Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 16° settimana del tempo ordinario (San Giacomo)
Vangelo secondo Giovanni 11
1Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.2Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, il tuo amico è malato".
4All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato".5Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro.6Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava.7Poi, disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!".8I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?".9Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;10ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce".11Così parlò e poi soggiunse loro: "Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo".12Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se s'è addormentato, guarirà".13Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno.14Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto15e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!".16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!".
17Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro.18Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.20Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.21Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!22Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà".23Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà".24Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell'ultimo giorno".25Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;26chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?".27Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo".
28Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: "Il Maestro è qui e ti chiama".29Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui.30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro.31Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: "Va al sepolcro per piangere là".32Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!".33Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse:34"Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!".35Gesù scoppiò in pianto.36Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!".37Ma alcuni di loro dissero: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?".
38Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra.39Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni".40Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?".41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato.42Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato".43E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!".44Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".
45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.46Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.47Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: "Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni.48Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione".49Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla50e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera".51Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione52e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
54Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove si trattenne con i suoi discepoli.
55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi.56Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: "Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?".57Intanto i sommi sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché essi potessero prenderlo.
Giudici 2
1Ora l'angelo del Signore salì da Gàlgala a Bochim e disse: "Io vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho condotti nel paese, che avevo giurato ai vostri padri di darvi. Avevo anche detto: Non romperò mai la mia alleanza con voi;2voi non farete alleanza con gli abitanti di questo paese; distruggerete i loro altari. Ma voi non avete obbedito alla mia voce. Perché avete fatto questo?3Perciò anch'io dico: non li scaccerò dinanzi a voi; ma essi vi staranno ai fianchi e i loro dèi saranno per voi un inciampo".
4Appena l'angelo del Signore disse queste parole a tutti gli Israeliti, il popolo alzò la voce e pianse.5Chiamarono quel luogo Bochim e vi offrirono sacrifici al Signore.
6Quando Giosuè ebbe congedato il popolo, gli Israeliti se ne andarono, ciascuno nel suo territorio, a prendere in possesso il paese.7Il popolo servì il Signore durante tutta la vita degli anziani che sopravvissero a Giosuè e che avevano visto tutte le grandi opere, che il Signore aveva fatte in favore d'Israele.8Poi Giosuè, figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni9e fu sepolto nel territorio, che gli era toccato a Timnat-Cheres sulle montagne di Efraim, a settentrione del monte Gaas.10Anche tutta quella generazione fu riunita ai suoi padri; dopo di essa ne sorse un'altra, che non conosceva il Signore, né le opere che aveva compiute in favore d'Israele.11Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal;12abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, e seguirono altri dèi di quei popoli che avevano intorno: si prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore,13abbandonarono il Signore e servirono Baal e Astarte.14Allora si accese l'ira del Signore contro Israele e li mise in mano a razziatori, che li depredarono; li vendette ai nemici che stavano loro intorno ed essi non potevano più tener testa ai nemici.15Dovunque uscivano in campo, la mano del Signore era contro di loro, come il Signore aveva detto, come il Signore aveva loro giurato: furono ridotti all'estremo.16Allora il Signore fece sorgere dei giudici, che li liberavano dalle mani di quelli che li spogliavano.17Ma neppure ai loro giudici davano ascolto, anzi si prostituivano ad altri dèi e si prostravano davanti a loro. Abbandonarono ben presto la via battuta dai loro padri, i quali avevano obbedito ai comandi del Signore: essi non fecero così.18Quando il Signore suscitava loro dei giudici, il Signore era con il giudice e li liberava dalla mano dei loro nemici durante tutta la vita del giudice; perché il Signore si lasciava commuovere dai loro gemiti sotto il giogo dei loro oppressori.19Ma quando il giudice moriva, tornavano a corrompersi più dei loro padri, seguendo altri dèi per servirli e prostrarsi davanti a loro, non desistendo dalle loro pratiche e dalla loro condotta ostinata.
20Perciò l'ira del Signore si accese contro Israele e disse: "Poiché questa nazione ha violato l'alleanza che avevo stabilita con i loro padri e non hanno obbedito alla mia voce,21nemmeno io scaccerò più dinanzi a loro nessuno dei popoli, che Giosuè lasciò quando morì.22Così, per mezzo loro, metterò alla prova Israele, per vedere se cammineranno o no sulla via del Signore, come fecero i loro padri".
23Il Signore lasciò quelle nazioni senza affrettarsi a scacciarle e non le mise nelle mani di Giosuè.
Salmi 7
1'Lamento che Davide rivolse al Signore per le parole di Cus il Beniaminita.'
2Signore, mio Dio, in te mi rifugio:
salvami e liberami da chi mi perseguita,
3perché non mi sbrani come un leone,
non mi sbrani senza che alcuno mi salvi.
4Signore mio Dio, se così ho agito:
se c'è iniquità sulle mie mani,
5se ho ripagato il mio amico con il male,
se a torto ho spogliato i miei avversari,
6il nemico m'insegua e mi raggiunga,
calpesti a terra la mia vita
e trascini nella polvere il mio onore.
7Sorgi, Signore, nel tuo sdegno,
levati contro il furore dei nemici,
alzati per il giudizio che hai stabilito.
8L'assemblea dei popoli ti circondi:
dall'alto volgiti contro di essa.
9Il Signore decide la causa dei popoli:
giudicami, Signore, secondo la mia giustizia,
secondo la mia innocenza, o Altissimo.
10Poni fine al male degli empi;
rafforza l'uomo retto,
tu che provi mente e cuore, Dio giusto.
11La mia difesa è nel Signore,
egli salva i retti di cuore.
12Dio è giudice giusto,
ogni giorno si accende il suo sdegno.
13Non torna forse ad affilare la spada,
a tendere e puntare il suo arco?
14Si prepara strumenti di morte,
arroventa le sue frecce.
15Ecco, l'empio produce ingiustizia,
concepisce malizia, partorisce menzogna.
16Egli scava un pozzo profondo
e cade nella fossa che ha fatto;
17la sua malizia ricade sul suo capo,
la sua violenza gli piomba sulla testa.
18Loderò il Signore per la sua giustizia
e canterò il nome di Dio, l'Altissimo.
Salmi 90
1'Preghiera. Di Mosè, uomo di Dio.'
Signore, tu sei stato per noi un rifugio
di generazione in generazione.
2Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, Dio.
3Tu fai ritornare l'uomo in polvere
e dici: "Ritornate, figli dell'uomo".
4Ai tuoi occhi, mille anni
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
5Li annienti: li sommergi nel sonno;
sono come l'erba che germoglia al mattino:
6al mattino fiorisce, germoglia,
alla sera è falciata e dissecca.
7Perché siamo distrutti dalla tua ira,
siamo atterriti dal tuo furore.
8Davanti a te poni le nostre colpe,
i nostri peccati occulti alla luce del tuo volto.
9Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira,
finiamo i nostri anni come un soffio.
10Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo.
11Chi conosce l'impeto della tua ira,
tuo sdegno, con il timore a te dovuto?
12Insegnaci a contare i nostri giorni
e giungeremo alla sapienza del cuore.
13Volgiti, Signore; fino a quando?
Muoviti a pietà dei tuoi servi.
14Saziaci al mattino con la tua grazia:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
15Rendici la gioia per i giorni di afflizione,
per gli anni in cui abbiamo visto la sventura.
16Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e la tua gloria ai loro figli.
17Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio:
rafforza per noi l'opera delle nostre mani,
l'opera delle nostre mani rafforza.
Isaia 30
1Guai a voi, figli ribelli
- oracolo del Signore -
che fate progetti da me non suggeriti,
vi legate con alleanze che io non ho ispirate
così da aggiungere peccato a peccato.
2Siete partiti per scendere in Egitto
senza consultarmi,
per mettervi sotto la protezione del faraone
e per ripararvi all'ombra dell'Egitto.
3La protezione del faraone sarà la vostra vergogna
e il riparo all'ombra dell'Egitto la vostra confusione.
4Quando i suoi capi saranno giunti a Tanis
e i messaggeri avranno raggiunto Canès,
5tutti saran delusi di un popolo che non gioverà loro,
che non porterà né aiuto né vantaggio
ma solo confusione e ignominia.
6Oracolo sulle bestie del Negheb.
In una terra di angoscia e di miseria,
adatta a leonesse e leoni ruggenti,
a vipere e draghi volanti,
essi portano le loro ricchezze sul dorso di asini,
i tesori sulla gobba di cammelli
a un popolo che non giova a nulla.
7Vano e inutile è l'aiuto dell'Egitto;
per questo lo chiamo:
Raab l'ozioso.
8Su, vieni, scrivi questo su una tavoletta davanti a loro,
incidilo sopra un documento,
perché resti per il futuro
in testimonianza perenne.
9Poiché questo è un popolo ribelle, sono figli bugiardi,
figli che non vogliono ascoltare la legge del Signore.
