Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 17° settimana del tempo ordinario (Santi Marta, Maria e Lazzaro)
Vangelo secondo Luca 22
1Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua,2e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo.3Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici.4Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani.5Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro.6Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.
7Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua.8Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare".9Gli chiesero: "Dove vuoi che la prepariamo?".10Ed egli rispose: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà11e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?12Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate".13Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.
14Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui,15e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione,16poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio".17E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi,18poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio".
19Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me".20Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi".
21"Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola.22Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!".23Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.
24Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande.25Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori.26Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve.27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove;29e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me,30perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.
31Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano;32ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli".33E Pietro gli disse: "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte".34Gli rispose: "Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi".
35Poi disse: "Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?". Risposero: "Nulla".36Ed egli soggiunse: "Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.37Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: 'E fu annoverato tra i malfattori'. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine".38Ed essi dissero: "Signore, ecco qui due spade". Ma egli rispose "Basta!".
39Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono.40Giunto sul luogo, disse loro: "Pregate, per non entrare in tentazione".41Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava:42"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà".43Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.44In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.46E disse loro: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione".
47Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo.48Gesù gli disse: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?".49Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: "Signore, dobbiamo colpire con la spada?".50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro.51Ma Gesù intervenne dicendo: "Lasciate, basta così!". E toccandogli l'orecchio, lo guarì.52Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: "Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante?53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre".
54Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano.55Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro.56Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: "Anche questi era con lui".57Ma egli negò dicendo: "Donna, non lo conosco!".58Poco dopo un altro lo vide e disse: "Anche tu sei di loro!". Ma Pietro rispose: "No, non lo sono!".59Passata circa un'ora, un altro insisteva: "In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo".60Ma Pietro disse: "O uomo, non so quello che dici". E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò.61Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte".62E, uscito, pianse amaramente.
63Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano,64lo bendavano e gli dicevano: "Indovina: chi ti ha colpito?".65E molti altri insulti dicevano contro di lui.
66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero:67"Se tu sei il Cristo, diccelo". Gesù rispose: "Anche se ve lo dico, non mi crederete;68se vi interrogo, non mi risponderete.69Ma da questo momento starà 'il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio'".70Allora tutti esclamarono: "Tu dunque sei il Figlio di Dio?". Ed egli disse loro: "Lo dite voi stessi: io lo sono".71Risposero: "Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca".
Secondo libro di Samuele 23
1Queste sono le ultime parole di Davide:
"Oracolo di Davide, figlio di Iesse,
oracolo dell'uomo che l'Altissimo ha innalzato,
del consacrato del Dio di Giacobbe,
del soave cantore d'Israele.
2Lo spirito del Signore parla in me,
la sua parola è sulla mia lingua;
3il Dio di Giacobbe ha parlato,
la rupe d'Israele mi ha detto:
Chi governa gli uomini ed è giusto,
chi governa con timore di Dio,
4è come la luce del mattino
al sorgere del sole,
in un mattino senza nubi,
che fa scintillare dopo la pioggia
i germogli della terra.
5Così è stabile la mia casa davanti a Dio,
perché ha stabilito con me un'alleanza eterna,
in tutto regolata e garantita.
Non farà dunque germogliare
quanto mi salva
e quanto mi diletta?
6Ma gli scellerati sono come spine,
che si buttano via a fasci
e non si prendono con la mano;
7chi le tocca usa un ferro o un'asta di lancia
e si bruciano al completo nel fuoco".
8Questi sono i nomi dei prodi di Davide: Is-Bàal il Cacmonita, capo dei Tre. Egli impugnò la lancia contro ottocento uomini e li trafisse in un solo scontro.9Dopo di lui veniva Eleàzaro figlio di Dodò l'Acochita, uno dei tre prodi che erano con Davide, quando sfidarono i Filistei schierati in battaglia, mentre gli Israeliti si ritiravano sulle alture.10Egli si alzò, percosse i Filistei, finché la sua mano, sfinita, rimase attaccata alla spada. Il Signore concesse in quel giorno una grande vittoria e il popolo seguì Eleàzaro soltanto per spogliare i cadaveri.11Dopo di lui veniva Sammà figlio di Aghè, l'Ararita. I Filistei erano radunati a Lechì; in quel luogo vi era un campo pieno di lenticchie: mentre il popolo fuggiva dinanzi ai Filistei,12Sammà si piantò in mezzo al campo, lo difese e sconfisse i Filistei. E il Signore concesse una grande vittoria.
13Tre dei Trenta scesero al tempo della mietitura e vennero da Davide nella caverna di Adullàm, mentre una schiera di Filistei era accampata nella valle dei Rèfaim.14Davide era allora nella fortezza e c'era un appostamento di Filistei a Betlemme.15Davide espresse un desiderio e disse: "Se qualcuno mi desse da bere l'acqua del pozzo che è vicino alla porta di Betlemme!".16I tre prodi si aprirono un varco attraverso il campo filisteo, attinsero l'acqua dal pozzo di Betlemme, vicino alla porta, la presero e la presentarono a Davide; il quale però non ne volle bere, ma la sparse davanti al Signore,17dicendo: "Lungi da me, Signore, il fare tal cosa! È il sangue di questi uomini, che sono andati là a rischio della loro vita!". Non la volle bere. Questo fecero quei tre prodi.
18Abisài, fratello di Ioab, figlio di Zeruià, fu il capo dei Trenta. Egli impugnò la lancia contro trecento uomini e li trafisse; si acquistò fama fra i trenta.19Fu il più glorioso dei Trenta e perciò fu fatto loro capo, ma non giunse alla pari dei Tre.20Poi veniva Benaià, figlio di Ioiadà, uomo valoroso, celebre per le sue prodezze, oriundo da Cabseèl. Egli uccise i due figli di Arièl, di Moab. Scese anche in mezzo a una cisterna, dove uccise un leone, in un giorno di neve.21Uccise anche un Egiziano, uomo d'alta statura, che teneva una lancia in mano; Benaià gli scese contro con un bastone, strappò di mano all'Egiziano la lancia e lo uccise con la lancia di lui.22Questo fece Benaià figlio di Ioiadà, e si acquistò fama tra i trenta prodi.23Fu il più illustre dei Trenta, ma non giunse alla pari dei Tre. Davide lo ammise nel suo consiglio.24Poi vi erano Asaèl fratello di Ioab, uno dei Trenta; Elcanàn figlio di Dodò, di Betlemme.25Sammà di Caròd; Elikà di Caròd;26Cèles di Pelèt; Ira figlio di Ikkès, di Tekòa;27Abièzer di Ànatot; Mebunnài di Cusà;28Zalmòn di Acòach; Maharai di Netofà;29Chèleb figlio di Baanà, di Netofà; Ittài figlio di Ribài, di Gàbaa di Beniamino; Benaià di Piratòn;30Iddài di Nahale-Gaàs;31Abi-Albòn di Arbàt; Azmàvet di Bacurìm;32Eliacbà di Saalbòn; Iasèn di Gun;33Giònata figlio di Sammà, di Aràr; Achiàm figlio di Saràr, di Afàr;34Elifèlet figlio di Acasbài, il Maacatita; Eliàm figlio di Achitòfel, di Ghilo;35Chesrài del Carmelo; Paarài di Aràb;36Igàl figlio di Natàn, da Zobà; Banì di Gad;37Zèlek l'Ammonita; Nacrai da Beeròt, scudiero di Ioab, figlio di Zeruià;38Irà di Ièter; Garèb di Ièter;39Uria l'Hittita. In tutto trentasette.
Qoelet 6
1Un altro male ho visto sotto il sole, che pesa molto sopra gli uomini.2A uno Dio ha concesso beni, ricchezze, onori e non gli manca niente di quanto desidera; ma Dio non gli concede di poterne godere, perché è un estraneo che ne gode. Ciò è vanità e malanno grave!
3Se uno avesse cento figli e vivesse molti anni e molti fossero i suoi giorni, se egli non gode dei suoi beni e non ha neppure una tomba, allora io dico: meglio di lui l'aborto,4perché questi viene invano e se ne va nella tenebra e il suo nome è coperto dalla tenebra.5Non vide neppure il sole: non conobbe niente; eppure il suo riposo è maggiore di quello dell'altro.6Se quello vivesse anche due volte mille anni, senza godere dei suoi beni, forse non dovranno andare tutt'e due nel medesimo luogo?
7Tutta la fatica dell'uomo è per la bocca e la sua brama non è mai sazia.8Quale vantaggio ha il saggio sullo stolto? Quale il vantaggio del povero che sa comportarsi bene di fronte ai viventi?
9Meglio vedere con gli occhi, che vagare con il desiderio. Anche questo è vanità e un inseguire il vento.10Ciò che è, già da tempo ha avuto un nome; e si sa che cos'è un uomo: egli non può competere con chi è più forte di lui.11Le molte parole aumentano la delusione e quale vantaggio v'è per l'uomo?12Chi sa quel che all'uomo convenga durante la vita, nei brevi giorni della sua vana esistenza che egli trascorre come un'ombra? Chi può indicare all'uomo cosa avverrà dopo di lui sotto il sole?
Salmi 90
1'Preghiera. Di Mosè, uomo di Dio.'
Signore, tu sei stato per noi un rifugio
di generazione in generazione.
2Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, Dio.
3Tu fai ritornare l'uomo in polvere
e dici: "Ritornate, figli dell'uomo".
4Ai tuoi occhi, mille anni
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
5Li annienti: li sommergi nel sonno;
sono come l'erba che germoglia al mattino:
6al mattino fiorisce, germoglia,
alla sera è falciata e dissecca.
7Perché siamo distrutti dalla tua ira,
siamo atterriti dal tuo furore.
8Davanti a te poni le nostre colpe,
i nostri peccati occulti alla luce del tuo volto.
9Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira,
finiamo i nostri anni come un soffio.
10Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo.
11Chi conosce l'impeto della tua ira,
tuo sdegno, con il timore a te dovuto?
12Insegnaci a contare i nostri giorni
e giungeremo alla sapienza del cuore.
13Volgiti, Signore; fino a quando?
Muoviti a pietà dei tuoi servi.
14Saziaci al mattino con la tua grazia:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
15Rendici la gioia per i giorni di afflizione,
per gli anni in cui abbiamo visto la sventura.
16Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e la tua gloria ai loro figli.
17Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio:
rafforza per noi l'opera delle nostre mani,
l'opera delle nostre mani rafforza.
Sofonia 1
1Parola del Signore rivolta a Sofonìa figlio dell'Etiope, figlio di Godolia, figlio di Amaria, figlio di Ezechia, al tempo di Giosia figlio di Amon, re di Giuda.
