Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Siate come piccole api spirituali, le quali non portano nel loro alveare altro che miele e cera. La vostra casa sia tutta piena di dolcezza, di pace, di concordia, di umiltà  e di pietà  per la vostra conversazione. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 20° settimana del tempo ordinario (Beata Vergine Maria Regina)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 12

1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".

13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".

22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.

33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;

padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".

54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".


Secondo libro dei Maccabei 11

1Dopo brevissimo tempo Lisia, tutore e parente del re e incaricato degli affari di stato, mal sopportando l'accaduto,2raccolti circa ottantamila uomini e tutta la cavalleria, mosse contro i Giudei, calcolando di ridurre la città a dimora dei Greci,3di imporre tasse al tempio come agli altri edifici di culto dei pagani e di mettere in vendita ogni anno il sommo sacerdozio.4Egli non considerava per niente la potenza di Dio, ma si appoggiava sulla potenza di migliaia di fanti, sulle migliaia di cavalli e sugli ottanta elefanti.5Entrato nella Giudea e avvicinatosi a Bet-Zur, che era una posizione fortificata distante da Gerusalemme circa venti miglia, la cinse d'assedio.6Quando gli uomini del Maccabeo vennero a sapere che quegli assediava le fortezze, tra gemiti e lacrime supplicarono con tutto il popolo il Signore che inviasse il suo angelo buono a salvare Israele.7Lo stesso Maccabeo, cingendo per primo le armi, esortò gli altri ad esporsi con lui al pericolo per andare in aiuto dei loro fratelli: tutti insieme partirono con coraggio.8Mentre si trovavano ancora vicino a Gerusalemme, apparve come condottiero davanti a loro un cavaliere in sella, vestito di bianco, in atto di agitare un'armatura d'oro.9Tutti insieme benedissero Dio misericordioso e si sentirono così rafforzati in cuore, che erano pronti ad assalire non solo gli uomini ma anche le bestie più feroci e mura di ferro.10Procedevano in ordine, con un alleato venuto dal cielo, per la misericordia che il Signore aveva avuto di loro.11Gettatisi come leoni sui nemici, ne stesero al suolo undicimila e milleseicento cavalieri, tutti gli altri li costrinsero a fuggire.12Costoro in gran parte riuscirono a salvarsi feriti e spogliati. Anche Lisia per salvarsi fu costretto a fuggire vergognosamente.
13Ma, non privo di intelligenza, pensando alla sconfitta subìta e constatando che gli Ebrei erano invincibili, perché l'onnipotente Dio combatteva al loro fianco,14mandò a proporre un accordo su tutto ciò che fosse giusto, assicurando che a questo scopo avrebbe persuaso il re, facendo pressione su di lui perché diventasse loro amico.15Il Maccabeo, badando a ciò che più conveniva, acconsentì a tutto quanto Lisia chiedeva. Quanto infatti il Maccabeo aveva presentato a Lisia per iscritto a riguardo dei Giudei, fu accordato dal re.16Il contenuto della lettera scritta da Lisia ai Giudei era del seguente tenore:
17"Lisia al popolo dei Giudei salute. Giovanni e Assalonne, inviati da voi, ci hanno consegnato la decisione qui sotto riportata e hanno chiesto la ratifica dei punti in essa dichiarati.18Quanto era necessario riferire al re, l'ho riferito ed egli ha accordato quanto era accettabile.19Se dunque conserverete il vostro buon impegno per gli interessi del regno, procurerò anche in avvenire di esservi causa di favori.20Su questi punti e sui particolari ho dato ordine a questi due e ai miei incaricati di trattare con voi.21State bene. L'anno centoquarantotto, il ventiquattro del mese di Dioscorinzio".
22La lettera del re si esprimeva così:
"Il re Antioco al fratello Lisia salute.23Dopo che nostro padre è passato tra gli dèi, volendo noi che i cittadini del regno possano tranquillamente attendere ai loro interessi particolari24e, avendo sentito che i Giudei, non favorevoli al disegno di ellenizzazione di nostro padre, attaccati invece al loro sistema di vita, chiedono di potersi attenere alle proprie leggi,25desiderosi a nostra volta che anche questo popolo sia libero da turbamenti, decretiamo che il tempio sia loro restituito e si governino secondo le tradizioni dei loro antenati.26Farai quindi cosa opportuna a inviare loro messaggeri e ad offrire loro la destra perché, conosciuta la nostra decisione, si sentano contenti e riprendano a loro agio la cura delle proprie cose".
27La lettera del re indirizzata al popolo era così concepita:
"Il re Antioco al consiglio degli anziani dei Giudei e agli altri Giudei salute.28Se state bene, è appunto come noi vogliamo: anche noi godiamo ottima salute.29Menelao ci ha rivelato che voi volete tornare a vivere nelle vostre sedi.30A quelli che si metteranno in viaggio entro i trenta giorni del mese di Xàntico, sarà garantita sicurezza e facoltà31di usare, come Giudei, delle loro regole alimentari e delle loro leggi come prima e nessuno di loro potrà essere molestato da alcuno per le mancanze commesse per ignoranza.32Ho anche mandato Menelao per rassicurarvi.33State bene. L'anno centoquarantotto, il venticinque del mese di Xàntico".
34Anche i Romani inviarono loro questa lettera:
"Quinto Memmio e Tito Manio, legati dei Romani, al popolo dei Giudei salute.35Riguardo a ciò che Lisia, parente del re, vi ha accordato, anche noi siamo d'accordo.36Riguardo invece a quei punti che egli ha giudicato dover riferire al re, mandate subito uno, dopo aver deliberato tra di voi, perché possiamo esporre le cose in modo conveniente per voi. Noi siamo in viaggio per Antiochia.37Mandate dunque in fretta alcuni per farci conoscere di quale parere siete.38State bene. L'anno centoquarantotto, il venticinque del mese di Xàntico".


Proverbi 17

1Un tozzo di pane secco con tranquillità è meglio
di una casa piena di banchetti festosi e di discordia.
2Lo schiavo intelligente prevarrà su un figlio disonorato
e avrà parte con i fratelli all'eredità.
3Il crogiuolo è per l'argento e il forno per l'oro,
ma chi prova i cuori è il Signore.
4Il maligno presta attenzione a un labbro maledico,
il bugiardo ascolta una lingua nociva.
5Chi deride il povero offende il suo creatore,
chi gioisce della sciagura altrui non resterà impunito.
6Corona dei vecchi sono i figli dei figli,
onore dei figli i loro padri.
7Non conviene all'insensato un linguaggio elevato,
ancor meno al principe un linguaggio falso.
8Il dono è come un talismano per il proprietario:
dovunque si volga ha successo.
9Chi copre la colpa si concilia l'amicizia,
ma chi la divulga divide gli amici.
10Fa più una minaccia all'assennato
che cento percosse allo stolto.
11Il malvagio non cerca altro che la ribellione,
ma gli sarà mandato contro un messaggero senza pietà.
12Meglio incontrare un'orsa privata dei figli
che uno stolto in preda alla follia.
13Chi rende male per bene
vedrà sempre la sventura in casa.
14Iniziare un litigio è come aprire una diga,
prima che la lite si esasperi, troncala.
15Assolvere il reo e condannare il giusto
sono due cose in abominio al Signore.
16A che serve il denaro in mano allo stolto?
Forse a comprar la sapienza, se egli non ha senno?
17Un amico vuol bene sempre,
è nato per essere un fratello nella sventura.
18È privo di senno l'uomo che offre garanzie
e si dà come garante per il suo prossimo.
19Chi ama la rissa ama il delitto,
chi alza troppo l'uscio cerca la rovina.
20Un cuore perverso non troverà mai felicità,
una lingua tortuosa andrà in malora.
21Chi genera uno stolto ne avrà afflizione;
non può certo gioire il padre di uno sciocco.
22Un cuore lieto fa bene al corpo,
uno spirito abbattuto inaridisce le ossa.
23L'iniquo accetta regali di sotto il mantello
per deviare il corso della giustizia.
24L'uomo prudente ha la sapienza davanti a sé,
ma gli occhi dello stolto vagano in capo al mondo.
25Un figlio stolto è un tormento per il padre
e un'amarezza per colei che lo ha partorito.
26Non sta bene multare chi ha ragione
e peggio ancora colpire gli innocenti.
27Chi è parco di parole possiede la scienza;
uno spirito calmo è un uomo intelligente.
28Anche lo stolto, se tace, passa per saggio
e, se tien chiuse le labbra, per intelligente.


Salmi 35

1'Di Davide.'

Signore, giudica chi mi accusa,
combatti chi mi combatte.
2Afferra i tuoi scudi
e sorgi in mio aiuto.
3Vibra la lancia e la scure
contro chi mi insegue,
dimmi: "Sono io la tua salvezza".

4Siano confusi e coperti di ignominia
quelli che attentano alla mia vita;
retrocedano e siano umiliati
quelli che tramano la mia sventura.
5Siano come pula al vento
e l'angelo del Signore li incalzi;
6la loro strada sia buia e scivolosa
quando li insegue l'angelo del Signore.

7Poiché senza motivo mi hanno teso una rete,
senza motivo mi hanno scavato una fossa.
8Li colga la bufera improvvisa,
li catturi la rete che hanno tesa,
siano travolti dalla tempesta.
9Io invece esulterò nel Signore
per la gioia della sua salvezza.
10Tutte le mie ossa dicano:
"Chi è come te, Signore,
che liberi il debole dal più forte,
il misero e il povero dal predatore?".

11Sorgevano testimoni violenti,
mi interrogavano su ciò che ignoravo,
12mi rendevano male per bene:
una desolazione per la mia vita.
13Io, quand'erano malati, vestivo di sacco,
mi affliggevo col digiuno,
riecheggiava nel mio petto la mia preghiera.
14Mi angustiavo come per l'amico, per il fratello,
come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore.

15Ma essi godono della mia caduta, si radunano,
si radunano contro di me per colpirmi all'improvviso.
Mi dilaniano senza posa,
16mi mettono alla prova, scherno su scherno,
contro di me digrignano i denti.

17Fino a quando, Signore, starai a guardare?
Libera la mia vita dalla loro violenza,
dalle zanne dei leoni l'unico mio bene.
18Ti loderò nella grande assemblea,
ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso.

19Non esultino su di me i nemici bugiardi,
non strizzi l'occhio chi mi odia senza motivo.
20Poiché essi non parlano di pace,
contro gli umili della terra tramano inganni.
21Spalancano contro di me la loro bocca;
dicono con scherno: "Abbiamo visto con i nostri occhi!".

