Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Le pratiche di pietà  non vi impediscano di compiere gli altri vostri doveri; non siano così lunghe che stanchino lo spirito e diano fastidio alle persone. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 19° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 9

1E diceva loro: "In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza".

2Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.4E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.5Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!".6Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.7Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!".8E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.

9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.10Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti.11E lo interrogarono: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?".12Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato.13Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui".

14E giunti presso i discepoli, li videro circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro.15Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo.16Ed egli li interrogò: "Di che cosa discutete con loro?".17Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto.18Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".19Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me".20E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando.21Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia;22anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci".23Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede".24Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità".25Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più".26E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "È morto".27Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
28Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?".29Ed egli disse loro: "Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera".

30Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.31Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà".32Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.

33Giunsero intanto a Cafàrnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?".34Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.35Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti".36E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
37"Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".

38Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri".39Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.40Chi non è contro di noi è per noi.

41Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.

42Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.43Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.44.45Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.46.47Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna,48dove 'il loro verme non muore e il fuoco non si estingue'.49Perché ciascuno sarà salato con il fuoco.50Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri".


Primo libro dei Re 6

1Alla costruzione del tempio del Signore fu dato inizio l'anno quattrocentottanta dopo l'uscita degli Israeliti dal paese d'Egitto, l'anno quarto del regno di Salomone su Israele, nel mese di Ziv, cioè nel secondo mese.2Il tempio costruito dal re Salomone per il Signore, era lungo sessanta cubiti, largo venti, alto trenta.3Davanti al tempio vi era un atrio lungo venti cubiti, in base alla larghezza del tempio, ed esteso per dieci cubiti secondo la lunghezza del tempio.
4Fece nel tempio finestre quadrangolari con grate.5Intorno al muro del tempio fu costruito un edificio a piani, lungo la navata e la cella.6Il piano più basso era largo cinque cubiti, quello di mezzo sei e il terzo sette, perché le mura esterne, intorno, erano state costruite a riseghe, in modo che le travi non poggiassero sulle mura del tempio.7Per la sua costruzione si usarono pietre lavorate e intere; durante i lavori nel tempio non si udì rumore di martelli, di piccone o di altro arnese di ferro.8La porta del piano più basso era sul lato destro del tempio; per mezzo di una scala a chiocciola si passava al piano di mezzo e dal piano di mezzo a quello superiore.9In tal modo Salomone costruì il tempio; dopo averlo terminato, lo ricoprì con assi e travi di cedro.10Innalzò anche l'ala laterale intorno al tempio, alta cinque cubiti per piano; la unì al tempio con travi di cedro.11E il Signore parlò a Salomone e disse:12"Riguardo al tempio che stai edificando, se camminerai secondo i miei decreti, se eseguirai le mie disposizioni e osserverai tutti i miei comandi, uniformando ad essi la tua condotta, io confermerò a tuo favore le parole dette da me a Davide tuo padre.13Io abiterò in mezzo agli Israeliti; non abbandonerò il mio popolo Israele".
14Terminata la costruzione del tempio,15Salomone rivestì all'interno le pareti del tempio con tavole di cedro dal pavimento al soffitto; rivestì anche con legno di cedro la parte interna del soffitto e con tavole di cipresso il pavimento.16Separò uno spazio di venti cubiti, a partire dal fondo del tempio, con un assito di tavole di cedro che dal pavimento giungeva al soffitto, e la cella che ne risultò all'interno divenne il santuario, il Santo dei santi.17La navata di fronte ad esso era di quaranta cubiti.18Il cedro all'interno del tempio era scolpito a rosoni e a boccioli di fiori; tutto era di cedro e non si vedeva una pietra.19Per l'arca dell'alleanza del Signore fu apprestata una cella nella parte più segreta del tempio.20La cella interna era lunga venti cubiti e alta venti. La rivestì d'oro purissimo e vi eresse un altare di cedro.21Salomone rivestì l'interno del tempio con oro purissimo e fece passare, davanti alla cella, un velo che scorreva mediante catenelle d'oro e lo ricoprì d'oro.22E d'oro fu rivestito tutto l'interno del tempio, e rivestì d'oro anche tutto l'altare che era nella cella.
23Nella cella fece due cherubini di legno di ulivo, alti dieci cubiti.24L'ala di un cherubino era di cinque cubiti e di cinque cubiti era anche l'altra ala del cherubino; c'erano dieci cubiti da una estremità all'altra delle ali.25Di dieci cubiti era l'altro cherubino; i due cherubini erano identici nella misura e nella forma.26L'altezza di un cherubino era di dieci cubiti, così anche quella dell'altro.27Pose i cherubini nella parte più riposta del tempio, nel santuario. I cherubini avevano le ali spiegate; l'ala di uno toccava la parete e l'ala dell'altro toccava l'altra parete; le loro ali si toccavano in mezzo al tempio, ala contro ala.28Erano anch'essi rivestiti d'oro.
29Ricoprì le pareti del tempio con sculture e incisioni di cherubini, di palme e di boccioli di fiori, all'interno e all'esterno.30Ricoprì d'oro il pavimento del tempio, all'interno e all'esterno.
31Fece costruire la porta della cella con battenti di legno di ulivo; il frontale e gli stipiti formavano un pentagono.32I due battenti erano di legno di ulivo. Su di essi fece scolpire cherubini, palme e boccioli di fiori, che ricoprì d'oro, stendendo lamine d'oro sui cherubini e sulle palme.33Lo stesso procedimento adottò per la porta della navata, che aveva stipiti di legno di ulivo a forma quadrangolare.34I due battenti erano di legno di abete; un battente era costituito da due pezzi girevoli e così l'altro battente.35Vi scolpì cherubini, palme e boccioli di fiori, che ricoprì d'oro lungo le linee dell'incisione.
36Costruì il muro del cortile interno con tre ordini di pietre squadrate e con un ordine di tavole di cedro.
37Nell'anno quarto, nel mese di Ziv, si gettarono le fondamenta del tempio del Signore.38Nell'anno undecimo, nel mese di Bul, che è l'ottavo mese, fu terminato il tempio in tutte le sue parti e con tutto l'occorrente. Salomone lo edificò in sette anni.


Salmi 106

1Alleluia.

Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
3Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.

4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.

6Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
7I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
8Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.

9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
10li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
11L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
12Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.

13Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
14arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
15Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.

16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
18Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.

19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
20scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
21Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
22prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
23E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.

24Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
25Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
26Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
27di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.

28Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
29provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
30Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
31e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.

32Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
33perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.

34Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
35ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
36Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
37Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dèi falsi.
38Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
39si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.

40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
41e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
42li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
44Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
45Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
46Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.

48Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.


Salmi 86

1'Supplica. Di Davide.'