10Essi dicono ai veggenti: "Non abbiate visioni"
e ai profeti: "Non fateci profezie sincere,
diteci cose piacevoli, profetateci illusioni!
11Scostatevi dalla retta via, uscite dal sentiero,
toglieteci dalla vista il Santo di Israele".
12Pertanto dice il Santo di Israele:
"Poiché voi rigettate questo avvertimento
e confidate nella perversità e nella perfidia,
ponendole a vostro sostegno,
13ebbene questa colpa diventerà per voi
come una breccia che minaccia di crollare,
che sporge su un alto muro,
il cui crollo avviene in un attimo, improvviso,
14e si infrange come un vaso di creta,
frantumato senza misericordia,
così che non si trova tra i suoi frantumi
neppure un coccio
con cui si possa prendere fuoco dal braciere
o attingere acqua dalla cisterna".
15Poiché dice il Signore Dio, il Santo di Israele:
"Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza,nell'abbandono confidente sta la vostra forza".
Ma voi non avete voluto,
16anzi avete detto: "No, noi fuggiremo su cavalli".
- Ebbene, fuggite! -
"Cavalcheremo su destrieri veloci".
Ebbene più veloci saranno i vostri inseguitori.
17Mille si spaventeranno per la minaccia di uno,
per la minaccia di cinque vi darete alla fuga,
finché resti di voi qualcosa
come un palo sulla cima di un monte
e come un'asta sopra una collina.
18Eppure il Signore aspetta per farvi grazia,
per questo sorge per aver pietà di voi,
perché un Dio giusto è il Signore;
beati coloro che sperano in lui!
19Popolo di Sion che abiti in Gerusalemme, tu non dovrai più piangere; a un tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta.20Anche se il Signore ti darà il pane dell'afflizione e l'acqua della tribolazione, tuttavia non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro,21i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: "Questa è la strada, percorretela", caso mai andiate a destra o a sinistra.22Considererai cose immonde le tue immagini ricoperte d'argento; i tuoi idoli rivestiti d'oro getterai via come un oggetto immondo. "Fuori!" tu dirai loro.23Allora egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno; il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato.24I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio.25Su ogni monte e su ogni colle elevato, scorreranno canali e torrenti d'acqua nel giorno della grande strage, quando cadranno le torri.26La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse.
27Ecco il nome del Signore venire da lontano;
ardente è la sua ira e gravoso il suo divampare;
le sue labbra traboccano sdegno,
la sua lingua è come un fuoco divorante.
28Il suo soffio è come un torrente che straripa,
che giunge fino al collo.
Viene per vagliare i popoli con il vaglio distruttore
e per mettere alle mascelle dei popoli
una briglia che porta a rovina.
29Voi innalzerete il vostro canto
come nella notte in cui si celebra una festa;
avrete la gioia nel cuore come chi parte al suono del flauto,
per recarsi al monte del Signore,
alla Roccia d'Israele.
30Il Signore farà udire la sua voce maestosa
e mostrerà come colpisce il suo braccio
con ira ardente,
in mezzo a un fuoco divorante,
tra nembi, tempesta e grandine furiosa.
31Poiché alla voce del Signore tremerà l'Assiria,
quando sarà percossa con la verga.
32Ogni colpo del bastone punitivo,
che il Signore le farà piombare addosso,
sarà accompagnato con timpani e cetre.
Egli combatterà contro di essa con battaglie tumultuose;
33poiché il Tofet è preparato da tempo,
esso è pronto anche per il re;
profondo e largo è il rogo,
fuoco e legna abbondano,
lo accenderà, come torrente di zolfo,
il soffio del Signore.
Atti degli Apostoli 15
1Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi".2Poiché Paolo e Bàrnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.3Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samarìa raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli.4Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro.
5Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè.
6Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema.7Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse:
"Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede.8E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi;9e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede.10Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare?11Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro".
12Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.
13Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse:14"Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome.15Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
16'Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la
tenda di
Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la
rialzerò,'
17'perché anche gli altri uomini cerchino il Signore
e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio
nome,'
18'dice il Signore che fa queste cose da lui
conosciute dall'eternità'.
19Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani,20ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue.21Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe".
22Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli.23E consegnarono loro la seguente lettera: "Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute!24Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi.25Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo,26uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo.27Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce.28Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie:29astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene".
30Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiòchia e riunita la comunità consegnarono la lettera.31Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva.32Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i fratelli e li fortificarono.33Dopo un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li avevano inviati.34.35Paolo invece e Bàrnaba rimasero ad Antiòchia, insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola del Signore.
36Dopo alcuni giorni Paolo disse a Bàrnaba: "Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno".37Bàrnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco,38ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera.39Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Bàrnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro.40Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore.
41E attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza alle comunità.
Capitolo XV: Come comportarci e che cosa dire di fronte e ogni nostro desiderio
Leggilo nella Biblioteca1. Figliolo, così tu devi dire in ogni cosa: Signore, se questa è la tua volontà, così si faccia. Signore, se questo è per tuo amore, così si faccia, nel tuo nome. Signore, se questo ti parrà necessario per me, e lo troverai utile, fa' che io ne usi per il tuo onore; se invece comprenderai che questo è male per me e non giova alla mia salvezza, toglimi questo desiderio. Infatti, non tutti i desideri vengono dallo Spirito Santo, anche se a noi appaiono retti e buoni. E' difficile giudicare veramente se sia uno spirito buono, o uno spirito contrario, che ti spinge a desiderare questa o quell'altra cosa; oppure se tu sia mosso da un sentimento personale. Molti, che dapprima sembravano guidati da sentimento buono, alla fine si sono trovati ingannati. Perciò ogni cosa che balza alla mente come desiderabile sempre la si deve volere e cercare con animo pieno di timor di Dio e con umiltà di cuore. Soprattutto, ogni cosa va rimessa a me, con abbandono di se stessi, dicendo: Signore, tu sai cosa sia meglio per me. Si faccia così, o altrimenti, secondo la tua volontà. Dammi quello che vuoi, e quanto vuoi e quando vuoi. Disponi di me secondo la tua sapienza, la tua volontà e la tua maggior gloria. Mettimi dove tu vuoi, e fai con me quello che vuoi, liberamente. Sono nelle tue mani; fammi rigirare per ogni verso. Ecco, io sono il tuo servo, disposto a tutto, perché non voglio vivere per me ma per te: e volesse il cielo che ciò fosse in modo degno e perfetto.
Preghiera perché riusciamo a compiere la volontà di Dio.
3. Amorosissimo Gesù, dammi la tua grazia, perché "sia operante in me" (Sap 9,10) e in me rimanga sino alla fine. Dammi di desiderare e di volere ciò che più ti è gradito, e più ti piace. La tua volontà sia la mia volontà; che io la segua e che ad essa mi confermi pienamente; che io abbia un solo volere e disvolere con te; che io possa desiderare o non desiderare soltanto quello che tu desideri e non desideri. Dammi di morire a tutte le cose del mondo; fammi amare di esser disprezzato per causa tua, e di essere dimenticato in questo mondo. Fammi bramare sopra ogni altra cosa di avere riposo in te, e di trovare in te la pace del cuore. Tu sei la vera pace interiore, tu sei il solo riposo; fuori di te ogni cosa è aspra e tormentosa. "In questa pace, nella pace vera, cioè in te, unico sommo eterno bene, avrà riposo e quiete" (Sal 4,9). Amen.
LIBRO SESTO
La Trinità - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaAlcuni argomentavano contro gli Ariani partendo dalle parole della Scrittura: Cristo è la forza e la sapienza di Dio
1. 1. Alcuni ritengono che l’uguaglianza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo sia difficilmente concepibile in quanto la Scrittura dice: Cristo è la forza di Dio e la sapienza di Dio 1. Non sembra vi sia uguaglianza perché il Padre non è personalmente la forza e la sapienza, ma il genitore della forza e della sapienza. E certamente indagare in che senso il Padre si chiami Dio della forza e della sapienza è cosa che ordinariamente esige una riflessione tutt’altro che superficiale. Ora l’Apostolo afferma: Cristo è la forza di Dio e la sapienza di Dio. Partendo da questo testo alcuni dei nostri hanno argomentato contro gli Ariani, contro quelli precisamente che per primi si ribellarono alla fede cattolica, contrapponendo il seguente ragionamento. Si attribuisce allo stesso Ario questa argomentazione: Se Cristo è figlio, è nato. Se è nato vi fu un tempo in cui il figlio non esisteva 2. Ario dunque non comprendeva che anche l’essere nato, in Dio, è eterno, cosicché il Figlio è coeterno al Padre, come lo splendore che il fuoco genera e diffonde è coevo al fuoco e sarebbe coeterno se il fuoco fosse eterno. Perciò alcuni Ariani più tardi hanno respinto questa opinione ed ammesso che il Figlio di Dio non ha avuto inizio nel tempo. Ma nelle controversie che i nostri sostennero con coloro che affermavano: Vi fu un tempo in cui il Figlio non esisteva, alcuni inserivano anche questo ragionamento: "Se il Figlio di Dio è la forza e la sapienza di Dio, e se Dio non è mai stato senza la forza e la sapienza, il Figlio è coeterno a Dio Padre. Ora l’Apostolo afferma: Cristo è la forza e la sapienza di Dio, ed è stolto pretendere che Dio in qualsiasi momento non abbia avuto la forza e la sapienza; dunque non vi fu alcun momento in cui non esistesse il Figlio 3".
