uomini, i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina,11secondo il vangelo della gloria del beato Dio che mi è stato affidato.

12Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al mistero:13io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede;14così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
15Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io.16Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
17Al Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

18Questo è l'avvertimento che ti do, figlio mio Timòteo, in accordo con le profezie che sono state fatte a tuo riguardo, perché, fondato su di esse, tu combatta la buona battaglia19con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l'hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede;20tra essi Imenèo e Alessandro, che ho consegnato a satana perché imparino a non più bestemmiare.


Capitolo XXIII: Le quattro cose che recano una vera grande pace

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1. O figlio, ora ti insegnerò la via della pace e della vera libertà. Fa', o Signore, come tu dici; mi è gradito ascoltare il tuo insegnamento. Studiati, o figlio, di fare la volontà di altri, piuttosto che la tua. Scegli sempre di aver meno, che più. Cerca sempre di avere il posto più basso e di essere inferiore a tutti. Desidera sempre, e prega, che in te si faccia interamente la volontà di Dio. Un uomo che faccia tali cose, ecco, entra nel regno della pace e della tranquillità. Una grande dottrina di perfezione è racchiusa, o Signore, in queste tue brevi parole: brevi a dirsi, ma piene di significato e ricche di frutto. Che se io potessi fedelmente custodirle, tali parole, nessun turbamento dovrebbe tanto facilmente sorgere in me; in verità, ogni volta che mi sento inquieto od oppresso, trovo che mi sono allontanato da questa dottrina. Ma tu, che tutto puoi; tu che hai sempre caro il progresso dell'anima mia, accresci sempre la tua grazia, così che io possa adempiere alle tue parole e raggiungere la mia salvezza.

Preghiera contro i malvagi pensieri

2. O Signore, mio Dio, "non allontanarti da me; Dio mio, volgiti in mio aiuto" (Sal 70,12); ché vennero contro di me vari pensieri e grandi terrori, ad affliggere l'anima mia. Come ne uscirò illeso, come mi aprirò un varco attraverso di essi? Dice il Signore: io andrò innanzi a te e "abbatterò i grandi della terra" (Is 45,2). Aprirò le porte della prigione e ti rivelerò i più profondi segreti. O Signore, fa' come dici; e ogni iniquo pensiero fugga dinanzi a te. Questa è la mia speranza, questo è il mio unico conforto: in tutte le tribolazioni rifugiarmi in te, porre la mia fiducia in te; invocarti dal profondo del mio cuore e attendere profondamente la tua consolazione.

Preghiera per ottenere luce all'intelletto

3. Rischiarami, o buon Gesù, con la luce del lume interiore, e strappa ogni tenebra dal profondo del mio cuore; frena le varie fantasie; caccia le tentazioni che mi fanno violenza; combatti valorosamente per me e vinci queste male bestie, dico le allettanti concupiscenze, cosicché, per la forza che viene da te, si faccia pace, e nell'aula santa, cioè nella coscienza pura (Sal 121,7), risuoni la pienezza della tua lode. Comanda ai venti e alle tempeste. Dì al mare "calmati", al vento "non soffiare"; e si farà grande bonaccia (Mt 8,26). "Manda la tua luce e la tua verità" (Sal 52,3) a brillare sulla terra; ché terra io sono, povera e vuota, fino a quando tu non mi illumini. Effondi dall'alto la tua grazia; irriga il mio cuore di celeste rugiada; versa l'acqua della devozione ad irrigare la faccia della terra, che produca buono, ottimo frutto. Innalza la mia mente schiacciata dalla mole dei peccati; innalza alle cose celesti tutto l'animo mio, in modo che gli rincresca di pensare alle cose di questo mondo, dopo aver gustato la dolcezza della felicità suprema. Strappami e distoglimi dalle effimere consolazioni che danno le creature; poiché non v'è cosa creata che possa soddisfare il mio desiderio e darmi pieno conforto. Congiungimi a te con il vincolo indissolubile dell'amore, poiché tu solo basti a colui che ti ama, e a nulla valgono tutte le cose, se non ci sei tu.


Contro il sermone degli ariani: replica

Contro il sermone degli ariani - Sant'Agostino d'Ippona

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Il nostro Signore Gesù Cristo è Dio

1. 1. Rispondo con questa dissertazione alla precedente dissertazione di coloro i quali, pur riconoscendo il Signore nostro Gesù Cristo come Dio, non vogliono tuttavia riconoscerlo come Dio vero e come un solo Dio con il Padre, presentandoci in questo modo due dèi di diversa e impari natura, l’uno vero, l’altro non vero, contro quanto sta scritto: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo 1. Infatti, se vogliono che ciò venga inteso come riferito al Padre, ne consegue che Cristo non è il Signore Dio nostro. Se, d’altra parte, deve essere inteso come riferito al Figlio, il Padre non sarà il Signore Dio nostro. Se invece deve essere riferito a entrambi, Padre e Figlio sono senz’altro l’unico Signore Dio nostro. E quanto sta scritto nel Vangelo: Che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo 2, lo si deve intendere in questo modo, come se si dicesse: che conoscano come unico vero Dio te e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Poiché anche di Cristo fu detto dall’apostolo Giovanni: Egli è il vero Dio e la vita eterna 3.

Il Figlio è coeterno al Padre.

1. 2. Allo stesso modo, quando dicono che Cristo fu costituito prima di tutti i secoli dalla volontà di Dio e del Padre suo, sono costretti ad ammettere che il Figlio è coeterno al Padre. Infatti, se ci fu un tempo in cui il Padre fu senza il Figlio, ci fu prima del Figlio un certo periodo di tempo in cui il Padre era da solo, senza di lui. Ed in che modo il Figlio era prima di tutti i secoli, se prima di lui ci fu un tempo in cui il Padre era senza di lui? Inoltre, se il Figlio era prima di tutti i tempi (non altrimenti si deve intendere infatti: In principio era il Verbo, e tutto è stato fatto per mezzo di lui 4, poiché anche il tempo non può esistere senza qualche movimento della creatura, per cui professiamo che anche i tempi sono stati creati da colui per mezzo del quale sono state create tutte le cose), senza dubbio il Figlio è coeterno al Padre. Ma lo definiscono costituito dalla volontà del Padre, non volendo dire Dio da Dio, uguale, generato e coeterno. Ma in nessun luogo leggono che il Figlio fu costituito dalla volontà del Padre prima di tutti i secoli. Ma dicono questo proprio perché sembri anteriore a lui la volontà del Padre, dalla quale vogliono che lui sia stato formato. E la loro argomentazione di solito è la seguente: chiedono se il Padre abbia generato il Figlio volontariamente o contro la sua volontà in modo che, se la risposta è che lo ha generato volontariamente, possano dire: " Dunque la volontà del Padre è anteriore ". D’altra parte, che lo abbia generato contro la sua volontà, chi potrebbe affermarlo? Ma perché conoscano quanto sono vane le loro parole, bisogna chiedere proprio a loro se Dio Padre sia Dio volontariamente o contro la sua volontà. Non oseranno infatti dire che egli non vuole essere Dio. Se, dunque, risponderanno che è Dio volontariamente, da ciò si deve dedurre la vacuità della loro argomentazione, in base alla quale si potrebbe affermare che la volontà di Dio Padre è anteriore a lui stesso. E che cosa si potrebbe dire di più stolto di questo?.

Il Figlio è Dio da Dio, non creato da Dio dal nulla.

2. 3. Poi affermano che il Figlio per volontà e comando del Padre mediante il suo potere fece sì che, dal nulla, esistessero tutte le cose del cielo e della terra, le cose visibili e invisibili, i corpi e le anime. Allora chiediamo loro se anche il Figlio sia stato creato dal Padre senza che niente preesistesse, cioè dal nulla. Se non oseranno affermarlo, allora egli è Dio da Dio, non creato da Dio dal nulla. E ciò indica che la natura del Padre e del Figlio è una sola e medesima natura. Infatti, un uomo, un animale, un uccello, un pesce non possono generare figli se non della loro medesima natura, e Dio non ha potuto? Se poi oseranno gettarsi a capofitto in un precipizio di empietà così profondo, da affermare che il Figlio unigenito è stato formato dal Padre dal nulla, cerchino per mezzo di chi il Figlio sia stato creato dal Padre dal nulla. Infatti, non ha potuto essere creato per mezzo di se stesso, come se già esistesse prima di essere creato, così da essere egli colui per mezzo del quale egli stesso è stato creato. E che bisogno c’era di crearlo, se già esisteva? O in che modo poteva essere creato affinché esistesse, egli che già esisteva prima di essere creato? Inoltre, se è stato creato dal Padre per mezzo di qualcun’altro, chi è quest’altro, dal momento che tutte le cose sono state create per mezzo di lui? Se poi è stato creato dal Padre senza nessuno, in che modo può essere stata fatta qualcosa dal Padre senza nessuno, dal momento che attraverso il Figlio, cioè attraverso il suo Verbo, è stata creata ogni cosa?.

La Trinità è un solo Dio e un solo creatore. Le missioni divine.

3. 4. Dicono: E prima di fare ogni cosa, fu costituito Dio e Signore di tutto, re e creatore, dotato nella sua natura di prescienza del futuro e nel creare in tutto ligio al mandato del Padre; per volontà e comando del Padre discese dal cielo e venne in questo mondo, come egli stesso dice: " Infatti non sono venuto da me stesso, ma Lui mi ha mandato" 5. Vorrei che costoro mi dicessero se ammettono due creatori. Ma non osano farlo; infatti uno solo è il creatore, poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose 6; e certamente un solo Dio è la stessa Trinità, e come c’è un solo Dio, così c’è un solo creatore. Cos’è ciò che dicono quando affermano che su comando del Padre il Figlio ha creato ogni cosa, come sostenendo che il Padre non ha creato, ma ha ordinato al Figlio di creare? Pensino, coloro che sentono carnalmente, con quali altre parole il Padre ha ordinato al suo unico Verbo. Nella finzione del loro cuore, infatti, formano quasi due soggetti, uno accanto all’altro, occupando ciascuno il loro posto, uno che dà ordini, l’altro che obbedisce. Non capiscono che lo stesso comando del Padre di creare ogni cosa non è se non il Verbo del Padre, per mezzo del quale tutte le cose sono state create. Il fatto, poi, che il Padre abbia mandato il Figlio, non può essere negato. Ma considerino, se possono, come lo ha mandato e con chi egli venne. Forse ha mentito quando dice: Io non sono solo, perché il Padre è con me 7? Ma, in qualunque modo capiscano che è stato mandato, è forse diversa la natura per il fatto che il Padre invia e il Figlio è inviato? A meno che un padre umano possa mandare il figlio umano pur essendo entrambi di un’unica e medesima sostanza, e non possa Dio; poiché un uomo che è inviato si separa da colui che lo invia, la qual cosa non è possibile in Dio. Ma il fuoco manda il suo splendore e non può lo splendore, che è mandato, essere separato dal fuoco che lo manda. Sebbene questo esempio, trattando di una creatura visibile, non possa essere del tutto applicato alla realtà divina. Quando infatti il fuoco manda lo splendore, lo splendore giunge più lontano di dove giunga il fuoco. Dunque, lo splendore mandato dal fuoco che è nella lucerna, se potesse parlare, non potrebbe dire con verità, nella parete dove è giunto senza il fuoco della lucerna: " Il fuoco che mi ha mandato è con me ". Invece il Figlio mandato dal Padre ha potuto dire: Il Padre è con me. Poiché dunque questo invio del Figlio da parte del Padre è del tutto ineffabile, né può essere compreso da nessuna intelligenza, costoro non trovano il modo di dimostrare che il Figlio sia di un’essenza diversa e inferiore; dal momento che neppure un uomo mandato da un altro uomo attesta che la natura di chi invia e di chi è inviato è diversa.

Le opere della Trinità sono inseparabili.

4. 4. Questo poi può essere compreso anche dal fatto che si dice che il Figlio è stato mandato dal Padre, poiché il Figlio è apparso in carne agli uomini, non il Padre. Chi, infatti, è inviato là dove si trova? Dove poi non è la Sapienza di Dio, che è Cristo, di cui si legge: Essa si estende da un confine all’altro con forza, e governa con bontà eccellente ogni cosa 8? Dal momento, dunque, che anche il Figlio è ovunque, come doveva essere inviato dove prima non era, se non apparendo come prima non era apparso? Per altro, leggiamo che è stato mandato anche lo Spirito Santo, che certamente non ha assunto la natura umana nell’unità della sua persona. Né dal solo Figlio è stato mandato, come è scritto: Quando me ne sarò andato, ve lo manderò 9; ma anche dal Padre, come è scritto: Il Padre lo invierà nel mio nome 10. Dove si dimostra che né il Padre ha mandato lo Spirito Santo senza il Figlio, né il Figlio senza il Padre, ma entrambi parimenti lo hanno mandato. Sono certamente inseparabili le opere della Trinità. Solo del Padre non si legge che sia stato mandato, poiché non ha autore da cui egli sia stato generato o da cui proceda. E perciò non per la diversità della natura, che nella Trinità non sussiste, ma per la sua stessa autorità, solamente del Padre non si dice che sia stato mandato. Non è infatti lo splendore o il calore che manda il fuoco, ma il fuoco manda sia lo splendore sia il calore. Benché queste cose siano molto dissimili; infatti, non si può trovare nulla, né nelle creature spirituali né in quelle corporee, che a ragione si possa paragonare alla Trinità, che è Dio.

Gli Ariani e l’eresia apollinarista.

5. 5. Dicono anche: E poiché tra tutti i gradi degli esseri spirituali e razionali, " l’uomo sembrava poco meno degli angeli " 11 a causa della natura e della fragilità del suo corpo, affinché non si considerasse vile e disperasse della sua salvezza, il Signore Gesù onorando la sua creatura, si è degnato di assumere la carne umana e ha mostrato che l’uomo non è vile, ma prezioso, come sta scritto: " Grande e prezioso è l’uomo " 12. E perciò l’uomo solo si è degnato di fare erede di suo Padre, e a sé coerede; in modo che ciò che di meno aveva ricevuto nella sua natura, di più l’ottenesse nell’onore. Dicendo questo, vogliono che si intenda che Cristo ha assunto la carne umana senza l’anima umana. Questa è l’eresia propria degli Apollinaristi; ma osserviamo che anche costoro, cioè gli Ariani, nelle loro dissertazioni sostengono non solo la diversità della natura nella Trinità, ma anche che Cristo non ha l’anima umana. Ma ciò apparirà in modo più evidente in quello che segue di questa dissertazione. Ora a quelle parole che abbiamo proposto risponderemo invitando a riesaminare il testo della lettera agli Ebrei che si riferisce a Cristo: Di poco l’hai fatto inferiore agli angeli 13; e considerino che non si riferisce alla diversità e alla diseguaglianza della natura del Padre e del Figlio ciò che si dice: Il Padre è più grande di me 14, ma piuttosto al fatto che il Figlio, nella forma di servo, per la debolezza nella quale ha potuto soffrire e morire, fu fatto inferiore anche agli angeli.

