Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 17° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 15
1"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.3Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.9Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.11Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.14Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.17Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.19Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.20Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.21Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.22Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato.23Chi odia me, odia anche il Padre mio.24Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio.25Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: 'Mi hanno odiato senza ragione'.
26Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;27e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
Primo libro di Samuele 30
1Quando Davide e i suoi uomini arrivarono a Ziklàg il terzo giorno, gli Amaleciti avevano fatto una razzia nel Negheb e a Ziklàg. Avevano distrutto Ziklàg appiccandole il fuoco.2Avevano condotto via le donne e quanti vi erano, piccoli e grandi; non avevano ucciso nessuno, ma li avevano fatti prigionieri e se n'erano andati.3Tornò dunque Davide e gli uomini che erano con lui ed ecco la città era in preda alle fiamme; le loro donne, i loro figli e le loro figlie erano stati condotti via.4Davide e la sua gente alzarono la voce e piansero finché ne ebbero forza.5Le due mogli di Davide, Achinoàm di Izrèel e Abigail, già moglie di Nabal da Carmel, erano state condotte via.
6Davide fu in grande angoscia perché tutta quella gente parlava di lapidarlo. Tutti avevano l'animo esasperato, ciascuno per i suoi figli e le sue figlie. Ma Davide ritrovò forza e coraggio nel Signore suo Dio.7Allora Davide disse al sacerdote Ebiatar figlio di Achimelech: "Portami l''efod'". Ebiatar accostò l''efod' a Davide.8Davide consultò il Signore e chiese: "Devo inseguire questa banda? La raggiungerò?". Gli rispose: "Inseguila, la raggiungerai e libererai i prigionieri".9Davide e i seicento uomini che erano con lui partirono e giunsero al torrente di Besor, dove quelli rimasti indietro si fermarono.10Davide continuò l'inseguimento con quattrocento uomini: si fermarono invece duecento uomini che erano troppo affaticati per passare il torrente di Besor.11Trovarono nella campagna un Egiziano e lo portarono a Davide. Gli diedero da mangiare pane e gli diedero da bere acqua.12Gli diedero anche una schiacciata di fichi secchi e due grappoli di uva passa. Mangiò e si sentì rianimato, perché non aveva preso cibo e non aveva bevuto acqua da tre giorni e da tre notti.13Davide gli domandò: "A chi appartieni tu e di dove sei?". Rispose: "Sono un giovane egiziano, schiavo di un Amalecita. Il mio padrone mi ha abbandonato perché tre giorni fa mi sono ammalato.14Noi abbiamo depredato il Negheb dei Cretei, quello di Giuda e il Negheb di Caleb e abbiamo appiccato il fuoco a Ziklàg".15Davide gli disse: "Vuoi tu guidarmi verso quella banda?". Rispose: "Giurami per Dio che non mi ucciderai e non mi riconsegnerai al mio padrone e ti condurrò da quella banda".16Così fece da guida ed ecco, erano sparsi sulla distesa di quella regione a mangiare e a bere e a far festa con tutto l'ingente bottino che avevano preso dal paese dei Filistei e dal paese di Giuda.17Davide li batté dalle prime luci dell'alba fino alla sera del giorno dopo e non sfuggì alcuno di essi, se non quattrocento giovani, che montarono sui cammelli e fuggirono.18Davide liberò tutti coloro che gli Amaleciti avevano preso e in particolare Davide liberò le sue due mogli.19Non mancò nessuno tra di essi, né piccolo né grande, né figli né figlie, né la preda né ogni altra cosa che era stata presa loro: Davide ricuperò tutto.20Davide prese tutto il bestiame minuto e grosso: spingevano davanti a lui tutto questo bestiame e gridavano: "Questo è il bottino di Davide".
21Davide poi giunse ai duecento uomini che erano troppo sfiniti per seguire Davide e aveva fatto rimanere al torrente di Besor. Essi andarono incontro a Davide e a tutta la sua gente: Davide con la truppa si accostò e domandò loro come stavano le cose.22Ma tutti i cattivi e gli iniqui tra gli uomini che erano andati con Davide si misero a dire: "Poiché non sono venuti con noi, non si dia loro niente della preda, eccetto le mogli e i figli di ciascuno; li conducano via e se ne vadano".23Davide rispose: "Non fate così, fratelli miei, con quello che il Signore ci ha dato, salvandoci tutti e mettendo nelle nostre mani quella torma che era venuta contro di noi.24Chi vorrà seguire questo vostro parere? Perché quale la parte di chi scende a battaglia, tale è la parte di chi fa la guardia ai bagagli: insieme faranno le parti".25Da quel giorno in poi stabilì questo come regola e statuto in Israele fino ad oggi.26Quando fu di ritorno a Ziklàg, Davide mandò parte del bottino agli anziani di Giuda suoi amici, con queste parole: "Eccovi un dono proveniente dal bottino dei nemici del Signore":
27a quelli di Betel
e a quelli di Rama nel Negheb,
a quelli di Iattìr,
28a quelli di Aroer,
a quelli di Sifmòt,
a quelli di Estemoà,
29a quelli di Ràcal,
a quelli delle città degli Ieracmeeliti,
a quelli delle città dei Keniti,
30a quelli di Cormà,
a quelli di Bor-Asàn,
a quelli di Atach,
31a quelli di Ebron e a quelli di tutti i luoghi per cui era passato Davide con i suoi uomini.
Siracide 39
1Differente è il caso di chi si applica
e medita la legge dell'Altissimo.
Egli indaga la sapienza di tutti gli antichi,
si dedica allo studio delle profezie.
2Conserva i detti degli uomini famosi,
penetra le sottigliezze delle parabole,
3indaga il senso recondito dei proverbi
e s'occupa degli enigmi delle parabole.
4Svolge il suo compito fra i grandi,
è presente alle riunioni dei capi,
viaggia fra genti straniere,
investigando il bene e il male in mezzo agli uomini.
5Di buon mattino rivolge il cuore
al Signore, che lo ha creato, prega davanti all'Altissimo,
apre la bocca alla preghiera, implora per i suoi peccati.
6Se questa è la volontà del Signore grande,
egli sarà ricolmato di spirito di intelligenza,
come pioggia effonderà parole di sapienza,
nella preghiera renderà lode al Signore.
7Egli dirigerà il suo consiglio e la sua scienza,
mediterà sui misteri di Dio.
8Farà brillare la dottrina del suo insegnamento,
si vanterà della legge dell'alleanza del Signore.
9Molti loderanno la sua intelligenza,
egli non sarà mai dimenticato,
non scomparirà il suo ricordo,
il suo nome vivrà di generazione in generazione.
10I popoli parleranno della sua sapienza,
l'assemblea proclamerà le sue lodi.
11Finché vive, lascerà un nome più noto di mille,
quando muore, avrà già fatto abbastanza per sé.
12Esporrò ancora le mie riflessioni,
ne sono pieno come la luna a metà mese.
13Ascoltatemi, figli santi, e crescete
come una pianta di rose su un torrente.
14Come incenso spandete un buon profumo,
fate fiorire fiori come il giglio,
spargete profumo e intonate un canto di lode;
benedite il Signore per tutte le opere sue.
15Magnificate il suo nome;
proclamate le sue lodi
con i vostri canti e le vostre cetre;
così direte nella vostra lode:
16"Quanto sono magnifiche tutte le opere del Signore!
Ogni sua disposizione avrà luogo a suo tempo!".
Non c'è da dire: "Che è questo? Perché quello?".
Tutte le cose saranno indagate a suo tempo.
17Alla sua parola l'acqua si ferma come un cumulo,
a un suo detto si aprono i serbatoi delle acque.
18A un suo comando si realizza quanto egli vuole;
nessuno può ostacolare il suo aiuto.
19Ogni azione umana è davanti a lui,
non è possibile nascondersi ai suoi occhi.
20Il suo sguardo passa da un'eternità all'altra,
nulla è straordinario davanti a lui.
21Non c'è da dire: "Che è questo? Perché quello?"
poiché tutte le cose sono state create per un fine.
22La sua benedizione si diffonde come un fiume
e irriga come un'inondazione la terra.
23Così le genti sperimenteranno la sua ira,
come trasformò le acque in deserto salato.
24Le sue vie sono diritte per i santi,
ma per gli empi piene di inciampi.
