Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Solo il Signore può dire "basta" all'amarezza della persecuzione e della tentazione diabolica. Egli, secondo la sua volontà , permette che le tentazioni vengano, si allontanino o cessino del tutto. Alla presenza della misericordia di Gesù Cristo, la prova ha termine. Perciò quando siamo tentati dal diavolo, dobbiamo con mente devota dire: Nel nome di Gesù, io ti comando, o spirito maligno, di andartene da me. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 18° settimana del tempo ordinario (San Giovanni Maria de Vianney)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 8

1In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio.2C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni,3Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.

4Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola:5"Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono.6Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità.7Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.8Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto". Detto questo, esclamò: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!".

9I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.10Ed egli disse: "A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché

'vedendo non vedano
e udendo non intendano'.

11Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio.12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno.14Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.15Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.

16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce.17Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce.18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere".

19Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.20Gli fu annunziato: "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti".21Ma egli rispose: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica".

22Un giorno salì su una barca con i suoi discepoli e disse: "Passiamo all'altra riva del lago". Presero il largo.23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Un turbine di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo.24Accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Maestro, maestro, siamo perduti!". E lui, destatosi, sgridò il vento e i flutti minacciosi; essi cessarono e si fece bonaccia.25Allora disse loro: "Dov'è la vostra fede?". Essi intimoriti e meravigliati si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui che da' ordini ai venti e all'acqua e gli obbediscono?".

26Approdarono nella regione dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea.27Era appena sceso a terra, quando gli venne incontro un uomo della città posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma nei sepolcri.28Alla vista di Gesù gli si gettò ai piedi urlando e disse a gran voce: "Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!".29Gesù infatti stava ordinando allo spirito immondo di uscire da quell'uomo. Molte volte infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti.30Gesù gli domandò: "Qual è il tuo nome?". Rispose: "Legione", perché molti demòni erano entrati in lui.31E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell'abisso.
32Vi era là un numeroso branco di porci che pascolavano sul monte. Lo pregarono che concedesse loro di entrare nei porci; ed egli lo permise.33I demòni uscirono dall'uomo ed entrarono nei porci e quel branco corse a gettarsi a precipizio dalla rupe nel lago e annegò.34Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nei villaggi.35La gente uscì per vedere l'accaduto, arrivarono da Gesù e trovarono l'uomo dal quale erano usciti i demòni vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù; e furono presi da spavento.36Quelli che erano stati spettatori riferirono come l'indemoniato era stato guarito.37Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Gesù, salito su una barca, tornò indietro.38L'uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo:39"Torna a casa tua e racconta quello che Dio ti ha fatto". L'uomo se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù gli aveva fatto.

40Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, poiché tutti erano in attesa di lui.41Ed ecco venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a casa sua,42perché aveva un'unica figlia, di circa dodici anni, che stava per morire. Durante il cammino, le folle gli si accalcavano attorno.43Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire,44gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò.45Gesù disse: "Chi mi ha toccato?". Mentre tutti negavano, Pietro disse: "Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia".46Ma Gesù disse: "Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me".47Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutto il popolo il motivo per cui l'aveva toccato, e come era stata subito guarita.48Egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata, va' in pace!".
49Stava ancora parlando quando venne uno della casa del capo della sinagoga a dirgli: "Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro".50Ma Gesù che aveva udito rispose: "Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata".51Giunto alla casa, non lasciò entrare nessuno con sé, all'infuori di Pietro, Giovanni e Giacomo e il padre e la madre della fanciulla.52Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: "Non piangete, perché non è morta, ma dorme".53Essi lo deridevano, sapendo che era morta,54ma egli, prendendole la mano, disse ad alta voce: "Fanciulla, alzati!".55Il suo spirito ritornò in lei ed ella si alzò all'istante. Egli ordinò di darle da mangiare.56I genitori ne furono sbalorditi, ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.


Primo libro dei Re 16

1La parola del Signore fu rivolta a Ieu figlio di Canàni contro Baasa:2"Io ti ho innalzato dalla polvere e ti ho costituito capo del popolo di Israele, ma tu hai imitato la condotta di Geroboamo e hai fatto peccare Israele mio popolo fino a provocarmi con i loro peccati.3Ecco, io spazzerò Baasa e la sua casa e renderò la tua casa come la casa di Geroboamo figlio di Nebàt.4I cani divoreranno quanti della casa di Baasa moriranno in città; quelli morti in campagna li divoreranno gli uccelli dell'aria".
5Le altre gesta di Baasa, le sue azioni e le sue prodezze, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.6Baasa si addormentò con i suoi padri e fu sepolto in Tirza e al suo posto regnò suo figlio Ela.
7Attraverso il profeta Ieu figlio di Canàni la parola del Signore fu rivolta a Baasa e alla sua casa. Dio condannò Baasa per tutto il male che aveva commesso agli occhi del Signore, irritandolo con le sue opere, tanto che la sua casa era diventata come quella di Geroboamo, e perché egli aveva sterminato quella famiglia.
8Nell'anno ventiseiesimo di Asa re di Giuda, su Israele in Tirza divenne re Ela figlio di Baasa; regnò due anni.9Contro di lui congiurò un suo ufficiale, Zimri, capo di una metà dei carri. Mentre quegli, in Tirza, beveva e si ubriacava nella casa di Arza, maggiordomo in Tirza,10arrivò Zimri, lo sconfisse, l'uccise nell'anno ventisettesimo di Asa, re di Giuda, e regnò al suo posto.11Quando divenne re, appena seduto sul suo trono, distrusse tutta la famiglia di Baasa; non lasciò sopravvivere alcun maschio fra i suoi parenti e amici.12Zimri distrusse tutta la famiglia di Baasa secondo la parola che il Signore aveva rivolta contro Baasa per mezzo del profeta Ieu,13a causa di tutti i peccati di Baasa e dei peccati di Ela suo figlio, di quelli commessi da loro e di quelli fatti commettere a Israele, irritando con le loro vanità il Signore Dio di Israele.
14Le altre gesta di Ela e tutte le sue azioni sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
15Nell'anno ventisettesimo di Asa re di Giuda, Zimri divenne re per sette giorni in Tirza, mentre il popolo era accampato contro Ghibbeton, che apparteneva ai Filistei.16Quando il popolo accampato colà venne a sapere che Zimri si era ribellato e aveva ucciso il re, tutto Israele in quello stesso giorno, nell'accampamento, proclamò re di Israele Omri, capo dell'esercito.17Omri e tutto Israele, abbandonata Ghibbeton, andarono a Tirza.18Quando vide che era stata presa la città, Zimri entrò nella fortezza della reggia, incendiò il palazzo e così morì bruciato.19Ciò avvenne a causa del peccato che egli aveva commesso compiendo ciò che è male agli occhi del Signore, imitando la condotta di Geroboamo e il peccato con cui aveva fatto peccare Israele.

