Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Col voto di castità  noi diamo il nostro cuore al Si­gnore, al Cristo crocefisso; nei nostri cuori egli tiene il primo posto. Nel Vangelo leggiamo che Dio è come un amante geloso. Non possiamo avere due padroni, poiché ser­viremmo uno e odieremmo l'altro. I voti stessi non sono che dei mezzi per condurre l'anima a Dio, e il voto di castità  in particolare è inte­so come un mezzo per donare il cuore a Dio. Il cuore è una delle facoltà  più nobili e più elevate ma è anche fonte di pericolo. Con il nostro voto consacriamo il cuore a Dio e rinunciamo alle gioie della vita familia­re. Sì, noi rinunciamo al dono naturale che Dio ha fatto alle donne di diventare madri in cambio del do­no più grande, quello di essere le vergini di Cristo, di diventare madri di anime. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 21° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 7

1Dopo questi fatti Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
2Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne;3i suoi fratelli gli dissero: "Parti di qui e va' nella Giudea perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai.4Nessuno infatti agisce di nascosto, se vuole venire riconosciuto pubblicamente. Se fai tali cose, manifèstati al mondo!".5Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui.6Gesù allora disse loro: "Il mio tempo non è ancora venuto, il vostro invece è sempre pronto.7Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive.8Andate voi a questa festa; io non ci vado, perché il mio tempo non è ancora compiuto".9Dette loro queste cose, restò nella Galilea.
10Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui; non apertamente però: di nascosto.11I Giudei intanto lo cercavano durante la festa e dicevano: "Dov'è quel tale?".12E si faceva sommessamente un gran parlare di lui tra la folla; gli uni infatti dicevano: "È buono!". Altri invece: "No, inganna la gente!".13Nessuno però ne parlava in pubblico, per paura dei Giudei.
14Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e vi insegnava.15I Giudei ne erano stupiti e dicevano: "Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?".16Gesù rispose: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato.17Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso.18Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia.19Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?".20Rispose la folla: "Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?".21Rispose Gesù: "Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti.22Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato.23Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato?24Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!".

25Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: "Non è costui quello che cercano di uccidere?26Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?27Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia".28Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: "Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete.29Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato".30Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora.

31Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: "Il Cristo, quando verrà, potrà fare segni più grandi di quelli che ha fatto costui?".
32I farisei intanto udirono che la gente sussurrava queste cose di lui e perciò i sommi sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo.33Gesù disse: "Per poco tempo ancora rimango con voi, poi vado da colui che mi ha mandato.34Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete venire".35Dissero dunque tra loro i Giudei: "Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e ammaestrerà i Greci?36Che discorso è questo che ha fatto: Mi cercherete e non mi troverete e dove sono io voi non potrete venire?".

37Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: "Chi ha sete venga a me e beva38chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno".39Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.

40All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: "Questi è davvero il profeta!".41Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea?42Non dice forse la Scrittura che il Cristo 'verrà dalla stirpe di Davide' e 'da Betlemme', il villaggio di Davide?".43E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
44Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.45Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?".46Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!".47Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?48Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?49Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!".50Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:51"La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?".52Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea".

53E tornarono ciascuno a casa sua.


Primo libro delle Cronache 17

1Una volta stabilitosi in casa, Davide disse al profeta Natan: "Ecco, io abito una casa di cedro mentre l'arca dell'alleanza del Signore sta sotto una tenda".2Natan rispose a Davide: "Fa' quanto desideri in cuor tuo, perché Dio è con te".
3Ora in quella medesima notte questa parola di Dio fu rivolta a Natan:4"Va' a riferire a Davide mio servo: Dice il Signore: Tu non mi costruirai la casa per la mia dimora.5Difatti io non ho mai abitato in una casa da quando feci uscire Israele dall'Egitto fino ad oggi. Io passai da una tenda all'altra e da una dimora all'altra.6Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutto Israele non ho mai detto a qualcuno dei Giudici, ai quali avevo ordinato di pascere il mio popolo: Perché non mi avete costruito una casa di cedro?7Ora, riferirai al mio servo Davide: Dice il Signore degli eserciti: Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, per costituirti principe sul mio popolo Israele.8Sono stato con te in tutte le tue imprese; ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te; renderò il tuo nome come quello dei più grandi personaggi sulla terra.9Destinerò un posto per il mio popolo Israele; ivi lo pianterò perché vi si stabilisca e non debba vivere ancora nell'instabilità e i malvagi non continuino ad angariarlo come una volta,10come quando misi i Giudici a capo di Israele. Umilierò tutti i tuoi nemici, mentre ingrandirò te. Il Signore ha intenzione di costruire a te una casa.11Quando i tuoi giorni saranno finiti e te ne andrai con i tuoi padri, susciterò un discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e gli renderò saldo il regno.12Costui mi costruirà una casa e io gli assicurerò il trono per sempre.13Io sarò per lui un padre e lui sarà per me un figlio; non ritirerò da lui il mio favore come l'ho ritirato dal tuo predecessore.14Io lo farò star saldo nella mia casa, nel mio regno; il suo trono sarà sempre stabile".
15Natan riferì a Davide tutte queste parole e tutta la presente visione.
16Allora il re Davide, presentatosi al Signore disse: "Chi sono io, Signore Dio, e che cos'è la mia casa perché tu mi abbia condotto fin qui?17E, quasi fosse poco ciò per i tuoi occhi, o Dio, ora parli della casa del tuo servo nel lontano avvenire; mi hai fatto contemplare come una successione di uomini in ascesa, Signore Dio!18Come può pretendere Davide di aggiungere qualcosa alla tua gloria? Tu conosci il tuo servo.19Signore, per amore del tuo servo e secondo il tuo cuore hai compiuto quest'opera straordinaria per manifestare tutte le tue meraviglie.20Signore, non esiste uno simile a te e non c'è Dio fuori di te, come abbiamo sentito con i nostri orecchi.21E chi è come il tuo popolo, Israele, l'unico popolo sulla terra che Dio sia andato a riscattare per farne un suo popolo e per procurarsi un nome grande e stabile? Tu hai scacciato le nazioni davanti al tuo popolo, che tu hai riscattato dall'Egitto.22Hai deciso che il tuo popolo Israele sia tuo popolo per sempre. Tu, Signore, sei stato il loro Dio.23Ora, Signore, la parola che hai pronunciata sul tuo servo e sulla sua famiglia resti sempre verace; fa' come hai detto.24Sia saldo e sia sempre magnificato il tuo nome! Si possa dire: Il Signore degli eserciti è Dio per Israele! La casa di Davide tuo servo sarà stabile davanti a te.25Tu, Dio mio, hai rivelato al tuo servo l'intenzione di costruirgli una casa, per questo il tuo servo ha trovato l'ardire di pregare alla tua presenza.26Ora tu, Signore, sei Dio; tu hai promesso al tuo servo tanto bene.27Pertanto ti piaccia di benedire la casa del tuo servo perché sussista per sempre davanti a te, poiché quanto tu benedici è sempre benedetto".