2Tutto farò sparire dalla terra.
Oracolo del Signore.
3Distruggerò uomini e bestie;
sterminerò gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
abbatterò gli empi; sterminerò l'uomo dalla terra.
Oracolo del Signore.
4Stenderò la mano su Giuda
e su tutti gli abitanti di Gerusalemme;
sterminerò da questo luogo gli avanzi di Baal
e il nome stesso dei suoi falsi sacerdoti;
5quelli che sui tetti si prostrano
davanti alla milizia celeste
e quelli che si prostrano davanti al Signore,
e poi giurano per Milcom;
6quelli che si allontanano dal seguire il Signore,
che non lo cercano, né si curano di lui.
7Silenzio, alla presenza del Signore Dio,
perché il giorno del Signore è vicino,
perché il Signore ha preparato un sacrificio,
ha mandato a chiamare i suoi invitati.
8Nel giorno del sacrificio del Signore,
io punirò i prìncipi e i figli di re
e quanti vestono alla moda straniera;
9punirò in quel giorno chiunque salta la soglia,
chi riempie di rapine e di frodi
il palazzo del suo padrone.
10In quel giorno - parola del Signore -
grida d'aiuto verranno dalla Porta dei pesci,
ululati dal quartiere nuovo
e grande fragore dai colli.
11Urlate, abitanti del Mortaio,
poiché tutta la turba dei trafficanti è finita,
tutti i pesatori d'argento sono sterminati.
12In quel tempo
perlustrerò Gerusalemme con lanterne
e farò giustizia di quegli uomini
che riposando sulle loro fecce
pensano:
"Il Signore non fa né bene né male".
13I loro beni saranno saccheggiati
e le loro case distrutte.
Hanno costruito case ma non le abiteranno,
hanno piantato viti, ma non ne berranno il vino.
14È vicino il gran giorno del Signore,
è vicino e avanza a grandi passi.
Una voce: Amaro è il giorno del Signore!
anche un prode lo grida.
15"Giorno d'ira quel giorno,
giorno di angoscia e di afflizione,
giorno di rovina e di sterminio,
giorno di tenebre e di caligine,
giorno di nubi e di oscurità,
16giorno di squilli di tromba e d'allarme
sulle fortezze
e sulle torri d'angolo.
17Metterò gli uomini in angoscia
e cammineranno come ciechi,
perché han peccato contro il Signore;
il loro sangue sarà sparso come polvere
e le loro viscere come escrementi.
18Neppure il loro argento, neppure il loro oro
potranno salvarli".
Nel giorno dell'ira del Signore
e al fuoco della sua gelosia
tutta la terra sarà consumata,
poiché farà improvvisa distruzione
di tutti gli abitanti della terra.
Atti degli Apostoli 8
1Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samarìa.2Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui.3Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione.
4Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio.
5Filippo, sceso in una città della Samarìa, cominciò a predicare loro il Cristo.6E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva.7Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati.8E vi fu grande gioia in quella città.
9V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samarìa, spacciandosi per un gran personaggio.10A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: "Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande".11Gli davano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie.12Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare.13Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano.
14Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni.
15Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo;16non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù.17Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
18Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro19dicendo: "Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo".20Ma Pietro gli rispose: "Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio.21Non v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché 'il tuo cuore non è retto davanti a Dio'.22Pèntiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero.23Ti vedo infatti chiuso 'in fiele amaro e in lacci d'iniquità'".24Rispose Simone: "Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto".25Essi poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed evangelizzavano molti villaggi della Samarìa.
26Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: "Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta".27Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etìope, un eunuco, funzionario di Candràce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme,28se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia.29Disse allora lo Spirito a Filippo: "Va' avanti, e raggiungi quel carro".30Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?".31Quegli rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.32Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:
'Come una pecora fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.'
33'Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato
negato,
ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.'
34E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?".35Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù.36Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: "Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?".37.38Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò.39Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino.40Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.
Capitolo XXXIII:L’instabilità del nostro cuore e la intenzione ultima, che deve essere posta in Dio
Leggilo nella BibliotecaO figlio, non ti fidare della disposizione d'animo nella quale ora ti trovi; ben presto essa muterà in una disposizione diversa. Per tutta la vita sarai oggetto, anche se tu non lo vuoi, a tale mutevolezza. Volta a volta, sarai trovato lieto o triste, tranquillo o turbato, fervente oppure no, voglioso o pigro, pensoso o spensierato. Ma colui che è ricco di sapienza e di dottrina spirituale si pone saldamente al di sopra di tali mutevolezze, non badando a quello che senta dentro di sé, o da che parte spiri il vento della instabilità; badando, invece, che tutto il proposito dell'animo suo giovi al fine dovuto e desiderato. Così infatti egli potrà restare sempre se stesso in modo irremovibile, tenendo costantemente fisso a me, pur attraverso così vari eventi, l'occhio puro della sua intenzione.
E quanto più puro sarà l'occhio dell'intenzione, tanto più sicuro sarà il cammino in mezzo alle varie tempeste. Ma quest'occhio puro dell'intenzione, in molta gente, è offuscato, perché lo sguardo si volge presto a qualcosa di piacevole che balzi dinanzi. E poi raramente si trova uno che sia esente del tutto da questo neo, di cercare la propria soddisfazione: Come gli Ebrei, che erano venuti, quella volta, a Betania, da Marta e Maria, "non già per vedere Gesù, ma per vedere Lazzaro" (Gv 12,9).
Occorre, dunque, che l'occhio dell'intenzione sia purificato, reso semplice e retto; occorre che esso, al di là di tutte le varie cose che si frappongono, sia indirizzato a me.
DISCORSO 132/A DAL VANGELO DI GIOVANNI (6, 57-58): L'EUCARISTIA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaIn che consiste mangiare il Cristo
1. Che parola avete udito da parte del Signore che c'invitava? Il Signore ha invitato i servi ed ha apprestato loro in cibo se stesso. Chi può avere l'ardire di mangiare il proprio Signore? E tuttavia egli afferma: Chi mangia di me, vivrà per me 1. Quando si mangia Cristo, si mangia la vita. Né si uccide perché si possa mangiare, ma egli ridona la vita ai morti. Quando si mangia, infonde vita nuova, ma la sua non si riduce. Perciò, fratelli, non esitiamo a mangiare un tale pane nel timore di consumarlo interamente e non trovare poi che mangiare. Si mangi il Cristo: mangiato, è vivente, perché, ucciso, è risorto. Neppure lo dividiamo in parti nel mangiarlo. Ma in realtà avviene così nel sacramento e i fedeli sanno in qual modo essi mangiano la carne di Cristo; ciascuno riceve la sua parte, per cui la stessa grazia viene chiamata " parti ". Si mangia in porzioni, e rimane tutto intero; si mangia in porzioni nel sacramento e rimane tutto intero nel cielo, rimane tutto intero nel tuo cuore. Tutto intero era infatti presso il Padre quando venne nella Vergine; riempì il grembo di lei, senza allontanarsi da lui. Veniva nella carne, perché gli uomini potessero mangiarlo; ma restava tutto intero presso il Padre per essere il cibo degli angeli.Affinché sappiate, fratelli (e sia chi di voi sappia, sia chi ignori, dovete tutti sapere)che quando Christo fu fatto uomo, l'uomo mangiò il pane degli angeli 2. Da quale parte, in quale modo, per quale via, per quali meriti, per quale dignità poteva l'uomo mangiare il pane degli angeli se il Creatore degli angeli non si fosse fatto uomo? Perciò, mangiamo sicuri: non ha fine ciò che mangiamo; quindi, mangiamo per non avere fine noi. In che consiste mangiare il Cristo? Non consiste soltanto nel mangiare il suo corpo nel sacramento; molti infatti lo ricevono essendo indegni. Di essi dice l'Apostolo: Chi mangia il pane e beve il calice del Signore indegnamente, mangia e beve la propria condanna 3.
Come si deve mangiare Cristo
2. Ma come si deve mangiare Cristo? Come egli stesso lo indica: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui 4. Pertanto, se rimane in me, e io in lui, allora mangia, allora beve; ma se uno non rimane in me ed io non rimango in lui, anche se riceve il sacramento, si procura un tormento grande. Ciò che egli afferma: Chi, dunque, rimane in me, lo ripete in un altro passo: Chi osserva i miei comandamenti rimane in me ed io in lui 5. Fate perciò attenzione, fratelli; se voi che siete i fedeli venite separati dal corpo del Signore, c'è da temere per voi la morte di fame. Egli stesso ha detto infatti: Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue, non avrà in sé la vita 6. Se però venite separati, così che non potete mangiare il corpo e il sangue del Signore, per voi c'è da temere la morte. Nel caso invece che lo riceviate indegnamente e beviate indegnamente, c'è da temere che mangiate e beviate la condanna. Siete soggetti a grandi strettezze. Vivete bene e le pressioni si allentano. Non promettetevi la vita se vivete male. L'uomo si inganna quando promette a se stesso ciò che Dio non promette. Cattivo testimone, tu ti riprometti ciò che la verità ti nega. Dice la Verità: Se vivete male vi attende la morte eterna, e tu ti dici: Ora vivo male e in eterno vivrò con Cristo? Come può essere che la Verità mentisca e tu dica il vero? Ogni uomo è mentitore 7. Di conseguenza, non potete vivere bene se egli non avrà concesso il suo aiuto, se egli non avrà dato, se egli non avrà donato. Quindi, pregate e mangiate. Pregate e sarete liberati da queste pressioni. Egli vi darà con pienezza infatti, e nella rettitudine dell'agire, e nell'onestà della vita. La vostra coscienza sia scrutata a fondo. La vostra bocca sarà piena della lode di Dio e di esultanza; e una volta liberati dalle grandi strettezze, direte a lui: Hai spianato la via ai miei passi ed i miei piedi non hanno vacillato 8.
1 - Gv 6, 58.
2 - Sal 77, 25.
3 - 1 Cor 11, 29.
4 - Gv 6, 57.
5 - 1 Gv 3, 24.
6 - Cf. Gv 6, 54.
7 - Sal 115, 11.
8 - Sal 17, 37.
