Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 21° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 13
1Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!".2Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta".3Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte:4"Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?".
5Gesù si mise a dire loro: "Guardate che nessuno v'inganni!6Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti.7E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine.8Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori.
9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro.10Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti.11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo.12Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte.13Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
14Quando vedrete 'l'abominio della desolazione' stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti;15chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa;16chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.17Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni!18Pregate che ciò non accada d'inverno;19perché quei giorni saranno 'una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione', fatta da Dio, 'fino al presente', né mai vi sarà.20Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni.21Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete;22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti.23Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto.
24In quei giorni, dopo quella tribolazione,
'il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo splendore'
25'e gli astri si metteranno a cadere' dal cielo
'e le potenze che sono nei cieli' saranno sconvolte.
26Allora vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sulle nub'i con grande potenza e gloria.27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina;29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte.30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.32Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.
33State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.34È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.35Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino,36perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!".
Tobia 4
1In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso Gabael in Rage di Media2e pensò: "Ho invocato la morte. Perché dunque non dovrei chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma di denaro?".3Chiamò il figlio e gli disse: "Qualora io muoia, dammi una sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fa' ciò che è di suo gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza.4Ricordati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dalle sepoltura presso di me in una medesima tomba.5Ogni giorno, o figlio, ricordati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandi. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell'ingiustizia.6Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni, come quelle di chiunque pratichi la giustizia.7Dei tuoi beni fa' elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio.8La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, da' molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco.9Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno,10poiché l'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre.11Per tutti quelli che la compiono, l'elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo.12Guardati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; anzitutto prenditi una moglie dalla stirpe dei tuoi padri e non una donna straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre, perché noi siamo figli di profeti. Ricordati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra.13Ama, o figlio, i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire disprezzo per i tuoi fratelli, figli e figlie del tuo popolo, e tra di loro scegliti la moglie. L'orgoglio infatti è causa di rovina e di grande inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché l'ignavia è madre della fame.14Non rimandare la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o figlio, in quanto fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento.15Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all'ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l'ubriachezza.16Da' il tuo pane a chi ha fame e fa' parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da' in elemosina quanto ti sopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza, quando fai l'elemosina.17Versa il tuo vino e deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori.18Chiedi il parere ad ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio.19In ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene. Il Signore esalta o umilia chi vuole fino nella regione sotterranea. Infine, o figlio, conserva nella mente questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore.
20Ora, figlio, ti faccio sapere che ho depositato dieci talenti d'argento presso Gabael figlio di Gabri, a Rage di Media.21Non temere se siamo diventati poveri. Tu avrai una grande ricchezza se avrai il timor di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore Dio tuo".
Salmi 118
1Alleluia.
Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.
2Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia.
3Lo dica la casa di Aronne:
eterna è la sua misericordia.
4Lo dica chi teme Dio:
eterna è la sua misericordia.
5Nell'angoscia ho gridato al Signore,
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.
6Il Signore è con me, non ho timore;
che cosa può farmi l'uomo?
7Il Signore è con me, è mio aiuto,
sfiderò i miei nemici.
8È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell'uomo.
9È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.
10Tutti i popoli mi hanno circondato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
11Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
12Mi hanno circondato come api,
come fuoco che divampa tra le spine,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
13Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato mio aiuto.
14Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
15Grida di giubilo e di vittoria,
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto meraviglie,
16la destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.
17Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore.
18Il Signore mi ha provato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
19Apritemi le porte della giustizia:
voglio entrarvi e rendere grazie al Signore.
20 È questa la porta del Signore,
per essa entrano i giusti.
21Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
perché sei stato la mia salvezza.
22La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d'angolo;
23ecco l'opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
24Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso.
25Dona, Signore, la tua salvezza,
dona, Signore, la vittoria!
26Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore;
27Dio, il Signore è nostra luce.
Ordinate il corteo con rami frondosi
fino ai lati dell'altare.
28Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
29Celebrate il Signore, perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
Salmi 87
1'Dei figli di Core. Salmo. Canto.'
Le sue fondamenta sono sui monti santi;
2il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
3Di te si dicono cose stupende,
città di Dio.
4Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono;
ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia:
tutti là sono nati.
5Si dirà di Sion: "L'uno e l'altro è nato in essa
e l'Altissimo la tiene salda".
6Il Signore scriverà nel libro dei popoli:
"Là costui è nato".
7E danzando canteranno:
"Sono in te tutte le mie sorgenti".
Isaia 29
1Guai ad Arièl, ad Arièl,
città dove pose il campo Davide!
Aggiungete anno ad anno,
si avvicendino i cicli festivi.
2Io metterò alle strette Arièl,
ci saranno gemiti e lamenti.
Tu sarai per me come un vero Arièl,
3io mi accamperò come Davide contro di te
e ti circonderò di trincee,
innalzerò contro di te un vallo.
4Allora prostrata parlerai da terra
e dalla polvere saliranno fioche le tue parole;
sembrerà di un fantasma la tua voce dalla terra,
e dalla polvere la tua parola risuonerà come bisbiglio.
5Sarà come polvere fine la massa dei tuoi oppressori
e come pula dispersa la massa dei tuoi tiranni.
Ma d'improvviso, subito,
6dal Signore degli eserciti sarai visitata
con tuoni, rimbombi e rumore assordante,
con uragano e tempesta e fiamma di fuoco divoratore.
7E sarà come un sogno,
come una visione notturna,
la massa di tutte le nazioni
che marciano su Arièl,
di quanti la attaccano
e delle macchine poste contro di essa.
8Avverrà come quando un affamato sogna di mangiare,
ma si sveglia con lo stomaco vuoto;
come quando un assetato sogna di bere,
ma si sveglia stanco e con la gola riarsa:
così succederà alla folla di tutte le nazioni
che marciano contro il monte Sion.
9Stupite pure così da restare sbalorditi,
chiudete gli occhi in modo da rimanere ciechi;
ubriacatevi ma non di vino,
barcollate ma non per effetto di bevande inebrianti.
10Poiché il Signore ha versato su di voi
uno spirito di torpore,
ha chiuso i vostri occhi,
ha velato i vostri capi.
11Per voi ogni visione sarà come le parole di un libro sigillato: si da' a uno che sappia leggere dicendogli: "Leggilo", ma quegli risponde: "Non posso, perché è sigillato".12Oppure si da' il libro a chi non sa leggere dicendogli: "Leggilo", ma quegli risponde: "Non so leggere".
13Dice il Signore: "Poiché questo popolo
si avvicina a me solo a parole
e mi onora con le labbra,
mentre il suo cuore è lontano da me
e il culto che mi rendono
è un imparaticcio di usi umani,
14perciò, eccomi, continuerò
a operare meraviglie e prodigi con questo popolo;
perirà la sapienza dei suoi sapienti
e si eclisserà l'intelligenza dei suoi intelligenti".
15Guai a quanti vogliono sottrarsi alla vista del Signore
per dissimulare i loro piani,
a coloro che agiscono nelle tenebre, dicendo:
"Chi ci vede? Chi ci conosce?".
16Quanto siete perversi! Forse che il vasaio
è stimato pari alla creta?
Un oggetto può dire del suo autore:
"Non mi ha fatto lui"?
E un vaso può dire del vasaio: "Non capisce"?
17Certo, ancora un po'
e il Libano si cambierà in un frutteto
e il frutteto sarà considerato una selva.
18Udranno in quel giorno i sordi le parole di un libro;
liberati dall'oscurità e dalle tenebre,
gli occhi dei ciechi vedranno.
19Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore,
i più poveri gioiranno nel Santo di Israele.
20Perché il tiranno non sarà più, sparirà il beffardo,
saranno eliminati quanti tramano iniquità,
21quanti con la parola rendono colpevoli gli altri,
quanti alla porta tendono tranelli al giudice
e rovinano il giusto per un nulla.
22Pertanto, dice alla casa di Giacobbe il Signore
che riscattò Abramo:
"D'ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire,
il suo viso non impallidirà più,
23poiché vedendo il lavoro delle mie mani tra di loro,
santificheranno il mio nome,
santificheranno il Santo di Giacobbe
e temeranno il Dio di Israele.
