Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Quanto abbiamo da imparare dalla Madonna! Era così umile perché era tutta votata a Dio. Era pie­na di grazia e si servì di questo potere eccezionale che era dentro di lei: la grazia di Dio. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 17° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 26

1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli:2"Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso".
3Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa,4e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire.5Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo".

6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso,7gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.8I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: "Perché questo spreco?9Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!".10Ma Gesù, accortosene, disse loro: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me.11I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.12Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.13In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei".

14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti15e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli 'fissarono trenta monete d'argento'.16Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.

17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?".18Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli".19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.21Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?".23Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!".25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".

26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo".27Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti,28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".

30E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.31Allora Gesù disse loro: "Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:

'Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge,'

32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".33E Pietro gli disse: "Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai".34Gli disse Gesù: "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte".35E Pietro gli rispose: "Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.

36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare".37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.38Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me".39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole".42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".43E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina".

47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!".49E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò.50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?".55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato.56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte;60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.61Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: "Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni".62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio".64"Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:

d'ora innanzi vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo'".

65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: "Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia;66che ve ne pare?". E quelli risposero: "È reo di morte!".67Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano,68dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?".

69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: "Anche tu eri con Gesù, il Galileo!".70Ed egli negò davanti a tutti: "Non capisco che cosa tu voglia dire".71Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: "Costui era con Gesù, il Nazareno".72Ma egli negò di nuovo giurando: "Non conosco quell'uomo".73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: "Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!".74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo!". E subito un gallo cantò.75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: "Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". E uscito all'aperto, pianse amaramente.


Genesi 12

1Il Signore disse ad Abram:
"Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò.
2 Farò di te un grande popolo
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
3 Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra".

4Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran.5Abram dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso il paese di Canaan. Arrivarono al paese di Canaan6e Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei.
7Il Signore apparve ad Abram e gli disse: "Alla tua discendenza io darò questo paese". Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso.8Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore.9Poi Abram levò la tenda per accamparsi nel Negheb.
10Venne una carestia nel paese e Abram scese in Egitto per soggiornarvi, perché la carestia gravava sul paese.
11Ma, quando fu sul punto di entrare in Egitto, disse alla moglie Sarai: "Vedi, io so che tu sei donna di aspetto avvenente.12Quando gli Egiziani ti vedranno, penseranno: Costei è sua moglie, e mi uccideranno, mentre lasceranno te in vita.13Di' dunque che tu sei mia sorella, perché io sia trattato bene per causa tua e io viva per riguardo a te".
14Appunto quando Abram arrivò in Egitto, gli Egiziani videro che la donna era molto avvenente.15La osservarono gli ufficiali del faraone e ne fecero le lodi al faraone; così la donna fu presa e condotta nella casa del faraone.16Per riguardo a lei, egli trattò bene Abram, che ricevette greggi e armenti e asini, schiavi e schiave, asine e cammelli.17Ma il Signore colpì il faraone e la sua casa con grandi piaghe, per il fatto di Sarai, moglie di Abram.18Allora il faraone convocò Abram e gli disse: "Che mi hai fatto? Perché non mi hai dichiarato che era tua moglie?19Perché hai detto: È mia sorella, così che io me la sono presa in moglie? E ora eccoti tua moglie: prendila e vàttene!".20Poi il faraone lo affidò ad alcuni uomini che lo accompagnarono fuori della frontiera insieme con la moglie e tutti i suoi averi.


Siracide 26

1Beato il marito di una donna virtuosa;
il numero dei suoi giorni sarà doppio.
2Una brava moglie è la gioia del marito,
questi trascorrerà gli anni in pace.
3Una donna virtuosa è una buona sorte,
viene assegnata a chi teme il Signore.
4Ricco o povero il cuore di lui ne gioisce,
in ogni tempo il suo volto appare sereno.
5Tre cose teme il mio cuore,
per la quarta sono spaventato:
una calunnia diffusa in città, un tumulto di popolo
e una falsa accusa: tutto questo è peggiore della morte;
6ma crepacuore e lutto è una donna gelosa di un'altra
e il flagello della sua lingua si lega con tutti.
7Giogo di buoi sconnesso è una donna malvagia,
colui che la domina è come chi acchiappa uno scorpione.
8Gran motivo di sdegno una donna ubriaca,
non riuscirà a nascondere la vergogna.
9La scostumatezza di una donna è nell'eccitazione degli
sguardi,
si riconosce dalle sue occhiate.
10Fa' buona guardia a una figlia libertina,
perché non ne approfitti, se trova indulgenza.
11Guàrdati dal seguire un occhio impudente,
non meravigliarti se ti spinge verso il male.
12Come un viandante assetato apre la bocca
e beve qualsiasi acqua a lui vicina,
così essa siede davanti a ogni palo
e apre a qualsiasi freccia la faretra.
13La grazia di una donna allieta il marito,
la sua scienza gli rinvigorisce le ossa.
14È un dono del Signore una donna silenziosa,
non c'è compenso per una donna educata.
15Grazia su grazia è una donna pudica,
non si può valutare il peso di un'anima modesta.
16Il sole risplende sulle montagne del Signore,
la bellezza di una donna virtuosa adorna la sua casa.
17Lampada che arde sul candelabro santo,
così la bellezza del volto su giusta statura.
18Colonne d'oro su base d'argento,
tali sono gambe graziose su solidi piedi.

19Due cose mi serrano il cuore,
la terza mi provoca all'ira:
un guerriero che languisca nella miseria,
uomini saggi trattati con disprezzo,
chi passa dalla giustizia al peccato;
il Signore lo tiene pronto per la spada.

20A stento un commerciante sarà esente da colpe,
un rivenditore non sarà immune dal peccato.


Salmi 12

1'Al maestro del coro. Sull'ottava. Salmo. Di Davide.'

2Salvami, Signore! Non c'è più un uomo fedele;
è scomparsa la fedeltà tra i figli dell'uomo.
3Si dicono menzogne l'uno all'altro,
labbra bugiarde parlano con cuore doppio.

4Recida il Signore le labbra bugiarde,
la lingua che dice parole arroganti,
5quanti dicono: "Per la nostra lingua siamo forti,
ci difendiamo con le nostre labbra:
chi sarà nostro padrone?".

6"Per l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri,
io sorgerò - dice il Signore -
metterò in salvo chi è disprezzato".
7I detti del Signore sono puri,
argento raffinato nel crogiuolo,
purificato nel fuoco sette volte.

8Tu, o Signore, ci custodirai,
ci guarderai da questa gente per sempre.
9Mentre gli empi si aggirano intorno,
emergono i peggiori tra gli uomini.


Ezechiele 3

1Mi disse: "Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi va' e parla alla casa d'Israele".2Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo,3dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele.4Poi egli mi disse: "Figlio dell'uomo, va', recati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole,5poiché io non ti mando a un popolo dal linguaggio astruso e di lingua barbara, ma agli Israeliti:6non a grandi popoli dal linguaggio astruso e di lingua barbara, dei quali tu non comprendi le parole: se a loro ti avessi inviato, ti avrebbero ascoltato;7ma gli Israeliti non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me: tutti gli Israeliti sono di dura cervice e di cuore ostinato.8Ecco io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte.9Come diamante, più dura della selce ho reso la tua fronte. Non li temere, non impaurirti davanti a loro; sono una genìa di ribelli".
10Mi disse ancora: "Figlio dell'uomo, tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi:11poi va', recati dai deportati, dai figli del tuo popolo, e parla loro. Dirai: Così dice il Signore, ascoltino o non ascoltino".
12Allora uno spirito mi sollevò e dietro a me udii un grande fragore: "Benedetta la gloria del Signore dal luogo della sua dimora!".13Era il rumore delle ali degli esseri viventi che le battevano l'una contro l'altra e contemporaneamente il rumore delle ruote e il rumore di un grande frastuono.14Uno spirito dunque mi sollevò e mi portò via; io ritornai triste e con l'animo eccitato, mentre la mano del Signore pesava su di me.15Giunsi dai deportati di Tel-Avìv, che abitano lungo il canale Chebàr, dove hanno preso dimora, e rimasi in mezzo a loro sette giorni come stordito.

16Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele.17Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.18Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.19Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.
20Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l'iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l'avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te.21Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato".

22Anche là venne sopra di me la mano del Signore ed egli mi disse: "Alzati e va' nella valle; là ti voglio parlare".23Mi alzai e andai nella valle; ed ecco la gloria del Signore era là, simile alla gloria che avevo vista sul canale Chebàr, e caddi con la faccia a terra.24Allora uno spirito entrò in me e mi fece alzare in piedi ed egli mi disse: "Va' e rinchiuditi in casa.25Ed ecco, figlio dell'uomo, ti saranno messe addosso delle funi, sarai legato e non potrai più uscire in mezzo a loro.26Ti farò aderire la lingua al palato e resterai muto; così non sarai più per loro uno che li rimprovera, perché sono una genìa di ribelli.27Ma quando poi ti parlerò, ti aprirò la bocca e tu riferirai loro: Dice il Signore Dio: chi vuole ascoltare ascolti e chi non vuole non ascolti; perché sono una genìa di ribelli".


Lettera ai Romani 3

1Qual è dunque la superiorità del Giudeo? O quale l'utilità della circoncisione?
-2Grande, sotto ogni aspetto. Anzitutto perché a loro sono state affidate le rivelazioni di Dio.
-3Che dunque? Se alcuni non hanno creduto, la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio?
-4Impossibile! Resti invece fermo che Dio è verace e 'ogni uomo mentitore', come sta scritto:

'Perché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole
e trionfi quando sei giudicato'.

-5Se però la nostra ingiustizia mette in risalto la giustizia di Dio, che diremo? Forse è ingiusto Dio quando riversa su di noi la sua ira? Parlo alla maniera umana.
-6Impossibile! Altrimenti, come potrà Dio giudicare il mondo?
-7Ma se per la mia menzogna la verità di Dio risplende per sua gloria, perché dunque sono ancora giudicato come peccatore?8Perché non dovremmo fare il male affinché venga il bene, come alcuni - la cui condanna è ben giusta - ci calunniano, dicendo che noi lo affermiamo?

9Che dunque? Dobbiamo noi ritenerci superiori? Niente affatto! Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che Giudei e Greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato,10come sta scritto:

'Non c'è nessun giusto, nemmeno uno,'
11'non c'è sapiente, non c'è chi cerchi Dio!'
12'Tutti hanno traviato e si son pervertiti;
non c'è chi compia il bene, non ce n'è neppure uno.'
13'La loro gola è un sepolcro spalancato,
tramano inganni con la loro lingua,
veleno di serpenti è sotto le loro labbra,'
14'la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza.'
15'I loro piedi corrono a versare il sangue;'
16'strage e rovina è sul loro cammino'
17'e la via della pace non conoscono.'
18'Non c'è timore di Dio davanti ai loro occhi'.

19Ora, noi sappiamo che tutto ciò che dice la legge lo dice per quelli che sono sotto la legge, perché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio.20Infatti in virtù delle opere della legge 'nessun uomo sarà giustificato davanti a lui', perché per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato.

21Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti;22giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c'è distinzione:23tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio,24ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù.25Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati,26nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù.

27Dove sta dunque il vanto? Esso è stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede.28Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge.29Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei pagani!30Poiché non c'è che un solo Dio, il quale giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo della fede anche i non circoncisi.31Togliamo dunque ogni valore alla legge mediante la fede? Nient'affatto, anzi confermiamo la legge.


Capitolo XIV: L’ardente brama del Corpo di Cristo in alcuni devoti

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Parola del discepolo

1. "Quanto è grande, o Signore, la ricchezza della tua bontà, riservata a coloro che ti temono" (Sal 30,20). O Signore, quando penso a certe anime devote, che si accostano al tuo Sacramento con grandissima devozione ed amore, spesso mi sento in colpa ed arrossisco. Al tuo altare e alla mensa della santa Comunione io vengo infatti con tanta tiepidezza e freddezza, restando così arido e senza slancio del cuore, non totalmente infiammato dinanzi a te, o mio Dio, e non così fortemente attratto d'amore verso di te, come lo furono molte anime devote. Nel loro grande desiderio della Comunione e nel palpitante loro amore, queste anime devote non potevano trattenersi dal pianto; con la bocca del cuore, e insieme con quella del corpo, anelavano dal profondo a te, fonte viva, non potendo calmare o saziare la propria sete in altro modo che ricevendo il tuo corpo, con piena letizia e con spirituale avidità. Veramente ardente, la loro fede; tale da costituire essa stessa motivo di prova della tua presenza. Questi devoti riconoscono davvero il loro Signore nello spezzare il pane, e il loro cuore arde tutto per quel Gesù, che sta camminando con loro (Lc 24,30s). Da me sono spesso ben lontani un tale slancio devoto, un amore così ardente.

2. Usami misericordia, o buon Gesù, dolce e benigno. Al poveretto tuo, che va implorando, concedi di sentire, almeno qualche volta, nella santa Comunione, un poco dell'impeto amoroso del tuo cuore; così si irrobustirà la mia fede, si dilaterà la speranza nella tua bontà, e in me non verrà mai meno un amore che già arde pienamente e che ha potuto gustare la manna del cielo. Ben può la tua misericordia concedermi almeno la grazia del desiderio e venire a me donandomi ardore di spirito, finché non giunga il giorno da te stabilito. In verità, benché io non sia acceso da una brama così grande come quella delle persone particolarmente a te devote, tuttavia sento, per grazia sua, di desiderare quel desiderio, grande e ardente; prego e sospiro di essere unito a tutti coloro che ti amano con fervore e di essere considerato della loro santa schiera.


DISCORSO 299/E DISCORSO SUL NATALE DEI SANTI SCILLITANI NELLA BASILICA NOVARUM

Discorsi - Sant'Agostino

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Da Cristo la fortezza negli uomini e nelle donne. Gli anni passano all'indietro, non si fanno avanti.