Non è diversa la natura del Padre e del Figlio.

6. 6. E così pure dicono: " Quando " - disse - " venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna " 15. Egli, che per volontà del Padre assunse la carne, per volontà e comando paterno visse in un corpo, così come egli stesso dice: " Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato" 16. Egli per volontà del Padre fu battezzato a trent’anni, e per la voce e la testimonianza del Padre fu manifestato 17, e per volontà e comando del Padre predicava il Vangelo del regno dei cieli, come egli stesso dice: " Bisogna che io annunzi il Vangelo anche alle altre città; per questo sono stato mandato " 18, e: " Egli mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare " 19. E così per volontà e comando del Padre si incamminava con sollecitudine verso la passione e la morte, come egli stesso dice: " Padre, passi da me questo calice; però non come voglio io, ma come vuoi tu " 20. E lo stesso afferma l’Apostolo quando dice: "Si fece obbediente al Padre fino alla morte e alla morte di croce " 21. Con queste testimonianze delle sacre Scritture che cosa tentano di provare, se non che la natura del Padre e del Figlio è diversa, per il solo fatto che il Figlio si mostra obbediente al Padre? Tuttavia, non direbbero certo questo degli uomini; infatti, se fra gli uomini un figlio è obbediente a suo padre, non per questo la natura dei due è diversa.

Una sola e identica è la volontà del Padre e del Figlio.

7. 6. È possibile che ciò che afferma Gesù: Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato 22, si riferisca al fatto che il primo uomo, Adamo (di cui l’Apostolo dice: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini perché tutti hanno peccato 23), facendo la sua volontà, non quella di colui dal quale è stato creato, sottomise l’intero genere umano ad una discendenza corrotta, assoggettandolo alla colpa e alla pena. Dunque, al contrario, colui dal quale dovevamo essere liberati, non fece la sua volontà, ma quella di colui dal quale fu inviato. Così, certamente, in questo passo si dice sua volontà, perché si comprenda che si tratta della volontà propria contro la volontà di Dio. Infatti, quando obbediamo a Dio, e da quella obbedienza siamo spinti a fare la sua volontà, non compiamo la volontà divina nolenti, ma volenti; e se la compiamo volentieri, in che modo non facciamo la nostra volontà, se non per il fatto che si dice nostra quella volontà che la Scrittura definisce così, intendendo la propria contro la volontà di Dio? Adamo seguì questa volontà, così da farci morire in lui; Cristo non la seguì, perché vivessimo in lui. Certo, della natura umana si può dire a ragione che in essa per disobbedienza restò una propria volontà, che è opposta alla volontà di Dio. Per ciò che si riferisce alla divinità del Figlio, una sola e identica è la volontà del Padre e del Figlio; e non può in alcun modo essere diversa, dal momento che la natura della Trinità immutabile è unica. Il Mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Gesù Cristo 24, non fece la propria volontà, che è opposta a quella di Dio, perché non era soltanto uomo, ma Dio e uomo; in lui, per ammirabile e singolare grazia, la natura umana poté essere senza alcun peccato. Per questo disse: Sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato 25. Per questo motivo la sua obbedienza fu tanto grande che rese del tutto senza peccato l’uomo che portava, poiché era disceso dal cielo, cioè non era solamente uomo, ma anche Dio. Mostrò che c’è una sola persona in due nature (quella di Dio e quella dell’uomo); se ce ne fossero due, comincerebbe a esservi una quaternità, non una trinità. Perciò, poiché ci sono due sostanze e una sola persona, le parole: Sono disceso dal cielo, si riferiscono alla eccellenza di Dio; e l’aggiunta: non per fare la mia volontà, poiché Adamo fece la sua, si riferisce all’obbedienza dell’uomo. Cristo, poi, è entrambe le cose, cioè Dio e uomo; tuttavia in lui, in quanto uomo, è lodata l’obbedienza, che è contraria alla disobbedienza del primo uomo. Perciò l’Apostolo afferma: Come per la disobbedienza di un solo uomo, tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di un solo uomo tutti saranno costituiti giusti 26.

La natura divina e umana nell’unica persona di Cristo.

8. 6. Né poiché ha detto: di un uomo, separò Dio che assunse l’uomo; poiché, come ho detto, e bisogna sottolinearlo molto, è una sola persona. Egli, infatti, è l’unico Cristo e sempre Figlio di Dio per natura, e Figlio dell’uomo avendo assunto la natura umana nel tempo per grazia; né l’ha assunta in modo che prima fosse creata e poi assunta, ma in modo che fosse creata mentre l’assumeva. E perciò, per questa unità della persona che si deve considerare nelle due nature, si dice anche che il Figlio dell’uomo è disceso dal cielo, sebbene abbia ricevuto la natura umana dalla Vergine che era sulla terra; e si dice che il Figlio di Dio è stato crocefisso e sepolto, sebbene questo sia stato sofferto non nella divinità, per la quale l’Unigenito è coeterno al Padre, ma nella debolezza della natura umana. Infatti, leggiamo che il Figlio dell’uomo discese dal cielo, ed egli stesso disse: Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo, che è in cielo 27. Che il Figlio di Dio sia stato crocefisso e sepolto, lo professiamo tutti anche nel Simbolo. Da questo deriva l’affermazione dell’Apostolo: Se l’avessero conosciuto, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria 28. Il santo Apostolo insegna questa unità della persona di Cristo Gesù Signore nostro, che consta di due nature, divina e umana, di modo che qualsiasi termine di una natura possa riferirsi all’altra, quelli divini alla natura umana e quelli umani alla natura divina, quando, esortandoci alla umiltà misericordiosa attraverso l’esempio di Cristo, afferma: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale pur essendo di natura divina, non considerò una rapina la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce 29. Il nome di Cristo, poi, gli deriva da quanto è scritto nella profezia: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali 30. Dunque, al fatto che si fece uomo si riferiscono le parole assumendo la condizione di servo, si presentò nella forma umana, forma che certamente iniziò ad assumere nel tempo; dello stesso Cristo, tuttavia, si dice: Essendo di natura divina; sicuramente era di natura divina prima che fosse stata assunta la condizione di servo e non era ancora Figlio dell’uomo, ma Figlio di Dio, per il quale l’uguaglianza col Padre non era una rapina, ma natura. Infatti, non vi si era innalzato con l’usurpazione, ma così era nato e questa è la verità. Dunque, non era ancora Cristo, cosa che cominciò ad essere quando si umiliò, non perdendo la natura divina, ma assumendo la condizione di servo. Ma se chiedessimo: Chi è colui che, essendo di natura divina, non ritenne una rapina essere uguale a Dio? Ci risponderebbe la voce dell’Apostolo: Cristo Gesù. Dunque, anche quella divinità assunse il nome di questa umanità. Ugualmente, se chiedessimo chi fu mai colui che si fece obbediente fino alla morte e alla morte di croce, a ragione si risponderebbe: Colui che, pur essendo di natura divina, non ritenne una rapina essere uguale a Dio. Dunque, anche questa umanità assunse il nome di quella divinità. Lo stesso Cristo, tuttavia, appare un gigante di doppia natura, sotto un aspetto obbediente, sotto un altro uguale a Dio; sotto un aspetto Figlio dell’uomo, sotto un altro Figlio di Dio; sotto un aspetto dice: Il Padre è più grande di me 31; secondo un altro: Io e il Padre siamo una cosa sola 32; sotto un aspetto non fa la sua volontà, ma quella di colui da cui è stato mandato 33; sotto un altro aspetto: Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole 34.

All’unità della persona di Cristo appartiene anche l’anima umana.

9. 7. Ugualmente proseguono e affermano: Ed egli, appeso alla croce, per volontà e comando del Padre consegnò nelle mani degli uomini la sua carne umana, che aveva preso dalla Santa Vergine Maria, ed affidò nelle mani del Padre la sua divinità, dicendo: " Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito " 35. Poiché Maria diede alla luce un corpo destinato a morire, mentre Dio immortale generò il Figlio immortale. Dunque, la morte di Cristo non rappresenta una menomazione della sua divinità, ma è l’abbandono del suo corpo. Come nella sua nascita dalla Vergine non ci fu la corruzione della sua divinità, ma l’assunzione del corpo, così anche nella sua morte non ci fu la passione e il venir meno della sua divinità, ma la separazione della sua carne. Come, infatti, chi strappa un vestito oltraggia colui che è vestito, così anche coloro che crocifissero la sua carne recarono offesa alla sua divinità. Ecco che in queste loro parole dimostrano chiaramente di negare che anche l’anima umana appartenga all’unità della persona di Cristo, ammettendo in Cristo solamente la carne e la divinità. Dal momento che, quando pendeva sul legno, disse: Padre nelle tue mani consegno il mio spirito, vogliono che si intenda che egli abbia affidato al Padre la sua divinità, non lo spirito umano, che è l’anima. A ragione, precedentemente in questa stessa dissertazione, quando vollero far intendere che Cristo fece la volontà del Padre, non la sua, ritenendo per questo che egli fosse di natura minore e diversa di quella del Padre, ricordarono quelle parole dove dice: Padre, passi da me questo calice. Però non come voglio io, ma come vuoi tu. Mentre tralasciarono le parole dove dice: La mia anima è triste fino alla morte 36. Ascoltino noi mentre ricordiamo queste parole: L’anima mia è triste fino alla morte; ho il potere di offrire la mia anima 37; Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici 38; e ciò che è stato profetizzato su di lui, come lo intesero gli apostoli: Poiché non abbandonerai la mia anima nell’inferno 39. E perché non si oppongano a queste e ad altre testimonianze del genere tratte dalle sacre Scritture, ammettano che Cristo ha unito al Verbo Unigenito non solo la carne ma anche l’anima umana, per essere una sola persona, che è Cristo, Verbo e uomo; ma l’uomo è anima e carne, e perciò Cristo è Verbo, anima e carne. E perciò bisogna intendere che ha due nature, divina e umana, così come la natura umana consta di anima e di carne. O se si fanno guidare da ciò che sta scritto: Il Verbo si è fatto carne 40, - qui infatti l’anima non viene nominata -, capiscano che carne sta per uomo, secondo il modo di parlare che prende la parte per il tutto; come: A te verrà tutta la carne 41; oppure: Dalle opere della legge nessuna carne sarà giustificata 42, parole espresse più chiaramente in un altro punto: Nessuno sarà giustificato per la legge 43, e ugualmente altrove: Non è giustificato l’uomo dalle opere della legge 44. Così quando disse: tutta la carne, è come se avesse detto " tutto l’uomo ". E quando disse il Verbo si è fatto carne, è come se avesse detto " il Verbo si è fatto uomo ". Questi, tuttavia, volendo intendere che l’uomo Cristo è fatto solamente di carne umana, non negheranno l’uomo, di cui si dice in modo assai chiaro: Uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Gesù Cristo 45; mi meraviglio del fatto che non vogliano ammettere che è a motivo di questa natura umana che si è potuto dire: Il Padre è più grande di me; e non per quell’altra natura, per la quale invece si dice: Io e il Padre siamo una cosa sola. Chi infatti, potrebbe tollerare che un semplice uomo dica: " Io e Dio siamo una cosa sola"? E chi non ammetterà che un uomo dica: " Dio è più grande di me "? È la stessa cosa che ha detto san Giovanni: Dio è più grande del nostro cuore 46.

Senza l’anima la carne non può far nulla.

10. 8. Poi dicono: Egli, che per volontà e comando del Padre pienamente compì la missione che gli era stata affidata, per volontà e comando del Padre risuscitò il suo corpo dai morti; e con lo stesso corpo, come il Pastore con la pecora, il sacerdote con l’offerta, il re con la porpora e Dio con il tempio, fu innalzato alla gloria dal Padre. Bisogna chiedere a coloro che affermano queste cose quale pecora il pastore abbia riportato al Padre. Se infatti è la carne senza l’anima che riportò, cosa è questa pecora se non terra senza intelligenza, che non può neppure rendere grazie? Poiché, senza l’anima, cosa può la carne?

L’obbedienza del Figlio non attesta una diversità di natura rispetto al Padre.

11. 9. Ugualmente proseguono e dicono: Egli, che per volontà e comando del Padre è disceso dal cielo e vi è asceso, per volontà e comando del Padre siede alla sua destra sentendo il Padre che gli dice: "Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi " 47. Egli, che per volontà e comando del Padre siede alla sua destra, per volontà e comando del Padre verrà alla fine dei tempi, come proclama e dice l’Apostolo: " Il Signore stesso a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo " 48. Egli, che per volontà e comando del Padre verrà, per volontà e comando del Padre giudicherà tutti con giustizia e darà a ciascuno secondo la sua fede e le sue opere; come egli stesso dice: " Il Padre non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio ". E ancora: " Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato " 49. Perciò, nel giudicare antepone la presenza del Padre e pospone la sua divina dignità e il suo potere, dicendo: " Venite, benedetti del Padre mio " 50. Dunque, il Figlio è giudice giusto: l’onore e l’autorità sono di chi giudica, le leggi imperiali sono del Padre; come la supplica d’ufficio e la consolazione sono proprie dello Spirito Santo, la dignità del giudice giusto è propria del Dio Unigenito. Quanto abbiamo già risposto in precedenza, vale ugualmente anche contro queste affermazioni. Infatti, il fatto che il Figlio sia obbediente alla volontà e al comando del Padre nemmeno fra gli uomini dimostra una natura diversa e diseguale, del padre che comanda e del figlio che obbedisce. A ciò si aggiunge il fatto che Cristo non è soltanto Dio, e per questa natura è uguale al Padre; ma anche uomo, e per questa natura il Padre è più grande di lui, di cui non solo è Padre, ma anche Signore. Infatti, a questo si riferisce quella profezia: Il Signore mi disse: Tu sei mio Figlio 51. Certamente, qui emerge una sostanza inferiore per cui il Padre è più grande, e la condizione di servo che ha un Signore. Questa condizione della sua umanità, che assunse conservando la condizione divina, affinché fosse simile all’uomo e apparisse in forma umana 52, si manifesterà anche nel giudizio, nel quale giudicherà i vivi e i morti. Perciò è detto del Padre che non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio 53. E gli empi vedranno in Cristo la forma del Figlio dell’uomo quando saranno giudicati da lui, e di loro è detto: Vedranno colui che hanno trafitto 54. Però certamente non vedranno nello stesso Cristo la forma di Dio per cui è uguale al Padre. Da qui è derivata la profezia: Sia allontanato l’empio, perché non veda la maestà del Signore 55. A questo si riferiscono le parole: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio 56. Infine questo è attestato chiaramente quando dice: E gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo 57. E non, dunque, poiché è Figlio di Dio: in quanto tale, infatti, il suo potere è coeterno e identico al Padre; ma poiché è Figlio dell’uomo che cominciò a esistere nel tempo, perché il potere gli fosse dato nel tempo. Questo non si dice intendendo che non se lo sia dato egli stesso, cioè che la natura divina che è in lui non abbia dato il potere alla sua natura umana: guardiamoci dal crederlo. In che modo infatti il Padre farebbe qualcosa, se non attraverso il Figlio Unigenito? E nemmeno senza lo Spirito Santo, poiché sono inseparabili le opere della Trinità. E per il fatto che il Padre diede il potere al Figlio, poiché è Figlio dell’uomo, proprio attraverso quest’ultimo lo diede a se stesso in quanto Figlio di Dio. Infatti: Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto 58. Però il Figlio attribuisce al Padre con onore e convenientemente ciò che egli fa come Dio, poiché è Dio che procede dal Padre. Egli infatti è Dio da Dio; il Padre invece è Dio ma non da Dio.