20Le altre gesta di Zimri e la congiura da lui organizzata sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
21Allora il popolo di Israele si divise in due parti. Una metà parteggiava per Tibni, figlio di Ghinat, con il proposito di proclamarlo re; l'altra metà parteggiava per Omri.22Il partito di Omri prevalse su quello di Tibni figlio di Ghinat. Tibni morì e Omri divenne re.
23Nell'anno trentunesimo di Asa re di Giuda, divenne re di Israele Omri. Regnò dodici anni, di cui sei in Tirza.24Poi acquistò il monte Someron da Semer per due talenti d'argento. Costruì sul monte e chiamò la città che ivi edificò Samaria dal nome di Semer, proprietario del monte.25Omri fece ciò che è male agli occhi del Signore, peggio di tutti i suoi predecessori.26Imitò in tutto la condotta di Geroboamo, figlio di Nebàt, e i peccati che quegli aveva fatto commettere a Israele, provocando con le loro vanità a sdegno il Signore, Dio di Israele.
27Le altre gesta di Omri, tutte le sue azioni e le sue prodezze, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.28Omri si addormentò con i suoi padri e fu sepolto in Samaria. Al suo posto divenne re suo figlio Acab.
29Acab figlio di Omri divenne re su Israele nell'anno trentottesimo di Asa re di Giuda. Acab figlio di Omri regnò su Israele in Samaria ventidue anni.30Acab figlio di Omri fece ciò che è male agli occhi del Signore, peggio di tutti i suoi predecessori.31Non gli bastò imitare il peccato di Geroboamo figlio di Nebàt; ma prese anche in moglie Gezabele figlia di Et-Bàal, re di quelli di Sidone, e si mise a servire Baal e a prostrarsi davanti a lui.32Eresse un altare a Baal nel tempio di Baal, che egli aveva costruito in Samaria.33Acab eresse anche un palo sacro e compì ancora altre cose irritando il Signore Dio di Israele, più di tutti i re di Israele suoi predecessori.
34Nei suoi giorni Chiel di Betel ricostruì Gèrico; gettò le fondamenta sopra Abiram suo primogenito e ne innalzò le porte sopra Segub suo ultimogenito, secondo la parola pronunziata dal Signore per mezzo di Giosuè, figlio di Nun.


Siracide 14

1Beato l'uomo che non ha peccato con le parole
e non è tormentato dal rimorso dei peccati.
2Beato chi non ha nulla da rimproverarsi
e chi non ha perduto la sua speranza.

3A un uomo gretto non conviene la ricchezza,
a che servono gli averi a un uomo avaro?
4Chi accumula a forza di privazioni accumula per altri,
con i suoi beni faran festa gli estranei.
5Chi è cattivo con se stesso con chi si mostrerà buono?
Non sa godere delle sue ricchezze.
6Nessuno è peggiore di chi tormenta se stesso;
questa è la ricompensa della sua malizia.
7Se fa il bene, lo fa per distrazione;
ma alla fine mostrerà la sua malizia.
8È malvagio l'uomo dall'occhio invidioso;
volge altrove lo sguardo e disprezza la vita altrui.
9L'occhio dell'avaro non si accontenta di una parte,
l'insana cupidigia inaridisce l'anima sua.
10Un occhio cattivo è invidioso anche del pane
e sulla sua tavola esso manca.
11Figlio, per quanto ti è possibile, tràttati bene
e presenta al Signore le offerte dovute.
12Ricòrdati che la morte non tarderà
e il decreto degli inferi non t'è stato rivelato.
13Prima di morire fa' del bene all'amico,
secondo le tue possibilità sii con lui generoso.
14Non privarti di un giorno felice;
non ti sfugga alcuna parte di un buon desiderio.
15Forse non lascerai a un altro le tue sostanze
e le tue fatiche per esser divise fra gli eredi?
16Regala e accetta regali, distrai l'anima tua,
perché negli inferi non c'è gioia da ricercare.
17Ogni corpo invecchia come un abito,
è una legge da sempre: "Certo si muore!".
18Come foglie verdi su un albero frondoso:
le une lascia cadere, altre ne fa spuntare,
lo stesso avviene per le generazioni di carne e di sangue:
le une muoiono, altre ne nascono.
19Ogni opera corruttibile scompare;
chi la compie se ne andrà con essa.

20Beato l'uomo che medita sulla sapienza
e ragiona con l'intelligenza,
21e considera nel cuore le sue vie:
ne penetrerà con la mente i segreti.
22La insegue come uno che segue una pista,
si apposta sui suoi sentieri.
23Egli spia alle sue finestre
e starà ad ascoltare alla sua porta.
24Fa sosta vicino alla sua casa
e fisserà un chiodo nelle sue pareti;
25alzerà la propria tenda presso di essa
e si riparerà in un rifugio di benessere;
26metterà i propri figli sotto la sua protezione
e sotto i suoi rami soggiornerà;
27da essa sarà protetto contro il caldo,
egli abiterà all'ombra della sua gloria.


Salmi 34

1'Di Davide, quando si finse pazzo in presenza di Abimelech e, da lui scacciato, se ne andò.'

2Alef. Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
3Bet. Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.
4Ghimel. Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.

5Dalet. Ho cercato il Signore e mi ha risposto
e da ogni timore mi ha liberato.
6He. Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
7Zain. Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angosce.
8Het. L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono e li salva.

9Tet. Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.
10Iod. Temete il Signore, suoi santi,
nulla manca a coloro che lo temono.
11Caf. I ricchi impoveriscono e hanno fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla.

12Lamed. Venite, figli, ascoltatemi;
v'insegnerò il timore del Signore.
13Mem. C'è qualcuno che desidera la vita
e brama lunghi giorni per gustare il bene?

14Nun. Preserva la lingua dal male,
le labbra da parole bugiarde.
15Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
cerca la pace e perseguila.

16Ain. Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
17Pe. Il volto del Signore contro i malfattori,
per cancellarne dalla terra il ricordo.

18Sade. Gridano e il Signore li ascolta,
li salva da tutte le loro angosce.
19Kof. Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
egli salva gli spiriti affranti.

20Res. Molte sono le sventure del giusto,
ma lo libera da tutte il Signore.
21Sin. Preserva tutte le sue ossa,
neppure uno sarà spezzato.

22Tau. La malizia uccide l'empio
e chi odia il giusto sarà punito.
23Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,
chi in lui si rifugia non sarà condannato.


