Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Non so se andrò in purgatorio, non me ne angustio affatto; ma se ci vado, non rimpiangerò mai di non avere fatto nulla per evitarlo, non mi pentirò mai d'aver lavorato soltanto per salvare le anime. Come sono stata felice sapendo che santa Teresa la pensava così! (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 20° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 18

1Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:2"C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.3In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.4Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno,5poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi".6E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.7E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?8Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".

9Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri:10"Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.12Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.14Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato".

15Gli presentavano anche i bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano.16Allora Gesù li fece venire avanti e disse: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.17In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà".

18Un notabile lo interrogò: "Maestro buono, che devo fare per ottenere la vita eterna?".19Gesù gli rispose: "Perché mi dici buono? Nessuno è buono, se non uno solo, Dio.20Tu conosci i comandamenti: 'Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre'".21Costui disse: "Tutto questo l'ho osservato fin dalla mia giovinezza".22Udito ciò, Gesù gli disse: "Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi".23Ma quegli, udite queste parole, divenne assai triste, perché era molto ricco.

24Quando Gesù lo vide, disse: "Quant'è difficile, per coloro che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio.25È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!".26Quelli che ascoltavano dissero: "Allora chi potrà essere salvato?".27Rispose: "Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio".

28Pietro allora disse: "Noi abbiamo lasciato tutte le nostre cose e ti abbiamo seguito".29Ed egli rispose: "In verità vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio,30che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà".

31Poi prese con sé i Dodici e disse loro: "Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo si compirà.32Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi33e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà".34Ma non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto.

35Mentre si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada.36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse.37Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!".38Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!".39Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".40Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò:41"Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista".42E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato".43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio.


Primo libro dei Re 7

1Salomone costruì anche la propria reggia e la portò a compimento in tredici anni.2Costruì il palazzo detto Foresta del Libano, lungo cento cubiti, largo cinquanta e alto trenta su tre ordini di colonne di cedro e con capitelli di cedro sulle colonne.3Un soffitto di cedro si stendeva sopra le stanze che poggiavano sulle colonne; queste erano quarantacinque, quindici per fila.4Vi erano tre serie di finestre, che si corrispondevano faccia a faccia tre volte.5Le porte e i loro stipiti erano a forma quadrangolare; le finestre erano le une di fronte alle altre per tre volte.
6Costruì il vestibolo delle colonne, lungo cinquanta cubiti e largo trenta. Sul davanti c'era un vestibolo e altre colonne e davanti ad esse una tettoia.7Fece anche il vestibolo del trono, ove rendeva giustizia, cioè il vestibolo della giustizia; era di cedro dal pavimento alle travi.
8La reggia, dove abitava, fu costruita con il medesimo disegno, in un secondo cortile, all'interno rispetto al vestibolo; nello stile di tale vestibolo fece anche una casa per la figlia del faraone, che Salomone aveva sposata.
9Tutte queste costruzioni erano di pietre pregiate, squadrate secondo misura, segate con la sega sul lato interno ed esterno, dalle fondamenta ai cornicioni e al di fuori fino al cortile maggiore.10Le fondamenta erano di pietre pregiate, pietre grandi dieci o otto cubiti.11Al di sopra erano pietre pregiate, squadrate a misura, e legno di cedro.12Il cortile maggiore comprendeva tre ordini di pietre squadrate e un ordine di tavole di cedro; era simile al cortile interno del tempio e al vestibolo del tempio.
13Salomone fece venire da Tiro Chiram,14figlio di una vedova della tribù di néftali; suo padre era di Tiro e lavorava il bronzo. Era dotato di grande capacità tecnica, di intelligenza e di talento, esperto in ogni genere di lavoro in bronzo. Egli si recò dal re ed eseguì le sue commissioni.
15Fuse due colonne di bronzo, ognuna alta diciotto cubiti e dodici di circonferenza.16Fece due capitelli, fusi in bronzo, da collocarsi sulla cima delle colonne; l'uno e l'altro erano alti cinque cubiti.
17Fece due reticolati per coprire i capitelli che erano sopra le colonne, un reticolato per un capitello e un reticolato per l'altro capitello.18Fece melagrane su due file intorno al reticolato per coprire i capitelli sopra le colonne; allo stesso modo fece per il secondo capitello.19I capitelli sopra le colonne erano a forma di giglio.20C'erano capitelli sopra le colonne, applicati alla sporgenza che era al di là del reticolato; essi contenevano duecento melagrane in fila intorno a ogni capitello.21Eresse le colonne nel vestibolo del tempio. Eresse la colonna di destra, che chiamò Iachin ed eresse la colonna di sinistra, che chiamò Boaz.22Così fu terminato il lavoro delle colonne.
23Fece un bacino di metallo fuso di dieci cubiti da un orlo all'altro, rotondo; la sua altezza era di cinque cubiti e la sua circonferenza di trenta cubiti.24Intorno, sotto l'orlo, c'erano cucurbite, dieci per ogni cubito; le cucurbite erano disposte in due file ed erano state colate insieme con il bacino.25Questo poggiava su dodici buoi; tre guardavano verso settentrione, tre verso occidente, tre verso meridione e tre verso oriente. Il bacino poggiava su di essi e le loro parti posteriori erano rivolte verso l'interno.26Il suo spessore era di un palmo; il suo orlo fatto come l'orlo di un calice era a forma di giglio. Conteneva duemila 'bat'.
27Fece dieci basi di bronzo, ciascuna lunga quattro cubiti, larga quattro e alta tre cubiti.28Ecco come erano fatte le basi: si componevano di doghe e di traverse incrociate con le doghe.29Sulle doghe che erano fra le traverse c'erano leoni, buoi e cherubini; le stesse figure erano sulle traverse. Sopra e sotto i leoni e i buoi c'erano ghirlande a forma di festoni.30Ciascuna base aveva quattro ruote di bronzo con gli assi di bronzo; i suoi quattro piedi avevano sporgenze, sotto il bacino; le sporgenze erano di metallo fuso e situate al di là di ogni ghirlanda.31L'estremità della base, dalla parte della sporgenza e sopra, era di un cubito; tale estremità era rotonda, fatta in forma di sostegno, alta un cubito e mezzo; anche su tale estremità c'erano sculture. Le traverse erano di forma quadrata, non rotonda.32Le quattro ruote erano sotto le traverse; gli assi delle ruote erano fissati alla base; l'altezza di ogni ruota era di un cubito e mezzo.33Le ruote erano lavorate come le ruote di un carro; i loro assi, i loro quarti, i loro raggi e i loro mozzi erano tutti di metallo fuso.34Quattro sporgenze erano sui quattro angoli di ciascuna base; la sporgenza e la base erano di un sol pezzo.35Alla cima della base c'era un sostegno rotondo, alto mezzo cubito; alla cima della base c'erano i manici; le traverse e la base erano di un sol pezzo.36Sulle sue pareti scolpì cherubini, leoni e palme, secondo gli spazi liberi, e ghirlande intorno.37Fuse le dieci basi in un medesimo stampo, identiche nella misura e nella forma.
38Fuse poi anche dieci bacini di bronzo; ognuno conteneva quaranta 'bat' ed era di quattro cubiti; un bacino per ogni base, per le dieci basi.39Pose cinque delle basi sul lato destro del tempio e cinque su quello sinistro. Pose la vasca sul lato destro del tempio, a sud-est.
40Chiram preparò inoltre caldaie, palette e vassoi. E terminò tutte le commissioni del re Salomone per il tempio del Signore,41cioè le due colonne, i globi dei capitelli che erano sopra le colonne, i due reticolati per coprire i due globi dei capitelli che erano sopra le colonne,42le quattrocento melagrane sui due reticolati, due file di melagrane per ciascun reticolato,43le dieci basi e i dieci bacini sulle basi,44il bacino e i dodici buoi sotto il bacino,45le caldaie, le palette, i vassoi e tutti quei vasi che Chiram aveva fatti al re Salomone per il tempio del Signore; tutto era di bronzo rifinito.46Il re li fece fondere nella valle del Giordano, in suolo argilloso, fra Succot e Zartan.47Salomone installò tutti gli arredi in quantità molto grande: non si poteva calcolare il peso del bronzo.
48Salomone fece anche tutti gli arredi del tempio del Signore, l'altare d'oro, le tavole d'oro su cui si ponevano i pani dell'offerta,49i cinque candelabri a destra e i cinque a sinistra di fronte alla cella d'oro purissimo, i fiori, le lampade, gli smoccolatoi d'oro,50le coppe, i coltelli, gli aspersori, i mortai e i bracieri d'oro purissimo, i cardini per le porte del tempio interno, cioè per il Santo dei santi, e i battenti d'oro per la navata.51Fu così terminato tutto il lavoro che il re Salomone aveva fatto per il tempio. Salomone presentò le offerte fatte da Davide suo padre, cioè l'argento, l'oro e i vari oggetti; le depositò nei tesori del tempio.


Sapienza 11

1Essa fece riuscire le loro imprese
per mezzo di un santo profeta:
2attraversarono un deserto inospitale,
fissarono le tende in terreni impraticabili,
3resistettero agli avversari, respinsero i nemici.

4Quando ebbero sete, ti invocarono
e fu data loro acqua da una rupe scoscesa,
rimedio contro la sete da una dura roccia.
5Ciò che era servito a punire i loro nemici,
nel bisogno fu per loro un beneficio.
6Invece della corrente di un fiume perenne,
sconvolto da putrido sangue
7in punizione di un decreto infanticida,
tu desti loro inaspettatamente acqua abbondante,
8mostrando per la sete di allora,
come avevi punito i loro avversari.
9Difatti, messi alla prova, sebbene puniti con misericordia,
compresero quali tormenti avevan sofferto gli empi,
giudicati nella collera,
10perché tu provasti gli uni come un padre che corregge,
mentre vagliasti gli altri come un re severo che condanna.
11Lontani o vicini erano ugualmente tribolati,
12perché un duplice dolore li colse
e un pianto per i ricordi del passato.
13Quando infatti seppero che dal loro castigo
quegli altri ricevevano benefici,
sentirono la presenza del Signore;
14poiché colui che avevano una volta esposto
e quindi respinto con scherni,
lo ammiravano alla fine degli eventi,
dopo aver patito una sete ben diversa da quella dei giusti.

