Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Non ti meraviglierai affatto delle tue debolezze ma, riconoscendoti per quella che sei, ti arrossirai della tua infedeltà  a Dio ed in lui confiderai, abbandonandoti tranquillamente sulle braccia del celeste Padre, come un bambino su quelle della propria madre. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 17° settimana del tempo ordinario (Sant'Alfonso Maria de Liguori)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 6

1Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,2e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.3Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?".6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo".8Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?".10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.12E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto".13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!".15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare17e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.20Ma egli disse loro: "Sono io, non temete".21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".
26Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?".29Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".
30Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: 'Diede loro da mangiare un pane dal cielo'".32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;33il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo".34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".35Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.36Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
41Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?".
43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi.44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.45Sta scritto nei profeti: 'E tutti saranno ammaestrati da Dio'. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita.49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?".53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
59Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?".61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza?62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.65E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio".
66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.

67Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?".68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".70Rispose Gesù: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.


Esodo 4

1Mosè rispose: "Ecco, non mi crederanno, non ascolteranno la mia voce, ma diranno: Non ti è apparso il Signore!".2Il Signore gli disse: "Che hai in mano?". Rispose: "Un bastone".3Riprese: "Gettalo a terra!". Lo gettò a terra e il bastone diventò un serpente, davanti al quale Mosè si mise a fuggire.4Il Signore disse a Mosè: "Stendi la mano e prendilo per la coda!". Stese la mano, lo prese e diventò di nuovo un bastone nella sua mano.5"Questo perché credano che ti è apparso il Signore, il Dio dei loro padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe".6Il Signore gli disse ancora: "Introduci la mano nel seno!". Egli si mise in seno la mano e poi la ritirò: ecco la sua mano era diventata lebbrosa, bianca come la neve.7Egli disse: "Rimetti la mano nel seno!". Rimise in seno la mano e la tirò fuori: ecco era tornata come il resto della sua carne.8"Dunque se non ti credono e non ascoltano la voce del primo segno, crederanno alla voce del secondo!9Se non credono neppure a questi due segni e non ascolteranno la tua voce, allora prenderai acqua del Nilo e la verserai sulla terra asciutta: l'acqua che avrai presa dal Nilo diventerà sangue sulla terra asciutta".
10Mosè disse al Signore: "Mio Signore, io non sono un buon parlatore; non lo sono mai stato prima e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua".11Il Signore gli disse: "Chi ha dato una bocca all'uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il Signore?12Ora va'! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire".13Mosè disse: "Perdonami, Signore mio, manda chi vuoi mandare!".14Allora la collera del Signore si accese contro Mosè e gli disse: "Non vi è forse il tuo fratello Aronne, il levita? Io so che lui sa parlar bene. Anzi sta venendoti incontro. Ti vedrà e gioirà in cuor suo.15Tu gli parlerai e metterai sulla sua bocca le parole da dire e io sarò con te e con lui mentre parlate e vi suggerirò quello che dovrete fare.16Parlerà lui al popolo per te: allora egli sarà per te come bocca e tu farai per lui le veci di Dio.17Terrai in mano questo bastone, con il quale tu compirai i prodigi".
18Mosè partì, tornò da Ietro suo suocero e gli disse: "Lascia che io parta e torni dai miei fratelli che sono in Egitto, per vedere se sono ancora vivi!". Ietro disse a Mosè: "Va' pure in pace!".19Il Signore disse a Mosè in Madian: "Va', torna in Egitto, perché sono morti quanti insidiavano la tua vita!".20Mosè prese la moglie e i figli, li fece salire sull'asino e tornò nel paese di Egitto. Mosè prese in mano anche il bastone di Dio.
21Il Signore disse a Mosè: "Mentre tu parti per tornare in Egitto, sappi che tu compirai alla presenza del faraone tutti i prodigi che ti ho messi in mano; ma io indurirò il suo cuore ed egli non lascerà partire il mio popolo.22Allora tu dirai al faraone: Dice il Signore: Israele è il mio figlio primogenito.23Io ti avevo detto: lascia partire il mio figlio perché mi serva! Ma tu hai rifiutato di lasciarlo partire. Ecco io faccio morire il tuo figlio primogenito!".
24Mentre si trovava in viaggio, nel luogo dove pernottava, il Signore gli venne contro e cercò di farlo morire.25Allora Zippora prese una selce tagliente, recise il prepuzio del figlio e con quello gli toccò i piedi e disse: "Tu sei per me uno sposo di sangue".26Allora si ritirò da lui. Essa aveva detto sposo di sangue a causa della circoncisione.
27Il Signore disse ad Aronne: "Va' incontro a Mosè nel deserto!". Andò e lo incontrò al monte di Dio e lo baciò.28Mosè riferì ad Aronne tutte le parole con le quali il Signore lo aveva inviato e tutti i segni con i quali l'aveva accreditato.
29Mosè e Aronne andarono e adunarono tutti gli anziani degli Israeliti.30Aronne parlò al popolo, riferendo tutte le parole che il Signore aveva dette a Mosè, e compì i segni davanti agli occhi del popolo.31Allora il popolo credette. Essi intesero che il Signore aveva visitato gli Israeliti e che aveva visto la loro afflizione; si inginocchiarono e si prostrarono.


Salmi 42

1'Al maestro del coro. Maskil. Dei figli di Core.'

2Come la cerva anela ai corsi d'acqua,
così l'anima mia anela a te, o Dio.
3L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio?

4Le lacrime sono mio pane giorno e notte,
mentre mi dicono sempre: "Dov'è il tuo Dio?".
5Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge:
attraverso la folla avanzavo tra i primi
fino alla casa di Dio,
in mezzo ai canti di gioia
di una moltitudine in festa.

6Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
7In me si abbatte l'anima mia;
perciò di te mi ricordo
dal paese del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar.
8Un abisso chiama l'abisso al fragore delle tue cascate;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sopra di me sono passati.

9Di giorno il Signore mi dona la sua grazia
di notte per lui innalzo il mio canto:
la mia preghiera al Dio vivente.
10Dirò a Dio, mia difesa:
"Perché mi hai dimenticato?
Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?".
11Per l'insulto dei miei avversari
sono infrante le mie ossa;
essi dicono a me tutto il giorno: "Dov'è il tuo Dio?".

12Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.


Salmi 25

1'Di Davide'.

Alef. A te, Signore, elevo l'anima mia,
2Bet. Dio mio, in te confido: non sia confuso!
Non trionfino su di me i miei nemici!
3Ghimel. Chiunque spera in te non resti deluso,
sia confuso chi tradisce per un nulla.

4Dalet. Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
5He. Guidami nella tua verità e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza,
Vau. in te ho sempre sperato.
6Zain. Ricordati, Signore, del tuo amore,
della tua fedeltà che è da sempre.
7Het. Non ricordare i peccati della mia giovinezza:
ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

8Tet. Buono e retto è il Signore,
la via giusta addita ai peccatori;
9Iod. guida gli umili secondo giustizia,
insegna ai poveri le sue vie.

10Caf. Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia
per chi osserva il suo patto e i suoi precetti.
11Lamed. Per il tuo nome, Signore,
perdona il mio peccato anche se grande.

12Mem. Chi è l'uomo che teme Dio?
Gli indica il cammino da seguire.
13Nun. Egli vivrà nella ricchezza,
la sua discendenza possederà la terra.

14Samech. Il Signore si rivela a chi lo teme,
gli fa conoscere la sua alleanza.
15Ain. Tengo i miei occhi rivolti al Signore,
perché libera dal laccio il mio piede.

16Pe. Volgiti a me e abbi misericordia,
perché sono solo ed infelice.
17Zade. Allevia le angosce del mio cuore,
liberami dagli affanni.

18Vedi la mia miseria e la mia pena
e perdona tutti i miei peccati.
19Res. Guarda i miei nemici: sono molti
e mi detestano con odio violento.

20Sin. Proteggimi, dammi salvezza;
al tuo riparo io non sia deluso.
21Tau. Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.
22Pe. O Dio, libera Israele
da tutte le sue angosce.


Daniele 3

1Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.
2Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
3I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla statua fatta erigere dal re.
4Un banditore gridò ad alta voce: "Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama:
5Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il re Nabucodònosor ha fatto innalzare.6Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente".
7Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare.

8Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei9e andarono a dire al re Nabucodònosor: "Re, vivi per sempre!10Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve prostrare e adorare la statua d'oro:11chiunque non si prostrerà per adorarla, sia gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso.
12Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego, che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dèi e non adorano la statua d'oro che tu hai fatto innalzare".
13Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re.14Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare?15Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?".
16Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito;17sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re.18Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto".19Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito.20Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso.21Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso.
22Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme,23nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso.

24Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.
25Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:

26"Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri;
degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.
27Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;
tutte le tue opere sono vere,
rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.
28Giusto è stato il tuo giudizio
per quanto hai fatto ricadere su di noi
e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.
Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo
a causa dei nostri peccati,
29poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui,
allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.
Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti,
30non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto
quanto ci avevi ordinato per il nostro bene.
31Ora quanto hai fatto ricadere su di noi,
tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto giudizio:
32ci hai dato in potere dei nostri nemici,
ingiusti, i peggiori fra gli empi,
e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra.
33Ora non osiamo aprire la bocca:
disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi,
ai tuoi adoratori.
34Non ci abbandonare fino in fondo,
per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;
35non ritirare da noi la tua misericordia,
per amore di Abramo tuo amico,
di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo,
36ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
la loro stirpe come le stelle del cielo,
come la sabbia sulla spiaggia del mare.
37Ora invece, Signore,
noi siamo diventati più piccoli
di qualunque altra nazione,
ora siamo umiliati per tutta la terra
a causa dei nostri peccati.
38Ora non abbiamo più né principe,
né capo, né profeta, né olocausto,
né sacrificio, né oblazione, né incenso,
né luogo per presentarti le primiziee trovar misericordia.
39Potessimo esser accolti con il cuore contrito
e con lo spirito umiliato,
come olocausti di montoni e di tori,
come migliaia di grassi agnelli.
40Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te
e ti sia gradito,
perché non c'è confusione per coloro che confidano in te.
41Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
ti temiamo e cerchiamo il tuo volto.
42Fa' con noi secondo la tua clemenza,
trattaci secondo la tua benevolenza,
secondo la grandezza della tua misericordia.
43Salvaci con i tuoi prodigi,
da' gloria, Signore, al tuo nome.
44Siano invece confusi quanti fanno il male ai tuoi servi,
siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza;
e sia infranta la loro forza!
45Sappiano che tu sei il Signore,
il Dio unico e glorioso su tutta la terra".

46I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti.47La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace48e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace.49Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco50e rese l'interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.

51Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:

52"Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
53Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
54Benedetto sei tu nel trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
55Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
56Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
57Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
58Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
59Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
60Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
61Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
62Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
63Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
64Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
65Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
66Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
67Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
68Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
69Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
70Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
71Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
72Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
73Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
74Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
75Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
76Benedite, creature tutte
che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
77Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
78Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
79Benedite, mostri marini
e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
80Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
81Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
82Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
83Benedica Israele il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
84Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
85Benedite, o servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
86Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
87Benedite, pii e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
88Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
89Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché la sua grazia dura sempre.
90Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dèi,
lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura sempre".

91Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: "Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". "Certo, o re", risposero.
92Egli soggiunse: "Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dèi".
93Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace con il fuoco acceso e prese a dire: "Sadràch, Mesàch, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori". Allora Sadràch, Mesàch e Abdènego uscirono dal fuoco.
94Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere; che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l'odore del fuoco era penetrato in essi.
95Nabucodònosor prese a dire: "Benedetto il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio che il loro Dio.
96Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta a un mucchio di rovine, poiché nessun altro dio può in tal maniera liberare".
97Da allora il re promosse Sadràch, Mesàch e Abdènego a cariche pubbliche nella provincia di Babilonia.

98Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano in tutta la terra: Pace e prosperità!99M'è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.

100Quanto sono grandi i suoi prodigi
e quanto straordinarie le sue meraviglie!
Il suo regno è un regno eterno
e il suo dominio di generazione in generazione.


