Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Dio ti ha promesso il perdono, il domani nessuno te l'ha promesso. (Sant'Agostino)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 18° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 11

1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo.3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero.5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?".6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra.8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi.9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:

'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
'Osanna' nel più alto dei cieli!

11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.

12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.

15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:

'La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?'
Voi invece ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".

18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.19Quando venne la sera uscirono dalla città.

20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato".22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio!23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati".26.

27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?".29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi".31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".


Secondo libro di Samuele 14

1Ioab figlio di Zeruià si accorse che il cuore del re era contro Assalonne.2Allora mandò a chiamare a Tekòa e fece venire una donna saggia e le disse: "Fingi di essere in lutto: mettiti una veste da lutto, non ti ungere con olio e compòrtati da donna che pianga da molto tempo un morto;3poi entra presso il re e parlagli così e così". Ioab le mise in bocca le parole da dire.4La donna di Tekòa andò dunque dal re, si gettò con la faccia a terra, si prostrò e disse: "Aiuto, o re!".5Il re le disse: "Che hai?". Rispose: "Ahimè! Io sono una vedova; mio marito è morto.6La tua schiava aveva due figli, ma i due vennero tra di loro a contesa in campagna e nessuno li separava; così uno colpì l'altro e l'uccise.7Ed ecco tutta la famiglia è insorta contro la tua schiava dicendo: consegnaci l'uccisore del fratello, perché lo facciamo morire per vendicare il fratello che egli ha ucciso. Elimineranno così anche l'erede e spegneranno l'ultima bracia che mi è rimasta e non lasceranno a mio marito né nome, né discendenza sulla terra".8Il re disse alla donna: "Va' pure a casa: io darò ordini a tuo riguardo".9La donna di Tekòa disse al re: "Re mio signore, la colpa cada su di me e sulla casa di mio padre, ma il re e il suo trono sono innocenti".10E il re: "Se qualcuno parla contro di te, conducilo da me e vedrai che non ti molesterà più".11Riprese: "Il re pronunzi il nome del Signore suo Dio perché il vendicatore del sangue non aumenti la disgrazia e non mi sopprimano il figlio". Egli rispose: "Per la vita del Signore, non cadrà a terra un capello di tuo figlio!".12Allora la donna disse: "La tua schiava possa dire una parola al re mio signore!". Egli rispose: "Parla".13Riprese la donna: "Allora perché pensi così contro il popolo di Dio? Intanto il re, pronunziando questa sentenza si è come dichiarato colpevole, per il fatto che il re non fa ritornare colui che ha bandito.14Noi dobbiamo morire e siamo come acqua versata in terra, che non si può più raccogliere, e Dio non ridà la vita. Il re pensi qualche piano perché il proscritto non sia più bandito lontano da lui.15Ora, se io sono venuta a parlare così al re mio signore, è perché la gente mi ha fatto paura e la tua schiava ha detto: Voglio parlare al re; forse il re farà quanto gli dirà la sua schiava;16il re ascolterà la sua schiava e la libererà dalle mani di quelli che cercano di sopprimere me e mio figlio dalla eredità di Dio".17La donna concluse: "La parola del re mio signore conceda la calma. Perché il re mio signore è come un angelo di Dio per distinguere il bene e il male. Il Signore tuo Dio sia con te!".18Il re rispose e disse alla donna: "Non tenermi nascosto nulla di quello che io ti domanderò". La donna disse: "Parli pure il re mio signore".19Disse il re: "La mano di Ioab non è forse con te in tutto questo?". La donna rispose: "Per la tua vita, o re mio signore, non si può andare né a destra né a sinistra di quanto ha detto il re mio signore! Proprio il tuo servo Ioab mi ha dato questi ordini e ha messo tutte queste parole in bocca alla tua schiava.20Per dare alla cosa un'altra faccia, il tuo servo Ioab ha agito così; ma il mio signore ha la saggezza di un angelo di Dio e sa quanto avviene sulla terra".
21Allora il re disse a Ioab: "Ecco, voglio fare quello che hai chiesto; va' dunque e fa' tornare il giovane Assalonne".22Ioab si gettò con la faccia a terra, si prostrò, benedisse il re e disse: "Oggi il tuo servo sa di aver trovato grazia ai tuoi occhi, re mio signore, poiché il re ha fatto quello che il suo servo gli ha chiesto".23Ioab dunque si alzò, andò a Ghesùr e condusse Assalonne a Gerusalemme.24Ma il re disse: "Si ritiri in casa e non veda la mia faccia". Così Assalonne si ritirò in casa e non vide la faccia del re.
25Ora in tutto Israele non vi era uomo che fosse tanto lodato per la sua bellezza quanto Assalonne; dalle piante dei piedi alla cima del capo, non vi era in lui un difetto alcuno.26Quando si faceva tagliare i capelli, e se li faceva tagliare ogni anno perché la capigliatura gli pesava troppo, egli pesava i suoi capelli e il peso era di duecento sicli a peso del re.27Ad Assalonne nacquero tre figli e una figlia chiamata Tamàr, che era donna di bell'aspetto.
28Assalonne abitò in Gerusalemme due anni, senza vedere la faccia del re.29Poi Assalonne convocò Ioab per mandarlo dal re; ma egli non volle andare da lui; lo convocò una seconda volta, ma Ioab non volle andare.30Allora Assalonne disse ai suoi servi: "Vedete, il campo di Ioab è vicino al mio e vi è l'orzo; andate ed appiccatevi il fuoco!". I servi di Assalonne appiccarono il fuoco al campo.31Allora Ioab si alzò, andò a casa di Assalonne e gli disse: "Perché i tuoi servi hanno dato fuoco al mio campo?".32Assalonne rispose a Ioab: "Io ti avevo mandato a dire: Vieni qui, voglio mandarti a dire al re: Perché sono tornato da Ghesùr? Sarebbe meglio per me se fossi rimasto là. Ora voglio vedere la faccia del re e, se vi è in me colpa, mi faccia morire!".33Ioab allora andò dal re e gli riferì la cosa. Il re fece chiamare Assalonne, il quale venne e si prostrò con la faccia a terra davanti a lui; il re baciò Assalonne.


