Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

L'umiltà  che Filippo praticava personalmente, voleva che la imparassero anche gli altri, soprattutto i suoi discepoli. Per questo li prendeva di mira con scherzi, burle, umiliazioni di ogni genere. Chi più di tutti ebbe a soffrire le burle di Filippo fu Cesare Baronio, uno dei primi e più noti discepoli, scrittore e storiografo di fama tale che meritò di essere insignito del titolo cardinalizio. Il Baronio era un tipo austero, meditabondo, e ciò non era nello spirito della Congregazione dell'Oratorio e bisognava correggerlo. San Filippo perciò non perdeva mai le buone occasioni per metterlo in ridicolo. Un giorno, sposandosi la figlia di una certa vedova di nome Gabriella da Cortona, della quale Filippo si era preso cura materiale e spirituale, il Santo dovette andare al banchetto di nozze. L'invito di Filippo portava naturalmente l'accompagnamento di un certo numero di discepoli dell'Oratorio, e tra questi non poteva mancare il Baronio. Immaginiamo la scena. Tra tante facce allegre e tante bocche chiacchierone, la faccia del Baronio più che da nozze doveva essere da funerale: sempre serio e in continua meditazione. Filippo lo nota subito e pensa: Ora ti aggiusto io. Ad un certo momento intimò al giovane cogitabondo di alzarsi e di intonare il Miserere. La scena sarebbe stata già  di per se stessa esilarante, ma il Miserere cantato in quelle circostanze da quel giovane impacciato, grosso e tutto severo, dovette essere un vero spasso. La beffa del canto era una delle trovate più frequenti. Quante volte il Gallonio, un altro discepolo del Santo, anche lui uomo grave e autorevole, dovette rassegnarsi a cantare delle canzonette popolari dinanzi a prelati, cardinali, grandi personaggi ed anche davanti a monache. A tutti i costi san Filippo voleva edificare i suoi all'umiltà : ma non a quell'umiltà  musona che fa paura; a un'umiltà  burlona, socievole, che facendoci stare ai piano dei nostri simili, è più facilmente praticabile. (San Filippo Neri)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 19° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 4

1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo.2E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.3Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane".4Ma egli rispose: "Sta scritto:

'Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".'

5Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio6e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:

'Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede'".

7Gesù gli rispose: "Sta scritto anche:

'Non tentare il Signore Dio tuo'".

8Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:9"Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai".10Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto:

'Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto'".

11Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.

12Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea13e, lasciata Nàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,14perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15'Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali,
sulla via del mare, al di là del Giordano,
Galilea delle genti;'
16'il popolo immerso nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte
una luce si è levata.'

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino".

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.
19E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini".20Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò.22Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.

23Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.24La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva.25E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.


Giosuè 11

1Quando Iabin, re di Cazor, seppe queste cose, ne informò Iobab, il re di Madon, il re di Simron, il re di Acsaf2e i re che erano al nord, sulle montagne, nell'Araba a sud di Chinarot, nel bassopiano e sulle colline di Dor dalla parte del mare.3I Cananei erano a oriente e a occidente, gli Amorrei, gli Hittiti, i Perizziti, i Gebusei erano sulle montagne e gli Evei erano al di sotto dell'Ermon nel paese di Mizpa.
4Allora essi uscirono con tutti i loro eserciti: un popolo numeroso, come la sabbia sulla riva del mare, con cavalli e carri in gran quantità.
5Si unirono tutti questi re e vennero ad accamparsi insieme presso le acque di Merom, per combattere contro Israele.6Allora il Signore disse a Giosuè: "Non temerli, perché domani a quest'ora io li mostrerò tutti trafitti davanti ad Israele. Taglierai i garretti ai loro cavalli e appiccherai il fuoco ai loro carri".7Giosuè con tutti i suoi guerrieri li raggiunse presso le acque di Merom d'improvviso e piombò su di loro.8Il Signore li mise in potere di Israele, che li batté e li inseguì fino a Sidone la Grande, fino a Misrefot-Maim e fino alla valle di Mizpa ad oriente. Li batterono fino a non lasciar loro neppure un superstite.9Giosuè fece loro come gli aveva detto il Signore: tagliò i garretti ai loro cavalli e appiccò il fuoco ai loro carri.

10In quel tempo Giosuè ritornò e prese Cazor e passò a fil di spada il suo re, perché prima Cazor era stata la capitale di tutti quei regni.
11Passò a fil di spada ogni essere vivente che era in essa, votandolo allo sterminio; non lasciò nessuno vivo e appiccò il fuoco a Cazor.
12Giosuè prese tutti quei re e le oro città, passandoli a fil di spada; li votò allo sterminio, come aveva comandato Mosè, servo del Signore.13Tuttavia Israele non incendiò nessuna delle città erette sui colli, fatta eccezione per la sola Cazor, che Giosuè incendiò.14Gli Israeliti presero tutto il bottino di queste città e il bestiame; solo passarono a fil di spada tutti gli uomini fino a sterminarli; non lasciarono nessuno vivo.
15Come aveva comandato il Signore a Mosè suo servo, Mosè ordinò a Giosuè e Giosuè così fece: non trascurò nulla di quanto aveva comandato il Signore a Mosè.
16Giosuè si impadronì di tutto questo paese: le montagne, tutto il Negheb, tutto il paese di Gosen, il bassopiano, l'Araba e le montagne di Israele con il loro bassopiano.17Dal monte Calak, che sale verso Seir, a Baal-Gad nella valle del Libano sotto il monte Ermon, prese tutti i loro re, li colpì e li mise a morte.18Per molti giorni Giosuè mosse guerra a tutti questi re.19Non ci fu città che avesse fatto pace con gli Israeliti, eccetto gli Evei che abitavano Gàbaon: si impadronirono di tutti con le armi.20Infatti era per disegno del Signore che il loro cuore si ostinasse nella guerra contro Israele, per votarli allo sterminio, senza che trovassero grazia, e per annientarli, come aveva comandato il Signore a Mosè.
21In quel tempo Giosuè si mosse per eliminare gli Anakiti dalle montagne, da Ebron, da Debir, da Anab, da tutte le montagne di Giuda e da tutte le montagne di Israele. Giosuè li votò allo sterminio con le loro città.22Non rimase un Anakita nel paese degli Israeliti; solo ne rimasero a Gaza, a Gat e ad Asdod.23Giosuè si impadronì di tutta la regione, come aveva detto il Signore a Mosè, e Giosuè la diede in possesso ad Israele, secondo le loro divisioni per tribù. Poi il paese non ebbe più la guerra.