Atti degli Apostoli 26

1Agrippa disse a Paolo: "Ti è concesso di parlare a tua difesa". Allora Paolo, stesa la mano, si difese così:2"Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi discolpare da tutte le accuse di cui sono incriminato dai Giudei, oggi qui davanti a te,3che conosci a perfezione tutte le usanze e questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza.4La mia vita fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei;5essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della nostra religione.6Ed ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri,7e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. Di questa speranza, o re, sono ora incolpato dai Giudei!8Perché è considerato inconcepibile fra di voi che Dio risusciti i morti?
9Anch'io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno,10come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano condannati a morte, anch'io ho votato contro di loro.11In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e, infuriando all'eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle città straniere.
12In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti, verso mezzogiorno13vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio.14Tutti cademmo a terra e io udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro il pungolo.15E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore rispose: Io sono Gesù, che tu perseguiti.16Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora.17Per questo ti 'libererò' dal popolo e 'dai pagani, ai quali ti mando'18'ad aprir' loro 'gli occhi', perché passino 'dalle tenebre alla luce' e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me.
19Pertanto, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste;20ma prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione.21Per queste cose i Giudei mi assalirono nel tempio e tentarono di uccidermi.22Ma l'aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi. Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere,23che cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani".

24Mentr'egli parlava così in sua difesa, Festo a gran voce disse: "Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!".25E Paolo: "Non sono pazzo, disse, eccellentissimo Festo, ma sto dicendo parole vere e sagge.26Il re è al corrente di queste cose e davanti a lui parlo con franchezza. Penso che niente di questo gli sia sconosciuto, poiché non sono fatti accaduti in segreto.27Credi, o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi".28E Agrippa a Paolo: "Per poco non mi convinci a farmi cristiano!".29 E Paolo: "Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero così come sono io, eccetto queste catene!".
30Si alzò allora il re e con lui il governatore, Berenìce, e quelli che avevano preso parte alla seduta31e avviandosi conversavano insieme e dicevano: "Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene".32E Agrippa disse a Festo: "Costui poteva essere rimesso in libertà, se non si fosse appellato a Cesare".


Capitolo XXIV: Guardarsi dall’indagare curiosamente la vita degli altri

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1. Figlio, non essere curioso; non prenderti inutili affanni. Che t'importa di questo e di quello? "Tu segui me" (Gv 21,22). Che ti importa che quella persona sia di tal fatta, o diversa, o quell'altra agisca e dica così e così? Tu non dovrai rispondere per gli altri; al contrario renderai conto per te stesso. Di che cosa dunque ti vai impicciando? Ecco, io conosco tutti, vedo tutto ciò che accade sotto il sole e so la condizione di ognuno: che cosa uno pensi, che cosa voglia, a che cosa miri la sua intenzione. Tutto deve essere, dunque, messo nelle mie mani. E tu mantieniti in pace sicura, lasciando che altri si agiti quanto crede, e metta agitazione attorno a sé: ciò che questi ha fatto e ciò che ha detto ricadrà su di lui, poiché, quanto a me, non mi può ingannare.  

2. Non devi far conto della vanità di un grande nome, né delle molte amicizie, né del particolare affetto di varie persone: tutte cose che sviano e danno un profondo offuscamento di spirito. Invece io sarò lieto di dirti la mia parola e di palesarti il mio segreto, se tu sarai attento ad avvertire la mia venuta, con piena apertura del cuore. Stai dunque in guardia, veglia in preghiera (1 Pt 4,7), e umiliati in ogni cosa (Sir 3,20).


DISCORSO 229 SUI SACRAMENTI DEI FEDELI DELLA DOMENICA DELLA SANTA PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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Noi, diventati corpo di Cristo, siamo quel che riceviamo.

1. Quel che vedete sulla mensa del Signore, carissimi, è pane e vino; ma questo pane e questo vino, con la mediazione della parola, diventa il corpo e il sangue del Verbo. Infatti il Signore che in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 1, per quella sua misericordia a motivo della quale non trascurò quel che aveva creato a sua immagine, si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi 2, come sapete. Così questo Verbo assunse l'uomo, ossia l'anima e la carne dell'uomo, e si fece uomo pur rimanendo Dio. E siccome anche patì per noi, in questo sacramento ci ha affidato il suo corpo e il suo sangue; e anche noi ha trasformati in esso. Noi pure infatti siamo diventati suo corpo e, per la sua misericordia, quel che riceviamo lo siamo. Ripensate che cos'era una volta nei campi questa sostanza, come la terra la partorì, la pioggia la nutrì e la fece diventare spiga; poi il lavoro dell'uomo la radunò nell'aia, la trebbiò, la ventilò, la ripose [nei granai], poi la tirò fuori, la macinò, l'impastò, la cosse, ed ecco finalmente la fece diventare pane. Ed ora pensate a voi stessi: non eravate e siete stati creati, siete stati radunati nell'aia del Signore, siete stati trebbiati col lavoro dei buoi, ossia di coloro che annunziano il Vangelo. Quando da catecumeni eravate rinviati, venivate conservati nei granai. Poi avete dato i vostri nomi; avete cominciato ad essere macinati con digiuni ed esorcismi. Quindi siete venuti all'acqua e siete stati impastati e siete diventati una cosa sola. Col sopraggiungere del fuoco dello Spirito Santo siete stati cotti e siete diventati pane del Signore.

Come il sacramento esprime unità, così noi dobbiamo conservare l'unità.

2. Questo è quello che avete ricevuto. Come dunque vedete che esprime unità tutto quel che è stato fatto, così anche voi siate uno, amandovi, mantenendo l'unità della fede, l'unità della speranza, l'indivisibilità della carità. Quando questa cosa la ricevono gli eretici, ricevono una testimonianza contro se stessi, perché essi vanno cercando la divisione, mentre questo pane è segno di unità. Allo stesso modo anche il vino era in tanti acini e ora è una cosa sola; è uno nella soavità del calice, ma prima è stato spremuto nel torchio. E anche voi, dopo quei digiuni, dopo le fatiche, dopo l'umiliazione e la contrizione, ormai nel nome di Cristo siete confluiti in un certo senso nel calice del Signore. Siete dunque qui sulla mensa, siete qui nel calice. Tutto questo lo siete insieme con noi. Insieme infatti ne prendiamo, insieme ne beviamo, perché insieme viviamo.

Spiegazione delle parti sacrificali della Messa.

