Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 17° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 27
1Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire.2Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.
3Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani4dicendo: "Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente". Ma quelli dissero: "Che ci riguarda? Veditela tu!".5Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.6Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: "Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue".7E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri.8Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d'oggi.9Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: 'E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato,10e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.'
11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose "Tu lo dici".12E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla.13Allora Pilato gli disse: "Non senti quante cose attestano contro di te?".14Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.
15Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta.16Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba.17Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: "Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?".18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua".20Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù.21Allora il governatore domandò: "Chi dei due volete che vi rilasci?". Quelli risposero: "Barabba!".22Disse loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?". Tutti gli risposero: "Sia crocifisso!".23Ed egli aggiunse: "Ma che male ha fatto?". Essi allora urlarono: "Sia crocifisso!".
24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!".25E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli".26Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.
27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte.28Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto29e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: "Salve, re dei Giudei!".30E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.31Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.
32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui.33Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio,34gli 'diedero da bere vino' mescolato con 'fiele'; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.35Dopo averlo quindi crocifisso, 'si spartirono le' sue 'vesti tirandole a sorte'.36E sedutisi, gli facevano la guardia.37Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: "'Questi è Gesù, il re dei Giudei'".
38Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
39E quelli che passavano di là lo insultavano 'scuotendo il capo' e dicendo:40"Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!".41Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano:42"Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.43'Ha confidato in Dio; lo liberi lui' ora, 'se gli vuol bene'. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!".44Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.
45Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "'Elì, Elì, lemà sabactàni?'", che significa: "'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'".47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia".48E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala 'di aceto', la fissò su una canna e così gli 'dava da bere'.49Gli altri dicevano: "Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!".50E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
51Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono.53E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.54Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!".
55C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.56Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.
57Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatéa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù.58Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato.59Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo60e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.61Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.
62Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo:63"Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò.64Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!".65Pilato disse loro: "Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete".66Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.
Numeri 26
1Il Signore disse a Mosè e ad Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne:2"Fate il censimento di tutta la comunità degli Israeliti, dall'età di vent'anni in su, secondo i loro casati paterni, di quanti in Israele possono andare in guerra".3Mosè e il sacerdote Eleazaro dissero loro nelle steppe di Moab presso il Giordano di fronte a Gèrico:4"Si faccia il censimento dall'età di vent'anni in su, come il Signore aveva ordinato a Mosè e agli Israeliti, quando uscirono dal paese d'Egitto".
5Ruben primogenito d'Israele. Figli di Ruben: Enoch, da cui discende la famiglia degli Enochiti; Pallu, da cui discende la famiglia dei Palluiti;6Chezron, da cui discende la famiglia degli Chezroniti; Carmi, da cui discende la famiglia dei Carmiti.7Tali sono le famiglie dei Rubeniti: quelli che furono registrati erano quarantatremilasettecentotrenta.8Figli di Pallu: Eliab.9Figli di Eliab: Nemuel, Datan e Abiram. Questi sono quel Datan e quell'Abiram, membri del consiglio, che si ribellarono contro Mosè e contro Aronne con la gente di Core, quando questa si era ribellata contro il Signore;10la terra spalancò la bocca e li inghiottì insieme con Core, quando quella gente perì e il fuoco divorò duecentocinquanta uomini, che servirono d'esempio.11Ma i figli di Core non perirono.
12Figli di Simeone secondo le loro famiglie. Da Nemuel discende la famiglia dei Nemueliti; da Iamin la famiglia degli Iaminiti; da Iachin la famiglia degli Iachiniti; da Zocar la famiglia dei Zocariti;13da Saul la famiglia dei Sauliti.14Tali sono le famiglie dei Simeoniti. Ne furono registrati ventiduemiladuecento.
15Figli di Gad secondo le loro famiglie. Da Sefon discende la famiglia dei Sefoniti; da Agghi la famiglia degli Agghiti; da Suni la famiglia dei Suniti;16da Ozni la famiglia degli Ozniti; da Eri la famiglia degli Eriti;17da Arod la famiglia degli Aroditi; da Areli la famiglia degli Areliti.18Tali sono le famiglie dei figli di Gad. Ne furono registrati quarantamilacinquecento.
19Figli di Giuda: Er e Onan; ma Er e Onan morirono nel paese di Canaan.20Ecco i figli di Giuda secondo le loro famiglie: da Sela discende la famiglia degli Selaniti; da Perez la famiglia dei Pereziti; da Zerach la famiglia degli Zerachiti.21I figli di Perez furono: Chezron da cui discende la famiglia dei Chezroniti; Amul da cui discende la famiglia degli Amuliti.22Tali sono le famiglie di Giuda. Ne furono registrati settantaseimilacinquecento.
23Figli di Issacar secondo le loro famiglie: da Tola discende la famiglia dei Tolaiti; da Puva la famiglia dei Puviti;24da Iasub la famiglia degli Iasubiti; da Simron la famiglia dei Simroniti.25Tali sono le famiglie di Issacar. Ne furono registrati sessantaquattromilatrecento.
26Figli di Zàbulon secondo le loro famiglie: da Sered discende la famiglia dei Serediti; da Elon la famiglia degli Eloniti; da Iacleel la famiglia degli Iacleeliti.27Tali sono le famiglie degli Zabuloniti. Ne furono registrati sessantamilacinquecento.
28Figli di Giuseppe secondo le loro famiglie: Manàsse ed Efraim.29Figli di Manàsse: da Machir discende la famiglia dei Machiriti. Machir generò Gàlaad. Da Gàlaad discende la famiglia dei Galaaditi.30Questi sono i figli di Gàlaad: Iezer da cui discende la famiglia degli Iezeriti; Elek da cui discende la famiglia degli Eleciti;31Asriel da cui discende la famiglia degli Asrieliti; Sichem da cui discende la famiglia dei Sichemiti;32Semida da cui discende la famiglia dei Semiditi; Efer da cui discende la famiglia degli Eferiti.33Ora Zelofcad, figlio di Efer, non ebbe maschi ma soltanto figlie e le figlie di Zelofcad si chiamarono Macla, Noa, Ogla, Milca e Tirza.34Tali sono le famiglie di Manàsse: gli uomini registrati furono cinquantaduemilasettecento.
35Questi sono i figli di Efraim secondo le loro famiglie: da Sutelach discende la famiglia dei Sutelachiti; da Beker la famiglia dei Bekeriti; da Tacan la famiglia dei Tacaniti.36Questi sono i figli di Sutelach: da Erano è discesa la famiglia degli Eraniti.37Tali sono le famiglie dei figli di Efraim. Ne furono registrati trentaduemilacinquecento. Questi sono i figli di Giuseppe secondo le loro famiglie.
38Figli di Beniamino secondo le loro famiglie: da Bela discende la famiglia dei Belaiti; da Asbel la famiglia degli Asbeliti; da Airam la famiglia degli Airamiti;39da Sufam la famiglia degli Sufamiti;40da Ufam la famiglia degli Ufamiti. I figli di Bela furono Ard e Naaman; da Ard discende la famiglia degli Arditi; da Naaman discende la famiglia dei Naamiti.41Tali sono i figli di Beniamino secondo le loro famiglie. Gli uomini registrati furono quarantacinquemilaseicento.
42Questi sono i figli di Dan secondo le loro famiglie: da Suam discende la famiglia dei Suamiti. Sono queste le famiglie di Dan secondo le loro famiglie.43Totale per le famiglie dei Suamiti: ne furono registrati sessantaquattromilaquattrocento.
44Figli di Aser secondo le loro famiglie: da Imna discende la famiglia degli Imniti; da Isvi la famiglia degli Isviti; da Beria la famiglia dei Beriiti.45Dai figli di Beria discendono: da Eber la famiglia degli Eberiti; da Malchiel la famiglia dei Malchieliti.46La figlia di Aser si chiamava Sera.47Tali sono le famiglie dei figli di Aser. Ne furono registrati cinquantatremilaquattrocento.
48Figli di Nèftali secondo le loro famiglie: da Iacseel discende la famiglia degli Iacseeliti; da Guni la famiglia dei Guniti;49da Ieser la famiglia degli Ieseriti; da Sillem la famiglia dei Sillemiti.50Tali sono le famiglie di Nèftali secondo le loro famiglie. Gli uomini registrati furono quarantacinquemilaquattrocento.
51Questi sono gli Israeliti che furono registrati: seicentounmilasettecentotrenta.