24Gli spiriti traviati apprenderanno la sapienza
e i brontoloni impareranno la lezione".
Lettera ai Romani 14
1Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni.2Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi.3Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto.4Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.
5C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali.6Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio.7Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso,8perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore.9Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
10Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio,11poiché sta scritto:
'Come è vero che io vivo, dice il Signore,
ogni ginocchio si piegherà davanti a me
e ogni lingua renderà gloria a Dio'.
12Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso.13Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello.
14Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo.15Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto!16Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete!17Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo:18chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini.19Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole.20Non distruggere l'opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d'accordo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo.21Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi.
22La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio. Beato chi non si condanna per ciò che egli approva.23Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti, che non viene dalla fede è peccato.
Capitolo VIII: L’offerta di Cristo sulla croce e la donazione di noi stessi
Leggilo nella BibliotecaParola del Diletto
Con le braccia stese sulla croce, tutto nudo il corpo, io offersi liberamente me stesso a Dio Padre, per i tuoi peccati, cosicché nulla fosse in me che non si trasformasse in sacrificio, per placare Iddio. Allo stesso modo anche tu devi offrire a me volontariamente te stesso, con tutte le tue forze e con tutto il tuo slancio, dal più profondo del cuore, in oblazione pura e santa. Che cosa posso io desiderare da te più di questo, che tu cerchi di offrirti a me interamente? Qualunque cosa tu mi dia, fuor che te stesso, l'ho per un nulla, perché io non cerco il tuo dono, ma te. Come non ti basterebbe avere tutto, all'infuori di me, così neppure a me potrebbe piacere qualunque cosa tu mi dessi, senza l'offerta di te. Offriti a me; da te stesso totalmente a Dio: così l'oblazione sarà gradita. Ecco, io mi offersi tutto al Padre, per te; diedi persino tutto il mio corpo e il mio sangue in cibo, perché io potessi essere tutto tuo e perché tu fossi sempre con me. Se tu, invece, resterai chiuso in te, senza offrire volontariamente te stesso secondo la mia volontà, l'offerta non sarebbe piena e la nostra unione non sarebbe perfetta. Perché, se vuoi giungere alla vera libertà e avere la mia grazia, ogni tuo atto deve essere preceduto dalla piena offerta di te stesso nelle mani di Dio. Proprio per questo sono così pochi coloro che raggiungono la luce e l'interiore libertà, perché non sanno rinnegare totalmente se stessi. Immutabili sono le mie parole: se uno non avrà rinunciato a "tutto, non potrà essere mio discepolo" (Lc 14,33). Tu, dunque, se vuoi essere mio discepolo, offriti a me con tutto il cuore.
Omelia III sul Genesi
Origene - Origene
Leggilo nella Biblioteca
La circoncisione di Abrahamo
1. Poiché in molti passi della divina Scrittura leggiamo che Dio parla agli uomini, e per questo i Giudei, ma anche alcuni dei nostri, ritennero che Dio dovesse esser concepito quasi come un uomo, cioè contrassegnato da membra e aspetto umani, mentre i filosofi disprezzano queste cose come mitiche e nate a somiglianza di invenzioni poetiche, mi pare opportuno in primo luogo fare un piccolo discorso su queste cose, e poi passare a quel che è stato proclamato.In primo luogo, dunque, il nostro discorso è per coloro i quali, essendo al di fuori, fanno strepito intorno a noi con arroganza, dicendo che al Dio eccelso, invisibile, incorporeo, non si addice avere passioni umane. Dicono: Se gli attribuite l'uso della parola, gli attribuirete senza dubbio anche la bocca, la lingua e le altre membra, mediante le quali si adempie la funzione del parlare; e, se è così, ci si è allontanati dal Dio invisibile e incorporeo; e, mettendo insieme molti argomenti di tal sorta, non lasciano in pace i nostri.
Con l'aiuto delle vostre preghiere, pertanto, affronteremo brevemente queste cose, come il Signore ce lo concederà.
Dio ha cura delle cose umane
2. Allo stesso modo che professiamo Dio incorporeo, onnipotente, invisibile, così confessiamo come dogma sicuro e incrollabile che egli ha cura delle cose umane, e che nulla si compie né in cielo né in terra al di fuori della sua provvidenza.Ricorda che abbiamo detto che nulla si compie senza la sua provvidenza, non: senza la volontà. Giacché molte cose si compiono senza la sua volontà, nulla senza la provvidenza.
Infatti è mediante la provvidenza che egli procura, dispensa, provvede le cose che accadono, mentre è mediante la volontà che vuole o non vuole qualcosa. Ma ne parleremo altrove; questa esposizione, infatti, sarebbe troppo lunga e diffusa.
Dunque, per il fatto che professiamo Dio come colui che tutto provvede e dispensa, ne consegue che egli indica quel che vuole e quel che occorre agli uomini: se non lo indicasse, non provvederebbe all'uomo, e non si potrebbe credere che si dia cura delle cose degli uomini.
Dio, dunque, indica agli uomini quel che vuole che facciano, e con quali sentimenti, in particolare, dobbiamo dire che lo indica? Non forse con quelli che hanno e conoscono gli uomini? Per esempio, se dicessimo che Dio tace, ritenendolo conveniente alla sua natura, come si potrebbe pensare che egli abbia indicato qualcosa mediante il silenzio? Ma si dice che ha parlato, affinché, sapendo gli uomini che, mediante questo mezzo, conoscono l'uno la volontà dell'altro, possano riconoscere che le parole trasmesse loro dai profeti, sono indizi della volontà di Dio. Certo non si comprenderebbe come in esse si trovi la volontà di Dio, se non si dicesse che egli ha detto quelle cose, poiché non si ha esperienza né conoscenza che fra gli uomini si possa indicare una qualche volontà mediante il silenzio.
Ma, di nuovo, non diciamo queste cose cadendo nell'errore dei Giudei, o anche di alcuni dei nostri, che errano con loro, così che, non potendo la fragilità umana sentir parlare di Dio altrimenti che mediante realtà e parole note, riteniamo per questo che Dio agisca anche con membra simili alle nostre e aspetto umano. Questo è estraneo alla fede della Chiesa.
Ma si dice che Dio ha parlato all'uomo o con l'ispirazione nel cuore di ciascuno dei santi, o facendo giungere al loro orecchio il suono della voce.
Allo stesso modo, quando indica che gli è noto quel che uno dice o fa, dice di avere udito; quando indica che abbiamo compiuto qualcosa di ingiusto, dice di essere adirato; quando ci rimprovera di essere ingrati verso i suoi benefici, dice di pentirsene, indicando queste cose per mezzo di questi sentimenti, propri dell'uomo, ma senza tuttavia far uso di quelle membra che sono della natura del corpo. Giacché la sua sostanza è semplice, non composta di membra, legami, sentimenti, ma tutto quel che si compie per le divine potenze, o viene presentato col nome di membra umane, o si enuncia per mezzo di sentimenti noti e comuni, affinché gli uomini possano capirlo. In questo modo si dice che Dio si adira, ascolta, parla.
Infatti, se si definisce la voce umana come aria colpita, cioè percossa dalla lingua, anche la voce di Dio può essere detta aria colpita dalla forza o dalla volontà divina.
Da qui deriva che, quando si dà una voce che viene da Dio, non giunge agli orecchi di tutti, ma l'ascoltano solo quelli cui interessa, perché tu comprenda che il suono non è trasmesso dal battito della lingua - altrimenti tutti l'udrebbero -, ma è regolato dalla guida di un cenno celeste.
Tuttavia, si riferisce che spesso la parola di Dio è stata rivolta ai profeti, ai patriarchi, e ad altri santi, anche senza suono di voce, come ci insegnano ampiamente tutti i sacri libri: per dirla in breve, in questi casi l'anima illuminata dallo Spirito di Dio si plasma in parole. E quindi, sia che Dio abbia manifestato la sua volontà in questo modo, o in quello che abbiamo detto sopra, si dice che ha parlato.
Dunque, secondo questa intelligenza, trattiamo ora di alcune delle cose che sono state proclamate.