Inconvenienti di questo modo di argomentare
1. 2. Questo ragionamento ci obbliga ad ammettere che Dio Padre non è sapiente se non in quanto possiede la sapienza da lui generata 4, non in quanto è da sé la stessa sapienza. Inoltre, se le cose stanno così, bisogna vedere se anche lo stesso Figlio possa essere chiamato "Sapienza da sapienza", come è chiamato "Dio da Dio", "Luce da luce", nel caso che il Padre non sia la sapienza stessa, ma il genitore della sapienza. In questa ipotesi, perché il Padre non sarebbe anche il genitore della sua grandezza e della sua bontà, della sua eternità, della sua onnipotenza, in modo da non essere lui stesso la sua grandezza e la sua bontà e la sua eternità e la sua onnipotenza, ma grande per la grandezza che ha generato e buono per la bontà, eterno per l’eternità, onnipotente per l’onnipotenza nata da lui, allo stesso modo che egli non è lui stesso la sua sapienza, ma sapiente per la sapienza che è nata da lui 5? Infatti non c’è da pensare di sentirci costretti ad ammettere l’esistenza di molti figli di Dio - lasciando da parte l’adozione della creatura - figli coeterni al Padre, se il Padre è genitore della sua grandezza e della sua bontà e della sua eternità e della sua onnipotenza. A questo sofisma infatti è facile rispondere: sebbene siano nominate molte cose, non ne consegue che egli sia padre di molti figli coeterni, alla stessa maniera che dal fatto che Cristo è detto forza di Dio e sapienza di Dio 6, non consegue che egli sia padre di due figli. Infatti in lui la forza si identifica con la sapienza e la sapienza con la forza. E lo stesso vale per tutte le altre denominazioni, cosicché la grandezza è identica alla forza e così anche si dica per tutti gli attributi già enumerati e per gli altri che si potrebbero enumerare.
Ogni attributo che designa la loro essenza concerne il Padre e il Figlio insieme
2. 3. Ma se al Padre in se stesso non si riconosce altro che quanto di lui si dice rispetto al Figlio, cioè padre, genitore, principio, essendo logicamente colui che genera principio per colui che viene generato; se poi qualunque altro attributo gli è dato con il Figlio, o piuttosto nel Figlio: grande per la grandezza da lui generata, giusto per la giustizia da lui generata, buono per la bontà da lui generata, potente per la potenza, o per la forza da lui generata, sapiente per la sapienza da lui generata, mentre il Padre non è detto la grandezza stessa, ma il generatore della grandezza; se, d’altra parte, l’attributo di Figlio è proprio del Figlio e non comune con il Padre, sebbene relativo al Padre, e tuttavia il Figlio non è grande da se stesso, bensì con il Padre di cui egli è la grandezza, ed ugualmente sapiente con il Padre di cui egli è la sapienza, come il Padre è sapiente con il Figlio, essendo sapiente per la sapienza da lui generata 7, ne consegue che tutti gli attributi che competono a ciascuna delle due Persone in senso assoluto non le competono con esclusione dell’altra, ossia ogni attributo che si riferisce alla loro sostanza li include entrambi. Ne segue che né il Padre è Dio senza il Figlio, né il Figlio è Dio senza il Padre. Ma ambedue insieme sono Dio. E l’espressione: In principio era il Verbo, si ha da intendere: "Nel Padre era il Verbo". Oppure se "in principio" equivale a prima di tutte le cose, nelle parole seguenti: E il Verbo era presso Dio 8, s’intende per Verbo solo il Figlio, non il Padre e il Figlio insieme come un unico Verbo. (Si corrispondono infatti Verbo ed Immagine 9; ma il Padre e il Figlio non sono insieme una Immagine, bensì solo il Figlio è Immagine del Padre come è suo Figlio; non sono ambedue insieme un unico Figlio). Nell’affermazione successiva: E il Verbo era presso Dio 10, interessa intendere il Verbo per il solo Figlio, era presso Dio non per il solo Padre, ma Dio come Padre e Figlio insieme. Che c’è di strano se in questo modo possiamo esprimerci a proposito di certe cose molto diverse tra loro? Infatti quali cose più differenti dell’anima e il corpo? Eppure si può dire: L’anima era presso l’uomo, cioè nell’uomo, perché l’anima non è il corpo e l’uomo è insieme anima e corpo 11. Di modo che le parole che seguono: Il Verbo era Dio, s’intendono così: Il Verbo che non è il Padre, era Dio insieme con il Padre. Qual è, dunque, la conclusione? Diciamo così nel senso che il Padre è il generatore della grandezza, ossia il generatore della propria forza, il generatore della propria sapienza; il Figlio è la grandezza, la forza e la sapienza 12; Dio invece, grande, onnipotente, sono ambedue insieme? Come allora Dio da Dio, luce da luce? Non infatti ambedue insieme Dio da Dio, ma solo il Figlio da Dio, cioè dal Padre; né ambedue luce da luce, ma solo il Figlio dalla luce, che è il Padre. A meno che, forse, per suggerire ed inculcare sinteticamente la coeternità del Figlio con il Padre non sia stata usata l’espressione: "Dio da Dio" o "luce da luce", ed ogni altra espressione di questo genere, per dire: ciò che il Figlio non è senza il Padre, gli viene da ciò che il Padre non è senza il Figlio, cioè questa luce, che non è luce senza il Padre, da quella luce che è il Padre, il quale non è luce senza il Figlio; così nell’espressione: Dio - ciò che il Figlio non è senza il Padre - e da Dio - ciò che il Padre non è senza il Figlio - si comprende perfettamente che il genitore non è anteriore a ciò che ha generato. Se è così, solo ciò che non sono tutti e due insieme, non si può dire di essi "questo da quello". Come non si può dire "Verbo da Verbo", perché non sono Verbo tutti e due insieme, ma solo il Figlio; né "Immagine da Immagine", perché non sono ambedue insieme immagine, né "Figlio da Figlio", perché non sono ambedue insieme Figlio, secondo l’espressione: Io e il Padre siamo una sola cosa 13. Siamo una sola cosa è detto. Ciò che Egli è, lo sono anch’io secondo l’essenza, non secondo la relazione.
Il Padre e il Figlio sono una sola cosa, in quanto una sola sostanza
3. 4. Ed ignoro se si trovi nella Scrittura l’espressione: "sono una sola cosa" a proposito di esseri di natura differente. Ma se anche vi sono esseri della stessa natura, ma di sentimenti diversi non sono una sola cosa certo, in quanto hanno sentimenti diversi. Quando raccomandò i suoi discepoli al Padre, Cristo, se già fossero stati una cosa sola per il fatto che erano uomini, non avrebbe detto: Che siano una sola cosa, come anche noi siamo una sola cosa 14. Ma Paolo ed Apollo erano tutti e due uomini e pensavano allo stesso modo, e così l’Apostolo disse: Colui che pianta e colui che irriga sono una stessa cosa 15. Dunque l’espressione "una sola cosa" quando non si specifica di che unità si tratti, e si dice che sono una sola varie cose, significa che sono di una identica natura ed essenza, senza dissomiglianza e dissentimento. Se al contrario si precisa di che unità si tratta, l’espressione può applicarsi ad una cosa composta di molti elementi, anche di diversa natura. Per esempio l’anima ed il corpo non sono evidentemente una sola cosa - che c’è infatti di più diverso? - a meno che non si precisi o sottintenda di che unità si tratti: un uomo o un animale. Perciò l’Apostolo dice: Colui che si unisce ad una meretrice, è un solo corpo con essa 16. Non disse "sono una sola cosa", oppure "è una sola cosa", ma aggiunse la parola "corpo", quasi si trattasse di un solo corpo, composto dal contatto dei due differenti corpi dell’uomo e della donna. E ancora: Colui che si unisce al Signore è un solo spirito 17. Non disse: "Colui che si unisce al Signore è uno solo, o sono una cosa sola", ma aggiunse la parola: spirito. Infatti lo spirito di Dio e lo spirito dell’uomo sono una cosa diversa per natura, ma per l’unione si forma un solo spirito da due spiriti diversi, in modo tale che lo spirito di Dio è beato e perfetto senza lo spirito dell’uomo, ma lo spirito dell’uomo non è beato che con Dio 18. Né è casuale il fatto, credo, che nel Vangelo di San Giovanni il Signore, pur parlando tante volte e con tanto vigore dell’unità, della sua unità con il Padre, o della mutua unità tra noi, non abbia mai detto: "Che noi ed essi siamo una cosa sola", ma: Che siano una sola cosa, come anche noi siamo una sola cosa 19. Dunque il Padre ed il Figlio sono una sola cosa, beninteso, di un’unità di sostanza e un solo Dio, un solo grande, un solo sapiente, come si è dimostrato.
