Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

L'uomo, se potesse dominare il mondo intero, lo farebbe. Sente una insaziabile sete di potere, è sempre in guerra di concorrenza per accaparrarsi i primi posti. Tutto ciò che minaccia di eclissare la sua immagine è qualificato come nemico. Vive pieno di deliri e allucinazioni: crede di amare, ma in realtà  ama se stesso; più ha, più desidera di avere e la sua avidità  aumenta. A causa del suo pazzo desiderio di mettersi al di sopra di tutti, l'uomo castiga sé stesso con rancori, invidie, ansie ed inutili preoccupazioni. Solo quando il cuore dell'uomo sarà  liberato da egoismo, da cupidigia ed avidità , Dio potrà  farsi strada in lui senza difficoltà . La liberazione interiore passa sempre attraverso il sentiero regale dell'umiltà . (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 19° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 6

1Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.2Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?3Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui.4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua".5E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.6E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.
7Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.8E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;9ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.10E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.11Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro".12E partiti, predicavano che la gente si convertisse,13scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

14Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui".15Altri invece dicevano: "È Elia"; altri dicevano ancora: "È un profeta, come uno dei profeti".16Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!".

17Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata.18Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello".19Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva,20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
21Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò".23E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno".24La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista".25Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista".26Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.27Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.28La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.29I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.32Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.34Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: "Questo luogo è solitario ed è ormai tardi;36congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare".37Ma egli rispose: "Voi stessi date loro da mangiare". Gli dissero: "Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?".38Ma egli replicò loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere". E accertatisi, riferirono: "Cinque pani e due pesci".39Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde.40E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta.41Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti.42Tutti mangiarono e si sfamarono,43e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

45Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla.46Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare.47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra.48Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma", e cominciarono a gridare,50perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: "Coraggio, sono io, non temete!".51Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi,52perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.

53Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret.54Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe,55e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse.56E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.


Secondo libro dei Re 2

1Poi, volendo Dio rapire in cielo in un turbine Elia, questi partì da Gàlgala con Eliseo.2Elia disse a Eliseo: "Rimani qui, perché il Signore mi manda fino a Betel". Eliseo rispose: "Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò". Scesero fino a Betel.3I figli dei profeti che erano a Betel andarono incontro a Eliseo e gli dissero: "Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo padrone?". Ed egli rispose: "Lo so anch'io, ma non lo dite".4Elia gli disse: "Eliseo, rimani qui, perché il Signore mi manda a Gèrico". Quegli rispose: "Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò". Andarono a Gèrico.5I figli dei profeti che erano in Gèrico si avvicinarono a Eliseo e gli dissero: "Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo padrone?". Rispose: "Lo so anch'io, ma non lo dite".6Elia gli disse: "Rimani qui, perché il Signore mi manda al Giordano". Quegli rispose: "Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò". E tutti e due si incamminarono.
7Cinquanta uomini, tra i figli dei profeti, li seguirono e si fermarono a distanza; loro due si fermarono sul Giordano.8Elia prese il mantello, l'avvolse e percosse con esso le acque, che si divisero di qua e di là; i due passarono sull'asciutto.9Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: "Domanda che cosa io debba fare per te prima che sia rapito lontano da te". Eliseo rispose: "Due terzi del tuo spirito diventino miei".10Quegli soggiunse: "Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso; in caso contrario non ti sarà concesso".11Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo.12Eliseo guardava e gridava: "Padre mio, padre mio, cocchio d'Israele e suo cocchiere". E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi.13Quindi raccolse il mantello, che era caduto a Elia, e tornò indietro, fermandosi sulla riva del Giordano.
14Prese il mantello, che era caduto a Elia, e colpì con esso le acque, dicendo: "Dove è il Signore, Dio di Elia?". Quando ebbe percosso le acque, queste si separarono di qua e di là; così Eliseo passò dall'altra parte.15Vistolo da una certa distanza, i figli dei profeti di Gèrico dissero: "Lo spirito di Elia si è posato su Eliseo". Gli andarono incontro e si prostrarono a terra davanti a lui.16Gli dissero: "Ecco, fra i tuoi servi ci sono cinquanta uomini di valore; vadano a cercare il tuo padrone nel caso che lo spirito del Signore l'avesse preso e gettato su qualche monte o in qualche valle". Egli disse: "Non mandateli!".17Ma essi insistettero tanto che egli confuso disse: "Mandateli!". Mandarono cinquanta uomini che cercarono per tre giorni, ma non lo trovarono.18Tornarono da Eliseo, che stava in Gèrico. Egli disse loro: "Non vi avevo forse detto: Non andate?".
19Gli abitanti della città dissero a Eliseo: "Ecco è bello soggiornare in questa città, come tu stesso puoi constatare, signore, ma l'acqua è cattiva e la terra è sterile".20Ed egli disse: "Prendetemi una pentola nuova e mettetevi del sale". Gliela portarono.21Eliseo si recò alla sorgente dell'acqua e vi versò il sale, pronunziando queste parole: "Dice il Signore: Rendo sane queste acque; da esse non si diffonderanno più morte e sterilità".22Le acque rimasero sane fino ad oggi, secondo la parola pronunziata da Eliseo.
23Di lì Eliseo andò a Betel. Mentre egli camminava per strada, uscirono dalla città alcuni ragazzetti che si burlarono di lui dicendo: "Vieni su, pelato; vieni su, calvo!".24Egli si voltò, li guardò e li maledisse nel nome del Signore. Allora uscirono dalla foresta due orse, che sbranarono quarantadue di quei fanciulli.25Di là egli andò al monte Carmelo e quindi tornò a Samaria.


Salmi 69

1'Al maestro del coro. Su "I gigli". Di Davide.'