Siracide 48

1Allora sorse Elia profeta, simile al fuoco;
la sua parola bruciava come fiaccola.
2Egli fece venire su di loro la carestia
e con zelo li ridusse a pochi.
3Per comando del Signore chiuse il cielo,
fece scendere così tre volte il fuoco.
4Come ti rendesti famoso, Elia, con i prodigi!
E chi può vantarsi di esserti uguale?
5Risvegliasti un defunto dalla morte
e dagli inferi, per comando dell'Altissimo;
6tu che spingesti re alla rovina,
uomini gloriosi dal loro letto.
7Sentisti sul Sinai rimproveri,
sull'Oreb sentenze di vendetta.
8Ungesti re come vindici
e profeti come tuoi successori.
9Fosti assunto in un turbine di fuoco
su un carro di cavalli di fuoco,
10designato a rimproverare i tempi futuri
per placare l'ira prima che divampi,
per ricondurre il cuore dei padri verso i figli
e ristabilire le tribù di Giacobbe.
11Beati coloro che ti videro
e che si sono addormentati nell'amore!
Perché anche noi vivremo certamente.

12Appena Elia fu avvolto dal turbine,
Eliseo fu pieno del suo spirito;
durante la sua vita non tremò davanti ai potenti
e nessuno riuscì a dominarlo.
13Nulla fu troppo grande per lui;
nel sepolcro il suo corpo profetizzò.
Nella sua vita compì prodigi
e dopo la morte meravigliose furono le sue opere.

15Con tutto ciò il popolo non si convertì
e non rinnegò i suoi peccati,
finché non fu deportato dal proprio paese
e disperso su tutta la terra.
16Rimase soltanto un popolo poco numeroso
con un principe della casa di Davide.
Alcuni di costoro fecero ciò che è gradito a Dio,
ma altri moltiplicarono i peccati.

17Ezechia fortificò la sua città
e condusse l'acqua nel suo interno;
scavò con il ferro un canale nella roccia
e costruì cisterne per l'acqua.
18Nei suoi giorni Sennàcherib fece una spedizione
e mandò il gran coppiere;
egli alzò la mano contro Sion
e si vantò spavaldamente con superbia.
19Allora si agitarono loro il cuore e le mani,
soffrirono come le partorienti.
20Invocarono il Signore misericordioso,
stendendo le mani verso di lui.
Il Santo li ascoltò subito dal cielo
e li liberò per mezzo di Isaia.
21Egli colpì l'accampamento degli Assiri,
e il suo angelo li sterminò,

22perché Ezechia aveva fatto quanto è gradito al
Signore,
e seguito con fermezza le vie di Davide suo antenato,
come gli additava il profeta Isaia,
grande e verace nella visione.
23Nei suoi giorni retrocedette il sole,
egli prolungò la vita del re.
24Con grande ispirazione vide gli ultimi tempi,
e consolò gli afflitti di Sion.
25Egli manifestò il futuro sino alla fine dei tempi,
le cose nascoste prima che avvenissero.


Salmi 19

1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2I cieli narrano la gloria di Dio,
e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.
3Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

4Non è linguaggio e non sono parole,
di cui non si oda il suono.
5Per tutta la terra si diffonde la loro voce
e ai confini del mondo la loro parola.

6Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale,
esulta come prode che percorre la via.
7Egli sorge da un estremo del cielo
e la sua corsa raggiunge l'altro estremo:
nulla si sottrae al suo calore.

8La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è verace,
rende saggio il semplice.
9Gli ordini del Signore sono giusti,
fanno gioire il cuore;
i comandi del Signore sono limpidi,
danno luce agli occhi.
10Il timore del Signore è puro, dura sempre;
i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
11più preziosi dell'oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.

12Anche il tuo servo in essi è istruito,
per chi li osserva è grande il profitto.
13Le inavvertenze chi le discerne?
Assolvimi dalle colpe che non vedo.
14Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro dal grande peccato.

15Ti siano gradite le parole della mia bocca,
davanti a te i pensieri del mio cuore.
Signore, mia rupe e mio redentore.


Ezechiele 32

1Il primo giorno del dodicesimo mese dell'anno decimosecondo, mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, intona un lamento sul faraone re d'Egitto dicendo:

Leone fra le genti eri considerato;
ma eri come un coccodrillo nelle acque,
erompevi nei tuoi fiumi
e agitavi le acque con le tue zampe,
intorbidandone i corsi".
3Dice il Signore Dio:
"Tenderò contro di te la mia rete
con una grande assemblea di popoli
e ti tireranno su con la mia rete.
4Ti getterò sulla terraferma
e ti abbandonerò al suolo.
Farò posare su di te tutti gli uccelli del cielo
e sazierò di te tutte le bestie della terra.
5Spargerò per i monti la tua carne
e riempirò le valli della tua carogna.
6Farò bere alla terra il tuo scolo,
il tuo sangue, fino ai monti,
e i burroni saranno pieni di te.
7Quando cadrai estinto, coprirò il cielo
e oscurerò le sue stelle,
velerò il sole di nubi e la luna non brillerà.8Oscurerò tutti gli astri del cielo su di te
e stenderò sulla tua terra le tenebre.
Parola del Signore Dio.

9Sgomenterò il cuore di molti popoli, quando farò giungere la notizia della tua rovina alle genti, in regioni a te sconosciute.10Per te farò stupire molti popoli e tremeranno i loro re a causa tua, quando sguainerò la spada davanti a loro. Ognuno tremerà ad ogni istante per la sua vita, nel giorno della tua rovina".11Poiché dice il Signore Dio: "La spada del re di Babilonia ti raggiungerà.