3. Ed ora sentirete quel che anche ieri avete sentito; oggi però vi viene spiegato quel che avete sentito e che anche avete risposto (o forse siete stati zitti mentre rispondevano gli altri, ma intanto ieri avete imparato quel che oggi bisogna rispondere). Dopo il saluto che conoscete, cioè: Il Signore sia con voi, avete sentito: In alto i cuori. Tutta la vita dei cristiani veri è cuore in alto, non dei cristiani solo di nome, ma dei cristiani nei fatti e nella verità, tutta la vita è cuore in alto. Che vuol dire: cuore in alto? Speranza in Dio, non in te stesso. Tu infatti sei di quaggiù, Dio di lassù. Se riponi la speranza in te stesso il tuo cuore è quaggiù, non in alto. Perciò quando sentite dal sacerdote: In alto i cuori, voi rispondete: Sono rivolti al Signore. Fate in modo che la risposta sia vera, perché rispondete di fronte ad atti divini; sia proprio vero quel che dichiarate e non succeda che la lingua parli e la coscienza neghi. E poiché anche questo, cioè l'avere il cuore in alto, è Dio che ve lo dona e non le vostre forze, appena avete dichiarato di avere il cuore in alto verso il Signore, il sacerdote continua dicendo: Rendiamo grazie al Signore Dio nostro. Rendiamo grazie di che cosa? Perché il nostro cuore è in alto e, se non fosse stato lui a sollevarlo, noi staremmo a terra. E subito dopo [viene] quel che si fa nella santa orazione che voi ascolterete, in cui, mediante la parola, si fa presente il corpo e il sangue di Cristo. Togli infatti la parola, ed è pane e vino; mettici la parola, e subito è un'altra cosa. Che cos'è quest'altra cosa? Il corpo di Cristo, il sangue di Cristo. Togli dunque la parola: è pane e vino; mettici la parola e diventa sacramento. Su queste cose voi dite Amen. Dire Amen, è sottoscrivere. Amen in latino vuol dire "È verità". Poi si dice l'Orazione del Signore, che voi avete ricevuto e reso. Perché si dice prima di ricevere il corpo e il sangue di Cristo? Perché se, per fragilità umana, la nostra mente ha concepito qualcosa che non stava bene, se la lingua si è lasciata scappare qualcosa d'inopportuno, se l'occhio ha guardato qualcosa in un modo che non conveniva, se l'orecchio ha prestato benevola attenzione a qualcosa di scorretto, se mai qualcosa di simile è stato contratto per le tentazioni di questo mondo e per la fragilità della vita umana, questo viene cancellato nell'Orazione del Signore con le parole: Rimetti a noi i nostri debiti 3. Così possiamo accostarci tranquilli, senza pericolo che quel che riceviamo lo mangiamo e beviamo a nostra condanna 4. Dopo ciò si dice: La pace sia con voi. Grande sacramento è il bacio della pace! Il tuo bacio sia veramente un segno d'amore. Non essere un Giuda! Giuda il traditore con la bocca baciava Cristo, ma nel cuore gli tendeva insidie. Ma può darsi che sia un altro ad avere contro di te un animo ostile e tu non riesci a convincerlo, a rappacificarlo: bisogna che lo sopporti. Non rendergli male per male 5 nel tuo cuore; egli odia, tu ama e puoi baciare con tranquillità. Avete ascoltato poche cose, ma grandi; non siano disprezzate perché poche, ma stimate per il loro peso. D'altra parte non potete esser troppo caricati, se volete ritenere le cose che sono state dette.

 

1 - Gv 1, 1.

2 - Gv 1, 14.

3 - Mt 6, 12.

4 - Cf. 1 Cor 11, 29.

5 - Cf. Pt 3, 9; Rm 12, 17; 1 Tess 5, 15.


Seconda parte. In cosa consiste la vera devozione a Maria.

Il segreto di Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort

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I. Parecchie vere devozioni alla Madonna.

24) In realtà vi sono parecchie vere devozioni alla Madonna. Non intendo parlare qui delle false.

25) La prima è quella di compiere i doveri di cristiano: evitare il peccato mortale, agire più per amore che per timore, pregare ogni tanto Maria e onorarla come Madre di Dio, senza altra speciale devozione verso di lei.

26) La seconda è quella di avere sentimenti più perfetti di stima, amore, fiducia e venerazione verso la Madonna. Tale forma di devozione induce a entrare nelle confraternite del santo Rosario, dello Scapolare, a recitare il Rosario, a onorare le sue immagini e i suoi altari, a divulgare le sue lodi e a iscriversi nelle sue congregazioni. Questa devozione è buona, santa e lodevole perché esclude il peccato; ma non è tanto perfetta né tanto efficace da distaccare le anime dalle creature e da se stesse per unirle a Gesù Cristo.

27) La terza devozione alla Madonna, conosciuta e praticata da pochissime persone, è quella che sto per rivelarti.

II. La pratica perfetta di devozione a Maria.

1) In cosa consiste.

28) Anima predestinata, essa consiste nel darsi interamente, in qualità di schiavo, a Maria e a Gesù per mezzo di Maria; e poi nel fare ogni cosa con Maria, in Maria, per mezzo di Maria e per Maria.

Spiego questi termini.

29) Occorre scegliere una data importante per darsi, consacrarsi e sacrificare volontariamente e per amore, senza costrizione, interamente, senza limitazioni, il corpo e l'anima, con i beni esteriori di fortuna - come la casa, la famiglia e le proprie rendite - e con quelli interiori dello spirito - i meriti, le grazie, le virtù e le soddisfazioni.
Qui occorre notare che con questa devozione si fa sacrificio a Gesù per mezzo di Maria di tutto ciò che un'anima ha di più prezioso e che nessun istituto religioso fa sacrificare, cioè del personale diritto di disporre di sé e del valore delle proprie preghiere, elemosine, mortificazioni e soddisfazioni. Se ne abbandona alla Vergine l'intera disposizione, perché applichi tutto secondo la sua volontà alla maggior gloria di Dio che lei sola conosce perfettamente.

30) Si mette a sua disposizione tutto il valore soddisfattorio e impetratorio delle buone opere. Perciò, dopo aver fatto tale offerta, pur senza voto, non si è più padroni del bene che si compie, e la Madonna lo può applicare sia a un'anima del purgatorio da consolare o da liberare, sia a un povero peccatore da convertire.

