Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Le aridità  dello spirito apportano maggior utilità , quando non si desidera d'esserne completamente liberi. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 16° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 3

1Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène,2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.3Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati,4com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

'Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate' i suoi 'sentieri!'
5'Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.'
6'Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!'

7Diceva dunque alle folle che andavano a farsi battezzare da lui: "Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all'ira imminente?8Fate dunque opere degne della conversione e non cominciate a dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per padre! Perché io vi dico che Dio può far nascere figli ad Abramo anche da queste pietre.9Anzi, la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco".
10Le folle lo interrogavano: "Che cosa dobbiamo fare?".11Rispondeva: "Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto".12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: "Maestro, che dobbiamo fare?".13Ed egli disse loro: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato".14Lo interrogavano anche alcuni soldati: "E noi che dobbiamo fare?". Rispose: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe".15Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo,16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.17Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile".
18Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.

19Ma il tetrarca Erode, biasimato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le scelleratezze che aveva commesso,20aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione.

21Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì22e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".

23Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli,24figlio di Mattàt, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innài, figlio di Giuseppe,25figlio di Mattatìa, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggài,26figlio di Maat, figlio di Mattatìa, figlio di Semèin, figlio di Iosek, figlio di Ioda,27figlio di Ioanan, figlio di Resa, figlio di Zorobabèle, figlio di Salatiel, figlio di Neri,28figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er,29figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattàt, figlio di Levi,30figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliacim,31figlio di Melèa, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natàm, figlio di Davide,32figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naàsson,33figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda,34figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor,35figlio di Seruk, figlio di Ragau, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala,36figlio di Cainam, figlio di Arfàcsad, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamech,37figlio di Matusalemme, figlio di Enoch, figlio di Iaret, figlio di Malleèl, figlio di Cainam,38figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.


Numeri 22

1Poi gli Israeliti partirono e si accamparono nelle steppe di Moab, oltre il Giordano verso Gèrico.
2Or Balak, figlio di Zippor, vide quanto Israele aveva fatto agli Amorrei3e Moab ebbe grande paura di questo popolo, che era così numeroso; Moab fu preso da spavento di fronte agli Israeliti.4Quindi Moab disse agli anziani di Madian: "Ora questa moltitudine divorerà quanto è intorno a noi, come il bue divora l'erba dei campi".
Balak, figlio di Zippor, era in quel tempo re di Moab.5Egli mandò messaggeri a Balaam, figlio di Beor, a Petor che sta sul fiume, nel paese dei figli di Amau, per chiamarlo e dirgli: "Ecco un popolo è uscito dall'Egitto; ricopre la terra e si è stabilito di fronte a me;6ora dunque, vieni e maledicimi questo popolo; poiché è troppo potente per me; forse così riusciremo a sconfiggerlo e potrò scacciarlo dal paese; so infatti che chi tu benedici è benedetto e chi tu maledici è maledetto".
7Gli anziani di Moab e gli anziani di Madian partirono portando in mano il salario dell'indovino; arrivati da Balaam, gli riferirono le parole di Balak.8Balaam disse loro: "Alloggiate qui stanotte e vi darò la risposta secondo quanto mi dirà il Signore". I capi di Moab si fermarono da Balaam.
9Ora Dio venne a Balaam e gli disse: "Chi sono questi uomini che stanno da te?".10Balaam rispose a Dio: "Balak, figlio di Zippor, re di Moab, mi ha mandato a dire:11Ecco, il popolo che è uscito dall'Egitto, ricopre la terra; ora vieni a maledirmelo; forse riuscirò così a batterlo e potrò scacciarlo".12Dio disse a Balaam: "Tu non andrai con loro, non maledirai quel popolo, perché esso è benedetto".
13Balaam si alzò la mattina e disse ai capi di Balak: "Andatevene al vostro paese, perché il Signore si è rifiutato di lasciarmi venire con voi".14I capi di Moab si alzarono, tornarono da Balak e dissero: "Balaam si è rifiutato di venire con noi".
15Allora Balak mandò di nuovo i capi, in maggior numero e più influenti di quelli di prima.16Vennero da Balaam e gli dissero: "Così dice Balak, figlio di Zippor: Nulla ti trattenga dal venire da me;17perché io ti colmerò di onori e farò quanto mi dirai; vieni dunque e maledicimi questo popolo".18Ma Balaam rispose e disse ai ministri di Balak: "Quand'anche Balak mi desse la sua casa piena d'argento e oro, non potrei trasgredire l'ordine del Signore, mio Dio, per fare cosa piccola o grande.19Nondimeno, trattenetevi qui anche voi stanotte, perché io sappia ciò che il Signore mi dirà ancora".
20Dio venne la notte a Balaam e gli disse: "Se quegli uomini sono venuti a chiamarti, alzati e va' con loro; ma farai ciò che io ti dirò".21Balaam quindi si alzò la mattina, sellò l'asina e se ne andò con i capi di Moab.
22Ma l'ira di Dio si accese perché egli era andato; l'angelo del Signore si pose sulla strada per ostacolarlo. Egli cavalcava l'asina e aveva con sé due servitori.23L'asina, vedendo l'angelo del Signore che stava sulla strada con la spada sguainata in mano, deviò dalla strada e cominciò ad andare per i campi. Balaam percosse l'asina per rimetterla sulla strada.24Allora l'angelo del Signore si fermò in un sentiero infossato tra le vigne, che aveva un muro di qua e un muro di là.25L'asina vide l'angelo del Signore, si serrò al muro e strinse il piede di Balaam contro il muro e Balaam la percosse di nuovo.26L'angelo del Signore passò di nuovo più avanti e si fermò in un luogo stretto, tanto stretto che non vi era modo di ritirarsi né a destra, né a sinistra.27L'asina vide l'angelo del Signore e si accovacciò sotto Balaam; l'ira di Balaam si accese ed egli percosse l'asina con il bastone.28Allora il Signore aprì la bocca all'asina ed essa disse a Balaam: "Che ti ho fatto perché tu mi percuota già per la terza volta?".29Balaam rispose all'asina: "Perché ti sei beffata di me! Se avessi una spada in mano, ti ammazzerei subito".30L'asina disse a Balaam: "Non sono io la tua asina sulla quale hai sempre cavalcato fino ad oggi? Sono forse abituata ad agire così?". Ed egli rispose: "No".31Allora il Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l'angelo del Signore, che stava sulla strada con la spada sguainata. Balaam si inginocchiò e si prostrò con la faccia a terra.32L'angelo del Signore gli disse: "Perché hai percosso la tua asina già tre volte? Ecco io sono uscito a ostacolarti il cammino, perché il cammino davanti a me va in precipizio.33Tre volte l'asina mi ha visto ed è uscita di strada davanti a me; se non fosse uscita di strada davanti a me, certo io avrei già ucciso te e lasciato in vita lei".34Allora Balaam disse all'angelo del Signore: "Io ho peccato, perché non sapevo che tu ti fossi posto contro di me sul cammino; ora se questo ti dispiace, io tornerò indietro".35L'angelo del Signore disse a Balaam: "Va' pure con quegli uomini; ma dirai soltanto quello che io ti dirò". Balaam andò con i capi di Balak.
36Quando Balak udì che Balaam arrivava, gli andò incontro a Ir-Moab che è sul confine dell'Arnon, all'estremità del confine.37Balak disse a Balaam: "Non ti avevo forse mandato a chiamare con insistenza? Perché non sei venuto da me? Non sono forse in grado di farti onore?".38Balaam rispose a Balak: "Ecco, sono venuto da te; ma ora posso forse dire qualsiasi cosa? La parola che Dio mi metterà in bocca, quella dirò".39Balaam andò con Balak e giunsero a Kiriat-Cusot.40Balak immolò bestiame grosso e minuto e mandò parte della carne a Balaam e ai capi che erano con lui.
41La mattina Balak prese Balaam e lo fece salire a Bamot-Baal, da dove si vedeva un'estremità dell'accampamento del popolo.