I responsi ad Abrahamo
3. Molti responsi sono dati da Dio ad Abrahamo, ma non tutti sono diretti alla medesima persona: giacché certuni lo sono ad Abramo, certi altri ad Abrahamo, cioè alcuni dopo il mutamento del nome, altri mentre ancora era chiamato col nome di nascita.Il primo oracolo rivolto da Dio ad Abramo, prima del mutamento del nome, dice: Esci dalla tua terra, dalla tua parentela, e dalla casa di tuo padre (Gen 12, 1), e il resto; ma qui non viene dato alcun ordine riguardo al patto di Dio e alla circoncisione: giacché non poteva, in quanto era ancora Abramo, e portava il nome della nascita carnale, ricevere il patto di Dio e il segno della circoncisione.
Ma quando uscì dalla sua terra e dalla sua parentela , allora gli furono rivolti responsi più sacri, in primo luogo: Non sarai più chiamato Abramo, ma Abrahamo sarà il tuo nome (Gen 17, 5); allora ricevette anche il patto di Dio, e la circoncisione, segno della fede (cf Rm 4, 11), che non avrebbe potuto ricevere finché era nella casa paterna, fra i congiunti secondo la carne, e quando ancora era chiamato Abramo.
Ma, sia lui che la sposa, non furono neppure chiamati anziani, fino a che fu nella casa del padre, coabitando nella carne e nel sangue; ma dopo che partì di là, meritò di essere chiamato sia Abrahamo che anziano; dice infatti: Erano entrambi presbiteri, cioè anziani, Abrahamo e la sua veneranda sposa, e avanzati negli anni (Gen 18, 11).
Quanti prima di loro vissero vite ben più lunghe di anni, novecento e più anni, alcuni vissero fino a poco prima del diluvio, eppure nessuno di questi è stato chiamato anziano.
Infatti, con tale nome, non fu chiamata in Abrahamo la vecchiezza del corpo, ma la maturità del cuore.
Così dice il Signore anche a Mosè: Scegliti degli anziani, che tu stesso sappia che sono anziani (Num 11, 16). Consideriamo con maggiore diligenza la voce del Signore, per vedere cosa significhi questa aggiunta: Che tu stesso sappia che sono anziani. Forse che, riguardo a uno che mostrava l'età senile del corpo, non appariva chiaro agli occhi di tutti che era presbitero, cioè anziano? E perché dunque soltanto a Mosè, al profeta così grande e di tal genere, è comandato questo discernimento particolare, che siano scelti non quelli che conoscono gli altri uomini, né quelli che riconosce la gente inesperta, ma quelli che eleggerà il profeta ripieno di Dio? La disposizione, dunque, non riguarda il loro corpo, non l'età, ma l'anima.
Tali dunque erano i beati anziani Abrahamo e Sara. E per prima cosa vengono loro mutati i nomi di famiglia, assegnati dalla nascita carnale.
Avendo infatti Abrahamo novantanove anni, gli apparve Dio, e disse: Io sono Iddio, sii gradito al mio cospetto, e sii irreprensibile, e porrò il mio patto fra me e te. E Abrahamo cadde sulla sua faccia e adorò Dio, e Dio gli parlò dicendo: Io sono, ecco il mio patto con te, e sarai padre di una moltitudine di genti, e in te saranno benedette tutte le genti, e il tuo nome non sarà più chiamato Abramo, ma il tuo nome sarà Abrahamo (Gen 17, 1-5). E, avendo dato questo nome, subito soggiunge: Porrò il mio testamento fra me e te, e il tuo seme dopo di te. E questo è il patto che osserverai fra me e te, e il tuo seme dopo di te (Gen 17, 7); e aggiunge ancora:
Sarà circonciso ogni vostro maschio, e circonciderete la carne del vostro prepuzio (Gen 17, 13).
La circoncisione
4. Poiché siamo giunti a questi passi, voglio ricercare se il Dio onnipotente, che ha il dominio del cielo e della terra, volendo stabilire il patto con un uomo santo, riponeva l'apice di un così grande commercio nel fatto che venisse circonciso il prepuzio della sua carne e della progenie che sarebbe venuta da lui. Infatti il mio patto sarà sulla tua carne (Gen 17, 13): il Signore del cielo e della terra (cf Gen 24, 3) attribuiva dunque questo come titolo d'onore del patto eterno a colui che, unico, aveva scelto fra tutti i mortali? E in queste sole cose i maestri e i dottori della sinagoga ripongono la gloria dei santi; ma, se volete, venite e ascoltate in qual modo la Chiesa del Cristo, la quale per mezzo del Profeta aveva detto: Molto sono stati onorati da me i tuoi amici, o Dio (Sal 139), onori gli amici del suo sposo, e quanta gloria attribuisca ad essi, nel raccontarne le gesta.Dunque, ammaestrati dall'apostolo Paolo, diciamo che, allo stesso modo che molte altre cose accadevano come figura e immagine della verità futura (cf 1 Cor 10, 11), così anche la circoncisione carnale era figura della circoncisione spirituale, della quale era ben giusto e conveniente che il Dio della gloria (Sal 29, 3) desse agli uomini i precetti.
Ascoltate dunque come Paolo, dottore delle genti nella fede e nella verità (1 Tm 2, 7), ammaestra la Chiesa riguardo al mistero della circoncisione del Cristo. Dice: Vedete l'incisione - parla dei giudei, incisi nella carne -, infatti la circoncisione siamo noi, che serviamo a Dio nello spirito, e non riponiamo fiducia nella carne (Fil 3, 2-3).
Questa è una delle parole di Paolo sulla circoncisione; ascoltane un'altra: Non infatti colui che visibilmente è giudeo, né la circoncisione che è visibile nella carne, ma colui che nel segreto è giudeo, per la circoncisione del cuore, nello spirito, non nella lettera (Rm 2, 28-29): non ti sembra più giusto parlare di tale circoncisione, a proposito dei santi e amici di Dio, piuttosto che di una mutilazione della carne?
Non vorremmo che la novità del discorso spaventasse non solo i Giudei, ma anche qualcuno dei nostri fratelli. Sembra che Paolo, introducendo il discorso della circoncisione del cuore, presuma l'impossibile: come può accadere che si circoncida un membro che, coperto delle viscere interiori, resta nascosto agli sguardi stessi degli uomini?
Ritorniamo dunque alla parola dei profeti, affinché, per la vostra preghiera, si illuminino gli argomenti in questione.
Il profeta Ezechiele dice: Ogni straniero incirconciso di cuore e incirconciso di carne, non entrerà nel mio santuario (Ez 44, 9); e parimenti, in altro luogo, con rimprovero non minore, il Profeta dice: Tutti gli stranieri sono incirconcisi nella carne, ma i figli di Israele sono incirconcisi nel cuore (Ger 9, 26): si mostra dunque che, se uno non è circonciso nel cuore, anche se circonciso nella carne, non entrerà nel santuario di Dio.
La circoncisione delle orecchie
5. Ma sembrerà che io sia prigioniero delle mie argomentazioni. Infatti, proprio per questa testimonianza del Profeta, il giudeo subito mi incalza e dice: ecco, il Profeta indica l'una e l'altra circoncisione, della carne e del cuore; non resta spazio per l'allegoria, se si richiedono entrambe le circoncisioni.Se mi aiuterete con le vostre preghiere, affinché si degni la parola del Dio vivo (1 Pt 1, 23) di assistere l'aprirsi della nostra bocca (Ef 6, 19), potremo, con la sua guida, uscire, attraverso lo stretto cammino di questo problema, agli ampi spazi della verità, poiché, riguardo alla circoncisione della carne, dobbiamo confutare non solo i Giudei carnali, ma anche alcuni di quelli che sembrano avere accolto il nome del Cristo, e tuttavia ritengono sia da ricevere la circoncisione carnale, come gli Ebioniti, e quanti errano per una simile mancanza di discernimento.