Giobbe 19

1Giobbe allora rispose:

2Fino a quando mi tormenterete
e mi opprimerete con le vostre parole?
3Son dieci volte che mi insultate
e mi maltrattate senza pudore.
4È poi vero che io abbia mancato
e che persista nel mio errore?
5Non è forse vero che credete di vincere contro di me,
rinfacciandomi la mia abiezione?
6Sappiate dunque che Dio mi ha piegato
e mi ha avviluppato nella sua rete.
7Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta,
chiedo aiuto, ma non c'è giustizia!
8Mi ha sbarrato la strada perché non passi
e sul mio sentiero ha disteso le tenebre.
9Mi ha spogliato della mia gloria
e mi ha tolto dal capo la corona.
10Mi ha disfatto da ogni parte e io sparisco,
mi ha strappato, come un albero, la speranza.
11Ha acceso contro di me la sua ira
e mi considera come suo nemico.
12Insieme sono accorse le sue schiere
e si sono spianata la strada contro di me;
hanno posto l'assedio intorno alla mia tenda.
13I miei fratelli si sono allontanati da me,
persino gli amici mi si sono fatti stranieri.
14Scomparsi sono vicini e conoscenti,
mi hanno dimenticato gli ospiti di casa;
15da estraneo mi trattano le mie ancelle,
un forestiero sono ai loro occhi.
16Chiamo il mio servo ed egli non risponde,
devo supplicarlo con la mia bocca.
17Il mio fiato è ripugnante per mia moglie
e faccio schifo ai figli di mia madre.
18Anche i monelli hanno ribrezzo di me:
se tento d'alzarmi, mi danno la baia.
19Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti:
quelli che amavo si rivoltano contro di me.
20Alla pelle si attaccano le mie ossa
e non è salva che la pelle dei miei denti.
21Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici,
perché la mano di Dio mi ha percosso!
22Perché vi accanite contro di me, come Dio,
e non siete mai sazi della mia carne?
23Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
24fossero impresse con stilo di ferro sul piombo,
per sempre s'incidessero sulla roccia!
25Io lo so che il mio Vendicatore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
26Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne, vedrò Dio.
27Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero.
Le mie viscere si consumano dentro di me.
28Poiché dite: "Come lo perseguitiamo noi,
se la radice del suo danno è in lui?",
29temete per voi la spada,
poiché punitrice d'iniquità è la spada,
affinché sappiate che c'è un giudice.


Salmi 31

1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'

2In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
per la tua giustizia salvami.

3Porgi a me l'orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.

4Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi.
5Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.

6Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
7Tu detesti chi serve idoli falsi,
ma io ho fede nel Signore.
8Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria,
hai conosciuto le mie angosce;
9non mi hai consegnato nelle mani del nemico,
hai guidato al largo i miei passi.

10Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno;
per il pianto si struggono i miei occhi,
la mia anima e le mie viscere.
11Si consuma nel dolore la mia vita,
i miei anni passano nel gemito;
inaridisce per la pena il mio vigore,
si dissolvono tutte le mie ossa.

12Sono l'obbrobrio dei miei nemici,
il disgusto dei miei vicini,
l'orrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
13Sono caduto in oblio come un morto,
sono divenuto un rifiuto.
14Se odo la calunnia di molti, il terrore mi circonda;
quando insieme contro di me congiurano,
tramano di togliermi la vita.

15Ma io confido in te, Signore;
dico: "Tu sei il mio Dio,
16nelle tue mani sono i miei giorni".
Liberami dalla mano dei miei nemici,
dalla stretta dei miei persecutori:
17fa' splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvami per la tua misericordia.

18Signore, ch'io non resti confuso, perché ti ho invocato;
siano confusi gli empi, tacciano negli inferi.
19Fa' tacere le labbra di menzogna,
che dicono insolenze contro il giusto
con orgoglio e disprezzo.

20Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
ne ricolmi chi in te si rifugia
davanti agli occhi di tutti.
21Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini;
li metti al sicuro nella tua tenda,
lontano dalla rissa delle lingue.

22Benedetto il Signore,
che ha fatto per me meraviglie di grazia
in una fortezza inaccessibile.
23Io dicevo nel mio sgomento:
"Sono escluso dalla tua presenza".
Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera
quando a te gridavo aiuto.

24Amate il Signore, voi tutti suoi santi;
il Signore protegge i suoi fedeli
e ripaga oltre misura l'orgoglioso.
25Siate forti, riprendete coraggio,
o voi tutti che sperate nel Signore.


Geremia 18

1Questa parola fu rivolta a Geremia da parte del Signore:2"Prendi e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola".3Io sono sceso nella bottega del vasaio ed ecco, egli stava lavorando al tornio.4Ora, se si guastava il vaso che egli stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli rifaceva con essa un altro vaso, come ai suoi occhi pareva giusto.
5Allora mi fu rivolta la parola del Signore:6"Forse non potrei agire con voi, casa di Israele, come questo vasaio? Oracolo del Signore. Ecco, come l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di Israele.7Talvolta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di sradicare, di abbattere e di distruggere;8ma se questo popolo, contro il quale avevo parlato, si converte dalla sua malvagità, io mi pento del male che avevo pensato di fargli.9Altra volta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di edificare e di piantare;10ma se esso compie ciò che è male ai miei occhi non ascoltando la mia voce, io mi pentirò del bene che avevo promesso di fargli.
11Ora annunzia, dunque, agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme: Dice il Signore: Ecco preparo contro di voi una calamità e medito contro di voi un progetto. Su, abbandonate la vostra condotta perversa, migliorate le vostre abitudini e le vostre azioni".12Ma essi diranno: "È inutile, noi vogliamo seguire i nostri progetti; ognuno di noi agirà secondo la caparbietà del suo cuore malvagio".

13Perciò così dice il Signore:
"Informatevi tra le nazioni:
chi ha mai udito cose simili?
Enormi, orribili cose ha commesso
la vergine di Israele.
14Scompare forse dalle alte rocce
la neve del Libano?
Forse si inaridiscono
le acque delle montagne
che scorrono gelide?
15Eppure il mio popolo mi ha dimenticato;
essi offrono incenso a un idolo vano.
Così hanno inciampato nelle loro strade,
nei sentieri di una volta,
per camminare su viottoli,
per una via non appianata.
16Il loro paese è una desolazione,
un oggetto di scherno perenne.
Chiunque passa ne rimarrà stupito
e scuoterà il capo.
17Come fa il vento d'oriente io li disperderò
davanti al loro nemico.
Mostrerò loro le spalle e non il volto
nel giorno della loro rovina".