Uguaglianza totale del Figlio col Padre per quanto concerne la sostanza
3. 5. Ma allora, in che cosa è più grande il Padre 20? Se è più grande, è più grande per la grandezza. Ma perché la sua grandezza è suo Figlio e questo non è certo più grande di colui che lo ha generato, né quest’ultimo più grande della grandezza per la quale è grande, ne consegue che è uguale, ma come uguale se non per quello che è, non distinguendosi in lui l’essere dall’essere grande? Se fosse per l’eternità che il Padre è più grande, il Figlio non è uguale a lui sotto ogni aspetto. Da che cosa proviene infatti la sua uguaglianza? Se si risponde che proviene dalla grandezza, è facile controbattere che non è uguale una grandezza che è meno eterna dell’altra e così di seguito. O forse è uguale per la forza, ma ineguale in sapienza? Ma come può essere uguale una forza che ha meno sapienza dell’altra? O è forse uguale in sapienza, ma non in forza? Ma come può essere uguale una sapienza che ha meno potenza dell’altra? Non resta dunque che concludere che, se in una cosa non è uguale, non è uguale da nessun punto di vista. Ma la Scrittura proclama: Non giudicò rapina l’essere uguale a Dio 21. Perciò, per quanto nemico della verità uno sia, purché rispetti l’autorità dell’Apostolo, è costretto a riconoscere l’uguaglianza del Figlio con Dio, sotto ogni aspetto, come in uno solo. Scelga quello che vorrà: sarà sufficiente per provargli l’uguaglianza del Figlio in tutto ciò che si predica della sua sostanza.
Analogia tratta dalla virtù umana
4. 6. Succede la stessa cosa con le virtù dell’anima umana. Le une rispondono ad una nozione, le altre ad un’altra, ma non sono affatto separate le une dalle altre, di modo che coloro che sono uguali, per esempio, in fortezza, lo saranno pure e in prudenza, e giustizia e temperanza. Se infatti affermerai che costoro sono uguali in fortezza, ma che uno è superiore in prudenza, ne consegue che la fortezza degli altri è meno prudente e perciò non sono uguali nemmeno in fortezza, essendo più prudente la fortezza di uno di essi. Ed osserverai la stessa cosa delle altre virtù, se le passerai in rivista alla stessa maniera. Infatti non si tratta del vigore del corpo, ma della fortezza dell’anima. Con quanta maggiore perfezione si verificherà questa stessa cosa in quella immutabile ed eterna sostanza, incomparabilmente più semplice dell’anima umana? Perché, per l’anima umana, essere non è la stessa cosa che essere forte, o prudente, o giusta, o temperante; infatti può esistere l’anima senza possedere nessuna di queste virtù; ma per Dio essere è la stessa cosa che essere potente, o giusto, o sapiente e tutto ciò che attribuirai a quella semplice molteplicità o molteplice semplicità per designare la sua sostanza. Perciò, sia che l’espressione "Dio da Dio" si adoperi in modo che il nome Dio convenga a ciascuno di essi in particolare non tuttavia nel senso che ambedue insieme siano due dèi, ma un solo Dio (essi infatti sono tanto uniti tra loro come l’Apostolo afferma anche di sostanze distanti e differenti tra loro. Per esempio il Signore da solo è Spirito 22 e da solo lo spirito dell’uomo è spirito. Tuttavia se lo spirito umano aderisce al Signore fa un solo spirito 23, quanto più allora l’unità non sarà da affermarsi là dove vige un vincolo così indistruttibile ed eterno, affinché non si abbia l’aria di pensare in maniera assurda ad un figlio di due persone quando si parla di Figlio di Dio 24, se il nome di Dio non si applica ad ambedue insieme), sia che tutto ciò che si dice di Dio come indicante la sua sostanza non si predichi che di ambedue, anzi della stessa Trinità insieme; sia dunque vera la prima ipotesi o la seconda - il problema è da discutersi più a fondo - per l’argomento di cui ora trattiamo ci basta sapere che il Figlio non è uguale al Padre in nessuna maniera se si rivela ineguale a lui in qualche cosa che concerna la sua sostanza, come già abbiamo mostrato. Ma l’Apostolo ha detto che è uguale, perciò il Figlio è uguale al Padre sotto ogni aspetto 25, ed è di una medesima ed unica sostanza.
Lo Spirito Santo è la "carità" del Padre e del Figlio, ad essi consustanziale
5. 7. Per questo anche lo Spirito Santo sussiste insieme in questa medesima unità e uguaglianza di sostanza. Sia egli infatti l’unità delle due altre Persone, o la loro santità, o il loro amore, sia la loro unità perché è il loro amore, e sia il loro amore perché è la loro santità, è chiaro che non è affatto una delle due prime Persone, in cui si attua il vincolo della loro mutua unione, in cui il generato sia amato dal suo generante ed ami il suo generatore, in cui tutti e due conservino, non per partecipazione, ma per loro essenza, non per il dono di un essere superiore, ma per il dono di sé, l’unità di spirito nel vincolo della pace 26. E ciò che ci viene comandato di imitare, aiutati dalla grazia 27, sia nei riguardi di Dio, sia tra noi stessi; in questi due precetti è contenuta tutta la Legge ed i Profeti 28. E così questi Tre sono un solo Dio unico, grande, sapiente, santo, beato. Noi invece siamo beati da lui, per mezzo di lui, in lui 29, perché per grazia sua siamo una sola cosa tra noi ed un solo spirito 30 con lui, sempre che la nostra anima si unisca a lui. Aderire a Dio è il nostro bene 31, perché egli perderà chiunque gli è infedele 32. Lo Spirito Santo è dunque qualcosa di comune al Padre e al Figlio, qualsiasi cosa sia, o più precisamente la stessa comunione consustanziale ed eterna; se il nome di amicizia le si addice, la si chiami così, ma è più esatto chiamarla carità. Ed anche questa carità è sostanza, perché Dio è sostanza e Dio è carità 33, secondo la Scrittura. D’altra parte, come la carità è sostanza insieme con il Padre e con il Figlio così anche insieme è grande, buona, santa e tutto ciò che di Dio si dice in senso assoluto, perché per Dio è la stessa cosa essere ed essere grande o buono o gli altri attributi, come sopra abbiamo mostrato. Infatti se in lui la carità è meno grande della sapienza, la sapienza non è amata, tale quale è, ma la sapienza è uguale al Padre 34, come sopra abbiamo indagato; perciò è uguale anche lo Spirito Santo e, se è uguale, è uguale sotto ogni aspetto per la somma semplicità di quella sostanza divina. Di conseguenza non sono più di tre: uno che ama colui che ha origine da lui, uno che ama colui dal quale ha origine, e l’amore stesso. E se questo è niente, in che modo Dio è carità 35? E se questo non è sostanza, in che modo Dio è sostanza?
In che senso la sostanza divina è semplice e molteplice
6. 8. Se ci si chiede come questa sostanza è semplice e molteplice, bisogna prima osservare perché la creatura è composta e in nessun modo veramente semplice. Anzitutto l’universo corporeo si compone, beninteso, di parti in modo che vi è una parte più grande, un’altra più piccola, e l’universo è più grande di qualsiasi sua parte, per quanto grande essa sia. Infatti il cielo e la terra sono parti della massa dell’universo e la terra sola o il cielo solo a loro volta si compongono di innumerevoli parti e la terza parte è minore del resto e la metà minore del tutto. L’insieme del mondo che si è soliti chiamare con i nomi delle sue due parti, il cielo e la terra, è più grande certo che il cielo e la terra presi separatamente. Inoltre in ogni corpo altra cosa è la grandezza, altra il colore, altra la forma. Infatti può diminuire la grandezza, pur restando immutati il colore e la forma; può mutare il colore, restando identica la forma e la grandezza; può cambiare la forma, pur conservando il corpo la sua grandezza e il suo colore. Tutte le proprietà fisiche attribuite al corpo possono trasformarsi tutte insieme o alcune senza le altre. Di qui si ha la prova che la natura corporea è composta e manca assolutamente di semplicità. La stessa creatura spirituale, l’anima per esempio, paragonata al corpo è molto più semplice, ma al di fuori di questo paragone, è composta; anch’essa è priva di semplicità. Certo è più semplice del corpo, perché non espande la sua mole nello spazio, ma in ogni corpo è tutta intera nel tutto, tutta intera in ogni parte e per questo, quando accade nella più piccola particella del corpo un qualcosa che l’anima possa sentire, sebbene ciò non accada nel corpo intero, l’anima lo sente tutta intera, perché ad essa tutta intera non sfugge. Tuttavia anche per l’anima una cosa è essere attiva, altra essere inerte; una cosa aver lo spirito penetrante, altra la memoria fedele; una cosa è il desiderio, altra il timore; una cosa è la gioia, altra la tristezza, e queste disposizioni possono trovarsi nella natura dell’anima le une senza le altre, alcune con maggiore intensità, altre con minore, in maniera infinita, incalcolabile. È perciò evidente che l’anima non è una natura semplice, ma molteplice. Infatti nulla di ciò che è semplice è mutevole, ma qualsiasi creatura è mutevole.
