Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 17° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 20
1Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunziava la parola di Dio, si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo:2"Dicci con quale autorità fai queste cose o chi è che t'ha dato quest'autorità".3E Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e voi rispondetemi:4Il battesimo di Giovanni veniva dal Cielo o dagli uomini?".5Allora essi discutevano fra loro: "Se diciamo "dal Cielo", risponderà: "Perché non gli avete creduto?".6E se diciamo "dagli uomini", tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni è un profeta".7Risposero quindi di non saperlo.8E Gesù disse loro: "Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio queste cose".
9Poi cominciò a dire al popolo questa parabola: "Un uomo 'piantò una vigna', l'affidò a dei coltivatori e se ne andò lontano per molto tempo.10A suo tempo, mandò un servo da quei coltivatori perché gli dessero una parte del raccolto della vigna. Ma i coltivatori lo percossero e lo rimandarono a mani vuote.11Mandò un altro servo, ma essi percossero anche questo, lo insultarono e lo rimandarono a mani vuote.12Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono.13Disse allora il padrone della vigna: Che devo fare? Manderò il mio unico figlio; forse di lui avranno rispetto.14Quando lo videro, i coltivatori discutevano fra loro dicendo: Costui è l'erede. Uccidiamolo e così l'eredità sarà nostra.15E lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna?16Verrà e manderà a morte quei coltivatori, e affiderà ad altri la vigna". Ma essi, udito ciò, esclamarono: "Non sia mai!".17Allora egli si volse verso di loro e disse: "Che cos'è dunque ciò che è scritto:
'La pietra che i costruttori hanno scartata,
è diventata testata d'angolo'?
18Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo stritolerà".19Gli scribi e i sommi sacerdoti cercarono allora di mettergli addosso le mani, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito che quella parabola l'aveva detta per loro.
20Postisi in osservazione, mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all'autorità e al potere del governatore.21Costoro lo interrogarono: "Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni secondo verità la via di Dio.22È lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?".23Conoscendo la loro malizia, disse:24"Mostratemi un denaro: di chi è l'immagine e l'iscrizione?". Risposero: "Di Cesare".25Ed egli disse: "Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio".26Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.
27Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda:28"Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.29C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.30Allora la prese il secondo31e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.32Da ultimo anche la donna morì.33Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie".34Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito;35ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito;36e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.37Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: 'Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe'.38Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui".39Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene".40E non osavano più fargli alcuna domanda.
41Egli poi disse loro: "Come mai dicono che il Cristo è figlio di Davide,42se Davide stesso nel libro dei Salmi dice:
'Ha detto il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,'
43'finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi?'
44Davide dunque lo chiama Signore; perciò come può essere suo figlio?".
45E mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai discepoli:46"Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti e hanno piacere di esser salutati nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti;47divorano le case delle vedove, e in apparenza fanno lunghe preghiere. Essi riceveranno una condanna più severa".
Esodo 28
1Tu fa' avvicinare a te tra gli Israeliti, Aronne tuo fratello e i suoi figli con lui, perché siano miei sacerdoti; Aronne e Nadab, Abiu, Eleazaro, Itamar, figli di Aronne.
2Farai per Aronne, tuo fratello, abiti sacri, che esprimano gloria e maestà.3Tu parlerai a tutti gli artigiani più esperti, ai quali io ho dato uno spirito di saggezza, ed essi faranno gli abiti di Aronne per la sua consacrazione e per l'esercizio del sacerdozio in mio onore.4Ed ecco gli abiti che faranno: il pettorale e l''efod', il manto, la tunica damascata, il turbante e la cintura. Faranno vesti sacre per Aronne tuo fratello e per i suoi figli, perché esercitino il sacerdozio in mio onore.5Essi dovranno usare oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso.