31) Con questa devozione si mettono nelle mani della Madonna i propri meriti, ma soltanto perché li conservi, li aumenti, li abbellisca. Infatti i meriti in ordine alla grazia santificante e alla gloria non si possono cedere agli altri.
Le si offrono invece tutte le preghiere e le buone opere in quanto impetratorie e soddisfattorie, affinché le distribuisca e le applichi a chi vorrà. Se, dopo essersi consacrati in tal modo alla Madonna, si desiderasse aiutare un'anima del purgatorio, salvare un peccatore, aiutare un nostro amico con le preghiere, le elemosine, le mortificazioni, i sacrifici, bisognerà chiederglielo umilmente e stare a quanto ella deciderà pur senza venirne a conoscenza, convinti che il valore delle azioni non potrà non essere ordinato alla maggior gloria di Dio, poiché è dispensato dalla stessa mano di cui Egli si serve per dispensare le sue grazie e i suoi doni.

32) Ho detto che questa devozione consiste nel darci a Maria in qualità di schiavi. Bisogna notare che ci sono tre forme di schiavitù.
La prima è la schiavitù di natura: gli uomini, buoni o cattivi, sono schiavi di Dio in questo modo.
La seconda è la schiavitù di costrizione: i demoni e i dannati sono schiavi di Dio in questo modo.
La terza è la schiavitù d'amore e di volontà: è quella con la quale dobbiamo consacrarci a Dio per mezzo di Maria, nel modo più perfetto di cui creatura possa servirsi per darsi al suo Creatore.

33) Nota inoltre la netta differenza fra servo e schiavo. Il servo esige un salario per il proprio servizio, lo schiavo no. Il servo è libero di lasciare il padrone quando vuole e lo serve per un periodo determinato; lo schiavo non può secondo giustizia abbandonare il padrone, essendogli dato per sempre. Il servo non cede al padrone il diritto di vita e di morte sulla propria persona; lo schiavo si dà completamente, di modo che il padrone potrebbe farlo morire senza incontrare noie con la giustizia.
Ma è facile vedere che lo schiavo di costrizione subisce la più stretta delle dipendenze, che non può convenire che a un uomo nei confronti del suo Creatore. Ecco perché i cristiani non hanno tali schiavi, li hanno solo i turchi e gli idolatri.

34) Felice, mille volte felice l'anima generosa che, dopo aver scosso da sé la tirannica schiavitù del demonio con il battesimo, si consacra in qualità di schiava d'amore a Gesù per mezzo di Maria!

2) Eccellenza di questa pratica.

35) Mi occorrerebbero molti doni di luce per descrivere perfettamente l'eccellenza di questa pratica. Ne accennerò solamente di sfuggita:
1) Darsi a Gesù per le mani di Maria in questo modo è imitare Dio Padre che ci ha dato il Figlio solo per mezzo di Maria, e comunica le sue grazie solo per mezzo di Maria. È imitare Dio Figlio che è venuto a noi solo per mezzo di Maria e, avendoci dato l'esempio per fare come egli ha fatto, ci ha incoraggiati ad andare a lui per lo stesso mezzo per il quale egli è venuto a noi, Maria. È imitare lo Spirito Santo che comunica le sue grazie e i suoi doni solo per mezzo di Maria. Non è forse giusto che la grazia ritorni al proprio autore - dice S. Bernardo - per lo stesso canale per il quale è venuta a noi?

36) 2) Andare a Gesù Cristo per mezzo di Maria è onorare veramente Gesù Cristo, perché è mettere in risalto la nostra indegnità di avvicinare la sua santità infinita direttamente, da soli, a causa dei nostri peccati, e il bisogno che abbiamo di Maria, sua santa Madre, quale avvocata e mediatrice presso di lui, nostro mediatore. È nello stesso tempo avvicinarsi a lui come nostro mediatore e fratello e umiliarsi davanti a lui come nostro Dio e giudice. Insomma è praticare l'umiltà che rapisce sempre il cuore di Dio.

37) 3) Consacrarsi così a Gesù per mezzo di Maria, è mettere nelle mani di Maria le nostre buone opere che, anche se sembrano buone, sono molto spesso macchiate e indegne dello sguardo e dell'accettazione di Dio davanti al quale le stelle non sono pure.
Ah! Preghiamo questa buona Madre e Signora affinché, dopo aver accolto la nostra povera offerta, la purifichi, santifichi, elevi e abbellisca fino a renderla degna di Dio. Tutti i guadagni della nostra anima sono meno davanti a Dio, il Padre di famiglia, per guadagnare la sua amicizia e la sua grazia, della mela bacata di un povero contadino affittuario di sua maestà, davanti al re, per pagare l'affitto. Che farebbe il pover'uomo se fosse avveduto e se fosse ben accolto presso la regina? Non le darebbe la sua mela? Amica del povero contadino e rispettosa verso il re, ella toglierebbe alla mela il bacato e il guasto, e la metterebbe su di un vassoio d'oro circondata di fiori. E il re non l'accetterebbe con gioia dalle mani della regina che vuol bene a questo contadino? "Modicum quid offerre desideras? manibus Mariae tradere cura, si non vis sustinere repulsam". "Desideri offrire a Dio qualche piccola cosa? - dice san Bernardo - procura di presentarla per le mani di Maria, se non vuoi ricevere un rifiuto".

38) Tutto quello che facciamo è piccola cosa! Mettiamolo allora nelle mani di Maria con questa devozione. Quando ci saremo dati realmente a lei, tanto quanto ci si può donare, spogliandoci di tutto in suo onore, ella sarà infinitamente più generosa verso di noi, ci darà per un uovo un bue (pour un oeuf un boeuf). Si comunicherà a noi interamente, con i suoi meriti e le sue virtù; metterà la nostra offerta sul vassoio d'oro della sua carità e come Rebecca fece con Giacobbe ci rivestirà degli splendidi abiti di suo Figlio primogenito e unigenito, Gesù Cristo, cioè dei suoi meriti che ha a disposizione. Così, quali suoi domestici e schiavi, dopo esserci spogliati di tutto per onorarla, avremo vestiti doppi: "Omnes domestici eius vestiti sunt duplicibus": vestiti, ornamenti, profumi, meriti e virtù di Gesù e di Maria nell'anima di uno schiavo di Gesù e di Maria spogliato di se stesso e fedele nella sua spoliazione.