In che senso il Figlio siede alla destra del Padre.

12. 9. Dicono: Sentì dal Padre: " Siedi alla mia destra " 59; e perciò siede alla destra del Padre, come se l’avesse fatto per ordine del Padre, non anche per suo potere. Certamente se ciò non fosse compreso in senso spirituale, il Padre sarebbe alla sinistra del Figlio. Che cosa è poi la destra del Padre se non quell’eterna e ineffabile felicità a cui giunse il Figlio dell’uomo, una volta conseguita l’immortalità della carne? Infatti, se con sapienza e con fede pensiamo la mano di Dio Padre in questo modo, ossia non secondo i lineamenti del corpo, che non ci sono in Dio, ma secondo il suo potere effettivo, cosa intenderemo se non lo stesso Unigenito attraverso il quale sono state create tutte le cose? Di lui il profeta ha detto: A chi è stato rivelato il braccio del Signore? 60 In che modo, poi, il Figlio ascolta il Padre? In che modo il Padre dice molte parole al suo unico Verbo? In che modo parla in modo transitorio a colui che parla permanentemente? In che modo dice qualcosa nel tempo a colui che gli è coeterno e nel quale erano già tutte le cose che gli dice nel tempo appropriato? Chi oserebbe chiedere ciò? Chi sarebbe in grado di trovare la risposta? E tuttavia: Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra 61; e poiché è stato detto, perciò è stato fatto. Perciò, che il Verbo si fece carne 62, questo era già nel Verbo. E poiché esisteva in verità prima di assumere la carne, perciò nella carne si è realizzato con piena efficacia; poiché nel Verbo era già senza tempo, perciò nella carne si è realizzato nel suo tempo. In questa carne ascese al cielo, lui che non ha abbandonato il cielo anche quando discese da esso; e in questa carne egli, che è il braccio del Padre, è seduto alla destra del Padre; in essa discenderà per il giudizio a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio 63.

Il Verbo di Dio.

13. 9. Da queste parole essi vogliono dedurre che il potere del Figlio è minore, poiché si dice che egli discenderà a un ordine. Ma bisognerebbe chiedere loro per ordine di chi. Se affermano del Padre, bisogna chiedere loro di nuovo con quali parole temporali il Padre ordini al suo Verbo eterno di discendere dal cielo. Se invece è l’ordine stesso di Dio che si realizzerà a suo tempo, era già prima di tutti i tempi nello stesso Verbo di Dio. Ma se il Figlio di Dio, per il fatto di essere Figlio dell’uomo, discende dal cielo, allora per il fatto di essere Verbo, è lui stesso che ordina di discendere dal cielo. Infatti, se il Padre non lo comanda attraverso di lui, ne consegue che il Padre non comanda attraverso il suo Verbo; oppure dovrebbe esistere un altro Verbo attraverso il quale si comanda all’unico Verbo. E mi meraviglierei se, essendo quello unico, ce ne fosse un altro. Certamente, sono state espresse dal Padre al Figlio anche alcune parole nel tempo, come quando da una nube risuonò: Tu sei il mio Figlio prediletto 64; non tuttavia perché il Figlio Unigenito apprendesse qualcosa da esse, ma perché era opportuno che gli altri le sentissero. E così il suono di quelle parole passeggere dirette al Figlio non è stato prodotto senza il Figlio; altrimenti, non tutte le cose sarebbero state fatte attraverso di lui. Ma, forse, quando gli viene ordinato di discendere dal cielo, c’è bisogno di tali suoni e di tali parole, con le quali il Figlio possa conoscere la volontà del Padre? Sia lungi da noi il crederlo. Dunque qualunque cosa si dovrà fare riguardo al Figlio, il Padre non la farà se non attraverso il medesimo Figlio. Cioè riguardo a lui, poiché è Figlio dell’uomo ed è stato creato fra tutte le cose, ma anche attraverso di lui, poiché è Figlio di Dio e attraverso di lui sono state create dal Padre tutte le cose. Se poi le parole a un ordine, alla voce dell’arcangelo, vogliono intenderle come ordine dello stesso arcangelo, che cosa manca loro da dire se non che il Figlio Unigenito è minore anche degli Angeli, ai cui ordini si mostra obbediente, se colui a cui si comanda è minore di colui che comanda? Sebbene le parole a un ordine, alla voce dell’arcangelo, possano anche essere intese nel senso che la stessa voce dell’arcangelo venga considerata emessa per ordine di Dio, ossia che l’angelo, che si deve ritenere tromba di Dio, abbia ricevuto dal Signore Dio l’ordine di far sentire la sua voce, quella voce che sarà necessario che la creatura inferiore ascolti quando il Figlio di Dio discenderà dal cielo. È infatti la stessa tromba di cui dice in un altro punto: Suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti 65.

Nella Trinità non c’è diversità di poteri come non c’è diversità di sostanze.

14. 9. Disse dunque il Figlio: Giudico secondo quello che ascolto 66; e lo disse, o per sottomissione umana, poiché è anche Figlio dell’uomo, o in base a quella immutabile e semplice natura che è del Figlio in quanto la riceve dal Padre. In questa natura non è distinto l’ascoltare, il vedere, l’essere, ma l’essere è uguale all’ascoltare e al vedere. Così riceve l’ascoltare e il vedere dal medesimo da cui riceve lo stesso essere. Infatti anche le parole che dice altrove: Il Figlio da sé non può fare nulla se non quello che vede fare dal Padre, sono molto più difficili da interpretare del testo citato da loro, dove dice: Giudico secondo quello che ascolto. Se infatti il Figlio da sé non può fare nulla se non quello che vede fare dal Padre 67, in che modo potrebbe giudicare se non vedesse giudicare il Padre? Ma il Padre non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio 68. Giudica dunque il Figlio dopo aver ricevuto dal Padre non qualche giudizio, ma tutti, sebbene non veda il Padre giudicare, poiché questi non giudica nessuno. In che modo dunque il Figlio da sé non può fare nulla se non quello che vede fare dal Padre, dal momento che giudica e non vede il Padre giudicare? Infatti non dice: Il Figlio da sé non può fare nulla se non quello che sente ordinare dal Padre, ma: Quello che vede fare dal Padre. Infatti prestino attenzione a questo, riflettano su questo, considerino questo e, per quanto è possibile, si purifichi la ricerca con la quale tentano con pensieri carnali di separare la sola e medesima natura della Trinità a causa della diversità delle sostanze e di ordinarla in base ai gradi dei poteri. Per questo, infatti, si dice che il Figlio non fa nulla da se stesso, poiché non viene da sé, e perciò qualunque cosa faccia, vede il Padre farla; poiché vede che egli ha ricevuto la facoltà di fare dallo stesso da cui vede che ha ricevuto l’esistenza, e quando dice che non può fare nulla, non è imperfezione, ma il rimanere in lui per il fatto di essere nato dal Padre. Come è lodevole che l’Onnipotente non possa mutare, così è lodevole che l’Onnipotente non possa morire. Infatti il Figlio potrebbe fare quello che non ha visto fare dal Padre, se potesse fare ciò che il Padre non fa per mezzo di lui; cioè se potesse peccare e non essere conforme a una natura immutabilmente buona, che è stata generata dal Padre. Poiché questo non è possibile, non può farlo non per imperfezione, ma per potenza.

Nella Trinità all’unità e indivisione della natura corrisponde l’unità di operazione delle Persone divine.

15. 9. Infatti, le opere del Padre e del Figlio sono le medesime, non perché il Figlio sia la stessa cosa che il Padre, ma perché non c’è nessuna opera del Figlio che il Padre non faccia attraverso di lui, né alcuna opera del Padre che egli non faccia attraverso il Figlio insieme a lui. Le cose che fa il Padre, le medesime le fa ugualmente il Figlio 69. Questa frase è del Vangelo, di conseguenza proferita dalla bocca dello stesso Figlio. Non sono dunque diverse le opere del Padre e del Figlio, ma le medesime; né sono fatte dal Figlio diversamente, ma ugualmente. Ma dato che il Figlio non fa altre opere somiglianti, ma le stesse che fa il Padre, cosa significa ugualmente se non con identica facilità e con identico potere? Se infatti, in verità, entrambi fanno le medesime cose, ma uno le facesse con più facilità e potere dell’altro, certamente il Figlio non le farebbe ugualmente. Però, dal momento che fa le medesime opere e le fa ugualmente, certamente non sono diverse le opere del Figlio e del Padre, né diverso è il potere di coloro che operano. Né di certo operano senza lo Spirito Santo; e infatti lo Spirito in alcun modo potrà essere separato dagli altri due nelle opere che devono fare entrambi. Così, in un modo mirabile e divino, tutti fanno le opere di tutti, e tutti fanno anche le opere di ciascuno. Infatti il cielo, la terra e ogni creatura sono opere di tutti. Del Figlio infatti si dice: Tutto è stato fatto per mezzo di lui 70. Chi poi oserebbe sottrarre l’opera di qualsiasi creatura allo Spirito Santo, che si caratterizza per concedere doni ai santi, di cui sta scritto: Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole 71? Infine, essendo Cristo Signore di tutto 72 e Dio benedetto sopra ogni cosa nei secoli 73, quale opera fra tutte può essere negata allo Spirito Santo, il quale ha formato lo stesso Cristo nel seno della Vergine? Infatti, quando la Vergine disse all’angelo che le annunziava il suo futuro parto: Come è possibile? Non conosco uomo, ricevette come risposta: Lo Spirito Santo scenderà su di te 74. Però sono definite opere di ciascuno quelle che chiaramente appartengono ad ogni persona singolarmente. Così l’essere nato dalla Vergine riguarda solo il Figlio 75; la voce dalla nube: Tu sei il mio Figlio prediletto, riguarda solo la persona del Padre; e solamente lo Spirito Santo è apparso nella forma corporea della colomba. Tuttavia la Trinità intera fece quella carne del solo Figlio, quella voce del solo Padre e quella forma del solo Spirito Santo 76; non perché ciascuno preso singolarmente sarebbe incapace senza gli altri di realizzare quello che deve operare, ma perché l’operazione non può essere separata, quando non solo la natura è uguale, ma anche indivisa. Così, pur essendo tre ed essendo ciascuno di loro singolarmente Dio, tuttavia non sono tre dèi. Infatti, il Padre è Dio, il Figlio è Dio e lo Spirito Santo è Dio; e il Figlio non è la stessa cosa del Padre, né lo Spirito è la stessa cosa del Padre o del Figlio; ma il Padre è sempre Padre, il Figlio sempre Figlio e lo Spirito è di entrambi, mai di uno solo dei due, o del Padre o del Figlio, ma lo Spirito è sempre di tutti e due; infatti, l’intera Trinità è un solo Dio. Chi negherebbe che non il Padre, non lo Spirito Santo, ma il Figlio abbia camminato sulle acque 77? Infatti, la carne è solo del Figlio e in virtù di quella carne ha potuto appoggiare i piedi sulle acque e muoversi su di esse. Guardiamoci, però, dal credere che lo abbia fatto senza il Padre, dal momento che di tutte le sue opere dice: Il Padre che è in me compie le sue opere 78; o senza lo Spirito Santo, dal momento che cacciare i demoni fu ugualmente opera del Figlio. Certo, la lingua di quella carne che ordinava ai demoni di uscire apparteneva solamente al Figlio, tuttavia dice: Io scaccio i demoni in virtù dello Spirito Santo 79. Ugualmente, chi se non solo il Figlio è risorto? Poiché solo lui, che aveva la carne, poté morire; tuttavia a questa azione, con cui solo il Figlio risorse, il Padre non era estraneo e di lui è scritto: Colui che ha resuscitato Gesù dai morti 80. O per caso il Figlio stesso non si resuscitò? E quelle parole: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere 81? E il fatto che affermi di poter offrire la sua anima e di poter riprenderla di nuovo 82? Chi poi si mostrerebbe tanto insensato da ritenere che lo Spirito Santo non abbia cooperato alla resurrezione di Cristo come uomo, quando agì perché lo stesso Cristo come uomo esistesse?

L’immagine della Trinità creatrice nell’uomo.

16. 9. C’è nell’uomo qualcosa di simile, sebbene non sia da paragonare in nessun modo all’eccellenza di quella Trinità che è Dio; questa infatti è Dio, quello una creatura. Tuttavia, anche l’uomo ha alcune caratteristiche dove si può scorgere in qualche modo qualche cosa di quello che si dice della natura ineffabile di Dio. E infatti non è stato detto invano: Facciamo l’uomo a tua immagine, come se il Padre parlasse al Figlio; o a mia immagine, ma è stato detto: A nostra immagine 83. Questo si intende correttamente della natura della stessa Trinità. E così nell’anima dell’uomo pensiamo queste tre realtà: la memoria, l’intelligenza, la volontà; da queste tre deriva tutto ciò che facciamo. E quando queste tre realtà agiscono bene e rettamente, tutto quello che facciamo sarà buono e retto, se la dimenticanza non sorprende la memoria, l’errore l’intelligenza, l’iniquità la volontà. Così, certo, siamo conformi all’immagine di Dio. Dunque, ogni nostra opera deriva da queste tre realtà; infatti, non facciamo nulla che esse non facciano insieme. Quindi, quando parliamo di ciascuna, anche ciò che riguarda ognuna presa singolarmente è fatto da tutte. Né infatti il discorso che facciamo solamente a proposito della memoria, lo fa solo la memoria, ma l’intelligenza e la volontà collaborano ad esso, sebbene riguardi solo la memoria. È facilissimo vedere questo anche riguardo alle altre due. Infatti qualunque cosa dica l’intelligenza di se stessa, non lo dice senza la memoria e la volontà, e qualunque cosa dica o scriva la volontà di se stessa, non lo fa senza l’intelligenza e la memoria. Fino a che punto poi esse siano simili alla immutabile Trinità che è Dio, e ancora quanto siano da Essa diverse, sarebbe lungo esporlo con grande chiarezza. Ma ho ritenuto opportuno ricordare soltanto questo in modo da presentare qualcosa della stessa creatura: perché essi, se possono, capiscano che non è assurdo quello che diciamo del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, cioè che le loro opere sono fatte da tutti inseparabilmente, non solo quelle che riguardano tutti, ma anche quelle che riguardano i singoli.