Signore, tendi l'orecchio, rispondimi,
perché io sono povero e infelice.
2Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te spera.

3Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.
4Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, innalzo l'anima mia.
5Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi ti invoca.

6Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce della mia supplica.
7Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido
e tu mi esaudirai.

8Fra gli dèi nessuno è come te, Signore,
e non c'è nulla che uguagli le tue opere.
9Tutti i popoli che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, o Signore,
per dare gloria al tuo nome;
10grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.

11Mostrami, Signore, la tua via,
perché nella tua verità io cammini;
donami un cuore semplice
che tema il tuo nome.
12Ti loderò, Signore, Dio mio, con tutto il cuore
e darò gloria al tuo nome sempre,
13perché grande con me è la tua misericordia:
dal profondo degli inferi mi hai strappato.

14Mio Dio, mi assalgono gli arroganti,
una schiera di violenti attenta alla mia vita,
non pongono te davanti ai loro occhi.
15Ma tu, Signore, Dio di pietà, compassionevole,
lento all'ira e pieno di amore, Dio fedele,
16volgiti a me e abbi misericordia:
dona al tuo servo la tua forza,
salva il figlio della tua ancella.

17Dammi un segno di benevolenza;
vedano e siano confusi i miei nemici,
perché tu, Signore, mi hai soccorso e consolato.


Isaia 44

1Ora ascolta, Giacobbe mio servo,
Israele da me eletto.
2Così dice il Signore che ti ha fatto,
che ti ha formato dal seno materno e ti aiuta:
"Non temere, Giacobbe mio servo,
Iesurùn da me eletto,
3poiché io farò scorrere acqua sul suolo assetato,
torrenti sul terreno arido.
Spanderò il mio spirito sulla tua discendenza,
la mia benedizione sui tuoi posteri;
4cresceranno come erba in mezzo all'acqua,
come salici lungo acque correnti.
5Questi dirà: Io appartengo al Signore,
quegli si chiamerà Giacobbe;
altri scriverà sulla mano: Del Signore,
e verrà designato con il nome di Israele".

6Così dice il re di Israele,
il suo redentore, il Signore degli eserciti:
"Io sono il primo e io l'ultimo;
fuori di me non vi sono dèi.
7Chi è come me? Si faccia avanti e lo proclami,
lo riveli di presenza e me lo esponga.
Chi ha reso noto il futuro dal tempo antico?
Ci annunzi ciò che succederà.
8Non siate ansiosi e non temete:
non forse già da molto tempo
te l'ho fatto intendere e rivelato?
Voi siete miei testimoni: C'è forse un dio fuori di me
o una roccia che io non conosca?".

9I fabbricatori di idoli sono tutti vanità e le loro opere preziose non giovano a nulla; ma i loro devoti non vedono né capiscono affatto e perciò saranno coperti di vergogna.10Chi fabbrica un dio e fonde un idolo senza cercarne un vantaggio?11Ecco, tutti i suoi seguaci saranno svergognati; gli stessi artefici non sono che uomini. Si radunino pure e si presentino tutti; saranno spaventati e confusi insieme.
12Il fabbro lavora il ferro di una scure, lo elabora sulle braci e gli da' forma con martelli, lo rifinisce con braccio vigoroso; soffre persino la fame, la forza gli viene meno; non beve acqua ed è spossato.13Il falegname stende il regolo, disegna l'immagine con il gesso; la lavora con scalpelli, misura con il compasso, riproducendo una forma umana, una bella figura d'uomo da mettere in un tempio.14Egli si taglia cedri, prende un cipresso o una quercia che lascia crescere robusta nella selva; pianta un frassino che la pioggia farà crescere.
15Tutto ciò diventa per l'uomo legna da bruciare; ne prende una parte e si riscalda o anche accende il forno per cuocervi il pane o ne fa persino un idolo e lo adora, ne forma una statua e la venera.16Una metà la brucia al fuoco, sulla brace arrostisce la carne, poi mangia l'arrosto e si sazia. Ugualmente si scalda e dice: "Mi riscaldo; mi godo il fuoco".17Con il resto fa un dio, il suo idolo; lo venera, lo adora e lo prega: "Salvami, perché sei il mio dio!".
18Non sanno né comprendono; una patina impedisce agli occhi loro di vedere e al loro cuore di capire.19Essi non riflettono, non hanno scienza e intelligenza per dire: "Ho bruciato nel fuoco una parte, sulle sue braci ho cotto perfino il pane e arrostito la carne che ho mangiato; col residuo farò un idolo abominevole? Mi prostrerò dinanzi ad un pezzo di legno?".20Si pasce di cenere, ha un cuore illuso che lo travia; egli non sa liberarsene e dire: "Ciò che tengo in mano non è forse falso?".

21Ricorda tali cose, o Giacobbe,
o Israele, poiché sei mio servo.
Io ti ho formato, mio servo sei tu;
Israele, non sarai dimenticato da me.
22Ho dissipato come nube le tue iniquità
e i tuoi peccati come una nuvola.
Ritorna a me, poiché io ti ho redento.
23Esultate, cieli, poiché il Signore ha agito;
giubilate, profondità della terra!
Gridate di gioia, o monti,
o selve con tutti i vostri alberi,
perché il Signore ha riscattato Giacobbe,
in Israele ha manifestato la sua gloria.

24Dice il Signore, che ti ha riscattato
e ti ha formato fino dal seno materno:
"Sono io, il Signore, che ho fatto tutto,
che ho spiegato i cieli da solo,
ho disteso la terra; chi era con me?
25Io svento i presagi degli indovini,
dimostro folli i maghi,
costringo i sapienti a ritrattarsi
e trasformo in follia la loro scienza;
26confermo la parola dei suoi servi,
compio i disegni dei suoi messaggeri.
Io dico a Gerusalemme: Sarai abitata,
e alle città di Giuda: Sarete riedificate
e ne restaurerò le rovine.
27Io dico all'oceano: Prosciugati!
Faccio inaridire i tuoi fiumi.
28Io dico a Ciro: Mio pastore;
ed egli soddisferà tutti i miei desideri,
dicendo a Gerusalemme: Sarai riedificata;
e al tempio: Sarai riedificato dalle fondamenta".


Atti degli Apostoli 28

1Una volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta.2Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un gran fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed era freddo.3Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera, risvegliata dal calore, lo morse a una mano.4Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro: "Certamente costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere".5Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male.6Quella gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza vedere succedergli nulla di straordinario, cambiò parere e diceva che era un dio.
7Nelle vicinanze di quel luogo c'era un terreno appartenente al "primo" dell'isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni.8Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbri e da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e lo guarì.9Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e venivano sanati;10ci colmarono di onori e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario.