2Salvami, o Dio:
l'acqua mi giunge alla gola.
3Affondo nel fango e non ho sostegno;
sono caduto in acque profonde
e l'onda mi travolge.
4Sono sfinito dal gridare,
riarse sono le mie fauci;
i miei occhi si consumano
nell'attesa del mio Dio.
5Più numerosi dei capelli del mio capo
sono coloro che mi odiano senza ragione.
Sono potenti i nemici che mi calunniano:
quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?

6Dio, tu conosci la mia stoltezza
e le mie colpe non ti sono nascoste.
7Chi spera in te, a causa mia non sia confuso,
Signore, Dio degli eserciti;
per me non si vergogni
chi ti cerca, Dio d'Israele.

8Per te io sopporto l'insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
9sono un estraneo per i miei fratelli,
un forestiero per i figli di mia madre.

10Poiché mi divora lo zelo per la tua casa,
ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
11Mi sono estenuato nel digiuno
ed è stata per me un'infamia.

12Ho indossato come vestito un sacco
e sono diventato il loro scherno.
13Sparlavano di me quanti sedevano alla porta,
gli ubriachi mi dileggiavano.

14Ma io innalzo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza;
per la grandezza della tua bontà, rispondimi,
per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.
15Salvami dal fango, che io non affondi,
liberami dai miei nemici
e dalle acque profonde.
16Non mi sommergano i flutti delle acque
e il vortice non mi travolga,
l'abisso non chiuda su di me la sua bocca.

17Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.
18Non nascondere il volto al tuo servo,
sono in pericolo: presto, rispondimi.

19Avvicinati a me, riscattami,
salvami dai miei nemici.
20Tu conosci la mia infamia,
la mia vergogna e il mio disonore;
davanti a te sono tutti i miei nemici.
21L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno.
Ho atteso compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
22Hanno messo nel mio cibo veleno
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

23La loro tavola sia per essi un laccio,
una insidia i loro banchetti.
24Si offuschino i loro occhi, non vedano;
sfibra per sempre i loro fianchi.

25Riversa su di loro il tuo sdegno,
li raggiunga la tua ira ardente.
26La loro casa sia desolata,
senza abitanti la loro tenda;
27perché inseguono colui che hai percosso,
aggiungono dolore a chi tu hai ferito.
28Imputa loro colpa su colpa
e non ottengano la tua giustizia.
29Siano cancellati dal libro dei viventi
e tra i giusti non siano iscritti.

30Io sono infelice e sofferente;
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
31Loderò il nome di Dio con il canto,
lo esalterò con azioni di grazie,
32che il Signore gradirà più dei tori,
più dei giovenchi con corna e unghie.

33Vedano gli umili e si rallegrino;
si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
34poiché il Signore ascolta i poveri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
35A lui acclamino i cieli e la terra,
i mari e quanto in essi si muove.

36Perché Dio salverà Sion,
ricostruirà le città di Giuda:
vi abiteranno e ne avranno il possesso.
37La stirpe dei suoi servi ne sarà erede,
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.


Salmi 95

1Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
2Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

3Poiché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
4Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
5Suo è il mare, egli l'ha fatto,
le sue mani hanno plasmato la terra.

6Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
7Egli è il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

8Ascoltate oggi la sua voce:
"Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
9dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere.

10Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie;
11perciò ho giurato nel mio sdegno:
Non entreranno nel luogo del mio riposo".


Isaia 35

1Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
2Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saròn.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
3Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
4Dite agli smarriti di cuore:
"Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi".
5Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
6Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
7La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso si muterà in sorgenti d'acqua.
I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli
diventeranno canneti e giuncaie.
8Ci sarà una strada appianata
e la chiameranno Via santa;
nessun impuro la percorrerà
e gli stolti non vi si aggireranno.
9Non ci sarà più il leone,
nessuna bestia feroce la percorrerà,
vi cammineranno i redenti.
10Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.


Atti degli Apostoli 10

1C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica,2uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio.3Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: "Cornelio!".4Egli lo guardò e preso da timore disse: "Che c'è, Signore?". Gli rispose: "Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio.5E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro.6Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare".7Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e,8spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.
9Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare.10Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi.11Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi.12In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo.13Allora risuonò una voce che gli diceva: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia!".14Ma Pietro rispose: "No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo".15E la voce di nuovo a lui: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano".16Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo.17Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso.18Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà.19Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: "Ecco, tre uomini ti cercano;20alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati".21Pietro scese incontro agli uomini e disse: "Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?".22Risposero: "Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli".23Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono.24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi.25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo.26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati: anch'io sono un uomo!".27Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro:28"Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo.29Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?".30Cornelio allora rispose: "Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste31e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio.32Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare.33Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato".

34Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che 'Dio non fa preferenze di persone',35ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto.36Questa è 'la parola che egli ha inviato' ai figli d'Israele, 'recando la buona novella' della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti.37Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni;38cioè come 'Dio consacrò in Spirito Santo' e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.39E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce,40ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse,41non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.42E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.43Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome".

44Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso.45E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo;46li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio.47Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?".48E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.