52Il Signore disse a Mosè:53"Il paese sarà diviso tra di essi, per essere la loro proprietà, secondo il numero delle persone.54A quelli che sono in maggior numero darai in possesso una porzione maggiore; a quelli che sono in minor numero darai una porzione minore; si darà a ciascuno la sua porzione secondo il censimento.55Ma la ripartizione del paese sarà gettata a sorte; essi riceveranno la rispettiva proprietà secondo i nomi delle loro tribù paterne.56La ripartizione delle proprietà sarà gettata a sorte per tutte le tribù grandi o piccole".
57Questi sono i leviti dei quali si fece il censimento secondo le loro famiglie: da Gherson discende la famiglia dei Ghersoniti; da Keat la famiglia dei Keatiti; da Merari la famiglia dei Merariti.
58Queste sono le famiglie di Levi: la famiglia dei Libniti, la famiglia degli Ebroniti, la famiglia dei Macliti, la famiglia dei Musiti, la famiglia dei Coriti. Keat generò Amram.59La moglie di Amram si chiamava Iochebed, figlia di Levi, che nacque a Levi in Egitto; essa partorì ad Amram Aronne, Mosè e Maria loro sorella.60Ad Aronne nacquero Nadab e Abiu, Eleazaro e Itamar.61Ora Nadab e Abiu morirono quando presentarono al Signore un fuoco profano.62Gli uomini registrati furono ventitremila: tutti maschi, dall'età di un mese in su. Non furono compresi nel censimento degli Israeliti perché non fu data loro alcuna proprietà tra gli Israeliti.
63Questi sono i registrati da Mosè e dal sacerdote Eleazaro, i quali fecero il censimento degli Israeliti nelle steppe di Moab presso il Giordano di Gèrico.64Fra questi non vi era alcuno di quegli Israeliti dei quali Mosè e il sacerdote Aronne avevano fatto il censimento nel deserto del Sinai,65perché il Signore aveva detto di loro: "Dovranno morire nel deserto!". E non ne rimase neppure uno, eccetto Caleb figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nun.
Sapienza 5
1Allora il giusto starà con grande fiducia
di fronte a quanti lo hanno oppresso
e a quanti han disprezzato le sue sofferenze.
2Costoro vedendolo saran presi da terribile spavento,
saran presi da stupore per la sua salvezza inattesa.
3Pentiti, diranno fra di loro,
gemendo nello spirito tormentato:
4"Ecco colui che noi una volta abbiamo deriso
e che stolti abbiam preso a bersaglio del nostro scherno;
giudicammo la sua vita una pazzia
e la sua morte disonorevole.
5Perché ora è considerato tra i figli di Dio
e condivide la sorte dei santi?
6Abbiamo dunque deviato dal cammino della verità;
la luce della giustizia non è brillata per noi,
né mai per noi si è alzato il sole.
7Ci siamo saziati nelle vie del male e della perdizione;
abbiamo percorso deserti impraticabili,
ma non abbiamo conosciuto la via del Signore.
8Che cosa ci ha giovato la nostra superbia?
Che cosa ci ha portato la ricchezza con la spavalderia?
9Tutto questo è passato come ombra
e come notizia fugace,
10come una nave che solca l'onda agitata,
del cui passaggio non si può trovare traccia,
né scia della sua carena sui flutti;
11oppure come un uccello che vola per l'aria
e non si trova alcun segno della sua corsa,
poiché l'aria leggera, percossa dal tocco delle penne
e divisa dall'impeto vigoroso,
è attraversata dalle ali in movimento,
ma dopo non si trova segno del suo passaggio;
12o come quando, scoccata una freccia al bersaglio,
l'aria si divide e ritorna subito su se stessa
e così non si può distinguere il suo tragitto:
13così anche noi, appena nati, siamo già scomparsi,
non abbiamo avuto alcun segno di virtù da mostrare;
siamo stati consumati nella nostra malvagità".
14La speranza dell'empio è come pula portata dal vento,
come schiuma leggera sospinta dalla tempesta,
come fumo dal vento è dispersa,
si dilegua come il ricordo dell'ospite di un sol giorno.
15I giusti al contrario vivono per sempre,
la loro ricompensa è presso il Signore
e l'Altissimo ha cura di loro.
16Per questo riceveranno una magnifica corona regale,
un bel diadema dalla mano del Signore,
perché li proteggerà con la destra,
con il braccio farà loro da scudo.
17Egli prenderà per armatura il suo zelo
e armerà il creato per castigare i nemici;
18indosserà la giustizia come corazza
e si metterà come elmo un giudizio infallibile;
19prenderà come scudo una santità inespugnabile;
20affilerà la sua collera inesorabile come spada
e il mondo combatterà con lui contro gli insensati.
21Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini,
e come da un arco ben teso,
dalle nubi, colpiranno il bersaglio;
22dalla fionda saranno scagliati
chicchi di grandine colmi di sdegno.
Infurierà contro di loro l'acqua del mare
e i fiumi li sommergeranno senza pietà.
23Si scatenerà contro di loro un vento impetuoso,
li disperderà come un uragano.
L'iniquità renderà deserta tutta la terra
e la malvagità rovescerà i troni dei potenti.
Salmi 105
1Alleluia.
Lodate il Signore e invocate il suo nome,
proclamate tra i popoli le sue opere.
2Cantate a lui canti di gioia,
meditate tutti i suoi prodigi.
3Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
4Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
5Ricordate le meraviglie che ha compiute,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
6voi stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
7È lui il Signore, nostro Dio,
su tutta la terra i suoi giudizi.
8Ricorda sempre la sua alleanza:
parola data per mille generazioni,
9l'alleanza stretta con Abramo
e il suo giuramento ad Isacco.
10La stabilì per Giacobbe come legge,
come alleanza eterna per Israele:
11"Ti darò il paese di Cànaan
come eredità a voi toccata in sorte".
12Quando erano in piccolo numero,
pochi e forestieri in quella terra,
13e passavano di paese in paese,
da un regno ad un altro popolo,
14non permise che alcuno li opprimesse
e castigò i re per causa loro:
15"Non toccate i miei consacrati,
non fate alcun male ai miei profeti".
16Chiamò la fame sopra quella terra
e distrusse ogni riserva di pane.
17Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.
18Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
19finché si avverò la sua predizione
e la parola del Signore gli rese giustizia.
20Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
21lo pose signore della sua casa,
capo di tutti i suoi averi,
22per istruire i capi secondo il suo giudizio
e insegnare la saggezza agli anziani.
23E Israele venne in Egitto,
Giacobbe visse nel paese di Cam come straniero.
24Ma Dio rese assai fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi nemici.
25Mutò il loro cuore
e odiarono il suo popolo,
contro i suoi servi agirono con inganno
26Mandò Mosè suo servo
e Aronne che si era scelto.
27Compì per mezzo loro i segni promessi
e nel paese di Cam i suoi prodigi.
28Mandò le tenebre e si fece buio,
ma resistettero alle sue parole.
29Cambiò le loro acque in sangue
e fece morire i pesci.
30Il loro paese brulicò di rane
fino alle stanze dei loro sovrani.
31Diede un ordine e le mosche vennero a sciami
e le zanzare in tutto il loro paese.
32Invece delle piogge mandò loro la grandine,
vampe di fuoco sul loro paese.
33Colpì le loro vigne e i loro fichi,
schiantò gli alberi della loro terra.
34Diede un ordine e vennero le locuste
e bruchi senza numero;
35divorarono tutta l'erba del paese
e distrussero il frutto del loro suolo.
36Colpì nel loro paese ogni primogenito,
tutte le primizie del loro vigore.
37Fece uscire il suo popolo con argento e oro,
fra le tribù non c'era alcun infermo.
38L'Egitto si rallegrò della loro partenza
perché su di essi era piombato il terrore.
39Distese una nube per proteggerli
e un fuoco per illuminarli di notte.
40Alla loro domanda fece scendere le quaglie
e li saziò con il pane del cielo.
41Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque,
scorrevano come fiumi nel deserto,
42perché ricordò la sua parola santa
data ad Abramo suo servo.
43Fece uscire il suo popolo con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.
44Diede loro le terre dei popoli,
ereditarono la fatica delle genti,
45perché custodissero i suoi decreti
e obbedissero alle sue leggi.
Alleluia.
Lamentazioni 3
1Io sono l'uomo che ha provato la miseria
sotto la sferza della sua ira.
2Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce.
3Solo contro di me egli ha volto e rivolto
la sua mano tutto il giorno.
4Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle,
ha rotto le mie ossa.
5Ha costruito sopra di me, mi ha circondato
di veleno e di affanno.
6Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi
come i morti da lungo tempo.
7Mi ha costruito un muro tutt'intorno,
perché non potessi più uscire;
ha reso pesanti le mie catene.