6Faranno l''efod' con oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto, artisticamente lavorati.7Avrà due spalline attaccate alle due estremità e in tal modo formerà un pezzo ben unito.8La cintura per fissarlo e che sta sopra di esso sarà della stessa fattura e sarà d'un sol pezzo: sarà intessuta d'oro, di porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto.9Prenderai due pietre di ònice e inciderai su di esse i nomi degli Israeliti:10sei dei loro nomi sulla prima pietra e gli altri sei nomi sulla seconda pietra, in ordine di nascita.11Inciderai le due pietre con i nomi degli Israeliti, seguendo l'arte dell'intagliatore di pietre per l'incisione di un sigillo; le inserirai in castoni d'oro.12Fisserai le due pietre sulle spalline dell''efod', come pietre che ricordino presso di me gli Israeliti; così Aronne porterà i loro nomi sulle sue spalle davanti al Signore, come un memoriale.13Farai anche i castoni d'oro14e due catene d'oro in forma di cordoni, con un lavoro d'intreccio; poi fisserai le catene a intreccio sui castoni.
15Farai il pettorale del giudizio, artisticamente lavorato, di fattura uguale a quella dell''efod': con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto.16Sarà quadrato, doppio; avrà una spanna di lunghezza e una spanna di larghezza.17Lo coprirai con una incastonatura di pietre preziose, disposte in quattro file. Una fila: una cornalina, un topazio e uno smeraldo: così la prima fila.18La seconda fila: un turchese, uno zaffìro e un berillo.19La terza fila: un giacinto, un'àgata e un'ametista.20La quarta fila: un crisòlito, un ònice e un diaspro. Saranno inserite nell'oro mediante i loro castoni.21Le pietre corrisponderanno ai nomi degli Israeliti: dodici, secondo i loro nomi, e saranno incise come sigilli, ciascuna con il nome corrispondente, secondo le dodici tribù.22Poi farai sul pettorale catene in forma di cordoni, lavoro d'intreccio d'oro puro.23Farai sul pettorale due anelli d'oro e metterai i due anelli alle estremità del pettorale.24Metterai le due catene d'oro sui due anelli alle estremità del pettorale.25Quanto alle due altre estremità delle catene, le fisserai sui due castoni e le farai passare sulle due spalline dell''efod' nella parte anteriore.26Farai due anelli d'oro e li metterai sulle due estremità del pettorale sul suo bordo che è dalla parte dell''efod', verso l'interno.27Farai due altri anelli d'oro e li metterai sulle due spalline dell''efod' in basso, sul suo lato anteriore, in vicinanza del punto di attacco, al di sopra della cintura dell''efod'.28Si legherà il pettorale con i suoi anelli agli anelli dell''efod' mediante un cordone di porpora viola, perché stia al di sopra della cintura dell''efod' e perché il pettorale non si distacchi dall''efod'.29Così Aronne porterà i nomi degli Israeliti sul pettorale del giudizio, sopra il suo cuore, quando entrerà nel Santo, come memoriale davanti al Signore per sempre.30Unirai al pettorale del giudizio gli 'urim' e i 'tummim'. Saranno così sopra il cuore di Aronne quando entrerà alla presenza del Signore: Aronne porterà il giudizio degli Israeliti sopra il suo cuore alla presenza del Signore per sempre.
31Farai il manto dell''efod', tutto di porpora viola32con in mezzo una scollatura per la testa; il bordo attorno alla scollatura sarà un lavoro di tessitore come la scollatura di una corazza, che non si lacera.33Farai sul suo lembo melagrane di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, intorno al suo lembo, e in mezzo porrai sonagli d'oro:34un sonaglio d'oro e una melagrana, un sonaglio d'oro e una melagrana intorno all'orlo del manto.35Esso rivestirà Aronne nelle funzioni sacerdotali e se ne sentirà il suono quando egli entrerà nel Santo alla presenza del Signore e quando ne uscirà; così non morirà.
36Farai una lamina d'oro puro e vi inciderai, come su di un sigillo: "Sacro al Signore".37L'attaccherai con un cordone di porpora viola al turbante, sulla parte anteriore.38Starà sulla fronte di Aronne; Aronne porterà il carico delle colpe che potranno commettere gli Israeliti, in occasione delle offerte sacre da loro presentate. Aronne la porterà sempre sulla sua fronte, per attirare su di essi il favore del Signore.
39Tesserai la tunica di bisso. Farai un turbante di bisso e una cintura, lavoro di ricamo.