25I beni per i buoni furon creati sin da principio,
ma anche i mali per i peccatori.
26Le cose di prima necessità per la vita dell'uomo sono:
acqua, fuoco, ferro, sale,
farina di frumento, latte, miele,
succo di uva, olio e vestito.
27Tutte queste cose per i pii sono beni,
ma per i peccatori diventano mali.
28Ci sono venti creati per castigo,
e nella loro furia rafforzano i loro flagelli;
quando verrà la fine, scateneranno violenza,
e placheranno lo sdegno del loro creatore.
29Fuoco, grandine, fame e morte
son tutte cose create per il castigo.
30Denti delle fiere, scorpioni e vipere,
e spade vendicatrici sono per la rovina degli empi.
31Esulteranno al comando divino;
sono pronte sulla terra per tutti i bisogni.
A tempo opportuno non trasgrediranno la parola.
32Per questo ero convinto fin dal principio,
vi ho riflettuto e l'ho messo per iscritto:
33"Tutte le opere del Signore sono buone;
egli provvederà tutto a suo tempo".
34Non c'è da dire: "Questo è peggiore di quello",
a suo tempo ogni cosa sarà riconosciuta buona.
35Ora cantate inni con tutto il cuore e con la bocca
e benedite il nome del Signore.
Salmi 37
1'Di Davide.'
Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.
3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.
5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.
7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.
12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.
14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.
16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.
18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.
20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.
22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.
25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.
27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.
30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.
34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.
37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.
Lamentazioni 3
1Io sono l'uomo che ha provato la miseria
sotto la sferza della sua ira.
2Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce.
3Solo contro di me egli ha volto e rivolto
la sua mano tutto il giorno.
4Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle,
ha rotto le mie ossa.
5Ha costruito sopra di me, mi ha circondato
di veleno e di affanno.
6Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi
come i morti da lungo tempo.
7Mi ha costruito un muro tutt'intorno,
perché non potessi più uscire;
ha reso pesanti le mie catene.
8Anche se grido e invoco aiuto,
egli soffoca la mia preghiera.
9Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri.
10Egli era per me un orso in agguato,
un leone in luoghi nascosti.
11Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato,
mi ha reso desolato.
12Ha teso l'arco, mi ha posto
come bersaglio alle sue saette.
13Ha conficcato nei miei fianchi
le frecce della sua faretra.
14Son diventato lo scherno di tutti i popoli,
la loro canzone d'ogni giorno.
15Mi ha saziato con erbe amare,
mi ha dissetato con assenzio.
16Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
17Son rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
18E dico: "È sparita la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore".
19Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.
20Ben se ne ricorda e si accascia
dentro di me la mia anima.
21Questo intendo richiamare alla mia mente,
e per questo voglio riprendere speranza.
22Le misericordie del Signore non sono finite,
non è esaurita la sua compassione;
23esse son rinnovate ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
24"Mia parte è il Signore - io esclamo -
per questo in lui voglio sperare".
25Buono è il Signore con chi spera in lui,
con l'anima che lo cerca.
26È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.
27È bene per l'uomo portare
il giogo fin dalla giovinezza.
28Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo ha imposto;
29cacci nella polvere la bocca,
forse c'è ancora speranza;
30porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.
31Poiché il Signore non rigetta mai...
32Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
33Poiché contro il suo desiderio egli umilia
e affligge i figli dell'uomo.
34Quando schiacciano sotto i loro piedi
tutti i prigionieri del paese,
35quando falsano i diritti di un uomo
in presenza dell'Altissimo,
36quando fan torto a un altro in una causa,
forse non vede il Signore tutto ciò?
37Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata,
senza che il Signore lo avesse comandato?
38Dalla bocca dell'Altissimo non procedono forse
le sventure e il bene?
39Perché si rammarica un essere vivente,
un uomo, per i castighi dei suoi peccati?
40"Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola,
ritorniamo al Signore.
41Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani,
verso Dio nei cieli.
42Abbiamo peccato e siamo stati ribelli;
tu non ci hai perdonato.
43Ti sei avvolto nell'ira e ci hai perseguitati,
hai ucciso senza pietà.
44Ti sei avvolto in una nube,
così che la supplica non giungesse fino a te.
45Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto
in mezzo ai popoli.
46Han spalancato la bocca contro di noi
tutti i nostri nemici.
47Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte,
desolazione e rovina".
48Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi,
per la rovina della figlia del mio popolo.
49Il mio occhio piange senza sosta
perché non ha pace
50finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.
51Il mio occhio mi tormenta
per tutte le figlie della mia città.
52Mi han dato la caccia come a un passero
coloro che mi son nemici senza ragione.
53Mi han chiuso vivo nella fossa
e han gettato pietre su di me.
54Son salite le acque fin sopra il mio capo;
io dissi: "È finita per me".
55Ho invocato il tuo nome, o Signore,
dalla fossa profonda.
56Tu hai udito la mia voce: "Non chiudere
l'orecchio al mio sfogo".
57Tu eri vicino quando ti invocavo,
hai detto: "Non temere!".
58Tu hai difeso, Signore, la mia causa,
hai riscattato la mia vita.
59Hai visto, o Signore, il torto che ho patito,
difendi il mio diritto!
60Hai visto tutte le loro vendette,
tutte le loro trame contro di me.
61Hai udito, Signore, i loro insulti,
tutte le loro trame contro di me,
62i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità
contro di me tutto il giorno.
63Osserva quando siedono e quando si alzano;
io sono la loro beffarda canzone.
64Rendi loro il contraccambio, o Signore,
secondo l'opera delle loro mani.
65Rendili duri di cuore,
la tua maledizione su di loro!
66Perseguitali nell'ira e distruggili
sotto il cielo, Signore.
Seconda lettera ai Corinzi 5
1Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli.2Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste:3a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi.4In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita.5È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.
6Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore,7camminiamo nella fede e non ancora in visione.8Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore.9Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi.10Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.
11Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze.12Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore.13Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.
14Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti.15Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.16Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così.17Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
18Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.19È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.20Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.21Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.
Capitolo LIII: La grazia di Dio non si confonde con ciò che ha sapore di cose terrene
Leggilo nella Biblioteca1. Preziosa, o figlio, è la mia grazia; essa non tollera di essere mescolata a cose esteriori e a consolazioni terrene. Perciò devi buttar via tutto ciò che ostacola la grazia, se vuoi che questa sia infusa in te. Procurati un luogo appartato, compiaciti di stare solo con te stesso, non andare cercando di chiacchierare con nessuno; effondi, invece, la tua devota preghiera a Dio, per conservare compunzione d'animo e purezza di coscienza. Il mondo intero, consideralo un nulla; alle cose esteriori anteponi l'occuparti di Dio. Ché non potresti attendere a me, e nello stesso tempo trovare godimento nelle cose passeggere. Occorre allontanarsi dalle persone che si conoscono e alle quali si vuole bene; occorre tenere l'animo sgombro da ogni conforto temporale. Ecco ciò che il santo apostolo Pietro chiede, in nome di Dio: che i seguaci di Cristo si conservino in questo mondo "come forestieri e pellegrini" (1Pt 2,11). Quanta sicurezza in colui che muore, senza essere legato alla terra dall'attaccamento per alcuna cosa. Uno spirito debole, invece, non riesce a mantenere il cuore tanto distaccato: l'uomo materiale non conosce la libertà dell'uomo interiore. Che se uno vuole veramente essere uomo spirituale, egli deve rinunciare a tutti, ai lontani e ai vicini; e guardarsi da se stesso più ancora che dagli altri. Se avrai vinto pienamente te stesso, facilmente soggiogherai tutto il resto. Trionfare di se medesimi è vittoria perfetta; giacché colui che domina se stesso - facendo sì che i sensi obbediscano alla ragione, e la ragione obbedisca in tutto e per tutto a Dio - questi è, in verità il vincitore di sé e signore del mondo.