22Signore, tu hai visto, non tacere;
Dio, da me non stare lontano.
23Dèstati, svègliati per il mio giudizio,
per la mia causa, Signore mio Dio.

24Giudicami secondo la tua giustizia, Signore mio Dio,
e di me non abbiano a gioire.
25Non pensino in cuor loro: "Siamo soddisfatti!".
Non dicano: "Lo abbiamo divorato".

26Sia confuso e svergognato chi gode della mia sventura,
sia coperto di vergogna e d'ignominia chi mi insulta.
27Esulti e gioisca chi ama il mio diritto,
dica sempre: "Grande è il Signore
che vuole la pace del suo servo".
28La mia lingua celebrerà la tua giustizia,
canterà la tua lode per sempre.


Isaia 5

1Canterò per il mio diletto
il mio cantico d'amore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna
sopra un fertile colle.
2Egli l'aveva vangata e sgombrata dai sassi
e vi aveva piantato scelte viti;
vi aveva costruito in mezzo una torre
e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva,
ma essa fece uva selvatica.
3Or dunque, abitanti di Gerusalemme
e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
4Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?
Perché, mentre attendevo che producesse uva,
essa ha fatto uva selvatica?
5Ora voglio farvi conoscere
ciò che sto per fare alla mia vigna:
toglierò la sua siepe
e si trasformerà in pascolo;
demolirò il suo muro di cinta
e verrà calpestata.
6La renderò un deserto,
non sarà potata né vangata
e vi cresceranno rovi e pruni;
alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.
7Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti
è la casa di Israele;
gli abitanti di Giuda
la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia
ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine
ed ecco grida di oppressi.

8Guai a voi, che aggiungete casa a casa
e unite campo a campo,
finché non vi sia più spazio,
e così restate soli ad abitare
nel paese.
9Ho udito con gli orecchi il Signore degli eserciti:
"Certo, molti palazzi
diventeranno una desolazione,
grandi e belli
saranno senza abitanti".
10Poiché dieci iugeri di vigna
produrranno solo un 'bat'
e un 'comer' di seme
produrrà un''efa'.
11Guai a coloro che si alzano presto al mattino
e vanno in cerca di bevande inebrianti
e si attardano alla sera
accesi in volto dal vino.
12Ci sono cetre e arpe,
timpani e flauti
e vino per i loro banchetti;
ma non badano all'azione del Signore,
non vedono l'opera delle sue mani.
13Perciò il mio popolo sarà deportato
senza che neppure lo sospetti.
I suoi grandi periranno di fame,
il suo popolo sarà arso dalla sete.
14Pertanto gli inferi dilatano le fauci,
spalancano senza misura la bocca.
Vi precipitano dentro la nobiltà e il popolo,
il frastuono e la gioia della città.
15L'uomo sarà umiliato, il mortale sarà abbassato,
gli occhi dei superbi si abbasseranno.
16Sarà esaltato il Signore degli eserciti nel giudizio
e il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia.
17Allora vi pascoleranno gli agnelli come nei loro prati,
sulle rovine brucheranno i capretti.
18Guai a coloro che si tirano addosso il castigo
con corde da buoi
e il peccato con funi da carro,
19che dicono: "Faccia presto,
acceleri pure l'opera sua,
perché la vediamo;
si facciano più vicini e si compiano
i progetti del Santo di Israele,
perché li conosciamo".
20Guai a coloro che chiamano
bene il male e male il bene,
che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre,
che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro.
21Guai a coloro che si credono sapienti
e si reputano intelligenti.
22Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino,
valorosi nel mescere bevande inebrianti,
23a coloro che assolvono per regali un colpevole
e privano del suo diritto l'innocente.
24Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia
e una fiamma consuma la paglia,
così le loro radici diventeranno un marciume
e la loro fioritura volerà via come polvere,
perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti,
hanno disprezzato la parola del Santo di Israele.

25Per questo è divampato
lo sdegno del Signore contro il suo popolo,
su di esso ha steso la sua mano per colpire;
hanno tremato i monti,
i loro cadaveri erano come lordura
in mezzo alle strade.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e la sua mano resta ancora tesa.

26Egli alzerà un segnale a un popolo lontano
e gli farà un fischio all'estremità della terra;
ed ecco verrà veloce e leggero.
27Nessuno fra essi è stanco o inciampa,
nessuno sonnecchia o dorme,
non si scioglie la cintura dei suoi fianchi
e non si slaccia il legaccio dei suoi sandali.
28Le sue frecce sono acuminate,
e ben tesi tutti i suoi archi;
gli zoccoli dei suoi cavalli sono come pietre
e le ruote dei suoi carri come un turbine.
29Il suo ruggito è come quello di una leonessa,
ruggisce come un leoncello;
freme e afferra la preda,
la pone al sicuro, nessuno gliela strappa.
30Fremerà su di lui in quel giorno
come freme il mare;
si guarderà la terra: ecco, saranno tenebre, angoscia
e la luce sarà oscurata dalla caligine.


Lettera ai Colossesi 4

1Voi, padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo.

2Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie.3Pregate anche per noi, perché Dio ci apra la porta della predicazione e possiamo annunziare il mistero di Cristo, per il quale mi trovo in catene:4che possa davvero manifestarlo, parlandone come devo.
5Comportatevi saggiamente con quelli di fuori; approfittate di ogni occasione.6Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno.

7Tutto quanto mi riguarda ve lo riferirà Tìchico, il caro fratello e ministro fedele, mio compagno nel servizio del Signore,8che io mando a voi, perché conosciate le nostre condizioni e perché rechi conforto ai vostri cuori.9Con lui verrà anche Onèsimo, il fedele e caro fratello, che è dei vostri. Essi vi informeranno su tutte le cose di qui.

10Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Bàrnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni - se verrà da voi, fategli buona accoglienza -11e Gesù, chiamato Giusto. Di quelli venuti dalla circoncisione questi soli hanno collaborato con me per il regno di Dio e mi sono stati di consolazione.12Vi saluta Èpafra, servo di Cristo Gesù, che è dei vostri, il quale non cessa di lottare per voi nelle sue preghiere, perché siate saldi, perfetti e aderenti a tutti i voleri di Dio.13Gli rendo testimonianza che si impegna a fondo per voi, come per quelli di Laodicèa e di Geràpoli.14Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema.
15Salutate i fratelli di Laodicèa e Ninfa con la comunità che si raduna nella sua casa.16E quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella inviata ai Laodicesi.17Dite ad Archippo: "Considera il ministero che hai ricevuto nel Signore e vedi di compierlo bene".
18Il saluto è di mia propria mano, di me, Paolo. Ricordatevi delle mie catene. La grazia sia con voi.


Capitolo IX: Offrire noi stessi a Dio, con tutto quello che è in noi, pregando per tutti

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Parola del discepolo

1. Tue sono le cose, o Signore, quelle del cielo e quelle della terra: a te voglio, liberamente, offrire me stesso e restare tuo per sempre. O Signore, con cuore sincero, oggi io mi dono a te in perpetuo servizio, in obbedienza e in sacrificio di lode perenne. Accettami, insieme con questa offerta santa del tuo corpo prezioso, che io - alla presenza e con l'assistenza invisibile degli angeli - ora ti faccio, per la mia salvezza e per la salvezza di tutto il popolo, O Signore, sull'altare della tua espiazione offro a te tutti i miei peccati e le colpe da me commesse al cospetto tuo e dei tuoi santi angeli, dal giorno in cui fui capace di peccare fino ad oggi; affinché tutto tu accenda e consumi nel fuoco del tuo amore, cancellando ogni macchia dei miei peccati; affinché tu purifichi la mia coscienza da ogni colpa; affinché tu mi ridia la tua grazia, che ho perduta col peccato, tutto perdonando e misericordiosamente accogliendomi nel bacio della pace. Che posso io fare per i miei peccati, se non confessarli umilmente nel pianto e pregare senza posa per avere la tua intercessione? Ti scongiuro, dammi benevolo ascolto, mentre mi pongo dinanzi a te, o mio Dio. Grande disgusto io provo per tutti i miei peccati; non voglio più commetterne, anzi di essi mi dolgo e mi dorrò per tutta la vita, pronto a fare penitenza e, per quanto io possa, a pagare per essi. Rimetti, o Signore, rimetti i miei peccati, per il tuo santo nome: salva l'anima mia, che tu hai redenta con il tuo sangue prezioso. Ecco, io mi affido alla tua misericordia; mi metto nelle tue mani. Opera tu con me secondo la tua bontà, non secondo la mia perfidia e la mia iniquità.

2. Anche tutto quello che ho di buono, per quanto sia molto poco e imperfetto, lo offro a te, affinché tu lo perfezioni e lo santifichi; affinché ti sia gradito e tu voglia accettarlo, accrescendone il valore; affinché tu voglia portarmi - inoperoso e inutile piccolo uomo, qual sono - a un termine beato e glorioso. Offro parimenti a te tutti i buoni desideri delle persone devote e le necessità dei parenti e degli amici, dei fratelli e delle sorelle, di tutti i miei cari e di coloro che, per amor tuo, fecero del bene a me o ad altri; infine di tutte le persone - quelle ancora in vita e quelle che già hanno lasciato questo mondo - che da me desiderarono e chiesero preghiere e sante Messe, per loro e per tutti i loro cari. Che tutti sentano venire sopra di sé l'aiuto della tua grazia, l'abbondanza della consolazione, la protezione dai pericoli, la liberazione dalle pene! Che tutti, liberati da ogni male, ti rendano in letizia grazie solenni. Ancora, e in modo speciale, ti offro preghiere e sacrifici di espiazione per quelli che mi hanno fatto qualche torto, mi hanno cagionato dolore, mi hanno calunniato o recato danno, mi hanno messo in difficoltà; e anche per tutti quelli ai quali io ho dato talora motivo di tristezza e di turbamento, di dolore o di scandalo, con parole o con fatti, consciamente oppure no, affinché tu perdoni parimenti a tutti noi i nostri peccati e le offese vicendevoli. O Signore, strappa dai nostri cuori ogni sospetto, ogni sdegno, ogni collera, ogni contesa e tutto ciò che possa ferire la carità e affievolire l'amore fraterno. Abbi compassione, o Signore, di noi che imploriamo la tua misericordia; concedi la tua grazia a noi che ne abbiamo bisogno; fa che noi siamo fatti degni di godere della tua grazia e che possiamo avanzare verso la vita eterna.