Giobbe 5

1Chiama, dunque! Ti risponderà forse qualcuno?
E a chi fra i santi ti rivolgerai?
2Poiché allo stolto dà morte lo sdegno
e la collera fa morire lo sciocco.
3Io ho visto lo stolto metter radici,
ma imputridire la sua dimora all'istante.
4I suoi figli sono lungi dal prosperare,
sono oppressi alla porta, senza difensore;
5l'affamato ne divora la messe
e gente assetata ne succhia gli averi.
6Non esce certo dalla polvere la sventura
né germoglia dalla terra il dolore,
7ma è l'uomo che genera pene,
come le scintille volano in alto.
8Io, invece, mi rivolgerei a Dio
e a Dio esporrei la mia causa:
9a lui, che fa cose grandi e incomprensibili,
meraviglie senza numero,
10che dà la pioggia alla terra
e manda le acque sulle campagne.
11Colloca gli umili in alto
e gli afflitti solleva a prosperità;
12rende vani i pensieri degli scaltri
e le loro mani non ne compiono i disegni;
13coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia
e manda in rovina il consiglio degli scaltri.
14Di giorno incappano nel buio
e brancolano in pieno sole come di notte,
15mentre egli salva dalla loro spada l'oppresso,
e il meschino dalla mano del prepotente.
16C'è speranza per il misero
e l'ingiustizia chiude la bocca.
17Felice l'uomo, che è corretto da Dio:
perciò tu non sdegnare la correzione
dell'Onnipotente,
18perché egli fa la piaga e la fascia,
ferisce e la sua mano risana.
19Da sei tribolazioni ti libererà
e alla settima non ti toccherà il male;
20nella carestia ti scamperà dalla morte
e in guerra dal colpo della spada;
21sarai al riparo dal flagello della lingua,
né temerai quando giunge la rovina.
22Della rovina e della fame ti riderai
né temerai le bestie selvatiche;
23con le pietre del campo avrai un patto
e le bestie selvatiche saranno in pace con te.
24Conoscerai la prosperità della tua tenda,
visiterai la tua proprietà e non sarai deluso.
25Vedrai, numerosa, la prole,
i tuoi rampolli come l'erba dei prati.
26Te ne andrai alla tomba in piena maturità,
come si ammucchia il grano a suo tempo.
27Ecco, questo abbiamo osservato: è così.
Ascoltalo e sappilo per tuo bene.


Salmi 30

1'Salmo. Canto per la festa della dedicazione del tempio. Di Davide'.

2Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato
e su di me non hai lasciato esultare i nemici.
3Signore Dio mio,
a te ho gridato e mi hai guarito.
4Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi,
mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba.

5Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
rendete grazie al suo santo nome,
6perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera sopraggiunge il pianto
e al mattino, ecco la gioia.

7Nella mia prosperità ho detto:
"Nulla mi farà vacillare!".
8Nella tua bontà, o Signore,
mi hai posto su un monte sicuro;
ma quando hai nascosto il tuo volto,
io sono stato turbato.
9A te grido, Signore,
chiedo aiuto al mio Dio.

10Quale vantaggio dalla mia morte,
dalla mia discesa nella tomba?
Ti potrà forse lodare la polvere
e proclamare la tua fedeltà?
11Ascolta, Signore, abbi misericordia,
Signore, vieni in mio aiuto.

12Hai mutato il mio lamento in danza,
la mia veste di sacco in abito di gioia,
13perché io possa cantare senza posa.

Signore, mio Dio, ti loderò per sempre.


Geremia 48

1Su Moab.
Così dice il Signore degli eserciti,
Dio di Israele:
"Guai a Nebo poiché è devastata,
piena di vergogna e catturata è Kiriatàim;
sente vergogna, è abbattuta la roccaforte.
2Non esiste più la fama di Moab;
in Chesbòn tramano contro di essa:
Venite ed eliminiamola dalle nazioni.
Anche tu, Madmèn, sarai demolita,
la spada ti inseguirà.
3Una voce, un grido da Coronàim:
Devastazione e rovina grande!
4Abbattuto è Moab,
le grida si fanno sentire fino in Zoar.
5Su per la salita di Luchìt vanno piangendo,
giù per la discesa di Coronàim
si ode un grido di disfatta.
6Fuggite, salvate la vostra vita!
Siate come l'asino selvatico nel deserto.
7Poiché hai posto la fiducia
nelle tue fortezze e nei tuoi tesori,
anche tu sarai preso e Camos andrà in esilio
insieme con i suoi sacerdoti e con i suoi capi.
8Il devastatore verrà contro ogni città;
nessuna città potrà scampare.
Sarà devastata la valle e la pianura desolata,
come dice il Signore.
9Date ali a Moab,
perché dovrà prendere il volo.
Le sue città diventeranno un deserto,
perché non vi sarà alcun abitante.
10Maledetto chi compie fiaccamente l'opera del Signore,
maledetto chi trattiene la spada dal sangue!
11Moab era tranquillo fin dalla giovinezza,
riposava come vino sulla sua feccia,
non è stato travasato di botte in botte,
né è mai andato in esilio;
per questo gli è rimasto il suo sapore,il suo profumo non si è alterato.
12Per questo, ecco, giorni verranno
- dice il Signore -
nei quali gli manderò travasatori a travasarlo,
vuoteranno le sue botti
e frantumeranno i suoi otri.

13Moab si vergognerà di Camos come la casa di Israele si è vergognata di Betel, oggetto della sua fiducia.

14Come potete dire:
Noi siamo uomini prodi
e uomini valorosi per la battaglia?
15Il devastatore di Moab sale contro di lui,
i suoi giovani migliori scendono al macello -
dice il re il cui nome è Signore degli eserciti.
16È vicina la rovina di Moab,
la sua sventura avanza in gran fretta.
17Compiangetelo, voi tutti suoi vicini
e tutti voi che conoscete il suo nome;
dite: Come si è spezzata la verga robusta,
quello scettro magnifico?
18Scendi dalla tua gloria, siedi sull'arido suolo,
o popolo che abiti a Dibon;
poiché il devastatore di Moab è salito contro di te,
egli ha distrutto le tue fortezze.
19Sta' sulla strada e osserva,
tu che abiti in Aroer.Interroga il fuggiasco e lo scampato,
domanda: Che cosa è successo?
20Moab prova vergogna, è in rovina;
urlate, gridate,
annunziate sull'Arnon
che Moab è devastato.

21È arrivato il giudizio per la regione dell'altipiano, per Colòn, per Iaaz e per Mefàat,22per Dibon, per Nebo e per Bet-Diblatàim,23per Kiriatàim, per Bet-Gamùl e per Bet-Meòn,24per Kiriòt e per Bozra, per tutte le città della regione di Moab, lontane e vicine.

25È infranta la potenza di Moab
ed è rotto il suo braccio.

26Inebriatelo, perché si è levato contro il Signore, e Moab si rotolerà nel vomito e anch'esso diventerà oggetto di scherno.27Non è stato forse Israele per te oggetto di scherno? Fu questi forse sorpreso fra i ladri, dato che quando parli di lui scuoti sempre la testa?