Capitolo 2: visioni sui misteri e il concepimento di Maria
Vita della Santa Vergine Maria - Beata Anna Caterina Emmerick
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Narrazione dell’8 dicembre 1819
Dopo aver trascorso tutta la notte assorta nella triste contemplazione dei peccati e delle colpe degli uomini, allo spuntar dell’alba mi addormentai e vidi Gerusalemme, mi vidi vicina al tempio, poi mi recai nei dintorni di Nazareth dove c’era la casa di Anna e di Gioacchino. Riconobbi quei posti per averli contemplati altre volte. Improvvisamente, nella visione, vidi sorgere dal terreno una debole colonna di luce che, come uno stelo, portava alla sommità un fiore simile ad un calice. Esso portava alla cima una chiesa ottangolare piena di luce: era la Chiesa celeste. La colonna luminosa assumeva la forma di un alberello all’interno della chiesa, sui cui rami stavano le figure dei componenti la famiglia della Beata Vergine Maria. La Santa Madre Anna stava tra San Giacomo e un altro uomo, forse suo padre. Sotto il petto della Santa vidi uno spazio luminoso a forma di calice in cui appariva in embrione la figura di una fanciulla vestita di luce, la quale diveniva sempre più grande invadendo lo spazio luminoso. Teneva le mani incrociate sul petto e la piccola testa, pure inclinata sul petto, mandava un’infinità di raggi lucenti verso una determinata direzione del globo. Mi sorprese di vedere che i raggi erano diretti in una sola e precisa direzione. Sopra gli altri rami dell’albero vidi diverse figure in adorazione, mentre intorno alla Chiesa c’erano Cori innumerevoli di Santi che pregavano e veneravano la Santa Madre della Madonna. La dolce armonia e la concordia soave, che prendeva sempre più posto in quel rito, non può essere descritta con le parole umane perché appartiene al mondo celeste.
A queste visioni mi sovviene però l’immagine di un soave campo di fiori, i quali emanano il loro profumo nell’aria e mostrano i variopinti colori al sole da cui hanno ricevuto la vita. Questo era il simbolo della festa della venerazione dell’Immacolata Concezione. Alla cima dell’alberello si riprodussero nuovi rami dove vidi Maria e Giuseppe inginocchiati e, sotto di essi, la Santa Madre Anna in preghiera: essi adoravano solennemente il bambino Gesù che sedeva alla cima suprema dell’albero circondato da uno splendore abbagliante mentre manteneva il globo del mondo. Vidi inoltre, genuflessi a terra, assorti in profonda orazione, i Re Magi, gli Apostoli, i pastori e i discepoli, e, ad una certa distanza da tutti, i Cori dei Santi. Più in alto ancora scorsi delle forme indefinite di altre potenze e dignità Celesti illuminate da un fascio di luce vivissima. Ancora più sopra, come attraverso la cupola di una chiesa, provenivano i raggi di un mezzo sole. Ebbi la sensazione spirituale che quest’immagine annunciasse la prossima festa della Nascita di Cristo dopo quella della Concezione. Dapprima contemplai la visione sentendomi fuori della chiesa celeste ma poco dopo mi sentii all’interno, vicino alla colonna di luce. A questo punto mi fu svelato nei particolari il mistero della Concezione senza il peccato originale, allora vidi la nascitura che, da sotto il cuore luminoso della Santa Madre Anna, inviava i raggi dorati dell’amore più sublime in direzione di una chiesa in cui si onorava questa nascita divina. Il sacro luogo poi andò distrutto a causa di indecenti controversie sul santissimo mistero; la Chiesa celeste però continua a festeggiarne la ricorrenza nello stesso posto.
La Santa Vergine parla dei misteri del Concepimento
Così narrò in stato estatico Suor Emmerick, il 16 dicembre 1822, interrompendo le visioni sulla vita di Gesù.
Spesso odo la Santa Vergine partecipare alle sue devote, Giovanna Chusa, Susanna di Gerusalemme e altre, i misteri della sua vita e quelli del suo Signore. La Madonna aveva appreso questi misteri per rivelazione interiore al tempio, e in parte anche dalla sua Santa Madre Anna. Un’altra volta Maria raccontò a Susanna e a Marta che quando portava Nostro Signore sotto il proprio cuore non ebbe a risentire il minimo dolore ma la gioia più grande. Anch’Ella fu concepita sotto il cuore di sua madre per intervento dello Spirito Divino nel momento solenne in cui Gioacchino ed Anna si erano ritrovati sotto la "porta d’oro" del tempio. Maria Santissima disse che altrettanto pura come la sua sarebbe stata la concezione di tutti gli altri uomini se non ci fosse stato il peccato originale. Poi parlò della sua amata sorella maggiore, Maria Heli, la quale non era il vero frutto promesso. Allora i genitori, divenuti coscienti della propria impurità, decisero di ritirarsi nell’astinenza più completa e nelle preghiere. Mi fece piacere sentire proprio dalla Santa Vergine quelle stesse cose che avevo precedentemente udito da altre persone e visto in altre occasioni. Rividi quei due sposi eletti circondati da una schiera di Angeli fiammanti. Credo che sotto la "porta d’oro" si eseguissero pure gli esami e le cerimonie di purificazione e di assoluzione delle donne incolpate di adulterio e altre cerimonie di riconciliazione. Sotto il tempio si contavano cinque sotterranei simili, uno dei quali era sito sotto il corridoio abitato dalle vergini. Dopo alcune cerimonie espiatorie occorreva un permesso per essere introdotti in uno di questi vestiboli di "espiazione, purificazione e conciliazione", il cui accesso non era concesso con molta facilità. I sacerdoti infatti erano assai austeri nel concedere permessi alle coppie condannate alla sterilità. Le mie visioni mi mostrarono solo Gioacchino ed Anna introdotti nel vestibolo sotterraneo.
Il Monte dei Profeti. La Veggente di Dùlmen annuncia la Concezione di Maria Santissima nei vari Paesi del mondo
L’8 dicembre 1820, nella festa dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima, l’anima della Veggente fu trasportata dal suo Angelo custode in numerose regioni della terra. Dalle visioni su questo lungo viaggio della sua anima, che lei comunicò al "pellegrino", diamo solo un accenno di quelle che qui ci riguardano. La Veggente giunse a Roma e si recò presso il Santo Pontefice, visitò una monaca in Sardegna a lei assai cara; poi fu a Palermo, arrivò in Palestina e nelle Indie, finalmente salì sopra un Monte chiamato "dei profeti” . Giunse poi nell’Abissinia e salì sopra un’altra rupe sulla quale sorgeva una meravigliosa città ebraica, vi si recò a visitare la regina Giuditta con la quale tenne una conversazione intorno al Messia e all’odierna festa della Concezione di Maria. In questo lunghissimo viaggio mistico attraverso il mondo e i continenti, la Veggente di Dulmen si comportò come un diligente Apostolo, approfittando di ogni occasione per pregare, insegnare, prestare soccorso, consolare e preparare il mondo di quell’epoca alla festa della Concezione di Maria.
I Santi tre Magi celebrano la Concezione di Maria
L’8 dicembre di ogni anno, secondo la loro corrispondente datazione, i Magi celebravano col popolo una solennità di tre giorni per commemorare la ricorrenza dell’apparizione della cometa. Quella era la stella promessa da Balaam che, quindici anni prima della nascita di Cristo, essi avevano veduto nella notte ed era attesa da diversi secoli dai loro antenati. I Magi riconobbero nella stella il simbolo di una Vergine che teneva in una mano lo scettro e nell’altra la bilancia,. Manteneva da un lato della bilancia una bella spiga e sull’altro un grappolo, in modo da stabilire un perfetto equilibrio. Dei tre Magi ne sopravvissero poi due che celebrarono sempre più devotamente la ricorrenza dell’8 dicembre.
Abolizione dei sacrifici cruenti di fanciulli da parte dei popoli Caldei osservatori delle stelle
Dalla notte in cui la stella fece la sua apparizione nei cieli della Caldea, annunciando la Concezione della Santa Vergine, i popoli astronomi abolirono l’orribile culto del crudele sacrificio di fanciulli, usanza sanguinaria praticata fin dai tempi più antichi. Il rito proveniva da rivelazioni diaboliche. Costoro sceglievano un fanciullo tra i figli di una donna nota per la sua devozione, la quale si sentiva felice di vedere suo figlio prescelto per il sacrificio. La vittima veniva cosparsa di farina poi la si immolava e se ne raccoglieva il sangue. La farina intrisa nel sangue veniva trangugiata come un cibo sacro, e, finché il ragazzo non era del tutto dissanguato, continuavano a coprirlo di farina ed inghiottirla. Infine la vittima veniva tagliata a pezzi, divisa e divorata. La pratica cannibalesca affondava la sua origine in una devozione demoniaca e grossolana. Dalla mia voce interiore seppi che questi sacrifici orrendi erano frutto della cattiva interpretazione dei profeti intorno alle visioni della santa Cena. Nel giorno della Concezione di Maria, il re della Caldea ebbe una rivelazione celeste in cui venne esortato interiormente ad abolire quei sacrifici disumani.
Visione ed interpretazione delle offerte sacrificali dei fanciulli
Una notte, mentre ero stesa sul mio giaciglio, vidi alla mia destra l’immagine straziante del fanciullo assassinato. Ne fui molto spaventata, mi voltai sul fianco sinistro e mi trovai ancora dinanzi la sanguinosa scena. Pregai ardentemente il Signore che mi liberasse da quell’immagine così orribile. Allora mi svegliai e, mentre udivo battere l’orologio, mi apparve il mio Sposo celeste che indicò col dito lo spazio intorno a sé dicendomi: "Guarda quante offese si commettono ogni giorno nel mondo contro di me!" Si presentò così nella mia anima una visione in cui mi fu concesso di contemplare in modo profondo la crudeltà di quel sacrificio e di tutti i crimini orrendi della cosiddetta umanità. Scorsi Gesù stesso, crudelmente immolato sull’altare sacrificale, celebrato falsamente e spietatamente, così come oggigiorno i Santi Misteri vengono celebrati da alcuni sacerdoti. Vidi il bambino Gesù giacente sull’altare, dinanzi a sacerdoti indegni e degenerati, mutilato con la patena. Vidi i tormenti e le persecuzioni fatte a innumerevoli brave persone ed anche ai buoni sacerdoti veri figli Dio, come se questi tormenti fossero fatti a Gesù Cristo stesso. I nostri tempi sono davvero orribili, nessuno può più sfuggire la nebbia densa della colpa che pesa sull’universo intero. La cosa più tragica è che vedo l’uomo perseverare con fredda indifferenza nelle perversità. Mentre venivo trasportata con l’anima da un luogo all’altro del mondo mi si presentavano numerose visioni, tra queste ancora alcune sulla festa della Concezione di Maria.