Serviamoci dunque delle testimonianze dell'Antico Testamento, alle quali essi ricorrono volentieri. Sta scritto nel profeta Geremia: Ecco, questo popolo è incirconciso di orecchie (Ger 6, 10); ascolta, Israele, la voce del Profeta; ti muove un grande rimprovero, ti imputa una grande colpa. Di questo ti si accusa: di essere incirconciso nelle orecchie; e perché, sentendo queste parole, non hai usato il ferro per le tue orecchie, incidendole? Dio ti incolpa e ti condanna, poiché non hai le orecchie circoncise: infatti non permetto che tu ti rifugi nelle nostre interpretazioni allegoriche, che Paolo ci ha insegnato. Perché ti fermi nel circoncidere? Taglia le orecchie, tronca le membra, che Dio ha creato per l'utilità dei sensi e l'ornamento dell'essere umano; giacché tu intendi cosi le parole divine!
Ma ti farò anche un altro esempio, cui non potrai contraddire.
Nel passo dell'Esodo, in cui noi, nei codici della Chiesa, abbiamo scritto che Mosè risponde al Signore dicendo: Signore, provvedi un altro da mandare; infatti io sono di esile voce e tardo di lingua, voi avete negli esemplari ebraici: Io sono incirconciso di labbra (cf Es 4, 13. 10). Ecco, secondo i vostri esempi., che dite più veri, avete la circoncisione delle labbra.
Se dunque, secondo voi, Mosè dice di essere ancora indegno, perché non è circonciso di labbra, certamente questo indica che è più degno e santo colui che è circonciso di labbra. Usate dunque la falce anche per le labbra, e tagliate le pelli della bocca, giacché vi è gradito un simile intendimento delle lettere divine.
Che se riconducete la circoncisione delle labbra ad allegoria, e dite non meno allegorica e in figura la circoncisione delle orecchie, come mai non ricercate l'allegoria anche nella circoncisione del prepuzio?
Ma lasciamo da parte quelli che, alla maniera degli idoli, hanno orecchie e non odono, e hanno occhi e non vedono (Sal 115, 6. 5); ma voi, o popolo di Dio, e popolo scelto come acquisizione per narrare le potenze del Signore (cf 1 Pt 2, 9-10), accogliete la degna circoncisione della parola di Dio nelle vostre orecchie, nelle labbra, nel cuore, nel prepuzio della vostra carne, e assolutamente in tutte le vostre membra.
Siano circoncise le vostre orecchie secondo la parola di Dio, così da non accogliere la voce del nemico, da non udire le parole del malèdico e del bestemmiatore, da non essere aperte alle calunnie, alla menzogna, all'irritazione. Siano tappate e chiuse, per non ascoltare il giudizio del sangue (cf Is 33, 15), essere aperte a canzoni impudiche, a melodie di teatro; non accolgano nulla di osceno, ma si distolgano da ogni spettacolo corrotto.
E' questa la circoncisione con la quale la Chiesa del Cristo circoncide le orecchie dei suoi infanti; e queste sono le orecchie, credo, che il Signore ricercava nei suoi ascoltatori dicendo: Chi ha orecchie da ascoltare, ascolti (Mt 13, 9). Infatti nessuno può ascoltare con orecchie incirconcise e immonde le pure parole della sapienza e della verità.
Passiamo, se volete, anche alla circoncisione delle labbra. Penso che sia incirconciso di labbra (Es 6, 30) colui che non l'ha fatta ancora finita con le parole stolte, con le scurrilità, che oltraggia i buoni, che accusa il prossimo, che fomenta le liti, che muove calunnie, che mette in conflitto i fratelli fra loro con parole false, che pronuncia cose vane, sciocche, mondane, impudiche, turpi, ingiuriose, insolenti, blasfeme, e altre cose, che sono indegne di un cristiano. Ma, se uno trattiene la sua bocca da tutte queste cose, e regola i suoi discorsi con giudizio (Sal 112, 5), reprime la loquacità, frena la lingua, modera le parole, costui è detto a buon diritto circonciso di labbra.
Ma anche quelli che parlano altezzosamente iniquità e protendono la lingua fino al cielo (cf Sal 73, 8-9), come fanno gli eretici, si devono chiamare incirconcisi e immondi di labbra, mentre circonciso e mondo è colui che parla sempre la parola di Dio, e proferisce la sana dottrina, fortificata dalle regole evangeliche ed apostoliche.
In tal maniera, dunque, si dà nella Chiesa di Dio anche la circoncisione delle labbra.
Alleanza eterna fra Dio e l'uomo
6. Ora, secondo la nostra promessa, vediamo in qual modo debba essere assunta anche la circoncisione della carne.Nessun dubbio che questo membro, in cui è il prepuzio, serva alle funzioni naturali dell'unione carnale e della generazione. Dunque: chi si comporta riguardo a moti siffatti nel tempo opportuno, non oltrepassa i limiti imposti dalle leggi, non conosce altra donna se non la legittima sposa, e anche ad essa si unisce solo per avere prole in giorni stabiliti e leciti, costui si può dire circonciso nel prepuzio della sua carne. Ma chi si lascia andare ad ogni lascivia, e disordinatamente inclina ad amplessi diversi e illeciti, ed è trasportato senza freno nel gorgo di ogni libidine, costui è incirconciso nel prepuzio della sua carne.
La Chiesa del Cristo, invero, rafforzata dalla grazia di colui che per lei è stato crocifisso, non solo si astiene dai talami illeciti e nefandi, ma anche da quelli permessi e leciti, e, come vergine sposa del Cristo, fiorisce di vergini caste e pudiche, nelle quali si è compiuta la vera circoncisione del prepuzio della carne, e veramente si custodisce intatto nella loro carne il patto di Dio, il patto eterno.
Ci resta da accennare anche alla circoncisione del cuore. Chi ribolle di desideri osceni e di turpi brame, e, per dirla in breve, commette adulterio nel cuore (Mt 5, 28), è incirconciso di cuore (cf Ez 44, 9); ma anche chi conserva nell'anima sentimenti eretici, e formula nel cuore affermazioni blasfeme contro la scienza di Cristo, costui è incirconciso di cuore; chi invece custodisce pura la fede nella schiettezza della coscienza, è circonciso di cuore; di lui si può dire: Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio (Mt 5, 8).
Quanto a me, similmente, oso aggiungere anche questo alle parole profetiche, che, come bisogna essere circoncisi nelle orecchie, nelle labbra, nel cuore, e nel prepuzio della carne, secondo quanto abbiamo detto sopra, così forse hanno bisogno di circoncisione anche le nostre mani, i nostri piedi, vista, odorato, tatto. Infatti, perché l'uomo di Dio sia perfetto in tutto, sono da circoncidersi tutte le membra, così le mani: dalle rapine, dai furti, dalle stragi, e aprirsi soltanto alle opere di Dio.
Sono da circoncidersi i piedi, che non siano veloci a spargere il sangue (cf Sal 14, 3) e non entrino nel consesso dei maligni (Sal 1, 1), ma vadano solo per comando di Dio.
Sia circonciso anche l'occhio, per non bramare le cose altrui, per non guardare una donna con concupiscenza (cf Es 20, 17; Mt 5, 28): chi, lascivo e curioso, vaga con gli sguardi sulle forme femminee, è incirconciso di occhi.
Chi, sia che mangi sia che beva, come comanda l'Apostolo, mangia e beve a gloria di Dio (cf 1 Cor 10, 31), è circonciso nel gusto; mentre colui il cui Dio è il ventre (cf Fil 3, 19) ed è schiavo dei piaceri della gola, potrei dire che ha il gusto incirconciso.
Chi contiene il buon odore del Cristo (2 Cor 2, 15), e ricerca nelle opere di misericordia l'odore soave (cf Gen 8, 21; Lv 1, 9; ecc.), ha l'odorato circonciso; invece chi avanza cosparso dei migliori unguenti (Am 6, 6), dobbiamo chiamarlo incirconciso nell'odorato.
Ma anche ogni singolo membro, se è soggetto, nella sua funzione, ai comandamenti di Dio, può dirsi circonciso; se invece si abbandona alla lussuria, al di là delle leggi prescrittegli da Dio, è da ritenersi incirconciso. Penso sia questo quel che ha detto l'Apostolo: Come infatti avete offerto le vostre membra per servire all'iniquità per l'iniquità, così ora offrite le vostre membra per servire alla giustizia per la santificazione (Rm 6, 19).