28Abbandonate le città e abitate nelle rupi,
abitanti di Moab,
siate come la colomba che fa il nido
nelle pareti d'una gola profonda.
29Abbiamo udito l'orgoglio di Moab,
il grande orgoglioso,
la sua superbia, il suo orgoglio, la sua alterigia,
l'altezzosità del suo cuore.

30Conosco bene la sua tracotanza - dice il Signore - l'inconsistenza delle sue chiacchiere, le sue opere vane.31Per questo alzo un lamento su Moab, grido per tutto Moab, gemo per gli uomini di Kir-Cheres.

32Io piango per te come per Iazèr,
o vigna di Sibma!
I tuoi tralci arrivavano al mare,
giungevano fino a Iazèr.
Sulle tue frutta e sulla tua vendemmia
è piombato il devastatore.
33Sono scomparse la gioia e l'allegria
dai frutteti e dalla regione di Moab.
È sparito il vino nei tini,
non pigia più il pigiatore,
il canto di gioia non è più canto di gioia.

34Delle grida di Chesbòn e di Elealè si diffonde l'eco fino a Iacaz; da Zoar si odono grida fino a Coronàim e a Eglat-Selisià, poiché le acque di Nimrìm son diventate una zona desolata.35Io farò scomparire in Moab - dice il Signore - chi sale sulle alture e chi brucia incenso ai suoi dèi.36Perciò il mio cuore per Moab geme come i flauti, il mio cuore geme come i flauti per gli uomini di Kir-Cheres, essendo venute meno le loro scorte.37Poiché ogni testa è rasata, ogni barba è tagliata; ci sono incisioni su tutte le mani e tutti hanno i fianchi cinti di sacco.38Sopra tutte le terrazze di Moab e nelle sue piazze è tutto un lamento, perché io ho spezzato Moab come un vaso senza valore. Parola del Signore.39Come è rovinato! Gridate! Come Moab ha voltato vergognosamente le spalle! Moab è diventato oggetto di scherno e di orrore per tutti i suoi vicini.

40Poiché così dice il Signore:
Ecco, come l'aquila egli spicca il volo
e spande le ali su Moab.
41Le città son prese, le fortezze sono occupate.
In quel giorno il cuore dei prodi di Moab
sarà come il cuore di donna nei dolori del parto.
42Moab è distrutto, ha cessato d'essere popolo,
perché si è insuperbito contro il Signore.
43Terrore, trabocchetto, tranello
cadranno su di te, abitante di Moab.
Oracolo del Signore.
44Chi sfugge al terrore cadrà nel trabocchetto;
chi risale dal trabocchetto
sarà preso nel tranello,
perché io manderò sui Moabiti tutto questo
nell'anno del loro castigo.
Oracolo del Signore.
45All'ombra di Chesbòn si fermano
spossati i fuggiaschi,
ma un fuoco esce da Chesbòn,una fiamma dal palazzo di Sicòn
e divora le tempie di Moab
e il cranio di uomini turbolenti.
46Guai a te, Moab,
sei perduto, popolo di Camos,
poiché i tuoi figli sono condotti schiavi,
le tue figlie portate in esilio.
47Ma io cambierò la sorte di Moab
negli ultimi giorni.
Oracolo del Signore".
Qui finisce il giudizio su Moab.


Atti degli Apostoli 8

1Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samarìa.2Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui.3Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione.
4Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio.

5Filippo, sceso in una città della Samarìa, cominciò a predicare loro il Cristo.6E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva.7Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati.8E vi fu grande gioia in quella città.

9V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samarìa, spacciandosi per un gran personaggio.10A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: "Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande".11Gli davano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie.12Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare.13Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano.
14Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni.
15Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo;16non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù.17Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
18Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro19dicendo: "Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo".20Ma Pietro gli rispose: "Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio.21Non v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché 'il tuo cuore non è retto davanti a Dio'.22Pèntiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero.23Ti vedo infatti chiuso 'in fiele amaro e in lacci d'iniquità'".24Rispose Simone: "Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto".25Essi poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed evangelizzavano molti villaggi della Samarìa.

26Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: "Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta".27Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etìope, un eunuco, funzionario di Candràce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme,28se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia.29Disse allora lo Spirito a Filippo: "Va' avanti, e raggiungi quel carro".30Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?".31Quegli rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.32Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:

'Come una pecora fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.'
33'Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato
negato,
ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.'

34E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?".35Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù.36Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: "Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?".37.38Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò.39Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino.40Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.


Capitolo XLIV: Non ci si deve attaccare alle cose esteriori

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1. O figlio, molte cose occorre che tu le ignori, considerandoti come morto su questa terra, come uno per cui il mondo intero è crocifisso; molte altre cose, occorre che tu vi passi in mezzo, senza prestare ascolto, meditando piuttosto su ciò che costituisce la tua pace. Giova di più distogliere lo sguardo da ciò che non approviamo, lasciando che ciascuno si tenga il suo parere, piuttosto che metterci in accanite discussioni. Se sarai in regola con Dio e terrai conto del suo giudizio, riporterai più facilmente la vittoria.

2. Signore, a che punto siamo arrivati? Ecco per una perdita nelle cose di questo mondo, si piange; per un piccolo guadagno ci si affatica e si corre. Invece un danno spirituale passa nell'oblio, e a stento, troppo tardi, si ritorna in sé. Ci si preoccupa di ciò che non serve a nulla o a ben poco; e ciò che è sommamente necessario lo si lascia da parte con negligenza. Giacché l'uomo inclina tutto verso le cose esteriori, e beatamente vi si acquieta, se subito non si ravvede.


Lettera ai Filippesi

San Policarpo di Smirne - San Policarpo di Smirne

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Saluto


Policarpo e i presbiteri che sono con lui alla Chiesa di Dio che dimora in Filippi. Misericordia e pace sia a voi concessa con ogni pienezza da parte di Dio onnipotente e di Gesù Cristo salvatore nostro.

Lodi ai Filippesi per la loro benevolenza verso i fratelli imprigionati per Cristo, e per la loro salda fede


1. Mi sono molto rallegrato con voi nel Signore nostro Gesù Cristo, perché avete accolto gli imitatori della vera carità e, come a voi si conveniva, avete accompagnato questi prigionieri avvinti da venerabili catene, le quali sono il diadema dei veri eletti di Dio e del Signore nostro.

2. [Mi sono anche rallegrato] perché la salda radice della vostra fede, famosa fin dai primi tempi , è rimasta intatta fino ad oggi e continua a portare frutti per il Signore nostro Gesù Cristo, il quale sopportò di giungere fino alla morte per i nostri peccati. Ma Dio lo risuscitò, avendolo liberato dai dolori dell’inferno;

3. e voi, senza averlo veduto, credete in Lui, con una gioia inesprimibile e gloriosa , alla quale molti desiderano di giungere, perché sapete che siete stati salvati per la grazia, non per le opere , dalla volontà di Dio, per mezzo di Gesù Cristo.