Giobbe 31

1Avevo stretto con gli occhi un patto
di non fissare neppure una vergine.
2Che parte mi assegna Dio di lassù
e che porzione mi assegna l'Onnipotente dall'alto?
3Non è forse la rovina riservata all'iniquo
e la sventura per chi compie il male?
4Non vede egli la mia condotta
e non conta tutti i miei passi?
5Se ho agito con falsità
e il mio piede si è affrettato verso la frode,
6mi pesi pure sulla bilancia della giustizia
e Dio riconoscerà la mia integrità.
7Se il mio passo è andato fuori strada
e il mio cuore ha seguito i miei occhi,
se alla mia mano si è attaccata sozzura,
8io semini e un altro ne mangi il frutto
e siano sradicati i miei germogli.
9Se il mio cuore fu sedotto da una donna
e ho spiato alla porta del mio prossimo,
10mia moglie macini per un altro
e altri ne abusino;
11difatti quello è uno scandalo,
un delitto da deferire ai giudici,
12quello è un fuoco che divora fino alla
distruzione
e avrebbe consumato tutto il mio raccolto.
13Se ho negato i diritti del mio schiavo
e della schiava in lite con me,
14che farei, quando Dio si alzerà,
e, quando farà l'inchiesta, che risponderei?
15Chi ha fatto me nel seno materno, non ha fatto
anche lui?
Non fu lo stesso a formarci nel seno?
16Mai ho rifiutato quanto brama il povero,
né ho lasciato languire gli occhi della vedova;
17mai da solo ho mangiato il mio tozzo di pane,
senza che ne mangiasse l'orfano,
18poiché Dio, come un padre, mi ha allevato fin
dall'infanzia
e fin dal ventre di mia madre mi ha guidato.
19Se mai ho visto un misero privo di vesti
o un povero che non aveva di che coprirsi,
20se non hanno dovuto benedirmi i suoi fianchi,
o con la lana dei miei agnelli non si è riscaldato;
21se contro un innocente ho alzato la mano,
perché vedevo alla porta chi mi spalleggiava,
22mi si stacchi la spalla dalla nuca
e si rompa al gomito il mio braccio,
23perché mi incute timore la mano di Dio
e davanti alla sua maestà non posso resistere.
24Se ho riposto la mia speranza nell'oro
e all'oro fino ho detto: "Tu sei la mia fiducia";
25se godevo perché grandi erano i miei beni
e guadagnava molto la mia mano;
26se vedendo il sole risplendere
e la luna chiara avanzare,
27si è lasciato sedurre in segreto il mio cuore
e con la mano alla bocca ho mandato un bacio,
28anche questo sarebbe stato un delitto da tribunale,
perché avrei rinnegato Dio che sta in alto.
29Ho gioito forse della disgrazia del mio nemico
e ho esultato perché lo colpiva la sventura,
30io che non ho permesso alla mia lingua di peccare,
augurando la sua morte con imprecazioni?
31Non diceva forse la gente della mia tenda:
"A chi non ha dato delle sue carni per saziarsi?".
32All'aperto non passava la notte lo straniero
e al viandante aprivo le mie porte.
33Non ho nascosto, alla maniera degli uomini, la mia
colpa,
tenendo celato il mio delitto in petto,
34come se temessi molto la folla,
e il disprezzo delle tribù mi spaventasse,
sì da starmene zitto senza uscire di casa.
35Oh, avessi uno che mi ascoltasse!
Ecco qui la mia firma! L'Onnipotente mi risponda!
Il documento scritto dal mio avversario
36vorrei certo portarlo sulle mie spalle
e cingerlo come mio diadema!
37Il numero dei miei passi gli manifesterei
e mi presenterei a lui come sovrano.
38Se contro di me grida la mia terra
e i suoi solchi piangono con essa;
39se ho mangiato il suo frutto senza pagare
e ho fatto sospirare dalla fame i suoi coltivatori,
40in luogo di frumento, getti spine,
ed erbaccia al posto dell'orzo.


Salmi 45

1'Al maestro del coro. Su "I gigli...". Dei figli di Core.'
'Maskil. Canto d'amore.'

2Effonde il mio cuore liete parole,
io canto al re il mio poema.
La mia lingua è stilo di scriba veloce.

3Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo,
sulle tue labbra è diffusa la grazia,
ti ha benedetto Dio per sempre.
4Cingi, prode, la spada al tuo fianco,
nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte,
5avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.
6La tua destra ti mostri prodigi:
le tue frecce acute
colpiscono al cuore i nemici del re;
sotto di te cadono i popoli.

7Il tuo trono, Dio, dura per sempre;
è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
8Ami la giustizia e l'empietà detesti:
Dio, il tuo Dio ti ha consacrato
con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.

9Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia,
dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre.

10Figlie di re stanno tra le tue predilette;
alla tua destra la regina in ori di Ofir.

11Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio,
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
12al re piacerà la tua bellezza.
Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui.
13Da Tiro vengono portando doni,
i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.

14La figlia del re è tutta splendore,
gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.
15È presentata al re in preziosi ricami;
con lei le vergini compagne a te sono condotte;
16guidate in gioia ed esultanza
entrano insieme nel palazzo del re.

17Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai capi di tutta la terra.
18Farò ricordare il tuo nome
per tutte le generazioni,
e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre.


Amos 6

1Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Questi notabili della prima tra le nazioni,
ai quali si recano gli Israeliti!2Passate a Calnè e guardate,
andate di lì ad Amat la grande
e scendete a Gat dei Filistei:
siete voi forse migliori di quei regni
o è più grande il vostro territorio del loro?
3Voi credete di ritardare il giorno fatale
e affrettate il sopravvento della violenza.
4Essi su letti d'avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
5Canterellano al suono dell'arpa,
si pareggiano a David negli strumenti musicali;
6bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
7Perciò andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l'orgia dei buontemponi.