40Per i figli di Aronne farai tuniche e cinture. Per essi farai anche berretti a gloria e decoro.41Farai indossare queste vesti ad Aronne, tuo fratello, e ai suoi figli. Poi li ungerai, darai loro l'investitura e li consacrerai, perché esercitino il sacerdozio in mio onore.42Farai loro inoltre calzoni di lino, per coprire la loro nudità; dovranno arrivare dai fianchi fino alle cosce.43Aronne e i suoi figli li indosseranno quando entreranno nella tenda del convegno o quando si avvicineranno all'altare per officiare nel santuario, perché non incorrano in una colpa che li farebbe morire. È una prescrizione rituale perenne per lui e per i suoi discendenti.
Salmi 68
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'
2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.
5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.
12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.
17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.
20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.
23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".
25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.
29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.
33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.
35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.
Salmi 68
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'
2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.
5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.
12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.
17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.
20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.
23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".
25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.
29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.
33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.
35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.
Isaia 10
1Guai a coloro che fanno decreti iniqui
e scrivono in fretta sentenze oppressive,
2per negare la giustizia ai miseri
e per frodare del diritto i poveri del mio popolo,
per fare delle vedove la loro preda
e per spogliare gli orfani.
3Ma che farete nel giorno del castigo,
quando da lontano sopraggiungerà la rovina?
A chi ricorrerete per protezione?
Dove lascerete la vostra ricchezza?
4Non vi resterà che piegarvi tra i prigionieri
o cadere tra i morti.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e ancora la sua mano rimane stesa.
5Oh! Assiria, verga del mio furore,
bastone del mio sdegno.
6Contro una nazione empia io la mando
e la comando contro un popolo con cui sono in colleraperché lo saccheggi, lo depredi
e lo calpesti come fango di strada.
7Essa però non pensa così
e così non giudica il suo cuore,
ma vuole distruggere
e annientare non poche nazioni.
8Anzi dice: "Forse i miei capi non sono altrettanti re?
9Forse come Càrchemis non è anche Calne?
Come Arpad non è forse Amat?
Come Damasco non è forse Samaria?
10Come la mia mano ha raggiunto quei regni degli idoli,
le cui statue erano più numerose
di quelle di Gerusalemme e di Samaria,
11non posso io forse, come ho fatto
a Samaria e ai suoi idoli,
fare anche a Gerusalemme e ai suoi simulacri?".
12Quando il Signore avrà terminato tutta l'opera sua sul monte Sion e a Gerusalemme, punirà l'operato orgoglioso della mente del re di Assiria e ciò di cui si gloria l'alterigia dei suoi occhi.
13Poiché ha detto:
"Con la forza della mia mano ho agito
e con la mia sapienza, perché sono intelligente;
ho rimosso i confini dei popoli
e ho saccheggiato i loro tesori,
ho abbattuto come un gigante
coloro che sedevano sul trono.
14La mia mano, come in un nido, ha scovato
la ricchezza dei popoli.
Come si raccolgono le uova abbandonate,
così ho raccolto tutta la terra;
non vi fu battito d'ala,
nessuno apriva il becco o pigolava".
15Può forse vantarsi la scure con chi taglia per suo mezzo
o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia?
Come se un bastone volesse brandire chi lo impugna
e una verga sollevare ciò che non è di legno!
16Perciò il Signore, Dio degli eserciti,
manderà una peste contro le sue più valide milizie;
sotto ciò che è sua gloria arderà un bruciore
come bruciore di fuoco;
17La luce di Israele diventerà un fuoco,
il suo santuario una fiamma;
essa divorerà e consumerà rovi
e pruni in un giorno,
18besso consumerà anima e corpo
e sarà come un malato che sta spegnendosi.
18ala magnificenza della sua selva e del suo giardino;
19il resto degli alberi nella selva
si conterà facilmente,
persino un ragazzo potrebbe farne il conto.
20In quel giorno
il resto di Israele e i superstiti della casa di Giacobbe
non si appoggeranno più su chi li ha percossi,
ma si appoggeranno sul Signore,
sul Santo di Israele, con lealtà.