Capitolo III: Utilità della Comunione frequente

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Parola del discepolo

1. Ecco, io vengo a te, o Signore, per trarre beneficio dal tuo dono e ricevere allegrezza al banchetto santo, "che, nella tua bontà, o Dio, hai preparato al misero" (Sal 67,11). Ecco, quanto io posso e debbo desiderare sta tutto in te; tu sei la mia salvezza, la redenzione, la speranza, la fortezza, la maestà e la gloria. "Ricolma dunque oggi di letizia l'anima del tuo servo, perché, o Signore Gesù, a te ho innalzato l'anima mia" (Sal 85,4). Ardentemente desidero ora riceverti, con devozione e venerazione; desidero introdurti nella mia casa, per meritare, come Zaccheo, di essere da te benedetto e di essere annoverato tra i figli d'Abramo. L'anima mia ha fame del tuo corpo; il mio cuore arde di farsi una cosa sola con te. Dammi in dono te stesso, e mi basta; poiché non c'è consolazione che abbia valore, fuori di te. Non posso stare senza di te; non riesco a vivere senza la tua presenza. E così occorre che io mi accosti frequentemente a te, ricevendoti come mezzo della mia salvezza. Che non mi accada di venir meno per strada, se fossi privato di questo cibo celeste. Tu stesso, o Gesù tanto misericordioso, predicando alle folle e guarendo varie malattie, dicesti una volta: "non li voglio mandare alle loro case digiuni, perché non vengano meno per strada" (Mt 15,32). Fa', dunque, la stessa cosa ora con me; tu, che, per dare conforto ai fedeli, hai lasciato te stesso in sacramento. Sei tu, infatti, il soave ristoro dell'anima; e chi ti mangia degnamente sarà partecipe ed erede della gloria eterna. Poiché, dunque, io cado tanto spesso in peccato, e intorpidisco e vengo meno tanto facilmente, è veramente necessario che, pregando, confessandomi frequentemente e prendendo il santo cibo del tuo corpo, io mi rinnovi, mi purifichi e mi infiammi; cosicché non avvenga che, per una prolungata astinenza, io mi allontani dal mio santo proposito. In verità, "i sensi dell'uomo, fin dall'adolescenza, sono proclivi al male" (Gn 8,21); tosto egli cade in mali peggiori, se non lo soccorre la medicina celeste. Ed è appunto la santa Comunione che distoglie l'uomo dal male e lo rafforza nel bene. Che se ora sono così spesso svogliato e tiepido nella Comunione o nella celebrazione della Messa, che cosa sarebbe di me, se non prendessi questo rimedio e non cercassi un così grande aiuto? Anche se non mi sento sempre degno e pienamente disposto a celebrare, farò in modo di ricevere, in tempi opportuni, questi divini misteri e di rendermi partecipe di una grazia così grande. Giacché la principale, anzi l'unica, consolazione dell'anima fedele - finché va peregrinando, lontana da te, entro il corpo mortale - consiste proprio in questo, nel ricordarsi frequentemente del suo Dio e nel ricevere, in spirito di devozione, il suo diletto.

2. Oh!, meravigliosa degnazione della tua misericordia verso di noi, che tu, Signore Dio, creatore e vivificatore di tutti gli spiriti celesti, ti abbassi a venire in questa anima poveretta, saziando la sua fame con la tua divinità e insieme con la tua umanità. Felice quello spirito, beata quell'anima che merita di ricevere devotamente te, Signore e Dio, colmandosi in tal modo di gioia interiore. Quale grande signore essa accoglie; quale amato ospite, qual piacevole compagno riceve; quale fedele amico accetta; quale nobile e bello sposo essa abbraccia, degno di amore più di ogni persona cara e di ogni cosa che si possa desiderare. Tacciano dinanzi a te, o dolcissimo mio diletto, il cielo e la terra, con tutte le loro bellezze; giacché dalla degnazione della tua munificenza cielo e terra ricevono quanto hanno di grande e di nobile, pur non arrivando essi alla grandezza del tuo nome, "immenso nella sua sapienza" (Sal 146,5).


LETTERA 69: Alipio e Agostino lodano Massimiano di aver rinunciato alla sede episcopale di Bagaia per evitare lo scisma

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta dopo il 27 agosto 402.

Alipio e Agostino lodano Massimiano di aver rinunciato alla sede episcopale di Bagaia per evitare lo scisma (n. 1) e pregano suo fratello Castorio di succedergli nel governo della diocesi (n. 2).

ALIPIO E AGOSTINO INVIANO CRISTIANI SALUTI A CASTORIO, LORO SIGNORE MERITATAMENTE DILETTISSIMO, RAGGUARDEVOLE E STIMABILISSIMO FIGLIO

Lodevole rinuncia per la pace Cristiana.

1. Il nemico dei Cristiani, prendendo a pretesto la persona di tuo fratello e nostro carissimo e amabilissimo figlio, ha tentato di suscitare uno scandalo assai pericoloso alla Chiesa Cattolica, nostra madre, la quale vi accolse nel suo seno amorevole nell'eredità di Cristo allorché fuggiste dallo scisma privo dell'eredità cristiana; il nostro nemico desiderava naturalmente offuscare con la nube sinistra della tristezza la serenità della nostra gioia sorta in noi a causa del bene della vostra buona condotta. Ma il Signore nostro Dio, misericordioso e clemente 1, che consola gli afflitti, nutre i suoi piccini e cura gl'infermi, permise ch'egli avesse qualche potere affinché la gioia per il miglioramento della situazione fosse maggiore del dolore provato nell'abbattimento. Poiché è di gran lunga più glorioso sgravarsi del fardello della dignità episcopale per evitare pericoli alla Chiesa, che sobbarcarsi ad esso per dirigerla e governarla. Dimostra infatti che poteva assumere degnamente una carica ecclesiastica se lo avesse richiesto l'interesse della pace chi, dopo averla ricevuta, non agisce indegnamente per conservarla. Volle dunque Iddio, anche per mezzo di Massimino tuo fratello e figlio nostro, dimostrare ai nemici della propria Chiesa che nelle sue viscere vivono persone che non cercano i propri interessi ma quelli di Gesù Cristo 2. Infatti il ministero d'amministrare i misteri di Dio 3 egli non lo abbandonò trascinato dal desiderio dei vantaggi mondani, ma vi rinunciò spinto da volontà di pace, per evitare cioè che a causa della sua carica episcopale si verificasse una vergognosa, pericolosa o forse anche dannosa scissione nei membri di Cristo. Cosa ci sarebbe infatti di più temerario, di più degno d'esecrazione che abbandonare dapprima lo scisma per la pace della Chiesa Cattolica e poi turbare proprio la pace cattolica per una controversia riguardante la propria carica? Cosa c'è, d'altra parte, di più lodevole, di più conveniente alla carità cristiana che, una volta abbandonata la pazzia e la superbia dei Donatisti, rimanere uniti alla eredità di Cristo per dimostrare con l'amore all'umiltà l'amore all'unità? Per quel che riguarda quindi lui, come godiamo d'averlo trovato talmente forte che la tempesta di questa prova non ha per nulla abbattuto ciò che la parola divina ha fatto crescere nel suo cuore, così desideriamo e preghiamo ch'egli, con una vita consentanea ai suoi costumi, mostri sempre più chiaramente quanto bene avrebbe amministrato quella diocesi, che avrebbe senz'altro amministrato se lo avesse giudicato utile. Ottenga egli in ricompensa la pace eterna promessa alla Chiesa, poiché comprese che non poteva essere utile per lui ciò che non lo era per la pace della Chiesa.