Visioni sulla storia della Concezione di Maria Santissima
Mentre dormivo fui trasportata in luoghi lontanissimi e in epoche diverse, dove ho veduto celebrare la solennità della Concezione della Santa Vergine. Ad Efeso vidi la celebrazione di questa solennità nella casa della Madre di Dio, la casa mi apparve in forma di tempio e dietro vidi la seconda Via della Passione eretta da Maria. La prima Via Crucis fu segnata a Gerusalemme con le lacrime della Madonna sulle orme insanguinate di suo Figlio, la terza poi a Roma. Molto tempo prima che si staccassero dalla Chiesa cattolica, vidi i Greci che celebravano già la Concezione di Maria. Mi apparve un Santo (forse Sabas) il quale aveva veduto la Santa Vergine sul globo terrestre mentre schiacciava la testa del serpente. Da allora egli comprese che la Madre di Dio era stata concepita Immacolata, cioè non toccata dall’alito del serpente. In questo contesto vidi anche che una chiesa dei Greci, o un vescovo, non voleva accettare la festa dell’Immacolata Concezione. Allora l’immagine dell’Immacolata si presentò a loro attraversando il mare, entrò nella chiesa e si collocò sull’altare maggiore. Subito dopo quell’evento miracoloso, la festa fu accettata e celebrata.
Allo stesso posto dove era apparsa l’Immacolata Concezione fu appeso un dipinto meraviglioso di San Luca, raffigurante in grandezza naturale la Santa Vergine bianco vestita e con un velo dello stesso colore, che corrispondeva all’abbigliamento effettivamente usato nella sua vita. Io credo che quel dipinto fosse un dono di Roma e sostituì in quella chiesa un altro di Maria Santissima a mezzo busto. In Inghilterra vidi introdurre e celebrare la festa dell’Immacolata Concezione fin dai tempi più antichi. Alla festa di San Nicolò ebbi una visione in cui un prete inglese che si trovava su un vascello in alto mare correva il serio pericolo di annegare nei marosi. Mentre tutti i marinai invocavano soccorso alla Madre Divina, vidi apparire nell’aria la figura del vescovo Nicolò di Myra inviato dalla Madonna che, librandosi sulle onde agitate, s’avvicinò al vascello ed offrì al prete inglese la salvezza a condizione che egli introducesse in Inghilterra la celebrazione della Concezione dell’Immacolata. Quando il prete domandò quali preghiere si dovessero elevare, il Santo gli rispose: "Le stesse che si usano in occasione del parto di Maria". Dopo che la festa fu istituita si suppose che il sacerdote sul vascello in pericolo fosse stato un certo Anselmo. Vidi la solennità introdotta anche in Francia e San Bernardo opporsi con i suoi scritti perché la festa non era stata ufficializzata da Roma
Precisazioni dello scrittore sull’incontro tra Gioacchino ed Anna
Nella ricorrenza dell’Immacolata Concezione del 1821, Suor Emmerick ebbe la percezione che l’incontro tra Gioacchino e Anna sotto la "porta d’oro" non si sarebbe svolto in occasione della festa dei Tabernacoli (25 novembre Casleu), citata dalle fonti ufficiali, ma piuttosto alla fine dei Tabernacoli, durante la ricorrenza della consacrazione del tempio fatta da Salomone. A quest’ultima vi assistè una volta anche Gesù nel secondo anno di predicazione. Le più autorevoli fonti di antichità ebraiche tacciono su questa festa. Durante la solennità Dio benedì con la sua grazia l’incontro della santa coppia, e con i raggi luminosi della sua volontà sigillò la nuova epoca di purificazione nel mondo.
Concepimento di Maria Santissima
Fui confortata da una meravigliosa visione sull’unione dell’anima di Maria Santissima col suo castissimo corpo: mi apparve una massa luminosa che assumeva dimensioni sempre più grandi. Si trovava sotto la Santissima Trinità. Era un’anima pura che lentamente veniva rivestita di forme materiali finché assunse l’aspetto di una figura umana. Era sola al cospetto di Dio. Vidi il Signore indicare l’indescrivibile bellezza di quell’anima agli Angeli e questi ultimi provare un indefinibile gioia nel contemplarla. Non posso descrivere con parole opportune questa meravigliosa visione. Subito dopo vidi Anna a buon punto con la sua gravidanza: aveva concepito nel suo seno la Santa Vergine da diciassette settimane e due giorni. La vidi dormire tranquilla nel letto della sua casa vicino a Nazareth, ricoperta da un raggio luminoso. Da questo se ne prolungava un altro che penetrava all’interno del suo corpo e si trasformava in una piccola figura umana luminosa. Ad un tratto Anna, avvolta da uno splendore indescrivibile, si alzò dal giaciglio. La vidi entrare in uno stato di santo rapimento, contemplava l’interno del suo corpo trasformato nel tabernacolo salvifico dell’umanità. Quello fu il momento in cui Anna iniziò a sentire il corpicino di Maria che si muoveva sotto il suo cuore. Allora si vesti e partecipò la sua gioia a Gioacchino; quindi ambedue ringraziarono il Signore con l’orazione. Vidi la Santa pregare in giardino vicino all’albero dove fu consolata dall’Angelo.
Nascita di Maria Santissima
Giunse il momento del parto, vidi Anna mentre lo annunciava a Gioacchino. Quindi la santa Donna inviò alcuni messi ad invitare le parenti a recarsi da lei: a Sephoris presso sua sorella minore Maraha, nella valle di Zabulon dalla vedova Enue e dalla sorella Elisabetta, ed infine anche a Betsaida dalla nipote Maria Salome. Vidi queste donne mettersi in viaggio: la vedova Enue fu accompagnata da due servi mentre le altre due dai rispettivi mariti, che le accompagnarono fino alle porte di Nazareth. Il giorno prima del parto di Anna, Gioacchino mandò i suoi servi a pascolare il gregge. Egli stesso se ne andò al pascolo più vicino mentre a casa restarono solo le ancelle. Maria Heli si assunse la cura delle cose domestiche; allora aveva diciannove anni ed era sposata con Cleofa, il capo dei pastori di Gioacchino. Maria di Cleofa, di quattro anni, era la loro figlioletta. Gioacchino scelse i migliori agnelli, capretti e buoi per offrirli a Dio come dono di ringraziamento; li fece quindi condurre al tempio dai pastori. Egli ritornò a casa a notte inoltrata. Quella stessa sera giunsero da Anna le tre congiunte: entrate nella stanza da letto dietro al focolare, abbracciarono la santa Donna. Anna disse loro che il momento del parto era vicino, allora tutte insieme intonarono il salmo: "Lodate Dio, il Signore, poiché ebbe pietà del suo popolo, ha redento Israele ed ha compiuto la promessa fatta nel paradiso ad Abramo; il seme della donna schiaccerà la testa al serpente…".
Vidi Anna che, rapita in questa preghiera, iniziò ad esaltare la Vergine con simpatiche espressioni: "In me è maturato il seme dato dal Signore ad Abramo". Poi parlò della promessa fatta ad Isacco e Sara: "Il fiore dello scettro d’Aronne è nato in me". Mentre Anna innalzava questi canti di lode, vidi la stanza illuminarsi intensamente di una luce meravigliosa e apparirle vicino la Scala di Giacobbe; credo che anche le altre donne avessero avuto quest’apparizione perché le vidi intimamente rapite in estasi profonda. Dopo le preghiere, seguì un pasto frugale consistente in pane, frutta e aromi. Le donne mangiarono in piedi, poi andarono a riposarsi e dormirono fino a mezzanotte, momento in cui Anna le destò. Si alzarono e si recarono in un luogo chiuso da una tenda dove la Santa era solita ritirarsi in meditazione. Vidi Anna accostarsi vicino ad un piccolo armadio infisso nella parete che conteneva alcune reliquie chiuse in un’urna con due candele ai lati. Nel reliquiario, posto su una specie di sedia a due braccioli, vidi una ciocca di capelli di Sara, per i quali Anna coltivava una devozione particolare, inoltre c’erano le ossa di Giuseppe, che Mosè aveva recato con sé dall’Egitto, e alcune reliquie di Tobia, consistenti in brandelli di una sua veste; vidi pure quel piccolo bicchiere scintillante a forma di pera in cui aveva bevuto Abramo quando fu benedetto dall’Angelo.
Questo bicchiere fu poi tolto dall’Arca e dato a Gioacchino quando gli fu impartita la grazia. Adesso comprendo che la grazia gli fu donata nel pane e nel vino, il cibo e ristoro. Dopo aver aperto l’armadio, Anna s’inginocchiò e iniziò a cantare un salmo nel quale mi sembrò si accennasse al roveto ardente di Mosè. Frattanto due delle parenti si posero ai lati della santa madre, l’una a destra e l’altra a sinistra, la terza si mise dietro a lei. Allora vidi una luce soprannaturale invadere nuovamente la stanza, poi, agitandosi vicino al corpo di Anna, si condensò intorno a lei. Le parenti, frattanto, si erano genuflesse a terra in contemplazione profonda e il fascio di luce, che avvolgeva intensamente Anna, aveva assunto una forma simile a quella del roveto ardente veduto da Mosè. Così fu che Anna accolse tra le proprie mani quella luce fatta di forme umane, la bambina Maria intrisa di splendore.
La Santa Madre l’avvolse subito nel proprio mantello e se la strinse al seno, poi continuando a pregare, la depose nuda dinanzi al reliquiario sulla sedia. Appena la Neonata iniziò a piangere, Anna l’avvolse nei pannolini color rosso e bruno che aveva estratto dall’ampio mantello. Le lasciò scoperto solo il petto, le braccia e la testa. Frattanto il roveto ardente che la circondava era scomparso. Le donne, invase dalla gioia e dalla magnificenza del momento miracoloso, presero tra le braccia la Neonata intonando un nuovo canto di lode. Infine Anna protese in alto Maria Santissima, in atto di offerta al Creatore per la salvezza del mondo e dell’umanità. A quel gésto vidi la stanza invasa dai raggi del sole, affollarsi di numerose figure angeliche che intonavano il Gloria e l’Alleluia. Gli Angeli comunicarono ad Anna che trascorsi venti giorni la Neonata avrebbe dovuto ricevere il nome "Maria".