15Per i ragionamenti insensati della loro ingiustizia,
da essi ingannati, venerarono
rettili senza ragione e vili bestiole.
Tu inviasti loro in castigo
una massa di animali senza ragione,
16perché capissero che con quelle stesse cose
per cui uno pecca, con esse è poi castigato.
17Certo, non aveva difficoltà la tua mano onnipotente,
che aveva creato il mondo da una materia senza forma,
a mandare loro una moltitudine di orsi e leoni feroci
18o belve ignote, create apposta, piene di furore,
o sbuffanti un alito infuocato
o esalanti vapori pestiferi
o folgoranti con le terribili scintille degli occhi,
19bestie di cui non solo l'assalto poteva sterminarli,
ma annientarli anche l'aspetto terrificante.
20Anche senza questo potevan soccombere con un soffio,
perseguitati dalla giustizia
e dispersi dallo spirito della tua potenza.
Ma tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso.

21Prevalere con la forza ti è sempre possibile;
chi potrà opporsi al potere del tuo braccio?
22Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia,
come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
23Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi,
non guardi ai peccati degli uomini,
in vista del pentimento.
24Poiché tu ami tutte le cose esistenti
e nulla disprezzi di quanto hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata.
25Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi?
O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza?
26Tu risparmi tutte le cose,
perché tutte son tue, Signore, amante della vita,


Salmi 60

1'Al maestro del coro. Su "Giglio del precetto".'
'Miktam. Di Davide. Da insegnare.'
2'Quando uscì contro gli Aramei della Valle dei due fiumi e contro gli Aramei di Soba, e quando Gioab, nel ritorno, sconfisse gli Idumei nella Valle del sale: dodicimila uomini.'

3Dio, tu ci hai respinti, ci hai dispersi;
ti sei sdegnato: ritorna a noi.

4Hai scosso la terra, l'hai squarciata,
risana le sue fratture, perché crolla.
5Hai inflitto al tuo popolo dure prove,
ci hai fatto bere vino da vertigini.
6Hai dato un segnale ai tuoi fedeli
perché fuggissero lontano dagli archi.
7Perché i tuoi amici siano liberati,
salvaci con la destra e a noi rispondi.

8Dio ha parlato nel suo tempio:
"Esulto e divido Sichem,
misuro la valle di Succot.
9Mio è Gàlaad, mio è Manasse,
Èfraim è la difesa del mio capo,
Giuda lo scettro del mio comando.
10Moab è il bacino per lavarmi,
sull'Idumea getterò i miei sandali,
sulla Filistea canterò vittoria".

11Chi mi condurrà alla città fortificata,
chi potrà guidarmi fino all'Idumea?
12Non forse tu, o Dio, che ci hai respinti,
e più non esci, o Dio, con le nostre schiere?
13Nell'oppressione vieni in nostro aiuto
perché vana è la salvezza dell'uomo.
14Con Dio noi faremo prodigi:
egli calpesterà i nostri nemici.


Ezechiele 10

1Io guardavo ed ecco sul firmamento che stava sopra il capo dei cherubini vidi come una pietra di zaffìro e al di sopra appariva qualcosa che aveva la forma di un trono.2Disse all'uomo vestito di lino: "Va' fra le ruote che sono sotto il cherubino e riempi il cavo delle mani dei carboni accesi che sono fra i cherubini e spargili sulla città". Egli vi andò mentre io lo seguivo con lo sguardo.
3Ora i cherubini erano fermi a destra del tempio, quando l'uomo vi andò, e una nube riempiva il cortile interno.4La gloria del Signore si alzò sopra il cherubino verso la soglia del tempio e il tempio fu riempito dalla nube e il cortile fu pieno dello splendore della gloria del Signore.5Il fragore delle ali dei cherubini giungeva fino al cortile esterno, come la voce di Dio onnipotente quando parla.
6Appena ebbe dato all'uomo vestito di lino l'ordine di prendere il fuoco fra le ruote in mezzo ai cherubini, egli avanzò e si fermò vicino alla ruota.7Il cherubino tese la mano per prendere il fuoco che era fra i cherubini; ne prese e lo mise nel cavo delle mani dell'uomo vestito di lino, il quale lo prese e uscì.8Io stavo guardando: i cherubini avevano sotto le ali la forma di una mano d'uomo.9Guardai ancora ed ecco che al fianco dei cherubini vi erano quattro ruote, una ruota al fianco di ciascun cherubino. Quelle ruote avevano l'aspetto del topazio.10Sembrava che tutte e quattro fossero di una medesima forma, come se una ruota fosse in mezzo all'altra.11Muovendosi, potevano andare nelle quattro direzioni senza voltarsi, perché si muovevano verso il lato dove era rivolta la testa, senza voltarsi durante il movimento.
12Tutto il loro corpo, il dorso, le mani, le ali e le ruote erano pieni di occhi tutt'intorno; ognuno dei quattro aveva la propria ruota.13Io sentii che le ruote venivano chiamate "Turbine".14Ogni cherubino aveva quattro sembianze: la prima quella di cherubino, la seconda quella di uomo, la terza quella di leone e la quarta quella di aquila.15I cherubini si alzarono in alto: essi erano quegli esseri viventi che avevo visti al canale Chebàr.16Quando i cherubini si muovevano, anche le ruote avanzavano al loro fianco: quando i cherubini spiegavano le ali per sollevarsi da terra, le ruote non si allontanavano dal loro fianco;17quando si fermavano, anche le ruote si fermavano; quando si alzavano, anche le ruote si alzavano con loro perché lo spirito di quegli esseri era in loro.

18La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini.19I cherubini spiegarono le ali e si sollevarono da terra sotto i miei occhi; anche le ruote si alzarono con loro e si fermarono all'ingresso della porta orientale del tempio, mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro.20Erano i medesimi esseri che io avevo visti sotto il Dio d'Israele lungo il canale Chebàr e riconobbi che erano cherubini.21Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali e qualcosa simile a mani d'uomo sotto le ali.22Il loro sembiante era il medesimo che avevo visto lungo il canale Chebàr. Ciascuno di loro procedeva di fronte a sé.


Atti degli Apostoli 1

1Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio2fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo.
3Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio.4Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me:5Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni".

6Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?".7Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta,8ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino agli estremi confini della terra".
9Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo.10E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero:11"Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo".

12Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato.13Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo.14Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

15In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse:16"Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù.17Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero.18Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere.19La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue.20Infatti sta scritto nel libro dei Salmi:

'La sua dimora diventi deserta, e nessuno vi abiti, '
e:
'il suo incarico lo prenda un altro'.

21Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi,22incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione".
23Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia.24Allora essi pregarono dicendo: "Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai designato25a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto".26Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.


Capitolo VII:L’esame di coscienza e il proposito di correggersi

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Parola del Diletto

1. Sopra ogni cosa è necessario che il sacerdote di Dio si appresti a celebrare, a toccare e a mangiare questo sacramento con somma umiltà di cuore e supplice reverenza, con piena fede e devota intenzione di dare gloria a Dio. Esamina attentamente la tua coscienza; rendila, per quanto ti è possibile, pura e luminosa per mezzo del sincero pentimento e dell'umile confessione dei tuoi peccati, cosicché nulla di grave tu abbia, o sappia di avere, che ti sia di rimprovero e ti impedisca di accedere liberamente al Sacramento. Abbi dispiacere di tutti i tuoi peccati in generale; e maggiormente, in particolare, abbi dolere e pianto per le tue colpe di ogni giorno. Se poi ne hai il tempo, confessa a Dio, nel segreto del tuo cuore, tutte le miserie delle tue passioni. Piangi e ti rincresca di essere ancora così legato alla carne e al mondo; così poco mortificato di fronte alle passioni e così pieno di impulsi di concupiscenza; così poco vigilante su ciò che percepiscono di fuori i sensi, così spesso perduto dietro a vane fantasie; così fortemente inclinato verso le cose esteriori e così poco attento a ciò che è dentro di noi; così facile al riso e alla dissipazione e così restio al pianto e alla compunzione; così pronto alla rilassatezza e alle comodità materiali, così pigro, invece, al rigore e al fervore; così avido di udire o vedere cose nuove e belle, e così lento ad abbracciare ciò che è basso e spregevole; così smanioso di molto possedere e così tenace nel tenere per te; così sconsiderato nel parlare e così incapace di tacere; così disordinato nella condotta e così avventato nell'agire; così profuso nel cibo; così sordo alla parola di Dio; così sollecito al riposo e così tardo al lavoro; così attento alle chiacchiere, così pieno di sonno nelle sacre veglie, compiute distrattamente affrettandone col desiderio la fine; così negligente nell'adempiere alle Ore, così tiepido nella celebrazione della Messa, così arido nella Comunione; così facilmente distratto, così di rado pienamente raccolto in te stesso; così subitamente mosso all'ira, così facile a far dispiacere agli altri; così proclive a giudicare, così severo nell'accusare; così gioioso quando le cose ti vanno bene e così poco forte nelle avversità; così facile nel proporti di fare molte cose buone, ma capace, invece, di realizzarne ben poche.