11Dopo tre mesi salpammo su una nave di Alessandria che aveva svernato nell'isola, recante l'insegna dei Diòscuri.12Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni13e di qui, costeggiando, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l'indomani arrivammo a Pozzuoli.14Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Partimmo quindi alla volta di Roma.15I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio e prese coraggio.
16Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per suo conto con un soldato di guardia.

17Dopo tre giorni, egli convocò a sé i più in vista tra i Giudei e venuti che furono, disse loro: "Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo e contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato in mano dei Romani.18Questi, dopo avermi interrogato, volevano rilasciarmi, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte.19Ma continuando i Giudei ad opporsi, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere con questo muovere accuse contro il mio popolo.20Ecco perché vi ho chiamati, per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena".21Essi gli risposero: "Noi non abbiamo ricevuto nessuna lettera sul tuo conto dalla Giudea né alcuno dei fratelli è venuto a riferire o a parlar male di te.22Ci sembra bene tuttavia ascoltare da te quello che pensi; di questa setta infatti sappiamo che trova dovunque opposizione".

23E fissatogli un giorno, vennero in molti da lui nel suo alloggio; egli dal mattino alla sera espose loro accuratamente, rendendo la sua testimonianza, il regno di Dio, cercando di convincerli riguardo a Gesù, in base alla Legge di Mosè e ai Profeti.24Alcuni aderirono alle cose da lui dette, ma altri non vollero credere25e se ne andavano discordi tra loro, mentre Paolo diceva questa sola frase: "Ha detto bene lo Spirito Santo, per bocca del profeta Isaia, ai nostri padri:

26'Va' da questo popolo e di' loro:
Udrete con i vostri orecchi, ma non comprenderete;
guarderete con i vostri occhi, ma non vedrete.'
27'Perché il cuore di questo popolo si è indurito:
e hanno ascoltato di mala voglia con gli orecchi;
hanno chiuso i loro occhi
per non vedere con gli occhi
non ascoltare con gli orecchi,
non comprendere nel loro cuore e non convertirsi,
perché io li risani.'

28Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed essi l'ascolteranno!".29.

30Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui,31annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.


Capitolo XVIII: L’uomo non si ponga ad indagare, con animo curioso, intorno al Sacramento, ma si faccia umile imitatore di Cristo e sottometta i suoi sensi alla santa fede

Leggilo nella Biblioteca

Parola del Diletto

1. Se non vuoi essere sommerso nell'abisso del dubbio, devi guardarti dall'indagare, con inutile curiosità intorno a questo altissimo Sacramento. "Colui che pretende di conoscere la maestà di Dio, sarà schiacciato dalla grandezza di lui" (Pro 25,27). Dio può fare cose più grandi di quanto l'uomo possa capire All'uomo è consentita soltanto una pia ed umile ricerca della verità, sempre pronta ad essere illuminata, e desiderosa di muoversi entro i salutari insegnamenti dei Padri. Beata la semplicità, che tralascia le ardue strade delle disquisizioni e prosegue nel sentiero piano e sicuro dei comandamenti di Dio. Sono molti quelli che, volendo indagare cose troppo sublimi, perdettero la fede. Da te si esigono fede e schiettezza di vita, non altezza d'intelletto e capacità di penetrare nei misteri di Dio. Tu, che non riesci a conoscere e a comprendere ciò che sta più in basso di te, come potresti capire ciò che sta sopra di te? Sottomettiti a Dio, sottometti i tuoi sensi alla fede, e ti sarà dato lume di conoscenza, quale e quanto potrà esserti utile e necessario. Taluni subiscono forti tentazioni circa la fede e il Sacramento; sennonché, non a loro se ne deve fare carico, bensì al nemico. Non soffermarti su queste cose; non voler discutere con i tuoi stessi pensieri, né rispondere ai dubbi insinuati dal diavolo. Credi, invece alle parole di Dio; affidati ai santi e ai profeti (2Cor 20,20), e fuggirà da te l'infame nemico. Che il servo di Dio sopporti tali cose, talora è utile assai. Il diavolo non sottopone alle tentazioni quelli che non hanno fede, né i peccatori, che ha già sicuramente in sua mano; egli tenta, invece, tormenta, in vario modo, le persone credenti e devote.

2.  Procedi, dunque, con schietta e ferma fede; accostati al Sacramento con umile venerazione. Rimetti tranquillamente a Dio, che tutto può, quanto non riesci a comprendere: Iddio non ti inganna; mentre si inganna colui che confida troppo in se stesso. Dio cammina accanto ai semplici, si rivela agli umili, "dà lume d'intelletto ai piccoli" (Sal 118,130), apre la mente ai puri di cuore; e ritira la grazia ai curiosi e ai superbi. La ragione umana è debole e può sbagliare, mentre la fede vera non può ingannarsi. Ogni ragionamento, ogni nostra ricerca deve andare dietro alla fede; non precederla, né indebolirla. Ecco, predominano allora la fede e l'amore, misteriosamente operanti in questo santissimo ed eccellentissimo Sacramento. Il Dio eterno, immenso ed onnipotente, fa cose grandi e imperscrutabili, in cielo e in terra; e a noi non è dato investigare le meravigliose sue opere. Ché, se le opere di Dio fossero tali da poter essere facilmente comprese dalla ragione umana, non si potrebbero dire meravigliose e ineffabili.


Discorso ai fedeli della Chiesa di Cesarea

Sant'Agostino - Sant'Agostino d'Ippona

Leggilo nella Biblioteca

Emerito non può volere ciò che vuole, secondo i postulati della sapienza.

