Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 18° settimana del tempo ordinario (Trasfigurazione di Nostro Signore)
Vangelo secondo Matteo 12
1In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.2Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato".3Ed egli rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?5O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?6Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio.7Se aveste compreso che cosa significa: 'Misericordia io voglio e non sacrificio', non avreste condannato individui senza colpa.8Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato".
9Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga.10Ed ecco, c'era un uomo che aveva una mano inaridita, ed essi chiesero a Gesù: "È permesso curare di sabato?". Dicevano ciò per accusarlo.11Ed egli disse loro: "Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l'afferra e la tira fuori?12Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato".13E rivolto all'uomo, gli disse: "Stendi la mano". Egli la stese, e quella ritornò sana come l'altra.14I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.
15Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti,16ordinando loro di non divulgarlo,17perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia:
18'Ecco il mio servo che io ho scelto;
il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annunzierà la giustizia alle genti.'
19'Non contenderà, né griderà,
né si udrà sulle piazze la sua voce.'
20'La canna infranta non spezzerà,
non spegnerà il lucignolo fumigante,
finché abbia fatto trionfare la giustizia;'
21'nel suo nome spereranno le genti.'
22In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva.23E tutta la folla era sbalordita e diceva: "Non è forse costui il figlio di Davide?".24Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: "Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni".
25Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: "Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi.26Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso; come potrà dunque reggersi il suo regno?27E se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri figli in nome di chi li scacciano? Per questo loro stessi saranno i vostri giudici.28Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio.29Come potrebbe uno penetrare nella casa dell'uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa.30Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.31Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata.32A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.
33Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero.34Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore.35L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive.36Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio;37poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato".
38Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: "Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno". Ed egli rispose:39"Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta.40Come infatti 'Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce', così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.41Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!42La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!
43Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova.44Allora dice: Ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trova vuota, spazzata e adorna.45Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione perversa".
46Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli.47Qualcuno gli disse: "Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti".48Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?".49Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli;50perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre".
Esodo 4
1Mosè rispose: "Ecco, non mi crederanno, non ascolteranno la mia voce, ma diranno: Non ti è apparso il Signore!".2Il Signore gli disse: "Che hai in mano?". Rispose: "Un bastone".3Riprese: "Gettalo a terra!". Lo gettò a terra e il bastone diventò un serpente, davanti al quale Mosè si mise a fuggire.4Il Signore disse a Mosè: "Stendi la mano e prendilo per la coda!". Stese la mano, lo prese e diventò di nuovo un bastone nella sua mano.5"Questo perché credano che ti è apparso il Signore, il Dio dei loro padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe".6Il Signore gli disse ancora: "Introduci la mano nel seno!". Egli si mise in seno la mano e poi la ritirò: ecco la sua mano era diventata lebbrosa, bianca come la neve.7Egli disse: "Rimetti la mano nel seno!". Rimise in seno la mano e la tirò fuori: ecco era tornata come il resto della sua carne.8"Dunque se non ti credono e non ascoltano la voce del primo segno, crederanno alla voce del secondo!9Se non credono neppure a questi due segni e non ascolteranno la tua voce, allora prenderai acqua del Nilo e la verserai sulla terra asciutta: l'acqua che avrai presa dal Nilo diventerà sangue sulla terra asciutta".
10Mosè disse al Signore: "Mio Signore, io non sono un buon parlatore; non lo sono mai stato prima e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua".11Il Signore gli disse: "Chi ha dato una bocca all'uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il Signore?12Ora va'! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire".13Mosè disse: "Perdonami, Signore mio, manda chi vuoi mandare!".14Allora la collera del Signore si accese contro Mosè e gli disse: "Non vi è forse il tuo fratello Aronne, il levita? Io so che lui sa parlar bene. Anzi sta venendoti incontro. Ti vedrà e gioirà in cuor suo.15Tu gli parlerai e metterai sulla sua bocca le parole da dire e io sarò con te e con lui mentre parlate e vi suggerirò quello che dovrete fare.16Parlerà lui al popolo per te: allora egli sarà per te come bocca e tu farai per lui le veci di Dio.17Terrai in mano questo bastone, con il quale tu compirai i prodigi".
18Mosè partì, tornò da Ietro suo suocero e gli disse: "Lascia che io parta e torni dai miei fratelli che sono in Egitto, per vedere se sono ancora vivi!". Ietro disse a Mosè: "Va' pure in pace!".19Il Signore disse a Mosè in Madian: "Va', torna in Egitto, perché sono morti quanti insidiavano la tua vita!".20Mosè prese la moglie e i figli, li fece salire sull'asino e tornò nel paese di Egitto. Mosè prese in mano anche il bastone di Dio.
21Il Signore disse a Mosè: "Mentre tu parti per tornare in Egitto, sappi che tu compirai alla presenza del faraone tutti i prodigi che ti ho messi in mano; ma io indurirò il suo cuore ed egli non lascerà partire il mio popolo.22Allora tu dirai al faraone: Dice il Signore: Israele è il mio figlio primogenito.23Io ti avevo detto: lascia partire il mio figlio perché mi serva! Ma tu hai rifiutato di lasciarlo partire. Ecco io faccio morire il tuo figlio primogenito!".
24Mentre si trovava in viaggio, nel luogo dove pernottava, il Signore gli venne contro e cercò di farlo morire.25Allora Zippora prese una selce tagliente, recise il prepuzio del figlio e con quello gli toccò i piedi e disse: "Tu sei per me uno sposo di sangue".26Allora si ritirò da lui. Essa aveva detto sposo di sangue a causa della circoncisione.
27Il Signore disse ad Aronne: "Va' incontro a Mosè nel deserto!". Andò e lo incontrò al monte di Dio e lo baciò.28Mosè riferì ad Aronne tutte le parole con le quali il Signore lo aveva inviato e tutti i segni con i quali l'aveva accreditato.
29Mosè e Aronne andarono e adunarono tutti gli anziani degli Israeliti.30Aronne parlò al popolo, riferendo tutte le parole che il Signore aveva dette a Mosè, e compì i segni davanti agli occhi del popolo.31Allora il popolo credette. Essi intesero che il Signore aveva visitato gli Israeliti e che aveva visto la loro afflizione; si inginocchiarono e si prostrarono.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Salmi 50
1'Salmo. Di Asaf.'
Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
2Da Sion, splendore di bellezza,
Dio rifulge.
3Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;
davanti a lui un fuoco divorante,
intorno a lui si scatena la tempesta.
4Convoca il cielo dall'alto
e la terra al giudizio del suo popolo:
5"Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno sancito con me l'alleanza
offrendo un sacrificio".
6Il cielo annunzi la sua giustizia,
Dio è il giudice.
7"Ascolta, popolo mio, voglio parlare,
testimonierò contro di te, Israele:
Io sono Dio, il tuo Dio.
8Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici;
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
9Non prenderò giovenchi dalla tua casa,
né capri dai tuoi recinti.
10Sono mie tutte le bestie della foresta,
animali a migliaia sui monti.
11Conosco tutti gli uccelli del cielo,
è mio ciò che si muove nella campagna.
12Se avessi fame, a te non lo direi:
mio è il mondo e quanto contiene.
13Mangerò forse la carne dei tori,
berrò forse il sangue dei capri?
14Offri a Dio un sacrificio di lode
e sciogli all'Altissimo i tuoi voti;
15invocami nel giorno della sventura:
ti salverò e tu mi darai gloria".
16All'empio dice Dio:
"Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
17tu che detesti la disciplina
e le mie parole te le getti alle spalle?
18Se vedi un ladro, corri con lui;
e degli adùlteri ti fai compagno.
19Abbandoni la tua bocca al male
e la tua lingua ordisce inganni.
20Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre.
21Hai fatto questo e dovrei tacere?
forse credevi ch'io fossi come te!
Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati".
22Capite questo voi che dimenticate Dio,
perché non mi adiri e nessuno vi salvi.
23Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora,
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio.
Lamentazioni 3
1Io sono l'uomo che ha provato la miseria
sotto la sferza della sua ira.
2Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce.
3Solo contro di me egli ha volto e rivolto
la sua mano tutto il giorno.
4Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle,
ha rotto le mie ossa.
5Ha costruito sopra di me, mi ha circondato
di veleno e di affanno.
6Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi
come i morti da lungo tempo.
7Mi ha costruito un muro tutt'intorno,
perché non potessi più uscire;
ha reso pesanti le mie catene.
8Anche se grido e invoco aiuto,
egli soffoca la mia preghiera.
9Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri.
10Egli era per me un orso in agguato,
un leone in luoghi nascosti.
11Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato,
mi ha reso desolato.
12Ha teso l'arco, mi ha posto
come bersaglio alle sue saette.
13Ha conficcato nei miei fianchi
le frecce della sua faretra.
14Son diventato lo scherno di tutti i popoli,
la loro canzone d'ogni giorno.
15Mi ha saziato con erbe amare,
mi ha dissetato con assenzio.
16Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
17Son rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
18E dico: "È sparita la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore".
19Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.
20Ben se ne ricorda e si accascia
dentro di me la mia anima.
21Questo intendo richiamare alla mia mente,
e per questo voglio riprendere speranza.
22Le misericordie del Signore non sono finite,
non è esaurita la sua compassione;
23esse son rinnovate ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
24"Mia parte è il Signore - io esclamo -
per questo in lui voglio sperare".
25Buono è il Signore con chi spera in lui,
con l'anima che lo cerca.
26È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.
27È bene per l'uomo portare
il giogo fin dalla giovinezza.
28Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo ha imposto;
29cacci nella polvere la bocca,
forse c'è ancora speranza;
30porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.
31Poiché il Signore non rigetta mai...
32Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
33Poiché contro il suo desiderio egli umilia
e affligge i figli dell'uomo.
34Quando schiacciano sotto i loro piedi
tutti i prigionieri del paese,
35quando falsano i diritti di un uomo
in presenza dell'Altissimo,
36quando fan torto a un altro in una causa,
forse non vede il Signore tutto ciò?
37Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata,
senza che il Signore lo avesse comandato?
38Dalla bocca dell'Altissimo non procedono forse
le sventure e il bene?
39Perché si rammarica un essere vivente,
un uomo, per i castighi dei suoi peccati?
40"Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola,
ritorniamo al Signore.
41Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani,
verso Dio nei cieli.
42Abbiamo peccato e siamo stati ribelli;
tu non ci hai perdonato.
43Ti sei avvolto nell'ira e ci hai perseguitati,
hai ucciso senza pietà.
44Ti sei avvolto in una nube,
così che la supplica non giungesse fino a te.
45Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto
in mezzo ai popoli.
46Han spalancato la bocca contro di noi
tutti i nostri nemici.
47Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte,
desolazione e rovina".
48Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi,
per la rovina della figlia del mio popolo.
49Il mio occhio piange senza sosta
perché non ha pace
50finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.
51Il mio occhio mi tormenta
per tutte le figlie della mia città.
52Mi han dato la caccia come a un passero
coloro che mi son nemici senza ragione.
53Mi han chiuso vivo nella fossa
e han gettato pietre su di me.
54Son salite le acque fin sopra il mio capo;
io dissi: "È finita per me".
55Ho invocato il tuo nome, o Signore,
dalla fossa profonda.
56Tu hai udito la mia voce: "Non chiudere
l'orecchio al mio sfogo".
57Tu eri vicino quando ti invocavo,
hai detto: "Non temere!".
58Tu hai difeso, Signore, la mia causa,
hai riscattato la mia vita.
59Hai visto, o Signore, il torto che ho patito,
difendi il mio diritto!
60Hai visto tutte le loro vendette,
tutte le loro trame contro di me.
61Hai udito, Signore, i loro insulti,
tutte le loro trame contro di me,
62i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità
contro di me tutto il giorno.
63Osserva quando siedono e quando si alzano;
io sono la loro beffarda canzone.
64Rendi loro il contraccambio, o Signore,
secondo l'opera delle loro mani.
65Rendili duri di cuore,
la tua maledizione su di loro!
66Perseguitali nell'ira e distruggili
sotto il cielo, Signore.