Lo esortano ad assumere l'onere episcopale.

2. Tu però, figlio carissimo, nostra non piccola gioia, che non sei impedito da alcuna simile circostanza dolorosa dall'assumere la carica episcopale sarebbe conveniente che consacrassi a Cristo le qualità naturali da lui in te profuse: poiché l'ingegno, la prudenza e l'eloquenza, la serietà e la sobrietà, e tutte le altre virtù che sono ornamento della tua vita, non sono altro che doni di Dio. Al servizio di chi potrebbero essere messe tali virtù se non dì colui dal quale sono state concesse, affinché siano pure custodite, accresciute, perfezionate e ricompensate? Non siano messe al servizio di questo mondo, affinché non si dileguino con esso e spariscano. Sappiamo che non sono necessarie molte parole per esortarti a ciò, dal momento che tu stesso puoi facilmente considerare le speranze, le insaziabili cupidigie e la vita incerta delle persone frivole. Scaccia dunque via dall'animo tutti i pensieri che avevi concepito in attesa della terrena e falsa felicità; lavora nella vigna di Dio 4, dove il frutto è sicuro, dove sono già state compiute tante promesse fatte tanto tempo prima, che sarebbe pazzesco non sperare che si avverino le restanti. Per la divinità e umanità di Cristo, per la pace di quella città celeste, dai cui esuli ci guadagniamo il riposo eterno con le fatiche sostenute nel tempo, ti scongiuriamo di succedere nella cattedra episcopale della Chiesa Bagaiense a tuo fratello, il quale non è caduto vergognosamente, ma ha ceduto gloriosamente. Fa' comprendere a quei fedeli, ai quali auguriamo assai ricchi progressi spirituali mediante la tua intelligenza e la tua eloquenza fecondata e abbellita dai doni di Dio, fa' comprendere - dico - che tuo fratello non per darsi al dolce far nulla ma per conservare l'unità della Chiesa fece quello che fece. Abbiamo raccomandato che questa lettera non ti venisse letta prima che tu fossi in possesso di quelli ai quali sei necessario. Noi infatti ti abbiamo già nel cuore col vincolo dell'amore, poiché sei molto necessario al nostro collegio episcopale. Saprai in seguito perché non siamo venuti a trovarti anche di persona.

 

1 - Sal 85, 15; 102, 8; 110, 4; 144, 8; Gc 5, 11.

2 - Fil 2, 21.

3 - 1 Cor 4, l.

4 - Mt 21, 28.


La chiesa trionfante

Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick

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Il 1 novembre 1819 così raccontava Anna Katharina Emmerich: «Ho fatto un grande viaggio con la mia guida: sono andata tranquilla con lei nei luoghi più diversi, ho guardato e sono stata felice, se domandavo ricevevo una risposta e se non la ricevevo ero lo stesso contenta. Siamo andati sui luoghi dei Martiri (Roma), poi abbiamo attraversato mari e terre deserte, fino alla casa di Anna e Maria, qui vidi numerosi cori di Santi che interiormente erano tutti un’anima sola. Si muovevano con felicità. Il luogo, si presentava come un arco infinito, pieno di troni, giardini, palazzi, archi, corone, alberi, e tutte le vie erano collegate da bagliori di luci dorate e diamantine. Sopra, al centro in alto, si levava infinitamente avvolta di splendore la sede della Divinità. I Santi e i sacerdoti erano suddivisi secondo la loro collocazione nella vita religiosa. I religiosi erano raggruppati secondo il loro Ordine, ed erano classificati o innalzati secondo la personale battaglia che avevano sostenuto nella vita terrena. I martiri stavano tutti vicini, e di nuovo onorati secondo il grado della loro vittoria ed erano suddivisi secondo la loro aspirazione alla santità. Vivevano in meravigliosi giardini pieni di luce e di case. Incontrai un prete da me già conosciuto che mi disse: “La tua casa non è ancora finita!”. Vidi anche grandi schiere di soldati in vesti romane e molta gente conosciuta. Tutti cantavano insieme un dolce inno ed io mi unii a loro. Nella dimensione celeste e cosmica il globo terrestre si presenta come una piccola sfera e la terra rappresenta solo un piccolo pezzetto di superficie tra l’acqua. Compresi così il significato della vita nella sua piccolezza e brevità, dove però si può trarre tanto grande profitto e merito. Voglio prendere con gioia su di me tutta la sofferenza di Dio!».

