Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Voi dite che è duro? No, è dolce, è consolante, è soave: è la felicità ... Soltanto, bisogna amare quando si soffre, e soffrire amando. (Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney))

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 17° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 12

1In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.2Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato".3Ed egli rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?5O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?6Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio.7Se aveste compreso che cosa significa: 'Misericordia io voglio e non sacrificio', non avreste condannato individui senza colpa.8Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato".

9Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga.10Ed ecco, c'era un uomo che aveva una mano inaridita, ed essi chiesero a Gesù: "È permesso curare di sabato?". Dicevano ciò per accusarlo.11Ed egli disse loro: "Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l'afferra e la tira fuori?12Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato".13E rivolto all'uomo, gli disse: "Stendi la mano". Egli la stese, e quella ritornò sana come l'altra.14I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.

15Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti,16ordinando loro di non divulgarlo,17perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia:

18'Ecco il mio servo che io ho scelto;
il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annunzierà la giustizia alle genti.'
19'Non contenderà, né griderà,
né si udrà sulle piazze la sua voce.'
20'La canna infranta non spezzerà,
non spegnerà il lucignolo fumigante,
finché abbia fatto trionfare la giustizia;'
21'nel suo nome spereranno le genti.'

22In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva.23E tutta la folla era sbalordita e diceva: "Non è forse costui il figlio di Davide?".24Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: "Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni".
25Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: "Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi.26Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso; come potrà dunque reggersi il suo regno?27E se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri figli in nome di chi li scacciano? Per questo loro stessi saranno i vostri giudici.28Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio.29Come potrebbe uno penetrare nella casa dell'uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa.30Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.31Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata.32A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.

33Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero.34Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore.35L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive.36Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio;37poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato".

38Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: "Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno". Ed egli rispose:39"Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta.40Come infatti 'Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce', così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.41Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!42La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!

43Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova.44Allora dice: Ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trova vuota, spazzata e adorna.45Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione perversa".

46Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli.47Qualcuno gli disse: "Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti".48Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?".49Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli;50perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre".


Deuteronomio 4

1Ora dunque, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.2Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore Dio vostro che io vi prescrivo.3I vostri occhi videro ciò che il Signore ha fatto a Baal-Peor: come il Signore tuo Dio abbia distrutto in mezzo a te quanti avevano seguito Baal-Peor;4ma voi che vi manteneste fedeli al Signore vostro Dio siete oggi tutti in vita.5Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore mio Dio mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso.6Le osserverete dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente.7Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?8E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo?
9Ma guardati e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste: non ti sfuggano dal cuore, per tutto il tempo della tua vita. Le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli.
10Ricordati del giorno in cui sei comparso davanti al Signore tuo Dio sull'Oreb, quando il Signore mi disse: Radunami il popolo e io farò loro udire le mie parole, perché imparino a temermi finché vivranno sulla terra, e le insegnino ai loro figli.11Voi vi avvicinaste e vi fermaste ai piedi del monte; il monte ardeva nelle fiamme che si innalzavano in mezzo al cielo; vi erano tenebre, nuvole e oscurità.12Il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura; vi era soltanto una voce.13Egli vi annunciò la sua alleanza, che vi comandò di osservare, cioè i dieci comandamenti, e li scrisse su due tavole di pietra.14A me in quel tempo il Signore ordinò di insegnarvi leggi e norme, perché voi le metteste in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso.15Poiché dunque non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull'Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita,16perché non vi corrompiate e non vi facciate l'immagine scolpita di qualche idolo, la figura di maschio o femmina,17la figura di qualunque animale, la figura di un uccello che vola nei cieli,18la figura di una bestia che striscia sul suolo, la figura di un pesce che vive nelle acque sotto la terra;19perché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l'esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle; cose che il Signore tuo Dio ha abbandonato in sorte a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli.20Voi invece, il Signore vi ha presi, vi ha fatti uscire dal crogiuolo di ferro, dall'Egitto, perché foste un popolo che gli appartenesse, come oggi difatti siete.
21Il Signore si adirò contro di me per causa vostra e giurò che io non avrei passato il Giordano e non sarei entrato nella fertile terra che il Signore Dio tuo ti dà in eredità.22Perché io devo morire in questo paese, senza passare il Giordano; ma voi lo dovete passare e possiederete quella fertile terra.
23Guardatevi dal dimenticare l'alleanza che il Signore vostro Dio ha stabilita con voi e dal farvi alcuna immagine scolpita di qualunque cosa, riguardo alla quale il Signore tuo Dio ti ha dato un comando.24Poiché il Signore tuo Dio è fuoco divoratore, un Dio geloso.25Quando avrete generato figli e nipoti e sarete invecchiati nel paese, se vi corromperete, se vi farete immagini scolpite di qualunque cosa, se farete ciò che è male agli occhi del Signore vostro Dio per irritarlo,26io chiamo oggi in testimonio contro di voi il cielo e la terra: voi certo perirete, scomparendo dal paese di cui state per prendere possesso oltre il Giordano. Voi non vi rimarrete lunghi giorni, ma sarete tutti sterminati.27Il Signore vi disperderà fra i popoli e non resterete più di un piccolo numero fra le nazioni dove il Signore vi condurrà.28Là servirete a dèi fatti da mano d'uomo, dèi di legno e di pietra, i quali non vedono, non mangiano, non odorano.29Ma di là cercherai il Signore tuo Dio e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l'anima.30Con angoscia, quando tutte queste cose ti saranno avvenute, negli ultimi giorni, tornerai al Signore tuo Dio e ascolterai la sua voce,31poiché il Signore Dio tuo è un Dio misericordioso; non ti abbandonerà e non ti distruggerà, non dimenticherà l'alleanza che ha giurata ai tuoi padri.
32Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità dei cieli all'altra, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa?33Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo?34O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostri occhi?35Tu sei diventato spettatore di queste cose, perché tu sappia che il Signore è Dio e che non ve n'è altri fuori di lui.36Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole di mezzo al fuoco.37Perché ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro posterità e ti ha fatto uscire dall'Egitto con la sua stessa presenza e con grande potenza,38per scacciare dinanzi a te nazioni più grandi e più potenti di te, per farti entrare nel loro paese e dartene il possesso, come appunto è oggi.39Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n'è altro.40Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti dò, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore tuo Dio ti dà per sempre".
41In quel tempo Mosè scelse tre città oltre il Giordano verso oriente,42perché servissero di asilo all'omicida che avesse ucciso il suo prossimo involontariamente, senza averlo odiato prima, perché potesse aver salva la vita fuggendo in una di quelle città.43Esse furono Beser, nel deserto, sull'altipiano, per i Rubeniti; Ramot, in Gàlaad, per i Gaditi, e Golan, in Basan, per i Manassiti.
44Questa è la legge che Mosè espose agli Israeliti.45Queste sono le istruzioni, le leggi e le norme che Mosè diede agli Israeliti quando furono usciti dall'Egitto,46oltre il Giordano, nella valle di fronte a Bet-Peor, nel paese di Sicon re degli Amorrei che abitava in Chesbon, e che Mosè e gli Israeliti sconfissero quando furono usciti dall'Egitto.47Essi avevano preso possesso del paese di lui e del paese di Og re di Basan - due re Amorrei che stavano oltre il Giordano, verso oriente -,48da Aroer, che è sull'orlo della valle dell'Arnon, fino al monte Sirion, cioè l'Ermon,49con tutta l'Araba oltre il Giordano, verso oriente, fino al mare dell'Araba sotto le pendici del Pisga.


