Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 17° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 10
1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?".3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".4Dissero: "Mosè ha permesso di 'scrivere un atto di ripudio e di rimandarla'".5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.6Ma all'inizio della creazione 'Dio li creò maschio e femmina';7'per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola'.8Sicché non sono più due, ma una sola carne.9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto".10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".
13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso".16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?".18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.19Tu conosci i comandamenti: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza', non frodare, 'onora il padre e la madre'".
20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?".27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".
28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito".29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".
32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".
35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo".36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero:37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra".38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo".39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".
41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".
46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!".50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!".52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Giosuè 6
1Ora Gèrico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti; nessuno usciva e nessuno entrava.2Disse il Signore a Giosuè: "Vedi, io ti metto in mano Gèrico e il suo re. Voi tutti prodi guerrieri,3tutti atti alla guerra, girerete intorno alla città, facendo il circuito della città una volta. Così farete per sei giorni.4Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d'ariete davanti all'arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe.5Quando si suonerà il corno dell'ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà, ciascuno diritto davanti a sé".
6Giosuè, figlio di Nun, convocò i sacerdoti e disse loro: "Portate l'arca dell'alleanza; sette sacerdoti portino sette trombe di corno d'ariete davanti all'arca del Signore".7Disse al popolo: "Mettetevi in marcia e girate intorno alla città e il gruppo armato passi davanti all'arca del Signore".8Come Giosuè ebbe parlato al popolo, i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe d'ariete davanti al Signore, si mossero e suonarono le trombe, mentre l'arca dell'alleanza del Signore li seguiva;9l'avanguardia precedeva i sacerdoti che suonavano le trombe e la retroguardia seguiva l'arca; si procedeva a suon di tromba.10Al popolo Giosuè aveva ordinato: "Non urlate, non fate neppur sentire la voce e non una parola esca dalla vostra bocca finché vi dirò: Lanciate il grido di guerra, allora griderete".11L'arca del Signore girò intorno alla città facendo il circuito una volta, poi tornarono nell'accampamento e passarono la notte nell'accampamento.
12Di buon mattino Giosuè si alzò e i sacerdoti portarono l'arca del Signore;13i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe di ariete davanti all'arca del Signore, avanzavano suonando le trombe; l'avanguardia li precedeva e la retroguardia seguiva l'arca del Signore; si marciava a suon di tromba.14Girarono intorno alla città, il secondo giorno, una volta e tornarono poi all'accampamento. Così fecero per sei giorni.
15Al settimo giorno essi si alzarono al sorgere dell'aurora e girarono intorno alla città in questo modo per sette volte; soltanto in quel giorno fecero sette volte il giro intorno alla città.16Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè disse al popolo: "Lanciate il grido di guerra perché il Signore mette in vostro potere la città.
17La città con quanto vi è in essa sarà votata allo sterminio per il Signore; soltanto Raab, la prostituta, vivrà e chiunque è con lei nella casa, perché ha nascosto i messaggeri che noi avevamo inviati.18Solo guardatevi da ciò che è votato allo sterminio, perché, mentre eseguite la distruzione, non prendiate qualche cosa di ciò che è votato allo sterminio e rendiate così votato allo sterminio l'accampamento di Israele e gli portiate disgrazia.19Tutto l'argento, l'oro e gli oggetti di rame e di ferro sono cosa sacra per il Signore, devono entrare nel tesoro del Signore".20Allora il popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di guerra, le mura della città crollarono; il popolo allora salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e occuparono la città.21Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall'uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l'ariete e l'asino.
22Ai due uomini che avevano esplorato il paese, Giosuè disse: "Entrate nella casa della prostituta, conducete fuori lei e quanto le appartiene, come le avete giurato".23Entrarono i giovani esploratori e condussero fuori Raab, suo padre, sua madre, i suoi fratelli e tutto quanto le apparteneva; fecero uscire tutta la sua famiglia e li stabilirono fuori dell'accampamento di Israele.24Incendiarono poi la città e quanto vi era, soltanto l'argento, l'oro e gli oggetti di rame e di ferro deposero nel tesoro della casa del Signore.25Giosuè però lasciò in vita Raab, la prostituta, la casa di suo padre e quanto le apparteneva, ed essa abita in mezzo ad Israele fino ad oggi, perché aveva nascosto gli esploratori che Giosuè aveva inviato a Gèrico.
26In quella circostanza Giosuè fece giurare: "Maledetto davanti al Signore l'uomo che si alzerà e ricostruirà questa città di Gèrico! Sul suo primogenito ne getterà le fondamenta e sul figlio minore ne erigerà le porte!".
27Il Signore fu con Giosuè, la cui fama si sparse in tutto il paese.
Giobbe 40
1Il Signore riprese e disse a Giobbe:
2Il censore vorrà ancora contendere con l'Onnipotente?
L'accusatore di Dio risponda!
3Giobbe rivolto al Signore disse:
4Ecco, sono ben meschino: che ti posso rispondere?
Mi metto la mano sulla bocca.
5Ho parlato una volta, ma non replicherò.
ho parlato due volte, ma non continuerò.
6Allora il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine e disse:
7Cingiti i fianchi come un prode:
io t'interrogherò e tu mi istruirai.
8Oseresti proprio cancellare il mio giudizio
e farmi torto per avere tu ragione?
9Hai tu un braccio come quello di Dio
e puoi tuonare con voce pari alla sua?
10Ornati pure di maestà e di sublimità,
rivestiti di splendore e di gloria;
11diffondi i furori della tua collera,
mira ogni superbo e abbattilo,
12mira ogni superbo e umilialo,
schiaccia i malvagi ovunque si trovino;
13nascondili nella polvere tutti insieme,
rinchiudili nella polvere tutti insieme,
14anch'io ti loderò,
perché hai trionfato con la destra.