18Ora essi dissero: "Venite e tramiamo insidie contro Geremia, perché la legge non verrà meno ai sacerdoti, né il consiglio ai saggi, né l'oracolo ai profeti. Venite, colpiamolo per la sua lingua e non badiamo a tutte le sue parole".

19Prestami ascolto, Signore,
e odi la voce dei miei avversari.
20Si rende forse male per bene?
Poiché essi hanno scavato una fossa alla mia vita.
Ricordati quando mi presentavo a te,
per parlare in loro favore,
per stornare da loro la tua ira.
21Abbandona perciò i loro figli alla fame,
gettali in potere della spada;
le loro donne restino senza figli e vedove,
i loro uomini siano colpiti dalla morte
e i loro giovani uccisi dalla spada in battaglia.
22Si odano grida dalle loro case,
quando improvvisa tu farai piombare su di loro
una torma di briganti,
poiché hanno scavato una fossa per catturarmi
e hanno teso lacci ai miei piedi.
23Ma tu conosci, Signore,
ogni loro progetto di morte contro di me;
non lasciare impunita la loro iniquità
e non cancellare il loro peccato dalla tua presenza.
Inciampino alla tua presenza;
al momento del tuo sdegno agisci contro di essi!


Prima lettera ai Corinzi 4

1Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio.2Ora, quanto si richiede negli amministratori è che ognuno risulti fedele.3A me però, poco importa di venir giudicato da voi o da un consesso umano; anzi, io neppure giudico me stesso,4perché anche se non sono consapevole di colpa alcuna non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore!5Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio.
6Queste cose, fratelli, le ho applicate a modo di esempio a me e ad Apollo per vostro profitto perché impariate nelle nostre persone a stare a ciò che è scritto e non vi gonfiate d'orgoglio a favore di uno contro un altro.7Chi dunque ti ha dato questo privilegio? Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come non l'avessi ricevuto?
8Già siete sazi, già siete diventati ricchi; senza di noi già siete diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi.9Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini.10Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati.11Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo,12ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo;13calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.

14Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi.15Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo.16Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori!17Per questo appunto vi ho mandato Timòteo, mio figlio diletto e fedele nel Signore: egli vi richiamerà alla memoria le vie che vi ho indicato in Cristo, come insegno dappertutto in ogni Chiesa.
18Come se io non dovessi più venire da voi, alcuni hanno preso a gonfiarsi d'orgoglio.19Ma verrò presto, se piacerà al Signore, e mi renderò conto allora non già delle parole di quelli, gonfi di orgoglio, ma di ciò che veramente sanno fare,20perché il regno di Dio non consiste in parole, ma in potenza.21Che volete? Debbo venire a voi con il bastone, o con amore e con spirito di dolcezza?


Capitolo XX: Riconoscere la propria debolezza e la miseria di questa nostra vita

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1. "Confesserò contro di me il mio peccato" (Sal 31,5); a te, o Signore, confesserò la mia debolezza. Spesso basta una cosa da nulla per abbattermi e rattristarmi: mi propongo di comportarmi da uomo forte, ma, al sopraggiungere di una piccola tentazione, mi trovo in grande difficoltà. Basta una cosa assolutamente da nulla perché me ne venga una grave tentazione: mentre, fino a che non l'avverto, mi sento abbastanza sicuro, poi, a un lieve spirare di vento, mi trovo quasi sopraffatto. "Guarda dunque, Signore, alla mia miseria" (Sal 14,18) e alla mia fragilità, che tu ben conosci per ogni suo aspetto; abbi pietà di me; "tirami fuori dal fango, così che io non vi rimanga confitto" (Sal 68,15), giacendo a terra per sempre. Quello che mi risospinge indietro e mi fa arrossire dinanzi a te, è appunto questa mia instabilità e questa mia debolezza nel resistere alle tentazioni. Che, pur quando ad esse non si acconsenta del tutto, già molto mi disturba la persecuzione loro; e assai mi affligge vivere continuamente così, in lotta. La mia debolezza mi appare in modo chiaro dal fatto che proprio i pensieri che dovrei avere sempre in orrore sono molto più facili a piombare su di me che ad andarsene. Voglia il Cielo, o potentissimo Dio di Israele, che, nel tuo grande amore per le anime di coloro che hanno fede in te, tu abbia a guardare alla fatica e alla sofferenza del tuo servo; che tu l'assista in ogni cosa a cui si accinge. Fammi forte della divina fortezza, affinché non abbia a prevalere in me l'uomo vecchio: questa misera carne non ancora pienamente sottomessa allo spirito, contro la quale bisogna combattere, finché si vive in questa miserabile vita.  

2. Ahimé!, quale è questa vita, dove non mancano tribolazioni e miserie; dove tutto è pieno di agguati e di nemici! Ché, se scompare un'afflizione o una tentazione, una altra ne viene; anzi, mentre ancora dura una lotta, ne sopraggiungono molte altre, e insospettate. Ora, come si può amare una vita così soggetta a disgrazie e a miserie? Di più, come si può chiamare vita questa, se da essa procedono tante morti e calamità? E invece la si ama e molta gente va cercando in essa la propria gioia. Il mondo viene sovente accusato di essere ingannevole e vano; ma non per questo viene facilmente abbandonato, perché troppo prevalgono le brame terrene. Altro è ciò che induce ad amare il mondo; altro è ciò che induce a condannarlo. Inducono ad amarlo il desiderio dell'uomo carnale, "il desiderio degli occhi e la superbia della vita" (1 Gv 2,16); inducono invece ad odiarlo e ad esserne disgustato le pene e le sofferenze che giustamente conseguono a quei desideri perversi. E tuttavia - tristissima cosa - i piaceri malvagi hanno il sopravvento in coloro che hanno l'animo rivolto al mondo, e "considerano gioia lo stare tra le spine" (Gb 30,7); incapaci, come sono, di vedere e di gustare la soavità di Dio e l'intima bellezza della virtù. Quelli invece che disprezzano totalmente il mondo, e si sforzano di vivere per Dio in santa disciplina, conoscono la divina dolcezza, che è stata promessa a chi sa davvero rinunciare; essi comprendono appieno quanto siano gravi gli errori e gli inganni del mondo.