2. Se brami elevarti a questa somma altezza, è necessario che tu cominci con coraggio, mettendo la scure alla radice, per poter estirpare totalmente la tua segreta inclinazione, contraria al volere di Dio e volta a te stesso e a tutto ciò che è tuo utile materiale. Da questo vizio, dall'amore di sé, contrarissimo alla volontà divina, deriva, si può dire, tutto quanto deve essere stroncato radicalmente. Domato e superato questo vizio, si farà stabilmente una grande pace e una grande serenità. Ma sono pochi quelli che si adoprano per morire del tutto a se stessi, e per uscire pienamente da se stessi. I più restano avviluppati, né sanno innalzarsi spiritualmente sopra di sé. Coloro che desiderano camminare con me senza impacci debbono mortificare tutti i loro affetti perversi e contrari all'ordine voluto da Dio, senza restare attaccati di cupido amore personale ad alcuna creatura.
DISCORSO 20/B SUL RESPONSORIO DEL SALMO: DACCI L'AIUTO NELLA TRIBOLAZIONE E VANA LA SALVEZZA CHE VIENE DALL'UOMO 1
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaDio ascolta anche quando sembra non ascoltare.
1. Non sono in grado di esprimere la mia gratitudine a Dio nostro Signore e in lui a voi, carissimi, per i vostri rallegramenti, che vedo scaturire dalla sorgente della carità. Questo infatti, fratelli, è ciò che ci sostiene e consola: il vostro amore disinteressato e sincero, l'amore che mi rinvigorisce dinanzi al Signore, il quale si è degnato di provvedere a che la nostra voce giungesse al vostro orecchio. Non meravigliatevi se nel nostro corpo dobbiamo soffrire cose di questo genere. È infatti necessario soffrirle, e in un nessun modo possiamo dire che la volontà del Signore sia per qualche verso ingiusta, dal momento che siamo peccatori e meritiamo d'essere colpiti da flagelli. Ma anche se fossimo giusti, sarebbe opportuno che ci si mettesse alla prova. Se infatti qualcuno desiderasse una salute fisica dalla quale non traesse profitto l'anima, che è l'inquilino del corpo, desidererebbe una cosa inutile e vana. Meno male che Dio non bada alle richieste di chi lo prega nell'errore ma a quanto lui stesso, che è il liberatore, vuol concedere nella sua misericordia. Dice al riguardo l'Apostolo: Noi nella preghiera non sappiamo domandare ciò che sarebbe a noi conveniente, ma lo stesso Spirito - dice ancora - intercede per noi con gemiti inesprimibili 2. A volte infatti noi chiediamo cose che Dio conosce essere a noi dannose. In tal caso egli ci usa misericordia non ascoltandoci, o piuttosto bisogna dire, e con più verità, che lì ci ascolta anche se all'apparenza sembra non ascoltarci.
Paolo chiede per tre volte l’aiuto e Dio non lo ascolta.
2. Chi di noi, fratelli, può per meriti esser paragonato all'apostolo Paolo, in lode del quale non occorre certo spendere parole? È superfluo infatti tutto ciò che si dice a lode di colui che leggiamo ogni giorno; e d'altra parte lui stesso mai consentì d'essere lodato personalmente. Parlando degli avvenimenti della sua vita, dice che quando venivano a conoscerli le Chiese di Cristo provenienti dal giudaismo, cioè i giudei che avevano creduto in Cristo, restavano ammirate della sua conversione 3; quanto a lui però, non conclude: " Essi glorificavano me", ma: Glorificavano il Signore per causa mia 4. Descrivendo altrove con abbondanza di particolari la sua attività, dice: Non io, ma la grazia di Dio insieme con me 5. Chi dunque potrà equipararsi a lui per l'umiltà, la pietà, la dottrina, le fatiche, le sofferenze, i meriti, la corona? Ebbene, quest'uomo per due volte chiese al Signore che gli fosse tolto il pungiglione conficcato nella sua carne, e non gli venne tolto 6, pur restando vero quel che dice il Signore all'anima che lo serve fedelmente: Mentre tu stai ancora parlando, io ti risponderò: Eccomi a te 7, naturalmente per accordare quanto da lei richiesto. Chi di noi oserebbe ripromettersi di ottenere quanto a Paolo non fu concesso? Diremo dunque che Dio non era vicino a lui? Ecco infatti le parole dell'Apostolo: Mi è stato dato un pungiglione nella mia carne, un messaggero di satana che mi schiaffeggi (affinché non si inorgoglisse); e io per tre volte mi raccomandai al Signore affinché me lo togliesse, ma lui mi rispose: Ti basta la mia grazia, poiché la [mia] forza trionfa nella [tua] debolezza 8. Diremo dunque che non gli era vicino?, che non gli dicesse: Eccomi a te 9, quando gli spiegava il motivo per cui non gli concedeva [quanto richiesto]?
Importante soprattutto è il fine per cui si prega.
3. Dio ci esaudisce sempre, fratelli carissimi. Ricordatevelo bene, per chiedere con sicurezza. Dio ci esaudisce anche quando non concede quello che chiediamo. Dio ci esaudisce, e, se noi senza avvedercene gli andiamo a chiedere un qualcosa, mettiamo, di inutile, egli ci esaudisce proprio col non darcelo; e se a qualcuno che merita il castigo Dio dà [quanto quel tale chiede], io direi che non lo esaudisce. Intendiamo dire questo: A volte un fedele ricorre a Dio per domandare cose per le quali secondo la vera pietà si è soliti implorare il Signore; eppure egli non riceve quello che precisamente chiede, anche se ottiene ciò per cui prega. Capita, al contrario, che a volte l'empio, il malvagio o il delinquente, chiede qualcosa e la ottiene, lui che avrebbe meritato la condanna, non l'esaudimento. Abbiamo al riguardo il caso emblematico dell'apostolo Paolo. Egli chiede ma non gli viene dato [quanto chiede]; gli si fa vedere però che gli viene dato ciò che desiderava conseguire con la sua preghiera. In realtà, qualunque cosa chieda il cristiano, l'uomo di fede, la deve chiedere per raggiungere il Regno dei cieli, per conseguire la vita eterna, per ottenere quello che Dio ha promesso e che darà alla fine dei tempi. È questo quanto deve chiedere colui che prega per qualcosa di valido: la completa salute che possederemo dopo la resurrezione del corpo. Infatti la salute sarà completa quando la morte sarà stata ingoiata nella vittoria 10. Siccome dunque abbiamo menzionato la salute e la salvezza eterna, che è il fine di ogni preghiera anche quando si chiede qualcosa di temporale, ci sia lecito prendere l'esempio dal comportamento quotidiano del nostro medico [di famiglia].
Il buon medico cerca il vero bene del malato.
4. Ecco dunque un malato che chiede al medico una cosa che gli dà gusto per un po' di tempo. Naturalmente, egli aveva chiamato il medico per ricuperare la salute. Non c'era infatti altro motivo per chiamare il medico se non quello di ottenere la salute. E pertanto, se al malato piacciono, ad esempio, le frutta, se gli piacciono i gelati, egli preferisce chiederli al medico anziché al proprio servo. Solo nel caso che volesse rovinarsi la salute, potrebbe nascondere la cosa la medico e chiederla al servo; e il servo starebbe agli ordini del padrone, obbedendo al cenno di chi gli comanda più che badando a quanto può giovargli per la salute. Ma il malato che ha saggezza e ama e ricerca la propria salute, anche quando si tratta di cose che gli procurano un piacere momentaneo, preferisce ricorrere al medico, perché, nell'ipotesi che il medico gliele sconsigli, non abbia a prenderle di proprio arbitrio ma affidandosi a lui, e così ottenere la guarigione. Vi accorgete pertanto che il medico, anche quando non dà al malato un qualcosa che chiede, non gliela dà per dargli qualcos'altro : non gli concede quanto richiesto dalla voglia smodata per concedergli la salute, che è la cosa a lui veramente utile. Quando dunque il medico non dà qualcosa al malato, in effetti gliela dà dandogli quel bene per cui gli si sarebbe dovuto somministrare quell'altra cosa, dandogli cioè la salute. Ecco dunque un medico che non dando qualcosa al malato in ultima analisi gliela dà. Se viceversa cedendo alle importune insistenze dello stesso malato egli si decidesse a dargliela, in realtà non gliela darebbe. Solo quando si dispera della salute di un malato gli si dà tutto quello che chiede. Insomma a volte il medico somministra al malato una cosa affinché, stimolato dall'acuirsi del dolore, metta giudizio e impari a dare ascolto al medico; altre volte invece, quando il caso è disperato, ecco che si sentono dire dai medici parole come queste: " Dategli pure tutto ciò che chiede, tanto non c'è più alcuna speranza per lui". Quanto a noi, dunque, vediamo di trovare nelle Scritture esempi per questi tre tipi di persone che ricorrono a Dio nella preghiera.