8Ha giurato il Signore Dio, per se stesso!
Oracolo del Signore, Dio degli eserciti.
Detesto l'orgoglio di Giacobbe,
odio i suoi palazzi,
consegnerò la città e quanto contiene.
9Se sopravviveranno in una sola casa dieci uomini,
anch'essi moriranno.
10Lo prenderà il suo parente e chi prepara il rogo,
portando via le ossa dalla casa,
egli dirà a chi è in fondo alla casa:
"Ce n'è ancora con te?".
L'altro risponderà: "No".
Quegli dirà: "Zitto!": non si deve menzionare
il nome del Signore.
11Poiché ecco: il Signore comanda
di fare a pezzi la casa grande
e quella piccola di ridurla in frantumi.
12Corrono forse i cavalli sulle rocce
e si ara il mare con i buoi?
Poiché voi cambiate il diritto in veleno
e il frutto della giustizia in assenzio.
13Voi vi compiacete di Lo-debàr dicendo:
"Non è per il nostro valore che abbiam preso Karnàim?".
14Ora ecco, io susciterò contro di voi, gente d'Israele,
- oracolo del Signore, Dio degli eserciti -
un popolo che vi opprimerà dall'ingresso di Amat
fino al torrente dell'Araba.


Lettera ai Galati 5

1Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.2Ecco, io Paolo vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla.3E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge.4Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia.5Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo.6Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità.
7Correvate così bene; chi vi ha tagliato la strada che non obbedite più alla verità?8Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama!9Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta.10Io sono fiducioso per voi nel Signore che non penserete diversamente; ma chi vi turba, subirà la sua condanna, chiunque egli sia.11Quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? È dunque annullato lo scandalo della croce?12Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano.

13Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri.14Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: 'amerai il prossimo tuo come te stesso'.15Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!
16Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne;17la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
18Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge.19Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio,20idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni,21invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio.22Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;23contro queste cose non c'è legge.
24Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri.25Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.26Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.


Capitolo XXVIII: Contro le linguacce denigratrici

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O figlio, non sopportare di mal animo se certuni danno un cattivo giudizio su di te e dicono, nei tuoi confronti, parole che non ascolti con piacere. Il tuo giudizio su te stesso deve essere ancora più grave; devi credere che non ci sia nessuno più debole di te. Se terrai conto massimamente dell'interiorità, non darai molto peso a parole che volano; giacché, nei momenti avversi, è prudenza, e non piccola, starsene in silenzio, volgendo l'animo a me, senza lasciarsi turbare dal giudizio della gente. La tua pace non riposi nella parola degli uomini. Che questi ti abbiano giudicato bene o male, non per ciò sei diverso.

Dove sta la vera pace, dove sta la vera gloria? Non forse in me? Godrà di grande pace chi non desidera di piacere agli uomini, né teme di spiacere ad essi. E' appunto da un tale desiderio, contrario al volere di Dio, e da un tale vano timore, che nascono tutti i turbamenti del cuore e tutte le deviazioni degli affetti.


DISCORSO 332 NEL NATALE DEI MARTIRI

Discorsi - Sant'Agostino

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Perché i martiri sono amici di Cristo. L'amore reciproco in vista del regno dei cieli.

1. Quando veneriamo i martiri, rendiamo onore ad amici di Dio. Volete sapere che cosa ha fatto di loro degli amici di Dio? Lo indica Cristo stesso; afferma infatti: Questo è il mio comandamento, che vi amiate a vicenda 1. Si amano a vicenda quelli che intervengono insieme agli spettacoli degli istrioni; si amano a vicenda quelli che si trovano insieme a ubriacarsi nelle bettole; si amano a vicenda quelli che accomuna una cattiva coscienza. Cristo dovette fare perciò una distinzione nell'amore quando ebbe a dire: Questo è il mio comandamento, che vi amiate a vicenda. In realtà, la fece; ascoltate. Dopo aver detto: Questo è il mio comandamento, che vi amiate a vicenda, subito aggiunse: come io vi ho amato 2. Amatevi a vicenda così, per il regno di Dio, per la vita eterna. Siate insieme ad amare, amate me, però. Vi amerete reciprocamente se vi unisce l'amore per un istrione; sarà maggiore il vostro amore reciproco se vi unisce l'amore per colui che non può farvi scontenti, il Salvatore.

Fino a che punto ci dobbiamo amore reciproco.

2. Il Signore proseguì ancora e continuò a istruire, quasi gli avessimo chiesto: E in che modo ci hai amati, per sapere come dobbiamo amarci tra noi? Ascoltate: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici 3. Amatevi a vicenda in modo da offrire ciascuno la vita per gli altri. I martiri infatti misero in pratica questo di cui parla anche l'evangelista Giovanni nella sua lettera: Come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli 4. Accostatevi alla mensa del Potente: voi fedeli ben sapete a quale mensa vi accostate; richiamate alla memoria le parole della Scrittura: Quando siedi davanti alla mensa di un potente, considera che tu devi preparare altrettanto 5. A quale mensa di potente ti accosti? A quella in cui egli ti porge se stesso, non a mensa imbandita dalla perizia di cuochi. Cristo ti porge il suo cibo, vale a dire, se stesso. Accostati a tale mensa e saziati. Sii povero e ti sazierai. I poveri mangeranno e si sazieranno 6. Considera che tu devi preparare altrettanto. Per capire, segui il commento di Giovanni. Forse infatti ignoravi che significa: Quando siedi alla mensa di un potente, considera che tu devi preparare altrettanto 7. Ascolta il commento dell'Evangelista: Come Cristo ha dato la vita per noi, così anche noi dobbiamo preparare altrettanto. Che vuol dire 'preparare altrettanto'? Dare la vita per i fratelli 8.

La carità è dono di Dio.

3. Per saziarti, ti sei accostato povero; come ti procurerai l'altrettanto da preparare? Fanne richiesta proprio a chi ti ha invitato, per avere di che dargli in cibo. Niente avrai se non te l'avrà dato egli stesso. Ma possiedi già un po' di carità? Non attribuirla a te stesso: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? 9 Possiedi già un po' di carità? Chiedi che si accresca, chiedi che giunga a perfezione, fin quando tu non pervenga a quella mensa di cui non si trova una più lauta in questa vita. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici 10. Ti sei accostato povero, torni indietro ricco: anzi, tu non ti allontani e, restandovi, sarai ricco. Da lui i martiri ricevettero di che soffrire per lui: siatene certi, lo ebbero da lui. Fu il padre di famiglia a porgere loro di che offrirgli in cibo. Possediamo lui, chiediamo a lui. E, se siamo manchevoli quanto all'esserne degni, presentiamo la nostra domanda per mezzo dei suoi amici, gli amici di lui, i quali gli avevano offerto a mensa quanto egli aveva loro donato. Preghino, quelli, per noi, così che il Padre di famiglia lo accordi anche a noi. E per avere il di più, riceviamo dal cielo. Ascolta Giovanni che egli ebbe precursore: Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo 11. Ne segue che riceviamo dal cielo anche quanto abbiamo; quindi riceviamo dal cielo di avere il di più.

I fornicatori non entreranno nella Città di Dio.