1. L'ardore della vostra carità, voi ben lo sapete, ci ricolma di gaudio. Per questo esultiamo di gioia nel Signore nostro Dio, di cui dice l'Apostolo: Egli è infatti la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo 1. Rendiamo dunque grazie allo stesso Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, il quale ci ha concesso, ancor prima di conoscere ciò che intende fare il nostro fratello Emerito, di comprendere quanto egli ami l'unità. Ma, intanto, ascoltate i principi, che Dio ha voluto farci udire direttamente dalla sua bocca. Appena entrò in questa chiesa, fermatosi nello stesso luogo in cui abbiamo iniziato la conversazione con lui, per ispirazione del Signore, che illumina il cuore e governa la lingua, ci disse: " Non posso non volere ciò che voi volete, però posso volere ciò che voglio ". Notate bene ciò che ha promesso: egli ha detto che non poteva non volere ciò che noi vogliamo; ora, se non può non volere ciò che vogliamo, è perché sa ciò che vogliamo. Noi vogliamo ciò che anche voi volete, e tutti vogliamo ciò che vuole il Signore. E ciò che vuole il Signore non è un segreto. Si legge infatti il suo testamento, con cui ci ha costituito suoi coeredi 2; in esso si dice: Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace 3. Dunque, presto o tardi, non può non volere ciò che noi vogliamo. Tuttavia, nella seconda parte della frase, egli ci frappone qualche ritardo: " Posso volere ciò che voglio ". Proprio così ha detto: " Non posso non volere ciò che voi volete, ma posso volere ciò che voglio ". Egli può volere ciò che vuole, ma non può non volere ciò che vogliamo. Vediamo, sì, ciò che egli dice di potere. Infatti adesso vuole ciò che vuole; ma ciò che ora vuole, non lo vuole Dio. Che cosa vuole, dunque, adesso? Restare separato dalla Chiesa cattolica, essere ancora in comunione con il partito di Donato, continuare nello scisma, stare ancora dalla parte di coloro che dicono: Io sono di Paolo, io invece di Apollo, e io di Cefa 4. Ma questo non lo vuole Dio, dal momento che l'Apostolo incalza: Cristo è stato forse diviso? 5. Può dunque volere ciò che vuole, ma per un tempo determinato, cioè finché dura il rispetto umano, non può volere ciò che vuole secondo i postulati della sapienza. Per il momento ecco ciò che egli vuole, e può volere ciò che vuole. Ma poiché non può non volere ciò che noi vogliamo, la smetta al più presto di volere ciò che vuole e faccia ciò che vogliamo noi! Non lasciatevi dunque turbare, fratelli, per qualche piccola dilazione, durante la quale vuole ciò che vuole; pregate piuttosto perché egli adempia ciò che ha promesso, affinché possa volere ciò che noi vogliamo. E tutti gridarono: "Che sia qui o in nessun altro luogo! ". Voi, che avete rivelato l'intimo dei vostri cuori con voci acclamanti, aiutateci anche con le vostre preghiere. Il Signore, che comanda l'unità, ha il potere di cambiare in meglio la volontà. Ciò che la vostra carità ha gridato: "Che sia qui o in nessun altro luogo! ", noi lo abbiamo riconosciuto e amiamo la voce della vostra carità per lui. Questo è ciò che anche noi - non per la prima volta, ma da sempre - pensiamo e auspichiamo. Ed è lo stesso convincimento, cosa fondamentale e necessaria, del nostro fratello e collega nell'episcopato, il vostro vescovo Deuterio. Da antica data conosciamo bene il suo animo. Insieme a noi per questo elevò fervide preghiere al Signore con il concilio, nel corso del quale abbiamo fatto una promessa a coloro che sono al di fuori [della comunione] e offerto una proposta a questo proposito. Ormai questa dichiarazione porta le nostre firme. Noi infatti non siamo così gelosi della nostra dignità episcopale, da osteggiare l'unità. Diventiamo pure inferiori nella dignità, purché siamo superiori nella carità! Sappiamo bene come sia doveroso accondiscendere alla debolezza umana, perché si realizzi l'unità.

I beni che riconosciamo ai Donatisti non sono loro ma della Chiesa.

2. Se parliamo così, fratelli, non è per insinuare che coloro che permangono nello scisma possano nutrire qualche speranza davanti al Signore. Molti infatti discutono senza comprendere bene ciò che affermano, poiché dicono: " Se sono scismatici, se sono eretici, perché li ammettono così? ". Ascoltate, fratelli miei! Se noi li ammettessimo [così come sono], allora ammetteremmo anche questo nostro fratello Emerito, buono o cattivo che sia, ma pur sempre fratello. Dico questo, perché lui sa bene che è stato detto a noi dal profeta ciò che abbiamo ripetuto loro durante la conferenza: Dite: Voi siete nostri fratelli, a coloro che vi odiano 6. Ci odiano, noi crediamo che si debba por fine a questo odio: così, finché odia, ode la parola fratello. E finché non la smetterà di odiare, questo nome sarà per lui un rimprovero. Noi, dunque, non li accettiamo così come sono: non sia mai, poiché sono eretici! Li accettiamo invece come cattolici: sono cambiati, sono accolti. Purtroppo, a causa del male che è in loro, non possiamo far valere i beni che gli riconosciamo. Infatti il male della ribellione, dello scisma, dell'eresia è un male che appartiene a loro, mentre i beni che noi gli riconosciamo non sono loro: posseggono beni di nostro Signore, posseggono beni della Chiesa. Il battesimo non è di costoro, ma di Cristo. L'invocazione del nome di Dio sul loro capo, quando sono ordinati vescovi, quell'invocazione è opera di Dio, non di Donato. Io non accetto un vescovo come tale, se, nell'atto dell'ordinazione, sul suo capo è stato invocato il nome di Donato. Nel soldato vagabondo o disertore c'è il reato di diserzione, ma il carattere militare non è del disertore, bensì dell'imperatore. Il nostro fratello non è però un disertore, non avendo potuto abbandonare ciò di cui ancora non ha fatto parte, in quanto l'errore del disertore nacque in lui quando lo segnò un altro disertore. Colui che per primo causò lo scisma e si separò dalla Chiesa cattolica con tutti quelli che trascinò con sé: ecco chi fu il disertore. Gli altri sono stati segnati dai disertori, ma non col sigillo del disertore, bensì dell'imperatore, poiché il disertore non li contrassegnò con il proprio sigillo. Che cosa intendo dire con l'espressione: il disertore non li ha contrassegnati con il proprio sigillo? Donato non ha battezzato nel nome di Donato. Se Donato, quando creò lo scisma, avesse battezzato nel nome di Donato, avrebbe impresso il carattere del disertore. E se io, nei miei appelli all'unità, trovassi il sigillo del disertore, mi adopererei per sopprimerlo, distruggerlo, abolirlo, rigettarlo, disapprovarlo, respingerlo, anatematizzarlo, condannarlo. Ora, invece, lo stesso disertore ha impresso il sigillo del suo imperatore. Il nostro Dio e Signore Gesù Cristo cerca il disertore, cancella il crimine dell'errore, ma non distrugge il suo peculiare carattere. Anch'io, quando vado incontro al mio fratello e accolgo il mio fratello errante, ciò che tengo presente è la fede nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Questo è il sigillo del mio imperatore! Questo è il carattere che ai suoi soldati o, meglio, ai suoi collaboratori egli comandò di imprimere su tutti coloro che radunavano nel suo accampamento, dicendo: Andate, battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo 7. Paolo, sapendo bene che questo era il carattere che il Signore aveva ordinato di imprimere su tutti i credenti, dice angosciato a coloro che volevano appartenere a Paolo: Forse Paolo è stato crocifisso per voi? Perché volete essere miei e non piuttosto del mio Signore? Perché volete appartenere a me e non piuttosto a colui cui anch'io appartengo? Riconoscete, considerate bene il vostro carattere: Forse è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 8. Noi dunque li accogliamo in modo tale, che non abbiano ragione alcuna di gloriarsi coloro che non accogliamo. Anche questi siano accolti, ma non si inorgogliscano; vengano pure, siano accolti! Noi non odiamo in loro ciò che è di Dio. Neppure essi odiamo, perché sono di Dio e ciò che hanno è di Dio. Sono di Dio perché sono uomini, e ogni uomo è creatura di Dio. Di Dio è ciò che hanno: il nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; il battesimo della Trinità è di Dio; di Dio è il Vangelo che possiedono, di Dio è la fede che professano.