Geremia 24

1Il Signore mi mostrò due canestri di fichi posti davanti al tempio, dopo che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportato da Gerusalemme Ieconia figlio di Ioiakìm re di Giuda, i capi di Giuda, gli artigiani e i fabbri e li aveva condotti a Babilonia.2Un canestro era pieno di fichi molto buoni, come i fichi primaticci, mentre l'altro canestro era pieno di fichi cattivi, così cattivi che non si potevano mangiare.
3Il Signore mi disse: "Che cosa vedi, Geremia?". Io risposi: "Fichi; i fichi buoni sono molto buoni, i cattivi sono molto cattivi, tanto cattivi che non si possono mangiare".
4Allora mi fu rivolta questa parola del Signore:5"Dice il Signore Dio di Israele: Come si ha riguardo di questi fichi buoni, così io avrò riguardo, per il loro bene, dei deportati di Giuda che ho fatto andare da questo luogo nel paese dei Caldei.6Io poserò lo sguardo sopra di loro per il loro bene; li ricondurrò in questo paese, li ristabilirò fermamente e non li demolirò; li pianterò e non li sradicherò mai più.7Darò loro un cuore capace di conoscermi, perché io sono il Signore; essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, se torneranno a me con tutto il cuore.8Come invece si trattano i fichi cattivi, che non si possono mangiare tanto sono cattivi - così parla il Signore - così io farò di Sedecìa re di Giuda, dei suoi capi e del resto di Gerusalemme, ossia dei superstiti in questo paese, e di coloro che abitano nel paese d'Egitto.9Li renderò oggetto di spavento per tutti i regni della terra, l'obbrobrio, la favola, lo zimbello e la maledizione in tutti i luoghi dove li scaccerò.10Manderò contro di loro la spada, la fame e la peste finché non scompariranno dal paese che io diedi a loro e ai loro padri".


Seconda lettera a Timoteo 2

1Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù2e le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri.
3Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù.4Nessuno però, quando presta servizio militare, s'intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che l'ha arruolato.5Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole.6L'agricoltore poi che si affatica, dev'essere il primo a cogliere i frutti della terra.7Cerca di comprendere ciò che voglio dire; il Signore certamente ti darà intelligenza per ogni cosa.
8Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo,9a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata!10Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.11Certa è questa parola:

Se moriamo con lui, vivremo anche con lui;
12se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà;
13se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.

14Richiama alla memoria queste cose, scongiurandoli davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta.15Sfòrzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità.16Evita le chiacchiere profane, perché esse tendono a far crescere sempre più nell'empietà;17la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena. Fra questi ci sono Imenèo e Filèto,18i quali hanno deviato dalla verità, sostenendo che la risurrezione è già avvenuta e così sconvolgono la fede di alcuni.19Tuttavia il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo sigillo: 'Il Signore conosce i suoi', e ancora: 'Si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore.'20In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli.21Chi si manterrà puro astenendosi da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera buona.22Fuggi le passioni giovanili; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro.23Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative, sapendo che generano contese.24Un servo del Signore non dev'essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite,25dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità26e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà.


Capitolo II: La verità si fa sentire dentro di noi senza altisonanti parole

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1. "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). "Io sono il tuo servo; dammi luce per apprezzare quello che tu proclami" (Sal 118,125). Disponi il mio cuore alle parole della tua bocca; il tuo dire discenda come rugiada. Dissero una volta a Mosè i figli di Israele: "Parlaci tu, e potremo ascoltarti; non ci parli il Signore, affinché non avvenga che ne moriamo" (Es 20,19). Non così, la mia preghiera, o Signore. Piuttosto, con il profeta Samuele, in umiltà e pienezza di desiderio, io ti chiedo ardentemente: "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). Non mi parli Mosè o qualche altro profeta; parlami invece tu, Signore Dio, che ispiri e dai luce a tutti i profeti: tu solo, senza di loro, mi puoi ammaestrare pienamente; quelli, invece, senza di te, non gioverebbero a nulla. Possono, è vero, far risuonare parole, ma non danno lo spirito; parlano bene, ma, se tu non intervieni, non accendono il cuore; lasciano degli scritti, ma sei tu che ne mostri il significato; presentano i misteri, ma sei tu che sveli il senso di ciò che sta dietro al simbolo; emettono ordini, ma sei tu che aiuti ad eseguirli; indicano la strada , ma sei tu che aiuti a percorrerla. Essi operano solamente all'esterno, ma tu prepari ed illumini i cuori; essi irrigano superficialmente, ma tu rendi fecondi; essi fanno risuonare delle parole, ma sei tu che aggiungi all'ascolto il potere di comprendere.  

2. Non mi parli dunque Mosè; parlami tu, Signore mio Dio, verità eterna, affinché, se ammonito solo esteriormente e privo di fuoco interiore, io non resti senza vita e non mi isterilisca; affinché non mi sia di condanna la parola udita non tradotta in pratica, conosciuta ma non amata, creduta ma non osservata. "Parla, dunque, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10): "tu hai infatti parole di vita eterna" (Gv 6,69). Parlami, affinché scenda un po' di consolazione all'anima mia, e tutta la mia vita sia purificata. E a te sia lode e onore perpetuo.


DISCORSO 61 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 7, 7 "CHIEDETE E VI SARÀ DATO" ECC. ESORTAZIONE A FARE L'ELEMOSINA

Discorsi - Sant'Agostino

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Nostro padre è Dio.

1. 1. Nel passo del santo Vangelo, che è stato letto il Signore ci ha esortati a pregare. Chiedete - dice - e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperta la porta. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa verrà aperta la porta. Chi di voi, uomini, darebbe una pietra al proprio figlio che gli chiede un pane? Chi gli darebbe un serpente se gli chiede un pesce? O gli darebbe forse uno scorpione se gli chiede un uovo? Se dunque voi - dice - pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è in cielo darà cose buone a quelli che gliele chiedono? 1. Voi - dice - pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli. È una cosa meravigliosa, fratelli: noi siamo cattivi, ma abbiamo un padre buono. Che c'è di più evidente? Abbiamo udito il nostro nome: Pur essendo cattivi - dice - voi sapete dare cose buone ai vostri figli. Ma osservate quale Padre mostra a coloro che ha chiamati cattivi: quanto più [le darà] il Padre vostro. Padre di chi? Senza dubbio d'individui cattivi! E quale Padre? Dio, all'infuori del quale nessuno è buono 2.

Solo Dio ci fa buoni.

2. 2. Noi dunque, fratelli, che siamo cattivi, abbiamo un Padre buono affinché non continuiamo a restare sempre cattivi. Nessuno ch'è cattivo fa buono un altro. Se nessuno cattivo rende buono un altro, in qual modo uno cattivo farà buono se stesso? Uno che è cattivo è reso buono solo da colui che è sempre buono. Guariscimi, Signore, e io sarò guarito - è detto -; salvami e sarò salvo 3. Perché i bugiardi mi dicono menzogne, e cioè: "Sei tu che ti farai salvo, se lo vorrai"? Guariscimi, Signore, e io sarò guarito. Noi siamo stati creati buoni dal Buono, poiché Dio ha fatto l'uomo retto 4, ma siamo diventati cattivi di nostra propria volontà. Abbiamo potuto diventare cattivi da buoni ch'eravamo, e potremo da cattivi diventare buoni. Ma solo chi è sempre buono può far diventare buono uno ch'è cattivo, poiché l'uomo non ha potuto guarirsi di sua propria volontà. Tu non cerchi il medico perché ti faccia male ma, se ti sarai fatto male, cerchi uno che ti guarisca. Noi dunque, pur essendo cattivi, sappiamo dare ai nostri figli i beni che servono per un certo tempo, i beni temporali, corporali, carnali. In realtà sono beni anche questi, chi ne dubita? Sono beni il pesce, l'uovo, il pane, i frutti, il frumento, la luce che vediamo, l'aria che respiriamo; le stesse ricchezze, di cui si vantano tanto gli uomini da non riconoscere come loro simili gli altri uomini, le ricchezze, ripeto, di cui gli uomini si vantano tanto, da preferire di avere uno splendido vestito anziché considerare la pelle che hanno in comune con gli altri; le stesse ricchezze dunque sono buone, ma tutti questi beni, che ho menzionati, possono essere posseduti dai buoni e dai cattivi e, pur essendo cose buone, tuttavia non possono rendere buoni gli uomini.

