Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 18° settimana del tempo ordinario (Trasfigurazione di Nostro Signore)
Vangelo secondo Luca 14
1Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.2Davanti a lui stava un idropico.3Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no curare di sabato?".4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.5Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?".6E non potevano rispondere nulla a queste parole.
7Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola:8"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.10Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".
12Disse poi a colui che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.13Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".
15Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!".16Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti.17All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto.18Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato.19Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato.20Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire.21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi.22Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto.23Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia.24Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena".
25Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:26"Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
34Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà?35Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda".
Giuditta 16
1Giuditta disse:
"Lodate il mio Dio con i timpani,
cantate al Signore con cembali,
elevate a lui l'accordo del salmo e della lode;
esaltate e invocate il suo nome.
2Poiché il Signore è il Dio che stronca le guerre;
egli mi ha riportata nel suo accampamento
in mezzo al suo popolo,
mi ha salvata dalle mani dei miei persecutori.
3Calò Assur dai monti, giù da settentrione,
calò con le torme dei suoi armati,
il suo numero ostruì i torrenti,
i suoi cavalli coprirono i colli.
4Affermò di bruciare il mio paese,
di stroncare i miei giovani con la spada,
di schiacciare al suolo i miei lattanti,
di prender come preda i miei fanciulli,
di rapire le mie vergini.
5Il Signore onnipotente li ha rintuzzati
per mano di donna!
6Poiché non cadde il loro capo contro giovani forti,
né figli di titani lo percossero,
né alti giganti l'oppressero,
ma Giuditta figlia di Merari,
con la bellezza del suo volto lo fiaccò.
7Essa depose la veste di vedova
per sollievo degli afflitti in Israele,
si unse con aroma il volto,
8cinse del diadema i capelli,
indossò una veste di lino per sedurlo.
9I suoi sandali rapirono i suoi occhi
la sua bellezza avvinse il suo cuore
e la scimitarra gli troncò il collo.
10I Persiani rabbrividirono per il suo coraggio,
per la sua forza raccapricciarono i Medi.
11Allora i miei poveri alzarono il grido di guerra
e quelli si spaventarono;
i miei deboli alzarono il grido
e quelli furono sconvolti;
gettarono alte grida e quelli volsero in fuga.
12Come figli di donnicciuole li trafissero,
li trapassarono come disertori,
perirono sotto le schiere del mio Signore.
13Innalzerò al mio Dio un canto nuovo:
Signore, grande sei tu e glorioso,
mirabile nella tua potenza e invincibile.
14Ti sia sottomessa ogni tua creatura:
perché tu dicesti e tutte le cose furon fatte;
mandasti il tuo spirito e furono costruite
e nessuno può resistere alla tua voce.
15I monti sulle loro basi insieme con le acque sussulteranno,
davanti a te le rocce si struggeranno come cera;
ma a coloro che ti temono
tu sarai sempre propizio.
16Poca cosa è per te ogni sacrificio in soave odore,
non basta quanto è pingue per farti un olocausto;
ma chi teme il Signore è sempre grande.
17Guai alle genti che insorgono contro il mio popolo:
il Signore onnipotente li punirà nel giorno del giudizio,
immettendo fuoco e vermi nelle loro carni,
e piangeranno nel tormento per sempre".
18Quando giunsero a Gerusalemme si prostrarono ad adorare Dio e, appena il popolo fu purificato, offrirono i loro olocausti e le offerte spontanee e i doni.19Giuditta dedicò tutti gli oggetti di Oloferne, che il popolo le aveva dati, e anche la cortina che aveva presa direttamente dal letto di lui, come offerta consacrata a Dio.20Il popolo continuò a far festa in Gerusalemme vicino al tempio per tre mesi e Giuditta rimase con loro.
21Dopo quei giorni, ognuno tornò nella propria sede ereditaria; Giuditta tornò a Betulia e dimorò nella sua proprietà e divenne famosa in tutta la terra durante la sua vita.22Molti ne erano anche invaghiti, ma nessun uomo poté avvicinarla per tutti i giorni della sua vita da quando suo marito Manàsse morì e fu riunito al suo popolo.23Essa andò molto avanti negli anni protraendo la vecchiaia nella casa del marito fino a centocinque anni: alla sua ancella preferita aveva concesso la libertà. Morì in Betulia e la seppellirono nella grotta sepolcrale del marito Manàsse24e la casa d'Israele la pianse sette giorni. Prima di morire aveva diviso i suoi beni tra i parenti più stretti di Manàsse suo marito e tra i parenti più stretti della sua famiglia.25Né vi fu più nessuno che incutesse timore agli Israeliti finché visse Giuditta e per un lungo periodo dopo la sua morte.
Siracide 23
1Signore, padre e padrone della mia vita,
non abbandonarmi al loro volere,
non lasciarmi cadere a causa loro.
2Chi applicherà la frusta ai miei pensieri,
al mio cuore la disciplina della sapienza?
Perché non siano risparmiati i miei errori
e i miei peccati non restino impuniti,
3perché non si moltiplichino i miei errori
e non aumentino di numero i miei peccati,
io non cada davanti ai miei avversari
e il nemico non gioisca sul mio conto.
4Signore, padre e Dio della mia vita,
non mettermi in balìa di sguardi sfrontati
5e allontana da me la concupiscenza.
6Sensualità e libidine non s'impadroniscano di me;
a desideri vergognosi non mi abbandonare.
7Figli, ascoltate l'educazione della bocca,
chi l'osserva non si perderà.
8Il peccatore è vittima delle proprie labbra,
il maldicente e il superbo vi trovano inciampo.
9Non abituare la bocca al giuramento,
non abituarti a nominare il nome del Santo.
10Come uno schiavo interrogato di continuo
non sarà senza lividure,
così chi giura e ha sempre in bocca Dio
non sarà esente da peccato.
11Un uomo dai molti giuramenti si riempie di iniquità;
il flagello non si allontanerà dalla sua casa.
Se cade in fallo, il suo peccato è su di lui;
se non ne tiene conto, pecca due volte.
Se giura il falso non sarà giustificato,
la sua casa si riempirà di sventure.
12C'è un modo di parlare che si può paragonare alla
morte;
non si trovi nella discendenza di Giacobbe.
Dagli uomini pii tutto ciò sia respinto,
così non si rotoleranno nei peccati.
13La tua bocca non si abitui a volgarità grossolane,
in esse infatti c'è motivo di peccato.
14Ricorda tuo padre e tua madre, quando siedi tra i
grandi,
non dimenticarli mai davanti a costoro,
e per abitudine non dire sciocchezze;
potresti desiderare di non essere nato
e maledire il giorno della tua nascita.
15Un uomo abituato a discorsi ingiuriosi
non si correggerà in tutta la sua vita.
16Due specie di colpe moltiplicano i peccati,
la terza provoca l'ira:
17una passione ardente come fuoco acceso
non si calmerà finché non sarà consumata;
un uomo impudico nel suo corpo
non smetterà finché non lo divori il fuoco;
per l'uomo impuro ogni pane è appetitoso,
non si stancherà finché non muoia.
18L'uomo infedele al proprio letto
dice fra sé: "Chi mi vede?
Tenebra intorno a me e le mura mi nascondono;
nessuno mi vede, che devo temere?
Dei miei peccati non si ricorderà l'Altissimo".
