Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Un'anima pura è come una bella perla. Finché è nascosta in una conchiglia in fondo al mare, nessuno pensa ad ammirarla, ma se la mostrate al sole, essa risplende e attira gli sguardi: così è dell'anima pura che, nascosta adesso agli occhi del mondo, risplenderà  un giorno dinanzi agli angeli, nel sole dell'eternità . (Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney))

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 17° settimana del tempo ordinario (Santi Marta, Maria e Lazzaro)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 10

1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.2Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.3Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi;4non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.5In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi,9curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite:11Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.12Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
13Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere.14Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi.
15E tu, Cafàrnao,

'sarai innalzata fino al cielo?
Fino agli inferi sarai precipitata!'

16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato".

17I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome".18Egli disse: "Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli".

21In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: "Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.22Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare".

23E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.24Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono".

25Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?".26Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?".27Costui rispose: "'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza' e con tutta la tua mente e 'il prossimo tuo come te stesso'".28E Gesù: "Hai risposto bene; fa' questo e vivrai".

29Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?".30Gesù riprese:
"Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.32Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.35Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.36Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?".37Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' lo stesso".

38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.39Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;40Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti".41Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,42ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta".


Esdra 3

1Giunse il settimo mese e gli Israeliti si erano ormai insediati nelle loro città.
Il popolo si radunò come un solo uomo a Gerusalemme.2Allora Giosuè figlio di Iozadàk con i fratelli, i sacerdoti, e Zorobabele figlio di Sealtiel con i suoi fratelli, si misero al lavoro per ricostruire l'altare del Dio d'Israele, per offrirvi olocausti, come è scritto nella legge di Mosè uomo di Dio.3Ristabilirono l'altare al suo posto, pur angustiati dal timore delle popolazioni locali, e vi offrirono sopra olocausti al Signore, gli olocausti del mattino e della sera.4Celebrarono la festa delle capanne secondo il rituale e offrirono olocausti quotidiani nel numero stabilito dal regolamento per ogni giorno.5In seguito continuarono ad offrire l'olocausto perenne e i sacrifici dei giorni di novilunio e di tutte le solennità consacrate al Signore, più tutte le offerte volontarie al Signore.
6Cominciarono a offrire olocausti al Signore dal primo giorno del mese settimo, benché del suo tempio non fossero ancora poste le fondamenta.

7Allora diedero denaro ai tagliapietre e ai falegnami; e alimenti, bevande e olio alla gente di Sidòne e di Tiro, perché trasportassero il legname di cedro dal Libano per mare fino a Giaffa: ciò secondo la concessione loro fatta da Ciro re di Persia.
8Nel secondo anno dal loro arrivo al tempio di Dio in Gerusalemme, nel secondo mese, diedero inizio ai lavori Zorobabele figlio di Sealtiel, e Giosuè figlio di Iozadàk, con gli altri fratelli sacerdoti e leviti e quanti erano tornati dall'esilio a Gerusalemme. Essi incaricarono i leviti dai vent'anni in su di dirigere i lavori del tempio.
9Giosuè, i suoi figli e i suoi fratelli, Kadmiel, Binnui e Odavia si misero come un solo uomo a dirigere i lavoratori dell'impresa riguardante il tempio. Così pure i figli di Chenadàd con i loro figli e fratelli, leviti.
10Quando i costruttori ebbero gettato le fondamenta del tempio, invitarono a presenziare i sacerdoti con i loro paramenti e le trombe e i leviti, figli di Asaf, con i cembali per lodare il Signore con i canti di Davide re d'Israele.
11Essi cantavano a cori alterni lodi e ringraziamenti al Signore 'perché è buono, perché la sua grazia dura sempre' verso Israele. Tutto il popolo faceva risuonare il grido della grande acclamazione, lodando così il Signore perché erano state gettate le fondamenta del tempio.
12Tuttavia molti tra i sacerdoti e i leviti e i capifamiglia anziani, che avevano visto il tempio di prima, mentre si gettavano le nuove fondamenta di questo tempio sotto i loro occhi piangevano ad alta voce, ma i più continuavano ad alzare la voce con il grido dell'acclamazione e della gioia.13Così non si poteva distinguere il grido dell'acclamazione di gioia dal grido del pianto del popolo, perché il popolo faceva echeggiare la grande acclamazione e la voce si sentiva lontano.


Qoelet 2

1Io ho detto in cuor mio: "Vieni, dunque, ti voglio mettere alla prova con la gioia: Gusta il piacere!". Ma ecco anche questo è vanità.

2Del riso ho detto: "Follia!"
e della gioia: "A che giova?".

3Ho voluto soddisfare il mio corpo con il vino, con la pretesa di dedicarmi con la mente alla sapienza e di darmi alla follia, finché non scoprissi che cosa convenga agli uomini compiere sotto il cielo, nei giorni contati della loro vita.4Ho intrapreso grandi opere, mi sono fabbricato case, mi sono piantato vigneti.5Mi sono fatto parchi e giardini e vi ho piantato alberi da frutto d'ogni specie;6mi sono fatto vasche, per irrigare con l'acqua le piantagioni.7Ho acquistato schiavi e schiave e altri ne ho avuti nati in casa e ho posseduto anche armenti e greggi in gran numero più di tutti i miei predecessori in Gerusalemme.8Ho accumulato anche argento e oro, ricchezze di re e di province; mi sono procurato cantori e cantatrici, insieme con le delizie dei figli dell'uomo.9Sono divenuto grande, più potente di tutti i miei predecessori in Gerusalemme, pur conservando la mia sapienza.10Non ho negato ai miei occhi nulla di ciò che bramavano, né ho rifiutato alcuna soddisfazione al mio cuore, che godeva d'ogni mia fatica; questa è stata la ricompensa di tutte le mie fatiche.11Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo durato a farle: ecco, tutto mi è apparso vanità e un inseguire il vento: non c'è alcun vantaggio sotto il sole.
12Ho considerato poi la sapienza, la follia e la stoltezza. "Che farà il successore del re? Ciò che è già stato fatto".13Mi sono accorto che il vantaggio della sapienza sulla stoltezza è il vantaggio della luce sulle tenebre:

14Il saggio ha gli occhi in fronte,
ma lo stolto cammina nel buio.
Ma so anche che un'unica sorte
è riservata a tutt'e due.

15Allora ho pensato: "Anche a me toccherà la sorte dello stolto! Allora perché ho cercato d'esser saggio? Dov'è il vantaggio?". E ho concluso: "Anche questo è vanità".16Infatti, né del saggio né dello stolto resterà un ricordo duraturo e nei giorni futuri tutto sarà dimenticato. Allo stesso modo muoiono il saggio e lo stolto.
17Ho preso in odio la vita, perché mi è sgradito quanto si fa sotto il sole. Ogni cosa infatti è vanità e un inseguire il vento.18Ho preso in odio ogni lavoro da me fatto sotto il sole, perché dovrò lasciarlo al mio successore.19E chi sa se questi sarà saggio o stolto? Eppure potrà disporre di tutto il mio lavoro, in cui ho speso fatiche e intelligenza sotto il sole. Anche questo è vanità!20Sono giunto al punto di disperare in cuor mio per tutta la fatica che avevo durato sotto il sole,21perché chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare i suoi beni a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e grande sventura.
22Allora quale profitto c'è per l'uomo in tutta la sua fatica e in tutto l'affanno del suo cuore con cui si affatica sotto il sole?23Tutti i suoi giorni non sono che dolori e preoccupazioni penose; il suo cuore non riposa neppure di notte. Anche questo è vanità!24Non c'è di meglio per l'uomo che mangiare e bere e godersela nelle sue fatiche; ma mi sono accorto che anche questo viene dalle mani di Dio.25Difatti, chi può mangiare e godere senza di lui?26Egli concede a chi gli è gradito sapienza, scienza e gioia, mentre al peccatore dà la pena di raccogliere e d'ammassare per colui che è gradito a Dio. Ma anche questo è vanità e un inseguire il vento!