21Tornerà il resto,
il resto di Giacobbe, al Dio forte.
22Poiché anche se il tuo popolo, o Israele,
fosse come la sabbia del mare,
solo un suo resto ritornerà;
è decretato uno sterminio
che farà traboccare la giustizia,
23poiché un decreto di rovina
eseguirà il Signore, Dio degli eserciti,
su tutta la regione.
24Pertanto così dice il Signore, Dio degli eserciti: "Popolo mio, che abiti in Sion, non temere l'Assiria che ti percuote con la verga e alza il bastone contro di te come già l'Egitto.25Perché ancora un poco, ben poco, e il mio sdegno avrà fine; la mia ira li annienterà".26Contro di essa il Signore degli eserciti agiterà il flagello, come quando colpì Madian sulla rupe dell'Oreb; alzerà la sua verga sul mare come fece con l'Egitto.
27In quel giorno
sarà tolto il suo fardello dalla tua spalla
e il suo giogo cesserà di pesare sul tuo collo.
Il distruttore viene da Rimmòn,
28raggiunge Aiàt, attraversa Migròn,
in Micmàs depone il bagaglio.
29Attraversano il passo;
in Gheba si accampano;
Rama trema,
fugge Gàbaa di Saul.
30Grida con tutta la tua voce, Bat-Gallìm,
sta' attenta, Làisa,
rispondile, Anatòt!
31Madmenà è in fuga,
e alla fuga si danno gli abitanti di Ghebim.
32Oggi stesso farà sosta a Nob,
agiterà la mano verso il monte della figlia di Sion,
verso il colle di Gerusalemme.
33Ecco il Signore, Dio degli eserciti,
che strappa i rami con fracasso;
le punte più alte sono troncate,
le cime sono abbattute.
34È reciso con il ferro il folto della selvae il Libano cade con la sua magnificenza.
Seconda lettera di Pietro 2
1Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina.2Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di impropèri.3Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è già da tempo all'opera e la loro rovina è in agguato.
4Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio;5non risparmiò il mondo antico, ma tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di empi;6condannò alla distruzione le città di Sòdoma e Gomorra, riducendole in cenere, ponendo un esempio a quanti sarebbero vissuti empiamente.7Liberò invece il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale di quegli scellerati.8Quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta per tali ignominie.9Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio,10soprattutto coloro che nelle loro impure passioni vanno dietro alla carne e disprezzano il Signore.
Temerari, arroganti, non temono d'insultare gli esseri gloriosi decaduti,11mentre gli angeli, a loro superiori per forza e potenza, non portano contro di essi alcun giudizio offensivo davanti al Signore.12Ma costoro, come animali irragionevoli nati per natura a essere presi e distrutti, mentre bestemmiano quel che ignorano, saranno distrutti nella loro corruzione,13subendo il castigo come salario dell'iniquità. Essi stimano felicità il piacere d'un giorno; sono tutta sporcizia e vergogna; si dilettano dei loro inganni mentre fan festa con voi;14han gli occhi pieni di disonesti desideri e sono insaziabili di peccato, adescano le anime instabili, hanno il cuore rotto alla cupidigia, figli di maledizione!15Abbandonata la retta via, si sono smarriti seguendo la via di Balaàm di Bosòr, che amò un salario di iniquità,16ma fu ripreso per la sua malvagità: un muto giumento, parlando con voce umana, impedì la demenza del profeta.17Costoro sono come fonti senz'acqua e come nuvole sospinte dal vento: a loro è riserbata l'oscurità delle tenebre.18Con discorsi gonfiati e vani adescano mediante le licenziose passioni della carne coloro che si erano appena allontanati da quelli che vivono nell'errore.19Promettono loro libertà, ma essi stessi sono schiavi della corruzione. Perché uno è schiavo di ciò che l'ha vinto.
20Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e salvatore Gesù Cristo, ne rimangono di nuovo invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima.21Meglio sarebbe stato per loro non aver conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo precetto che era stato loro dato.22Si è verificato per essi il proverbio:
'Il cane è tornato al suo vomito'
e la scrofa lavata è tornata ad avvoltolarsi nel brago.