Dio è Trinità, ma non per questo è triplice
7. 8. Dio invece riceve molti attributi: grande, buono, sapiente, beato, verace e ogni altro non indegno di lui. Ma la sua grandezza s’identifica con la sua sapienza (infatti non è grande per la sua mole, ma per la sua potenza), e la sua bontà è la stessa cosa che la sua sapienza e grandezza, e la stessa verità è la identica cosa che tutto questo. Ed in lui non è altra cosa l’essere beato e l’essere grande e sapiente, o vero, o buono, o semplicemente l’essere.
7. 9. Né perché è Trinità ne consegue che si debba ritenerlo triplice: altrimenti il Padre solo, o il Figlio solo sarebbero minori del Padre e Figlio insieme. Sebbene d’altra parte non si veda come si possa parlare di Padre solo e di Figlio solo, perché l’uno è sempre inseparabilmente con il Figlio, l’altro con il Padre; non che siano tutti e due Padre o tutti e due Figlio, ma perché sono sempre l’uno con l’altro, mai solo né l’uno né l’altro. Allo stesso modo noi diciamo un Dio "solo" la stessa Trinità, benché sia sempre in compagnia degli spiriti e delle anime sante, ma noi lo chiamiamo "solo" in quanto è Dio, perché questi non sono Dio con lui, altrettanto diciamo del Padre che è "solo", non perché sia separato dal Figlio, ma perché non sono Padre tutti e due insieme.
Nessun accrescimento in Dio per il numero
8. 9. Poiché dunque tanto grande è il Padre da solo o il Figlio da solo o lo Spirito Santo da solo, quanto il Padre il Figlio e lo Spirito Santo insieme, in nessun modo si deve dire triplice. I corpi crescono per addizione. Sebbene colui che si unisce alla sua sposa non faccia che un solo corpo 36, tuttavia questo è un corpo più grande che se fosse il corpo dell’uomo solo o della donna sola. Ma nelle cose spirituali, quando il più piccolo si unisce al più grande, come la creatura al Creatore, il primo diventa più grande di quello che era, non il secondo. Infatti in queste realtà la cui grandezza non è quantitativa, divenir più grande equivale a divenire migliore. Ora migliore si fa lo spirito creato aderendo al Creatore cui prima non aderiva, e in tanto anche più grande in quanto migliore. Chi dunque si unisce al Signore è un solo spirito 37, ma il Signore non diventa per questo più grande, sebbene lo diventi colui che al Signore si unisce. Ebbene in Dio stesso quando il Figlio, che è uguale al Padre, aderisce al Padre, che è uguale al Figlio, e lo Spirito Santo, che è loro uguale, aderisce al Padre e al Figlio, Dio non diviene più grande di ciascuno di loro, perché quella perfezione non può crescere in alcun modo. Perfetto tanto il Padre, tanto il Figlio, tanto lo Spirito Santo e perfetto Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, e perciò Trinità piuttosto che triplicità.
La Trinità è un solo vero Dio
9. 10. Poiché abbiamo mostrato in che modo il Padre possa dirsi solo, cioè nel senso che nella Trinità egli soltanto è Padre, dobbiamo esaminare l’affermazione che il solo vero Dio non è il Padre soltanto, ma il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Se qualcuno chiede: "Il Padre solo è Dio?" come rispondere che non lo è, a meno forse di dire: "Il Padre è Dio, ma non il solo Dio, perché il solo Dio è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo". Ma come interpreteremo allora la testimonianza del Signore? Egli parlava al Padre - e "Padre" era il nome che dava a colui al quale si rivolgeva - quando esclamò: Questa è la vita eterna: che conoscano te, unico vero Dio 38. Gli Ariani sono soliti interpretare quella affermazione nel senso che il Figlio non è vero Dio 39. Lasciando da parte costoro, occorre vedere se siamo obbligati a intendere questa espressione del Signore, rivolta al Padre: Che conoscano te solo Dio vero 40, nel senso che abbia voluto far intendere che il solo Padre è il vero Dio e metterci in guardia dal pensare che sono un solo Dio i Tre insieme: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Non è forse dunque basandoci sulla testimonianza del Signore che noi chiamiamo il Padre solo vero Dio, il Figlio solo vero Dio, lo Spirito Santo solo vero Dio e il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo insieme, cioè tutta la Trinità insieme, non tre veri dèi, ma l’unico vero Dio 41? O perché ha aggiunto: E colui che hai mandato, Gesù Cristo 42, si debbono sottintendere le parole: "unico vero Dio" e ordinare così la frase: "che conoscano te e colui che hai mandato Gesù Cristo, come l’unico vero Dio"? Perché allora non parla dello Spirito Santo? Forse perché ovunque si nomina una realtà unita ad un’altra con una pace così profonda che di queste due cose se ne fa una, si deve di conseguenza pensare a questa stessa pace, sebbene non sia menzionata? Infatti l’Apostolo sembra quasi passare sotto silenzio lo Spirito Santo, e tuttavia pensa a lui nel passo: Tutto è vostro, voi siete di Cristo e Cristo è di Dio 43; e altrove: Il capo della donna è l’uomo; il capo dell’uomo è Cristo; il capo di Cristo è Dio 44. Ma d’altra parte, se non sono Dio che queste tre Persone insieme, come può essere Dio il capo di Cristo, cioè come può essere la Trinità il capo di Cristo, dato che Cristo appartiene alla Trinità, perché vi sia la Trinità? Forse ciò che è il Padre congiuntamente con il Figlio, è capo di ciò che è il Figlio solo? Infatti il Padre è Dio in unione con il Figlio, ma il Figlio solo è Cristo, considerato soprattutto che è il Verbo fatto carne 45 che parla. È anche per questo suo umile stato che il Padre è più grande di lui, come lo afferma: Perché il Padre è più grande di me 46. Così lo stesso essere Dio, che il Verbo ha in comune con il Padre, è capo dell’uomo mediatore, che il Verbo solo è. Infatti se noi siamo nel giusto quando affermiamo che lo spirito è l’elemento principale dell’uomo, ossia, se così si può dire, che è il capo della sostanza umana pur essendo, l’uomo, uomo per il suo spirito; perché non è più esatto e molto preferibile affermare che il Verbo è, con il Padre, Dio insieme con lui, capo di Cristo, sebbene sia impossibile pensare il Cristo uomo 47, senza la presenza del Verbo fatto carne 48? Ma, come si è già detto, considereremo più attentamente questo punto più avanti. Per il momento abbiamo dimostrato, quanto più brevemente l’abbiamo potuto, l’uguaglianza, l’unità e l’identità sostanziale della Trinità affinché in qualunque modo si presenti la questione di cui si è appena parlato, e la cui discussione abbiamo rimandato per sottoporla ad un esame più attento, niente ci impedisca di riconoscere la suprema uguaglianza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Le proprietà delle Persone secondo Ilario
10. 11. Uno scrittore, volendo far comprendere in poche parole le proprietà di ciascuna delle Persone della Trinità disse: L’eternità è nel Padre, la forma nell’Immagine, la fruizione nel Dono 49. Si tratta di un uomo la cui autorità è grande nell’interpretazione delle Scritture e nella difesa della fede. È Ilario che ha scritto ciò nei suoi libri. Di questi termini: Padre, Immagine, Dono, eternità, forma, fruizione, ho scrutato, per quanto ne sono capace, il senso nascosto e non credo di essermi discostato dal suo pensiero a proposito della parola "eternità" intendendola così: Il Padre non ha un Padre da cui procede, il Figlio invece riceve dal Padre e la sua esistenza e la sua coeternità con lui. Se l’immagine infatti riproduce perfettamente la realtà di cui è immagine, è essa che si eguaglia alla realtà e non questa all’immagine. In questa immagine egli pone in risalto la forma, a causa, penso, della bellezza. In essa vi è una così perfetta proporzione, la suprema uguaglianza, la suprema rassomiglianza, senza alcuna differenza, senza nessuna specie di ineguaglianza, senza la minima dissomiglianza, ma una corrispondenza fino all’identità con la realtà di cui è immagine. In essa c’è la vita primale e suprema, per la quale vivere non è diverso dall’essere, ma la stessa cosa è l’essere e il vivere. In essa vi è l’intelligenza prima e suprema per la quale non è diverso vivere e intendere, ma intendere è vivere, è essere tutt’uno 50. Essa è come un verbo perfetto, cui nulla manchi, una specie di arte di Dio onnipotente e sapiente, piena di tutte le ragioni immutabili degli esseri viventi: tutte in essa sono un’unica cosa, come essa è qualcosa d’uno che ha origine dall’Uno con il quale è una sola cosa. In essa Dio conosce tutto ciò che ha fatto per mezzo di essa e così, mentre i tempi passano e si succedono, niente passa e niente si succede nella scienza di Dio. Infatti gli esseri creati, non sono conosciuti da Dio perché sono stati creati, ma piuttosto sono stati creati, anche se mutevoli, perché immutabilmente conosciuti da lui. Così quell’ineffabile amplesso del Padre e dell’Immagine non è senza fruizione, senza carità, senza gioia. Questa dilezione, questo diletto, questa felicità, o, diciamo, beatitudine, se tuttavia una parola umana può esprimerla adeguatamente, Ilario chiama in maniera concisa "fruizione" ed è nella Trinità lo Spirito Santo che non è generato, ma è la soavità del genitore e del generato e inonda con la sua liberalità, con la sua abbondanza immensa tutte le creature secondo la loro capacità, affinché conservino il loro ordine e riposino nei loro luoghi.