Il Figlio è il Verbo del Padre.

17. 9. Dunque il Figlio giudica come ascolta 84, sia perché è Figlio dell’uomo, sia perché non è da se stesso, ma è il Verbo del Padre. Infatti, quando ascoltiamo, ciò che per noi è ricevere la parola per lui è essere il Verbo dal Padre. Poiché si può dire così, che il Padre abbia dato il Verbo al Figlio, perché, cioè, sia il Verbo; ugualmente si può dire che abbia dato la vita al Figlio, perché sia la vita. Egli stesso infatti dice: Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso 85. Non in modo che sia una cosa lui stesso e un’altra la vita che è in lui, ma perché la vita stessa e lui siano la medesima cosa, così come il Padre non è niente altro che la vita che è in lui. Tuttavia, non fu il Figlio a dare la vita al Padre, poiché non generò il Padre, ma il Padre diede al Figlio la vita, generandolo come vita, dal momento che anche lui stesso è la vita. Non così, però, generò il Verbo, come se egli stesso fosse il Verbo. Quando poi diciamo vita, questa può intendersi come ciò che non proviene da altro: tale è la vita del Padre, o, per esprimerci più chiaramente, il Padre è la vita che non procede da altro per essere; se però diciamo Verbo, questo non lo si può intendere se non di qualcuno, ossia di colui dal quale anche procede. Come il Figlio è Dio da Dio, luce da luce, vita da vita, non così si può dire che il Verbo è dal Verbo, perché solo lui è il Verbo; e come è proprio del Padre generare il Verbo, così e proprio del Figlio essere il Verbo. E perciò giudica secondo quello che ascolta. Poiché, come il Verbo è generato perché il Verbo medesimo sia verità, così giudica secondo verità.

Non è diverso il potere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

18. 9. E il suo giudizio è giusto perché non cerca la sua volontà, ma la volontà di colui che lo ha mandato 86. Dicendo questo volle ricondurre la nostra considerazione a quell’uomo che, cercando la sua volontà, non quella di colui da cui è stato creato, non diede un giusto giudizio su se stesso, ma il giudizio giusto fu pronunciato su di lui. Certo egli, facendo la sua volontà e non quella di Dio, non credette che sarebbe morto; ma questo suo giudizio non fu giusto. E così fece la propria volontà e morì, poiché il giudizio di Dio è giusto. Il Figlio di Dio emette questo giudizio senza cercare la sua volontà, sebbene sia anche il Figlio dell’uomo; e questo non perché nel giudicare non vi sia nessuna volontà sua propria (chi sarà tanto stolto da dire questo?), ma perché la volontà sua propria non è tale da opporsi alla volontà del Padre. Se costoro pensassero queste cose, non ordinerebbero con i loro pensieri carnali i poteri e i compiti della Trinità in gradi impari, come se si trattasse di tre uomini di dignità ineguale e diversa: il Padre come imperatore, il Figlio come giudice, lo Spirito Santo come avvocato. Infatti affermano che le leggi imperiali, secondo cui giudica il Figlio, sono proprie del Padre e in esse pongono l’onore e l’autorità del Figlio che giudica; sostengono invece che l’intercessione d’ufficio e la consolazione dello Spirito Santo sono pertinenti alla dignità del giudice, cioè del Dio Unigenito; come se la dignità del giudice fosse nell’avere un avvocato e la dignità dell’imperatore fosse nel mandare un giudice a giudicare secondo le sue leggi imperiali. Col loro pensiero carnale non possono dimostrare tuttavia la diversità di natura fra queste tre persone, e questa è la questione principale tra noi e loro. Quando infatti riferiscono queste cose ai costumi dell’uomo, e non si allontanano dal modo di agire del genere umano che possono comprendere col pensiero (l’uomo naturale infatti non comprende le cose dello Spirito di Dio 87), che cos’altro ci fanno capire se non che l’imperatore, il giudice e l’avvocato sono uomini? Quindi, sebbene il giudice sia inferiore all’imperatore per il potere, non è un uomo da meno. Né un uomo da meno del giudice è l’avvocato, sebbene sia sottomesso nel suo compito al giudice. Dunque, sebbene ritengano diverso il potere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, riconoscano uguale almeno la loro natura. Perché li configurano di una condizione inferiore a quella umana? Infatti, può accadere nelle vicende umane che chi è stato giudice divenga anche imperatore. Costoro non si degnano di concedere questo nella Trinità all’unico Figlio dell’imperatore. Ma se per caso, in virtù della norma del diritto o della consuetudine umana, hanno paura di commettere un delitto di lesa maestà contro il Figlio, ritengo che certamente debbano concedere all’avvocato di raggiungere a un certo punto il potere giudiziario. Non vogliono nemmeno questo. Dunque la condizione della Trinità è peggiore (guardiamoci dal pensarlo) di quella della mortalità del genere umano.

Come il Padre e il Figlio hanno mandato lo Spirito Santo, così il Padre e lo Spirito Santo hanno mandato il Figlio.

19. 9. Inoltre la sacra Scrittura, che non misura gli atti divini in base alla differenza dei poteri, ma all’ineffabilità delle opere, riconosce nostro avvocato anche lo stesso giudice, quando l’apostolo Giovanni dice: Se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto 88. Lo afferma egli stesso, quando dice: Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro avvocato 89. Né infatti lo Spirito Santo sarebbe un altro avvocato, se non lo fosse anche il Figlio. Egli, tuttavia, per dimostrare inseparabili le opere sue e quelle del Padre, disse: Quando me ne sarò andato, lo manderò a voi 90; sebbene in un altro passo dica: Colui che il Padre manderà nel mio nome 91. Dove appare chiaro che il Padre e il Figlio hanno mandato lo Spirito Santo. Come appare chiaro dal profeta che il Padre e lo Spirito Santo hanno mandato il Figlio. Infatti, chi, se non il Figlio, preannunciando il suo arrivo, dice attraverso Isaia: Ascoltatemi, Giacobbe e Israele, che ho chiamato: Io sono il primo e sono in eterno. È la mia mano quella che fondò la terra, la mia destra ha reso saldi i cieli. Quando io li chiamo, tutti insieme si presentano. Si radunano tutti insieme e ascoltano. Chi di essi ha predetto tali cose? Poiché ti ho amato, ho compiuto il tuo volere su Babilonia per estirpare la progenie dei Caldei. Io, io ho parlato; io l’ho chiamato, l’ho fatto venire e ho dato successo alle sue imprese. Avvicinatevi a me per udire questo. Fin dal principio non ho parlato in segreto; dal momento in cui questo è avvenuto io sono là. Ora il Signore Dio ha mandato me insieme con il suo Spirito 92? Che cosa c’è di più chiaro? Ecco, egli stesso si dice mandato dallo Spirito Santo, che ha posto le fondamenta della terra e ha disteso il cielo. E qui si riconosce l’Unigenito attraverso cui tutto è stato creato. Però il Consolatore che, secondo loro, ha il compito proprio della persona più bassa della Trinità, l’Apostolo lo chiama Dio, come leggiamo nella sua lettera ai Corinzi: Colui, che consola gli umili, ci ha consolato con la venuta di Tito 93. Dunque Dio è consolatore dei santi. Essi certo sono gli umili; perciò quei tre uomini nella fornace dicono: Benedite, pii e umili di cuore, il Signore 94. Così lo Spirito Santo che consola gli umili è Dio. Dunque costoro ammettano, cosa che non vogliono fare, che lo Spirito Santo è Dio. O se vogliono attribuire le parole dell’Apostolo al Padre o al Figlio, smettano di separare la persona dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio, in funzione del suo compito di consolatore.

Lo Spirito Santo è Dio.

20. 9. La pretesa di dimostrare che lo Spirito Santo è inferiore al Figlio, per il fatto che egli è avvocato di quel giudice, li porta ad anteporre, nella loro incredibile cecità, anche gli uomini santi a lui; di essi ha detto il Signore stesso: Siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele 95. Allora rispondano: che cosa sarà lo Spirito Santo? Dal momento che essere giudice è proprio del Figlio, forse sarà avvocato anche presso i giudici umani? Sia lontana da un cuore fedele questa follia, pensare che lo Spirito Santo sia un avvocato inferiore a questi giudici; dal momento che essi certamente, per essere giudici, si riempiono di Spirito Santo e, vivendo secondo esso, diventano uomini spirituali. Infatti l’uomo spirituale giudica ogni cosa 96. In che modo, dunque, è minore del giudice colui che crea giudici, facendo sì che siano membra di quel giudice e suo tempio, come dice l’Apostolo: I vostri corpi sono membra di Cristo; e anche: Il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi 97? E tuttavia se leggessero molto chiaramente nelle sacre Scritture che il re Salomone per ordine di Dio ha costruito un tempio in legno e pietra allo Spirito Santo, non potrebbero dubitare che lo Spirito Santo è Dio, e a lui legittimamente si tributerebbe nel popolo di Dio tanta sottomissione religiosa, che si chiama latria, che anche a lui costruirebbero un tempio, benché il Signore dica: Adorerai il Signore Dio tuo e lui solo servirai 98. Questo culto in greco si chiama . E osano affermare che non sia Dio chi ha come tempio non legno e pietre, ma le membra di Cristo! Così infatti sottomettono lo Spirito Santo al potere di Cristo, dal momento che il suo tempio sono le membra di Cristo. Sottomettono anche lo stesso Figlio alle leggi imperiali di Dio, benché egli sia il Verbo di Dio, mentre in nessun modo il verbo dell’imperatore è sottomesso alle leggi, ma fa le leggi.

Lo Spirito Santo procede dal Padre. Il carattere reciproco della relazione che sussiste tra il Figlio e lo Spirito.

21. 10. Certamente costoro, la cui dissertazione ho ricevuto, e a cui rispondo, non osano affermare che sia la stessa cosa essere creato e essere generato; e distinguono le due cose così da dire che il Figlio è stato generato dal Padre, mentre lo Spirito Santo è stato creato dal Figlio. E non possono aver letto questo nelle sacre Scritture, dal momento che il Figlio stesso afferma che lo Spirito Santo procede dal Padre.

21. 11. Affermano: Il Figlio annunzia il Padre, lo Spirito Santo annunzia il Figlio. Come se il Figlio non avesse annunziato che lo Spirito Santo sarebbe venuto o come se il Padre non avesse annunziato il Figlio, dicendo: Questi è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo 99.

21. 12. E perciò non solo il Figlio rivela la gloria del Padre, ma anche il Padre rivela la gloria del Figlio. E non solo lo Spirito Santo rende manifesta la dignità del Figlio, ma anche il Figlio rende manifesta la dignità dello Spirito Santo.

21. 13. E come il Figlio è testimone del Padre, così il Padre è testimone del Figlio; e come lo Spirito Santo è testimone del Figlio, così il Figlio è testimone dello Spirito Santo.

21. 14. Lo Spirito Santo è mandato dal Padre e dal Figlio; e dal Padre e dallo Spirito è mandato il Figlio.

Il Figlio e lo Spirito Santo sono uguali al Padre.

22. 15. Dicono: Il Figlio è ministro del Padre, lo Spirito Santo è ministro del Figlio. E non badano al fatto che in questo modo considerano i santi apostoli migliori dello Spirito Santo; e dal momento che essi affermano di essere ministri di Dio, costoro certo non negheranno che gli apostoli siano ministri di Dio Padre. Senza dubbio sono stati fatti ministri di coloro nel cui nome hanno battezzato, cioè del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E perciò, in base alle loro vane chiacchiere, i ministri della Trinità dovrebbero essere migliori dello Spirito Santo, se questi è minore per il fatto di essere ministro solo del Figlio.

22. 16. Sostengono: Il Figlio riceve ordini dal Padre, lo Spirito Santo riceve ordini dal Figlio. Non possono aver letto ciò nelle sacre Scritture, sebbene leggiamo che il Figlio fu obbediente secondo la forma di servo, per la quale il Padre è maggiore di lui; non però secondo la forma di Dio, nella quale lui e il Padre sono una cosa sola.

22. 17. E così si legge nelle sacre Scritture che il Figlio è sottoposto al Padre. In questo caso si riferisce alla forma del servo nella quale era sottoposto anche ai genitori umani, come dice il Vangelo: Partì con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso 100. Invece la sacra Scrittura non dice in nessun punto: lo Spirito Santo è sottoposto al Figlio.

22. 18. Di conseguenza anche ciò che ordina il Padre, il Figlio lo fa per la sua forma di servo; e quello che fa il Padre, lo fa anche il Figlio per la sua forma di Dio. Non dice infatti: " Qualunque cosa il Padre ordini, il Figlio la fa ", ma dice: Quello che il Padre fa, lo fa egualmente anche il Figlio 101. Inoltre, se affermano che lo Spirito Santo dice quello che gli comanda il Figlio, poiché sta scritto: Prenderà del mio e ve lo annunzierà 102, perché anche il Figlio non dice quello che gli comanda lo Spirito Santo, dal momento che l’Apostolo dice: I segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di dio 103, e dal momento che lo stesso Gesù conferma che egli era pieno dello Spirito, come sta scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, per annunziare ai poveri un lieto messaggio 104? Se, infatti, per questo è stato consacrato con l’unzione, per annunziare ai poveri un lieto messaggio, poiché lo Spirito del Signore era sopra di lui, quale lieto messaggio annunziava ai poveri, se non quello che aveva lo Spirito del Signore, di cui era pieno? Infatti, anche questo sta scritto di lui, che era pieno dello Spirito Santo 105.

Lo Spirito Santo è lo Spirito comune del Padre e del Figlio.

23. 19. Affermano: Il Figlio adora e onora il Padre; lo Spirito Santo adora e onora il Figlio. Qui non è necessario precisare scrupolosamente la differenza che c’è fra onorare e adorare; infatti, queste cose sul Figlio si predicano per la sua forma di servo. Dicano, se possono, dove hanno letto che il Figlio è adorato dallo Spirito Santo. Infatti, ciò che aggiungono, quando intendono provare questo, non è appropriato, poiché certamente sta scritto: Padre, io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare 106; e a proposito dello Spirito Santo: Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà 107; ma questo non si riferisce alla cosa di cui trattiamo. Infatti tutti coloro che adorano, onorano; però, non tutti coloro che onorano, adorano. Infatti anche i fratelli secondo l’Apostolo si onorano reciprocamente 108, tuttavia non si adorano tra loro. Altrimenti, se rendere onore fosse adorare, dicano, se sembra loro opportuno, che anche il Padre adora il Figlio, e che lo fa obbedendo al Figlio, il quale dice: Rendimi onore 109. Per quanto riguarda, poi, quello che ha detto dello Spirito Santo, Prenderà del mio, è il Figlio stesso che ha risolto la questione; non si pensi che lo Spirito Santo, come se discendesse attraverso distinti gradi, sia da lui, nello stesso modo in cui egli è dal Padre, dal momento che entrambi provengono dal Padre, l’uno perché è nato da lui, l’altro perché da lui procede; ed è assai difficile discernere le due cose nella sublimità della sua natura divina. Dunque, perché non si pensi questo, come ho detto, il Figlio di seguito ha aggiunto: Tutto quello che possiede il Padre è mio; per questo ho detto che prenderà del mio 110. Volendo così senza dubbio che si intendesse che prende dal Padre. E perciò da lui medesimo, poiché tutto quello che il Padre ha è suo. Ma tutto questo non è il riconoscimento della diversità della natura, bensì di un solo principio.