Il primo novembre del 1820 così raccontò:
Ricevetti una visione indescrivibilmente significativa:
mi apparve un tavolo enorme, rosso e ricoperto da un trasparente bianco, apparecchiato con una quantità di vere pietanze. Sopra si vedevano anfore dorate che avevano ai margini lettere blu. Dappertutto c’era della frutta e dei fiori in un radioso sviluppo. Intorno a questa tavola su troni sedevano i Santi, raggruppati tra di loro nei diversi ordini di appartenenza. Religiosi di tutti i tipi, vescovi che servivano a tavola e si prendevano cura della stessa. Io ero presso questa tavola enorme e potei vedere tutto il giardino grandioso, che si suddivideva formando tanti altri piccoli giardini con tavole secondarie, pieno di Cori, anch’essi suddivisi in singoli giardini. Ma tutta l’armonia scorreva e aveva origine unicamente da quel grande tavolo al centro. In tutti questi giardini, campi, aiuole, fiori e frutta si trova tutto ciò che vive in ogni essere umano. Il godimento della frutta non aveva certo per significato il mangiare, ma la presa di coscienza di sé. Tutti i Santi erano rappresentati con i loro attributi, alcuni vescovi avevano chiese nelle mani perché ne erano stati i fondatori, altri invece solo bacchette perché avevano avuto una funzione di controllo.

Intorno ai Santi c’erano anche molti alberi pieni di frutta ed io desideravo tanto che i poveri ne potessero trarre profitto. Allora smossi quegli alberi e tanta frutta cadde sulle singole contrade della terra ‘. Vidi anche i Santi che tutti assieme, seppur distinti sempre in gruppi, trasportavano impalcature, fiori e corone per montare un grande trono all’estremità della tavola. Questo lavoro procedeva in modo inesprimibilmente ordinato e si muoveva armonicamente senza carenze, mancanze, peccati e morte e senza artifici. Frattanto guardiani e soldati spirituali sorvegliavano la tavola. I ventiquattro anziani sedevano su seggi meravigliosi intorno al trono. Alcuni di questi avevano nelle mani arpe e altri incensi, cantavano e incensavano. Improvvisamente vidi un’immagine scendere dall’alto e calare obliquamente sul trono preparato precedentemente. Aveva le sembianze di un vecchio con una triplice corona e un mantello spiegato. Sulla fronte si faceva notare una massa di luce triangolare dove si specchiava tutto quello che c’era all’intorno. Sembrava che tutto ciò che si trovava intorno fosse causato dalla sua stessa immagine oppure accolto dalla stessa.
Dalla sua bocca fuoriusciva un fascio di luce nel quale vidi una quantità di parole. Distinsi lettere e numeri del tutto semplici. Ho dimenticato quali erano. Un po più in giù, davanti al suo petto, vidi un Bambino crocefisso avvolto da uno splendore inesprimibile. Dalle piaghe, dove si trovavano grandi glorie, fuoruscivano fasci di luce del colore dell’arcobaleno. Questi fasci di luce investivano tutti i Santi e si fondevano in un solo armonico splendore di colori, con le diverse glorie delle sante piaghe dei medesimi. Si creava così nel cosmo una tale armonia e un sentimento di leggerezza e libertà, che non è possibile accennarne la descrizione. Il flusso di raggi, che fuoriusciva dalle piaghe dei Santi, era come una pioggia di vere e proprie pietre preziose dagli svariati colori che cadeva sulla terra. Allora appresi, con la comprensione dell’anima, i valori, l’energia, i misteri delle vere e proprie pietre preziose, e sopratutto la conoscenza di tutti i colori dell’universo. Tra la croce e l’occhio della fronte del vecchio si trovava lo Spirito Santo, come una figura alata, mentre dall’occhio e dalla croce si diffondevano raggi di luce meravigliosa. Un pò più in basso della croce c’era la Beata Vergine Maria circondata da molte vergini; attorno alla croce, a mezza altezza, vidi papi, apostoli e vergini.
In tutte queste apparizioni, i Santi e gli innumerevoli Angeli, si muovevano in larghi circoli in una perfetta armonia d’insieme. L’impressione dell’insieme fu chiara e lucida e perfino molto più grande di quella di un universo stellato. Anche di questa non posso renderne la spiegazione dettagliata».

Le visioni che seguono ci mostrano come sia importante ricordarsi dei Santi e implorare il loro aiuto prezioso.
Il 18 giugno 1820 Anna Katharina ricevè numerose visioni sulla vita e la gloria di sant’Ignazio, san Francesco Saverio e san Luigi: «Durante i miei dolori tenevo vicino le reliquie che mi aveva mandato Ovenberg , le quali presero a luccicare. Vidi un Santo, cinto dalla bianca aureola della gloria, scendere su di me, mentre il luccichio delle reliquie si fondeva in una sola splendida luce con quest’ultimo. Mi sembrò allora di udire una voce: “Queste reliquie sono delle mie ossa. Io sono Ignazio!”
Dopo quest’avvenimenti dovetti sopportare una lunga notte di tremendo tormento, con dolori lancinanti che come un coltello mi trafiggevano le ferite, gridai misericordia affinché il Signore non mi mandasse dolori più forti di quanto io potessi sopportare . A questa supplica mi apparve il Signore, il mio sposo, che sotto la forma di Bambino mi disse poche parole che non posso ripetere, ma più o meno così: “Io ti ho adagiata nel mio letto nuziale delle sofferenze e ti ho dato i patimenti come grazia per la conciliazione, e i gioielli delle espiazioni per i peccatori e i sofferenti. Tu devi soffrire per gli altri, ma io non ti lascerà sola perché tu sei unita alla Vite”. Quest’immenso conforto ricevuto dal Signore mi sostenne per tutta la notte sollevandomi e infondendomi la forza necessaria per sopportare i dolori. Soffrii con pazienza. Verso la mattina ricevetti un’altra visione di sant’Ignazio: mentre le sue reliquie luccicavano di nuovo chiamai il caro Santo, presi le sue reliquie nella mano con amore e rispetto. Lo chiamai in nome del dolce Cuore di Gesù, allora lo vidi scendere dall’alto, e come gi fu per la prima volta, l’aureola di luce che circondava l’apparizione del Santo si fondeva con quella delle reliquie in un solo splendore. Udii di nuovo le stesse parole: “Queste sono delle mie ossa!” Poi sant’Ignazio mi spiegò quante grazie avesse ricevuto da Gesù, mi promise di essermi vicino ed aiutarmi nel mio compito sulla terra e alleviarmi le malattie del corpo. Mi raccomandò pure di celebrare una commemorazione nel mese seguente. Dopo questo confortante incontro l’apparizione scomparve e vidi alcune immagini della vita del Santo.