Salmi 10

1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'

2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.

4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.

6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.

8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.

10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.

12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.

14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.

16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.

20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.

22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.

26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.

27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".

33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?

35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.

37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.


Isaia 57

1Perisce il giusto, nessuno ci bada.
I pii sono tolti di mezzo, nessuno ci fa caso.
Il giusto è tolto di mezzo a causa del male.
2Egli entra nella pace,
riposa sul suo giaciglio
chi cammina per la via diritta.

3Ora, venite qui, voi,
figli della maliarda,
progenie di un adultero e di una prostituta.
4Su chi intendete divertirvi?
Contro chi allargate la bocca
e tirate fuori la lingua?
Forse voi non siete figli del peccato,
prole bastarda?
5Voi, che spasimate fra i terebinti,
sotto ogni albero verde,
che sacrificate bambini nelle valli,
tra i crepacci delle rocce.
6Tra le pietre levigate del torrente è la parte che ti spetta:
esse sono la porzione che ti è toccata.
Anche ad esse hai offerto libazioni,
hai portato offerte sacrificali.
E di questo dovrei forse consolarmi?
7Su un monte imponente ed elevato
hai posto il tuo giaciglio;
anche là sei salita per fare sacrifici.
8Dietro la porta e gli stipiti
hai posto il tuo emblema.
Lontano da me hai scoperto il tuo giaciglio,
vi sei salita, lo hai allargato;
hai patteggiato con coloro
con i quali amavi trescare;
guardavi la mano.
9Ti sei presentata al re con olio,
hai moltiplicato i tuoi profumi;
hai inviato lontano i tuoi messaggeri,
ti sei abbassata fino agli inferi.
10Ti sei stancata in tante tue vie,
ma non hai detto: "È inutile".
Hai trovato come ravvivare la mano;
per questo non ti senti esausta.
11Chi hai temuto? Di chi hai avuto paura
per farti infedele?
E di me non ti ricordi,
non ti curi?
Non sono io che uso pazienza e chiudo un occhio?
Ma tu non hai timore di me.
12Io divulgherò la tua giustizia
e le tue opere, che non ti saranno di vantaggio.
13Alle tue grida ti salvino i tuoi guadagni.
Tutti se li porterà via il vento, un soffio se li prenderà.
Chi invece confida in me possederà la terra,
erediterà il mio santo monte.

14Si dirà: "Spianate, spianate, preparate la via,
rimuovete gli ostacoli sulla via del mio popolo".
15Poiché così parla l'Alto e l'Eccelso,
che ha una sede eterna e il cui nome è santo:
In un luogo eccelso e santo io dimoro,
ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati,
per ravvivare lo spirito degli umili
e rianimare il cuore degli oppressi.
16Poiché io non voglio discutere sempre
né per sempre essere adirato;
altrimenti davanti a me verrebbe meno
lo spirito e l'alito vitale che ho creato.
17Per l'iniquità dei suoi guadagni mi sono adirato,
l'ho percosso, mi sono nascosto e sdegnato;
eppure egli, voltandosi,
se n'è andato per le strade del suo cuore.
18Ho visto le sue vie,
ma voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni.
E ai suoi afflitti
19io pongo sulle labbra: "Pace,
pace ai lontani e ai vicini",
dice il Signore, "io li guarirò".
20Gli empi sono come un mare agitato
che non può calmarsi
e le cui acque portan su melma e fango.
21Non v'è pace per gli empi, dice il mio Dio.


Atti degli Apostoli 14

1Anche ad Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e vi parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci divennero credenti.2Ma i Giudei rimasti increduli eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli.3Rimasero tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi.4E la popolazione della città si divise, schierandosi gli uni dalla parte dei Giudei, gli altri dalla parte degli apostoli.5Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli,6essi se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe e nei dintorni,7e là continuavano a predicare il vangelo.

8C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato.9Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato,10disse a gran voce: "Alzati diritto in piedi!". Egli fece un balzo e si mise a camminare.11La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: "Gli dèi sono scesi tra di noi in figura umana!".12E chiamavano Bàrnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente.
13Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla.14Sentendo ciò, gli apostoli Bàrnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando:15"Cittadini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente 'che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano'.16Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada;17ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori".18E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un sacrificio.

19Ma giunsero da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali trassero dalla loro parte la folla; essi presero Paolo a sassate e quindi lo trascinarono fuori della città, credendolo morto.20Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città. Il giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe.
21Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia,22rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio.23Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto.24Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia25e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad Attalìa;26di qui fecero vela per Antiòchia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l'impresa che avevano compiuto.
27Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede.28E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli.


Capitolo IV: Mantenersi intimamente uniti in Dio, in spirito di verità e di umiltà

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1. Figlio, cammina alla mia presenza in spirito di verità, e cercami sempre con semplicità di cuore. Chi cammina dinanzi a me in spirito di verità sarà protetto dagli assalti malvagi; la verità lo farà libero da quelli che cercano di sedurlo e dai perversi, con le loro parole infamanti. Se ti farà libero la verità, sarai libero veramente e non terrai in alcun conto le vane parole degli uomini. E' vero, o Signore: ti prego, così mi avvenga, come tu dici. Mi sia maestra la tua verità; mi custodisca e mi conduca alla meta di salvezza; mi liberi da effetti e da amori perversi, contrari alla divina volontà. Allora camminerò con te, con grande libertà di spirito.   

2. Io ti insegnerò, dice la Verità, ciò che è retto e mi è gradito. Ripensa con grande, amaro dolore, ai tuoi peccati, e non credere mai di valere qualcosa, per opere buone che tu abbia compiuto. In realtà sei un peccatore, irretito da molte passioni e schiavo di esse. Da te non giungi a nulla: subitamente cadi e sei vinto; subitamente vieni sconvolto e dissolto. Non hai nulla di che ti possa vantare; hai molto, invece, di che ti debba umiliare, giacché sei più debole assi di quanto tu possa capire. Di tutto quello che fai, niente ti sembri grande, prezioso e ammirevole; niente ti sembri meritevole di stima. Alto, lodevole e desiderabile davvero ti sembri soltanto ciò che è eterno. Più di ogni altra cosa, ti sia cara la verità eterna; e sempre ti dispiaccia la tua estrema pochezza. Nulla devi temere, disprezzare e fuggire quanto i tuoi vizi e i tuoi peccati; cose che ti debbono affliggere più di ogni danno materiale.