Atti degli Apostoli 9
1Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote2e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati.3E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo4e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?".5Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti!6Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare".7Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno.8Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco,9dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
10Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Ananìa e il Signore in una visione gli disse: "Ananìa!". Rispose: "Eccomi, Signore!".11E il Signore a lui: "Su, va' sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando,12e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista".13Rispose Ananìa: "Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme.14Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome".15Ma il Signore disse: "Va', perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele;16e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome".17Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo".18E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato,19poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco,20e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio.21E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: "Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?".22Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.23Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei fecero un complotto per ucciderlo;24ma i loro piani vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte della città di giorno e di notte per sopprimerlo;25ma i suoi discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta.
26Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo.27Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù.28Così egli poté stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore29e parlava e discuteva con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo.30Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
31La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo.
32E avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda.33Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico.34Pietro gli disse: "Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto". E subito si alzò.35Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
36A Giaffa c'era una discepola chiamata Tabità, nome che significa "Gazzella", la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine.37Proprio in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una stanza al piano superiore.38E poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro si trovava là, mandarono due uomini ad invitarlo: "Vieni subito da noi!".39E Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro.40Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: "Tabità, alzati!". Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere.41Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva.
42La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.43Pietro rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone conciatore.
Capitolo IX: Obbedienza e sottomissione
Leggilo nella Biblioteca 1. Stare sottomessi, vivere soggetti a un superiore e non disporre di sé è cosa grande e valida. E' molto più sicura la condizione di sudditanza, che quella di comando. Ci sono molti che stanno sottomessi per forza, più che per amore: da ciò traggono sofferenza, e facilmente se ne lamentano; essi non giungono a libertà di spirito, se la loro sottomissione non viene dal profondo del cuore e non ha radice in Dio. Corri pure di qua e di là; non troverai pace che nell'umile sottomissione sotto la guida di un superiore. Andar sognando luoghi diversi, e passare dall'uno all'altro, è stato per molti un inganno.
2. Certamente ciascuno preferisce agire a suo talento, ed è maggiormente portato verso chi gli dà ragione. Ma, se Dio è dentro di noi, dobbiamo pur talvolta lasciar perdere i nostri desideri, per amore della pace. C'è persona così sapiente che possa conoscere pienamente ogni cosa? Perciò non devi avere troppa fiducia nelle tue impressioni; devi ascoltare volentieri anche il parere degli altri. Anche se la tua idea era giusta, ma la abbandoni per amore di Dio seguendo quella di altri, da ciò trarrai molto profitto. Stare ad ascoltare ed accettare un consiglio - come spesso ho sentito dire - è cosa più sicura che dare consigli. Può anche accadere che l'idea di uno sia buona; ma è sempre segno di superbia e di pertinacia non volersi arrendere agli altri, quando la ragionevolezza o l'evidenza lo esigano.
Contro Felice Manicheo - Libro primo
Contro Felice manicheo - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Nel sesto anno di consolato di Onorio Augusto, il settimo giorno delle idi di dicembre ,
AGOSTINO, vescovo della Chiesa cattolica della regione di Ippona Regia, ha detto: Sai bene di aver affermato ieri che puoi difendere le scritture di Mani, e hai asserito che contengono la verità; se ti sembra ragionevole fare ciò anche quest’oggi, o presumi di esserne in grado, parla.
FELICE manicheo ha detto: Io non nego di avere dichiarato che difendo la mia legge, a condizione che vengano presentati pubblicamente gli autori della mia legge.
Allora il vescovo Agostino, portata la Lettera di Mani, che chiamano del Fondamento, disse: " Se avrò letto da questo codice, che mi vedi portare, la Lettera di Mani che chiamate del Fondamento, puoi riconoscere se sia questa? ".
FELICE: La posso riconoscere.
AGOSTINO: Prendilo tu stesso, e leggi.
Preso il codice, Felice lesse: Mani apostolo di Gesù Cristo per la provvidenza di Dio Padre. Queste sono le parole salvifiche dalla fonte viva e perenne: colui che le avrà ascoltate, e in primo luogo avrà creduto ad esse, quindi avrà custodito ciò che comunicano, mai sarà soggetto a morte, ma godrà di una vita eterna e gloriosa. Infatti, si deve senza dubbio giudicare beato, colui il quale sarà istruito da questa divina conoscenza, mediante la quale liberato permarrà in una vita sempiterna.
AGOSTINO vescovo: Hai riconosciuto senza alcun dubbio la lettera del vostro Mani?
FELICE: L’ho riconosciuta.
AGOSTINO: Dimostraci dunque in che modo questo Mani sia apostolo di Gesù Cristo. Infatti, nel Vangelo non leggiamo in alcun luogo che egli sia annoverato tra gli Apostoli: conosciamo chi sia colui che sarebbe stato ordinato al posto del traditore Giuda, vale a dire il santo Mattia 1; e chi sia colui che in seguito è stato chiamato dal cielo dalla voce del Signore - sto parlando dell’apostolo Paolo 2 - tutti lo sanno. Provaci dunque che questo Mani sia l’apostolo di Cristo, titolo che egli osò porre al principio della sua lettera.
2. FELICE: E la Santità tua mi provi ciò che è scritto nel Vangelo, quando Cristo dice: Vado al Padre; e manderò a voi lo Spirito Santo paracleto, che vi guiderà alla verità tutta intera 3. Provami tu che al di fuori di questa scrittura esista una scrittura dello Spirito Santo, cosa che Cristo promise, dove si trova la verità tutta intera; se troverò la verità in altri codici che non appartengano a Mani ma li abbia tramandati Cristo - così infatti fu detto da Cristo, che lo stesso Spirito Santo paracleto condurrà alla verità tutta intera - seguendo il discorso di Cristo io ricuserò le scritture di Mani.
AGOSTINO: Poiché tu dunque non hai potuto provare in che modo Mani sia apostolo di Cristo, e pure esigi che io provi in che modo egli abbia mandato lo Spirito Santo paracleto che ha promesso, affinché tu respinga le scritture di Mani, allorquando avrai trovato al di fuori delle scritture di Mani che è adempiuta la promessa di Cristo; quantunque tu per primo avresti dovuto rispondere alle mie domande, tuttavia ecco che rispondo per primo io, e ti mostro quando sia stato mandato lo Spirito Santo che Cristo ha promesso.
(Agostino si appressò al Vangelo e agli Atti degli Apostoli).
3. Preso il codice del Vangelo, declamò: Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: " Pace a voi! "; sono io, non temete. E dopo aver letto aggiunse: " Questo avvenne dopo la risurrezione ". E dopo aver parlato, lesse: Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: " Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho ". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: " Avete qui qualche cosa da mangiare? ". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito e un favo di miele; e dopo averlo mangiato davanti a loro, presi i resti li diede loro. Poi disse: " Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi ". Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: " Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto " 4. Restituito il codice del Vangelo, prese quello degli Atti degli Apostoli e disse: " Abbiamo ascoltato nel Vangelo come il santo evangelista abbia ricordato la promessa di Cristo, che si trova nel Vangelo secondo Giovanni, che il qui presente Felice ha richiamato alla memoria. Giovanni evangelista ha scritto dove il Signore ha detto: Vi manderò lo Spirito Santo paracleto 5. Invece ciò che è stato letto or ora, lo ha attestato l’evangelista Luca, che si è trovato in accordo con la verità proclamata dall’apostolo Giovanni. Vediamo anche in che modo fu portato a compimento ciò che il Signore aveva promesso, in che modo fu realizzato: affinché, essendo stato manifestato dai libri canonici della santa Chiesa l’adempimento della promessa del Signore, non cerchiamo un altro Spirito Santo paracleto, né incappiamo nei lacci dei seduttori ".
4. E lesse ad alta voce dagli Atti degli Apostoli: Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò nel giorno in cui scelse gli Apostoli per mezzo dello Spirito Santo e ordinò loro di predicare il Vangelo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove diuturne, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio e conversando con loro ordinò di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre " quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni, quelli che ci separano dalla Pentecoste ". Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: " Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele? ". Ma egli rispose: " Non spetta a voi conoscere i tempi che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra ". Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: " Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo ". Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano, Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui. In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse: " Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca del Santo Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù. Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto, si legò il collo e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere. La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue. Infatti sta scritto nel libro dei Salmi: " La sua dimora diventi deserta, e nessuno vi abiti, il suo incarico lo prenda un altro ". Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù Cristo ha vissuto in mezzo a noi, incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione ". Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia. Allora egli pregò dicendo: " Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai designato a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto ". Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli come dodicesimo 6. E dopo aver letto, disse: " Abbiamo ascoltato chi fu ordinato al posto del traditore Giuda - cosa che poco prima avevo ricordato - affinché nessuno si introduca con la frode nel numero degli Apostoli, e inganni gli ignari con l’autorità dell’apostolato ".
5. Ora vediamo ciò che abbiamo promesso; cioè in che modo sia stata adempiuta la promessa di Cristo riguardo allo Spirito Santo. Dopo aver detto ciò, lesse in un passo: Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: " Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio " 7. E dopo aver declamato, disse: " Hai ascoltato ora in che modo sia stato già mandato lo Spirito Santo? Ciò che avevi esigito da me l’ho provato; non resta altro che anche tu faccia ciò che hai promesso: dal momento che abbiamo trovato quando mandò lo Spirito Santo che aveva promesso, respingi quella scrittura, che sotto il nome di Spirito Santo volle frodare il lettore o l’ascoltatore ".
6. FELICE: Io non nego ciò che ho detto: quando mi sarà stato provato che lo Spirito Santo ha insegnato la verità che cerco, la ricuserò. La tua Santità mi ha letto questo passo in cui gli Apostoli ricevettero lo Spirito Santo: chiedo che uno fra gli stessi Apostoli mi istruisca sull’inizio, il mezzo e la fine.
AGOSTINO: Se tu avessi letto che il Signore ha affermato: " Vi manderò lo Spirito Santo, che vi insegnerà l’inizio, il mezzo e la fine", allora a ragione mi costringeresti a mostrarti coloro che lo Spirito Santo avrebbe istruito.
FELICE: Poiché la tua Santità afferma che gli Apostoli stessi ricevettero lo Spirito Santo paracleto, di nuovo io dico: quello degli stessi Apostoli che tu avrai voluto mi insegni ciò che mi insegnò Mani, o renda nulla la dottrina dello stesso Mani quello dei dodici che tu avrai voluto.
AGOSTINO: Sia ben lungi dalla fede degli Apostoli, che insegnino la dottrina del sacrilego Mani! Ma poiché tu dici che uno di loro deve rendere nulla la dottrina di Mani, mentre al presente i santi Apostoli non sono più nel corpo; io minimo, non solo di tutti gli Apostoli, ma di tutti i vescovi (infatti quando mai potrei aspirare ai meriti degli Apostoli?), per quanto il Signore si è degnato di elargirmi del suo stesso Spirito, vanificherò la dottrina di Mani, dopo che si comincerà a leggere ciò che segue della sua Lettera, che tu stesso non neghi essere di Mani.
FELICE: Hai detto che gli Apostoli si allontanarono dal corpo: tuttavia le loro scritture sono ancora valide: la tua Santità ha detto, e ha dato facoltà di dire ciò che avremmo voluto senza alcuna paura; perciò tu hai affermato: " Rendo nulla la legge di Mani ": allora io replico: Ogni uomo è mentitore, solo Dio è verace 8; le Scritture di Dio parlano.