Lascia fare al medico: egli sa cosa somministrarti.
5. Uno chiede [a Dio] qualcosa, e non riceve quanto da lui richiesto. Soffermiamoci sull'esempio che ci viene dall'apostolo Paolo, al quale lo stesso Medico spiegò perché non gli concedeva [quanto richiesto]. Gli disse: La forza si afferma nella debolezza 11. Sta' tranquillo, se non te lo dà: è perché vuole guarirti. Lascia fare al medico: egli sa cosa somministrarti e cosa negarti perché tu recuperi la salute. È proprio per questo che lo fa. L'Apostolo prega il Signore per tre volte 12, e già era esaudito. Tuttavia non avrebbe immaginato d'essere esaudito se il medico non fosse stato al suo fianco per precisargli: La forza si afferma nella debolezza 13, per cui egli stesso avrebbe poi asserito senza esitare: Quando sono debole, è allora che sono forte 14. Siamo di fronte, dunque, a un uomo che chiede [a Dio] un qualcosa che, non saprei perché, a lui non recava alcun profitto. Egli non lo riceve, ma così può ricevere il bene in ordine al quale chiedeva quell'altra cosa: può ricevere la salvezza eterna.
Dio mette l’uomo alla prova per purificarlo.
6. Vediamo ora se non càpiti che gli uomini ottengano qualcosa come richiamo, cioè perché, incontrando nelle cose richieste amarezza e afflizione, si volgano una buona volta alla [vera] medicina, dal momento che sono dei malati. A questo proposito diceva il Signore: Non hanno bisogno del medico i sani ma i malati 15. Egli dunque venne dai malati e trovò gli uomini in balia delle loro passioni disordinate. Per sottoporli a severa prova Dio, dice l'Apostolo, li abbandonò alle passioni disordinate del loro cuore affinché compissero azioni indecorose 16. Desiderarono cose sconvenienti e fu loro concesso di poterle compiere. Così facendo, si procurarono dolori più gravi, si procurarono le angustie che inesorabilmente debbono patire tutti i peccatori, tutti i malvagi: il timore, il desiderio, l'errore, il dolore, l'avvilimento, la preoccupazione. Niente tranquillità, niente pace, niente amici. Per un po' di tempo s'acquietano nella propria coscienza, cercando all'esterno un qualche consolatore, mentre all'interno hanno in se stessi il torturatore. È secondo giustizia che gli iniqui debbano soffrire, ma, mentre soffrono, ecco che vivono. Dio concede loro quelle amarezze affinché ricerchino la medicina: affinché cioè esperimentando le amarezze e le pastoie delle loro cupidigie, essi imparino a chiedere ciò che si deve. A loro infatti è detto: Non sai forse che la pazienza di Dio ti spinge al ravvedimento? 17 Dio li abbandonava ai cattivi desideri del loro cuore ed essi facevano quel che loro piaceva 18; ma Egli usava pazienza con loro non togliendoli da questa vita, durante la quale c'è sempre la possibilità di pentirsi 19; anzi di continuo li invitava al ravvedimento. È quanto sta facendo anche al presente, e fino al giorno del giudizio finale mai cesserà di comportarsi in questa maniera con il genere umano.
Il diavolo ha facoltà di provare l’uomo giusto.
7. Poniamoci ora alla ricerca di qualcuno a cui Dio concede [quanto richiede] perché la sua sorte è ormai disperata. Consultiamo anche su questo le Scritture. Chi più del diavolo è escluso da ogni speranza? Eppure egli chiede di poter tentare Giobbe, e non gli viene negato 20. Grandi misteri! Cosa davvero straordinaria, che merita la più attenta considerazione. Un apostolo chiede che gli venga tolto il pungiglione conficcato nella carne, e non gli viene concesso; il diavolo chiede di poter tentare un uomo giusto, e gli viene concesso 21. Tuttavia la concessione fatta al diavolo di tentare il giusto non arrecò né danno al giusto né vantaggio al diavolo: il giusto fu temprato dalla prova, il diavolo ne uscì scornato.
Il giusto è provato per un fine di salvezza.
8. Tenete bene in mente, fratelli, quanto con frequenza abbiamo ripetuto alla vostra santità, affinché non succeda che le preoccupazioni della vita presente vi tolgano dal cuore quello che avete udito. Dio permette che i giusti siano tentati per provarne la virtù, ovvero, se li sottopone ai flagelli, è perché li vuol purificare dai residui del peccato. Ad ogni modo, se li esaudisce intendendo flagellare i loro peccati, chi trae vantaggio [dalla prova] è l'uomo stesso [che viene provato]; se invece li esaudisce perché diventino testimoni palesi quelli che prima non lo erano, l'essere esauditi giova a chi viene a conoscere [la loro virtù], in quanto è stimolato ad imitarli. Dio infatti conosce bene i suoi servi, ma tante volte essi sono sconosciuti ai propri simili, e non possono manifestarsi agli altri se non sopraggiunge una qualche prova. Succede anche, a volte, che nemmeno l'uomo conosca appieno se stesso o che non si renda conto affatto delle sue capacità. Ecco uno che crede di avere molte risorse e deve constatare che invece tante cose ancora non sono in suo potere; un altro invece è sfiduciato e suppone che non sia in grado di sopportare non so quale cosa, invece al momento della prova si accorge che ne è capace. Così opera Dio perché l'uomo quando si inorgoglisce smodatamente, sia abbassato e si mantenga nell'umiltà, e quando abbattuto gli sembra di crollare, venga sollevato e non cada nella disperazione.
Il grande dono della salute eterna passa attraverso la tribolazione.
9. Nel salmo che stavamo cantando dobbiamo dunque comprendere che molti chiedono la salute, ma quel che chiedono non reca loro giovamento. Ecco infatti uno che è sano ma della salute abusa per commettere peccati Sarebbe stato meglio per lui essere malato e starsene in pace anziché guarire per darsi all'irrequietezza. A volte capita anche che chi è colpito da tribolazione perché gli succedono cose indesiderate, si converta a Dio. Eccolo infatti diventato più prudente, più casto, più moderato, più umile. Egli ha buoni motivi per cantare: Dacci l'aiuto nella tribolazione e vana è la salvezza che viene dall'uomo 22. Egli cercava l'aiuto, ma da dove [gli sarebbe dovuto venire] l'aiuto? Dice rivolto al Signore: " Nella tribolazione dacci l'aiuto, affinché noi nella tribolazione ci ravvediamo, umiliati ci rivolgiamo a te e non alziamo la cresta contro di te. Quando infatti sarai tu a darci l'aiuto nella tribolazione, comprenderemo che è vana la salvezza che lo stolto solitamente desidera e, una volta che l'ha ricevuta, se ne serve non per ottenere la gioia della quiete ma per dare sfogo alla sua irrequietezza ". Non di rado l'uomo si mette in moto e, mosso da rabbia ingiustificata, si propone di danneggiare uno che, poni il caso, non gli ha fatto nulla di male. Improvvisamente però ecco che si ammala. Cosa gli era utile? Continuare per la strada intrapresa e commettere l'azione cattiva ovvero essere ammalato e pregare per la salute? In effetti la salute data da Dio non è vana, mentre è vana la salute che ti dà l'uomo: quella salute che l'uomo ritiene come la cosa a lui sommamente necessaria. Non è dunque vana la salute data da Dio ma vana è la salute che ti dà l'uomo. È questa una salute illusoria, e giustamente la si dice che è cosa dell'uomo, in quanto si ritiene che essa provenga solamente dall'uomo. Ma nel testo dove non si aggiunge: Dell'uomo, si dice: Del Signore è la salute 23. Che significa: Del Signore è la salute? Che chi dà la salute è il Signore, lui che conosce cosa dà, quando e a chi lo dà. Tutte le volte che gli uomini sul punto di disperare chiedono la salute, è il Signore stesso che la concede. È detto nel seguito del salmo: E la tua benedizione scenda sul tuo popolo 24. Cioè: Muoviti a pietà del tuo popolo e dagli la salute che dài anche a coloro che non appartengono al tuo popolo. Dagliela anche se il tuo popolo non la conosce. Tu infatti ben conosci quel che gli dài; esso invece non sa cosa riceva fino a quando non l'abbia ricevuto. Come sarà infatti [quel dono], fratelli? Sappiate comunque che quanto riceverete saranno cose che occhio non vide né orecchio udì; né mai è entrato nel cuore dell'uomo ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano 25. Cosa pensi dunque che egli ci abbia preparato? Certo la salute eterna, che non può entrare nel nostro cuore, che il nostro occhio non può vedere né l'orecchio udire; eppure Dio prepara tali cose a coloro che lo amano 26, e, quando le avremo ricevute, vedremo in che consista la vera salute e com'erano insignificanti le cose che ritenevamo di grande valore.