3. Ci sono persone che camminano al mio cospetto con animo non puro: persone che - dimentiche di se stesse e della propria salvezza, e mosse da una certa curiosità e superbia - vorrebbero conoscere i miei segreti, e comprendere gli alti disegni di Dio. Costoro cadono sovente in grandi tentazioni e in grandi peccati per quella loro superbia e curiosità, che io ho in odio. Mantieni una religiosa riverenza dinanzi al giudizio divino, dinanzi allo sdegno dell'Onnipotente. Non volere, dunque, sondare l'operato dell'Altissimo. Esamina invece le tue iniquità: in quante cose hai errato e quante cose buone hai tralasciato. Ci sono alcuni che fanno consistere la loro pietà soltanto nelle letture, nelle immagini sacre e nelle raffigurazioni esteriori e simboliche; altri mi hanno sulla bocca, ma poco c'è nel loro cuore. Ci sono invece altri che, illuminati nella mente e puri nei loro affetti, anelando continuamente alle cose eterne, provano fastidio a sentir parlare di cose terrene e soffrono ad assoggettarsi a ciò che la natura impone. Sono questi che ascoltano ciò che dice, dentro di loro, lo spirito di verità. Il quale li ammaestra a disprezzare le cose di questa terra e ad amare quelle del cielo; ad abbandonare il mondo e ad aspirare, giorno e notte, al cielo.


LETTERA 105: Dopo aver protestato contro gli eccessi dei Donatisti, Agostino ribatte la calunnia di "traditori"

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta tra l'anno 409 e il Settembre del 410.

Dopo aver protestato contro gli eccessi dei Donatisti, Agostino ribatte la calunnia di "traditori"; per difendersi i Cattolici furono costretti ad invocare l'intervento del potere civile invocato dagli scismatici per primi (n. 1-7): dopo essere stati condannati dai Concili di Roma e di Arles, lo furono pure dallo stesso imperatore (n. 8-10). Agostino invita quindi i Donatisti ad un incontro fraterno e ad abiurare lo scisma per rientrare in seno alla Chiesa (n. 8-15); ricorda che occorre tollerare la zizzania (n. 16-17).

AGOSTINO VESCOVO CATTOLICO AI DONATISTI

Protesta contro le violenze dei Donatisti.

1. 1. La carità di Cristo alla quale, per quanto dipende dalla nostra volontà, vorremmo guadagnare ogni persona, non ci consente di tacere. Anche se ci odiate perché vi predichiamo la pace cattolica, noi seguitiamo a servire il Signore che dice: Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio 1; come pure sta scritto in un salmo: Con quelli che odiavano la pace ero pacifico ma, appena parlavo, mi attaccavano senza motivo 2. Ecco perché certi preti del vostro partito ci hanno fatto la seguente intimazione: "Allontanatevi dai nostri fedeli, se non volete che vi uccidiamo". A maggior ragione noi diciamo loro: Al contrario, non allontanatevi ma avvicinatevi con intenzioni pacifiche ai fedeli che non sono propriamente nostri, ma di Colui al quale apparteniamo tutti; oppure, se non volete e non avete intenzioni pacifiche, allontanatevi piuttosto voi dai fedeli, per i quali Cristo sparse il suo sangue; voi li volete far vostri per strapparli a Cristo, sebbene tentiate d'averne il possesso nel nome di Lui, rassomigliando così al servo che rubasse le pecorelle dal gregge del suo padrone e a quelle che ne fossero nate imprimesse lo stesso marchio del suo padrone, perché non si potesse riconoscere il suo furto. Così in realtà fecero i vostri antenati staccando dalla Chiesa di Cristo i fedeli che avevano già il battesimo di Cristo, e tutti quelli che si aggiunsero ad essi li ribattezzarono col battesimo di Cristo. Ma il Signore punisce anche i ladri, se non si correggeranno, e richiama al proprio gregge le pecorelle erranti senza cancellare il marchio che portano impresso.

I Donatisti "traditori" e causa di traviamento.

1. 2. Ci chiamate "traditori", ma, come non poterono provarlo contro di noi i vostri antenati, così non lo potrete affatto neppure voi. E che volete che vi facciamo, dal momento che, quando vi invitiamo a discutere insieme le nostre e le vostre ragioni, non sapete far altro che risponderci con disprezzo e agitarvi come pazzi furiosi? Voi fate naturalmente così perché noi potremmo dimostrarvi che traditori furono piuttosto i vostri antenati, che condannarono Ceciliano e i suoi compagni come colpevoli di aver consegnato i Libri sacri. Voi c'intimate: '' Allontanatevi dai nostri fedeli a cui insegnate a credere a voi piuttosto che a Cristo ". In realtà voi dite loro che a causa dei '' traditori " (di cui però non riuscite a provare la colpa), la Chiesa di Cristo è rimasta solo nell'Africa tra i seguaci di Donato. Ma tale affermazione voi non potete leggerla ai fedeli citandola da alcun Profeta o Apostolo o Evangelista, ma tirandola fuori solo dalla vostra mente e ricalcando le calunnie dei vostri antenati. Cristo invece ordina di predicare nel suo nome la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti a cominciare da Gerusalemme 3. Ora voi non siete in comunione proprio con la Chiesa, resa manifesta per bocca di Cristo, e non volete che altri si salvino trascinandoli nel vostro traviamento.

Inauditi atti di violenza dei Donatisti.

2. 3. Se poi noi vi dispiacciamo perché venite spinti all'unità dalle ordinanze degli imperatori, ne siete causa voi stessi perché ci avete sempre impedito, con i vostri atti di violenza e di terrorismo, di predicare la verità dovunque volessimo, in modo che ciascuno potesse sentirla e fare una scelta spontanea. Non cominciate ora a strillare e a turbarvi l'anima, ma considerate con pazienza - se v'è possibile - quanto vi diciamo e ricordate le gesta dei vostri Circoncellioni e dei vostri chierici, che ne furono sempre i caporioni, e vedrete per qual motivo tali ordinanze sono state provocate contro di voi. Vi lamentate quindi a torto, perché siete stati proprio voi a costringere gl'imperatori ad emanarle contro di voi. Sicuro! Per non rifarci ad avvenimenti passati da lungo tempo e a molti altri vostri misfatti, pensate almeno a quelli recenti. Marco, prete di Casfaliano, era diventato cattolico senz'essere costretto da nessuno, ma di sua spontanea volontà. Per questo motivo i vostri lo perseguitarono e per poco non lo uccisero, se la mano di Dio non fosse intervenuta ad arrestare i loro atti di violenza per il sopraggiungere colà di alcune persone. Così pure Restituto di Vittoriano era passato alla fede cattolica senza alcuna costrizione. Per questo motivo fu trascinato via dalla propria casa, battuto, rivoltolato nell'acqua, vestito d'un sacco di giunco e trattenuto non so quanti giorni in prigione e forse non sarebbe stato rimesso in libertà, se Proculiano non si fosse visto sovrastare sulla testa la minaccia di dover comparire davanti al giudice per quella stessa causa. Così pure Marciano di Urga aveva scelto di sua spontanea volontà l'unità cattolica. Per questo, essendo egli fuggito, i vostri batterono fin quasi alla morte il suo suddiacono e poi lo coprirono sotto un mucchio di pietre e le loro case furono distrutte per quella loro colpa!