7. AGOSTINO: Certo anche tu sei un uomo e, come i fatti stanno per rivelare, un mentitore. E poiché hai detto ciò che hai voluto, non citando dalla Scrittura di Dio, è necessario che anche io dica ciò che voglio. Se infatti la verità è del tuo Mani, non potrà essere distrutta da me; se invece è falsità, cosa interessa da chi sia distrutta? Tuttavia, poiché hai affermato, riguardo alla scrittura degli Apostoli, che sebbene essi non siano nel corpo, sono qui le loro scritture. Ora gli Apostoli furono tolti da questa vita prima che l’errore di Mani fosse sorto nel mondo; perciò non si trovano scritture degli Apostoli che discutano in modo evidente contro Mani. Ciononostante, poiché l’apostolo Paolo nello stesso Spirito Santo paracleto che aveva ricevuto previde il futuro su persone di tal genere quale fu Mani, e quali siete anche voi, leggo affinché tu ne venga a conoscenza. E presa la Lettera dell’apostolo Paolo a Timoteo lesse: Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità. Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera. Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù 9. Dopo aver letto, disse: " Io questo affermo di voi e di coloro che dicono immonda una qualche creatura di Dio; che dicono che ogni atto sessuale - anche quello che si compie con la moglie - sia fornicazione; è infatti proprio questo che dice: Costoro vieteranno il matrimonio; io affermo che questa cosa è stata rivelata ed espressa per mezzo dello Spirito della profezia. Se tu neghi che ogni atto sessuale sia fornicazione, o se dichiari che ogni cibo umano - lecito e concesso da mangiare per gli uomini - sia mondo, non sei di quelli di cui profetò l’Apostolo. Se invece ti riconosci in quelle cose che ho detto, ecco hai qui l’apostolo Paolo che distrugge ed annulla la dottrina del futuro Mani. Così rispondi a ciò che ti chiedo: Ogni atto sessuale è fornicazione, o forse l’atto sessuale compiuto con la moglie non è peccato? ".
8. FELICE: Di nuovo mi sia letto ciò che dice l’Apostolo. E fu proclamato: Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità. Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera. Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù 10.
FELICE: Mani non si allontanò dalla fede, secondo quanto dice Paolo, come altri che si allontanarono dalla fede per venire ad una loro setta. Mani invece non si allontanò da nessuna setta, perché non si dica che si allontanò dalla fede.
AGOSTINO: Vedo che non vuoi rispondere a ciò che ti chiedo, perché non si trovi che o non possiedi lo Spirito Santo - che come già abbiamo provato fu mandato agli Apostoli - o non sei nel novero di coloro che Paolo indicò che sarebbero venuti in seguito, dove anche profetizzò di voi stessi; quindi rispondo io brevemente, per recepire ciò che hai detto nel senso che tu gli hai dato: " Si allontaneranno dalla fede ". Non si allontanano dalla fede, se non coloro che sono stati in qualche fede; mentre Mani non fu in alcuna fede dalla quale si sia allontanato, ma in quella in cui fu rimase. Ora questo ti chiedo: se Mani, o piuttosto la dottrina dei demoni menzogneri che fu in Mani, non abbia sedotto qualche Cristiano cattolico, affinché si allontanasse dalla fede. Se infatti da voi, e attraverso di voi e attraverso quella dottrina molti sono sedotti, affinché si allontanino dalla fede e tendano verso gli spiriti seduttori, quale quello che fu in Mani; e comincino a dire che ogni atto sessuale è fornicazione, della qual cosa l’Apostolo dice: Costoro vieteranno il matrimonio; e incomincino a dire che le carni che gli uomini mangiano non sono creatura di Dio, ma fattura dei demoni, e sono immondizia: è dunque chiaro che lo Spirito Santo paracleto che era nell’apostolo Paolo aveva predetto di costoro, che stavano per allontanarsi dalla fede, prestando ascolto agli spiriti seduttori, quale quello che fu in Mani. Poiché dunque ho già risposto, è giusto che tu risponda a ciò che ti ho chiesto: se non dici che ogni atto sessuale è fornicazione. Se non vuoi rispondere a tale quesito, rispondi a quello che ti ho chiesto prima, affinché tu provi che Mani è apostolo di Cristo; o se anche a questo non vuoi rispondere, permettimi di rendere nulla la sua dottrina, cosa che ho promesso nel momento in cui veniva letta la sua lettera che dite del Fondamento.
9. FELICE: Io rispondo a ciò che dice tua Santità, ossia che in Paolo venne lo Spirito Santo paracleto.
AGOSTINO: Non in lui solo.
FELICE: Io parlo di lui: se è in lui, è anche in tutti. E se è in lui, allora Paolo in un’altra lettera dice: Parzialmente conosciamo, parzialmente profetiamo: ma quando verrà ciò che è perfetto, saranno abolite le cose dette parzialmente 11. Mentre noi ascoltavamo Paolo che diceva questo, è arrivato Mani con la sua predicazione, e lo abbiamo accettato secondo quanto ha detto Cristo: Vi manderò lo Spirito Santo 12. Poi è arrivato Paolo, e anch’egli ha detto che sarebbe venuto, e dopo non è venuto nessuno; perciò abbiamo accolto Mani. E poiché è venuto Mani, e attraverso la sua predicazione ci ha insegnato l’inizio, il mezzo e la fine; ci ha istruito sulla creazione del mondo, perché fu fatta, e da dove fu fatta, e coloro che la fecero; ci ha insegnato perché il giorno e perché la notte; ci ha istruito intorno al corso del sole e della luna. Giacché non abbiamo udito tutto ciò in Paolo, né nelle scritture degli altri Apostoli: questo crediamo, che egli stesso è il Paracleto. Pertanto dico di nuovo quanto ho detto prima: se avrò udito in un’altra scrittura dove parla il Paracleto, cioè lo Spirito Santo, di ciò di cui avrò voluto porre domande e tu mi avrai istruito; solo allora crederò e rinunzierò.
10. AGOSTINO: Tu dici di non credere che lo Spirito Santo paracleto sia stato nell’apostolo Paolo, perché Paolo dice: Parzialmente infatti conosciamo, parzialmente profetiamo 13; e quindi ritieni che l’Apostolo con queste parole abbia predetto come se un altro sarebbe venuto dopo di lui a predicare tutte le cose che egli stesso non fu in grado di predicare, perché diceva parzialmente; e tu credi che costui sia Mani. Anzitutto dunque mostrerò, citando dalla stessa lettura dell’Apostolo, donde l’Apostolo diceva ciò. Poi, giacché hai detto che Mani vi avrebbe insegnato l’inizio, il mezzo e la fine e in che modo o per quale motivo sia stato creato il mondo, riguardo al corso del sole e della luna, e alle altre cose che hai ricordato. Ti faccio notare che non si legge nel Vangelo che il Signore abbia detto: " Vi manderò il Paracleto che vi insegni del corso del sole e della luna ". Infatti voleva formare Cristiani, non astrologi. Invece per le loro necessità è sufficiente che gli uomini sappiano di queste cose quanto hanno imparato a scuola. Cristo invece ha detto che sarebbe venuto il Paracleto, che avrebbe condotto alla verità tutta intera; ma lì non ha parlato de " l’inizio, il mezzo e la fine "; non ha detto: " Il corso del sole e della luna ". Ma se ritieni che questa dottrina sia attinente a quella verità che Cristo ha promesso per mezzo dello Spirito Santo, ti chiedo quante siano le stelle. Se hai ricevuto quello Spirito di cui parli, al quale spetta insegnare queste cose, che io affermo non essere pertinenti alla disciplina e alla dottrina cristiana, è necessario che tu parli e mi rispondi. Infatti ti sei reso debitore: per cui quando ti chiederò qualcosa riguardo a tali elementi, se non avrai risposto, non appaia in te quello Spirito, del quale è detto: Egli vi guiderà alla verità tutta intera 14, se quella è la verità cui questi sono pertinenti. Così scegli se preferisci e sei pronto a rispondermi su tali cose, quale un uomo che ha ricevuto lo Spirito che conduce alla verità tutta intera, e afferma che sia pertinente alla stessa verità sapere queste cose terrene. Io ti posso parlare di quelle cose che sono pertinenti alla dottrina cristiana; tu invece che stimi sia pertinente ad essa spiegare in che modo sia stato fatto il mondo, e gli eventi che si svolgono nel mondo, è necessario mi risponda su tutti gli argomenti. Ma chiaramente, una volta che hai risposto, dovrai provarlo. Prima che incominci a parlare, o se per caso sai ciò che ha inventato colui che hai seguito, io per primo insegnerò ciò che ho promesso, cioè per quale motivo l’Apostolo diceva: Parzialmente conosciamo, parzialmente profetiamo.
11. Infatti egli voleva dire - come la lettura stessa sta per indicare - che quando un uomo è in questa vita, non può ottenere tutte le conoscenze. In parte le raggiunge in questa vita; invece lo Spirito Santo, che in questa vita ammaestra parzialmente, dopo questa vita condurrà alla verità tutta intera. Perché tale cosa ti sia insegnata con grande chiarezza, ascolta l’Apostolo. Dopo aver parlato, lesse dall’Apostolo: Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. Parzialmente infatti conosciamo, parzialmente profetiamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è parzialmente scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia 15. E dopo aver letto, disse: " Ora dimmi tu, posto che l’Apostolo prediceva i tempi futuri di Mani: tu vedi ora Dio faccia a faccia? ".
12. FELICE: Io non sono abbastanza forte contro il tuo potere, perché mirabile è il potere del grado episcopale; né contro le leggi degli Imperatori. Prima ho chiesto che tu mi insegni in breve cosa sia la verità; se mi avrai insegnato cosa è la verità, si manifesterà che ciò che credo è falso.
AGOSTINO: È apparso chiaro che tu non hai potuto provare il fatto che Mani sia apostolo di Cristo: espongo brevemente perché non hai potuto. Hai detto che avresti provato che Mani è apostolo di Cristo dal fatto che Cristo ha promesso che sarebbe venuto lo Spirito Santo paracleto. Poiché non hai trovato quando è venuto quello che Cristo ha promesso, perciò credi che lo stesso sia Mani. Ma invero allorché io ho provato - per mezzo delle Scritture sante, ecclesiastiche, canoniche - quando in modo molto chiaro è giunto lo Spirito Santo che Cristo Signore ha promesso che sarebbe venuto, ti sei volto a dire che ti si deve mostrare ciò che ha insegnato, e se ha annullato la dottrina di Mani. Avendo dunque io risposto che Mani è stato nella carne dopo degli Apostoli, mentre la loro dottrina era stata predicata da loro stessi prima che Mani fosse nato, ho detto tuttavia che tra gli Apostoli Paolo - per mezzo dello Spirito Santo, che era venuto in tutti gli Apostoli - aveva profetato anche di questa vostra dottrina, quale si sarebbe manifestata, e l’aveva chiamata dottrina dei demoni menzogneri. Lì ho mostrato che quelle cose, le quali Paolo predisse che si sarebbero attuate nella stessa dottrina, sono pertinenti alla vostra professione di fede, cioè la proibizione delle nozze; giacché ogni atto sessuale, anche se compiuto con la moglie, voi affermate sia una fornicazione; e l’astinenza dai cibi che Dio ha creato. So bene che voi definite alcuni cibi immondi, mentre egli stesso prosegue e dice: Tutto ciò che è stato creato da Dio è buono 16. Quando ho preteso da te che rispondessi riguardo a ciò, hai detto che Mani vi ha insegnato l’inizio, il mezzo e la fine, e il corso del sole e della luna, e altre cose di tal genere. Dopo che ho dimostrato che tali cose non sono pertinenti alla dottrina cristiana, hai risposto che lo stesso apostolo Paolo ha detto che parzialmente conosce e parzialmente profetizza. Allora io ho affermato che noi non possiamo conoscere le cose divine, fin quando siamo in questa vita; e ora vediamo attraverso uno specchio e in enigmi, allora invece faccia a faccia. Ti ho chiesto se tu ritieni che l’apostolo abbia detto - poiché Mani sarebbe stato quello che doveva venire, il quale avrebbe insegnato ciò che non aveva potuto insegnare Paolo - che sia pertinente a te, che dici di aver ricevuto lo stesso Spirito, di vedere fin d’ora Dio faccia a faccia. Poiché non puoi affermare ciò, è chiaro che l’apostolo Paolo ha parlato di quella vita, di cui anche Giovanni dice: Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è 17. Quando hai udito ciò, hai detto che tu non hai forza contro il mio potere: potere che non è mio, ma se ha qualche valore, mi è stato dato, per redarguire gli errori, da colui che è forza di tutti i suoi fedeli e di coloro che credono in lui con tutto il cuore. Hai anche detto che ti terrorizza l’autorità episcopale: mentre puoi vedere quanta pace abbiamo tra noi, con quanta tranquillità discutiamo. Allo stesso modo il popolo presente non ti fa alcuna pressione, non ti incute alcun terrore, ma ascolta tranquillissimo, come si addice ai Cristiani. Hai anche detto che temi le leggi degli Imperatori: non temerebbe ciò per la vera fede, chi fosse pieno di Spirito Santo. Anche l’apostolo Pietro ebbe paura durante la passione del Signore, e lo rinnegò tre volte; ma quando lo Spirito Santo paracleto - che Cristo aveva promesso - lo colmò di sé, fu crocifisso per la fede del Signore. Egli, che prima aveva rinnegato per timore, in seguito compì la gloriosissima passione della confessione. Tu proprio perché temi le leggi degli Imperatori dici che non hai trovato lo Spirito paracleto della verità: ma ciò risulta a sufficienza anche dal resto delle cose, perché anche se non avessi questa paura, saresti convinto di errare da altri fatti.