8Anche se grido e invoco aiuto,
egli soffoca la mia preghiera.
9Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri.
10Egli era per me un orso in agguato,
un leone in luoghi nascosti.
11Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato,
mi ha reso desolato.
12Ha teso l'arco, mi ha posto
come bersaglio alle sue saette.
13Ha conficcato nei miei fianchi
le frecce della sua faretra.
14Son diventato lo scherno di tutti i popoli,
la loro canzone d'ogni giorno.
15Mi ha saziato con erbe amare,
mi ha dissetato con assenzio.
16Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
17Son rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
18E dico: "È sparita la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore".
19Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.
20Ben se ne ricorda e si accascia
dentro di me la mia anima.
21Questo intendo richiamare alla mia mente,
e per questo voglio riprendere speranza.
22Le misericordie del Signore non sono finite,
non è esaurita la sua compassione;
23esse son rinnovate ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
24"Mia parte è il Signore - io esclamo -
per questo in lui voglio sperare".
25Buono è il Signore con chi spera in lui,
con l'anima che lo cerca.
26È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.
27È bene per l'uomo portare
il giogo fin dalla giovinezza.
28Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo ha imposto;
29cacci nella polvere la bocca,
forse c'è ancora speranza;
30porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.
31Poiché il Signore non rigetta mai...
32Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
33Poiché contro il suo desiderio egli umilia
e affligge i figli dell'uomo.
34Quando schiacciano sotto i loro piedi
tutti i prigionieri del paese,
35quando falsano i diritti di un uomo
in presenza dell'Altissimo,
36quando fan torto a un altro in una causa,
forse non vede il Signore tutto ciò?
37Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata,
senza che il Signore lo avesse comandato?
38Dalla bocca dell'Altissimo non procedono forse
le sventure e il bene?
39Perché si rammarica un essere vivente,
un uomo, per i castighi dei suoi peccati?
40"Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola,
ritorniamo al Signore.
41Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani,
verso Dio nei cieli.
42Abbiamo peccato e siamo stati ribelli;
tu non ci hai perdonato.
43Ti sei avvolto nell'ira e ci hai perseguitati,
hai ucciso senza pietà.
44Ti sei avvolto in una nube,
così che la supplica non giungesse fino a te.
45Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto
in mezzo ai popoli.
46Han spalancato la bocca contro di noi
tutti i nostri nemici.
47Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte,
desolazione e rovina".
48Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi,
per la rovina della figlia del mio popolo.
49Il mio occhio piange senza sosta
perché non ha pace
50finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.
51Il mio occhio mi tormenta
per tutte le figlie della mia città.
52Mi han dato la caccia come a un passero
coloro che mi son nemici senza ragione.
53Mi han chiuso vivo nella fossa
e han gettato pietre su di me.
54Son salite le acque fin sopra il mio capo;
io dissi: "È finita per me".
55Ho invocato il tuo nome, o Signore,
dalla fossa profonda.
56Tu hai udito la mia voce: "Non chiudere
l'orecchio al mio sfogo".
57Tu eri vicino quando ti invocavo,
hai detto: "Non temere!".
58Tu hai difeso, Signore, la mia causa,
hai riscattato la mia vita.
59Hai visto, o Signore, il torto che ho patito,
difendi il mio diritto!
60Hai visto tutte le loro vendette,
tutte le loro trame contro di me.
61Hai udito, Signore, i loro insulti,
tutte le loro trame contro di me,
62i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità
contro di me tutto il giorno.
63Osserva quando siedono e quando si alzano;
io sono la loro beffarda canzone.
64Rendi loro il contraccambio, o Signore,
secondo l'opera delle loro mani.
65Rendili duri di cuore,
la tua maledizione su di loro!
66Perseguitali nell'ira e distruggili
sotto il cielo, Signore.
Lettera agli Efesini 4
1Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto,2con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore,3cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.4Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione;5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.6Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.8Per questo sta scritto:
'Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini'.
9Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose.
11È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri,12per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo,13finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.14Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore.15Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo,16dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità.
17Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente,18accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore.19Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.
20Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo,21se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù,22per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici23e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente24e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera.25Perciò, bando alla menzogna: 'dite ciascuno la verità al proprio prossimo'; perché siamo membra gli uni degli altri.26'Nell'ira, non peccate'; non tramonti il sole sopra la vostra ira,27e non date occasione al diavolo.28Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità.29Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano.30E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.
31Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità.32Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
Capitolo XLII: La nostra pace non dobbiamo porla negli uomini
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, se la tua pace l'attendi da qualcuno, secondo il tuo sentimento e il piacere di stare con lui, avrai sempre incertezza ed impacci. Se, invece, tu ricorrerai alla verità, sempre viva e stabile, non sarai contristato per l'abbandono da parte di un amico; neppure per la sua morte. Su di me deve essere fondato l'amore per l'amico; in me deve essere amato chi ti appare degno e ti è particolarmente caro in questa vita; senza di me non regge e non dura l'amicizia; non c'è legame d'amicizia veramente puro, se non sono io ad annodarlo. Perciò tu devi essere totalmente morto ad ogni attaccamento verso persone che ti siano care così da preferire, per quanto sta in te, di essere privo di ogni umana amicizia.
2. Tanto più ci si avvicina a Dio, quanto più ci si ritira lontano da ogni conforto terreno. Tanto più si ascende in alto, a Dio, quanto più si entra nel profondo di noi stessi, persuadendosi di non valere proprio nulla. Che se uno, invece, attribuisce a sé qualcosa di buono, questi ostacola la venuta della grazia divina il lui; giacché la grazia dello Spirito Santo cerca sempre un cuore umile. Se tu sapessi annichilirti e uscire da ogni affetto di quaggiù, liberandoti da ogni attaccamento di questo mondo, allora, certamente, io verrei a te, con larghezza di grazia; infatti, quando guardi alle creature, ti si sottrae la vista del Creatore. Per amore del Creatore, dunque, vinci te stesso, in tutte le cose; così potrai giungere a conoscere Dio. Se una cosa, per quanto piccola sia, la si ama e ad essa si guarda non rettamente, questa ti ostacola la via verso il sommo Dio, e ti corrompe.
Omelia 61: L'annunzio del tradimento di Giuda.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. E' nostra intenzione, o fratelli, esporvi ora il passo del Vangelo che è stato letto, cominciando a parlare del traditore che il Signore abbastanza chiaramente rivela, porgendogli un boccone di pane intinto. E' vero che di lui mi sono occupato nel precedente discorso, riferendo che ormai sul punto di rivelarlo, il Signore si turbò nello spirito; ma forse allora non ho detto una cosa che il Signore si degnò indicarci col suo turbamento, che cioè è necessario tollerare, sino all'epoca della mietitura, i falsi fratelli e la zizzania in mezzo al frumento nel campo del Signore (cf. Mt 13, 29-30) sicché, quando un motivo urgente costringe a separare alcuni di essi che sono zizzania dagli altri anche prima della mietitura, ciò non può avvenire senza provocare turbamento in seno alla Chiesa. In certo modo, quindi, il Signore preannunziò il turbamento dei suoi fedeli, provocato dagli eretici e dagli scismatici, e in se medesimo lo prefigurò con quel turbamento che non poté trattenere allorché quell'uomo perverso che era Giuda stava per uscire, separandosi apertamente dal buon grano con cui era mescolato e in mezzo al quale tanto a lungo era stato tollerato. Si turbò, non nella carne, ma nello spirito. Infatti, di fronte a tali scandali, i fedeli sinceri rimangono turbati, non per malanimo ma per carità; preoccupati come sono che, volendo eliminare la zizzania, non si sradichi insieme anche il buon grano.
2. E così Gesù si conturbò nello spirito e dichiarò solennemente: In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà (Gv 13, 21). Uno di voi, ma solo numericamente, non realmente; in apparenza, non per qualità; per convivenza fisica, non per vincolo spirituale; per vicinanza corporale, non compagno per unità di cuore; quindi non uno di voi, ma uno che sta per uscire da voi. Come si concilierebbe, altrimenti, la dichiarazione del Signore uno di voi, con quanto dice lo stesso autore di questo Vangelo nella sua lettera: Uscirono da noi, ma non erano dei nostri; se infatti fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi (1 Io 2, 19)? Giuda non era dunque uno di loro: sarebbe infatti rimasto con loro, se fosse stato uno di loro. Che significa dunque: uno di voi mi tradirà, se non che uscirà da voi uno che mi tradirà? Infatti colui che dice: Se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi, prima aveva detto: Uscirono dalle nostre file. Sicché è vera una cosa e l'altra: erano dei nostri, e non erano dei nostri: per un verso erano dei nostri, per un altro non erano dei nostri; secondo la partecipazione esteriore ai sacramenti erano dei nostri, ma a causa delle loro colpe personali non lo erano.