Altre vessazioni dei Donatisti contro preti e vescovi cattolici.

2. 4. Che bisogno c'è d'aggiungere altro? Ultimamente avete inviato un banditore a proclamare ad alta voce: '' Nessuno dovrà comunicare con Massimino, altrimenti gli sarà incendiata la casa ". Orbene, prima che egli si convertisse alla Chiesa cattolica e fosse tornato dai paesi d'oltremare, noi avevamo inviato un prete a Siniti, affinché semplicemente, senza recare molestia a nessuno, visitasse i nostri fedeli e, risiedendo in una casa di sua proprietà, predicasse la pace cattolica a quanti volevano ascoltarlo. E voi che faceste? Lo scacciaste di lì, commettendo una grave ingiustizia. E che cos'altro facevamo quando uno di noi, Possidio, vescovo di Calama, si recava al fondo di Figline, al solo scopo, di visitarvi il sia pur piccolo numero dei nostri fedeli ivi residenti? Egli vi si recava solo affinché, dopo aver udito la parola di Dio, coloro che l'avessero voluto si convertissero all'unità di Cristo! Ora, mentre egli andava per la sua strada, i vostri gli tesero un agguato, come sogliono fare i banditi; siccome però aveva potuto evitarlo, cercarono con un manifesto atto di violenza nel fondo rustico di Liveti, di farlo bruciare vivo insieme alla casa in cui si era rifugiato; e non si sarebbe salvato, se i contadini di quel medesimo fondo, per evitare i pericoli che correvano essi stessi, non avessero spente le fiamme appiccate per ben tre volte! Crispino fu convinto d'eresia dal tribunale proconsolare per questo misfatto; tuttavia per intercessione proprio di Possidio, fu esonerato dal pagare le dieci libbre d'oro di penalità. Eppure Crispino, ingrato per tanta benevolenza e clemenza, non ebbe forse l'audacia di appellarsi agli imperatori cattolici, provocando così contro di voi più gravosa e violenta l'ira di Dio, della quale mormorate?

È lecito ai cattolici resistere alle violenze ricorrendo ai poteri civili.

2. 5. Vedete dunque che siete proprio voi a insorgere con la violenza contro la pace di Cristo e che patite non per Cristo, ma per la vostra iniquità. E qual pazzia è mai la vostra che, mentre vivete da malfattori e vi comportate da briganti, quando subite le pene meritate, reclamate l'aureola di martiri? Se dunque voi con la vostra personale arroganza costringete così violentemente le persone a cadere o a rimanere nell'errore, quanto più abbiamo noi il dovere di servirci delle autorità pienamente legittime che, secondo la sua profezia, Dio ha assoggettato a Cristo, per resistere ai vostri furori? Solo così, anime sventurate, una volta affrancate dalla vostra tirannide, vengono tratte fuori dall'inveterata falsità e si abituano all'aperta verità. Quanto poi alla vostra affermazione secondo cui noi costringeremmo all'unità persone che non la vogliono, esistono invece in realtà molti che desiderano esservi costretti per liberarsi, almeno così, dal vostro potere dispotico, come ci confessano prima e dopo la loro conversione.

Le leggi imperiali contro i Donatisti per l'unità cristiana.

2. 6. Che cosa è meglio d'altronde? Accampare le ordinanze autentiche degli imperatori a favore dell'unità, oppure la falsa condiscendenza a favore dello scisma? Eppure voi avete fatto proprio così, riempiendo d'un colpo tutta l'Africa della vostra menzogna. Ma in ciò cosa avete dimostrato se non che la setta di Donato, poiché si serve continuamente della menzogna, è agitata e assediata da ogni vento, secondo quanto sta scritto: Chi pone la sua fiducia nelle falsità semina vento 4? Come infatti fu considerata sincera questa condiscendenza, nello stesso senso si possono considerare reali i delitti di Ceciliano, la consegna dei Libri da parte di Felice di Aptungi, da cui Ceciliano fu ordinato, e quanto siete soliti blaterare contro i Cattolici allo scopo di separare altri infelici e rimanere miseramente separati voi stessi dalla pace della Chiesa di Cristo. Da parte nostra, invece, noi non riponiamo fiducia in alcuna autorità umana, quantunque sia certamente più onesto riporre fiducia negli imperatori anziché nei Circoncellioni, nella forza delle leggi anziché nella violenza delle sedizioni. Noi però ci ricordiamo pure del detto della sacra Scrittura: Maledetto chi ripone la sua speranza nell'uomo 5. Se quindi volete proprio sapere in chi riponiamo la nostra fiducia, pensate a Colui che fu preannunziato dal profeta con le parole: Lo adoreranno tutti i re della terra e tutte le genti saranno a lui soggette 6. Noi insomma ci serviamo dell'autorità della Chiesa, a lei promessa e conferita dal Signore stesso.

L'autorità civile a servizio della vera religione contro l'errore.

2. 7. Se gli imperatori fossero nell'errore (Dio ne guardi), promulgherebbero leggi per favorirlo contro la verità; in tal caso i giusti, non facendo quanto fosse comandato, perché proibito da Dio, sarebbero da Dio approvati e ricompensati con la felicità eterna. Così, quando Nabuchodonosor ordinò di adorare la statua d'oro, coloro che rifiutavano di compiere quell'azione ebbero l'approvazione di Dio, che vietava l'idolatria. Quando, al contrario, gli imperatori professano la verità, promulgando i loro ordini a favore della verità stessa, chi volesse disubbidire si procurerebbe da se stesso la condanna. In realtà non solo ne sconta il fio in mezzo agli uomini, ma non avrà ardire neppure di fronte a Dio, chi non vuol fare ciò che la stessa Verità ordina servendosi della volontà del re. Così Nabuchodonosor, impressionato e rinsavito per il miracolo col quale i tre giovanetti s'erano salvati dalle fiamme, emanò a favore della verità e contro l'errore un editto, in virtù del quale chi avesse bestemmiato il Dio di Sidrach, Misach e Abdenago, sarebbe stato condannato a morte e la sua casa rasa al suolo 7. E voi non vorreste che non emanassero un ordine pressappoco eguale gli imperatori cristiani, sapendo che voi cancellate il sigillo di Cristo in coloro che ribattezzate? Ignorate forse che sono proprio di quel re le seguenti espressioni: M'è parso bene far conoscere i prodigi e le meraviglie compiute dall'Altissimo Signore Iddio sotto i miei occhi e quanto è grande e potente il suo regno, regno eterno e la sua potenza dura per il volgere dei secoli 8? Nel sentire queste espressioni voi non rispondete forse: '' Amen "? Non lo pronunziate forse dopo aver sentito la lettura dell'editto regio e non vi segnate forse col segno della croce nella santa solennità? Ma, siccome ora non godete nessun credito presso gli imperatori, vorreste trarre pretesto dalle loro leggi per creare malanimo contro di noi: ma se aveste avuto solo una piccolissima parte di potere chissà quanti soprusi ci avreste fatti dal momento che, pur non potendo nulla, non disarmate!