FELICE: Anche gli Apostoli ebbero paura.
AGOSTINO: Ebbero paura per la loro sicurezza, ma una volta catturati non esitarono a proclamare la propria fede. Tu avresti dovuto temere che non ti trovassimo qui: ora sei in mezzo; perché temi, se non perché non hai nulla da dire? Se avessi temuto gli Imperatori, anche prima avresti taciuto. Ora invece taci, avendo dato ieri il libello al Curatore e gridato pubblicamente di essere pronto a farti bruciare con i tuoi codici, se fosse stato trovato negli stessi qualcosa di male; donde ieri ti appellavi alle leggi come un forte, oggi rifuggi la verità come un timido.
13. FELICE: Non rifuggo la verità.
AGOSTINO: Dì dunque se vedi Dio faccia a faccia, secondo la tua promessa. Perché hai detto che l’apostolo Paolo ha parlato di voi, che avreste accolto una verità tanto completa: affinché capiamo, o crediamo, che l’Apostolo ha ricevuto parzialmente, e tu interamente.
FELICE: Non rifuggo la verità, ma cerco la verità. Quando tu dici che io non la posseggo, mi sia provato per mezzo delle Scritture divine: questo cerco ora.
AGOSTINO: Prima ammetti di non aver potuto provare che Mani è apostolo di Gesù Cristo. Per quanto sarò capace, una volta che saranno state estirpate dal tuo cuore tutte le cose contrarie tramite il mio ministero, con l’aiuto di Dio, ti inculcherò quale sia la scienza della verità, che conduce a Dio, iniziando dalla fede.
FELICE: Tu mi dici di rinnegare la mia legge e di accoglierne un’altra, certo migliore, cosa che io cerco. No: non posso rinnegare la mia legge prima di riceverne un’altra.
AGOSTINO: Ma prima si versa dal vaso ciò che ha di cattivo, e così lo si riempie di ciò che è buono. Se ancora dubiti di versare, difendi ciò di cui sei pieno. Infatti ti dimostrerò - per quanto mi aiuta il Signore - di quanta immondizia e blasfemie sia piena la dottrina di Mani, se permetterai che si continui a leggere quella lettera, del cui inizio abbiamo già trattato (e non hai potuto provare che Mani è apostolo di Cristo): certo per questo motivo indugi in pretesti, affinché non si leggano i capitoli successivi, dove apertamente sono riconoscibili i vostri sacrilegi. O se lo permetti, si leggano.
FELICE: Lo permetto. Hai detto che si versino tutte le cose immonde, e così si immettano le buone: questa è l’affermazione della tua Santità. A tale affermazione io replico: Nessuno versi acqua, se un altro non avrà riempito.
AGOSTINO: Vedi quanto hai parlato in modo sconsiderato (per parlare mitemente, e non dire in modo stolto). In ogni caso ti ho posto la similitudine del vaso: in un vaso pieno nessuno può mettere qualche altra cosa, se non si versa ciò da cui era riempito.
FELICE: Hai parlato di uno solo, e io ho parlato di due.
AGOSTINO: Se hai parlato di due vasi, vuoi che svuotiamo quello uguale al tuo e lo riempiamo, affinché tu possa versare ciò che hai?
FELICE: Abbiamo entrambi una sola acqua.
AGOSTINO: Essendo dunque pieni entrambi della vostra acqua, che cosa riempiremo, per ammaestrarvi, se qualcuno di voi non versa ciò che ha? Oppure se è buono e per questo motivo deve essere tenuto, affinché sia difesa e letta quella lettera, vediamo se altre cose possono essere difese, se sei venuto meno fin dall’inizio: o se tu dici di non essere venuto meno, provaci in che modo Mani sia apostolo di Cristo.
14. FELICE: Cristo ha detto che avrebbe mandato lo Spirito Santo, che avrebbe condotto alla verità tutta intera.
AGOSTINO: Se tu lo possiedi, fa’ attenzione a ciò che già da un po’ ti ho chiesto. Hai detto infatti che è pertinente alla sua stessa dottrina, di conoscere anche le cose terrene: dimmi quante sono le stelle, se sei stato introdotto in questa verità tutta intera.
FELICE: E io ripeto: se il Paracleto ha parlato per mezzo degli Apostoli, lo ha fatto anche per mezzo di Paolo; anch’io chiedo alla tua Santità che mi mostri quelle cose che già ho detto.
AGOSTINO: Confessa che non hai potuto dimostrarmi ciò che ti ho chiesto, e ti dimostrerò secondo le Scritture ciò che è pertinente alla fede cristiana.
FELICE: Ed io, se mi avrai portato le scritture di Mani, i cinque autori che ti ho detto, qualunque cosa mi avrai chiesto, te la proverò.
AGOSTINO: Tra gli stessi cinque autori c’è questa lettera, della quale abbiamo aperto il principio, e vi abbiamo trovato scritto: Mani apostolo di Gesù Cristo. Vedo che non mi spieghi lo stesso principio, perché non dimostri in che modo Mani sia apostolo di Gesù Cristo.
FELICE: Se non lo provo in questa lettera, lo proverò nel secondo trattato.
AGOSTINO: In quale secondo trattato?
FELICE: Nel Tesoro.
AGOSTINO: Questo Tesoro, che chiamate con tale nome per sedurre i miseri, chi lo ha scritto? Mani? Non voglio che me lo provi da quello, perché quel Mani mente, dicendo di essere ciò che non è.
FELICE: Tu provamelo per mezzo di un altro testo.
AGOSTINO: Cosa vuoi che ti provi?
FELICE: Che Mani mente.
AGOSTINO: Giacché tu non puoi provare che Mani dice il vero, è necessario che io ti provi che Mani ha mentito?
FELICE: Perché non ho potuto provarlo? Forse che sono state portate le scritture che io ho chiesto e non l’ho provato?
AGOSTINO: Ma chiedi scritture di Mani, nelle quali non abbiamo fede! Provalo da un altro passo. Invece io dalla stessa scrittura di Mani ti provo che Mani ha mentito e ha bestemmiato.
FELICE: Siano portati i libri.
AGOSTINO: Ecco qui la lettera di Mani, che chiamate del Fondamento. In un edificio il primo inizio è il fondamento: se avrò mostrato che ha fatto rovina nello stesso fondamento, perché cerchiamo la sua restante costruzione?
15. FELICE: Dici questo, mostrando in essa una rovina; però io dico: fornisci arbitri quanti ne hai, e ti proverò perché non mente.
AGOSTINO: Sia lungi da noi e dal genere umano che quante persone vedi qui, tu veda altrettanti Manichei.
FELICE: Dà, ho detto, le cose che ti ho chiesto.
AGOSTINO: Quali vuoi dunque che ti dia?
FELICE: Quali tu avrai voluto.
AGOSTINO: Io ti do questi; se ne hai di migliori, chiedili.
FELICE: In che modo dai questi?
AGOSTINO: I presenti che ci ascoltano.
FELICE: Questi non mi sostengono.
AGOSTINO: Dunque tu cerchi quelli che sostengano te, non la verità?
FELICE: Quelli che mi ascoltino; non soltanto me, ma anche la stessa scrittura, affinché si provi se dice il vero o mente.
AGOSTINO: Vedi dunque che ascoltano. Leggiamo il resto, giacché tu hai riconosciuto che questa lettera è di Mani.
FELICE: Non lo nego.
AGOSTINO: Dunque si legga.
16. FELICE: Non ho arbitri. Ed aggiunse: Si legga un altro capitolo della lettera. Venne letto fino al passo in cui la stessa lettera reca scritto: La pace del Dio invisibile e l’annuncio della verità sia con i suoi fratelli carissimi, che credono ai precetti celesti e allo stesso tempo li osservano: ma vi protegga la destra della luce e vi liberi da ogni incursione maligna, e dal laccio del mondo. La pietà dello Spirito Santo apra l’intimo del vostro petto, affinché vediate le vostre anime con gli stessi occhi.
FELICE: Porta una scrittura che confuti queste cose.
AGOSTINO: Ancora non abbiamo udito niente di male, se non che Mani ha osato nominarsi apostolo di Cristo. Infatti quelle cose che ha detto sono ancora pertinenti al coperchio della menzogna, alla bisaccia di pelle di pecora, in cui prima dice buone parole, per poter introdurre le cattive. Ma vediamo cosa egli voglia insinuare mediante queste parole. Se infatti avrà introdotto qualcosa di male, anche queste parole saranno state cattive e seduttrici; se invece nelle seguenti avrà detto qualcosa di buono e di vero, inevitabilmente lo capiremo. Permetti dunque che si legga il seguito.
FELICE: Se dunque hai asserito che nel principio sono poste cose buone e in seguito sono immesse cose cattive, come ti posso credere, avendomi detto che sono buone le cose al principio?
AGOSTINO: Ancora queste affermazioni non le ho definite né buone né cattive. Ho detto che non abbiamo ascoltato ancora niente di male. Non ho detto: già abbiamo ascoltato qualcosa di buono. Ho detto male solo che osò dirsi apostolo di Cristo. Invero le parole che ha detto nel seguito, allora saranno cattive, se avranno introdotto qualcosa di cattivo; saranno invece buone, se avranno introdotto qualcosa di buono. Permetti dunque che si leggano le cose seguenti: perché temi?
FELICE: Non temo.
AGOSTINO: Permetti dunque che si leggano.
FELICE: Si leggano.
17. Quindi furono lette fino a giungere al luogo in cui è scritto: In questo modo i suoi regni sfolgoranti sono fondati sopra la terra luminosa e beata, cosicché non possono essere mai mossi o agitati da alcuno.
AGOSTINO: Questa terra di cui si parla, da dove proveniva? La creò, o la generò, o forse gli era eguale e coeterna? Parlo di questa terra luminosa e beata di cui fa menzione.
FELICE: In che modo è scritto: In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era invisibile, inquinabile ed informe 18? Io così comprendo: " In principio Dio creò il cielo e la terra, e la terra esisteva ": a me sembra che vi siano due terre, secondo quanto dice Mani " due regni ".
AGOSTINO: Giacché hai ricordato la nostra Scrittura, che siete soliti bestemmiare, mi è d’uopo esporla e mostrarti che senza alcuna bestemmia quello è scritto, e con verità e non secondo Mani; affinché tu mi risponda ora o in seguito a ciò che ti ho chiesto.
FELICE: Ti rispondo.
AGOSTINO: Con le parole: In principio Dio creò il cielo e la terra, brevemente la Scrittura ha riassunto ciò che Dio aveva creato. Quindi, giacché non appariva ancora questa terra che aveva fatto, prima che la distinguesse ed ornasse, quale Dio l’aveva fatta, nel passo seguente la Scrittura espose qual era la terra della quale aveva detto: In principio Dio creò il cielo e la terra; come se, dopo aver udito: In principio Dio creò il cielo e la terra, chiedessimo quale terra, aggiunse e disse: Ma la terra - cioè quella che Dio aveva creato - era invisibile e informe. Dunque non parlò di due terre, ma precisò quale sarebbe stata quella. Tu adesso rispondimi a ciò che brevemente ti ho chiesto: Questa luminosa e beata terra di cui parla Mani, sulla quale erano fondati i regni di Dio, era stata creata dallo stesso Dio, o da lui era stata generata, o gli era coeterna? Una delle tre cose, se non ti da fastidio, rispondimi senza titubanza.