4. È proprio la città quella che discende dal cielo: vediamo di essere tali da meritare di entrarvi. Avete infatti ascoltato quali vi entrano e quali ne sono esclusi. Non siate di quelli che, come avete ascoltato, sono gli esclusi, specialmente i fornicatori. Alla lettura del passo in cui la Scrittura ha indicato quelli che non entreranno, dove sono citati anche gli omicidi, voi non vi siete sgomentati. Ha citato i fornicatori 12, e l'effetto è giunto al mio orecchio, perché vi siete battuti il petto. Io l'ho udito, personalmente l'ho udito, l'ho visto io; e di quel che non ho veduto nei vostri letti mi sono accorto al rimbombo, l'ho visto sui vostri petti, mentre siete stati a batterli. Cacciate via di là il peccato: battersi il petto, infatti, e continuare a fare queste medesime cose, nient'altro è che indurire i peccati quasi pavimento. Fratelli miei, figli miei, siate casti, amate la castità, tenetevi stretti alla castità, amate la pudicizia: Dio è l'autore della pudicizia nel suo tempio, che siete voi, la cerca; caccia via dal tempio gli impudichi. Contentatevi delle vostre mogli, dal momento che volete che le vostre mogli si contentino di voi. Come tu non vuoi che tua moglie abbia occasioni in cui vieni soppiantato, non averne da parte tua nei suoi confronti. Tu sei il signore, quella la serva: Dio ha creato entrambi. Sara - dice la Scrittura - aveva rispetto per Abramo, che chiamava signore 13. È vero; questi contratti sono a firma del vescovo: le vostre mogli sono vostre serve, voi, i padroni delle vostre mogli. Ma in riferimento al rapporto dove i sessi, che sono distinti, si uniscono, la moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito 14. Ecco, te ne stavi rallegrando, te ne sentivi orgoglioso, ti vantavi: "Ha detto bene l'Apostolo, il Vaso di elezione ha avuto un'affermazione della massima chiarezza: La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito. Dunque, il padrone sono io". L'elogio l'hai fatto: ascolta quel che vien dopo, sta' a sentire quel che non vuoi: io prego perché diventi tuo volere. Di che si tratta? Ascolta: Allo stesso modo anche il marito - quello che è il padrone - allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma la moglie. Ascolta questo con buone disposizioni. Ti si toglie di mezzo il vizio, non l'autorità, ti vengono proibiti gli adulteri, non si riconosce superiorità alla donna. Tu sei uomo, rivelati tale: "virilità", infatti, deriva da "virtù", o invertendo, "virtù" da "virilità". Perciò, possiedi la virtù? Vinci la libidine. Capo della moglie - dice l'Apostolo - è l'uomo 15. In quanto capo, sii la guida in modo che ti segua: ma fa' attenzione dove tu conduci. Tu sei il capo, conduci dove ti deve seguire: evita, però, di andare dove non vuoi che ti segua. Per non correre il rischio di finire in un precipizio, bada di fare un percorso rettilineo. Disponetevi in tal modo a recarvi dalla sposa novella, la cui bellezza, i cui ornamenti - non di gioielli ma di virtù - sono per suo marito. Se, quindi, lo avrete fatto da uomini casti e morigerati e giusti, anche voi farete parte delle membra di quella novella Sposa, che è la beata e gloriosa celeste Gerusalemme.

 

 

1 - Gv 15, 12.

2 - Gv 15, 12.

3 - Gv 15, 13.

4 - 1 Gv 3, 16.

5 - Prv 23, 1.

6 - Sal 21, 27.

7 - Prv 23, 1.

8 - 1 Gv 3, 16.

9 - 1 Cor 4, 7.

10 - Gv 15, 13.

11 - Gv 3, 27.

12 - Cf. Gal 6, 19-21.

13 - 1 Pt 3, 6.

14 - 1 Cor 7, 4.

15 - 1 Cor 11, 3.


Ottavo Venerdì - LA PREGHIERA

I nove primi venerdì del mese - Santa Maria Alacoque

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1) Che cosa è la preghiera?

La preghiera è una pia elevazione dell’anima a Dio, una conversazione o colloquio con Dio per adorano, ringraziarlo, chiedergli perdono per i peccati e domandargli le grazie convenienti alla salvezza eterna.

2) La preghiera è un dovere per tutti, perché Dio è

A) il Creatore e il Padrone di tutto l’universo, e noi siamo sue creature dipendenti in tutto da lui e quindi abbiamo il dovere di adorano, lodarlo, benedirlo;
B) il nostro Benefattore. Tutto quello che siamo, tutto quello che abbiamo ci viene da Lui e quindi abbiamo il dovere di ringraziarlo;
C) il nostro Salvatore. Per il peccato eravamo diventati schiavi di Satana, ma Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, ci salvò con la sua Passione, Morte, Resurrezione e con la fondazione della Chiesa, depositaria dei mezzi di salvezza. Quindi abbiamo il dovere di amarlo.

3) La preghiera è un bisogno.

Noi siamo tutti peccatori e abbiamo bisogno del suo perdono; siamo molto deboli per cui abbiamo continuo bisogno del suo aiuto; abbiamo bisogno di tante grazie e a chi possiamo ricorrere nelle nostre necessità se non a Lui, che ci ama di un amore infinito, che vuole aiutarci e può aiutarci perché è onnipotente.

4) La preghiera è efficace.

Noi siamo sicuri di ottenere da Dio quello che gli domandiamo? Certamente, perché ce l’ha promesso:
«Qualunque cosa domanderete al Padre mio nel mio nome ve la concederà» (G. 16:23). «Chiedete e vi sarà dato” (Mt. 7:7).
Durante il pellegrinaggio della Vergine di Fatima in tutto il mondo dal 1947 al 1955, nella città di Badajoz (Spagna) avevano preparato i più ricchi addobbi; tutte le autorità civili, militari, il Vescovo, il Clero, le Associazioni religiose e una innumerevole moltitudine di popolo stavano in gioiosa attesa della miracolosa Vergine. A darle il primo benvenuto era stata incaricata una giovanetta cieca.
Era davanti al microfono e, col metodo dei ciechi, leggeva il suo affettuoso indirizzo in cui diceva fra l’altro: «Tutti sono qui attorno alla tua Immagine, o dolce Signora di Fatima, per porgerti i loro filiali omaggi, per cantare le tue lodi, per venerarti e contemplare il tuo volto di paradiso. Anche io ti venero e ti amo anche se non ti vedo, perché la pupilla dei miei occhi è spenta! ... Deh, liberami dalle tenebre che mi avvolgono; dai luce a questi occhi che vorrebbero vedere tutto quello che la fantasia mi dipinge nella mente!... Ma se non sono degna di questa grazia, o Signora di Fatima, aumenta la mia fede; dammi forza e coraggio per prendere dalla mano di Dio la mia sventura; sostieni la mia debolezza e illumina l’anima mia perché un giorno possa vederti e amarti in Paradiso».
Non si era spenta ancora l’eco delle ultime parole che un grido formidabile di gioia saliva al cielo: la fervorosa preghiera della fanciulla otteneva d’un tratto la vista ed essa si gettava, profondamente commossa, ai piedi della Vergine per esprimerle più con le lacrime che con le parole la grande gioia e la riconoscenza che sentiva nel cuore. La sua fervorosa ed umile preghiera aveva ottenuto il miracolo.