12Abbatterò la tua moltitudine con la spada dei prodi,
dei popoli più feroci;
abbatteranno l'orgoglio dell'Egitto
e tutta la sua moltitudine sarà sterminata.
13Farò perire tutto il suo bestiame
sulle rive delle grandi acque,
che non saranno più turbate da piede d'uomo,
né unghia d'animale le intorbiderà.
14Allora farò ritornare tranquille le loro acque
e farò scorrere i loro canali come olio.
Parola del Signore Dio.
15Quando avrò fatto dell'Egitto una terra desolata,
tutta priva di quanto contiene,
quando avrò percosso tutti i suoi abitanti,
allora si saprà che io sono il Signore.

16Questo è un lamento e lo si canterà. Lo canteranno le figlie delle genti, lo canteranno sull'Egitto e su tutta la sua moltitudine". Oracolo del Signore Dio.

17Ai quindici del primo mese, dell'anno decimosecondo, mi fu rivolta questa parola del Signore:18"Figlio dell'uomo, intona un canto funebre sugli abitanti dell'Egitto. Falli scendere insieme con le figlie di nazioni potenti, nella regione sotterranea, con quelli che scendono nella fossa.

19Di chi tu sei più bello?
Scendi e giaci con i non circoncisi.

20Cadranno fra gli uccisi di spada; la spada è già consegnata. Colpite a morte l'Egitto e tutta la sua gente.21I più potenti eroi si rivolgeranno a lui e ai suoi ausiliari e dagli inferi diranno: Vieni, giaci con i non circoncisi, con i trafitti di spada.22Là è Assur e tutta la sua gente, intorno al suo sepolcro, uccisi, tutti trafitti di spada;23poiché le loro sepolture sono poste nel fondo della fossa e la sua gente è intorno alla sua tomba: uccisi, tutti, trafitti di spada, essi che seminavano il terrore nella terra dei viventi.
24Là è Elam e tutto il suo esercito, intorno al suo sepolcro. Uccisi, tutti, trafitti di spada, scesi non circoncisi nella regione sotterranea, essi che seminavano il terrore nella terra dei viventi. Ora portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa.25In mezzo ai trafitti posero il suo giaciglio e tutta la sua gente intorno al suo sepolcro, tutti non circoncisi, trafitti di spada; perché avevano sparso il terrore nella terra dei viventi, portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa; sono stati collocati in mezzo ai trafitti di spada.
26Là è Mesech, Tubal e tutta la sua gente, intorno al suo sepolcro: tutti non circoncisi, trafitti di spada, perché incutevano il terrore nella terra dei viventi.27Non giaceranno al fianco degli eroi caduti da secoli, che scesero negli inferi con le armi di guerra, con le spade disposte sotto il loro capo e con gli scudi sulle loro ossa, perché tali eroi erano un terrore nella terra dei viventi.28Così tu giacerai fra i non circoncisi e con i trafitti di spada.
29Là è Edom, i suoi re e tutti i suoi prìncipi che, nonostante il loro valore, sono posti con i trafitti di spada: giacciono con i non circoncisi e con quelli che scendono nella fossa.30Là sono tutti i prìncipi del settentrione, tutti quelli di Sidòne, che scesero con i trafitti, nonostante il terrore sparso dalla loro potenza; giacciono i non circoncisi con i trafitti di spada e portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa.
31Il faraone li vedrà e si consolerà alla vista di tutta questa moltitudine; il faraone e tutto il suo esercito saranno trafitti di spada. Oracolo del Signore Dio.32Perché aveva sparso il terrore nella terra dei viventi, ecco giace in mezzo ai non circoncisi, con i trafitti di spada, egli il faraone e tutta la sua moltitudine". Parola del Signore Dio.


Lettera di Giuda 1

1Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell'amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo:2misericordia a voi e pace e carità in abbondanza.

3Carissimi, avevo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra salvezza, ma sono stato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte.4Si sono infiltrati infatti tra voi alcuni individui - i quali sono già stati segnati da tempo per questa condanna - empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio, rinnegando il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo.

5Ora io voglio ricordare a voi, che già conoscete tutte queste cose, che il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d'Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere,6e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno.7Così Sòdoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate all'impudicizia allo stesso modo e sono andate dietro a vizi contro natura, stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno.
8Ugualmente, anche costoro, come sotto la spinta dei loro sogni, contaminano il proprio corpo, disprezzano il Signore e insultano gli esseri gloriosi.9L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: 'Ti condanni il Signore'!10Costoro invece bestemmiano tutto ciò che ignorano; tutto ciò che essi conoscono per mezzo dei sensi, come animali senza ragione, questo serve a loro rovina.
11Guai a loro! Perché si sono incamminati per la strada di Caino e, per sete di lucro, si sono impegolati nei traviamenti di Balaàm e sono periti nella ribellione di Kore.12Sono la sozzura dei vostri banchetti sedendo insieme a mensa senza ritegno, pascendo se stessi; come nuvole senza pioggia portate via dai venti, o alberi di fine stagione senza frutto, due volte morti, sradicati;13come onde selvagge del mare, che schiumano le loro brutture; come astri erranti, ai quali è riservata la caligine della tenebra in eterno.
14Profetò anche per loro Ènoch, settimo dopo Adamo, dicendo: "Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti,15e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui".16Sono sobillatori pieni di acredine, che agiscono secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce parole orgogliose e adùlano le persone per motivi interessati.

17Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo.18Essi vi dicevano: "Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno secondo le loro empie passioni".19Tali sono quelli che provocano divisioni, gente materiale, privi dello Spirito.

20Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo,21conservatevi nell'amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna.22Convincete quelli che sono vacillanti,23altri salvateli strappandoli dal fuoco, di altri infine abbiate compassione con timore, guardandovi perfino dalla veste contaminata dalla loro carne.

24A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e nella letizia,25all'unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e sempre. Amen!


Capitolo XXXIX:Nessun affanno nel nostro agire

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1. O figlio, ogni tua faccenda affidala a me; al tempo giusto disporrò sempre io per il meglio. Attieniti al mio comando e ne sentirai vantaggio. O Signore, di gran cuore affido a te ogni cosa; poco infatti potranno giovare i miei piani. Volesse il cielo che io non fossi tanto preso da ciò che potrà accadere in futuro, e mi offrissi, invece, senza esitare alla tua volontà.

2. O figlio, capita spesso che l'uomo persegua con ardore alcunché di cui sente la mancanza; e poi, quando l'ha raggiunto, cominci a giudicare diversamente, perché i nostri amori non restano fermi intorno a uno stesso punto, e ci spingono invece da una cosa all'altra. Non è una questione da nulla rinunciare a se stessi, anche in cose di poco conto. Il vero progresso dell'uomo consiste nell'abnegazione di sé. Pienamente libero e sereno è appunto soltanto chi rinnega se stesso. Ecco, però, che l'antico avversario, il quale si pone contro tutti coloro che amano il bene, non tralascia la sua opera di tentazione; anzi, giorno e notte, prepara gravi insidie, se mai gli riesca di far cadere nel laccio dell'inganno qualcuno che sia poco guardingo. "Vegliate e pregate, dice i Signore, per non entrare in tentazione" (Mt 26,41).


LETTERA 85: Agostino rimprovera un certo Paolo, il quale con la sua cattiva condotta aveva gravemente scandalizzato la Chiesa

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta forse fra il 405 e il 407.

Agostino rimprovera un certo Paolo, forse vescovo di Catacqua, suo figlio spirituale, il quale con la sua cattiva condotta aveva gravemente scandalizzato la Chiesa, e lo esorta a comportarsi in modo degno (n. 1-2).

AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE IL SINCERAMENTE AMATO SIGNORE PAOLO, SUO FRATELLO E COLLEGA D'EPISCOPATO, CUI AUGURA CON TUTTE LE PREGHIERE D'ESSER FELICE

Agostino non vuol male a Paolo che rimprovera per la vita indegna.

1. Non mi accuseresti d'esser senza cuore, se non mi reputassi anche mentitore. Poiché cos'altro pensi dei miei sentimenti quando scrivi simili cose, se non che io sia colpevole di suscitare discordia e odio detestabile? Come se io in una faccenda così evidente, non usassi la precauzione di non essere io stesso rimproverato da Dio, mentre predico agli altri 1, o volessi togliere la pagliuzza dal tuo occhio, lasciando stare la trave nel mio 2! Ebbene, non è come tu pensi. Ecco, torno a dirti, e chiamo a testimonio Dio, che, se tu volessi a te stesso il bene che ti auguro io, già da tempo vivresti tranquillo in Cristo e, dando gloria al suo nome, procureresti gioia a tutta la Chiesa. Vedi? T'ho già scritto che non sei solo mio fratello, ma anche mio collega. E neppure può essere che non sia mio collega qualunque vescovo della Chiesa Cattolica, purché non sia stato condannato da nessun tribunale ecclesiastico. Che io poi non sia in comunione con te, deriva dal fatto che io non posso adularti. Poiché sono stato io a generarti in Gesù Cristo mediante il Vangelo, sono pure obbligato a darti, più che a chiunque altro, i sinceri e salutari rimproveri della carità anche se ti paiono pungenti. Godo inoltre che molti siano stati ricondotti alla Chiesa Cattolica dal tuo ministero con l'aiuto del Signore, ma ciò non toglie che io non debba piangere per i molti che se ne sono allontanati. Infatti hai inflitto una tale ferita alla Chiesa d'Ippona che non può venire rimarginata se il Signore non ti libererà da tutte le preoccupazioni e dai pesi mondani e non ti richiamerà ad un tenore di vita veramente confacente a un vescovo.

Paolo usi l'intelligenza per essere un degno vescovo.

2. Tu però ti cacci negli impicci ogni giorno di più fino ad immischiarti anche negli affari cui pure avevi rinunciato, cosa che non si può assolutamente giustificare neppure di fronte alle leggi umane; si dice inoltre che vivi in una prodigalità non consentita dai modesti proventi della tua chiesa. Perché allora cerchi la mia comunione mentre non hai mai voluto dare ascolto ad alcuna mia ammonizione? Forse perché la gente getti addosso a me la responsabilità di ciò che fai? Io però non posso più sopportare le loro lamentele. A torto poi sospetti che siano tuoi denigratori quelli che ti sono stati contrari anche nella tua vita precedente. Non è affatto così, né c'è da meravigliarsi che tu sia all'oscuro di tante cose. Ma ammesso pure che ciò sia vero, essi non avrebbero dovuto trovare nella tua condotta nulla da criticare con ragione e trarne motivo di diffamare la Chiesa. Forse penserai che io dica ciò perché non ho accettato le tue scuse. Al contrario: te lo dico proprio perché, se non te lo dicessi, non potrei neppur io dare a Dio soddisfazione dei miei peccati. So che hai dell'ingegno, ma l'ingegno, anche se è tardo, è sicuro quando pensa alle cose del cielo, mentre anche se è acuto, non vale nulla se s'interessa solo delle cose terrene. L'abilità del vescovo non consiste nel trascorrere comodamente questa vita fallace. Ciò che ora ti dico, te lo insegnerà pure il Signore Iddio: tutte le vie, attraverso le quali cercavi di usare il tuo ingegno, te le ha sbarrate Iddio per indirizzarti, se vuoi proprio capirlo, nella via a percorrere la quale ti è stato imposto il santo fardello dell'episcopato.