Quindi la Santa Madre si recò nella sua camera e si coricò. Le donne frattanto bagnarono Maria, la fasciarono e la posero dentro una piccola cesta di vimini vicino a sua madre. Appena le tre donne annunciarono a Gioacchino l’evento, questi entrò nella stanza e, avvicinandosi al letto di Anna, s’inginocchiò e pianse commosso contemplando la Neonata. Poi la prese tra le braccia e l’offri anch’egli al Cielo in segno di offerta devozionale, mentre intonava un canto di lode simile a quello di Zaccaria quando nascerà Giovanni. Nell’inno di lode di Gioacchino si celebrava il salmo del seme posto da Dio in Abramo. Il seme che si era conservato nell’Alleanza suggellata dalla circoncisione e aveva reso possibile quella nascita benedetta. Si compiva così anche l’Oracolo del profeta: "Nascerà un ramo dalla radice di lesse". Gioacchino esclamò con profonda umiltà che in quel momento di radiosa letizia avrebbe voluto morire. Durante la notte molti avevano visto la casa di Anna stranamente illuminata. Fin dal primo mattino servi, ancelle e gente del popolo furono richiamati dalla notizia del lieto evento. Numerosi, invasero l’alloggio della pia famiglia. Dopo aver atteso, a poco a poco vennero introdotti nella stanza di Anna e videro la Neonata. Non pochi si sentirono intimamente convinti che quella nascita fosse miracolosa, essendo stata Anna per molto tempo sterile. Alcuni si sentirono profondamente commossi e, toccati nella coscienza, si dedicarono alla vita devota. Sebbene Maria Heli fosse madre di Maria di Cleofa, non le fu consentito di assistere alla nascita della Santa Vergine, forse in osservanza alla legislazione religiosa ebraica.
Letizia in Paradiso per la nascita di Maria Santissima
Contemporaneamente alle visioni della venuta di Maria Santissima nel mondo, La vidi in Cielo, al cospetto della Santissima Trinità, salutata dai Cori celesti dei Santi e degli Angeli con giubili di gioia indescrivibili. Appresi allora che in quel momento le fu rivelato tutto il suo passaggio sulla terra: le future letizie e i dolori. Nonostante i grandi misteri che le furono svelati, Maria si mantenne sempre umile ed innocente. Questo suo modo silenzioso di conoscere le cose Celesti è certamente a noi sconosciuto. L’intuizione della Santissima Maria era profondissima e la sede dell’apprendimento era il centro del cuore. La Santa Vergine conosceva tutto in un modo molto semplice e ingenuo, così come un bambino che conosce istintivamente la sede dell’allattamento nel seno della madre. Scorsi la Madonna istruita dalla Grazia del Cielo; la vidi per la prima volta piangere. Sono sicura che non potrei descrivere le altre meravigliose immagini nel modo giusto e nemmeno gli altri le saprebbero comprendere nel significato più profondo, perciò preferisco tacere.
La nascita della Santissima Vergine è annunciata nel Limbo agli antichi Patriarchi
Nello stesso momento in cui nacque Maria Santissima giunse nel Limbo l’annuncio di quest’avvenimento e vidi gli antichi Patriarchi dell’umanità festeggiarlo con giubilo immenso. Particolarmente Adamo ed Eva videro in questa nascita il compimento della Promessa del Cielo. Appresi che da quel momento essi avanzarono nello stato di grazia, la loro dimora s’illuminò e s’ingrandì e da allora acquistarono maggiore influenza sulla terra. Era come se la penitenza e i dolori che avevano sostenuto, la lotta, la speranza, il desiderio di redenzione avessero raggiunto il loro compimento salvifico.
Commozione nella natura e negli uomini per la nascita della "Vergine celeste"
Quando nacque Maria Santissima ci fu un risveglio generale della natura assopita, negli animali e nei cuori delle persone buone, mentre una deliziosa armonia si diffondeva su tutta la terra. Al contrario, i peccatori erano invasi da angoscia e da spavento. Infatti in tutta la terra promessa, in particolare nella zona di Nazareth, al momento della santa nascita molti ossessi caddero in un delirio disperato. Con strida violente venivano gettati di qua e di là ed i demoni, insediati nelle viscere di costoro, sussurravano: "Dobbiamo cedere, non abbiamo speranza! Dobbiamo andarcene da questo luogo!" Il vecchio Simeone, un sacerdote di Gerusalemme che abitava vicino al tempio, rimase spaventato dalle grida strazianti dei pazzi e degli ossessionati che stavano rinchiusi in un edificio sito vicino al tempio. Simeone aveva con altri l’incarico di sorvegliare quei numerosi infelici. A mezzanotte, quando le urla di questi indemoniati si erano fatte terrificanti, il sacerdote si recò nella piazza dinanzi alla Casa degli ossessionati e domandò ad uno di loro quale fosse il motivo per cui mandava tali grida che svegliavano tutti dal sonno. Questi, gridando forte, gli disse che voleva uscire; allora gli fu aperta la porta e il posseduto si precipitò fuori mentre Satana gridava all’interno di lui: "Devo partire! È nata la Vergine celeste! La terra è piena di Angeli che ci tormentano; dobbiamo andar via, non possiamo possedere più nessuno". Il vecchio sacerdote pregò ardentemente per quel povero uomo posseduto dal demonio; alla fine, dopo essere caduto in convulsioni tremende, lo spirito infernale dovette abbandonare la vittima e allontanarsi. Mi ha fatto molto piacere aver avuto visioni del vecchio Simeone. Anche le profetesse Anna e Noemi, quest’ultima era la sorella della madre di Lazzaro, si svegliarono improvvisamente e per mezzo di visioni vennero edotte sulla nascita dell’eletta Fanciulla. Esse si comunicarono quanto avevano veduto; credo che conoscessero già la Santa Madre Anna.
La nascita di Maria Santissima è annunciata ai Caldei da cinque vergini veggenti
Nella stessa notte in cui nacque la Madonna vidi cinque vergini sibille in una città caldea. Queste ebbero una visione molto significativa della nascita della Madre di Dio e subito corsero ad avvertire i sacerdoti. Annunciarono dappertutto la Concezione di una Vergine più grande di tutte le vergini, in ossequio alla quale erano scese sulla terra numerose figure angeliche e spiriti buoni mettendo in fuga i demoni e gli spiriti del male. Quel popolo osservatore degli astri aveva già veduto in una stella l’immagine di una Vergine con una bilancia, dentro c’era dell’uva e del frumento; ma quando Maria Santissima venne alla luce, e fu annunciata dalle cinque veggenti, nell’astro l’immagine non si vide più. Dopo l’annuncio delle verginiveggenti, i Caldei collocarono nel loro tempio un idolo mostruoso che si riferiva a questa Vergine. Tempo dopo posero un’altra immagine della Vergine e un piccolo giardino recintato con una grata d’oro. Nel tempio Caldeo c’erano animali dalle più strane fattezze; vidi anche dei cani assai grandi ben accuditi, capii allora che quegli animali servivano da loro alimento. Nel tempio dei Santi Magi si manteneva per tutta la notte un’illuminazione magnifica, con torce e lampade. Guardando verso il soffitto vi era dipinto un cielo stellato simile al naturale, alcuni lumi erano disposti in modo tale da ottenere quest’effetto. Quel cielo artificiale seguiva il cambiamento delle osservazioni delle stelle: i candelieri erano disposti nella posizione adatta ad indicare le diverse situazioni. Così avvenne anche in occasione della nascita di Maria Santissima: l’illuminazione fu disposta in modo che i raggi di luce provenissero dal di fuori verso l’interno.
La caduta della "vergine alata" in Egitto
Quando nacque Maria Santissima, vidi che l’idolo della vergine alata in Egitto fu rovesciato in mare. Qualche tempo dopo il tempio fu sostituito da una chiesa. Nello stesso giorno, nell’altro tempio egiziano, l’idolo della vergine con tre mammelle assicurato al soffitto, improvvisamente si lesionò: il volto e tutta la parte inferiore del corpo si frantumarono in cento pezzi, mentre la corona che la statua teneva sul capo, le braccia che tenevano le spighe di frumento e le ali rimasero intatte.
Visite alla neonata Maria
Due giorni dopo la nascita della Santa Vergine, cioè il dieci settembre, numerosi parenti si recarono in visita dalla Santa Madre Anna. Sentii pronunciare i nomi di molte persone. Dai pascoli più lontani vidi giungere i pastori di Gioacchino. A tutti venne mostrata la Neonata, e li vidi ricolmi di gioia. Fu tenuto un allegro banchetto. Il 10 e l’11 settembre altre persone giunsero in visita alla piccola Maria, e fra queste, gli altri parenti di Gioacchino che abitavano nella valle di Zabulon. La Bimba venne portata nella parte anteriore della casa e posta con la sua culla sopra un alto piedistallo simile ad un tronco su cui si sega il legname. In questo modo tutti poterono ammirarla meglio. Fu avvolta in un panno rosso che la fasciava fin sotto le ascelle ed intorno al collo aveva un velo trasparente. La piccola culla era dipinta esternamente di bianco e di rosso. Vidi Maria di Cleofa, una bella bambina, accarezzare Maria e giocare con lei. Era molto robusta e indossava una piccola veste bianca senza maniche, il cui orlo rosso era adornato di bottoncini dello stesso colore che parevano piccole mele. Le sue braccine ignude portavano dei braccialetti bianchi fatti di penne, seta o lana.
La neonata riceve il nome "Maria"
Oggi ho veduto nella casa di Anna una gran festa; tutte le pareti di vimini erano state rimosse per preparare un’ampia sala con al centro una tavola lunghissima e bassa, addobbata di vasi e di altri arredi per il banchetto. Vidi molti arredi e vasi che altre volte non avevo notato. Si mostravano colà disposti dei vasi leggerissimi e forati alle estremità, somigliavano a canestri e pareva che dovessero servire per riporvi dei fiori. Sopra un tavolo vidi dei piccoli bastoncini bianchi che parevano d’osso, cucchiai che assomigliavano a profonde conchiglie munite di un manico e terminanti con un anello, delle canne ricurve che servivano forse a succhiare bevande. Nel mezzo della sala si ergeva una specie di altare addobbato di rosso e bianco sul quale stava una culla dai medesimi colori, con una piccola coperta azzurra; vicino a questa vidi un leggio con sopra vari rotoli di pergamene sacre per le preghiere. Cinque sacerdoti di Nazareth stavano dinanzi all’altare rudimentale, fieri nei loro pomposi abiti sacerdotali. Uno di quei religiosi portava una veste adornata con i simboli del supremo sacerdote. In mezzo a costoro vidi anche Gioacchino.