3. I discepoli cominciarono allora a guardarsi a vicenda, incerti di chi parlasse (Gv 13, 22). L'affetto devoto che nutrivano per il Maestro, non impediva alla loro umana debolezza di essere sospettosi gli uni nei confronti degli altri. Ciascuno leggeva in fondo alla propria coscienza, ma siccome non poteva leggere in quella del vicino, poteva essere sicuro solo di sé, mentre ognuno era incerto degli altri.
[L'evangelista è uno storico.]
4. Ora uno dei suoi discepoli, quello che Gesù amava, era adagiato a mensa sul seno di Gesù. Cosa intenda l'evangelista per seno, lo precisa più avanti, dicendo: sul petto di Gesù. Il discepolo era Giovanni, autore di questo Vangelo, come esplicitamente vien detto più tardi (cf Io 21, 20-24). Era costume di quelli che ci hanno trasmesso le sacre Lettere, quando qualcuno di loro narrava la storia divina cui egli stesso aveva preso parte, parlare di sé in terza persona, inserendosi nel contesto della narrazione come storico anziché come apologista di se stesso. Così fa san Matteo che, giunto nel testo della sua narrazione a parlare di sé, dice: Gesù vide, seduto al banco della dogana, un certo pubblicano, di nome Matteo, e gli dice: Seguimi (Mt 9, 9). Non scrive: Mi vide e mi disse. Così fa anche il beato Mosè, che nell'intera sua opera parla di sé in terza persona, scrivendo: Il Signore disse a Mosè (Es 6, 1). E così fa, in maniera ancora più insolita, l'apostolo Paolo, non nella parte storica, in cui spiega i fatti che narra, ma nelle sue lettere. Parlando di se stesso egli dice: So di un uomo in Cristo, il quale quattordici anni fa - se col corpo o fuori del corpo non so, Iddio lo sa - fu rapito al terzo cielo (2 Cor 12, 2). Ora, se anche qui il beato evangelista non dice: Io ero adagiato a mensa nel seno di Gesù, ma dice: uno dei suoi discepoli era adagiato a mensa (Gv 13, 23), anziché meravigliarci, teniamo conto del costume dei nostri autori. Si nuoce forse alla verità se, nel raccontare un fatto veramente accaduto, si evita la vanagloria nel modo di raccontarlo? Ciò che egli raccontava, infatti, tornava a sua massima lode.
5. Ma che vuol dire: quello che Gesù amava? Come se Gesù non amasse gli altri, di cui pure il medesimo Giovanni ha detto: li amò sino alla fine (Gv 13, 1). E il Signore stesso dice: Nessuno ha maggior amore di questo: che dia la sua vita per i suoi amici (Gv 15, 13). E chi potrebbe citare tutte le testimonianze delle pagine divine, in cui si dimostra che il Signore Gesù ama non soltanto Giovanni e i discepoli che allora erano con lui, ma anche tutte le future membra del suo corpo, cioè tutta la sua Chiesa? Piuttosto qui c'è qualcosa che non risulta chiaro, ed è il seno nel quale era adagiato colui che ha scritto queste cose. Che s'intende per seno, se non una cosa intima e segreta? C'è però un altro passo che si presta meglio per dire, con l'aiuto del Signore, qualcosa di più intorno a questo segreto.
[E' dal cuore di Cristo che si attinge la sapienza.]
6. Simon Pietro gli fa un cenno e gli dice (Gv 13, 24). Si noti questo modo di esprimersi, non con parole ma con cenni: gli fa un cenno e gli dice: gli dice con un cenno. Se infatti già col pensiero si può parlare, come si esprime la Scrittura: Essi parlavano tra sé (Sap 2, 1), a maggior ragione si può parlare con dei cenni quando esteriormente, per mezzo di un dato segno, si esprime il pensiero concepito nel cuore. E cosa disse Pietro con il suo cenno? Ciò che segue: Di', a chi si riferisce? Pietro disse questo con un cenno, perché non lo disse con il suono della voce, ma con un gesto del corpo. Chinandosi familiarmente, quel discepolo, sul petto di Gesù... Ecco, il seno del petto, cioè l'intimo segreto della Sapienza. Gli dice: Signore, chi è? Gesù allora risponde: E' colui al quale porgerò il boccone che sto per intingere. Intinto, allora, il boccone, lo prende e lo dà a Giuda, figlio di Simone Iscariota. E, dopo il boccone, allora entrò in Giuda Satana (Gv 13, 24-27). E' stato rivelato il traditore, sono stati messi in luce i nascondigli delle tenebre. Giuda ha ricevuto una cosa buona, ma l'ha ricevuta a suo danno, perché, indegno com'era, ha ricevuto indegnamente una cosa buona. A proposito di questo pane intinto che Gesù porse a quel falso discepolo, come delle cose che seguono, ci sarebbe molto da dire, ma occorrerebbe più tempo di quello che ormai ci è rimasto alla fine di questo discorso.
8. Sposa di Cristo (1890-1896)
Storia di un'anima - Santa Teresa di Lisieux
Leggilo nella Biblioteca
Cammino nell'aridità -
Giorno senza nubi della professione religiosa - Velazione - L'ultima
lacrima di una santa - Epidemia al Carmelo - Ineffabile consolazione -
Sulla via della confidenza e dell'amore - Desideri realizzati - Entrata
di Celina nel Carmelo - Alla scuola di san Giovanni della Croce -
Vittima dell'Amore misericordioso.
215 - Prima di parlarle di questa prova, avrei dovuto, Madre mia cara,
parlarle del ritiro che precedette la mia professione; lungi dal
portarmi consolazioni, mi recò l'aridità più assoluta e quasi
l'abbandono. Gesù dormiva come sempre nella mia navicella; ah, vedo
bene che di rado le anime lo lasciano dormire tranquillamente in loro
stesse. Gesù è così stanco di sollecitare sempre con favori e di
prendere le iniziative, che si affretta a profittare del riposo che io
gli offro. Non si sveglierà certamente prima del mio grande ritiro
dell'eternità, ma, invece di addolorarmi, ciò mi fa un piacere immenso.
In verità, sono ben lungi da essere santa, già questo di per sé ne è
prova; invece di rallegrarmi per la mia aridità, dovrei attribuirla al
mio poco fervore e alla mia scarsa fedeltà, dovrei sentirmi desolata
perché dormo (da sette anni) durante le mie orazioni e i miei
ringraziamenti; ebbene, non mi affanno per questo; penso che i bimbi
piccoli piacciono ai loro genitori quando dormono come quando sono
svegli, penso che per fare delle operazioni i medici addormentano i
malati. Infine, penso che «il Signore vede la nostra fragilità, e si
ricorda che noi siamo soltanto polvere»
216 - il mio ritiro di professione fu, dunque, come tutti quelli
successivi, aridissimo; tuttavia il buon Dio mi mostrava chiaramente,
senza che io me n'accorgessi, il mezzo per piacergli e praticare le
virtù più sublimi. Ho notato varie volte che Gesù non vuole darmi
provviste, mi sostiene minuto per minuto, con un nutrimento affatto
nuovo, lo trovo in me senza sapere come ci sia. Credo semplicemente che
sia Gesù stesso nascosto in fondo al mio povero cuore che mi fa grazia
di agire in me e mi fa pensare tutto quello che vuole ch'io faccia nel
momento presente. Qualche giorno prima della mia professione ebbi la
felicità di ricevere la benedizione del Sommo Pontefice; l'avevo
sollecitata per mezzo del buon fratel Simeone per Papà e per me, e fu
una grande consolazione poter rendere al mio Babbo caro la grazia che
egli mi aveva procurata conducendomi a Roma.
217 - Finalmente il giorno bello delle mie nozze arrivò, fu senza nubi,
ma il giorno avanti si alzò nell'anima mia una tempesta come non ne
avevo mai viste. Non mi era ancora mai venuto un solo dubbio sulla mia
vocazione, bisognava che conoscessi questa prova. La sera, facendo la
Via Crucis dopo Mattutino, la mia vocazione mi apparve come un sogno,
una chimera... Trovavo bellissima la vita del Carmelo, ma il demonio
m'ispirava la sicurezza che non era fatta per me, che avevo ingannato
le superiore procedendo in una strada alla quale non ero chiamata. Le
mie tenebre erano così grandi che vedevo e capivo una cosa sola: non
avevo la vocazione!... Ah, come descrivere l'angoscia dell'anima mia?