Lo Spirito Santo è Spirito del Padre e del figlio.

23. 20. È vero che lo Spirito da sé non parla, poiché non è da se stesso colui che procede dal Padre, così come anche il Figlio da sé non può fare nulla, poiché neppure lui è da se stesso, come già precedentemente ho esposto. Da ciò, tuttavia, non si desume che in tutto attende la volontà del Padre; non dice infatti a meno che non veda il Padre indicare, ma: Quello che vede il Padre fare 111, conformemente a quanto abbiamo già illustrato. Che poi lo Spirito Santo in tutto attende il comando di Cristo, come dicono, lo leggano, se possono. E quello che si dice: Non parlerà da sé, non è la stessa cosa che dire: " tutto ciò che avrà udito da me ", ma dirà tutto ciò che avrà udito 112. Perché poi ciò sia stato detto, è già stato chiarito poco prima nelle parole del Signore che ho ricordato, dove dice: Tutto quello che possiede il Padre è mio; per questo ho detto che prenderà del mio 113. Senza dubbio ciò che dirà proviene proprio da lì dove lo prenderà; poiché da dove ascolta, da lì procede. Infatti conosce il Verbo di Dio, procedendo da dove nasce il Verbo, così da essere lo Spirito comune del Padre e del Verbo.

Lo Spirito è da sempre Dio, senza inizio o fine di tempo.

24. 20. E non influisca il fatto che sia di tempo futuro il verbo prenderà, come se ancora non lo avesse. Di certo i tempi dei verbi si impiegano indifferentemente, dal momento che intendiamo l’eternità senza tempo. Infatti, lo ha preso, poiché procedette dal Padre, e lo prende, poiché procede dal Padre, e lo prenderà, poiché mai cesserà di procedere dal Padre. Allo stesso modo è Dio, e lo fu, e lo sarà; e certamente non ha, né ebbe, né avrà inizio o fine di tempo.

Come dev’essere intesa l’intercessione dello Spirito Santo.

25. 21. Dicono: Il Figlio rivolge preghiere per noi al Padre; lo Spirito supplica per noi il Figlio. Così come leggono che il Figlio rivolge preghiere al Padre, secondo ciò che abbiamo esposto sopra trattando di questo, trovino in base a che cosa possono affermare che lo Spirito supplica il Figlio. Infatti le parole che pronuncia l’Apostolo: Non sappiamo infatti che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito poiché egli intercede per i credenti secondo il disegno di Dio 114, in qualunque modo le intendano (ma in realtà è importante, riguardo a loro, che queste parole vengano intese nel modo in cui devono essere intese), vedranno che non dicono: " Intercede presso Cristo " o: " Intercede presso il Figlio "; si dice invece che lo Spirito Santo intercede, poiché ci fa supplicare. Allo stesso modo, quando Dio dice: Ora so 115, come se prima non sapesse, che cos’altro vuole esprimere se non: " Ho fatto in modo che tu conosca "? Da ciò derivano anche le parole dell’Apostolo: Ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da Dio siete stati conosciuti 116; ciò viene detto perché non si attribuisca a se stessi il fatto di aver conosciuto Dio. Dunque ha detto: Siete stati conosciuti da Dio, cosicché capissero che Dio per sua grazia li ha resi suoi conoscitori. Secondo questo modo di esprimersi, è stato detto: E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio 117, cioè non vogliate rattristare noi che siamo rattristati da voi secondo lo Spirito di Dio. Poiché erano rattristati per la carità, che lo Spirito Santo diffondeva nei loro cuori 118, e per questo lo stesso Spirito faceva sì che essi si rattristassero per i mali dei fratelli. Infine, lo stesso Apostolo ha detto: Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre 119. Ed esprimendo in un altro passo il medesimo pensiero, ha detto: Dio ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre 120. In che modo lì si dice, per mezzo del quale gridiamo, e qui che grida, se non perché qui colui che grida fa gridare noi? Se però intendiamo colui che grida non come se facesse gridare noi, ma come se gridasse egli stesso, ecco che, dicendo Abbà, Padre, non supplica il Figlio, ma il Padre. Infatti, non oseranno dire che lo Spirito Santo sia il figlio di Cristo. Infatti, in verità, per non dire ciò, preferirono dire non generato dal Figlio, ma creato. Dunque, non sappiamo da noi stessi ciò per cui preghiamo, così come conviene, ma lo stesso Spirito intercede, cioè ci fa domandare quello che è secondo Dio; se non lo facesse, non pregheremmo se non secondo questo mondo, per soddisfare la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, cose che non vengono dal Padre, ma dal mondo 121. Sebbene alcuni ritengano che le parole lo Spirito stesso intercede con gemiti 122 siano da interpretare in riferimento allo spirito dell’uomo.

Il Figlio è l’immagine somma del Padre.

26. 22. Sostengono che il Figlio è l’immagine viva e vera, propria e perfetta di tutta la bontà e sapienza e potenza del Padre. Ma l’apostolo Paolo non dice che egli è l’immagine della potenza di Dio e della sua sapienza, ma afferma che è egli stesso Dio, potenza di Dio e sapienza di Dio 123. Dunque, per il fatto stesso che il Figlio è immagine del Padre, è sua potenza e sua sapienza. Inoltre, è immagine piena e perfetta, cioè non creata da Lui dal nulla, ma da Lui generata, e non ha nulla di meno di Colui di cui è immagine; perciò il Figlio Unigenito è l’immagine somma del Padre, cioè è così simile da non esserci in essa nulla di diverso. Tuttavia, non hanno osato dire che lo Spirito Santo è l’immagine del Figlio, ma hanno detto che è la sua manifestazione. Per questo, non hanno detto che egli è stato generato, bensì che è stato creato dal Figlio; cosa che senz’altro non hanno letto nelle sacre Scritture.

Nella Trinità vi è un’unica e medesima natura.

27. 23. Quale cattolico, poi, affermerebbe che il Figlio è parte del Padre o che lo Spirito Santo è parte del Figlio? Essi pensarono di dover negare ciò, come se fra noi e loro sorgesse una qualche questione su questo problema. Diciamo che la Trinità è della medesima natura e in essa non chiamiamo una persona parte di un’altra. Ma essi negano che il Figlio sia parte del Padre e lo chiamano il proprio e dilettissimo, il perfetto e pieno Figlio unigenito; bisognerebbe chiedere loro quanto segue: coloro che Dio volontariamente fa figli suoi, generandoli col verbo di verità, quando giungono ad una perfezione tale da non poter essere più perfetti, sono essi stessi propri e dilettissimi, perfetti e pieni figli di Dio? Se lo fossero, egli non sarebbe il Figlio unigenito, poiché avrebbe molti suoi pari, ma sarebbe soltanto il primogenito. Se invece non lo fossero, come si dovrebbe intendere la pienezza e perfezione del Figlio se non come il suo essere completamente uguale a chi lo ha generato e proprio in nulla diseguale? E per dirlo con più brevità e maggior chiarezza, questi sono figli per grazia, quello per natura, poiché nei primi c’è partecipazione alla divinità, nel secondo pienezza. Sebbene anche lui, per il fatto di aver assunto la natura umana - il Verbo si è fatto carne 124 -, non lo sia per natura ma per grazia; tuttavia, la natura del Verbo, per la quale è uguale al Padre, rimane. Inoltre rispondano a questo: perché dicono che lo Spirito Santo non è il Figlio, ma la prima e principale opera del Figlio, sopra tutte le altre, come se quei figli che il Padre ha generato di sua volontà con una parola di verità 125 fossero migliori dello Spirito Santo? In che modo, infatti, non sono costretti a dire ciò, dal momento che, senza dubbio, è meglio essere figli del Padre che opera del Figlio? Pensino questo e correggano le loro vane ed empie bestemmie, e ammettano che in quella Trinità nessuna persona, ad eccezione del Figlio, che si è fatto uomo rimanendo Dio, è in assoluto una creatura, o qualcosa creato da Dio, ma tutto in Essa è Dio sommo, vero, immutabile.

Uguali il Padre, il figlio e lo spirito Santo.

27. 24. Guardiamoci infatti da coloro che pensano che il Padre sia maggiore del Figlio in quanto è suo Verbo unigenito; lo è, infatti, in quanto il Verbo si è fatto carne 126. Ma quale meraviglia, quando nella medesima carne si è fatto minore anche degli angeli? Guardiamoci da coloro che affermano in modo blasfemo che il Figlio è incomparabilmente maggiore e migliore dello Spirito Santo. Ugualmente è del tutto irragionevole credere che le membra del maggiore siano tempio del minore.

La generazione del Figlio.

28. 25. Il Padre, poi, è Dio e Signore del suo Figlio in quanto in quest’ultimo c’è la forma di servo che fu profetizzata nelle parole: Il Signore mi disse, tu sei mio Figlio 127. Anche il Figlio nella stessa profezia dice al Padre: Dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio 128. Dunque, dal ventre di sua madre, dove ha assunto la natura umana, il Padre è suo Dio. Ed egli è suo Padre perché lo generò non solo prima che si incarnasse nel ventre di sua madre, ma coeterno prima di tutti i secoli. Hanno udito forse nei sogni che la sacra Scrittura ha detto che il Figlio è Dio e Signore dello Spirito Santo?

Il Padre genera e il Figlio opera senza alcun travaglio e fatica.

28. 26. Dicono: Il Padre con volontà ferma e impassibile generò il Figlio, il Figlio senza sforzo e fatica creò con la sua sola potenza lo Spirito. O singolare lode del Figlio e dello Spirito Santo! Come se il Padre ci avesse generato senza volerlo con volontà mutevole e suscettibile, Lui che ci ha generato volontariamente con il verbo di verità; o forse il Figlio ha creato con travaglio e fatica il cielo e la terra? Dunque, secondo costoro si devono equiparare queste opere al Figlio o allo Spirito Santo; però, se non si possono paragonare in alcun modo, che cosa è servito dire questo, su cui non si pone questione alcuna, dato che il Padre genera e il Figlio opera senza alcun travaglio e fatica? Vedano, in verità, come affermano che il Figlio con la sua sola potenza ha creato lo Spirito Santo. Infatti, in questo modo sono costretti ad affermare che il Figlio ha creato qualcosa che non ha visto creare dal Padre. O forse vorranno dire che anche il Padre ha creato lo Spirito Santo? Dunque il Figlio non lo avrebbe creato con la sua sola potenza. O forse il Padre per primo ne fece un altro, perché il Figlio potesse fare ciò che ha fatto, dal momento che non può fare se non quello che ha visto fare al Padre? E che cosa significa che non può fare altre cose simili, se non che quello che il Padre fa lo fa egualmente anche il Figlio 129? Se intendono riflettere su questo, senza dubbio saranno turbati da tutto ciò che hanno costruito con riflessione carnale.

Nella Trinità è identica la natura e identica la potenza. Solo alla Trinità dev’essere reso il vero culto.

29. 27. È vero poi che il Padre ha concesso l’esistenza a tutte le cose che sono; ed egli non ha avuto da nessuno ciò che è; tuttavia, a nessuno ha concesso di essere uguale a Lui, se non a suo Figlio, che è nato da Lui, e allo Spirito Santo, che procede da Lui. Stando così le cose, la differenza della Trinità non è quella che vogliono costoro, poiché nella Trinità è identica la natura, è identica la potenza: Perché tutti onorino il Figlio, come onorano il Padre 130, come egli stesso dice; e coloro che vogliono vivere secondo pietà, adorino il loro Dio e lui solo servano, cosa che fu ordinata anche agli antichi padri per legge di Dio; in nessun altro modo, infatti, è possibile servire il nostro unico Signore con quella servitù che si deve a Dio. In greco si chiama , parola che si usa quando si dice: Lui solo servirai 131. E dico che questo non può avvenire in nessun altro modo, se non ammettendo che tutta la Trinità è lo stesso Dio Signore nostro. Del resto, questa servitù che si definisce latria, i servi non devono tributarla a coloro che sono signori secondo la carne, ma tutti gli uomini devono tributarla al loro unico Signore Dio; dunque, non offriremo questa servitù al Figlio, se solo del Padre si dice: Lui solo servirai; o non la offriremo al Padre, se solo del Figlio si dice: Lui solo servirai. E se edificassimo allo Spirito Santo un tempio di terra, chi dubiterebbe che gli siamo sottomessi secondo latria, cioè con quella servitù di cui parlo ora? Che forse non gli tributiamo quella servitù che si chiama latria, dal momento che non gli costruiamo un tempio, ma noi stessi siamo suo tempio? O in che modo non lo è lo stesso Dio nostro, di cui l’Apostolo dice: Non sapete che siete tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi? E poco dopo: Glorificate dunque Dio nel vostro corpo 132. Inoltre, dice che i nostri corpi sono in noi tempio dello Spirito Santo. Poiché, quando serviamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo con quella servitù chiamata latria e sentiamo che la legge di Dio ordina che la tributiamo solo al Signore Dio nostro e a nessun altro, senza dubbio il solo e unico Dio Signore nostro è la stessa Trinità, alla quale solo e unicamente dobbiamo, secondo giustizia, tale servitù di pietà.

La inabitazione della Trinità.

30. 28. Dicono: E come nessuno può arrivare al Padre senza il Figlio, così nessuno può adorare in verità il Figlio senza lo Spirito Santo. Come se qualcuno potesse arrivare al Figlio senza il Padre, quando egli stesso dice: Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato 133. Come se potessimo arrivare allo Spirito Santo senza il Padre o il Figlio che con la loro grazia ce lo avvicinano. Che cos’altro è arrivare a loro, se non farli abitare in noi? In questo modo anche loro giungono a noi, dal momento che Dio è ovunque e non è circoscritto in nessun luogo corporeo. Lo stesso Salvatore dice di se stesso e del Padre: Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui 134; e dello Spirito Santo dice: Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore 135. Che significato hanno dunque le loro parole: E come nessuno può arrivare al Padre senza il Figlio, così nessuno può adorare in verità il Figlio senza lo Spirito Santo; dunque - aggiungono poi - nello Spirito Santo è adorato il Figlio?. Forse indicano la differenza della loro natura, sulla quale verte la questione fra noi e loro? Infatti, se nessuno, senza lo Spirito, può adorare in verità il Figlio, e nello Spirito Santo è adorato il Figlio, certamente anche lo Spirito Santo è verità, poiché, quando è adorato il Figlio in Lui, come anche essi dicono, è adorato in verità. Ma lo stesso Figlio dice: Io sono la verità 136. Dunque, è adorato anche in se stesso, poiché è adorato in verità. E perciò il Figlio è adorato e in se stesso e nello Spirito Santo. Chi, poi, è così empio da tenere il Padre separato da ciò? In che modo, infatti, non lo adoriamo anche nel Padre, in cui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo 137? Quindi, anche noi diciamo che il Figlio è adorato nello Spirito Santo; però leggano, se possono, che il Figlio è adorato dallo Spirito Santo.