19Il suo timore riguarda solo gli occhi degli uomini;
non sa che gli occhi del Signore
sono miriadi di volte più luminosi del sole;
essi vedono tutte le azioni degli uomini
e penetrano fin nei luoghi più segreti.
20Tutte le cose, prima che fossero create, gli erano
note;
allo stesso modo anche dopo la creazione.
21Quest'uomo sarà punito nelle piazze della città,
sarà preso dove meno se l'aspetta.
22Così della donna che abbandona suo marito,
e gli presenta eredi avuti da un estraneo.
23Prima di tutto ha disobbedito alle leggi
dell'Altissimo,
in secondo luogo ha commesso un torto verso il marito,
in terzo luogo si è macchiata di adulterio
e ha introdotto in casa figli di un estraneo.
24Costei sarà trascinata davanti all'assemblea
e si procederà a un'inchiesta sui suoi figli.
25I suoi figli non avranno radici,
i suoi rami non porteranno frutto.
26Lascerà il suo ricordo in maledizione,
la sua infamia non sarà cancellata.
27I superstiti sapranno
che nulla è meglio del timore del Signore,
nulla più dolce dell'osservare i suoi comandamenti.
Salmi 78
1'Maskil. Di Asaf.'
Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.
3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.
5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.
10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.
17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.
23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.
32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,
43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.
49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.
52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.
56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.
59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.
65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.
Geremia 9
1Chi mi darà nel deserto un rifugio per viandanti?
Io lascerei il mio popolo e mi allontanerei da lui,
perché sono tutti adùlteri, una massa di traditori.
2Tendono la loro lingua come un arco;
la menzogna e non la verità
domina nel paese.
Passano da un delitto all'altro
e non conoscono il Signore.
3Ognuno si guardi dal suo amico,
non fidatevi neppure del fratello,
poiché ogni fratello inganna il fratello,
e ogni amico va spargendo calunnie.
4Ognuno si beffa del suo prossimo,
nessuno dice la verità.
Hanno abituato la lingua a dire menzogne,
operano l'iniquità, incapaci di convertirsi.
5Angheria sopra angheria, inganno su inganno;
rifiutano di conoscere il Signore.
6Perciò dice il Signore degli eserciti:
"Ecco li raffinerò al crogiuolo e li saggerò;
come dovrei comportarmi con il mio popolo?
7Una saetta micidiale è la loro lingua,
inganno le parole della loro bocca.
Ognuno parla di pace con il prossimo,
mentre nell'intimo gli ordisce un tranello
8Non dovrei forse punirli per tali cose?
Oracolo del Signore.
Di un popolo come questo non dovrei vendicarmi?".
9Sui monti alzerò gemiti e lamenti,
un pianto di lutto sui pascoli della steppa,
perché sono riarsi, nessuno più vi passa,
né più si ode il grido del bestiame.
Dagli uccelli dell'aria alle bestie
tutti sono fuggiti, scomparsi.
10"Ridurrò Gerusalemme un cumulo di rovine,
rifugio di sciacalli;
le città di Giuda ridurrò alla desolazione,
senza abitanti".
11Chi è tanto saggio da comprendere questo?
A chi la bocca del Signore ha parlato perché lo annunzi?
Perché il paese è devastato,
desolato come un deserto senza passanti?
12Ha detto il Signore: "È perché hanno abbandonato la legge che avevo loro posto innanzi e non hanno ascoltato la mia voce e non l'hanno seguita,13ma han seguito la caparbietà del loro cuore e i Baal, che i loro padri avevano fatto loro conoscere".14Pertanto così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Ecco, darò loro in cibo assenzio, farò loro bere acque avvelenate;15li disperderò in mezzo a popoli che né loro né i loro padri hanno conosciuto e manderò dietro a loro la spada finché non li abbia sterminati".
Così dice il Signore degli eserciti:
16Attenti, chiamate le lamentatrici, che vengano!
Fate venire le più brave!
Accorrano
17e facciano presto, per intonare su di noi un lamento.
Sgorghino lacrime dai nostri occhi,
il pianto scorra dalle nostre ciglia,
18perché una voce di lamento si ode da Sion:
"Come siamo rovinati,
come profondamente confusi,
poiché dobbiamo abbandonare il paese,
lasciare le nostre abitazioni".
19Udite, dunque, o donne, la parola del Signore;
i vostri orecchi accolgano la parola della sua bocca.
Insegnate alle vostre figlie il lamento,
l'una all'altra un canto di lutto:
20"La morte è entrata per le nostre finestre,
si è introdotta nei nostri palazzi,
abbattendo i fanciulli nella via
e i giovani nelle piazze.
21I cadaveri degli uomini giacciono - dice il Signore -
come letame sui campi,
come covoni dietro il mietitore
e nessuno li raccoglie".
22Così dice il Signore:
"Non si vanti il saggio della sua saggezza
e non si vanti il forte della sua forza,
non si vanti il ricco delle sue ricchezze.
23Ma chi vuol gloriarsi si vanti di questo,
di avere senno e di conoscere me,
perché io sono il Signore che agisce con misericordia,
con diritto e con giustizia sulla terra;
di queste cose mi compiaccio".
Parola del Signore.
24"Ecco, giorni verranno - oracolo del Signore - nei quali punirò tutti i circoncisi che rimangono non circoncisi:25l'Egitto, Giuda, Edom, gli Ammoniti e i Moabiti e tutti coloro che si tagliano i capelli alle estremità delle tempie, i quali abitano nel deserto, perché tutte queste nazioni e tutta la casa di Israele sono incirconcisi nel cuore".
Lettera di Giacomo 2
1Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria.2Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro.3Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: "Tu siediti qui comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti in piedi lì", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello",4non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?
5Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?6Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano davanti ai tribunali?7Non sono essi che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi?8Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: 'amerai il prossimo tuo come te stesso', fate bene;9ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori.10Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto;11infatti colui che ha detto: 'Non commettere adulterio', ha detto anche: 'Non uccidere'.
Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della legge.12Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché13il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.
14Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?15Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano16e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?17Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa.18Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.19Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano!20Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore?21Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare?22Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta23e si compì la Scrittura che dice: 'E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia', e fu chiamato amico di Dio.24Vedete che l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede.25Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via?26Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.
Capitolo XLVI: Affidarsi a Dio quando spuntano parole che feriscono
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, sta saldo e fermo, e spera in me. Che altro sono, le parole, se non parole?: volano al vento, ma non intaccano la pietra. Se sei in colpa, pensa ad emendarti di buona voglia; se ti senti innocente, considera di doverle sopportare lietamente per amor di Dio. Non è gran cosa che tu sopporti talvolta almeno delle parole, tu che non sei capace ancora di sopportare forti staffilate. E perché mai cose tanto da nulla ti feriscono nell'animo, se non perché tu ragioni ancora secondo la carne e dai agli uomini più importanza di quanto sia giusto? Solo per questo, perché hai paura che ti disprezzino, non vuoi che ti rimproverino dei tuoi falli e cerchi di nasconderti dietro qualche scusa. Se guardi più a fondo in te stesso, riconoscerai che il mondo e il vano desiderio di piacere agli uomini sono ancora vivi dentro in te. Se rifuggi dall'esser poco considerato e dall'esser rimproverato per i tuoi difetti, segno è che non sei sinceramente umile né veramente morto al mondo, e che il mondo è per te crocefisso. Ascolta, invece la mia parola e non farai conto neppure di diecimila parole umane. Ecco, anche se molte cose si potessero inventare e dire, con malizia grande, contro di te, che male ti potrebbero fare esse, se tu le lasciassi del tutto passare, non considerandole più che una pagliuzza? Ti potrebbero forse strappare anche un solo capello? Chi non ha spirito di interiorità e non tiene Iddio dinanzi ai suoi occhi, questi si lascia scuotere facilmente da una parola offensiva. Chi invece, senza ricercare il proprio giudizio, si affida a me, questi sarà libero dal timore degli uomini. Sono io, infatti, il giudice, cui sono palesi tutti i segreti; io so come è andata la cosa; io conosco, sia colui che offende sia colui che patisce l'offesa. Quella parola è uscita da me; quel che è avvenuto, è avvenuto perché io l'ho permesso, "affinché fossero rivelati gli intimi pensieri di tutti" (Lc 2,35). Sono io che giudicherò il colpevole e l'innocente; ma voglio che prima siano saggiati, e l'uno e l'altro, al mio arcano giudizio.