Furono i Donatisti a deferire per primi all'imperatore una causa ecclesiastica.

2. 8. Sappiate che furono proprio i vostri antenati i primi a deferire la causa di Ceciliano all'imperatore Costantino. Esigete pure la prova: siamo pronti a fornirvela; se non riusciremo a darvela trattateci pure come meglio vi aggrada. Siccome però Costantino non osò pronunciare la sentenza in una causa concernente un vescovo, affidò ad altri vescovi l'incarico di discuterla e definirla. La causa fu quindi trattata a Roma sotto la presidenza di Melchiade, vescovo di quella città, assieme con molti suoi colleghi. Poiché questi ebbero dichiarato innocente Ceciliano e condannato Donato, che era stato l'autore dello scisma a Cartagine, i vostri tornarono dall'imperatore a protestare contro la sentenza dei vescovi con la quale essi erano stati condannati. Era naturale: come potrebbe un litigante malvagio lodare i giudici dai quali è stato condannato? Cionondimeno il clementissimo imperatore concesse come giudici altri vescovi, che si riunirono nella città di Arles nella Gallia; ma anche dalla sentenza di costoro i vostri si appellarono di nuovo all'imperatore, finché egli stesso istruì il processo e dichiarò innocente Ceciliano e, al contrario, calunniatori i suoi nemici. Ma questi non disarmarono neppure dopo tante sconfitte, anzi non fecero che infastidire l'imperatore con le quotidiane citazioni giudiziarie relative al caso di Felice di Aptungi, dal quale Ceciliano era stato ordinato vescovo, dichiarandolo '' traditore "; finalmente nel processo celebrato dal proconsole imperiale Eliano per ordine dell'imperatore, anche Felice venne dichiarato innocente.

Le sanzioni imperiali provocate dai Donatisti contro loro stessi.

2. 9. Allora Costantino emanò per primo una legge severissima contro la setta di Donato. Consimili ordinanze emanarono pure i suoi figli sull'esempio del padre. Gli successe poi Giuliano l'Apostata e nemico di Cristo; costui, dietro supplica dei vostri seguaci Rogaziano e Ponzio, permise alla setta di Donato la libertà della perdizione e restituì le basiliche agli eretici; convinto che in tal modo il Cristianesimo sarebbe scomparso dalla terra, qualora avesse eliminata l'unità della Chiesa, da cui si era staccato, e avesse dato la libertà ai sacrileghi scismi. Ecco quale era la encomiabile giustizia di costui, lodata nelle loro suppliche da Rogaziano e Ponzio, i quali avevano dichiarato all'Apostata che: '' presso di lui trovava posto la sola giustizia ". Gli successe Gioviano che non poté promulgare alcun editto di tal fatta, perché morì poco dopo. Successe quindi Valentiniano: leggete le ordinanze da lui emanate contro di voi. Successero poi Graziano e Teodosio; leggete pure, quanto vi pare, le disposizioni stabilite da loro nei vostri confronti! E allora, perché vi meravigliate dei figli di Teodosio, come se essi in questa questione avessero dovuto seguire una norma diversa dal decreto di Costantino, osservato con tanta fermezza da tanti imperatori Cristiani?

I Donatisti condannati dalle autorità civili, cui avevano appellato.

2. 10. Come dunque abbiamo già detto (pronti a documentarvelo qualora lo vogliate, ammesso che lo ignoriate), furono proprio i vostri antenati a deferire la causa di Ceciliano a Costantino, di loro spontanea iniziativa. Costantino è morto, ma sussiste il decreto emanato contro di voi da Costantino, al quale i vostri rimisero la causa, presso il quale si lamentarono dei vescovi da lui assegnati come giudici contro i vostri vescovi, al quale i vostri antenati s'appellarono contro altri vescovi giudici; quel Costantino ch'essi fecero stizzire e indispettire coi loro continui ricorsi per il caso di Felice di Aptungi. Tante volte dal tribunale imperiale se ne tornarono condannati e coperti di vergogna, eppure non s'allontanarono mai dall'atteggiamento del loro funesto e furibondo malanimo: essi lo lasciarono in eredità a voi, loro posteri, e per questo con tanta impudenza sfogate il vostro livore contro gli ordini degli imperatori Cristiani; se vi fosse possibile, vi appellereste ora contro di noi non più al cristiano Costantino, perché prese le difese della verità, ma risuscitereste dall'inferno Giuliano l'Apostata. Se però accadesse un simile fatto, per chi sarebbe peggio, se non per voi? Poiché, quale peggiore causa di morte può darsi per l'anima che la libertà dell'errore?

Esortazione alla pace.

3. 11. Ma togliamo di mezzo tutti questi dissensi e amiamo la pace, che tutti, dotti e ignoranti, capiscono doversi preferire alla discordia; amiamo e conserviamo l'unità. Questo ci comandano gli imperatori, questo ci comanda pure Cristo, dato che, quando essi comandano il bene, è Cristo stesso a comandarlo per mezzo loro. Egli inoltre ci scongiura anche per mezzo dell'Apostolo ad affermare tutti la stessa verità, ad evitare in mezzo a noi gli scismi, a non dire: '' Io sono di Paolo, io invece di Apollo; io sono di Cefa, io invece di Cristo ": tutti noi infatti siamo solo di Cristo, poiché Cristo non è stato diviso né è stato Paolo e tanto meno Donato ad essere crocifisso 9. Questo c'insegnano pure gl'imperatori, perché sono cristiani cattolici e non servi degli idoli, come il vostro Giuliano; e non sono neppure eretici, come furono alcuni imperatori, i quali perseguitarono la Chiesa cattolica quando i veri Cristiani subivano non pene giustissime, come voi per l'errore dell'eresia, ma le sofferenze gloriosissime del martirio per la verità cattolica.

Il battesimo dà la grazia solo per mezzo di Cristo.

3. 12. Ed ora riflettete a quanto Dio ha affermato con lampante verità per mezzo del cuore del sovrano che è in potere di Dio 10 nella stessa legge, che voi dite promulgata a vostro danno, mentre, se lo volete capire, è stata promulgata a vostro vantaggio; riflettete all'esatto significato delle espressioni del sovrano: '' In realtà, se in coloro, che sono iniziati per la prima volta alla fede, il rito del battesimo viene considerato invalido, perché i ministri da cui lo ricevono sono stimati dei peccatori, il sacramento amministrato dovrebbe ripetersi tante volte quante sono quelle in cui si riscontra indegno il ministro del sacramento conferito; in tale ipotesi la nostra fede verrebbe a dipendere non già da libero consenso della nostra volontà né dalla grazia di Dio, che la dona come un regalo, ma dai meriti dei sacerdoti e dalla qualità morale dei chierici ". Ed ora i vostri vescovi facciano pure mille concilii, ma rispondano loro alle parole di quest'ultimo periodo, e noi acconsentiremo a tutto ciò che voi vorrete da noi. Considerate infatti quant'è perversa ed empia la vostra affermazione che avete sempre sulla bocca, che cioè se la persona è buona, santifica colui al quale amministra il Battesimo; se invece è cattiva senza che lo sappia chi viene battezzato, allora sarebbe Dio a santificare. Se ciò fosse vero, si dovrebbe desiderare di essere battezzati da individui malvagi, ma ignoti come tali, piuttosto che da persone dabbene conosciute come tali, per poter essere santificati piuttosto da Dio che dagli uomini. Dio ci liberi da una tale pazzia! È vero quindi quanto noi affermiamo e giusto quanto noi pensiamo, che cioè la grazia del Battesimo proviene sempre da Dio, che il sacramento è di Dio e che l'uomo n'è solo il ministro; s'egli è buono, è intimamente unito a Dio e opera con Dio stesso; se invece è malvagio, allora è Dio a operare per mezzo di lui il rito visibile del sacramento, mentre è lui stesso a dare la grazia invisibile. Cerchiamo di aver tutti la medesima convinzione e d'eliminare gli scismi tra noi!