Circondavano l’altare molti uomini e donne con abbigliamenti da cerimonia. Vidi anche la sorella di Anna, Maria di Sephoris, e altri. Nonostante si fosse alzata, Anna non si presentò alla cerimonia ma rimase nella propria camera dietro al focolare. Enue pose Maria tra le braccia di Gioacchino, la Neonata era tutta fasciata fino agli omeri da un velo rosso e trasparente. I sacerdoti avanzarono verso l’altare ponendosi intorno alle sacre pergaméne e cominciarono a pregare ad alta voce.Due di essi sostenevano lo strascico dei paramenti al sommo sacerdote. Allora Gioacchino tese la Neonata a quest’ultimo che la sollevò verso il cielo, elevandola alla grazia di Dio e offrendola in sacrificio, indi la ripose nella culla sull’altare. Poi prese un paio di forbici, alla cui estremità c’era un piccolo contenitore dove cadeva quello che si era tagliato, e tagliò alla neonata tre ciocche di capelli: l’una a destra, l’altra a sinistra e la terza nel mezzo del capo; quindi le arse sopra un braciere. Prese una boccetta d’olio e unse alla Neonata le sedi dei cinque sensi, col pollice le strofinò le orecchie col balsamo, gli occhi, il naso, la bocca e la cavità del petto. Scrisse, infine, sopra una pergamena il nome "Maria" e pose lo scritto sul petto della Fanciulla. Poi Gioacchino riebbe Maria e la consegnò ad Enue che la riportò ad Anna. Quindi si intonarono dei salmi ed incominciò il banchetto. A questo punto non vidi più nulla….
L’avvenimento che diede origine alla festa della nascita di Maria Santissima
La sera del 7 settembre, la vigilia della solennità, sebbene Suor Emmerick si sentisse assai male, appariva d’umore straordinariamente lieto, come poi confermò Lei stessa. La pia Suora parlò vivacemente del giubilo che inondava l’intera natura per la ricorrenza della nascita di Maria. Disse che l’indomani sarebbe stato un giorno di vera gioia per lei e per molti altri.
Odo il cinguettio degli uccelli, vedo gli agnelli ed i capretti che saltellano, e le colombe che volano aggirandosi sul luogo dove fu la casa di Anna. Adesso non è rimasto nulla che la ricordi, è tutto abbandonato. La natura però emana una piena armonia come se fosse stata rigenerata. Nei tempi antichi questo luogo fu abitato da eremiti scesi dal monte Carmelo. Vidi alcuni pellegrini di passaggio domandare meravigliati agli eremiti quale fosse la causa della gioia che regnava nella natura. I pellegrini portavano il cappuccio calato sul volto ed erano appoggiati ai loro bordoni, essi attraversavano questo territorio con profondo spirito devozionale ed avevano ricevuto da Dio la sensibilità di percepire i movimenti interiori della natura circostante. Alla domanda dei pellegrini risposero che alla vigilia di ogni ricorrenza della Concezione di Maria la natura reagiva con movimenti di gioia e di armonia, anche per il fatto che probabilmente in quel luogo si era trovata la casa di Anna. Mi fu poi mostrata l’origine della festività della nascita della Madonna. Duecentocinquant’anni dopo la morte della Beata Vergine Maria vidi un mistico pellegrinare in Terrasanta; visitò tutti i luoghi dove era vissuto il Salvatore, i suoi discepoli e i parenti. Sentii che quell’uomo era guidato da ispirazioni divine, lo vidi soffermarsi, meditare e pregare per diversi giorni nei luoghi che portavano impressi i ricordi più evidenti delle sante persone vissute all’epoca di Gesù. Spesso il mistico cadeva in dolcissimo rapimento. Da molti anni, nella notte tra il sette e l’otto settembre, percepiva il levarsi nella natura ed udiva una deliziosa armonia diffondersi nell’aria.
Una volta gli comparve in sogno un Angelo e gli rivelò che quella data corrispondeva all’anniversario in cui era nata la Vergine Maria. Egli ebbe tale visione mentre era in viaggio per il monte Sinai. L’Angelo gli rivelò pure che su quel Monte si trovava la caverna del profeta Elia, ed in essa una cappella murata eretta in onore della Madre del Messia; infine lo esortò a comunicare queste notizie agli eremiti di quel luogo. Il mistico giunse al Sinai, precisamente nel luogo dove ora sorge il convento; in quel tempo gli eremiti vivevano isolati nelle caverne. Dalla parte della valle, il Monte si ergeva a picco e quindi per raggiungere la cima bisognava farsi alzare per mezzo di rudimentali carrucole di legno e funi. L’uomo manifestò la cosa ad un gruppetto di eremiti e poi si genuflesse assorbendosi in preghiera e chiedendo a Dio che gli fosse rivelato dove si trovasse la caverna di Elia. Per mezzo della locuzione interiore gli fu risposto che avrebbe riconosciuto la caverna del profeta da un segno evidente: dal rifiuto di un Giudeo di entrarvi. Un vecchio si prestò ad accompagnarlo e insieme si posero alla ricerca della grotta. Dopo aver cercato tra le numerose caverne abitate dagli eremiti e dagli Esseni, ne trovarono a fatica una che sembrava quella di Elia con la cappelletta eretta in onore della Vergine. La spelonca era circondata da giardini di piante fruttifere ormai inselvatichite.
Quando giunsero all’ingresso angusto della spelonca, il Giudeo ne fu rigettato fuori da una forza misteriosa. In tal modo il mistico e gli eremiti seppero con certezza che quella era la caverna di Elia. Scoprirono all’interno della medesima una seconda caverna murata. Vi praticarono quindi un foro e penetrarono nel luogo in cui Elia aveva pregato per il compimento della Promessa. L’ingresso era stato chiuso con grandi pietre scolpite a florami, le quali più tardi furono adoperate per erigere la chiesa. Nella spelonca furono rinvenute le sante ossa dei profeti e degli antichi abitanti delle caverne, così pure i resti delle pareti di vimini e gli arredi sacri che erano servite ai riti antichi. Tutto questo venne conservato nella chiesa che sorse più tardi. In quest’occasione vidi molte cose intorno al monte Oreb, ma ora mi ricordo solo del posto dove Mosè scorse il roveto ardente, "il luogo dell’ombra di Dio". Vidi anche un monte di sabbia rossa sopra il quale cresceva della bellissima frutta. In seguito alle rivelazioni del mistico, i devoti eremiti celebrarono la Festa della nascita della Santa Vergine l’8 settembre dell’anno 250. La solennità sarà adottata poi da tutta la Chiesa di Gesù Cristo.
La preghiera nella ricorrenza della nascita di Maria Santissima (La novena delle partorienti)
Ebbi molte visioni su Santa Brigida, la quale mi comunicò alcune rivelazioni che aveva avuto sulla Concezione e la nascita della Madre di Dio. La Santa Vergine, fra l’altro, così le aveva detto: "Se le partorienti celebreranno la vigilia della ricorrenza della mia nascita con digiuni e con la devozione delle nove Ave Maria, onoreranno la mia permanenza nel grembo materno, e se questa commemorazione fosse rinnovata più spesso dalle partorienti anche durante il corso della loro gravidanza, innanzi tutto alla vigilia del loro parto con l’accoglienza dei Santi Sacramenti, allora io porterò le mie preghiere davanti a Dio per loro. In particolare per quelle partorienti che si trovano in circostanze difficili, esorterò Dio a soccorrerle affinché abbiano un parto fortunato". Stamattina ho avuto io stessa un’apparizione della Santa Vergine che, avvicinandosi al mio letto, mi ha detto tra l’altro: "Chi, oggi a mezzogiorno, per onorare la mia nascita e per dimostrare il suo amore per me nel tempo della mia permanenza nel grembo materno potrà recitare le nove Ave Maria e proseguire così per nove giorni, l’Angelo allora riceverà da queste preghiere quotidianamente nove fiori. Egli me li porterà ed io ne farò subito dono alla Santissima Trinità esortandoLa ad esaudire la preghiera dell’orante". Quindi mi sentii come trasportata sopra un’altura fra il cielo e la terra. La terra era mesta ed oscura sotto i miei piedi; in Cielo vedevo i Cori degli Angeli, i Santi ed in mezzo a loro la Santa Vergine dinanzi al trono di Dio. Vidi due porte e due troni di gloria innalzarsi alla Vergine, crescere e divenire templi e poi trasformarsi in intere città nate dalle preghiere dei credenti. Era meraviglioso vedere quegli edifici formati da erbe, fiori e ghirlande, che esprimevano la maniera ed il valore dei diversi modi con cui erano state elevate quelle preghiere dai singoli credenti. Gli Angeli ed i Santi prendevano dalla mano degli oranti le loro preghiere sacrificali e le portavano in Cielo.
Sacrificio di purificazione della Santa Madre Anna
Alcune settimane dopo la cerimonia battesimale, Anna e Gioacchino con la Figlioletta intrapresero un viaggio verso il tempio per offrire il sacrificio di ringraziamento. Condussero la Neonata nel tempio come atto di devozione e di gratitudine verso Dio che li aveva liberati dalla lunga sterilità. Il giorno seguente al loro arrivo offrirono il sacrificio e promisero di consacrare per alcuni anni la loro Bimba al servizio di Dio nel tempio. Quindi ritornarono a Nazareth con Maria. Così pure farà la Santa Vergine, quando, obbedendo alla Legge, offrirà nel tempio il bambino Gesù.
La festa della vestizione della Santa Vergine
Il 28 ottobre 1821, in stato estatico, la Veggente così descrisse le sue visioni sulla piccola Maria: Alcuni anni dopo la Fanciulla era già preparata per essere condotta al tempio di Gerusalemme: Anna sedeva in una stanza della sua casa di Nazareth e istruiva Maria Santissima alla preghiera, mentre si attendevano i sacerdoti che dovevano esaminare la Fanciulla per ammetterla al tempio. Nella casa di Anna si festeggiava la festa della preparazione e presso di lei vedevo raccolti tutti gli ospiti, parenti, uomini, donne e perfino ragazzi. Vidi tre sacerdoti, tra i quali Sephoris, un nipote di Anna, un altro di Nazareth e l’ultimo di un paese di montagna distante circa quattro ore da Nazareth. Erano venuti per esaminare se Maria Santissima fosse stata idonea per essere presentata al tempio ed anche per istruire i genitori sui dettagli della vestizione prescritta per quest’occasione dal tempio. Tre erano gli abbigliamenti di differenti colori e consistevano ciascuno in una piccola giubba, in una tunica e in un mantello. Si aggiungevano due ghirlande aperte, una di seta e l’altra di lana e una corona con sopra piccoli archi. il sacerdote tagliò alcune parti degli abiti e le adattò insieme secondo la prescrizione di rito.