2. La testimonianza degli uomini sbaglia frequentemente. Il mio giudizio, invece, è veritiero; resterà e non muterà. Nascosto, per lo più, o aperto via via a pochi, esso non sbaglia né può sbagliare, anche se può sembrare ingiusto agli occhi di chi non ha la sapienza. A me dunque si ricorra per ogni giudizio e non ci si fidi del proprio criterio. Il giusto, infatti non resterà turbato, "qualunque cosa gli venga" da Dio (Pro 12,21). Qualunque cosa sia stata ingiustamente portata contro di lui, non se ne darà molto pensiero; così come non si esalterà vanamente, se, a buon diritto, sarà scagionato da altri. Il giusto considera, infatti, che "sono io colui che scruta i cuori e le reni" (Ap 2,23); io, che non giudico secondo superficiale apparenza umana. Invero, sovente ai miei occhi apparirà condannabile ciò che, secondo il giudizio umano, passa degno di lode. O Signore Dio, "giudice giusto, forte e misericordioso" (Sal 7,12), tu che conosci la fragilità e la cattiveria degli uomini, sii la mia forza e tutta la mia fiducia, ché non mi basta la mia buona coscienza. Tu sai quello che io non so; per questo avrei dovuto umiliarmi dinanzi ad ogni rimprovero e sopportarlo con mansuetudine. Per tutte le volte che mi comportai in tal modo, perdonami, nella tua benevolenza, e dammi di nuovo la grazia di una più grande sopportazione. In verità, a conseguire il perdono, la tua grande misericordia mi giova di più che non mi giovi una mia supposta santità a difesa della mia segreta coscienza. Ché, "pur quando non sentissi di dovermi nulla rimproverare", non potrei per questo ritenermi giusto (1 Cor 4,4); perché, se non fosse per la tua misericordia, "nessun vivente sarebbe giusto, al tuo cospetto" (Sal 142,2).
LETTERA 202: Girolamo si congratula con Alipio ed Agostino per aver represso l'eresia di Celestio (n. 1) scusandosi di non aver ancora confutato i trattati d'un certo Anniano (n. 2).
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta alla fine del 419.
Girolamo si congratula con Alipio ed Agostino per aver represso l'eresia di Celestio (n. 1) scusandosi di non aver ancora confutato i trattati d'un certo Anniano (n. 2).
AI SIGNORI VERAMENTE SANTI ALIPIO E AGOSTINO, VESCOVI DEGNI D'ESSERE VENERATI CON TUTTO L'AFFETTO, GIROLAMO INVIA SALUTI IN CRISTO
Si rallegra con gli amici, vittoriosi sull'eresia di Celestio.
1. Il santo prete Innocenzo, latore della presente, l'anno scorso non prese con se le mie lettere indirizzate alla vostra Degnazione perché sembrava che non sarebbe più tornato in Africa. Ad ogni modo ringrazio Dio che le cose siano andate così, in modo che per mezzo delle vostre lettere avete saputo rompere il mio silenzio. In realtà mi è oltremodo gradita ogni occasione di poter scrivere alle vostre riverite persone e chiamo a testimonio Dio che, se fosse possibile, vorrei avere le ali d'una colomba per venirvi a dare un forte abbraccio, spinto veramente sempre dal merito delle vostre virtù, ma adesso da un motivo particolare, perché cioè siete i sostenitori, anzi i protagonisti della lotta con cui è stata eliminata l'eresia di Celestio. Questa eresia però ha talmente infettato la mente di tanti individui, che pur sentendosi sconfitti e condannati, non riescono tuttavia a liberarsi delle loro velenose idee. La sola cosa che sono capaci di fare è di odiarci perché - così pensano - siamo stati noi a far loro perdere la libertà d'insegnare l'eresia.
Perché non ha ancora, confutato i libri di un certo Anniano.
2. Voi volete sapere se ho scritto qualche opera per confutare i libri di Aniano, quel falso diacono di Celeda, per il quale è come essere invitato a un lauto pranzo quando somministra parole prive di senso alle bestemmie altrui. Sappiate dunque che quei libri costituiti di piccoli fogli di carta che mi furono inviati dal santo confratello il sacerdote Eusebio, li ho ricevuti non molto tempo fa, ma da allora, a causa non solo delle continue malattie ma anche del dolore per la morte della vostra santa e venerabile figlia Eustochio, mi sono sentito talmente abbattuto che pensavo di non degnarli neanche d'uno sguardo. D'altra parte è sempre impelagato nello stesso fango e, fatta eccezione di parole roboanti raccattate qua e là, non dice un bel nulla di nuovo 1. Mi sono dato comunque molto da fare perché, sforzandosi di rispondere alla mia lettera, si scoprisse meglio e facesse conoscere a tutti le sue bestemmie. In quest'opera infatti egli ammette apertamente tutto ciò che prima negava d'aver affermato in quel disgraziato sinodo di Diospoli. Inoltre non è un'impresa straordinaria rispondere a chiacchiere così futili e sciocche. Se Dio mi dà vita e avrò a disposizione un buon numero di amanuensi, gli risponderò nel giro di poche veglie, non per confutare la sua eresia ormai già morta, ma per confondere la sua ignoranza e le sue bestemmie: questo lavoro però potrebbe farlo meglio la Santità tua perché io non sia costretto a lodare i miei scritti per controbattere quelli d'un eretico. I nostri santi figli Albina, Piniano e Melania vi porgono molti saluti. Consegno questo biglietto, scritto nella santa città di Betlemme al santo prete Innocenzo perché ve lo recapiti. La vostra nipote Paola vi prega umilmente di ricordarvi di lei e vi manda tanti saluti. La misericordia di Gesù Cristo, nostro Signore, vi conservi sani e salvi e memori di me, o miei signori veramente santi e venerabili padri, degni dell'affetto di tutti.
1 - TERENT., Phorm. 780.
19 - l'ultima parte del capitolo ventunesimo dell'Apocalisse.
La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda
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282. Il testo della terza ed ultima parte del capitolo ventunesimo dell'Apocalisse, che sto spiegando, è come segue:
Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffiro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undecimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte. E porteranno a lei la gloria e l'onore delle nazioni. Non entrerà in essa nulla d'impuro, né chi commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello. Sin qui il testo letterale del capitolo ventunesimo.