1. La forza dei martiri di Cristo, uomini e donne, è Cristo. Giacché, se soltanto degli uomini si mostrassero forti nel martirio, la virtù sarebbe attribuita al sesso più forte. Il sesso più debole riuscì a superare da forte i patimenti per il fatto che Dio esercita la sua potenza su tutti. Quindi, sia l'uomo che la donna, quando sono tribolati, devono dire: Il Signore è la mia forza 1, e: Ti amo, Signore, mia forza 2. L'amore stesso è forza: infatti chi è capace di amare, tutto può tollerare coraggiosamente per colui che ama. E se l'amore sensuale ha portato a questo gli amanti, ad affrontare animosamente molte pene per le loro frivolezze e colpe, né fanno caso ad alcun pericolo quelli che attentano alla castità altrui, quanto devono essere più tenaci nell'amore di Dio coloro che lo amano, dal quale e in vita e in morte non si possono separare? Immancabilmente l'amante libertino perde ciò che ama se sarà stato ucciso a causa di colei che ama; al contrario, chi ama Dio, non solo forte e giusto, se muore, non perde ciò che ha amato, ma quel che ha amato lo trova morendo. Infine, chi ama la colpa, teme di confessare, chi ama Dio ha timore di rinnegare. Perciò, fratelli, scegliamo quell'amore che ci permette di vivere nell'innocenza, e moriamo serenamente; quindi, data la preferenza a un tale amore, una volta che avrà preso possesso del nostro essere interiore, per noi il vivere sarà Cristo e morire un guadagno 3. Con la morte evitiamo ciò che abbiamo odiato; morendo, raggiungiamo quel che amiamo. Pertanto lo faccia chi ama questa vita, se poi amando non può essere durevole. Sia che ami o che non ami, quel che ami sfugge: sfugge, non conservi quel che ami. Avanzano gli anni, l'età declina, quel che resta si fa breve: quindi, con il prolungarsi della tua vita, gli anni non sono venuti aumentando davanti a te, ma sono passati all'indietro, se fai caso a quanti ne possono rimanere. Infatti, se te li fossi trovati davanti, ti avrebbero reso più lunga la vita; supponiamo ora che ti restino trent'anni: tu stai vivendo perché essi trascorrano. Da quando sei nato, hai accumulato invano molti anni che, vivendo a lungo, hai reso più pochi. Osserva le dita di chi ne sta facendo il calcolo, non attendere che ti si informi di quelli che sono trascorsi, ma di quelli che sono rimasti; ti accorgi, anzi, che questi vengono per scomparire. Infatti, se hai raggiunto le ore nove, non puoi rendere attuali le ore sei: così pure non fai un domani del ieri che è passato; fra poco anche il 'domani' sarà 'ieri'. A che giova non disprezzare queste cose che con l'amore non riesci a conservare? Il giorno che ami ti sfugge, si fa vicino Dio desiderato. Questo ama, dove puoi giungere con l'amore. È fedele, ti sta accanto: accostati a lui. Ed a questo tu eri indolente: è venuto da te, è nato per te, è morto per te.

Il medico ha bevuto per primo il calice amaro della morte. Agli occhi degli uomini appare l'asprezza della morte dei martiri. Ogni parola di Cristo è insegnamento per noi. Nobile risposta di Donata martire.

2. Non temere, dunque, la coppa amara della morte; la morte è indubbiamente amara, ma attraverso questa amarezza si passa ad una grande soavità. Tale amarezza cura le profondità della tua anima, non in quanto tu muori, ma se tu muori per la verità. Tale amarezza è un farmaco, non un veleno: risana il tuo essere interiore, bevi tranquillo. Quel che non ha esitato a bere il medico, per quale ragione esita a berlo il malato? Egli non aveva in sé cosa curare con l'amarezza di quella coppa; beve per te, perché tu non creda ti si dia veleno. Beve per te, perché tu imparassi a dire: Davanti al Signore è preziosa la morte dei suoi santi 4. Confessando Cristo, [i martiri] tollerarono vari tormenti: alcuni furono decapitati, altri arsi al fuoco, altri esposti alle belve, altri privati della sepoltura. Tormenti penosi tutti, crudeli tutti, orribili tutti: ma davanti agli uomini. Pertanto la Scrittura, nel dar risalto alla morte dei martiri, dice: Davanti al Signore è preziosa la morte dei suoi santi, davanti a colui che sa giudicare e non può sbagliare. Notando infatti che la felicità terrena era disprezzata dai sapienti e dai fedeli, uomini stolti ed infedeli ritennero infelici quanti morivano per il nome di Cristo; non avendo gli occhi della fede erano quindi incapaci a scorgere quei beni che erano stati promessi. È venuto l'Autore e il Datore delle promesse: esortando rassicurò, concedendo lo Spirito operò una perfetta guarigione. Ha detto infatti: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla 5. Osserva gli stolti che infieriscono: nel caso ascoltino queste parole, non possono far più nulla. Giacché si accaniscono molto sui cadaveri: dilaniano, bruciano, disperdono, impediscono la sepoltura; e, come per farsene un vanto, dicono: Dov'è quanto ha detto Cristo, per cui quando un uomo avrà ucciso un altro uomo non può fare più nulla? Ecco ho infierito assai su un uomo morto. Gli somiglia nel cuore chi è fisicamente insensibile. Spietato e stolto, che cosa hai fatto? Se quello ha sensibilità, la tua opera c'è, se non l'ha, sei stato inutilmente crudele. Cristo ha detto: Vi mostro invece chi dovete temere: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettarvi nella Geenna 6. Tanto non può fare l'uomo che colpisce e uccide, che giunge a ferire il corpo e, poiché se n'è separato lo spirito che egli non vede, non può andare oltre. Chi dovete temere? Bada a chi può essere il tuo uccisore, fa' attenzione a come puoi morire. Dopo la morte sei in potere di chi ti aveva prima della morte; infatti un uomo niente potrebbe fare contro di te, se egli non lo permettesse. Ti meravigli che lo permetta? Ascolta il Principe dei martiri che, giudicato da un uomo, lui, Dio in occulto e uomo manifesto, come un uomo veniva disprezzato; così, mentre egli veniva giudicato da un uomo, questi si fece arrogante. Disse: Non mi rispondi? Non sai che ho il potere di ucciderti e di metterti in libertà? 7 E mite, egli, il Signore di tutti, il servo di tutti, che si dà a servire i malati, non per condizione ma per amore, volle curare anche quello, arrogante e pieno di sé. Da costui Cristo subiva una specie di giudizio e proprio questo veniva curato da Cristo: il superbo minacciò, ma il Medico tagliò sicuro. La risposta colpì là dove in sé soffiò a gonfiarsi come volle. Non dicendogli: Non sei tu ad avere potere su di me, ma sono io piuttosto ad avere potere su di te. Se avesse detto questo, il Signore avrebbe detto il vero, ma non ci avrebbe offerto un esempio. Cristo anche durante la passione volle farsi maestro, come pure quando venne tentato dette insegnamenti. Come ti insegnò che cosa tu debba rispondere al tentatore quando fu tentato, così ti insegnò che rispondere al persecutore quando venne giudicato. Quella sua voce era la nostra, il Capo parlava nelle veci del corpo. Che disse, allora? Non avresti alcun potere su di me se non ti fosse stato dato dall'alto 8. Non disse: Non hai, ma: Non avresti avuto se non avessi ricevuto. Insegnò che il martire non all'uomo dev'essere sottomesso, ma a Dio, insegnò al martire di non temere l'uomo quando dall'uomo gli viene qualche sofferenza, ma di temere colui che lascia fare all'uomo, colui che dà potere all'uomo. Formata a tale scuola, una donna di straordinaria fortezza disse: L'onore a Cesare in quanto Cesare, ma il timore a Dio 9. Rese a ciascuno il suo con giusta attribuzione; né superba né debole nella risposta. Si attenne all'apostolo Pietro che dice: Siate sottomessi ad ogni istituzione umana per amore di Dio 10. Disse: Onore a Cesare in quanto Cesare. Si onori, sia pure crudele; gli si renda la sottomissione dell'umiltà, anche se non ha il potere supremo. Potestà assoluta ha infatti colui che ha in suo potere noi e le nostre parole 11. Temete dunque - dice il Signore - solo chi, dopo aver ucciso, ha il potere di fare, non finché può quaggiù ed oltre più nulla, ma chi, anche dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nel fuoco della Geenna 12.