15Ecco, l'ippopotamo, che io ho creato al pari di te,
mangia l'erba come il bue.
16Guarda, la sua forza è nei fianchi
e il suo vigore nel ventre.
17Rizza la coda come un cedro,
i nervi delle sue cosce s'intrecciano saldi,
18le sue vertebre, tubi di bronzo,
le sue ossa come spranghe di ferro.
19Esso è la prima delle opere di Dio;
il suo creatore lo ha fornito di difesa.
20I monti gli offrono i loro prodotti
e là tutte le bestie della campagna si trastullano.
21Sotto le piante di loto si sdraia,
nel folto del canneto della palude.
22Lo ricoprono d'ombra i loti selvatici,
lo circondano i salici del torrente.
23Ecco, si gonfi pure il fiume: egli non trema,
è calmo, anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca.
24Chi potrà afferrarlo per gli occhi,
prenderlo con lacci e forargli le narici?
25Puoi tu pescare il Leviatan con l'amo
e tener ferma la sua lingua con una corda,
26ficcargli un giunco nelle narici
e forargli la mascella con un uncino?
27Ti farà forse molte suppliche
e ti rivolgerà dolci parole?
28Stipulerà forse con te un'alleanza,
perché tu lo prenda come servo per sempre?
29Scherzerai con lui come un passero,
legandolo per le tue fanciulle?
30Lo metteranno in vendita le compagnie di pesca,
se lo divideranno i commercianti?
31Crivellerai di dardi la sua pelle
e con la fiocina la sua testa?
32Metti su di lui la mano:
al ricordo della lotta, non rimproverai!
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Daniele 8
1Il terzo anno del regno del re Baldassàr, io Daniele ebbi un'altra visione dopo quella che mi era apparsa prima.
2Quand'ebbi questa visione, mi trovavo nella cittadella di Susa, che è nella provincia dell'Elam, e mi sembrava, in visione, di essere presso il fiume Ulai.
3Alzai gli occhi e guardai; ecco un montone, in piedi, stava di fronte al fiume. Aveva due corna alte, ma un corno era più alto dell'altro, sebbene fosse spuntato dopo.4Io vidi che quel montone cozzava verso l'occidente, il settentrione e il mezzogiorno e nessuna bestia gli poteva resistere, né alcuno era in grado di liberare dal suo potere: faceva quel che gli pareva e divenne grande.
5Io stavo attento ed ecco un capro venire da occidente, sulla terra, senza toccarne il suolo: aveva fra gli occhi un grosso corno.6Si avvicinò al montone dalle due corna, che avevo visto in piedi di fronte al fiume, e gli si scagliò contro con tutta la forza.7Dopo averlo assalito, lo vidi imbizzarrirsi e cozzare contro di lui e spezzargli le due corna, senza che il montone avesse la forza di resistergli; poi lo gettò a terra e lo calpestò e nessuno liberava il montone dal suo potere.
8Il capro divenne molto potente; ma quando fu diventato grande, quel suo gran corno si spezzò e al posto di quello sorsero altre quattro corna, verso i quattro venti del cielo.
9Da uno di quelli uscì un piccolo corno, che crebbe molto verso il mezzogiorno, l'oriente e verso la Palestina:10s'innalzò fin contro la milizia celeste e gettò a terra una parte di quella schiera e delle stelle e le calpestò.
11S'innalzò fino al capo della milizia e gli tolse il sacrificio quotidiano e fu profanata la santa dimora.
12In luogo del sacrificio quotidiano fu posto il peccato e fu gettata a terra la verità; ciò esso fece e vi riuscì.
13Udii un santo parlare e un altro santo dire a quello che parlava: "Fino a quando durerà questa visione: il sacrificio quotidiano abolito, la desolazione dell'iniquità, il santuario e la milizia calpestati?".14Gli rispose: "Fino a duemilatrecento sere e mattine: poi il santuario sarà rivendicato".
15Mentre io, Daniele, consideravo la visione e cercavo di comprenderla, ecco davanti a me uno in piedi, dall'aspetto d'uomo;16intesi la voce di un uomo, in mezzo all'Ulai, che gridava e diceva: "Gabriele, spiega a lui la visione".17Egli venne dove io ero e quando giunse, io ebbi paura e caddi con la faccia a terra. Egli mi disse: "Figlio dell'uomo, comprendi bene, questa visione riguarda il tempo della fine".18Mentre egli parlava con me, caddi svenuto con la faccia a terra; ma egli mi toccò e mi fece alzare.
19Egli disse: "Ecco io ti rivelo ciò che avverrà al termine dell'ira, perché la visione riguarda il tempo della fine.20Il montone con due corna, che tu hai visto, significa il re di Media e di Persia;21il capro è il re della Grecia; il gran corno, che era in mezzo ai suoi occhi, è il primo re.22Che quello sia stato spezzato e quattro ne siano sorti al posto di uno, significa che quattro regni sorgeranno dalla medesima nazione, ma non con la medesima potenza di lui.
23Alla fine del loro regno, quando l'empietà avrà raggiunto il colmo, sorgerà un re audace, sfacciato e intrigante.24La sua potenza si rafforzerà, ma non per potenza propria; causerà inaudite rovine, avrà successo nelle imprese, distruggerà i potenti e il popolo dei santi.25Per la sua astuzia, la frode prospererà nelle sue mani, si insuperbirà in cuor suo e con inganno farà perire molti: insorgerà contro il principe dei prìncipi, ma verrà spezzato senza intervento di mano d'uomo.26La visione di sere e mattine, che è stata spiegata, è vera. Ora tu tieni segreta la visione, perché riguarda cose che avverranno fra molti giorni".