FELICE: La scrittura si interpreta da se stessa.
AGOSTINO: Se dunque conosci un qualche passo dove la scrittura dice che Dio o generò quella terra, o la creò, o gli era coeterna, aprila al passo che conosci e leggimelo.
FELICE: Non è in questa scrittura, ma in un’altra.
AGOSTINO: Credo dunque, seppure quella scrittura esiste, che tu ti ricordi quanto vi è detto. Perciò rispondimi, tu che conosci quella scrittura: e se avrò detto che le cose non stanno così, convincimi. Se invece le avrò così conosciute, disputo secondo quanto tu stesso avrai risposto. Di’ dunque se Dio questa terra l’avrebbe creata, o generata, o gli fosse coeterna: tu che l’hai letto in non so quale libro, dove dici che è scritto ciò.
FELICE: Giacché or ora la tua Santità ha interpretato la tua Scrittura, come hai voluto e io ho sopportato, così anche tu sopportami qualsiasi cosa avrò detto.
AGOSTINO: Su quanto ti ho chiesto, accetto ciò che mi rispondi, se niente mi spingerà al contrario: se invece qualcosa mi avrà contrariato, ti indicherò il mio parere, affinché tu risponda ad esso.
FELICE: Io non ho risposto alle tue parole.
AGOSTINO: Pur se è prioritario che tu mi risponda a ciò che ti ho chiesto, tuttavia ho fatto anche in modo di risponderti per primo; forse ciò non ti è importato, perciò non hai risposto; forse non importerà neppure a me, quando tu risponderai. Rispondi dunque a ciò che ti ho chiesto.
18. FELICE: Rispondo. E aggiunse: Hai detto dunque di quella terra in cui abita Dio, se è stata da lui creata, o la generò, o gli sia coeterna. Anche io dico, che nello stesso modo in cui Dio è eterno, e non c’è alcuna cosa creata presso di lui, tutto è eterno.
AGOSTINO: Dunque non la generò, né la creò?
FELICE: No, ma gli è coeterna.
AGOSTINO: Se invece l’avesse generata, non gli sarebbe coeterna.
FELICE: Ciò che nasce, ha una fine: ciò che non è nato, non ha una fine.
AGOSTINO: A quali esseri dunque egli era padre, o di chi era padre, quello che or ora egli chiamò padre? Se infatti non aveva generato niente, non aveva potuto essere padre.
FELICE: Ma vi sono altre cose che generò.
AGOSTINO: Quelle cose dunque che generò, non gli sono coeterne, o anche esse stesse sono coeterne?
FELICE: Coeterne a Dio sono tutte le cose che egli ha generato.
AGOSTINO: Dunque hai errato, poiché prima hai detto, " Ogni cosa che nasce, ha fine ".
FELICE: Nel momento in cui ho parlato secondo la generazione carnale, ho errato.
AGOSTINO: Hai confessato l’errore con molta modestia, meriteresti di comprendere la verità.
FELICE: Lo faccia Dio.
AGOSTINO: Ora dunque stai attento, per cominciare a riconoscere l’errore della scrittura di costui. Se quelle cose che Dio generò non gli sono coeterne, è migliore quella terra che Dio non generò - dove abitano tutte le cose che Dio generò -, quella terra che tu dici da lui non generata.
FELICE: Tutte le cose sono tra loro eguali: quelle che generò e quelle che non generò, cioè quella terra dove dimorava.
AGOSTINO: Che cosa credi: egli stesso che generò, è uguale a tutte quelle, o di quelle è maggiore?
FELICE: Colui che generò, e quelli che egli generò, e il luogo in cui sono stati posti, ogni cosa è eguale.
AGOSTINO: Dunque sono di una sola sostanza?
FELICE: Di una sola.
AGOSTINO: Ciò che è Dio padre, lo stesso sono i figli di lui e anche quella terra?
FELICE: Sono tutti una stessa cosa.
AGOSTINO: Dunque di questa terra non è padre, ma abitante?
FELICE: Sì.
AGOSTINO: Se non la generò, né la creò, non vedo in che modo sia pertinente a lui se non per la sola vicinanza, come se qualcuno avesse un bene vicino: e due allora saranno le cose entrambe ingenerate, la terra e il padre.
FELICE: Anzi sono tre, il padre ingenerato, la terra ingenerata, e l’aria ingenerata.
AGOSTINO: Tutto questo è una sola sostanza?
FELICE: Una sola.
AGOSTINO: E così fondata, sì da non poter essere mossa o scossa da nessuno?
FELICE: Movimento e scuotimento sono cose diverse.
AGOSTINO: E sia: ma tuttavia furono tali che da nessuno mai potessero essere mosse o scosse?
FELICE: C’è differenza tra essere mosso ed essere scosso.
AGOSTINO: Non ti interrogo su questo.
FELICE: Ma su questo mi vuoi tenere.
AGOSTINO: Accetta " essere mosso " come vuoi: non aveva potuto essere mosso?
FELICE: Non dico che non aveva potuto essere mosso, ma che il movimento è una cosa diversa.
AGOSTINO: Ma così ho detto: Né essere mosso, né essere scosso. Non ho detto: Un qualcosa può essere mosso, ma non può essere scosso; o: Un qualcosa può essere scosso, non può essere mosso; ma ho detto entrambe le cose, che non può né essere mosso, né scosso.
FELICE: Su entrambe le cose c’è differenza tra essere mosso ed essere scosso.
19. AGOSTINO: Leggiamo dunque le cose che seguono, vediamo se questo Dio che aveva i regni fondati sopra la luminosa e beata terra, i quali da nessuno mai possono essere mossi o scossi, non temette nessuno, come occorreva che non temesse nessuno colui i cui regni fossero così fondati, che da nessuno potessero essere mossi o scossi. E lesse il passo seguente: Presso una sola parte e lato di quella insigne e santa terra. E dopo aver letto chiese: Che lato? Il destro o il sinistro?
FELICE: Io non posso spiegarti questa scrittura, ed illustrare ciò che in essa non si trova; essa stessa è interprete per sé; io non posso dirlo, per non incorrere per caso in un peccato.
AGOSTINO: Si legga dunque ciò che segue. E dopo aver letto, ed essendosi giunti al passo dove si ha: Invero il Padre della luce beatissima, conoscendo che una grande rovina e devastazione, che sarebbe sorta dalle tenebre, minacciava i suoi santi secoli, se non avesse opposto un essere divino distinto, nobile e potente per valore, con cui vincere e allo stesso tempo distruggere la stirpe delle tenebre, estinta la quale è preparata una quiete perpetua per gli abitanti della luce.
AGOSTINO: Giacché ora già sono cominciate le aperte bestemmie, se stimi siano da difendere, di’ in che cosa questa gente delle tenebre - che sembra Dio abbia temuto, affinché una grande rovina e devastazione non irrompessero dalle tenebre nei suoi regni - avrebbe potuto nuocere a Dio; soprattutto quando i suoi regni, come egli ha detto poco sopra, erano così fondati che da nessuno mai potessero essere mossi o scossi. Quale danno poteva arrecare a Dio questa gente? Gli poteva o non gli poteva nuocere? Rispondimi una delle due cose.
FELICE: Ti rispondo. Se niente è contro Dio - secondo quanto affermò la scrittura di Mani, ossia che c’è un altro regno - per qual motivo Cristo fu mandato per liberarci dal laccio di questa morte? Di chi è questo laccio e morte? Se non c’è nessun avversario contro Dio, perché siamo battezzati? Perché l’Eucarestia, perché la Cristianità, se niente è contro Dio?
AGOSTINO: Poiché vedo che non vuoi rispondere a ciò che ti chiedo, e che tu interroghi affinché io ti risponda; anche questo non rifiuto: tuttavia ricorderai che io rispondo alle tue richieste, tu invece non hai voluto rispondere alle mie. Ma dal momento che mi hai interrogato, ascolta ciò che mi hai chiesto. Noi senza dubbio diciamo che Cristo è venuto come liberatore, e diciamo che siamo liberati dai nostri peccati, perché non siamo stati generati dalla sostanza di Dio, ma creati da Dio per mezzo del suo Verbo. Ora c’è molta differenza tra l’essere nato dalla sostanza di Dio e l’essere creato da Dio, ma non dalla sostanza di Dio. Qualunque cosa dunque Dio ha creato, può essere mutevole; invece lo stesso Dio non è mutevole: giacché le opere non possono essere eguali all’artefice e al creatore. Tu invece che poco fa ad una mia domanda hai detto, che sia il Padre che lì generò i figli della luce, sia l’aria, sia la stessa terra, sia gli stessi figli sono di una sola sostanza, e sono tutti uguali; è necessario che tu mi dica in che modo poteva nuocere la gente delle tenebre a questa sostanza del tutto incorruttibile. Se infatti poteva nuocerle, non era incorruttibile per natura; se invece non poteva, non c’era ragione alcuna per cui si desse luogo alla battaglia, e si inviasse quella potenza di cui si parla.
FELICE: Chiedo una dilazione per poter rispondere.
AGOSTINO: Fino a quando? È sufficiente l’interruzione di domani?
20. FELICE: Dammi un’interruzione di tre giorni, cioè oggi, domani e dopodomani, oppure fino al giorno che è dopo domenica, cioè alla vigilia delle idi di dicembre.
AGOSTINO: Vedo che hai chiesto una dilazione per rispondere: è umano che ti venga concessa; ma se non avrai potuto rispondere al giorno stabilito, che accadrà?
FELICE: Sarò vinto.
AGOSTINO: E se nel frattempo fuggirai?
FELICE: Sarò reo nei confronti di questa città e di ogni luogo, e della mia legge.
AGOSTINO: Di’ al contrario: Se fuggirò, sia ritenuto come se avessi anatemizzato Mani.
FELICE: Non posso dire questo.
AGOSTINO: Dunque apertamente dicci che pensi di fuggire, e nessuno ti trattiene.
FELICE: Non fuggo.
AGOSTINO: Come vedo, non vuoi andartene come un vinto; ma è sufficiente che tu dica ciò: Se sarò fuggito, sono vinto.
FELICE: L’ho detto.
AGOSTINO: E da che cosa apparirà che sei fuggito a causa di questi Atti?
FELICE: Ordina che rimanga con colui che avrò scelto.
AGOSTINO: Scegliti uno di questi fratelli presenti, che stanno al cancello.
FELICE: Io sia con quello che è in mezzo.
AGOSTINO: Come hai scelto, fino a quel giorno sarai con lui.
FELICE: Sì, io sono d’accordo.
BONIFACIO: Cristo mi concederà, che se verrò con lui, egli sia cristiano.
Io Agostino, vescovo della Chiesa cattolica Ipponense, ho sottoscritto questi Atti in chiesa davanti al popolo.
Io Felice cristiano, cultore della legge di Mani, ho sottoscritto questi Atti in chiesa davanti al popolo.
Note:
1 - Cf. At 1, 26.
2 - Cf At 9, 17.
3 - Gv 16, 13.
4 - Lc 24, 36-49.
5 - Gv 16, 7.
6 - At 1, 1-26.
7 - At 2, 1-11.
8 - Sal 115, 2; Rm 3, 4.
9 - 1 Tm 4, 1-6.
10 - 1 Tm 4, 1-6.
11 - 1 Cor 13, 9-10.
12 - Gv 16, 7.
13 - 1 Cor 13, 9.
14 - Gv 16, 13.
15 - 1 Cor 13, 8-12.
16 - 1 Tm 4, 4.
17 - 1 Gv 3, 2.
18 - Gn 1, 1-2.
Capitolo 6 - Gesù porta la croce verso il calvario
La Passione di Gesù - Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella Biblioteca
Ventotto farisei armati arrivarono a cavallo per scortare il corteo sui luogo dei supplizio, tra questi vidi i sei sinedriti che avevano guidato la cattura di Gesù sui monte degli Ulivi.
Nel momento in cui i carnefici condussero Gesù al centro del foro, parecchi schiavi entrarono dalla porta occidentale portando il legno della croce. Avvicinandosi ai Signore, essi lo gettarono ai suoi piedi con gran fracasso.