Discorso sul Simbolo rivolto ai catecumeni

Sant'Agostino - Sant'Agostino d'Ippona

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La formula della fede.

1. 1. Ricevete la formula della fede che è detta Simbolo. E quando l'avete ricevuta imprimetela nel cuore e ripetetevela ogni giorno interiormente. Prima di dormire, prima di uscire, munitevi del vostro Simbolo. Nessuno scrive il Simbolo al solo scopo che sia letto, ma perché sia meditato. E perché la dimenticanza non distrugga ciò che la diligenza ha tramandato, funzioni da libro per voi la vostra memoria. Ciò che udrete sarà l'oggetto della vostra fede e quello che crederete lo ripeterete anche con la lingua. Ha detto infatti l'Apostolo: Con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza 1. Questo è il Simbolo che ripasserete e che ripeterete. Le parole che avete sentito recitare si trovano qua e là nelle Scritture divine ma da lì sono state raccolte e riassunte in un unico testo per evitare fatica alla memoria degli uomini più lenti e perché ogni uomo possa dire, possa ritenere quello che crede. Non avete proprio appena adesso sentito che Dio è onnipotente? Ebbene voi cominciate ad averlo anche come Padre, dal momento in cui foste nati da quella Madre che è la Chiesa.

Dio onnipotente è Padre.

1. 2. Così dunque avete già imparato, avete meditato, avete ritenuto il concetto, siete nella situazione di poter dire: Credo in Dio Padre onnipotente 2. Dio è onnipotente. Essendo tale, non può morire, non può ingannarsi, non può mentire, e, come dice l'Apostolo: Non può rinnegare se stesso 3. Quante cose non può fare pur essendo onnipotente, anzi proprio perché non le può fare è onnipotente! Infatti se potesse morire, non sarebbe onnipotente; così se potesse mentire, ingannarsi, ingannare, agire ingiustamente, non sarebbe onnipotente; se tali possibilità ci fossero in lui, ciò non corrisponderebbe alla onnipotenza. Indubbiamente il nostro Padre onnipotente non può peccare. Può fare quel che vuole perché è la onnipotenza stessa. Fa qualunque cosa voglia di bene, di giusto; una cosa che sia male a farsi non la vuole. Nessuno resiste all'Onnipotente così da non fare quello che egli vuole. Egli fece il cielo, la terra, il mare e tutto quello che essi contengono 4, realtà invisibili e realtà visibili. Invisibili come, nei cieli, i Troni, le Dominazioni, i Principati, le Potestà, gli Arcangeli, gli Angeli, i nostri concittadini, se vivremo bene. Creò nel cielo anche realtà visibili: il sole, la luna, le stelle. Ornò la terra dei suoi animali terrestri, popolò l'aria di volatili; popolò la terra di esseri che camminano e di esseri che strisciano, il mare di esseri che nuotano. Tutto popolò di creature appropriate. Fece anche l'uomo, con la mente a sua immagine e somiglianza. Nella mente infatti c'è l'immagine di Dio, perciò la mente non può essere compresa neppure da se stessa, in quanto c'è in essa l'immagine di Dio. Noi siamo stati fatti per aver dominio sulle altre creature, ma per il peccato siamo caduti, nel primo uomo, e divenuti tutti partecipi di un'eredità di morte. Siamo divenuti poveri mortali, siamo pieni di timori, di errori, e questo a causa del peccato: con questo demerito e questa colpa nasce ogni uomo. Perciò, come avete visto oggi, come sapete, anche i bambini vengono purificati col soffio, ed esorcizzati per scacciare da loro il potere nemico del diavolo, che inganna l'uomo per possedere gli uomini. Nei bambini non viene esorcizzata e purificata col soffio la creatura di Dio, ma colui sotto il potere del quale si trovano tutti coloro che nascono nel peccato: [Satana] è infatti il capo dei peccatori. Perciò a causa di uno che cadde nella colpa e mandò tutti alla morte fu inviato Uno senza colpa per condurre alla vita tutti quelli che credono in lui, liberandoli dal peccato.

Gesù Cristo unico Figlio uguale al Padre e non da lui diviso.

2. 3. Perciò crediamo anche nel suo Figlio, Figlio cioè del Padre onnipotente, unico Signore nostro. Quando senti " Unico Figlio di Dio " riconosci che è Dio. Non potrebbe infatti l'Unico Figlio di Dio non essere Dio. Quello che egli è questo generò, anche se non s'identifica col generato. Se è vero Figlio, è quello che è il Padre. Se non è quello che è il Padre non è vero Figlio. Guardate nel campo delle creature terrene e mortali: ogni essere genera quello che è lui stesso. L'uomo non genera il bue, la pecora non genera il cane, né il cane la pecora. Di qualunque specie sia chi genera, non può che generare ciò che è lui stesso. Ritenete dunque con certezza, fortemente, fermamente, fedelmente, che Dio Padre generò quello che è lui stesso, l'Onnipotente. Queste creature mortali generano sul piano della corruttibilità. Forse che Dio genera così? Chi è nato mortale genera come è lui stesso, l'immortale ugualmente, quello che è. Il corruttibile genera il corruttibile, l'incorruttibile genera l'incorruttibile; ciò che è soggetto a corruzione, sul piano della corruttibilità, ciò che non vi è soggetto sul piano della incorruttibilità, al segno che uno è quello che è l'altro, un tutto unico. Sapete che quando ho premesso la recitazione del Simbolo, così ho detto e così dovete credere: Crediamo in Dio Padre onnipotente e in Gesù Cristo, Unico suo Figlio 5. Già quando dico Unico dovete intenderlo onnipotente; non avviene infatti che Dio Padre fa quello che vuole e Dio Figlio non fa quello che vuole. Unica è la volontà del Padre e del Figlio perché unica è la natura. Non si può infatti fare una separazione neanche minima tra la volontà del Figlio e la volontà del Padre, come da Dio a Dio: sono ambedue lo stesso Dio. Non c'è un Onnipotente e un altro Onnipotente. Sono ambedue lo stesso Onnipotente.

Il Padre e il Figlio sono un solo Dio.

2. 4. Non introduciamo certo due dèi [nella fede], come alcuni [eretici] li introducono e dicono: " Dio Padre e Dio Figlio: il Dio Padre è maggiore, il Dio Figlio minore ". Come è possibile " due "? Due dèi? Vergógnati a dirlo, vergógnati a crederlo! Tu dici: " Signore Dio Padre ", e dici anche: " Signore Dio Figlio ". Lo stesso Figlio dice: Nessuno può servire a due padroni 6. Nella famiglia di Dio ci troveremmo forse come in una grande casa dove c'è un padre di famiglia che ha un figlio e possiamo dire: " Il padrone più grande, il padrone più piccolo "? Lungi da noi tale pensiero. Se voi ammettete qualcosa di simile, ponete idoli nell'anima. Respingete del tutto questa opinione. Prima credete, poi cercate di capire. E` un dono di Dio, non certo prerogativa dell'umana fragilità, poter capire subito, appena creduto. Tuttavia se ancora non capite, credete: In Dio unico Padre, in Cristo Dio, Figlio di Dio. Forse due? No, un solo Dio. E come due possono essere detti: un solo Dio? In che modo? Te ne stupisci? Negli Atti degli Apostoli è scritto: Coloro che erano venuti alla fede avevano un cuore solo e un'anima sola 7. Molte erano le persone ma la fede le aveva rese tutte una sola. Migliaia erano: si amavano ed è allora che i molti sono [divenuti] uno. Amavano Dio con fuoco di carità e, da una moltitudine che erano, raggiunsero la bellezza dell'unità. Se la carità rese una tale pluralità di anime un'anima sola, quale mai sarà la carità in Dio, dove non c'è alcuna disparità, ma una totale uguaglianza? Se tra gli uomini sulla terra ci poté essere tanta carità, così da fare di tante un'anima sola, lì dove il Padre fu sempre inseparabile dal Figlio e il Figlio dal Padre non potevano essere, di due, che un solo Dio. Quelle anime, che erano molte, poterono essere chiamate un'anima sola. Dio, dove c'è la somma, ineffabile unione, può essere detto un solo Dio e non due dèi.

Anche il Figlio è onnipotente.

2. 5. Il Padre fa quello che vuole, il Figlio fa quello che vuole. Non pensate che il Padre sia onnipotente e il Figlio no. Sarebbe un errore. cancellatelo, si stacchi dalla vostra mente. Non sia bevuto con la bevanda della fede, e, se qualcuno di voi lo avesse bevuto, lo rigetti. E` onnipotente il Padre, è onnipotente il Figlio. Se l'Onnipotente non generò un Onnipotente, non generò un vero Figlio. E che diremo, fratelli, di una condizione di superiorità del generante rispetto al generato? Che cosa vuol dire: " generò "? E` un fatto che un uomo più grande genera un figlio più piccolo e, come quello invecchia, costui cresce e giunge, solo col crescere, all'aspetto del padre. Il Figlio di Dio invece, dal momento che non cresce perché Dio non può invecchiare, è nato perfetto. Se dunque è nato perfetto, e non è stato mai minore, è uguale. Perché sappiate che dall'Onnipotente è nato l'Onnipotente, ascoltate lui stesso che è la Verità. Ciò che la Verità dice di se stessa, questo è il vero. Che cosa dice la Verità? Che cosa di ce il Figlio, che è la Verità 8? Dice: Quel che fa il Padre, anche il Figlio lo fa 9. Il Figlio è onnipotente, dal momento che fa tutto ciò che vuole. Se il Padre facesse qualcosa che il Figlio non può fare, il Figlio avrebbe affermato il falso quando disse: Quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa. Ma poiché il Figlio disse il vero, credete alle parole: Quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa. E avete creduto nel Figlio onnipotente. Non avete pronunziato questa parola nel Simbolo, tuttavia è ciò che avete espresso quando avete professato di credere in un unico stesso Dio. Ha forse qualcosa il Padre che non abbia anche il Figlio? Questo lo affermano gli eretici blasfemi ariani, non io. Io invece vi sto dicendo che se il Padre avesse qualche attributo che non ha anche il Figlio, il Figlio mentirebbe quando dice: Tutto quello che il Padre possiede è mio 10. Molte, innumerevoli sono le testimonianze dalle quali scaturisce che il Figlio, vero Dio, è Figlio del Padre, e che Dio Padre generò un Figlio vero Dio, e che il Padre e il Figlio sono un unico Dio.