Perché i Donatisti rifiutano una conferenza con i cattolici.

4. 13. Tornate alla concordia con noi, fratelli; noi vi amiamo, vi vogliamo bene come a noi stessi. Se covate contro di noi un odio accanito perché non vi permettiamo di sviarvi nell'errore e di perdervi, rimproveratene Dio, che noi temiamo per la minaccia rivolta ai cattivi pastori con quella frase: Non avete ricondotto la pecorella sbandata e non avete rintracciato la pecorella sperduta 11. Ora, Dio si serve di noi solo per farvi del bene o esortando o minacciando o rimproverando, ora con ammende ora con pene, ora coi suoi avvisi e castighi occulti, ora mediante le leggi delle autorità temporali. Comprendete dunque come vi tratti Dio, il quale non vuole che vi perdiate persistendo nel sacrilego scisma, per causa del quale siete lontani dalla vostra Madre, la Chiesa cattolica. Voi inoltre non avete mai potuto provare nessuna accusa contro di noi, anzi i vostri vescovi, invitati ad una conferenza con noi, non hanno mai voluto incontrarsi con noi animati da intenzioni pacifiche, come se rifuggissero dal parlare con dei peccatori; chi potrebbe mai sopportare codesta vostra arrogante presunzione? Come se l'Apostolo non s'intrattenesse a parlare non solo con dei peccatori, ma perfino con persone molto sacrileghe! Leggete gli Atti degli Apostoli e convincetevi. Come se lo stesso Signore non parlasse della Legge con i Giudei, dai quali fu messo in croce, e non desse loro risposte opportune! Infine lo stesso Signore non disdegnò, a proposito della Legge, di ribattere anche il diavolo, il primo dei peccatori, il quale non potrà mai convertirsi al bene! Tutti questi esempi vi devono far capire che i vostri non vogliono abboccarsi con noi, perché sono convinti che la loro causa è perduta.

La vera Chiesa quale voluta da Dio.

4. 14. Noi non sappiamo che cosa tramino ai propri danni coloro che godono di questi dissensi basati su calunnie. Eppure, proprio attraverso le Scritture, non solo conosciamo Cristo ma anche la Chiesa. Abbiamo in comune le Scritture: perché mai non riteniamo certe loro affermazioni su Cristo e sulla Chiesa? Noi, dove abbiamo riconosciuto Cristo, del quale l'Apostolo dice: Delle promesse furono fatte ad Abramo e al suo Discendente; non dice "ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma di uno solo: "e al tuo Discendente" Cristo cioè 12; lì ravvisiamo pure la Chiesa, della quale Dio dice ad Abramo: Nel tuo Discendente saranno benedette tutte le genti 13. Allo stesso modo che ravvisiamo Cristo nel passo del salmo in cui profetizza di se stesso dicendo: Il mio Figlio sei tu; oggi io ti ho generato, così nel medesimo ravvisiamo pure la Chiesa nel versetto che viene dopo: Chiedimi e ti darò in eredità i popoli e in tuo dominio i confini della terra 14. Parimenti, come ravvisiamo Cristo nel passo scritturistico: Iddio degli dèi, il Signore, ha parlato, così ravvisiamo la Chiesa nell'espressione che viene subito appresso: Ed ha convocato la terra dall'oriente all'occidente 15. Allo stesso modo che ravvisiamo Cristo nel passo dove sta scritto: Ed egli come sposo ch'esce dal suo talamo, come gigante che si lancia a percorrere la sua via; così pure ravvisiamo la Chiesa nel versetto immediatamente precedente dello stesso passo: Per tutta la terra ha risuonato la loro voce e sino ai confini del mondo sono arrivate le loro parole. Nel sole egli ha posto il suo padiglione 16. È proprio la Chiesa ad essere posta nel sole, cioè ad essere nota a tutti nella sua manifestazione sino ai confini della terra. Inoltre allo stesso modo che ravvisiamo Cristo nell'espressione scritturistica: Hanno traforato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa; poi sono rimasti a guardarmi e a contemplarmi; si sono divise le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettata la sorte, così ravvisiamo pure la Chiesa nel versetto dello stesso salmo che segue poco dopo: Si ricorderanno e si convertiranno al Signore tutte le nazioni del mondo e davanti a Lui si prostreranno in adorazione tutte le famiglie delle genti, perché del Signore è il regno ed egli sarà il sovrano delle nazioni 17. Come ravvisiamo Cristo nell'espressione: Sii esaltato sopra i cieli, o Dio, così vi ravvisiamo pure la Chiesa nell'espressione immediatamente seguente: E per tutta la terra [si spanda] la sua gloria 18. Come ravvisiamo Cristo nell'espressione: O Dio, il tuo giudizio concedi al re e la tua giustizia al figlio del re; così ravvisiamo pure la Chiesa additata nell'altra espressione dello stesso salmo: Egli dominerà da un mare all'altro e dal fiume sino ai confini della terra. Al suo cospetto si prostreranno gli Etiopi e i suoi nemici baceranno la terra. I re di Tarsis e le isole gli offriranno regali e i re degli Arabi e di Saba gli porteranno doni; lo adoreranno tutti i re della terra e tutte le genti gli saranno soggette 19.

Altre prove della Scrittura a pro' della Chiesa cattolica.