Vestigia della Trinità nelle creature
10. 12. Dunque tutte queste opere dell’arte divina presentano in sé una certa unità, forma ed ordine. Ognuna di queste costituisce qualcosa di uno, come le nature corporee e i caratteri delle anime; è costituita secondo una certa forma, come le figure e le qualità dei corpi, le teorie e le tecniche delle anime; persegue o tiene un determinato ordine, come i pesi e le posizioni dei corpi, gli amori ed i piaceri delle anime. È dunque necessario che, conoscendo il Creatore per mezzo delle sue opere 51, ci eleviamo alla Trinità, di cui la creazione, in una certa e giusta proporzione, porta la traccia 52. È nella Trinità infatti che si trova la fonte suprema di tutte le cose, la bellezza perfetta, il gaudio completo. Così queste tre cose sembrano determinarsi da sé vicendevolmente e sono in se stesse infinite. Però quaggiù nelle cose corporee una cosa sola non è uguale a tre cose insieme e due cose sono più di una sola, mentre nella suprema Trinità una cosa sola è tanto grande quanto tre cose insieme, e due non sono maggiori di una. Inoltre sono in se stesse infinite. Così ciascuna di esse è in ciascuna delle altre, tutte sono in ciascuna, ciascuna in tutte, tutte in tutte e tutte sono una sola cosa. Colui che vede ciò anche parzialmente, anche per specchio, in enigma 53, goda di conoscere Dio, l’onori come Dio e gli renda grazie. Colui che non lo vede, si sforzi di vederlo per mezzo della pietà non di calunniare per la sua cecità. Perché c’è un solo Dio, ma è Trinità. Dunque non bisogna intendere come dette alla rinfusa queste parole: Dal quale, per mezzo del quale, nel quale sono tutte le cose 54, e non a molti dèi ma: a lui è la gloria nei secoli dei secoli. Amen 55.
1 - 1 Cor 1, 24.
2 - Cf. Ilario, De Trin. 1, 34; Ambrogio, De fide 1, 18, 120; 1, 19, 123; 4, 8, 79; 4, 9, 96; Prof. ariana et prof. cath. 10, 24; Eusebio da Vercelli, Trin. 5, 17-19.
3 - Ibid.
4 - Cf. Agostino, Retract. 1, 25: NBA, II; Eccli 1, 4.
5 - Cf. Eccli 1, 4.
6 - 1 Cor 1, 24.
7 - Cf. Eccli 1, 4.
8 - Gv 1, 1.
9 - Col 1, 15.
10 - Gv 1, 1.
11 - Cf. Cicerone, De fin. bon. mal. 4, 7, 16; 5, 12, 34; Sallustio, Iug. 2, 1; Lattanzio, Instit. 7, 5, 16.
12 - 1 Cor 1, 24.
13 - Gv 10, 30.
14 - Gv 17, 11.
15 - 1 Cor 3, 4.8.
16 - 1 Cor 6, 16.
17 - 1 Cor 6, 17.
18 - Cf. 1 Cor 2, 11-14; 3, 16; Gn 1, 2.
19 - Gv 17, 11.
20 - Gv 14, 28.
21 - Fil 2, 6.
22 - Gv 3, 6; 4, 24; 1 Cor 2, 11.
23 - 1 Cor 6, 17.
24 - Cf. Mt 14, 33; 16, 16; Mc 1, 1; 3, 12; Lc 1, 35; 4, 41; Gv 1, 34-49; 6, 70; 10, 36; 20, 31; 1 Gv 3, 8; 4, 15; 5, 5.
25 - Fil 2, 6.
26 - Ef 4, 3.
27 - Cf. Dt 6, 5; 10, 12; 11, 13; Mt 22, 37-38; Mc 12, 29-31; Lc 10, 27; Gv 13, 34; 15, 12-17; Lv 19, 18; Rm 13, 9; Gal 5, 14; Gc 2, 8.
28 - Mt 22, 40.
29 - Rm 11, 36.
30 - 1 Cor 6, 17.
31 - Sal 72, 28.
32 - Sal 72, 27.
33 - 1 Gv 4, 16.
34 - Fil 2, 6.
35 - 1 Gv 4, 8.
36 - Ef 5, 31; Gn 2, 24; 1 Cor 6, 16.
37 - 1 Cor 6, 17.
38 - Gv 17, 3.
39 - Cf. Tomus Damasi, Anath. 12.
40 - Gv 17, 3.
41 - Cf. Tomus Damasi, Anath. 24-25.
42 - Gv 17, 3.
43 - 1 Cor 3, 22-23.
44 - 1 Cor 11, 3.
45 - Gv 1, 14.
46 - Gv 14, 28.
47 - 1 Tm 2, 5.
48 - Gv 1, 14.
49 - Ilario, De Trin. 2, 1, 1.
50 - Cf. Mario Vittorino, Adv. Arium 4, 16; 21; 22.
51 - Rm 1, 20.
52 - Eccli 50, 31.
53 - 1 Cor 13, 12.
54 - Rm 11, 36; 1 Cor 8, 6.
55 - Rm 11, 36.
24 - Gesù giunge alla riva del Giordano dove viene battezzato da san Giovanni.
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca974. Il nostro Salvatore, lasciata Maria nella sua povera abitazione a Nazaret senza alcuna presenza umana e dedita soltanto ad esercizi di infiammato fervore, proseguì il viaggio verso il Giordano, dove il suo precursore Giovanni stava predicando e battezzando vicino a Betania, luogo situato dall'altra parte del fiume, detto anche Betabara. Fin dai primi passi del suo cammino, alzò gli occhi al Padre e con ardore gli offrì tutto ciò che di nuovo incominciava a compiere per gli uomini: le fatiche, le sofferenze, la passione e la morte di croce, che per loro voleva subire abbandonato al beneplacito divino. Gli offrì anche il dolore naturale che sentì come vero figlio obbediente nell'allontanarsi dalla Madre, e nel privarsi della sua dolce compagnia durata ventinove anni. Egli avanzava solo, senza sfarzo e senza seguito: il supremo Re dei re e Signore dei signoriz si muoveva come uno sconosciuto, non ossequiato dai suoi stessi vassalli, che pur dipendevano da lui per il fatto che solo la sua volontà li aveva chiamati all'esistenza e li faceva sussistere. L'estrema povertà unita ai disagi e alle scomodità era il suo solo bagaglio regale.
975. Ora, gli evangelisti passarono sotto silenzio queste opere del Maestro e le relative circostanze tanto degne di attenzione, nonostante si fossero realmente verificate. Inoltre, la nostra rozza dimenticanza si è così male assuefatta che non gradisce neppure quelle che essi ci lasciarono scritte; pertanto, noi non consideriamo affatto l'immensità dei nostri doni, né di quell'amore senza misura che così copiosamente ci arricchì e che con tanti vincoli di squisito affetto ci volle attirare a sé. Oh, carità infinita dell'Unigenito! Quanto poco conosciuto e ancor meno gradito è questo vostro sentimento! Perché, mio dolce diletto, tante tenerezze e pene per chi non soltanto non sente il bisogno di voi, ma nemmeno sente di dover corrispondere o porre attenzione ai vostri favori, come se fossero inganni e burle? Oh, cuore umano, più villano e feroce d'una fiera! Chi ti rende così ostinato? Chi ti trattiene? Chi ti opprime e ti appesantisce a tal punto da impedirti di aprirti con totale gratitudine al tuo benefattore? Oh, incanto ed accecamento deplorabile degli intelletti dei mortali! Quale atroce letargo è questo che voi soffrite? Chi ha cancellato dalla vostra mente verità così infallibili e grazie così memorabili a danno della vostra autentica letizia? Se siamo di carne, e se questa è tanto sensibile, chi ci ha resi insensibili e duri più delle stesse pietre e rocce inanimate? Perché non ci risvegliamo e non recuperiamo i sensi per udire le voci che evocano i benefici del nostro riscatto? Alle parole del Profeta le ossa inaridite tornarono in vita e si mossero; noi invece resistiamo a quelle di colui che a tutto dà vita. Tanto può la nostra fragilità e la nostra negligenza!