Nascita umana e morte di Cristo.

3. 6. Ma ora vediamo che cosa ha fatto per noi questo Figlio unico di Dio Padre onnipotente, che cosa ha sopportato per noi. Egli è nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria 11. Egli, così grande Dio, uguale al Padre, è nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria: umile per risanare i superbi. L'uomo volle esaltarsi e cadde. Dio si abbassò e lo risollevò. Che cos'è l'umiltà di Cristo? E` Dio che diede la mano all'uomo caduto. Noi siamo caduti, egli si è abbassato [fino a noi]. Noi giacevamo a terra. Egli si è chinato su di noi. Aggrappiamoci a lui e rialziamoci, per non incorrere nella punizione. Dunque il suo abbassarsi consiste in questo: che è nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria. La stessa sua natività umana è al tempo stesso umile e sublime: umile perché è nato uomo da uomini; sublime perché dalla Vergine. Vergine concepì, Vergine partorì, e dopo il parto rimase Vergine.

3. 7. Segue: Patì sotto Ponzio Pilato. Quando Cristo patì, Ponzio Pilato teneva il governo della regione ed era giudice. Col nome di quel giudice venne indicato il tempo in cui Cristo patì: sotto Ponzio Pilato. Quando si dice: patì, si aggiunge: fu crocifisso e sepolto 12. Ma chi patì? E che cosa patì e per chi? A patire fu il Figlio di Dio unico, il nostro Signore. E patì questo: fu crocifisso e sepolto. Per chi? Per empi e peccatori. Grande condiscendenza e grazia. Che cosa renderò al Signore per tutto quello che mi ha dato? 13

Nascita coeterna al Padre.

3. 8. E` nato prima del tempo, prima di tutti i secoli. Nato prima. Ma prima di che cosa, dove non c'è un prima? Certo non vorrete pensare che ci sia stata una porzione di tempo prima della nascita di Cristo dal Padre. Parlo di quella nascita per cui è Figlio di Dio onnipotente, è unico Signore nostro; di questa parlo. Non pensate che l'inizio del tempo sia in questa nascita. Non pensate che ci sia stato un intermezzo di eternità in cui c'era il Padre e non c'era il Figlio. Da quando c'è il Padre, da allora c'è il Figlio. E come si può dire: " da quando " se non c'è inizio? Dunque: il Padre da sempre, senza inizio, il Figlio da sempre, senza inizio. E allora " Come può essere nato - mi potresti ribattere - se non ha inizio? ". Dall'eterno, coeterno. Non ci fu mai il Padre senza che ci fosse il Figlio, e tuttavia il Figlio è generato dal Padre. Dove possiamo trovare qualche paragone? Siamo tra cose terrene, tra creature visibili. Provi la terra a darmi un paragone. Non me lo dà. Provino le onde del mare. Nulla. Provi qualche animale. Non lo può neppure lui. Nel regno animale c'è bensì chi genera e chi è generato, ma prima, nel tempo, c'è il padre e poi nasce il figlio. Cerchiamo qualcosa di coevo e consideriamolo coeterno. Se potessimo per assurdo trovare un padre coevo di suo figlio e un figlio coevo di suo padre, potremmo pensare a Dio Padre, coevo di suo Figlio e a Dio Figlio, coeterno a suo Padre. Sulla terra possiamo trovare qualcuno di cui si possa dire " coevo ", non possiamo trovare nessuno di cui si possa dire " coeterno ". Intendiamo " coevo " e crediamo " coeterno ". State bene attenti, qualcuno può dire: " Come si può trovare un padre coevo del suo figlio o un figlio coevo del suo padre? ". Per poterlo generare il padre lo precede nell'età; perché nasca il figlio lo segue nell'età. E qui invece abbiamo il Padre coevo al Figlio, e il Figlio al Padre. Come può essere? Vi proporrò un'analogia: il fuoco come padre, lo splendore di luce che ne emana, come figlio; ecco trovati i coevi. Da quando il fuoco ha cominciato ad essere fuoco, subito ha generato la luce, né ci fu il fuoco prima della luce, né la luce dopo il fuoco. E se ci interroghiamo chi sia il generante, se è il fuoco che genera la luce o la luce il fuoco, subito, per istinto naturale e per l'intelligenza che è nelle vostre menti, proclamereste: " E` il fuoco che genera la luce, non la luce il fuoco ". Ecco un padre che dà inizio, ecco un figlio insieme, né precedente, né seguente. Ecco dunque un padre all'inizio, e un figlio ugualmente all'inizio. Se vi ho mostrato che un padre è all'inizio e un figlio pure all'inizio, ebbene credete che il Padre non ha inizio, e con lui neppure il Figlio ha inizio; l'uno eterno, l'altro coeterno. Se voi seguirete il progresso del ragionamento, capirete. Fate in modo di seguirlo. Voi dovete nascere, ma poi dovete crescere, perché nessuno all'inizio è perfetto. E invece al Figlio di Dio fu lecito nascere perfetto, perché è nato al di fuori del tempo, coeterno al Padre, anteriore non di un periodo di tempo ma dall'eternità a tutte le cose. Questo nato coeterno al Padre della cui generazione il profeta disse: Chi narrerà la sua generazione? 14 è nato fuori del tempo dal Padre ed è nato dalla Vergine nella pienezza dei tempi 15. Questa nascita sì era stata preceduta da un periodo di tempo. Egli nacque in un tempo opportuno, quando volle lui, quando sapeva di voler nascere. Senza dubbio non è nato senza volerlo. Nessuno di noi nasce in quanto lo vuole, e nessuno di noi muore quando lo vuole. Egli invece nacque quando volle, morì quando volle; nacque nella maniera in cui volle, da una Vergine, morì nella maniera in cui volle, su una croce. Fece qualunque cosa volle: perché era tale uomo che era anche Dio, ma Dio celato. Dio aveva assunto l'umanità, l'umanità era stata assunta, un solo Cristo Dio e Uomo.

Alla morte segue la resurrezione.

3. 9. Della sua croce come parlerò, che cosa dirò? Scelse il peggiore genere di morte perché i suoi martiri non temessero appunto alcun genere di morte. Rivelò la sua dottrina facendosi uomo, mostrò un esempio di pazienza sulla croce. Qui, nella croce, consiste la sua opera perché lui crocifisso è l'esempio dell'opera; il premio poi dell'opera è la risurrezione. C'insegnò, sulla croce, che cosa dobbiamo giungere a sopportare; c'insegnò, nella risurrezione, che cosa dobbiamo sperare. In una parola, con il suo esempio ci ha detto, come un sommo presidente dei giochi: " Fa' e prendi, compi l'opera ed abbi il premio, combatti nella gara e avrai la corona di vittoria ". Che cosa è l'opera? L'ubbidienza. Qual è il premio? La risurrezione senza più morte. Perché ho aggiunto: " senza più morte "? Perché anche Lazzaro risorse e poi morì [di nuovo]. Cristo invece è risuscitato e non muore più, la morte non ha più potere su di lui 16.

La pazienza senza calcolo di Giobbe. Sua santità.