I martiri non sono stati vinti dalla tribolazione.
10. Così è dei martiri. Se avessero desiderato e ritenuto bene sommo la salute di adesso, cioè la salute che è data dall'uomo, non avrebbero detto dal profondo del cuore: Il giorno dell'uomo io non l'ho desiderato, tu lo sai 27. E nel salmo cosa si dice? Se pertanto essi avessero desiderato la salute nel tempo presente e l'avessero ritenuta il bene più grande, avrebbero perso la salute eterna; ma essi, consapevoli del senso delle parole: Da' a noi l'aiuto nella tribolazione 28, ecco che preferiscono raggiungere la salute eterna piuttosto che scegliersi la presente salute concessa dall'uomo, con la quale si sarebbero rovinati acconsentendo alle voglie dei persecutori. Il persecutore infatti avrebbe loro immediatamente accordato la salute. Di fronte a lui il martire: veniva incatenato; incatenato veniva buttato in carcere e nel suo corpo marciva per le piaghe. Se avesse acconsentito al persecutore, subito avrebbe riavuto la salute, ma quella salute dell'uomo che è vana 29. I persecutori infatti promettevano la salute e la davano immediatamente. Ma quale salute davano? Quella che i martiri ben conoscevano anche prima di trovarsi in mezzo alle tribolazioni. Essi però erano protesi al conseguimento della salute che né occhio vide né orecchio udì né mai penetrò in cuore di uomo 30. Ciò che il persecutore promette è una cosa visibile, ma è incerta, è di breve durata, è cosa meschina. E anche se la salute corporale fosse eterna, sarebbe sempre materiale, e pertanto l'occhio la può vedere e l'orecchio udire, e può penetrare nel cuore dell'uomo 31. Se quell'altra salute, che è più importante, non si riesce a vederla ma chi ce lo assicura è persona attendibile e incapace di mentire, rimaniamo fermi sotto la sua disciplina; non mormoriamo se ci sferza 32, sopportiamo il dolore della medicina con cui ci cura. Riacquistata la salute, godremo presso Dio, rendendoci conto del dono che ci ha concesso, e diremo: Dov'è, o morte, la tua resistenza? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? 33
Conclusione del discorso.
11. Ho ben notato, fratelli, la vostra avidità, ma dovete avere riguardo anche alla nostra salute malferma. Non vorremmo negare alla vostra santità la nostra parola e il nostro ministero, essendo noi al servizio del Signore, che ci ha redenti. È necessario però che per un po' di tempo ancora ci risparmiamo, badando alla cicatrice, che è assai recente e forse non ancora guarita e rimarginata. Il Signore disponga di noi secondo la sua volontà e ci metta in condizione di giovare alla salute di noi tutti e al servizio della sua santa Chiesa. Rivolti al Signore invochiamolo. Egli volgerà su di noi lo sguardo e ci renderà perfetti nel suo Verbo-Salvatore. Che egli ci doni la grazia di godere secondo i suoi desideri e di vivere come a lui piace 34. Allontani da noi la sapienza carnale e ponga il nemico sotto i nostri piedi 35. Non perché questo possiamo con le nostre forze ma per la potenza del suo santo Nome, nel quale fummo purificati ad opera di Gesù Cristo Signore nostro.
1 - Sal 59, 13 (107, 13).
2 - Rm 8, 26.
3 - Cf. Gal 1, 22-23.
4 - Gal 1, 24.
5 - 1 Cor 15, 10.
6 - Cf. 2 Cor 12, 7-9.
7 - Is 58, 9.
8 - 2 Cor 12, 7-9.
9 - Is 58, 9.
10 - Cf. 1 Cor 15, 54.
11 - 2 Cor 12, 9.
12 - Cf. 2 Cor 12, 8.
13 - 2 Cor 12, 9.
14 - 2 Cor 12, 10.
15 - Mt 9, 12 (Mc 2, 17; Lc 5, 31).
16 - Rm 1, 24 + 28.
17 - Rm 2, 4.
18 - Cf. Rm 1, 24 + 28.
19 - Cf. Eb 12, 17 (4 Esdr 9, 12)
20 - Cf. Gb 1, 11-12 (2, 5-6).
21 - Cf. 2 Cor 12, 7-9; Gb 1, 11-12 (2, 5-6).
22 - Sal 59, 13 (107, 13).
23 - Sal 3, 9.
24 - Sal 3, 9.
25 - 1 Cor 2, 9.
26 - Cf. 1 Cor 2, 9.
27 - Ger 17, 16.
28 - Sal 59, 13.
29 - Sal 59, 13.
30 - 1 Cor 2, 9.
31 - Cf. 1 Cor 2, 9.
32 - Cf. Eb 12, 5-7 (Prv 3, 11).
33 - 1 Cor 15, 55.
34 - Cf. Rm 8, 5-6.
35 - Cf. Sal 109, 1 (1 Cor 15, 25-26).
3 - Insegnamento datomi dalla Regina del cielo sui quattro voti della mia professione
La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca443. Figlia ed amica mia, non voglio negarti l'insegnamento che mi chiedi con tanto desiderio di tradurlo in pratica; ricevilo con stima, con animo devoto e pronto a metterlo in atto. Il libro dei Proverbi dice: Figlio mio, se hai garantito per il tuo prossimo, se hai dato la tua mano per un estraneo, se ti sei legato con le parole delle tue labbra e ti sei lasciato prendere dalle parole della tua bocca... Conforme a questa verità chi ha fatto voto a Dio ha dato la mano della propria volontà, per non restare libero di scegliere altre opere fuorché quelle per cui si è obbligato, secondo la volontà di colui a cui si è legato con la sua stessa bocca, mediante le parole della professione religiosa. Prima di fare i voti, poteva scegliere la strada da seguire, ma dopo essersi vincolata, l'anima religiosa deve sapere che ha perso totalmente la sua libertà, consegnandola a Dio nella persona del proprio superiore. La rovina o la salvezza delle anime dipende da come usano la loro libertà. Ora, siccome i più la usano male e si perdono, l'Altissimo ha disposto lo stato religioso e l'ha reso stabile mediante i voti. La creatura, usando una sola volta della sua libertà, quando sceglie definitivamente quello stato con prudente determinazione, consegna con quel solo atto alla Maestà divina ciò che perderebbe con molti, se rimanesse libera di volere o non volere.
444. Con questi voti si perde felicemente la libertà per il male e si assicura per il bene, mediante il freno che svia dal pericolo e addestra a un cammino piano e sicuro. L'anima perde servitù e soggezione alle proprie passioni ed acquista su di esse un nuovo potere, divenendo regina e padrona di se stessa. Resta così soltanto subordinata alla grazia dello Spirito Santo, che la guida in tutte le sue azioni, dal momento che ella impiega tutta la sua volontà nell'operare soltanto quello che ha promesso a Dio. Con ciò la creatura passa dallo stato di schiava all'eccellente dignità di figlia dell'Altissimo, dalla condizione terrena a quella angelica, cosicché i difetti, castigo del peccato, non la toccano affatto. Nella vita mortale non è possibile che tu possa giungere a comprendere quali e quanti beni e tesori spirituali acquista l'anima, disponendosi con tutte le sue forze e tutti i suoi affetti ad adempiere perfettamente i voti della sua professione; perciò ti assicuro, o carissima, che le religiose perfette e austere possono giungere al merito dei martiri ed anche superarli.