5) La preghiera è necessaria per tutti

tanto necessaria che se non preghiamo non possiamo salvarci, perché Dio ha stabilito di darci le sue grazie mediante il mezzo semplice della preghiera. Per questo Gesù non solo ci esorta, ma ci comanda di pregare: «Chiedete e otterrete» — «Vegliate e pregate per non cadere in tentazione, perché lo spirito è pronto ma la carne è debole (Mt. 14:38) — «Bisogna pregare sempre senza stancarsi mai» (Lc. 18:1).
E con la preghiera che otteniamo la forza di resistere agli assalti del demonio; è con la preghiera che otteniamo la forza di vincere le nostre cattive inclinazioni; è con la preghiera che otteniamo l’aiuto necessario per osservare i Comandamenti di Dio e compiere bene il nostro dovere quotidiano: in una parola è con la preghiera che noi otteniamo l’aiuto necessario per salvarci.
Nella prefazione del libretto «Del gran mezzo della preghiera» S. Alfonso Maria d. L. dice: «I predicatori e i Confessori inculcano tanti buoni mezzi alle anime per conservarsi in grazia di Dio: la fuga delle occasioni, la frequenza dei Sacramenti, la resistenza alle tentazioni, l’ascoltare la divina parola, il meditare le massime eterne ed altri mezzi, tutti umilissimi, non si nega, ma io dico a che servono le prediche, le meditazioni e tutti gli altri mezzi che danno i maestri spirituali senza la preghiera, quando il Signore ha dichiarato che non vuole concedere grazie se non a chi prega? «Chiedete e otterrete» (Gv. 16:24).
Senza la preghiera, parlando secondo la Provvidenza ordinaria, resteranno inutili tutte le meditazioni fatte, tutti i nostri propositi e tutte le nostre promesse. Se non preghiamo, saremo sempre infedeli a tutti i lumi ricevuti da Dio e a tutte le promesse da noi fatte. La ragione di questo sta in ciò: per fare attualmente il bene, per vincere le tentazioni, per esercitare le virtù, insomma per osservare i divini precetti non bastano i lumi da noi ricevuti, le considerazioni e i propositi da noi fatti, ma occorre l’aiuto attuale di Dio. Ora il Signore non concede quest’aiuto attuale se non a chi prega e a chi prega con perseveranza. I lumi ricevuti, le considerazioni e i buoni propositi fatti servono molto, ma è con la preghiera che otteniamo il soccorso divino che ci preserva dal peccato, ma se noi non preghiamo saremo perduti... Se per il passato vi trovaste aggravata la coscienza di molti peccati, credetemi, questo è il motivo: la trascuratezza di pregare e di chiedere a Dio l’aiuto per resistere alle tentazioni che vi hanno assalito» — motivo per cui il Santo Dottore affermava — «Chi prega si salva, ma chi non prega si danna».

A conferma di quanto dice S. Alfonso, riporto una pagina del libretto «Sono dannata», che porta l’Imprimatur del Vicariato di Roma: garanzia della serietà del tremendo episodio. Editrice del libretto: Libreria Sacro Cuore - Via Lenzi - Messina.
Una giovane, Annetta, già condannata all’inferno, è costretta da Dio a parlare all’amica Clara ancora vivente e che nell’autunno del 1937, quando avvenne l’episodio, si trovava a trascorrere le ferie in riva al Lago di Garda.
«Tu mi ammonisti una volta: Anna, se non preghi vai alla perdizione! Io pregavo davvero poco e anche :questo poco svogliatamente. Allora purtroppo tu avevi ragione. Tutti coloro che bruciano nell’inferno non hanno pregato o non hanno pregato abbastanza.
La preghiera è il primo passo verso Dio e rimane il passo decisivo, specialmente la preghiera a colei che fu la Madre di Cristo, il nome della quale noi non nominiamo mai. La devozione a lei strappa al demonio innumerevoli anime che il peccato gli consegnerebbe infallibilmente nelle mani. Proseguo il racconto consumandomi d’ira e solo perché devo (era costretta da Dio a dire la verità). Pregare è la cosa più facile che l’uomo possa fare sulla terra. E proprio a questa cosa facilissima Dio ha legato la salvezza di ognuno. A chi prega con perseveranza, Dio a poco a poco dà tanta luce, lo fortifica in maniera tale che alla fine anche il peccatore più impantanato si può definitivamente rialzare, fosse pure ingolfato nella melma fino al collo.
Negli ultimi anni della mia vita terrena non ho più pregato come di dovere e così mi sono privata delle grazie senza le quali nessuno può salvarsi».

6) I difetti della preghiera

Gesù ha detto: «In verità vi dico che qualunque cosa domanderete al Padre mio nel mio nome Egli ve la concederà» (Gv. 16:23). Come si spiega allora — dice qualcuno — ho pregato molte volte e il Signore ha fatto il sordo con me?
Non diamo la colpa al Signore quando essa è tutta nostra. Se non abbiamo ottenuto è perché abbiamo pregato male. Infatti la Parola di Dio ci dice (Ge. 16:23):
«Chiedete e non ottenete perché chiedete male». S. Agostino spiega così queste parole: Non ricevete o perché voi siete cattivi, o perché domandate cose cattive, o perché pregate malamente.

a) Perché siete cattivi
Noi che ci lamentiamo di non essere esauditi, come stiamo di coscienza? Se siamo in peccato mortale come possiamo pretendere che Dio ci ascolti? Il peccato grave ci fa schiavi di Satana e noi, dopo aver servito il demonio, abbiamo il coraggio di domandare la paga al Signore? Il peccato mortale ci fa nemici di Dio e noi pretendiamo che Egli aiuti di suoi nemici, i quali si beffano di Lui e saranno peggio di prima? Il Signore non è come gli uomini che vedono solo l’esterno, ma Egli scruta i cuori. Possono essere belle le parole che noi gli rivolgiamo, ma se la nostra anima è cattiva non saremo esauditi, ma riceveremo il rimprovero che Gesù lanciò ai farisei ipocriti: «Questa gente mi onora con la bocca, ma il suo cuore è lontano da me» (Mt. 15:8). Un uomo vive immerso nella melma dell’impurità, bestemmia, non va in chiesa, non prega ecc. In un momento della vita, mentre tutto gli va a rovescio, si ricorda di Dio e lo prega, accende delle candele votive, fa qualche offerta. La sua preghiera probabilmente, per nòn dire certamente, non sarà esaudita ed allora l’infelice impreca e bestemmia e decide di non pregare più. Come può costui pretendere di essere esaudito mentre egli continua a stare col peccato mortale nell’anima, non si pente affatto e non vuole confessarsi? Così una donna mondana, che calpesta la purezza in tutti i modi, come può pretendere di essere ascoltata da Dio se lei non vuole distaccarsi dal peccato che la lega al demonio? Ma allora — potrebbe dire qualcuno — è del tutto inutile che il peccatore preghi? No, è bene che lui preghi affinché il Signore gli usi misericordia dandogli un giorno o l’altro la grazia della conversione. Quindi perché la nostra preghiera venga esaudita, è necessario anzitutto essere in grazia di Dio, o, se si è in peccato, che ci si penti di esso e si abbia la buona volontà di confessarsi.