Siracide 27

1Per amor del denaro molti peccano,
chi cerca di arricchire procede senza scrupoli.
2Fra le giunture delle pietre si conficca un piuolo,
tra la compra e la vendita si insinua il peccato.
3Se uno non si aggrappa in fretta al timor del Signore,
la sua casa andrà presto in rovina.

4Quando si agita un vaglio, restano i rifiuti;
così quando un uomo riflette, gli appaiono i suoi difetti.
5La fornace prova gli oggetti del vasaio,
la prova dell'uomo si ha nella sua conversazione.
6Il frutto dimostra come è coltivato l'albero,
così la parola rivela il sentimento dell'uomo.
7Non lodare un uomo prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.

8Se cerchi la giustizia, la raggiungerai
e te ne rivestirai come di un manto di gloria.
9Gli uccelli sostano presso i loro simili,
la lealtà ritorna a quelli che la praticano.
10Il leone sta in agguato della preda,
così il peccato di coloro che praticano l'ingiustizia.
11Nel discorso del pio c'è sempre saggezza,
lo stolto muta come la luna.
12Tra gli insensati bada al tempo,
tra i saggi fèrmati a lungo.
13Il discorso degli stolti è un orrore,
il loro riso fra i bagordi del peccato.
14Il linguaggio di chi giura spesso fa rizzare i capelli,
e le loro questioni fan turare gli orecchi.
15Uno spargimento di sangue è la rissa dei superbi,
le loro invettive sono un ascolto penoso.

16Chi svela i segreti perde la fiducia
e non trova più un amico per il suo cuore.
17Ama l'amico e sii a lui fedele,
ma se hai svelato i suoi segreti, non seguirlo più,
18perché come chi ha perduto un defunto,
così tu hai perduto l'amicizia del tuo prossimo.
19Come un uccello, che ti sei fatto scappare di mano,
così hai lasciato andare il tuo amico e non lo
riprenderai.
20Non seguirlo, perché ormai è lontano;
è fuggito come una gazzella dal laccio.
21Poiché una ferita si può fasciarla
e un'ingiuria si può riparare,
ma chi ha svelato segreti non ha più speranza.