2. Confessati e deplorati, con dolore e con grande amarezza per la tua fragilità, questi e gli altri tuoi difetti, fa' il fermo proponimento di correggere per sempre la tua vita e di progredire maggiormente. Dopo di che, rimettendo a me completamente ogni tua volontà, offri te stesso sull'altare del tuo cuore, a gloria del mio nome, sacrificio perpetuo, affidando a me con fede il tuo corpo e la tua anima; cosicché tu ottenga di accostarti degnamente ad offrire a Dio la Messa e a mangiare il sacramento del mio corpo, per la tua salvezza. Non v'è dono più appropriato; non v'è altro modo per riscattare e cancellare pienamente i peccati, all'infuori della totale e perfetta offerta di se stessi a Dio, nella Messa e nella Comunione, insieme con l'offerta del corpo di Cristo. Se uno farà tutto quanto gli è possibile e si pentirà veramente, ogni volta che verrà a me per ottenere il perdono e la grazia, "Io vivo, dice il Signore, e non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva" (Ez 33,11): "giacché più non mi ricorderò dei suoi peccati" (Eb 10,17), ma tutti gli saranno rimessi.


DISCORSO 296 NEL NATALE DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

Discorsi - Sant'Agostino

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(Dal Vangelo in cui il Signore chiede: Simone di Giovanni, mi ami tu?)

La promessa avventata di Pietro.

1. Questa lettura tratta dal Vangelo, appropriata alla solennità odierna, e che ora è risuonata al nostro ascolto, se dagli orecchi è pure penetrata nel nostro cuore, ed in esso ha trovato disponibilità accogliente, - allora infatti la parola di Dio può trattenersi in noi, quando trova corrispondenza di fede da parte nostra - ammonisce tutti noi, vostri ministri della Parola e del Sacramento del Signore, di pascere le sue pecore. Il beato Pietro, il primo degli Apostoli, tanto trasportato dall'amore del Signore Gesù Cristo quanto debole fino a negarlo - come fa notare il Vangelo - seguì il Signore prossimo alla passione; quanto a seguirlo nella passione non poté per allora, gli tenne dietro materialmente, non essendo ancora preparato alla sequela con la condotta di vita. Promise che sarebbe morto per lui, e non poté neppure morire insieme a lui: azzardò infatti più di quanto era capace di compiere. Aveva promesso oltre le sue possibilità, non idoneo com'era a mettere in pratica ciò che aveva asserito. Disse: Darò la mia vita per te 1. A disporsi a far questo era il Signore per il servo, non il servo per il Signore. Perché, dove ebbe osato troppo, ivi mostrò appunto un amore sconsiderato; perciò ebbe timore e rinnegò. Tuttavia il Signore, più tardi, dopo la risurrezione, insegna a Pietro come si ama. Abbandonandosi all'impulso dell'amore, viene meno sotto il peso della passione, ma quando è nell'amore ordinato, riceve la promessa della passione.

Pietro teme per il Signore.

2. Abbiamo ricordato la debolezza di Pietro cui reca dolore il fatto che il Signore dovrà subire la morte: questo intendo rievocare. Ecco la mia rievocazione: quanti ne conservano il ricordo, seguano interiormente con me; quelli che ne avevano perduto il ricordo, lo ridestino dietro il mio richiamo. Il Signore Gesù Cristo annunziò personalmente ai discepoli la sua imminente passione. Allora Pietro che lo amava, ma ancora secondo la carne, temendo la morte di colui dal quale dev'essere distrutta, dice: Lungi da te, Signore, lungi da te, risparmia te stesso 2. Non direbbe "risparmia te stesso" se non lo riconoscesse quale Dio. Pietro, dal momento che lo riconosci quale Dio, come puoi allora temere la morte di Dio? Tu sei uomo, egli è Dio; e per amore dell'uomo Dio si fece uomo, assumendo ciò che non era senza perdere ciò che era. Di conseguenza, egli sarebbe morto quanto alla natura di uomo nella quale sarebbe anche risorto. Quindi Pietro si spaventò della morte secondo l'umanità e non tollerò che potesse raggiungere il Signore: senza capirlo, voleva chiuso il sacchetto dal quale doveva scaturire il nostro riscatto. Sentì dirsi allora dal Signore: Lungi da me, satana, tu mi sei di scandalo perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini; poco prima, all'affermazione di lui: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, aveva asserito: Beato te, Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli 3. Poco prima beato, poi satana. Ma in grazia di che beato? Non del suo: Né la carne, né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio. Perché, invece, satana? Gli deriva dal suo essere uomo, ed è proprio dell'uomo: Perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. Pietro dunque lo seguì in tali disposizioni, tutto pieno d'amore per il Signore e deciso a morire per lui, ma si rivelò come aveva predetto il medico, non come l'infermo aveva presunto. Affrontato da una serva, nega una prima volta, una seconda ed una terza volta. È guardato dal Signore, piange amaramente, lava in lacrime di compunzione la viltà del rinnegamento.

Cristo affida le pecore a Pietro.

3. Il Signore risorge, appare ai discepoli; ormai Pietro vede in vita colui del quale aveva temuto la morte; vede non il Signore vittima della morte, ma la morte uccisa nel Signore. Quindi, fortificato ormai nello spirito da quanto ha sperimentato nel corpo del Signore stesso, a tal segno che la morte non era più da temersi, viene reso capace di amare; ora bisogna che si abbandoni all'amore, ora ami, avendo ormai visto il Signore vivente dopo la morte, ami, ora, senza timore, sicuro, poiché sarà pronto a seguirlo. Dice perciò il Signore: Pietro, mi ami tu? E quello: Ti amo, Signore 4. E il Signore: Non voglio che tu dia la vita per me perché mi ami, l'ho già fatto infatti io per te. Ma qual è la prova del tuo amore? che mi darai in cambio giacché mi ami? Mi ami? "Ti amo". Pasci le mie pecore 5. E questo ancora una volta, e questo una terza volta per dar modo all'amore di confessare tre volte perché tre volte il timore aveva rinnegato. Vedete, osservate, imparate. Solamente lo si interroga se ama, e non risponde altro che ama. E a chi risponde si dice: Pasci le mie pecore. Date quindi in custodia le sue pecore a Pietro, ed assumendosi la cura di Pietro con le sue pecore, annunzia ormai la sua passione: Quando eri più giovane, ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio, un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi. Ma diceva questo - riporta l'Evangelista - a indicare con quale morte avrebbe dato gloria a Dio 6. Notate come comporti questo la cura delle pecore del Signore: che non si rifiuti la morte per le pecore del Signore.

Il buon pastore non rifiuta la morte per le pecore del Signore.

4. Pasci le mie pecore 7. Affida le pecore ad un pastore in grado di rispondere di loro, oppure ad uno di dubbia fiducia? Anzitutto, quali pecore affida? Non acquistate con denaro, non con l'oro, non con l'argento, ma con il sangue. Se un uomo, in qualità di padrone, affidasse ad un suo servo le proprie pecore, vorrebbe senza dubbio rendersi conto se quel servo possieda quel tanto che corrisponda al valore delle sue pecore e direbbe: Se le avrà smarrite, se le avrà sperperate, se le avrà fatte sparire, ha di che rendere. Affiderebbe perciò le sue pecore ad un servo responsabile ed esigerebbe in contanti i beni del servo a compenso delle pecore acquistate per denaro. Ora, in realtà, poiché al servo affida pecore acquistate a prezzo di sangue, Cristo Signore esige che il servo ne risponda con la passione cruenta, quasi dicendo, con Pasci le mie pecore: ti affido le mie pecore. Quali pecore? Quelle che ho comprato con il mio sangue. Per loro sono morto. Mi ami? 8 Muori per loro. Ma quell'uomo servo di un uomo restituirebbe certamente denaro in sostituzione delle pecore fatte sparire: Pietro restituì il sangue per le pecore custodite.

Gli altri pastori della Chiesa hanno lo stesso mandato di Pietro. Il desiderio del martirio fa il martire.

5. Ebbene, fratelli, ho qualcosa da dire per il momento. Quando fu affidato il mandato a Pietro, l'incarico che ebbe Pietro non fu udito solo da Pietro, anche gli altri Apostoli lo udirono, lo ricevettero, lo conservarono e, particolarmente, chi ne ha condiviso la passione e il giorno celebrativo, l'apostolo Paolo. Udirono tale mandato e lo trasmisero a noi perché l'udissimo. Custodiamo voi e siamo custoditi con voi. Ci conceda il Signore tanto coraggio da amarvi al punto di poter dare la vita per voi, o effettivamente, o con il desiderio. Infatti all'apostolo Giovanni non mancò la passione perché non aveva l'animo disposto a subire la passione. Non subì il martirio, ma poté soffrire: Dio conosceva la disposizione del suo spirito. Sarebbe come non ritenere vincitori i tre fanciulli gettati a bruciare nella fornace: eviteremo di ritenerli martiri solo perché la fiamma non poté consumarli? Chiedilo alle fiamme: non patirono martirio, chiedi alla volontà: ricevettero la corona del martirio. Dissero: Dio può liberarci dalle tue mani, ma anche se non ci liberasse - ed è qui la fermezza degli animi, qui la coerenza della fede, qui la virtù indomita, qui l'immancabile vittoria - ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non adoriamo la statua che hai eretto 9. Dio dispose altrimenti, non bruciarono, ma spensero il fuoco dell'idolatria nell'anima del re.

Le sofferenze del tempo presente in vista della gloria futura. Il saccheggio di Roma in epoca cristiana.