b) Perché domandate cose cattive
Gesù ci dice: « Finora non avete chiesto nulla nel mio nome: domandate e riceverete » (Gv. 16:24). Cosa significa domandare nel nome di Gesù? Significa domandare cose che riguardano il bene dell’anima nostra e la salvezza eterna. A quanti Gesù potrebbe rivolgere le parole che disse ai figli di Zebedeo: «Voi non sapete cosa domandate» (Mt. 20:22).
Purtroppo la nostra natura decaduta si china verso le cose della terra e non ci fa vedere il fine della nostra vita: la nostra salvezza eterna. Infatti a che cosa si riducono le nostre preghiere? Forse a chiedere la luce della verità ?... L’aumento della grazia santificante?... Il fervore dell’amore di Dio?... Il distacco dalle cose terrene e l’amore delle cose spirituali ?... La forza per tenere lontano da noi il peccato?... L’aiuto per esercitarci nelle virtù?... Chiediamo specialmente la nostra salvezza eterna?... No! Chiediamo invece una vita senza croci, una vita piena di beni materiali, di piaceri, di onori, ecc., cioè chiediamo che questa terra da valle di lacrime diventi valle di piaceri più o meno illeciti. Ma ci pensiamo che con queste cose noi roviniamo la nostra anima! Che pregiudichiamo la nostra salvezza eterna! Quanti, se non avessero avuto tanto denaro, ora sarebbero in Paradiso! Quanti, se non fossero saliti tanto in alto fra gli uomini, ora non sarebbero scesi tanto in basso fra i demoni! Quanti, se a tempo opportuno avessero avuto una croce, un lutto, la morte, ora non si dispererebbero per sempre nell’inferno!
Ecco perché Dio, Padre nostro, che ci ama senza misura e vuole la nostra felicità eterna, non sempre ci esaudisce quando gli chiediamo i beni terreni. Quale madre darebbe al suo piccolo figliuolo un rasoio, una pistola, una forbice ecc., per giocare? No, certamente, perché questi oggetti gli faranno del male, ma gli darà invece qualche altra cosa che lo farà contento senza fargli del male. E noi possiamo pensare che Dio non faccia per le anime nostre quello che la madre terrena fa con il suo figliuoletto? Perciò quando chiediamo beni temporali, salute, benessere, guadagni, riuscita negli affari ecc., dobbiamo chiederli sempre con sottomissione alla volontà divina e con la condizione che non nuocciano alla salute dell’anima nostra, che non pregiudichino la nostra salvezza eterna. Il Signore conosce meglio di noi i nostri bisogni e non ci farà mancare mai quello che ci è utile e necessario. Al riguardo riporto dal libro «Padre Pio da Pietralcina» del P. Alberto d’Apolito due edificanti testimonianze di due persone viventi: Pietruccio Cugino e Mercurio Vincenzo.

1) Pietruccio Cugino frequentava Padre Pio fin da quando era fanciullo ed aveva la vista. Nel 1932 in un pomeriggio, Pietruccio, ancora molto giovane ma già privo della vista da sette anni, si recò al convento, accompagnato dal terziario francescano Fini Michele, per salutare Padre Pio, che a quei tempi era relegato nel convento per i provvedimenti restrittivi delle supreme autorità.
Padre Pio gradì molto la visita di Pietruccio e gli rivolse subito la parola.

— «Beato te, Pietruccio, che non vedi il fango e il marciume di questo mondo. Hai meno occasioni di offendere il Signore!
Dimmi la verità, hai desiderato qualche volta di riavere la vista?
— (Pietruccio): «Non ci ho mai pensato...».
— (P. Pio): «Vorresti riaverla?».
— (Pietruccio): «Non so che cosa rispondere».
— (P. Pio): «Come non lo sai! Vuoi o non vuoi la vista?».
— (Pietruccio): «Padre, ci debbo pensare».
— (P. Pio): «Se la vuoi, pregheremo la Madonna, che è tanto buona e potente sul cuore del Figlio suo Gesù...».
— (Pietruccio): «Padre, io sono nato con la vista. All’età di dodici anni, il Signore me l’ha tolta. Se il Signore mi ha tolto la vista ha avuto i suoi motivi. Ora perché pregare contro la volontà di Dio? Perché richiedere ciò che prima mi ha dato e poi mi ha tolto?».
— (P. Pio): «Vuoi o non vuoi la vista?».
— (Pietruccio): «Padre, il Signore sa quello che fa. Io voglio fare sempre la volontà di Dio. Se il Signore dovesse restituirmi la vista e questa dovesse essere occasione di peccato, ci rinunzio».
Padre Pio, a questa risposta decisa e sapiente di Pietruccio, con l’animo pieno di gioia, lo abbracciò e lo benedisse.

