Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 19° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 13
1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.2Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo,3Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava,4si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.5Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto.6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?".7Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo".8Gli disse Simon Pietro: "Non mi laverai mai i piedi!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me".9Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!".10Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti".11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete mondi".
12Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Sapete ciò che vi ho fatto?13Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.15Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.16In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.17Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.18Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: 'Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno'.19Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono.20In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato".
21Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà".22I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse.23Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.24Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Di', chi è colui a cui si riferisce?".25Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?".26Rispose allora Gesù: "È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.27E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: "Quello che devi fare fallo al più presto".28Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo;29alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri.30Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.
31Quand'egli fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri".
36Simon Pietro gli dice: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi".37Pietro disse: "Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!".38Rispose Gesù: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte".
Primo libro delle Cronache 16
1Così introdussero e collocarono l'arca di Dio al centro della tenda eretta per essa da Davide; offrirono olocausti e sacrifici di comunione a Dio.2Terminati gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo in nome del Signore.3Distribuì a tutti gli Israeliti, uomini e donne, una pagnotta, una porzione di carne e una schiacciata d'uva.
4Egli stabilì che alcuni leviti stessero davanti all'arca del Signore come ministri per celebrare, ringraziare e lodare il Signore, Dio di Israele.5Erano Asaf il capo, Zaccaria il suo secondo, Uzzièl, Semiramot, Iechièl, Mattatia, Eliàb, Benaià, Obed-Èdom e Ieièl, che suonavano strumenti musicali, arpe e cetre; Asaf suonava i cembali.6I sacerdoti Benaià e Iacazièl con le trombe erano sempre davanti all'arca dell'alleanza di Dio.7Proprio in quel giorno Davide per la prima volta affidò ad Asaf e ai suoi fratelli questa lode al Signore:
8Lodate il Signore, acclamate il suo nome;
manifestate ai popoli le sue gesta.
9Cantate in suo onore, inneggiate a lui,
ripetete tutti i suoi prodigi.
10Gloriatevi sul suo santo nome;
gioisca il cuore di quanti ricercano il Signore.
11Cercate il Signore e la sua forza,
ricercate sempre il suo volto.
12Ricordate i prodigi che egli ha compiuti,
i suoi miracoli e i giudizi della sua bocca.
13Stirpe di Israele suo servo,
figli di Giacobbe, suoi eletti,
14egli, il Signore, è il nostro Dio;
in tutta la terra fanno legge i suoi giudizi.
15Si ricorda sempre dell'alleanza,
della parola data a mille generazioni,
16dell'alleanza conclusa con Abramo,
del giuramento fatto a Isacco,
17confermato a Giacobbe come statuto,
a Israele come alleanza perenne:
18"A te darò il paese di Canaan,
come tua parte di eredità".
19Eppure costituivano un piccolo numero;
erano pochi e per di più stranieri nel paese.
20Passarono dall'una all'altra nazione,
da un regno a un altro popolo.
21Egli non tollerò che alcuno li opprimesse;
per essi egli castigò i re:
22"Non toccate i miei consacrati,
non maltrattate i miei profeti".
23Cantate al Signore, abitanti di tutta la terra;
annunziate ogni giorno la sua salvezza.
24Proclamate fra i popoli la sua gloria,
fra tutte le nazioni i suoi prodigi.
25Difatti grande è il Signore, degnissimo di lode
e tremendo sopra tutti gli dèi.
26Tutti gli dèi venerati dai popoli sono un nulla;
il Signore, invece, ha formato il cielo.
27Splendore e maestà stanno davanti a lui;
potenza e bellezza nel suo santuario.
28Date per il Signore, stirpi dei popoli,
date per il Signore gloria e onore.
29Date per il Signore gloria al suo nome;
con offerte presentatevi a lui.
Prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
30Tremate davanti a lui, abitanti di tutta la terra;
egli fissò il mondo sì che non crolli.
31Gioiscano i cieli ed esulti la terra;
si dica fra i popoli: "Il Signore regna".
32Frema il mare con quanto contiene;
tripudi la campagna con quanto è in essa.
33Gridino di giubilo gli alberi della foresta
di fronte al Signore, perché viene
per giudicare la terra.
34Lodate il Signore, perché è buono,
perché la sua grazia dura sempre.
35Dite: "Salvaci, Dio della nostra salvezza;
raccoglici, liberaci dalle genti
sì che possiamo celebrare il tuo santo nome,
gloriarci della tua lode.
36Sia benedetto il Signore, Dio di Israele,
di secolo in secolo".
E tutto il popolo disse: "Amen, alleluia".
37Quindi Davide lasciò Asaf e i suoi fratelli davanti all'arca dell'alleanza del Signore, perché officiassero davanti all'arca secondo il rituale quotidiano;38lasciò Obed-Èdom figlio di Idutun, e Cosà, insieme con sessantotto fratelli, come portieri.39Egli incaricò della Dimora del Signore che era sull'altura di Gàbaon il sacerdote Zadòk e i suoi fratelli,40perché offrissero olocausti al Signore sull'altare degli olocausti per sempre, al mattino e alla sera, e compissero quanto è scritto nella legge che il Signore aveva imposta a Israele.41Con loro erano Eman, Idutun e tutti gli altri scelti e designati per nome perché lodassero il Signore, 'perché la sua grazia dura sempre'.42Con loro avevano trombe e cembali per suonare e altri strumenti per il canto divino. I figli di Idutun erano incaricati della porta.43Infine tutto il popolo andò a casa e Davide tornò per salutare la sua famiglia.
Salmi 132
1'Canto delle ascensioni.'
Ricordati, Signore, di Davide,
di tutte le sue prove,
2quando giurò al Signore,
al Potente di Giacobbe fece voto:
3"Non entrerò sotto il tetto della mia casa,
non mi stenderò sul mio giaciglio,
4non concederò sonno ai miei occhi
né riposo alle mie palpebre,
5finché non trovi una sede per il Signore,
una dimora per il Potente di Giacobbe".
6Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata,
l'abbiamo trovata nei campi di Iàar.
7Entriamo nella sua dimora,
prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.
8Alzati, Signore, verso il luogo del tuo riposo,
tu e l'arca della tua potenza.
9I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia,
i tuoi fedeli cantino di gioia.
10Per amore di Davide tuo servo
non respingere il volto del tuo consacrato.
11Il Signore ha giurato a Davide
e non ritratterà la sua parola:
"Il frutto delle tue viscere
io metterò sul tuo trono!
12Se i tuoi figli custodiranno la mia alleanza
e i precetti che insegnerò ad essi,
anche i loro figli per sempre
sederanno sul tuo trono".
13Il Signore ha scelto Sion,
l'ha voluta per sua dimora:
14"Questo è il mio riposo per sempre;
qui abiterò, perché l'ho desiderato.
15Benedirò tutti i suoi raccolti,
sazierò di pane i suoi poveri.
16Rivestirò di salvezza i suoi sacerdoti,
esulteranno di gioia i suoi fedeli.
17Là farò germogliare la potenza di Davide,
preparerò una lampada al mio consacrato.
18Coprirò di vergogna i suoi nemici,
ma su di lui splenderà la corona".
Salmi 84
1'Al maestro del coro. Su "I torchi...". Dei figli di Core. Salmo.'
2Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
3L'anima mia languisce
e brama gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
4Anche il passero trova la casa,
la rondine il nido,
dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.
5Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi!
6Beato chi trova in te la sua forza
e decide nel suo cuore il santo viaggio.
7Passando per la valle del pianto
la cambia in una sorgente,
anche la prima pioggia
l'ammanta di benedizioni.
8Cresce lungo il cammino il suo vigore,
finché compare davanti a Dio in Sion.
9Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.
10Vedi, Dio, nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.
11Per me un giorno nei tuoi atri
è più che mille altrove,
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende degli empi.
12Poiché sole e scudo è il Signore Dio;
il Signore concede grazia e gloria,
non rifiuta il bene
a chi cammina con rettitudine.
13Signore degli eserciti,
beato l'uomo che in te confida.
Geremia 5
1Percorrete le vie di Gerusalemme,
osservate bene e informatevi,
cercate nelle sue piazze
se trovate un uomo,
uno solo che agisca giustamente
e cerchi di mantenersi fedele,
e io le perdonerò, dice il Signore.
2Anche quando esclamano: "Per la vita del Signore!",
certo giurano il falso.
3Signore, i tuoi occhi non cercano forse la fedeltà?
Tu li hai percossi, ma non mostrano dolore;
li hai fiaccati, ma rifiutano di comprendere la correzione.
Hanno indurito la faccia più di una rupe,
non vogliono convertirsi.
4Io pensavo: "Certo, sono di bassa condizione,
agiscono da stolti,
perché non conoscono le vie del signore,
il diritto del loro Dio.
5Mi rivolgerò ai grandi
e parlerò loro.
Certo, essi conoscono la via del Signore,
il diritto del loro Dio".
Ahimè, anche questi hanno rotto il giogo,
hanno spezzato i legami!