283. Avendo l'altissimo Dio eletto questa città santa di Maria come sua abitazione, la più proporzionata e gradita che fuori di se stesso potesse avere in una semplice creatura, non era grande cosa che dei tesori della sua divinità e dei meriti del suo Figlio santissimo fabbricasse le fondamenta delle mura della città adorne di ogni specie di pietre preziose, affinché con uguale corrispondenza la fortezza e sicurezza, che sono le mura, la bellezza ed eminenza di santità e di doni, che sono le pietre preziose, e la concezione, che è il fondamento del muro, fossero proporzionate in se stesse e con il fine altissimo per cui le fondava, che era vivere in lei per amore e per l'umanità che doveva ricevere nel suo ventre verginale. L'Evangelista dice di avere visto tutto questo in Maria santissima, perché alla sua dignità e santità, come anche alla sicurezza richiesta dal fatto che Dio doveva vivere in lei come in fortezza inespugnabile, conveniva che le fondamenta delle sue mura, ossia i primi principi della sua concezione immacolata, fossero fabbricati con ogni genere di virtù in grado eminentissimo e talmente prezioso che non si potessero trovare altre pietre più ricche come fondamento di questo muro.
284. Dice che il primo fondamento o pietra era di diaspro. La varietà e la durezza di questa pietra significano la costanza e la fortezza che furono infuse a questa grande Signora al momento della sua concezione santissima, perché con esse rimanesse disposta nel corso della sua vita a praticare tutte le virtù con invincibile magnificenza e perseveranza. E siccome queste virtù concesse a Maria santissima ed infuse in lei nella sua concezione, significate da queste pietre preziose, ebbero uniti singolari privilegi donati dall'Altissimo e simboleggiati in ciascuna di queste dodici pietre, io li spiegherò come mi sarà possibile, affinché si intenda il mistero che racchiudono i dodici fondamenti della città di Dio. Con la virtù della fortezza, fu a lei concessa una speciale superiorità ed il potere sopra l'antico serpente, perché lo potesse abbattere, vincere e sottomettere; le fu dato anche di incutere un certo terrore ai demoni, affinché fuggissero da lei e da molto lontano la temessero, come tremando di avvicinarsi alla sua presenza. Perciò, essi non si avvicinavano mai a Maria santissima senza restare afflitti da grande pena. La divina Provvidenza con lei fu così liberale che non solo la escluse dalla legge comune ai figli del primo padre sottraendola alla colpa originale ed a quella soggezione al demonio che contraggono tutti coloro che in essa sono compresi, ma, scevra da tutti questi danni, le concesse anche quel potere contro i demoni che tutti gli uomini persero per non essersi conservati nello stato di innocenza. Inoltre, essendo Madre del Figlio dell'Eterno, sceso nelle sue viscere per distruggere l'impeto malvagio di questi nemici, le fu concessa potestà regale partecipata dall'essere di Dio, mediante la quale soggiogava i demoni e li ricacciava più volte nelle caverne infernali, come poi dirò.
285. Il secondo fondamento era di zaffiro. Questa pietra imita il colore del cielo sereno e chiaro e mostra certi piccoli punti o particelle d'oro risplendente; significa la serenità e tranquillità che l'Altissimo accordò ai doni ed alle grazie di Maria santissima, affinché sempre godesse, come un cielo immutabile, di una pace serena senza nubi di turbamento. In tale serenità tralucevano certi aspetti di divinità fin dalla sua concezione, sia per la partecipazione e la somiglianza delle sue virtù agli attributi divini, specialmente quello dell'immutabilità, sia perché molte volte, mentre era ancora viatrice, le fu aperto il velo e vide chiaramente Dio, come dirò in seguito. In questo dono sua divina Maestà le accordò ancora la singolare virtù ed il privilegio di comunicare quiete e serenità di mente a chi la chiedesse per sua intercessione. La domandassero tutti i cattolici angustiati e turbati dalle inquiete tempeste dei vizi, che così la otterrebbero!
286. Il terzo fondamento era di calcedònio. Questa pietra prende il nome dalla provincia dove si trova, che è la Calcedonia. Ha il colore del carbonchio e di notte il suo splendore imita quello di una lanterna. Il mistero di questa pietra sta nel significare il nome di Maria santissima e la virtù del medesimo. Ella lo prese da questa provincia del mondo dove si trovò, chiamandosi figlia di Adamo come gli altri e Maria, che in latino, mutato l'accento, significa i mari, perché fu l'oceano delle grazie e dei doni di Dio. Per inondare e sommergere il mondo con essi, entrò in questo mediante la sua concezione purissima, eliminando in tal modo la malizia del peccato ed i suoi effetti e scacciando le tenebre dell'abisso con la luce del suo spirito illuminato dalla sapienza divina. Corrispondente a questo fondamento, le fu concessa dall'Altissimo la speciale virtù di dissipare, mediante il suo nome di Maria, le spesse nubi dell'infedeltà, di distruggere gli errori delle eresie, del paganesimo, dell'idolatria e tutti i dubbi contro la fede cattolica. Se gli infedeli si rivolgessero a questa luce invocandola, certamente dileguerebbero assai presto dalle loro menti le tenebre dell'errore, che si estinguerebbero tutte in questo mare per la virtù celeste che a tal fine le fu concessa.
287. Il quarto fondamento era di smeraldo, il cui colore verde ed allegro ricrea la vista senza stancarla. Simboleggia misticamente la grazia ricevuta da Maria santissima nella sua concezione, perché, essendo piena di amabilità e di grazia agli occhi di Dio ed a quelli delle creature, senza offendere mai il suo dolcissimo nome né la sua reputazione, mantenesse in se stessa il verde e la forza della santità, delle virtù e dei doni che aveva e che avrebbe ricevuto. Corrispondentemente a tale dono, l'Altissimo le diede anche facoltà di distribuire questo beneficio, comunicandolo ai fedeli devoti che l'avrebbero invocata per ottenere la perseveranza e la fermezza nell'amicizia di Dio e nelle virtù.
288. Il quinto fondamento era di sardònice. Questa pietra è trasparente ed il suo colore imita soprattutto l'incarnato chiaro, sebbene partecipi di tre colori: in basso del nero, in mezzo del bianco ed in alto del rosso chiaro; tutto ciò rende una varietà graziosa. Misticamente questa pietra con i suoi colori rappresenta contemporaneamente la Madre ed il Figlio che doveva generare. Il nero contrassegna in Maria la parte inferiore e terrena, cioè il corpo annerito dalla mortificazione e dalle tribolazioni che patì, nonché il corpo del suo santissimo Figlio deformato per le nostre colpe. Il bianco significa la purezza dell'anima della vergine Madre e quella di Cristo nostro bene. L'incarnato indica nell'umanità la divinità unita ipostaticamente e nella Madre manifesta l'amore partecipatole dal suo Figlio divino e tutti gli splendori della divinità che le furono comunicati. Per questo fondamento le fu inoltre concesso che il valore dell'incarnazione e della redenzione, già sufficiente per tutti, divenisse per i suoi devoti efficace mediante la sua intercessione e le sue preghiere e che, perché conseguissero questo beneficio, impetrasse loro una devozione particolare ai misteri ed alla vita di Cristo Signore nostro.