Lazzaro e il ricco: uguali quanto alla morte, ma con destino diverso. Le ricchezze non sono di per sé riprovevoli, come non merita lode la povertà in sé. Come vien condannato il ricco.

3. O infedele, tu guardi alle cose presenti, resti atterrito da quanto avviene al presente: pensa una buona volta a quel che sarà. Domani e domani, verrà la volta di un domani ultimo; un giorno incalza l'altro, né fa sparire colui che ha fatto il giorno. Da lui infatti c'è un giorno che non ha un 'ieri' e un 'domani', poiché da lui il giorno non conosce alba e tramonto: c'è da lui una luce senza fine, dove è la sorgente della vita, e nella sua luce vedremo la luce. Vi prenda dimora almeno l'affetto dell'anima, là sia fisso l'affetto dell'anima, fino a quando di necessità il corpo si trovi quaggiù; se ivi è il suo affetto, vi si troverà l'uomo tutto intero. Al ricco in porpora e bisso vennero meno le delizie; per il povero coperto di piaghe finirono gli stenti. L'uno temeva l'ultimo giorno, l'altro lo desiderava. Venne per entrambi, ma non trovò simile l'uno all'altro; non trovandoli uguali fra loro, non sopraggiunse allo stesso modo per entrambi. Simile il morire dell'uno e dell'altro; cessare di vivere e cessare di vivere: condizione pari. Hai inteso che avevano in comune, bada a quanto li separa. Accadde infatti che quel povero morì e fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo, morì anche il ricco e fu sepolto 13. Forse quel povero non ebbe neppure una sepoltura. Già conoscete quel che segue: quello era nell'inferno fra i tormenti, l'altro aveva ristoro nel seno di Abramo. Trascorsero quei piaceri e quelle sventure, l'una e l'altra forma di esistenza ebbe fine e cambiò: il ricco passò dai godimenti alle pene, l'altro dall'estrema povertà all'abbondanza dei beni. Evidentemente quei piaceri e quelle sventure ebbero breve durata; le pene e i godimenti che invece subentrarono sono senza fine. In realtà non è che nel ricco sono incolpate le ricchezze e neppure che nel povero viene esaltata la povertà; ma in quello viene condannata l'empietà, in questo è lodata la fede religiosa. Si dà l'occasione che gli uomini ascoltino tutto questo dal Vangelo: coloro che nulla posseggono si rallegrano, il mendicante esulta a queste parole. Nel seno di Abramo sarò io, non quel ricco. Rispondiamo al povero: hai in meno le piaghe, aggiungitele attraverso i meriti, desidera anche le lingue dei cani. Ti vanti d'essere povero, io cerco se sei fedele: infatti la povertà priva della fede quaggiù è tormento, nell'altra vita è condanna. Rivolgiamo la parola anche al ricco: quando hai ascoltato dal Vangelo di quel ricco che vestiva di porpora e bisso e banchettava ogni giorno splendidamente, sei stato preso da timore; non riprovo il fatto che tu abbia avuto timore, ma vedi di temere maggiormente quel che è riprovevole nella situazione. Disprezzava il povero che giaceva davanti alla sua porta, questi bramava le briciole che cadevano dalla mensa di lui 14; non gli si porgeva di che coprirsi, non un riparo, non un gesto di solidarietà. Questo è punito nel ricco, la crudeltà, l'empietà, la vanagloria, la superbia, l'infedeltà: queste cose sono punite nel ricco. Come lo provi? - dice qualcuno -, in realtà ad essere punite sono le ricchezze. Se da parte mia non ne traggo le prove dalla stessa pericope evangelica, nessuno mi può dar retta. Quel ricco, trovandosi nei tormenti dell'inferno, desiderò sulla sua lingua una sola goccia d'acqua dal dito di quel povero che aveva desiderato le briciole della mensa di lui; quello ottenne forse più facilmente le briciole che non il ricco la goccia: infatti gli venne negata 15. Gli rispose Abramo nel cui seno era il povero: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita tua 16. Questo infatti mi son proposto di dimostrare, che in lui fu condannata l'empietà e l'infedeltà, non le ricchezze e l'abbondanza dei beni terreni. Hai ricevuto, disse, i tuoi beni durante la vita tua. Che s'intende per i tuoi beni? Che non hai creduto in altri beni. Che vuol dire durante la vita tua? Che non hai creduto nell'altra vita. Quindi, i tuoi beni, non di Dio; durante la vita tua, non di Cristo. Hai ricevuto i tuoi beni durante la vita tua: è venuto meno quello in cui hai creduto, perciò non hai ricevuto quei beni che sono migliori; infatti, trovandoti in mezzo a quelli di minor valore, non hai voluto credere a questi.

Discorsi blasfemi sulla vita eterna. I Giudei fratelli del ricco empio.

4. Forse noi poniamo sotto accusa questo ricco e il senso delle parole di Abramo lo interpretiamo secondo la nostra capacità di giudizio. Per rendere qualcosa in modo più chiaro, si spieghi quel che è oscuro, si renda evidente ciò che vi è riposto, si apra a chi bussa. Dopo che gli venne rifiutato il soccorso, minimo gesto di misericordia, perché si adempisse la Scrittura che afferma: Il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia 17, pregò che venisse inviato Lazzaro dai suoi fratelli ad avvertirli di che si tratti dopo questa vita. Gli si rispose che non poteva essere realizzato, ma se quelli volevano evitare quei medesimi luoghi di tormento, ascoltassero Mosè e i Profeti. Disse: Hanno Mosè e i Profeti, ascoltino quelli 18. Egli però si conosceva e conosceva i suoi fratelli, infatti erano soliti borbottare fra loro tali argomenti i fratelli senza fede. Beffandosi della parola di Dio, all'udire qualche espressione contenuta nella legge e nei Profeti che riguardava i supplizi eterni da evitare e i premi eterni da desiderare, si dicevano borbottando: Chi è tornato dall'al di là? chi ne è venuto? Chi potrà raccontare come ci si trova? Da quando ho seppellito mio padre non ne ho più udito la voce. Egli, sapendo questo, che con i suoi fratelli era solito fare discorsi blasfemi nell'intenzione e nell'espressione, chiedeva appunto che si facesse quanto essi dicevano non essersi verificato e per cui disprezzavano la parola di Dio. E disse: Vada qualcuno di qui e li avverta. E il padre Abramo: Hanno Mosè e i Profeti, ascoltino quelli. Ma egli, memore dei loro colloqui: No, padre Abramo 19. Quasi a dire: So io di che eravamo soliti parlare. No, padre Abramo: so quel che dico, so quel che chiedo. Dispregiatore del povero, compassionevole tardivo, volle che venisse usata verso i suoi fratelli quella misericordia che non riservò a se stesso. No, disse, no, padre Abramo: non credono a Mosè ed ai Profeti. Lo so, tale sono stato anch'io: Ma se qualcuno dai morti andrà da loro, gli crederanno 20. E il padre Abramo: Se non ascoltano Mosè e i Profeti - infatti erano Giudei e solo un giudeo può chiamare padre Abramo -. Rispose dunque il padre Abramo: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi 21. È avvenuto, si è adempiuto: non hanno ascoltato Mosè e i Profeti, non hanno riconosciuto il Signore risorto. Come sorsero infatti dei dispregiatori di Mosè e dei Profeti, così non vollero saperne del Signore risorto dai morti, contro il quale comprarono falsi testimoni. Vi daremo del denaro 22 - dicono ai custodi del sepolcro - e dichiarate: i suoi discepoli sono venuti e lo hanno rubato mentre noi dormivamo 23. Testimoni che dormono, comprati, corrotti, che rinnegano la loro vita, che inventano furti altrui! Se eravate desti a vigilare, perché non li avete arrestati? Se dormivate, com'è stato che avete veduto?