4. 15. Ravvisiamo Cristo nel passo della sacra Scrittura, ov'è detto che: una pietra, staccatasi da una montagna senza l'opera delle mani, mandò in frantumi tutti i regni della terra (quelli beninteso che riponevano la loro fiducia nel culto dei demoni); e nello stesso passo ravvisiamo pure la Chiesa, poiché si dice ancora che la pietra crebbe fino a diventare una grande montagna che riempì tutta la terra 20. Ravvisiamo il Signore nel passo delle Scritture ov'è detto: Il Signore prevarrà contro di essi e sterminerà tutte le divinità dei popoli della terra, ma vi ravvisiamo pure la Chiesa nella frase che segue: E lo adoreranno ciascuna nel proprio paese le nazioni di ogni lido 21. Ravvisiamo Cristo nell'altra espressione della Scrittura: Dal sud verrà il Signore e il Santo dal monte ombroso e la sua gloria coprirà i cieli; ma vi ravvisiamo insieme la Chiesa nel passo che segue: E della sua gloria è piena la terra 22. A Sud infatti, come si legge nel libro di Giosuè figlio di Nun 23, è sita in Gerusalemme, donde si è diffuso il nome di Cristo: qui pure si trova il monte ombroso, cioè l'Oliveto, da dove Cristo è asceso al cielo perché la sua virtù coprisse i cieli e la Chiesa si riempisse della gloria di Lui in ogni parte della terra. Così pure ravvisiamo Cristo nella espressione della sacra Scrittura: Come pecora fu condotto al macello e come agnello nelle mani del tosatore, così egli non aprì bocca, e il resto che si riferisce alla sua passione. Ravvisiamo però altresì la Chiesa in queste altre espressioni: Rallègrati, o sterile, che non partorisci, erompi in grida di giubilo e canta, poiché molto più numerosi della maritata saranno i figli della solinga. Poiché il Signore ha detto: Allarga lo spazio della tua tenda, e distendi i tuoi drappi purpurei. Allunga le funi e rafforza i tuoi saldi pali, stenditi a destra e a sinistra. Poiché la tua discendenza erediterà le genti e abiterai le città già deserte. Non hai alcun motivo di temere, perché tu avrai il sopravvento; e non arrossire per essere stata un tempo detestabile. Dimenticherai per sempre la tua vergogna, non ricorderai più l'onta della tua vedovanza, poiché sono io il Signore; chi ti ha salvata, sarà chiamato Iddio d'Israele, Iddio di tutta la terra 24.

I cattivi devono tollerarsi nella Chiesa come la zizzania nel frumento.

5. 16. Noi non sappiamo che cosa volete dire sul conto dei '' traditori ", che non siete mai riusciti a convincere davanti ai giudici né a dimostrarli colpevoli. Neppure vi dirò come a proposito di questa colpa risultino chiaramente rei smascherati e confessi piuttosto i vostri antenati. Che cosa interessa a noi degli altrui fardelli, se non in quanto desideriamo correggere quanta più gente possibile e col biasimo e con qualunque altra misura disciplinare, animati da spirito di mansuetudine e da premura di carità? Se poi non riusciamo a correggerli, non omettiamo di comunicare con essi nel ricevere e amministrare i Sacramenti divini se lo riteniamo assolutamente necessario per la salvezza degli altri, senza però comunicare nei loro peccati; il che avviene solo approvandoli o favorendoli. In questo mondo, in cui la Chiesa è diffusa tra tutte le genti e che dal Signore è chiamato il suo campo 25, noi tolleriamo i malvagi come la zizzania tra il grano e come i pesci cattivi racchiusi coi buoni nelle reti della predicazione e dei riti sacri fino a quando verrà il tempo della mietitura 26, della vagliatura 27 e della scelta sul lido 28. Noi non vogliamo sradicare il buon grano insieme con la zizzania né lasciarlo indifeso dopo averlo separato dall'aia prima del tempo né vagliarlo senza poterlo riporre nei granai e gettandolo quindi in pasto ai volatili. Noi abbiamo pure paura di romper le reti con gli scismi, cioè col voler scansare i pesci cattivi, col pericolo di cadere tutti nel mare d'una funesta libertà. Ecco perché il Signore con tali similitudini e altre consimili ha voluto stabilire su saldi fondamenti la tolleranza da parte dei suoi servi: ha voluto cioè che i buoni non pensassero di restar contaminati per essere frammisti coi cattivi e a causa di umani e temerari scismi non mandassero in perdizione gli ignoranti o v'andassero essi stessi come ignoranti. Il celeste Maestro ci ha inoltre preavvisati di guardarci da una simile mentalità e ha rassicurato i fedeli riguardo alla cattiva condotta dei capi, non volendo che a causa di essi s'abbandonasse la cattedra dell'insegnamento della salvezza, poiché su di essa anche i cattivi sono costretti ad insegnare cose utili e sante. In realtà le cose che insegnano non sono loro ma di Dio, il quale ha stabilito sulla cattedra dell'unità la vera dottrina. Per quanto Egli, il verace, anzi la verità in persona, a proposito dei maestri che razzolano male e predicano il bene voluto da Dio, dice: Fate quel che dicono e non quel che fanno, poiché dicono ma non fanno 29. Non avrebbe certo detto: Non fate quel che fanno, se non apparisse evidente la loro cattiva condotta.

Esortazione all'unità, alla pace, alla carità.

5. 17. Per concludere, evitiamo di perderci in un malefico scisma a causa d'individui malvagi, sebbene possiamo dimostrare, qualora lo vogliate, che i vostri antenati non furono esecratori d'individui malvagi ma accusatori di persone innocenti. Ma chiunque essi fossero e qualunque fosse la loro condotta, lasciamo ad essi di portare i propri fardelli. Ecco: abbiamo in comune le Scritture, nelle quali riconosciamo non solo Cristo ma pure la Chiesa. Se riconoscete vero Cristo perché non riconoscete vera pure la Chiesa? Se, persuasi della verità delle Scritture, credete in Cristo, che non vedete coi vostri occhi ma ne leggete le prove nella Scrittura, perché negate la Chiesa, di cui non solo leggete le prove nella Scrittura ma che vedete pure coi vostri occhi? Col dirvi queste verità e invitandovi insistentemente al bene della pace dell'anima e della carità, vi siamo diventati nemici e ci mandate a dire che ci ucciderete, perché vi diciamo la verità e perché non vi permettiamo - per quanto ci è possibile - di perire nell'errore. Dio però ci liberi da voi uccidendo dentro di voi l'errore, in modo che godiate con noi della verità. Amen.

 


1 - Mt 5, 9.

2 - Sal 119, 7.

3 - Lc 24, 47.

4 - Prv 10, 4.

5 - Ger 17, 5.

6 - Sal 71, 11.

7 - Dn 3, 96.

8 - Dn 3, 99-100.

9 - 1 Cor 1, 10. 12-13.

10 - Prv 21, 1.

11 - Ez 34, 4.

12 - Gal 3, 16 (Gn 12, 7; 13, 15; 17, 7; 22, 18; 24, 7).

13 - Gn 12, 3.

14 - Sal 2, 7-8.

15 - Sal 49, 1.

16 - Sal 18, 5-6.

17 - Sal 21, 17-19. 28 s.

18 - Sal 56, 6.

19 - Sal 71, 2. 8-11.

20 - Dn 2, 34 s.

21 - Sof 2, 11.

22 - 3, 3.

23 - Gs 15, 8.

24 - Is 53, 7; 54, 1-5.

25 - Is 62, 4; Ger 12, 10; Mt 13, 24.

26 - Mt 13, 42 s.

27 - Mt 3, 12.

28 - Mt 13, 47-50.

29 - Mt 23, 3.