6. Notate dunque, carissimi, che cosa si pari innanzi ai servi di Dio, in questa nostra epoca, a motivo della gloria futura che si rivelerà in noi; quale e quanta sia, la tribolazione limitata nel tempo non ha peso nei confronti di tale gloria. Le sofferenze del tempo presente - dice l'Apostolo - non sono da paragonarsi alla gloria futura che si rivelerà in noi 10. Stando così le cose, nessuno, ora, si regoli secondo la carne, non è il momento: il mondo è sconvolto, il vecchio uomo si spoglia, il corpo subisce violenza, si elevi lo spirito. Dicono gli uomini: a Roma è sepolto il corpo di Pietro, a Roma è sepolto il corpo di Paolo, a Roma il corpo di Lorenzo, a Roma sono sepolti i corpi di altri santi martiri: e Roma è desolata, e Roma è in preda al saccheggio; è contristata, è schiacciata, è data alle fiamme, innumerevoli le stragi mortali che avvengono per fame, peste, spada. Dove sono le tombe degli Apostoli? Ma che dici? Ecco quel che ho detto: Roma subisce tanti mali, dove sono le memorie degli Apostoli? Là si trovano, là si trovano, ma non si trovano in te. Volesse il cielo si trovassero in te! Chiunque tu sei a parlare, chiunque vaneggi di queste cose, chiunque - chiamato a vivere secondo lo spirito - assecondi la carne, chiunque sei tale, volesse il cielo che si trovassero in te le memorie degli Apostoli, volesse il cielo che tu pensassi agli Apostoli! Ti renderesti conto se fu loro promessa la felicità terrena oppure quella eterna.

Sia viva in noi la memoria degli Apostoli. Il servo dipenda volentieri dall'autorità.

7. Se è viva in te la sua memoria, ascolta l'Apostolo: Infatti ciò che costituisce il momentaneo leggero peso della nostra tribolazione procura una quantità smisurata ed eterna di gloria a noi che non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili; infatti le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili, invece, sono eterne 11 In Pietro stesso, il corpo è durato poco e non vuoi che abbiano momentanea durata le costruzioni in pietra di Roma? L'apostolo Pietro regna con il Signore, il corpo dell'apostolo Pietro è sepolto in un certo luogo: è una memoria che suscita amore per le cose eterne, non per lasciarti abbarbicare alla terra, ma perché il tuo pensiero sia rivolto, con l'Apostolo, al cielo. Dammi retta, se sei fedele, fa' rivivere le memorie degli Apostoli, anche la memoria del Signore tuo Dio, che certo dimora già in cielo. Ascolta dove ti fa rivolgere l'Apostolo: Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio, pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria 12. In una sola parola ascolta questo: in alto il cuore. Ti affliggi, dunque, e piangi perché sono crollati legni e pietre e perché i mortali sono morti? Poniamo che sia morto uno che vivrà per sempre: ti affliggi perché sono crollati legni e pietre e perché i mortali sono morti? Se hai il cuore in alto, dove hai il cuore? Là che cosa è morto? Là che cosa è crollato? Se hai il cuore in alto, dov'è il tuo tesoro ivi è il tuo cuore 13. La tua carne è in basso e, se la tua carne freme di spavento, il tuo cuore non si lasci turbare. Ma tuttavia - tu dici -era contro la mia volontà. Che cosa non volevi? Non volevo che Roma subisse tanti mali. Che tu non volevi siamo disposti a compatirlo, ma tu non te la prendere con Dio per il fatto che voleva: tu sei uomo, egli è Dio. Tu dici "non voglio" quando egli dice: voglio? Egli non ti condanna per la tua volontà in contrario e tu bestemmi la volontà di lui? Ma perché Dio ha voluto questo? Perché lo ha voluto? Frattanto, diventato amico, consapevole del disegno del Signore Dio tuo, obbedisci al volere del Signore Dio tuo. Quale servo può essere tanto superbo da dirgli: Perché? quando il Signore gli avrà ordinato che si faccia qualcosa? Il Signore ha in sé il suo disegno: si disponga al rispetto se avrà ottenuto un risultato, se avrà operato bene, se, da servo, sarà diventato amico, come ha detto il Signore stesso: Non vi chiamo più servi, ma amici 14. Può darsi che giunga a comprendere il disegno del suo Signore: frattanto, prima che ne sia consapevole, dipenda volentieri dall'autorità.

Se accetti ciò che Dio vuole, egli ti concederà ciò che vuoi.

8. Senza dubbio, sin qui insegno la pazienza, non ancora la sapienza: sii paziente, è il Signore che lo vuole. Vuoi sapere perché è volontà del Signore? Rimanda ad altro tempo il desiderio di sapere, reprimi la fretta, procura di obbedire. Vuole che tu accolga ciò che egli vuole: accetterai ciò che vuole e ti concederà ciò che vuoi. E tuttavia, fratelli miei, oso dire che sarete ascoltati volentieri se già durate nell'impegno dei doveri prioritari dell'obbedienza, se già dimora in voi, soave e mite, la pazienza di accogliere la volontà divina, che non è soltanto soave: in realtà non tolleriamo quel che è soave, ma lo amiamo; sopportiamo le cose penose, abbiamo una lieta propensione per quel che è soave. Guarda il tuo Signore, osserva il tuo capo, fa' attenzione all'esemplare della tua vita: osserva il Redentore tuo, il Pastore tuo. Padre, se è possibile, passi da me questo calice 15. Come egli manifesta la volontà umana e, all'istante, muta la sua ripulsa in ubbidienza! Non quello che voglio io, ma quello che tu vuoi, Padre 16. Ecco anche a Pietro così parlò: Quando sarai vecchio, un altro ti cingerà e ti condurrà dove tu non vuoi 17. Anche in Pietro fece rilevare la volontà umana nei confronti del timore della morte. Forse che, poiché morì contro la sua volontà, ottenne il premio contro la sua volontà? Così anche tu non volevi, che cosa? Perdere il tuo patrimonio, che dovevi lasciare quaggiù? Bada di non restartene con quanto è da lasciare. Forse non volevi che tuo figlio morisse prima di te, non volevi che tua moglie morisse prima di te. Infatti, anche se Roma non fosse stata espugnata, non doveva morire per primo qualcuno di voi? Tu non volevi che tua moglie morisse prima di te; tua moglie non voleva che suo marito morisse prima di lei. Dio avrebbe dovuto assecondare entrambi? L'ordine sia in potere di colui che sa ordinare quanto ha creato: tu obbedisci alla sua volontà.

Come rispondere alle accuse dei pagani.

9. Mi è noto già quello che puoi andar dicendo interiormente: ecco, in epoca cristiana, Roma è nella desolazione, o anche, Roma è stata devastata, e data alle fiamme: perché in epoca cristiana? Chi sei che parli in tal modo? Un cristiano. Allora, se sei cristiano, rispondi tu a te stesso: perché Dio lo ha voluto. Ma che dico al pagano? mi accusa. Che ti dice? di che ti accusa? Ecco, quando offrivamo sacrifici ai nostri dèi, Roma era sicura. Al presente, poiché è diventato più importante e più frequente il sacrificio al vostro Dio -e sono impediti e vietati i sacrifici dei nostri dèi - ecco in quali sventure si trova Roma. Intanto, rispondi brevemente per tenerti lontano da lui. D'altronde, sia un'altra, quanto a te, la riflessione: non sei infatti chiamato a vincolarti alla terra, ma a guadagnare il cielo; non sei chiamato alla felicità terrena, ma a quella celeste; non ai successi momentanei e ad una prosperità effimera e transitoria, ma alla vita eterna con gli angeli. Tuttavia, e a questo ricercatore della felicità edonistica, e a chi mormora contro il Dio vivente, a chi vuole asservirsi ai demoni, ai legni e alle pietre, rispondi subito. Come fatto storico, questo è il terzo incendio della città di Roma; proprio come è contenuto nella loro storia, come si trova nei loro scritti, l'incendio della città di Roma, che ora si è verificato, è il terzo. Questa che è stata data alle fiamme solo una volta nel corso dei sacrifici dei cristiani, già due volte è stata preda del fuoco al tempo dei sacrifici dei pagani. Una volta fu incendiata dai Galli al punto che restò immune solo il colle Capitolino, una seconda volta da Nerone - non so se dirlo crudele o infrollito - anche allora Roma fu arsa dal fuoco. Dette un ordine Nerone, imperatore di Roma stessa, servo degli idoli, uccisore degli Apostoli... dette un ordine e Roma fu incendiata. Perché - voi pensate -, per quale ragione? Un uomo posto in alto, superbo e rammollito si godette l'incendio di Roma. Voglio vedere con i miei occhi - disse - come bruciò Troia. Bruciò pertanto una, due, tre volte: che gusto prendi a mormorare contro Dio per quella che è solita bruciare?

L'incendio di Roma fa piangere il pagano e fa riflettere il cristiano.

10. Ma in essa - dicono - numerosissimi cristiani hanno sofferto molti mali. Ti sfugge che è proprio dei cristiani tollerare i mali di questa vita e sperare i beni eterni? Chiunque tu sei, pagano, hai di che piangere, perché hai perduto i beni temporali e non hai ancora scoperto i beni eterni. Ha su che riflettere il cristiano: Considerate pienezza di gaudio, fratelli miei, il fatto di venirvi a trovare in prove di vario genere 18. Quando nel tempio ti sono state proclamate espressioni di questo genere: Gli dèi protettori di Roma non hanno ora apportato salvezza perché non ci sono, potevi dire: l'avessero salvata allora che vi si trovavano. Quanto a noi, abbiamo fatto conoscere il nostro Dio verace: egli ha predetto tutte queste cose, avete letto, avete ascoltato; ma non so se l'avete ancora nella memoria, voi che vi fate turbare da tali espressioni. Non avete ascoltato i Profeti, non avete ascoltato gli Apostoli, non avete ascoltato lo stesso Signore Gesù Cristo annunziare i mali futuri? Quando invecchierà il mondo, quando si approssimerà la fine - avete ascoltato, fratelli, l'abbiamo ascoltato insieme - si avranno guerre, si verificheranno tumulti, ci saranno tribolazioni, la fame 19. Perché siamo in contraddizione con noi stessi al punto che, quando tali cose si leggono, vi prestiamo fede, quando si verificano, mormoriamo?