Il ricco Abramo accoglie il povero. In che conto ebbe Abramo quel che possedeva. Chi è ricco nello spirito è il vero ricco.

5. Per quanto posso giudicare, abbiamo dato le prove che in quel ricco non sono incolpate le ricchezze, ma l'empietà e la mancanza di fede, la superbia, la crudeltà. Ascolta un attestato di maggior valore a riprova che non si biasimano le ricchezze. Dove fu cacciato quel ricco? Nell'inferno, fra i tormenti. Dove fu portato il povero? Nel seno di Abramo. Vedi il povero nel seno di Abramo: Abramo l'accolse, egli fu accolto. Quello stesso Abramo che fu il patriarca fedele. Aggiungi e, quel che vorrei dire, leggi nel libro della Genesi delle ricchezze di Abramo, dell'oro, dell'argento, del bestiame, della servitù 24: Abramo era nell'abbondanza. Perché condanni il ricco? Il ricco accolse il povero. Lungi da noi dar colpa alle ricchezze, né con questo però vogliamo portare in alto l'avarizia. Il ricco non stia a dire che ho parlato per lui, che ho voluto rassicurarlo. Ha avuto timore infatti nella ripresentazione del passo evangelico: all'udire del ricco precipitato nelle pene infernali, ha avuto timore. Ho esposto le ragioni che danno sicurezza. [Il ricco] non abbia timore delle ricchezze, ma dei vizi: non tema l'abbondanza ma l'avarizia; non tema di avere, ma la bramosia di avere. Sia facoltoso come Abramo ed abbia, con le ricchezze, la fede: conservi, possegga, non si lasci possedere. Qualcuno mi dirà: In che modo seppe esser ricco Abramo? Vuoi sapere come si regolò Abramo quanto ai beni materiali? Che c'era in lui? il sentimento religioso; che cosa? la fede; che cosa? l'obbedienza; che cosa? i beni spirituali. Vuoi sapere? vuoi giungere a conoscerlo attraverso la lettura presentata? Ogni uomo conserva per i propri figli tutto ciò che giudica di poter mettere insieme senza colpa. Quindi, dal momento che tutti gli uomini conservano i loro averi per i propri figli - e coloro che non hanno figli vi si adattano di necessità, perché non hanno a chi lasciare il patrimonio costituito - essendo perciò evidente che tutti gli uomini amano più i loro figli che le ricchezze personali, ed amano di più coloro per i quali accumulano che quanto mettono insieme, vuoi sapere in che conto Abramo aveva quell'eredità? Leggi in che conto ebbe l'erede in seguito al comando di Dio. Fa' conto di vedere un padre ricco, quindi e colui che possiede, e ciò che possiede, e colui che è l'erede. Soppesa quello e quello, attribuisci i rispettivi valori, ordina l'amore. Senza dubbio contava di più colui al quale riservava il patrimonio che i beni a lui destinati. Credo che se a costui il Signore Gesù Cristo avesse detto: Se vuoi essere perfetto, va, vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi 25, come quel ricco nel Vangelo, anche Abramo si sarebbe allontanato triste. Avrebbe udito con tristezza: "abbandona le ricchezze" chi di buon animo ascoltò: "sacrifica a me l'erede"? Sacrifica a me il tuo figlio unico, il tuo amato figlio: rendilo a me che l'ho dato. Non dubitò, non esitò; non adombrò di mestizia la pietà né chi avrebbe offerto il sacrificio, né chi doveva essere sacrificato: infatti neppure il fanciullo stesso si allarmò sotto l'arma del padre. Fu condotto compiacente da chi si abbandonava in compiacenza, venne legato, posto sull'altare senza por tempo in mezzo: si levò la destra armata del padre per nulla tremante, niente affatto debole, né ritratta prima del comando di Colui che aveva voluto si levasse. Ecco in che modo dovete possedere; conservate pure il possesso di tutto quanto avete potuto avere; non allo scopo di fomentare le ambizioni, ma per compiere bene i doveri della pietà e poter attendere tranquilli l'ultimo giorno. Veramente ricchi quanti siano interiormente ricchi; all'esterno come avete potuto, nello spirito come vi è stato fatto obbligo. Possiedi? Il Signore ha dato. Hai perduto? Il Signore ha tolto 26. Rallegrati, perché colui che ha tolto non ha sottratto se stesso. Non ti basta colui che ti ha creato? Come è piaciuto al Signore, così si è verificato 27. Parla, di che temi? Forse che mentre tu sei cattivo ed egli è buono, a te piace il bene ed a lui il male? Non può essere. Credi buono ciò che piace a lui buono. Come è piaciuto al Signore, così si è verificato: sia benedetto il nome del Signore. Sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio 28.

 

1 - Sal 117, 14.

2 - Sal 17, 2.

3 - Fil 1, 21.

4 - Sal 115, 15.

5 - Lc 12, 4.

6 - Lc 12, 5.

7 - Gv 19, 10.

8 - Gv 19, 11.

9 - Passio sanct. Scillitanorum (ed. J.A. ROBINSON), P. 114.

10 - 1 Pt 2, 13.

11 - Sap 7, 16.

12 - Cf. Lc 12, 5.

13 - Lc 16, 22.

14 - Cf. Lc 16, 19-21.

15 - Cf. Lc 16, 22-24.

16 - Lc 16, 25.

17 - Gc 2, 13.

18 - Lc 16, 29.

19 - Lc 16, 30.

20 - Lc 16, 30.

21 - Lc 16, 31.

22 - Mt 28, 12.

23 - Mt 28, 13.

24 - Cf. Gn 13, 2.

25 - Mt 19, 21.

26 - Gb 1, 21.

27 - Gb 1, 21.

28 - Rm 8, 28.


21 - Il Signore prepara Maria santissima per la fuga in Egitto e l'angelo parla a san Giuseppe, altre avvertenze a questo riguardo.