Mi pareva (cosa assurda, che dimostra come quella tentazione fosse dal
demonio) che se avessi detto le mie paure alla Maestra, questa mi
avrebbe impedito di pronunziare i santi voti; tuttavia volevo fare la
volontà di Dio e ritornare nel inondo piuttosto che restare nel Carmelo
facendo la mia; feci dunque uscire la mia Maestra e piena di confusione
le dissi lo stato della mia anima... Fortunatamente vide più chiaro di
me e mi rassicurò completamente; d'altra parte l'atto di umiltà che
avevo fatto aveva messo in fuga il demonio, il quale pensava forse che
io non avrei osato confessare la tentazione. Appena ebbi finito di
parlare i dubbi scomparvero; per rendere più completo il mio atto di
umiltà, volli ancora confidare la mia strana tentazione a Nostra Madre,
la quale si contentò di ridere di me.
218 - La mattina dell'8 settembre mi sentii inondata da un fiume di
pace, e in questa pace «che superava ogni sentimento» pronunciai i miei
santi voti. La mia unione con Gesù ebbe luogo non in mezzo a folgori e
lampi, cioè tra grazie straordinarie, ma nel soffio di un vento lieve
simile a quello che sentì sulla montagna il nostro padre sant'Elia.
Quante grazie chiesi quel giorno! Mi sentivo veramente la Regina,
profittavo del mio titolo per liberare i prigionieri, ottenere i favori
del Re verso i suoi sudditi ingrati, infine volevo liberare tutte le
anime del Purgatorio e convertire i peccatori. Ho pregato molto per la
mia Madre, per le mie Sorelle care, per tutta la famiglia, ma
soprattutto per il mio Babbo, tanto provato e così santo. Mi sono
offerta a Gesù affinché Egli compia perfettamente in me la sua volontà
senza che mai le creature vi pongano ostacolo. Quel giorno bello passò
come i più tristi, poiché i più radiosi hanno un domani, ma senza
tristezza deposi la mia corona ai piedi della Vergine Santa, sentivo
che il tempo non avrebbe portato via la mia felicità. Che festa bella,
la natività di Maria per divenir la sposa di Gesù! Era la Santa Vergine
bambinella di un giorno che presentava il suo fiore piccino a Gesù
Bambino. Quel giorno lì tutto era piccolo, eccettuate le grazie e la
pace che io ricevetti, eccettuata la gioia serena che provai la sera,
guardando scintillare le stelle, e pensando che ben presto il cielo
bello si sarebbe aperto ai miei occhi rapiti, e che avrei potuto unirmi
al mio Sposo in una letizia eterna.
219 - Il 24 ebbe luogo la cerimonia della mia velazione, la giornata
intera fu velata di lacrime. Papà non c'era per benedire la sua regina.
Il Padre era in Canada. Monsignor Vescovo, il quale doveva venire e
pranzare poi da mio zio, si trovò malato e non venne nemmeno lui,
insomma tutto fu tristezza e amarezza. Tuttavia la pace, sempre la pace
si trovava in fondo al calice. In quel giorno Gesù permise che io non
potessi trattenere le mie lacrime, le mie lacrime non furono capite...
In verità, avevo sopportato senza piangere prove ben più grandi, ma
allora ero aiutata da una grazia potente; invece il 24 Gesù mi lasciò
alle mie proprie forze e mostrai quanto erano piccole.
220 - Otto giorni dopo la mia velazione ci fu il matrimonio di
Giovanna. Dirle, Madre mia cara, quanto il suo esempio m'istruì
riguardo alle premure che una sposa deve prodigare al proprio sposo, mi
sarebbe impossibile; ascoltavo avidamente tutto quello che potevo
impararne perché non volevo fare per il mio Gesù amato meno di quanto
Giovanna faceva per Francesco, una creatura senza dubbio molto
perfetta, ma pur sempre una creatura. Mi divertii anche a comporre una
lettera d'invito per paragonarla alla sua, ecco com'era concepita:
Lettera d'invito alle nozze del Volto Santo.
Iddio Onnipotente, Creatore del cielo e della terra, Sovrano Dominatore
del mondo, e la gloriosissima Vergine Maria, Regina della Corte
celeste, partecipano il Matrimonio del loro Augusto Figlio, Gesù, Re
dei re e Signore dei signori, con la Signorina Teresa Martin,
attualmente Dama e Principessa dei regni portati in dote dal suo Sposo
Divino, cioè: l'Infanzia di Gesù e la sua Passione, essendo suoi titoli
di nobiltà: di Gesù Bambino e del Volto Santo. di suor Teresa di Gesù
Bambino e ll Signor Luigi Martin, Proprietario e Sire delle Signorie
della Sofferenza e della Umiliazione, e la Signora Martin, Principessa
e Dama d'Onore della Corte celeste, partecipano il Matrimonio della
loro figlia Teresa con Gesù il Verbo di Dio, seconda Persona
dell'Adorabile Trinità, il quale, per opera dello Spirito Santo si è
fatto Uomo e Figlio di Maria, la Regina dei Cieli. Non avendo potuto
invitarvi alla benedizione nuziale che è stata data loro sulla montagna
del Carmelo, l'8 settembre 1890 (essendo stata ammessa soltanto la
Corte Celeste), la S. V. è comunque pregata al Ritorno dalle Nozze che
avrà luogo Domani, Giorno della Eternità, nel quale giorno Gesù, Figlio
di Dio, verrà sulle nubi del Cielo nello splendore della sua Maestà,
per giudicare i Vivi e i Morti. L'ora essendo ancora incerta, siete
invitati a tenervi pronti, e a vegliare. felicità di aver conosciuto la
nostra santa Madre Genoveffa. E una grazia inestimabile, quella;
ebbene, il buon Dio, il quale me ne aveva già concesse tante, di
grazie, ha voluto che io vivessi con una Santa non già inimitabile,
bensì una Santa santificata da virtù nascoste e ordinarie. Più d'una
volta ho ricevuto grandi consolazioni da questa Madre, soprattutto una
domenica. Andai come di consueto a farle una visitina, ma trovai due
religiose presso di lei; le sorrisi, e mi disponevo a uscire poiché non
si può essere in tre presso una malata, ma lei, guardandomi con aria
ispirata, disse: «Attenda, figlia mia, ho da dirle una parolina sola.
Ogni volta che lei viene, mi chiede di darle un mazzetto spirituale,
ebbene, oggi le darò questo: Servite Dio in pace e con gioia; si
ricordi, figlia, che il nostro Dio è il Dio della pace» Dopo averla
semplicemente ringraziata, usci commossa fino alle lacrime, e convinta
che il buon Dio le avesse rivelato la condizione dell'anima mia; quel
giorno ero estremamente provata, quasi triste, in una notte tale che
non sapevo più se ero amata da Dio misericordioso, ma la gioia e la
consolazione che provai, lei le indovina, Madre mia cara! La domenica
seguente volli sapere quale rivelazione Madre Genoveffa avesse avuta;
mi assicurò che non ne aveva avuta alcuna; allora la mia ammirazione fu
ancora più grande, vedendo a quale grado eminente Gesù viveva in lei e
la faceva agire e parlare. Ah, quella santità là mi pare la più vera,
la più santa, ed è quella che desidero, perché non si trovano in essa
illusioni...
222 - ll giorno della mia professione fui anche molto consolata venendo
a sapere dalla bocca di Madre Genoveffa che ella era passata dalla
stessa prova mia, prima di pronunciare i suoi voti. Nel momento delle
nostre grandi pene, lei rammenta, Madre cara, le consolazioni che
trovammo presso lei? il ricordo che Madre Genoveffa mi ha lasciato nel
cuore, è un ricordo profumato. il giorno del suo transito al Cielo mi
sentii particolarmente commossa, era la prima volta che assistevo alla
morte, realmente quello spettacolo era incantevole... Ero situata
proprio a piè del letto della santa morente, vedevo perfettamente i
suoi movimenti più lievi. Mi pareva, durante le due ore che passai
così, che l'anima mia avrebbe dovuto empirsi di fervore; al contrario,
una specie d'insensibilità si era impadronita di me, ma nel momento
stesso in cui la nostra santa Madre Genoveffa nasceva al Cielo, le mie
disposizioni intime cambiarono, in un batter d'occhio mi sentii piena
di una gioia e d'un fervore indicibili, era come se Madre Genoveffa mi
avesse dato una parte della felicità della quale godeva, perché sono
ben sicura che è andata diritta al Cielo. Durante la vita le dissi un
giorno: «Oh Madre, lei non andrà in purgatorio! ». - «Lo spero», mi
rispose con dolcezza. Ah, certamente il buon Dio non ha potuto deludere
una speranza così piena d'umiltà, lo dimostrano tutti i favori che
abbiamo ricevuti... Ciascuna suora si fece premura di richiedere
qualche reliquia; lei lo sa, Madre mia cara, quale è quella che io
possiedo, felice me! Durante l'agonia di Madre Genoveffa, notai che una
lacrima riluceva sulla sua palpebra come un diamante; era l'ultima di
tutte quelle sparse da lei, e non cadde, la vidi ancora brillare nel
coro senza che alcuna pensasse a raccoglierla. Allora, prendendo un
pannolino fine, osai avvicinarmi la sera, senza essere veduta, e
prendere come reliquia l'ultima lacrima di una Santa! Dopo, l'ho
portata sempre nel sacchetto entro il quale sono chiusi i miei voti.