Esortazioni alla virtù


1. Perciò, cinti i vostri lombi , servite Dio nel timore e nella verità, lasciando da parte i vani discorsi e gli errori del volgo e credendo in Colui che risuscitò da morte il Signore nostro Gesù Cristo e gli diede gloria e un trono alla sua destra. A Lui è soggetta ogni cosa nel cielo e sulla terra, a Lui serve ogni spirito; Egli verrà a giudicare i vivi e i morti ; del suo sangue Dio chiederà conto a coloro che non credono in Lui.

2. Colui che lo risuscitò dai morti, risusciterà anche noi , se faremo la sua volontà e cammineremo nella via dei suoi comandamenti e ameremo ciò che Egli ha amato, tenendoci lontani da ogni ingiustizia, cupidigia, amore al denaro, maldicenza, falsa testimonianza; non rendendo male per male o ingiuria per ingiuria o pugno per pugno o imprecazione per imprecazione;

3. memori delle parole ammonitrici del Signore: Non giudicate, affinché non siate giudicati; perdonate e sarete perdonati; siate misericordiosi, affinché troviate misericordia; con la misura con la quale misurerete sarete misurati . E ancora: Beati i poveri e coloro che sono perseguitati per la giustizia, perché di essi é il regno di Dio.

Non mi arrogo il diritto di ammaestrarvi. Vostro maestro è il beato Paolo


1. Vi scrivo queste cose intorno alla giustizia, o fratelli, non perché me ne arroghi il diritto, ma perché voi me n’avete richiesto.

2. Poiché né io né un altro come me potrà mai raggiungere la sapienza del beato e glorioso Paolo, il quale, mentre si trovava tra voi, alla presenza degli uomini d’allora, insegnò con tanta esattezza e sicurezza la parola della verità, e, quando fu lontano, vi scrisse lettere , nella cui meditazione voi potrete confermare la fede che vi fu data.

3 Questa fede é madre di tutti noi ; la segue la speranza e la precede la carità verso Dio, verso Cristo e verso il prossimo. Chi si attiene a queste virtù adempie il precetto della giustizia; poiché colui che possiede la carità è lontano da ogni peccato.

Fuggiamo l’amore al denaro. Camminiamo nella legge del Signore e insegniamola alle nostre donne e alle vedove


1. Radice di tutti i mali é l’amore al denaro . Sapendo dunque che nulla abbiamo portato in questo mondo e nulla ne possiamo portare via , rivestiamoci dell’armatura della giustizia e impariamo prima noi a camminare nella legge del Signore.

2. Insegnate poi alle vostre donne a camminare nella fede che hanno ricevuto, nella carità e nella castità, amando sinceramente i loro mariti e avendo per tutti gli altri un’affezione senza preferenze e perfettamente pura. [Insegnate loro] ad allevare i figli nella disciplina del timore di Dio.

3. [Esortiamo] le vedove ad essere sagge nella fede del Signore, a pregare incessantemente per tutti, a guardarsi da ogni calunnia, maldicenza, falsa testimonianza, amore al denaro e da ogni male; ricordandosi che esse sono l’altare di Dio il quale esamina minuziosamente ogni cosa e al quale nulla sfugge, né dei ragionamenti, né dei pensieri, né dei segreti del cuore.

Doveri dei diaconi, dei giovani e delle vergini


1. Sapendo dunque che Dio non si schernisce , dobbiamo camminare in modo degno della sua legge e della sua gloria.

2. Così pure i diaconi debbono essere senza macchia al cospetto della giustizia sua, ricordandosi che sono ministri di Dio e di Cristo e non di uomini. Evitino la calunnia, la doppiezza di linguaggio, l’amore al denaro; siano moderati in ogni cosa, misericordiosi, zelanti; camminino nella via della verità tracciata dal Signore, il quale si fece servo di tutti. Se noi gli piaceremo in questa vita, riceveremo anche la vita futura; poiché Egli ha promesso che ci risusciterà dai morti, e che, se ora viviamo in modo degno di Lui, con Lui pure regneremo , se abbiamo fede.

3. Similmente i giovani siano irreprensibili in ogni cosa, preoccupandosi prima di tutto della purezza e frenandosi da ogni male. È bello infatti essere staccati dalle passioni di questo mondo, perché ogni passione fa guerra allo spirito ; e né i fornicatori, né gli effeminati, né i sodomiti possederanno il regno di Dio , né coloro che fanno cose sconvenienti. Perciò bisogna che [i giovani] si tengano lontani da tutte queste cose e siano sottomessi ai presbiteri e ai diaconi come a Dio e a Cristo. Le vergini devono camminare con coscienza immacolata e casta.

Doveri dei presbiteri e di tutti i fedeli


1. Anche i presbiteri abbiano viscere di compassione e siano misericordiosi verso tutti, cercando di ricondurre gli sviati, visitando tutti gli infermi, senza trascurare né la vedova, né l’orfano, né il povero; ma sempre solleciti di fare il bene al cospetto di Dio e degli uomini; astenendosi da ogni ira, parzialità, giudizio ingiusto; stando lontani da ogni cupidigia di denaro; non troppo facili a prestare fede alle calunnie contro alcuno, né troppo severi nei giudizi, sapendo che tutti siamo debitori per i nostri peccati.

2. Se dunque noi preghiamo il Signore di perdonarci, dobbiamo anche noi perdonare; poiché siamo sotto gli occhi del Signore e di Dio e tutti dovremo presentarci al tribunale di Cristo e ciascuno dovrà rendere conto di sé.

3. Serviamolo dunque con timore e con ogni riverenza, come ci fu comandato da Lui e dagli Apostoli, che ci predicarono il Vangelo, e dai profeti che ci preannunciarono la venuta del Signore nostro; siamo zelanti per il bene, evitando quelli che danno scandalo, i falsi fratelli e coloro che, portando ipocritamente il nome del Signore, trascinano nell’errore gli uomini leggeri.

Fuggite i doceti e perseverate nel digiuno e nell’orazione


1. Infatti, chi non riconosce che Gesù Cristo é venuto nella carne, é un anticristo e chi rigetta la testimonianza della croce viene dal diavolo. Chi perverte le parole del Signore, adattandole ai suoi malvagi desideri, e nega la risurrezione e il giudizio, costui è il primogenito di Satana.

2. Perciò, abbandonando la vanità della gente e i falsi insegnamenti, ritorniamo alla dottrina che ci fu impartita da principio, siamo sobri [per attendere] alla preghiera; perseveriamo nel digiuno e domandiamo con preghiere a Dio, che tutto vede, di non indurci in tentazione; poiché il Signore ha detto: Lo spirito é pronto, ma la carne é inferma.

Perseverate nella speranza e nella pazienza


1. Perseveriamo dunque senza posa nella nostra speranza e nel pegno della nostra giustizia, che è Gesù Cristo, che portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, che non commise peccato e nella cui bocca non si trovò mai frode; ma Egli ha sopportato tutto per noi, affinché vivessimo in Lui.