27Io, Daniele, rimasi sfinito e mi sentii male per vari giorni: poi mi alzai e sbrigai gli affari del re: ma ero stupefatto della visione perché non la potevo comprendere.
Lettera agli Ebrei 12
1Anche noi dunque, circondàti da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti,2tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e 'si è assiso alla destra' del trono di Dio.3Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo.4Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato5e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli:
'Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui;'
6'perché il Signore corregge colui che egli ama
e sferza chiunque riconosce come figlio'.
7È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre?8Se siete senza correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete bastardi, non figli!9Del resto, noi abbiamo avuto come correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre degli spiriti, per avere la vita?10Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di renderci partecipi della sua santità.11Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
12Perciò 'rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite'13e 'raddrizzate le vie storte per i' vostri 'passi', perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
14Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore,15vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi e così molti ne siano infettati;16non vi sia nessun fornicatore o nessun profanatore, come Esaù, che in cambio di una sola pietanza vendette la sua primogenitura.17E voi ben sapete che in seguito, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, perché non trovò possibilità che il padre mutasse sentimento, sebbene glielo richiedesse con lacrime.
18Voi infatti non vi siete accostati a un luogo tangibile e a un fuoco ardente, né a oscurità, tenebra e tempesta,19né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano che Dio non rivolgesse più a loro la parola;20non potevano infatti sopportare l'intimazione: 'Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata'.21Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: 'Ho paura' e tremo.22Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa23e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione,24al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele.
25Guardatevi perciò di non rifiutare Colui che parla; perché se quelli non trovarono scampo per aver rifiutato colui che promulgava decreti sulla terra, molto meno lo troveremo noi, se volteremo le spalle a Colui che parla dai cieli.26La sua voce infatti un giorno scosse la terra; adesso invece ha fatto questa promessa: 'Ancora una volta io scuoterò' non solo 'la terra', ma anche 'il cielo'.27La parola 'ancora una volta' sta a indicare che le cose che possono essere scosse son destinate a passare, in quanto cose create, perché rimangano quelle che sono incrollabili.
28Perciò, poiché noi riceviamo in eredità un regno incrollabile, conserviamo questa grazia e per suo mezzo rendiamo un culto gradito a Dio, con riverenza e timore;29perché il nostro 'Dio è un fuoco divoratore'.
Capitolo XVI: Sopportare i difetti degli altri
Leggilo nella Biblioteca1. Quei difetti, nostro od altrui, che non riusciamo a correggere, li dobbiamo sopportare con pazienza, fino a che Dio non disponga altrimenti. Rifletti che, per avventura, questa sopportazione è la cosa più utile per te, come prova di quella pazienza, senza della quale ben poco contano i nostri meriti. Tuttavia, di fronte a tali difficoltà, devi chiedere insistentemente che Dio si degni di venirti in aiuto e che tu riesca a sopportarle lietamente. Se uno, ammonito una volta e un'altra ancora, non si acquieta, cessa di litigare con lui; rimetti invece ogni cosa in Dio, affinché in tutti noi, suoi servi, si faccia la volontà e la gloria di Lui, che ben sa trasformare il male in bene. Sforzati di essere paziente nel tollerare i difetti e le debolezze altrui, qualunque essi siano, giacché anche tu presenti molte cose che altri debbono sopportare.
2. Se non riesci a trasformare te stesso secondo quella che pure è la tua volontà, come potrai pretendere che gli altri si conformino al tuo desiderio? Vogliamo che gli altri siano perfetti; mentre noi non correggiamo le nostre manchevolezze. Vogliamo che gli altri si correggano rigorosamente; mentre noi non sappiamo correggere noi stessi. Ci disturba una ampia libertà degli altri; mentre non sappiamo negare a noi stessi ciò che desideriamo. Vogliamo che gli altri siano stretti entro certe regole; mentre noi non ammettiamo di essere un po' più frenati. In tal modo, dunque, è chiaro che raramente misuriamo il prossimo come noi stessi. Se fossimo tutti perfetti, che cosa avremmo da patire dagli altri, per amore di Dio? Ora, Dio così dispone, affinché apprendessimo a portare l'uno i pesi dell'altro (Gal 6,2). Infatti non c'è alcuno che non presenti difetti o molestie; non c'è alcuno che basti a se stesso e che, di per sé, sia sufficientemente saggio. Occorre, dunque, che ci sopportiamo a vicenda, che a vicenda ci consoliamo, che egualmente ci aiutiamo e ci ammoniamo. Quanta virtù ciascuno di noi abbia, ciò appare al momento delle avversità: non sono le occasioni che fanno fragile l'uomo, ma esse mostrano quale esso è.
LETTERA 192: Agostino al diacono (poi romano pontefice) Celestino sulla mutua benevolenza.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta alla fine del 418.
Agostino al diacono (poi romano pontefice) Celestino sulla mutua benevolenza (nn. 1-2).
A CELESTINO VENERABILE E AMATISSIMO SIGNORE, SANTO FRATELLO E COLLEGA NEL DIACONATO, AGOSTINO (AUGURA) SALUTE NEL SIGNORE
Perenne è il debito della carità.