1 - 1 Cor 9, 27.

2 - Mt 7, 4; Lc 6, 41.


1 - Due particolari visioni che il Signore mostra alla mia anima

La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda

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1. Ti benedico e ti magnifico, o Re altissimo, che per tua degnazione e sublime maestà hai nascosto questi alti misteri ai sapienti e agli intelligenti e li hai rivelati a me tua schiava, la più piccola ed inutile della tua Chiesa, per essere tanto più riconosciuto e ammirato come onnipotente ed autore di quest'Opera quanto più lo strumento è vile e debole.

2. Questo altissimo Signore - dopo le lunghe resistenze di cui ho parlato, dopo molti timori esagerati e grandi incertezze causate dalla mia codardia nel riflettere su questo immenso mare di meraviglie in cui m'immergo col timore di esserne sommersa - mi fece sentire dall'alto una virtù forte, soave, efficace e dolce, una luce che illumina l'intelletto e piega la volontà ribelle acquietando, indirizzando, governando l'insieme dei sensi interni ed esterni e assoggettando tutta la creatura al compiacimento e alla volontà dell'Altissimo, cosicché essa cerchi in tutto solo la sua gloria e il suo onore. Trovandomi in questa disposizione, udii la voce dell'Onnipotente che mi chiamava e mi attirava a sé, sollevando in alto il mio spirito. Egli mi fortificava contro i leoni che ruggivano famelici per separare la mia anima dal bene offertole nella conoscenza dei grandi misteri racchiusi in questo tabernacolo e città santa di Dio. Egli mi liberava dalle porte delle tribolazioni attraverso le quali m'invitavano ad entrare, circondata dai dolori della morte e della perdizione e assediata dalle fiamme di questa Sodoma e Babilonia in cui viviamo. Volevano abbagliarmi perché io, cieca, mi volgessi indietro e mi abbandonassi a chi mi offriva oggetti di apparente diletto per i miei sensi, ingombrandoli di vanità con fallacia ed inganno. Da tutti questi lacci che tendevano ai miei piedi mi liberò l'Altissimo che, sollevando il mio spirito e insegnandomi il cammino della perfezione con efficaci esortazioni, m'invitava a una vita spiritualizzata e angelica nella carne mortale. In questo modo mi obbligava a vivere con una sollecitudine tale che dentro alla fornace non mi toccassero le fiamme e in modo che mi sapessi liberare dalla lingua impura, quando spesso mi raccontava frottole terrene. Così sua Altezza mi chiamava affinché mi sollevassi dalla polvere e dalla fiacchezza che la legge del peccato procura. Voleva che io resistessi agli effetti ereditati dalla natura corrotta e che la ostacolassi nelle sue inclinazioni disordinate, dissipandole alla vista della luce e sollevandomi al di sopra di me stessa. Con la forza di Dio potente, con correzioni di Padre e carezze di sposo, molte volte mi chiamava e mi diceva: «Mia colomba e opera delle mie mani, alzati e affrettati; vieni a me che sono luce e via: chi mi segue non cammina nelle tenebre. Vieni a me che sono verità sicura, santità certa, onnipotenza e sapienza, e correggo i sapienti».

3. Gli effetti di queste parole erano per me dardi di dolce amore, d'ammirazione, di timore e coscienza dei miei peccati e della mia viltà, per cui mi ritiravo, mi umiliavo e mi annichilivo. Il Signore mi diceva: «Vieni, anima, vieni, poiché io sono il tuo Dio onnipotente; e come sei stata prodiga e peccatrice, così ora alzati da terra e vieni a me che sono tuo Padre, ricevi la stola della mia amicizia e l'anello di sposa».

4. Trovandomi in questa dimora, un giorno vidi sei angeli santi che l'Onnipotente mi aveva assegnato per assistermi in quest'Opera guidandomi in essa, come in altre occasioni di combattimenti. Essi mi purificarono e mi prepararono. Fatto ciò, mi presentarono al Signore e sua Maestà diede alla mia anima una nuova luce, simile allo splendore della gloria, con la quale mi fortificò, rendendomi capace di vedere e conoscere ciò che sorpassa le mie forze di creatura terrena. Subito mi apparvero altri due angeli di gerarchia superiore, che udii chiamarmi con grande forza da parte del Signore; capivo che erano misteriosissimi e che mi volevano svelare sublimi arcani. Risposi loro con sollecitudine e, impaziente di godere di quel bene che mi annunziavano, con ardente desiderio manifestai la mia intenzione di vedere ciò che mi volevano rivelare ma che intanto mi celavano con fare misterioso. Subito essi mi risposero con decisione: «Fermati, o anima». Mi rivolsi alle loro Altezze e dissi: «Principi dell'Onnipotente e messaggeri del gran Re, perché, dopo avermi chiamato, ora mi trattenete così, facendo violenza alla mia volontà e ritardando la mia gioia e allegrezza? Quale forza è la vostra e quale il potere che mi chiama, mi infiamma, mi sollecita e mi trattiene, e tutto questo ad un tempo? E attirandomi dietro al profumo degli unguenti del mio diletto Signore mi trattenete tuttavia come con forti catene? Ditemi la ragione di questo». Mi risposero: «Perché è necessario, o anima, che per conoscere questi sublimi misteri, tu venga completamente spoglia dei tuoi desideri e delle tue passioni, poiché non si conciliano con le cattive inclinazioni. Togliti i sandali, come fu intimato di fare a Mosè, perché potesse guardare quel roveto miracoloso». Io risposi: «Principi e signori miei, molto fu chiesto a Mosè esigendo che nella sua natura terrena si comportasse come un angelo; ma egli era santo ed io peccatrice piena di miserie. Il mio cuore si turba e mi lamento di questa schiavitù e legge del peccato che nelle mie membra sento contraria a quella del mio spirito». Ed essi: «Anima, ti si chiederebbe una cosa assai violenta se la dovessi operare con le tue sole forze, ma l'Altissimo, che vuole e ricerca questa disposizione, è onnipotente e non ti negherà l'aiuto, se glielo domandi di cuore disponendoti a riceverlo. Il suo potere, che faceva ardere il roveto senza che si consumasse, sarà ben capace di far sì che l'anima imprigionata e chiusa nel fuoco delle passioni non bruci, se vuole liberarsi. Sua Maestà chiede ciò che vuole e può ciò che chiede e col suo aiuto tu puoi quel che ti ordina. Togliti i sandali, piangi amaramente e grida dal profondo del tuo cuore affinché venga udita la tua preghiera e si compia il tuo desiderio».