Altri servi portavano gli angoli, i pezzi di legno desti nati a sorreggere i piedi e il prolungamento su cui si doveva inchiodare la tabella. Il Signore s'inginocchiò accanto alla sua croce e l'abbracciò tre volte. Contemporaneamente lo udii supplicare il Padre suo per la redenzione del genere umano. Infine il Salvatore baciò la croce, divenuta altare del suo cruento sacrificio.
Impazienti, i carnefici sollevarono Gesù e gli caricarono sulla spalla destra il pesante fardello.
Egli rimase curvo sotto il grave peso, non sarebbe mai riuscito a sostenerlo sulle spalle se gli angeli non l'avessero di nuovo soccorso. Mentre Gesù pregava, le mani dei due ladroni furono legate saldamente alle assi trasversali delle loro croci poste dietro la nuca.
I tronchi verticali delle due croci erano portati dagli schiavi; una volta sul Golgota si sarebbe provveduto al montaggio.
La tromba della cavalleria di Pilato squillò per dare il segnale della partenza. Uno dei farisei a cavallo si accostò a Gesù, inginocchiato sotto il peso della croce, e gli disse:
«E terminato per sempre il tempo dei bei discorsi. Avanti, avanti! Facciamola finita!».
Allora i carnefici rialzarono il Signore con terribile violenza, facendogli sentire sulle spalle tutto il peso dell'intera croce. Così cominciò la marcia trionfale del Re dei re, tanto ignominiosa sulla terra quanto gloriosa in cielo.
Ai piedi del legno della croce erano state legate due corde, per mezzo delle quali due carnefici la tenevano sollevata.
Altri quattro aguzzini tenevano delle funi attaccate alla catena che cingeva la cintura di Gesù.
Il suo mantello era sollevato e trattenuto dalla cintura.
Gesù mi ricordò Isacco, che portava il legno destinato alla propria immolazione.
Lo stesso Pilato si era messo al comando del distaccamento di soldati per prevenire una sommossa popolare.
Il procuratore romano indossava l'armatura e procedeva a cavallo, protetto dai suoi ufficiali e da una schiera di cavalieri, seguivano trecento fanti provenienti dal confine tra l'Italia e la Svizzera. Il drappello dei legionari romani si mise in marcia sulla strada principale della città, mentre il corteo con i condannati attraversò una viuzza laterale per non intralciare il popolo che si recava al tempio. Precedeva il triste corteo un trombettiere che proclamava a ogni crocevia la sentenza di morte. Qualche passo dietro a lui venivano i servi con le funi, i chiodi, i cunei e tutti gli accessori delle croci dei due ladroni.
Seguivano poi i farisei a cavallo e un giovinetto che portava sul petto l'iscrizione della croce. Questo giovane non era del tutto perverso.
Infine veniva Gesù, il Cristo, curvo e straziato sotto il carico della croce; era ferito in tutto il corpo e aveva i piedi nudi e sanguinanti. Non aveva preso cibo né bevanda dalla sera prima ed era oltremodo sfinito a causa delle perdite di sangue, della febbre e delle molteplici sofferenze.
Il Signore sosteneva la pesante croce sulla spalla aiutandosi con la mano destra, mentre con la sinistra tentava ripetutamente di sollevare la lunga veste che gli ostacola va il passo.
Le sue mani erano ferite e gonfie a causa della brutalità con la quale erano state legate, il suo viso era gonfio e insanguinato, i capelli e la barba imbrattati di sangue raggrumato. La croce e le catene gli premevano sul corpo la veste di lana riaprendogli le piaghe con grande dolore.
Quattro carnefici tenevano a distanza le estremità delle corde fissate alla sua cintura. Due lo tiravano in avanti e gli altri due da dietro, così che il suo passo era malfermo.
Benché attorno a Gesù non ci fosse altro che derisione e crudeltà, il suo sguardo era pieno di compassione e le sue labbra si aprivano in preghiera al Padre.
Dietro di lui seguivano i due ladroni trascinati con le funi. Alcuni farisei a cavallo chiudevano il corteo, mentre numerosi soldati romani ne proteggevano i lati in modo che la folla non potesse entrarvi.
Nel percorrere quella stradina larga due passi, sporca e lunga, il Signore subì molte sofferenze. I carnefici gli si stringevano addosso, la plebaglia lo insultava dalle finestre, dalle terrazze, dalla strada e dalle vie laterali, molti gli gettavano addosso fango, immondizie e altre cose immonde; perfino i fanciulli, incitati dagli adulti, gli lanciavano pietre e lo coprivano di ingiurie.
Erano gli stessi fanciulli che lui aveva benedetto e chiamato beati.
La gente accorreva da tutte le parti. Presto una folla considerevole riempì la stradina e le vie laterali per veder passare la triste processione. Molti altri si erano già recati al Calvario.
Al suo termine la stretta viuzza volge a sinistra e va un poco in salita; in quel punto passa una specie di acquedotto sotterraneo che proviene dal monte Sion. Ho udito il gorgoglio dell'acqua.
Prima caduta di Gesù sotto la croce
Davanti alla salita vi è un avvallamento nel quale si accumula acqua piovana e fango. Per facilitare il passaggio, vi era stata posta una grossa pietra, come se ne vedono in molte vie di Gerusalemme.
Arrivato a quella pietra, con il grave peso sulle spalle, Gesù non riusciva a proseguire. Tirato dai suoi carnefici, cadde e la croce rovinò accanto a lui.
I carnefici lo colmarono di ingiurie e lo colpirono con calci e pugni. Il corteo si fermò e ci fu un grande tumulto.
Invano il Signore tese la mano in cerca d'aiuto; allora esclamò:
«Sarà presto la fine!».
I farisei urlavano:
«Rialzatelo, altrimenti morirà prima della crocifissione!». Ai lati della strada vidi alcune donne e fanciulli atterriti da quello scempio.
Quando Gesù riuscì a riprendersi, quegli uomini abominevoli, invece di alleviare le sue sofferenze, gli rimisero intorno alla testa la corona di spine.
Lo fecero alzare a forza di maltrattamenti e gli misero la croce sul dorso. Egli fu costretto a inclinare da un lato il capo straziato dalle spine.
E Gesù, con questo nuovo supplizio, riprese il doloroso cammino per la ripida strada.
Seconda caduta di Gesù sotto la croce.
Gesù incontra sua Madre
Dopo la sentenza pronunciata da Pilato, l'Addolorata si fece condurre nei luoghi santificati dalle ultime sofferenze del suo adorato Figlio. Ella voleva coprire con le sue calde lacrime il sangue di Gesù. Con profonda devozione, Giovanni e le pie donne accompagnarono la Vergine nel suo sacrificio mistico.
Con questa consacrazione, la santa Vergine divenne lei stessa Chiesa vivente, Madre comune di tutti i cristiani.
Mentre visitava le stazioni della sofferenza di suo Figlio, la Vergine udì il suono agghiacciante delle trombe che annunziavano la partenza del triste corteo diretto al Calvario. Allora, non potendo più trattenere il desiderio di rivedere il santo Figlio, pregò Giovanni di condurla in uno dei luoghi presso i quali doveva passare Gesù.
Scesero dal quartiere di Sion e raggiunsero la piazza dalla quale era partito il corteo con Gesù, e continuarono per le viuzze laterali passando attraverso porte di solito chiuse ma che in quel giorno erano aperte per consentire il transito della folla.
Poi Giovanni, la Vergine Maria, Susanna, Giovanna Cusa e Salomè di Gerusalemme entrarono in un grande palazzo; mi sembra che questa costruzione comunicasse, attraverso viali e cortili, con il palazzo di Pilato, oppure con la dimora di Caifa.
Giovanni ottenne dal benevolo portiere il permesso di attraversare il palazzo e uscire dal lato opposto. Costui li fece entrare e si prestò ad aprire la porta orientale dell'edificio.
Nel vedere la Madre di Gesù pallida come una morta, con gli occhi arrossati dal pianto, tremante e sfinita, avvolta in un mantello azzurro, mi sentii morire per il dolore. Sempre più chiari si avvertivano il clamore e gli squilli di tromba che annunciavano i condannati condotti alla crocifissione.
Appena il portiere aprì la porta orientale il clamore si fece ancora più distinto. L'Addolorata chiuse gli occhi, pregò e poi chiese a Giovanni:
«Devo assistere a questo doloroso scempio oppure allontanarmi? Come potrò sopportarlo?».
L'apostolo le rispose:
«Se tu non rimanessi, ne avresti poi sempre il rammarico».
Allora si fermarono sotto il portone e guardarono giù per la via.
Un altro squillo di tromba, questa volta più vicino, trapassò il cuore della santa Vergine. La triste processione era adesso visibile, distava ormai un centinaio di passi dal portone. Il corteo non era preceduto dalla folla, ma questa sta va soltanto ai lati e dietro.
Dopo il trombettiere avanzavano gli schiavi con aria insolente e trionfante; essi portavano gli arnesi del supplizio. A quella vista la Madre di Gesù incominciò a tremare, a singhiozzare e a torcersi le mani.
Uno di quegli insolenti, pieno d'arroganza, chiese agli altri:
«Chi è quella donna che tanto si lamenta?». Gli fu subito risposto:
«E la madre del Galileo».
Subito gli scellerati la colmarono di beffe e la segnarono a dito; uno di essi presentò al suo sguardo addolorato i chiodi che dovevano servire alla crocifissione del Figlio.
Vidi i farisei passare superbi sui loro cavalli, seguiti dal giovinetto che recava l'iscrizione. A pochi passi di distanza seguiva Gesù con l'orrenda corona di spine. Il Signore barcollava ed era sanguinante sotto la pesante croce. Gli occhi spenti e arrossati del Cristo sofferente gettarono sulla santa Madre uno sguardo compassionevole.
Toccata da quello sguardo colmo di misericordioso amore, la santa Vergine giunse le mani e si appoggiò al portone per non cadere. Era pallida ed aveva le labbra livide.
Il Signore inciampò e barcollò, poi cadde per la seconda volta sotto il peso della croce.
La Madre di Gesù, accecata dal dolore, non vide più né i soldati né gli altri, ma solo il Figlio sanguinante torturato dagli aguzzini. Nell'impeto del suo amore, si precipitò in mezzo ai carnefici nel tentativo di abbracciano, così cadde in ginocchio vicino a lui e se lo strinse tra le braccia. Udii esclamare: «Figlio mio!...», «Madre mia!...», ma non sono certa se queste parole fossero state pronunciate realmente o solo nello spirito.
Vidi i soldati commossi di fronte a quella Madre straziata dal dolore: essi avevano cercato di respingerla ma non ebbero il coraggio di farle del male.
Vi fu un momento di confusione generale, in cui Giovanni e le pie donne ne approfittarono per rialzare Maria. Gli sgherri la ingiuriarono e uno le disse:
«Donna, che vieni a fare qui? Se tu lo avessi educato meglio, ora non sarebbe ridotto in questo stato!».
Circondata da Giovanni e dalle pie donne, l'Addolorata fu portata via e il corteo proseguì il suo triste cammino.
Mentre stava per rientrare, e voltava ormai le spalle alla lugubre processione, la Madonna cadde in ginocchio contro la pietra angolare della porta.
La pietra, sulla quale era caduta aveva venature di verde: le ginocchia della Vergine vi lasciarono dei buchi e le sue mani delle impronte nel punto dove le aveva appoggiate.
La Madonna fu rialzata dalle due discepole e riportata nel palazzo, la cui porta fu subito chiusa.
Frattanto la soldataglia aveva rialzato Gesù e gli aveva rimesso la croce sulle spalle.
In mezzo alla masnada, che seguiva il corteo per ingiuriare il Signore, vidi alcune donne velate piangere in silenzio.
Simone di Cirene.
Terza caduta di Gesù
«Nell'uscire, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Si mone, e lo costrinsero a portare la croce con lui» (Matteo 27,32).