445. Figlia mia, tu hai conseguito il felice principio di tanti beni il giorno in cui hai scelto la parte migliore; fai attenzione però, perché ti sei legata a un Dio eterno e potente, a cui ogni segreto del cuore è manifesto. Se mentire con gli uomini e mancare con loro alle giuste promesse è cosa tanto brutta e disprezzabile per chi ragiona, quanto più sarà grave mancare di fedeltà a Dio nei santi voti a lui fatti? A lui come tuo Creatore, custode e benefattore, devi gratitudine; come padre, riverenza; come sposo, lealtà; come amico, cordiale corrispondenza; come colui che è fedele per sempre, fede e speranza; come sommo ed eterno bene, amore; come Dio onnipotente, sottomissione e come giudice giusto, timore santo e umile. Ora, se tu venissi meno alle promesse fatte nella tua professione, commetteresti il più sleale tradimento contro tutti questi titoli e molti altri ancora. E se per tutte le religiose, che vivono con l'obbligo di condurre una vita spirituale, è abominevole cosa chiamarsi spose di Cristo ed essere membra e schiave del diavolo, ciò sarebbe molto più brutto per te, che hai ricevuto più di ogni altra e che per questo sei tenuta a superare tutte nell'amore, nella sofferenza, nella riconoscenza per tanti incomparabili benefici e favori.
446. Considera, dunque, o anima, quanto tale colpa ti renderebbe disprezzabile di fronte al Signore, nonché a me, agli angeli ed ai santi, dal momento che tutti siamo testimoni dell'amore e della fedeltà che egli ha mostrato con te, come sposo ricco, benigno e generoso. Adoperati per non offenderlo nel molto e neppure nel poco; non costringerlo ad abbandonarti lasciandoti in potere delle passioni peccaminose. Non sarebbe forse questa peggiore sventura dell'essere abbandonati al furore degli elementi, a quello degli animali selvaggi o degli stessi demoni? Infatti, anche se tutte queste cose esercitassero contro di te la loro ira e il mondo ti assoggettasse ad ogni pena e disonore, tutto sarebbe per te meno dannoso del commettere una sola colpa veniale contro Dio, che devi servire ed amare in tutto e per tutto. Qualunque tribolazione di questa vita è male minore della colpa, perché finisce con la morte; invece, la colpa può essere eterna, e con essa sarebbe tale la pena.
447. Nella vita attuale qualsiasi sofferenza intimorisce molto i mortali e li spaventa, perché essendo presente li ferisce nella loro sensibilità; invece la colpa non li turba né li intimorisce perché, distratti e abbagliati dalle cose visibili, non riflettono su ciò che la segue, cioè la pena eterna dell'inferno. E quantunque questa sia inclusa nello stesso peccato e non possa esserne separata, il cuore umano è così greve e tardo da lasciarsi ingannare dalla colpa senza vedere il castigo, perché i suoi sensi non l'avvertono ancora. E' vero che i mortali potrebbero vederlo e sentirlo con la fede, ma la lasciano inoperosa e morta come se neanche l'avessero! O disgraziata cecità, o negligenza e stupidità, che tieni ingannevolmente oppresse tante anime capaci di ragione e di gloria! Non vi sono parole adeguate a descrivere questo tremendo pericolo! Figlia mia, fuggi e liberati, mediante un santo timore, da uno stato così infelice e, anziché cadere in esso, sopporta tutti i tormenti della vita che passa presto, poiché niente ti mancherà se non perderai Dio. Un mezzo molto efficace sarà considerare che per te e per coloro che sono nel tuo stato non esiste una colpa di scarsa importanza. Il poco devi temerlo molto, poiché non è tale agli occhi dell'Altissimo che conosce come, disprezzando le piccole cose, il cuore si apre per introdurne delle maggiori; inoltre non è lodevole un amore che non si cura del dispiacere della persona amata, fosse anche in cose piccole.
448. Le anime religiose devono osservare un certo ordine nei loro desideri. Prima di tutto devono mostrarsi sollecite e puntuali nell'adempiere gli obblighi dei voti e di tutte le virtù che in essi sono contenute. In secondo luogo vengono le altre opere volontarie, che eccedono il dovuto. Quest'ordine viene di solito invertito da certe anime che, ingannate dal demonio con uno zelo di perfezione eccessivo, mancano gravemente agli obblighi che derivano dal loro stato e cercano di aggiungere altre azioni cui si impegnano di propria volontà; generalmente sono cose piccole ed inutili e sono causate da spirito di presunzione, per la brama di rendersi singolari, di essere osservate, di distinguersi fra tutte come molto zelanti e perfette, mentre in realtà sono molto lontane dall'esserlo. Io non voglio vederti cadere in questa mancanza troppo biasimevole e perciò ti chiedo in primo luogo di adempiere all'obbligo dei voti e della vita comune; solo dopo aggiungerai ciò che, con la grazia divina e secondo le tue forze, ti sarà possibile; tutto ciò, se è ben ordinato e congiunto, abbellisce l'anima rendendola perfetta e ben accetta agli occhi di Dio.
449. Il voto principale e più importante della vita religiosa è quello dell'obbedienza, perché contiene la rinuncia totale alla propria volontà, in modo tale che alla religiosa non resta giurisdizione né diritto alcuno su se stessa per dire: «Voglio o non voglio, voglio fare o non voglio fare». A questo ha rinunciato con l'obbedienza, lasciando tutto nelle mani del superiore. Per adempiere bene questo voto, fa' in modo di non ritenerti sapiente, né padrona del tuo volere o intendere, poiché l'ubbidienza vera dev'essere come la fede, stimando, riverendo e credendo ciò che comanda il superiore, senza pretendere di esaminarlo o di comprenderlo. Tu, quindi, per ubbidire ti devi considerare senza ragione, senza vita e senza giudizio; come corpo morto che si lascia muovere e governare a piacere, vivi unicamente per eseguire con la più grande prontezza la volontà del superiore. Non fermarti mai a ragionare su ciò che hai da fare, pensa solo a come eseguire bene ciò che ti comanderanno, sacrifica il tuo volere e mortifica tutti i desideri delle tue passioni; con questa efficace determinazione, moriranno in te tutti i tuoi moti e solo l'obbedienza sarà la vita e l'anima delle tue opere. Nella volontà del tuo superiore deve stare racchiusa la tua con tutti i tuoi movimenti, le tue parole, le tue opere; in tutto devi cercare che ti venga tolto il tuo modo di essere e te ne venga dato uno nuovo, che non sia per niente tuo, ma tutto dell'obbedienza, senza alcuna resistenza.
450. Considera bene che il modo più perfetto di obbedire è questo: il superiore non incontri dissonanza alcuna che lo disgusti, ma anzi trovi un'obbedienza che lo compiaccia pienamente al vedere che quanto comanda viene fatto con prontezza, senza replicare, né mormorare, né avere altre reazioni scomposte. Il superiore fa le veci di Dio, chi ubbidisce ai superiori ubbidisce a Dio stesso, che li dirige e illumina su quanto ordinano ai loro sudditi per il bene e la salvezza delle loro anime. Perciò il disprezzo che si mostra verso i superiori va a colpire Dio stesso, che, per mezzo di loro ed in loro, manifesta la sua volontà. Devi pensare che è lo stesso Signore a muovere la loro lingua, ossia che essi sono la lingua di Dio onnipotente. Figlia mia, adoperati per essere obbediente al fine di cantar vittoria; non temere mai di sbagliare quando obbedisci, perché questa è la via sicura, e lo è a tal punto che per il giorno del giudizio Dio non tiene conto degli errori di chi ubbidisce ed anzi cancella gli altri peccati per il solo sacrificio dell'obbedienza. Mio Figlio santissimo offrì all'eterno Padre la sua preziosissima passione e morte con particolare amore per gli obbedienti, affinché per questa virtù fossero avvantaggiati nel perdono e nella grazia e perché quanto avrebbero operato per ubbidienza fosse opera sicura e perfetta. Molte volte, per placare il Padre sdegnato con gli uomini, gli mostra ch'egli morì per loro, obbedendo fino alla morte di croce. Anche l'obbedienza di Abramo e di suo figlio Isacco fu così gradita al Padre che egli si ritenne obbligato non solo a salvare dalla morte un figlio che si mostrava tanto obbediente, ma anche a farlo padre del suo Unigenito, distinguendolo fra tutti gli altri e stabilendolo come capo e fondamento di tante benedizioni.