Come il Padre è glorificato attraverso il Figlio, così il Figlio è glorificato dal Padre.

31. 29. Infatti, chi nega che il Padre sia glorificato attraverso il Figlio ? Ma chi oserebbe negare che anche il Figlio è glorificato dal Padre? Lo stesso Figlio dice al Padre: Glorificami; e anche: Io ti ho glorificato 138. Glorificare, onorare e celebrare sono tre parole che hanno il medesimo significato, che in greco si esprime con il termine ; in latino, invece, per la varietà degli interpreti, si traduce ora in un modo, ora in un altro.

Non è possibile separare l’opera dello Spirito Santo né dal Figlio, né dal Padre.

32. 30. Affermano: Compito e cura dello Spirito Santo è santificare e custodire i santi; e non solo santificare gli esseri razionali, come alcuni pensano, ma anche molti esseri irrazionali. E coloro che sono caduti per la loro negligenza, ricondurli alla condizione primitiva; insegnare agli ignoranti, ammonire gli smemorati, convincere i peccatori, esortare i pigri perché pensino alla loro salvezza e agiscano con sollecitudine, condurre gli erranti sulla via della verità, curare gli infermi, limitare la fragilità del corpo con il vigore dell’anima, consolidare nell’amore della pietà e della castità, illuminare tutti; sopra ogni cosa concedere a ciascuno la fede e la carità, in rapporto al desiderio e alla diligenza, alla sincerità e alla semplicità della mente, alla misura della fede e all’importanza della relazione, distribuire la grazia secondo l’utilità e collocare ciascuno nell’occupazione e nel genere di vita a cui è adatto. Certamente, lo Spirito Santo fa queste cose, ma guardiamoci dal pensare che le faccia senza il Figlio. Chi infatti si allontana tanto dalla via della verità da negare che da Cristo i santi sono custoditi, coloro che sono caduti sono ricondotti alla loro condizione primitiva, gli ignoranti sono ammaestrati, gli smemorati sono ammoniti, i peccatori sono convinti, i pigri sono esortati, gli erranti sono condotti sulla via della verità, gli infermi sono curati, i ciechi sono illuminati, e tutte le altre cose che essi ritennero di dover attribuire allo Spirito Santo, come se egli le compisse da solo? E, tacendo delle altre cose, per non dilungarmi troppo, in che modo negheranno che Cristo insegna ai santi, a cui egli stesso dice: Non fatevi chiamare rabbi dalla gente, perché uno solo è il vostro maestro, Cristo 139? In che modo negheranno che i ciechi sono illuminati da Cristo, se di lui è stato scritto: Era la luce vera, quella che illumina ogni uomo 140? Dunque, lo Spirito Santo, come senza Cristo non ammaestra o non illumina nessuno, così senza Cristo non santifica nessuno. Scelgano da chi vogliono credere che siano state dette quelle parole che Dio dice attraverso il profeta: Perché si sappia che io sono colui che li santifica 141. Se credono che siano state dette dal Padre, perché separano da lui le azioni dello Spirito Santo, dal momento che ritengono che i santi sono santificati dallo Spirito Santo con azione propria e distinta? Se credono che siano state dette dal Figlio, almeno non separino da lui l’opera dello Spirito Santo santificatore. Se dallo Spirito Santo, anche lo Spirito è Dio (cosa che essi non vogliono ammettere), se ha detto attraverso il profeta: Perché si sappia che io sono colui che li santifica 142. Se poi, ed è la migliore interpretazione, quella voce espressa dal profeta si riferisce alla stessa Trinità, nessuno potrà dubitare che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio, dal quale, grazie al quale e per il quale sono tutte le cose. A lui gloria nei secoli. Amen 143.

Le tre Persone divine non sono distinte né nella natura né nelle operazioni.

33. 31. Quando in questo modo ammettiamo che sono state fatte dallo Spirito Santo quelle cose che dissero che sono fatte da lui, non ne consegue quello che essi aggiungono: Lo Spirito Santo è distinto dal Figlio per natura e condizione, grado e volontà, dignità e potestà, virtù e opera. Infatti, neppure negli uomini la natura è diversa, benché possano essere separate le azioni, cosa che non è invece possibile nella Trinità. Inoltre, la condizione, il grado e la volontà, che si trovano nelle creature per la loro diversità e debolezza, non sono nella Trinità, che è eterna, uguale e impassibile. E la dignità, la potestà, la virtù, come potrebbero non essere uguali in tutte e tre le persone divine, le quali compiono le stesse cose nello stesso modo? Sostengono infatti che sono distinte per l’operare, mentre noi li convinciamo che ciò è assolutamente falso.

La distinzione delle Persone.

34. 32. Poi in questa dissertazione aggiungono: È impossibile che siano una sola e medesima cosa il Padre e il Figlio, colui che genera e colui che nasce, colui che è testimoniato e colui che testimonia, il più grande e colui che confida nel più grande, colui che siede e sta alla destra e colui che ha dato l’onore di tale seggio, colui che è stato mandato e colui che ha mandato; tanto meno possono essere una sola e medesima cosa il discepolo e il maestro, come egli stesso ha insegnato dicendo: " Come mi ha insegnato il Padre, così io parlo " 144; e neppure il somigliante e l’imitatore e colui a cui si somiglia e che si imita; né colui che prega e colui che esaudisce; né colui che rende grazie e colui che benedice; né colui che riceve l’ordine e colui che lo dà, né il ministro e colui che comanda, né il supplice e il sovrano, né il suddito e il superiore, né l’unigenito e l’ingenito, né il sacerdote e Dio. In parte parlano con assoluta verità, ma parlino contro i Sabelliani, non contro i cattolici. Infatti i Sabelliani dicono che il Figlio è uno e il medesimo che il Padre; noi invece diciamo che il Padre che genera e il Figlio generato sono due persone, ma non due nature diverse. Dunque, il Padre e il Figlio non sono uno e il medesimo, ma il Padre e il Figlio sono una cosa sola. Il fatto, poi, che il Padre sia maggiore non riguarda la natura di chi genera e del generato, ma la natura dell’uomo e di Dio. Secondo la forma di uomo assunto, siede e sta alla destra del Padre, prega, dispensa grazie, è sacerdote, ministro, supplice e suddito; secondo la forma di Dio, nella quale è uguale al Padre, è unigenito e coeterno a colui che lo ha generato. E sebbene sia il primogenito di ogni creatura, perché in lui furono create tutte le cose 145, egli fu generato prima che le cose fossero fatte; tuttavia è sempiterno come il Padre e non ha cominciato a esistere nel tempo. Infatti, diciamo del tutto giustamente che anche il Padre è anteriore a tutto ciò che fece, sebbene non sia generato. Niente infatti è tanto primo come ciò prima del quale non c’è nulla. Ma come niente è prima del Padre, così niente è prima del Figlio unigenito, certamente coeterno al Padre. Infatti, non perché questi ha generato e quello è stato generato, il Padre è antecedente nel tempo. Infatti, se fra il Padre che genera e il Figlio generato ci fosse del tempo, certamente il tempo sarebbe prima del Figlio e il Figlio non sarebbe più il primogenito di ogni creatura, poiché anche il tempo è, senza dubbio, una creatura; né sarebbe ogni cosa per mezzo di lui, se il tempo fosse prima di lui; ma ogni cosa è per mezzo di lui 146, e dunque non c’è alcun tempo prima di lui. E perciò, come il fuoco e lo splendore che è generato dal fuoco e che si diffonde tutto intorno cominciano ad essere nello stesso momento e quello che è generato non è preceduto da chi lo genera, così Dio Padre e il Figlio, Dio da Dio, cominciano ad essere nello stesso momento, poiché sono ugualmente senza nessun inizio nel tempo, né colui che è generato è preceduto da chi genera. E come il fuoco che genera e lo splendore generato sono coevi, così Dio Padre che genera e Dio Figlio che è generato sono coeterni. Ma poiché questo ultimo proviene dal primo e non il primo da quest’ultimo, perciò ha ricevuto il mandato dal Padre, essendo egli stesso il mandato del Padre; e il Padre lo istruisce, poiché egli è la dottrina paterna. Così riceve la vita dal Padre, poiché, come il Padre, egli stesso è la vita; così è simile al Padre e in nulla è completamente dissimile. Dandosi, dunque, il Padre e il Figlio reciproca testimonianza, ignoro come costoro possano sostenere che l’uno offra testimonianza e l’altro la riceva. Non dice forse il Padre: Questi è il Figlio mio prediletto 147? E non dice forse il Figlio: Il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza 148? Perché li distinguono in modo da affermare che il Padre è testimoniato e il Figlio offre testimonianza? Perché fino a tal punto sono mendaci, sordi e ciechi? A proposito del Padre che ha mandato e del Figlio che è stato inviato, si è già trattato sufficientemente e con larghezza nelle parti precedenti di questa dissertazione.

La Trinità è l’unico Dio.

35. 33. Certamente in nessun caso è ammissibile questa empietà che, delirando, afferma: Il Padre aveva prescienza che sarebbe stato Padre di suo Figlio, l’Unigenito di Dio; infatti, egli fu sempre Padre, avendo un Figlio coeterno e generato senza tempo, attraverso il quale fondò i tempi. E come non ebbe prescienza che sarebbe stato Dio, poiché lo era da sempre, così non ebbe prescienza che sarebbe stato Padre, poiché era da sempre con il Figlio. E il Padre non è più grande del Figlio grande, né più buono del Figlio buono, poiché non soltanto al Padre, ma a tutta la Trinità fu detto: Tu solo sei Dio grande 149. E non soltanto del Padre, ma di tutta la Trinità, come giustamente si interpreta, il Figlio ha detto: Nessuno è buono, se non Dio solo 150, quando lo chiamò maestro buono uno che ancora non lo considerava Dio; è come se gli avesse detto: " Se mi chiami buono, considerami Dio; nessuno infatti è buono, se non Dio solo ". Dunque la Trinità è l’unico Dio, grande e buono, che, unica e sola, come impone la sua legge, dobbiamo servire con quella servitù chiamata latria.

Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono dell’unica e medesima sostanza. Il significato di homoousios.

36. 34. Guardiamoci, poi, dal dire che per umiltà, non per verità, il Figlio ha parlato così in qualche circostanza per stare sottomesso al Padre e provare, in questo modo, che egli è maggiore. Certamente, sappiamo che nel Figlio la forma di servo non è finta o simulata, ma vera; così, per la sua condizione umana e perché egli procede dal Padre, non il Padre è Dio che procede dal Figlio, fa tutte quelle affermazioni da cui costoro traggono l’occasione di credere e predicare che la natura del Padre e del Figlio è diversa. E mentre si immergono in questa così grande voragine di empietà, ci chiamano homousiani, come se un nuovo nome fosse un oltraggio. In tal modo, infatti, si presenta l’antichità della verità cattolica, che tutti gli eretici le impongono nomi diversi, mentre essi mantengono i loro propri in conformità dei quali sono chiamati da tutti. Certo gli Ariani e gli Eunomiani, non gli altri eretici, ci chiamano homousiani, poiché difendiamo contro il loro errore che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono, con termine greco, oJmoouvsion, cioè dell’unica e medesima sostanza, o, per dirlo più espressamente, dell’unica e medesima essenza, che in greco si chiama oujsiva; per dirlo più chiaramente, dell’unica e medesima natura. E tuttavia se qualcuno di costoro che ci chiamano homousiani dicesse che suo figlio non è come lui, ma di diversa natura, il figlio preferirebbe essere diseredato da lui piuttosto che essere considerato così. Da quale empietà sono accecati costoro che, mentre ammettono che il Figlio è l’Unigenito di Dio, non vogliono ammettere che il Padre è della medesima natura, ma sostengono che è di una natura diversa, diseguale e dissimile in molti modi e per molti aspetti, come se non fosse nato da Dio, ma fosse stato da lui creato dal nulla; e perciò anch’egli sarebbe una creatura, figlio per grazia, non per natura? Ecco coloro che ci chiamano homousiani, come se un nome nuovo fosse una macchia, e non si considerano insensati quando sostengono questo.

La generazione eterna del Figlio.

37. 34. Quando poi ammettono che il Figlio è nato prima di tutti i secoli, siccome non vogliono contraddirsi, dicono che è nato prima di tutti i secoli, ma antepongono alla sua nascita un po’ di tempo, come se i secoli o le frazioni di secolo non fossero tempo. Ma l’affermazione dell’Apostolo, che il Figlio sarà sottomesso al Padre anche nel tempo futuro, quando dice: Allora anche lui sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa 151, è cosa straordinaria, dal momento che nel Figlio permarrà quella forma umana rispetto alla quale sempre il Padre è maggiore? Benché non sia mancato chi ritenne di dover interpretare quella sottomissione del Figlio nel tempo futuro come una trasformazione della forma umana in sostanza divina, come se essere sottomessi a qualcosa fosse tramutarsi e trasformarsi in essa. Ma noi mostriamo che cosa pensiamo di questo: l’Apostolo con ciò ha piuttosto voluto dire che il Figlio si sottometterà al Padre anche allora, perché nessuno pensasse che in lui lo spirito e il corpo umano moriranno per una qualche conversione; perché Dio sia tutto, non soltanto in quella forma di uomo, ma in tutti 152, cioè perché la natura divina basti per avere la vita e per saziare di beni il nostro desiderio. Infatti, Dio sarà tutto in tutti, allorché cominceremo a non voler avere nulla tranne lui stesso. Certo, egli sarà tutto per noi quando non ci mancherà nulla, bastandoci lui solo.

Ancora sul Figlio come unico Verbo di Dio.

38. 34. Non so poi da dove essi traggano questa affermazione secondo cui il Figlio ha obbedito prima di assumere la carne. Forse ricevette l’ordine di assumere la carne per sembrare di aver fatto in seguito a un ordine quello che fece essendo stato inviato? Dunque, ritornino a quegli argomenti che sono stati discussi precedentemente e cerchino e trovino, se possono, con quale altro verbo il Padre avrebbe ordinato al suo unico Verbo e se sarebbe stato cosa degna che il Verbo eterno fosse sottomesso al verbo temporale di colui che ordina; e da qui capiscano che non l’ordine del Padre lo mosse, come se non fosse nell’ambito della sua potestà, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo. Certamente poi aveva assunto la carne quando umiliò se stesso facendosi obbediente sino alla morte 153.

Conclusione.