5. Vidi subito un velo ricchissimo che nascondeva un tesoro e la mia volontà desiderava ardentemente che venisse tolto scoprendo quello che l'intelligenza mi manifestava come mistero. A questo mio desiderio risposero: «Obbedisci, o anima, in ciò in cui ti si ammonisce e che ti si comanda: spogliati di te stessa e ti sarà svelato». Per questo mi proposi di emendare la mia vita e di vincere i miei appetiti, e piangevo forte con sospiri e gemiti dal profondo dell'anima mia, affinché questo bene mi si manifestasse. E nella misura in cui facevo propositi, scorgevo aprirsi il velo che copriva il mio tesoro. Infine si aprì del tutto e con gli occhi dello spirito vidi quello che non saprei dire né manifestare a parole. Vidi un segno grande e misterioso nel cielo; vidi una Donna, una signora e regina bellissima coronata di stelle, vestita di sole e con la luna sotto ai suoi piedi. Mi dissero i santi angeli: «Ecco la beata donna che san Giovanni vide nell'Apocalisse e nella quale sono racchiusi, depositati e sigillati gli ammirabili misteri della redenzione. L'Altissimo e onnipotente favorì così tanto questa creatura umana che desta ammirazione persino in noi suoi spiriti. Considera e ammira le sue perfezioni e scrivile, perché proprio a questo fine - dopo quello del tuo profitto spirituale - ti è rivolta questa manifestazione». Io allora conobbi così tante meraviglie che la loro abbondanza mi fa ammutolire, l'ammirazione mi tiene in sospeso e non credo affatto che tutte le creature terrene siano capaci di conoscerle nella vita terrena, come in seguito spiegherò.

6. Un altro giorno, in tempo di quiete e serenità, in questa medesima dimora di cui parlo, udii la voce dell'Altissimo che mi diceva: «Sposa mia, voglio che ti decida seriamente, mi cerchi con diligenza e mi ami con fervore. Voglio che la tua vita sia più angelica che umana, dimenticandoti di tutte le cose terrene. Ti voglio sollevare dalla polvere come povera e dall'immondizia come misera; voglio che, mentre ti innalzo, tu ti umilii e stando alla mia presenza il tuo nardo spanda la soavità del suo profumo. Conoscendo la tua debolezza e miseria ti devi persuadere di tutto cuore che meriti la tribolazione e con essa l'umiliazione. Guarda la mia grandezza e la tua piccolezza, considera che sono giusto e santo e ti affliggo giustamente usandoti la misericordia di non castigarti come meriti. Su questo fondamento dell'umiltà sforzati di acquistare altre virtù, affinché si adempia la mia volontà. Ti assegno come maestra la Vergine madre mia perché ti istruisca, ti corregga e ti riprenda. Ella ti addestrerà e orienterà i tuoi passi secondo il mio gusto e il mio beneplacito».

7. A queste parole era presente la Regina stessa, la quale non si sdegnò affatto di assumere un simile incarico che sua divina Maestà le assegnava. Al contrario, accettandolo benignamente, disse: «Figlia mia, voglio che tu sia mia discepola e compagna ed io sarò tua maestra; ma sappi che mi devi obbedire con fortezza e da oggi in poi non deve restare più in te traccia del tuo essere figlia di Adamo. La mia vita, le opere del mio pellegrinaggio e le meraviglie che il braccio onnipotente dell'Altissimo ha operato con me devono essere tuo specchio e regola della tua vita». Io mi prostrai dinanzi al trono regale del Re e della Regina dell'universo offrendomi di obbedire in tutto e resi grazie al sovrano Signore per il beneficio tanto superiore ai miei meriti che mi concedeva dandomi un tale patrocinio e una tale guida. Nelle mani della Vergine rinnovai i voti della mia professione offrendomi nuovamente di obbedirle e di cooperare con tutte le mie forze all'emendazione della mia vita. Allora mi disse il Signore: «Fai attenzione e guarda». Io lo feci e vidi una scala di molti gradini, bellissima, con un numero grande di angeli che la circondavano e altri che per essa salivano e discendevano. E sua Maestà mi disse: «Questa è la misteriosa scala di Giacobbe, che è casa di Dio e porta del cielo. Se tu ti preparerai e la tua vita sarà tale che i miei occhi non vi trovino nulla da riprendere, tu per essa salirai a me».