22Chi ammicca con l'occhio trama il male,
e nessuno potrà distoglierlo.
23Davanti a te il suo parlare è tutto dolce,
ammira i tuoi discorsi,
ma alle tue spalle cambierà il suo parlare
e porrà inciampo alle tue parole.
24Io odio molte cose, ma nessuna quanto lui,
anche il Signore lo ha in odio.
25Chi scaglia un sasso in alto, se lo scaglia sulla
testa,
e un colpo a tradimento ferisce chi lo vibra.
26Chi scava una fossa vi cadrà dentro,
chi tende un laccio vi resterà preso.
27Il male si riverserà su chi lo fa,
egli non saprà neppure da dove gli venga.
28Derisione e insulto per il superbo,
la vendetta, come un leone, lo attende al varco.
29Saran presi al laccio quanti gioiscono per la caduta
dei pii,
il dolore li consumerà prima della loro morte.

30Anche il rancore e l'ira sono un abominio,
il peccatore li possiede.


Salmi 55

1'Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil.'
'Di Davide.'

2Porgi l'orecchio, Dio, alla mia preghiera,
non respingere la mia supplica;
3dammi ascolto e rispondimi,
mi agito nel mio lamento e sono sconvolto
4al grido del nemico, al clamore dell'empio.

Contro di me riversano sventura,
mi perseguitano con furore.

5Dentro di me freme il mio cuore,
piombano su di me terrori di morte.
6Timore e spavento mi invadono
e lo sgomento mi opprime.

7Dico: "Chi mi darà ali come di colomba,
per volare e trovare riposo?
8Ecco, errando, fuggirei lontano,
abiterei nel deserto.
9Riposerei in un luogo di riparo
dalla furia del vento e dell'uragano".

10Disperdili, Signore,
confondi le loro lingue:
ho visto nella città violenza e contese.
11Giorno e notte si aggirano
sulle sue mura,
12all'interno iniquità, travaglio e insidie
e non cessano nelle sue piazze
sopruso e inganno.
13Se mi avesse insultato un nemico,
l'avrei sopportato;
se fosse insorto contro di me un avversario,
da lui mi sarei nascosto.
14Ma sei tu, mio compagno,
mio amico e confidente;
15ci legava una dolce amicizia,
verso la casa di Dio camminavamo in festa.

16Piombi su di loro la morte,
scendano vivi negli inferi;
perché il male è nelle loro case,
e nel loro cuore.
17Io invoco Dio
e il Signore mi salva.
18Di sera, al mattino, a mezzogiorno mi lamento e sospiro
ed egli ascolta la mia voce;
19mi salva, mi dà pace da coloro che mi combattono:
sono tanti i miei avversari.
20Dio mi ascolta e li umilia,
egli che domina da sempre.

Per essi non c'è conversione
e non temono Dio.
21Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici,
ha violato la sua alleanza.
22Più untuosa del burro è la sua bocca,
ma nel cuore ha la guerra;
più fluide dell'olio le sue parole,
ma sono spade sguainate.

23Getta sul Signore il tuo affanno
ed egli ti darà sostegno,
mai permetterà che il giusto vacilli.

24Tu, Dio, li sprofonderai nella tomba
gli uomini sanguinari e fraudolenti:
essi non giungeranno alla metà dei loro giorni.
Ma io, Signore, in te confido.


Ezechiele 3

1Mi disse: "Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi va' e parla alla casa d'Israele".2Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo,3dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele.4Poi egli mi disse: "Figlio dell'uomo, va', recati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole,5poiché io non ti mando a un popolo dal linguaggio astruso e di lingua barbara, ma agli Israeliti:6non a grandi popoli dal linguaggio astruso e di lingua barbara, dei quali tu non comprendi le parole: se a loro ti avessi inviato, ti avrebbero ascoltato;7ma gli Israeliti non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me: tutti gli Israeliti sono di dura cervice e di cuore ostinato.8Ecco io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte.9Come diamante, più dura della selce ho reso la tua fronte. Non li temere, non impaurirti davanti a loro; sono una genìa di ribelli".
10Mi disse ancora: "Figlio dell'uomo, tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi:11poi va', recati dai deportati, dai figli del tuo popolo, e parla loro. Dirai: Così dice il Signore, ascoltino o non ascoltino".
12Allora uno spirito mi sollevò e dietro a me udii un grande fragore: "Benedetta la gloria del Signore dal luogo della sua dimora!".13Era il rumore delle ali degli esseri viventi che le battevano l'una contro l'altra e contemporaneamente il rumore delle ruote e il rumore di un grande frastuono.14Uno spirito dunque mi sollevò e mi portò via; io ritornai triste e con l'animo eccitato, mentre la mano del Signore pesava su di me.15Giunsi dai deportati di Tel-Avìv, che abitano lungo il canale Chebàr, dove hanno preso dimora, e rimasi in mezzo a loro sette giorni come stordito.

16Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele.17Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.18Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.19Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.
20Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l'iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l'avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te.21Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato".

22Anche là venne sopra di me la mano del Signore ed egli mi disse: "Alzati e va' nella valle; là ti voglio parlare".23Mi alzai e andai nella valle; ed ecco la gloria del Signore era là, simile alla gloria che avevo vista sul canale Chebàr, e caddi con la faccia a terra.24Allora uno spirito entrò in me e mi fece alzare in piedi ed egli mi disse: "Va' e rinchiuditi in casa.25Ed ecco, figlio dell'uomo, ti saranno messe addosso delle funi, sarai legato e non potrai più uscire in mezzo a loro.26Ti farò aderire la lingua al palato e resterai muto; così non sarai più per loro uno che li rimprovera, perché sono una genìa di ribelli.27Ma quando poi ti parlerò, ti aprirò la bocca e tu riferirai loro: Dice il Signore Dio: chi vuole ascoltare ascolti e chi non vuole non ascolti; perché sono una genìa di ribelli".