6Per questo li azzanna il leone della foresta,
il lupo delle steppe ne fa scempio,
il leopardo sta in agguato vicino alle loro città,
quanti ne escono saranno sbranati;
perché si sono moltiplicati i loro peccati,
sono aumentate le loro ribellioni.
7"Perché ti dovrei perdonare?
I tuoi figli mi hanno abbandonato,
hanno giurato per chi non è Dio.
Io li ho saziati ed essi hanno commesso adulterio,
si affollano nelle case di prostituzione.
8Sono come stalloni ben pasciuti e focosi:
ciascuno nitrisce dietro la moglie del suo prossimo.
9Non dovrei forse punirli per questo?
Oracolo del Signore.
E di un popolo come questo
non dovrei vendicarmi?
10Salite sui suoi filari e distruggeteli,
compite uno sterminio;
strappatene i tralci,
perché non sono del Signore.
11Poiché, certo, mi si sono ribellate
la casa d'Israele e la casa di Giuda".
Oracolo del Signore.
12Hanno rinnegato il Signore,
hanno proclamato: "Non è lui!
Non verrà sopra di noi la sventura,
non vedremo né spada né fame.
13I profeti sono come il vento,
la sua parola non è in essi".
14Perciò dice il Signore,
Dio degli eserciti:
"Questo sarà fatto loro,
poiché hanno pronunziato questo discorso:
Ecco io farò delle mie parole
come un fuoco sulla tua bocca.
Questo popolo sarà la legna che esso divorerà.
15Ecco manderò contro di voi
una nazione da lontano, o casa di Israele.
Oracolo del Signore.
È una nazione valorosa,
è una nazione antica!
Una nazione di cui non conosci la lingua
e non comprendi che cosa dice.
16La sua faretra è come un sepolcro aperto.
Essi sono tutti prodi.
17Divorerà le tue messi e il tuo pane;
divorerà i tuoi figli e le tue figlie;
divorerà i greggi e gli armenti;
divorerà le tue vigne e i tuoi fichi;
distruggerà le città fortificate
nelle quali riponevi la fiducia.
18Ma anche in quei giorni, dice il Signore,
non farò di voi uno sterminio".
19Allora, se diranno: "Perché il Signore nostro Dio ci fa tutte queste cose?", tu risponderai: "Come voi avete abbandonato il Signore e avete servito divinità straniere nel vostro paese, così servirete gli stranieri in un paese non vostro".
20Annunziatelo nella casa di Giacobbe,
fatelo udire in Giuda dicendo:
21"Questo dunque ascoltate,
o popolo stolto e privo di senno,
che ha occhi ma non vede,
che ha orecchi ma non ode.
22Voi non mi temerete? Oracolo del Signore.
Non tremerete dinanzi a me,
che ho posto la sabbia per confine al mare,
come barriera perenne che esso non varcherà?
Le sue onde si agitano ma non prevalgono,
rumoreggiano ma non l'oltrepassano".
23Ma questo popolo ha un cuore
indocile e ribelle;
si voltano indietro e se ne vanno,
24e non dicono in cuor loro:
"Temiamo il Signore nostro Dio
che elargisce la pioggia d'autunno
e quella di primavera a suo tempo,
ha fissato le settimane per la messe
e ce le mantiene costanti".
25Le vostre iniquità hanno sconvolto queste cose
e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere;
26poiché tra il mio popolo vi sono malvagi
che spiano come cacciatori in agguato,
pongono trappole
per prendere uomini.
27Come una gabbia piena di uccelli,
così le loro case sono piene di inganni;
perciò diventano grandi e ricchi.
28Sono grassi e pingui,
oltrepassano i limiti del male;
non difendono la giustizia,
non si curano della causa dell'orfano,
non fanno giustizia ai poveri.
29Non dovrei forse punire queste colpe?
Oracolo del Signore.
Di un popolo come questo
non dovrei vendicarmi?
30Cose spaventose e orribili
avvengono nel paese.
31I profeti predicono in nome della menzogna
e i sacerdoti governano al loro cenno;
eppure il mio popolo è contento di questo.
Che farete quando verrà la fine?
Lettera ai Galati 5
1Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.2Ecco, io Paolo vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla.3E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge.4Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia.5Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo.6Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità.
7Correvate così bene; chi vi ha tagliato la strada che non obbedite più alla verità?8Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama!9Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta.10Io sono fiducioso per voi nel Signore che non penserete diversamente; ma chi vi turba, subirà la sua condanna, chiunque egli sia.11Quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? È dunque annullato lo scandalo della croce?12Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano.
13Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri.14Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: 'amerai il prossimo tuo come te stesso'.15Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!
16Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne;17la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
18Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge.19Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio,20idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni,21invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio.22Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;23contro queste cose non c'è legge.
24Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri.25Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.26Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
Capitolo XII: La via maestra della Santa Croce
Leggilo nella Biblioteca1. Per molti è questa una parola dura: rinnega te stesso, prendi la tua croce e segui Gesù (Mt 16,24; Lc 9,23). Ma sarà molto più duro sentire, alla fine, questa parola: "allontanatevi da me maledetti, nel fuoco eterno" (Mt 25,41). In verità coloro che ora accolgono volonterosamente la parola della croce non avranno timore di sentire, in quel momento, la condanna eterna. Ci sarà nel cielo questo segno della croce, quando il Signore verrà a giudicare. In quel momento si avvicineranno, con grande fiducia, a Cristo giudice tutti i servi della croce, quelli che in vita si conformarono al Crocefisso. Perché, dunque, hai paura di prendere la croce, che è la via per il regno? Nella croce è la salvezza; nella croce è la vita; nella croce è la difesa dal nemico; nella croce è il dono soprannaturale delle dolcezze del cielo; nella croce sta la forza delle mente e la letizia dello spirito; nella croce si assommano le virtù e si fa perfetta la santità. Soltanto nella croce si ha la salvezza dell'anima e la speranza della vita eterna. Prendi, dunque, la tua croce, e segui Gesù; così entrerai nella vita eterna. Ti ha preceduto lui stesso, portando la sua croce (Gv 19,17) ed è morto in croce per te, affinché anche tu portassi la tua croce, e desiderassi di essere anche tu crocefisso. Infatti, se sarai morto con lui, con lui e come lui vivrai. Se gli sarai stato compagno nella sofferenza, gli sarai compagni anche nella gloria.
2. Ecco, tutto dipende dalla croce, tutto è definito con la morte. La sola strada che porti alla vita e alla vera pace interiore, è quella della santa croce e della mortificazione quotidiana. Va' pure dove vuoi, cerca quel che ti piace, ma non troverai, di qua o di là, una strada più alta e più sicura della via della santa croce. Predisponi pure ed ordina ogni cosa, secondo il tuo piacimento e il tuo gusto; ma altro non troverai che dover sopportare qualcosa, o di buona o di cattiva voglia troverai cioè sempre la tua croce. Infatti, o sentirai qualche dolore nel corpo o soffrirai nell'anima qualche tribolazione interiore. Talvolta sarà Dio ad abbandonarti, talaltra sarà il prossimo a metterti a dura prova; di più, frequentemente, sarai tu di peso a te stesso. E non potrai trovare conforto e sollievo in alcuno modo; ma dovrai sopportare tutto ciò fino a che a Dio piacerà. Dio, infatti, vuole che tu impari a soffrire tribolazioni senza consolazione, e che ti sottometta interamente a lui, facendoti più umile per mezzo della sofferenza. Nessuno sente così profondamente la passione di Cristo, come colui al quale sia toccato di soffrire cose simili. La croce è, dunque, sempre pronta e ti aspetta dappertutto; dovunque tu corra non puoi sfuggirla, poiché, in qualsiasi luogo tu giunga, porti e trovi sempre te stesso. Volgiti verso l'alto o verso il basso, volgiti fuori o dentro di te, in ogni cosa troverai la croce. In ogni cosa devi saper soffrire, se vuoi avere la pace interiore e meritare il premio eterno.
3. Se porti la croce di buon animo, sarà essa a portarti e a condurti alla meta desiderata, dove ogni patimento avrà quella fine che quaggiù non può aversi in alcun modo. Se invece la croce tu la porti contro voglia, essa ti peserà; aggraverai te stesso, e tuttavia la dovrai portare, Se scansi una croce, ne troverai senza dubbio un'altra, e forse più grave. Credi forse di poter sfuggire a ciò che nessun mortale poté mai evitare? Quale santo stesse mai in questo mondo senza croce e senza tribolazione? Neppure Gesù Cristo, nostro signore, durante la sua vita, passò una sola ora senza il dolere della passione. "Era necessario - diceva - che il Cristo patisse, e risorgesse da morte per entrare nella sua gloria" (Lc 24,26 e 46). E perché mai tu vai cercando una via diversa da questa via maestra, che è quella della santa croce? Tutta la vita di Cristo fu croce e martirio e tu cerchi per te riposo e gioia? Sbagli, sbagli se cerchi qualcosa d'altro, che non sia il patire tribolazioni; perché tutta questa vita mortale è piena di miseria e segnata tutt'intorno da croci. Spesso, quanto più uno sarà salito in alto progredendo spiritualmente, tanto più pesanti saranno le croci che troverà, giacché la sofferenza del suo esilio su questa terra aumenta insieme con l'amore di Dio.