3. 10. La Scrittura dice: Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e avete visto la sorte finale che gli riservò il Signore 17. Quando si legge quante pene ha dovuto sopportare Giobbe, si inorridisce, ci si spaventa, si trema. Ma quale fu il suo premio? Il doppio di quello che aveva perduto. Tuttavia l'uomo non eserciti la pazienza in vista di beni temporali, dicendo a se stesso: " Coraggio, sopporto il danno. Il Signore mi ricompenserà così come ha restituito il doppio dei figli a Giobbe. Giobbe ricevette il doppio di tutto e generò tanti figli quanti ne aveva seppelliti. Non gli furono forse raddoppiati? ". Certo, perché anche questi vivevano [nella vita eterna]. Nessuno dica: " Sopporterò le tribolazioni e il Signore mi restituirà i beni come ha fatto con Giobbe ". Non sarebbe qui in gioco la pazienza, ma il calcolo dell'avidità. Se quel santo infatti non avesse avuto la pazienza non sarebbe riuscito a sopportare con fortezza le avversità che gli piombavano addosso. Non avrebbe avuto dal Signore la testimonianza che invece ebbe. Disse di lui il Signore: Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra, uomo irreprensibile, il vero devoto a Dio 18. Quale testimonianza, fratelli, ricevette da Dio questo uomo santo! E tuttavia la cattiva moglie cercava, con i suoi malvagi argomenti, di trarlo in errore ed era simile a quel serpente che nel paradiso terrestre ingannò il primo uomo creato da Dio 19. Così ora, suggerendo bestemmie, credeva di poter far cadere quell'uomo caro a Dio. Quanti mali sopportò quell'uomo, fratelli! Chi ne potrebbe sopportare di uguali? Nella sua sostanza, nella sua casa, nei figli, nel suo fisico, nella sua stessa moglie tentatrice che gli era rimasta. [Il diavolo] a un certo punto gli avrebbe tolto anche costei, che gli era rimasta, se non se la fosse serbata come aiutante, in quanto era riuscito a debellare anche il primo uomo per mezzo di Eva. Aveva serbato Eva. Quante cose soffrì! Perse tutto quello che aveva. La sua casa crollò e magari essa sola! Essa schiacciò i figli sotto le macerie. Ma poiché in lui la pazienza aveva grande spazio, sentite quale fu la sua risposta: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come al Signore piacque, così è avvenuto; sia benedetto il nome del Signore 20. Gli tolse quel che gli aveva dato. Forse che perì lui che aveva dato? Giobbe ammise che Dio gli aveva tolto i beni, ma si comportò come se dicesse: " Mi ha tolto tutto, mi tolga pure tutto, mi lasci nudo ma si serbi lui per me. Che cosa mi mancherà infatti se avrò Dio, o che cosa mi giovano tutte le altre cose se non avrò Dio? ". Fu colpita la sua carne, fu colpito con ulcere dalla testa sino ai piedi, colava giù l'umore corrotto, formicolava di vermi ed egli si mostrava saldo nel suo Dio, in lui era fisso 21. Quella moglie, aiutante del diavolo, non consolatrice del marito, voleva persuaderlo alla bestemmia: Fino a quando vorrai sopportare questo e quello? Di' qualcosa contro Dio e muori 22. Giobbe dunque, poiché era stato umiliato, doveva essere esaltato. E così fece il Signore per dare un esempio agli uomini. In cielo, poi, al suo servo destinò premi maggiori. Dunque esaltò Giobbe umiliato e umiliò il diavolo che si era esaltato perché egli abbatte l'uno ed innalza l'altro 23. Fratelli carissimi, quando qualcuno qui patisce qualcuna di tali tribolazioni, non si aspetti la ricompensa qui e se patisce qualche danno non abbia intenzione di ricevere il doppio, quando dice: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come al Signore piacque, così avvenne; sia benedetto il suo nome. Dio loda la pazienza non il calcolo dell'avidità, perché se vuoi ricevere il doppio di quello che hai perduto e per questo lodi Dio, lodi non per amore ma per cupidigia. Non puoi in partenza porti davanti l'esempio di quel sant'uomo. Ti inganneresti. Quando Giobbe sopportava tutti quei dolori, non contava sulla ricompensa del doppio di quello che aveva. Si può notare quello che dico sia nella sua prima testimonianza, quando subì danni e fece i funerali ai figli, sia nella seconda quando già pativa tormenti nella sua carne. Queste sono le parole della sua prima testimonianza: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come al Signore piacque, così è avvenuto; sia benedetto il nome del Signore. Avrebbe potuto dire: " Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; può darmi di nuovo quello che mi ha tolto, può ridarmi più di quel che mi ha tolto ". Ma non disse così. Disse: Come al Signore piacque, così avvenne. Cioè: " Poiché piace a lui, deve piacere anche a me; ciò che piacque al padrone buono non dispiaccia al servo a lui sottomesso; ciò che piacque al medico non dispiaccia al malato ". E nel secondo caso sentì la sua testimonianza. Disse alla moglie: Hai parlato come una donna stolta. Se da Dio accettiamo il bene perché non dovremmo accettare il male 24? Non aggiunse quello che, se l'avesse detto, era pur vero: " Il Signore può far ritornare come prima la mia carne, può moltiplicare quello che ci ha tolto ", per non sembrare che sopportasse quei mali in vista di questa speranza. Queste cose non disse, queste cose non sperò. Ma il Signore le diede ugualmente a lui che non ci contava perché noi fossimo ammaestrati; perché imparassimo che il Signore gli era vicino. Perché se non gli avesse restituito quei beni, noi non saremmo riusciti a vedere la ricompensa che gli teneva nascostamente in serbo. Perciò la sacra Scrittura dice, esortando alla pazienza e all'aspettativa di ricompensa per la vita futura, non per la presente: Avete udito parlare della pazienza di Giobbe, e avete visto la fine del Signore [sulla terra] 25. Perché sottolinea la pazienza di Giobbe, e non dice: " Avete visto la fine dello stesso Giobbe "? Avresti rinfocolato la tua avidità nella prospettiva di avere il doppio. Avresti detto: " Sopporto, grazie a Dio. Avrò il doppio come Giobbe ". La pazienza di Giobbe, la fine del Signore [sulla terra]. Conosciamo la pazienza di Giobbe, conosciamo la fine del Signore. Parole del Signore sulla croce furono: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato 26? Sono le parole del Signore sulla croce. Lo abbandonò riguardo alla presente felicità, non lo abbandonò in quanto all'eterna immortalità. La fine del Signore è questa: i Giudei lo arrestano, i Giudei lo insultano, lo legano, lo coronano di spine, lo imbrattano di sputi, lo flagellano, lo coprono di scherni, lo crocifiggono, lo trapassano con la lancia, e infine lo seppelliscono; ed è quasi abbandonato. E` mai possibile? Si facevano beffe di lui. Perciò abbi pazienza per poter risorgere e non morire, come Cristo non morire più. Così infatti noi leggiamo: Cristo, risuscitato dai morti non muore più 27.

Che significa: "Siede alla destra del Padre".

4. 11. Ascese al cielo. Credetelo. Siede alla destra del Padre 28. Credetelo. Per sedere intendete abitare, così come quando diciamo di un uomo: " Ha risieduto in quel luogo per tre anni ". Lo dice anche la Scrittura: che è risieduto un tale in città per un determinato tempo. Vuol dire forse che sedeva e che mai si alzò? Anche le abitazioni degli uomini sono dette " sedi ", ma non per questo vi si sta seduti. Ci si alza, si cammina. Non si sta seduti e tuttavia si chiamano " sedi ". Così intendete l'abitare di Cristo alla destra del Padre: è lì. Ma non andate pensando: " Che cosa fa? ". Non cercate quello che non si può trovare. E` lì. Vi basti questo. E` beato e per la sua beatitudine gli viene il nome di " destra del Padre ", per il fatto che appunto " destra del Padre " significa felicità. Se noi volessimo intendere in modo materiale dovremmo dire che se egli siede alla destra del Padre, il Padre sarà a sinistra. E` mai lecito che ce li figuriamo così? Il Figlio a destra, il Padre a sinistra? Là è tutto destra perché non c'è alcuna infelicità.

Il Giudizio.

4. 12. Da lì verrà a giudicare i vivi e i morti 29: i vivi, cioè coloro che siano allora ancora in vita; i morti, cioè quelli che sono morti prima [del giudizio]. Si potrebbe anche interpretare così: vivi, i giusti; morti, gli iniqui. Dio infatti giudica ambedue le categorie, dando ad ognuno la retribuzione dovuta. Ai giusti dirà nel giudizio: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo 30. A questo preparatevi, questo sperate, per questo vivete e vivete così perché credete, perché siete stati battezzati, perché vi si possa dire: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno che è stato preparato per voi dalla fondazione del mondo. E a quelli che stanno alla sua sinistra che dice? Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli 31. Così saranno giudicati da Cristo i vivi e i morti. Abbiamo parlato della prima nascita di Cristo, quella fuori del tempo e di quella avvenuta dalla Vergine nella pienezza dei tempi; abbiamo parlato della passione di Cristo, abbiamo parlato del giudizio finale di Cristo. Abbiamo svolto tutti gli argomenti riguardo a Cristo, unico Figlio di Dio, nostro Signore. Ma la Trinità non è ancora stata esposta completamente.

Lo Spirito Santo.

5. 13. Segue nel Simbolo: E nello Spirito Santo 32. Questa Trinità è un solo Dio, una sola natura, una sola sostanza, una sola potenza: somma uguaglianza con nessuna divisione, nessuna diversità, perpetuo amore. Volete sapere quale Dio è lo Spirito Santo? Battezzatevi e sarete il suo tempio. L'Apostolo dice: Non sapete voi che il vostro corpo è tempio in voi dello Spirito Santo, che avete da Dio? 33 Dio ha un tempio. Infatti a Salomone, re e profeta, fu comandato di costruire un tempio a Dio. Se avesse innalzato un tempio al sole o alla luna o a qualche stella, o a qualche angelo, Dio lo avrebbe condannato. Ma in quanto egli edificò un tempio a Dio mostrò di venerare Dio. Con che materiali lo costruì? Con legno e pietre, perché Dio volle, per mezzo del suo servo, farsi un'abitazione in terra, per esservi pregato, per dimorarvi. Per cui disse il beato Stefano: Salomone gli edificò una casa, ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo 34. Se dunque i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, quale Dio ha costruito il tempio allo Spirito Santo? Ma si tratta di Dio! Se infatti i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, chi ha costruito i nostri corpi ha costruito anche il tempio allo Spirito Santo. Osservate che cosa dice l'Apostolo: Dio ha composto il corpo conferendo maggior onore a ciò che ne aveva di meno 35, parlando delle diverse membra, affinché non vi fossero divisioni nel corpo. Dio ha creato il nostro corpo. Come potrebbe non averlo creato lui se ha creato anche l'erba? Come ci teniamo sicuri che ha creato l'erba? Chi veste, crea. Leggi il Vangelo: Se Dio veste così l'erba del prato che oggi c'è e domani è buttata nel forno 36. Chi veste, crea dunque. E senti l'Apostolo: Stolto, ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. Dio gli dà un corpo come ha stabilito e a ciascun seme il proprio corpo 37.Se Dio dunque costruisce i nostri corpi, se Dio costruisce le nostre membra e se i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, non dubitate che lo Spirito Santo è Dio ma non aggiungetelo come un terzo dio, perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un unico Dio. Così dovete credere.

La Chiesa.

6. 14. Alla proclamazione di fede nella Trinità segue: La santa Chiesa 38. E` stato detto così di Dio e del suo tempio. Il tempio di Dio, che siete voi - dice l'Apostolo - è santo 39. Ma la stessa Chiesa è santa, una, vera, cattolica, che combatte contro tutte le eresie; combattere può, ma non essere vinta. Tutte le eresie sono uscite da lei ma come gli inutili tralci tagliati via dalla vite. Essa rimane sulla sua radice, nella sua vite, nella sua carità. Le porte degli inferi non prevarranno su di lei 40.

La remissione dei peccati.

7. 15. La remissione dei peccati 41. Realizzate in voi in modo completo le verità del Simbolo, quando vi battezzate. Nessuno dica: " Ho commesso la tal colpa. Forse non mi sarà perdonata ". Pensi così perché l'hai commessa e perché è grave? Ma dimmi pure che hai compiuto qualcosa di mostruoso, di grave, di orrendo, che faccia inorridire il solo pensarlo. Che cosa puoi aver fatto? Forse hai ucciso Cristo? Non c'è nulla di peggio di questo misfatto, perché non c'è nulla di meglio di Cristo. Nefanda enormità uccidere il Cristo. Tuttavia i Giudei lo uccisero e molti di loro poi credettero in lui e bevvero il suo sangue: fu loro perdonato il peccato che avevano commesso. Quando sarete battezzati, mantenete una vita buona nei precetti di Dio, per custodire il Battesimo sino alla fine. Non vi dico che sia possibile vivere qui senza peccato: vi sono i peccati veniali, di cui non è priva questa vita [mortale]. Per tutti i peccati c'è il Battesimo, per quelli leggeri, dai quali non possiamo essere esenti, c'è la preghiera. Come dice la preghiera? Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori 42. Se una volta sola siamo purificati dal Battesimo, ogni giorno possiamo essere purificati dalla preghiera. Ma non vogliate commettere di quelle colpe che inevitabilmente vi separano dal Corpo di Cristo; lungi da voi! Coloro che voi vedete fare pubblica penitenza, hanno commesso delitti: adultèri o altri grossi misfatti, perciò fanno penitenza. Se infatti avessero commesso colpe leggere, basterebbe a cancellarli la preghiera quotidiana.