La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda

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606. Quando Maria santissima ed il gloriosissimo san Giuseppe ritornarono dall'aver presentato nel tempio il loro bambino Gesù, stabilirono di trattenersi in Gerusalemme nove giorni, per andare al tempio nove volte e offrire ogni giorno la sacra ostia del figlio loro affidato, quale rendimento di grazie per lo straordinario favore che avevano ricevuto tra tutte le creature. La divina Signora venerava con speciale devozione il numero nove, in memoria dei nove giorni nei quali fu preparata ed abbellita per l'incarnazione del Verbo, come si disse all'inizio di questa seconda parte nei primi dieci capitoli; ed anche per i nove mesi, nei quali lo portò nel suo grembo verginale. E con questa considerazione desiderava far la novena con il suo Dio bambino, presentandolo altrettante volte all'eterno Padre, come offerta gradita per i sublimi ideali che la gran Signora aveva. Cominciarono la novena, e ogni giorno andavano al tempio prima dell'ora terza, e stavano fino a sera in orazione. Sceglievano, col bambino Gesù, il luogo più basso, da cui potessero degnamente ricevere quel meritato onore che il padrone del convito diede nel Vangelo all'umile invitato, quando gli disse: «Amico, passa più avanti». Tanto meritò la nostra umilissima Regina; ed in tal modo fece con lei l'eterno Padre, alla cui presenza ella elevava il suo spirito. In uno di questi giorni pregò, e disse:

607. «Re altissimo, Signore e creatore dell'universo, sono alla vostra divina presenza come inutile polvere e cenere, che solo la vostra ineffabile bontà ha innalzato alla grazia, che io non conobbi né potei meritare. Mi ritrovo, mio Signore, ad esservi grata, indotta dal torrente impetuoso dei vostri favori. Quale degna ricompensa però potrà offrirvi colei che essendo niente ricevette dalla vostra generosissima mano l'essere e la vita, e anche misericordie e favori senza paragoni? Colei che è creatura limitata, quale contraccambio potrà rendere alla vostra immensa grandezza, quale ossequio alla Maestà vostra, quale regalo alla vostra divinità infinita? La mia anima, il mio essere e le mie facoltà, tutto ricevetti e ricevo dalla vostra mano. Molte volte l'ho sacrificato ed offerto alla vostra gloria. Confesso il mio debito non solo per ciò che mi avete dato, ma molto più per l'amore con il quale me lo avete donato. Fra tutte le creature, inoltre, la vostra bontà infinita mi preservò dalla contaminazione della colpa e mi elesse per dare natura umana al vostro Unigenito, per portarlo nel mio grembo ed al mio petto, pur essendo, come figlia di Adamo, di natura fragile e terrena. Conosco, o altissimo Signore, questa vostra ineffabile bontà e, nel volerne essere riconoscente, viene meno il mio cuore e la mia vita si trasforma in amore del vostro divino amore. Vedo di non avere nulla con cui ripagare tutto quello che la vostra potenza ha manifestato nella vostra serva, ma già il mio cuore si rianima e si rallegra pensando a colui che devo offrire alla vostra grandezza. Egli è una cosa sola con voi nella sostanza, uguale nella maestà, nelle perfezioni e negli attributi; la generazione del vostro intelletto, l'immagine del vostro essere, la pienezza del vostro stesso compiacimento, il vostro unigenito e dilettissimo Figlio. Questo è, o eterno Padre ed altissimo Dio, il dono che vi offro, la vittima che vi presento, sicura che l'accetterete. Avendolo ricevuto Dio, ve lo restituisco Dio ed uomo insieme. Io non ho, Signore, né avranno le creature altra cosa maggiore da dare, né vostra Maestà avrà mai altro dono più prezioso da domandare loro. È così grande che basta come ricompensa di quanto io ho ricevuto. In nome loro e mio lo offro e lo presento alla vostra grandezza. Sono Madre del vostro Unigenito e nel dargli carne umana lo feci fratello dei mortali, di cui egli volle essere redentore e maestro. A me compete essere loro protettrice, prendere la loro causa come mia, e pregare per la loro salvezza. Padre del mio Unigenito, Dio delle misericordie, io ve lo offro con tutto il mio cuore; con lui e per lui chiedo che perdoniate ai peccatori, che spargiate sopra il genere umano le vostre consuete misericordie, e che facciate nuovi prodigi, compiendo ancora le vostre meraviglie. Questi è il leone di Giuda, divenuto ora agnello per togliere i peccati del mondo. Questo è il tesoro della vostra divinità».

608. Queste ed altre simili preghiere la Madre della pietà e misericordia fece nei primi giorni della novena cominciata nel tempio. L'eterno Padre rispose a tutte, accettandole insieme all'offerta del suo Unigenito come sacrificio gradito, e s'innamorò di nuovo della purezza della sua unica ed eletta figlia, contemplandone con compiacimento la santità. Come ricompensa di queste suppliche l'invincibile Signore le concesse grandi e nuovi privilegi, grazie ai quali ella avrebbe ottenuto, per i suoi devoti, tutto quanto avesse domandato, fino alla fine dei tempi. Inoltre, i grandi peccatori, quando si fossero avvalsi della sua intercessione, avrebbero ottenuto il perdono. Infine, nella Chiesa di Cristo suo figlio santissimo, ella sarebbe stata con lui cooperatrice e maestra, specialmente dopo la sua ascensione al cielo, quando cioè sarebbe rimasta in terra come mediatrice della potenza divina, come si dirà nella terza parte di questa Storia. L'Altissimo comunicò a Maria santissima, in queste suppliche, molti altri favori e misteri che non si possono spiegare a parole, né manifestare con i miei termini limitati.

609. Al quinto giorno dopo la presentazione e la purificazione, trovandosi la divina Signora nel tempio con il suo Dio bambino nelle braccia, le si manifestò la Divinità, benché non intuitivamente. Subito fu tutta trasfigurata e ricolmata di Spirito Santo. Ne era già traboccante, tuttavia Dio, infinito nel suo potere e nelle sue ricchezze, non dona mai così tanto che non gli resti più nulla da donare alle semplici creature. In questa visione astrattiva l'Altissimo volle preparare di nuovo la sua unica sposa, predisponendola alle sofferenze che la sovrastavano. Parlandole e confortandola, le disse: «Sposa e colomba mia, le tue intenzioni e i tuoi desideri sono graditi ai miei occhi ed in essi mi diletto sempre. Non puoi però proseguire la novena che hai iniziato, perché voglio che tu soffra in altro modo per amore mio. Per allevare tuo figlio e salvargli la vita uscirai dalla tua casa e, con lui e con il tuo sposo Giuseppe, lascerai la tua patria; vi trasferirete in Egitto, dove dimorerete sino a che io ordinerò diversamente, perché Erode vuole la morte del bambino. Il viaggio è lungo, scomodo e pieno di disagi: soffrili per me, perché io sono e sarò sempre con te».

610. Qualunque altra santità e fede avrebbe potuto ammettere qualche turbamento - come l'hanno sofferto in grande misura gli increduli -, vedendo che un Dio onnipotente fugge da un misero mortale, e che, per aver salva la vita, si mette in disparte e si allontana, come se potesse essere davvero capace di questo timore o non fosse uomo e Dio nel tempo stesso. Tuttavia, la prudentissima ed ubbidiente Madre non replicò né dubitò, e nemmeno si turbò o alterò a questa impensata novità. Ella così rispose: «Signore e padrone mio, la vostra serva è qui con il cuore disposto a morire, se sarà necessario, per amor vostro; disponete di me secondo la vostra volontà. Solo chiedo che la vostra immensa bontà, non considerando la scarsità dei miei meriti e le mie ingratitudini, non permetta che arrivi ad essere contristato il mio Figlio e signore, ma che le sofferenze vengano solo sopra di me, che merito di patirle». Il Signore la affidò a san Giuseppe, affinché ella, in questo viaggio, vi si attenesse in tutto. Con ciò finì la visione, nella quale fu solo elevata nell'anima senza perdere i sensi, dal momento che teneva nelle braccia il bambino Gesù. Da questa, tuttavia, traboccarono nei sensi altri doni spirituali, quasi testimoniando che l'anima stava più dove amava che nel corpo che vivificava.