Più grave la colpa del mondo, perché ha disprezzato l'annunzio del Vangelo.

11. Molto più - essi dicono - molto più ora è nella desolazione il genere umano. Frattanto, esaminata la storia trascorsa, salva la ricerca, non so se sia il caso di dire "di più"; ma, ammettendo che sia di più, credo che ce ne sia la ragione. Il Signore stesso risolve il problema. Al presente il mondo è in più grave desolazione, è ancor più tribolato; dice: perché è più sconvolto ora che in ogni luogo è annunziato il Vangelo? Tu rilevi con quanta diffusione viene predicato il Vangelo e non fai attenzione a quanto l'empietà ne fa oggetto di disprezzo. Ora, fratelli, lasciamo per un poco fuori discussione i pagani e torniamo a noi. Il Vangelo è annunziato, il mondo intero ne è pieno. Prima che il Vangelo venisse annunziato, non si conosceva la volontà di Dio, con la predicazione del Vangelo, la volontà di Dio è diventata palese. Nella predicazione del Vangelo ci è stato detto che cosa dobbiamo amare, che cosa disprezzare, che fare e che evitare, in che sperare: noi abbiamo ascoltato tutte queste cose; in ogni parte del mondo è conosciuta la volontà di Dio. Considera il mondo quale servo e fa' attenzione al Vangelo. Ascolta la voce del Signore; questo servo è il mondo: Il servo che non conosce la volontà del suo padrone e non agisce bene, riceverà poche percosse 20. Servo il mondo: servo, perché il mondo è stato creato per mezzo di lui, e il mondo non lo riconobbe 21. Un servo che non conosce la volontà del suo padrone: ecco che cos'era prima il mondo. Il servo che non conosce la volontà del suo padrone e non agisce bene riceverà poche percosse. Ma il servo che conosce la volontà del suo padrone. Ecco qual è attualmente il mondo: ora, dite a voi il resto, anzi, lo diciamo a noi: Il servo che conosce la volontà del suo padrone, e non agisce bene, riceverà molte percosse. E voglia il cielo ne riceva molte volte e non una volta sia condannato! Perché rifiuti le molte percosse, o servo consapevole della volontà del tuo Signore, e agisci in modo da meritare le percosse? Ti si dice - ecco un espresso volere del tuo Signore -: Accumulatevi un tesoro nel cielo, dove né tignola, né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano 22. Tu sulla terra, egli in cielo, che ti dice: affida a me, ivi avrai un tesoro, dove sono io il custode, fatti precedere: a che scopo conservi? Quanto custodisce il Cristo, lo porta forse via il Goto? Tu, al contrario, naturalmente più prudente e più saggio del tuo Signore, non vuoi fare altro che accumulare sulla terra. Ma tu hai conosciuto la volontà del tuo Signore, egli vuole che tu accumuli in alto: accumulando sulla terra, disponiti perciò alle molte percosse. Ecco, sai la volontà del tuo Signore, il quale vuole che tu accumuli in cielo. Tu accumuli sulla terra, fai opere degne di percosse, e, quando vieni percosso, bestemmi, mormori e dici che quanto il Signore ti fa capitare non doveva accadere. E quanto fai tu, servo cattivo, si doveva verificare questo?

Pietro non morì per salvare i teatri. Meglio essere percosso ora che condannato poi.

12. Almeno mantieniti fermo in questa posizione: non mormorare, non bestemmiare; piuttosto loda il tuo Dio che ti rimprovera; loda perché ti corregge allo scopo di consolarti: Perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio 23. Tu, esigente figlio del Signore, vuoi essere riconosciuto e non vuoi essere sferzato; che egli giunga persino a mentire perché tu te la passi liscia. Dunque, tenendo conto della memoria degli Apostoli, per la quale ti si prepara il cielo, doveva conservarti per sempre sulla terra i teatri degli insensati? Per questo Pietro morì e fu sepolto, perché non cada pietra dal teatro? Dio fa cadere i trastulli dalle mani dei ragazzi disobbedienti. Fratelli, vediamo di far meno peccati e mormorazioni; prendiamo in odio le nostre cattiverie e il nostro mormorare; adiriamoci con noi stessi, non con Dio. Adiratevi, in una parola adiratevi; ma a che scopo? E non peccate 24. A questo fine adiratevi: per non peccare. E infatti, ogni uomo che si pente se la prende con se stesso: il penitente si adira contro di sé. Vuoi dunque che Dio ti perdoni? Non essere indulgente verso te stesso; poiché, se da parte tua ti risparmi, egli non ti risparmierà; perché, se persino Dio dovesse risparmiarti, tu sei perduto. Tu non sai, misero, dove ti porta il tuo desiderio, a perderti. Come infatti temi che è stato scritto: Sferza chiunque riconosce come figlio, così temi l'altra espressione: Il peccatore ha provocato l'ira del Signore. Come sai, così per dire, come sai che il peccatore ha provocato l'ira del Signore? Ho visto felice il peccatore, l'ho visto commettere il male ogni giorno, ma non subire alcun castigo, bestemmiava anzi contro lo Spirito Santo: ne ho provato orrore, ne ho sofferto. Il peccatore ha provocato l'ira del Signore; questo peccatore, costui che ha commesso tanto male, e non subisce alcun male, ha sdegnato il Signore, ha provocato il Signore: Nell'eccesso della sua ira non ne chiederà conto. Questa la conseguenza: Il peccatore ha sdegnato il Signore, nell'eccesso della sua ira non ne chiederà conto 25. Perciò non ne chiederà conto, perché molto adirato: colui che priva della correzione, si dispone a condannare. Non ne chiederà conto: infatti, se ne chiedesse conto, userebbe la sferza; se percuotesse, correggerebbe. Ma ora è molto sdegnato, è molto adirato con i malvagi felici: non siatene gelosi, non desiderate diventare come loro. È meglio essere percossi che essere condannati.

Ama Dio chi ne cura gli interessi.

13. Il Signore, quindi, in tanto ci ha affidato le sue pecore, in quanto le ha affidate a Pietro, se è pure vero che da una qualche regione, magari estrema, siamo degni di ripercorrere le orme di Pietro, se è pur vero che lo possiamo, il Signore ci ha affidato le sue pecore. Voi siete sue pecore, noi siamo pecore insieme a voi, perché siamo cristiani. L'ho detto adesso: siamo condotti al pascolo e al pascolo conduciamo. Amate Dio così che Dio vi ami; e non potete dimostrare quanto sia il vostro amore verso Dio, se non quanto avrete mostrato di amare gli interessi di Dio. Che cosa puoi accordare a Dio, uomo scaltro? Che cosa puoi procurare a Dio? Ciò che dava anche Pietro, questo il tutto: Pasci le mie pecore. Che accordi a Dio? Che sia più grande? Che sia più buono? Che sia più ricco? Che abbia maggior onore? Chiunque tu sarai, egli sarà colui che era. Quindi, vigila su te stesso se tu non debba accordare al prossimo quel che può riguardare Dio. Ogni volta che avete fatto qualcosa ad uno solo dei miei più piccoli, l'avete fatto a me 26. Perciò, se ti si comanda di dividere il pane con chi ha fame, devi tu chiudere la porta della chiesa a chi bussa?

Agostino biasima coloro che hanno scacciato un donatista pentito. Non si può giudicare l'animo di un uomo.

14. Perché ho detto questo? Ci ha procurato dolore il fatto che, mentre non eravamo presenti, un uomo - che aveva rotto con i Donatisti e si ripresentava alla Chiesa e si confessava colpevole di un secondo battesimo - mentre dal vescovo veniva esortato a penitenza, è stato respinto perché alcuni fratelli hanno protestato contro di lui. È alla Carità vostra che mi rivolgo, ci sentiamo contorcere le viscere; lo vogliamo dire e ripetere: non ci è piaciuto uno zelo di tal genere. Comprendo che hanno agito per zelo verso Dio: sono convinto, non dubito che abbiano agito per zelo verso Dio; ma devono aver presente anche quella testimonianza dell'apostolo Paolo, come egli compianga anche coloro che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza 27. Ecco che oggi è stato respinto, domani potrà morire: chi è chiamato a rendere conto? Tu dirai: ma finge. Io ti rispondo: ma chiede lo dimostro che chiede: tu spiega che finge. Cristiano, ora desidero che tu faccia capire anche a me come sai che finge? Perché teme per i suoi beni. Siamo venuti a conoscere che molti hanno avuto timore per i loro beni, perciò sono diventati cattolici: ma, appena liberi, alcuni tornarono a quelli, altri però sono rimasti. Finché non sono entrati, hanno trepidato per i loro beni; e, una volta entrati, imparando a conoscere, sono rimasti. Or dunque, come fai a sapere se costui che teme per le sue robe sarà del numero di quelli che sono stati scoperti finti, soprattutto con il progredire di tanta luce di verità, di tanta prova di falsità? Che vuoi giudicare dell'animo, tu che sei uomo? Per questo abbiamo sudato, per questo ci siamo affaticati, per questo la verità è dimostrata invincibile, perché sia ostile a chi è in ricerca? Abbiamo faticato perché la verità avesse piena evidenza e per mettere a nudo la falsità. È stato fatto con l'aiuto del Signore. Forse, dinanzi a quanto è stato fatto, in seguito a qualche riflessione, è diventato diverso. Perché vuoi giudicare l'intenzione? Io lo vedo chiedere tu lo accusi di finzione? Cristiano, riconosci ciò che vedi, rimetti a Dio ciò che non vedi. Dico in breve alla Carità vostra che dal Signore stesso abbiamo ricevuto l'ordine di pascere le sue pecore; sappiamo anche che cosa dice delle pecore per mezzo di Ezechiele 28: la pecora non spinga l'altra pecora, la pecora non cozzi contro l'altra pecora, la forte non cacci via quella debole. Fa' attenzione a quel che dice l'Apostolo: Correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli. Correggete gli indisciplinati: questo si faccia. Confortate i pusillanimi: questo si faccia. Sostenete i deboli: questo si faccia. Siate pazienti con tutti: questo si faccia. Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno 29: questo si faccia. Tante sono le opere che dice di fare: tra esse, non facciamo caso che al 'correggete gli indisciplinati'. Fate attenzione: Correggete gli indisciplinati. Contate: Confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti, guardatevi dal rendere male per male. Niente altro tu noti che 'correggete gli indisciplinati'. Bada a che indisciplinato non sia tu, in modo da non giungere - il che anzi è peggio - e a voler essere indisciplinato e a non volere la correzione. Vi preghiamo in nome di Cristo, vi scongiuriamo di non vanificare il nostro lavoro. Credete forse che abbiamo di che essere contenti per aver vinto la falsità? Immancabilmente la vittoria è dalla parte della verità. Che siamo noi? È stata vinta la falsità, da tempo è stata vinta, ma siano rese grazie a Dio perché è stata vinta apertamente e resa nota agli uomini. La cura è stata sovrabbondante, perché trova impedimento il frutto?