223 - Io non do importanza ai miei sogni, del resto ne ho raramente di
simbolici, e mi domando perfino come mai, pensando tutto il giorno al
Signore, io non me ne occupi di più durante il sonno. Generalmente
sogno i boschi, i fiori, i ruscelli, il mare, e quasi sempre vedo dei
bambini belli, acchiappo farfalle ed uccellini come non ne ho visti
mai. Lei vede, Madre, che se i miei sogni hanno un'apparenza poetica,
sono lungi dall'essere mistici... Una notte dopo la morte di Madre
Genoveffa, ne feci uno consolante: sognai che ella faceva testamento,
dando a ciascuna consorella una cosa che le era appartenuta; quando
venne il mio turno, credevo di non ricevere niente perché niente le
restava più, ma sollevandosi ella disse per tre volte con un tono
penetrante: «A lei lascio il mio cuore».
224 - Un mese dopo il transito della nostra santa Madre, l'influenza si
manifestò nella comunità; ero sola in piedi con due altre consorelle,
mai potrò dire tutto quello che ho visto, e che cosa m'è sembrato della
vita e di tutto ciò che passa... il giorno dei miei diciannove anni fu
festeggiato da una morte, seguita ben presto da altre due. In quel
periodo ero sola ad occuparmi della sacristia, la mia maggiore
d'ufficio era ammalata gravemente, perciò toccava a me preparare i
funerali, aprire le grate del coro per la Messa, ecc. Il buon Dio mi ha
dato molte grazie di forza in quel momento, mi domando ora come io
abbia potuto fare senza paura tutto quello che ho fatto; la morte
regnava dovunque, le più malate erano curate da quelle che si
trascinavano a fatica; appena una consorella aveva reso l'ultimo
respiro, eravamo costrette a lasciarla sola. Un mattino, alzandomi,
ebbi il presentimento che suor Maddalena fosse morta; il dormitorio era
all'oscuro, nessuna usciva dalle celle, finalmente mi decisi a entrare
in quella di suor Maddalena, la cui porta era aperta; la vidi, infatti,
vestita e distesa sul pagliericcio, non ebbi la minima paura. Vedendo
che non aveva più cero, andai a cercarne uno, ed anche una corona di
rose. La sera in cui morì la madre Sottopriora, ero sola con
l'infermiera. Impossibile figurarsi la triste condizione della comunità
in quel momento, soltanto quelle che erano in piedi potevano farsene
un'idea, ma in mezzo a quell'abbandono, io sentivo che il Signore
vegliava su noi. Senza sforzo le morenti passavano a vita migliore,
subito dopo la morte una espressione di gioia e di pace si diffondeva
sui loro volti, si sarebbe detto un sonno dolce; e tale era veramente,
perché, dopo che le parvenze di questo mondo saranno dileguate, esse si
risveglieranno per godere eternamente le delizie riservate agli eletti.
225 - Per tutto il tempo durante il quale la comunità fu provata in
questo modo, potei avere l'ineffabile consolazione della santa
Comunione quotidiana. Ah com'era dolce! Gesù mi favorì più a lungo che
le sue spose fedeli, perché permise che me la dessero allorché le altre
non avevano la felicità di averla. Ed ero anche tanto felice di toccare
i vasi sacri, di preparare i lini destinati a ricevere Gesù, sentivo
che dovevo essere molto fervente e mi ricordai spesso una parola
rivolta a un santo diacono: «Siate santi, voi che toccate i vasi del
Signore». Non posso dire d'avere ricevuto spesso delle consolazioni
durante i miei ringraziamenti, forse è il momento in cui ne ho meno. Ma
questo lo trovo naturale perché mi sono offerta a Gesù come una persona
che desidera ricevere la sua visita non già per propria consolazione,
bensì per il piacere di Colui che si dà a me. Mi figuro l'anima mia
come un terreno libero, e prego la Vergine Santa di sgombrare i detriti
che potrebbero impedirle di essere libera, poi la supplico di alzare
ella stessa una tenda vasta, degna del Cielo, di abbellirla con i suoi
ornamenti, e invito tutti i Santi e gli Angeli affinché vengano a fare
un magnifico concerto. Mi pare, quando Gesù discende nel mio cuore, che
sia contento di vedersi ricevuto così bene, ed anch'io sono contenta.
Tutto ciò non impedisce alle distrazioni e al sonno di venire a farmi
visita, ma, uscendo dal ringraziamento e vedendo che l'ho fatto tanto
male, risolvo di stare tutto il resto della giornata in azione di
grazie.
226 - Lei vede, Madre cara, che sono ben lungi dall'esser guidata per
la via della paura, so trovar sempre il mezzo per essere felice e
profittare delle mie miserie. Realmente ciò non deve dispiacere a Gesù,
perché pare che m'incoraggi su questa via. Un giorno, contrariamente al
mio solito, ero un poco turbata mentre andavo alla Comunione, mi pareva
che il Signore non fosse contento di me, e io dicevo a me stessa: «Ah se oggi ricevo soltanto metà
di un'ostia, sarò addolorata, crederò che Gesù venga quasi
malvolentieri nel mio cuore». Mi avvicino... oh felicità!
per la prima volta in vita mia, vedo il sacerdote che prende due ostie
ben separate e me le dà! Lei capisce la mia gioia e le lacrime dolci
che ho pianto, vedendo una misericordia tanto grande.
227 - L’anno che seguì la mia professione, cioè due mesi prima che
morisse madre Genoveffa, ricevetti grandi grazie durante il ritiro.
Generalmente i ritiri predicati mi sono ancora più dolorosi di quelli
che faccio da sola, ma quell'anno accadde diversamente. Avevo fatto una
novena preparatoria con grande fervore, nonostante quello che provavo
intimamente, perché mi sembrava che il predicatore non potesse capirmi,
in quanto pareva adatto soprattutto a far del bene ai grandi peccatori,
ma non alle anime consacrate. Il Signore, volendo mostrarmi che è lui
solo il direttore dell'anima mia, si servì proprio di quel Padre, il
quale fu apprezzato soltanto da me. Avevo allora grandi prove intime di
ogni sorta (fino a chiedermi talvolta se ci fosse un Cielo). Mi sentivo
inclinata a non parlare delle mie disposizioni intime, non sapendo come
esprimerle, ma appena entrata in confessionale senti l'anima mia
dilatarsi. Dopo che avevo detto poche parole, fui capita in un modo
meraviglioso e perfino indovinata. L’anima mia era come un libro nel
quale il Padre leggeva meglio che io stessa. Mi lanciò a vele spiegate
sulle onde della confidenza e dell'amore che mi attiravano così
fortemente, e sulle quali non osavo andare avanti. Mi disse che le mie
colpe non addoloravano il Signore, e aggiunse come suo rappresentante e
a nome suo che il Signore era molto contento di me.
228 - Oh, come fui felice d'ascoltare quelle parole consolanti! Mai
avevo inteso dire che le colpe potevano non addolorare il buon Dio,
quest'assicurazione mi colmò di gioia, mi fece sopportare pazientemente
l'esilio della vita. Sentivo bene in fondo al cuore che era vero,
perché il Signore è più tenero di una madre; ora lei, Madre cara, non è
sempre pronta a perdonarmi le piccole mancanze di delicatezza che le
faccio involontariamente? Quante volte ne ho fatta la dolce esperienza!
Nessun rimprovero mi avrebbe toccata tanto, quanto una sola delle sue
carezze. Sono di una natura tale che la paura mi fa indietreggiare, con
l'amore non soltanto vado avanti, ma volo. Oh, Madre mia, fu
soprattutto dal giorno della sua elezione che volai sulla via
dell'amore. In quel giorno Paolina divenne il mio Gesù vivente.