8. Questa promessa eccitava il mio desiderio, accendeva la mia volontà e teneva sospeso il mio spirito. Di conseguenza, con molte lacrime, mi lamentavo di essere io medesima un peso a me stessa. Sospiravo la fine della mia schiavitù e desideravo di raggiungere la meta dove non c'è più ostacolo che possa impedire l'amore. In queste ansie passai alcuni giorni, procurando di perfezionare la mia vita, facendo di nuovo la confessione generale e riformando alcune imperfezioni. Sempre continuava la visione della scala, ma non ne intendevo il siguificato. Feci anche molte promesse al Signore, proponendo nuovamente di allontanarmi da ogni cosa terrena e di conservare libera la mia volontà per amare lui solo senza lasciarla inclinare verso cosa alcuna, per quanto minima e fuor di sospetto; respinsi e ripudiai ogni cosa vana e visibile. Avendo trascorso alcuni giorni in questi affetti e in tale disposizione, l'Altissimo mi rivelò che quella scala rappresentava la vita, le virtù e i misteri della santissima Vergine. E mi disse: «Voglio, o mia sposa, che tu salga per questa scala di Giacobbe, che tu venga a conoscere attraverso questa porta del cielo i miei attributi e a contemplare la mia divinità: sali, dunque, affrettati, ascendi a me per essa. Questi angeli che l'assistono e l'accompagnano sono quelli che io ho destinato a custodia, difesa e presidio di questa città di Sion. Fai attenzione e, meditando queste virtù, impegnati per imitarle». Così mi parve di salire per questa scala e di conoscere la più grande meraviglia, il prodigio più ineffabile del Signore in una semplice creatura, la più grande santità e perfezione delle virtù che abbia mai operato il braccio dell'Onnipotente. Alla sommità di questa scala vidi il Signore dei signori e la Regina di tutto il creato: mi ordinarono di glorificarlo, lodarlo ed esaltarlo per questi magnifici misteri e di scrivere tutto ciò che ne avessi inteso. L'eccelso Signore mi dette su queste tavole, migliori di quelle di Mosè, una legge da meditare ed osservare, scritta col suo dito onnipotente: egli mosse la mia volontà affinché in sua presenza manifestassi alla purissima Regina che avrei vinto la mia resistenza e col suo aiuto avrei scritto la sua santissima vita proponendomi tre fini. Primo: la conoscenza della profonda riverenza dovuta al Dio eterno e come la creatura si debba umiliare ed annientare quanto più la sua immensa maestà le si comunica, dovendo derivare dai maggiori benefici e favori, quale effetto, maggior timore, riverenza, attenzione ed umiltà. Secondo: la coscienza da parte del genere umano, dimentico del suo rimedio, di quanto deve alla sua Regina e madre pietosa nell'opera della redenzione; di quanto amore e riverenza ella ha avuto per Dio e di quanto noi dobbiamo averne per lei, nostra signora. Terzo: la manifestazione della mia bassezza e viltà e della mia inadeguata corrispondenza per quanto ricevo a chi dirige la mia anima e, se conveniente, a tutti gli uomini.

9. A questo mio desiderio la Vergine santissima rispose: «Figlia mia, il mondo è così bisognoso di questi insegnamenti perché non conosce né porta a Dio onnipotente la dovuta riverenza. Per siffatta ignoranza l'audacia dei mortali provoca la Giustizia, che li affligge ed opprime, e, non sapendo cercare il rimedio né vedere con la luce, restano nell'oblio e nelle tenebre. Ciò deriva dalla mancanza di timore e di riverenza che invece dovrebbero avere». L'Altissimo e la Regina mi diedero questi ed altri avvertimenti per chiarirmi la loro volontà riguardo a quest'Opera, cosicché rifiutare gli ammaestramenti che questa grande Signora aveva promesso di darmi parlandomi della sua santissima vita mi parve temerario e poco caritatevole verso me stessa. Inoltre stimai inopportuno rimandare a un altro momento, poiché l'Altissimo mi aveva manifestato che era questo il tempo opportuno, dicendomi: «Figlia mia, quando io inviai il mio Unigenito nel mondo, esso si trovava nello stato peggiore in cui fosse mai stato dal suo principio in poi, eccetto i pochi che mi servivano fedelmente; perché la natura umana è così imperfetta che, se non si riferisce alla guida interiore della mia luce e alla pratica di quanto insegnano i miei ministri, cade subito nel profondo delle tenebre e in innumerevoli miserie, di abisso in abisso, fino a giungere all'ostinazione nel peccato. E questo accade ogni volta che non si vuole assoggettare la propria volontà a seguire me, che sono via, verità e vita, e ad osservare i miei comandamenti senza perdere la mia amicizia. Dalla creazione e dal peccato del primo uomo fino alla legge che diedi a Mosè gli uomini si governarono secondo le loro inclinazioni e incorsero in gravi errori e peccati. Sebbene li commettessero anche dopo la legge col non obbedirvi e andassero così sempre più allontanandosi dalla verità e dalla luce fino a pervenire allo stato del sommo oblio, tuttavia io con paterno amore inviai alla natura umana la salvezza eterna e la medicina a rimedio delle sue infermità incurabili, e con ciò giustificai la mia causa. E come allora aspettai il tempo in cui avrebbe potuto risplendere meglio tale misericordia, così adesso voglio mostrarne un'altra assai grande, perché è appunto questo il tempo opportuno per operarla finché non giunga la mia ora, in cui il mondo troverà contro di sé tali e tanti capi d'accusa, che riconoscerà quanto sia giusta la ragione del mio sdegno. In quell'ora farò conoscere il mio cruccio, la mia giustizia ed equità e quanto sia ben giustificata la mia causa. Per farlo meglio e poiché è questo il tempo in cui l'attributo della mia misericordia si deve maggiormente manifestare e in cui voglio che il mio amore non resti inoperoso, avendo riguardo per i giusti che ci sono in questo tempo e che lo rendono accettabile, voglio aprire a tutti una porta attraverso cui accedere alla mia misericordia. Ora che il mondo è giunto al secolo più infelice da quando il Verbo si è fatto carne e gli uomini sono più dimentichi del proprio bene, che cercavo sempre meno; ora che più volge al termine il giorno della loro vita mortale col tramonto del sole del tempo, giungendo per i reprobi la notte dell'eternità e nascendo per i giusti il giorno eterno senza più notte; ora che la maggior parte dei mortali vive nelle tenebre della propria ignoranza e delle proprie colpe, opprimendo i giusti e disprezzando i figli di Dio; ora che la mia legge santa e divina si conculca per l'iniqua ragione di stato tanto odiosa quanto nemica della mia grande provvidenza; ora infine che mi vedo così ripagato dai malvagi, proprio in questo tempo, per riguardo ai giusti, voglio offrire una luce perché gli uomini si illuminino nelle tenebre della loro cecità, e voglio dar loro - ammesso che vogliano avvalersene - un rimedio opportuno per giungere alla mia grazia. Felici coloro che lo troveranno; beati quelli che ne conosceranno il valore; ricchi coloro che s'incontreranno con questo tesoro; fortunati e assai sapienti quelli che vi scruteranno dentro con riverenza e ne intenderanno gli enigmi e i misteri! Voglio inoltre che sappiano quanto vale l'intercessione di colei che fu rimedio delle loro colpe, dando nel suo grembo vita mortale all'Immortale. Voglio che abbiano come specchio, in cui scorgere la propria ingratitudine, le opere ammirabili del mio braccio onnipotente con questa semplice creatura, e intendo manifestarne molte altre da me compiute con la Madre del Verbo, ma che finora ho tenuto nascoste per i miei alti giudizi».