In tre modi vengono rimessi i peccati.

8. 16. Dunque in tre modi nella Chiesa vengono rimessi i peccati: nel battesimo, nella preghiera e nell'umiltà, maggiore, della [pubblica] penitenza. Tuttavia Dio non perdona che ai battezzati. Quando? Al momento del battesimo. Quando poi i peccati sono perdonati a chi prega e a chi fa penitenza, si tratta di gente che ha già ricevuto il Battesimo. Diversamente è come se si dicesse: Padre nostro 43 da chi non è ancora nato. Nei catecumeni, finché sono tali, restano tutti i loro peccati. Se così avviene per i catecumeni, quanto più per i pagani! Quanto più per gli eretici! E tuttavia non rinnoviamo il Battesimo agli eretici. Perché? Perché essi hanno il Battesimo come il disertore ha un marchio. Come un marchio hanno il Battesimo, ma per la condanna, non per la vittoria. E se il disertore pentito ricomincia a fare il suo servizio militare, nessuno penserebbe di rinnovargli il marchio.

La nostra resurrezione.

9. 17. Crediamo anche nella risurrezione della carne, di cui c'è il precedente in Cristo, perché il corpo speri che avvenga quello che è avvenuto nel suo capo. Il capo della Chiesa è Cristo, la Chiesa è il corpo di Cristo. Il nostro Capo è risorto, è asceso al cielo; dove è il capo lì ci sono anche le membra. Come sarà questa risurrezione? Perché non creda qualcuno che sia come quella di Lazzaro, perché ben si sappia che non è così, è stato aggiunto: nella vita eterna 44. Vi rinnovi Dio, Dio vi mantenga e vi custodisca; Dio vi conduca a lui, che è la Vita eterna. Amen.

Note:



1 - Rm 10, 10.

2 - Es symbolo Apostol.

3 - 2 Tm 2, 13.

4 - Sal 145, 6.

5 - Es symbolo apostol.

6 - Mt 6, 24.

7 - At 4, 32.

8 - Cf. Gv 14, 6.

9 - Gv 5, 19.

10 - Gv 16, 15.

11 - Es symbolo apostol.

12 - Es symbolo apostol.

13 - Sal 115, 12.

14 - Is 53, 8.

15 - Cf. Gal 4, 4.

16 - Rm 6, 9.

17 - Gc 5, 11.

18 - Gb 1, 8.

19 - Cf. Gn 3, 1-6.

20 - Gb 1, 21.

21 - Cf. Gb 2, 7-8.

22 - Gb 2, 9.

23 - Lc 14, 11.

24 - Gb 2, 10.

25 - Gc 5, 11.

26 - Sal 21, 2.

27 - Rm 6, 9.

28 - Es symbolo apostol.

29 - Es symbolo apostol.

30 - Mt 25, 34.

31 - Mt 25, 41.

32 - Es symbolo apostol.

33 - 1 Cor 6, 19.

34 - At 7, 47-48.

35 - 1 Cor 12, 24.

36 - Mt 6, 30; Lc 12, 28.

37 - 1 Cor 15, 36-38.

38 - Es symbolo apostol.

39 - 1 Cor 3, 17.

40 - Cf. Mt 16, 18.

41 - Es symbolo apostol.

42 - Mt 6, 12.

43 - Mt 6, 9.

44 - Es symbolo apostol.


16 - L'Altissimo rivestì di virtù l'anima di Maria santissima.

La mistica Città di Dio - Libro primo - Sant'Agostino di Ippona

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224. Dio avviò l'impetuoso torrente della sua divinità per rallegrare la mistica città dell'anima santissima di Maria facendolo sgorgare dal fonte della sua infinita sapienza e bontà. L'Altissimo aveva deciso di porre in questa divina Signora i più grandi tesori di grazie e virtù che mai siano stati dati, o saranno dati in eterno ad altra creatura. Quando giunse l'ora di donarli a lei, cioè nel medesimo istante in cui fu concepita, l'Onnipotente, con soddisfazione, esaudì il desiderio che fin dall'eternità aveva come in sospeso, finché non ne fosse giunto il tempo opportuno. Il fedelissimo Signore fece questo: riversò nell'anima santissima di Maria, nell'istante della sua concezione, tutte le grazie e i doni in grado così eminente che nessuno dei santi né tutti insieme vi poterono mai arrivare. Con parole umane tutto ciò non si può manifestare.

225. Sebbene allora fosse ricolmata, come sposa che discendeva dal cielo, di ogni perfezione e di ogni sorta di grazia interiore, non fu necessario che le esercitasse tutte subito, ma solamente quelle che poteva e che erano convenienti allo stato in cui si trovava nel grembo di sua madre. Le prime furono le virtù teologali, fede, speranza e carità, che hanno per oggetto Dio. Ella esercitò subito queste virtù conoscendo la Divinità, le sue perfezioni, i suoi attributi infiniti, la trinità e la distinzione delle Persone, con profonda fede. Questa conoscenza di Dio non ne impedì un'altra che le fu data, come presto dirò. Esercitò anche la virtù della speranza che riguarda Dio come oggetto della beatitudine e come fine ultimo. Quell'anima santissima si sollevò e s'incamminò verso Dio con intensissimi desideri di unirsi a lui senza essersi prima rivolta ad altro e senza vivere un istante solo senza questo movimento interiore. Nello stesso modo e nel medesimo istante, ella esercitò la virtù della carità, che riguarda Dio come infinito e sommo bene, con tale forza e tale stima della divinità che tutti i serafini, nella loro grande veemenza e virtù, non potranno mai giungere a così alto grado.

226. Ebbe poi le altre virtù, che ornano e perfezionano la parte razionale della creatura, nella stessa misura delle teologali; le furono date anche virtù morali e naturali in grado miracoloso e soprannaturale, e nello stesso grado, soltanto però a un livello molto più alto nell'ordine della grazia, le furono infusi i doni e i frutti dello Spirito Santo. Ebbe scienza infusa, sapienza di tutte le scienze e delle arti naturali. Da questo conobbe e seppe tutto il naturale e il soprannaturale che porta alla grandezza di Dio, di modo che fin dal primo istante, nel grembo di sua madre, fu sapiente, prudente, illuminata e capace di comprendere Dio e tutte le sue opere più di quanto lo furono e lo saranno in eterno tutte le altre creature, ad eccezione del suo Figlio santissimo. Una tale perfezione consistette non solo nelle virtù che le furono infuse in così eminente grado, ma anche negli atti che vi corrispondevano secondo la loro condizione ed eccellenza, di modo che nello stesso momento poté esercitarli col potere divino, il quale per ogni bisogno non si pose dei limiti, né si assoggettò ad altra legge se non a quella della sua divina e più che giusta volontà.

227. Di tutte queste virtù e grazie e di quanto operano si dirà molto nel corso della presente Storia della vita santissima di Maria; esprimerò qui solo qualcosa di ciò che operò nell'istante della sua concezione mediante i benefici che le furono dati e la luce che ricevette da essi. Con gli atti delle virtù teologali, come ho detto, della virtù della religione e delle altre virtù cardinali che ne conseguono, conobbe Dio nel suo essere, e come creatore e come glorificatore. Con atti eroici lo riverì, lo lodò, lo ringraziò perché l'aveva creata; lo amò, lo temette e lo adorò offrendogli sacrifici di magnificenza, lode e gloria per il suo essere immutabile. Conobbe i doni che riceveva, nonostante qualcuno le fosse nascosto: per questo rese grazie con profonda umiliazione e con prostrazioni corporali che subito fece nel grembo di sua madre con quel così piccolo corpo. Con tali atti ella ebbe più merito in quello stato che non tutti i santi nel massimo grado della loro perfezione e santità.

228. Ella ebbe un'altra visione e cognizione, superiore agli atti della fede infusa, del mistero della Divinità e della santissima Trinità. Se in quell'istante non la vide intuitivamente come i beati, la vide però astrattivamente con altra luce e visione inferiore a quella beatifica, ma superiore a tutti gli altri modi in cui Dio si può manifestare o si manifesta all'intelletto creato. Le furono mostrate alcune specie o immagini della Divinità così chiare e manifeste, che in esse conobbe l'essere immutabile di Dio e in lui tutte le creature, con maggiore luce ed evidenza di come una creatura può essere conosciuta da un'altra. Queste immagini fecero da specchio chiarissimo che rifletteva tutta la Divinità e in essa le creature: in questa luce e in queste immagini di Dio le vide più distintamente e chiaramente di quanto le conoscesse in se stesse per mezzo della scienza infusa.

229. In tutti questi modi le furono evidenti, fin dalla sua concezione, tutti gli uomini e tutti gli angeli nel loro ordine, le loro dignità e i loro compiti, nonché tutte le creature irragionevoli nelle loro nature e qualità. Conobbe la creazione, lo stato e la rovina degli angeli, la giustificazione e la gloria dei buoni, la caduta e il castigo dei cattivi, la primitiva innocenza di Adamo ed Eva, l'inganno, la colpa e la miseria che ne seguì sia per loro stessi sia per tutto il genere umano, e il decreto della volontà divina per la loro riparazione ormai già disposta e quasi giunta al momento di essere compiuta. Conobbe l'ordine e la natura dei cieli, degli astri e dei pianeti, la qualità e disposizione degli elementi, il purgatorio, il limbo e l'inferno, come tutte queste cose e quelle racchiuse in esse erano state create e conservate dal potere divino, solamente per la sua bontà infinita, senza che ne avesse necessità alcuna. Soprattutto conobbe ciò che Dio avrebbe rivelato del suo mistero facendosi uomo per redimere tutto il genere umano, lasciando i cattivi angeli senza questo rimedio.

230. Mentre l'anima santissima di Maria conosceva per ordine tutte queste meraviglie, nell'istante in cui fu unita al corpo, operava gesti eroici delle varie virtù con incomparabile stupore, lode, glorificazione, adorazione, umiliazione, amore di Dio e dolore dei peccati commessi contro quel sommo Bene che riconosceva autore e fine di tante ammirabili opere. Contemporaneamente offrì se stessa in sacrificio gradito all'Altissimo, cominciando da quel momento a benedirlo, amarlo e riverirlo con fervoroso affetto, per riparare alla mancanza di amore e di riconoscenza da parte sia degli angeli cattivi sia degli uomini. Invitò poi gli angeli santi, ella che già ne era la Regina, ad aiutarla a glorificare il creatore e Signore di tutti, e a pregare anche per lei.