1. Mi trovavo molto lontano da Ippona quando là mi giunse la lettera della Santità tua recapitatami dal chierico Proietto; al mio ritorno però, dopo averla letta, attendevo l'occasione propizia per darti la risposta che sapevo già era mio dovere darti, quand'ecco mi è capitata graditissima l'occasione della partenza dell'accolito Albino, nostro amatissimo fratello. Rallegrandomi quindi anzitutto della tua salute, che t'auguro sempre ottima, ricambio alla Santità tua i saluti di cui sono debitore. Non potrò d'altra parte sdebitarmi giammai dell'amore che ti debbo; è questo l'unico debito che, anche se soddisfatto, ci tiene sempre obbligati. E' un dovere che si soddisfa quando si adempie, ma vi si è obbligati anche nel caso che sia stato soddisfatto, poiché non vi è istante in cui non si debba adempiere; e non è nemmeno un bene che si perda quando si dà ad altri, che anzi si moltiplica col darlo, poiché si dà solo con l'averlo e non già col mancarne. E poiché non si può dare se non si ha, non può nemmeno aversi se non si dà; al contrario, anzi, anche quando uno lo dà, cresce in lui e tanto più uno ne acquista quanto più numerosi sono coloro ai quali lo dà. Orbene, come potrebbe essere negato agli amici l'amore ch'è dovuto perfino ai nemici? Ma ai nemici l'amore è mostrato con qualche riserva, mentre agli amici è dimostrato in contraccambio senza alcuna riserva. Esso tuttavia fa di tutto per ricevere ciò che dà, anche da coloro ai quali rende bene per male. Se infatti amiamo sinceramente un nemico, desideriamo che diventi nostro amico, poiché non lo amiamo se non desideriamo che sia buono; ma ciò non avverrà mai se non abbandonerà il peccato dell'inimicizia.
Come esercitare la carità.
2. L'amore dunque non si dona come il denaro. Anche prescindendo dal fatto che il denaro, dandolo agli altri, diminuisce mentre l'amore s'accresce, essi differiscono anche per il fatto che se daremo a uno del denaro, a quel tale vorremo più bene se non cercheremo di riaverlo, mentre uno non può essere veramente prodigo d'amore se non esige il ricambio dell'amore ch'egli dona. Quando infatti si riceve del denaro, se ne appropria chi lo riceve mentre chi lo dona se ne espropria; l'amore invece non solo cresce nel cuore di chi lo esige da parte di colui ch'egli ama, anche se non lo riceve in cambio, ma anche colui, dal quale lo riceve, comincia ad averlo quando lo ricambia. Ti contraccambio quindi volentieri, mio signore e fratello, e accetto con gioia l'affetto vicendevole; mentre lo ricevo, continuo a chiedertelo e, mentre te lo contraccambio, continuo ad essertene debitore. Dobbiamo infatti ascoltare docilmente l'unico Maestro di cui siamo condiscepoli, che per bocca del suo Apostolo ci dà il seguente comandamento: Nessun altro debito dovete avere verso alcuno se non quello dell'amore scambievole 1.
1 - Rm 13, 8.
Quarto Venerdì - SACRO CUORE DI GESÙ, CONFIDO IN TE
I nove primi venerdì del mese - AA.VV.
Leggilo nella BibliotecaUna delle più terribili tentazioni di cui spesso sono
assalite anche le anime pie è quella dello scoraggiamento e
della sfiducia, per cui il demonio presenta Dio come un padrone
austero, un giudice senza pietà che tiene sempre in mano la
spada della sua giustizia inesorabile pronto a far cadere su di loro
i fulmini della sua collera.
«Chissà — va
sussurrando il tentatore — se Dio ti ha perdonato! Sei poi
sicuro d’esserti confessato bene?... di aver detestato
sinceramente le tue colpe?... di essere in grazia di Dio?... No,
no!.:. non è possibile che Dio ti abbia perdonato!» —
Contro questa tentazione occorre ravvivare lo spirito di fede che ci
mette davanti un Dio tutto pieno di bontà e di misericordia,
sempre disposto ad accogliere il peccatore e sempre pronto a
perdonano.
Bisogna credere fermamente all’amore di Gesù
per ciascuno di noi. Noi siamo molto più miserabili di quanto
possiamo credere, ma la nostra immensa miseria attira la sua infinita
misericordia. Bisogna aver fiducia nell’amore misericordioso di
Gesù non malgrado le nostre miserie, ma proprio a causa delle
nostre miserie perché è la miseria che attira la
misericordia. Dice P. Giraud M.S.: «Le meraviglie dell’amore
di Dio, sono talmente grandi che ci lasciano quasi incerti se
crederle o no, perché noi siamo così meschini da non
poter capire una persona dal cuore magnanimo, dal cuore superiore».
S. Agostino spiega così la parola «misericordia»:
«miseris cor dare», dare il cuore ai miseri, un cuore che
si dona ai miserabili, un cuore che si nutre delle miserie
consumandole. Tante volte noi, vedendoci sempre indegni, sempre
codardi che cadiamo ad ogni istante, siamo tentati di sfiducia.
Ebbene in questi momenti di diffidenza riflettiamo che l’amore
di Gesù è senza limiti, che la sua misericordia è
senza confini, infinita. Riflettiamo che per il Cuore di Gesù
il perdonare è un bisogno, è una gloria, è una
gioia.
a) È un bisogno — perché la sua
misericordia non può esercitarsi se non trova miserie da
distruggere.
b) È una gloria — perché i
peccatori salvati dal i: suo amòre misericordioso splenderanno
come gemme e saranno la corona della divina misericordia.
c) E una
gioia — perché tutto il Paradiso si rallegra e fa festa
con Lui alla loro conversione. Quindi ci vuole non diffidenza, non
scoraggiamento, ma grande fiducia nella inesauribile bontà
misericordiosa del buon Gesù; ci vuole molta umiltà per
le nostre cadute; vero pentimento per avere offeso Dio e volontà
seria di non farlo più con l’aiuto del Signore.
Non
dimentichiamo che tra il Padre giustiziere e noi miserabili peccatori
c’è un ponte di speranza: il Figlio Misericordioso! —
«Guardate — Egli ci dice — la mia mangiatoia, la
mia croce, la mia Eucaristia. Fiducia! Voglio colmare l’abisso
della vostra paura con l’abisso della mia misericordia. Quel
che più mi offende è la vostra diffidenza! ».