Prima lettera ai Corinzi 12

1Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell'ignoranza.2Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare verso gli idoli muti secondo l'impulso del momento.3Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire "Gesù è anàtema", così nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo.

4Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito;5vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore;6vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.7E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune:8a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza;9a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito;10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue.11Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.

12Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo.13E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito.14Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra.15Se il piede dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo.16E se l'orecchio dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo.17Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato?18Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto.19Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?20Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo.21Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi".22Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie;23e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza,24mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava,25perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre.26Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.27Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
28Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue.29Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli?30Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?

31Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte.


Capitolo XV: Come comportarci e che cosa dire di fronte e ogni nostro desiderio

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1. Figliolo, così tu devi dire in ogni cosa: Signore, se questa è la tua volontà, così si faccia. Signore, se questo è per tuo amore, così si faccia, nel tuo nome. Signore, se questo ti parrà necessario per me, e lo troverai utile, fa' che io ne usi per il tuo onore; se invece comprenderai che questo è male per me e non giova alla mia salvezza, toglimi questo desiderio. Infatti, non tutti i desideri vengono dallo Spirito Santo, anche se a noi appaiono retti e buoni. E' difficile giudicare veramente se sia uno spirito buono, o uno spirito contrario, che ti spinge a desiderare questa o quell'altra cosa; oppure se tu sia mosso da un sentimento personale. Molti, che dapprima sembravano guidati da sentimento buono, alla fine si sono trovati ingannati. Perciò ogni cosa che balza alla mente come desiderabile sempre la si deve volere e cercare con animo pieno di timor di Dio e con umiltà di cuore. Soprattutto, ogni cosa va rimessa a me, con abbandono di se stessi, dicendo: Signore, tu sai cosa sia meglio per me. Si faccia così, o altrimenti, secondo la tua volontà. Dammi quello che vuoi, e quanto vuoi e quando vuoi. Disponi di me secondo la tua sapienza, la tua volontà e la tua maggior gloria. Mettimi dove tu vuoi, e fai con me quello che vuoi, liberamente. Sono nelle tue mani; fammi rigirare per ogni verso. Ecco, io sono il tuo servo, disposto a tutto, perché non voglio vivere per me ma per te: e volesse il cielo che ciò fosse in modo degno e perfetto.

Preghiera perché riusciamo a compiere la volontà di Dio.

3. Amorosissimo Gesù, dammi la tua grazia, perché "sia operante in me" (Sap 9,10) e in me rimanga sino alla fine. Dammi di desiderare e di volere ciò che più ti è gradito, e più ti piace. La tua volontà sia la mia volontà; che io la segua e che ad essa mi confermi pienamente; che io abbia un solo volere e disvolere con te; che io possa desiderare o non desiderare soltanto quello che tu desideri e non desideri. Dammi di morire a tutte le cose del mondo; fammi amare di esser disprezzato per causa tua, e di essere dimenticato in questo mondo. Fammi bramare sopra ogni altra cosa di avere riposo in te, e di trovare in te la pace del cuore. Tu sei la vera pace interiore, tu sei il solo riposo; fuori di te ogni cosa è aspra e tormentosa. "In questa pace, nella pace vera, cioè in te, unico sommo eterno bene, avrà riposo e quiete" (Sal 4,9). Amen.


LETTERA 171/A: Agostino in questo frammento d'una lettera a Massimo parla delle disposizioni morali come di altrettanti gradini che deve ascendere chi vuole arrivare alla purezza di cuore

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta dopo la precedente?

Agostino in questo frammento d'una lettera a Massimo parla delle disposizioni morali come di altrettanti gradini che deve ascendere chi vuole arrivare alla purezza di cuore (n. 1), per avere una cognizione, sia pure imperfetta, della Trinità, gradini consistenti nelle virtù e nella pratica delle Beatitudini (n. 2).

AGOSTINO A MASSIMO
Gradini verso la purificazione del cuore.