231. In quell'istante il Signore le presentò gli angeli che le assegnava per custodirla: ella li vide e li conobbe, mostrò loro benevolenza ed ossequio invitandoli ad inneggiare con canti di lode all'Altissimo. Li preavvisò che questo sarebbe stato il compito che dovevano svolgere con lei in tutto il tempo della vita mortale, mentre l'assistevano e la custodivano. Conobbe similmente tutta la sua genealogia, tutto il resto del popolo santo eletto da Dio, i Patriarchi, i Profeti e quanto sua Maestà fosse stata meravigliosa nei doni, nelle grazie e nei favori che aveva operati con loro. È' davvero stupendo che la beatissima Vergine, già fin dal primo istante in cui la sua santissima anima fu creata, nonostante le diverse parti del suo santissimo corpo si distinguessero appena, piangesse di dolore per la caduta del genere umano e versasse lacrime nel grembo di sua madre ben sapendo quanto fosse terribile peccare contro il sommo Bene. Dio, nella sua onnipotenza, operò questo prodigio affinché non le mancasse nessuna eccellenza che potesse tornare a onore di colei che era eletta ad essere Madre di Dio.

232. Per questo miracoloso affetto fece suppliche, fin dal primo istante, per la salvezza del genere umano, assumendo l'ufficio di mediatrice, avvocata e riparatrice. Presentò a Dio il grido dei santi Padri e degli altri giusti della terra, affinché la sua misericordia non ritardasse la salvezza dei mortali, che ella già guardava come fratelli. Ancor prima di vivere tra loro, li amava con ardentissima carità; appena fu concepita cominciò ad essere loro benefattrice per l'amore divino e fraterno che ardeva nel suo infiammato cuore. L'Altissimo gradì tali domande più di tutte le orazioni dei santi e degli angeli; questo fu manifestato a lei, che era creata per essere Madre dello stesso Dio, nonostante ella ignorasse allora questo fine. Conobbe però l'amore dello stesso Signore e il suo ardente desiderio di scendere dal cielo per redimere gli uomini. Ed era giusto che Dio, per affrettare la sua venuta, si mostrasse obbligato, più che da ogni altro, dalle preghiere e richieste di quella creatura per la quale principalmente veniva e dalle cui viscere doveva ricevere la carne, compiendo in essa la sua opera più ammirabile, fine di tutte le altre.

233. Pregò ancora nello stesso istante della sua concezione per i suoi genitori, Gioacchino ed Anna, che, prima di vedere col corpo, vide e conobbe in Dio. Subito esercitò con loro la virtù dell'amore, della riverenza e della gratitudine di figlia, riconoscendoli causa seconda della sua esistenza. Fece anche molte altre domande generali e particolari per differenti necessità. Con la scienza infusa di cui era fornita, compose nella sua mente e nel suo cuore un inno di lode per aver trovato, alla porta della vita, la preziosa dramma che perdemmo tutti fin dal principio. Trovò la grazia che le andò incontro e la Divinità che l'aspettava ai limiti della natura. Le sue facoltà incontrarono, nel primo istante del suo esistere, il nobilissimo Oggetto che le mosse cominciando a porle in esercizio, perché solo per lui erano create. Dovendo essere sue in tutto e per tutto, a lui si dovevano le primizie delle loro attività, cioè la cognizione e l'amore divino. Non vi fu, così, in questa Signora né istante di vita senza conoscere Dio, né cognizione senza amore, né amore senza merito. In questo, niente fu piccolo o misurato con le leggi comuni e le regole generali. Tutto fu grande e tale uscì dalla mano dell'Altissimo, perché ella camminasse, crescesse, ed arrivasse ad essere così magnifica che Dio solo ne fosse maggiore. Oh, che bei passi furono i tuoi, o figlia del principe, dato che col primo di essi giungesti alla Divinità! Bella sei ben due volte, poiché la tua grazia e bellezza è ogni bellezza e grazia. Divini sono i tuoi occhi ed i tuoi pensieri sono come la porpora del re, poiché rapisti il suo cuore e lo legasti, facendolo prigioniero del tuo amore nel santuario del tuo grembo verginale e del tuo cuore.

234. Qui veramente dormiva la sposa del re, e il suo cuore vegliava. Dormivano quei sensi che appena avevano la loro forma naturale e non avevano ancora visto la luce materiale del sole; intanto quel divin cuore, più incomprensibile per la grandezza dei suoi doni che per la piccolezza della sua conformazione, vegliava nel talamo di sua madre con la luce della Divinità che lo irraggiava, infiammandolo nel fuoco del suo immenso amore. Non conveniva che in questa divina creatura le facoltà inferiori dell'anima operassero prima di quelle superiori, né che l'operare di queste fosse inferiore o uguale a quello delle altre creature. Infatti, se l'operare corrisponde all'essere di ciascuna cosa, colei che da sempre era superiore a tutte in dignità ed eccellenza, doveva operare con proporzionata superiorità rispetto ad ogni creatura angelica o umana. Non le doveva mancare l'eccellenza degli spiriti angelici, i quali nel momento in cui furono creati fecero subito uso delle loro facoltà, perché questa stessa grandezza e prerogativa le era dovuta, come a colei che era creata per essere loro Regina e signora. Le spettava, anzi, con vantaggi tanto più grandi, quanto la dignità di Madre di Dio è superiore a quella di suo servo e il nome di Regina a quello di vassallo, poiché a nessuno degli angeli il Verbo disse: «Tu sei mia madre»; né qualcuno di loro poté mai dire a lui: «Tu sei mio figlio». Soltanto tra Maria e il Verbo eterno ci fu questa comunicazione e questa vicendevole corrispondenza. In ragione di ciò si deve misurare e ponderare la grandezza di Maria, come fece l'Apostolo con quella di Cristo.

235. Nello scrivere questi misteri del Re, quando già è un onore rivelare le sue opere, confesso la mia limitatezza di donna e mi affliggo perché parlo con termini comuni e vuoti, che non arrivano a definire ciò che intendo nella luce di cui è investita la mia anima in tali misteri. Per non avvilire tanta grandezza sarebbero necessarie ben altre parole ed espressioni particolari e appropriate, ma la mia ignoranza non le trova. E quando le possedesse, sarebbero troppo elevate per l'umana debolezza. Essa si riconosca inferiore ed impotente a fissare il suo sguardo su questo sole divino, che con raggi di divinità viene al mondo, sebbene coperto dalla nube del grembo materno di sant'Anna. Se tutti desideriamo che ci sia data l'opportunità di avvicinarci a contemplare questa meravigliosa visione, andiamoci nudi e liberi: gli uni dalla naturale pusillanimità, gli altri dal timore, benché il tutto sia mascherato dall'umiltà. Andiamoci poi con somma devozione e pietà, lontani dallo spirito di discordia, così che ci sia dato di vedere da vicino, in mezzo al roveto, il fuoco della Divinità, senza esserne consumati.

236. Ho detto che l'anima santissima di Maria, quando fu concepita, vide in modo astrattivo la divina Essenza, dal momento che non mi fu data luce per dire ch'ella vide la gloria quale veramente è. Con ciò intendo esprimere che questo privilegio fu solo della santissima anima di Cristo per l'unione sostanziale con la Divinità nella persona del Verbo, affinché rimanesse sempre unita con essa per mezzo delle facoltà dell'anima per somma grazia e gloria. E come Cristo nostro bene cominciò ad essere contemporaneamente uomo e Dio, così cominciò a conoscere Dio e ad amarlo come comprensore. Ma l'anima della sua Madre santissima non era unita sostanzialmente alla Divinità, e così non agì subito come beata, poiché entrava nella vita per essere viatrice. Essendo la più vicina all'unione ipostatica, ebbe tuttavia una visione di poco inferiore a quelia beatifica, ma superiore a tutte le altre visioni e rivelazioni della Divinità avute dalle creature, eccettuata la chiara visione con la piena fruizione. La visione di Dio, che ebbe la Madre di Cristo nel primo istante, sia per alcune modalità sia per alcune qualità, eccelse su quella chiara di altri, in quanto ella conobbe più misteri astrattivamente, che non altri con visione intuitiva. Il non aver visto, però, la Divinità faccia a faccia nel momento della sua concezione, non significa che poi non l'abbia veduta molte volte nel corso della sua vita, come in seguito dirò.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo su questo capitolo

 

237. Ho detto sopra come la Regina e madre di misericordia mi aveva promesso che, quando sarei giunta a scrivere le prime azioni delle sue facoltà e virtù, m'avrebbe istruita affinché riflettessi la mia vita nello specchio purissimo della sua: è questo l'intento principale del suo rivelarsi a me. Questa gran Signora, fedelissima nelle sue parole e sempre vicina a me con la sua presenza, quando cominciò a rivelarmi tali misteri, iniziò a mantenere la sua promessa in questo capitolo, come fece ugualmente negli altri. Così io scriverò alla fine di ogni capitolo ciò che sua Altezza m'insegnerà, come faccio ora.

238. Figlia mia, io voglio che, dallo scrivere i misteri della mia santissima vita, tu raccolga per te stessa il frutto che desideri. Voglio che il premio della tua fatica sia la maggior purezza e perfezione della tua vita, se con la grazia dell'Altissimo ti disponi ad imitarmi, mettendo in pratica ciò che udrai. Questa è anche la volontà del mio Figlio santissimo: che tu applichi le tue forze a compiere ciò che io t'insegnerò, facendo attenzione, con tutta la stima del tuo cuore, alle mie virtù ed opere. Ascoltami con accuratezza e con fede, perché io ti dirò parole di vita eterna, t'insegnerò il massimo della santità e della perfezione cristiana e quello che è maggiormente accetto agli occhi di Dio. Da questo momento comincerai a prepararti per ricevere la luce nella quale intuirai chiaramente gli occulti misteri della mia santissima vita e la dottrina che desideri. Prosegui questo lavoro e scrivi ciò che a tal fine t'insegnerò. Or dunque ascolta.