229 - Da lungo tempo già ho la felicità di contemplare le meraviglie
che Gesù opera per mezzo della mia cara Madre. Credo che la sofferenza
sola può generare le anime e più che mai le sublimi parole di Gesù mi
svelano la loro profondità: «In verità, in verità vi dico, se il chicco
di grano caduto a terra non muore, rimane solo, ma se muore dà molto
frutto». Quale messe abbondante lei ha raccolto! Ha seminato tra le
lacrime, ma ben presto vedrà il frutto delle sue fatiche, ritornerà
colma di gioia, portando manipoli tra le mani... Oh, Madre mia, tra
quei manipoli il fiorellino bianco si nasconde, ma in Cielo avrà una
voce per cantare la dolcezza e le virtù che vede praticare da lei
giorno per giorno nell'ombra e nel silenzio dell'esilio. Sì, da due
anni ho capito molti misteri nascosti per me fino allora. Il buon Dio
mi ha mostrato la stessa misericordia che mostrò al re Salomone. Ha
voluto che io non abbia nemmeno un solo desiderio inappagato, non
soltanto i miei desideri di perfezione, bensì anche quelli di cui
capivo la vanità, senza averla sperimentata.
230 - Avendo sempre considerato lei, Madre mia cara, come il mio
ideale, desideravo somigliarle in tutto; vedendo lei che faceva belle
pitture e deliziose poesie, dicevo: «Come sarei felice di poter
dipingere, di sapere esprimere i miei pensieri in versi e così far del
bene alle anime...». Non avrei voluto chiedere questi doni naturali e i
miei desideri mi rimanevano nascosti in fondo al cuore. Piacque a Gesù,
nascosto anche lui in questo povero cuore, mostrarmi che tutto è vanità
e afflizione di spirito sotto il sole... Con grande meraviglia delle
consorelle, mi fecero dipingere e il buon Dio permise che io
profittassi delle lezioni datemi dalla mia cara Madre. Volle inoltre
che io riuscissi a fare delle poesie secondo l'esempio di lei, a
comporre strofe che furono trovate carine. Così come Salomone
volgendosi verso le opere delle sue mani, per le quali si era
affaticato inutilmente, vide che tutto è vanità e afflizione di
spirito, così io ho riconosciuto per esperienza che la felicità
consiste soltanto nel nascondersi, nel restare nell'ignoranza delle
cose create. Ho capito che, senza l'amore tutte le cose sono niente,
anche le più splendide come risuscitare i morti o convertire i popoli.
Invece di farmi del male, di indurmi a vanità, i doni che il buon Dio
mi ha prodigati (senza che glielo chiedessi) mi portano verso lui, vedo
che lui solo è immutabile, che lui solo può colmare i miei desideri
immensi.
231 - Gesù si è compiaciuto di soddisfare anche altri miei desideri
d'altro genere, desideri infantili, simili a quello della neve per la
mia vestizione. Lei sa, Madre cara, quanto io ami i fiori; facendomi
prigioniera a quindici anni, rinunciai per sempre alla gioia di correre
nelle campagne smaltate dai tesori della primavera; ebbene! mai ho
avuto più fiori che da quando sono entrata nel Carmelo. È usanza che i
fidanzati offrano spesso dei mazzi alle fidanzate; Gesù non lo
dimenticò, mi mandò in gran numero mazzi di fiordalisi, margherite,
papaveri, ecc. di tutti i fiori che mi piacciono di più. C'era perfino
un fiorellino chiamato la nigella dei grani che non avevo trovato da
quando stavamo a Lisieux, desideravo tanto rivederlo, questo fiore
della mia infanzia che avevo colto nelle campagne di Alencon; proprio
al Carmelo venne a sorridermi e mostrarmi che sia nelle cose piccole
come nelle grandi il buon Dio dà il centuplo fin da questa vita alle
anime che per amor suo hanno lasciato tutto.
232 - Ma il più intimo dei miei desideri, il più grande di tutti, che
credevo non veder mai attuato, era che la mia Celina entrasse nel
nostro stesso Carmelo. Questo sogno mi pareva inverosimile: vivere
sotto il medesimo tetto, condividere gioie e dolori della mia compagna
d'infanzia; così avevo fatto completamente il mio sacrificio, avevo
affidato a Gesù l'avvenire della mia sorella cara, ed ero risoluta a
vederla partire verso l'estremità del mondo, se necessario. La sola
cosa che non potevo accettare, era che lei non fosse la sposa di Gesù,
perché l'amavo quanto me stessa, e mi pareva impossibile vederla dare
il cuore a un uomo di questa terra. Avevo già sofferto molto sapendola
nel mondo, esposta a pericoli che io non avevo conosciuti. Posso dire
che a datare dal mio ingresso nel Carmelo, il mio affetto per Celina
era un amore di madre quanto di sorella. Una volta in cui doveva andare
a una festa, ciò mi dispiaceva tanto che supplicai il Signore
d'impedirle di ballare, e (contro la mia abitudine) ci feci anche un
bel pianto. Gesù si degnò di esaudirmi. Non permise che la sua piccola
fidanzata potesse ballare quella sera (nonostante che non fosse
impacciata per farlo graziosamente quando ciò era necessario). Essendo
stata invitata senza che le fosse possibile rifiutare, il suo cavaliere
si trovò nell'incapacità totale di farle fare un passo, con grande sua
confusione fu condannato a camminare semplicemente per ricondurla al
posto, poi sparì, e non ricomparve più per tutta la serata.
Quell'avventura, unica nel suo genere, mi fece crescere nella fiducia e
nell'amore di Colui che, ponendo il suo segno sulla mia fronte, l'aveva
al tempo stesso inciso su quella della mia Celina cara.
233 - Il 29 luglio dell'anno scorso, il buon Dio, rompendo i vincoli
del suo incomparabile servo, lo chiamò alla ricompensa eterna e spezzò
al tempo stesso il legame che tratteneva nel mondo la sua fidanzata
cara; ella aveva compiuto la sua prima missione. Incaricata di
rappresentarci tutte presso nostro Padre così teneramente amato, aveva
assolto come un angelo questo compito; e gli angeli non restano sulla
terra, quando hanno attuato la volontà di Dio tornano subito a lui, è
per questo che hanno le ali. Anche il nostro angelo scosse le sue ali
bianche, era pronto a volare lontano lontano per trovare Gesù, ma Gesù
lo fece volare vicino. Si contentò che venisse accettato il grande
sacrificio, ben doloroso per Teresa. Durante due anni la sua Celina
aveva nascosto un segreto. Ah, quanto aveva sofferto anche lei!
Finalmente dall'alto del Cielo il mio Re diletto, al quale sulla terra
non piacevano le lungaggini, si affrettò ad accomodare le faccende così
complicate della sua Celina e il 14 settembre ella poté riunirsi a noi.
234 - Un giorno in cui le difficoltà parevano insuperabili, dissi a
Gesù durante il ringraziamento: «Voi sapete, Dio mio, quanto desidero
conoscere se Papà è andato direttamente in Cielo, io non vi chiedo di
parlarmi, ma datemi un segno. Se suor A.d.G. consente che Celina entri
nel Carmelo, o almeno non pone ostacoli, sarà la risposta che Papà è
venuto difilato da voi». Quella consorella, lei lo sa, Madre mia cara,
trovava che eravamo già troppe noi tre, e per conseguenza non voleva
ammetterne un'altra, ma Dio, che tiene in mano sua il cuore delle
creature e l'orienta come vuole lui, cambiò le disposizioni di questa
religiosa; fu proprio la prima persona che incontrai dopo il
ringraziamento: mi chiamò con tono amabile, mi disse di salire da lei,
e mi parlò di Celina con le lacrime agli occhi. Ah, quante ragioni ho
di ringraziare Gesù che seppe colmare tutti i miei desideri.