Il convertito dall'eresia dev'essere benevolmente accolto.

15. Del resto, fratelli, non avvengano di queste cose: nessuno ami la Chiesa da essere geloso dei suoi guadagni. Tre o quattro giorni fa è avvenuto ciò che dico; e presso tutti non è stata debole la risonanza del fatto che i Donatisti sono respinti quando si presentano alla Chiesa. Pensate che non è stato niente di male che questo sia giunto all'orecchio di tutti? Raccomando che questa parola abbia oggi ad avere ripercussione tale che questa ragione dal giusto accento valga a disperdere quella che è stata una stonatura. Mettetevi all'opera; questo abbiamo asserito, questo annunziamo apertamente. Quanti non sono stati ancora cattolici, vengano e siano ricevuti come di consueto. Quanti, invece, sono stati cattolici in precedenza e sono stati visti malsicuri, e trovati volubili e deboli, e scoperti perfidi - sono indulgente? veramente perfidi - forse proprio quelli che sono stati perfidi saranno fedeli: vengano e siano anch'essi ammessi a penitenza. Né si illudano per il fatto che, passando nella setta di Donato, vi fecero penitenza. Quella è stata una penitenza a sconfessione di un retto agire: si faccia la vera penitenza a espiazione di un perverso operare. Quando fecero penitenza nella setta di Donato, ci fu pentimento per aver agito bene: facciano ora penitenza di ciò che hanno fatto di male. Voi avete timore che giungano a disprezzare le cose sante dal momento che sono stati scoperti perfidi? Ecco, si viene incontro anche a questo vostro timore: vengono dimessi in condizione di penitenti; quando, senza la costrizione di alcuno, senza timore di alcuno, avranno voluto riconciliarsi, saranno in penitenza. È vero che il penitente cattolico non è più sottoposto alle sanzioni delle leggi, ma si decise alla riconciliazione quando ancora nessuno incuteva timore: credi almeno alla volontà di allora. Supponi che sia stato costretto ad essere cattolico: sarà penitente. Chi lo costringe a chiedere di riconciliarsi se non la propria volontà? Provvisoriamente apriamoci alla debolezza dell'uomo, per poter avere in seguito la prova della sua volontà.

 


1 - Gv 13, 37.

2 - Mt 16, 22.

3 - Mt 16, 23.16-17.

4 - Gv 21, 15-16.

5 - Gv 21, 17.

6 - Gv 21, 18-19.

7 - Gv 21, 17.

8 - Gv 21, 15-16.

9 - Dn 3, 17-18.

10 - Rm 8, 18.

11 - 2 Cor 4, 17-18.

12 - Col 3, 1-4.

13 - Mt 6, 21.

14 - Gv 15, 15.

15 - Mt 26, 39.

16 - Mt 26, 39.

17 - Gv 21, 18.

18 - Gc 1, 2.

19 - Cf. Lc 21, 9-11; Mc 13, 7-8; Mt 24, 7.

20 - Lc 12, 48.

21 - Lc 12, 47.

22 - Mt 6, 20.

23 - Eb 12, 6.

24 - Sal 4, 5.

25 - Sal 9, 4.

26 - Mt 25, 40.

27 - Rm 10, 2.

28 - Cf. Ez 34, 20 ss.

29 - 1 Ts 5, 14-15.


22 - Come sant'Anna adempì nel suo parto alla legge di Mosè e come la bambina Maria procedeva nella sua infanzia

La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda

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344. Era precetto della legge, nel capitolo dodicesimo del Levitico, che la donna, partorendo una figlia, si considerasse immonda per due settimane e rimanesse poi nella purificazione del parto sessantasei giorni, cioè il doppio del parto di un maschio. Compiuti tutti i giorni della sua purificazione, era stabilito che offrisse un agnello di un anno in olocausto, sia per le figlie che per i figli, e un colombino o una tortorella per il peccato, consegnandoli al sacerdote davanti alla porta del tabernacolo perché li offrisse al Signore e pregasse per lei; con ciò veniva purificata. Il parto della fortunata sant'Anna fu purissimo come conveniva alla sua divina figlia, dalla quale traeva origine la purezza della madre. E sebbene, per questo motivo, non avesse bisogno di altra purificazione, volle, tuttavia, pagare il debito della legge, adempiendola puntualmente e lasciandosi così reputare come immonda, agli occhi degli uomini, quando invece era del tutto libera dalle prescrizioni di purificazione che la legge ordinava.

345. Trascorsi i sessanta giorni della purificazione, sant'Anna salì al tempio, con la mente infiammata d'amore divino, portando nelle sue braccia la sua benedetta bambina. Accompagnata da innumerevoli angeli e avendo con sé le offerte secondo la legge, arrivò alla porta del tabernacolo e parlò con il sommo sacerdote, il santo Simeone. Egli dimorando a lungo nel tempio ebbe il privilegio che la bambina Maria fosse offerta al Signore, in sua presenza e proprio fra le sue braccia. E sebbene, nelle varie occasioni capitategli, Simeone non conoscesse la dignità della divina signora, tuttavia, come diremo in seguito, avvertì, per tutto il tempo, nel suo spirito intense movenze ed impulsi che gli facevano intuire la grandezza di quella bambina agli occhi di Dio.

346. Sant'Anna gli offri l'agnello e la tortora insieme ad altri doni, e con umiltà e tra le lacrime gli chiese di pregare per lei e per sua figlia, affinché il Signore perdonasse loro, se avessero avuto qualche colpa. Dio, però, non ebbe di che perdonare ad una figlia e ad una madre in cui la grazia era così abbondante; ebbe, piuttosto, di che premiare la loro umiltà, essendosi presentate come peccatrici, quando invece erano santissime. Il santo sacerdote ricevette l'oblazione e sentendosi lo spirito infiammato e mosso da uno straordinario giubilo, senza avvertire altra cosa né manifestare quello che sentiva, disse tra sé: «Che novità è questa che sento? Forse per caso queste donne sono parenti del Messia che deve venire?». Restando con questo dubbio e con questa gioia, mostrò loro grande benevolenza. Intanto, la santa madre Anna entrò tenendo in braccio la sua santissima figlia e, con devotissime e tenere lacrime, la offrì al Signore, conoscendo lei sola al mondo il tesoro che le era stato dato in deposito.

347. Rinnovò, allora, sant'Anna il voto, fatto innanzi, di offrire al tempio la sua primogenita, appena fosse giunta all'età conveniente; e subito fu illuminata dall'Altissimo con l'infusione di nuova grazia e nuova luce, sentendo nel suo cuore una voce che le diceva di adempiere il voto portando e offrendo al tempio la sua bambina entro tre anni. Questa voce fu come un'eco di quella della santissima Regina che con la sua preghiera toccò il cuore di Dio, affinché risuonasse in quello di sua madre. In verità, quando la madre e la figlia entrarono nel tempio, la dolce bambina vedendo con i propri occhi la grandezza e la maestosità riservate al culto di Dio, rimase piena di stupore, tanto che avrebbe voluto prostrarsi e baciare il suolo del tempio, per adorare il Signore. E così a quello che non poté fare esternamente supplì l'affetto interiore: adorò e benedisse Dio con un amore così ardente e con una riverenza così profonda che né prima e né dopo la eguagliò altra creatura. Parlando interiormente con il Signore elevò allora questa preghiera:

348. «Altissimo ed ineffabile Dio, re e Signor mio, degno di ogni gloria, di ogni lode e di ogni riverenza; io, umile polvere, ma vostra fattura, vi adoro in questo luogo santo, vostro tempio; vi esalto e vi glorifico per il vostro essere e per le vostre infinite perfezioni. Rendo grazie, per quanto può la mia povertà, alla vostra benignità, perché avete concesso di vedere con i miei occhi questo tempio santo, questa casa di preghiera, dove i vostri Profeti ed i miei antichi Padri vi lodarono e vi benedirono, e dove la vostra generosa misericordia operò per mezzo loro tante meraviglie e tanti misteri. Degnatevi, o Signore, di accogliermi, affinché io possa servirvi nel tempo stabilito dal vostro santo volere».