Il bene è duplice.

3. 3. È dunque bene ciò che rende buoni, ed è un bene ciò con cui uno fa buono qualcun altro. Il bene che rende buoni è Dio. Poiché non rende buono l'uomo se non colui ch'è sempre buono. Affinché dunque tu sia buono, invoca Dio. Esiste però un altro bene con cui puoi far del bene, vale a dire tutto ciò che possederai. È l'oro, è l'argento: non è un bene capace di render buono te stesso, ma con cui potrai fare il bene. Tu possiedi oro e argento, eppure brami oro e argento. Lo hai, eppure lo brami; ne hai tanto, eppure lo desideri ardentemente. Questa è una malattia, non è una ricchezza. Si trovano uomini infermi di questa malattia, uomini che sono pieni di liquido, eppure hanno sempre sete. Sono pieni di liquido, eppure hanno sete di liquido. Come mai dunque tu godi dell'opulenza, tu che hai una cupidigia simile all'idropisia? Tu dunque possiedi dell'oro: è un bene; lo possiedi non per essere buono, ma per fare con esso il bene. "Quale bene potrò fare con l'oro?", mi domanderai. Non hai udito il salmo? Ha dato largamente ai poveri - è detto -; la sua giustizia rimane per sempre 5. Ecco il bene, grazie al quale tu sarai buono: la giustizia. Se hai il bene con cui essere buono, fa' il bene col bene con cui non sei buono. Hai del denaro? distribuiscilo. Distribuendo il denaro, aumenterai la giustizia. Diede infatti generosamente il denaro, lo distribuì, lo diede ai poveri; la sua giustizia rimane per sempre. Vedi che cosa diminuisce e che cosa aumenta. Diminuisce il denaro, aumenta la giustizia. Diminuisce ciò che eri destinato a lasciare, ad abbandonare, aumenta ciò che possederai per sempre.

Si deve distribuire il denaro per aver la giustizia.

4. 4. Vi do un consiglio per far guadagni: imparate a commerciare. Tu infatti elogi il mercante che vende il piombo e guadagna l'oro, e non elogi il commerciante che distribuisce il denaro e acquista la giustizia? "Ma io - tu obietti - non distribuisco il denaro, perché non ho la giustizia. Distribuisca pure il denaro chi ha la giustizia; ma io, che non ho la giustizia, lascia che mi tenga il mio denaro". Dunque, poiché non hai la giustizia, non vuoi distribuire il denaro? Distribuiscilo piuttosto per avere la giustizia. Da chi infatti avrai la giustizia, se non da Dio, sorgente della giustizia? Se dunque vuoi avere la giustizia, devi essere mendicante di Dio, il quale poco prima nel Vangelo ti esortava a chiedere, a cercare, a bussare. Egli conosceva bene il mendicante che lo implorava; ed ecco, il padre di famiglia possessore d'immense ricchezze, cioè delle ricchezze spirituali ed eterne, ti esorta e dice: "Chiedi, cerca, bussa. Chi chiede, riceve; chi cerca, trova e a chi bussa, verrà aperto 6". Se ti esorta a chiedere, ti rifiuterà forse ciò ché chiedi?.

La similitudine del giudice iniquo.

4. 5. Considera la similitudine o parabola, enunciata in forma di contrasto come è quella del giudice iniquo, con cui il Signore ci esorta a pregare, quando dice: C'era in una città un giudice che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. Una vedova andava ogni giorno a supplicarlo: "Fammi giustizia". Per un po' di tempo il giudice non volle intervenire 7, ma quella non cessava di supplicarlo e il giudice fece, spinto dalla molesta insistenza, ciò che non voleva fare per benevolenza. Così in effetti ci ha esortati a pregare con questa parabola enunciata in forma di contrasto.

Parabola dell'amico importuno.

5. 6. Andò - dice il Signore - da un suo amico un tale, dal quale era giunto un amico di passaggio, e cominciò a bussare e a dire: "È giunto da me un amico di passaggio; imprestami tre pani". Ma l'altro gli rispose: "Io sono già a letto e i miei servi sono anch'essi a letto" 8. Quello però non desiste, non si smuove, insiste, bussa e, come un amico, chiede l'elemosina a un amico. E che dice il Signore? Io vi dico che l'amico si alza e non per l'amicizia con l'altro, ma per la sua importunità, gli dà i pani che voleva 9. Non per l'amicizia, benché sia amico, ma per l'importunità. Che vuol dire: per l'importunità? Vuol dire che non cessò di bussare, che, pur essendogli stato opposto un rifiuto, non si allontanò. Colui, che rifiutava di dare, fece quanto gli chiedeva l'amico, perché questo non si stancò di pregare. Quanto più darà Colui che è il buono, il quale ci esorta a chiedere, al quale dispiace che noi non chiediamo? Ma se talora tarda a dare, vuol solo mettere in risalto i doni, ma non ce li nega. I doni desiderati a lungo sono più dolci quando li otteniamo; quando invece sono dati subito essi perdono di valore. Chiedi, cerca, bussa: chiedendo e cercando, diventerai sempre più capace di ricevere. Dio ti tiene in serbo ciò che non vuol darti presto affinché anche tu impari a desiderare grandemente le cose grandi. Bisogna quindi pregare sempre senza stancarsi 10.

Come dobbiamo essere, a chi e che cosa chiedere nella preghiera.

6. 7. Se dunque, fratelli miei, Dio ci ha fatti suoi mendicanti, col darci l'ammonimento, l'esortazione, il comando di chiedere, cercare, bussare, consideriamo anche noi quali sono coloro che domandano a noi. Se siamo noi a chiedere, a chi chiediamo? Chi siamo noi che chiediamo? Che cosa chiediamo? Dunque a chi, chi e che cosa chiediamo? Noi chiediamo a Dio, ch'è buono, mentre noi siamo uomini cattivi, e chiediamo la giustizia con cui essere buoni. Noi dunque chiediamo ciò che ci auguriamo di possedere per sempre e, una volta che ne saremo saziati, di non aver più bisogno di nulla. Ma affinché possiamo saziarci, dobbiamo aver fame e sete; avendo fame e sete cerchiamo di chiedere, cercare, bussare. Beati infatti coloro che hanno fame e sete della giustizia 11. Perché beati? Hanno fame e sete e sono beati? Quando mai la miseria è beata? Non sono beati perché hanno fame e sete, ma perché saranno saziati 12. La felicità sarà nella sazietà, non già nella fame. Ma la fame deve precedere la sazietà affinché la nausea non ci allontani dal prendere il cibo.