39. 34. Credo di aver risposto a tutto ciò che è contenuto nel Sermone degli Ariani, che ci fu mandato da alcuni fratelli perché lo confutassimo. Perché potesse essere esaminato da coloro che leggono queste parole e desiderano verificare se è stato risposto a tutto, abbiamo ritenuto opportuno anteporlo a questa nostra dissertazione, perché prima sia letto quel discorso e poi la nostra risposta. Perciò non abbiamo interposto sempre le parole di quel testo, per non rendere troppo lunga la nostra opera che, infine, concludiamo in questo modo.

Note:



 

1 - Dt 6, 4.

2 - Gv 17, 3.

3 - 1 Gv 5, 20.

4 - Gv 1, 1. 3.

5 - Gv 8, 42.

6 - Cf. Rm 11, 36.

7 - Gv 16, 32.

8 - Sap 8, 1.

9 - Gv 16, 7.

10 - Gv 14, 26.

11 - Cf. Sal 8, 6.

12 - Prv 20, 6, sec. LXX.

13 - Eb 2, 7.

14 - Gv 14, 28.

15 - Gal 4, 4.

16 - Gv 6, 38.

17 - Cf. Lc 3, 21-23.

18 - Lc 4, 43.

19 - Gv 12, 49.

20 - Mt 26, 39. 59.

21 - Fil 2, 8.

22 - Gv 6, 38.

23 - Rm 5, 12.

24 - Cf. 1 Tm 2, 5.

25 - Gv 6, 38.

26 - Rm 5, 19.

27 - Gv 3, 13.

28 - 1 Cor 2, 8.

29 - Fil 2, 5-8.

30 - Sal 44, 8.

31 - Gv 14, 28.

32 - Gv 10, 30.

33 - Cf. Gv 6, 38.

34 - Gv 5, 21.

35 - Lc 23, 46.

36 - Mt 26, 39. 38.

37 - Gv 10, 18.

38 - Gv 15, 13.

39 - Sal 15, 10; At 2, 31. 13, 35.

40 - Gv 1, 14.

41 - Sal 64, 3.

42 - Rm 3, 20.

43 - Gal 3, 11.

44 - Gal 2, 16.

45 - 1 Tm 2, 5.

46 - 1 Gv 3, 20.

47 - Sal 109, 1.

48 - 1 Ts 4, 15.

49 - Gv 5, 22. 30.

50 - Mt 25, 34.

51 - Sal 2, 7.

52 - Cf. Fil 2, 6-7.

53 - Gv 5, 22.

54 - Zc 12, 10; Gv 19, 37.

55 - Is 26, 10.

56 - Mt 5, 8.

57 - Gv 5, 27.

58 - Gv 1, 3.

59 - Sal 109, 1.

60 - Is 53, 1.

61 - Sal 109, 1.

62 - Gv 1, 14.

63 - 1 Ts 4, 15.

64 - Mt 3, 17.

65 - 1 Cor 15, 52.

66 - Gv 5, 30.

67 - Gv 5, 19.

68 - Gv 5, 22.

69 - Gv 5, 19.

70 - Gv 1, 3.

71 - 1 Cor 12, 11.

72 - Cf. 1 Cor 8, 6.

73 - Cf. Rm 9, 5.

74 - Lc 1, 34-35.

75 - Cf. Mt 1, 20-25.

76 - Cf. Mt 3, 16.17.

77 - Cf. Mt 14, 25.

78 - Gv 14, 10.

79 - Mt 12, 28.

80 - Gal 1, 1.

81 - Gv 2, 19.

82 - Cf. Gv 10, 18.

83 - Gn 1, 26.

84 - Cf. Gv 5, 30.

85 - Gv 5, 26.

86 - Cf. Gv 5, 30.

87 - 1 Cor 2, 14.

88 - 1 Gv 2, 1.

89 - Gv 14, 16.

90 - Gv 16, 7.

91 - Gv 14, 26.

92 - Is 48, 12-16.

93 - 2 Cor 7, 6.

94 - Dn 3, 87.

95 - Mt 19, 28.

96 - 1 Cor 2, 15.

97 - 1 Cor 6, 15. 19.

98 - Dt 6, 13.

99 - Mt 17, 5.

100 - Lc 2, 51.

101 - Gv 5, 19.

102 - Gv 16, 14.

103 - 1 Cor 2, 11.

104 - Lc 4, 18, 21.

105 - Cf. Lc 4, 1.

106 - Gv 17, 4.

107 - Gv 16, 14.

108 - Cf. Rm 12, 10.

109 - Gv 17, 5.

110 - Gv 16, 15.

111 - Gv 5, 19.

112 - Gv 16, 13.

113 - Gv 16, 15.

114 - Rm 8, 26-27.

115 - Gn 22, 12.

116 - Gal 4, 9.

117 - Ef 4, 30.

118 - Cf. Rm 5, 5.

119 - Rm 8, 15.

120 - Gal 4, 6.

121 - Cf. 1 Gv 2, 16.

122 - Rm 8, 26.

123 - 1 Cor 1, 24.

124 - Gv 1, 14.

125 - Gc 1, 18.

126 - Gv 1, 14.

127 - Sal 2, 7.

128 - Sal 21, 11.

129 - Gv 5, 19.

130 - Gv 5, 23.

131 - Dt 6, 13.

132 - 1 Cor 6, 19. 20.

133 - Gv 6, 44.

134 - Gv 14, 25.

135 - Gv 16, 7.

136 - Gv 14, 6.

137 - Cf. At 17, 28.

138 - Gv 12, 28; 17, 5. 4.

139 - Mt 23, 8.

140 - Gv 1, 9.

141 - Es 31, 13.

142 - Ez 20, 12; cf. Lv 21, 23; 22, 9. 16.

143 - Cf. Rm 11, 36.

144 - Gv 8, 28.

145 - Col 15-16.

146 - Col 1, 16.

147 - Mt 3, 17.

148 - Gv 8, 18.

149 - Sal 85, 10.

150 - Mc 10, 18.

151 - 1 Cor 15, 28.

152 - Ibidem.

153 - Fil 2, 7-8.


Guida pratica al sacramento della Confessione

Vita cristiana -

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IL PECCATO


1. Che cos'è il peccato?

Il peccato è «una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna» (sant'Agostino). È un'offesa a Dio, una disobbedienza a Lui, alla sua Legge d'amore. Esso ferisce la natura dell'uomo e attenta alla solidarietà umana. Cristo nella sua Passione svela pienamente la gravità del peccato e lo vince con la sua Misericordia.

2. Come si distingue il peccato da noi commesso?

Si distingue in peccato mortale (o grave) e veniale.

3. Quando si commette il peccato mortale?

Si commette il peccato mortale quando ci sono nel contempo materia grave, piena consapevolezza e deliberato consenso. Questo peccato rompe l'amicizia con Dio, ci priva della grazia santificante, distrugge in noi la carità, ci conduce alla morte eterna dell'inferno se non ci si pente. Viene perdonato in via ordinaria mediante i Sacramenti del Battesimo e

della Penitenza o Riconciliazione (comunemente chiamato Sacramento della Confessione).

4. Quando si commette il peccato veniale?

Il peccato veniale, che si differenzia essenzialmente dal peccato mortale, si commette quando si ha materia leggera, piena consapevolezza e deliberato consenso, oppure quando si ha materia grave, ma senza piena consapevolezza o deliberato consenso. Il peccato veniale non rompe l'amicizia con Dio, non priva della grazia santificante, ma indebolisce la carità, manifesta un affetto disordinato per i beni creati, ostacola i progressi dell'anima nell'esercizio delle virtù e nella pratica del bene. Il peccato veniale esige una purificazione temporale (pena temporale).

5. Come prolifera in noi il peccato?

Il peccato trascina al peccato, e la sua ripetizione genera il vizio.

6. Che cosa sono i vizi?

I vizi, essendo il contrario delle virtù, sono cattive abitudini che ottenebrano la coscienza e inclinano al male. I vizi possono essere collegati ai sette peccati cosiddetti capitali, che sono: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, golosità, pigrizia spirituale o accidia.

7. Esiste una nostra responsabilità nei peccati commessi da altri?

Esiste una nostra responsabilità nei peccati commessi da altri quando vi cooperiamo: prendendovi parte direttamente e volontariamente; comandandoli, consigliandoli, lodandoli o approvandoli; non denunciandoli o non impedendoli quando si è tenuti a farlo; proteggendo coloro che commettono il male.

I PECCATI PIÙ GRAVI

I SEI PECCATI CONTRO LO SPIRITO SANTO

1. Disperare di salvarsi.

2. Presunzione di salvarsi senza merito.

3. Impugnare la verità conosciuta.

4. Invidia della grazia altrui.

5. Ostinazione nei peccati.

6. Impenitenza finale.


I QUATTRO PECCATI CHE GRIDANO VENDETTA AL COSPETTO DI DIO

1. Omicidio volontario.

2. Peccato impuro contro natura.

3. Oppressione dei poveri.

4. Defraudare del giusto salario gli operai.


LA CONFESSIONE

8. Che cos'è la Confessione?

La Confessione è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo (Gv 20, 19-23).


ELEMENTI NECESSARI PER FARE UNA BUONA CONFESSIONE

9. Quante e quali cose si richiedono per fare una buona Confessione?

Per fare una buona Confessione si richiedono cinque cose:

1° esame di coscienza;

2° pentimento o dolore dei peccati;

3° proposito di non commetterne più;

4° accusa dei peccati;

5° soddisfazione o penitenza.


ESAME DI COSCIENZA

10. Come si fa l'esame di coscienza?

L'esame di coscienza si fa richiamando alla mente i peccati commessi in pensieri, parole, opere ed omissioni, contro i Comandamenti di Dio, i precetti della Chiesa e gli obblighi del proprio stato (per esempio, gli obblighi di sposo, di genitore, di figlio, di lavoratore, di studente, etc.), a cominciare dall'ultima confessione ben fatta.


NORME FONDAMENTALI DELLA VITA CRISTIANA

I DIECI COMANDAMENTI, O DECALOGO lo sono il Signore Dio tuo:

1. Non avrai altro Dio fuori di me.

2. Non nominare il nome di Dio invano.

3. Ricordati di santificare le feste.

4. Onora il padre e la madre.

5. Non uccidere.

6. Non commettere atti impuri (*).

7. Non rubare.

8. Non dire falsa testimonianza.

9. Non desiderare la donna d'altri.

10. Non desiderare la roba d'altri.

(*) Riportiamo un brano di un discorso di Giovanni Paolo II ai Vescovi degli Stati Uniti d'America:

«Con la schiettezza del Vangelo, la compassione di Pastori e la carità di Cristo, voi avete affrontato la questione dell'in dissolubilità del matrimonio, affermando giustamente: «Il patto tra un uomo e una donna uniti in matrimonio cristiano è tanto indissolubile e irrevocabile quanto l'amore di Dio per il suo popolo e l'amore di Cristo per la sua Chiesa». Esaltando la bellezza del matrimonio voi avete giustamente preso posizione sia contro la teoria della contraccezione sia contro gli atti contraccettivi, come fece l'enciclica Humanae vitae. Ed io stesso oggi, con la stessa convinzione di Paolo VI, ratifico l'insegnamento di questa enciclica, emessa dal mio Predecessore "in virtù del mandato affidatoci da Cristo ". Descrivendo l'unione sessuale tra marito e moglie come una speciale espressione del loro patto d'amore, voi avete giustamente affermato: "Il rapporto sessuale è un bene umano e morale soltanto nell'ambito del matrimonio: fuori del matrimonio esso è immorale ".

Come uomini che hanno `parole di verità e la potenza di Dio " (2 Cor 6,7), come autentici maestri della legge di Dio e Pastori compassionevoli, voi avete anche giustamente affermato: 'Il comportamento omosessuale (che va distinto dall'orientamento omosessuale) è moralmente disonesto "». «...Sia il magistero della Chiesa, nella linea di una tradizione costante, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato» (Dichiarazione della sacra Congregazione per la dottrina della fede circa alcune questioni di etica sessuale, 29 dicembre 1975, n. 9).


I CINQUE PRECETTI DELLA CHIESA

1. Partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate e rimanere liberi da lavori e da altre attività che potrebbero impedire la santificazione di tali giorni.

2. Confessare i propri peccati almeno una volta all'anno.

3. Ricevere il sacramento dell'Eucaristia almeno a Pasqua.

4. Astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno nei giorni stabiliti dalla Chiesa.

5. Sovvenire alle necessità materiali della Chiesa stessa, secondo le proprie possibilità.

PENTIMENTO O DOLORE DEI PECCATI

11. Che cos'è il pentimento?

Il pentimento è il dispiacere o dolore dei peccati commessi, che ci fa proporre di non peccare più. Può essere perfetto o imperfetto.

12. Che cos'è il pentimento perfetto o contrizione?

Il pentimento perfetto o contrizione è il dispiacere dei peccati commessi, perché sono offesa a Dio nostro Padre, infinitamente buono e amabile, e causa della Passione e Morte di Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro Redentore.

13. Che cos'è il pentimento imperfetto o attrizione?

Il pentimento imperfetto o attrizione è il dispiacere dei peccati commessi, per il timore della pena eterna (Inferno) e delle pene temporali, o anche per la bruttezza del peccato.


PROPOSITO DI NON COMMETTERNE PIÙ

14. Che cos'è il proposito?

Il proposito è la volontà risoluta di non commettere mai più peccati e di fuggirne le occasioni.

15. Che cos'è l'occasione del peccato?

L'occasione del peccato è ciò che ci mette in pericolo di peccare.

16. Siamo obbligati a fuggire le occasioni dei peccati?

Siamo obbligati a fuggire le occasioni dei peccati, perché siamo obbligati a fuggire il peccato: chi non le fugge, finisce per cadere, poiché "chi ama il pericolo in esso si perderà" (Sir 3, 27).


ACCUSA DEI PECCATI

17. Che cos'è l'accusa dei peccati?

L'accusa dei peccati è la manifestazione dei peccati fatta al Sacerdote confessore, per ricevere l'assoluzione.

18. Di quali peccati siamo obbligati ad accusarci?

Siamo obbligati ad accusarci di tutti i peccati mortali (con numero e circostanze) non ancora confessati o confessati male. La Chiesa raccomanda vivamente di confessare anche i peccati veniali per formare la propria coscienza, lottare contro le cattive inclinazioni, lasciarsi guarire da Cristo e progredire nella vita dello Spirito.

19. Come deve essere l'accusa dei peccati?

L'accusa dei peccati deve essere umile, intera, sincera, prudente e breve.

20. Quali circostanze si devono manifestare, perché l'accusa sia intera?

Perché l'accusa sia intera, si devono manifestare le circostanze che mutano la specie del peccato:

1. quelle per le quali un'azione peccaminosa da veniale diventa mortale;

2. quelle per le quali un'azione peccaminosa contiene due o più peccati mortali.