4. Tuttavia, costui, in mezzo a tante afflizioni, non manca di consolante sollievo, giacché, sopportando la sua croce, sente crescere in sé un frutto grandissimo; mentre si sottopone alla croce volontariamente, tutto il peso della tribolazione si trasforma in sicura fiducia di conforto divino. Quanto più la carne è prostrata da qualche afflizione, tanto più lo spirito si rafforza per la grazia interiore. Anzi, talvolta, per amore di conformarsi alla croce di Cristo, uno si rafforza talmente, nel desiderare tribolazioni e avversità, da non voler essere privato del dolore e dell'afflizione giacché si sente tanto più accetto a Dio quanto più numerosi e gravosi sono i mali che può sopportare Cristo. Non che ciò avvenga per forza umana, ma per la grazia di Cristo; la quale tanto può e tanto fa, nella nostra fragile carne, da farle affrontare ed amare con fervore di spirito ciò che, per natura, essa fugge e abortisce. Non è secondo la natura umana portare e amare la croce, castigare il corpo e ridurlo in schiavitù, fuggire gli onori, sopportare lietamente le ingiurie, disprezzare se stesso e desiderare di essere disprezzato; infine, soffrire avversità e patimenti, senza desiderare, in alcun modo, che le cose vadano bene quaggiù. Se guardi alle tue forze, non potresti far nulla di tutto questo. Ma se poni la tua fiducia in Dio, ti verrà forza dal cielo, e saranno sottomessi al tuo comando il mondo e la carne. E neppure avrai a temere il diavolo nemico, se sarai armato di fede e porterai per insegna la croce di Cristo. Disponiti dunque, da valoroso e fedele servo di Cristo, a portare virilmente la croce del tuo Signore, crocefisso per amor tuo. Preparati a dover sopportare molte avversità e molti inconvenienti, in questa misera vita. Così sarà infatti per te, dovunque tu sia; questo, in realtà, troverai, dovunque tu ti nasconda. Ed è una necessità che le cose stiano così. Non c'è rimedio o scappatoia dalla tribolazione, dal male o dal dolore, fuor di questo, che tu li sopporti. Se vuoi essere amico del Signore ed essergli compagno, bevi avidamente il suo calice. Quanto alle consolazioni, rimettiti a Dio: faccia lui, con queste, come meglio gli piacerà. Ma, da parte tua, disponiti a sopportare le tribolazioni, considerandole come le consolazioni più grandi; giacché "i patimenti di questa nostra vita terrena", anche se tu li dovessi, da solo, sopportare tutti, "non sono nulla a confronto della conquista della gloria futura" (Rm 8,18).
5. Quando sarai giunto a questo punto, che la sofferenza ti sia dolce e saporosa per amore di Cristo, allora potrai dire di essere a posto, perché avrai trovato un paradiso in terra. Invece, fino a che il patire ti sia gravoso e tu cerchi di fuggirlo, non sarai a posto: ti terrà dietro dappertutto la serie delle tribolazioni. Ma le cose poi andranno subito meglio, e troverai pace, se ti sottoporrai a ciò che è inevitabile, e cioè a patire e a morire. Anche se tu fossi innalzato fino al terzo cielo, come Paolo, non saresti affatto sicuro, con ciò, di non dover sopportare alcuna contrarietà. "Io gli mostrerò - dice Gesù - quante cose egli debba patire per il mio nomo" (At 9,16). Dunque, se vuoi davvero amare il Signore e servirlo per sempre, soltanto il patire ti rimane. E magari tu fossi degno di soffrire qualcosa per il nome di Gesù! Quale grande gloria ne trarresti; quale esultanza ne avrebbero i santi; e quanto edificazione ne riceverebbero tutti! Saper patire è cosa che tutti esaltano a parole; sono pochi però quelli che vogliono patire davvero. Giustamente dovresti preferire di patire un poco per Cristo, dal momento che molti sopportano cose più gravose per il mondo.
6. Sappi per certo di dover condurre una vita che muore; sappi che si progredisce nella vita in Dio quanto più si muore a se stessi. Nessuno infatti può comprendere le cose del cielo, se non si adatta a sopportare le avversità per Cristo. Nulla è più gradito a Dio, nulla è più utile per te, in questo mondo, che soffrire lietamente per Cristo. E se ti fosse dato di scegliere, dovresti preferire di sopportare le avversità per amore di Cristo, piuttosto che essere allietato da molte consolazioni; giacché saresti più simile a Cristo e più conforme a tutti i santi. Infatti, il nostro merito e il progresso della nostra condizione non consistono nelle frequenti soavi consolazioni, ma piuttosto nelle pesanti difficoltà e nelle tribolazioni da sopportare. Ché, se ci fosse qualcosa di meglio e di più utile per la salvezza degli uomini, Cristo ce lo avrebbe certamente indicato, con la parola e con l'esempio. Invece egli esortò apertamente i discepoli che stavano con lui, e tutti coloro che desideravano mettersi al suo seguito, dicendo: "Se uno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16,24; Lc 9,23). Dunque, la conclusione finale, attentamente lette e meditate tutte queste cose, sia questa, "che per entrare nel regno di Dio, occorre passare attraverso molte tribolazioni" (At 14,22).
DISCORSO 15 DISCORSO TENUTO NELLA REGIONE TERZA NELLA BASILICA DI PIETRO A CARTAGINE SUL VERSETTO DEL SALMO: "SIGNORE HO AMATO LA BELLEZZA DELLA TUA CASA"
Discorsi - Sant\'Agostino
Leggilo nella BibliotecaCasa di Cristo sono i cristiani.
1. La bellezza della casa del Signore e il luogo dell'abitazione della sua gloria 1 noi l'amiamo quando noi stessi lo siamo. Che cos'è infatti la bellezza della casa del Signore e il luogo dell'abitazione della sua gloria se non il suo tempio, del quale l'Apostolo dichiara: Santo è il tempio di Dio che siete voi 2? E allora come la nostra vista corporale si diletta di fronte a edifici materiali che siano costruiti con eleganza e magnificenza, allo stesso modo, quando pietre vive 3, ossia i cuori dei fedeli, sono cementate col vincolo della carità si ha la bellezza della casa di Dio e il luogo dell'abitazione della sua gloria. Imparate perciò che cosa dovete amare, perché lo possiate amare. Chi ama infatti la bellezza della casa di Dio non c'è dubbio che ama la Chiesa, intesa non come muri e tetti fatti da uomo, non come marmi splendenti o soffitti dorati, ma come uomini fedeli, santi, che amano Dio con tutto il loro cuore, con tutta la loro anima, con tutta la loro mente e il prossimo come se stessi 4.
Molti sono i cristiani, ma pochi i buoni cristiani.
2. Però succede che nella comunità dei cristiani, per quanto riguarda la partecipazione e la comunione dei sacramenti, si sono moltiplicati in soprannumero 5. Perché un conto è il numero, un altro il soprannumero. Il numero si riferisce a quelli di cui l'Apostolo dice: Il Signore conosce quelli che sono suoi 6. Ma c'è anche il soprannumero, perché in una casa grande non vi sono solo vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; gli uni destinati per usi nobili, gli altri per usi spregevoli 7. Il numero perciò indica i vasi per usi nobili, il soprannumero quelli per usi spregevoli. Essendoci dunque questi due tipi di vasi, si può dubitare in quali stia la bellezza della casa di Dio? Se tu allora, per realizzare quel che hai cantato, vuoi amare la bellezza della casa di Dio e il luogo dell'abitazione della sua gloria, cerca i vasi per usi nobili. E non dire: "Li ho cercati, ma non li ho trovati". Se li hai cercati e non li hai trovati, vuol dire che neanche tu sei quel che hai cercato. Il simile tende verso il suo simile, il dissimile rifugge dal dissimile. Se sei un vaso per usi spregevoli, è naturale che il vaso per usi nobili ti dia fastidio anche a guardarlo. Non senti come certuni dissero di un tale: Ci è insopportabile al solo vederlo 8? Se è insopportabile al solo vederlo, come può apparirti limpido per trovarlo? Perché questi vasi si trovano nell'ambito dell'uomo interiore. Certamente quando uno fa la figura di giusto non vuol dire che sia giusto. Hanno la stessa faccia il giusto e l'ingiusto. Ambedue uomini, ma non ambedue casa di Dio, anche se ambedue si dicono cristiani. Vaso l'uno e vaso l'altro, però non ambedue per usi nobili, bensì uno per usi nobili, l'altro per usi spregevoli.
Dio sa usare per il bene anche i cattivi.