Chi sono, a chi e che cosa chiedono i mendicanti.

7. 8. Abbiamo dunque detto a chi dobbiamo chiedere, chi siamo noi che chiediamo, che cosa dobbiamo chiedere. Ma si domanda [qualcosa] anche a noi. Siamo infatti mendicanti di Dio; affinché egli riconosca i suoi mendicanti, cerchiamo di conoscere anche noi i nostri. Ma anche in questo caso, quando ci si chiede [qualcosa], cerchiamo di considerare chi sono coloro che chiedono, a quali individui chiedono, che cosa chiedono. Chi sono coloro che chiedono? Sono uomini. A chi chiedono? A uomini. Chi sono quelli che chiedono? Sono mortali. A chi chiedono? A dei mortali. Chi sono coloro che chiedono? Sono esseri fragili. A chi cedono? A esseri fragili. Chi sono coloro che chiedono? Sono dei miseri. A chi chiedono? A dei miseri. Prescindendo dalla sostanza dei loro averi, coloro che chiedono sono tali quali coloro a cui chiedono. Con quale faccia tosta oserai rivolgere una preghiera al tuo Signore, dal momento che non riconosci un tuo uguale? "Non sono - si dice - uno come lui; Dio non voglia ch'io sia come lui!". Così parla di un cencioso chi è vestito interamente di seta. Ma io interrogo le persone senza [considerare] gli abiti che indossano. Non interrogo quali siete riguardo agli abiti, ma quali siete nati. Gli uni e gli altri nudi, deboli, mentre iniziavate una vita infelice e perciò gli uni e gli altri piangendo.

Il ricco e il povero uguali nella nascita e nella morte.

8. 9. Ebbene, o ricco, ricorda la tua origine: vedi se hai portato qualcosa in questo mondo. Ordunque, tu ci sei venuto e vi hai trovato tante cose. Dimmi, ti prego, che cosa vi hai portato? Dimmi che cosa hai portato: oppure, se ti vergogni di dirlo, ascolta l'Apostolo: In questo mondo non abbiamo portato nulla 13. Niente - dice - abbiamo portato in questo mondo. Ma forse, poiché non vi hai portato nulla e vi hai trovato molte cose, potrai portarne via qualcosa? Ma poiché forse per amore delle ricchezze hai paura di confessare questa verità, ascolta anche questa e te la dica l'Apostolo, che non ti lusinga. Non abbiamo portato nulla in questo mondo, naturalmente quando siamo nati, ma non potremo nemmeno portarne via nulla 14, naturalmente quando andremo all'altro mondo. Non hai portato nulla, nulla porterai via: e allora perché ti gonfi d'orgoglio contro il povero? Quando nascono i bambini, si tirino da parte i genitori, i servi, i clienti; si tiri da parte la folla ossequiente e si riconoscano i bambini ricchi che piangono. Ammettiamo che due donne, una ricca e una povera, partoriscano nello stesso tempo: senza considerare i bimbi dati alla luce da esse, si allontanino un momento, poi tornino: li potranno riconoscere? Ecco, tu ricco non hai portato nulla in questo mondo e non potrai portar via nulla. Quel che ho detto dèi nati, lo dico dei morti. Quando per combinazione si sfasciano i sepolcri vecchi, provatevi almeno a riconoscere le ossa d'un ricco! Tu dunque, o ricco, ascolta l'Apostolo: Niente abbiamo portato in questo mondo. Riconoscilo: è la verità. Ma non potremo nemmeno portarne via nulla. Riconoscilo: anche ciò è vero.

Una cosa è l'essere ricco, un'altra volerlo diventare.

9. 10. Che cosa dice subito dopo? Quando abbiamo cibo e vestiti, accontentiamoci di queste cose. Coloro infatti che vogliono arricchire, incappano nelle tentazioni e in molti desideri funesti, che fanno precipitare gli uomini nella rovina e nella perdizione. Radice infatti d'ogni male è l'amore del denaro, e alcuni, avendo tale amore, si sono sviati dalla fede 15. Considera attentamente che cosa hanno abbandonato. Ti affliggi che lo abbiano abbandonato? Osserva dove sono andati a ficcarsi. Ascolta: Si sono sviati dalla fede e si sono martoriati da se stessi con molti dolori 16. Ma chi? Coloro che vogliono diventare ricchi. Una cosa è essere ricco, un'altra è voler diventare ricco. Ricco è chi è nato da ricchi: non è ricco perché lo ha voluto, ma perché molti gli hanno lasciato l'eredità. Vedo i suoi averi, non interrogo i suoi piaceri. Riguardo a questi si accusa la passione; non l'oro o l'argento o le ricchezze, ma la passione. Orbene, coloro che non desiderano diventare ricchi, o non se ne curano, o non sono infiammati dalle passioni, non sono accesi dall'amore ardente del denaro, ma sono ricchi, ascoltino l'Apostolo. È stato letto oggi: Ai ricchi di questo mondo devi raccomandare. Devi raccomandare. Che cosa? Raccomanda anzitutto di non essere orgogliosi 17. Non c'è nulla che sia prodotto dalla ricchezza come l'orgoglio. Ogni specie di frutto, o di seme, ogni specie di cereali, di albero ha il proprio verme. Uno è il verme del melo, un altro quello del pero, della fava, del grano. Il verme della ricchezza è la superbia.

Con le ricchezze si deve acquistare la vita eterna.

10. 11. Raccomanda dunque vivamente ai ricchi di questo mondo di non essere orgogliosi. Ha condannato l'abuso [della ricchezza], ce ne insegni adesso il giusto uso. Non essere superbi. Non essere superbi, ma di che cosa? Di quanto dice subito dopo: di non riporre la speranza nelle ricchezze incerte 18. Coloro che non ripongono la speranza nelle ricchezze incerte, non sono superbi. Se non si levano in superbia, abbiano timore. Se temono, non si levano in superbia. Quanti ieri erano ricchi e oggi sono poveri! Quanti si addormentano ricchi ma, poiché vengono i briganti e portano via tutto, si destano poveri! Non riporre, dunque, la speranza nelle ricchezze incerte, ma nel Dio vivente, che ci dà tutto in abbondanza, affinché ne godiamo 19, e cioè sia le temporali che le eterne; ma di più le cose eterne perché ne godiamo, e le temporali perché ne usiamo. Le cose temporali come a viandanti, le eterne come ad abitanti. Le temporali per fare azioni buone, le eterne per diventare buoni. Dunque questo facciano i ricchi: non siano orgogliosi e non ripongano le speranze nelle ricchezze incerte, ma nel Dio vivente che ci dà tutto in abbondanza perché ne godiamo 20. Questo facciano i ricchi. Ma con i loro beni che cosa dovrebbero fare? Ascolta: Siano ricchi di opere buone, diano con facilità. Infatti ne hanno la possibilità. E allora perché non lo fanno? L'unica difficoltà è la povertà, ma essi diano con facilità, perché ne hanno i mezzi. Ne rendano partecipi gli altri, cioè riconoscano come loro pari gli altri mortali. [Dei loro beni] ne rendano partecipi gli altri e si prepareranno così un solido capitale per il futuro 21. Per il fatto che - dice l'Apostolo - io li esorto a dare con facilità, a rendere partecipi gli altri, ciò non vuol dire che io voglia spogliarli e lasciarli nudi e privi di mezzi. Quando ammonisco: Si preparino un solido capitale, insegno dove sia il guadagno. Poiché non voglio che rimangano poveri. Si preparino un solido capitale; lo dico non perché perdano le ricchezze ma mostro dove debbano trasferirle. Si preparino un solido capitale per il futuro, affinché acquistino la vera vita 22. Vanità di vaneggianti, e ogni cosa è vanità. Quali beni tanto grandi raccoglierà l'uomo da tutti i suoi affanni con cui si affatica sotto il sole? 23. Bisogna dunque acquistare la vera vita; bisogna trasportare i nostri beni nel luogo della vera vita, per trovare lassù ciò che diamo quaggiù. Li trasforma Colui che trasforma anche noi.