10. «Nella Chiesa primitiva non manifestai tali misteri perché, essendo troppo alti, i fedeli si sarebbero soffermati troppo a scrutarli e ad ammirarli, mentre era necessario che si stabilissero rapidamente la legge della grazia e il Vangelo. E benché fosse tutto compatibile, tuttavia l'ignoranza umana avrebbe potuto incorrere in alcuni sospetti e dubbi troppo dannosi in un tempo in cui la fede derivata dall'incarnazione e dalla redenzione e i precetti della legge evangelica erano ancora agli inizi. Per questo lo stesso Verbo incarnato nell'ultima cena disse ai suoi discepoli: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. In loro parlò a tutto il mondo, che, finché non si fosse ben radicata la legge della grazia e la fede del Figlio, non sarebbe neanche stato pronto a ricevere i misteri e la fede della Madre. Inoltre al presente ne ha maggior necessità ed essa mi obbliga anche più della sua disposizione. Oh! Se mi obbligassero con l'onorare, credere e contemplare le meraviglie che la Madre della pietà racchiude in sé! E se tutti sollecitassero di cuore la sua intercessione, ben avrebbe il mondo qualche rimedio!... Tuttavia non voglio trattenermi dal porre loro davanti questa Mistica Città di rifugio; tu descrivila e fanne il ritratto, per quanto può la tua inadeguatezza. Ma non voglio che questa descrizione ed esposizione della sua vita consista in opinioni né in contemplazioni quanto piuttosto in verità certa. Quelli che hanno orecchi per intendere intendano, quelli che hanno sete vengano alle sorgenti d'acqua viva e lascino le cisterne screpolate e quelli che vogliono la luce la seguano sino alla fine» Questo disse il Signore Dio onnipotente.

11. Queste sono le parole che l'Altissimo mi disse nell'occasione che ho riferito. Del modo in cui ricevo questi insegnamenti e questa luce e in cui conosco il Signore, parlerò nel capitolo seguente, per soddisfare l'obbedienza che me lo comanda e perché siano manifeste a tutti le rivelazioni e le misericordie di questo genere, che ricevo e che riferirò d'ora in poi.


Suva (isole Fiji), 12 novembre 1993. Nel cuore dei piccoli.

Don Stefano Gobbi

«Ti trovi qui oggi, mio piccolo bambino, in questa grande isola del Pacifico, a fare i Cenacoli con i miei prediletti e con i fedeli, venuti anche dalle isole più lontane.Anche qui è giunta la mia voce; anche qui Io ho ricevuto una risposta generosa. Vedi come a rispondermi sono soprattutto i più piccoli, i più semplici, i più poveri. Vedi come essi sanno capire la mia voce, ascoltare la mia Parola, obbedire alle mie richieste, pregare con perseveranza, consacrarsi al mio Cuore Immacolato con gioia.

- Nel cuore dei piccoli Io provo il mio grande conforto. Quanti fra i grandi, anche fra i miei prediletti, respingono il mio invito e chiudono la porta del proprio cuore alla mia materna presenza. Questo persistente rifiuto mi è causa di profondo dolore. Però sono consolata nel ricevere una risposta così generosa dai piccoli, perché sono essi il balsamo che il Padre Celeste mi dona e che si depone su ogni nuova ferita che si apre nel mio cuore di Mamma.

- Nel cuore dei piccoli Io trovo la mia gioia più grande. In essi rifletto la mia Luce e vedo riprodotto il mio disegno. Perché piccola, Io sono piaciuta all'Altissimo. Solo nel cuore dei piccoli il Padre si compiace, il Figlio viene glorificato e lo Spirito Santo trova la sua abituale dimora. Così, per mezzo di essi, il Cuore Immacolato della vostra Mamma Celeste può ripetere il suo eterno Magnificat; il suo cantico di adorazione e di lode alla divina e santissima Trinità.

- Nel cuore dei piccoli Io ripongo la mia delizia. Perché posso adempiere pienamente alla mia funzione di Mamma. Così posso nutrirli, vestirli, formarli, condurli dolcemente sulla strada della purezza, dell'amore e della santità.

- Nel Cuore dei piccoli il mio Cuore Immacolato ottiene già il suo trionfo. È per mezzo di essi che Io posso compiere la mia grande opera di amore e di misericordia, per la salvezza del mondo e il più grande rinnovamento di tutta la Chiesa.

- Nel cuore dei piccoli trova anche tu il tuo riposo. In un viaggio tanto pesante, fra fatiche così grandi che sembrano umanamente impossibili, riposa sul Cuore della tua Mamma Celeste e gioisci per la risposta che ovunque ricevi da tutti i miei più piccoli bambini».