Proseguendo il suo triste cammino, il corteo passò sotto l'arco di un antico muro della città. Davanti a quell'arco vi è una piazza da cui si diramano tre vie trasversali. Vidi parecchie persone ben vestite allontanarsi alla vista di Gesù per il farisaico timore di contaminarsi.
Costretto ancora una volta a passare su una grande pietra, Gesù barcollò e cadde a terra sotto la croce.
Molta gente, che si recava al tempio, esclamò con compassione:
«Ahimè, quel poveretto muore! ».
Siccome il Signore non riusciva più a sollevarsi, i farisei, che precedevano il corteo, dissero ai soldati:
«Non arriverà alla crocifissione se non troveremo qualcuno disposto ad aiutarlo a portare la croce».
Proprio in quel momento passava di là un pagano accompagnato dai suoi tre figli: si chiamava Simone ed era nativo di Cirene. Egli tornava dal suo lavoro e portava sottobraccio un fascio di ramoscelli. Costui era giardiniere e ogni anno nel tempo pasquale veniva a Gerusalemme a curare le siepi del muro orientale della città.
Avendolo riconosciuto per un pagano dagli abiti che indossava, i soldati gli intimarono di aiutare il Galileo a portare la croce.
In un primo momento il Cireneo respinse quell'ingiusta imposizione, ma vi fu ugualmente costretto; alcune conoscenti presero i suoi figli in lacrime.
Simone provava una forte ripugnanza per lo stato miserabile in cui versava il Signore, e per la sua veste macchiata di fango e di sangue. Poiché Gesù piangeva e lo guardava con occhi pietosi, egli l'aiutò a rialzarsi. I carnefici legarono sulle spalle del pagano l'albero della croce e diedero a Gesù la trave trasversale. Il Cireneo seguiva il Redentore, alleggerito dell'enorme peso.
Simone aveva circa quarant'anni ed era di costituzione robusta. Più tardi, i due figli maggiori, Rufo e Alessandro, si unirono ai discepoli del Signore, mentre il minore seguì santo Stefano.
L'iniziale senso di ripugnanza, provato dal Cireneo nei confronti del Redentore, alla fine si mutò in un sentimento di dolorosa compassione.
Santa Veronica con il sudario
Non avevano fatto nemmeno duecento passi da quando il Cireneo era venuto a portare la croce del Signore, allorché vidi una donna uscire da una casa e gettarsi davanti al corteo. Costei era alta e bella e conduceva per mano una giovinetta.
La donna si chiamava Serafia ed era moglie di Sirach, un membro del consiglio del tempio. A seguito dell'avvenimento di questo giorno fu chiamata Veronica (da vera icon, vero ritratto). Serafia aveva preparato a casa un eccellente vino aromatico per confortare Gesù sul doloroso cammino.
Impaziente di compiere la sua offerta, la pia donna era uscita più volte per andare incontro alla triste processione. Infatti l'avevo vista correre al fianco dei soldati tenendo per mano la sua figlia adottiva di circa nove anni.
Poiché non le era stato possibile aprirsi un varco tra i soldati per raggiungere il Redentore, ella era rientrata a casa per attendere il passaggio del corteo.
Giunto l'atteso momento, Serafia discese nella strada, velata e con un sudario di lino sulle spalle. La bimba, tenendosi stretta vicino a lei, manteneva nascosto sotto il grembiulino il vaso chiuso di vino aromatico.
Questa volta Serafia attraversò d'impeto la folla venendo finalmente dinanzi a Gesù. Invano i soldati avevano cercato di trattenerla. Alla presenza del Figlio di Dio ella cadde in ginocchio: fuori di sé dalla compassione, dispiegò per uno dei lati il sudario e gli disse:
«Oh, fammi degna di tergere il volto del mio Signore!».
Gesù prese il velo con la mano sinistra e lo compresse sul suo volto insanguinato, indi muovendo la sinistra col sudano verso la destra che manteneva il capo della croce, strinse il lino con entrambe le mani e glielo rese.
Serafia baciò la stoffa, se la mise sotto il manto e si rialzò.
Ma quando la bambina tese timidamente il vaso di vino verso Gesù, i soldati non glielo permisero. Il popolo fu subito in tumulto di fronte all'ardire di quel pubblico omaggio reso al Salvatore. Il corteo si era arrestato, i farisei e i carnefici, assai irritati, si misero a colpire Gesù, mentre Veronica rientrò in fretta a casa sua.
Appena fu rientrata, ella stese il panno insanguinato sul tavolo e perse i sensi; la bimba si inginocchiò piangendo vicino a lei. Più tardi, un conoscente le trovò svenute accanto al sudario sul quale era impressa l'immagine del volto di Gesù.
L'uomo, colpito dal prodigio, le fece rinvenire e mostrò loro il volto del Signore sul sudario spiegato. Con profonda emozione, Veronica s'inginocchiò e disse:
«Ora che il Signore mi ha onorata del suo ricordo, voglio abbandonare ogni cosa!».
Il lino era tre volte più lungo che largo, abitualmente lo si portava attorno al collo; un'altra stoffa simile si portava pure sulle spalle. A quel tempo, vi era l'uso di andare con i sudari dalle persone malate, o in qualche modo afflitte, e di asciugare loro il viso in segno di amorevole compassione.
Veronica appese il sudario al capezzale del suo letto e lo venerò per tutta la vita. Dopo la sua morte, questo fu passato dalle pie donne alla santa Vergine e poi alla Chiesa degli apostoli.
Serafia era nata a Gerusalemme ed era cugina di Giovanni Battista. La pia donna aveva almeno cinque anni più della santa Vergine e aveva assistito al suo matrimonio con san Giuseppe.
Aveva relazioni di parentela col santo vecchio Simeone e fu compagna dei suoi figli fin dalla giovinezza. Si sposò tardi; da principio suo marito era molto contrario a Gesù e lei ne soffrì molto, finché Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo indussero Sirach a migliori sentimenti.
Durante l'infame giudizio del tribunale di Caifa, Sirach si dichiarò a favore di Gesù e prese posizione con Giuseppe e Nicodemo, e come loro si separò dal sinedrio.
Malgrado i suoi cinquant'anni, Serafia era ancora una bella donna. La domenica delle Palme, per onorare l'entrata trionfale del Signore a Gerusalemme, si era tolta il velo e l'aveva steso sulla strada dove egli passava.
Fu questo stesso velo che ella porse a Gesù per alleviare le sue sofferenze. Il santo velo è tuttora oggetto di venerazione nella Chiesa di Cristo.
Il terzo anno dopo l'ascensione di Cristo, l'imperatore romano, molto malato, inviò un suo fiduciario a Gerusalemme per raccogliere informazioni circa la morte e la risurrezione di Gesù.
Il fiduciario ritornò a Roma accompagnato da Nicodemo, Veronica e il discepolo Epatras, parente di Giovanna Cusa.
Vidi santa Veronica al capezzale dell'imperatore, il cui letto era elevato su due gradini; una grande tenda appesa alla parete pendeva fino a terra.
La camera da letto era quadrata; non era grande e non vidi finestre: la luce proveniva da un'ampia fessura posta in alto. I parenti dell'imperatore si erano riuniti nell'anticamera.
Veronica aveva con sé, oltre al velo, un lenzuolo di Gesù. Ella spiegò il velo davanti all'imperatore, che guardò stupefatto l'impronta di sangue del santo volto del Signore.
Sul lenzuolo, invece, vi era impressa l'immagine del dorso del santo corpo flagellato. Credo che fosse uno di quei grossi lini inviati da Claudia, sui quali vi era stato adagiato il santo corpo del Signore per essere lavato prima del la sepoltura.
L'imperatore guarì alla sola vista di quelle immagini, senza nemmeno toccarle. Egli offrì a santa Veronica un palazzo con gli schiavi, pregandola di stabilirsi a Roma, ma lei chiese il permesso di far ritorno a Gerusalemme per morire vicino al santo sepolcro di Gesù crocifisso.
Ella ritornò a Sion nel periodo della persecuzione contro i cristiani, mentre Lazzaro e le sue sorelle conoscevano la miseria dell'esilio.
Santa Veronica fu costretta a fuggire con altre donne cristiane, ma fu presa e incarcerata. Morì con il santo nome di Gesù sulle labbra.
Ho visto il velo nelle mani delle pie donne, poi in quel le del discepolo Taddeo a Edessa, dove la santa reliquia operò diversi miracoli. Lo vidi ancora a Costantinopoli, e in fine fu consegnato dagli apostoli alla Chiesa.
Mi sembra di aver visto il santo velo a Torino, dove si trova anche la sindone del Redentore.
Quarta e quinta caduta di Gesù.
Le donne di Gerusalemme
«Il Signore gli farà ricadere addosso il sangi versato e lo ri pagherà del suo oltraggio» (Osea 12,15).
Vicino alla porta sud-ovest di Gerusalemme i carnefici spinsero brutalmente il Signore in un pantano.
Siccome Simone voleva passare al di fuori del pantano, la croce vacillò e Gesù cadde nel fango. Era la sua quarta caduta.
Il Cireneo riuscì appena a trattenere la croce. Il Signore cadde nel fango e udii la sua voce, flebile ma distinta, pronunciare queste parole:
«Ahimè, ahimè! Quanto ti ho amata, Gerusalemme! Volevo raccogliere i tuoi figlioletti, come la chioccia raccoglie i suoi piccoli sotto le ali, ma tu mi cacci crudelmente fuori dalle tue porte!».
I farisei, udendo queste parole, lo ingiuriarono:
«L'agitatore non è ancora soddisfatto, continua a straparlare!».
Allora i carnefici lo trascinarono fuori dal pantano e lo percossero.
Nauseato da queste crudeltà, Simone di Cirene esclamò:
«Se non smettete con le vostre infamie, getto via la croce, anche se mi ucciderete!».
Dalla porta, attraverso la quale era uscito il Signore, si snoda un sentiero angusto e roccioso che conduce sul monte Calvario.
All'inizio di questa viuzza era stato fissato un palo con un cartello che annunciava la condanna a morte di Gesù di Nazaret e dei due ladroni. Poco distante vidi un gruppo di povere donne che si lamentavano e piangevano. Non tutte erano di Gerusalemme: erano venute da Betlemme, da Ebron e dai luoghi vicini in occasione della Pasqua. Arrivato a quel posto, Gesù cadde in deliquio, ma non stramazzò a terra, perché Simone appoggiò la croce al suolo e lo sorresse. Fu la quinta caduta del Signore sotto la croce.
Nel vederlo in quello stato miserevole, le giovani e le donne si batterono il petto per il forte dolore.
Esse gli tesero dei sudai con i quali potesse asciugarsi il sangue e il sudore.
Gesù, rivolgendosi a loro, disse:
«Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli, perché verrà un tempo in cui si dirà: “Felici le sterili, i corpi che non hanno partorito e le mammelle che non hanno allattato!”. Allora si comincerà a dire alle montagne: “Piombateci addosso; e voi colline copriteci!”. Perché se questo avviene per il legno verde, che sarà di quello secco?».
Il Signore aggiunse altre parole piene di profondo significato, il cui senso era: le loro lacrime sarebbero state ricompensate e da questo momento avrebbero camminato per altre vie.
Ai piedi del Golgota la triste processione fece una breve sosta, mentre gli inservienti si avviarono sul monte. Essi portavano gli arnesi del supplizio ed erano seguiti da un centinaio dì soldati romani. Pilato, che aveva scortato a di stanza il corteo, rientrò in città con i suoi legionari.
Gesù sul Golgota.
Sesta e settima caduta
Il corteo riprese il cammino. Gesù, piegato dai brutali colpi dei carnefici, curvo sotto il suo fardello, fu costretto a salire penosamente il tortuoso sentiero che conduce al Calvario.
Al punto dove lo scabroso sentiero piega a sud, Gesù cadde per la sesta volta. Questa caduta fu la più dolorosa di tutte le altre; gli aguzzini percorsero il Signore con inaudita violenza. Arrivati sulla cima del Calvario, egli cadde ancora sotto il peso della croce perché era stremato. Fu la sua settima e ultima caduta.