Alcuni giorni dopo il 2 novembre, la narrazione della mistica continuò.Oggi ho visto di nuovo una gran festa in casa dei genitori della Santa Vergine. Non posso dire se questa fosse una continuazione della festa che vidi o solo una ripetizione della mia visione, perché già da tre giorni mi si presenta la stessa immagine dinanzi agli occhi. Ho visto ancora i tre sacerdoti, numerosi parenti e molti figli, come per esempio Maria Heli con la figlia di sette anni, Maria di Cleofa, molto più forte e robusta della Madonna. Maria Santissima infatti aveva un fisico molto delicato, aveva i capelli biondi, un po’ rossicci e ricci. La Santa Fanciulla sapeva già leggere e tutti si meravigliavano della sapienza delle sue risposte. Era presente anche la sorella di Anna, Maraha, venuta da Sephoris con le sue figlie; vidi altri parenti con le loro figliole. Dopo che i sacerdoti ebbero tagliato le vesti di Maria Santissima, le donne le ricucirono insieme. Quegli abiti furono fatti indossare alla Fanciulla in differenti occasioni. Mentre si abbigliava delle sacre vesti le furono poste varie domande. La cerimonia fu solenne. I vecchi sacerdoti guardavano sorridendo con santa soddisfazione la saggia Fanciulla ed i suoi genitori che piangevano di gioia. La funzione si svolgeva in una camera quadrata, vicino alla sala dei banchetti, ed era illuminata da un’apertura praticata nel soffitto e ricoperta da un velo. Un tappeto rosso era steso al suolo dove s’ergeva l’altare addobbato di rosso e bianco. Una specie di tenda nascondeva un piccolo armadio in cui stavano gli scritti sacri e le pergamene delle preghiere. Sulla tenda era ricamata o cucita un’immagine.
Oltre ai tre abbigliamenti liturgici, dinanzi all’altare erano state offerte molte stoffe donate dai parenti per la vestizione della Santa Vergine. Una specie di piccolo trono su alcuni gradini si vedeva quasi al centro della sala e intorno vi erano radunati Gioacchino, Anna e tutti gli altri parenti; le donne stavano ritirate da un lato, ma le ragazzine invece circondavano Maria Santissima e la guardavano ammirate. I sacerdoti camminavano a piedi scalzi. Adesso erano cinque, ma tre soli vestivano paramenti sacerdotali durante la cerimonia. Uno di questi prendeva i singoli pezzi del vestiario di Maria Santissima, e dopo averne indicato l’uso e il suo significato li passava alla sorella di Anna, giunta da Sephoris, la quale vestiva la piccola Maria. Prima di tutte le altre vesti la donna porse alla Santa Vergine una tunica gialla con piccoli fiocchi e con uno scapolare o un ornamento sul petto guarnito di nastri. Quest’abbigliamento veniva infilato prima intorno al collo, quindi scivolava sul corpo coprendolo. Quindi Maria indossò un mantello scuro che aveva fori per passarvi le braccia. Calzava dei sandali di colore marrone che avevano le suole alte di color verde. I capelli, arricciati alle estremità, erano ben pettinati. Si pose poi attraverso la testa della pia Bambina un gran panno di forma quadrangolare di color cenere che poteva passare fin sotto i gomiti, permettendo alle braccia di riposare fra le due grandi pieghe.
Sembrava che fosse un mantello da utilizzare in viaggio o per la preghiera o da penitenza. Quando Maria Santissima fu così completamente abbigliata, i sacerdoti la istruirono e le rivolsero varie domande sul metodo di vita che dovevano tenere le ancelle del tempio, fra le altre cose le dissero: "Quando i tuoi genitori ti hanno consacrata al tempio, hanno fatto voto per te che non avresti assaggiato né vino, né aceto e nemmeno uva o fichi; vuoi aggiungere tu stessa a questo voto un altro? Pensaci durante il banchetto". Bisogna sapere che gli Ebrei e specialmente le donne amavano assai l’aceto, e Maria pure lo gradiva moltissimo. Perciò la rinuncia al medesimo costituiva da parte di un ebreo un vero sacrificio. Dopo simili interrogazioni fecero cambiare a Maria il primo abbigliamento e le si fece indossare il secondo. Questo consisteva in una veste color celeste, un corpetto molto più pesante del primo e un mantello di colore azzurro chiaro, un altro di seta scintillante e formato a pieghe era assicurato sulla testa da una coroncina di foglie verdi. Poi i sacerdoti la rivestirono di un velo bianco, annodato superiormente come un cappuccio. Tre fibbie lo tenevano unito in modo che il cappuccio si fosse potuto alzare dal viso per un terzo, per una metà o interamente. La Bambina venne istruita sull’uso che doveva fare di questo velo: doveva alzarlo mentre mangiava ed abbassarlo quando rispondeva alle domande dei sacerdoti, e così via. Inoltre venne istruita su tutte le altre pratiche da osservarsi durante il pranzo; poi tutti passarono in una sala vicina dove avrebbero pranzato. Durante il banchetto il posto di Maria Santissima fu in mezzo a due sacerdoti, l’altro le sedeva dirimpetto.
Le donne e le fanciulle sedevano separate dagli uomini all’altra estremità del tavolo. Durante il pranzo Maria fu interrogata più volte sull’uso del velo, poi le dissero che poteva gustare ogni cibo e le presentarono diverse vivande per tentarla, ma la pia fanciulla non cadde nell’inganno e prese solo una piccola porzione di alcune vivande. Con i suoi assennati ragionamenti fece meravigliare tutti. Vidi che durante il banchetto fu ispirata dagli Angeli. Più tardi tutti ritornarono dinanzi all’altare. Maria indossò allora il terzo indumento, che era il paramento solenne. Questo consisteva in una veste di color violetto scuro a fiori gialli, e un corsetto ricamato a vari colori. Sopra indossava un mantello color violaceo, più adorno e pomposo degli altri, che terminava nella parte posteriore con uno strascico ricurvo. Le falde del manto avevano sul davanti tre strisce in argento e tra queste si vedevano rose dorate come bottoni. All’altezza del petto il manto era tenuto da una sciarpa che passava per un nodo del corsetto. Degli uncini tenevano unito il manto nella parte inferiore del corpo, e lungo i lembi si scorgevano cinque linee di ricami.
Anche l’orlo era adorno di ricami. Lateralmente nella direzione delle braccia il manto pendeva in ricche pieghe. Infine le si pose sul capo un gran velo scintillante, bianco da una parte e violaceo dall’altra. La corona questa volta consisteva in un cerchio piccolo e leggero di cui l’arco superiore, che era più ampio di quello inferiore, era formato a punte ed adornato di nodini lucenti e da cinque pietre preziose. il cerchio risplendeva internamente d’oro. Superiormente alla corona si congiungevano cinque piccoli fili di seta che la chiudevano sul capo formando un nodo piuttosto grande. Così solennemente abbigliata, e dopo essere stata sufficientemente istruita sull’uso speciale di ciascuna parte dell’abbigliamento, Maria fu condotta sul piccolo palco dinanzi all’altare. Le altre giovinette rimasero vicino a lei. Allora Ella manifestò le rinunce che intendeva sostenere nel tempio. Disse che mai avrebbe mangiato carne né pesce e non avrebbe bevuto latte, che sarebbe stato sostituito da una bevanda consistente in succo di canna palustre con acqua e qualche volta si sarebbe permessa di aggiungere a quella pozione un po’ di succo di terebinto. Le famiglie povere nella Terra Promessa usano quella bevanda pressappoco come da noi si usa l’acqua di orzo. Il succo di terebinto è una specie di olio glutinoso assai rinfrescante, sebbene non sia pregevole come il balsamo.
Maria rinunciò a qualunque specie di radice e alla frutta, con la sola eccezione di alcune bacche gialle, le quali crescono in grappoli e servono di nutrimento alla povera gente. La pia fanciulla disse che avrebbe voluto dormire sulla terra nuda, e che tre volte ogni notte si sarebbe alzata per pregare. Le altre novizie non si alzavano che una volta per notte. I genitori di Maria furono intimamente commossi dalle sue parole. Gioacchino l’abbracciò esclamando: "Oh! Mia diletta figliola, questa vita è per te troppo severa ed il tuo vecchio padre forse non ti rivedrà più". I sacerdoti le dissero che bastava si alzasse una sola volta per notte come tutte le altre. Inoltre mitigarono anche i suoi proponimenti mistici, per esempio permettendole di mangiare pesce nei giorni di grande solennità. A questo punto vidi il grande mercato del pesce situato in uno dei quartieri più bassi di Gerusalemme. Vidi pure un rivolo d’acqua proveniente dal lago di Bethseda che forniva l’acqua al quartiere. Quando una volta il rivolo si essiccò, Erode il grande pensò di costruire una fontana ed un acquedotto; per sostenerne le spese pensò di vendere i paramenti sacri ed i vasi del tempio; quando si diffuse tra il popolo la notizia poco mancò che non scoppiasse una sommossa. Gli Esseni, che avevano gran considerazione e devozione per gli abiti sacerdotali, si riunirono e si recarono a Gerusalemme per opporsi chiaramente al disegno di Erode.
Dopo queste visioni rividi Maria in mezzo ai sacerdoti. Essi le dissero: "Molte novizie che non possono sostenersi e non hanno corredo vengono ugualmente ricevute al tempio, devono però corrispondere alle spese di mantenimento lavando i sacri abbigliamenti cosparsi dal sangue sacrificale delle vittime. Inoltre, in un’età più matura e appena le loro forze lo concederanno, devono lavare le altre ruvide stoffe di lana. Quest’ultimo è un lavoro molto duro e faticoso, spesso le mani sanguinano, ma tu non hai bisogno di farlo poiché i tuoi parenti hanno la possibilità di mantenerti al tempio". Maria allora, senza esitazione alcuna, dichiarò che si sarebbe assunta volentieri anche quell’incarico se i sacerdoti l’avessero creduta degna di adempierlo. Con questi colloqui, ai quali Maria partecipò con molta umiltà e saggezza, si concluse la festa della vestizione. Durante la sacra cerimonia, l’immagine di Maria Santissima appariva al mio sguardo gigantesca in mezzo ai sacerdoti che la circondavano. Ciò mi parve un simbolo della sapienza e della grazia di cui Dio la colmava. Vidi i sacerdoti pieni di santa ammirazione.