2. Cerchiamo quindi d’imitare la sua pazienza e, se dovremo soffrire per il suo nome, rendiamogli gloria. Tale infatti è l’esempio che Egli ci pose dinanzi nella sua persona, e noi l’abbiamo creduto.

Sopportate con tutta quella pazienza che avete ammirato nei confessori della fede


1. Vi scongiuro quindi tutti ad essere obbedienti alla parola della giustizia e a sopportare con tutta quella pazienza che avete ammirato con i vostri occhi non solo nei beati Ignazio, Zosimo e Rufo , ma anche in altri dei vostri, nello stesso Paolo e negli altri Apostoli.

2. Persuadetevi che tutti costoro non corsero invano, ma nella fede e nella giustizia, e che ora occupano il posto loro dovuto presso il Signore, con il quale hanno condiviso le sofferenze. Poiché essi non hanno amato questo mondo , ma Colui che è morto per noi e che per noi fu risuscitato da Dio.

Esortazioni alla virtù


1. Rimanete dunque saldi in questi principi e seguite l’esempio del Signore, fermi e irremovibili nella fede , amanti dei fratelli, caritatevoli gli uni verso gli altri , uniti nella verità, gareggiando gli uni con gli altri nella mansuetudine del Signore, senza disprezzare nessuno.

2. Quando potete far del bene, non vogliate differirlo, perché l’elemosina libera dalla morte . Siate tutti sottomessi gli uni agli altri , irreprensibili nel vostro modo di trattare con i Gentili, affinché dalle vostre buone opere voi possiate ritrarre lode e il Signore non sia bestemmiato per colpa vostra.

3. Ma guai a colui per colpa del quale il nome del Signore é bestemmiato . Insegnate a tutti la sobrietà nella quale anche voi vivete.

Ho provato grande dolore per il traviamento di Valente. Guardatevi dall’avarizia


1. Troppo dolore ho provato per quel Valente che, divenuto un giorno vostro presbitero, mostra ora di non comprendere il posto che gli é stato assegnato. Vi esorto quindi ad astenervi dall’avarizia e ad essere casti e veritieri. Evitate tutto ciò che è male.

2. Infatti chi non é capace di regolare se stesso in queste cose, come potrà predicare agli altri? Chi non s’astiene dall’avarizia, sarà contaminato dall’idolatria e sarà giudicato alla stessa stregua dei Gentili che ignorano il giudizio del Signore . Non sappiamo forse che i santi giudicheranno il mondo, come insegna Paolo?

3. Non intendo però dire d’essermi accorto io stesso, o d’aver udito da altri alcunché di simile a riguardo di voi, cui il beato Paolo prodigò le sue fatiche e che nominò al principio della sua lettera . Egli infatti si gloria di voi in tutte le chiese , che, sole, avevano allora il privilegio di conoscere Dio, mentre noi lo ignoravamo ancora.

4. Sono quindi molto afflitto, o fratelli, per lui e per la sua moglie. Il Signore conceda loro un sincero pentimento. Da parte vostra siate moderati a questo riguardo e non trattateli come nemici, ma richiamateli come membra malate e sviate, in modo da salvare l’insieme del corpo di voi tutti. Così facendo, lavorerete per la vostra edificazione.

Sappiate perdonare. Il Signore vi conceda tutte le virtù e l’eredità dei suoi santi. Pregate per tutti anche per i nemici


1. Credo che voi siate molto versati nelle sacre lettere; esse non hanno più per voi alcun segreto, cosa che a me non è concessa. Questo solo vi ricordo, come è detto nella Scrittura: sdegnatevi pure, ma non vogliate peccare e il sole non tramonti sopra l’ira vostra . Beato chi se ne ricorderà, come io credo che facciate voi.

2. Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, e lo stesso Pontefice eterno Gesù Cristo, Figlio di Dio, vi facciano crescere nella fede, nella verità, nella perfetta mansuetudine e senza iracondia, nella pazienza, nella longanimità, nella rassegnazione e nella castità. Il Signore vi conceda d’essere partecipi dell’eredità dei suoi santi e, insieme con voi, lo conceda pure a noi e a tutti coloro che sono sotto il cielo e che crederanno nel Signore nostro Gesù Cristo e nel suo Padre, che lo risuscitò dai morti . Pregate per tutti i santi . Pregate anche per i re , per i magistrati e i principi, per quelli che vi perseguitano e vi odiano e per i nemici della croce, affinché il vostro frutto sia manifesto a tutti, affinché siate perfetti in Lui.

Manderò in Siria la vostra lettera. Vi unisco le lettere d’Ignazio


1. Mi avete scritto voi e Ignazio, affinché, se qualcuno va in Siria, porti la vostra lettera. Lo farò quando si presenti un’occasione opportuna, sia io stesso, sia mandando un delegato anche a nome vostro.

2. Vi abbiamo mandato, come ci avete richiesto, le lettere d’Ignazio, tanto quelle da lui inviate a noi, quanto le altre che abbiamo presso di noi; esse sono unite alla presente. Voi potrete ricavarne grande frutto, poiché sono piene di fede, di pazienza e di tutto ciò che può edificare e condurre al Signore nostro. Voi, da parte vostra, se avete notizie sicure a riguardo di Ignazio e dei suoi compagni, fatemele sapere.

Vi raccomando Crescente. State bene


Vi mando questa lettera per mezzo di Crescente , che vi ho già raccomandato per la presente circostanza , e che ora vi raccomando ancora. Egli si è comportato con noi in modo irreprensibile e credo che farà così anche con voi. Vi raccomando anche la sua sorella, quando verrà tra voi. Il Signore nostro Gesù Cristo e la sua grazia vi conservino sani e salvi, insieme a tutti i vostri. Così sia.


20 - Ciò che avvenne nei nove mesi della gravidanza di sant'Anna.

La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda

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311. Poiché - come ho detto - Maria santissima fu concepita senza peccato, il suo spirito, da quella prima visione di Dio, restò tutto assorto e rapito dall'oggetto infinito del suo amore. Questo, cominciato nella stretta dimora del grembo materno nell'istante in cui fu creata la sua fortunatissima anima, non venne mai più meno, ma continuò ininterrotto e continuerà per tutta l'eternità nel sommo grado di gloria possibile ad una semplice creatura, che ella gode alla destra del suo santissimo Figlio. Affinché, poi, andasse sempre crescendo nella contemplazione e nell'amore divino, oltre le immagini infuse delle altre creature e quelle impresse in lei dalla prima manifestazione della santissima Trinità, per le quali esercitò molti atti delle virtù che li poteva operare, il Signore le rinnovò la meraviglia di quella visione astrattiva della sua divinità, concedendogliela altre due volte. La Trinità le si manifestò in questo modo tre volte prima della nascita: una nell'istante in cui fu concepita, l'altra verso la metà dei nove mesi e la terza il giorno prima di venire alla luce. Sebbene tale genere di visione non fosse continuo, ne ebbe un altro alquanto inferiore, ma anch'esso assai alto. Questa contemplazione di Dio attraverso la fede ed una illuminazione speciale fu continua in Maria santissima e superò quelle di tutti gli altri viatori insieme.