3. Si dovrà forse abbandonare la casa grande per il fatto che vi sono dei vasi cattivi? Ma Dio, signore della casa grande, sa come servirsi dei vasi per usi nobili e di quelli per usi spregevoli. Come i cattivi sanno servirsi delle stesse cose buone per il male, così dall'altra parte Dio sa servirsi anche delle cose cattive per il bene. Di quante cose buone si servono i cattivi! Infatti ogni creatura di Dio è buona. In che senso i cattivi se ne servono per il male? Nel senso per il quale li rimprovera la Scrittura quando dice: Voi chiedete e non ottenete, perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni 9. E come vengono chiamati questi tali che usano per il male i beni di Dio? Continua dicendo: Adulteri. E perché adulteri? Non sapete che chi è amico di questo mondo si rende nemico di Dio? 10. Adulteri, li chiama. Ci sono anime adultere e ci sono anime fornicatrici; vediamole un po'. Anime fornicatrici son quelle che in certo qual modo si prostituiscono a molti falsi dèi; adultere invece son quelle che, già legate come in un legittimo connubio, non conservano a questo legittimo connubio la fedeltà dell'anima. Per dirla più chiaramente, l'anima di un pagano è fornicatrice, quella di un cattivo cristiano è adultera. L'anima fornicatrice di un pagano non ha uno sposo legittimo e si corrompe prostituendosi con diversi demoni. E quella di un cattivo cristiano perché è adultera? Perché, pur non lasciando il proprio sposo, non gli si conserva fedele. Tu però non dire: "Perché nella casa di Dio ci debbono essere costoro?". La risposta è questa: Sono vasi per usi spregevoli. Dio sa come usarli. Non si sbaglia il Creatore: avendoli potuti creare, li sa anche utilizzare. Nella casa grande hanno anch'essi il loro posto. Se però tu mi chiedi in qual modo Dio li utilizzi per il bene, debbo confessare che essendo uomo non posso spiegare il disegno di Dio. Ho infatti imparato con l'apostolo Paolo ad aver timore, perché anche lui, considerando queste cose, ebbe timore e con timore esclamò: O profondità della ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo sì che abbia a riceverne il contraccambio? Poiché da lui e per lui e in lui son tutte le cose; a lui la gloria nei secoli dei secoli 11. A noi la contemplazione, l'ammirazione, il timore, l'approvazione, perché non possiamo comprendere. E a lui che cosa? La gloria nei secoli dei secoli. Tanto per i vasi ad usi nobili che per i vasi ad usi spregevoli, a lui la gloria nei secoli dei secoli. Alcuni ne corona, altri ne condanna, mai però sbaglia. Alcuni ne prova, di altri si serve per la prova, tutti utilizza con ordine.
I buoni sono purgati con le tribolazioni come l'oro col fuoco.
4. "Ma, si dirà, che ci sta a fare la gente cattiva in questo mondo?". Rispondimi tu: nella fornace dell'orefice la paglia che ci sta a fare? Penso che lì, dove viene purificato l'oro, non senza motivo ci sia la paglia. Vediamo un po' tutto quel che c'è: c'è la fornace, c'è la paglia, c'è l'oro, c'è il fuoco, c'è l'artista. Ma quelle tre cose, cioè l'oro, la paglia, e il fuoco son dentro la fornace, l'artista attorno alla fornace. E ora guarda questo mondo. Il mondo è la fornace, la paglia sono gli uomini cattivi, l'oro gli uomini buoni, il fuoco le tribolazioni, l'artista Dio. Guarda bene e vedi: l'oro non si purifica se la paglia non brucia. Anche in questo medesimo salmo, in cui diciamo di amare la bellezza della casa di Dio e il luogo dell'abitazione della sua gloria 12, osserva l'oro osserva la voce dell'oro. Esso brama di essere purificato: Scrutami, Signore, e mettimi alla prova, brucia nel crogiolo i miei reni 13. Scrutami, Signore, e mettimi alla prova. Dice: Scrutami, Signore, e mettimi alla prova. Avrebbe dovuto temere la prova e invece chiede proprio la prova. Scrutami, Signore, e mettimi alla prova. E guarda bene che chiede proprio il fuoco. Scrutami e mettimi alla prova, brucia nel crogiolo i miei reni e il mio cuore. Non hai paura di venir meno nel fuoco? "No" risponde. E come mai? Perché la tua misericordia è dinanzi agli occhi miei 14. Come dire: Ecco perché chiedo con sicurezza: Scrutami, Signore e mettimi alla prova, brucia nel crogiolo i miei reni e il mio cuore, non perché io sia capace con le mie forze di sostenere il fuoco della prova, ma perché la tua misericordia è dinanzi agli occhi miei. In altre parole: Tu che mi hai donato di essere come oro provato, come potrai permettere che io perisca nel crogiolo? Anzi mi ci metti proprio per purificarmi, e me ne tiri fuori purificato. Il Signore custodisca il tuo entrare e il tuo uscire 15. Ecco perciò l'uscire, ecco l'entrare nella fornace. Considerate perfetta letizia, fratelli miei, quando subite ogni sorta di prove 16. Ecco, hai sentito l'entrare, ora cerca l'uscire. Perché l'entrare è facile, l'uscire è cosa grande. Però non aver paura. Dio è fedele (appunto perché vi eri entrato, ma eri in pensiero per l'uscire) Dio è fedele e non permette che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione darà anche l'uscita. In che modo l'uscita? Perché possiate sopportare 17. Ecco, dunque, ci sei capitato, sei entrato, hai sostenuto, ne sei uscito.
I cattivi sono occasione di purificazione per i buoni.
5. Grande occasione di purificazione per i buoni è l'abbondanza dei cattivi. Certo, per quanto i buoni, mescolati nella moltitudine dei cattivi, rimangano nascosti, il Signore conosce quelli che sono suoi 18. Sotto la mano di un artista così grande anche un solo granello d'oro in mezzo a tanta paglia non può andare perduto. Quanta la paglia e quanto poco l'oro! Però non aver paura, l'artista è tanto grande, che lo può purificare, ma perderlo non può. Considera quell'oro che era il beato Apostolo come, nella fornace di questo mondo, si purgava in mezzo ai pericoli (e qui incontriamo quei vasi per usi spregevoli che stanno dentro, dei quali pur sa servirsi in bene il Signore della casa grande): che cosa dunque diceva l'Apostolo, quando era provato in mezzo ai pericoli? Pericoli nel mare, pericoli nel deserto, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani. Tutte queste cose sono di fuori. Ora guarda al di dentro: Pericoli da parte dei falsi fratelli 19. E allora mi rivolgo all'oro di Dio, mi rivolgo ai vasi destinati per usi nobili, mi rivolgo al grano che tribola tra la paglia quando si trebbia sull'aia. E dico a te, a te che ascolti, che ascolti` non me, ma un altro per mezzo di me: Sii buono, tollera il cattivo. E non voglio che tu dica: "Ma chi è buono?". O meglio, di' pure anche questo, perché per quanto tu sia buono, non sei mai senza qualcosa di male, per cui giustissimamente è detto: Nessuno è buono, se non uno solo: Dio 20. Quel buono dunque che ha fatto tutte le cose buone è Dio. Se perciò è buono Dio che ha fatto buone tutte le cose, e lui solo è il buono che è causa di tutti i buoni, come potrebbe esser causa dei buoni, se nessun uomo fosse buono? Secondo un modo dunque a lui più proprio esiste anche l'uomo buono. Se non esistesse, il Signore stesso non avrebbe detto: L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore 21.
I buoni debbono sopportare i cattivi.
6. Sii dunque buono e tollera il cattivo. Sii buono in un solo senso e in due sensi tollera il cattivo. Buono, cioè, solo di dentro; perché se non lo sei di dentro, non lo sei affatto. Buono perciò siilo di dentro; chi è cattivo tolleralo sia fuori che dentro. Fuori tollera l'eretico, tollera il giudeo, tollera il pagano. E dentro tollera il cattivo cristiano, perché nemici dell'uomo son quelli della sua casa 22. Nel dover tollerare la molestia dei molti cattivi che sono dentro, tu ti stomachi, ti irriti, come se già fosse arrivato il tempo della ventilatura. E invece sei nella battitura, ancora nella battitura, nell'aia ancora si batte. Ancora mannelli e covoni vengono raccolti sull'aia, fintantoché le genti vengono alla fede. E pensi che tu, tu solo grano possa stare nell'aia? Ti sbagli. Gemi adesso nell'aia, per poter godere nel granaio. Molti mali vengono commessi dai cattivi cristiani. E quelli che sono fuori e non vogliono farsi cristiani trovano [in ciò] pretesti di scusa. A chi lo esorta a credere il pagano risponde: "E vorresti che io sia come il tale o il tal altro?". E fa anche i nomi. E alle volte dice la verità. Quando poi non c'è niente di vero, che ci vuole a calunniare? Quando si calunnia senza esitazione, si genera sempre il sospetto in colui che non vede. E tu, quando senti uno che dice queste cose, conoscendo forse [anche tu] dei fratelli cattivi, pensi dentro di te che quegli dice la verità. Sono i pericoli da parte dei falsi fratelli 23. Però non ti scoraggiare. Sii tu quello che egli cerca. Sii tu un cristiano buono, per poter convincere il pagano che calunnia.