39) 4) Darsi in questo modo alla Madonna è esercitare la carità verso il prossimo nel più alto grado possibile, poiché farsi volontariamente suo schiavo è darle quello che si ha di più caro affinché ne possa disporre liberamente in favore dei vivi e dei morti.

40) 5) Con questa devozione si mettono al sicuro le proprie grazie, i meriti e le virtù, perché si costituisce Maria depositaria di tutto, dicendole: "Mia cara Signora, prendi, eccoti quanto ho fatto di bene con la grazia di tuo Figlio. Io non sono capace di custodirlo perché sono debole e incostante, perché grande è il numero e la perfidia dei miei nemici che mi assalgono giorno e notte. Ahimè! ogni giorno si vedono cadere nel fango i cedri del Libano, e mutarsi in uccelli notturni le aquile che si elevavano fino al sole, e cadere mille giusti alla sinistra e diecimila alla destra. Perciò, o potente, potentissima regina, custodisci ogni mio bene perché non me lo rubino, sostienimi perché non cada! Ti affido in deposito quanto possiedo: Depositum custodi. - Scio cui credidi. So bene chi sei, per questo mi affido completamente a te. Sei fedele a Dio e agli uomini, e non permetterai che si perda niente di quanto ti affido. Tu sei potente, e nulla ti può nuocere, né rapire quanto tieni nelle tue mani!". "Ipsam sequens non devias; ipsam rogans non desperas; ipsam cogitans non erras; ipsa tenente, non corruis; ipsa protegente, non metuis; ipsa duce, non fatigaris; ipsa propitia, pervenis" (San Bernardo, Inter flores, cap. 135). E altrove: "Detinet Filium ne percutiat; detinet diabolum ne noceat; detinet virtutes ne fugiant; detinet merita ne pereant; detinet gratiam ne effluat". Sono parole di S. Bernardo, ed esprimono in sostanza quanto ho appena detto. Se ci fosse solo questo motivo per indurmi a questa devozione, cioè il mezzo di conservarmi e crescere nella grazia di Dio, dovrei far fuoco e fiamme per essa!

41) 6) Questa devozione rende l'anima veramente libera della libertà dei figli di Dio. Siccome è per amore di Maria che ci si riduce in volontaria schiavitù, questa cara Signora, in segno di riconoscenza, allarga e dilata il nostro cuore e ci fa camminare a passi da gigante sulla via dei comandamenti di Dio. Scaccia la noia, la tristezza e lo scrupolo. Fu questa la devozione insegnata da nostro Signore a suor Agnese di Langeac, morta in fama di santità, come un sicuro mezzo per liberarsi dalle grandi pene e perplessità in cui si trovava. Le disse infatti: "Renditi schiava di mia Madre, e mettiti la catenina!". Fatto ciò, tutte le sue pene scomparvero all'istante.

42) Per legittimare questa devozione bisognerebbe riportare qui tutte le bolle e indulgenze dei papi, le circolari dei vescovi, in suo favore, le confraternite erette in suo onore, l'esempio di molti santi e di grandi personaggi che l'hanno praticata; ma tacerò tutto questo.

3) Sua formula interiore e suo spirito.

43) Ho detto poi che questa devozione consiste nel fare tutte le cose con Maria, in Maria, per mezzo di Maria e per Maria.

44) Non basta donarsi una volta a Maria in qualità di schiavo; non basta nemmeno farlo ogni mese e ogni settimana; sarebbe una devozione troppo fugace e non eleverebbe l'anima alla perfezione cui è capace di portare. Non ci sono molte difficoltà a iscriversi a una confraternita, ad abbracciare questa devozione e a dire qualche preghiera vocale tutti i giorni, come essa prescrive. La grande difficoltà è entrare nello spirito di questa devozione, che è quello di rendere l'anima interiormente dipendente e schiava della santissima Vergine e di Gesù per mezzo di lei.
Ho incontrato molte persone che con ammirevole ardore si sono poste sotto la loro santa schiavitù, solo esteriormente. Ma molto raramente ho incontrato qualcuno che ne avesse lo spirito e ancora meno che vi abbiano perseverato.


Agire con Maria.
45) 1) La pratica essenziale di questa devozione consiste nel fare tutte le azioni con Maria, cioè nel prendere la Madonna come modello perfetto delle nostre azioni.

46) Perciò, prima di iniziare a fare qualcosa, bisogna rinunciare a se stessi e ai propri punti di vista anche migliori. Bisogna annientarsi davanti a Dio come degli incapaci di ogni bene soprannaturale e di ogni azione utile alla salvezza se lasciati a se medesimi. Bisogna ricorrere alla santissima Vergine, e unirsi a lei e alle sue intenzioni anche se non conosciute. Bisogna unirsi per mezzo di Maria alle intenzioni di Gesù Cristo, cioè mettersi nelle mani della Vergine come uno strumento perché sia lei a fare in noi, di noi e per noi come meglio crede, alla maggior gloria di Gesù suo Figlio e per mezzo di lui alla gloria del Padre; in modo che non si intraprenda nulla nella vita interiore se non in dipendenza da lei.


Agire in Maria.
47) 2) Bisogna fare ogni cosa in Maria. Bisogna cioè abituarsi a poco a poco a raccogliersi dentro di sé per formarsi una piccola idea o immagine spirituale di Maria. Ella sarà per l'anima l'oratorio in cui formulare tutte le preghiere a Dio senza timore di essere respinti, la torre di Davide per mettersi al sicuro contro tutti i nemici, la lampada accesa per illuminare tutto l'interno e per ardere del divino amore, l'ostensorio sacro per vedere Dio con lei, infine il suo unico tutto presso Dio e il suo ricorso universale. Quando l'anima prega, prega in Maria. Quando riceve Gesù nella comunione, lo depone in Maria perché vi trovi le sue compiacenze. Quando agisce, lo fa in Maria. Dappertutto e in tutto farà atti di rinuncia a se stessa.