Se non ho la carità, tutte le grandi realtà possono essere in me, ma non possono giovarmi.

3. Dunque, mi dirà qualcuno, che cosa può mancare ancora a coloro che hanno tutto questo? Tu dici: " Hanno il battesimo di Cristo ". Sì, lo dico. Tu dici: " Hanno la fede in Cristo ". Sì, lo affermo. Allora, se hanno tutto ciò, che cosa gli manca? Che cos'è il battesimo? Un mistero. Ascolta l'Apostolo: Se io conoscessi tutti i misteri. È davvero molto conoscere tutti i misteri di Dio: per quanti ne conosciamo, chi li conosce tutti? Che cosa dice l'Apostolo? Se conoscessi tutti i misteri e avessi il dono della profezia, aggiungi ancora: e tutta la scienza. " Ma " - ribatte qualcuno - " tu parlavi della fede ". Ascolta ancora: Se possedessi tutta la fede. È difficile possedere la pienezza della fede, come è difficile conoscere tutti i misteri. E che cosa vuol dire quel: Tutta, così da trasportare le montagne; ma se non avessi la carità, non sono nulla 9? Fissate, fratelli, fissate la vostra attenzione, ve ne prego, sulla parola dell'Apostolo e chiedetevi perché affrontiamo tanti pericoli e fatiche per cercare i nostri fratelli. È la carità, che trabocca dai nostri cuori, che li cerca. Per i miei fratelli e i miei amici - dice il Salmo, rivolgendosi alla santa Gerusalemme - io dirò: Su di te sia pace! 10. Vedete dunque, fratelli miei, che cosa ha detto l'Apostolo: Se conoscessi tutti i misteri, tutta la scienza, la profezia, la fede - quale fede? - così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. Non ha detto: Tutto ciò è nulla, ma: Se non avessi la carità, non sono nulla. Quale insensato potrebbe dire: " I misteri di Dio sono nulla "? Quale insensato potrebbe dire: " La profezia è nulla, la scienza è nulla, la fede è nulla "? Non si dice che esse non sono nulla; ma poiché sono grandi realtà, io, che possiedo cose grandi, se non ho la carità, non sono nulla. Esse sono grandi e io possiedo realtà eccelse, eppure io non sono nulla, se non ho la carità, per mezzo della quale mi possono giovare le grandi realtà. Infatti, se non ho la carità, esse possono essere in me, ma non possono giovarmi.

Il sacramento può essere anche in chi è fuori, ma non può procurare la salvezza.

4. Allora fai attenzione, fratello; ascoltami, ti supplico. Tu mi domandi: Perché mi cerchi? Io ti rispondo: Perché sei mio fratello! Tu insisti e dici: Se mi sono perduto, perché mi cerchi? E io ti rispondo: Se non ti fossi perduto, non ti cercherei. Perché mi cerchi, mi dici? Se sono perduto, perché mi cerchi? E io ti rispondo: Ti cerco perché ti sei perduto. E per qual motivo ti cerco, con quale finalità ti cerco? È perché, una buona volta, mi si dica: Tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato 11. Tu mi rispondi e dici: Ma io possiedo il sacramento. D'accordo, lo possiedi e lo riconosco; è precisamente per questo che ti cerco. Tu hai aggiunto una motivazione determinante perché io ti cerchi con maggiore diligenza. Sei infatti una pecora del gregge del mio Signore; ti sei smarrita con il suo marchio. Per questo ti cerco di più, perché tu hai il mio identico contrassegno. Perché non possediamo l'unica Chiesa? Abbiamo un identico contrassegno; perché non ci troviamo nell'unico ovile? Per questo ti cerco, affinché questo sacramento sia per te un mezzo di salvezza, non un motivo di condanna. Non sai che il disertore è condannato per la sua divisa, che è titolo di onore per il buon soldato? Per questo precisamente ti cerco, perché tu non perisca con quel marchio. Questo è infatti segno di salvezza, se tu possiedi la salvezza, se hai la carità. Questo segno, se tu sei fuori, può sì essere in te, ma non ti può procurare la salvezza. Vieni, affinché ti sia utile ciò che già avevi; non per ricevere ciò che tu avevi, ma per cominciare a trarre profitto da ciò che avevi e per ricevere ciò che non avevi. Tu certo avevi il contrassegno della pace, ma ti mancava proprio la pace. In quella casa, cioè in te, abitava la discordia, anche se sul limitare era iscritto il titolo della pace. Io riconosco l'iscrizione, ma cerco l'inquilino. Leggo il titolo della pace: Battesimo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. È un titolo di pace, lo leggo; ma cerco chi vi abita. Mi aspetto di vedere un mio fratello, poiché riconosco il titolo della pace. Questo titolo lo possiedo anch'io; voglio dunque entrare. Che cosa significa: Voglio entrare? Ricevimi come un fratello, affinché possiamo pregare insieme il Padre. " Con te non prego ". C'è il titolo della pace e mi contraddice la discordia? Certamente mi adopererò con l'aiuto del Signore per cacciar fuori la discordia, cattiva inquilina, e introdurre la pace, legittima proprietaria. Quando infatti espello la discordia, introduco la pace: perché mai dovrei deporre i titoli della pace?. Dichiaro apertamente al mio Signore: " O Cristo, che sei la nostra pace, che hai fatto di due un popolo solo 12, rendici una cosa sola, affinché possiamo con verità cantare: Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! 13 Introduci la concordia, espelli la discordia; entra tu stesso nella casa dei tuoi titoli. Resta solo tu, nessun altro si installi ingannando con i tuoi titoli. Cambia il cuore di questo contestatore, tu, che sulla croce, nel giro di un'ora, hai trasformato il ladrone! " 14.

Noi che adoriamo un unico Padre, riconosciamo un'unica Madre.