239. La creatura che indirizza il suo primo movimento a Dio, quando riceve l'uso della ragione, compie un atto di giustizia verso di lui, così che, conoscendolo, lo possa amare, riverire e adorare come suo creatore e Signore unico e vero. I genitori hanno l'obbligo naturale di guidare i loro figli fin da bambini in questa conoscenza, indirizzandoli con cura perché subito cerchino il loro ultimo fine e lo incontrino attraverso i primi atti della ragione e della volontà. Dovrebbero essere attenti ad allontanarli dalle ingenuità e burle puerili, alle quali la stessa natura corrotta li inclina se si lasciano agire senza alcun educatore. Se i padri e le madri prevenissero questi inganni e questi costumi non buoni dei loro figli, e fin dalla loro giovane età li ammaestrassero sul loro Dio e creatore, questi sarebbero preparati a conoscerlo e ad adorarlo. La santa mia madre, che ignorava la mia sapienza e il mio stato, fece con me tutto questo così puntualmente e per tempo che, portandomi nelle sue viscere, adorava in mio nome il Creatore, tributandogli per me atti di somma riverenza e rendendogli grazie per avermi creata. Lo supplicava anche che mi custodisse, difendesse e liberasse dallo stato in cui io allora mi trovavo. Similmente i genitori devono chiedere con fervore a Dio che disponga con la sua provvidenza che le anime dei bambini arrivino a ricevere il battesimo e siano libere dalla schiavitù del peccato originale.

240. Se poi la creatura ragionevole non avesse riconosciuto e adorato il Creatore al momento dell'uso della ragione, deve farlo nel momento in cui lo conosce per mezzo della fede. Non deve, però, fermarsi qui; anzi l'anima dovrà impiegare questa conoscenza per non perderlo mai di vista, per temerlo sempre, amarlo ed onorarlo. Quanto a te, figlia mia, hai ottemperato questo dovere d'adorazione verso Dio in tutto il corso della tua vita; ma ora voglio che tu lo adempia ancora meglio come io te lo insegnerò. Fissa lo sguardo interiore della tua anima nell'essere di Dio, che non ha né principio né fine, e contemplalo infinito negli attributi e nelle perfezioni. Egli solo è la vera santità, il sommo bene, l'oggetto nobilissimo della creatura, colui che diede l'essere a tutte le cose create e che, senza averne alcun bisogno, le sostenta e governa. Egli è la somma bellezza senza macchia, né difetto alcuno; egli è eterno nell'amore, veritiero nelle parole, fedelissimo nelle promesse; egli è colui che diede la sua stessa vita, abbandonandosi ai tormenti per il bene delle sue creature, senza che alcuna lo abbia meritato. In questo immenso campo di bontà e di benefici, dilata la tua vista ed impegna le tue forze per non dimenticarlo e non allontanarti da lui. Sarebbe una scortesia e slealtà se, dopo aver conosciuto in questo modo il sommo Bene, lo dimenticassi con esecrabile ingratitudine. Tale sarebbe la tua, se dopo aver ricevuto una maggiore luce divina della fede, superiore a quella comune, traviassi il tuo intelletto con la tua volontà dalla via dell'amore divino. Se qualche volta, per tua debolezza, tu ti trovassi in questa situazione, torna subito a ricercare la strada con prontezza e diligenza; umiliata, adora l'Altissimo dandogli onore, magnificenza e lode eterna. Bada bene che devi considerare come tuo proprio compito fare questo incessantemente per te e per tutte le altre creature, e voglio che tu te ne mostri sempre sollecita.

241. Per esercitarti in questo con più forza, medita nel tuo cuore ciò che sai che ho fatto, e come quella prima visione del sommo Bene lasciò il mio cuore ferito d'amore. Per questo mi diedi tutta a lui per non perderlo, vivendo sollecita, mai riposando, ma camminando fino a raggiungere il centro dei miei desideri ed affetti, perché, essendo infinito l'oggetto, l'amore non vuole essere finito, né deve riposare fino a che non lo possieda. Alla conoscenza di Dio e all'amore per lui deve seguire la conoscenza di te stessa, pensando e riflettendo sulla tua pochezza e viltà. Sappi che queste verità bene intese, ripetute e meditate, producono divini effetti nelle anime. Udite queste ed altre parole della Regina, dissi a sua Maestà:

242. «Signora mia, di cui sono schiava e a cui, per esserlo nuovamente, mi dedico e mi consacro, non senza motivo il mio cuore, per vostra materna degnazione, bramava ardentemente questo giorno nel quale potessi conoscere l'ineffabile altezza delle vostre virtù nello specchio delle vostre divine opere e udire la dolcezza delle vostre salutari parole. Confesso, Regina mia, con tutto il mio cuore, di non avere compiuto opera buona per meritare in premio questo beneficio. Penso che scrivere la vostra santissima vita sia piuttosto un'opera d'eccessiva audacia, tanto che non meriterei perdono, se non lo facessi unicamente per obbedire alla vostra volontà e a quella del vostro Figlio santissimo. Accogliete, o mia Signora, questo sacrificio di lode e parlate: la vostra serva vi ascolta. Risuoni, dolcissima Signora mia, nei miei orecchi la vostra soavissima voce, dal momento che voi avete parole di vita. Proseguite così, o mia Padrona, il vostro insegnamento, affinché in questo mare immenso delle vostre perfezioni il mio cuore si dilati ed abbia degna materia per lodare l'Onnipotente. Nel mio petto arde quel fuoco che la vostra pietà ha acceso, per desiderare ardentemente ciò che la virtù ha di più santo, di più puro e di più accetto agli occhi vostri. Nel profondo di me sento la legge della carne contrastare quella dello spirito; ciò mi causa ritardo od imbarazzo e giustamente temo che m'impedisca il bene che voi, o pietosissima Madre, mi offrite. Guardatemi, dunque, o Signora mia, come figlia istruendomi come discepola, correggendomi come serva e costringendomi come schiava se dovessi tardare o resistere. Non voglio che accada questo, ma purtroppo per debolezza cadrò. Io alzerò gli occhi per conoscere l'essere di Dio, con la divina sua grazia controllerò i miei affetti, così che si innamorino delle sue infinite perfezioni; se lo raggiungo non lo lascerò più. Però voi, Signora e madre della conoscenza e del bell'amore, chiedete a vostro Figlio e mio Signore che non mi abbandoni, dal momento che si mostrò generosissimo nel favorire la vostra umiltà, o Regina e signora di tutto il creato.


2 dicembre 1977 - LA MIA CHIESA

Mons. Ottavio Michelini

E' interessata a tutte le attività dell'uomo

Scrivi figlio,

l'attività della mia Chiesa non è limitata a qualche aspetto della vita umana del cristiano in cammino sulla terra, il cristiano, è l'oggetto e il fine di tutta l'attività umana e divina della Chiesa, come persona singola, come membro della comunità familiare, sociale ed ecclesiale, perciò tutte le strutture in cui il cristiano si muove, lavora e vive, sono esse pure oggetto dell'attività ecclesiale, il volere limitare il campo d'azione della Chiesa ad alcuni aspetti soltanto della vita del cristiano per escluderne altri, sarebbe un attentare alla sovranità della Chiesa, sarebbe alterarne la natura, il che equivale a frustrarne i fini per cui Dio l'ha voluta e posta nel mondo.

Chi ciò osasse fare, verrebbe a mettersi in aperto e stridente contrasto con Dio; si volgano indietro coloro che fossero tentati a farlo; la mia Chiesa è interessata a tutte le attività dell'uomo, siano pubbliche siano private. (pag. 29)

E' compito della mia Chiesa vigilare sulle singole anime e su tutte le strutture in cui le anime vivono; difenderle e proteggerle da tutti i pericoli che ne minacciano l'integrità morale e dottrinale. Il compito e la responsabilità della mia Chiesa è veramente grande, perché essa dovrà vivere in continuo allarme, perché le forze del male, dell'Inferno e della terra, la cingono d'assedio da ogni parte, perciò dovrà difendersi sempre con mezzi adeguati che non le mancano, come non le può mancare l'assistenza dello Spirito Santo, per cui non verrà mai meno l'aiuto divino necessario, se, nella fede, vorrà guardarsi dalle invidie e dalle sottili astuzie dei suoi nemici.

 

Nulla le può essere indifferente di ciò che è inerente alla vita dell'uomo

Grande e grave compito della mia Chiesa nel mondo, con la sua presenza e col suo mandato, coi mezzi di cui dispone, dovrà santificare la vita dei cristiani e l'ambiente in cui essi vivono! nulla le può essere indifferente di ciò che è inerente la vita dell'uomo, famiglia, scuola, stampa, cultura in genere e tutte le strutture su cui si regge la civiltà.

Non è lecito a nessuno sbarrare il passo alla feconda attività della mia Chiesa, il farlo sarebbe opporsi a Colui che nella Sua Onnipotenza e nella Sua Provvidenza, a prezzo del Suo Sangue Divino, ha (pag. 30) fatto della Chiesa, un sacramento di salvezza per tutti gli uomini; se ne convincano gli uomini, una volta per sempre, che alla radice di ogni oppressione alla mia Chiesa è sempre Satana suo irriducibile e implacabile nemico, ma se al nemico non ci si crede o non ci si preoccupa di individuarlo, non lo si potrà mai vincere...

 

L'uomo è al centro, oggetto e vittima...

Chi opera contro la mia Chiesa, lo si voglia o no, è un diretto collaboratore di Satana, che di pari passo agisce con Satana nell'odio inestinguibile che Satana alimenta e favorisce in tutti i modi contro Cristo; tutto questo ho detto perché tutti voi dovete sapere, e, da questa conoscenza, trarne motivo per non essere travolti dall'errore e dal male.

Non si possono servire due padroni simultaneamente che abbiano interessi opposti in questo mondo di luce e di tenebre, di vita e di morte, di verità e di errori, o si serve Dio, o si serve Satana, non vi sono altre vie alterne; o Dio onnipotente, Onnisciente, Dio Amore eterno infinito, increato, o Dio che è Luce, oppure Satana primo ribelle, oscurità, odio, divisione, superbia, omicida, generatore di tenebre, fomentatore di errori, di eresie e di ogni altro male.

L'uomo è al centro, oggetto e vittima di questa situazione, l'uomo, libero e intelligente, è il solo capace (pag. 31) di poter scegliere tra questi due poli, o con Dio nella vita senza fine, nella luce, nella verità, o, con Satana che in se racchiude tutti i mali.

Questa è la grande realtà storica in cui l'uomo si inserisce venendo in questo mondo; questa realtà nella mia nuova Chiesa, costituirà il nucleo centrale e fondamentale dal quale a nessuno sarà lecito, o comunque permesso, scostarsi.

Per oggi basta figlio mio, prega, ripara e voglimi sempre bene. (pag. 32)