Mi trovavo in un lettino fuori da una chiesa, il coro era separato da una grata e vidi alcune persone, erano i dodici uomini della Compagnia di Ignazio, potetti riconoscere Saverio e Faber . Sembrava che fossero pronti a partire per qualche destinazione, non erano tutti sacerdoti. Vestivano però come Ignazio seppure con qualche variazione. Sull’altare ardevano le candele e si intravedevano appena le prime luci dell’alba: Ignazio non era ancora vestito per la celebrazione della santa Messa, sebbene avesse gi la stola sulle spalle. Un altro, che beveva acqua benedetta, lo accompagnava. Ignazio attraversò la chiesa e giunse tra i suoi compagni, poi prese a benedire con l’aspersorio. Mi preparai ad accoglierlo, giunse fino al mio lettino e mi asperse abbondantemente. In quel momento il mio corpo spossato fu attraversato dalla dolcezza e dal sollievo per i miei dolori. Poi celebrò con l’abito sacerdotale una lunga Messa che durò molto più a lungo del normale. Notai sul suo capo una fiamma e uno dei suoi dodici compagni allargò le braccia, come se lo volesse aiutare o sorreggere. Ignazio fu travolto dalle lacrime e ricondotto all’altare dai compagni, appariva così stravolto che poteva appena muoversi da solo. In altre visioni, sulla vita di Ignazio e della sua Compagnia, vidi gli uomini di quest’ultima vicino al Papa per la cerimonia di riconoscimento dell’ordine religioso; tutti erano in una grande sala, fermi, mentre alle porte si trovavano altri religiosi. Il Papa sedeva su un seggio maestoso, portava una mantellina rossa e credo una cappellina bianca. La “Società di Gesù”, appena entrata, si prosternò innanzi al Papa. Uno parlò per tutti, non so più se Ignazio era con loro. Poi il Papa li benedisse e diede loro dei documenti.

In un’altra immagine, Ignazio ascoltava un cattivo prete che gli confessava sinceramente, in lacrime, la sua vita passata. Il Santo lasciò improvvisamente i suoi confratelli e si diresse verso una casa isolata, dove si trovava un uomo che accusava dolori immensi. Poi mi sembrò vedere quest’ultimo correre e Ignazio inseguirlo e abbracciargli le ginocchia pregando per la guarigione della sua anima: quest’uomo migliorò e si unì alla Compagnia.
Quindi vidi sant’Ignazio solo, attraversava le montagne in abito da mendicante, e si portava attraverso deserti e territori montuosi immensi, avvolti dall’oscurità. Veniva seguito dal diavolo sotto forma di drago, finché Ignazio gli ficcò il bastone in gola e ne fece uscire il fuoco, poi ritirò il bastone e proseguì tranquillo il suo cammino.

La sera stessa, dopo queste visioni, il “pellegrino” trovò l’ammalata che recitava l”Officium» di sant’Ignazio in latino. Pregava senza libro. Alla vista del Brentano lei gli disse: «Ho ricevuto da Ignazio grande sollievo: mi rivolsi a lui in piena devozione, e mi apparve la sua immagine avvolta in uno strale di luce, dal suo cuore luccicava il nome santissimo di Gesù come un sole. Egli appariva totalmente inondato da un amore infiammato per Gesù. Iniziai allora a pregare rivolta verso di lui, e cominciarono a fluire come onde, dalla sua immagine, tutte le parole e le antifone della supplica, e io ricevetti una grande dolcezza nel dono della preghiera». Così il rapimento contemplativo della pia suora si concluse con la conosciuta “Oratio recitanda ante imaginem sancti Ignatii”.
Quando Anna Katharina fu assalita ancora dalle sue pene prese rifugio di nuovo in sant’Ignazio, il quale le diede la forza di sopportarle con pazienza. Poi la veggente così comunicava al “pellegrino”:
«Ignazio e Saverio erano uniti con il Cuore di Gesù Cristo, e in questo perenne contatto distribuivano sollievo e conforto, insegnavano, aiutavano e servivano ammalati e disperati. Allora vidi, alla luce della contemplazione, il grande effetto che aveva la loro attività tra i popoli, e rivolgendo loro il mio cuore dissi: “avete così amato ed aiutato nella vostra vita con la fragilità propria degli uomini, ma ispirati dalla forza di Dio, continuate ancora ad aiutare in modo più potente nella luce e nell’amore dalla fonte della grazia!” Sparite le immagini terrene vidi entrambi i Santi, l’uno vicino all’altro, radiosi, sembrava come se fossero investiti da un mondo di luce. Ignazio era avvolto da una bianca gloria, Saverio da uno splendore rosso, come quello dei martiri. A questa vista tutta la mia anima venne irradiata dalla luce e dalla vita come se, tramite loro, avessi ricevuto la luce della consolazione da Dio. Ieri sera, nell’iniziare la preghiera di Ignazio, sentii interiormente un flusso di parole di amore e gioia. Allora chiamai tutte le creature alla lode e alla supplica: cantai la lode ai Santi ed elevai la mia preghiera a Dio rivolgendomi al nostro Signore Gesù Cristo. Giunsi a Lui per mezzo della Santa Vergine Maria, Madre di Dio, ed a Lei tramite i Santi, ed a questi per mezzo di Ignazio e Saverio».
Quando nel pomeriggio la pia suora udì “il pellegrino” recitare un antico canto su entrambi i Santi, in cui tutte le creature vengono sollecitate alla loro lode, disse: «Così ho pregato anch’io per loro».