Sermone 362/A Erfurt 5 Discorso di sant'Agostino vescovo sulla resurrezione finale

Discorsi - Sant'Agostino

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Ciò che si è già avverato e ciò che si avvererà.

1. Se c'è la fede, le consolazioni dei cristiani non sono vane. Ma perché ci sia la fede, prima sono venuti gli esempi dei santi, poi i documenti dei libri hanno levato la loro voce. Per quale motivo non dovremmo credere le cose avvenute nei tempi passati che ci vengono narrate, dal momento che vediamo accadere quelle che erano state predette come future? Quelli che ci hanno narrato le cose passate, proprio loro ci hanno preannunciato come futuri gli eventi che vediamo. Questi eventi, che ora vediamo sulla terra, cioè che gli uomini abbandonano tutti i demoni di cui erano servi, che i simulacri che adoravano vengono distrutti, che ovunque sono demoliti i templi pagani e che tutto il genere umano si volge a un unico Nome, sono stati predetti nei libri santi, e, quando venivano predetti, sembravano del tutto incredibili. Ora, però, che li vediamo realizzati ci sembrano divenuti di poco valore, in quanto sono evidenti. E dunque poniamoci davanti agli occhi i paesi e tutte le genti, che ci sono state in passato, quando non c'era nessun cristiano, quando si offrivano sacrifici a demoni, si costruivano altari di pietra, si immolavano sacrifici alle pietre, si costituivano sacerdoti e si concedeva ai falsi dèi, cioè ai demoni, quello che è dovuto al Dio vero. Mettiamo davanti ai nostri occhi questi paesi e immaginiamo che ci sia stato qualcuno, non so chi, che all'improvviso avesse detto che tutte quelle cose potevano cambiare in un momento e che, abbandonati i vani dèi, tutti gli uomini si sarebbero volti a un solo Dio: chi non l'avrebbe deriso? Chi non l'avrebbe ritenuto in preda al delirio? Chi si sarebbe degnato di ascoltarlo? Chi avrebbe avuto remore a percuoterlo? E tuttavia queste cose sono accadute. Dove sono scritte queste cose, che ora vediamo e che, quando venivano annunciate, non si vedevano, proprio là sono scritte anche quelle che non si vedono ancora. Quali sono queste cose che non si vedono ancora? Che il Signore verrà con quel corpo con cui si è degnato di apparire quaggiù, di morire e di risorgere, ma un corpo ormai immortale e incorruttibile, così come rimane in cielo e siede alla destra del Padre; che ci sarà un giudizio, che tutti i morti risorgeranno dai sepolcri, e che tutti i corpi saranno liberati da ogni decomposizione, e che non solo le tombe, ma il mondo stesso restituirà quegli elementi che ha ricevuto. Quando queste cose avverranno, non saranno più causa di stupore, come non sono causa di stupore quelle che sono ormai avvenute. E tuttavia ora non si crede ciò che non si vede. Qui si richiede la fede. Credi quello che ancora non vedi: che farai di straordinario se crederai quando vedrai? Si dà una ricompensa a chi ha creduto quello che non vedeva ancora, affinché gioisca quando vedrà; al contrario si dà un castigo alla mancanza di fede di chi non ha voluto credere quel che non vedeva ancora, affinché pianga quando vedrà.

Sul come risorgeranno i corpi.

2. Una sola cosa suole quasi turbare gli uomini, cioè in quale modo risorgeranno i corpi decomposti e che vengono sepolti proprio perché il vederli mentre si corrompono offendono la vista: infatti ci erano cari, insieme alle anime che essi contenevano, mentre invece, quando le anime se ne vanno, restano inerti quei corpi che amavamo e non vogliamo che si corrompano sotto il nostro sguardo; e per questo li seppelliamo. Quando si dice che risorgeranno, o cuore umano, tu intendi quello che avviene ora e non credi a quello che avverrà? Ma se ci rifletti e giudichi rettamente, considera un poco i prodigi misteriosi e quotidiani della natura. Da dove proviene, nel raccolto, quello che non è sotterrato nel seme? In che modo le foglie negli alberi ridiventano verdi? Come fanno i boschi, nudi in inverno, a rivestirsi in estate? Proprio perché tutte queste cose vengono ricreate, possiamo credere che, a suo tempo, anche i corpi potranno essere ricreati. È più incredibile che sia stato creato quel che non c'era piuttosto che ricreato quel che c'era. È stato creato l'uomo, che non c'era: e non credi che possa essere ricreato ciò che c'era? Sono le ossa e la carne a essere sepolti: e tu, prima di nascere, che cosa sei stato? Sei stato tratto fuori dai recessi della natura per manifestarti con questo aspetto visibile agli occhi: non credi che, quando te ne andrai nei recessi della natura, di là potrà trarre fuori proprio te chi ti ha potuto creare prima che tu fossi?

Fidarsi delle parole del Signore.