Capitolo IV: Molti sono i benefici concessi a coloro che si comunicano devotamente
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
1. Signore Dio mio, "con la dolcezza delle tue benedizioni" (Sal 20,4) vieni in soccorso a me, tuo servo, affinché io possa accostarmi degnamente e devotamente al tuo grande sacramento. Muovi il mio cuore verso di te e scuotimi dal mio grande torpore. "Vieni a me con la tua forza salvatrice" (Sal 105,4), cosicché io possa gustare in ispirito la tua dolcezza, insita tutta in questo sacramento, quasi sua fonte. Apri i miei occhi, cosicché io possa intravvedere un così grande mistero; dammi la forza di credere in esso, con fede sicura. Tutto ciò è infatti opera delle tue mani, non opera dell'uomo; tua sacra istituzione, non invenzione umana. Quindi non v'è alcuno che possa da sé solo comprendere pienamente queste cose, che superano anche l'intelligenza degli angeli. Ed io, indegno peccatore, polvere e cenere, come potrò mai sondare e comprendere, un così profondo e santo mistero? O Signore, nella semplicità del mio cuore, in pienezza e sicurezza di fede e in adesione al tuo comando, mi accosto a te con sentimenti di speranza e di devozione: credo veramente che tu sia presente qui nel Sacramento, Dio e uomo. Tu vuoi che io ti accolga in me, in unione d'amore. Perciò domando alla tua clemenza ed imploro il dono di questa grazia speciale, di essere totalmente immedesimato in te, in sovrabbondanza d'amore e di non più ricercare altra consolazione. Giacché questo Sacramento, così alto e prezioso, è salvezza dell'anima e del corpo e rimedio ad ogni infermità dello spirito. Per mezzo di questo Sacramento vengono curati i miei vizi; le passioni sono frenate; le tentazioni sono sconfitte o almeno diminuite; viene aumentata la grazia, rafforzata la virtù cui si è posto mano, rinsaldata la fede, rinvigorita la speranza e l'amore fatto più ardente e più grande.
2. O mio Dio, "tu che innalzi l'anima mia" (Sal 53,6), e ripari all'umana fragilità con il dono di ogni consolazione interiore, tu hai concesso e ancora spesso concedi nel Sacramento grandi benefici ai tuoi diletti che devotamente si comunicano. Tu infondi in essi grande conforto nelle varie tribolazioni, innalzandoli dal fondo della loro prostrazione alla speranza del tuo aiuto; tu li ricrei interiormente e li fai risplendere con una grazia rinnovata. Così, mentre prima della Comunione si sentivano angosciati e privi d'amore, poi, ristorati dal cibo e dalla bevanda celeste, si trovano trasformati e migliori. E questo tu fai generosamente con i tuoi eletti, affinché essi conoscano in verità, ed esperimentino chiaramente, quanto siano deboli per se stessi e quale bontà e grazia ottengano da te. Giacché, per se stessi, sono freddi, duri e mancanti di devozione; invece, per tuo dono, sono fatti degni di essere fervorosi, alacri e pieni di devozione. Chi mai, essendosi accostato umilmente alla fonte stessa della soavità, non riporta anche solo un poco di dolcezza; chi mai, stando accanto a un grande fuoco, non ne risente un po' di calore? Ora, tu sei la fonte sempre piena, straboccante; tu sei il fuoco sempre vivo, che mai non si estingue. Perciò, anche se non posso attingere alla pienezza di questa fonte e bere a sazietà, metterò ugualmente la bocca all'orlo della celeste cannella, per prendere almeno una piccola goccia, a saziare la mia sete, onde non inaridire del tutto. Anche se non posso essere ancora nella pienezza della beatitudine celeste, né posso essere ardente come un cherubino o un serafino, mi sforzerò tuttavia di perseverare nella devozione e di predisporre l'anima mia ad impadronirsi di una, sia pur piccola, fiamma del divino incendio, nutrendosi umilmente al sacramento della salvezza. A quello che mi manca, supplisci tu, con benignità e misericordia, o buon Gesù, salvatore santissimo; tu che ti sei degnato di chiamare tutti a te, dicendo: "venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi ristorerò (Mt 11,28). In verità io mi affatico, e suda il mio volto; il mio cuore è tormentato da sofferenze interiori; sono oppresso dai peccati, legato e schiacciato da molte passioni perverse. "E non c'è nessuno che possa aiutarmi" (Sal 21,12), non c'è nessuno "che possa liberarmi e soccorrermi" (Sal 7,3), all'infuori di te, "Dio mio salvatore" (Sal 24,5), al quale affido me stesso e ogni mia cosa, perché tu mi custodisca e mi conduca alla vita eterna. Accettami a lode e gloria del tuo nome; tu che hai apprestato il tuo corpo e il tuo sangue quale cibo e bevanda. O "Signore Dio, mia salvezza" (Sal 26,9), fa' che nella dimestichezza del tuo mistero s'accresca lo slancio della mia devozione.