Costanza nel sopportare i nemici.
7. Quello però calunnia anche i buoni. Dice il falso e per lo più vien creduto. Bene, e che fa l'oro? D'attorno è tutta paglia, tutto fuoco. Esponi [al fuoco] le impurità, non la fede. Diventa più puro, appunto per mezzo della tribolazione diventa più puro. Per te ha valore ciò che ti può liberare dalle impurità, non ciò che ti affligge in quanto oro. Perché se vieni meno, perisci tra la paglia; e se perisci tra la paglia, vuol dire che non eri oro, ma ti illudevi di essere oro. Il Signore conosce quelli che sono suoi 24. Quanto a quelli che sono cattivi, o dei quali ti vergogni quando ti trovi tra i cattivi che sono di fuori, considera che, nella casa grande dove sei tu, essi non sono vasi per usi nobili ma per usi spregevoli 25. Ti ha avvertito l'Apostolo, ti sorregga Dio. Se non ci fossero i cattivi per i quali dobbiamo pregare, a che scopo dirci: Pregate per i vostri nemici 26? Vorremmo forse che nostri nemici fossero i buoni? Come potrebbe succedere ciò? Il buono non sarà tuo nemico, a meno che tu non sia cattivo. Ma se sarai buono, tuo nemico non potrà essere che il cattivo. Pregate per i vostri nemici. Ossia voi buoni pregate per i cattivi. Rientra in te stesso, o tu che vieni purificato dentro questa fornace, e vedi se tua può essere questa espressione: Scrutami Signore, e mettimi alla prova; brucia nel crogiolo i miei reni e il mio cuore, perché la tua misericordia è dinanzi agli occhi miei 27; ecco torna al tuo cuore. Tu ti metti sotto lo sguardo di Dio, stai per effondere la tua orazione. Ecco che ti viene in mente chi ti ha offeso, ti viene in mente chi ti ha oppresso, ti viene in mente chi ti ha spogliato, ti viene in mente chi ti ha buttato in carcere. Orsù, bada bene al tuo cuore, guarda il tuo Signore. Da una parte il tuo nemico cattivo, dall'altra il tuo Signore buono. Il tuo nemico cattivo ti danneggia. Il tuo Signore buono ti dice di pregare per il tuo nemico. Tra il tuo nemico cattivo e il Signore buono tu che farai? Pregherai contro il primo, oppure obbedirai al secondo?.
Dio ti comanda e ti aiuta nel pregare per i nemici.
8. Dal comando del tuo Signore tu sai che devi pregare per quel tuo nemico maligno. Che farai? Il Signore ha comandato, cose dure ha comandato, ma ha promesso cose grandi. Quali le cose dure che ha comandato? Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano e pregate per quelli che vi perseguitano 28. Son cose dure ma seguendo le parole delle tue labbra per strade dure ho camminato 29. Come potresti con le tue forze camminare per strade dure, se non perché la tua misericordia è dinanzi agli occhi miei 30? Ecco, ha comandato cose dure, ha comandato cose amare, ma vedi che cosa ha promesso: Pregate per quelli che vi perseguitano, perché siate figli del Padre vostro che è nei cieli 31. Se ti avesse detto: Prega per il tuo nemico per esser figlio di tuo padre, del tuo padre carnale, perché non ti diseredi (eppure quello che egli ti lascerà, di qua non potrà portarlo via), avresti timore e lo faresti. Per queste cose dure ti viene [invece] promesso che sarai figlio dell'Altissimo. Pensa al Padre e renditi conto dell'eredità. Su, dunque! comincia a pregare per quel tuo nemico grande che ti ha causato tanti mali, che ha rovesciato su di te tante amarezze; comincia a pregare per lui, e ti accorgerai che il tuo cuore si mette a brontolare contro di te. La tua buona volontà, la disponibilità la gioia secondo l'uomo interiore, l'obbedienza al tuo Signore, la preghiera per il tuo nemico, tutto questo è oro. Che invece la tua carnale infermità si metta a brontolare contro di te quando cominci a pregare, queste sono le impurità dalle quali Dio ti vuol purificare nella fornace.
I cattivi si notano più facilmente dei buoni. Sono però moltissimi i buoni che cercano Dio con tutto il cuore.
9. E allora esercitati in mezzo ai mali, o buono, chiunque sia buono, buono non per merito tuo, perché anche tu fosti cattivo, ma per dono di colui che mai è cattivo; esercitati in mezzo ai cattivi. E non dirmi: "Se proprio era necessario che per il nostro esercizio ci fossero i cattivi, almeno ce ne fossero pochi; almeno fossero pochi i cattivi e molti i buoni". Non ti rendi conto che, se fossero pochi, non potrebbero nuocere a molti? Considera davvero, o uomo saggio, che, se i buoni fossero molti e pochi i cattivi, i pochi cattivi non oserebbero molestare i molti buoni. E se non potessero osare, non potrebbero neanche esercitare. Ecco invece che, proprio perché i cattivi sono molti, i pochi buoni hanno da tribolare in mezzo a tanti cattivi; e, tribolando, si suda; e, sudando, l'oro si purifica. Riluci dunque per la bellezza della casa di Dio 32. Ormai l'infermità ha brontolato contro di te nell'intimo del tuo cuore. Supplica di poter vincere. Ti assista Iddio, ti aiuti colui che comanda. Ormai sei diventato vincitore sulla tua infermità, ormai hai preso il coraggio e ricevuto il frutto di chi prega per il nemico 33. Considera che gran bene sia questo. Paragona lui con te stesso. Egli rimugina tribolazioni, tu effondi orazioni. Egli, se ti nuoce, ti nuoce allo scoperto, tu, che preghi per lui, lo sa solo Dio. Egli non lo crede perché non può scrutare il tuo cuore. Perciò mentre lui nuoce allo scoperto, tu preghi in segreto. In questo torchio (poiché anche a un torchio è stata paragonata la Chiesa) considera un po' se quegli, proprio perché nuoce allo scoperto, non sia la morchia che scorre alla vista di tutti. La morchia scorre alla vista di tutti, l'olio invece, per arrivare ai collettori, passa per solchi nascosti. Passa nascosto, ma poi si rivela nella sua abbondanza. Quanti infatti, fratelli miei quanti in questa confusione generale, in questo mondo così cattivo che cercano Dio in questa abbondanza di mali, hanno cambiato rotta e si sono convertiti al Signore, e hanno dato l'addio al mondo, e hanno cominciato tutto a un tratto a donare ai poveri i loro beni, essi che fino a poco prima rapinavano quelli degli altri! Ma i vari rapinatori, i violenti, i grassatori si vedono allo scoperto: è la morchia, quella, che scorre per le piazze. Questi invece, chi da una parte chi dall'altra, con unità di cuori, vergognandosi di accumulare il male in mezzo a tanto male, pensando ai richiami di Dio, irridendo alle ambizioni del mondo, aspettando la speranza celeste, cambiando amori e costumi, sono l'olio nel torchio della santità, sono i vasi per usi nobili nella casa grande, sono l'oro nella fornace, sono il grano nel granaio. Questa è la bellezza della casa di Dio.
1 - Sal 25, 8.
2 - 1 Cor 3, 17.
3 - 1 Pt 2, 5.
4 - Mt 22, 37-39.
5 - Sal 39, 6.
6 - 2 Tm 2, 19.
7 - 2 Tm 2, 20.
8 - Sap 2, 14.
9 - Gc 4, 3.
10 - Gc 4, 4.
11 - Rm 11, 33-36.
12 - Sal 25, 8.
13 - Sal 25, 2.
14 - Sal 25, 3.
15 - Sal 120, 8.
16 - Gc 1, 2.
17 - 1 Cor 10, 13.
18 - 2 Tm 2, 19
19 - 2 Cor 11, 26.
20 - Lc 18, 19.
21 - Lc 6, 45.
22 - Mt 10, 36.
23 - 2 Cor 11, 26.
24 - 2 Tm 2, 19.
25 - Cf. 2 Tm 2, 20.
26 - Cf. Mt 5, 44.
27 - Sal 25, 2-3
28 - Mt 5, 44.
29 - Sal 16, 4.
30 - Sal 25, 3.
31 - Mt 5, 44-45.
32 - Sal 25, 8.
33 - Cf Mt 6, 12
27 - Cristo risorto appare alle Marie e agli apostoli.