Appena la cerimonia ebbe termine, il loro superiore impartì a Maria la benedizione. Due sacerdoti stavano ai fianchi della Santa Vergine che sedeva su un piccolo alto trono. Mentre costoro pregavano, secondo le pergamene su cui erano scritte le preci, il capo dei sacerdoti benedisse la Santa Vergine stendendo su di lei la mano. Nello stesso momento ebbi un’altra visione in cui vidi le condizioni dello spirito della Santa Fanciulla. Fu uno spettacolo meraviglioso: la benedizione del sommo sacerdote penetrò di luce la futura Madre del Redentore e sotto il suo cuore vidi che le si manifestò, circondato da una luce indescrivibile, quello splendore che avevo già veduto nell’Arca dell’Alleanza. Ebbi poi una visione in cui il frumento ed il vino, la carne ed il sangue si fondevano insieme. Vidi infine il cuore della Madre di Dio aprirsi a questa fusione, come la porta di un tempio. L’apertura del suo cuore era circondata da pietre preziose di ogni genere. Fu come se avessi visto l’Arca entrare nel santuario del tempio. Vidi infine il cuore della divina Fanciulla chiudersi dopo aver raccolto in sé il supremo bene della terra.
Mi restò dinanzi agli occhi la divina Fanciulla penetrata dal favore della Grazia e mi parve che, illuminata da Dio, s’alzasse aleggiante dal suolo. Nello stesso momento vidi cadere su uno dei sommi sacerdoti un raggio di quella Grazia ricevuta dalla Vergine. Così egli fu convinto che Maria Santissima fosse l’eletto Vaso della salvezza. Quando Maria fu abbigliata solennemente, i sacerdoti la condussero alla presenza dei suoi genitori. Anna strinse la figlioletta al petto materno e la baciò con fervore devozionale. Gioacchino, profondamente commosso, le strinse con rispetto la mano. La sorella maggiore di Maria abbracciò la Santa Vergine con molta più vivacità di Anna, che era in tutte le cose prudente e moderata. Maria di Cleofa, la piccola nipote, anch’essa piena di spontaneità, le gettò le braccia al collo. Quando tutti gli astanti se ne andarono, la Fanciulla si spogliò delle sacre vesti ed indossò il suo solito abbigliamento. Gli ospiti, e fra questi alcuni sacerdoti, prima di ritornarsene alle proprie abitazioni presero un piccolo pasto con frutta e pane e bevvero tutti da un solo bicchiere in segno di fraternità; le donne, come era d’uso, erano rimaste separate dagli uomini.
30 giugno 1943
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«Sai cosa vogliono dire le mie Mani legate, sai chi me le lega? Sai perché tanto dolore è nel mio sguardo, tanta stanchezza sul mio Volto? Sai cosa chiedo a quelli che mi sanno guardare?
Le mie Mani sono legate da Satana per mezzo dei peccatori. Non hai capito male. Ripeto: sono legate da Satana per mezzo dei peccatori.
Tu dirai: “Ma, o Signore, come ciò può essere se Tu sei Dio?”.
Io sono il Dio della Misericordia e del Perdono, Io sono il Dio potente, il Padre delle grazie. Ma il peccato paralizza la mia Potenza di grazie, la mia Misericordia, il mio Perdono. Perché, se sono Misericordia, Grazia, Perdono, sono anche Giustizia. Do perciò ad ognuno quello che si merita. E se tu consideri, con giustizia, devi dire che do sempre più grazie di quello che non meritate.
Se a una autorità della Terra, anche ad un semplice messo municipale, voi faceste le offese che fate a Me, sareste puniti con la prigione. Se poi fosse autorità più grande, sareste puniti anche con la perdita della vita. E sono, le autorità, poveri uomini come voi, che rimangono autorità fintanto che Io permetto lo siano per vostro merito, per loro prova, e quasi sempre per loro punizione. Vostro merito: ubbidire e pazientare. Loro prova: non abusare del potere, non insuperbirsene credendosi semidei, o dèi, perché vedono le folle pronte al loro cenno e a gridare “osanna”. Uno solo è dio: Dio. Loro punizione: perché è ancora più difficile che un’autorità resti onesta, nelle mille forme dell’onestà, che non un ricco si salvi. Perciò la loro gloria umana è l’unica gloria che abbiano. Quella eterna ben poche autorità la raggiungono.
Le colpe continue, sempre più perfide, che gli uomini commettono, per istigazione del Nemico mio e vostro, legano la mia Misericordia, la mia Grazia, il mio Perdono. Ecco cosa sono le mie Mani legate e chi sono quelli che le legano con la fune del Male: Satana e i suoi figli. E le mie Mani vorrebbero invece esser libere per perdonare, medicare, consolare, benedire.
O voi che mi amate, slegate col vostro amore le mie Mani legate! Riparate, riparate, o miei diletti, amici e figli miei carissimi, all’oltraggio recato alle Mani del vostro Dio, Padre e Redentore. L’amore è fiamma che consuma le catene e arde le ritorte rendendo libertà alle mie Mani legate. Abbiate pietà, voi che mi amate, del mio dolore, e pietà dei vostri lebbrosi fratelli che le mie Mani soltanto possono sanare.
Il mio sguardo è pieno di dolore per tutti gli oltraggi che vengono recati a Me nel Sacramento e nella mia Legge. Legge calpestata, Sacramento profanato. Hai letto? Hai sentito? Hai notato? L’altare del Sacramento è sempre colpito. Non vedi in ciò il segno di Satana? E pensa questo, a tua gioia. Dove fra la rovina si può trovare intatta la Pisside che mi contiene e raccoglierla coi dovuti onori, è perché un cuore, o molti cuori, lontani dal luogo colpito, ma adoranti Me Eucarestia, hanno deviato, col loro orare, il colpo diretto da Satana. Quelle Ostie che salvate, anime umili e amorose che pregate per il mio Sacramento, infondono in voi gli stessi frutti di una Comunione d’amore.
La stanchezza è sul mio Volto perché constato sempre più fino a qual punto sono morto invano per tanta umanità, perché mi accorgo sempre più che nulla - non parole, non miracoli, non castighi, non grazie - serve a far pensare che Io sono Dio e che solo in Dio è Bene e Pace. Quando uno è stanco e afflitto, coloro che lo amano gli danno affetto per consolarlo, riposo per sollevarlo. Questo Io ti chiedo e chiedo a quelli che mi amano.
Sono sbandito dalle chiese e dai cuori. Quando era pellegrino sulla Terra non aveva, il Figlio dell’Uomo, un sasso suo proprio su cui posare il capo[95]. Ma ora che i cuori degli uomini sono di sasso, ho forse dove posare la testa? No. Solo qualche raro, rarissimo cuore fedele. Gli altri sono ostili al loro Amico e Redentore.
Apritemi dunque il cuore, voi che mi amate. Date ricetto al vostro Dio che piange di dolore sull’umanità colpevole, ristorate Colui che dà Se stesso in sacrificio eterno e che non è compreso. Io, Gesù, verrò con tutte le mie grazie e farò del cuore fedele un piccolo Paradiso.»
Dice ancora Gesù:
«Fra le “ricchezze” da dare via per seguire Me e che ti ho elencate[96], ve ne è un’altra ancora. Quella che è la più legata allo spirito e che a strapparla fa più dolore che a strapparsi la carne. Sono gli affetti, questa ricchezza così viva. Eppure per amore mio bisogna sapere dare via anche quelli.
Io non condanno gli affetti. Anzi li ho benedetti e santificati con la Legge e i Sacramenti. Ma siete sulla Terra per conquistare il Cielo. Quella è la dimora vera. Quanto Io ho creato per voi quaggiù va guardato attraverso la lente di lassù. Quanto Io vi ho donato va preso con riconoscenza, ma riconsegnato con prontezza alla mia richiesta.
Io non la distruggo la vostra ricchezza affettiva. La levo dalla Terra per trapiantarla in Cielo. Là saranno ricostruite in eterno le sante convivenze famigliari, le pure amicizie, tutte quelle forme di affetto onesto e benedetto che Io, Figlio di Dio fatto uomo, ho voluto anche per Me stesso e che so quanto siano care. Ma se sono care, tanto care, non sono più care di Dio e della vita eterna.
Ma non dimostrano una vera fede nel dolce Padre che è nei Cieli coloro che davanti ad un affetto che si spezza non sanno pronunciare la parola più bella della figliolanza in Dio, ma si ribellano. E non riflettono che se Io do quel dolore è certo per evitare dolori più grandi e per procurare un merito maggiore!
Tu, anche tu non hai saputo dire: “Sia fatto come Tu vuoi!”. Sono dovuti passare degli anni prima che tu mi dicessi: “Grazie, Padre, per quel dolore”. Ma credi tu che il tuo Gesù te lo avrebbe dato se non fosse stato un bene dartelo? Ora rifletti e capisci. Ma quanto hai tenuto a farlo! Io ti chiamavo, cercavo farti intendere la ragione. Ma non udivi il tuo Dio. Era l’ora delle tenebre per la mente e per l’anima.
Non chiedermi: “Perché l’hai permessa?”. Se l’ho permessa non è stato senza motivo. Te ne parlo questa sera in cui più soffri[97]. Io sono con te appunto perché soffri. Ti faccio compagnia. Ma ricorda che Io non ebbi nessuno nell’ora della tentazione[98]. Ho dovuto superarla da Me. Tu invece mi hai sempre avuto vicino, anche quando non mi vedevi perché lo Spirito del Male ti disturbava al punto di impedirti di vedere e udire il tuo Gesù.
Ora, se Io ti dicessi che l’adesione di un figlio alla morte di un padre abbrevia al medesimo il Purgatorio, che il perdono di un figlio alle colpe, più o meno vere, di un padre, è refrigerio per quell’anima, ci crederesti. Ma allora non ti davi pace e sciupavi il bene che facevi.
Rinunciare alla ricchezza di un affetto, per seguire la Volontà mia senza rimpianti umani, è la perfezione della rinuncia consigliata al giovane del Vangelo.
Ricordalo per tutto il resto della vita. Un padre quale Io sono non dà mai nulla di nocivo ai figli. Anche se l’apparenza è quella di un sasso a chi chiede un bacio, quel sasso è oro puro e eterno. Sta all’anima il riconoscerlo e mantenerlo tale, pronunciando la parola che attirò Me dai Cieli nel seno di Maria e mise Me sulla Croce per redimere il mondo: fiat.»
[95] posare il capo, come in Matteo 8, 20; Luca 9, 58.
[96] ho elencate il 29 giugno.
[97] questa sera in cui più soffri, essendo il giorno anniversario della morte del padre della scrittrice, Giuseppe Valtorta, deceduto a Viareggio il 30 giugno 1935. Era nato a Mantova nel 1862.
[98] tentazione, di cui si tratta in Matteo 4, 1-11; Marco 1, 12-13; Luca 4, 1-13.