«Con il giubilo della preghiera, della lode e della supplica, prendeva sempre più consistenza, rendendosi più chiara, un’apparizione dei due Santi nella Gerusalemme celeste. Andai verso l’apparizione di entrambi i Santi nella Gerusalemme celeste. Non posso esprimere l’atmosfera di somma gioia e lo splendore che c’era in questo posto; adesso non mi appariva più come la città che avevo visto precedentemente, bensì come un grande mondo di luce e splendore, dove si vedono solo strade interminabili che vanno in tutte le direzioni, tutto è in preciso ordine e infinita armonia d’amore.

Al centro, in alto, avvolta da uno splendore inconcepibile, aveva posto la santissima Trinità e i ventiquattro anziani, sotto di loro in un proprio mondo di luce si trovavano i Cori degli Angeli. Tutti i Santi, sempre raggruppati nei loro ordini religiosi, erano nei loro palazzi e stavano seduti su troni. Tra questi, in modo più chiaro, vedo quelli di cui ho più devozione e contatti spirituali e ne conservo le reliquie. Quando essi pregano si rivolgono alla SS. Trinità, da cui ne ricevono la luce. Li vidi poi andare verso alcuni alberi meravigliosi e piante, che si trovavano in posti particolari tra i palazzi, colmi di rugiada, frutta e miele. Vidi anche gli Angeli muoversi tra gli alberi, rapidi come fulmini. Molti Santi erano intorno ad Ignazio: Francesco Borgia, Carlo Borromeo, Luigi, Stanislao Kostka, Francesco Regis, ne vidi molti, erano anche qua . A queste parole la Veggente s’interruppe, sembrò come se contemplasse un’immagine. Il “pellegrino” non capì bene, in un primo momento credette che si trattasse di un’apparizione di S. Francesco d’Assisi, mentre invece ella, stimolata dalle vicine reliquie, vedeva S. Francesco di Sales. Poi la pia suora continuò: ‘Egli non era vicino ad Ignazio, ma in un Coro di vescovi. Mi avvicinai poi in preghiera ad un Coro di Santi da me conosciuti. Prima avevo guardato solo ad Ignazio e avevo visto gli altri lontani. La pia suora era stanchissima, poiché tutta la notte aveva avuto dolori e visioni mentre il corpo tremava e vibrava tutto. Piangendo di gioia disse: Non ricordo più quali cose meravigliose vidi e quali verità e chiarezze si aprirono innanzi ai miei occhi. Tutto era immerso in una molteplicità d’insieme e nello stesso tempo racchiuso in una verità sola. Tutto e tutti erano assorti in un amore reciproco. Le strade tra i palazzi erano ricoperte di perle con le sembianze di astri. In quest’armonia celeste mi apparvero Agostino, fregiato con le sue decorazioni dell’ordine, il vescovo Ludgerio con una chiesa in mano, così come lo si effigia; Gioacchino e sant’Anna che avevano entrambi in mano un ramo verde; ebbi la comprensione interiore che questo fosse il simbolo nostalgico per l’attesa della venuta del Messia, il quale avrebbe trovato origine dalla loro carne. Così pure mi fu chiara la loro nostalgia sulla terra, le loro suppliche, le persecuzioni e la loro purificazione.

Il 21 giugno il “pellegrino” la trovò piena di gioia. Il motivo era dovuto alla celebrazione di san Luigi nella Chiesa celeste. Anna Katharina così raccontò al riguardo: «Si teneva una grande celebrazione nella Chiesa, io pure partecipavo: sfilavano processioni, e fanciulle vestite tutte di bianco, con gigli nella mano, portavano la Madre di bio su un trono, mentre fanciulli, anch’essi vestiti allo stesso modo, portavano san Luigi che indossava l’abito religioso nero dell’ordine e sopra un camice bianco del Coro con frange dello stesso colore. Egli aveva un giglio in mano come i fanciulli che l’accompagnavano, era seduto sopra un trono sull’altare e su di lui si innalzava il trono della S. Madre di Dio. San Luigi si era findanzato con essa. Vidi in alto la Chiesa celeste riempita da santi Cori e intorno a Luigi vidi in circolo Ignazio, Xaverius, Borgia, Borromeo, Stanislao, Regis e molti altri gesuiti, e più in alto ancora molti Santi di altri ordini religiosi. Non posso descrivere la magnificenza della celebrazione di san Luigi e in che modo egli era venerato con corone e ghirlande. La Chiesa era piena di anime giovani, di vergini e ragazzi, i quali avevano trovato la Grazia del Signore sull’esempio di san Luigi. Tutti costoro erano i beati della Chiesa. In conseguenza alle visioni di questa celebrazione mi apparvero alcune scene della vita di san Luigi:
una grande sala e un piccolo fanciullo solo, appesa ad una parete c’era una borsa da soldato. Il fanciullo che sembrava molto timido nell’azione, si diresse verso questa e slacciò un lungo e largo schioppo, lo vidi allontanarsi e poi ritornare e infilarlo di nuovo nella borsa. Pianse profondamente come se fosse pentito e si accostò alla parete, ponendosi sotto la borsa. Poi vidi sopraggiungere una donna per consolarlo e portarlo dai genitori che sedevano in una bella sala, egli raccontò il suo errore e continuò a piangere. Vidi anche altre scene: l’incontro con un uomo che gli era familiare; e ancora lo vidi ammalato nel letto, circondato e sorretto per le braccia da tutti i servi che lo amavano; ed egli pallido e febbricitante sorrideva sempre amorevolmente.