La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca1477. Il nostro Redentore risorto, dopo aver visitato e riempito di
gloria la sua Madre purissima, decise, come pastore colmo di affetto, di
riunire le pecorelle del suo ovile, che lo scandalo della passione
aveva messo in scompiglio e disperso. Lo scortavano sempre i santi padri
e tutti coloro che aveva portato fuori dal limbo e dal purgatorio,
anche se non si manifestavano. Solo la nostra Signora li scorse e parlò
con essi nel tempo che passò sino all'ascensione. Cristo, quando non
appariva ad altri, stava sempre nel cenacolo con lei, che in quei
quaranta giorni non si allontanò mai da lì, dove godeva della sua vista e
del coro dei profeti e dei beati, che attorniavano sempre il Re e la
Regina. Egli, per presentarsi agli apostoli, cominciò dalle donne, non
perché queste fossero più deboli, ma anzi perché erano più forti nella
fede e nell'attesa della sua risurrezione, e proprio per questo
meritarono di essere le prime a ricevere il favore di contemplarlo.
1478. L'evangelista Marco ricorda la sollecitudine con la
quale Maria di Màgdala e Maria madre di Joses erano state ad osservare
dove veniva deposto il corpo di Gesù. Così, la sera del sabato
lasciarono con altre pie compagne la casa in cui era la Vergine, e si
recarono in città a comprare nuovi oli aromatici per levarsi l'indomani
di buon mattino e tornare ad adorare le sacre membra del loro Salvatore
con il proposito di ungerlo ancora. La domenica si svegliarono molto
presto per mettere in atto il loro devoto proposito, ignorando che il
sepolcro era stato sigillato e fatto custodire da guardie per ordine di
Pilato. Per strada discorrevano soltanto del problema di trovare chi
rimuovesse la pietra che sapevano essere stata posta all'ingresso; ma
l'amore dava loro il coraggio per superare tale ostacolo, senza
immaginare come. Quando partirono era ancora notte e quando giunsero si
era già fatto giorno, perché il sole sorse con tre ore di anticipo, per
le tre nelle quali si era oscurato alla morte di sua Maestà. Con questo
miracolo, sono concordi san Marco e san Giovanni, dei quali l'uno
afferma che esse andarono al levar del sole e l'altro che era ancora
buio; è tutto vero, perché si incamminarono prima dell'alba e furono
sorprese dai suoi raggi per la fretta e la diligenza con cui spuntò, nel
momento in cui stavano per arrivare, benché non si fossero trattenute
per via. Il monumento funebre era un piccolo sotterraneo scavato nella
roccia come una caverna chiusa da un enorme masso, e dentro da una parte
conteneva, un po' rialzata dal suolo, la tomba in cui erano state
collocate le spoglie.
1479. Mentre ancora non si erano rese conto della
difficoltà di spostare il macigno di cui discutevano, ci fu un terribile
terremoto, e nello stesso istante uno spirito celeste lo fece rotolare.
I sorveglianti caddero tramortiti per lo spavento, anche se non videro
il Signore, che era già risuscitato ed era uscito prima che venisse
liberato l'accesso. Le Marie, pur allarmate, si fecero animo e,
fortificate da Dio stesso, entrarono. Vicino alla soglia c'era l'angelo
seduto sulla pietra che aveva ribaltato; il suo viso era risplendente e
le sue vesti bianche come la neve. Egli si rivolse loro: «Non abbiate
paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto,
come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto». Scoprendo
vuoto il sepolcro, provarono profonda tristezza, perché erano più
intente al loro anelito che alla fiducia nelle sue parole.
Improvvisamente, comparvero altri due messaggeri divini che, ai lati
della tomba, continuarono: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora
in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse
consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il
terzo giorno. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi
precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto».
1480. Allora si ricordarono dei discorsi del loro Maestro
e, convinte della sua risurrezione, fecero ritorno con notevole premura e
si precipitarono a dare l'annuncio agli undici e ad altri cristiani,
parecchi dei quali pensarono che stessero delirando. Tanto erano scossi
nella fede e tanto erano dimentichi di ciò che avevano udito dal
Redentore! Mentre le donne, con timore e gioia grande, narravano
l'accaduto, i soldati ripresero i sensi e, accorgendosi che il sepolcro
era aperto e dentro non c'era nessuno, si recarono a riferirlo ai sommi
sacerdoti. Questi, confusi, riunirono il consiglio per decidere che cosa
fare per negare quell'evento straordinario, così evidente che non c'era
modo di nasconderlo. Deliberarono di offrire loro molto denaro perché
dichiarassero che, mentre dormivano, erano venuti i sostenitori di quel
condannato e avevano rubato il suo corpo. Le guardie, avuta da costoro
la garanzia che sarebbero state sollevate da ogni noia, divulgarono
questa diceria tra i giudei. Molti furono tanto stolti da prestarle
credito; altri, più ostinati e ciechi, lo fanno ancora oggi, stimando
attendibile la testimonianza di chi confessò di essere rimasto
addormentato e al tempo stesso di aver assistito al furto.
1481. Il racconto delle Marie fu ritenuto un vaneggiamento,
ma Pietro e Giovanni, desiderando accertarsene con i propri occhi,
corsero sul posto, raggiunti poco dopo da esse. Giovanni arrivò per
primo e dalla porta vide le bende, ma per varcarla aspettò Pietro e lo
seguì all'interno; entrambi constatarono che le sacre membra non erano
lì. L'Evangelista attesta che egli allora credette e si assicurò di
quello di cui aveva cominciato ad essere persuaso quando aveva osservato
trasformata la Regina. I due ripartirono immediatamente per comunicare
agli altri ciò che con stupore avevano visto; le discepole, invece,
restarono lì fuori, commentando con ammirazione fra loro quanto stava
succedendo. Maria di Màgdala, con maggiore fervore e più gemiti, volle
entrare un'altra volta, e, anche se questo non era stato possibile agli
apostoli, scorse gli spiriti celesti. Ed essi le dissero: «Donna, perché
piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove
lo hanno posto». Quindi, uscì nell'orto e subito incontrò sua Maestà,
senza capire chi fosse. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi
cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse:
«Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a
prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Chiamandola, si fece identificare
dalla voce.
1482. Quando ella si avvide che era lui, si infiammò tutta
di amore e di gaudio ed esclamò: «Rabbunì!». Gettatasi ai suoi piedi,
bramava di toccarli e baciarli, abituata come era a ricevere tale
favore. Egli, però, lo impedì: «Non mi trattenere, perché non sono
ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al
Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Costei obbedì
prontamente, piena di consolazione e di giubilo, e poco lontano trovò le
sue compagne. Stava terminando di descrivere loro ciò che era avvenuto e
come aveva contemplato Cristo risorto, ed esse, sorprese, versavano
lacrime di tenerezza e di gioia quando questi apparve e proclamò:
«Salute a voi». Come afferma san Matteo, tutte, riconoscendolo, si
prostrarono davanti a lui e lo adorarono; allora egli comandò di nuovo
loro di annunciare ai suoi di recarsi in Galilea e di attenderlo là.
Appena fu scomparso, tornarono in fretta al cenacolo e riferirono
l'accaduto; ma gli Undici e gli altri erano ancora renitenti a dare loro
credito. Quindi, esse andarono a esporre tutto alla Vergine, che, come
se lo avesse ignorato, ascoltò con mirabile benignità e prudenza, pur
essendo già stata informata di ogni cosa per mezzo di una visione
intellettuale. Traeva occasione dai loro discorsi per confermarle nella
fede negli eccelsi misteri dell'incarnazione e della redenzione e nelle
Scritture che li predicevano. Non rivelò, però, ciò che era capitato a
lei, anche se fu maestra di queste devote fedeli come suo Figlio fu
maestro degli apostoli per ricondurli a credere.
1483. Il Nuovo Testamento non riporta l'apparizione a
Pietro, benché Luca la supponga; venne dopo quella alle prime testimoni e
fu più nascosta, da solo a solo, dato che egli era il capo della
Chiesa. Soltanto più tardi l'Unigenito si mostrò ai discepoli riuniti o a
qualcun altro di loro, e questo nella medesima giornata, dopo che le
donne avevano annunciato al vicario del Salvatore di averlo incontrato.
Quindi, si manifestò ai due che quella sera erano in cammino da
Gerusalemme al castello di Emmaus, distante sette miglia; si trattava di
un certo Clèopa e dello stesso Luca. Al riguardo si legge nei Vangeli e
quest'ultimo narra dettagliatamente il fatto', che si svolse nella
maniera seguente. Lasciarono la città dopo avere udito la relazione
delle Marie e per via continuarono a conversare sugli eventi della
passione, sulla grandezza del loro Signore e sulla crudeltà dei giudei.
Si meravigliavano che l'Onnipotente avesse permesso che un uomo tanto
santo e innocente sostenesse tali ingiurie e tormenti. L'uno disse:
«Quando mai si notò simile amabilità?». E l'altro: «Chi mai sperimentò
tale pazienza, senza lamenti o alterazioni nell'aspetto tanto dolce e
nobile? Il suo insegnamento era sublime, il suo comportamento senza
colpa, le sue parole erano parole di vita eterna, le sue opere a
beneficio di tutti. Perché mai, dunque, i sacerdoti sono giunti ad
odiarlo a tal punto?». Quello riprese: «Fu veramente straordinario in
tutto e nessuno può negare che fosse un profeta. Compì molti miracoli:
illuminò i ciechi, guarì gli infermi, risuscitò i morti e fece a
ciascuno favori eccezionali. Dichiarò, però, che il terzo giorno dopo la
sua uccisione sarebbe risorto; è oggi, e non vediamo che questo si sia
adempiuto». Il compagno replicò: «Palesò anche che lo avrebbero
crocifisso, e così si è effettivamente verificato».