289. Il sesto fondamento era di cornalina. Anche questa pietra è trasparente. Poiché imita la fiamma chiara del fuoco, è simbolo del dono concesso alla Regina del cielo di ardere incessantemente nel suo cuore del divino amore, come la fiamma del fuoco. Mai tale fiamma si estinse o diminuì nel suo petto. Anzi, accesa dall'istante medesimo della sua concezione, andò poi sempre crescendo; ora arde in lei nel più alto grado di cui può essere capace una semplice creatura ed arderà così per tutta l'eternità. Corrispondentemente a tale dono, le fu concesso il privilegio speciale di dispensare l'influsso dello Spirito Santo, il suo amore ed i suoi doni a chi li avrebbe domandati per mezzo di lei.
290. Il settimo fondamento era di crisòlito. Questa pietra imita nel suo colore l'oro rifulgente con qualche somiglianza di lume o di fuoco; ciò si scopre più di notte che di giorno. Rappresenta, perciò, l'amore ardente che Maria santissima portò alla Chiesa militante, ai suoi misteri, alla legge di grazia. Tale amore spiccò tanto più nella notte da cui essa fu coperta per la morte di suo Figlio, nella quale fu maestra degli Apostoli nella comprensione della legge santa del Vangelo ed implorò incessantemente con l'ardore più profondo lo stabilirsi della Chiesà e la salvezza dell'umanità intera. Ella sola seppe e poté stimare degnamente la legge santissima di suo Figlio. Di questo amore fu preventivamente dotata fin dalla sua immacolata concezione, per divenire coadiutrice di Cristo nostro Signore. Così, le fu concesso il particolare privilegio di ottenere a chi l'avrebbe invocata la grazia di disporsi a ricevere i sacramenti della santa Chiesa con frutto spirituale e di non mettere ostacolo ai loro effetti.
291. L'ottavo fondamento era di berillo. Questo è di colore verde e giallo; ha però più del verde, per cui imita molto l'oliva e riluce brillantemente. Rappresenta le singolari virtù della fede e della speranza che furono date a Maria santissima nella sua concezione con speciale splendore, affinché intraprendesse ed operasse cose ardue ed alte, come difatti operò per la gloria del suo Creatore. Insieme a questo dono, le fu concesso di poter dare ai suoi devoti coraggio, forza e pazienza nelle tribolazioni e nelle difficoltà, dispensando queste virtù e questi doni in forza della fedeltà divina e dell'assistenza del Signore.
292. Il nono fondamento era di topazio. Questa pietra è trasparente, di colore viola scuro; è stimata di grande valore. Fu simbolo dell'onestissima verginità di Maria signora nostra ed allo stesso tempo della sua divina maternità, cose che ella stimò grandemente, con umile gratitudine che le durò tutta la vita. Nella sua concezione domandò all'Altissimo la virtù della castità e subito il Signore gliela offrì per tutto il tempo in cui sarebbe stata viatrice. Ella conobbe fin da allora che le veniva accordata in misura superiore ai suoi desideri, e non solo per sé; il Signore, infatti, le concesse anche di essere maestra e guida delle vergini e delle anime caste e di ottenere con la sua intercessione ai suoi devoti questa virtù e la perseveranza in essa.
293. Il decimo fondamento era di crisopazio, il cui colore è verde e mostra un po' di oro. È' figura della fermissima speranza concessa a Maria santissima nella sua concezione, ritoccata con l'amore divino che la faceva risaltare. Tale virtù fu salda nella nostra Regina, come era conveniente perché comunicasse questa medesima qualità alle altre virtù; la sua stabilità si fondava sulla fermezza immutabile del suo animo generoso e forte in tutte le tribolazioni e le prove della sua vita santissima, specialmente durante la passione e morte del suo Figlio benedettissimo. Allo stesso tempo le venne concessa la grazia singolare di essere efficace mediatrice presso l'Altissimo per ottenere ai suoi devoti questa virtù della fermezza nella speranza.
294. L'undicesimo fondamento era di giacinto, che presenta il colore viola perfetto. Questo fondamento significa l'amore per la redenzione del genere umano, infuso in Maria santissima nella sua concezione, partecipato anticipatamente da quello che il suo Figlio e nostro redentore avrebbe avuto per morire per gli uomini. Come da questo si sarebbe originato tutto il rimedio della colpa e la giustificazione delle anime, così con tale amore, che da quell'istante sarebbe durato sempre in seguito, fu concesso alla nostra Regina il privilegio speciale che per sua intercessione i peccatori di ogni genere, per quanto grandi ed abominevoli, se l'avessero invocata di cuore, non sarebbero stati esclusi dal frutto della redenzione e dalla giustificazione e per mezzo di questa potente avvocata avrebbero potuto conseguire la vita eterna.
295. Il dodicesimo fondamento era di ametista, di colore rifulgente cangiante in violetto. Il mistero di questa pietra o fondamento corrisponde in parte al primo, perché significa una specie di virtù che fu data nella sua concezione a Maria santissima contro le potestà dell'inferno, affinché i demoni, anche quando non comandava loro né operava cosa alcuna contro di loro, sentissero uscire da lei una forza che li affliggesse e tormentasse quando volessero avvicinarsi alla sua persona. Questo privilegio le fu dato per l'incomparabile zelo che ella aveva di esaltare e difendere la gloria di Dio ed il suo onore. In virtù di questo singolare beneficio, Maria santissima ha un particolare potere per scacciare i demoni dai corpi umani con l'invocazione del suo dolcissimo nome, così potente contro questi spiriti maligni che al sentirlo le loro forze restano abbattute ed infrante. Questi sono in sostanza i misteriosi significati dei dodici fondamenti sui quali Dio edificò la sua città santa, Maria. È' vero che essi contengono molti altri segreti relativi ai favori da lei ricevuti che non posso ora spiegare, ma nel corso di questa Storia li andrò manifestando, come il Signore mi darà luce e forza per farlo.
296. L'Evangelista prosegue dicendo: E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. Il numero di tante porte di questa città fa conoscere che, per mezzo di Maria santissima, della sua dignità ineffabile e dei suoi meriti, l'accesso alla vita eterna si rese agevole e libero. Era come cosa dovuta e corrispondente all'eccellenza di questa eminente Regina che in lei e per lei si magnificasse l'infinita misericordia dell'Altissimo per l'apertura di tante vie attraverso le quali Dio si potesse comunicare ai mortali e questi potessero entrare a parteciparne per mezzo di Maria purissima avvalendosi dell'aiuto dei suoi meriti e della sua potente intercessione. Il pregio, la grandiosità e l'attraente bellezza di queste dodici porte, che erano altrettante perle, dimostrano la dignità ed il valore di questa imperatrice delle altezze, come anche la soavità del suo nome dolcissimo per attirare a Dio i mortali. Maria santissima conobbe bene questo beneficio del Signore per il quale era fatta singolare mediatrice del genere umano e dispensatrice dei tesori della Divinità per mezzo del suo Figlio unigenito. Compresa da tale conoscenza, la prudente e amorevole Signora seppe rendere i meriti delle sue opere e della sua dignità tanto preziosi e belli che formano l'ammirazione dei beati del cielo. Per questo le porte di questa città furono perle preziose per il Signore e per gli uomini.