312. Quanto alla visione astrattiva di Dio, sebbene non fosse opposta allo stato di viatrice, pure era così alta e vicina alla visione intuitiva che non doveva essere continua in questa vita mortale per chi aveva da meritare la gloria intuitiva con altri atti. Tuttavia, non cessava di essere un sommo beneficio della grazia a questo scopo, perché lasciava impresse nell'anima immagini del Signore tali da sollevarla assorbendo tutta la creatura nell'incendio dell'amore divino, che attraverso di esse si rinnovò nell'anima santissima di Maria finché ella stette nel grembo di sant'Anna. Qui avvenne che, possedendo l'uso perfettissimo della ragione e tenendosi occupata in continue domande a favore del genere umano, in atti eroici di riverenza, adorazione ed amore di Dio e nel conversare con gli angeli, non risentì l'angustia del naturale e stretto carcere del grembo materno, né le mancò il non usare i sensi, né le riuscirono pesanti i disagi propri di quello stato. A tutto ciò non faceva attenzione, stando più nel suo Amato che nel grembo di sua madre, anzi più che in se stessa.

313. Lultima di queste tre visioni fu accompagnata da nuovi e più stupendi favori del Signore, che le manifestò che era giunto il momento di uscire alla luce del mondo ed alla vita tra i mortali. Allora la Principessa del cielo, ubbidendo alla volontà divina, disse al Siguore: «Dio altissimo, padrone di tutto il mio essere, anima della mia vita e vita della mia anima, infinito in attributi e perfezioni, incomprensibile, potente e ricco di misericordia, re e signore mio, mi avete creata dal niente e senza alcun mio merito mi avete arricchita con i tesori della vostra grazia e luce divina, affinché, conoscendo io subito il vostro essere immutabile e le vostre divine perfezioni, nessun altro che voi fosse il primo oggetto della mia vista e del mio amore, né cercassi altro bene fuorché voi, che siete il sommo vero e tutto il mio conforto. Ora, Signore mio, mi comandate di uscire alla luce materiale ed alla vita delle creature; ma io in voi, dove tutto si conosce come in uno specchio limpidissimo, ho visto il pericoloso stato e le miserie di tale vita. Se in essa, per mia fragilità e debolezza naturale, dovessi mancare anche in un solo punto nel vostro amore e servizio e morire allora, fate che io muoia piuttosto qui adesso prima di passare ad uno stato in cui vi possa perdere. Se, però, Signore e padrone mio, la vostra santa volontà si deve adempiere destinandomi al tempestoso mare del mondo, vi supplico, altissimo e potente bene dell'anima mia, di guidare la mia vita, di dirigere i miei passi e di dare forma a tutte le mie azioni secondo il vostro maggiore compiacimento. Ordinate in me la carità, perché con il nuovo uso delle creature essa divenga in me sempre più perfetta tanto verso di voi quanto verso di loro. In voi ho conosciuto l'ingratitudine di molte anime; quindi, a ragione io temo, essendo della loro natura, di potere anch'io commettere la medesima colpa. In questa angusta caverna del grembo di mia madre ho goduto degli spazi infiniti della vostra divinità; qui possiedo tutto il bene che siete voi, o mio diletto. Essendo ora solo voi la mia parte ed il mio possesso, temo di perdervi fuori di questo luogo recluso, alla vista di altra luce e con l'uso dei sensi. Perciò, se ciò fosse possibile e conveniente, io preferirei nnunciare alla vita cui mi avvicino e rimarne priva; però, non si faccia la mia volontà, ma la vostra. Poiché così volete, datemi la vostra benedizione per nascere al mondo ed in esso non allontanate mai da me la vostra divina protezione». Dopo questa preghiera della dolcissima bambina Maria, l'Altissimo le diede la sua benedizione, le comandò di uscire alla luce materiale di questo sole visibile e la illuminò su quanto doveva fare per conseguire questi suoi desideri.

314. Intanto, la felicissima madre sant'Anna aveva passato la sua gravidanza tutta spiritualizzata, per gli effetti divini e per la soavità che sentiva nelle sue facoltà. Tutta-via, la divina Provvidenza, per conferire maggiore gloria alla santa e rendere più sicura la sua navigazione, aveva disposto che in qualche modo la sua nave portasse la zavorra di alcune tribolazioni, poiché senza di esse non si guadagnano che scarsamente i frutti della grazia e dell'amore. Perché si comprenda meglio ciò che le avvenne, si deve avvertire che il demonio, dopo essere stato precipitato con i suoi angeli cattivi dal cielo alle pene infernali, andava sempre indagando e spiando con grande vigilanza tutte le donne più sante dell'antica legge, per vedere se poteva incontrare quella di cui aveva visto in cielo il segno ed il cui piede gli doveva schiacciare il capo. Tanta era l'ira di Lucifero che non affidava tale cura solo ai suoi inferiori, ma, valendosi di loro contro alcune donne virtuose, egli stesso vigilava e insidiava quelle che vedeva segnalarsi di più nelle virtù e nella grazia dell'Altissimo.

315. Con questa malignità ed astuzia pose molta attenzione alla straordinaria santità della grande sant'Anna e a tutto ciò che veniva scoprendo di quanto in lei succedeva. Se non riuscì a conoscere il valore del tesoro che racchiudeva il suo grembo, poiché il Signore gli nascondeva questo ed altri misteri, tuttavia sentiva contro di sé una grande forza e virtù che ridondava da sant'Anna. Non poter penetrare la causa di quell'effetto potente lo portava ad essere in alcuni momenti molto turbato e triste nel suo furore. Altre volte si calmava un poco considerando che quella gravidanza aveva avuto inizio nello stesso modo di tutte le altre e che non vi era da temere alcuna novità; il Signore, infatti, lasciava che si ingannasse nella sua ignoranza ed andasse fluttuando tra le onde superbe della sua rabbia. Eppure, vedendo tanta tranquillità nella gravidanza di sant'Anna, il suo spirito perversissimo s'insospettiva. Talora scopriva anche che era assistita da molti angeli; soprattutto, poi, era tormentato dal sentirsi debole nel resistere alla forza che usciva dalla fortunata sant'Anna, cosicché cominciò a sospettare che non fosse lei sola a causare ciò.

316. Turbato per questi timori, il drago determinò di tentare di togliere la vita a sant'Anna e, se non gli fosse riuscito, di procurare almeno che abortisse. La superbia di Lucifero era, infatti, tanto smisurata che confidava di poter vincere o uccidere la Madre del Verbo che doveva incarnarsi, a meno che non gli venisse tenuta nascosta, e addirittura lo stesso Messia redentore del mondo. Fondava questa eccessiva arroganza sulla superiorità della sua natura di angelo rispetto a quella umana, quanto a condizione ed a forze, come se all'una e all'altra non fosse superiore la grazia ed entrambe non fossero subordinate alla volontà del loro Creatore. Spinto da questa audacia, prese a tentare sant'Anna con molti spaventi, suggestioni, sussulti e sospetti circa la verità della sua gravidanza, facendole presente la sua età avanzata e la lunga sterilità. Il demonio faceva tutto ciò per provare la virtù della santa e per vedere se l'effetto di queste suggestioni gli apriva un varco per assalirne la volontà con qualche consenso.