1. Cerca di conformare la tua vita e la tua condotta ai comandamenti di Dio, che noi abbiamo ricevuti per vivere bene, incominciando dal santo timor di Dio, essendo questo l'inizio della sapienza 1, con cui s'abbatte e si spossa l'umana superbia. Divenuto poi mite e paziente in grazia della pietà, non incaponirti a opporti per astioso puntiglio di contraddizione a ciò che ancor non comprendi e a ciò che agl'ignoranti pare strano e contraddittorio nelle sacre Scritture; non devi inoltre sovrapporre le tue idee al senso genuino dei Libri santi, ma sottoponiti alla loro autorità, aspettando con mitezza d'arrivare a comprenderli, anziché incriminare con asprezza i loro significati misteriosi. In terzo luogo, quando comincerà a rivelarsi alla tua coscienza l'umana debolezza e capirai in quale stato di miseria ti trovi e quali catene ti trascini appresso a causa della condizione umana, per il fatto d'essere discendente di Adamo, e quanto siamo esuli lontano dal Signore 2; quando inoltre avrai veduto chiaramente nelle tue membra un'altra legge, che si oppone alla legge della tua ragione e ti tien prigioniero del peccato esistente nelle tue membra, esclama: Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? 3 In tal modo consolerà il tuo spirito afflitto, promettendoti la liberazione implorata, la grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore 4. In quarto luogo desidera ormai di perfezionare la tua giustizia con brama più forte e ardente di quanto gl'individui più scellerati sogliono agognare i piaceri carnali, ma con questa differenza, che una tal brama ha in sé un ardore tranquillo e una fiamma più calma, se riposa nella speranza dell'aiuto divino. In questo quarto gradino della vita spirituale si insiste assiduamente nella preghiera, perché le anime affamate e assetate della giustizia possano ottenere d'esserne sazie 5, in modo che non solo non sia una pena, ma sia perfino una gioia astenersi da ogni piacere, che porta alla corruzione di noi stessi o di altri, anche se occorre lottare e resistere alle passioni. Perché questa grazia ci sia facilmente concessa da Dio, si aggiunge il quinto gradino consistente nel consiglio d'essere misericordiosi, d'aiutare cioè i poveri nella misura che puoi, dal momento che desideri essere aiutato dall'Onnipotente in ciò che ancora non puoi. Orbene, il dovere della misericordia è duplice: consiste cioè nel risparmiare il castigo e nell'usar umanità, due cose che il Signore ha compendiato in questa breve massima: Perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato 6. Quest'opera buona ha inoltre anche il potere di purificare il cuore, affinché - per quanto è consentito in questa vita - siamo capaci di scorgere, con l'intelligenza sgombra da impurità, l'immutabile sostanza di Dio. Siamo, in realtà davanti a qualche ostacolo che dev'essere eliminato, affinché il nostro sguardo si sgombri e possa penetrare la luce. Ecco perché il Signore dice: Preferite dare l'elemosina e tutto sarà puro per voi 7. In tal modo viene di conseguenza come sesta proprio la purificazione del cuore.

Beatitudini e virtù, gradini alla felicità.

2. Ma affinché lo sguardo si diriga dritto e puro, non solo le nostre opere buone compiute lodevolmente ma nemmeno le nostre acute e ingegnose riflessioni devono aver di mira di piacere alla gente o di soddisfare solo alle necessità corporali. Dio infatti vuol essere adorato in maniera disinteressata, poiché al di fuori di lui non c'è nulla per cui egli debba essere desiderato. Quando, con maggior prontezza o lentezza, arriveremo a questa purità d'intelligenza attraverso i gradini d'una vita virtuosa, allora oseremo dire d'esser capaci d'afferrare un tantino con la mente l'unità della eccelsa e ineffabile Trinità; in essa ci sarà anche la perfetta pace, poiché non c'è più nulla da desiderare allorché, i riformati secondo l'immagine della loro origine, divenuti, da semplici uomini, figli di Dio, godono pienamente della natura immutabile del Padre. In realtà il primo gradino della felicità è quello dove sono: Beati i poveri nello spirito 8, in cui è il timore di Dio 9; nel secondo sono: Beati i miti, in cui risiede la pietà disposta ad imparare; nel terzo sono: Beati gli afflitti, in cui si è consapevoli della propria debolezza; nel quarto sono: Beati gli affamati e gli assetati della giustizia, in cui è la fortezza d'animo con cui si fa ogni sforzo per riuscire a tenere le passioni sotto il proprio dominio; nel quinto gradino sono: Beati i misericordiosi, perché di loro avrà misericordia Iddio, in cui è il proposito d'aiutare (il prossimo), per meritare d'essere aiutati (da Dio). A questo punto s'arriva al sesto gradino, in cui sono: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio 10; in esso l'intelligenza non può conservarsi pura e idonea a comprendere neanche in minima parte la Trinità, se non a condizione di non bramare la lode degli uomini anche se si compiono azioni lodevoli In seguito, nel settimo gradino, arriviamo alla tranquillità di quella pace che non può essere concessa dal mondo 11. Quattro son le virtù che già da tempo anche i filosofi poterono indagare con lodevole diligenza, cioè la prudenza, la fortezza, la temperanza e la giustizia. Orbene, se per ottenere un perfetto culto religioso, a quelle quattro aggiungiamo e congiungiamo quest'altre tre, cioè la fede, la speranza e la carità, troviamo senz'altro che formano il numero sette. A giusto motivo queste tre non si possono lasciar da parte, poiché sappiamo che senza di esse non si può né prestare il culto a Dio né alcuno a lui può piacere.

 

1 - Sal 110, 10.

2 - 2 Cor 5, 6.

3 - Rm 7, 23-24.

4 - Rm 7, 25.

5 - Mt 5, 6.

6 - Lc 6, 37-38.

7 - Lc 11, 41.