5. Allora, vediamo bene ciò che tu hai. Tu dici: " Io ho il sacramento, ho il battesimo ". Se io ti dirò: " Provalo! ", tu mi mostri ciò che hai ricevuto, dici la tua professione di fede, confessi ciò in cui credi. Lo riconosco, non lo cambio, non lo respingo; non sia mai che, per salvare il disertore, io arrechi ingiuria all'imperatore. Dunque, tu mi hai dimostrato che possiedi il sacramento; esponendo il mistero, mi hai dimostrato che hai la fede. Ora dammi la prova che possiedi la carità: mantieni l'unità! Non voglio che tu mi dica: "Ho la carità ". Me ne devi fornire la prova! Abbiamo un solo Padre: preghiamo insieme! E quando preghi, dimmi, che cosa dici? Padre nostro, che sei nei cieli 15. Siano rese grazie a Dio! Secondo l'insegnamento di nostro Signore tu hai aggiunto: che sei nei cieli. Ciascuno di noi aveva il proprio padre sulla terra, ma tutti insieme ne troviamo uno solo nei cieli. Padre nostro che sei nei cieli: è proprio lui che invochi come Padre. Il nostro Padre ha voluto avere una sola Sposa. Dunque, noi che adoriamo un unico Padre, perché non riconosciamo un'unica Madre? Se tu sostieni di essere nato da un'altra madre, vuol dire che essa ti ha generato da un altro grembo. Quanto ho appena detto, non tutti avete potuto comprenderlo. Noi sappiamo che talvolta, per volontà delle legittime spose, sono stati associati nella stessa eredità anche i figli illegittimi. Questo lo effettuò la volontà della sposa. Per esempio, Ismaele è stato diseredato. Sara lo aveva dato alla luce, anche se attraverso il grembo di un'altra donna. Sara l'aveva generato con il grembo di un'altra, ma con decisione personale. Disse infatti: Voglio che tu mi dia dei figli attraverso lei, e così fece Abramo 16. La moglie infatti non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma la sposa 17. Infatti, Ismaele sarebbe stato figlio se non si fosse insuperbito; per il suo orgoglio fu diseredato. La serva aveva alzato la testa, al punto di far dire: Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco 18. Vuoi tu conoscere la forza della pace, il potere della concordia, l'efficacia dell'umiltà, e quale ostacolo sia la superbia? Questa ha diseredato Ismaele, mentre sappiamo che i figli delle serve di Giacobbe, nati anch'essi per volontà delle sue legittime spose, appunto i figli delle serve di Giacobbe sappiamo che furono chiamati a far parte dell'unica eredità. È per questo che furono elevati tutti e dodici al rango di patriarchi; nessuno fu separato dall'altro per la diversità del grembo materno, perché la carità li associò tutti. Che importa dunque dove hai ricevuto il battesimo? Il battesimo è mio, ti dice Sara; il battesimo è mio, ti dice Rachele. Non ti inorgoglire, vieni all'eredità, tanto più che questa eredità non è quella terra, che fu data ai figli di Giacobbe. Ai figli di Israele è stata data la terra; ma quanto più crescevano i proprietari, tanto più la loro parte si assottigliava. La nostra eredità si chiama: pace; leggo il testamento: Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace 19. Custodiamo insieme questo bene che non può essere diviso. Essa non si riduce per il numero dei possessori, per molti che siano; come è stato promesso: Così sarà la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni 20. Si dice anche nell'Apocalisse: Vidi molti, avvolti in vesti candide, che portavano palme nelle mani, e nessuno poteva contarli, provenienti da tutte le nazioni 21. Vengano, possiedano la pace. La nostra proprietà non si assottiglia; solo la divisione ne provoca la riduzione. Ecco, fratelli miei, il motivo per cui ci troviamo ancora in angustie: il dissenso del nostro fratello. Che egli trovi l'accordo con noi nella pace, ed ecco, si è fatto un spazio molto largo!

Il martirio fuori della Chiesa non serve alla salvezza.

6. Ma, che fare, se non sopportare la debolezza del fratello, senza perdere la speranza? Questo mio sudore, crediamolo, darà i suoi frutti. Il Signore nostro Dio, il quale ha voluto che io venissi a voi, che ci ha ordinato di andare in cerca di lui, che ha predisposto ogni cosa perché intanto potessimo incontrarlo a faccia a faccia, farà sì che incontriamo anche il suo cuore, grazie alle vostre preghiere, rallegrandoci per la sua rappacificazione e ringraziando Dio perché lo ha salvato: bene, che non può possedere se non nella Chiesa cattolica. Al di fuori della Chiesa cattolica può tutto, fuorché la salvezza: può avere la dignità episcopale, può possedere i sacramenti, può cantare l'alleluia, può rispondere amen, può custodire il Vangelo, può avere il dono della fede e predicare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ma da nessuna parte potrà trovare la salvezza se non nella Chiesa cattolica. Passano infatti tutte queste cose, fratelli miei. Lui adesso crede di farsi grande davanti ai suoi, se non si trova d'accordo con la Chiesa: così sarà chiamato martire del partito di Donato. Dio non lo permetta! Sia sradicata dal suo cuore, nel nome del Signore, quest'arroganza. Anche lui conosce bene questo passo e lo legge: Se dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova 22. Io non dico: se lui si vanta di aver subìto qualche maltrattamento o qualche danno di ordine materiale per la sua appartenenza al partito di Donato, non gli giova a nulla. Dico di più: Se subisce al di fuori della Chiesa la persecuzione da parte di un nemico di Cristo, non da parte di un fratello cattolico che cerca di assicurargli la salvezza; ribadisco: se al di fuori della Chiesa è perseguitato da un nemico di Cristo, e questo nemico, che è al di fuori della Chiesa di Cristo di Cristo, gli dicesse: Offri l'incenso agli idoli, adora le mie divinità, e non volendo adorarli venisse ucciso dal nemico di Cristo, può pure versare il suo sangue, ma non può ricevere la corona.

Ceciliano vittima della persecuzione donatista.