611. L'amore incomparabile che ella portava al suo santissimo Figlio, riflettendo sulle sofferenze sovrastanti il bambino e che aveva conosciuto nella visione, intenerì alquanto il suo cuore materno e misericordioso. Spargendo molte lacrime, uscì dal tempio per ritirarsi nel suo alloggio, senza manifestare al suo sposo la causa del suo dolore. Egli l'attribuiva alla sola profezia di Simeone, che avevano udito. Siccome, però, il fedelissimo sposo Giuseppe l'amava tanto e di sua natura era gentile e sollecito, si turbò nel vedere che la sua sposa così piangente ed afflitta non gli manifestava la causa di ciò, se una nuova causa vi era. Questo turbamento fu una delle varie ragioni per cui il santo angelo gli parlò in sogno, come accadde in precedenza, circa la gravidanza. In quella medesima notte, mentre san Giuseppe dormiva, gli apparve in sogno lo stesso santo angelo e gli disse come riferisce san Matteo: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Nel medesimo istante si alzò il santo sposo pieno di sollecitudine e di pena, prevedendo quella della sua amatissima sposa. Avvicinatosi alla stanza in cui ella stava ritirata, le disse: «Signora mia, la volontà dell'Altissimo dispone che siamo rattristati. Il suo santo angelo mi ha parlato e manifestato che Dio vuole e ordina che noi col bambino fuggiamo in Egitto, poiché Erode medita di togliergli la vita. Fatevi animo, Signora, in questa sofferenza, e ditemi che cosa posso fare per vostro conforto, poiché la mia vita è a servizio vostro e del nostro dolce bambino».

612. Rispose la Regina: «Sposo e signor mio, se dalla generosissima mano dell'Altissimo riceviamo tanti beni di grazia, è giusto che con gioia accettiamo le fatiche passeggere. Porteremo con noi il Creatore del cielo e della terra; se egli ci ha messi vicino a sé, quale mano sarà tanto potente da farci del male, sia pure quella del re Erode? Il luogo in cui noi portiamo tutto il nostro bene, il sommo bene, il tesoro del cielo, il nostro Signore, la nostra guida e vera luce, non può essere per noi terra d'esilio; anzi, là è il nostro riposo, la nostra porzione e la nostra patria. Abbiamo tutto con la sua presenza; andiamo dunque a compiere la sua volontà». Maria santissima e san Giuseppe si avvicinarono alla culla del bambino che in quel momento, non a caso, dormiva. La divina Madre lo scoprì, ma egli non si svegliò, aspettando le sue tenere e dolorose parole: «Fuggi, mio diletto, simile a gazzella o ad un cerbiatto sopra i monti degli aromi. Vieni, diletto mio, andiamo nei campi, passiamo 1a notte nei villaggi. Dolce amore mio - aggiunse la tenera madre -, agnello mansuetissimo, il vostro potere non viene limitato da quello che hanno i re della terra; tuttavia, con immensa sapienza volete nasconderlo per amore degli stessi uomini. Chi, tra i mortali, può pensare, mio Bene, di togliervi la vita, visto che il vostro potere annienta il loro? Se voi date la vita a tutti'S, perché vogliono toglierla a voi? Se li cercate per dare loro la vita eterna, perché essi tentano di uccidervi? Chi potrà comprendere gli arcani misteri della vostra provvidenza? Suvvia, Signore e luce dell'anima mia, permettetemi ora di svegliarvi perché, anche se dormite, il vostro cuore veglia».

613. Parole simili a queste disse anche san Giuseppe. Subito la divina Madre, inginocchiatasi, svegliò e prese nelle sue braccia il dolcissimo bambino. Egli, per intenerirla di più e per manifestarsi come vero uomo, pianse un poco. Oh, meraviglie dell'Altissimo in cose tanto piccole per il nostro inadeguato discernimento! Subito, però, si calmò e diede in modo visibile, ad entrambi i genitori, la benedizione che essi gli domandavano. Raccogliendo i loro poveri pannicelli nella cassettina che avevano portato, partirono senza indugio poco dopo mezzanotte, conducendo con sé l'asinello sul quale la regina era venuta da Nazaret. In fretta si diressero verso l'Egitto, come dirò nel capitolo seguente.

614. Per concludere, mi fu concesso di comprendere la concordanza di san Matteo e san Luca sopra questo mistero. Tutti e quattro gli Evangelisti scrissero con l'assistenza e la luce dello Spirito Santo e con questa stessa luce ciascuno conosceva ciò che scrivevano gli altri tre e ciò che tralasciavano di dire. Per volontà divina, dunque, tutti e quattro scrissero in alcune parti dei Vangeli i medesimi episodi ed azioni della vita di Cristo, Signore nostro; in altre, invece, gli uni scrissero ciò che tralasciavano gli altri, come risulta dal Vangelo di san Giovanni e dagli altri tre. San Matteo scrisse l'adorazione dei Magi e la fuga in Egitto, ma quest'ultima non fu scritta da san Luca. Egli narrò la circoncisione, la presentazione e la purificazione, che furono tralasciate da san Matteo. Questi, dopo aver narrato il ritorno dei re Magi, comincia subito a raccontare che l'angelo parlò a san Giuseppe affinché fuggissero in Egitto, senza parlare della presentazione. Da ciò, però, non consegue che non vi fu prima la presentazione del Dio bambino, perché è certo che ciò accadde dopo che i re si furono congedati e prima di partire per l'Egitto, come narra san Luca. Così ancora lo stesso san Luca scrive che dopo la presentazione e purificazione ritornarono a Nazaret. Da ciò, però, non consegue che non fossero andati prima in Egitto, perché senza dubbio vi andarono, come scrive san Matteo.

San Luca non parlò di questa fuga, perché già scritta da san Matteo. Ciò accadde immediatamente dopo la presentazione e prima che Maria santissima e san Giuseppe ritornassero a Nazaret. Non dovendo san Luca scrivere questo viaggio, era necessario, per continuare il filo della sua storia, che dopo la presentazione scrivesse il ritorno a Nazaret. Il fatto di dire che, terminato ciò che comandava la legge ritornarono in Galilea, non fu un negare il viaggio in Egitto, ma continuare la narrazione, tralasciando di raccontare la fuga da Erode. Dal medesimo testo di san Luca si desume che l'andata a Nazaret avvenne dopo che furono tornati dall'Egitto. Infatti, egli dice che il bambino cresceva e si fortificava con sapienza e si riconosceva in lui la grazia. Ciò non poteva avvenire prima che fossero giunti gli anni dell'infanzia, quando nei bambini si scopre il principio dell'uso di ragione e cioè dopo il ritorno dall'Egitto.

615. Ho anche compreso quanto sia stolto lo scandalo degli increduli, i quali iniziano ad urtare in questa pietra angolare, Cristo nostro bene, dalla sua fanciullezza, vedendolo fuggire in Egitto per difendersi da Erode, come se in questo vi fosse una mancanza di potere e non già un mistero finalizzato a scopi ben più alti di quello di difendere semplicemente la sua vita dalla crudeltà di un uomo peccatore. Per rasserenare un cuore ben disposto, bastava quello che dice il medesimo Evangelista, secondo il quale si doveva avverare la profezia di Osea, che, in nome del Padre eterno, dice: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. I fini che egli ebbe nell'inviarlo in quel luogo e nel richiamarlo, sono molto misteriosi; di essi parlerò più avanti. Se anche tutte le opere del Verbo non fossero state tanto ammirabili e piene di grazie, nessuno, che abbia buon senso, può biasimare o ignorare l'amabile provvidenza con la quale Dio governa le cause seconde, lasciando operare la volontà umana secondo la sua libertà. Per questa ragione e non per mancanza di potere, permette nel mondo tante ingiurie contro di lui e offese di idolatrie, eresie e di altri peccati, che non sono minori di quello di Erode. Infatti permise quello di Giuda e di coloro che in concreto maltrattarono e crocifissero il Signore Gesù. È chiaro che avrebbe potuto impedire tutto questo, ma non lo fece. Ciò non solamente per operare la redenzione, ma anche perché conseguì per gli uomini di potere agire per mezzo della loro libera volontà, dando ad essi la grazia e gli aiuti che convenivano alla sua divina provvidenza, affinché operassero il bene, se gli uomini avessero voluto usare della loro libertà per il bene, come l'adoperano per il male.