8 - Mt 5, 3-8; Lc 6, 20-21.

9 - Is 11, 2-3.

10 - Mt 5, 3-8.

11 - Mt 5, 9; Gv 14, 27.


14 - Le attenzioni che Maria santissima ebbe nel corso della sua gravidanza

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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180. Appena la nostra Regina e signora ebbe ripreso i suoi sensi dopo l'estasi che ebbe nel concepimento del Verbo eterno incarnato, si prostrò a terra e lo adorò nel suo grembo, come si è già riferito. Questa adorazione continuò per tutta la sua vita. La cominciava ogni giorno a mezzanotte e sino all'altra seguente soleva ripetere le genuflessioni per trecento volte, e più, se ne aveva l'opportunità; in questo fu più diligente durante i nove mesi della sua divina gravidanza. Senza mancare ai doveri del suo stato, per adempiere pienamente anche quelli nuovi che aveva per la presenza del Figlio dell'eterno Padre nel suo talamo verginale, mise tutta la sua attenzione, con molte e fervorose suppliche, nel custodire bene il tesoro del cielo che le era stato affidato. Dedicò nuovamente a questo la sua anima santissima e le sue facoltà, esercitando tutti gli atti delle virtù in grado tanto eroico e sublime da muovere a nuova ammirazione gli angeli stessi. Consacrò anche tutte le azioni corporali al servizio del Dio che portava, bambino, nel suo corpo verginale. Se mangiava, dormiva, lavorava o riposava, tutto indirizzava al nutrimento ed alla custodia del suo dolcissimo figlio; ed in tutte queste opere s'infiammava sempre più nell'amore per Dio.

181. Il giorno dopo i mille angeli che la assistevano le si manifestarono in forma corporea e con profonda umiltà adorarono nel grembo della Madre il loro Re incarnato. Riconoscendola di nuovo come Regina e signora, le resero omaggio nel modo dovuto e le dissero: «Adesso, Signora, siete la vera arca dell'alleanza, perché racchiudete non solo le tavole della legge, ma il Legislatore stesso, e custodite la manna del cielo, che è il nostro pane vero. Ricevete dunque, Regina, le nostre congratulazioni per la vostra dignità e per la vostra somma fortuna, per la quale noi magnifichiamo l'Altissimo, perché giustamente vi ha eletta come sua madre e sua dimora. Ci offriamo di nuovo per il vostro ossequio e servizio, per ubbidirvi come vassalli del Re supremo ed onnipotente, del quale voi siete vera Madre». Questa offerta e questa venerazione dei santi angeli produssero nella Madre della sapienza nuovi ed incomparabili effetti di umiltà, di gratitudine e di amore per Dio. Infatti, in quel prudentissimo cuore, in cui stava il peso del santuario per dare a tutte le cose il giusto valore, fece grande impressione il vedersi riverita e riconosciuta come Signora e regina dagli spiriti angelici. È vero che era molto più il vedersi madre del medesimo re e Signore dell'intero creato; ma questa dignità e tutti questi benefici le si manifestavano meglio per mezzo dell'ossequio dei santi angeli.

182. Essi compivano tutto questo come esecutori e ministri della volontà dell'Altissimo. Quando la loro Regina e signora nostra si trovava sola, tutti la assistevano in forma corporea e la servivano nelle sue faccende ed occupazioni quotidiane. Se era impegnata in qualche lavoro manuale, le porgevano ciò che era necessario. Se per caso mangiava qualche volta in assenza di san Giuseppe, la servivano alla sua povera ed umile mensa. Da ogni parte la accompagnavano, aiutandola anche nel servire san Giuseppe. Malgrado tutti questi favori e aiuti, la purissima Signora non si dimenticava di domandare licenza al Maestro dei maestri per tutte le azioni e di chiedergli la sua direzione ed assistenza. Per questo, le sue opere erano talmente ben regolate e perfette che solamente il Signore lo può comprendere e ponderare.

183. Oltre a questo insegnamento ordinario, nel tempo in cui portava nel grembo il Verbo incarnato sentiva la sua divina presenza in diversi modi, tutti ammirabili e dolcissimi. Alcune volte egli le si manifestava in visione astrattiva, come sopra si è detto. Altre volte lo vedeva nel modo in cui stava nel suo tempio verginale, unito ipostaticamente alla natura umana. Altre volte le si manifestava l'umanità santissima, che ella guardava nel proprio grembo purissimo, come dietro un cristallo; questo genere di visione era di speciale consolazione e giubilo per la grande Regina. Altre volte ancora, conosceva che qualche influsso della gloria dell'anima santissima del bambino Dio ridondava nel corpo di lui; ella ne riceveva alcuni effetti, specialmente il chiarore e la luce che dal corpo naturale del figlio si riversavano nella madre con un irraggiamento ineffabile e divino. Questo favore la trasformava tutta in un altro essere, infiammando il suo cuore e causando in lei effetti tali da non poter essere spiegati da nessuna creatura. Si estenda pure e si dilati l'intelletto al di sopra dei più alti serafini, ma resterà oppresso da questa gloria, perché tutta questa santissima Regina era come un cielo infinito; ed in lei sola stava racchiusa quella grandezza e gloria che gli ampi confini dei cieli non possono abbracciare nè cingere.