297. Corrispondentemente a ciò, l'Evangelista dice: E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. La piazza di questa città di Dio, Maria santissima, è il suo intimo, dove, come in piazza e centro comune, concorrono tutte le facoltà e tutto ciò che entra per mezzo dei sensi e per altre vie e dove ha luogo il commercio e si trattano gli affari della repubblica dell'anima. In Maria santissima questa piazza fu oro molto lucente e puro, perché era come formata di sapienza e di amore divino. Mai si trovò qui tiepidezza, ignoranza o inavvertenza; tutti i suoi pensieri furono elevati ed i suoi sentimenti infiammati d'immensa carità. In questa piazza furono trattati i misteri altissimi della Divinità; qui fu pronunciato quel «fiat mihi» che diede inizio alla più grande opera che Dio abbia fatto o farà mai; qui furono formulate e discusse innumerevoli petizioni da presentare al tribunale di Dio per il genere umano; qui sono anche depositate ricchezze tali che basterebbero per sollevare dalla povertà tutto il mondo, se tutti partecipassero al commercio di questa piazza. È' anche piazza d'armi contro il demonio e contro ogni genere di vizi, poiché nell'intimo di Maria purissima si trovano tali grazie e virtù che, mentre la rendono terribile contro l'inferno, danno anche a noi forza e coraggio per vincerlo.
298. Dice di più: Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. Il tempio nelle città serve per la preghiera e per il culto che rendiamo a Dio e sarebbe una grande mancanza se nella città di Dio non ce ne fosse uno quale conviene alla sua grandezza ed eccellenza. In questa città, che è Maria santissima, ci fu un tempio così sacro che il medesimo Dio onnipotente e l'Agnello, cioè la divinità e l'umanità del suo Unigenito, furono il suo tempio, poiché in Maria abitarono come nel loro luogo legittimo, e tempio in cui vennero adorati ed onorati in spirito e verità più degnamente che in tutti i templi del mondo. Essi a loro volta furono tempio di Maria purissima, perché ella stette compresa, circondata e come racchiusa nella divinità e nell'umanità, che le servivano come abitazione e dimora. Mai cessò, stando in essa, di adorare, venerare e pregare il medesimo Dio ed il Verbo incarnato nel suo grembo, per cui stava in Dio e nell'Agnello come in un tempio, poiché ad esso conviene la santità continua in tutti i tempi. Anzi, per considerare degnamente questa divina Signora, sempre dobbiamo immaginarcela chiusa come in un tempio in Dio e nel suo Figlio santissimo. Qui intenderemo quali atti di amore, adorazione e venerazione doveva compiere, quali delizie doveva sentire con il Signore e quali suppliche in quel tempio doveva porgergli a beneficio del genere umano, poiché, vedendone in Dio la grande necessità di riscatto, accesa di carità, gridava e supplicava dall'intimo del cuore per la salvezza dei mortali.
299. Dice poi l'Evangelista: La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Dov'è uno splendore sommamente maggiore e più vivo di quello del sole e della luna, certo questi astri non sono necessari. Così anche nel cielo empireo, dov'è splendore di infiniti soli, non c'è bisogno di questo che illumina noi, sebbene sia così lucente e bello. In Maria santissima, nostra regina, non fu necessario che si trovassero altro sole o altra luna di creature che la istruissero o illuminassero, poiché da sola e senza bisogno di esempio seppe rendersi gradita a Dio; nemmeno la sua sapienza, santità e perfezione nell'operare poterono avere altro maestro ed arbitro che il medesimo sole di giustizia, il suo Figlio santissimo. Tutte le altre creature furono ignoranti per insegnarle come meritare di essere Madre degna del suo Creatore. A questa medesima scuola ella apprese ad essere umilissima ed ubbidientissima tra le umili e le ubbidienti. Per questo, sebbene venisse istruita da Dio stesso, non tralasciò di interrogare anche i più piccoli e di ubbidire loro in ciò in cui conveniva; anzi, come singolare discepola di colui che corregge i sapienti, imparò questa divina filosofia da tale maestro. Ne uscì così sapiente che l'Evangelista poté aggiungere:
300. Le nazioni cammineranno alla sua luce. Di fatto, se Cristo Signore nostro chiamò i Dottori ed i Santi con il nome di lucerne accese e poste sul candelabro della Chiesa per illuminarla e se i Patriarchi, i Profeti, gli Apostoli, i Martiri ed i Dottori, con la luce che hanno diffuso, hanno riempito la Chiesa cattolica di tanto chiarore che sembra divenuta un cielo con molti soli e molte lune, che cosa si doveva dire di Maria santissima, il cui splendore eccede incomparabilmente quello di tutti i maestri della Chiesa, anzi dei medesimi angeli del cielo? Se i mortali avessero gli occhi aperti per vedere questi raggi di Maria santissima, ella sola basterebbe senza dubbio per illuminare ogni uomo che viene al mondo e per avviarlo sui retti sentieri dell'eternità. Alla luce di questa santa città hanno camminato quelli che sono giunti alla conoscenza di Dio ed è per questo che san Giovanni dice che le nazioni cammineranno alla sua luce. Aggiunge poi:
301. I re della terra a lei porteranno la loro magnificenza. Grandemente felici saranno i re ed i principi che nelle loro persone e monarchie lavoreranno con sollecitudine per adempiere questa profezia. Tutti lo dovrebbero fare, perché saranno beati coloro che eseguiranno ciò rivolgendosi con affetto intimo del cuore a Maria santissima ed impiegando la vita, l'onore, le ricchezze e la grandezza delle loro forze e dei loro stati nella difesa di questa città di Dio, nel diffondere la sua gloria per il mondo e nel renderne il nome sempre più grande nella Chiesa e contro la folle audacia degli infedeli ed eretici. Con profondo dolore mi stupisco dei principi cattolici, che non si curano di guadagnarsi il favore di questa Signora e di invocarla, perché sia per loro rifugio e protezione, ausiliatrice ed avvocata nei pericoli, che per loro sono maggiori. Se per i re ed i potenti i pericoli sono grandi, ricordino che non è minore il loro dovere di mostrarsi grati a questa divina Regina e signora, poiché ella dice di se stessa che per lei regnano i re, i principi comandano ed i potenti amministrano la giustizia, che ama quelli che la amano e che quelli che renderanno illustre il suo nome conseguiranno la vita eterna, perché sperando in lei non peccheranno.
302. Non voglio nascondere la luce che più volte mi fu data, e specialmente in questo luogo, perché la manifesti. Nel Signore mi fu mostrato che a tutte le afflizioni della Chiesa cattolica ed a tutte le tribolazioni che il popolo cristiano soffre fu sempre posto rimedio per l'intercessione di Maria santissima e che nell'afflitto secolo presente, in cui la superbia degli eretici tanto si innalza contro Dio e la sua Chiesa affranta e piangente, esiste un solo rimedio per tali deplorabili miserie. Questo è che i monarchi ed i regni cattolici si rivolgano alla madre della grazia e misericordia, Maria santissima, guadagnandosi il suo favore con qualche singolare servizio atto ad accrescere e dilatare la sua devozione e la sua gloria per tutta la terra, affinché, volgendosi verso di noi, ci guardi con misericordia, ottenga grazia dal suo Figlio santissimo per la riforma dei vizi oltremodo sfrenati che il nemico comune ha seminato nel popolo cristiano e con la sua intercessione plachi l'ira del Signore che così giustamente ci castiga, minacciandoci flagelli e disgrazie ancora più gravi. Da questa riforma e dalla conversione dai nostri peccati seguiranno anche la vittoria contro gli infedeli e l'estirpazione delle false sette che opprimono la santa Chiesa, poiché Maria santissima è la spada che le deve estinguere e recidere in ogni luogo.