Come i ricchi devono usare il superfluo.

11. 12. Date dunque ai poveri, fratelli miei. Quando abbiamo da mangiare e da vestirci, accontentiamoci 24. Delle proprie ricchezze il ricco non ha se non ciò che gli chiede il povero, cioè il vitto e il vestito. Che cosa perciò tu ricavi di più da tutti i tuoi averi? Tu prendi di che nutrirti, prendi il necessario per vestirti. Dico " il necessario ", non l'inutile, non il superfluo. Che cosa vuoi prendere di più dalle tue ricchezze? Dimmelo. Tutti gli altri tuoi averi saranno di certo superflui. Ciò che per te è superfluo, dev'essere il necessario per i poveri. "Ma a me - tu dici - viene apparecchiata una tavola sontuosa, mi nutro di cibi molto costosi". Un povero invece di che cosa si nutre? Di cibi comuni! "Un povero si nutre di cibi comuni, io invece - si dice - di cibi molto costosi". Una volta che ambedue vi siete saziati, io vi domando: "Un cibo assai costoso entra nel tuo stomaco: che succede dopo che c'è entrato?". Se nello stomaco avessimo degli specchi, non ci vergogneremmo forse di tutti i cibi assai costosi, di cui uno si è saziato? Ha fame il povero come il ricco. Cerca di saziarsi sia il povero che il ricco. Il povero appaga il suo bisogno con cibi di poco prezzo, il ricco invece con cibi assai pregiati. L'appagamento del bisogno è uguale: uno solo è il bene a cui vogliono arrivare ambedue, ma il primo per la via più breve, l'altro per vie tortuose. "Ma appaga meglio il mio gusto una tavola imbandita con cibi squisiti". Poiché tu sei schifiltoso, a stento ti sazi. Non sai quanto è saporito un cibo condito dalla fame. Ma io non ho detto ciò per costringere i ricchi a mangiare pasti e cibi dei poveri. I ricchi si attengano pure al modo di vivere adatto alla loro debolezza, ma si affliggano di non essere in grado di fare altrimenti. Sarebbe infatti meglio se potessero fare diversamente. Se dunque il povero non si vanta della sua indigenza, perché mai tu ti vanti della tua debolezza? Fa' uso dei cibi squisiti, assai costosi, poiché hai questa abitudine, poiché non sei capace di nutrirti diversamente, poiché, se cambiassi abitudine, ti ammaleresti. Ti è concesso; fa' uso del superfluo, ma da' ai poveri il necessario; fa' uso di cose pregiate, ma da' ai poveri le cose di poco valore. Il povero aspetta da te, tu aspetti da Dio; quello aspetta la tua mano ch'è stata fatta come la sua, tu aspetti la mano di Colui che ha creato te. Dio però non ha creato solo te ma anche il povero con te. Ha dato a voi la vita presente come un'unica via: siete compagni di viaggio, camminate per la medesima strada; egli non porta nulla, tu invece hai un carico troppo pesante; egli non porta con sé nulla, tu invece porti con te più di quanto ti è necessario. Porti un carico pesante: da' al povero parte di ciò che hai e cosi tu lo sostenterai e sosterrai un peso minore.

Invito pressante all'elemosina.

12. 13. Date dunque ai poveri; ve ne prego, vi esorto, ve lo raccomando, ve lo comando. Date ai poveri tutto ciò che vorrete. Non terrò nascosto alla Carità vostra il motivo per cui ho avuto bisogno di farvi questo discorso. Da quando io sono qui, mentre mi reco in chiesa e me ne torno, i poveri m'implorano d'intervenire in loro favore dicendomi di raccomandarvi di dar loro qualcosa. Mi hanno esortato a dirvi ciò: quando vedono che da voi non ricevono nulla, giudicano che le mie fatiche spese tra voi sono inutili. Aspettano qualcosa anche da me: io do quanto possiedo, do secondo le mie possibilità, ma sono forse in grado di soddisfare le loro necessità? Poiché dunque non sono capace di soddisfare le loro necessità, sarò almeno loro ambasciatore presso di voi. Avete ascoltato, avete lodato. Sia ringraziato Dio. Avete ricevuto il seme e risposto con le parole. Queste vostre lodi ci sono piuttosto di peso e ci mettono in pericolo: le sopportiamo e tremiamo nell'ascoltarle. Tuttavia, fratelli miei, queste vostre lodi sono soltanto le foglie degli alberi; noi andiamo in cerca del frutto.

 

1 - Mt 7, 7-11.

2 - Lc 18, 19.

3 - Ger 17, 14.

4 - Qo 7, 30.

5 - Sal 110, 9.

6 - Mt 7, 7.

7 - Lc 18, 1-8.

8 - Lc 11, 5-15.

9 - Lc 11, 5-15.

10 - Lc 18, 1.

11 - Mt 5, 6.

12 - Mt 5, 6.

13 - 1 Tm 6, 7.

14 - 1 Tm 6, 7.

15 - 1 Tm 6, 8-9.

16 - 1 Tm 6, 10.

17 - 1 Tm 6, 17.

18 - 1 Tm 6, 17.

19 - 1 Tm 6, 17.

20 - 1 Tm 6, 17.

21 - 1 Tm 6, 18-19.

22 - 1 Tm 6, 19.

23 - Qo 1, 2-3.

24 - 1 Tm 6, 8.