7. Essi sanno bene, quando presero parte con noi alla conferenza tenuta a Cartagine, come siano stati costretti a confessare le persecuzioni che i loro antenati hanno fatto subire al vescovo Ceciliano. Fu allora che, in pieno disaccordo con la Chiesa cattolica, crearono lo scisma. Sì, lo perseguitarono i loro antenati, cioè coloro che per primi formarono il partito di Donato hanno perseguitato Ceciliano. Lo trascinarono, mossi da zelo persecutorio, fino al tribunale dell'imperatore. Presentarono all'imperatore le loro accuse, del tutto infondate. L'imperatore ordinò che si istruisse la causa ed essa si celebrò davanti a un tribunale di vescovi: le loro accuse si rivelarono false, Ceciliano fu assolto. Ma essi non cessarono di perseguitarlo, anzi, si appellarono più volte all'imperatore, finché essi lo designarono in seguito giudice della causa. Lui in persona presenziò alle udienze, ascoltò le due parti e istruì la causa. Terminata l'istruttoria, l'imperatore dichiarò innocente Ceciliano. Quando contestammo loro questo fatto, si rivoltarono contro di noi affermando che l'imperatore aveva condannato Ceciliano all'esilio. E questo è falso. Tuttavia osservate bene le loro argomentazioni: che cioè Ceciliano, in seguito alle accuse dei loro antenati, era stato deferito al tribunale dell'imperatore ed esiliato. Abbiamo letto gli atti: gli interventi sono dello stesso Emerito, si conserva la firma autografa di lui che sottoscrive le proprie dichiarazioni. Fate bene attenzione, ve ne prego, e giudicate ora la nostra causa. È certo che i loro antenati hanno perseguitato Ceciliano, è certo che lo hanno trascinato davanti all'imperatore, è altrettanto certo che fecero di tutto per farlo condannare. Non voglio insistere sul fatto che non sia stato condannato, neppure voglio ribadire che è stato assolto perché innocente. Atteniamoci alle loro asserzioni. Quando essi lo perseguitavano, quando si adoperarono per farlo condannare, che cos'era allora Ceciliano? Quando subiva persecuzione da parte dei loro antenati, che cos'era? Ditemelo: che cos'era? Era cristiano? Era cattolico? Che cos'era, insomma? Essi non dicono: non era cattolico, ma: era un criminale. Dunque, i criminali possono subire persecuzione da parte dei santi. Ebbene, ammettiamo pure questo: Ceciliano, che subiva una persecuzione, era un criminale. Anche qui non dico: mentivano, ma: Si ingannavano; per metterci d'accordo con loro, dico: Era un criminale. Bene, ma coloro che lo perseguitavano, che cos'erano? A te la scelta! Se erano iniqui, abbandona gli iniqui, vieni fra noi; se invece erano santi, può capitare che i santi perseguitino l'iniquo. Allora, non prendertela con noi se perseguitiamo; non dire: " Voi siete ingiusti perché perseguitate altri ". Voi infatti avete già dimostrato che si può dare il caso, in cui i giusti perseguitino l'ingiusto. È possibile o no? Mi si risponda o l'uno o l'altro. Se non può succedere, perché i vostri hanno perseguitato Ceciliano? Se invece può succedere, perché ti stupisci? Perché esalti la pena senza mostrarne la causa? Dice il Signore: Beati i perseguitati; aggiungi: per causa della giustizia 23 ed hai escluso i briganti, hai escluso gli operatori di malefici, hai escluso gli adùlteri, hai escluso gli empi, hai escluso i sacrileghi, hai escluso gli eretici. Costoro subiscono persecuzione, ma non per causa della giustizia.

Differente il modo di perseguitare dei Cattolici e quello dei Donatisti.

8. D'altra parte, che tipo di persecuzione subisce il nostro fratello, lui che è stato condotto davanti a noi? Essa è una persecuzione ben più gloriosa, sì, e io ne sono onorato. Mi biasimi pure chi vuole: io faccio professione di una simile persecuzione. Leggo nel Salmo: Chi calunnia in segreto il suo prossimo, io lo perseguitavo 24. Se giustamente perseguito chi calunnia occultamente il prossimo, a maggior diritto potrò perseguire chi insulta pubblicamente la Chiesa di Dio, e va dicendo: " Non è lei ", oppure: " È la nostra, è quella del nostro partito ", oppure: " Quella è una prostituta ". Dunque, non dovrò perseguire chi insulta la Chiesa? Certamente lo perseguiterò, poiché io sono membro della Chiesa. Sì, lo perseguiterò proprio perché sono figlio della Chiesa. Io mi servo della voce della stessa Chiesa, e proprio lei dice per mezzo mio nel Salmo: Inseguirò i miei nemici e li raggiungerò, non tornerò senza averli annientati 25. Siano annientati in ciò che essi hanno di male, progrediscano sempre più nel bene! Fratelli, non crediate che sia stato fatto qualcosa di inusitato al nostro fratello. Quando il partito di Donato spadroneggiava a Costantina, bloccò un laico, nostro catecumeno e nato da genitori cattolici, di nome Petiliano. Lo oppresse mentr'era contrario, lo inseguì quando fuggì, lo scoprì nel suo nascondiglio, lo trasse fuori terrorizzato, lo battezzò tremante, lo ordinò contro sua volontà. Ecco quale violenza egli esercitò su uno dei nostri! Esso lo rapì per dargli la morte: noi invece non lo cerchiamo forse per condurlo alla salvezza?.

La voce dell'uomo colpisce l'orecchio del corpo, la voce di Dio l'orecchio dell'anima.

9. Ho detto queste cose alla vostra Carità, per rispondere a quel grido che avete lanciato: " Che sia qui o in nessun'altra parte! " 26. È proprio ciò che vogliamo anche noi, che sia qui, qui, ma nella pace; " qui, qui ", ma nell'unità; " qui, qui ", ma nella società della carità. Allora sarà veramente " qui ". Poiché, [se non sarà così], meglio " in nessun'altra parte " che " qui ". Ma il Signore concederà che sia " qui " piuttosto che " in nessun'altra parte ". E se non sarà qui, Dio non permetta che non sia neppure altrove. Non sia mai: O qui o altrove. Lo avete inteso; lo ha inteso! Ciò che Dio ha operato nella sua anima, lui lo sa. Noi infatti dall'esterno colpiamo l'udito, lui sa parlare dentro. Egli nell'intimo predica la pace e la predica senza posa, purché ci poniamo in ascolto. La sua misericordia non verrà meno, grazie alle vostre preghiere, perché il nostro lavoro sia fruttuoso. Comunque, se oggi Emerito non prende la decisione di entrare nella nostra comunione, non solo non dobbiamo stancarci, ma al contrario dobbiamo insistere con ogni mezzo a disposizione, e anche in questo non dobbiamo stancarci mai. Possiamo differire il momento, ma non possiamo né dobbiamo desistere dal nostro tentativo. Ci verrà in aiuto colui che lo ha già condotto qui accanto a noi, per concederci di gioire con lui nell'unità, insieme a voi, e nella sua pace.

Note:


1 - Ef 2, 14.

2 - Cf. Rm 8, 17.

3 - Gv 14, 27.

4 - 1 Cor 1, 12.

5 - 1 Cor 1, 13.

6 - Is 66, 5.

7 - Mt 28, 19.

8 - 1 Cor 1, 13.

9 - 1 Cor 13, 2.

10 - Sal 121, 8.

11 - Lc 15, 32.

12 - Cf. Ef 2, 14.