976. Accogliete almeno ora questo vile verme, che strisciando per terra viene incontro ai vostri passi leggiadri, mentre lo cercate. Con essi mi innalzate alla certezza di ritrovare in voi verità, via, amorevolezza e salvezza eterna. Non ho, tesoro mio, da darvi altro per contraccambio, se non la vostra bontà, il vostro amore e l'esistenza che ho ricevuto. Nessun'altra cosa che non sia voi stesso può essere il premio di quel bene illimitato che per me avete operato. Assetata del vostro affetto, esco sulla strada e vengo verso di voi: nella vostra benevolenza, vi prego di non distogliere e allontanare la vista da questa povera che voi, sovrano di clemenza, desiderate con premura e sollecitudine. Vita dell'anima mia e anima della mia vita, se non fui così fortunata da essere degna di vedervi di persona in quel secolo felicissimo, sono almeno figlia della vostra Chiesa, sono membro del corpo mistico e di questa congregazione di fedeli. Vivo in un mondo pericoloso, in una carne debole, in tempi di calamità e di tribolazioni, ma grido a voi dal profondo di me stessa e sospiro nell'intimo per i vostri meriti infiniti: che io ne avrò parte, me lo attesta la santa fede, me lo assicura la speranza e me ne dà diritto la carità. Guardate, dunque, questa vostra umile serva, rendetemi grata per tanta generosità, tenera e costante, e tutta conforme a quello che più è gradito alla vostra volontà.
977. Gesù proseguì il suo cammino, moltiplicando in diverse regioni i mirabili prodigi delle sue antiche misericordie con ciò che compì nei corpi e nelle anime di molti bisognosi, ma sempre in modo nascosto; solo con il battesimo, infatti, ebbe inizio la pubblica dimostrazione della sua potenza divina. Prima di presentarsi al Battista, egli irradiò in lui una luce e un'esultanza nuove, tali da rinnovarne ed elevarne lo spirito. Giovanni, ravvisando in sé questi effetti, pieno di stupore affermò: «Che arcano è questo? Quali presagi racchiude del mio bene? A dire il vero, dal momento in cui mi fu manifesta la presenza del mio Signore nel grembo di mia madre, non ho mai più provato nulla di simile. È solo un caso o è forse vicino a me il Salvatore del mondo?». Questo suscitò in lui una visione intellettuale, nella quale gli fu rivelato con maggior chiarezza il mistero dell'unione ipostatica nel Verbo, insieme agli altri concernenti la redenzione umana. Ed in virtù di ciò rese le due testimonianze riportate dall'Evangelista: la prima mentre Cristo si trovava nel deserto e la seconda quando questi ritornò al Giordano; l'una alla domanda dei giudei e l'altra quando disse: «Ecco l'agnello di Dio». All'epoca in cui gli fu ordinato di iniziare il suo ministero, aveva penetrato già grandi segreti, ma fu proprio in questa occasione che intuì che l'Unigenito stava venendo per farsi battezzare.
978. Ed ecco che tra la folla si fece avanti sua Maestà e gli si accostò per essere battezzato come uno qualunque tra gli astanti. Il precursore lo riconobbe e, prostrato ai suoi piedi, trattenendolo lo interrogò: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Come riferisce san Matteo, gli fu risposto: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Sia con questa resistenza sia col chiedergli il battesimo, egli diede ad intendere di aver compreso che costui era il vero Messia. Questo del resto non è smentito da quanto si legge nei testi sacri, cioè che annunciò: «Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio». La ragione per cui non vi è contraddizione tra queste parole e quelle del primo evangelista è che la voce dall'alto si udì allorché Giovanni ebbe la visione cognitiva di cui ho già riferito, mentre fino ad allora non aveva visto il Redentore di persona e perciò aveva detto che non lo conosceva; lo conobbe quando lo incontrò al fiume e, poiché non lo vide solo con gli occhi del corpo, ma anche con la luce della manifestazione interiore, gli si stese innanzi.
979. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: si aprirono i cieli ed egli scorse lo Spirito Santo scendere in forma di colomba sul suo capo, e si sentì la voce dell'Eterno che proclamava: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Ciò fu ascoltato da molti degli astanti, quelli che furono degni di avere una grazia così singolare. Anch'essi scorsero il Paràclito, e tale attestazione fu la più importante che potesse farsi della divinità del nostro Maestro, tanto come atto del Padre che lo riconosceva come figlio, quanto come testimonianza in se stessa, quale piena rivelazione di Cristo come vero Dio uguale a lui nella sostanza e nelle perfezioni infinite. E proprio il sommo sovrano volle essere il primo a rendere tale testimonianza per conferire con questa validità a tutte le altre che successivamente si sarebbero date sulla terra. Ciò fu segno anche di un altro mistero: con una simile dichiarazione egli quasi si disobbligava nei suoi confronti attribuendogli autorità davanti agli uomini, per compensarlo dell'umiliazione di ricevere il battesimo, che serviva per riscattare dalle colpe, da cui il Verbo incarnato essendo senza macchia era esente.
980. L 'Unigenito con la sua obbedienza offrì all'Altissimo questa esperienza vissuta insieme ai rei, sia per confessarsi inferiore a lui nella natura umana comune agli altri discendenti di Adamo, sia per istituire così tale sacramento, che in virtù dei suoi meriti avrebbe lavato i peccati del mondo. Accettando di abbassarsi per primo a ricevere il battesimo, domandò ed ottenne un perdono generale per tutti coloro ai quali esso sarebbe stato impartito, supplicandolo in loro favore affinché fossero liberati dalla schiavitù del demonio, e venissero rigenerati nello Spirito alla vita nuova di figli adottivi dell'Onnipotente e di suoi fratelli. Nella sua prescienza sapeva che le trasgressioni nel corso della storia passata, presente e futura avrebbero impedito questo rimedio così soave e sicuro per la nostra salvezza, ma egli ce lo guadagnò con giustizia, perché fosse gradito all'Eterno e la sua equità fosse adempiuta, anche se conosceva che un gran numero di mortali l'avrebbero reso infruttuoso e che a tantissimi altri non sarebbe stato impartito. Rimosse questi ostacoli, poiché con i suoi meriti soddisfò tutto ciò che gli altri si sarebbero resi indegni di acquisire, umiliandosi fino ad assumere la condizione di peccatore sebbene fosse innocente. Tali arcani erano racchiusi in quello che egli disse a Giovanni: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». La voce del Padre e lo Spirito Santo discesero per accreditarlo e ricompensarlo, approvando il battesimo e gli effetti da esso derivanti. Così il Redentore fu riconosciuto come vero Figlio di Dio, e furono rivelate insieme le tre Persone, nel cui nome doveva celebrarsi il nuovo rito.
981. Il precursore fu colui che allora ebbe la parte migliore di tali meraviglie e delle loro conseguenze, perché non solamente lo battezzò e vide scendere su di lui il Paràclito con un fascio di luce celeste e una moltitudine immensa di angeli, ma anche perché udì e comprese le parole dell'Altissimo e gli furono svelati altri misteri nella visione intellettuale suddetta. Da ultimo, oltre a tutto ciò, ricevette il battesimo dallo stesso Gesù. A tale riguardo il Vangelo, pur riferendo solo che egli lo chiese, non nega che lo ottenne, perché senza dubbio il Maestro gli diede il medesimo che istituì fin d'allora, anche se ordinò successivamente il suo uso comune e lo impose agli apostoli dopo la risurrezione. Mi è stato inoltre manifestato che lo impartì pure a Maria prima della sua promulgazione, in cui ne dichiarò la formula, e che il Battista fu il primogenito del battesimo del Salvatore e della nuova Chiesa da lui fondata a partire da questo grande sacramento. Per mezzo di esso gli fu impresso il carattere di cristiano e fu ricolmo di ogni grazia, benché fosse immune dalla colpa originale, essendo già stato giustificato prima della nascita. E quello che sua Maestà gli rispose non fu un negarglielo, ma solo un rinviarlo ad un secondo momento affinché lo ricevesse per primo, così da adempiere la giustizia; subito dopo infatti lo battezzò e gli diede la sua benedizione, e poi si recò nel deserto.
982. Ritorno ora al mio intento e alle opere della nostra Regina. Non appena il Verbo incarnato fu battezzato, ella, pur essendo illuminata su ciascuna delle sue azioni, ebbe notizia di quanto era accaduto al Giordano dai ministri superni che lo assistevano, i quali facevano parte del gruppo di quelli che portavano le insegne della sua passione. L'accortissima Madre, animata da incomparabile gratitudine, compose nuovi inni e cantici di lode e imitò le sue orazioni e i suoi atti di umiltà, facendone molti altri, e accompagnandolo e seguendolo in ognuno di essi. In particolare pregò con fervorosa carità per tutti i credenti, perché approfittassero di tale sacramento e perché questo fosse propagato nel mondo intero. Dopo aver elevato tali suppliche, si diede premura di invitare i messaggeri celesti, affinché l'aiutassero a magnificarlo per essersi così abbassato.