23 - Le occupazioni che la vergine Madre svolgeva in assenza del suo Figlio santissimo.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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965. I sensi della Madre, quando il Redentore del mondo si separò da lei, restarono come eclissati e in un'ombra oscura, essendo venuto meno il Sole di giustizia, che li illuminava e riempiva di gaudio. Tuttavia la vista interiore della sua anima non perse neppure un solo grado della luce soprannaturale che la rischiarava tutta e la sollevava al di sopra del più alto amore dei più accesi serafini. E poiché l'impiego principale delle sue facoltà, nella lontananza dell'umanità santissima del Figlio, doveva essere unicamente rivolto all'oggetto incomparabile della divinità, ella dispose tutte le sue occupazioni in modo da poter attendere, nell'intimità della sua casa e senza comunicare con l'esterno, all'adorazione e alle lodi del Signore, e darsi tutta a questo esercizio e alla preghiera. Così fece al fine di ottenere che l'insegnamento e il seme della parola, che il Maestro doveva seminare nel cuore degli uomini, non rimanesse sterile per la durezza della loro ingratitudine, ma desse copioso frutto di salvezza e di vita eterna. Ben conoscendo gli intenti per i quali egli era partito, si impose di non conversare con alcuna creatura, per imitarlo nel digiuno e nel ritiro del deserto, perché fu in tutto un vivo ritratto delle azioni da lui compiute anche in sua assenza, così come lo era stata quando egli era presente.

966. In tali esercizi si tenne occupata nella solitudine della sua abitazione. Le sue orazioni erano così fervorose che spargeva lacrime di sangue piangendo le colpe di tutti, e faceva genuflessioni e prostrazioni più di duecento volte al giorno. Ebbe molto cara questa pratica, che continuò per tutta la sua esistenza terrena in segno della sua umiltà, carità, riverenza e del suo culto incomparabile; di esso parlerò molte volte nel corso di questa Storia. Tali consuetudini le permisero di divenire ausiliatrice e collaboratrice nell'opera della redenzione, e furono così potenti ed efficaci presso il Padre che, per i suoi meriti e per il fatto che ella si trovava nel mondo, egli - a nostro modo di intendere - si dimenticò dei peccati di tutti i mortali, che ancora non erano degni della predicazione e dell'insegnamento del suo Unigenito. Maria tolse questo impedimento con le sue implorazioni e il suo ardore: fu la mediatrice che ci ottenne che avessimo come guida Gesù e che ricevessimo la legge del Vangelo dalla sua stessa bocca.

967. Quando la Regina abbandonava l'alto e sovraeminente grado della contemplazione, nel tempo che le rimaneva si intratteneva in colloquio con i suoi angeli, che avevano di nuovo ricevuto da sua Maestà l'ordine di prestarle assistenza in forma visibile sino a quando egli non fosse rientrato, con l'obbligo di servire così il suo tabernacolo, custodendo la città santa della sua dimora; essi obbedivano in tutto, servendola con mirabile e degno ossequio. L'amore, che per sua essenza è molto attivo e stenta a tollerare il distacco e la privazione dell'oggetto che lo attira dietro di sé, non trova maggior conforto che nel discorrere della sua sofferenza e replicarne le giuste cause, rinnovando il ricordo del diletto e riferendone le qualità ed eccellenze. In tal modo si sforza di arginare le sue pene e inganna o distrae il suo dolore, ricorrendo, in luogo dell'originale, alle immagini lasciate nella memoria dall'amato. Così avveniva nell'intimo della Madre; infatti, mentre con tutte le sue facoltà era immersa nell'oceano della Divinità non sentiva la mancanza fisica di Cristo, ma allorché ritornava all'uso dei sensi, che assuefatti a un bene così attraente ora venivano ad esserne privati, speri-

mentava subito la forza struggente dell'amore più acceso, casto e vero che si possa concepire, perché la natura umana non avrebbe potuto sopportare tanto tormento senza che in esso venisse meno la vita, se non fosse stata sorretta dagli aiuti divini.

968. Per dare qualche sollievo alla sua afflizione, la Ver gine si rivolgeva agli esseri celesti e diceva loro: «Ministri diligenti dell'Onnipotente, plasmati dalle sue mani, amici e compagni miei, datemi sue notizie: rivelatemi dove sta e confidategli che muoio per la sua lontananza, perché egli è tutto per me. O dolce tesoro dell'anima mia! Dove si trova ora la vostra bellezza, che per grazia e armonia supera quella di tutti i figli degli uomini? Dove reclinerete il vostro capo? Dove riposerà dalle sue fatiche la vostra delicatissima e santissima umanità? Chi avrà cura di voi, luce dei miei occhi? E come cesseranno le mie lacrime, senza il chiaro Sole che mi illuminava? Dove troverete un po' di riposo? E dove lo troverà questa sola e povera tortorella? In quale porto approderà questa navicella scossa dalle onde dell'amore? Dove troverà tranquillità? O centro dei miei desideri, non è possibile dimenticare la vostra presenza! Come dunque sarà viverla soltanto nella memoria, senza poterne realmente godere? Che farò? Chi mi consolerà e mi farà compagnia in questa amara solitudine? Ma che cosa cerco, e che cosa potrò mai trovare tra le creature, se mi mancate voi, voi che siete l'unico che il mio cuore brami? Spiriti sovrani, ditemi: Che cosa fa il mio Signore? Raccontatemi le sue azioni, e di ciò che vive intimamente non nascondetemi nulla per quanto vi sarà manifesto nello specchio del suo essere divino e del suo volto. Riferitemi tutti i suoi passi, perché io li segua e li ricalchi».

969. Essi la sostenevano nell'affanno dei suoi lamenti, parlandole dell'Altissimo e ripetendole magnifiche lodi del Verbo incarnato e delle sue perfezioni. Con sollecitudine poi la informavano di tutto quello che egli faceva e dei luoghi in cui stava, illuminando il suo intelletto nello stesso modo in cui un angelo superiore illumina l'inferiore; ella infatti conferiva e trattava con loro interiormente secondo tale ordine e modalità spirituale, senza alcun impedimento da parte del corpo e senza l'uso dei sensi. Così le veniva comunicato quando Gesù era raccolto in orazione, quando predicava, quando visitava i poveri e gli ammalati e quando era impegnato in altre attività. Per quanto poteva, Maria lo imitava, fino a compiere opere eccellenti, che almeno in parte alleviavano la sua intensa sofferenza.

970. Talvolta gli inviava i medesimi custodi, perché lo assistessero in suo nome, e diceva loro parole molto prudenti di grande saggezza e riverenza, che essi avrebbero dovuto riferirgli. Soleva anche dar loro un pezzo di tela o un fazzoletto che aveva ricamato con le sue mani, in modo che potessero usarlo per asciugare il suo venerabile viso, qualora l'avessero visto angosciato e sudar sangue mentre pregava; le era noto infatti che egli avrebbe patito più volte questa agonia, e tanto maggiormente quanto più avrebbe dato corso ai misteri della redenzione. Essi in tutte queste cose le obbedivano con incredibile rispetto e timore, perché coscienti del fatto che era volontà superna che la assecondassero. Altre volte, per avviso dei suoi messaggeri o per speciale visione e rivelazione di Dio, ella veniva a conoscere che sua Maestà si ritirava sui monti ad intercedere per i mortali; allora dalla sua casa l'accompagnava in ogni azione, ed elevava suppliche mantenendo la sua stessa posizione e usando le sue stesse espressioni. In alcune occasioni ancora, si prodigava per la sua alimentazione inviandogli del cibo, quando sapeva che non c'era nessuno che gliene desse. Tuttavia ciò accadde poche volte, poiché egli non consentì che sua Madre si comportasse sempre come avrebbe voluto, e così nell'arco dei quaranta giorni in cui digiunò ella non gli mandò nulla.