235 - Ora non ho più alcun desiderio se non quello di amare Gesù alla
follia... I miei desideri infantili sono scomparsi, certo mi piace
ancora ornare di fiori l'altare di Gesù Bambino, ma dopo che mi ha dato
il fiore che desideravo, la mia Celina cara, non ne desidero altri, gli
offro lei come il mio più incantevole mazzo. Non desidero più la
sofferenza né la morte, eppure le amo tutte due, ma è l'amore solo che
mi attira. A lungo le ho desiderate; ho posseduto la sofferenza e ho
creduto raggiungere la riva del Cielo, ho creduto che il fiorellino
sarebbe stato colto nella sua primavera. Ora l'abbandono solo mi guida,
non ho altra bussola! Non posso chiedere più niente con ardore, fuorché
il compimento perfetto della volontà del Signore sull'anima mia senza
che le creature riescano a porvi ostacolo. Posso dire queste parole del
cantico spirituale del Nostro Padre san Giovanni della Croce: «Nel
celliere interno del mio Amato, ho bevuto, e quando sono uscita, in
tutta questa pianura non conoscevo più nulla e ho perduto il gregge che
prima seguivo. L'anima mia si è impegnata con tutte le sue risorse al
suo servizio, non ho più gregge, non ho più altro ufficio, perché ora
tutto il mio esercizio è di amare! » Oppure ancora: «Da quando ne ho
l'esperienza, l'Amore è così potente in opere che sa trarre profitto di
tutto, del bene e del male che trova in me, e trasforma l'anima mia in
sè». Oh Madre cara! Com'è dolce la via dell'amore! Senza dubbio, si può
ben cadere, si può commettere delle infedeltà, ma l'amore, sapendo
trarre profitto da tutto, consuma rapidamente tutto quello che può
dispiacere a Gesù, lasciando soltanto una umile profonda pace in fondo
al cuore...
236 - Quante luci ho trovato nelle opere del Nostro Padre san Giovanni
della Croce! All'età di diciassette e diciotto anni non avevo altro
nutrimento spirituale, ma più tardi tutti i libri mi lasciarono
nell'aridità, e sono ancora in questa condizione. Se apro un libro
scritto da un autore spirituale (anche il più bello, il più
commovente), sento subito il mio cuore serrarsi, e leggo quasi senza
capire, o, se capisco, lo spirito mio si ferma senza poter meditare. In
questa impotenza, la Sacra Scrittura e l'Imitazione mi vengono in
soccorso; in esse trovo nutrimento solido e puro. Ma soprattutto il
Vangelo mi occupa durante la preghiera, in esso trovo tutto il
necessario per la mia povera anima. Scopro sempre in esso luci nuove,
significati nascosti e misteriosi. Capisco e so per esperienza «che il
Regno di Dio è dentro di noi». Gesù non ha bisogno di libri né di
dottori per istruire le anime; lui, il Dottore dei dottori, insegna
senza rumor di parole... Mai l'ho inteso parlare, ma sento che è in me,
ad ogni istante, e mi guida e m'ispira ciò che debbo dire o fare.
Scopro proprio nel momento in cui ne ho bisogno, delle luci che non
avevo ancora viste, e più spesso non è durante l'orazione che sono
maggiormente abbondanti, è piuttosto in mezzo alle occupazioni della
giornata.
237 - Madre cara, dopo tante grazie, non posso cantare col salmista:
«Che il Signore è buono, che la sua misericordia è eterna»? Mi pare
che, se tutte le creature avessero le stesse grazie che ho io, nessuno
avrebbe paura del Signore, ma tutti lo amerebbero alla follia, e che
tutte le anime eviterebbero di offenderlo, per amore, e non tremando.
Capisco tuttavia che non tutte le anime possono somigliarsi, bisogna
che ce ne siano di gruppi diversi per onorare in modo particolare
ciascuna perfezione del Signore. A me ha dato la sua misericordia
infinita, attraverso essa contemplo e adoro le altre perfezioni divine.
Allora tutte mi appaiono raggianti di amore, la giustizia stessa (e
forse ancor più che qualsiasi altra) mi sembra rivestita d'amore. Quale
gioia pensare che il buon Dio è giusto, cioè che tiene conto delle
nostre debolezze, che conosce perfettamente la fragilità della nostra
natura. Di che cosa dunque avrei paura? Ah, il Dio infinitamente giusto
che si degnò perdonare con tanta bontà le colpe del figliuol prodigo,
non deve essere giusto anche verso me che «sto sempre con lui» ~
238 - Quest'anno, il 9 giugno, festa della Santissima Trinità, ho
ricevuto la grazia di capire più che mai quanto Gesù desideri d'essere
amato. Pensavo alle anime che si offrono come vittime alla giustizia di
Dio al fine di stornare e attirare sopra se stesse i castighi riservati
ai colpevoli, questa offerta mi pareva grande e generosa, ma ero lungi
dal sentirmi portata a farla. «O Dio mio! - dissi dal profondo del
cuore - soltanto la vostra giustizia riceverà anime le quali s'immolino
come vittime? Il vostro Amore misericordioso non ne ha bisogno anche
lui?... Da ogni parte è misconosciuto, respinto; i cuori ai quali voi
desiderate prodigarlo si volgono verso le creature chiedendo ad esse la
felicità col loro miserabile affetto, invece di gettarsi tra le vostre
braccia e di accettare il vostro amore infinito. Oh Dio mio! il vostro
amore disprezzato resterà dentro il vostro cuore? Mi pare che se voi
trovaste anime che si offrissero come vittime di olocausto al vostro
amore, voi le consumereste rapidamente, mi pare che sareste felice di
non comprimere le onde d'infinita tenerezza che sono in voi. Se alla
vostra giustizia piace di scaricarsi, lei che si estende soltanto sulla
terra, quanto più il vostro amore misericordioso desidera incendiare le
anime, poiché la vostra misericordia s'innalza fino ai cieli. O Gesù
mio! che sia io questa vittima felice, consumate il vostro olocausto
col fuoco del vostro amore divino!...». Madre cara, lei che mi ha
permesso di offrirmi così al buon Dio, lei sa quali fiumi, o piuttosto
quali oceani di grazie, inondarono l'anima mia... Ah, da quel giorno
felice mi pare che l'amore mi compenetri e mi avvolga, mi pare che, ad
ogni istante, questo amore misericordioso mi rinnovi, purifichi l'anima
mia e non lasci alcuna traccia di peccato, perciò non posso temere il
purgatorio... So che per me stessa non meriterei nemmeno di entrare in
quel luogo di espiazione, poiché soltanto le anime sante possono
trovare adito ad esso, ma so altresì che il fuoco dell'amore è più
santificante di quello del Purgatorio, so che Gesù non può desiderare
per noi sofferenze inutili, e che egli non m'ispirerebbe i desideri che
sento, se non volesse colmarli... Oh com'è dolce la via dell'amore!
Come mi voglio dedicare a far sempre, col più grande abbandono, la
volontà del Signore!
239 - Ecco, Madre cara, tutto quello che posso dirle riguardo alla vita
della sua piccola Teresa; lei stessa sa ben meglio di me quella che io
sono e ciò che Gesù ha fatto per me, perciò lei mi vorrà perdonare se
ho abbreviato molto la storia della mia vita religiosa... Come si
compirà questa «storia di un fiorellino bianco»? Forse l'umile fiore
verrà colto nella sua freschezza, oppure trapiantato su altre rive?...
L'ignoro, ma di una cosa sono sicura, ed è che la misericordia di Dio
lo accompagnerà sempre, e che mai esso cesserà di benedire la Madre
cara che lo ha dato a Gesù; eternamente si rallegrerà di essere uno dei
fiori della sua corona. Eternamente canterà con questa Madre diletta il
cantico sempre nuovo dell'Amore.
3-70 Maggio 17, 1900 Potenza delle anime vittime.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Continua lo stesso stato di privazione e di abbandono. Onde, trovandomi fuori di me stessa vedevo un’inondazione d’acqua mista con grandine, che pareva che varie città ne restavano inondate con notabile danno. Mentre ciò vedevo, mi trovavo in grande costernazione perché volevo impedire quell’inondazione, ma siccome mi trovavo sola, molto più che non avevo meco Gesù, quindi le mie povere braccia me le sentivo deboli per poter ciò fare. Onde, con mia sorpresa ho veduto venire (mi pareva che fosse dall’America) una vergine, e lei da un punto ed io dall’altro, siamo riuscite ad impedire in gran parte il flagello che ci minacciava. Dopo ciò, essendoci riunite insieme, scorgevo quella vergine con le insegne della passione e coronata con corona di spine, come pure mi trovavo io, ed una persona che mi pareva che fosse angelo, che diceva:
(2) “Oh! potenza delle anime vittime! Ciò che non è dato a noi, angeli, di fare, con le loro sofferenze, possono far loro. Oh! se gli uomini sapessero il bene che viene da loro, perché stanno per il bene pubblico e particolare, non farebbero altro che implorare da Dio che moltiplicasse queste anime sulla terra”.
(3) Dopo ciò, avendoci detto che ci raccomandassimo a vicenda al Signore, ci siamo separate.