303. Oggi il mondo sperimenta il danno di questa dimenticanza. Se i principi cattolici non perseguono prosperi successi nel governo e nel mantenimento dei loro regni, nell'aumento della fede cattolica, nella lotta con i loro nemici, nelle guerre o vittorie contro gli infedeli, tutto ciò avviene perché non dirigono il proprio cammino tenendo Maria come punto di orientamento e non l'hanno posta come principio e fine immediato delle loro azioni e dei loro pensieri, dimenticando che questa regina passeggia per i sentieri della giustizia per insegnarla agli altri, portarli ad essa ed arricchire coloro che la amano.
304. Oh, principe e capo della santa Chiesa cattolica! Oh, prelati, che vi chiamate anche suoi principi! Oh, principe cattolico e monarca di Spagna, a cui, per legame naturale, per singolare affetto e per ordine dell'Altissimo indirizzo questa umile ma vera esortazione! Gettate la vostra corona ed il vostro regno ai piedi di questa Regina e signora del cielo e della terra, cercate la riparatrice di tutto il genere umano, ricorrete a colei che con potere divino è al di sopra di ogni potenza umana ed infernale, rivolgete il vostro affetto a colei che tiene nelle sue mani le chiavi della volontà e dei tesori dell'Altissimo, pòrtate il vostro onore e la vostra gloria a questa città santa di Dio, che non li chiede perché ne ha bisogno per accrescere i suoi, ma piuttosto per migliorare e dilatare i vostri. Offritele con la vostra pietà cattolica, e di tutto cuore, qualche omaggio grande e gradito, in ricompensa del quale sono pronti per voi infiniti beni, la conversione dei gentili, la vittoria contro gli eretici ed i pagani, la pace e la tranquillità della Chiesa, nuova luce e nuovi aiuti per migliorare i costumi e per rendere voi stesso un re grande e glorioso in questa vita e nell'altra.
305. Oh, regno e monarchia della Spagna cattolica, e come tale fortunatissima! Oh, se alla fermezza ed allo zelo della tua fede, che hai ricevuto oltre i tuoi meriti dalla destra onnipotente, tu aggiungessi il santo timore di Dio corrispondente alla professione di questa tua fede, che ti rende singolare fra le nazioni di tutta la terra! Oh, se per conseguire questo fine e questa corona delle tue felicità tutti i tuoi abitanti si innalzassero con ardente fervore alla devozione di Maria santissima! Come risplenderebbe allora la tua gloria! Come saresti illuminata! Come saresti protetta e difesa da questa Regina e come sarebbero arricchiti di tesori celesti i tuoi re cattolici! Come verrebbe propagata per loro mano in tutte le nazioni la soave legge evangelica! Considera attentamente che questa grande principessa onora coloro che la onorano, arricchisce coloro che la cercano, glorifica quelli che celebrano il suo nome e difende quelli che sperano in lei. Per esercitare con te questi uffici di madre singolare ed usare nuove misericordie, ti assicuro che aspetta e desidera che tu cerchi la sua benevolenza e ne solleciti il materno amore. Allo stesso tempo, però, considera che Dio non ha bisogno di nessuno e può cambiare le pietre in altrettanti figli di Abramo, cosicché, se ti rendi indegna di un bene tanto grande, egli può riservare questa gloria per chi lo servirà e se ne renderà meno immeritevole.
306. Ora, perché non ignori il servizio con cui potrai oggi guadagnarti il favore di questa Regina e signora di tutti, tra i molti che ti insegnerà la tua devozione e pietà, considera lo stato in cui si trova in tutta la Chiesa il mistero della sua immacolata concezione e ciò che ancora manca per stabilire con fermezza le fondamenta di questa città di Dio. Nessuno giudichi questo suggerimento come proprio di donna debole ed ignorante o effetto di una devozione particolare e dell'amore al mio Istituto ed alla mia professione, che va sotto il titolo religioso di Maria immacolata, poiché a me bastano la fede e la luce che ho ricevuto in questa Storia. No, non è per me questa esortazione, né mi permetterei di farla semplicemente basandomi sul mio giudizio ed opinione; ma in ciò ubbidisco al Signore che apre la bocca dei muti e scioglie la lingua degli infanti. Chi ancora si stupisse di questa tanto liberale misericordia, faccia attenzione a ciò che di questa Signora aggiunge l'Evangelista, dicendo:
307. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte. Le porte della misericordia di Maria santissima non sono mai state né stanno mai chiuse, né vi fu in lei notte di colpa che, dal primo istante della sua vita e concezione, chiudesse le porte di questa città di Dio, come negli altri santi. Come in un luogo dove le porte stanno sempre aperte entrano ed escono tutti quelli che lo vogliono, in ogni tempo ed ora, così a nessuno dei mortali è interdetto l'entrare liberamente in relazione con Dio attraverso le porte della misericordia di Maria purissima, dove è aperto il banco del tesoro del cielo, senza limitazione di tempo, luogo, età o sesso. Tutti sono potuti entrare fin dalla sua fondazione, perché per questo l'Altissimo la edificò con tante porte, e non chiuse, ma aperte, con libero accesso ed in piena luce. Fin dalla sua concezione purissima, infatti, cominciarono ad uscire da queste porte misericordie e favori per tutto il genere umano. Avere tante porte, attraverso le quali escano le ricchezze di Dio, non la rende però meno sicura dai nemici. Per questo il testo aggiunge:
308. Non entrerà in essa nulla d'impuro, né chi commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello. L'Evangelista conclude questo capitolo ritornando sul privilegio delle immunità di questa città di Dio, Maria, cioè assicurandoci che in lei non entrò nulla d'impuro, perché le furono dati immacolati l'anima ed il corpo. Non si sarebbe potuto dire che non sarebbe entrato in lei nulla d'impuro quando avesse avuto la colpa originale, sebbene non i peccati attuali. Tutto ciò che entrò in questa città santa fu quello che era scritto nel libro della vita dell'Agnello; Dio, infatti, prese l'esempio e l'originale per formarla dal suo Figlio santissimo e da nessun altro poté copiare virtù alcuna di Maria santissima, per quanto piccola, se in lei potevano esservene di piccole. E se a questa porta di Maria corrisponde l'essere città di rifugio per i mortali, ciò è sotto la condizione che in lei non possa aver parte né ingresso chiunque commette abominio o falsità. Non devono, però, gli impuri e peccatori figli di Adamo disperare di avvicinarsi alle porte di questa città santa di Dio, poiché, se si recano a cercare la purezza della grazia umiliati e compunti, la troveranno in queste porte della grande Regina, non in altre. È limpida, è pura, è sovrabbondante di grazie; soprattutto, è madre della misericordia, dolce, amorevole e potente per arricchire la nostra povertà e togliere le macchie di tutte le nostre colpe.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo in questi capitoli