971. Altre volte poi si dedicava alla composizione di cantici di lode all'Onnipotente, o da sola durante l'orazione o in compagnia degli angeli, alternandosi a loro nella disposizione dei versetti: questi inni erano sublimi per stile e profondissimi per contenuto. Molte erano anche le circostanze in cui, a emulazione di Cristo, attendeva alle necessità del prossimo: visitava gli infermi, consolava i tribolati e gli afflitti, illuminava gli ignoranti e ricolmava tutti di grazie celesti, rendendoli più buoni. Solamente nel periodo in cui il Maestro fece astinenza rimase rinchiusa e isolata senza conversare con alcuno. In tale stato di solitudine e di distacco da qualunque creatura, le sue estasi furono più prolungate e frequenti, e con esse ricevette incomparabili favori dall'Eterno, la cui mano scriveva e dipingeva in lei, come in una tela ben preparata e disposta, mirabili disegni e forme delle sue infinite virtù. Utilizzava tutti questi doni per la salvezza del genere umano e, impegnandosi, rivolgeva ogni sforzo a seguire più perfettamente suo Figlio e ad aiutarlo come coadiutrice nelle opere della redenzione. Sebbene poi questi benefici e questo intimo dialogo non potessero aver luogo senza nuovo e rigenerante giubilo dello Spirito Santo in lei, contemporaneamente avveniva che, nella sensibilità, ella soffrisse a sua imitazione, come aveva desiderato e chiesto. Poiché era insaziabile in questa brama, implorava il Padre con fervente ardore, rinnovando il sacrificio a lui gradito della vita dell'Unigenito e della sua, che per sua stessa volontà aveva offerto. Nel tormentarsi per il suo diletto, l'aspirazione e l'angoscia della sua anima erano incessanti e la infiammavano a tal punto che pativa perché non pativa.

 

Insegnamento della Regina del cielo

972. Carissima, la sapienza della carne ha reso gli uomini stolti e nemici dell'Altissimo, perché è diabolica, fraudolenta, terrena e non si assoggetta alla legge divina. E quanto più essi si affaticano per comprendere i malvagi fini delle loro passioni carnali e animali e i mezzi per conseguirli, tanto più ignari divengono delle cose del Signore, indispensabili per arrivare al loro vero ed ultimo fine. Questa insipienza nei credenti è più deplorevole e odiosa ai suoi occhi. A qual titolo i figli di questo secolo pretendono di chiamarsi figli di Dio, fratelli di Gesù e suoi eredi? Per quanto è possibile, il figlio adottivo deve essere simile in tutto al figlio naturale; nei fratelli si nota una certa somiglianza; l'erede non è tale per qualunque parte gli tocchi degli averi di suo padre, se cioè non gode del patrimonio e dell'eredità principale. Come dunque saranno eredi con Cristo coloro che amano e cercano soltanto i beni caduchi, e si compiacciono in essi? Come saranno suoi fratelli coloro che tanto si discostano dalle sue caratteristiche e dal suo insegnamento? Come saranno conformi alla sua immagine coloro che la cancellano tante volte e si lasciano così spesso imprimere quella della bestia infernale?

973. Tu, grazie alla luce superna, conosci queste verità e sai quanto io faticai per rendermi somigliante a sua Maestà, ma non pensare che ti abbia dato una cognizione così sublime dei miei atti gratuitamente, perché la mia speranza è che questo ricordo resti inciso nel tuo intimo e sia come un libro sempre aperto innanzi a te: su di esso aggiusta la tua condotta e regola le tue azioni per tutto il tempo del tuo pellegrinaggio, che non può durare molto a lungo. Non ti confondere e non ti impelagare nei rapporti con le creature in modo da ritardare nel seguirmi: lasciale andare, evitale e aborriscile nella misura in cui ti possono essere in ciò di impedimento. Per farti progredire alla mia scuola, io ambisco che tu sia povera, umile, disprezzata, umiliata ed in tutto con viso lieto e animo allegro. Non ti appaghino gli applausi né gli affetti di alcuno e non gradire la benevolenza dei mortali, perché l'Onnipotente non ti vuole per cure così inutili, né per occupazioni così basse ed incompatibili con lo stato al quale ti chiama. Pondera con docile attenzione le dimostrazioni di tenerezza che hai avuto dalla sua mano, e come per arricchirti abbia impiegato i grandi tesori dei suoi doni. Hanno ben chiaro questo Lucifero e i suoi, che sono armati di sdegno e di artifici contro di te, e non lasceranno pietra che non muovano per distruggerti. La guerra più accanita sarà contro la tua anima, dove essi indirizzano tutto il potenziale della loro astuzia e sagacia. Sii attenta e vigilante, chiudi gli accessi ai tuoi sensi e custodisci la tua volontà, impedendole di volgersi a qualunque cosa umana, per buona ed onesta che appaia. Sappi infatti che, se con il tuo amore non colmerai la misura voluta dall'Eterno, per quel poco che lo amerai di meno egli aprirà la porta ai tuoi avversari. Tutto il regno è dentro di te': l'hai nel cuore e lì lo troverai, e con esso ti verrà il beneficio cui aneli. Non dimenticare la mia dottrina, nascondila nella tua cella interiore e medita che è ingente il pericolo e il danno da cui desidero allontanarti. Considera anche che il tentare di ricalcare le mie orme è il maggior bene che tu possa opinare. Ora io mi sento mossa da enorme clemenza a concedertelo, se tu ti disponi a ciò con pensieri elevati, parole sante ed opere perfette, che ti innalzino allo stato in cui l'Altissimo ed io vogliamo collocarti.


Quarta apparizione - 16 maggio 1944

Ghiaie di Bonate

"In questa apparizione per essere puntuale al mio orario dovetti insistere molto presso la gente che affollava la mia casa perché tutti insistevano a farmi credere che erano le ore cinque mentre io in cuore sentivo che era l'orario datomi dalla Madonna. Alle mie insistenze di lasciarmi libera, un uomo mi prese in braccio e mi portò sul posto delle apparizioni. Come le altre sere il punto luminoso preceduto dalle colombine apparve e la Madonna con Gesù Bambino e S. Giuseppe si manifestò di nuovo. I loro vestiti erano come il giorno precedente. 

La Madonna mi fece un sorriso poi con volto addolorato mi disse: “Tante mamme hanno i bimbi disgraziati per i loro peccati gravi; non facciano più peccati e i bimbi guariranno”. Chiesi un segno esterno per soddisfare al desiderio della gente. Essa mi rispose: “Verrà anche quello a suo tempo. Prega per i poveri peccatori che hanno bisogno della preghiera dei bambini”. Così dicendo si allontanò e disparve".