Quando le nostre membra servivano alla iniquità, non erano circoncise, e non c'era in esse il patto di Dio; ma quando hanno incominciato a servire alla giustizia per la santificazione (cf Rm 6, 19), si adempie in esse la promessa che è stata fatta ad Abrahamo. Allora infatti viene sigillata in loro la legge di Dio e il suo patto.
Questo è veramente il sigillo della fede (cf Gen 17, 11; Rm 4, 11), che contiene il patto dell'alleanza eterna fra Dio e l'uomo; questa è la circoncisione che, mediante Gesù, fu data al popolo di Dio con coltelli di pietra (Gs 5, 2). E qual è il coltello di pietra, e quale la spada, con cui è stato circonciso il popolo di Dio? Ascolta quel che dice l'Apostolo: Viva è la parola di Dio, efficace, e più acuta di ogni spada acuta dall'una e dall'altra parte, e giunge fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; e discerne i pensieri e le intenzioni del cuore (Eb 4, 12); questa è dunque la spada, con la quale dobbiamo essere circoncisi, e della quale dice il Signore Gesù: Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la spada (Mt 10, 34): non ti sembra più degna questa circoncisione, e che in essa si debba collocare il patto di Dio?
Confronta, se ti fa piacere, queste nostre cose con le vostre favole giudaiche e turpi narrazioni, e vedi se in quelle vostre, o non piuttosto in queste che sono annunciate nella Chiesa del Cristo, si osservi la circoncisione che viene da Dio; se non ti accorgi e capisci da te stesso che la circoncisione della Chiesa è onorevole, santa, degna di Dio, mentre la vostra è turpe, sconcia, deforme, e che preferisce la volgarità anche nell'attitudine e nell'aspetto.
Dice Dio ad Abrahamo: Sarà la circoncisione e il mio patto sulla tua carne (Gen 17, 13). Se tale sarà la nostra vita, così proporzionata e composta in tutte le sue membra, che tutti i nostri movimenti si svolgano secondo la legge di Dio, veramente sarà sulla nostra carne il patto di Dio (cf Gen 17, 13).
Con questo abbiamo percorso brevemente l'Antico Testamento, per confutare coloro che confidano nella circoncisione della carne, e, insieme, per edificare la Chiesa del Signore.
Il patto di nostro Signore
7. Passo ora al Nuovo Testamento, in cui è la pienezza di tutte le cose, e quindi voglio mostrare come anche noi possiamo avere sopra la nostra carne il patto del nostro Signore Gesù Cristo. Infatti non basta che tali cose si dicano solo nominalmente e a parole, ma bisogna adempiere con i fatti. Dice l'apostolo Giovanni: Ogni spirito che confessa che Gesù è venuto nella carne, è da Dio (1 Gv 4, 2); e che dunque? Se uno che pecca e non agisce rettamente confessa che Gesù è venuto nella carne, ci sembrerà che confessi nello Spirito di Dio? Questo non è avere il patto di Dio sulla carne, ma nella voce. A lui si dice subito: Ti sbagli, o uomo, il regno di Dio non è nella parola, ma nella potenza (1 Cor 4, 20).Sto cercando come sarà il testamento del Cristo sopra la mia carne. Se mortificherò le mie membra, che sono sulla terra (cf Col 3, 5), avrò il patto del Cristo sopra la mia carne; se sempre porterò intorno nel mio corpo la morte di Gesù Cristo (cf 2 Cor 4, 10) nel mio corpo c'è il patto del Cristo, poiché, se soffriamo insieme, insieme anche regneremo (2 Tm 2, 12); se sarò piantato a somiglianza della sua morte (cf Rm 6, 5) mostro che il suo patto è sulla mia carne.
A che giova che io dica che il Cristo è venuto soltanto in quella carne che ha assunto da Maria, e non mostri che è venuto anche in questa mia carne? Allora solamente lo mostro, se, come prima ho offerto le mie membra per servire all'iniquità per l'iniquità, ora le volgerò e le offrirò per servire alla giustizia per la santificazione (cf Rm 6, 19).
Mostro che il patto di Dio è nella mia carne, se potrò dire con Paolo che sono con-crocifisso con il Cristo; vivo non più io, ma vive in me il Cristo (Gal 2, 19-20), e se potrò dire, come egli diceva: Io poi porto le stigmate del mio Signore Gesù Cristo nel mio corpo (Gal 6, 17): veramente mostrava che il patto di Dio era sulla sua carne, lui che diceva: Chi ci separerà dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù? La tribolazione, l'angoscia, il pericolo, la spada? (Rm 8, 35. 39).
Infatti, se confessiamo soltanto con la voce Gesù Signore, e non mostriamo che il patto di lui è sulla nostra carne secondo quanto abbiamo esposto sopra, sembrerà che anche noi facciamo qualcosa di simile ai Giudei, che pensano di confessare Dio soltanto per il segno della circoncisione, ma lo negano con i fatti.
Conceda dunque a noi il Signore di credere con il cuore, di confessare con la bocca (cf Rm 10, 9), di provare con le opere che il patto di Dio è sulla nostra carne, affinché gli uomini, vedendo le nostre opere buone, diano gloria al nostro Padre che è nei cieli (cf Mt 5, 16), per Gesù Cristo, nostro Signore, al quale è la gloria nei secoli dei secoli. Amen (Gal 1, 5).
26 - Cristo, nostro salvatore, risorge ed appare alla sua Madre beatissima, accompagnato dai santi padri del limbo.
La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca1466. L'anima santissima di Cristo si trattenne nel limbo dalle tre e
mezzo pomeridiane del venerdì sino a dopo le tre del mattino della
domenica seguente. A tale ora egli tornò al sepolcro, accompagnato come
principe vittorioso dagli stessi angeli che aveva portato con sé e da
coloro che aveva riscattato da quelle carceri sotterranee, come spoglie
della sua conquista e come pegno del suo magnifico trionfo, abbandonando
prostrati e castigati i suoi ribelli nemici. Là c'erano molti altri
spiriti celesti, che custodivano la tomba onorando le sacre membra unite
alla divinità. Alcuni di essi, per comando della loro Regina, avevano
recuperato il sangue sparso, i brandelli di carne saltati per le ferite,
i capelli strappati dal sublime capo e il resto che apparteneva
all'ornamento e alla totale integrità della sua umanità beatissima; di
tutto ciò si prese cura la Madre della prudenza. Conservavano queste
reliquie, esultando ciascuno per la parte che gli era toccato in sorte
di raccogliere. Prima di ogni altra cosa, fu mostrato ai padri il corpo
del loro Salvatore, piagato, lacerato e sfigurato, come lo aveva ridotto
la crudeltà dei giudei. Tutti costoro lo adorarono, riconoscendolo
anche da morto, e proclamarono di nuovo che veramente il Verbo fatto
uomo si era caricato dei nostri dolori e aveva estinto il nostro debito,
pagando con sovrabbondanza alla giustizia dell'eterno Padre quello che
noi meritavamo, essendo egli irreprensibile e senza colpa. I nostri
progenitori Adamo ed Eva compresero la strage compiuta dalla loro
disobbedienza, il penoso rimedio che essa aveva avuto e l'immensa bontà e
misericordia di Gesù. I patriarchi e i profeti videro adempiuti i loro
oracoli e le speranze delle promesse superne. Sentendo nella gloria
delle loro anime l'effetto della copiosa redenzione, lodarono ancora
l'Onnipotente e il Santo dei santi, che l'aveva operata con una
disposizione tanto meravigliosa della sua sapienza.