LETTERA 191: Agostino si congratula col prete Sisto, poi Vescovo di Roma, d'aver difeso la grazia contro i Pelagiani.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta forse alla fine del 418.
Agostino si congratula col prete Sisto, poi Vescovo di Roma, d'aver difeso la grazia contro i Pelagiani, ai quali si diceva fosse stato favorevole (n. 1), esortandolo a continuare a porre un freno agl'impudenti, a guarire i dissimulanti (n. 2).
AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE IL SUO VENERABILE SIGNORE SISTO, SUO SANTO FRATELLO, STIMATISSIMO NELL'AMORE DI CRISTO E SUO COLLEGA DI SACERDOZIO
Si rallegra con Sisto, difensore della grazia.
1. La lettera della tua Benignità inviata ad Ippona per mezzo del presbitero Firmo, nostro santo fratello, giunse durante la mia assenza. Al mio ritorno il latore di essa era, purtroppo, già partito. Da quando mi fu possibile leggerla, mi si presenta solo adesso la prima ed assai gradita occasione di farti recapitare la risposta per mano dell'accolito Albino, nostro carissimo figlio. Ma poiché in quel momento non eravamo insieme noi due ai quali era indirizzata la lettera, è successo che tu ricevessi una lettera da ciascuno di noi e non un'unica lettera di ambedue. Infatti il latore di questa mia è partito da me allo scopo di recarsi dal venerabile Alipio, fratello e collega mio nell'episcopato, al quale ha portato anche l'originale della tua lettera, già da me letta, affinché ne scrivesse un'altra in risposta alla Santità tua. Di quanta gioia ci abbia riempiti la tua lettera, come potrebbe uno sforzarsi di dirlo dal momento che è impossibile esprimerlo a parole? Penso che non sappia nemmeno tu stesso quanto bene ci hai fatto con l'inviarci quella lettera, ma credi a noi, poiché, allo stesso modo che dei tuoi sentimenti sei testimonio tu solo, così noi soli possiamo testimoniare quali sentimenti abbia provato il nostro animo a causa della luminosa sincerità che traspariva dalla tua lettera. Noi infatti con vivo piacere ci siamo affrettati a far copiare e abbiamo messo tutto l'impegno per far leggere a quanti era possibile la tua brevissima lettera scritta sulla medesima questione e da te inviata al santo primate Aurelio per mezzo dell'accolito Leone, lettera in cui ci esponi cosa pensi riguardo alla nota funestissima dottrina e che cosa, al contrario, pensi della grazia di Dio largita ai bambini e agli adulti, alla quale è del tutto avversa quella dottrina; dati siffatti nostri sentimenti, con quanto vivo piacere pensi tu che noi abbiamo letto questa tua lettera più prolissa e con quanta maggiore premura l'abbiamo data a leggere e ci adoperiamo ancora a farla leggere a quanti è possibile? Che cosa, infatti, si potrebbe leggere o ascoltare di più gradito che una difesa tanto ortodossa della grazia di Dio contro i suoi nemici, dalla bocca di chi per l'innanzi veniva additato come un autorevole protettore degli stessi nemici della grazia? Oppure qual motivo possiamo avere di rendere maggiori grazie a Dio se non per il fatto che la sua grazia è così ben difesa da coloro ai quali egli la concede contro coloro ai quali egli non la concede o non è gradito il dono concesso, poiché, in virtù d'un occulto e giusto decreto di Dio, non è loro concesso che il dono sia gradito?