451. Il voto di povertà è un generoso liberarsi del pesante carico delle cose temporali. Esso alleggerisce lo spirito, solleva la debolezza umana e libera il cuore, capace per la sua nobiltà di beni eterni e spirituali. Esso lascia lo spirito soddisfatto e sazio, fermando il desiderio dei tesori terreni e dando un certo dominio su tutte le ricchezze, di cui consente di fare un nobile uso. La povertà liberamente scelta contiene, o figlia, questi ed altri beni maggiori, sconosciuti ai figli del secolo; essi sono privi di tutti questi beni, perché amano le ricchezze e sono nemici della santa e veramente ricca povertà. Costoro non si rendono conto, benché ne siano vittima, di quanto sia opprimente il peso delle ricchezze che li abbassa fino a terra, anzi fin dentro le viscere della terra, a cercarvi l'oro e l'argento con inquietudini, veglie, fatiche degne non d'uomini ragionevoli, ma di irragionevoli bruti, che non sanno né ciò che fanno, né quel che patiscono. Se le ricchezze sono tanto pesanti prima di essere acquistate, quanto più lo saranno dopo il loro conseguimento? Lo dicano quanti con questo carico sono caduti fino all'inferno, lo dicano gli smisurati affanni nel conservarle, e molto più le leggi intollerabili che hanno introdotto nel mondo le ricchezze ed i loro facoltosi possessori.
452. Se tutto ciò aggrava lo spirito, se opprime tirannicamente la sua debolezza, se avvilisce la nobile capacità che l'anima ha dei beni eterni e dello stesso Dio, è certo che la povertà, liberamente scelta, ristabilisce la creatura nella sua generosa condizione, la solleva dalla vile servitù e la pone nuovamente nella nobile libertà in cui fu creata come signora di tutte le cose. La creatura mai ne è così padrona come quando le disprezza, mai ha un possesso maggiore o fa un uso migliore delle ricchezze di quando le distribuisce o le lascia volontariamente; niente sazia maggiormente l'appetito che il gusto di non averne. Ma quello che è più importante è che la povertà, lasciando libero il cuore, lo rende capace di essere riempito da Dio dei tesori della sua divinità.
453. Figlia mia, io desidero che tu approfondisca molto questa filosofia e scienza divina così dimenticata dal mondo e non solo dal mondo, ma anche da molte anime religiose che ne hanno fatto promessa a Dio. L'indignazione di Dio è grande contro questa colpa e i trasgressori, senza neanche avvertirlo, ricevono subito un grave castigo; scacciando da sé la povertà, allontanano al tempo stesso lo spirito di Cristo, mio figlio santissimo, e quel che lui ed io siamo venuti ad insegnare agli uomini con la pratica della più stretta povertà. Al presente non si accorgono di un tale castigo, perché il giusto giudice dissimula, ed essi sguazzano nell'abbondanza che desiderano; ma nel rendiconto che li attende si troveranno confusi e disingannati di fronte al rigore che li aspetta e a cui prima non pensavano, non immaginandosi neppure che la giustizia di-vina fosse così dura.
454. I beni temporali furono creati dall'Altissimo perché servissero ai mortali soltanto per sostentare la vita; ottenuto questo fine, cessano di essere necessari. La vita, essendo limitata, con poco si può soddisfare, poiché in breve finisce, mentre l'anima sopravvive; non è cosa ragionevole che il pensiero di questa, che è eterna, sia solo temporaneo e passeggero, e che invece la bramosia di acquistare le ricchezze per la vita, che è passeggera, sia perpetua ed eterna negli uomini. È una grandissima perversità aver scambiato i fini ed i mezzi in cose tanto importanti e disparate; abbiamo dato ignorantemente alla breve e mal sicura vita del corpo tutto il tempo, tutta la sollecitudine e tutte le forze, nonché tutta la vigilanza dell'intelletto, mentre alla povera anima non vogliamo concedere in molti anni più di qualche ora e molte volte alla fine della vita!
455. Approfitta dunque, o figlia mia carissima, della vera luce che ti ha dato l'Altissimo per liberarti da un errore così pericoloso. Rinunzia ad ogni attaccamento ed amore per qualunque cosa terrena, non essere disordinatamente sollecita per il sostentamento della vita con il pretesto che ne hai bisogno e che il convento è povero. Quando poi ti occuperai di questo per quanto è necessario, fallo in modo tale che, quando ti venisse meno quello che desideri, tu non ti turbi, né lo brami con afflizione, quantunque ti sembri di farlo per il servizio di Dio, poiché tanto meno lo ami, quanto più pretendi di amare con lui altre cose. Al molto devi rinunziare come superfluo di cui non hai bisogno e che sarebbe delitto trattenere inutilmente. Il poco poi devi stimarlo poco, essendo stoltezza maggiore lasciarsi occupare il cuore da ciò che non vale niente e disturba molto. Se poi ottieni tutto ciò di cui a tuo giudizio credi aver bisogno, non sei veramente povera, poiché la povertà in senso proprio e rigoroso sta nell'aver meno di quello che è necessario e colui al quale niente manca si chiama ricco; ma l'aver di più, anziché ricchezza, è piuttosto inquietudine ed afflizione di spirito, come il bramarlo e custodirlo, senza farne uso, viene ad essere una specie di povertà che priva per di più di quiete e di riposo.
456. Voglio che tu abbia una libertà di spirito tale da non attaccarti a cosa alcuna, piccola o grande che sia, necessaria o superflua. Quanto a ciò che ti occorrerà per la vita corporale, devi accettare soltanto quanto è indispensabile per non morire, o per non vestire indecentemente; però il tuo abito sia il più povero e rattoppato e nel mangiare scegli il cibo più grossolano, senza ricerca di gusto particolare. Domanda piuttosto quello a cui senti maggiore avversione e che meno ti sollecita il gusto, cosicché ti venga dato ciò che non desideri e ti manchi ciò che più appetisci; in tal modo riuscirai ad operare in tutto la più grande perfezione.
457. Il voto di castità abbraccia la purezza dell'anima e quella del corpo, cosa facile a perdersi; a seconda del modo in cui si perde è difficile, o anche impossibile, riacquistarla. Questo gran tesoro è depositato in un castello con molte porte e finestre: se non sono ben custodite e difese non lo rendono sicuro. Figlia mia, per osservare questo voto con perfezione, è indispensabile che tu faccia un patto inviolabile con i tuoi sensi: essi devono muoversi soltanto per ciò che sarà loro ordinato dalla ragione e a gloria del Creatore. Morti i sentimenti, è cosa agevole sconfiggere i nemici, che solamente per mezzo di essi potrebbero vincerti, poiché i pensieri non si risvegliano, se per mezzo dei sensi non entrano nell'anima immagini che li fomentino. Tu non devi toccare, né guardare nessuno, non devi parlare a persona umana di qualsiasi condizione, tanto uomo che donna, né devi lasciar entrare nella tua fantasia le loro immagini. In questa cura vigilante, che molto ti raccomando, consiste la custodia della purezza che voglio da te; se ti occorrerà di dover parlare per carità o per obbedienza - solo per queste due ragioni devi trattare con le creature - fallo con severità, modestia e riservatezza.
458. Per ciò che riguarda la tua persona, vivi come pellegrina e forestiera nel mondo: povera, mortificata, tribolata, amando l'asprezza di ogni cosa temporale, senza desiderare riposo né comodità, come persona assente dalla sua casa, dalla propria patria, che viene condotta in campo contro forti nemici soltanto per faticare e combattere. Siccome tra questi nemici il più grave e pericoloso è la carne, ti conviene resistere alacremente alle tue passioni e, in esse, alle tentazioni del diavolo. Innalzati sopra te stessa e cerca un abitazione molto elevata, distante da ogni cosa terrena. Qui potrai vivere all'ombra di colui che desideri e nella sua protezione godere tranquillità e riposo vero. Abbandonati con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze al suo casto e santo amore; immaginati che per te più non esistano creature, se non in quanto ti aiutano ed obbligano ad amare e servire il Signore.