Voi
che non siete mai soddisfatti delle vostre confessioni, che ritornate
con frequenza sui peccati tante volte accusati, ascoltate: —
Una persona scrupolosa, che aveva fatto una dozzina di confessioni
generali, si preparava un giorno a confessarsi. Dopo un accurato
esame scrive i suoi peccati, si esamina ancora e fa delle aggiunte
alla lista già lunga. Poi va a inginocchiarsi al
confessionale, spiega il suo foglio e, moltiplicando i particolari,
fa la sua confessione. Dura lungamente la sua accusa che è
ascoltata in silenzio. Finalmente si ferma. — Figlia mia, c’è
altro?
— Sì, balbetta lei, c’è ancora
questo e poi quest’altro... poi... — si ferma una seconda
volta. — Figlia mia, c’è ancora un’altra
cosa: c’è l’oltraggio che mi reca la tua
diffidenza!...
Turbata, smarrita solleva gli occhi. Il
confessionile era vuoto: al posto del confessore le aveva risposto
Gesù stesso. Non è male fare lunghe confessioni, ma
vivere di paura è dubitare del Cuore di Gesù che è
venuto a stabilire la legge della grazia e della misericordia.
Mostrargli che temiamo è ferirlo al Cuore. Sapete qual’è
stata la più grande sventura di Giuda? Il suo tradimento? Il
suicidio? No! stato il non aver creduto all’amore
misericordioso di Gesù; l’aver dubitato della sua
infinita bontà.
Comprendiamo dunque finalmente che
Gesù è venuto per i peccatori e che chiede un amore
tutto pervaso di fiducia. Capì bene questo il buon ladrone.
Egli, legato alla sua croce, osserva il comportamento di Cristo. —
Dall’alto della croce, a cui era inchiodato, Gesù sta
per parlare. La prima parola che dice non assomiglia affatto alle
parole di bestemmia e di maledizione solite ai condannati a morte,
ma: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che
fanno» (Lc. 23-24). Egli domina l’odio, la violenza e la
vendetta non solo contro i soldati romani, che compiono un dovere, ma
soprattutto contro i suoi veri nemici: gli Scribi, i Farisei, i Sommi
Sacerdoti e gli Anziani del popolo. Questa preghiera e la calma, la
pazienza e la mansuetudine di Gesù impressionano fortemente il
mal- fattore che sta alla sua destra. La sua mente s’illumina
di una viva fede che gli fa confessare la divinità di Gesù,
gli fa vedere la bruttura dei suoi delitti, lo fa pentire e chiedere
perdono al divino Condannato. Il suo cuore è confortato da una
grande fiducia nell’infinito amore misericordioso del Signore
per cui gli rivolge una preghiera ardente: «Signore, ricordati
di me quando sarai nel tuo regno» (Lc. 23-42).
Il buon
ladrone ha le mani piene di iniquità, ma importa poco. Il suo
pentimento e la sua fiducia bastano al Cuore di Gesù, che,
dall’alto della croce, Canonizza il primo Santo: «Oggi
sarai con me in Paradiso. Per te non ci sarà inferno, non ci
sarà purgatorio. Quello sguardo fiducioso che mi hai rivolto,
quell’incontro dei nostri sguardi, tu nella mia misericordia ed
io nella tua fede e nel tuo pentimento, ti ha purificato in un
istante per i miei meriti infiniti. Eccoti ora puro e pronto per il
Paradiso».
Diceva Gesù ad un’altra anima
privilegiata, Suor Consolata: «S. Disma in croce ha un solo
atto di confidenza in me e tanti peccati, ma in un istante è
perdonato e nel giorno stesso del suo ravvedimento entra a possedere
il mio Regno ed è un Santo. Vedi il trionfo della mia
misericordia e della confidenza in Me! O Consolata, tu confida,
confida sempre... perché Io sono buono, sono immensamente
buono e misericordioso e non voglio la morte del peccatore, ma che si
converta e viva».
A questo punto, per ravvivare la
speranza di quelle anime pie che soffrono per il timore eccessivo,
talora opprimente, di non conseguire l’eterna salvezza, —
(e poiché questa mancanza di speranza cristiana mentre da una
parte nuoce all’anima, dall’altra offende il Cuore di
Gesù nel suo intimo, cioè nel suo amore misericordioso
e nella sua volontà salvifica) — riporto quanto Gesù
stesso diceva, in altra occasione, alla sua confidente. 1115 dicembre
1935 Gesù faceva scrivere a Suor Consolata per tutte le anime
quanto segue: «Consolata, sovente anime buone, anime pie e
molto spesso anime a Me consacrate, con una frase diffidente
feriscono l’intimo del mio Cuore: Chissà se mi salverò!
Apri il Vangelo e leggi le mie promesse. Alle mie pecorelle ho
promesso: «Io do loro la vita eterna e in eterno non periranno
e nessuno le strapperà dalle mie mani (Gv. 10:28). Hai capito,
Consolata? Nessuno può strapparmi un’anima. Perché
allora il dubbio: Chissà se mi salverò!, se Io nel
Vangelo ho assicurato che nessuno può strapparmi un’anima
e che do a questa anima la vita eterna e quindi non perirà?