Capitolo XLVI: Affidarsi a Dio quando spuntano parole che feriscono

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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1. O figlio, sta saldo e fermo, e spera in me. Che altro sono, le parole, se non parole?: volano al vento, ma non intaccano la pietra. Se sei in colpa, pensa ad emendarti di buona voglia; se ti senti innocente, considera di doverle sopportare lietamente per amor di Dio. Non è gran cosa che tu sopporti talvolta almeno delle parole, tu che non sei capace ancora di sopportare forti staffilate. E perché mai cose tanto da nulla ti feriscono nell'animo, se non perché tu ragioni ancora secondo la carne e dai agli uomini più importanza di quanto sia giusto? Solo per questo, perché hai paura che ti disprezzino, non vuoi che ti rimproverino dei tuoi falli e cerchi di nasconderti dietro qualche scusa. Se guardi più a fondo in te stesso, riconoscerai che il mondo e il vano desiderio di piacere agli uomini sono ancora vivi dentro in te. Se rifuggi dall'esser poco considerato e dall'esser rimproverato per i tuoi difetti, segno è che non sei sinceramente umile né veramente morto al mondo, e che il mondo è per te crocefisso. Ascolta, invece la mia parola e non farai conto neppure di diecimila parole umane. Ecco, anche se molte cose si potessero inventare e dire, con malizia grande, contro di te, che male ti potrebbero fare esse, se tu le lasciassi del tutto passare, non considerandole più che una pagliuzza? Ti potrebbero forse strappare anche un solo capello? Chi non ha spirito di interiorità e non tiene Iddio dinanzi ai suoi occhi, questi si lascia scuotere facilmente da una parola offensiva. Chi invece, senza ricercare il proprio giudizio, si affida a me, questi sarà libero dal timore degli uomini. Sono io, infatti, il giudice, cui sono palesi tutti i segreti; io so come è andata la cosa; io conosco, sia colui che offende sia colui che patisce l'offesa. Quella parola è uscita da me; quel che è avvenuto, è avvenuto perché io l'ho permesso, "affinché fossero rivelati gli intimi pensieri di tutti" (Lc 2,35). Sono io che giudicherò il colpevole e l'innocente; ma voglio che prima siano saggiati, e l'uno e l'altro, al mio arcano giudizio.  

2. La testimonianza degli uomini sbaglia frequentemente. Il mio giudizio, invece, è veritiero; resterà e non muterà. Nascosto, per lo più, o aperto via via a pochi, esso non sbaglia né può sbagliare, anche se può sembrare ingiusto agli occhi di chi non ha la sapienza. A me dunque si ricorra per ogni giudizio e non ci si fidi del proprio criterio. Il giusto, infatti non resterà turbato, "qualunque cosa gli venga" da Dio (Pro 12,21). Qualunque cosa sia stata ingiustamente portata contro di lui, non se ne darà molto pensiero; così come non si esalterà vanamente, se, a buon diritto, sarà scagionato da altri. Il giusto considera, infatti, che "sono io colui che scruta i cuori e le reni" (Ap 2,23); io, che non giudico secondo superficiale apparenza umana. Invero, sovente ai miei occhi apparirà condannabile ciò che, secondo il giudizio umano, passa degno di lode. O Signore Dio, "giudice giusto, forte e misericordioso" (Sal 7,12), tu che conosci la fragilità e la cattiveria degli uomini, sii la mia forza e tutta la mia fiducia, ché non mi basta la mia buona coscienza. Tu sai quello che io non so; per questo avrei dovuto umiliarmi dinanzi ad ogni rimprovero e sopportarlo con mansuetudine. Per tutte le volte che mi comportai in tal modo, perdonami, nella tua benevolenza, e dammi di nuovo la grazia di una più grande sopportazione. In verità, a conseguire il perdono, la tua grande misericordia mi giova di più che non mi giovi una mia supposta santità a difesa della mia segreta coscienza. Ché, "pur quando non sentissi di dovermi nulla rimproverare", non potrei per questo ritenermi giusto (1 Cor 4,4); perché, se non fosse per la tua misericordia, "nessun vivente sarebbe giusto, al tuo cospetto" (Sal 142,2).


12-27 Novembre 27, 1917 La Santità del vivere nel Divino Volere, è esenta d’interesse personale e perdimento di tempo.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Riprendo per ubbidire. Il mio sempre amabile Gesù pare che ha voglia di parlare del vivere nel suo Santissimo Volere; pare che mentre parla della sua Santissima Volontà dimentica tutto e fa dimenticare tutto; l’anima non trova altra cosa che la necessità, altro bene che vivere nel suo Volere. Onde il dolce mio Gesù, dopo aver scritto il giorno 20 Novembre del suo Volere, dispiacendosi con me, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non hai detto tutto, voglio che nessuna cosa trascuri di scrivere quando Io ti parlo del mio Volere, anche le più piccole cose, perché serviranno tutte per il bene dei posteri; in tutte le santità ci sono stati sempre i santi che per i primi hanno avuto l’inizio di una specie di santità, sicché ci fu il santo che iniziò la santità dei penitenti, l’altro che iniziò la santità dell’ubbidienza, un altro dell’umiltà, e così di tutto il resto delle altre santità. Ora, l’inizio della santità del vivere nel mio Volere voglio che sia tu. Figlia mia, tutte le altre santità non sono escluse da perdimento di tempo e d’interesse personale, come per esempio: Un’anima che vive in tutto all’ubbidienza ce molto perdimento di tempo; quel dire e ridire continuato la distraggono da Me, scambiano la virtù in vece mia, e se non ha l’opportunità di prendere tutti gli ordini, vive inquieta. Un’altra che soffre le tentazioni, oh! quanti perdimenti di tempo; non è mai stanca di dire tutti i suoi cimenti e scambia la virtù della sofferenza invece mia, e molte volte queste santità vanno a sfascio. Ma la santità del vivere nel mio Volere va esente d’interesse personale, da perdimento di tempo, non c’è pericolo che scambino Me per la virtù, perché il vivere nel mio Volere sono Io stesso. Questa fu la santità della mia Umanità sulla terra e perciò fece tutto e per tutti, e senza l’ombra dell’interesse. L’interesse proprio toglie l’impronta della santità divina, perciò mai può essere sole, al più, per quanto bella, può essere una stella. Perciò voglio la santità del vivere nel mio Volere; in questi tempi sì tristi la generazione ha bisogno di questi soli che la riscaldino, la illuminino, la fecondino; il disinteresse di questi angeli terrestri, tutto per loro bene, senza l’ombra del proprio, aprirà la via nei loro cuori a ricevere la mia grazia.

(3) E poi, le chiese sono poche, molte ne verranno distrutte; molte volte non trovo sacerdoti che mi consacrino, altre volte permettono ad anime indegne di ricevermi, e ad anime degne di non ricevermi, altre non possono ricevermi, sicché il mio amore si trova inceppato. Perciò voglio fare la santità del vivere nel mio Volere, in essa non avrò bisogno di sacerdoti per consacrarmi, né di chiese, né di tabernacoli, né di ostie, ma esse saranno tutto insieme: Sacerdoti, chiese, tabernacoli ed ostie. Il mio amore sarà più libero, ogniqualvolta vorrò consacrarmi lo potrò fare, in ogni momento di giorno, di notte, in qualunque luogo esse si trovino, oh! come il mio amore avrà sfogo completo. Ah! figlia mia, la generazione presente meritava d’essere distrutta del tutto, e se permetterò che qualche poco resti di essa, è per formare questi soli della santità del vivere nel mio Volere, che a mio esempio mi rifaranno di tutto quello che mi dovevano le altre creature, passate, presenti e future. Allora la terra mi darà vera gloria ed il mio Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra, avrà compimento ed esaurimento”.