Il Cireneo, anch'egli maltrattato e sfinito, era fuori di sé dalla collera e dalla compassione verso Gesù, che avrebbe voluto aiutare a rialzarsi. Ma i carnefici lo scacciarono dalla montagna battendolo e oltraggiandolo.
Con lui, furono fatti allontanare tutti quelli del corteo dei quali non si aveva più bisogno.
Poco tempo dopo Simone si unì ai discepoli del Signore.
Dalla cima del monte Calvario si domina tutta la città.
Il luogo delle crocifissioni è di forma circolare, come un'ampia piazza dalla quale si snodano cinque sentieri. Cinque strade, o sentieri, si trovano dappertutto in Palestina, in particolar modo presso le fonti d'acqua usate per bagnarsi o per battezzare, come la Piscina di Bethsaida. Molte città hanno anche cinque porte.
In Terrasanta quest'antica tradizione ha un significato profondo e profetico, che trova compimento nelle sacre piaghe del Signore: le cinque vie aperte alla, nostra redenzione.
I farisei a cavallo raggiunsero il luogo delle croci da ponente, dove il pendio e più agevole e meno ripido, mentre i condannati venivano fatti passare dal lato opposto, più aspro e scosceso.
I cento soldati romani si erano disposti intorno al promontorio delle crocifissioni per impedire eventuali disordini. Alcuni di essi vigilavano sui ladroni, che ancora non erano stati condotti sulla cima della collina.
I due condannati giacevano al suolo, sul dorso, con le braccia legate agli assi trasversali delle loro croci.
La plebaglia — schiavi, gentili e pagani — non temeva l'impurità e perciò aveva preso posto attorno al luogo delle croci; i fanciulli furono fatti allontanare. Le montagne vicine e la parte occidentale del monte Gihon traboccavano di pellegrini per la Pasqua.
Erano le dodici meno un quarto quando Gesù, giunto sulla cima del Calvario, cadde sotto il peso della croce. Fu, come già detto, la sua settima e ultima caduta. I carnefici lo risollevarono con violenza e gettarono al suolo i pezzi della croce. Che spettacolo pietoso vedere il Signore Gesù in piedi vicino alla sua croce, pallido come un morto e completamente sfigurato!
I miserabili lo gettarono di nuovo a terra ed esclamarono:
«Vieni, gran re, prendiamo le misure per il tuo trono!».
Vidi Gesù stendersi da solo sulla croce per permettere agli aguzzini di prendere le misure per la chiodatura delle sue mani e dei suoi piedi; contemporaneamente i farisei si facevano beffe di lui.
Quando ebbero finito, lo fecero rialzare e lo condussero più in là, vicino a una specie di caverna scavata nella roccia, nella quale ve lo spinsero così brutalmente che si sarebbe spezzato le ginocchia contro la roccia, se non ci fosse stato l'intervento divino. Udii i suoi gemiti di dolore e vidi gli angeli vicino a lui.
I carnefici chiusero la porta della prigione e vi lasciarono a guardia due uomini.
Nel punto più alto del Golgota furono iniziati i preparativi del supplizio. Il luogo delle crocifissioni era un'altura tondeggiante che si elevava circa due piedi dal suolo e vi si accedeva per mezzo di alcuni gradini. In questa specie di piattaforma naturale si preparò la buca per fissarvi dentro la croce di Gesù quando sarebbe stata elevata.
All'estremità dei due tronchi della croce si praticarono i fori per conficcarvi i chiodi. In alto si fissò la tavoletta della sua condanna e in basso uno zoccolo per posarvi i piedi. In mezzo al tronco verticale furono praticate alcune incavature che avrebbero dato spazio alla corona di spine e avrebbero sostenuto il dorso del Signore, in modo che il suo corpo rimanesse sorretto e il peso non gravasse tutto sulle mani.
36-24 Agosto 12, 1938 Quando la creatura entra nel Voler Divino, il Cielo si abbassa e la terra si eleva per darsi il bacio di pace. Amore di Dio nel manifestare le Verità. Come tutte le cose diventano vita, e come tutte le cose create sono membri di Gesú. Diversità d’amore.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Il Voler Divino mi sta sempre intorno, ché vuole investire i miei atti con la sua luce per stendervi la sua Vita, mi sembra che sta tanto sull’attenti, che giunge a perseguitarmi d’amore e di luce, perché vuole che in tutto ciò che faccio chiudesse la sua Vita. Oh! come mi sento felice nel sentirmi perseguitata d’amore e di luce dal Fiat Supremo. Ed il mio dolce Gesú, sorprendendomi, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, vedi a che punto eccessivo giunge il mio Amore che vuole la creatura a vivere nel mio Volere, che giungo a perseguitarla d’amore e di luce: La luce l’eclissa tutti i mali, in modo che vedendo solo la mia Volontà, si abbandona in Essa e ci fa fare quello che vogliamo; l’amore alletta, la felicita, e si fa vincere da Noi. Tu devi sapere che come la creatura entra nel nostro Volere per formare il suo atto, il Cielo si abbassa e la terra si eleva e s’incontrano insieme, che felice incontro; il Cielo sentendosi trasportato in terra dalla forza creatrice del Fiat Divino, baciano la terra, cioè, le umane generazioni, ed a qualunque costo vogliono dare loro ciò che posseggono, per contentare il Voler Divino che li ha trasportato in terra, perché vuol regnare in tutti; la terra, sentendosi elevata in Cielo, sentono una forza ignota che le trascina al bene, un’aria celeste che s’impone su di loro, che le fa respirare una nuova vita. Un atto nella mia Volontà dà dell’incredibile, questi atti formeranno il nuovo giorno, le umane generazioni si sentiranno per mezzo di essi rinnovare, ringiovanire nel bene; formeranno le disposizioni per disporle a ricevere la sua Vita per farla regnare. Questi atti della creatura fatti nel mio Volere, saranno il corredo, i preparativi potenti, i mezzi più efficaci per ottenere un tanto bene”.
(3) Dopo ciò ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, il nostro Amore dà dell’incredibile. Quando dobbiamo manifestare una Verità che riguarda la nostra Volontà, prima l’amiamo in Noi stessi, la facilitiamo, l’adattiamo all’intelligenza umana, affinché alla creatura le riesca facile comprenderla e farla vita propria, la corrediamo del nostro Amore e poi la facciamo conoscere come spasimante di amore che vuol darsi a loro come vita, che sente il bisogno che vuol formarsi in esse. Ma non contenti di ciò, purifichiamo l’intelligenza umana, la investiamo con la nostra luce, la rinnoviamo affinché conosca la nostra Verità, se la baci, se la chiuda in sé stessa e le dia tutta la libertà di formare la sua Vita, per restare trasformata nella stessa Verità. Perciò ogni nostra Verità porta la nostra Vita Divina nella creatura, spasimante che ama e vuol essere amata, ed il nostro Amore è tanto, che ci adattiamo all’umana condizione per facilitare la conoscenza, perché se ci conosciamo, è facile vincere la volontà umana per farla nostra, ed essa avrà interesse di possedere il suo Dio. Senza conoscenza le vie sono chiuse, rotte le comunicazioni, e Noi restiamo come il Dio lontano dalla creatura, mentre stiamo dentro e fuori di loro, e loro restano lontane da Noi. Nessuno può possedere un bene se non lo conosce. Perciò vogliamo far conoscere che chi vive nella Divina Volontà ed opera in Essa, tutto diventa Vita Divina in essa; possedendo il mio Fiat, la sua virtù creatrice, in tutto ciò che fa: Se pensa, se parla, se opera, se cammina, se ama, stende la sua Vita, e pensa, parla, opera, cammina e ama; forma la creazione operante, parlante; la creatura le serve per continuare la sua creazione, anzi per fare cose più belle ancora. Quindi, la Creazione non finì, ma continua ancora nelle anime che vivono nel nostro Volere, e se nella Creazione si vede l’ordine, la bellezza, la potenza delle nostre opere, nella creatura si vedrà l’amore, l’ordine, la bellezza, la nostra virtù creatrice ripetente tante nostre Vite Divine per quante volte ci ha prestato i suoi atti per farci operare.
(5) La creatura è vita, non è opera come la Creazione, perciò sentiamo un amore irresistibile di formare Vite nostre in essa, ed oh! come ci dilettiamo, come siamo contenti, come il nostro Amore trova il suo riposo e la nostra Volontà il suo compimento, qual’è di formare la nostra Vita in essa. Invece, chi non vive nel nostro Volere, le sue opere e passi sono senza vita, come pitture dipinte che non possono né ricevere vita né darla, né possono produrre nessun bene, perché non possono né ci può essere né vita né bene senza della mia Volontà”.
(6) Onde stavo seguendo i miei atti nella Divina Volontà, e avendo fatta la Santa Comunione, il mio dolce Gesú mi ha detto:
(7) “Com’è bello quando scendo nei cuori Sacramentato e li trovo nella mia Volontà, trovo tutto in essa: Trovo la mia Madre Regina, e mi sento ridare la gloria come se di nuovo m’incarnassi; trovo tutte le opere mie, che mi circondano, mi onorano, mi amano, e siccome la mia Volontà circola come sangue e palpita in tutte le cose create, perciò sono unite con Me come membra che partono da Me e rimangono in Me, sicché tutto ciò che Io feci sulla terra e tutte le cose create, chi mi fa da braccia, chi da piedi, chi da cuore, chi da bocca, e mi amano e mi glorificano in modo infinito. La creatura, col vivere nel mio Volere, tutto è suo come è mio, e mi può dare la mia Umanità vivente per amarmi, per tenermi riparato e difeso da tutto, mi può dare l’amore che ebbi nel creare il sole; quanta specialità d’amore non contiene quella luce? Essa è zeppa di tanti svariati ed innumerevoli effetti di dolcezza, di colori, di profumi; in ogni effetto c’è un mio amore distinto, e lo puoi vedere dalle svariate dolcezze che ciascun frutto possiede, una dolcezza non è come l’altra; è il mio Amore insuperabile, che non contento di far gustare all’uomo una sola dolcezza del mio Amore, di allietarlo con un solo colore, d’un solo profumo, ce ne metteva tanti diversi per affogarlo e alimentarlo col mio Amore; sicché il mio primo alimento era il mio Amore, le altre cose venivano in ordine secondario. Quindi, il sole che fa tanto bene alla terra, con la sua luce si stende sotto i passi dell’uomo, gli riempie l’occhio di luce, lo investe dappertutto, gli va appresso dove va, è il mio Amore che corre nella sua luce, che amandolo si fa calpestare dai suoi passi, il mio Amore gli riempie l’occhio di luce, lo investe dappertutto, lo segue ovunque, ed in quella luce ci sono le mie innumerevoli distinzioni d’amore: C’è il mio Amore che langue, che ferisce, che rapisce; c’è il mio Amore che brucia, che raddolcisce tutto, che ridona la vita a tutto; c’è il mio Amore che prende da tutti i lati la creatura e la porta come in braccia. Guarda figlia mia la luce, e tu stessa non potrai numerare le tante varietà del mio Amore, e se tu vivrai nella mia Volontà, il sole sarà tuo, membro tuo, e mi potrai dare tante diversità d’amore, per quante te ne ho dato. Tutte le cose create sono membra mie, il cielo e ogni stella è un mio Amore distinto verso le creature; il vento, come membro mio, non fa altro che, come soffia, così soffia il mio Amore distinto, e perciò ora le soffia la freschezza del mio Amore, ora le carezza col mio Amore, ora le soffia col mio Amore impetuoso, ora col suo soffio le porta i refrigeri del mio Amore; anche il mare, le gocce d’acqua si stringono tra loro per non cessare mai di mormorare diversità d’amore con cui amo la creatura; anche nell’aria che respirano le mando in ogni respiro il mio ti amo distinto.
(8) Perciò, scendendo Sacramentato porto insieme con Me le cose create come membra mie, con le scene incantevoli di tanto svariato e molteplice Amor mio, e come un esercito lo metto dentro della creatura per amarla e farmi amare. Come è duro, doloroso, amare e non essere amato, perciò vivi sempre nella mia Volontà, ed Essa ti metterà a giorno i tanti modi con cui ti ho amato, e mi amerai come voglio che tu Mi ami”.