1484. Mentre erano immersi in questi ed altri ragionamenti,
comparve sua Maestà vestito da viandante, come se li avesse raggiunti
sulla strada. Dopo averli salutati, chiese loro: «Qual è l'argomento
della vostra discussione? Mi sembrate rattristati». E Clèopa: «Tu solo
sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto
in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che
riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole,
davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri
capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno
crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto
ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma
alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al
sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver
avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.
Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan
detto le donne, ma lui non l'hanno visto». Aggiunse poi: «Noi ci
dirigiamo ad Emmaus e lì guarderemo dove porteranno queste novità». Il
Redentore li rimproverò: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla
parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste
sofferenze per entrare nella sua gloria?».
1485. Prolungando il discorso, il divino Maestro spiegò i
misteri della sua esistenza terrena e del suo sacrificio per il riscatto
del mondo. Cominciando dalla figura dell'agnello che Mosè aveva
comandato di immolare e di consumare, segnando poi con il suo sangue i
due stipiti e l'architrave della porta delle loro case, fece capire loro
il significato della fine del sommo sacerdote Aronne` e di quella di
Sansone per amore della sua sposa Dalila. Li rischiarò su molti salmi
nei quali Davide aveva predetto il consiglio contro il Messia, il suo
assassinio e la divisione delle sue vesti e aveva rivelato che il corpo
di lui non avrebbe subito la corruzione. Illustrò quello che era stato
annunciato nel libro della Sapienza e più esplicitamente da Isaia e da
Geremia 31, cioè che sarebbe parso un lebbroso ripugnante e un uomo dei
dolori e sarebbe stato condotto come un agnello al macello senza aprire
bocca, come anche le immagini usate da Zaccaria, che lo aveva
contemplato trafitto da molte ferite e altri brani dei profeti riferiti
a lui. Per effetto di questa conversazione, i due a poco a poco
iniziarono a ricevere il calore della carità e la luce della fede che
tenevano eclissata. Quando erano già vicini alla meta, egli fece come se
dovesse continuare il viaggio; ma essi lo pregarono di restare con
loro, perché era ormai sera. Accondiscese e si reclinarono per cenare
insieme, secondo il costume dei giudei. Il Signore prese il pane e, come
era suo solito, lo benedisse e lo divise, manifestandosi
infallibilmente come il salvatore.
1486. Spalancò loro gli occhi dell'anima, ma nello stesso
istante si celò alla vista esteriore e per il momento essi non lo
scorsero più. Furono pieni di stupore e di gioia e si misero a parlare
dell'ardore che avevano sentito per via quando Gesù interpretava i testi
sacri. Subito, senza indugio, fecero ritorno alla città santa mentre
era già notte, arrivando all'abitazione dove gli apostoli si erano
ritirati per la paura e stavano discorrendo delle notizie che avevano
sulla risurrezione e sull'apparizione di sua Maestà al loro capo;
aggiunsero ad esse tutto quello che era avvenuto loro durante il cammino
e raccontarono come lo avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Era
allora presente san Tommaso, il quale, pur avendoli ascoltati e pur
avendo udito san Pietro ribadire ciò che essi dichiaravano e garantire
di averlo incontrato anch'egli, rimase renitente e incerto, senza dare
credito alla testimonianza di tre discepoli, oltre a quella delle donne.
Anzi, con un po' di dispetto, frutto della sua diffidenza, uscì e si
separò dagli altri. Poco dopo, a porte chiuse, entrò Cristo e stando tra
loro disse: «Pace a voi!». E ancora: «Sono io, non temete».
1487. A questa comparsa improvvisa, tutti si spaventarono,
sospettando che fosse un fantasma, ma egli li tranquillizzò: «Perché
siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie
mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma
non ha carne e ossa come vedete che io ho». Essi erano tanto atterriti e
confusi che, pur osservando le piaghe del Redentore, ancora non erano
persuasi che fosse proprio lui quello con il quale dialogavano e che
toccavano. Nella sua grande tenerezza, il Maestro volle assicurarli
maggiormente: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono
giubilanti una porzione di pesce arrostito e del miele; egli ne mangiò e
distribuì il resto tra tutti, domandando: «Non sapete che ciò che si è
compiuto è quello che di me era scritto nella legge di Mosè, nei profeti
e nei salmi, e che tutto si doveva adempiere come era stato predetto?».
Con queste parole aprì i loro sensi, ed essi credettero e compresero i
passi che riguardavano la sua passione, morte e risurrezione al terzo
giorno. Dopo averli così illuminati, si rivolse loro di nuovo: «Pace a
voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Soggiunse: «Così,
insegnerete al mondo la verità e farete conoscere Dio e la vita eterna,
predicando la conversione e il perdono delle colpe nel mio nome». Alitò
poi su di essi proclamando: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi
rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete,
resteranno non rimessi». Proseguì: «Evangelizzerete tutte le genti,
cominciando da Gerusalemme». Quindi sparì, lasciandoli consolati e
confermati nella fede, e con il potere di assolvere chi fosse caduto,
tanto essi quanto gli altri sacerdoti.
1488. Come si è accennato, tutto questo accadde mentre san
Tommaso non c'era. Immediatamente, per disposizione celeste, egli tornò
da coloro dai quali si era allontanato, venendo informato di quello che
era successo in sua assenza; però, pur trovandoli molto diversi per la
gioia che era stata data loro, persisté nella sua durezza e ostinazione,
affermando che non si sarebbe convinto di ciò che tutti sostenevano se
prima non avesse fissato con i propri occhi le ferite e non avesse posto
le sue mani e le sue dita su quella al costato e sulle altre 41.
Perseverò in questo per otto giorni; poi, il Signore venne ancora in
mezzo ai suoi, a porte chiuse, ed egli era con loro. Gesù li salutò come
di consueto: «Pace a voi!». Chiamatolo subito a sé, lo riprese con
dolcezza: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua
mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma
credente!». Costui obbedì e fu inondato di luce interiore per
confessarlo e per misurare la propria ignoranza. Prostrandosi a terra,
esclamò: «Mio Signore e mio Dio!». Il Salvatore continuò: «Perché mi hai
veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto
crederanno!». Quindi disparve ed essi, pieni di gaudio, andarono a
riferire tutto a Maria beatissima, come avevano fatto dopo la prima
apparizione.
1489. Gli apostoli non erano ancora in grado di capire la
sua immensa sapienza e tanto meno di penetrare la sua intelligenza di
quanto avveniva loro e di ciò che suo Figlio operava; dunque, le
narravano tutto ed ella li stava a sentire con somma prudenza e con
mansuetudine di madre e di regina. Si erano già lamentati con lei della
caparbietà del compagno, che non voleva prestar loro credito quando
attestavano concordemente di aver contemplato risorto sua Maestà.
Frattanto, dato che egli rimaneva fermo nella sua testardaggine, in
alcuni crebbe molto l'indignazione contro di lui: si recavano dalla
pietosa Principessa e lo accusavano di essere sviato, irremovibile,
attaccato al proprio parere, rozzo e di mente limitata. Ella li
ascoltava con cuore pacifico e, constatando che aumentava in loro
l'avversione, poiché erano ancora tutti imperfetti, parlò ai più
adirati. Li calmò asserendo che i giudizi dell'Altissimo erano
imperscrutabili e che dal dubbio di Tommaso avrebbe tratto grandi beni
per gli uomini e gloria per se stesso, invitandoli a sperare e a non
turbarsi così presto. Pregò con fervore per lui e per amore suo
l'Unigenito accelerò il momento di venirgli in soccorso mostrandosi al
suo sguardo. Quando egli si arrese, gli altri la misero al corrente ed
ella li rese saldi, ammonendoli e rimproverandoli. Ordinò a tutti di
ringraziare con lei il loro sovrano per quel beneficio e li esortò ad
essere costanti nelle tentazioni, perché ciascuno di essi era soggetto
al pericolo di inciampare; rivolse poi loro molte altre soavi parole,
sia di correzione sia di insegnamento e di incoraggiamento, allo scopo
di animarli per quanto avrebbero ancora dovuto sopportare.
1490. Come dichiara san Giovanni, il nostro Redentore fece
parecchi altri segni, ma sono stati scritti solo quelli sufficienti per
credere alla sua risurrezione Così, lo stesso Evangelista racconta la
manifestazione sul mare di Tiberìade a Pietro, Tommaso, Natanaèle, ai
figli di Zebedèo e ad altri due discepoli. Essa è molto misteriosa,
tanto che non mi è parso opportuno tralasciarla. Accadde come segue. Gli
Undici, dopo i fatti di Gerusalemme, erano tornati in Galilea, come
Cristo aveva comandato loro promettendo che là lo avrebbero incontrato.