1467. Dopo di ciò, davanti a tutti loro, i ministri
dell'Altissimo restituirono al corpo defunto i pezzi che avevano
radunato come frammenti venerabili, riportandolo alla sua completezza e
perfezione; nel medesimo istante l'anima santissima del Signore si
ricongiunse ad esso, dandogli vita e splendore immortale. Al posto del
lenzuolo e delle unzioni con cui era stato sepolto, fu rivestito dei
quattro doni della gloria, cioè della chiarezza, dell'impassibilità,
dell'agilità e della sottigliezza, e questi dall'anima si trasmisero al
corpo divinizzato. Erano dovuti all'Unigenito come per eredità e
partecipazione naturale dall'istante della sua concezione, perché fin da
quel momento la sua anima santissima era stata glorificata e la sua
umanità innocentissima unita alla divinità; in tale occasione, però,
essi erano rimasti sospesi, senza ridondare nel corpo purissimo, per
lasciarlo soggetto alle sofferenze e permettergli, privandosene, di
conseguire la nostra gloria. Quando risorse gli vennero con ragione
riconsegnati in misura proporzionata all'unione della sua anima con la
divinità e alla gloria corrispondente. Come questa è inspiegabile ed
ineffabile per la nostra scarsa capacità, così è impossibile anche
definire adeguatamente con parole e con esempi quella delle sue membra
divinizzate, perché a paragone anche il cristallo è oscuro. La luce che
contengono e riflettono sovrasta quella degli altri corpi gloriosi come
il giorno vince la notte e un migliaio di soli una singola stella. Se
anche si facesse confluire in qualche essere la bellezza di tutti gli
altri, sembrerebbe bruttezza al confronto e nell'intero universo non ce
n'è alcuno simile.
1468. L'eccellenza di tali quattro doti superò allora di
gran lunga quella che esse avevano avuto sul Tabor ed in altri frangenti
nei quali Cristo aveva mutato il suo aspetto: il suo sacro corpo le
aveva sempre avute di passaggio e nel modo conveniente al fine per il
quale si era trasfigurato, mentre in questo caso le ebbe con pienezza
per goderne perennemente. Per mezzo dell"'impassibilità" esso divenne
invulnerabile rispetto ad ogni potere creato, perché niente era in grado
di alterarlo o cambiarlo. Tramite la "sottigliezza" fu purificato a tal
punto da poter penetrare negli altri corpi senza incontrare resistenza,
come un semplice spirito; così, attraversò la pietra del sepolcro senza
muoverla né spezzarla, nella stessa maniera in cui era uscito dal
grembo verginale della castissima Madre. L"'agilità" lo rese tanto
libero dal peso e dalla lentezza della materia da oltrepassare quella
degli angeli immateriali e da dargli facoltà di spostarsi da un luogo
all'altro con più rapidità di loro, come accadde nelle apparizioni agli
apostoli e in altre circostanze. Le sacre piaghe, che prima deformavano
il suo beatissimo corpo, diventarono nei piedi, nelle mani e nel costato
così graziose e sfavillanti da farlo stupendo, in modo ammirevole. Il
nostro Salvatore si alzò dalla tomba con tutta questa magnificenza e
maestà, e alla presenza dei santi e dei patriarchi promise a tutto il
genere umano che, come frutto della sua risurrezione, ciascuno sarebbe
risuscitato nel proprio corpo e i retti sarebbero stati glorificati in
esso. Come pegno di questa assicurazione e come caparra della
risurrezione universale, ordinò alle anime di molti tra coloro che si
trovavano lì di ricongiungersi ai loro corpi e di risuscitarli per
l'immortalità. Tale comando fu immediatamente eseguito ed essi tornarono
in vita, come riferisce Matteo anticipando il mistero. Fra di loro vi
furono sant'Anna, san Giuseppe, san Gioacchino ed altri padri che si
erano distinti nella fede e nella speranza dell'incarnazione,
desiderandola e domandandola con più insistenza. Come premio per queste
opere, fu anticipata la glorificazione dei loro corpi.
1469. Oh, come già si mostrava vigoroso e mirabile,
vittorioso e forte questo leone di Giuda, figlio di Davide! Nessuno si
destò mai dal sonno con la velocità con cui egli si svegliò dalla morte.
Subito, alla sua voce imperiosa, le ossa rinsecchite e disperse di tali
vecchi cadaveri si accostarono e la carne, ormai trasformata in
polvere, si formò di nuovo e si unì ad esse ricostituendo l'antico
corpo, migliorato dai doni di gloria che ridondavano dall'anima
glorificata da cui riceveva vita. Tutti quei giusti furono fatti
risorgere in un attimo e stettero in compagnia del loro Redentore, più
rifulgenti del sole stesso, puri, leggiadri, trasparenti e leggeri per
seguirlo ovunque. Con la loro sorte beata ci confermarono nella fiducia
di contemplarlo nella nostra stessa carne, con i nostri stessi occhi, e
non con quelli di altri, come aveva profetizzato Giobbe per darci
consolazione. La Regina era informata di tutti questi segreti e
partecipava di essi con l'illuminazione che aveva nel cenacolo.
Nell'istante in cui l'anima santissima di Gesù entrò nel proprio corpo
fu comunicato a quello di Maria il gaudio che era rimasto trattenuto
nella sua anima, e come concentrato in essa in attesa della risurrezione
di lui. Questo beneficio fu tale da portarla dalla pena alla letizia,
dalla tristezza alla contentezza, dal dolore alla felicità ineffabile e
al riposo. In quell'occasione Giovanni si recò a visitarla, come aveva
fatto il giorno precedente, per rincuorarla nella sua amara solitudine, e
scorse improvvisamente colma di splendore e di contrassegni di gloria
colei che poco innanzi riconosceva appena nella sua afflizione. Si
meravigliò e, avendola osservata con grande riverenza, giudicò che
Cristo dovesse essere già risorto, poiché ella era così rinnovata.
1470. La Signora, con questa eccezionale esultanza e con
atti sublimi che compiva di fronte a realtà tanto eccelse, cominciò a
disporsi all'incontro con il suo diletto, al quale era già molto vicina.
Tra gli inni, i cantici e le preghiere, sentì in sé un altro mutamento,
cioè una specie di giubilo e sollievo celeste, corrispondente in modo
straordinario alle tribolazioni che aveva sostenuto. Questo era
differente e più elevato della ridondanza di gioia che dalla sua anima
traboccava in maniera naturale nel corpo. Dopo tali effetti provò subito
un terzo favore di altre elargizioni superne: avvertì che le erano
infuse con diversa luce le qualità che precedono la visione di Dio,
nell'illustrazione delle quali non mi soffermo, avendolo già fatto nella
prima parte. Aggiungo solo che in questa circostanza ella ottenne
grazie più abbondanti ed eccellenti che nelle altre, per il sacrificio
di sua Maestà e i meriti da lei acquistati in esso; il conforto che le
veniva dalla mano onnipotente di lui era proporzionato ai suoi
molteplici affanni.
1471. Il nostro Salvatore, risorto e glorioso, arrivò da
lei, che era così preparata, accompagnato da tutti i santi e i
patriarchi; ella, sempre umile, si prostrò a terra e adorò il suo
Unigenito, che la fece alzare e la strinse a sé. Con questo abbraccio,
più intimo di quello che Maria di Màgdala bramava con la sua umanità e
le sue piaghe, alla Madre vergine fu fatta una concessione assolutamente
singolare, di cui ella soltanto fu degna, in quanto libera dalla legge
del peccato. Anche se allora non fu la più considerevole, non avrebbe
potuto accoglierla se non fosse stata sorretta dagli angeli e dal
Signore stesso, perché non venissero meno le sue facoltà. Il prodigio fu
che il corpo glorioso racchiuse quello della sua castissima genitrice,
compenetrandosi con lei o penetrandolo con se stesso, come se un globo
di cristallo tenesse dentro di sé il sole, che con i suoi raggi lo
riempisse tutto di luminosità e di bellezza. Così ella si unì a lui per
mezzo di quel divinissimo contatto, che fu come una porta per entrare a
comprendere la gloria della sua anima e del suo corpo. Per tali
privilegi, come per gradi di doni ineffabili, il suo spirito si innalzò
alla cognizione di profondi arcani; mentre era in essi, udì una voce che
le diceva: «Amica, ascendi più su». Per essa fu trasformata
completamente e ammirò l'Altissimo in modo chiaro e intuitivo, trovando
in lui, benché di passaggio, il riposo e il premio di tutte le sue
angustie. Qui è necessario il silenzio, perché mancano le parole e la
capacità per riferire ciò che le avvenne in tale visione, che fu più
mirabile delle altre che aveva avuto. Celebriamo questo evento con
stupite lodi, con congratulazioni, con amore e con riverenti
ringraziamenti per quanto ci guadagnò e per quanto fu sollevata.