Sisto freni gli impudenti, risani i dissimulatori.
2. Sebbene quindi, o mio venerabile signore e fratello stimatissimo nell'amore di Cristo, tu faccia benissimo a scrivere su tale questione ai fratelli, presso i quali gli eretici sono soliti vantarsi della tua amicizia, devi tuttavia preoccuparti ancor più che non solo siano colpiti con salutare severità tutti quelli che osano spacciare senz'alcun ritegno il loro errore estremamente dannoso alla religione cristiana, ma altresì che a causa delle pecorelle del Signore più deboli e più semplici vengano evitati con ogni diligenza e vigilanza pastorale coloro che, sia pure alquanto cautamente e timidamente, non cessano tuttavia di bisbigliare tale errore alle orecchie dei fedeli, penetrando nelle case, come dice l'Apostolo, e facendo con l'empietà a cui sono assuefatti tutto ciò che ricorda l'Apostolo subito dopo 1. Non sono da trascurare nemmeno coloro che per paura soffocano le loro idee nel più profondo silenzio, senza cessare per altro di condividere la medesima errata opinione. Alcuni di tali individui avete potuto conoscerli voi stessi prima che tale funesto errore fosse condannato con sentenza inequivocabile della Sede Apostolica, mentre adesso voi li vedete in modo palese starsene chiusi tutt'a un tratto nel loro mutismo; d'altronde non si può nemmeno sapere se si siano ravveduti se non quando non solo non manifestano le loro false idee, ma difendono anche le verità ad esse contrarie col medesimo zelo con cui erano soliti difendere quelle false; essi tuttavia devono essere trattati certamente con particolare dolcezza. Che bisogno ci sarebbe infatti di atterrirli, dal momento che il loro stesso silenzio dimostra quanto siano abbastanza atterriti? Non per questo però bisogna trascurare verso di loro la cura scrupolosa della medicina come se fossero già guariti, poiché la loro piaga è nascosta. Sebbene infatti non si debbano atterrire, si devono però istruire. A mio modesto parere poi, possono venire istruiti più facilmente mentre in loro il timore della severità è d'aiuto al maestro della verità, in modo che avendo, con l'aiuto di Dio, compreso e amato la sua grazia, possano combattere anche, col parlare, l'errore di cui non osano più parlare.
1 - 2 Tm 3, 6-8.
Capitolo II: L'umile sottomissione
Libro II:Dell'interna conversazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. Non fare gran conto di chi ti sia favorevole o contrario; piuttosto preoccupati assai che, in ogni cosa che tu faccia, Dio sia con te. Abbi retta coscienza; Dio sicuramente ti difenderà. Non ci sarà cattiveria che possa nuocere a colui che Dio vorrà aiutare. Se tu saprai tacere e sopportare, constaterai senza dubbio l'aiuto del Signore. E' lui che conosce il tempo e il modo di sollevarti; a lui perciò devi rimetterti: a lui che può soccorrerci e liberarci da ogni smarrimento.
2. Perché ci possiamo mantenere in una più grande umiltà, è sovente assai utile che altri conosca i nostri difetti, e che ce li rimproveri. Quando uno si umilia per i propri difetti facilmente fa tacere gli altri, e acquieta senza difficoltà coloro che si sono adirati contro di lui. All'umile Dio dona protezione ed aiuto; all'umile Dio dona il suo amore e il suo conforto; verso l'umile Dio si china; all'umile largisce tanta grazia, innalzandolo alla gloria, perché si è fatto piccolo; all'umile Dio rivela i suoi segreti, invitandolo e traendolo a sé con dolcezza. Così colui che umilmente ammette la propria colpa si sente pienamente in pace, avendo egli la sua dimora in Dio, e non nel mondo. Non credere di aver fatto alcun progresso spirituale, se non ti senti inferiore ad ogni altro.