Credimi, Consolata, all’inferno ci va chi vuole, cioè
chi vuole veramente andarci perché, se nessuno può
strapparmi un’anima dalle mani, l’anima, per la libertà
concessole, può tradirmi, rinnegarmi e passare di propria
volontà al demonio. Oh, se invece di ferire il mio Cuore con
queste diffidenze, pensaste un po’ al Paradiso che vi attende,
perché io vi ho creati non per l’inferno ma per il
Paradiso, non per andare a fare compagnia al demonio, ma per godermi
eternamente nell’Amore. Vedi, Consolata, va all’inferno
chi vuole andarvi! ... pensa come è stolto il vostro timore di
dannarvi». — (Gesù si riferisce qui all’eccessivo
ed ingiustificato timore che talvolta opprime anche le anime pie). —
« Dopo che per salvare la vostra anima ho versato il mio
sangue, dopo che per una intera esistenza l’ho circondata di
grazie, di grazie, di grazie... all’ultimo istante della vita,
quando sto per raccogliere il frutto della Redenzione e quindi
quest’anima sta per amarmi eternamente, Io, che nel santo
Vangelo ho promesso di dare ad essa la vita eterna e che nessuno me
la strapperà di mano, me la lascerò rubare dal demonio,
dal mio peggior nemico? Ma, Consolata, si può credere a questa
mostruosità? — Vedi, l’impenitenza finale è
per quell’anima che vuole andare all’inferno di proposito
e quindi ostinatamente rifiuta la mia immensa misericordia, perché
Io non rifiuto il perdono a nessuno, a tutti offro e dono la mia
immensa misericordia, perché per tutti ho versato il mio
Sangue, per tutti! — No, non è la moltitudine dei
peccati che danna l’anima, perché Io li perdono se essa
si pente, ma è l’ostinazione a non volere il mio
perdono, a volersi dannare». — (Tale ostinazione, dice S.
Tommaso, equipara gli uomini ai demoni).
Le ultime parole di
Gesù — «Non è la moltitudine dei peccati
che danna l’anima... ma è l’ostinazione a non
volere il mio perdono, a volersi dannare» — trovano una
conferma in un fatto mistico (bilocazione) di Edvige Carboni.
L’episodio è stato testimoniato dalla sua intima amica,
Vitalia Scodina, al Processo di Beatificazione.
«Un giorno
io — è Vitalia che parla — mi trovavo in casa di
Edvige, era presente anche Paolina (sorella di Edvige). La vedemmo
assorta in preghiera e la sentimmo pronunziare parole di questo
genere: “Tu devi convertirti... se vuoi essere eterno nemico di
Dio, lo sarai” Quando si riebbe, la sorella le chiese a chi mai
dovessero riferirsi quelle parole. Essa rispose di essere stata, in
quel breve intervallo di tempo, nella dimora di Stalin a Mosca, di
avere attraversato enormi saloni sotto lo sguardo delle guardie che
non la fermavano e di essere arrivata al cospetto del dittatore. —
Ai miei inviti alla conversione, Stalin mi rispose: Non mi convertirò
mai, voglio essere nemico eterno di Dio! Così si spiegano le
ultime parole pronunciate dalla serva di Dio (Vitalia)».
Da
tale episodio appare molto evidente la misericordia infinita del
Cuore di Gesù che per salvare le anime ricorre anche a mezzi
straordinari. Guai a chi rifiuta la sua misericordia e si ostina nel
peccato! Alla volontà salvifica di Dio deve dunque
corrispondere la sua conversione a Dio: «Mi alzerò e
andrò dal padre mio» (Lc. 15:18).
Per conforto
di tutti, specialmente dei peccatori, riporto quanto Gesù
diceva ad un’altra anima mistica, Suor Faustina Kowalska:
«Desidero che i miei Sacerdoti annunzino questa mia grande
misericordia per le anime peccatrici. Il peccatore non tema di
avvicinarsi a me. Anche se Pani- ma fosse come un cadavere in piena
putrefazione, se umanamente non ci fosse più rimedio, non è
così davanti a Dio. Le fiamme della misericordia mi consumano,
desidero effonderle sulle anime degli uomini. Sono tutto amore e.
misericordia. Un’anima che ha fiducia in me è felice
perché io stesso mi prendo cura di lei.
Nessun peccatore,
fosse pure un abisso di abiezione, esaurirà mai la mia
misericordia, poiché più vi si attinge e più
aumenta. Figlia mia, non cessare di annunziare la mia misericordia,
col farlo darai refrigerio al mio Cuore consumato da fiamme di
compassione per i peccatori. Quando dolorosamente mi ferisce la
mancanza di fiducia nella mia bontà!
Per punire ho tutta
l’eternità, adesso invece prolungo il tempo della
misericordia per essi. Anche se i suoi peccati fossero neri come la
notte, rivolgendosi alla mia misericordia, il peccatore mi glorifica
e onora la mia Passione. Nell’ora della sua morte io lo
difenderò come la mia stessa gloria. Quando un’anima
esalta la mia bontà, Satana trema davanti ad essa e fugge fin
nel profondo dell’inferno. Il mio cuore soffre perché
anche le anime consacrate ignorano la mia misericordia e mi trattano
con diffidenza. Quanto mi feriscono! Se non credete alle mie parole,
credete almeno alle mie piaghe!».
Padre Roothen S.J. voleva
che, predicando esercizi spirituali a Suore e Preti, non mancasse mai
la meditazione sulla miserìcordia di Dio perché sono
proprio loro che per la loro posizione privilegiata, diffidano di più
quando peccano.
Un giorno Suor Faustina diceva a Gesù:
«Signore, ti ho dato tutto, non possiedo più nulla da
poterti offrire!». — E Gesù le disse: «Figlia
mia, non mi hai offerto quello che è realmente tuo». —
Mi concentrai, dice Suor Faustina, in me stessa e conobbi di amare
Dio con tutte le forze dell’anima e non potendo capire quale
fosse la cosa che non avessi dato al Signore, domandai: Gesù,
dimmelo e te la darò subito con generosità di cuore. —
Gesù mi disse con bontà: «Figlia, dammi la tua
miseria poiché essa è tua esclusiva proprietà».