317. L'invitta sant'Anna, però, resistette virilmente a questi colpi. Armata di umile fortezza, di pazienza, di preghiera incessante e di viva fede nel Signore, sventava gli ingannevoli stratagemmi del drago, che anzi le ridondavano in aumenti sempre maggiori di grazia e di protezione divina. La difendevano anche i principi angelici che custodivano la sua santissima Figlia e scacciavano i demoni dalla sua presenza. Non per questo l'insaziabile malizia del nemico desistette. Siccome la sua arrogante superbia eccede la sua forza, cercò di valersi anche di argomenti umani; con questi, infatti, si ripromette sempre vittorie maggiori. Tentò dapprima di far crollare la casa di san Gioacchino, affinché sant'Anna fosse scossa e sconvolta dal terrore. Non essendo potuto riuscirvi, perché opposero resistenza gli angeli santi, suscitò alcune donnicciole vili, conoscenti della santa, perché la oltraggiassero. Esse eseguirono ciò con grande ira, ingiuriandola con parole oltre misura offensive e beffandosi della sua gravidanza, dicendo che nella sua età avanzata non poteva essere altro che un artificio del diavolo.

318. Sant'Anna non se ne turbò; anzi, sopportò quelle ingiurie con mansuetudine e carità, continuando a trattare con molto riguardo chi le faceva, guardando da allora quelle donne con maggiore affetto e facendo loro benefici più grandi. Non per questo la loro ira si temperò, possedute com'erano dal demonio ed infiammate di odio contro la santa. E siccome, quando uno si dà una volta in balia di tale crudele tiranno, questo acquista sempre più forza per tirare al suo volere chi gli si assoggetta, egli incitò quei vili strumenti perché intentassero qualche vendetta contro la persona e la vita di sant'Anna. Non lo poterono, però, conseguire, perché la virtù divina rese sempre più deboli ed inefficaci le già fiacche forze di quelle donne e nulla poterono eseguire contro la santa. Anzi, vinte con ammonizioni, furono per le sue preghiere condotte al riconoscimento della loro colpa ed alla correzione della loro vita.

319. Così il drago fu vinto, sebbene non abbattuto, poiché subito si valse di una donna di servizio dei santi coniugi, provocandola contro sant'Anna. Costei fu peggiore di tutte le altre donne, perché, agendo nella sua casa, era avversario più pertinace e pericoloso. Non mi dilungo a narrare ciò che il nemico tentò per mezzo di lei, poiché fu quello stesso che aveva provato per mezzo delle altre donne, sebbene con molestia e pericolo maggiori per la santa. Con il favore divino, però, ella vinse questa tentazione più gloriosamente che le altre, perché non sonnecchiava il custode d'Ismele, che difendeva la sua santa città e la teneva guarnita di tante sentinelle scelte tra i più coraggiosi della sua milizia. Questi misero in fuga Lucifero ed i suoi, perché non molestassero più la fortunata madre, che stava già aspettando il felicissimo parto cui si era preparata con gli atti eroici delle virtù esercitate e con i meriti acquistati in questi combattimenti, avvicinandosi così alla fine desiderata della sua attesa. Ed io pure desidero quella del presente capitolo, per udire il salutare insegnamento della mia Signora e maestra. Anche se tutto quello che scrivo mi è offerto da lei, ciò che mi sta più a cuore è la sua materna ammonizione, cosicché l'attendo con sommo gaudio e giubilo del mio spirito.

320. Parlate dunque, o Signora, poiché la vostra serva vi ascolta. E se me lo permettete, benché sia polvere e cenere, vi esporrò un dubbio che mi si è presentato in questo capitolo, poiché in tutto ricorro alla spiegazione che voi vi degnate di darmi, Madre, maestra e signora mia. Il dubbio è questo: essendo voi stata concepita senza peccato e possedendo l'anima vostra santissima una così alta conoscenza di tutte le cose mediante la visione della Divinità, come poterono stare insieme a questa grazia timore e trepidazione così grandi di perdere l'amicizia di Dio offendendolo? Se nel primo istante della vostra esistenza vi prevenne la grazia, come tanto presto potevate temere di perderla? E se l'Altissimo vi fece esente dalla prima colpa, come potevate cadere in altre ed offendere colui che vi aveva preservato da quella?

 

Insegnamento e risposta della Regina del cielo

 

321. Figlia mia, ascolta la risposta al tuo dubbio. Sebbene nella visione di Dio che io ebbi nel primo istante avessi saputo che ero concepita senza macchia e senza peccato, questi benefici e doni dell'Altissimo sono di natura tale che, quanto più si conoscono e rendono sicuri, tanto maggiore cura ed attenzione risvegliano per conservarli e per guardarsi dall'offendere il loro autore, che li comunica per sola sua bontà. Inoltre, mostrano tanto chiaramente la loro provenienza dalla sola virtù divina e dai meriti del mio Figlio santissimo che la creatura, non vedendo in se stessa altro che indegnità ed insufficienza, comprende con piena evidenza che riceve ciò che non merita, non potendo appropriarsene perché cosa altrui. Conosce non meno che ne è causa superiore un Signore che, come li concede per pura liberalità, così può ugualmente toglierli a lei per darli a chi più gli piace. Da questo necessariamente nascono la sollecitudine e la vigilanza per non perdere ciò che si possiede per sola grazia, adoperandosi diligentemente per conservarlo e facendo fruttare il talento, perché si conosce che questo è il solo mezzo per non perdere ciò che si ha in deposito e che viene dato alla creatura perché renda il contraccambio e lavori a gloria del suo Creatore. Attendere a questo fine è condizione necessaria per conservare i benefici della grazia ricevuta.

322. Si ha consapevolezza anche della fragilità della natura umana e della sua libera volontà tanto per il bene quanto per il male. Questa conoscenza non mi fu tolta dall'Altissimo, né viene tolta ad alcun viatore; anzi, viene lasciata a tutti. Ciò è conveniente, affinché alla sua vista si radichi il santo timore di cadere in una colpa, sia pure piccola. In me, poi, questa luce fu maggiore, perché conobbi che una piccola mancanza dispone ad un'altra peggiore, e la seconda è castigo della prima. È' ben vero che in seguito alle grazie ed ai benefici prodigati da Dio alla mia anima non mi era possibile cadere in peccato. La sua Provvidenza, tuttavia, dispose questo favore nascondendomi la certezza assoluta di non peccare, cosicché io conoscevo che a me, da sola, era possibile cadere e che dipendeva solo dalla volontà divina il non farlo. Così, egli riservò per sé la conoscenza della mia sicurezza, lasciando a me la sollecitudine ed il santo timore di peccare come viatrice, che dal momento della mia concezione sino alla morte non persi mai; esso, anzi, andò crescendo in me con la vita.