Le sette persone sopra nominate erano in quella zona e Pietro comunicò
loro che, per passare il tempo, intendeva andare a pescare, poiché
sapeva farlo avendo esercitato tale professione. Tutti si unirono a lui e
trascorsero la notte a buttare le reti senza prendere niente. La
mattina successiva Gesù comparve sulla riva, senza farsi riconoscere`.
Siccome la loro barca era vicina, domandò: «Figlioli, non avete nulla da
mangiare?». Gli risposero: «No». Allora disse loro: «Gettate la rete
dalla parte destra della barca e troverete». Lo fecero ed essa si riempì
a tal punto che non la potevano più tirare su. Allora, dal miracolo il
prediletto si rese conto di chi fosse e accostandosi a Pietro gridò: «È
il Signore!». Allora, anche questi comprese e, ardente come al solito,
si cinse subito ai fianchi il camiciotto del quale si era spogliato e si
tuffò, camminando sulle acque fino a dove stava il Maestro della vita;
gli altri, invece, li raggiunsero remando.
1491. Saltarono giù e videro che il Salvatore aveva già
preparato del cibo; infatti, c'era un fuoco di brace con del pesce
sopra, e del pane. Egli, però, volle che gli portassero un po' di quello
che avevano appena preso e Pietro trasse a terra la rete. Questa
conteneva centocinquantatré pesci, ma, benché fossero tanti, non si
spezzò. Anche se il Risorto si comportava con loro con molta familiarità
e affabilità, nessuno osava chiedergli chi fosse, perché i suoi prodigi
e la sua maestà incutevano in essi profondo timore riverenziale verso
di lui. Egli distribuì i pesci e il pane. Quand'ebbero mangiato, Gesù
disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di
costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene».
Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di
Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti
voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la
terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase
addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli
disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose
Gesù: «Pasci le mie pecorelle». Lo costituì così capo della sua Chiesa
unica e universale, conferendogli su tutti la suprema autorità di suo
vicario. A tal fine lo esaminò tante volte sul suo amore verso di lui,
come se questo solo lo rendesse capace della dignità più elevata e solo
questo gli bastasse per amministrare convenientemente la comunità
ecclesiale.
1492. Quindi, gli palesò il peso dell'incarico che gli
affidava: «In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti
cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio
tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove
tu non vuoi». L'Apostolo capì che gli veniva annunciata la
crocifissione, con la quale lo avrebbe imitato e avrebbe ricalcato le
sue orme. Poi, bramando di apprendere che cosa ne sarebbe stato di colui
per il quale il Redentore provava tanto affetto, lo interrogò:
«Signore, e lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché
io venga, che importa a te? Tu seguimi». A motivo di tale espressione si
diffuse la voce che Giovanni non sarebbe morto, ma questi stesso
avverte che non era stato affermato ciò; anzi, sembra che Cristo abbia
nascosto di proposito le sue decisioni al riguardo, tenendole per il
momento segrete. Maria era informata chiaramente di tutto attraverso la
rivelazione di cui ho parlato spesso; come archivio degli atti
dell'Unigenito e depositaria dei misteri di lui tra i suoi, li custodiva
e ponderava nel suo castissimo e prudentissimo petto. Allo stesso tempo
gli Undici, e soprattutto il suo nuovo figlio, le davano notizia di
quello che accadeva. Ella restò nel suo ritiro nei quaranta giorni dopo
la risurrezione, godendo della vista di colui che aveva generato, dei
beati e degli angeli, che cantavano gli inni e le lodi che componeva
nella sua grande tenerezza e che raccoglievano dalla sua bocca per
celebrare le glorie del Dio delle vittorie.
Insegnamento della Regina del cielo
1493. Carissima, l'insegnamento che ti do in questo
capitolo ti esaudirà nella tua aspirazione a comprendere perché il
Salvatore apparve in un caso come pellegrino e in un altro come
giardiniere, e perché non si facesse sempre identificare subito. Sappi
dunque che le Marie e i discepoli, pur essendo già alla scuola del
Maestro e allora i migliori tra gli uomini del mondo, nella perfezione e
nella santità erano come fanciulli e non erano tanto progrediti quanto
avrebbero dovuto. Così erano deboli nella fede, e nelle altre virtù
erano meno costanti e zelanti di quanto richiedessero la loro vocazione e
i benefici ricevuti dall'Onnipotente. Agli occhi della giustissima
equità superna, nelle anime elette per la familiarità con lui anche le
più lievi colpe pesano più di alcune offese gravi di altri che non sono
chiamati a tanto. Per tali ragioni essi, sebbene fossero amici di sua
Maestà, per le loro mancanze, fragilità, lentezze e tiepidezze non erano
pronti ad accogliere immediatamente gli effetti della sua presenza e
dell'intimità con lui. Perciò egli, con il suo calore paterno, prima di
manifestarsi rivolgeva loro parole di vita, con le quali li preparava,
illuminandoli e infiammandoli. Poi, dopo aver fatto rinascere in loro la
fiducia e l'attaccamento, si faceva riconoscere e comunicava
l'abbondanza della sua divinità che essi già sentivano ed altri sublimi
doni, con i quali li rinnovava e li sollevava al di sopra di se stessi.
Quando cominciavano a sperimentare questi favori, spariva da loro,
perché anelassero ancor più intensamente alla sua soavissima vicinanza.
Per questo comparve travestito a Maria di Màgdala, agli apostoli, a
Clèopa e Luca sulla via di Emmaus, e si comporta nella medesima maniera
con molti altri che sceglie per trattare confidenzialmente con loro.
1494. Questo mirabile modo di agire della Provvidenza ti
istruirà e ti correggerà nelle perplessità e nell'incredulità in cui sei
incorsa tante volte, in mezzo a quanto ti è elargito dalla clemenza di
Gesù. È ormai giunta l'ora di moderare i timori dei quali hai sempre
sofferto, affinché da modesta tu non passi ad essere ingrata e da
titubante ad essere tarda e pertinace. Ti servirà da ammonimento anche
il considerare debitamente la sollecitudine dell'immensa carità
dell'Altissimo nel rispondere ai piccoli e ai contriti di cuore e
nell'accostarsi a coloro che lo desiderano, come anche a quelli che
meditano la sua passione. Vedrai tutto ciò in Pietro e nei suoi
compagni, e in Maria di Màgdala. Imita il fervore con cui quest'ultima
cercò il suo Signore senza trattenersi neppure con gli spiriti celesti,
senza allontanarsi dal sepolcro con gli altri, senza riposare neppure un
attimo finché non lo ritrovò così premuroso e dolce. Le guadagnò questa
sorte anche l'essermi stata accanto nel mio dolore con ardentissimo
affetto, come fecero anche le altre donne che meritarono per prime il
gaudio pasquale. Dopo di loro lo conseguirono l'umiltà e la pena con cui
il capo della Chiesa pianse il suo rinnegamento: subito Cristo volle
consolarlo e comandò ad esse di annunciare in particolare a lui che era
risorto; quindi, egli stesso lo visitò, lo confermò e lo colmò di gioia e
di grazie. Anche ai due viandanti si mostrò prima che agli altri,
perché, pur dubitando, parlavano con compassione della sua morte. Ti
assicuro che ogni opera buona fatta con retta intenzione ottiene
all'istante un ricco premio; infatti, né il fuoco nell'accendere la
stoppa più secca, né la pietra nel muoversi verso il suo centro di
attrazione, né il mare nel suo impeto hanno tanta forza e rapidità
quanto la benevolenza e la gloria dell'Eterno nel comunicarsi, quando ci
si dispone e si toglie l'ostacolo delle trasgressioni che trattiene
come costretto con violenza il suo amore. Questa è una delle verità che
procura maggiore meraviglia ai beati, che la scoprono nell'empireo.
Lodalo per la sua infinita bontà ed anche perché con essa egli dai mali
ricava grandi beni, come fece con la diffidenza dei discepoli
avvalendosene per rivelare loro la sua misericordia e affinché fosse più
credibile a noi tutti la sua risurrezione. Inoltre, giustificandoli e
dimenticando gli errori per cercarli e apparire loro, facendosi
familiare come un autentico pastore, rischiarandoli nella misura
richiesta dal loro bisogno e dalla loro poca fede, rese evidente la sua
eccezionale prontezza nell'avere pietà, rinfrancando così anche noi
nella ferma speranza del perdono.
20 maggio 1941
Madre Pierina Micheli
Alleluia! Desolazione, abbandono, isolamento. Mi sento priva di fede, mi pare di cadere in un vuoto spaventoso. Maria aiuta la mia debolezza! Vivere di fede, sentendosi privi... Coraggio anima mia!