23-39 Febbraio 25, 1928 Come il Volere Divino sta come centro di vita in mezzo alle creature. Come il palpito è il re della natura e il pensiero è il re dell’anima.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Il mio volo nel Fiat Divino è continuo, mi sembra che Gesù, le sue comunicazioni, tutto è finito, molto più che non sono in mio potere, se il buon Gesù non si benigna di dirmi altro io resto sempre la piccola ignorantella, perché senza di Lui non so inoltrarmi, né sono capace né di concepire, né di dire un solo a-c di più, sicché devo contentarmi e abituarmi a vivere solo a solo col Voler Divino, perché Esso non mi lascia mai, anzi mi sento ch’è incapace di potermi lasciare, perché lo trovo in me, fuori di me, in ogni mio atto, coll’immensità della sua luce si presta a dar vita all’atto mio, non c’è punto dove non lo trovo, anzi non c’è punto né spazio, né in Cielo, né in terra, dove non primeggia la sua Vita, la sua luce in atto di darsi alla creatura. Sicché mi trovo che la Volontà Divina non può lasciarmi, ed io neppure posso separarmi da Essa, siamo inseparabili, non mi fa le scappatine che mi fa Gesù, anzi se non la prendo come atto primo degli atti miei, Essa resta dolente e si lamenta che nell’atto mio non ha primeggiato l’atto suo, la sua luce, la sua Vita. Oh! Volontà Divina quanto sei adorabile, amabile ed insuperabile, quanto più sto più ti comprendo e ti amo. Ma mentre la mia povera mente si perdeva nel Fiat, il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Volontà si trova in mezzo alle creature come centro di vita. Come il cuore umano si può chiamare re della natura, perché se palpita il cuore la mente pensa, la bocca parla, le mani operano, i piedi camminano; se non palpita il cuore tutto d’un colpo finisce, tutto, perché manca il re alla povera natura, quindi manca chi regga e dia vita al pensiero, alla parola, e a tutto ciò che può fare la creatura. Come re dell’anima è il pensiero, la sede, il trono dove svolge l’anima la sua attività, la sua vita, il suo regime. Ora se la natura umana vorrebbe soffocare il palpito del cuore, farne a meno del suo re per parlare, pensare e altro, che cosa succederebbe? Essa stessa darebbe morte a tutti gli atti suoi, sicché sarebbe suicida di sé stessa, e se l’anima vorrebbe soffocare il pensiero, non troverebbe la via dove svolgere la sua attività, quindi sarebbe come un re senza regno e senza popoli. Ora ciò ch’è il cuore per la vita umana, ed il pensiero per l’anima, è la mia Volontà Divina in ciascuna creatura, Essa è come centro di vita, e dal suo incessante ed eterno palpito palpita e la creatura pensa, palpita e parla, cammina e opera, ed esse non solo non pensano, ma la soffocano, soffocano la sua luce, la sua santità, la sua pace, il retto operare, il giusto e santo parlare, e certi la soffocano tanto, che si rendono suicide delle anime loro, e la mia Volontà nel basso mondo è come un re senza regno e senza popoli, e le creature vivono come se non avessero né re, né Vita Divina, né regime, perché manca il re del loro palpito alla loro natura, ed il re del pensiero alle loro anime. E siccome per la sua immensità coinvolge tutto e tutti, è costretta a vivere come soffocata in Sé stessa, perché manca chi riceva la sua Vita, la sua attitudine, il suo regime. Ma Essa vuol formare il suo regno sulla terra, vuole avere il suo popolo eletto e fedele, e perciò ad onta che sta in mezzo alle creature, vive sconosciuta e soffocata, ma non si arresta, non parte per le sue regioni celesti, ma persiste a starci in mezzo a loro per farsi conoscere, vorrebbe far sapere a tutti il bene che vuol fare, le sue leggi celesti, il suo amore insuperabile, il suo palpito che palpita luce, santità, amore, doni, pace, felicità, e tale vuole i figli del regno suo, perciò la sua Vita in te, le sue conoscenze, affinché faccia conoscere che significa Volontà Divina, ed Io godo e mi sto nascosto nella mia stessa Volontà per darle tutto il campo e lo svolgimento della sua Vita in te”.