13 - Sal 132, 1.

14 - Cf. Lc 23, 40-43.

15 - Mt 6, 9.

16 - Cf. Gn 16, 2-4.

17 - 1 Cor 7, 4.

18 - Gn 21, 10.

19 - Gv 14, 27.

20 - Gn 22, 17-18.

21 - Ap 7, 9.

22 - 1 Cor 13, 3.

23 - Mt 5, 10.

24 - Sal 100, 5.

25 - Sal 17, 38.

26 - Vedi supra, 1.


Capitolo LV: La corruzione della natura e la potenza della grazia divina

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

Leggilo nella Biblioteca

1. O Signore mio Dio, che mi hai creato a tua immagine e somiglianza, concedimi questa grazia grande, indispensabile per la salvezza, come tu ci hai rivelato; così che io possa superare la mia natura, tanto malvagia, che mi trae al peccato e alla perdizione. Ché, nella mia carne, io sento, contraria alla "legge della mia ragione, la legge del peccato" (Rm 7,23), la quale mi fa schiavo e di frequente mi spinge ad obbedire ai sensi. E io non posso far fronte alle passioni peccaminose, provenienti da questa legge del peccato, se non mi assiste la tua grazia santissima, infusa nel mio cuore, che ne avvampa. Appunto una tua grazia occorre, una grazia grande, per vincere la natura, sempre proclive al male, fin dal principio. Infatti, per colpa del primo uomo Adamo, la natura decadde, corrotta dal peccato; e la triste conseguenza di questa macchia passò in tutti gli uomini, talché quella "natura", da te creata buona e retta, ormai è intesa come "vizio e debolezza della natura corrotta". Così, per la libertà che le è lasciata, la natura trascina verso il male e verso il basso. E quel poco di forza che rimane nella natura è come una scintilla coperta dalla cenere. E' questa la ragione naturale, che, pur se circondata da oscurità, è ancora capace di giudicare il bene ed il male, e di separare il vero dal falso; anche se non riesce a compiere tutto quello che riconosce come buono, anche se non possiede la pienezza del lume della verità e la perfetta purezza dei suoi affetti. E' per questo, o mio Dio, che "nello spirito, mi compiaccio della tua legge" (Rm 7,22), sapendo che il tuo comando è buono, giusto e santo, tale che ci invita a fuggire ogni male e ogni peccato. Invece, nella carne, io mi sottometto alla legge del peccato, obbedendo più ai sensi che alla ragione. E' per questo che "volere il bene mi è facile, ma a compiere il bene non riesco" (Rm 7,18). E' per questo che vado spesso proponendomi molte buone cose; ma mi manca la grazia che mi aiuti nella mia debolezza, e mi ritiro e vengo meno anche per una piccola difficoltà. E' per questo che mi avviene di conoscere la via della perfezione e di vedere con chiarezza quale debba essere la mia condotta; ma poi, schiacciato dal peso della corruzione dell'umanità, non riesco a salire a cose più elevate.

2. La tua grazia, o Signore, mi è davvero massimamente necessaria per cominciare, portare avanti e condurre a compimento il bene: "senza di essa non posso far nulla" (Gv 15,5), "mentre tutto posso in te" che mi dai forza, con la tua grazia (Fil 4,13). Grazia veramente di cielo, questa; mancando la quale i nostri meriti sono un nulla, e un nulla si devono considerare anche i doni naturali. Abilità e ricchezza, bellezza e forza, intelligenza ed eloquenza, nulla valgono presso di te, o Signore, se manca la grazia. Ché i doni di natura li hanno sia i buoni che i cattivi; mentre dono proprio degli eletti è la grazia, cioè l'amore di Dio. Rivestiti di tale grazia, gli eletti sono ritenuti degni della vita eterna. Tutto sovrasta, questa grazia; tanto che né il dono della profezia, né il potere di operare miracoli, né la più alta contemplazione non valgono nulla, senza di essa. Neppure la fede, neppure la speranza, né le altre virtù sono a te accette, senza la carità e la grazia.

3. O grazia beata, che fai ricco di virtù chi è povero nello spirito e fai ricco di molti beni chi è umile di cuore, vieni, discendi in me, colmami, fin dal mattino della tua consolazione, cosicché l'anima mia non venga meno per stanchezza e aridità interiore! Ti scongiuro, o Signore: che io trovi grazia ai tuoi occhi. La tua gloria mi basta (2Cor 12,9), pur se non otterrò tutto quello cui tende la natura umana. Anche se sarò tentato e angustiato da molte tribolazioni, non temerò alcun male, finché la tua grazia sarà con me. Essa mi dà forza, guida ed aiuto; vince tutti i nemici, è più sapiente di tutti i sapienti. Essa è maestra di verità e di vita, luce del cuore, conforto nell'afflizione. Essa mette in fuga la tristezza, toglie il timore, alimenta la pietà, genera le lacrime. Che cosa sono io mai, senza la grazia, se non un legno secco, un ramo inutile, da buttare via? "La tua grazia, dunque, o Signore, mi preceda sempre e mi segua, e mi conceda di essere sempre pronto a operare, per Gesù Cristo, Figlio tuo. Amen. (Messale Romano, oremus della XVI domenica dopo Pentecoste).


12-152 Febbraio 16, 1921 Per entrare nel Divin Volere, la creatura non deve fare altro che togliere la pietruzza della sua volontà.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Mentre pensavo al santo Voler Divino, il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, per entrare nel mio Volere non ci sono vie, né porte, né chiavi, perché il mio Volere si trova dappertutto, scorre sotto dei piedi, a destra ed a sinistra e sopra il capo, dovunque; non deve fare altro la creatura che togliere la pietruzza della sua volontà; ad onta che sta nel mio volere, non prende parte, né gode dei suoi effetti, rendendosi come estranea nel mio Volere, perché la pietruzza della sua volontà impedisce, come all’acqua di scorrere dal lido per correre altrove perché le pietre la impediscono. Ma se l’anima toglie la pietruzza della sua volontà, nel medesimo istante lei scorre in Me ed Io in lei; trova tutti i miei beni a sua disposizione, forza, luce, aiuto, ciò che vuole. Ecco perciò non ci sono vie, né porte, né chiavi, basta che si voglia e tutto è fatto, il mio Volere prende l’impegno di tutto e di darle ciò che le manca, e la fa spaziare nei confini interminabili della mia Volontà. Tutto il contrario per le altre virtù, quanti sforzi ci vogliono, quanti combattimenti, quante vie lunghe, e mentre pare che la virtù le sorrida, una passione un po’ violenta, una tentazione, un incontro inaspettato, la sbalzano indietro e la mettono da capo a far la via”.