3. Infine crediamolo perché l'ha detto colui che non può ingannare. Ci ha promesso la resurrezione dei corpi chi, quando era in un corpo, ha risuscitato i morti. Chi ci ha promesso la risurrezione dei corpi, proprio lui, quando era in un corpo, è risuscitato il terzo giorno. Non crediamo pure che questi fatti siano avvenuti, se non sono accaduti in seguito quelli di cui si era predetto che sarebbero avvenuti! Quando il Signore, dopo la risurrezione, apparve ai suoi discepoli, poiché nemmeno loro credevano che sarebbe risuscitato, ritennero di vedere un fantasma. E disse loro: Perché siete turbati e pensierosi nel vostro cuore? Osservate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io. Toccate e osservate: perché un fantasma non ha carne e ossa, e vedete bene che io li ho 1. Si offrì non solo alla vista degli occhi, ma anche al contatto delle mani. Rimase con loro quaranta giorni, entrando e uscendo, mangiando e bevendo 2, perché poteva farlo, non perché costretto. Li convinse della grazia della risurrezione per l'evidenza del suo vero corpo, e, sotto i loro occhi, salì al cielo. E quando lo videro dopo la risurrezione: disse loro: Queste sono le parole che vi avevo detto, quando ero ancora con voi: che era necessario che si compisse tutto quel che è scritto riguardo a me nella legge, nei profeti e nei salmi. Allora si aprì la loro mente - così dice il vangelo - per comprendere le Scritture, e disse loro che così era scritto ed era opportuno che il Cristo soffrisse in questo modo, e che risorgesse dai morti il terzo giorno e che nel suo nome fosse annunciata la penitenza e la remissione dei peccati in tutte le nazioni, iniziando da Gerusalemme 3. Questo è nel vangelo. Osservate quando è stato scritto. Veniva scritto allora, quando non si era effettivamente verificato ciò che là viene preannunciato; e infatti Cristo stava per andar via e i discepoli lo vedevano ancora con quel corpo con cui l'avevano conosciuto. Quando lo vedevano in quel corpo che avevano conosciuto, era forse già accaduto quel che sarebbe avvenuto dopo? Che cosa? E nel suo nome fosse annunciato il pentimento e la remissione dei peccati a tutte le nazioni, iniziando da Gerusalemme. La prima cosa era avvenuta, questa seconda no. I discepoli vedevano quello che era avvenuto, e credevano quello che non lo era ancora. Noi oggi lo vediamo già compiuto: il pentimento e la remissione dei peccati sono annunciati nel nome del Signore nostro Gesù Cristo in tutte le nazioni. Non avviene forse? Ma queste cose erano forse già accadute quando venivano annunciate e se ne scriveva? Come gli Apostoli, che vedevano Cristo, credevano nella Chiesa che ci sarebbe stata, così anche noi la Chiesa la vediamo e le cose riguardo a Cristo le crediamo. Anche quelli, di questi due realtà, una la vedevano, l'altra la credevano. Noi però non vediamo ciò che loro vedevano. Se noi vediamo ciò che essi credevano, crediamo ciò che vedevano.

La condiscendenza di Cristo.

4. Dunque questi è il nostro Signore Gesù Cristo, il Verbo del Padre, il Figlio unigenito, per mezzo del quale tutto è stato fatto, che si è degnato, nel momento opportuno, di ricevere la carne dalla Vergine Maria e rendersi visibile agli occhi umani, di compiere azioni degne e sopportarne di indegne, di operare cose divine e sopportarne di umane, di morire, risorgere e salire al cielo; ascoltate dunque cosa questo nostro Signore ha detto riguardo alla resurrezione futura e, messa da parte ogni discussione, credete, in quanto non può ingannare chi ha detto: Verrà l'ora, disse, in cui tutti quelli che sono nella tomba udranno la sua voce, e verranno fuori: chi fece il bene per una resurrezione di vita, chi fece il male per una resurrezione di condanna 4. Sia, dunque, ringraziato Dio per il fatto che risorgeranno <...> per la condanna quelli che fecero il male. Fratelli, tutto ci è stato perdonato nel battesimo. Credete, fratelli carissimi, che a chi ha voluto liberare in un solo istante da ogni peccato, Dio dona di regnare per sempre con Lui. 

 

1 - Lc 24, 37-39.

2 - Lc 24, 37-39.

3 - Lc 24, 44-47.


3 - Maria nella Santa Chiesa

Trattato della vera devozione a Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort

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22. La condotta che le tre Persone della Santissima Trinità hanno tenuto nell'Incarnazione e nella prima venuta di Gesù Cristo, è da loro mantenuta ogni giorno, in maniera invisibile, nella santa Chiesa e sarà conservata fino alla consumazione dei secoli, nell'ultima venuta di Gesù Cristo.

23. Dio Padre ha radunato una massa di acque che ha chiamato mare; egli ha pure riunito un insieme di tutte le grazie che ha chiamato Maria. Questo grande Dio possiede un tesoro, o un deposito ricchissimo, dove ha racchiuso tutto ciò che ha di bello, di splendido, di raro e di prezioso, perfino il suo proprio Figlio; questo tesoro immenso non è altro che Maria, che i santi chiamano tesoro del Signore e della cui pienezza gli uomini sono arricchiti.

24. Dio Figlio ha comunicato alla sua Madre tutto ciò che ha acquisito con la sua vita e la sua morte, i suoi meriti infiniti e le sue mirabili virtù e l'ha costituita tesoriera di tutto ciò che il Padre gli aveva dato in eredità; è per mezzo di lei che egli applica i propri meriti ai suoi membri, che comunica le proprie virtù e distribuisce le sue grazie; è il suo canale misterioso, il suo acquedotto, attraverso il quale fa passare con dolcezza e abbondanza le sue misericordie.

25. Dio Spirito Santo ha comunicato a Maria, sua Sposa fedele, i propri doni ineffabili; l'ha scelta come dispensatrice di tutto ciò che possiede, di modo che ella distribuisce a chi vuole, nella misura che vuole, come e quando vuole, ogni dono e grazia; nessun dono celeste giunge agli uomini senza passare dalle sue mani verginali. Questa è la volontà di Dio: che noi riceviamo tutto per mezzo di Maria. E così sarà arricchita, innalzata e onorata dall'Altissimo colei che si era dichiarata povera, umile e nascosta fin nel profondo del nulla con la sua intima umiltà e per tutta la sua vita. Ecco il sentire della Chiesa e dei santi Padri.

26. Se parlassi a degli spiriti critici di oggi, mi fermerei più a lungo a provare ciò che ho detto con semplicità, citando la Sacra Scrittura e i santi Padri, di cui potrei riferire i testi in latino; potrei portare molte solide motivazioni, come si possono trovare sviluppate a lungo nel libro La triplice corona della Santa Vergine, del padre Poiré. Ma io parlo in particolare ai poveri e ai semplici, i quali hanno di solito buona volontà e maggior fede dei sapienti e sanno credere con più semplicità e maggior merito. Perciò mi accontento di esporre la verità semplicemente, senza fermarmi a citare tutti i passi latini, che essi neppure capiscono. Nè riferirò alcuni, senza farne una ricerca sistematica. Ma proseguiamo.