Agire per mezzo di Maria.
48) 3) Non bisogna mai andare a Gesù, nostro Signore, se non per mezzo dell'intercessione di Maria e del suo credito presso di lui, non pregandolo mai senza di lei.

Agire per Maria.
49) 4) Bisogna fare tutte le azioni per Maria. Essendo schiava di questa augusta regina, bisogna che l'anima non lavori più che per lei, a suo vantaggio, per la sua gloria come fine prossimo e per la gloria di Dio come fine ultimo. Ella deve dunque in tutto quello che fa rinunciare al suo amor proprio, che si prende quasi sempre per fine in maniera quasi impercettibile, e ripetere spesso dal profondo del cuore: "Mia cara Signora, è per te che vado qui o là, che faccio questo o quello, che soffro questa pena o questa ingiuria".

50) Guardati bene, anima predestinata, dal credere che sia più perfetto andare direttamente a Gesù, direttamente a Dio, nel tuo agire e nella tua intenzione. Se vuoi andarci senza Maria, il tuo agire, la tua intenzione sarà di poco valore; ma andandoci per mezzo di Maria, è l'agire di Maria in te, e di conseguenza sarà di altissimo valore e molto degno di Dio.

51) Inoltre, guardati bene dallo sforzarti di sentire e gustare quello che dici e fai. Parla e agisci sempre con la pura fede che Maria ha avuto sulla terra e che con l'andar del tempo ti comunicherà. Lascia alla tua regina, povera piccola schiava, la visione chiara di Dio, gli slanci, le gioie, le delizie, le ricchezze, e accontentati della pura fede, piena di apatie, distrazioni, noie e aridità. Di': "Amen, così sia, a quello che fa Maria, mia Signora, in cielo. È quello che di meglio in questo momento posso fare".

52) Infine, guardati bene dal tormentarti se non godrai subito la dolce presenza della Madonna nel tuo intimo. Questa grazia non è data a tutti. E quando Dio per grande misericordia ne favorisce un'anima, è facile perderla se l'anima non è fedele a raccogliersi spesso. Se tale disgrazia ti capitasse, ritorna dolcemente alla tua sovrana e rendile onorevole riparazione.

4) Effetti che produce nell'anima fedele.

53) L'esperienza ti insegnerà infinitamente più di quanto ti dico. E se sarai stata fedele nel poco che ti ho detto, troverai tanta ricchezza e tanta grazia in questa pratica, che ne resterai sorpresa e la tua anima si riempirà di gioia.

54) Lavoriamo dunque, cara anima, e facciamo in modo che, per mezzo di questa devozione fedelmente praticata, l'anima di Maria sia in noi per glorificare il Signore, lo spirito di Maria sia in noi per gioire in Dio suo Salvatore. Come dice Sant'Ambrogio: "Sit in singulis anima Mariae ut magnificet Dominum, sit in singulis spiritus Mariae ut exultet in Deo". E non credere che ci sia più gloria e più felicità a dimorare nel seno di Abramo, che è il paradiso, che nel seno di Maria, poiché Dio vi ha posto il suo trono. Come dice l'abate Guerrico: "Ne credideris maioris esse felicitatis habitare in sinu Abrahae, qui vocatur Paradisum, quam in sinu Mariae in quo Dominus thronum suum posuit".

55) Questa devozione, fedelmente praticata, produce una infinità di effetti nell'anima. Ma il principale dono che le anime posseggono è stabilire quaggiù la vita di Maria nell'anima, in modo che non è più l'anima che vive, ma Maria in lei, o l'anima di Maria diventa la sua anima, per così dire. Ora, quando per grazia ineffabile, ma vera, la divina Maria è regina in un'anima, che meraviglie vi opera! Siccome ella è l'artefice delle grandi meraviglie, particolarmente interiori, vi lavora in segreto, all'insaputa dell'anima stessa, che se ne venisse a conoscenza distruggerebbe la bellezza delle sue opere.

56) Poiché Maria è dappertutto Vergine feconda, ella porta nell'intimo dove si trova la purezza del cuore e del corpo, la purezza delle intenzioni e dei propositi, la fecondità delle buone opere. Anima cara, non credere che Maria, la più feconda di tutte le creature, capace perfino di produrre un Dio, resti oziosa in un'anima fedele. La farà vivere incessantemente in Gesù Cristo e Gesù Cristo in lei. "Filioli mei, quos iterum parturio donec formetur Christus in vobis" (Gal 4,19), e se Gesù Cristo è il frutto di Maria in ogni anima, è particolarmente nell'anima dove lei si trova che Gesù Cristo è suo frutto e suo capolavoro.

57) Infine, Maria diviene tutto per l'anima accanto a Gesù Cristo; illumina il suo spirito con la sua pura fede, rende più profondo il suo cuore con la sua umiltà, lo dilata e lo infiamma con la sua carità, lo purifica con la sua purezza, lo nobilita e lo rende grande con la sua maternità. Ma su che cosa mi fermo? Soltanto l'esperienza insegna queste meraviglie di Maria, incredibili per la gente sapiente e orgogliosa, e perfino per i comuni devoti e devote.

58) Siccome è per mezzo di Maria che Dio è venuto al mondo la prima volta, nell'umiliazione e nell'annientamento, non si potrà dire che ancora per mezzo di Maria verrà una seconda volta, come lo attende tutta la Chiesa, per regnare dappertutto e giudicare i vivi e i morti? Chi può sapere come ciò avverrà e quando avverrà? Ma io so bene che Dio, i cui pensieri sono più distanti dai nostri che il cielo dalla terra, verrà nel tempo e nel modo meno atteso dagli uomini, anche dai più sapienti e intelligenti nella Sacra Scrittura, che è oscurissima in proposito.

59) Si deve credere, inoltre, che sul finire dei tempi, forse più presto di quanto non si pensi, Dio susciterà grandi uomini pieni di Spirito Santo e dello spirito di Maria, attraverso i quali la celeste Regina compirà grandi meraviglie nel mondo, per distruggere il peccato e stabilire il regno di Gesù Cristo, suo Figlio, su quello del mondo corrotto. Ed è per mezzo di questa devozione alla santissima Vergine, che io non faccio che tracciare e ridurre per mia incapacità, che questi santi uomini verranno a capo di tutto.