— All’istante un raggio di luce illuminò la mia
anima e conobbi tutto l’abisso della mia miseria. Subito mi
strinsi al Cuore Sacratissimo di Gesù con tanta fiducia che,
anche se avessi avuto sulla mia coscienza i peccati di tutti i
dannati, non avrei dubitato della misericordia divina e con il cuore
profondamente pentito mi sarei gettata nell’abisso della sua
misericordia. Credo, Gesù, che non mi avresti respinta, ma
assolta per mano di un tuo rappresentante, il Sacerdote.
Un’altra
volta Gesù le dice: «Esorta le anime alla fiducia nella
mia misericordia. E la tua missione sulla terra e in Cielo. Sono tre
volte santo e provo disgusto per il minimo peccato, ma quando i
peccatori si pentono non c’è limite alla mia generosità.
Li inseguo con la mia misericordia su tutte le loro strade e quando
tornano a me dimentico le amarezze di cui hanno
abbeverato il mio
Cuore e gioisco per il loro ritorno... Li perseguito con prove e
rimorsi, con tempeste e fulmini (dolori e tribolazioni), con la voce
della Chiesa, ma se rifiutano tutte le mie grazie, li lascio a loro
stessi e do loro ciò che desiderano. I più grandi
peccatori raggiungerebbero una grande santità se confidassero
nella mia misericordia. Non faccio uso di castighi se non quando gli
uomini stessi mi costringono a farlo. Prima del giorno della
giustizia mando il giorno della misericordia. Di, figlia mia che sono
tutto amore e misericordia... I più grandi peccatori, prima di
ogni altro, hanno diritto alla fiducia nella mia misericordia. A tali
anime concedo grazie che superano i loro desideri... Non posso
punire.., colui che si appella alla mia pietà...».
Dottrina consolatissima che deve aprire i nostri cuori alla più
grande fiducia nella bontà misericordiosa del Signore, però
non dobbiamo dimenticare che come Dio è misericordioso con
noi, così anche noi dobbiamo essere misericordiosi col
prossimo,. infatti Gesù ci dice nel santo Vangelo: «Siate
misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. Non
giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete
condannati; perdonate e sarete perdonati; date e vi sarà dato;
vi sarà versata in seno una buona misura, pigiata, scossa e
traboccante perché sarà usata verso di voi la stessa
misura di cui voi vi siete serviti» (Lc: 6,36-38). E Gesù
raccomanda alla sua confidente: «Sii misericordiosa come io
sono misericordioso. Ama i tuoi fratelli per amore mio, anche i tuoi
nemici più accaniti, affinché la mia misericordia si
rifletta nel tuo cuore». — E Suor Faustina prega con
grande fervore:
« Signore, aiutami: fai che i miei
occhi siano misericordiosi, perché non sospetti e non giudichi
dalle apparenze, ma veda quanto vi è di bello nelle anime e
venga in loro aiuto;
« Signore, aiutami: fai che il mio
udito sia misericordioso, perché si chini sulle necessità
dei miei fratelli e le mie orecchie non rimangano indifferenti ai
loro gemiti e dolori;
« Signore, aiutami: fai che la
mia lingua sia misericordiosa, perché non parli mai male del
prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono;
«Signore, aiutami: fai che le mie mani siano
misericordiose e colme di opere buone, in modo che io faccia solo del
bene e prenda su di me i lavori più duri e faticosi;
«Signore, aiutami: fai che i miei piedi siano
misericordiosi, perché io sia sempre pronta ad accorrere in
aiuto del prossimo vincendo la mia fatica e la mia stanchezza. Il mio
riposo sia nell’essere servizievole;
«Signore,
aiutami: fai che il mio cuore sia misericordioso e compatisca tutte
le sofferenze altrui. A nessuno chiuderò il mio cuore,
tratterò tutti con sincerità anche coloro dei quali so
che abuseranno della mia bontà, mentre io stessa mi
rinchiuderò nel tuo Cuore misericordioso. La tua misericordia
riposi in me Signore mio!».
E la vita di Suor Faustina
dimostra bene che ogni parola di questa preghiera mirabile è
stata vissuta nella sua vita quotidiana con una carità
eroica.
Carissimo fratello, ammaestrato da questi divini
insegnamenti, anche se tra una Comunione e l’altra la tua
debolezza ti abbia fatto ricadere nel peccato, non scoraggiarti, ma
pentiti sinceramente, proponi di non ricadere e poi ricorri con
grande fiducia alla misericordia del Cuore di Gesù nel
Sacramento della Confessione.
Ritornato così in grazia di
Dio, continua a fare Comunione dei Nove Primi Venerdì. —
Recita spesso, con fervore la seguente preghiera suggerita da Gesù
a Suor Benigna per ottenere una confidenza sconfinata: «Mio
dolcissimo Gesù, Dio infinitamente misericordioso, Padre
tenerissimo delle anime e in modo particolare delle più
deboli, delle più miserabili, delle più inferme che
porti con una tenerezza speciale fra le tue braccia divine, vengo a
te per chiederti, per amore e per i meriti del tuo Sacro Cuore, la
grazia di confidare in Te, per chiederti la grazia di sempre più
confidare nella tua misericordiosa bontà, per chiederti la
grazia di riposarmi sicuramente per il tempo e l’eternità
nelle tue amorose braccia divine».
Esempio
L’episodio
qui narrato fu raccontato all’autore del libretto nei primi dì
maggio 1981 da una signorina che a quel tempo lavorava nel Movimento
Mariano di don Gobbi, che allora a Roma aveva la sede in Via Cemala
14.
Per dovuto riserbo chiamo le diverse persone con nome
fittizio.