Insegnamento della Regina del cielo
983. Carissima, molte volte ti ho ripetuto e palesato quanto Cristo compì per la salvezza del genere umano e quanto io apprezzassi tutto questo e ne fossi riconoscente; dunque, puoi ben capire quanto il sommo sovrano gradisca la tua fedelissima sollecitudine e corrispondenza e quali beni siano nascosti in ciò. Sei povera nella casa del Signore, corrotta e abietta come la polvere, e tuttavia io esigo che tu renda grazie per l'affetto che egli ebbe per i mortali e per la legge santa, immacolata, clemente e perfetta che diede per il loro riscatto. In particolare sii grata per l'istituzione del battesimo, in virtù del quale essi sono liberati dal dominio di satana, rigenerati quali figli dell'Eterno e muniti della grazia che li rende giusti e dona loro la forza di non peccare più. Questo è davvero un obbligo che vale per ciascun essere vivente, ma, poiché viene dimenticato quasi del tutto, io sollecito te, affinché sul mio esempio a nome di tutti ti mostri debitrice come se tu sola lo fossi. Ed in effetti è così, almeno riguardo ad alcune speciali elargizioni dell'Onnipotente, poiché verso nessuno egli è stato generoso come con te. Quando fu fondata la nuova alleanza e furono istituiti i sacramenti, tu eri presente nella sua memoria e nell'amore con il quale ti chiamò ed elesse ad essere membro del corpo mistico, perché come tale tu fossi nutrita con il frutto del suo sangue.
984. L 'Autore della vita, come un saggio e prudente architetto, per fondare la sua santa Chiesa e per porre la prima pietra dell'edificio attraverso il battesimo, si umiliò, pregò, implorò e adempì ogni giustizia, riconoscendo la sua inferiorità al cospetto del Padre. Sebbene fosse vero Dio, non disdegnò in quanto uomo di piegarsi fino al nulla, quel nulla da cui fu creata la sua purissima anima e prese forma la sua umanità. Sino a che punto ti devi mortificare tu che hai commesso delle colpe e vali meno della cenere che si calpesta? Confessa, dunque, che meriti il castigo, lo sdegno e l'ira di tutti. Nessuno che offese sua Maestà potrebbe dire in verità che gli venga recato danno e fatta ingiustizia anche se gli sopravvenissero tutte le tribolazioni e le afflizioni dall'inizio sino alla fine del mondo. Dal momento che tutti peccarono in Adamo, quanto devono sottomettersi pazientemente fino a che non li tocchi la mano dell'Altissimo! E quand'anche tu sopportassi tutte le pene dei cristiani con cuore umile e mettessi in pratica perfettamente le mie ammonizioni e i miei insegnamenti, dovresti considerarti una serva inutile che ha fatto solo il suo dovere. Quanto più allora devi umiliarti dal profondo, ogni qual volta vieni meno al tuo impegno, e ti attardi nel contraccambiare e nel ringraziare? Io desidero che tu lo faccia per te e per tutti gli altri. Prepara dunque a ciò il tuo animo, abbassandoti sino alla polvere, senza opporre resistenza né mai darti per soddisfatta fino a che il Redentore non ti accolga come figlia e ti dichiari come tale alla sua presenza nella visione eterna della celeste e trionfante Gerusalemme.
15 novembre 1978 - CHI E' IL PIU' FORTE?
Mons. Ottavio Michelini
Figlio mio scrivi, sono Gesù che intendo continuare il discorso su fatti, cose e caos dell'ora presente riferentesi all'umanità ma in particolare alla Mia Chiesa.
In questi ultimi messaggi ti ho parlato di come e con quali armi il mondo invisibile dei Demoni è riuscito ad asservire a se Chiesa e popoli, e ora prevengo l'obbiezione di molti che stando così le cose si chiedono, allora chi è il più forte?
Tu sai già chi è il più forte, ma non lo sanno che in pochi ecco quindi il perché di questi messaggi, perché si faccia luce ove è tenebre e si tolga il velo caduto sugli occhi degli uomini irriflessivi e abulici che hanno usato ben poco il lume della ragione e ancora meno il lume della Fede, spenta ancora prima di svilupparsi, perché possano rendersi conto delle grandi e sublimi realtà in cui sono immersi e di cui non hanno saputo avvantaggiarsene.
Hanno cercato ovunque ma...non hanno guardato dentro
Come un perseguitato che riesce a sfuggire ai persecutori che lo inseguono e affamato e stanco arriva in una grande casa ove si rifugia, è sfuggito sì ai suoi nemici, ma ora fame e sete lo mordono ed egli allora cerca ovunque senza trovare nulla né da mangiare né da bere per cui la sua situazione si è fatta difficile perché se esce è braccato e se rimane dentro è la fame... ma egli però ha cercato ovunque meno che nella " dispensa " ricolma di ogni buon alimento!
Così sono gli uomini e i popoli di questo secolo incredulo, essi hanno cercato e frugato ovunque per cercare una soluzione ai loro problemi: hanno cercato e frugato nelle (p. 64) ideologie politiche, nella scienza, in nuove filosofie, nelle scoperte, nei viaggi, nei piaceri, nelle rivoluzioni e perfino nelle guerre, ma non hanno trovato nulla!
Essi non hanno guardato dentro l'unica camera del loro rifugio sulla terra, quella del soprannaturale, vera dispensa ricolma di ogni bene capace di saziare la fame e la sete che li mordono internamente.
Quante scoperte, quanti ritrovati ed invenzioni ma purtroppo non hanno scoperto il soprannaturale da cui solo potevano attingere tutto ciò che era necessario per appagare le loro grandi aspirazioni di felicità, di vera libertà, di giustizia e di amore.
Popoli e singoli uomini hanno cercato la luce e sono invece sprofondati in tenebre sempre più oscure, oggi poi popoli e Chiesa sono avvolti dalle tenebre fittissime della gelosia, della paura; hanno cercato l'amore e hanno trovato l'odio; hanno cercato la pace e hanno trovato guerre e rivoluzioni; hanno cercato la giustizia e debbono subire il sopruso delle più cupe ingiustizie... insuperbiti credevano di avere in mano la chiave magica della felicità ed invece si accorgono di essere nel malcontento e nella infelicità.
Questo è ciò che è successo per le generazioni del 20° secolo che hanno preteso di mettere in disparte Dio Onnipotente Onnisciente Onnipresente e, non solo di metterlo in disparte, ma di potersi impunemente sostituire a Lui mettendosi anzi direttamente contro Dio deridendolo e organizzandosi con " le leghe dei senza Dio ".
Nella purificazione coinvolta l'Intera Umanità
Bisogna proprio essere ciechi per non ravvisare in questo grandioso movimento marxista materialista una presa di posizione come quella che ci fu agli albori dei tempi tra le potenze oscure delle tenebre e le Potenze della Luce!
Per questo figlio mio ebbi a dirti altre volte che l'ora della purificazione sarà tale che non ha riscontro nella storia dell'umanità infatti, nel conflitto sempre in atto tra gli (p. 66) angeli neri della ribellione e quelli della Luce fedeli a Dio, sarà coinvolta l'intera umanità, non solo l'umanità vivente sulla terra, ma " tutta " l'umanità, andata salva in Paradiso o andata perduta nell'Inferno.
Figlio mio siamo al culmine della più grande crisi e proprio mentre le apparenze ti fanno vedere il non plus ultra della civiltà e del progresso, la realtà è ben diversa.
In altre occasioni figlio mio ebbi a dirti che se ti facessi vedere ciò che sta dietro la facciata della Mia Chiesa ne moriresti all'istante, oggi aggiungo che se ti facessi vedere ciò che sta dietro al sipario del mondo parimenti non potresti sopravvivere neppure un attimo.
Ti ripeto che il gigantesco e mostruoso inganno perpetrato da Satana a danno della vivente umanità non ha precedenti e solo l'immensa nube di male che la ricopre le impedisce di rendersi conto di questa tragica realtà.
Oh si, ridano pure gli uomini, proclamino pure il loro stolto scetticismo non fanno che destare in chi vede e capisce tanta amara commiserazione!
Figlio mio tu vedi e capisci gli effetti della superbia " radix omnium malorum " e vedi anche quanta verità nelle parole dello Spirito Santo perciò prega per approfondire in te l'umiltà " radix omnium bonorum ".
Ti benedico figlio e con te benedico tutti coloro che camminano dinnanzi a Dio in umiltà di spirito;
in verità, in verità ti dico, questi vedranno Dio. (p. 67)