459. A colei che si chiama sposa di Cristo e lo è per professione, nessuna virtù deve mancare, specialmente la castità, perché è quella che più l'avvicina e rende simile al suo sposo. Essa la spiritualizza, l'alleggerisce della corruzione terrena, la solleva alla natura angelica rendendola in qualche modo perfino partecipe della natura divina. È' una virtù che abbellisce ed adorna tutte le altre, innalza il corpo ad uno stato più elevato, illumina la mente e conserva le anime nella loro nobiltà, superiore a tutto ciò che è corruttibile. Siccome questa virtù è un frutto speciale della redenzione, meritato dal mio santissimo Figlio sulla croce, dove tolse i peccati del mondo, viene perciò singolarmente detto che le vergini accompagnano e seguono l'Agnello.
460. Muro che difende la castità e tutte le altre virtù è il voto di clausura; è come l'incastonatura in cui esse si conservano e risplendono; è un privilegio del cielo per esimere le religiose, spose di Cristo, dai gravi e pericolosi tributi che la libertà del mondo paga al principe delle sue vanità. Mediante questo voto le religiose vivono in un sicuro porto, mentre le altre anime, nella tempesta dei pericoli, sono sbattute e minacciate di naufragio ad ogni passo. Godendo di tanti vantaggi la clausura non si deve reputare come un luogo angusto; ivi si aprono dinanzi alla religiosa i vasti campi della virtù e della conoscenza di Dio, delle sue infinite perfezioni, dei suoi misteri, nonché delle ammirabili opere che fece e fa per gli uomini. In questi campi estesi e spaziosi, l'anima può e deve espandersi e ricrearsi; solo quando non lo fa, la clausura, che è la maggiore delle libertà, le pare uno stretto carcere. Per te, figlia mia, non vi è altra estensione, né io voglio che tu ti restringa tanto da contentarti dei brevi limiti del mondo intero. Poggia in alto sulla sublime cima della conoscenza di Dio e del suo amore, dove solo puoi vivere in libertà senza confini né limiti che ti angustino; li conoscerai quanto stretto, vile e disprezzabile è tutto il creato.
461. A questa clausura obbligatoria del corpo, tu fa' di aggiungere quella dei tuoi sensi. Essi, così rafforzati, conserveranno la tua purezza interiore e con essa il fuoco del santuario, che sempre devi alimentare e custodire affinché non si estingua. Per lucrare il merito della clausura e custodire bene i tuoi sensi, non andar mai alla porta, né alla grata, né alla finestra; anzi, non ricordarti neppure che il convento ne abbia, se non per adempiere gli stretti doveri del tuo ufficio, o per ubbidienza. Non desiderare cosa alcuna, poiché non devi ottenerla, e non ti affaticare per ciò che non devi desiderare. Insomma, dalla tua riservatezza, circospezione e cautela, dipenderanno il tuo bene e la tua pace, il dar soddisfazione a me e il meritare per te l'abbondante frutto d'amore e di grazia, che desideri come premio.
Mistiche piaghe
Beata Alexandrina Maria da Costa
... Il giovedì mi portò un Orto doloroso al massimo. Gesù venne al mio
incontro non per darmi consolazione ma per imprimere in me tutte le
Sue piaghe. Tutto il mio essere divenne Cristo, la vita sofferente di
Cristo. I chiodi che trapassavano le Sue mani ed i Suoi piedi
trapassarono i miei; la ferita della lancia e il dolore del Suo divin
Cuore divennero miei. Né i chiodi né la lancia erano di ferro, ma di
fuoco che bruciava e trapassava tutto. E così, tutta Cristo, caddi sul
suolo dell'Orto e mi avvolsi in esso.
Scomparve tutta la vita di Cristo per rimanere il fango e la immondezza più nauseante.
Discese su di me il peso della giustizia divina; fu il calice della più tremenda amarezza... (diario, 5-9-1952).
Meglio non accusare nessuno e soffrire nel silenzio
... Si avverò il presentimento della mia anima che da tempo mi
corrodeva. Aspettavo qualcosa, senza sapere quale. Avevo ed ho paura di
tutto e di tutti e con ragione. Le sofferenze nascono talora da chi
meno ci si aspetta; tuttavia questa volta le presentivo da dove sono
venute: intervenne un'altra proibizione... Il primo sabato, dopo il
colloquio con Gesù e con Mammina, rimasi convinta dalle parole divine
che sarebbe venuta qualche nuova sofferenza. Tuttavia, la mia anima era
forte e cantava in attesa di ciò che Gesù le avrebbe inviato. Fu verso
sera che una lettera mi comunicò la proibizione. Mi trapassò il cuore;
più ancora: rimasi soggetta al rigore della tempesta, spaventosamente
sbattuta dai venti, come se quel pugnale fosse impigliato negli alberi
ed io con esso.
Non piansi. Con lo sguardo al Cielo, lodavo e benedicevo il Signore.
Nelle ore più agitate, con il cuore, perché con le labbra non lo
potevo, dicevo: « Mio Dio, mio Gesù, Mammina, soccorretemi! Sono la
vostra vittima! Almeno soffrissi sola, ma quanti soffrono per me! ». La
mia vita mi pareva ancor più quello che sento sempre: soltanto
illusione, inganno, falsità. Ma tutto questo contro la mia volontà. Non
sentivo nessuno dalla mia parte, né in cielo né in terra. Presa la
risoluzione di darne notizia al mio santo medico perché mi pareva un
sollievo se egli partecipasse al mio dolore, mi venne un'altra idea. Fu
un impulso fortissimo dell'anima e del cuore: scriverò al Santo Padre e
al Cardinale; racconterò loro la mia vita; dirò loro quanto soffro;
chiederò la loro benedizione; chiederò che abbiano compassione di me e
che mi prendano come figlia, che mi diano la loro amicizia e si
mettano dalla mia parte. Mio Dio, io non voglio accusare nessuno.
Voglio soffrire sola, con Te, nel silenzio, abbandonata e ignorata da
tutti. Non vorrei più scrivere [il diario], non ricevere mai più
visite, vivere sola, proprio sola in questa notte di tenebre, nella
notte completa, nella inutilità di tutto. Mentre soffrivo così, non
sentivo consolazione, ma nell'intimo della mia anima regnava la pace;
nasceva come nasce il sole, cresceva, mi invadeva tutta... Mi costò
desistere dalla risoluzione presa di non scrivere più. Ho obbedito per
amore e continuerò fino a che piacerà al Signore. Dissi perfino ad uno
[dott. Azevedo] : - Se mi vuol bene non mi obblighi più a scrivere. -
L'amore di Gesù ha vinto. Che Egli perdoni i miei scoraggiamenti!
Domenica, dopo la Comunione, quando nel mare della mia amarezza
chiedevo a Gesù di non permettere che mi ingannassi né ingannassi
altri, mi parve di udire da Lui queste parole: - Figlia mia, non sono
lo il Cammino, la Verità e la Vita? Confida! lo sono la Verità suprema.
Vivi di Me, vivi la Mia vita, non ti inganni... Confida, abbi
coraggio!... - (diario, 12-9-1952).
... Ho voglia di fuggire ove non possa essere veduta. Rimango
abbattuta, umiliatissima nel vedermi visitata e circondata da persone.
Molti vedono in me ciò che non ho e mi giudicano quello che non sono,
per la misericordia e la grazia del Signore, non per merito mio. Ma
molti, e in numero assai più elevato, pensano di vedere in me le virtù
e la santità che non ho, ma che desidererei avere, perché è volontà del
Signore che diventiamo perfetti e santi. Questi, senza volerlo, mi
fanno soffrire di più dei primi.
Non ho mai pensato, grazie a Dio, di volere apparire buona, passare
per virtuosa agli occhi del mondo. Sì, io voglio essere quella che Gesù
vuole e nulla più; voglio amare Gesù e Mammina e dare Loro le anime.
Sono le mie brame e aspirazioni. Ma non faccio nulla; ogni momento
sono derubata dalla inutilità... (diario, 3-10-1952).
... - Coraggio, figlia mia, ascolta la voce di Gesù che ti ama e
desidera che tu Lo faccia amare; soffri con gioia, soffri con
eroismo... Tu sei nascosta perché pochi vedono in te le meraviglie che
vi ho racchiuse. Sei un sole splendente coperto da una leggera nube che
si squarcerà affinché i raggi luminosi penetrino ed illuminino tutti i
cuori attraverso i tempi. La tua vita giungerà da un polo all'altro del
mondo, come il regno di Cristo crocifisso... - (diario, 10-10-1952).