2)Il prof. Mercurio Vincenzo nacque cieco a Benevento. Da giovane reagì alla cecità dandosi con passione allo studio. Si laureò giovanissimo in filosofia e scienze affini nel 1941 e conseguì subito la cattedra di Benevento.
Cresciuto senza educazione religiosa, non frequentava né chiesa né Sacramenti. In occasione di una visita a P. Pio, viene scosso nel suo spirito, si converte e comincia una vita veramente cristiana. Nell’agosto del 1950 vinse la cattedra alle magistrali di S. Giovanni Rotondo, dove si tabi1isce definitivamente. Nel dicembre del 1959 Padre Pio benedice il suo matrimonio con una giovane ostetrica di Brescia, venuta a S. Giovanni Rotondo, nell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, per motivo di lavoro. Da questo matrimonio nacquero cinque figli. Dopo il quinto parto, la giovane madre si ammalò di male incurabile. Il suo calvario durò alcuni anni. Si pregava da tutti per la guarigione della giovane sposa e madre, che doveva accudire al marito bisognoso, ai piccoli da crescere e alle faccende di casa.
Un giorno P. Alberto, l’autore del suddetto libro, disse al Prof. Mercurio: «Vincenzo, ho saputo che la signora va peggiorando. Preghiamo con insistenza, cerchiamo di strappare la grazia della guarigione al Cuore della Madonna, mediante l’intercessione di P. Pio. La sua vita è necessaria per te, per i bambini e per la casa».
Vincenzo, reprimendo il suo dolore, mi rispose:
«Padre Alberto, giorno e notte prego che si compia la volontà di Dio nella mia famiglia. Egli sa quello che fa. Se vuole la mia diletta consorte, come vittima, la prenda pure per la maggior glorificazione del suo santissimo nome».
P. Alberto: «Vincenzo, la tua preghiera è ben fatta, è la preghiera di un uomo di Dio. Il Signore però vuole che i chieda per ottenere grazie. Nel Vangelo vi è un invito incessante alla preghiera... un invito pressante a domandare con fede la guarigione e la salute della consorte».
Vincenzo: «Le parole del Vangelo sono rivolte alle anime superficiali, a quelle anime convertite di recente, tentennanti dinnanzi alle prove. Gesù per aiutarle le invita a chiedere, a bussare, a pregare per ottenere le grazie.
Le anime già formate agli insegnamenti di Cristo, non hanno bisogno di chiedere. Esse sanno di essere totalmente possedute dal Signore e nulla desiderano che non sia conforme alla volontà di Dio».
P. Alberto: «Quello che tu dici è vero. Ma il Signore nonostante che sia in noi vuole che si chieda ciò che desideriamo».
Vincenzo: «Io ho sempre pregato: Signore, se vuoi la vittima nella mia famiglia, prendi me che sono un povero cieco; risparmia la mia consorte che è necessaria per i miei bambini. Se il Signore non mi ascolta, che cosa ci posso fare? Non mi ribello alla sua volontà, anzi prego che si compia in tutta la pienezza nella mia famiglia per la maggior gloria di Dio».
Risposta sublime! La donna morì santamente. E quando P. Alberto, prima di sciogliersi il corteo funebre, si avvicinò a Vincenzo ed esclamò: «Vincenzo, non so cosa dirti!...». Egli gli rispose: «Padre Alberto, ringraziamo il Signore. Il suo santissimo nome è stato glorificato nella mia famiglia. Sia fatta sempre la sua divina volontà».
Quali sublimi insegnamenti ci danno questi due ciechi, formati alla scuola di un grande maestro di preghiera e di sofferenza, P. Pio da Pietralcina!

c) Perché la preghiera è fatta male
La preghiera è fatta male quando si prega: 1) senza attenzione; 2) senza umiltà; 3) senza fiducia; 4) senza perseveranza.

1) Senza attenzione La preghiera è una conversazione con Dio, così come si conversa col padre, con la madre, con l’amico, con una persona cara.
Quando preghiamo non è necessario il libro, non è necessaria tanta istruzione. Ci sono delle persone che neppure sanno leggere, eppure sanno pregare benissimo. Basta aver fede che Dio è presente, ci vede, ci ascolta e conosce anche i desideri più intimi del nostro cuore. Quando noi abbiamo presente questo, allora la nostra preghiera diventa facile e attenta.
Quando un fanciullo parla con suo padre, con la sua mamma, con i suoi fratelli o amici, non usa frasi stampate di un libro, non si distrae, ma con grande spontaneità dice loro quello che sente nel suo cuore, quello che desidera ecc. Così dobbiamo fare anche noi quando preghiamo, quando parliamo con il nostro Padre Celeste, con Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, con i Santi, nostri fratelli.
Non crediamo che la preghiera consista nel dire molte parole, alle volte con tono alquanto forte da disturbare anche gli altri; non consiste nel recitare parole con le labbra, mentre la nostra mente pensa ad altre cose, i nostri occhi si voltano a destra e a sinistra, il nostro cuore è lontano con qualche creatura. Pregando in questo modo non possiamo pretendete che Dio ci ascolti quando noi stessi non pensiamo e non sappiamo quello che stiamo chiedendo. Gesù ci avverte: «Questa gente mi onora con la bocca, ma il suo cuore è lontano da me » (Mt. 15:8). « Quando pregate non usate tante parole, come fanno i pagani che credono di essere esauditi per il molto parlare. Non imitateli perché il vostro Padre celeste sa bene, prima ancora che glielo chiediate, di quai cose avete bisogno» (Mt. 6:7).
Perciò bisogna pregare con la mente e con il cuore e cioè attentamente e devotamente.

2) Senza umiltà
Dio è Maestà infinita e perfettissima, mentre noi siamo nulla peccatori, indegni delle sue grazie e meritevoli dei divini castighi. Perciò quando preghiamo ci si addice un contegno umile, convinti della nostra indegnità. Dio respinge la preghiera del fariseo perché era superbo, mentre accolse quella del pubblicano perché umile (Lc. 18:10-14).
L’umiltà è la migliore disposizione per ben pregare e per ottenere le grazie da Dio. La preghiera di un’anima umile penetra il cielo e Dio la esaudisce.

3) Senza fiducia
L’umiltà non deve però generare in noi diffidenza verso la Bontà di Dio. Noi siamo indegni di essere ascoltati dal Signore, ma abbiamo da trattare con la sua misericordia infinita. Uniti a Gesù, Capo del Corpo mistico, scompare la nostra indegnità e quindi possiamo ottenere tutto quello che chiediamo ed è utile per la gloria di Dio e per il nostro bene spirituale, per la nostra salvezza. Preghiamo noi con questa fiducia? San Bernardo dice: «Essendo la divina misericordia una fonte immensa, più grande è il vaso della confidenza, maggiore sarà l’abbondanza di grazie che si ottengono». La fiducia è indispensabile per essere esauditi perché essa è la chiave che ci apre i tesori della bontà. Infatti Gesù ci dice: «Qualunque cosa domanderete con la preghiera, abbiate fiducia di ottenerla e l’otterrete» (Mc. 11:24). La nostra fede dev’essere totale e piena di fiducia. Soprattutto dev’essere molto umile. Dobbiamo partire dal principio che Dio ne sa infinitamente più di noi circa quello che ci conviene o non ci conviene ottenere in funzione della nostra salvezza eterna, che è la sola che conta veramente. Dobbiamo anche ricordare che Dio può mettere alla prova la nostra fede e fingere di «nascondersi» alla nostra preghiera, e allora dobbiamo ripetere l’invocazione che Gesù ci ha insegnato: «Sia fatta la Tua volontà e non la mia». Con queste disposizioni il cristiano deve chiedere l’aiuto di Dio nelle sue necessità. Sicuro che, se la grazia che chiede non contraddice il divino volere, la sua preghiera sarà esaudita anche nell’ordine temporale delle cose; e a maggior ragione in quello soprannaturale.

4) Senza perseveranza
Un uomo a mezzanotte batte alla porta di un suo amico: amico, prestami tre pani perché mi è capitato a casa improvvisamente un amico che ha fame ed io non ho nulla da dargli. L’amico non viene neppure alla finestra e di dentro gli risponde: Senti, mi dispiace ma ho già chiuso tutta la casa. Io sono a letto, i miei figli pure, non posso accontentarti. L’altro non si scoraggia e ricomincia a battere la porta una, due, tre volte. L’amico non può più dormire ed allora si alza e l’esaudisce se non per amicizia, ma almeno per togliersi quella seccatura (Lc. 11:5-8).
Con questa parabola Gesù ci raccomanda la perseveranza nella preghiera. Quindi preghiamo senza scoraggiarci e con perseveranza. Santa Monica per ottenere la conversione di suo figlio S. Agostino pregò per ben diciotto anni.