5) Pratiche esteriori.

60) Oltre la pratica interiore di questa devozione, di cui abbiamo parlato, ce ne sono di esteriori che non bisogna omettere né trascurare.

Consacrazione e sua rinnovazione.
61) La prima è quella di darsi a Gesù Cristo, in un giorno solenne, per le mani di Maria, della quale ci si fa schiavi, ricevendo la comunione e passando il giorno in preghiera. Tale consacrazione dovrà essere rinnovata almeno una volta all'anno, alla stessa data.

Offerta di un tributo alla Madonna.
62) La seconda è quella di offrire ogni anno, in quel giorno, un piccolo tributo alla Madonna per dimostrarle la propria schiavitù e la propria dipendenza; è stato sempre l'omaggio degli schiavi verso i loro padroni. Questa offerta può consistere in una mortificazione, un'elemosina, un pellegrinaggio, una preghiera. Il beato Marino, stando a quanto racconta suo fratello san Pier Damiani, si dava la disciplina pubblicamente ogni anno, nello stesso giorno, davanti a un altare della Madonna. Non si chiede né consiglia un simile fervore; ma se non si dà molto a Maria, si deve almeno offrire quello che si presenta con cuore umile e molto riconoscente.

Celebrazione speciale della festa dell'Annunciazione.
63) La terza è quella di celebrare tutti gli anni con particolare devozione la festa dell'Annunciazione, che è la festa principale di questa devozione. È stata istituita per onorare e imitare la dipendenza in cui si mise il Verbo eterno in quel giorno per nostro amore.

Recitazione della Coroncina della santissima Vergine e del Magnificat.
64) La quarta consiste nel recitare quotidianamente, ma non sotto pena di alcun peccato in caso di omissione, la Coroncina alla Santissima Vergine, composta di tre Padre Nostro e di dodici Ave Maria. E nel recitare spesso il Magnificat, che è l'unico cantico che abbiamo di Maria, per ringraziare Dio dei suoi benefici e per attirarne di nuovi; soprattutto non bisogna mancare di recitarlo dopo la santa Comunione come ringraziamento, come il sapiente Gersone ritiene che facesse la Madonna stessa dopo la Comunione.

Portare la catenina.
65) La quinta è quella di portare al collo o al braccio, al piede o alla vita una catenina benedetta. Tale pratica può omettersi senza intaccare la sostanza di questa devozione, però sarebbe dannoso disprezzarla e condannarla, e pericoloso trascurarla.
Ecco i motivi che inducono a portare questo segno esteriore:

1) per garantirsi contro le funeste catene del peccato originale e attuale con cui siamo stati legati;

2) per onorare le corde e i legami amorosi con cui nostro Signore volle essere legato per renderci veramente liberi;

3) siccome si tratta di legami di carità, traham eos in vinculis caritatis, per ricordare che dobbiamo agire sempre mossi da questa virtù;

4) infine, per ricordare la nostra dipendenza da Gesù e da Maria in qualità di schiavi.
Parecchie persone illustri che s'erano fatte schiave di Gesù e di Maria stimavano tanto queste catenine che si lamentavano che non era loro consentito trascinarle pubblicamente al piede come gli schiavi dei turchi.
O catene più preziose e gloriose delle collane d'oro e pietre preziose di tutti gli imperatori, perché esse ci legano a Gesù Cristo e alla sua santa Madre e ne sono i nobili distintivi e divise!
Occorre ricordare l'opportunità che le catene, se non d'argento, siano almeno di ferro, a causa della comodità nel portarle.
Non bisogna mai lasciarle durante la vita, affinché ci possano accompagnare fino al giorno del giudizio. Quale gioia, quale gloria, quale trionfo per un fedele schiavo in quel giorno che le sue ossa, al suono della tromba, sorgano dalla terra ancora legate dalla catena della schiavitù! Questo solo pensiero deve fortemente animare un devoto schiavo a non lasciarle mai, per quanto possano essere scomode alla natura.


IL MIO CUORE SI RALLEGRA DAVANTI AL CORAGGIO DEI MIEI ELETTI PC-63 2 novembre 1996

Catalina Rivas

Il Signore
Come sono sereno e contento che Mio figlio lavori con Noi! Quale gioia sente il Mio Cuore davanti al coraggio dei Miei eletti! Vuoi ringraziarlo per Me? Amore della Mia Passione, fiore nascosto, spuntato in mezzo ai cardi perché il tuo Dio faccia fiorire un giardino nel più profondo del tuo cuore, là dove il tuo padrone e Signore vorrebbe fare la sua dimora... Non c’è nulla che rimanga nascosto al mondo. Già è stato tutto detto. Ora, parla per Me, piccolo niente... Và a dire al mondo, ora, che l’uomo non è il frutto di una provetta, e che il Mio Spirito non può elevare il soffio di una vita secondo il volere dell’uomo piccolo e miserabile... Uomo superbo che vuoi sfidare il tuo Dio, quando, in realtà, non sei che un verme! E se Io ti trasformassi in Farfalla?

Ora, Mia buona figlia, non devi avere paura; và, e dì all’uomo che la sua nudità non può essere coperta che dal Mio amore... Non devi chiederti se ti accetteranno o no, se dovrai parlare oppure no. Io te lo comando: và nel mondo e parla della Mia Misericordia. Dì loro che Io sono un Dio d’amore e non un Dio che dimentica. Se l’uomo Mi ama, come potrei, Io, non benedire il suo destino? Se l’uomo si abbandona a Me, come potrei dimenticare questo abbandono? Se l’uomo compie la Mia Divina Volontà, come posso avere parole che non siano di pietà e di amore per lui? Riconoscetemi come vostro principio e vostro fine, e Io vi riconoscerò come figli ed eredi del Mio Regno.Grazie, piccola, e corri a dire all’uomo il Mio amore e il Mio dolore. Va a raccontare al mondo tutte le delizie che la creatura può trovare vicino al suo Signore. Andate, figli Miei, poiché non c’è quasi più tempo. Il cammino e lungo e pietroso, per colui che cammina scalzo. Io invierò i Miei angeli perché accorcino la distanza e tolgano le pietre... Impegnatevi senza misura, e la vostra ricompensa sarà senza limiti...