349. Si offrì così come umile serva del Signore, quella che era Regina di tutto l'universo; e come prova, che l'Altissimo accettava tale offerta, scese dal cielo una luce fulgidissima che rivestì la bambina e la madre, ricolmandole di nuovi splendori di grazia. Sant'Anna tornò a sentire che al terzo anno era, di nuovo, chiamata a presentare sua figlia al tempio, poiché il compiacimento che l'Altissimo avrebbe dovuto ricevere da quell'offerta e l'amore con cui la divina bambina lo desiderava non consentivano un ulteriore ritardo. Gli angeli santi assegnati alla sua custodia e tanti altri presenti a questo atto intonarono dolcissimi canti di lode all'Autore delle meraviglie; ma di quanto successe non ebbero cognizione altre persone, all'infuori della santa bambina e di sua madre Anna che avvertirono, in parte interiormente e in parte all'esterno, ciò che era avvenuto di spirituale ed anche di sensibilmente percettibile. Accanto a loro soltanto il santo Simeone riuscì a vedere qualcosa di quella luce sensibile. Sant'Anna ritornò così a casa sua, ricca del suo tesoro e colma dei nuovi doni dell'Altissimo.

350. Alla vista di tali opere l'antico serpente anelava a conoscere ogni cosa, ma il Signore gli occultava ciò che non doveva sapere e gli lasciava intravedere quanto conveniva perché, opponendosi a tutto ciò che egli cercava di distruggere, venisse a servire come strumento dell'esecuzione dei giudizi misteriosi di Dio. Questo nemico faceva molte congetture circa le singolari ed eccezionali cose che scopriva nella madre e nella figlia. Quando vide, tuttavia, che portavano le offerte al tempio e come peccatrici osservavano quello che la legge comandava, chiedendo per di più al sacerdote che pregasse per loro perché fossero perdonate, rimase accecato ed il suo furore si acquietò, credendo che quella madre e quella figlia fossero allo stesso livello di altre donne comuni, e di uguale condizione, benché più perfette e sante delle altre.

351. La sovrana bambina veniva, intanto, trattata come gli altri bambini della sua età. Il suo cibo era quello comune e assai parco nella quantità; lo stesso valeva per il sonno, sebbene venisse coricata per dormire. Non importunava né infastidiva, come gli altri bambini, con i soliti vagiti, ma si rivelava gentile e dolce. Dissimulava, però, spesso questa singolarità - benché già si mostrasse Regina e signora - piangendo e singhiozzando più volte per i peccati del mondo e per ottenerne il rimedio con la venuta del Redentore degli uomini. In questa tenera età, infatti, l'espressione del suo viso era si gioiosa, ma velata da una certa severità e da una straordinaria autorevolezza e, pur accogliendo alcune carezze, non ammetteva vezzi puerili. Delle carezze, però, che non erano date da sua madre e che quindi erano meno misuràte ed imperfette, limitava il numero con speciale virtù e con la serietà che mostrava già da piccolina. La prudente sant'Anna trattava la bambina con incomparabile cura, diligenza e delicatezza. Anche suo padre Gioacchino l'amava come padre e come santo, benché allora ne ignorasse il mistero; e la bambina si mostrava con lui affettuosa, dal momento che lo riconosceva come padre e pertanto caro a Dio. Nonostante da lui accettasse di essere accarezzata più che dagli altri, tuttavia Dio fin d'allora infuse sia nel padre sia negli altri uno straordinario rispetto e riverenza verso colei che si era eletta per madre, tanto che il puro amore del padre nelle espressioni sensibili era sempre misurato e moderato.

352. La bambina Regina era in tutto amabile, ammirabile e perfettissima, e se nell'infanzia fu sottomessa alle comuni leggi della natura, queste tuttavia non furono di ostacolo alla grazia. Quando dormiva vigilava con il cuore: non tralasciava né interrompeva gli atti interni d'amore o altre mozioni affettuose che non dipendono dai sensi esterni.

Essendo ciò possibile anche ad altre anime, cui la potenza divina voglia concederlo, è certo che Dio non tralasciò di operarlo in colei che elesse per Madre sua e per regina di tutto il creato, largheggiando con lei in ogni genere di grazie più che con tutte le altre creature ed oltre la loro stessa immaginazione. Dio, nel sonno naturale, parlò a Samuele nonché ad altri Santi e Profeti, ed a molti mandò sogni misteriosi o visioni, poiché per illuminare l'intelletto poco importa alla sua potenza che i sensi esterni dor-mano nel sonno naturale o siano sospesi dalla forza che li rapisce in estasi. Nell'uno e nell'altro caso l'attività dei sensi cessa: eppure anche senza di essi lo spirito ode, ascolta e parla con gli oggetti con cui è in relazione. Per la celeste Regina fu questa una legge perenne, dalla sua concezione e per tutta l'eternità; e mentre era pellegrina sulla terra godette di queste grazie non ad intervalli, come le altre creature, ma incessantemente. Quando era sola o l'adagiavano per dormire, benché il suo sonno fosse breve, conversava con i suoi angeli dei misteri e delle lodi dell'Altissimo e godeva di visioni divine e del colloquio con il sommo re. Essendo stato tanto frequente il suo trattare con gli angeli, nel capitolo seguente spiegherò anche i modi in cui le si manifestavano e qualcosa delle loro straordinarie virtù.

353. Regina e signora del cielo, se come madre pietosa e mia maestra vorrete ascoltare, senza offendervi, le mie ignoranti parole, vi esporrò alcuni dubbi che in questo capitolo mi sono affiorati alla mente. E qualora, per la mia ignoranza e il mio ardire, cadessi in errore invece di rispondermi, o Signora, correggetemi con la vostra materna pietà. Il mio dubbio è questo: «Sentivate, voi, durante l'infanzia, l'abbandono e la fame che provano naturalmente gli altri bambini? E se così era, in che modo chiedevate gli alimenti e gli aiuti necessari, essendo tanto ammirabile la vostra pazienza da non usare il pianto come voce e come parola, a differenza degli altri bambini?». Inoltre ignoro se alla vostra Maestà fossero penosi i bisogni di quell'età, come l'essere ora fasciata ora sfasciata, essere nutrita con il cibo dei bambini e ricevere quello che gli altri accolgono senza riflettervi, perché privi dell'uso della ragione; mentre a voi, o Signora, niente passava inosservato. Infatti, mi sembra quasi impossibile che non dovesse esservi esagerazione o difetto riguardo alla misura, al tempo o alla quantità o a simili condizioni: voi ne avevate la piena consapevolezza, perché pur bambina per l'età, eravate grande per cognizione, conferendo così il giusto peso ad ogni cosa. D'altra parte, per divina prudenza, voi conservavate la serietà e la dovuta compostezza, mentre la vostra età e le leggi di natura richiedevano il necessario. Intanto, non lo chiedevate piangendo come i bambini, né parlando come gli adulti. Il vostro pensiero non era manifesto, né eravate trattata come una persona avente già l'uso della ragione; tantomeno vostra madre poteva conoscere quello di cui avevate bisogno - se, come e quando - per provvedere e servire vostra Maestà convenientemente ed in tutto. Questo mi causa stupore e suscita in me il desiderio di conoscere i misteri che vi si celano.

 

Risposta ed insegnamento della Regina del cielo

 

354. Figlia mia, volentieri rispondo a ciò che ti meraviglia. È' vero che io ebbi la grazia e l'uso perfetto della ragione fin dal primo istante del mio concepimento come tante volte ti illustrai. Inoltre come gli altri bambini, provai i bisogni dell'infanzia e fui allevata secondo l'uso comune a tutti. Sentii fame, sete, sonno e disagi corporali, andando incontro a questi inconvenienti, come una figlia naturale di Adamo. D'altra parte era giusto che io imitassi il mio santissimo Figlio, che doveva accettare tali difetti e tali pene; e ciò al fine di riportarne merito ed essere anch'io esempio di imitazione per gli altri mortali. Essendo, tuttavia, governata dalla grazia divina, io facevo uso del cibo e del sonno con peso e misura, pigliandone meno degli altri e solo quello che era di stretta necessità per la crescita naturale e per preservare la vita e la salute. Il disordine in queste cose, infatti, non solo è contro la virtù, ma anche contro la stessa natura, perché ne viene alterata e corrotta. Per l'equilibrio della mia persona, nella perfetta armonia delle sue parti e componenti, certo io sentivo la fame e la sete più degli altri bambini ed in me questa mancanza di cibo era ancor più pericolosa. Tuttavia, se non me lo davano nel tempo prescritto, sopportavo con pazienza ed aspettavo il momento opportuno per chiederlo. Invece, sentivo meno la mancanza del sonno perché rimanendo sola avevo la libertà di vedere gli angeli e conversare con loro sui misteri divini.

355. Lo stare coperta e avvolta con fasce non mi arrecava grande fastidio, ma viva allegrezza, conoscendo per luce divina che il Verbo incarnato doveva patire una morte ignominiosa e doveva essere legato in modo obbrobrioso. Quando ero sola mi ponevo perciò a forma di croce, pregando come lui, perché sapevo che il mio diletto doveva morire proprio su quella, sebbene ignorassi, allora, che il crocifisso doveva essere mio figlio. In tutti i disagi che patii dopo essere venuta al mondo, però, conservai sempre l'equilibrio e la gioia, tanto che non si dipartì mai dal mio cuore una considerazione che voglio che tu tenga presente continuamente, ed è questa: di ponderare sempre nella mente e nel cuore le verità eterne ed infallibili, per discernere tutte le altre cose rettamente, senza sbagliare, dando così a ciascuna il peso e il valore che si merita. Comunemente, infatti, è qui che cadono in errore e si accecano i figli di Adamo; ed io non voglio, figlia mia, che questo capiti pure a te.