Lo vidi ancora fanciullo, delicato e serio, in una casa patrizia, intorno a lui sedevano molti religiosi ed egli stava nel centro e parlava a tutti. Essi lo ascoltavano molto edificati. Era come se istruisse illuminato da Dio e stesse preparandosi al S. Sacramento. In un’altra immagine mi apparve mentre accoglieva nella sua bocca l’Ostia splendente, come se fosse entrato in un raccoglimento e in una nostalgia spirituale meravigliosa. Lo vidi ancora nella sua piccola celletta del convento, assorto nella preghiera e inondato dal chiarore della luce di Dio. Pareva che mi dicesse quale fosse stata la sua più grande colpa: quella di aver recitato un’Ave Maria distrattamente dopo un lungo giorno di preghiera. Trascorse la sua vita giovanile sempre ad occhi bassi e mai guardò una creatura femminile in volto. Questo modo di vivere non era un’apparenza ma vera convinzione. Nelle visioni che seguono ci viene mostrato come Anna K. Emmerich trae sollievo ed aiuto con i giochi dei fanciulli beati, morti innocentemente subito dopo il battesimo. Ella così raccontò a proposito: Amici di gioco vennero a prendermi, andammo verso il nostro luogo dei giochi e da lì al Presepe. L’asino stava davanti alla grotta, gli salii sopra e dissi ai bambini: “Così si è seduta la Madre di Dio!” Poi pregammo innanzi alla culla. I fanciulli mi portarono una quantità di mele, fiori e un rosaio cinto di spine, poi mi domandarono perché non li avessi mai chiamati per essere sollevata dalle mie pene, poiché essi mi avrebbero aiutato molto. I bambini si lamentarono che gli uomini li invocassero molto poco in loro aiuto nonostante che essi abbiano un grande ascendente su Dio, particolarmente quelli morti appena dopo il loro battesimo. Un tale fanciullo si trovava anche tra noi e mi ricordò che io avevo sollecitato la sua morte felice, invece di una vita di sofferenze; mi disse pure che se i genitori l’avessero saputo sarebbero stati amari nei miei confronti. Io mi ricordai che questo fanciullo mi fu portato dopo il battesimo e lo sollevai in alto, verso il cielo, e pregai con tutto il cuore Dio di prenderlo con sé nello stato della sua innocenza prima che potesse perdersi. Questo fanciullo mi ringraziò per le mie suppliche al cielo e volle pregare anch’egli per me. Essi poi mi dissero che bisogna pregare in modo particolare per i bambini che muoiono senza aiuto, perché se qualcuno prega per loro Dio è pronto a soccorrerli».

Più tardi Sr. Emmerich in estasi così disse al suo confessore, supplicandolo per una sua preghiera: In questo momento muoiono 5.000 persone, tra queste molti preti, bisogna pregare. Costoro vengono di nuovo da noi nella valle di Giosafat e ci pensano molto. Credo che ci siano un gran numero di moribondi nei più differenti luoghi.
Avevo l’impressione di stare seduta su un arco sospeso sul mondo, da molti punti mi giungevano raggi di luce dai quali potevo vedere i luoghi e le condizioni dei moribondi. A questo punto ebbi la consapevolezza più profonda di quante persone muoiono del tutto abbandonate. Bisogna pregare per tutte queste; Dio dia a loro l’eterno riposo e li riscaldi alla Sua luce!».


IV apparizione Domenica 8 giugno 1986

Madonna della Roccia di Belpasso

Figli miei, sono felice delle vostre preghiere e così lo è il mio Figliol Gesù, che vi salverà se continuerete ad amare il bene. Ricordatevi che esistono anche gli altri. È bello che voi preghiate per loro, ma non basta. Fate in modo che preghino, perché nella preghiera c’è Dio, parlate con la Santissima Trinità.

Sono tre persone distinte, ma unica. Essa vive nell’amore.

Dio è portatore, salvatore, donatore.

Egli porta: vi porta il suo messaggio d’amore attraverso la vita.

Egli salva: vi salva per mezzo del Figlio Gesù.

Egli dona: vi dona per mezzo dello Spirito Santo i suoi sette Santi Doni.

Contemplate le meraviglie dell’amore di Dio, la perfezione dell’universo. E in tutta questa grandezza troverete Dio, il Dio dell’amore.

Molte volte dimenticate che tutto ciò che sta attorno a voi è quanto vi ha donato Dio: siamo tutte le sue creature. Io lo ringrazio anche per voi che ve ne dimenticate, e troppo spesso accade questo. Ma non temete, Egli vi perdona perché è bontà infinita e sa che siete imperfetti d’amore.

R: Madonnina, verrai il 18 di questo mese?

M: Verrò e ti rivelerò alcune cose.

Figlioli miei, impegnatevi al massimo in questo mese nelle preghiere e nella partecipazione alla Santa Messa: è importante la S. Comunione, prendere il cibo della vita eterna. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

  Rosario precisa in una sua testimonianza che bisogna sottintendere "unica nella sostanza". Inoltre, spiega che anche le successive insolite espressioni vanno interpretate, e a maggior ragione considerando che nelle prime apparizioni egli non metteva subito per iscritto ciò che aveva udito.