7. - Alcune difficoltà
1) Tanti dicono: Io non ho tempo di pregare perché sono troppo occupato nei miei affari.
Chi dice così sconosce il motivo per cui egli si trova su questa terra. Non sa che qui siamo di passaggio diretti all’altra vita, quella vera che durerà per l’eternità.
Senza la preghiera non possiamo salvarci e la salvezza dell’anima è l’affare più importante della nostra vita.
2) Altri dicono: Io m annoio a pregare e mi distraggo continuamente.
Questo è dovuto al fatto che il vostro cuore è attaccato alla vanità del mondo; voi amate le creature, il denaro, i piaceri e non amate affatto il Signore.
3) Altri dicono: Io non prego perché non ottengo niente.
Questo succede perché, come già abbiamo detto, o voi siete cattivi, o perché domandate cose cattive, o perché pregate malamente, oppure voi vi ingannate Infatti anche quando vi sembra di non essere esauditi, dovete ricordare che Dio, nella sua infinita bontà misericordiosa, anche se non vi concede quella grazia particolare che voi gli domandate, perché è nociva all’anima vostra nonostante che voi la stimiate necessaria, vi concederà grazie molto più grandi e necessarie di quelle da voi richieste. La nostra preghiera non è mai vana, non è mai sterile perché anche se non ci ottiene quello che noi chiediamo, ci otterrà certamente altre grazie più utili e necessarie.
8. - Osservazione
La preghiera non è fine a se stessa, ma è un mezzo stabilito da Dio per ottenere le sue grazie, per compiere bene il proprio dovere, per salvarsi facendo la sua volontà. Ma se una persona recita molte preghiere a scapito del suo dovere, e porta odio, non vuole perdonare il suo prossimo, calpesta la purezza, commette ingiustizie, ecc., a che cosa gli giova la preghiera? A nulla, perché dice il Signore: «Non chi dice:
Signore, Signore, entrerà nel regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio, questi entrerà nel regno dei Cieli!» (Mt. 7:21).



Fratello carissimo, ti prego, a conclusione di quanto è stato detto, di riflettere su quanto S. Alfonso scrisse nel citato libretto: «Del gran mezzo della preghiera»:
«Tutti i beati, eccetto i bambini, si sono salvati con la preghiera. Tutti i dannati si sono perduti per non aver pregato. Se avessero pregato non si sarebbero perduti».


Perciò ogni giorno ricorri all’arma della preghiera per stare sempre in grazia di Dio e prega Maria Santissima perché ti ottenga la grazia di fare bene i Nove Primi Venerdì del mese per conseguire la Grande Promessa del Cuore di Gesù.

primo Esempio

Delirio che scompare alla vigilia del Primo Venerdì
Nel maggio 1913 si ammalava in Genova un giovanetto tredicenne e la malattia l’assalì con tale violenza che fin dai primi giorni perdeva la conoscenza, né vi era speranza che potesse riacquistarla. La sua povera madre era inconsolabile per il timore che, morendo senza poter ricevere i Sacramenti, potesse perdersi eternamente. O se tutte le madri sapessero amare di questo vero amore i loro figli!
Quel giovanetto aveva già incominciato le Comunioni dei primi venerdì. Poteva il Sacro Cuore di Gesù abbandonarlo in quegli estremi momenti? Erano ormai 15 giorni che era in delirio e si era giunti al giorno 5 giugno, vigilia del primo venerdì del mese. Improvvisamente, con grande sorpresa di tutti, egli si desta come da un sogno e domanda: Che giorno e domani? Il primo venerdì, risponde la madre. E come potrò fare domani la Comunione se mi trovo a letto? Non temere, bambino mio, soggiunse quella giubilante, Gesù è tanto buono che verrà Lui stesso a trovarti, giacché tu non puoi andare in Chiesa.
Fu chiamato subito il Confessore, cui il giovanetto fece con piena lucidità di mente la sua confessione e, dopo breve preghiera, un’altra volta restò privo di sensi e non si ridestò dal suo torpore mortale che il giorno dopo quando gli fu portata la Comunione. Dopo aver fatto un breve ringraziamento si assopì di nuovo. Durante i 12 giorni che ancora visse non diede più alcun seguo di conoscenza. Finalmente il 18 giugno rese la sua bell’anima a Dio, che fedele alla sua Grande Promessa, lo accoglieva nel regno della sua gloria.
(Dal periodico: «La settimana religiosa di Genova)

2° Esempio

«Da circa 50 anni — dice il citato don Antonio Santangelo — il signor Nicola non entrava in chiesa. Non che fosse un mangiapreti, ma quell’abitudine non l’aveva mai avuta. Un giorno pensai come fare per salare quest’anima.
Non vedevo mezzo alcuno. Intanto continuavo a salutarlo per primo e a rivolgergli qualche breve parola passando avanti la sua casa. Un altro giorno pensai: debbo fargli fare i primi Nove Venerdì. Dal pensare... a fare ci sono due mari, tuttavia bisognava cominciare a fargli la proposta e fargliela tante volte.
Un giorno gliela andai a fare. Il signor Nicola trasecolò; gli avessi parlato cinese forse avrebbe capito qualche cosa di più. Di questo ne ero certo; ma pensai:
un grosso albero non si taglia con un solo colpo di scure. Così ritornai di tanto in tanto alla carica, finché un giorno mi disse: Ma faccia come vuole!...
— No, signor Nicola; questo mai. Come posso portagli il Signore se lei non lo vuole ricevere... Se però lo vuole fare entrare a casa sua io glielo porto. — — Può essere che caccio il Signore da casa mia? — “Ci siamo”, pensai. E al 1° Venerdì successivo gli feci cominciare i 9 Venerdì. Non li cominciò con tanto entusiasmo, ma neppure male. Così continuai a porta- gli la Comunione, anche quando lui poteva venire in chiesa con i suoi piedi. Però notai presto il lavorio della Grazia. Cominciò ad attendere la Comunione e a ripetere le preghiere con me, rassegnarsi alla malattia e a pregare da solo.
Finalmente terminò i 9 Venerdì in questo anno 1975. L’indomani dell’ultimo Venerdì, senza che nessuno se l’aspettasse, morì. Gesù l’aveva promesso e Lui sa mantenere la parola».


LE SANTE FERITE DI GESÙ

Sant'Anna Schaffer

Il 5 marzo 1919, mercoledì delle Ceneri, feci questo sogno.

Un Giovane vestito tutto di bianco mi si avvicinò, mi mostrò le mani e mi chiese di fasciargliele perché erano ferite. Mi spaventai molto vedendo che erano trapassate da una parte all'altra. Nello stesso istante da quelle ferite uscì una luce splendente e meravigliosa e così pure dal volto e dal corpo di quel Giovane: sembrava trasparente come un cristallo; e in questo fulgore sparì. "O mio caro Gesù, più bello del sole, più chiaro della luna, più splendente delle stelle, abbi pietà di me, povera peccatrice."