27. La grazia perfeziona la natura, e la gloria perfeziona la grazia. E' dunque certo che Cristo Signore anche in cielo è ancora Figlio di Maria, come lo era sulla terra e quindi ha conservato la sottomissione e l'obbedienza del più perfetto dei figli nei riguardi della migliore di tutte le madri. Ma non dobbiamo vedere in questa dipendenza una forma di abbassamento o di imperfezione in Gesù Cristo. Essendo Maria infinitamente al di sotto del suo Figlio, che è Dio, non lo comanda come farebbe una madre qui in terra con un suo figlio, che deve essere sottomesso. Maria essendo tutta trasformata in Dio dalla grazia e dalla gloria che trasformano i santi in lui, non chiede, non vuole e non fa nulla che sia contrario all'eterna e immutabile volontà di Dio. Quando si legge quindi negli scritti dei santi Bernardo, Bernardino, Bonaventura, ecc. che in cielo e sulla terra tutto è sottomesso alla Santa Vergine, perfino Dio stesso, essi intendono dire che l'autorità che Dio ha dato a lei è così grande da sembrare che ella abbia il medesimo potere di Dio e che le sue preghiere e domande sono così potenti presso Dio da diventare come dei comandi presso la sua Maestà, che non resiste mai all'invocazione della sua cara Madre, poiché ell è sempre umile e conforme alla sua volontà. Se Mosè, con la forza della sua preghiera, fermò la collera di Dio sugli Israeliti, in modo così efficace che l'Altissimo e infinitamente misericordioso Signore, non potendo resistere, gli disse di lasciarlo andare in collera e punire quel popolo ribelle, che cosa dobbiamo pensare noi, a più forte ragione, della preghiera dell'umile Maria, la degna Madre di Dio, più potente presso la sua Maestà che non le preghiere e le intercessioni di tutti gli angeli e i santi del cielo e della terra?

28. Maria comanda nei cieli sugli angeli e sui beati. Come premio della sua profonda umiltà, Dio le ha dato il potere e l'incarico di riempire di santi i troni lasciati vuoti dagli angeli ribelli, caduti per superbia. Questo è il volere dell'Altissimo, che esalta gli umili, che il cielo, la terra e gli inferi si pieghino, volenti o nolenti, ai comandi dell'umile Maria, costituita sovrana del cielo e della terra, comandante dei suoi eserciti, tesoriera delle sue ricchezze, dispensatrice delle grazie, operatrice delle sue grandi meraviglie, riparatrice del genere umano, mediatrice degli uomini, vincitrice dei nemici di Dio e fedele compagna delle sue imprese grandiose e dei suoi trionfi.

29. Dio Padre vuole avere figli per mezzo di Maria, fino alla fine del mondo, e le dice: «Fissa la tua tenda in Giacobbe» e cioè poni la tua dimora e risiedi tra i miei figli e fedeli credenti, simboleggiati da Giacobbe, e non tra i seguaci del demonio e i non credenti, raffigurati da Esaù. 30. Come nella generazione di natura e fisica c'è un padre e una madre, così nella generazione soprannaturale e spirituale c'è un Padre che è Dio e una Madre che è Maria. Tutti i veri figli di Dio e autentici credenti hanno Dio come Padre e Maria come Madre. Chi non ha Maria come Madre, non ha Dio come Padre. Perciò i non credenti, gli eretici, gli scismatici, ecc., che hanno in odio, o disprezzano, o sono indifferenti verso la Vergine Santa, non possono avere Dio come Padre, anche se lo pretendono, perché non hanno Maria come Madre: se infatti l'avessero come Madre, la tratterebbero con amore e onore, come un vero e degno figlio ama naturalmente e onora sua madre, che gli ha dato la vita. Il segno più infallibile e sicuro per distinguere un eretico, o un uomo di cattiva dottrina, o un non credente, da un autentico fedele, è che l'eretico e il non credente nutrono disprezzo o indifferenza verso la Vergine Santa, cercando con le loro parole e l'esempio di diminuirne il culto e l'affetto, apertamente o di nascosto, a volte mascherandosi di buoni pretesti. Ahimè! Dio Padre non disse a Maria di porre la sua dimora tra di essi, perché sono degli Esaù.

31. Dio Figlio vuole formarsi e, per così dire, incarnarsi ogni giorno nei suoi membri per mezzo della sua cara Madre e le dice: «Prendi in eredità Israele». Come se dicesse: Dio mio Padre mi ha consegnato in eredità tutte le nazioni della terra, gli uomini buoni e cattivi, fedeli e non credenti; io li condurrò, gli uni con scettro d'oro e gli altri con verga di ferro; degli uni sarò il padre e il difensore, degli altri il giusto castigatore e di tutti il giudice. Ma tu, mia cara Madre, avrai in eredità e in possesso solo i fedeli credenti, raffigurati da Israele e come loro buona madre li darai alla luce, li nutrirai e farai crescere; come loro regina, li guiderai, li governerai e li difenderai.

32. «L'uno e l'altro è nato in esso», dice lo Spirito Santo. Secondo la spiegazione di alcuni Padri, il primo uomo nato da Maria è l'Uomo-Dio, Gesù Cristo; il secondo è il semplice uomo, figlio di Dio e di Maria per adozione. Se Gesù Cristo, il Capo degli uomini, è nato in lei, anche i veri credenti, che sono membri di questo Capo, devono per conseguenza necessaria nascere in lei. Una stessa madre non mette al mondo la testa, o il capo, senza le membra, né le membra senza la testa: sarebbe un mostro della natura. Così nell'ordine della grazia, il capo e le membra nascono da una stessa madre. Se un membro del Corpo mistico di Gesù Cristo, cioè un vero credente, nascesse da un'altra madre, diversa da Maria che ha generato il Capo, non sarebbe un autentico credente, né un membro di Gesù Cristo, ma una specie di mostro nell'ordine della grazia.

33. Di più. Essendo Gesù Cristo oggi più che mai il frutto di Maria, infatti il cielo e la terra ripetono mille e mille volte al giorno: «E benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù», è sicuro che Gesù Cristo è per ciascun uomo in particolare che lo possiede, e per tutti in generale, vero frutto e opera di Maria. Se un fedele ha Gesù Cristo formato nel suo cuore, può dire con certezza: «Grazie a Maria: ciò che io possiedo è effetto e frutto suo; senza di lei non l'avrei». A lei si possono applicare, con più verità che san Paolo non le applichi a se stesso, queste parole: «Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi». «Io genero ogni giorno i figli di Dio, fino a tanto che in loro sia formato nella sua piena maturità Gesù Cristo, mio Figlio». Sant'Agostino, superando se stesso e quanto ho appena detto, scrive che tutti i veri fedeli, per essere conformi all'immagine del Figlio di Dio, sono in questo mondo nascosti nel grembo della Santa Vergine, dove vengono custoditi, nutriti, curati e fatti crescere da questa buona Madre, fino al momento di darli alla luce nella gloria, dopo la morte, che è esattamente il giorno della loro nascita, come la Chiesa chiama la morte dei giusti. O mistero di grazia, sconosciuto a chi non ha fede e poco conosciuto anche dai credenti!