184. Questi ed altri benefici si alternavano e si succedevano a seconda dei diversi atti della santissima Madre: lcuni spirituali ed altri manuali e corporali, alcuni nel servire il suo sposo ed altri in favore del prossimo. Tutto ciò, riunito e governato dalla sapienza di una giovane donna, produceva un'armonia ammirabile e dolcissima per il Signore e meravigliosa per tutti gli spiriti angelici. Quando, poi, la Signora del mondo restava un po' più nello stato ordinario, perché così disponeva l'Altissimo, subito pativa un deliquio, causato dalla forza e violenza del suo stesso amore. Per questo con verità poté dire quello che per lei disse Salomone in nome della sposa: Rinfrancatemi con pomi, perché io sono malata d'amore. Così succedeva che con la ferita penetrante di questo dolcissimo dardo giungeva all'estremo della vita; ma subito il braccio onnipotente dell'Altissimo la confortava in modo soprannaturale.

185. Talvolta, per darle qualche sollievo sensibile, per comando dello stesso Signore venivano a visitarla molti uccellini. Come se avessero la ragione, la salutavano con i loro movimenti, le facevano in coro lieti e ben accordati concenti e non partivano prima di avere ottenuto la sua benedizione. Questo avvenne specialmente appena ebbe concepito il Verbo eterno, come se volessero felicitarsi con lei per la sua alta dignità, dopo che l'ebbero fatto gli angeli santi. In quel giorno la Signora delle creature parlò loro, ordinando a diverse specie di uccelli che le stavano intorno di riconoscere il loro Creatore, di magnificarlo e lodarlo con i loro canti, esprimendo riconoscenza per l'esistenza e la bellezza che aveva dato loro. Per questo essi, ubbidendole subito come a loro signora, fecero di nuovo cori e canti con dolcissima armonia e, umiliandosi fino a terra, si inchinarono al Creatore ed a sua Madre, che lo portava nel grembo. Altre volte portavano fiori nei loro becchi e glieli ponevano tra le mani, aspettando che ordinasse loro di cantare o tacere, come preferiva. Avveniva anche che, quando era cattivo tempo, alcuni uccellini venissero a rifugiarsi presso la loro clementissima Signora; sua altezza li accoglieva e nutriva con ammirabile affetto per la loro innocenza, glorificando per loro il Creatore di ogni cosa.

186. Non ci devono parere strane queste meraviglie, perché, sebbene la materia nella quale erano compiute si possa reputare di poco conto, le opere dell'Altissimo sono tutte grandi e venerabili nei loro fini, e grandiose erano anche quelle della nostra prudentissima Regina in qualsiasi materia in cui le facesse. Chi sarà mai tanto ignorante o temerario da non capire quanto il conoscere la partecipazione dell'essere di Dio e delle sue perfezioni in tutte le creature sia azione degna della creatura razionale, e così in tutte cercarlo, trovarlo, benedirlo e magnificarlo come ammirabile, onnipotente, liberale e santo, appunto come faceva Maria santissima, senza che vi fossero tempo nè luogo nè creatura visibile per lei inutili? Anzi, come non si confonderà la nostra ingrata dimenticanza, come non si addolcirà la nostra durezza e come non si accenderà il nostro tiepido cuore vedendoci ripresi ed ammaestrati dalle stesse creature irrazionali, le quali soltanto per l'esistenza che ricevono da Dio lo lodano senza offenderlo, mentre gli uomini, che sono fatti a sua immagine e somiglianza ed hanno la capacità di conoscerlo e di goderio eternamente, lo dimenticano senza conoscerlo, se lo conoscono non lo lodano e senza volerlo servire lo offendono? Costoro non hanno alcun diritto di preferirsi alle bestie, poiché vengono ad essere peggiori di quelle.

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

187. Figlia mia, con l'aiuto dell'insegnamento che ti ho dato finora, puoi aspirare a procurarti la scienza divina che io bramo che tu apprenda, perché con essa tu intenda e conosca profondamente il decoro e la riverenza che devi usare con Dio. Di nuovo ti avverto che tra i mortali questa scienza è molto difficile e da pochi desiderata, e ciò con molto danno per loro. Così, quando si pongono di fronte all'Altissimo o si occupano del culto e servizio di lui, non si formano un concetto degno della sua grandezza infinita né si spogliano delle immagini tenebrose e delle opere terrene, che li rendono deformi, torpidi e carnali e quindi indegni e incapaci di trattare con la magnificenza dovuta la Divinità sovrana. A questa grossolanità segue un altro disordine, cioè che, se hanno a che fare con il prossimo, si abbandonano senza misura alle azioni esteriori, perdendo totalmente la memoria del loro Creatore e l'attenzione a lui dovuta; e con l'impeto delle passioni si danno in preda a tutto ciò che è terreno.