1472. Per alcune ore la Principessa godette di Dio con suo
Figlio, partecipe della sua gloria come lo era stata del suo strazio;
quindi, discese attraverso gli stessi gradi per i quali era salita e
alla fine restò di nuovo reclinata sul braccio sinistro della santissima
umanità, accarezzata in altra maniera dalla destra della sua divinità.
Ebbe con Gesù dolcissimi colloqui sugli inesprimibili misteri della sua
passione e della sua esaltazione, rimanendo in essi un'altra volta
inebriata dal vino della carità, che bevve senza limitazione alla sua
stessa fonte. In tale occasione le fu dato con larghezza quanto una
semplice creatura poté mai ricevere, perché l'equità celeste volle
compensare il "quasi aggravio" - lo chiamo così perché non mi so
spiegare meglio - che, tanto integra e senza macchia, aveva sofferto con
gli spasimi della crocifissione e di quanto la precedette, che furono
gli stessi di Cristo; il gaudio e il beneficio corrisposero alle pene
che ella aveva subito.
1473. Quindi, sempre in uno stato eccelso, si rivolse ai
presenti, che riconobbe tutti insieme e ciascuno individualmente secondo
il loro ordine, magnificando l'Onnipotente per ciò che la sua
sconfinata misericordia aveva realizzato in ognuno. Le dette particolare
gioia incontrare i suoi genitori Gioacchino e Anna, il suo sposo
Giuseppe e Giovanni il Battista. Parlò a loro e poi ai patriarchi, ai
profeti e ai progenitori Adamo ed Eva. Tutti si inginocchiarono
contemporaneamente davanti a lei, Madre del Salvatore, causa del loro
rimedio e cooperatrice della loro redenzione. Come tale vollero
venerarla adeguatamente, poiché così dispose la sapienza superna; la
Regina delle virtù e maestra dell'umiltà, però, si chinò al suolo e rese
omaggio a tutti come era loro dovuto. Sua Maestà le permise di farlo
perché costoro, benché inferiori nella grazia, le erano superiori
essendo nella condizione di beati con gloria perenne, mentre ella era
ancora viatrice. Continuò poi tale conversazione dinanzi all'Unigenito, e
invitò loro e gli angeli ad acclamare colui che aveva prevalso sulla
morte, sul peccato e sull'inferno; questi, dunque, intonarono altri
cantici, salmi ed inni. Giunse così l'ora nella quale il Risorto apparve
altrove.
Insegnamento della Regina del cielo
1474. Carissima, rallegrati nell'afflizione che provi nel
riconoscere il tuo discorso insufficiente per esporre ciò che il tuo
intimo afferra di realtà tanto sublimi quali sono quelle delle quali hai
scritto. È trionfo della persona e onore del suo Autore che essa si dia
per vinta di fronte ad arcani così ammirevoli, tanto più che nella
carne peritura si possono capire in misura minore. Io sentii i tormenti
del mio adorato e, anche se non persi la vita, sopportai in maniera
inesplicabile i dolori propri del decesso. A questo ebbe
proporzionatamente seguito in me una straordinaria risurrezione mistica
ad un modo di essere più elevato nella perfezione e negli atti. Essendo
l'Altissimo infinito, quantunque se ne partecipi molto si ha ancora
tanto da intendere, gustare, amare. Perché adesso tu possa indagare
qualcosa della gloria del mio Signore, della mia e di quella degli
eletti, scorrendo le doti del corpo glorioso, ti voglio proporre la
regola per passare a quelle dell'anima. Ti è noto che queste sono:
"visione", comprensione e fruizione.,; le prime, invece, sono quelle che
hai già ripetuto: "chiarezza", "impassibilità", "sottigliezza" e
"agilità".
1475. A tutte queste qualità si collega in chi è in stato
di grazia qualche incremento per qualsiasi azione apprezzabile, benché
non maggiore del muovere una pagliuzza per amor di Dio o del porgere un
bicchiere di acqua'. Per ciascuna, sebbene piccolissima, costui si
procura per quando sarà in paradiso più "chiarezza" di quella di molti
soli. Con l"’impassibilità" si allontana dalla corruzione mondana più di
quanto riesca a respingerla con tutti i suoi sforzi, scostando da sé
ciò che lo può offendere o alterare. Con la "sottigliezza" avanza
nell'essere al di sopra di quello che gli può resistere e acquista nuova
forza su ciò che cerca di penetrare. Riguardo all"’agilità", per ogni
opera buona gli è data più velocità di quella degli uccelli, dei venti,
del fuoco e di tutti gli altri elementi nel tendere verso il loro centro
di attrazione. Dall'aumento delle doti del corpo dedurrai che cosa
ottengano quelle dell'anima, alle quali esse corrispondono e dalle quali
derivano. Nella "visione" beatifica ogni atto lodevole garantisce una
cognizione degli attributi e delle prerogative dell'Eterno più profonda
di quella conseguita da tutti i dottori e i dotti dei quali la Chiesa si
vanta. Si estende pure la "comprensione" di tale oggetto, perché per la
fermezza con cui si possiede quel sommo e inesauribile bene viene
concessa al giusto ulteriore sicurezza e riposo più stimabile che se
fosse suo quanto vi è di più prezioso, ricco e desiderabile, anche se
l'avesse tutto senza timore di esserne privato. Nella "fruizione", per
la carità con cui si agisce, sono elargiti in cielo eccellenti gradi di
amore fruitivo. Mai il più intenso affetto che i mortali hanno per ciò
che è materiale arrivò a poter essere paragonato con tale accrescimento,
né il godimento che risulta da esso con tutto quello che si trova
nell'esistenza terrena.
1476. Figlia mia, innalza le tue riflessioni: dai mirabili
premi anche di un solo gesto fatto per l'Onnipotente pondera a fondo
quale sarà quello dei santi, che per lui ne compirono di tanto eroici e
magnifici, e patirono torture e martiri così crudeli come sono
attestati. Se accade questo in loro, che sono semplici uomini e soggetti
a colpe e mancanze che ritardano il merito, considera quanto più potrai
quale debba essere l'enorme grandezza del mio Unigenito, e coglierai
sino a che punto sia limitata la vostra capacità, soprattutto nel tempo
del pellegrinaggio, per abbracciare degnamente questo mistero e farsene
un giudizio appropriato. L'anima santissima di Cristo era congiunta
sostanzialmente alla Persona divina ed era conseguente che Dio, dopo
averle comunicato in modo ineffabile il suo stesso essere, riversasse in
essa l'oceano sconfinato della medesima divinità, beatificandola in
misura adeguata. Anche se Gesù non guadagnò questa gloria, perché l'ebbe
fin dall'istante della sua concezione nel mio grembo per l'unione
ipostatica, quello che fece in trentatré anni, nascendo in povertà,
vivendo in mezzo a tribolazioni, amando come viatore, ammaestrando,
soffrendo, acquistando meriti, redimendo l'intero genere umano, fondando
la comunità ecclesiale e quanto la fede cattolica insegna, procurò al
suo corpo purissimo gloria proporzionata a quella dell'anima. Ciò è
inesprimibile ed immenso, e sarà manifestato solo quassù. Il braccio
vigoroso dell'Altissimo realizzò anche in me, umile creatura, cose
stupende, che mi fecero subito dimenticare i tormenti della passione. Lo
stesso avvenne ai padri del limbo e avviene agli altri retti quando
ricevono la ricompensa. Scordai l'amarezza e le pene che avevo dovuto
sopportare, perché il sublime gaudio bandì il dolore, ma non cancellai
mai dalla mia mente quello che il Redentore aveva sostenuto per tutti.