34. Dio Spirito Santo vuole formarsi degli eletti in lei e per mezzo di lei e le dice: «Metti radici nei miei eletti». Mia amatissima e mia Sposa, metti la radice di tutte le tue virtù nei miei eletti, perché crescano di virtù in virtù, di grazia in grazia. Io ho preso tanto diletto in te quando vivevi sulla terra, nella pratica delle virtù più sublimi, che io desidero trovarti ancora sulla terra, senza per questo lasciare il cielo. Perciò ti devi riprodurre nei miei eletti: che io possa vedere in essi con piacere le radici della tua fede incrollabile, della profonda umiltà, della mortificazione universale, dell'orazione sublime, della carità ardente, della ferma speranza e di tutte le tue virtù. Tu rimani sempre la mia Sposa, fedele, pura e feconda più che mai: la tua fede mi dia fedeli, la tua purezza vergini, la tua fecondità eletti e templi di Dio.

35. Quando Maria ha messo le sue radici in un'anima, vi produce meraviglie di grazia, come lei sola può fare, poiché lei sola è la Vergine feconda, che non ha mai avuto, né mai avrà chi le somigli in purezza e fecondità. Maria ha prodotto, con lo Spirito Santo, la più grande opera che mai sia stata e potrà essere: un Dio-Uomo, per conseguenza sarà lei a realizzare le più grandi meraviglie che avverranno negli ultimi tempi. A lei è riservata la formazione e l'educazione dei grandi santi che vivranno verso la fine del mondo, non c'è che questa Vergine singolare e miracolosa che possa produrre, in unione con lo Spirito Santo, le imprese singolari e straordinarie. 36. Quando lo Spirito Santo, suo Sposo, l'ha trovata in un'anima, vi vola e vi entra con pienezza, si comunica a quest'anima con abbondanza e nella misura in cui trova spazio la sua Sposa. Uno dei principali motivi per cui lo Spirito Santo oggi non compie meraviglie clamorose nelle anime, è che non vi trova un'unione abbastanza forte con la sua fedele e indissolubile Sposa. Dico indissolubile Sposa, perché da quando questo Amore sostanziale del Padre e del Figlio ha sposato Maria per generare Gesù Cristo, capo degli eletti, e per riprodurre Gesù Cristo negli eletti, non l'ha mai abbandonata, perché ella è stata sempre fedele e disponibile.


Non chiedo vendette per chi mi fa soffrire, ma abbondanza di grazie

Beata Alexandrina Maria da Costa


Passa un giorno, passa un anno, ne passa un altro ed ogni volta mi trovo con sofferenze sempre maggiori. Non so come si possa soffrire così, come si possa resistere a tanto. Non vo­glio dirlo, che soffro, perché non sono io a soffrire: è Gesù che soffre in me. La mia anima lasciò la terra, ma continua a sentire il dolore: si sente dilacerata, distrutta...

Mio Dio, quanto costa questa separazione dell'anima dal corpo! Quanto costa non aver vita e sentire il dolore! Tutto fugge da me: non sento la presenza dello Spirito Santo; non sento amore per Gesù. Di tanto in tanto ho nostalgie di amarlo: sono ansie; è un amore che nasce per morire subito, è un fuoco che distrugge, ma è smorzato: non si vede segno di fiamme. O dolore che uccidi l'amore! O dolore, di chi sei tu e per chi soffri?

- Gesù, sono sulla cima del calvario, inchiodata sulla croce. Non cessano il mio terrore ed il mio grido. Povera me! Ma non è udito: è soffocato dal fischio dei venti, dalla furia delle tempeste che non cessano, che continuano sempre. È soffocato dalle urla della umanità rivoltata contro di me. Dall'alto della croce non posso alzare gli occhi a Te, o Gesù. Ho vergogna, mi pare di non essere neppure udita da Te... - Nello scoramento giunsi a chiedere al mio medico se potevo fuggire ove nulla più si sapesse di me.

- Mio Gesù, vorrei andarmene, ma non per fuggire al dolore, Tu lo sai bene, ma per essere dimenticata, per non essere di inciampo alle anime, per non causare turbamenti, come afferma qualcuno. Non chiedo vendetta per chi mi fa soffrire. Desidero per loro quello che desidero per me: abbon­danza di grazie e l'Amore sommo. Non sono parole uscite solo dalle mie labbra, ma mi escono dal cuore e dell'anima... O Gesù, non ho mai cercato di ingannare qualcuno. Né mi passò per la mente di fare il bene per riuscire gradita alle creature e passare per buona. Mai ebbi la tentazione di ingan­nare Te, mio Gesù. So che sarebbe impossibile; ma Tu lo sai che io non l'ho pensato, che non voglio figurare per ciò che non sono. Per tua grazia conosco la mia miseria; sono cattiva per colpa mia, solo per mia colpa; e per tua misericordia con­fesso umilmente di esserlo. Neppure ho pensato di servirmi di Te per rimediare ai miei mali, né a quelli dei miei ma sol­tanto per implorare il tuo soccorso e confidare sempre nel tuo rimedio...

Potessi, o Gesù, scendere dal mio letto, passare la notte sul duro pavimento per fare penitenza ed implorare le tue divine grazie per tutti quelli che soffrono per causa mia! Sof­frissi almeno sola! Mi costa tanto che soffrano coloro che mi sono cari, e coloro cui tanto devo per quanto hanno fatto per me... - (diario, 30-11-1944)

Da Me scelta per ricordare ai mondo ciò che Cristo ha sofferto (Momenti della Passione)

... All'aurora mi sentivo in prigione: triste, stanca, piena di paura e di vergogna.