188. Voglio dunque, carissima, che ti allontani da questo pericolo ed apprenda quella scienza, il cui oggetto è l'essere immutabile di Dio, con i suoi infiniti attributi. Lo devi conoscere e devi unirti a lui in modo tale che nessuna cosa creata si frapponga tra il tuo spirito e la tua anima e il vero e sommo Bene. In ogni tempo, luogo, occupazione ed opera, lo devi contemplare, senza staccailo dall'intimo abbraccio del tuo cuore. Per questo ti comando di trattailo con magnificenza, con decoro, con riverenza e con intimo timore del tuo animo. Voglio che tu abbia ogni attenzione e stima per tutto ciò che riguarda il suo culto. Soprattutto, dovendo entrare alla sua presenza per pregare e supplicare, spogliati di ogni immagine sensibile e terrena. Poiché, inoltre, l'umana fragilità non può sempre essere stabile nella forza dell'amore nè sopportare i suoi moti violenti, potrai ammettere qualche sollievo conveniente e tale che pure in esso tu trovi Dio, come per esempio il lodarlo per la bellezza dei cieli e delle stelle, per la varietà delle erbe, per la gradevole vista dei campi, per le virtù degli elementi e maggiormente per la natura degli angeli e per la gloria dei santi.

189. Tuttavia, starai sempre bene attenta, senza scordarti mai questo insegnamento, che cioè per nessuna vicenda o sofferenza devi cercare sollievo o distrazione nelle creature umane, tanto più trattandosi di uomini. Nella tua natura debole ed inclinata a non preoccuparsi, infatti, potresti correre il pericolo di superare il limite di quello che è lecito e giusto, e il piacere sensibile potrebbe introdursi più di quello che conviene alle religiose, spose del mio Figlio santissimo. Questo pericolo non c'è solo per te, ma per tutte le creature umane che non stanno all'erta, perché, se si allenta il freno alla natura fragile, essa non bada più alla ragione nè alla vera luce dello spirito, ma scordandosi di tutto segue ciecamente l'impeto della passione, e la passione segue il piacere. Contro questo pericolo sono stati ordinati il ritiro e la clausura delle anime consacrate al mio figlio e Signore, per svellere dalla radice le occasioni infelici e disgraziate di quelle religiose che di propria volontà le cercano e si abbandonano ad esse. Il tuo sollievo, carissima, come quello delle tue sorelle, non deve essere pieno di pericolo e di veleno mortale, ma devi sempre cercare di proposito quello che troverai nel segreto del tuo cuore e stando ritirata con il tuo Sposo, che è fedele nel consolare l'afflitto e nell'assistere il tribolato.


Tegucigalpa (Honduras), 11 febbraio 1994. Anniversario della Apparizione di Lourdes. Io sono consolata.

Don Stefano Gobbi

«Oggi celebrate l'anniversario della mia apparizione in Lourdes alla mia piccola e povera figlia Bernadette. E ti trovi qui, piccolo bambino, in questa nazione del centro America, dove Io sono particolarmente amata e venerata da tanti miei figli. Hai visto con quanto entusiasmo hanno accolto il messaggio della tua Mamma Celeste e che filiale e tenero amore hanno verso di Me? In questi anni in cui il mio Cuore viene profondamente ferito dai peccati e dalla infedeltà, dalla superbia e dall'aridità, dal rifiuto ostinato dei miei materni interventi, Io sono consolata dai miei più piccoli bambini. Io sono consolata dai più poveri, che mi rispondono con la ricchezza del loro amore, della loro umiltà, della loro docilità.

Con quale apertura di anima e di cuore essi ascoltano la mia parola, l'accolgono e la vivono! Veramente per questi poveri di beni e di spirito è preparato il Regno di Dio, che presto verrà a voi in tutto il suo divino splendore. Io sono consolata dai più piccoli, da coloro che vivono veramente come bambini, che Gesù forma e custodisce dentro il giardino celeste del suo divino amore. Con quale tenerezza li porto fra le mie braccia materne, perché siano da Me consolati. Soltanto a loro Io svelo il segreto del mio Cuore Immacolato, la luce del mio disegno, il piano di battaglia ed il momento della mia vittoria.

Io sono consolata dai cuori nuovi, formati dentro il luminoso recinto del mio Cuore Immacolato. Contro l'odio che dilaga, l'egoismo che consuma, l'aridità che raffredda, la durezza che paralizza il cuore di tanti, resi freddi ed insensibili, duri e chiusi alle necessità dei bisognosi e dei poveri, Io formo i cuori nuovi che sappiano diffondere ovunque il battito del mio amore materno e misericordioso. Questi cuori sanno amare Dio di quell'amore che solo lo glorifica e la vostra Mamma Celeste di quell'amore che solo la consola. Io sono consolata da questa piccola nazione di Honduras, dal cuore grande e colmo di amore verso di Me. Oggi sei stato nella casa presidenziale per fare con il Presidente della Repubblica la consacrazione di essa al mio Cuore Immacolato. Io prendo sotto la mia particolare protezione questa Nazione, perché, avendo fatto quanto a Fatima vi ho domandato, in maniera particolare da essa Io sono stata consolata».