616. Con questa stessa dolcezza della sua provvidenza, egli dona tempo ed aspetta la conversione dei peccatori, come fece con Erode. Se usasse del suo potere assoluto e facesse grandi miracoli per fermare gli effetti delle cause seconde, si sovvertirebbe l'ordine della natura e, in un certo modo, egli sarebbe contrario, come autore della grazia, a se stesso come autore della natura. Perciò Dio riservò i miracoli a momenti particolari, in cui volle manifestare la sua onnipotenza e farsi conoscere come creatore di tutto, senza dipendere dalle medesime cose da lui create e mantenute in vita. Né deve destare sorpresa il fatto che abbia permesso, per mano di Erode, la morte di bambini innocenti. Non era conveniente difenderli con miracoli, poiché quella morte procurò loro la vita eterna con abbondante premio. E questa, senza confronto, vale più della temporale, che si deve posporre e perdere per acquistarla. Se quei bambini fossero vissuti e morti di morte naturale, forse non sarebbero stati tutti salvi. Le opere del Signore sono in tutto giuste e sante, benché noi non riusciamo subito a conoscere le ragioni della sua giustizia, anche se in lui le conosceremo quando lo vedremo faccia a faccia.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

617. Figlia mia, tra le cose che per il tuo insegnamento devi considerare in questo capitolo, la prima sia l'umile riconoscenza dei benefici che ricevi, perché tra le generazioni sei tanto distinta ed arricchita con quello che mio Figlio ed io facciamo verso di te, senza che lo meriti. Io ripetevo molte volte il versetto di Davide: Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Con questo sentimento di gratitudine, mi umiliavo sino alla polvere, stimandomi inutile tra le creature. Ora se tu sai che io facevo ciò, essendo vera Madre di Dio, considera bene quale sia il tuo obbligo, mentre con tanta verità ti devi confessare indegna e immeritevole di quello che ricevi e povera per contraccambiarlo e ripagarlo! Devi supplire a questa inadeguatezza della tua miseria e fragilità, offrendo all'eterno Padre l'ostia viva del suo Unigenito fatto uomo, specialmente quando lo ricevi nell'Eucarestia e lo tieni nel tuo petto. Imiterai Davide, il quale, dopo la domanda che faceva a se stesso su cosa avrebbe dato al Signore per tutti i benefici che gli aveva concesso, rispondeva: «Alzerò i1 calice della salvezza e invocherò il nome del Signore». Devi attendere alla tua salvezza, attuando ciò che conduce ad essa; ricambiare, comportandoti in modo perfetto; invocare il nome del Signore, e offrirgli il suo Unigenito. Egli è colui che fece prodigi e realizzò la salvezza, e che solo può essere contraccambio adeguato di quanto riceveste dalla sua mano onnipotente, sia tu singolarmente sia tutto il genere umano. lo gli diedi natura umana, affinché vivesse fra gli uomini e appartenesse a ciascuno di essi. Egli si pose sotto le specie del pane e del vino per appartenere maggiormente a ciascuno, e perché ognuno ne gioisse e lo offrisse al Padre come sua proprietà. Le anime suppliscono con questa offerta a ciò che senza di essa non potrebbero dare all'Altissimo. Egli ne resta appagato poiché non può desiderare né chiedere agli uomini cosa più gradita.

618. Un'altra offerta da lui molto apprezzata è quella che gli fanno gli uomini abbracciando e sopportando con il medesimo animo e con pazienza le sofferenze e le avversità della vita terrena. Il mio santissimo Figlio ed io fummo eminenti maestri di questa dottrina. E sua Maestà incominciò ad insegnarla dall'istante in cui lo concepii nel mio grembo. Subito iniziammo a peregrinare: già dalla sua nascita soffrimmo la persecuzione nell'esilio a cui ci obbligò Erode ed il patire continuò fino a quando morì sulla croce. Io fui tormentata fino alla fine della mia vita, come tu potrai conoscere e scrivere. Poiché soffrimmo tanto per le creature e per la loro salvezza, desidero che tu, come sua sposa e mia figlia, ci sia simile e ci imiti, soffrendo con cuore grande e faticando per guadagnare al tuo Signore e padrone la salvezza, tanto preziosa ai suoi occhi, delle anime che egli riscattò con la sua vita ed il suo sangue. Non devi mai allontanare alcuna pena, difficoltà, amarezza o sofferenza, se per mezzo di qualcuna di queste puoi guadagnare qualche anima a Dio o aiutarla ad uscire dal peccato e a migliorare la sua vita. Non ti abbatta l'essere così inutile e povera, né il fatto che il tuo sofferto desiderio possa avere poca riuscita, poiché non sai come lo accetterà l'Altissimo e quanto ne rimarrà soddisfatto. Se non fosse per altro, tu devi faticare assiduamente, e non mangiare il pane oziosa nella sua casa.


9-1 Marzo 10, 1909 Il Padre fa una sola cosa con Gesù. Gesù si dà continuamente alle anime.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuando il mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa col bambino Gesù in braccia, io gli ho detto: “Dimmi carino mio, che cosa fa il Padre?”

(2) E Lui: “Fa una sola cosa con Me, sicché ciò che fa il Padre faccio Io”.

(3) Ond’io ho soggiunto: “E coi santi, che cosa fate?”

(4) E Lui: “Darmi continuamente, sicché Io sono vita loro, gaudio, felicità, bene immenso, senza termine e confini. Di Me sono ripieni, in Me tutto trovano; Io sono tutto per loro, e loro sono tutti per Me”.

(5) Io, nel sentire ciò, volevo prendere dei picci, e gli ho detto: “Ai santi vi date continuamente, ed a me poi così stentato, così avaro, ad intervallo fino a farmi passare parte della giornata senza venire, e qualche volta ci stentate tanto che mi viene il timore che neppure fino a sera ci verrete, onde io vivo morendo, ma d’una morte la più crudele e spietata; eppure dicevate di volermi tanto bene”.

(6) E Lui: “Figlia mia, anche a te mi do continuamente, ora personalmente, ora con la grazia, ora con la luce ed in tanti altri modi. E poi, chi te lo nega che ti amo tanto, tanto?”

(7) Ora in questo mentre, mi è venuto un pensiero, che domandassi se era Volontà di Dio il mio stato, che era più necessario di quello che gli stavo dicendo, e gliel’ho detto, e Lui invece di rispondermi, si è avvicinato alla mia bocca e mi ha messo la sua lingua nella mia bocca, ed io non ho potuto più parlare; solo che succhiavo una cosa che non so dire; e nel ritirarla, appena ho potuto dire: “Signore, ritornate subito, chi sa quando verrete”.

(8) E Lui ha risposto: “Stasera ci verrò di nuovo”.

(9) Ed è scomparso.