Più tardi, mani legate e testa sofferente e sanguinante per­le ferite delle spine, mi pareva di essere condotta a percor­rere strade. Una moltitudine di curiosi mi guardava: gli uni con compassione, gli altri con disprezzo. Udivo il tumulto del popolo: chiasso enorme! Mi sentivo sola. Guardai a Gesù cro­cifisso: mi pensai abbracciata alla croce e gli dissi: - Mio Gesù, che importa se tutti mi abbandonano, se mi resti Tu? Se Ti possiedo e Tu stai con me, non sono sola. - Nel pomeriggio mi sentivo sulla croce: l'anima inchiodata con il corpo, ambedue nello stesso dolore. L'anima elevava lo sguardo al cielo: nulla vedeva se non dolore e morte, nulla poteva dire a Gesù. Venne Lui, venne pieno d'amore: - Vieni, figlia mia, paz­za di dolore e di amore, vieni verso di Me. È dolore che salva le anime, è pazzia di amore per Me. Se il mondo conoscesse questa vita di amore, questa unione coniugale di Gesù con l'anima vergine, con l'anima che sceglie per sua sposa! La igno­ra e, siccome la ignora, la calunnia, la disprezza, la perseguita. O mia colomba bella, tu sei sposa e sei madre; madre che non cessa di essere vergine. Sei madre dei peccatori: sono figli del tuo dolore, figli del tuo sangue che stai perdendo goccia a goccia, figli del tuo amore. Dal cielo, figlia mia, udirai sovente molti peccatori chiamarti dalla terra ed acclamarti col dolce nome di madre. Ti acclameranno così coloro che si ve­dranno liberi dalle mani del demonio e riconosceranno di essere stati liberati da te, avvicinandosi così al mio Cuore divino. Grande amore, beato dolore!... - Mio Gesù, mio Gesù, quanto resto vergognosa e con­fusa! Se io potessi occultare tutto questo! Se fosse solo fra Te e me! Mi confonde sentire questo e vedere la mia miseria! - Già lo sai che ho bisogno della tua miseria per nascon­dere in te le mie grandezze. Scrivi tutto, scrivi, figlia mia. Se ciò che dico rimanesse occulto, nulla gioverebbe per il mondo. Madre dei peccatori, nuova corredentrice, salvali. Non vi fu mai né tornerà ad esserci una vittima immolata sotto questa forma, perché mai vi fu tanta necessità come oggi; mai il mondo ha peccato così. Diciannove secoli sono trascorsi da quando lo venni sulla terra e dovetti ancora oggi suscitare una nuova anima corredentrice scelta da Me per ricordare al mondo ciò che Cristo ha sofferto, ciò che è il dolore, cioè che è l'amore e la pazzia per le anime. Sei la nuova corredentrice che vieni a salvarle, sei la nuova corredentrice che incendia nella uma­nità l'amore di Gesù. Nuova corredentrice che sarà ricordata fino a quando il mondo esisterà. Figlia mia, sei libro nel quale sono scritte con dolore e con sangue, a lettere d'oro, tutte le scienze divine! Coraggio, amata, non temere le tempeste, non temere il rimbombo del tuono an­nunziatore della nube che fa piovere grazie, amore e manna celeste. Saziati, figlia mia: è di amore e di manna che tu vivi. Saziati per distribuire alle anime. - Grazie, o mio Gesù! - Mi sentii immersa nell'amore di Gesù con tale intensità che, terminato il colloquio, pensavo di non sopportare il fuoco che mi divorava il cuore... (diario, 1-12-1944, venerdì).

Notte di dolore, notte di tenebre. Venne il demonio... Mi apparve sotto forma di un serpente spaventoso: era della gros­sezza di una persona, coperto di squame lunghe e schifose. Si arrotolava in modo da sembrare non uno ma una montagna di serpenti. Ne restai sbigottita... - Sei condannata all'inferno: di' che vuoi il piacere, di' che vuoi peccare. O desisti dalla tua offerta di vittima o schiaccio questo tuo corpo e ti inghiotto. - Così dicendo faceva una mossa come per inghiottirmi. Nei momenti più disperati invocai l'aiuto del Cielo... Come Gesù vigila e difende chi non vuole offenderlo! Fui liberata... Nonostante la notte fosse luminosa, io rimasi nella più grande oscurità e in una tristezza di morte... Al mattino, dopo la Comunione, Gesù mi parlò con la sua consueta dolcezza: - Figlia mia, colomba amata, bianco giglio, vieni e ascoltami. Lo sposo che ama è fedele, confida alla sposa i suoi dolori e dispiaceri. Guardami, sono triste! È molto ferito il mio divin Cuore. I peccatori non desistono dai loro crimini. Mi offendono sempre più con disonestà ed impurità. Il piacere, la carne, la maledetta carne! Anche dai sacerdoti sono tanto offeso... Fanno strage, scandalizzano tanto! Coraggio! Dammi riparazione con i combattimenti contro il demonio... Il dolore è figlio dell'amore. È con dolore e amore che dai vita ai figli miei. Questo dolore e questo amore potevano essere partecipati soltanto da una vittima, cui fu dato di compiere sulla terra la missione più alta e sublime. Gli amici della mia causa portano nelle loro mani il labaro del trionfo e della regalità divina. Coraggio, figlia mia. E’ Gesù che te lo chiede: coraggio! Ti rendo simile a Me. Anch'io fui perseguitato. In tutti i tempi la mia Chiesa e ciò che è mio furono oggetto di persecuzione. Come non deve esserlo ora la mia causa più ricca, la missione più difficile? Coraggio, amata! È la rabbia di Satana. -

Venne poi alla mia destra Mammina. Mi chiese di aver coraggio in nome del suo Figlio divino: - Animo, animo, figlia mia! Te lo chiedo in nome del mio amore e in nome del tuo e mio Gesù! Accetta, soffri tutto. Consola il suo Cuore ferito dai peccati del mondo.

E ora vengo a confermare le parole del mio divin Figlio. Sei regina dei peccatori, sei regina del mondo. Accetta il mio santissimo manto, è tuo; rappresentami. Avvolgi in esso, col­loca attorno a te coloro che ti sono più cari e che più da vi­cino partecipano al tuo dolore. Prendendosi cura della causa del mio Gesù, sono cari al tuo cuore, al mio e al Cuore del mio Figlio benedetto. Coloro che abbiamo associato alla tua sofferenza sono quelli che più da vicino vogliamo purificare e santificare. Colloca poi attorno a te tutti i peccatori. Puoi coprire con il mio manto il mondo intero. Basta per tutti. Accetta la mia corona. Sei incoronata da Me. Sei regina! - Mio Dio, che vergogna! Come ero piccola, meschina, di fronte a Mammina!... (diario, 2-12-1944).