Nella parrocchia di S. Nicola a Melicucco (Reggio
Calabria) la gioventù di Azione Cattolica, di cui era
presidente la signorina Anna, zelava con impegno la devozione al
Sacro Cuore di Gesù mediante la Comunione riparatrice dei Nove
Primi Venerdì del mese. Al principio del 1943 la signorina
Anna riesce a convincere Antonio, uno dei tanti lontani dalla chiesa,
a fare i Primi Venerdì. Antonio, aiutato dalla grazia divina,
ogni primo venerdì di mese va in parrocchia, si confessa e fa
con devozione la Comunione in onore del Sacro Cuore. Con ammirevole
costanza e gioioso impegno completa la serie delle nove Comunioni
riparatrici.
Per un certo tempo Antonio continua a frequentare la
chiesa e a mantenersi in grazia di Dio. Un giorno però si
lascia vincere dalla tentazione e inizia una relazione illecita Con
una donna sposata, Giovanna, separata dai marito. Dopo qualche tempo
si accorge della relazione il fratello di Giovanna, Carlo. Questi,
secondo la mentalità meridionale, decide di riscattare l’onore
della Propria famiglia uccidendo Antonio. Per compiere il delitto
aspetta l’occasione propizia che non tarda a presentarsi.
Carlo, armato di pistola, affronta Antonio e lo colpisce mortalmente.
Il ferito viene subito portato al pronto soccorso, dove il medico di
turno constata la gravità e presta le cure necessarie.
Accorre
la signorina Anna che cerca di confortare Antonio e poi gli dice: «Se
al tuo riguardo è vero quanto si dice, tu stai lavando il tuo
peccato coi tuo sangue!
— «Sì, sì... —
risponde con un fil di voce Antonio. Nel frattempo arriva il Parroco
che si avvicina al moribondo e gli domanda se vuole confessarsi. Alla
risposta affermativa, il Sacerdote gli domanda: «Perdoni colui
che ti ha sparato?».
«Sì, lo perdono di cuore»,
risponde. — Quindi si confessa con un Vero pentimento, riceve
l’assoluzione, riceve il S. Viatico e l’Olio degli
Infermi. — Dopo alcune ore Antonio muore in grazia di Dio. Il
Cuore di Gesù manteneva la sua Grande Promessa. Dopo alquanto
tempo la signorina Anna sogna Antonio che le dice: [o sono salvo per
aver fatto i Nove Primi Venerdì. Beati coloro che li fanno!
22-21 Agosto 25, 1927 Rapporti tra i tralci e la vite. L’anima depositaria della Divina Volontà.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Mentre pregavo mi son trovata fuori di me stessa e tra le mie braccia il mio dolce Gesù. Ed io stringendolo forte al mio cuore gli ho detto: “Dimmi Amor mio, quali sono i rapporti tra me e Te? ” E Gesù, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia, vuoi saperlo? I rapporti che passano tra Me e te sono come i rapporti che passano tra i tralci e la vite. La vite forma i tralci, essi ricevono gli umori vitali per vegetare dalla vite, per vestirsi di pampini e di uva. Sicché tra la vite ed i tralci passa tale unione, che i tralci non possono né formarsi né aver vita senza di essa e la vite non farebbe nessuna figura, né pompa di sé, né darebbe frutto senza dei tralci. Perciò l’una e l’altro hanno tali rapporti tra loro, tali vincoli d’unione, che formano la stessa vita e sono inseparabili tra loro. E se si separano, la vite resta sterile, senza sfoggio e senza frutto ed i tralci perdono la vita e seccano. Ora la vite è il tuo Gesù, il tralcio sei tu, i rapporti tra Me e te sono inseparabili. Uno è il sangue che circola nelle nostre vene, una la Volontà, uno il palpito ed Io formo la tua vita e tu formi la mia gloria ed il mio frutto ed Io mi diletto di riposarmi all’ombra delle folte pampini del tuo tralcio e di cogliere l’uva della mia vite e di gustarle a mio piacere”.
(3) Ed io: “Ma dimmi ancora Vita mia e la tua Volontà, come sta in me? ” E Gesù ha soggiunto con una dolcezza indicibile:
(4) “Figlia mia, la mia Volontà sta in te come depositaria di tutti gli atti suoi, perché la mia Volontà, quando fa un atto, non lo depone fuori di Essa, mancherebbe lo spazio, la decenza, la santità e tutto ciò che si conviene per conservare i suoi atti, perciò non può deporli altrove, se non che in Sé stessa. Chi può mai tenere lo spazio di ricevere tutto il cielo con le sue stelle? Il Sole con la larghezza della sua luce, il mare con la vastità delle sue acque, la terra con la molteplicità delle sue piante? Nessuno. Quindi per poter deporre gli atti suoi si necessita la mia stessa Volontà Divina. Ora stando Essa in te, di tutti gli atti suoi ne fa il deposito in te, perché nel suo Fiat trova larghezza, santità, degna di Essa. Se tu sapessi quale ne è il contento del mio Eterno Fiat, che trova nella creatura dove poter deporre gli atti suoi, causa primaria perché per la creatura furono fatti! Quindi tutti gli atti della mia Divina Volontà sono in te e da te escono e portano insieme la gloria ad essi dovuti. Oh! come si sente contraccambiata ché trova in tutti gli atti suoi che la creatura gli dà la gloria alla sua luce, alla sua santità, alla sua immensità e trovando il bacio di lei, la gloria, l’amore, si sente talmente tirata di formare altri atti più belli, degni del mio eterno Fiat, solo per amore di colei che ne può fare il deposito, per ricevere i nuovi suoi baci, il suo amore, la sua gloria. Ecco perciò dove sta la mia Volontà sta tutto: Sta il Cielo, il sole, il mare e tutto. Nulla le può mancare di tutte le sue opere, tutto contiene, tutto conserva, per tutto tiene spazio, per tutto racchiudere in sé”.