24-10 Aprile 29, 1928 Come le virtù sono germi, piante, fiori e frutti; la Divina Volontà è vita. Le maraviglie del ti amo; come l’amore non si stanca mai. Chi vive nel Voler Divino non può andare in purgatorio, si ribellerebbe l’universo.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) La mia povera mente è sempre in balia del Fiat Supremo, mi sembra che non so pensare ad altro, né voglio occuparmi d’altro, sento una corrente in me, che ora mi ferma ad un punto ed ora ad un’altro del Voler Divino, ma sempre in Esso vado a finire, senza prendere mai tutta la sua luce interminabile, perché ne sono incapace. Ed il mio amabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto, facendomi una sorpresa:
(2) “Figlia mia, quando l’anima pratica una virtù, il primo atto che pratica forma il germe, e come pratica il secondo ed il terzo atto e così di seguito, così coltiva il germe, lo innaffia, cresce in pianta e porta i suoi frutti. Se poi si pratica una sol volta, o qualche volta, il germe non viene né innaffiato, né coltivato, muore, e l’anima resta senza pianta e senza frutto, perché non forma mai una virtù un’atto solo, ma ripetuti atti. Succede come alla terra che non basta gettarle il seme nel suo seno, ma conviene spesso coltivare la terra, innaffiarla, se si vuole la pianta ed i frutti di quel seme, altrimenti la terra si fa dura sopra del seme e lo seppellisce senza darle la vita. Ora chi vuole la virtù della pazienza, dell’ubbidienza, ed altro, deve gettare il primo germe, e poi con altri atti innaffiarli e coltivarli, così nell’anima sua formerà tante belle e diverse piante. Invece la mia Volontà non è germe come le virtù, ma vita, e come l’anima incomincia a rassegnarsi, a guardarla in tutto ed a vivere in Essa, così viene formata in lei la piccola Vita Divina, e come si va inoltrando nella pratica di vivere nel mio Volere, così cresce e si va ingrandendo questa Vita Divina, fino a riempire l’anima di tutta questa Vita, in modo che non resta di lei che il solo velo che la copre e nasconde dentro di sé. E come alle virtù, così per la mia Volontà, se la creatura non dà l’alimento continuo degli atti suoi in Essa alla piccola Vita Divina, questa non cresce e non la riempie tutta intera. Succede come ad un bambino nato che se non si alimenta muore sul nascere, perché la mia Volontà essendo Vita, ha più bisogno che le virtù che sono immagini delle piante, del continuo alimento per crescere e formarsi vita intera, per quanto è capace una creatura. Ecco perciò la necessità che tu viva sempre in Essa, per prendere il suo cibo prelibato dallo stesso mio Volere per alimentare la sua Vita Divina in te. Vedi dunque che gran differenza c’è tra le virtù e la mia Volontà, le prime sono piante, fiori e frutti che abbelliscono la terra e dilettano le creature, invece il mio Fiat è cielo, sole, aria, calore, palpito, cose tutte che formano Vita e Vita Divina nella creatura. Quindi amala questa Vita e dagli alimento continuo, affinché tutta ti riempia e nulla resti di te”.
(3) Dopo di ciò seguivo il mio giro nel Voler Divino, e ripetendo il mio ritornello del ti amo, stavo dicendo: “Gesù, amor mio, voglio lasciare tutto l’essere mio nel tuo Fiat per potermi trovare in tutte le cose create, per imperlarle col mio ti amo. Anzi voglio mettere il mio cuore nel centro della terra, e come palpito, così voglio abbracciare tutti i suoi abitatori, e seguendo tutti i loro palpiti col mio ti amo voglio darti l’amore di ciascuno di essi, e come si ripete il mio palpito da dentro il centro della terra, così voglio mettere il mio ti amo a tutti i germi che racchiude nel suo seno, e come i germi spuntano e si formano le piante, le erbe, i fiori, così voglio mettere il mio ti amo, per poterli vedere racchiusi nel mio ti amo per Gesù”. Ma mentre ciò dicevo, il mio pensiero ha interrotto il mio ritornello del ti amo dicendomi: “Quante sciocchezze dici, Gesù stesso ne sarà stanco di sentire la tua lunga cantilena, ti amo, ti amo”. E Gesù, movendosi in fretta nel mio interno, e guardando tutta la Creazione per vedere se in tutte le cose, piccole e grandi, c’era la vita del mio ti amo mi ha detto:
(4) “Figlia mia, che maraviglia, che incanto vedere tutte le cose imperlate col tuo ti amo, se si potesse vedere, da tutte le creature, imperlate tutte le piante, gli atomi della terra, le pietre, le gocce dell’acqua col tuo ti amo, riempita la luce del sole, l’aria che respirano, il cielo che veggono col tuo ti amo, le stelle che scintillano il tuo ti amo, qual maraviglia non susciterebbero in loro, qual dolce incanto non attirerebbe alle loro pupille a guardare il tuo ritornello e lunga cantilena del tuo ti amo? Direbbero: “Possibile che non si ha fatto sfuggire nulla? Noi stessi ci sentiamo imperlati dal suo ti amo”. Ed anderebbero curiosando ed indagando tutto per vedere se di fatto nulla ti avessi sfuggito, per godere l’incanto del tuo ti amo. Ora, se questo incanto meraviglioso resta inosservato per le creature terrestri, non resta inosservato per il Cielo e gli abitatori di lassù, godono l’incanto e le meraviglie di vedere la Creazione tutta riempita ed imperlata dal tuo ti amo, sentono armonizzare il loro ti amo col tuo, non si sentono distaccati dalla terra perché l’amore l’unisce insieme e forma le stesse note e le stesse armonie, e poi, tu devi sapere che Io non mi stancai, in tutte le cose, piccole o grandi, quando furono create d’imperlarle coi miei ripetuti ed incessanti ti amo per te, e come non mi stancai nel metterli, così non mi stanco a sentirli ripetere da te, anzi ne godo che il mio ti amo non resta isolato, ma tiene la compagnia del tuo, che facendo eco nel mio si fondono insieme e fanno vita comune. E poi l’amore non stanca mai, ma invece mi è portatore di gioia e felicità”.
(5) Onde non so come mi è venuto il pensiero: “Se io morissi e andassi in purgatorio, come farei? Se qui stando imprigionata nel mio corpo, ché più che stretta prigione, sta accerchiata la mia povera anima, la sente tanto quando Gesù mi priva dalla sua adorabile presenza, che non so che farei e soffrirei per ritrovarlo, ora che sarà quando rotta la carcere del mio corpo e l’anima mia libera e sciolta prendesse il suo rapido volo non trovasse il mio Gesù, centro nel quale devo rifugiarmi per non uscirne mai più, ed invece di trovare la mia vita, il centro del mio riposo, mi trovassi sbalzata nel purgatorio? Qual sarà la mia pena ed il mio tormento?” Ora mentre mi sentivo oppressa da questi pensieri, il mio amato Gesù mi ha stretto tutta a Sé, ed ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, perché ti vuoi opprimere, non sai tu che chi vive nella mia Volontà tiene vincolo d’unione col cielo, col sole, col mare, col vento, con tutta la Creazione? I suoi atti sono fusi in tutte le cose create, perché la mia Volontà come cose sue li ha messo tutti in comune, in modo che tutta la Creazione sente la vita di questa creatura, e se potesse andare in purgatorio, si sentirebbero tutti offesi, e l’universo intero si ribellerebbe e non la lascerebbero andare sola in purgatorio, il cielo, il sole, il vento, il mare, tutti la seguirebbero spostandosi dai loro posti, ed offesi direbbero al loro Creatore: “E’ vostra e nostra, la vita che anima noi tutti anima lei, come in purgatorio? Il Cielo la reclamerebbe col suo amore, il sole parlerebbe con la sua luce, il vento con le sue voci lamentevoli, il mare con le sue onde tumultuanti, tutti avrebbero una parola per difendere colei che ha fatto vita comune con esse. E siccome chi vive nella mia Volontà, assolutamente non può andare in purgatorio, perciò l’universo starà al suo posto e la mia Volontà avrà il trionfo di portare nel Cielo chi ha vissuto in Essa in questa terra d’esilio, perciò segui a vivere nel mio Volere, e non voler funestare la tua mente ed opprimerti di cose che a te non appartengono”.