309. Figlia mia, i misteri di questi capitoli racchiudono grande dottrina e luce, benché in essi tu abbia tralasciato di dire molte cose. Approfitta di quanto hai inteso e scritto, per non ricevere invano la luce della grazia. Quello, poi, di cui ti voglio brevemente avvertire è che non devi perderti d'animo nel combattere le passioni per essere stata concepita nel peccato, discendente dalla terra e con inclinazioni terrene, finché tu le abbia vinte ed abbia vinto in esse i tuoi nemici. Con le forze della grazia di Dio altissimo, che ti aiuterà, puoi innalzarti sopra te stessa e farti discendente del cielo, da dove viene la grazia. Per conseguire questo, tu devi tenere la tua continua abitazione nelle altezze, stando fissa con la mente nella conoscenza dell'essere immutabile e delle perfezioni di Dio, senza permettere che di lì ti strappino i pensieri di alcun'altra cosa, benché necessaria. Con questa incessante memoria e visione interiore della grandezza di Dio, starai disposta in tutto il resto per operare quello che è più perfetto nelle virtù e ti renderai idonea a ricevere l'influsso ed i doni dello Spirito Santo, giungendo così allo stretto vincolo dell'amicizia e della comunicazione con il Signore. Per non impedire in questo la sua santa volontà, che molte volte ti è stata indicata e manifestata, sforzati di mortificare la parte inferiore della creatura, dove vivono le inclinazioni e le passioni negative. Muori a tutto ciò che è terreno, sacrifica in presenza dell'Altissimo tutti i tuoi appetiti sensitivi, senza soddisfarne neppure uno, non fare la tua volontà senza obbedienza e non uscire dal segreto del tuo intimo, dove ti illuminerà la luce dell'Agnello. Adornati per entrare nel talamo del tuo sposo e lasciati abbellire, come farà la destra dell'Onnipotente, se tu collaborerai e non gli porrai ostacolo. Purifica la tua anima con molti atti di dolore per averlo offeso e con ardentissimo amore lodalo e magnificalo. Cercalo, non ti riposare finché trovi colui che l'anima tua desidera e non lo lasciare. Voglio che tu viva in questo pellegrinaggio come quelli che già lo hanno terminato, contemplando senza interruzione l'Oggetto che li rende gloriosi. Questa deve essere la norma della tua vita, perché con la luce della fede e lo splendore di Dio onnipotente, che ti illuminerà e riempirà il tuo spirito, lo ami, lo adori e lo veneri senza interruzione. Questa è la volontà dell'Altissimo a tuo riguardo. Bada bene a ciò che puoi guadagnare ed a ciò che puoi perdere. Non volere da te stessa metterlo a rischio, ma assoggetta la tua volontà rimettendoti totalmente alla direzione del tuo sposo, alla mia ed a quella dell'ubbidienza, con la quale ti devi misurare in tutto. Questo fu l'insegnamento che mi diede la Madre del Signore, alla quale io, piena di confusione, risposi dicendo:
310. Regina e signora di tutto il creato, io che sono vostra e bramo esserlo per tutta l'eternità, lodo l'onnipotenza dell'Altissimo, che tanto si compiacque di farvi grande. Poiché siete così felice e potente presso di lui, vi supplico, Signora mia, di guardare con occhi di misericordia questa vostra serva povera e misera. Con i doni che il Signore ha posto nelle vostre mani per distribuirli ai bisognosi, ponete riparo alla mia piccolezza, arricchite la mia estrema povertà e costringetemi come Signora a volere ed operare efficacemente ciò che è più perfetto, cosicché trovi grazia agli occhi del vostro Figlio santissimo e mio Signore. Guadagnatevi questo onore, sollevando dalla polvere la più inutile creatura. Nelle vostre mani io pongo la mia riuscita. Vogliatela con efficacia, o Signora e regina mia, poiché il vostro volere è santo e potente per i meriti del vostro Figlio santissimo e per la parola della beatissima Trinità impegnata con voi ad accettare ogni vostra volontà e domanda, senza respingerne alcuna. Non posso vincolarvi a questo in alcun modo, poiché sono indegna; ma in cambio vi presento, o Signora mia, la vostra medesima santità e clemenza.
17 ottobre 1947
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«Ascolta e sia tua pace l'infinita Misericordia mia. Pace. Sempre. Non toccherai mai il limite di questa mia Misericordia perché è illimitata. Ma sappi anche questo, e ti sia parola di Sacerdote assolutore per le tue miserie delle quali ti accuori. Serve per te, ma anche per molti altri.
Nel mio infinito amore per le anime ho industrie infinite per usare tutto ciò che le povere anime, o le anime già sulla via della perfezione, mi dànno, purché esse mi amino così come esse sono capaci con tutte se stesse, con le loro capacità e relatività che cercano sempre di aumentare. Non c'è santo, che pure ora è glorioso, che pur seguendo sulla Terra la via perfetta, non abbia messo nel suo oro delle parti di terriccio, anche se minime. Ebbene, Io ho preso anche queste parti di umanità pertinace di un giusto. Il mio amore se ne è servito, le ha lavorate, e da zavorra ne ha fatto cosa di utilità per altre anime.
Sì. Mentre gli uomini si servono soltanto di ciò che è buono e utile ad un lavoro o interesse, e anche negli affetti amano solo le parti buone dell'amato, il mio amore si serve anche delle loro miserie. Prende e trasforma le cose più comuni della vita ordinaria di un'anima che lo ama, e delle azioni semplici fa azioni meritorie. E va oltre: si serve delle stesse loro miserie e debolezze, delle loro piccole bugie, talora, di quanto non è perfetto ma non nocivo al prossimo però – quelle miseriucce che un complesso di stimoli suscitano, paragonabili alle curiosità e vanterie imprudenti e scherzose di un fanciullino – e le adopera perché altre anime vengano sulla via buona, cosa questa che fa, della imperfezione commessa da un'anima irriflessiva o che ha ceduto un istante, un mezzo di bene per gli altri. Atto questo che sminuisce l'imperfezione e il debito verso la Giustizia che per esse imperfezioni l'anima contrae. E nel contempo fa sì che l'anima che le ha commesse aumenti il suo amore per Me con la riconoscenza verso la mia Misericordia che non le mortifica smentendole, ma anzi, quando vede che da una loro debolezza può venire una forza ad altri, le seconda.
Il mio metodo d'amare e di salvare ha forme da Me solo usate e che pochi comprendono.
È allora, quando mi valgo delle miserie delle anime per corroborare altre anime, che dico [1] all'anima che le ha commesse: "Nessuno ti ha condannata?". E quando essa mi risponde: "Nessuno, Signore", Io dico: "E neppure Io ti condanno. Va' e non più peccare". Pronto a ripeterglielo 70 volte 7, perché le miserie di queste anime amanti generalmente scaturiscono da una malintesa volontà di portare altri ad amarmi, magari seguendo vie traverse, cosa questa di cui poi si dolgono.
Ma non sapete, anime mie, che quando non c'è volontà di offendermi ma solo di onorarmi non si pecca? Ma non sapete, mie dolci anime, che l'umiltà di sentirsi incapaci, il pentimento di aver fatto male per voler fare bene il bene, l'amore che più forte fiammeggia in voi dopo una di queste… cadute di pargolo, mi dànno gloria e creano un bene alle anime più che se mai le aveste commesse? Sembra un paradosso. Ma è verità.
Sta' in pace, sta' in pace. Il mio e il tuo amore ti lavano di ogni polvere che possa tentare di coprire il tuo oro: il tuo volere di amarmi con perfezione. Sta' in pace. E per l'Eucarestia che non ti fu portata prendi la mia Parola. Essa è nutrimento, vita, salute, gioia. Io sono che a te mi comunico con i miei infiniti mezzi. Ripòsati su Colui che ti ama.»
1 dico, come in Giovanni 8, 10-11.