356. Appena venni al mondo e vidi la luce che mi illuminava, sentendo gli effetti degli elementi, gli influssi dei pianeti e degli astri, la terra che mi accoglieva, il cibo che mi nutriva, io resi subito grazie all'Autore della vita, e riconobbi le sue opere non come un debito che egli avesse verso di me, ma come un beneficio. In seguito perciò quando mi mancava qualcosa di cui avevo bisogno, sopportavo senza inquietarmi, anzi con gioia ammettevo che si faceva con me quanto era nella ragione, poiché essendomi tutto elargito per grazia e senza merito, era giusto che io ne fossi priva. Dimmi dunque, o anima: se io penso e confesso una verità che la ragione umana non può né ignorare né negare, dove hanno il senno gli uomini e quale senso di giudizio mostrano, quando mancando loro qualcosa che bramano e, forse, per niente utile, si rattristano e s'infuriano gli uni contro gli altri e perfino si irritano con Dio stesso, come se ricevessero da lui qualche torto? Si interroghino: quali tesori, quali ricchezze possedevano prima di ricevere la vita? Quali servizi fecero al Creatore perché donasse loro l'esistenza? Se il niente non può altro guadagnare che il niente né meritare l'essere che dal niente gli fu dato, quale obbligo ha Dio di conservare per giustizia ciò che gli fu elargito per grazia? Quando Dio crea e chiama all'esistenza, non è un beneficio che prodiga a se stesso, bensì alla creatura ed è così grande come lo sono la vita ed il suo fine. Se l'uomo con il dono della vita ha contratto un debito di riconoscenza che non riuscirà mai a pagare - dica - quale diritto rivendica ora perché avendogli dato Dio l'essere, senza che lo meritasse, debba conservarglielo, nonostante i reiterati e frequenti demeriti? E dove tiene la garanzia o la carta di assicurazione in cui si attesti che niente debba mancargli?

357. Se inoltre il primo movimento e la prima opera furono una nuova concessione e quindi un nuovo debito contratto, come può chiederne un secondo con impazienza? E se la somma bontà del Creatore gratuitamente provvede all'uomo il necessario, perché egli si turba quando gli manca il superfluo? Oh, figlia mia, che colpa esecrabile e che cecità abominevole è questa degli uomini! Ciò che il Signore dà loro per grazia non lo gradiscono, né si mostrano riconoscenti, e per quello che nega loro, per giustizia e talvolta per somma misericordia, si inquietano e si insuperbiscono e se lo procurano con mezzi ingiusti ed illeciti attirandosi le conseguenze dell'errore. Già con il primo peccato che l'uomo commette, perde Dio e insieme perde l'amicizia di tutte le creature, che - se non fosse Dio stesso a trattenerle - si rivolterebbero a vendicare l'ingiuria fatta al creatore e negherebbero all'uomo la possibilità di servirsi dei beni come sostentamento e vita. Il cielo lo priverebbe della sua luce e dei suoi influssi, il fuoco del suo calore; l'aria gli negherebbe il respiro e tutte le altre cose a loro modo farebbero lo stesso, per giustizia. Poi, quando la terra non darà più i suoi frutti e gli elementi negheranno il loro contributo e le altre creature si armeranno per vendicare le irriverenze fatte contro il creatore, allora l'uomo ingrato e vile si umilii e non accumuli su di sé l'ira del Signore nel giorno stabilito per il rendiconto, in cui gli verrà fatta questa accusa così terribile.

358. E tu, anima mia, fuggi da un'ingratitudine tanto perniciosa e riconosci umilmente che per grazia ricevesti l'essere e la vita, e questa il suo Autore ti conserva per grazia. Riconosci che senza meriti ricevi gratuitamente tutti gli altri benefici e che ricevendo molto e restituendo poco, ti rendi, ogni giorno, meno degna: cresce pertanto verso di te la generosità dell'Altissimo e così anche il tuo debito verso di lui. Voglio che questa considerazione ti accompagni sempre, per risvegliarti e spingerti a compiere molti atti virtuosi. Se poi ti mancherà l'apporto delle creature irrazionali, possa tu rallegrarti nel Signore, rendendo a lui grazie e a loro benedizioni, perché obbediscono al creatore. Parimenti, se le creature razionali ti perseguiteranno, tu amale con tutto il cuore e considerale come strumenti della giustizia divina, perché in qualche modo la tua colpa venga gradualmente estinta. Abbraccia i travagli, le avversità e le afflizioni e cerca in essi consolazione, perché, oltre a divenire il mezzo per scontare le colpe che hai commesso, sono l'ornamento della tua anima e le gioie più ricche agli occhi dello sposo.

359. Questa sia la risposta al tuo dubbio. Ora, desidero darti l'insegnamento che ti ho promesso per ogni capitolo. O anima rifletti, dunque, sulla puntuale sollecitudine che la mia santa madre Anna mostrò nell'adempiere, con il massimo compiacimento del Signore, il precetto della legge divina. Ti esorto, allora, ad imitarla, osservando inviolabilmente ed indistintamente tutti i precetti della tua Regola e delle Costituzioni, perché Dio premia largamente questa fedeltà, mentre, invece, si offende della negligenza. Io, sin dalla concezione, fui senza peccato e quindi non sembrava necessario presentarmi al sacerdote, perché il Signore mi purificasse. Nemmeno mia madre aveva peccato, perché era molto santa, tuttavia ubbidimmo con umiltà alla legge e perciò meritammo di crescere grandemente in virtù e grazia. Il disprezzo delle leggi giuste e ben ordinate ed anche la dispensa da esse, per ogni piccola cosa, scompaginano il culto e il timor di Dio, e confondono e sconvolgono il sistema delle regole umane. Negli obblighi del tuo Ordine guardati bene, perciò, dall'elargire facili dispense sia per te sia per le altre. Quando l'infermità o qualche giusta causa lo permetterà, fallo con misura e con il consiglio del tuo confessore, giustificando la tua azione davanti a Dio e agli uomini mediante l'approvazione dell'obbedienza. Se ti troverai stanca e spossata non tornare indietro dal tuo rigore, poiché Dio ti darà forza secondo la tua fede. Non dispensare mai per motivi di occupazioni: serva ciò che vale di meno a ciò che vale di più, e lo segua, come la creatura il Creatore. Inoltre, bada che nell'esercitare l'ufficio di superiora sarai meno discolpata, poiché per dare esempio devi essere la prima nell'osservanza delle leggi; e giammai tu possa trovare motivi o giustificazioni umane che ti dispensino da essa, anche se, talvolta e per la stessa ragione, tu debba trovarti nella condizione di farlo per le tue sorelle e suddite. Considera, o carissima, che ti do questo insegnamento per il fatto che da te esigo il meglio e la perfezione: necessario si rivela questo rigore, essendo l'osservanza dei precetti un debito verso Dio e verso gli uomini. Nessuno si lusinghi pensando che basti soddisfare il Signore, senza pagare il debito che si ha con il prossimo: dare il buon esempio e non essere occasione di scandalo. Regina e signora di tutto il creato, io vorrei raggiungere la purezza e la virtù degli spiriti celesti, perché il corpo corruttibile, che appesantisce l'anima, sia sollecito nell'adempire questo divino insegnamento. Sono diventata di peso a me stessa; ma con l'aiuto della vostra intercessione e col favore della grazia cercherò, o Signora, di ubbidire alla volontà vostra e di Dio con prontezza ed affetto di cuore. Non mi venga mai meno la vostra intercessione e la vostra protezione né l'insegnamento della vostra santa ed altissima dottrina.


5-14 Giugno 16, 1903 Quello che rende l’anima più cara, più bella, più amabile e più intima con Dio, è la perseveranza nell’operare solo per piacergli a Lui.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuando il mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa, e vedevo il bambino Gesù che teneva in mano una tazza piena d’amarezza ed una bacchetta, ed Egli mi ha detto:

(2) “Vedi figlia mia che tazza d’amarezza mi dà a bere continuamente il mondo”.

(3) Ed io: “Signore fatene parte a me, così non soffrirete solo”.

(4) Onde mi ha dato un pochettino a bere di quella amarezza, e poi con la bacchetta che teneva in mano si è messo a trapassarmi la parte del cuore, tanto da fare un buco da dove usciva un rivolo di quella amarezza che mi avevo bevuto, ma cambiato in latte dolce, ed andava alla bocca del bambino, il quale tutto si raddolciva e ristorava, e poi mi ha detto:

(5) “Figlia mia, quando do all’anima l’amaro, le tribolazioni, se l’anima si uniforma alla mia Volontà mi è grata, se me ne ringrazia, e me ne fa un presente offrendolo a Me stesso, per essa è amaro, è sofferenza, e per Me si cambia in dolcezza e ristoro, ma quello che più mi ricrea e mi dà piacere è vedere l’anima che se opera e se patisce, è tutta intenta a piacere a Me solo, senza altro fine o scopo di ricompensa, ma però, quello che rende più cara l’anima, più bella, più amabile, più intrinseca nell’Essere Divino, è la perseveranza in questo modo di comportarsi, rendendola immutabile coll’immutabile Dio; ché se oggi fa, domani no; se una volta tiene un fine, ed un’altra volta un altro; oggi cerca di piacere a Dio, domani alle creature, è immagine di chi oggi è regina e domani è vilissima serva, oggi si pasce di squisiti cibi e domani di sporcizie”.

(6) Dopo poco è scomparso, ma dopo poco è ritornato soggiungendo:

(7) “Il sole sta a benefizio di tutti, ma non tutti godono i suoi benefici effetti. Così il Sole Divino a tutti dà la sua luce, ma chi gode i suoi benefici effetti? Chi tiene aperti gli occhi alla luce della verità, tutti gli altri, ad onta che sta il Sole esposto ne restano allo scuro; ma propriamente gode, riceve tutta la pienezza di questo Sole chi sta tutto intento a piacermi”.