323. Inoltre, l'Altissimo mi diede discrezione ed umiltà perché non gli ponessi domande circa questo mistero né mi fermassi ad esaminarlo, attendendo soltanto a fidarmi della sua bontà e benevolenza, certa che mi avrebbe assistita perché non peccassi. Da questo derivano due disposizioni necessarie alla vita cristiana: la prima è mantenere l'anima in pace; l'altra è non perdere il timore e la vigilanza nel custodire questo tesoro. Essendo questo un timore filiale, non diminuiva l'amore, ma anzi lo accendeva ed accresceva sempre più. Queste due disposizioni di amore e timore formavano nella mia anima un accordo divino tale da armonizzare tutte le mie azioni in modo che mi allontanassi dal male e mi unissi sempre più al sommo Bene.

324. Amica mia, da ciò puoi rilevare il modo migliore di riconoscere le cose dello spirito: vedere se sono accompagnate da vera luce e da sana dottrina, se insegnano la maggiore perfezione delle virtù e se muovono ad essa con grande forza. I benefici che discendono dal Padre della luce hanno questo di proprio: assicurano umiliando ed umiliano senza rendere diffidenti, danno confidenza non disgiunta da sollecitudine e vigilanza e rendono solleciti con riposo e pace, affinché queste disposizioni nel compiere la volontà divina non si impediscano tra loro. Ora tu, anima, mostra umile e fervorosa gratitudine al Signore per essere stato tanto liberale con te, che te lo sei meritato così poco; infatti, ti ha illuminato con la sua luce divina aprendoti in qualche modo gli archivi dei suoi segreti e prevenendoti con il timore di offenderlo. Tuttavia, fa' uso di questo timore con misura e piuttosto eccedi nell'amore: sono le due ali dello spirito per sollevarti al di sopra di tutte le cose terrene e di te stessa. Procura, dunque, di abbandonare ogni disposizione disordinata che ti causi eccessivo timore, affidando al Signore la tua causa e prendendo per tua propria la sua. Temi finché tu sia purificata e libera dalle tue colpe e dalla tua ignoranza; ama il Signore finché tu sia tutta trasformata in lui e lo abbia reso interamente padrone ed arbitro delle tue azioni, senza che tu lo sia più di alcuna. Non ti fidare del tuo giudizio, non credere di essere saggia, poiché il proprio discernimento è facilmente oscurato dalle passioni che lo tirano dietro a sé; insieme, poi, trascinano la volontà, per cui si finisce per temere ciò che non si deve e per credersi sicuri in ciò che non conviene. Ritieniti sicura soltanto in modo da non riposare nella tua sicurezza con frivolo compiacimento interiore, dubita e temi finché tu non abbia trovato, mediante una sollecitudine quieta, il giusto mezzo in tutto; lo troverai sempre se ti sottometterai all'ubbidienza dei tuoi superiori ed a ciò che l'Altissimo ti insegnerà ed opererà in te. Sebbene la bontà delle disposizioni si desuma dal fine cui sono dirette, tuttavia esse si devono regolare con l'obbedienza e con il consiglio, perché senza tale direzione gli atti in cui si traducono risultano mal riusciti e senza profitto. In ogni cosa, insomma, starai attenta a praticare ciò che è più santo e perfetto.


12-28 Dicembre 6, 1917 Perché a Gesù mai possono piacergli gli atti fatti fuori dal suo Volere.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Dopo aver ricevuto Gesù in Sacramento, stavo dicendo al mio Gesù: “Ti bacio col bacio del tuo Volere, Tu non sei contento se ti do il solo mio bacio, ma vuoi il bacio di tutte le creature, ed io perciò ti do il bacio nel tuo Volere, ché in Esso trovo tutte le creature, e sulle ali del tuo Volere prendo tutte le loro bocche e ti do il bacio di tutti, e mentre ti bacio, ti bacio col bacio del tuo amore, affinché non col mio amore ti bacio, ma col tuo stesso amore, e Tu senta il contento, le dolcezze, la soavità del tuo stesso amore sulle labbra di tutte le creature, in modo che tirato dal tuo stesso amore, ti costringo a dare il bacio a tutte le creature”. E poi, chi può dire i miei tanti spropositi che dicevo al mio amabile Gesù? Onde il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quanto mi è dolce vedere, sentire l’anima nel mio Volere; senza che essa se ne avveda si trova nelle altezze dei miei atti, delle mie preghiere, del modo come facevo Io stando già su questa terra, si mette quasi al mio livello. Io nei miei più piccoli atti racchiudevo tutte le creature passate, presenti e future, per offrire al Padre atti completi a nome di tutte le creature, neppure un respiro mi sfuggì di creature che non lo racchiudessi in Me, altrimenti il Padre avrebbe potuto trovare eccezioni nel riconoscere le creature e tutti gli atti delle creature, perché non fatti da Me e usciti da Me, avrebbe potuto dirmi: “Non hai fatto tutto e per tutti, la tua opera non è completa, né posso riconoscere tutti, perché non tutti hai rincorporati in Te, ed Io voglio conoscere solo ciò che hai fatto Tu”. Perciò nell’immensità del mio Volere, del mio amore e potere, feci tutto e per tutti. Onde, come mai possono piacermi le altre cose, per quanto belle, fuori dal mio Volere? Sono sempre atti bassi ed umani e determinati; invece, gli atti nel mio Volere sono nobili, divini, senza termine, infiniti, qual’è il mio Volere, sono simili ai miei ed Io li do lo stesso valore, amore e potere dei miei stessi atti, li moltiplico in tutti, li estendo a tutte le generazioni, a tutti i tempi. Che m’importa che siano piccoli, sono sempre i miei atti ripetuti, e basta; e poi, l’anima si mette nel suo vero nulla, non nell’umiltà che sempre si sente qualche cosa di sé stessa, e come nulla entra nel tutto, ed opera con Me, in Me e come Me, tutta spogliata di sé, non badando né a merito, né ad interesse proprio, ma tutta intenta solo a rendermi contento, dandomi padronanza assoluta dei suoi atti, senza volerne sapere di quello che ne faccio, solo un pensiero l’occupa, di vivere nel mio Volere, pregandomi che gliene dessi l’onore. Ecco perché l’amo tanto, e tutte le mie predilezioni, il mio amore, è per quest’anima che vive nel mio Volere; e se amo gli altri è in virtù dell’amore che voglio e scende da quest’anima, come il Padre ama le creature in virtù dell’amore che vuole a Me”.

(3) Ed io: “Com’è vero quel che Tu dici, che nel tuo Volere non si vuole nulla, né si vuol sapere nulla. Se si vuol fare è solo perché l’hai fatto Tu, si sente il desiderio ardente di ripetere le cose tue, tutto scomparisce, non si vuol fare più nulla”. E Gesù:

(4) “Ed Io la faccio far tutto, e le do tutto”.