21. Chi non ricorda precisamente il numero dei suoi peccati mortali, che cosa deve fare?

Chi non ricorda precisamente il numero dei suoi peccati mortali, deve accusarne il numero, perlomeno, approssimativo.

22. Perché non dobbiamo farci vincere dalla vergogna e tacere qualche peccato mortale?

Non dobbiamo farci vincere dalla vergogna e tacere qualche peccato mortale, perché ci confessiamo a Gesú Cristo nella persona del confessore, e questi non può rivelare nessun peccato, a costo anche della vita (sigillo sacramentale); e perché, altrimenti, non ottenendo il perdono saremo condannati.

23. Chi per vergogna tacesse un peccato mortale, farebbe una buona Confessione?

Chi per vergogna tacesse un peccato mortale, non farebbe una buona Confessione, ma commetterebbe un sacrilegio (*).

(*) Il sacrilegio consiste nel profanare o nel trattare indegnamente i sacramenti e le altre azioni liturgiche, come pure le persone, gli oggetti e i luoghi consacrati a Dio. Il sacrilegio è un peccato gravissimo , soprattutto quando è commesso contro l’Eucaristia, perché, in questo Sacramento, è presente Nostro Signore Gesù Cristo in modo vero, reale, sostanziale; con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e la sua Divinità.


24. Che cosa deve fare chi sa di non essersi confessato bene?

Chi sa di non essersi confessato bene, deve rifare le confessioni fatte male e accusarsi dei sacrilegi commessi.

25. Chi senza colpa ha tralasciato o dimenticato un peccato mortale, ha fatto una buona Confessione?

Chi senza colpa ha tralasciato o dimenticato un peccato mortale (o grave), ha fatto una buona Confessione. Qualora se ne ricordasse, gli resta l'obbligo di accusarsene nella Confessione seguente.


SODDISFAZIONE O PENITENZA

26. Che cos'è la soddisfazione o penitenza?

La soddisfazione, o penitenza sacramentale, é il compimento di certi atti di penitenza che il confessore impone al penitente per riparare il danno causato dal peccato commesso e per soddisfare alla giustizia di Dio.

27. Perché nella Confessione s'impone la penitenza?

Nella Confessione s'impone la penitenza perché l'assoluzione toglie il peccato, ma non porta rimedio a tutti i disordini che il peccato ha causato (*). Molti peccati recano offesa al prossimo. Bisogna fare il possibile per riparare (ad esempio, restituire cose rubate, ristabilire la reputazione di chi è stato calunniato, risanare le ferite). La semplice giustizia lo esige. Ma, in più, il peccato ferisce e indebolisce il peccatore stesso, come anche le sue relazioni con Dio e con il prossimo. Risollevato dal peccato, il peccatore deve ancora recuperare la piena salute spirituale. Deve dunque fare qualcosa di più per riparare le proprie colpe: deve "soddisfare" in maniera adeguata o "espiare" i suoi peccati.

(*) Il peccato ha una duplice conseguenza. Il peccato mortale (o grave) ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la "pena eterna" del peccato. D'altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta "pena temporale" del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall'esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato. Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena.

Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi, sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il giorno, affrontando serenamente la morte, di accettare come una grazia queste pene temporali del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere di misericordia e di carità, come pure mediante la preghiera e varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell'«uomo vecchio» e a rivestire l’uomo nuovo».

28. Quando si deve fare la penitenza?

Se il confessore non ha prescritto alcun tempo, la penitenza si deve fare al più presto.


LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALE

1. Dar da mangiare agli affamati.

2. Dar da bere agli assetati.

3. Vestire gli ignudi.

4. Alloggiare i pellegrini

5. Visitare gli infermi.

6. Visitare i carcerati.

7. Seppellire i morti.


LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE

1. Consigliare i dubbiosi.

2. Insegnare agli ignoranti.

3. Ammonire i peccatori.

4. Consolare gli afflitti.

5. Perdonare le offese.

6. Sopportare pazientemente le persone moleste.

7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.


CONFESSIONE ED EUCARISTIA

29. Quando si deve fare la santa Comunione?

La Chiesa raccomanda ai fedeli che partecipano alla santa Messa di ricevere con le dovute disposizioni anche la santa Comunione, prescrivendone l'obbligo almeno a Pasqua.

30. Che cosa si richiede per ricevere la santa Comunione?

Per ricevere la santa Comunione si deve essere pienamente incorporati alla Chiesa Cattolica ed essere in stato di grazia, cioè senza peccati mortali. Chi è consapevole di aver commesso un peccato mortale (o grave) deve accostarsi al Sacramento della Confessione prima di ricevere la santa Comunione. Importanti sono anche lo spirito di raccoglimento e di preghiera, l'osservanza del digiuno prescritto dalla Chiesa (*) e l'atteggiamento umile e modesto del corpo (nei gesti e nell'abbigliamento), in segno di rispetto a Gesù Cristo.

(*) A riguardo del digiuno che si deve osservare per ricevere la santa Comunione, le disposizioni della Sacra congregazione per il Culto divino del 21 giugno 1973 stabiliscono quanto segue:

1 - Per ricevere il Sacramento dell'Eucaristia i comunicandi devono essere da un'ora digiuni di cibi solidi e di bevande, fatta eccezione per l'acqua.

2 - Il tempo del digiuno eucaristico o dell'astinenza dal cibo e dalle bevande viene ridotto a un quarto d'ora circa:

a) per i malati degenti all'ospedale o a domicilio, anche se non costretti a letto;

b) per i fedeli avanzati in età, sia nella loro abitazione che in casa di riposo;

c) per i sacerdoti malati, anche se non costretti a degenza, o per quelli anziani, sia che celebrino la Messa o che ricevano la santa Comunione;

d) per le persone addette alla cura dei malati o degli anziani e per i congiunti degli assistiti, che desiderano fare con essi la santa Comunione, quando non possono, senza disagio, osservare il digiuno di un'ora.


31. Chi si comunicasse in peccato mortale riceverebbe Gesù Cristo?

Chi si comunicasse in peccato mortale, riceverebbe Gesù Cristo, ma non la sua grazia, anzi commetterebbe un orribile sacrilegio (cfr. 1 Cor 11, 27-29).

32. In che cosa consiste la preparazione prima della Comunione?

La preparazione prima della Comunione consiste nel soffermarsi per qualche momento a considerare Chi andiamo a ricevere e chi siamo noi, facendo atti di fede, di speranza, di carità, di contrizione, di adorazione, di umiltà e di desiderio di ricevere Gesù Cristo.

33. In che cosa consiste il ringraziamento dopo la Comunione?

Il ringraziamento dopo la Comunione consiste nello stare raccolti ad adorare dentro di noi, con fede viva, il Signore Gesù, manifestandogli tutto il nostro affetto, la nostra riconoscenza e presentandogli con fiducia le nostre necessità, quelle della Chiesa e del mondo intero.

34. Dopo la santa Comunione quanto tempo resta in noi Gesù Cristo?

Dopo la santa Comunione Gesù Cristo resta in noi con la sua grazia finché non si pecca mortalmente e con la sua presenza vera, reale e sostanziale resta in noi finché non si sono consumate le specie eucaristiche.

35. Quali sono i frutti della santa Comunione?

La santa Comunione accresce la nostra unione con Gesù Cristo e con la sua Chiesa, conserva e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo e nella Cresima e ci fa crescere nell'amore verso il prossimo. Fortificandoci nella carità, cancella i peccati veniali e ci preserva dai peccati mortali.


SUSSIDIO PER L'ESAME DI COSCIENZA

DOVERI VERSO DIO

- Hai fatto sempre bene le tue confessioni passate?

- Hai ricevuto la S. Comunione con la certezza di essere in peccato mortale senza prima esserti confessato?

- Hai confessato i tuoi peccati almeno una volta all'anno?

- Hai ricevuto la S. Comunione almeno a Pasqua?

- Hai dubitato (o peggio negato), volontariamente, di qualche verità della fede?

- Hai accettato o appoggiato dottrine condannate dalla Chiesa: divorzio, aborto, eutanasia, ecc.?

- Hai votato per partiti o candidati contrari ai principi cristiani e alla Chiesa?

- Hai avuto vergogna di professare la tua fede cristiana cattolica?

- Hai mancato di rispetto a luoghi, persone o cose sacre?

- Hai contribuito alle necessità materiali della Chiesa, secondo le tue possibilità?

- Hai prestato fede alla superstizione, agli scongiuri, ai maghi, ai cartomanti, agli oroscopi? Hai partecipato a sedute spiritiche?

- Hai recitato con devozione le preghiere del mattino e della sera?

- Hai pregato volontariamente in modo distratto e superficiale?

- Hai trascurato di istruirti nelle verità della fede cattolica?

- Hai bestemmiato il Nome di Dio, della Vergine Maria o dei Santi?

- Hai nominato invano o con poco rispetto il loro nome?

- Hai giurato per cose da poco, o peggio, hai giurato il falso?

- Hai perso la S. Messa alla domenica e nelle feste di precetto senza un grave motivo, ma per negligenza o pigrizia o cattiva volontà?

- Hai fatto il possibile perché i tuoi figli e i tuoi sottoposti non perdessero la S. Messa in tali giorni?

- Hai lavorato o fatto lavorare gli altri in tali giorni senza un grave motivo?

- Hai osservato l'astinenza dalle carni e il digiuno stabiliti dalla Chiesa?

- Hai partecipato attivamente alla vita della Chiesa, collaborando secondo le tue possibilità alle iniziative di apostolato e di carità?


DOVERI VERSO IL PROSSIMO E VERSO NOI STESSI

- Hai amato, rispettato e obbedito ai genitori e ai superiori?

- Hai dato loro gravi dispiaceri?

- Hai dato una buona educazione e un buon esempio ai tuoi figli?

- Hai provveduto affinché i tuoi figli ricevessero una formazione cristiana (per esempio la catechesi) e i Sacramenti?

- Hai accolto e rispettato la vocazione dei figli o l'hai ostacolata o impedita?

- Hai provveduto affinché i tuoi familiari o amici, gravemente malati, ricevessero gli ultimi Sacramenti (Confessione, Viatico e Unzione degli Infermi)?

- Hai compiuto con diligenza i doveri del tuo stato?

- Hai salvaguardato l'indissolubilità del matrimonio?

- Hai commesso adulterio?

- Hai trattato male i tuoi dipendenti?

- Hai osservato le leggi civili?

- Hai fatto obiezione di coscienza alle leggi civili contrarie alla Legge di Dio?

- Hai procurato o favorito o consigliato l'aborto?

- Hai mancato di rispetto verso i più deboli?

- Hai soccorso i poveri, i bisognosi, i malati ecc. ?

- Hai odiato il tuo prossimo; gli hai desiderato o augurato il male?

- Hai lasciato che l'ira avesse il sopravvento nelle tue parole e azioni?

- Hai rancore verso qualcuno?

- Hai esagerato nel mangiare e nel bere, ubriacandoti?

- Hai fatto uso di droghe pesanti o leggere?

- Hai fumato troppo?

- Hai guidato con imprudenza mettendo a repentaglio la vita tua o altrui?

- Hai nutrito volontariamente pensieri di gelosia e di invidia?

- Hai acconsentito volontariamente a pensieri, desideri e sguardi contrari alla castità?

- Hai letto libri immorali o riviste pornografiche?

- Hai assistito a spettacoli immorali?

- Hai frequentato compagnie pericolose?

- Hai fatto o ascoltato discorsi cattivi o maliziosi?

- Hai dato scandalo, provocando al peccato, con il parlare, con il tuo modo di vestire o in qualche altro modo?

- Hai cercato volontariamente occasioni di peccato?

- Hai commesso atti impuri da solo o in compagnia?

- Hai impedito in qualche modo il concepimento nell'atto coniugale?

- Hai fatto ricorso alla sterilizzazione?

- Hai rubato? Il valore era esiguo o elevato?

- Hai restituito quanto hai rubato o trovato?

- Hai imbrogliato nel vendere, nel comperare o nel lavoro?

- Hai riparato il danno recato al prossimo?

- Hai pagato i tuoi debiti?

- Hai retribuito con giustizia ed equità i tuoi dipendenti?

- Hai usato male il denaro?

- Hai detto bugie?

- Hai gravemente pregiudicato gli altri con la menzogna?

- Hai violato i segreti ricevuti?

- Hai avuto contegni ipocriti o poco trasparenti con il tuo prossimo?

- Hai pensato o parlato male degli altri?

- Hai calunniato qualcuno?

- Hai tenuto un contegno superbo, ambizioso, orgoglioso, vanitoso ed egoista?

- Hai il cuore attaccato alle cose di questo mondo?


PREGHIERE

Formule che il fedele può utilizzare per esprimere il proprio atto di pentimento durante la celebrazione della Confessione.

ATTO DI DOLORE - Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.

O Gesù d'amore acceso, non ti avessi mai offeso! O mio caro e buon Gesú, con la tua santa grazia non ti voglio offender più né mai più disgustarti, perché ti amo sopra ogni cosa. Gesú mio, misericordia, perdonami.

O Gesù mio, misericordia, perdonami!

Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me peccatore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, lavami nel tuo Sangue da ogni peccato.

Gesù ti amo, perdonami!






NUTRITEVI DELLA MIA PAROLA! A.N.A. 115 1 agosto 1995

Catalina Rivas


Gesù

Guardami, figlia, nessuno Mi può vedere se non in se stesso e intorno a se stesso. Vieni a ricevere il tuo Signore in questo banchetto nuziale, nel quale ti unirai a Me, e trapassata dall'amore vivrai nuovamente il Mio dolore... Amore dei Miei dolori, non temere, prega...

Vorrei scrivere su ogni muro che la Bolivia non sarà distrutta, ma solo purificata da tutta la sua superbia e dal suo egoismo... Mia Madre ha cura di voi, è con voi; per questo dovete amarla e fare riparazioni sempre uniti a Lei.

Mi sono molto graditi i tuoi giorni Eucaristici poiché hai voglia di imparare, di accompagnare la sorella (la religiosa), di essere la Mia scorta in questo piccolo pellegrinaggio d'Amore. Vado insieme alle Mie due figlie, a dedicarmi ai malati e così siamo quattro, in una comunione d'amore e di presenza.

Figlia, come ho scelto delle anime diverse per il piano finale, così ho scelto te per lottare, perché si restauri la Mia Presenza sugli Altari e già lo vedi... la lotta non é difficile... Abbiamo lavorato duramente con voi, in molti modi, osserva quanto sta intorno a te.

Ora, preparati spiritualmente, alimentati della Mia Parola per portare avanti con fede e molto coraggio l'apostolato Eucaristico... Guarda avanti, corri a ricevermi, ti sto aspettando pieno d'amore...

Lo stesso giorno:

Incontratemi nel Vangelo. Perché stanno trascurando lo studio della Bibbia...?

Riceverai un messaggio dopo il primo giorno del mese.

Avete avuto molto, ritornate al Vangelo e studiatelo insieme a tutto l'insegnamento che vi stiamo lasciando.